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SCENARI ECONOMICI CRUTO E LA LAMPADINA ARTIGIANATO: RISORSE PER CONTINUARE EDUCAZIONE FINANZIARIA IMPRESA E TURISMO IN COSTA AZZURRA INTERVISTA AD ARESE ESTATE 2013 RAS SE GNA 35

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SCENARI ECONOMICI CRUTO E LA LAMPADINA ARTIGIANATO: RISORSE PER CONTINUARE EDUCAZIONE FINANZIARIA IMPRESA E TURISMO IN COSTA AZZURRA INTERVISTA AD ARESE

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RAS SEGNA35

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Rivista della Banca Regionale European. 35, anno 34

Direttore responsabile:Angelo Roma

Comitato di redazione:Piergiorgio Castellino, Riccardo Chiapello, Flavio Franco, Viviana Lanzetti, Sandro Moro

Direzione:via Santa Teresa, 11 10121 Torinotel. 011 55.19.111

Autorizzazione del Tribunaledi Cuneo n. 316 del 14-3-1978

Spedizione in Abbonamento Postalecomma 34 art. 2L. 549/ 95Filiale di Cuneo

Associata all’UspiAssociazione Stampa Periodica Italiana

Immagini di:Centro Einaudi, Francesca Cirilli, Comune di La Spezia, Ecomuseo “Sogno di Luce”, Fattorie Osella, Fisip, Andrea Guermani, Robin Jowett (by Flickr), Sandro Moro, Piemonte Volley, Francesco Rastrelli, Shutterstock, Studio Livio, Francesco Tassara, U.C. Sampdoria

Progetto grafico:Partners, Torino

Stampa:Tipolitoeuropa - CuneoQuesto numero è stato chiuso in tipografia il 20 luglio 2013

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RAS SEGNA35 5 La forza competitiva di una banca

è anche nella sua comunicazione Angelo Roma

6 L’azione costante di una banca che guarda al suo territorio Luigi Rossi di Montelera

7 L’andamento, la banca e i nuovi prodotti Riccardo Barbarini

Economia10 Un messaggio diretto e uno stile innovativo 12 Scenario macroeconomico e prospettive 16 Profilo economico di Piemonte,

Liguria e Valle d’Aosta22 Sull’asse di equilibrio, tra mutamento e confusione A cura del Centro Einaudi

24 Artigianato: risorse per continuare a essere patrimonio Fabrizio Brignone

Cultura30 Ci vorrebbe una Thatcher Intervista ad Antonio Caprarica

32 L’educazione finanziaria per gli adulti di domani36 L’era del crowdfunding per pagare le buone idee Pierangelo Sapegno

38 L’India nel cuore Intervista a Vittorio Russo

Territorio40 Costa Azzurra. Turismo come volano per la crescita Agostino Pesce

44 Alpignano e l’inventore della lampadina Giacomo Affenita

50 La festa della Marineria nel Golfo delle Meraviglie Enzo Millepiedi

54 Brevi Fondazione CRC58 Alba, non di solo tartufo… Roberto Fiori

Intervista60 La facilità di essere un campione Intervista a Franco Arese

Sport62 Torneo Ravano Erg64 Bre Banca in Champions League66 Volley giovanile

DICHIARAZIONE DI RISERVATEZZALa informiamo che i dati personali da Lei fino ad ora fornitici o comunque già presenti nei nostri archivi, nonché i dati che vorrà fornirci, saranno elaborati con l’ausilio di strumenti informatici, custoditi con assolutariservatezza e utilizzati esclusivamente dalla nostra Banca e dalle altre Società appartenenti al Gruppo UBI Banca - Unione di Banche Italiane al solo fine di informarLa dell’attività svolta dal nostro gruppo bancario ed in particolare sui nuovi servizi, prodotti ed opportunità di investimento finanziario da noi sviluppati al fine di proporne l’acquisto. La informiamo, inoltre, che ha il diritto esercitabile in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di conoscere, chiedere l’aggiornamento e la rettificazione dei suoi dati personali presenti nei nostri archivi, nonché di chiederne la cancellazione e di opporsi al trattamento scrivendo al Responsabile del Trattamento Dati, Banca Regionale Europea -Via Santa Teresa, 11 - 10121 Torino. Il mancato conferimento, nonché la richiesta di cancellazione o l’opposizione al trattamento di dati non necessari alla gestione di rapporti contrattuali esistenti o futuri saranno privi di conseguenze pregiudizievoli.

In copertina:Un artigiano al lavoro

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LA FORZA COMPETITIVA DI UNA BANCA È ANCHE NELLA SUA COMUNICAZIONE

di Angelo Romadirettore responsabiledi Rassegna

C omunicare deriva dal latino “communicare”, verbo collegato alla parola “communis”, cioè, comune. Partendo, dunque, dal presupposto originario in base al quale è comunicazione ogni atto, gesto

o comportamento volto a rendere comune qualcosa, è corretto affermare che genera comunicazione ogni azione o attività in grado di “mettere in comune”: un’idea, una notizia, una conoscenza, un documento istituzionale, un dato di bilancio, un evento… anche un’emozione. Ogni azienda, grande o meno grande che sia, è il risultato della propria storia, della lungimiranza imprenditoriale e manageriale dei propri uomini e di come storia, valori e risultati siano stati tramandati - quindi, comunicati - nel tempo. Senza una trasparente ed efficace comunicazione di ciò che di positivo si è fatto e dei principi socioeconomici di riferimento, il rischio d’imprigionare il proprio fare nelle sabbie mobili dell’anonimato diviene molto, molto alto. La forza competitiva di un’azienda - soprattutto oggi in cui il problema fondamentale non è più la ricerca delle informazioni, bensì la “giusta selezione” fra la miriade di messaggi monodirezionali dai quali

si è letteralmente assaliti - dipende in larga misura dalla capacità delle persone e delle singole strutture di comunicare bene fra loro e, come naturale conseguenza, comunicare in modo credibile, chiaro, e convincente verso l’esterno. La capacità, cioè, dei singoli, a tutti i livelli gerarchici e di mansione, di sviluppare un reciproco livello di complementarietà in grado di promuovere all’esterno un’immagine dell’azienda interdisciplinare, ma coesa. Questo ha sempre cercato di fare una rivista dalla lunga e prestigiosa tradizione come Rassegna, e questo è ciò che continuerà a fare: raccontare, numero dopo numero, quello che Banca Regionale Europea mette in atto a beneficio dei propri clienti e a sostegno dello sviluppo dei sempre più vasti territori di riferimento. Ricco da un punto di vista informativo ed anche di colori (come giusto che sia per un’edizione di piena estate) questo primo numero del 2013. A voi affezionati lettori il piacere di scoprire i tanti articoli che compongono la rivista, la cui varietà è pensata proprio con l’obiettivo di offrire a ciascuno la possibilità di sfogliare Rassegna trovandovi notizie, approfondimenti o spunti d’analisi e riflessione di proprio interesse.

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L’ azione costante di una Banca che guarda al suo territorio

L’ andamento,la Bancae i nuovi prodotti

sservare il contesto economico odierno, e darne un’interpretazione corretta, risulta ancora un’impresa ardua e

azzardata. I segnali che ci arrivano dagli indicatori sono spesso divergenti e controversi e rendono il nostro quadro di riferimento ancora molto complesso. Se infatti da un lato le aziende con un business concentrato sul mercato interno scontano quotidianamente i danni derivanti dalla crisi italiana, quelle orientate all’export registrano bilanci con segno positivo e, in alcuni casi, decisamente in crescita. Guardando alle realtà che lavorano nel mercato interno si riscontra una perdurata crisi del comparto edile che determina una profonda stagnazione del settore immobiliare e un incremento della disoccupazione giovanile e non. Considerando poi la pur necessaria manovra del passato Governo in merito alle pensioni, e il conseguente allungamento della vita lavorativa, ne consegue che il mondo del lavoro, nei confronti delle generazioni più giovani, mantiene forti barriere d’ingresso. Questo quadro poco incoraggiante favorisce preoccupazioni fondate non solo sul piano economico ma anche su quello sociale. Come accennato, però, gli indicatori sono divergenti e lasciano intravedere nuovi segnali moderatamente positivi. Mi riferisco al grande fervore che si riscontra nelle aree piemontesi e liguri nei settori che hanno saputo guardare ai mercati esteri e concentrare la propria attività verso contesti economicamente promettenti: raccogliamo infatti testimonianze di molte piccole e medie iniziative imprenditoriali che sottolineano una

O N

Luigi Rossi di MonteleraPresidente della Banca Regionale Europea

buona, e non trascurabile, vitalità e coscienza di impresa. Un altro segnale confortante è rappresentato dai mercati finanziari che sono in ripresa e permettono alle famiglie liguri e piemontesi, tradizionalmente inclini al risparmio, di poter godere di un miglioramento generale rispetto al 2012. La Banca vuole essere l’interlocutore di quelle famiglie, e anche di quelle imprese, che in questo territorio sono molto orientate ad un’ottica di crescita costante. In questo contesto, le azioni concrete messe in campo dal nostro Istituto di Credito a sostegno della crescita sono molteplici come il progetto del Bond per il Territorio siglato con Confartigianato Imprese Cuneo, l’iniziativa anti crisi dell’Associazione Commercianti Albesi, la “moratoria privati” per i clienti con difficoltà di solvenza legate al proprio mutuo ipotecario e i finanziamenti per il Rafforzamento Patrimoniale delle Piccole e Medie Imprese. Sono tutti esempi di strutture di finanziamento innovative messe a disposizione dei

Riccardo BarbariniDirettore Generaledella Banca Regionale Europea

ell’era globale le economie del mondo sono sempre più legate da forti relazioni di interdipendenza, non possiamo guardare e

interpretare l’andamento del nostro mercato domestico senza avere in mente un quadro più ampio che spazi dall’Eurozona agli Stati Uniti, sino ai Paesi Emergenti. A livello internazionale il quadro economico della prima metà dell’anno è caratterizzato da un miglioramento della performance dei BRICS, trainati dalla Cina che ha mantenuto il trend del 2012, ma anche dalla stabilizzazione dei mercati finanziari. Negli USA non si è manifestato l’effetto temuto legato alla restrizione del bilancio pubblico, mentre nell’Area Euro è calata la pressione sui titoli sovrani europei e gli spread sono tornati ai livelli più accettabili di circa due anni fa. Nonostante il quadro globale sia relativamente incoraggiante, il vecchio continente continua a patire pesantemente i tempi: prosegue la scarsa coesione dei governi nella volontà di orientare una riforma della governance e nell’adeguare i meccanismi di gestione della crisi nell’area dell’Euro, alimentando conseguentemente la percezione comune di una scarsa unione politica.Per l’Italia il traguardo dell’uscita dalla recessione guarda ormai al 2014, anche in forza del necessario risanamento dei conti pubblici e dell’andamento degli investimenti: il quadro economico di quest’anno ha tinte scure, con un pronostico del Pil valutato a -1,8% su base annua, il peggiore dell’intera area Ocse (Economic Outlook, maggio 2013).A condizionare l’economia è soprattutto il calo della spesa delle famiglie che, a causa della contrazione dei redditi disponibili e dell’elevato clima di

privati e degli imprenditori per contribuire alla ripresa economica ma anche finalizzate a rispondere concretamente alle richieste che ci arrivano dalle Associazioni di Categoria, espressione dell’economia del nostro territorio. Non mancherà, a questo quadro, anche una mano tesa verso la cultura e lo sport, altre eccellenze del nostro territorio. I soddisfacenti risultati del primo trimestre riflettono una fiducia ricambiata dalla nostra clientela e una solidità decisamente importante, nonostante il 2012 ci abbia proposto alcune decisive e onerose sfide come l’incorporazione del Banco di San Giorgio e l’attuazione di misure di contenimento dei costi. Ed è grazie ai successi ottenuti che possiamo affrontare un 2013 con la professionalità e la trasparenza che da sempre ci contraddistinguono e, orgogliosi delle scelte fatte nei mesi passati, continueremo a dare in nostro contributo fattivo alle persone e alle imprese delle nostre terre.

Il cortile interno della Banca Regionale Europeadi Torino

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incertezza percepito, quest’anno diminuirà secondo l’Istat dell’1,6%, con un moderato aumento dello 0,4% l’anno prossimo. I nuclei familiari, la spina dorsale del nostro Sistema Italia, sono decisamente colpiti e logorati dal lungo momento di crisi che il Paese sta attraversando, ed anche la forma di investimento cui naturalmente sono vocati, l’acquisto della prima casa, viene messa in discussione. Infatti, il calo della domanda di mutui, già stimato sul 20% nel periodo 2007-2011, risulta oggi superiore al 40%, anno su anno, secondo i dati di Bankitalia.Sul fronte delle imprese, appare ancora difficile intravedere una decisa ripresa della propensione ad investire, a causa sia delle condizioni di liquidità, che della debolezza della domanda interna. Questa situazione inevitabilmente si ripercuote sulla forza lavoro, sulla crisi occupazionale e più in generale sul

delicato equilibrio sociale su cui si fonda una società civile.Data la situazione e le circostanze economiche complesse che non fanno altro che ingessare la nostra economia, il Gruppo UBI Banca ha deciso di muovere un passo importante per fare la sua parte: ridare ossigeno alle persone grazie a due prodotti innovativi finanziariamente ma anche socialmente. I giovani devono poter “crescere” e diventare le famiglie di domani potendo, tra l’altro, acquistare la prima casa anche con la sola garanzia di un contratto di lavoro a tempo determinato. Il mutuo per le giovani coppie - lanciato nel mese di maggio con la campagna “l’amore è una casa meravigliosa” - ragiona con la realtà dei nostri tempi e concede prestiti a tutte quelle coppie al di sotto dei 40

anni che hanno un lavoro a tempo determinato. Stessa cosa dicasi per le imprese, assistiamo all’era delle start up, che sono sinonimo del mettersi in gioco in modo autonomo, dell’entrare nel mercato del lavoro creandoselo. Anche in questo caso vogliamo dare credito a chi ha il coraggio di farlo, a tutti quei giovani che scelgono di stare in Italia e di produrre ricchezza facendo impresa. Questo prodotto dedicato alle start up è creativamente rappresentato dall’ape, da sempre sinonimo di operosità.Azioni rischiose? Può darsi, visto l’attuale contesto economico e di continuo deterioramento del credito, che permettono però alla Banca di avere un occhio di riguardo nei confronti del contesto sociale di cui fa parte.Sono due soluzioni finanziarie che mi

rendono particolarmente orgoglioso perché rendono il nostro Istituto di Credito ancora più concreto e consapevole, davvero vicino alle esigenze del territorio, ricambiando la fiducia di oltre 400.000 clienti.Fiducia che, unita alla professionalità del personale della Banca, ci ha consentito di registrare nel primo trimestre dell’anno un utile netto di oltre 10 milioni di euro, una decisa ripresa di passo con la tenuta della raccolta ed un sostanziale contenimento dei costi quale effetto della riorganizzazione attuata nel 2012. Inoltre il Tier 1, superiore al 23%, continua ad essere ben al di sopra degli standard richiesti dagli Organismi internazionali, e conferma la solidità patrimoniale della Banca.E nella logica di innovare per crescere, e di seguire al meglio la clientela, la Banca oltre ai nuovi prodotti finanziari ha ridefinito la propria struttura

Per le giovani coppie, costituite da persone con meno di 40 anni di età, che non dispongono di reddito da lavoro a tempo indeterminato. Il mutuo può essere richiesto se uno dei due componenti la coppia ha lavorato per almeno 18 mesi negli ultimi due anni e risulta occupato al momento della richiesta.Il mutuo “Prima casa giovani coppie” è proposto in tre tipologie:

a tasso fisso, per avere la tranquillità di una rata che rimane stabile a prescindere dalle condizioni di mercato;a tasso variabile (mutuo Sempre Light), per contenere l’importo della rata grazie a durate più lunghe e ad uno spread che decresce nel tempo;variabile con cap (mutuo Prefix) ), che abbina ai benefici del tasso variabile la certezza di un tasso massimo fissato contrattualmente.

Il finanziamento può arrivare a coprire fino all’80% del valore di perizia dell’immobile, e l’importo massimo erogabile, fino a 500.000 euro, copre ogni esigenza.

Start upIl finanziamento “Start up” è dedicato ai giovani che vogliano mettersi in proprio o avviare un’attività. Il finanziamento può durare da 18 a 60 mesi, comprensivo di un eventuale periodo di preammortamento fino a 12 mesi per agevolare la fase di avvio dell’attività. L’importo massimo finanziabile è di 50.000 euro, a tasso variabile, erogati in unica soluzione. Il finanziamento può essere assistito da garanzia di Confidi convenzionati con la Banca Regionale Europea, dal Fondo di Garanzia per le PMI (Legge 662/96) o dalla garanzia diretta SGFA per imprese agricole.

A supporto di PMI attive e Liberi Professionisti – fino al 31/12/2013È un finanziamento speciale dedicato a Piccole e medie Imprese in attività, finalizzato a progetti di sviluppo su mercati esteri, all’assunzione di nuove risorse, ad investimenti in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di migliorare il posizionamento dell’azienda sul mercato e di dare impulso alla crescita, e può essere richiesto anche da liberi professionisti, associazioni ed enti (Persone giuridiche).Il prestito, che non ha limitazioni di importo, è rimborsabile da 18 a 60 mesi, compreso un eventuale periodo di preammortamento fino a 12 mesi al tasso indicizzato all’Euribor 3 mesi – media mese precedente.

organizzativa con l’istituzione delle Private & Corporate Unity. Si intende in questo modo mettere a disposizione dell’investitore privato così come dell’imprenditore, uno staff di professionisti capaci di gestire a 360 gradi le necessità legate alla gestione del patrimonio familiare e dell’azienda. Questo nuovo modello di servizio non ha precedenti nel sistema bancario italiano, e presenta un’offerta unica ed innovativa in risposta all’esigenza di coniugare i servizi di consulenza alla persona con l’approccio specialistico per l’azienda, attraverso strutture dedicate. I nostri professionisti qualificati che operano nelle Private & Corporate Unity – 7 in tutto il territorio - sono in grado di esaminare i bisogni di ciascun cliente e di offrire soluzioni allineate ai migliori standard internazionali, integrate e finalizzate a creare valore per la persona e per l’impresa.

UNA STRUTTURA PIÙ AGILE PER LE FAMIGLIE E PER LE IMPRESE. UN IMPEGNO CONCRETO VERSO I GIOVANI PER COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO DEL NOSTRO TERRITORIO

Mutuo “prima casa giovani coppie”

Finanziamentoper le imprese

I NUMERI DELLA BANCA REGIONALE EUROPEA

Unità operative

Dipendenti 1.8382591,3

1839,4

(dati al 31/03/2013)

Impieghimiliardi di euro

Ricchezzafinanziaria

miliardi di euro

Patrimoniomiliardi di euro

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10 11ECONOMIA

“Fare banca per bene” con i fatti e non solo a parole. Sono partite tra maggio e giugno le due nuove campagne pubblicitarie di UBI Banca dedicate alle giovani coppie determinate e ai nuovi imprenditori.

Un messaggio diretto e uno stile innovativo

Da diverse esigenze, in primis quella di migliorare la nostra immagine proponendo soluzioni innovative con un valore percepito reale e concreto da parte del pubblico. Per noi “fare banca per bene” significa infatti mettere in campo azioni, proposte e idee per essere una Banca capace di rispondere concretamente alle esigenze del cliente.

Su che cosa avete basato la scelta di questo stile di comunicazione?

In considerazione dell’eccezionalità della campagna, il nostro battesimo televisivo, abbiamo effettuato un test preliminare su due proposte di

comunicazione alternative: la prima rappresentata da un linguaggio più tradizionale con l’utilizzo di immagini epiche e l’identificazione della Banca come “fattore guida” per uscire dalle difficoltà, la seconda, basata su di un codice inusuale per un istituto di credito, grazie ad un’animazione grafica e ad un linguaggio chiaro che pone la Banca come un partner paritetico nella risoluzione del problema.

Chi ha contribuito al test?Abbiamo ascoltato 80 persone, suddivise tra clienti, colleghi e potenziali clienti, durante 10 incontri sul territorio

nazionale e fatto altre 300 interviste via internet a consumatori di tutta Italia.

Il risultato?Dall’indagine quali-quantitativa è emersa una netta preferenza per la seconda alternativa: uno stile di comunicazione semplice, fresco, concreto e propositivo.

Quindi uccellini e api hanno avuto la meglio rispetto ad approcci più istituzionali.

Decisamente, è un tema di forma ma anche di contenuto del messaggio. Raccontare un mutuo non ha nulla di distintivo, mentre è innovativo offrire un mutuo alle coppie che non hanno ancora un contratto a tempo indeterminato utilizzando come immagine due uccellini “inseparabili” che costruiscono il proprio nido. Lo stesso vale per le start up. Abbiamo scelto le api, il simbolo della tenacia e del lavoro operoso, che però non può esistere senza un supporto iniziale di un partner che creda nei giovani che vogliono mettersi in gioco. Per questo diciamo “Mettersi in proprio è un’impresa, ma noi ti diamo credito”. Ma oltre agli aspetti puramente creativi, questa campagna testimonia il nostro impegno, sintetizzato nello slogan “Fare banca per bene”, a leggere la realtà attuale e ad offrire soluzioni utili e concrete, adeguate alle mutate esigenze della società.

Messaggi importanti per una pianificazione mediatica di tutto rispetto, TV, stampa, radio e web per arrivare proprio a tutti?

In questo caso farei qualche numero per rendere l’idea del nostro impegno nella diffusione del messaggio, cha ha anche un aspetto sociale non trascurabile: sostenere le giovani coppie sprovviste di contratti di lavoro a tempo indeterminato e tutti quei giovani che il lavoro lo vogliono creare facendo impresa. Abbiamo programmato 3.700 spot su TV nazionali, 1.400 spot su quelle locali, 700 spot radiofonici, 200 annunci su stampa locale e un piano digitale multidevice (PC, Tablet e smartphon ndr) e multiformato che ci garantisce circa 50 milioni di impressions. E infine, oltre 23.000 locandine e manifesti esposti in tutte le filiali del Gruppo, il nostro canale di comunicazione più importante perché è il primo punto di contatto con i nostri Clienti.

estate 2013 di UBI Banca parte all’insegna delle grandi novità. Prima fra tutte la campagna di comunicazione che vede per la prima volta il Gruppo Bancario

on air sui principali canali TV nazionali con l’utilizzo di uno stile di comunicazione assolutamente unico e innovativo nel panorama nazionale del credito. Perché “fare banca per bene” significa essere presenti, soprattutto nel quadro congiunturale attuale, con prodotti utili, facili da comprendere, raccontati con un linguaggio inusuale e vicino alle persone.I giovani sono i destinatari privilegiati dei

due prodotti che danno vita alle due “storie” raccontate dalle campagne: le giovani coppie che hanno bisogno di una casa per realizzare il loro progetto di famiglia e le nuove leve di imprenditori che il lavoro non lo cercano ma lo creano. Ne parliamo con Elisabeth Rizzotti, Responsabile Canali Diretti e Comunicazione di UBI Banca che ha seguito tutti i passaggi di questo importante progetto.

Mutui e Start Up raccontati con un linguaggio facile, divertente e coinvolgente. Da dove ha origine questo approccio?

L’

I due soggetti della campagna pubblicitaria dell’agenzia Touch di Milano: il mutuo per le giovani coppie e il finanziamento per le nuove imprese.

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12 13ECONOMIA

li indicatori macroeconomici diffusi dall’inizio del 2013 confermano lo scenario di recessione di Eurolandia, la condizione di particolare

debolezza dei Paesi “periferici” ed il progressivo rallentamento dei ritmi di espansione di alcune delle Economie core dell’Area. Nel breve termine, la moderazione della dinamica dell’export – componente che nei trimestri passati ha sostenuto il PIL dell’intera Eurozona –

Scenario macroeconomico e prospettiveA cura del GruppoUBI Banca Area Studi G imprese e consumatori dai livelli

particolarmente contenuti raggiunti negli ultimi mesi. In tal senso, conferme favorevoli in un’ottica di medio periodo sono emerse di recente soprattutto in Germania, con particolare riferimento all’evoluzione dell’export, della produzione industriale e di alcuni indici anticipatori come l’FO ed il PMI manifatturiero.Sul fronte della Banca centrale europea, il recente Consiglio direttivo ha lasciato

invariati i parametri della politica monetaria dopo che, nel meeting di maggio, era stato ridotto il corridoio sui tassi e tagliato a maggioranza – con un ampio schieramento a favore – il livello dei saggi d’interesse di riferimento: rifinanziamento principale da 0,75% a 0,50%, deposit facility invariato a 0,00% e prestiti marginali da 1,50% a 1,00%. In tal senso, se Draghi nella precedente conferenza stampa a fine riunione del board aveva segnalato la discussione in merito a stimoli di maggiore entità, con specifico riferimento ad una riduzione del Refi di 50 bp ed alla determinazione di un tasso negativo sui depositi, nelle dichiarazioni seguenti l’incontro di giugno

ha deluso le aspettative non fornendo ulteriori indicazioni in merito. Il Presidente dell’Istituto di Francoforte si è limitato a confermare che la BCE resta pronta ad agire in base alla futura evoluzione degli indicatori macroeconomici e monetari, ribadendo la presenza di “rischi al ribasso” derivanti dalla possibilità di una domanda domestica e globale più debole di quanto atteso, nonché dalla lenta o insufficiente implementazione delle riforme strutturali nell’Area euro. Relativamente al profilo inflazionistico, Draghi ha confermato il quadro delineato nelle ultime riunioni, sottolineando che i rischi per la stabilità dei prezzi permangono “sostanzialmente bilanciati”.

È stato, inoltre, diffuso l’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche dell’Istituto centrale europeo in cui si evidenzia la revisione al ribasso delle stime su PIL (a -0,6%, da -0,5%) ed inflazione (a +1,4%, da +1,6%) per l’anno corrente, mentre la crescita economica attesa nel 2014 è stata lievemente rivista al rialzo (a +1,1%, da +1,0%).L’incertezza della ripresa nella Zona euro ha, infatti, colpito anche i Paesi “core” con una disoccupazione record ed un tasso di inflazione sceso ai minimi da oltre tre anni. Le condizioni complessive del mercato del lavoro rimangono deboli e tale sentiment si è riflesso in alcuni indicatori nel corso della primavera.

e la persistente debolezza della domanda interna, supportano le aspettative di un’evoluzione congiunturale negativa. Indicazioni nella medesima direzione giungono dall’incremento del saggio di disoccupazione e dall’andamento del reddito disponibile. Ampliando l’orizzonte temporale, in un contesto di elevata incertezza, una ripresa a livello congiunturale potrebbe, infatti, giungere entro la fine dell’anno alla luce delle condizioni monetarie particolarmente espansive, del rafforzamento della domanda estera, dell’ulteriore attenuazione delle turbolenze sul fronte dei debiti sovrani e del conseguente miglioramento degli indici di fiducia di

Il taglio dei tassi di interesse effettuato nel maggio scorso dovrebbe contribuire a sostenere la ripresa nel corso dell’anno. La graduale espansione economica prevista alla fine del secondo semestre, tuttavia, rimane a rischio ed i tassi di inflazione potrebbero rimanere volatili per il resto del 2013. La BCE continuerà, pertanto, a condurre le operazioni rifinanziamento principali con modalità full allotment fino all’8 luglio 2014 ed analogamente sarà garantita la piena soddisfazione delle richieste nelle operazioni a uno e tre mesi sino al secondo trimestre del prossimo anno. Il focus dell’Autorità di Francoforte rimane rivolto anche ai problemi di

EVOLUZIONE TENDENZIALE E CONGIUNTURALENEGLI STATI UNITI, NEL GIAPPONE E NELI PAESI DELL’EUROZONA

Il centro finanziario di Francoforte visto dal fiume Meno

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14 15ECONOMIA

finanziamento delle piccole e medie imprese, per le quali è visibile un deterioramento delle attività del credito in molti Paesi della Zona euro. A tal proposito, sono state avviate consultazioni con altre istituzioni europee (BEI) in merito alle cartolarizzazioni. Le condizioni monetarie resteranno, quindi, accomodanti per un periodo esteso e nei prossimi mesi potrebbero essere decisi nuovi interventi espansivi in termini di misure sia standard sia non convenzionali. Passando ad analizzare il contesto internazionale, negli Stati Uniti è proseguito il flusso di dati macroeconomici complessivamente positivi. Le evidenze sul mercato del lavoro relative al mese di maggio confermano, in parte, lo scenario favorevole sull’evoluzione dell’economia. Gli occupati non agricoli sono aumentati

di 175 mila unità, nonostante siano state riviste lievemente al ribasso le statistiche precedenti. Il tasso di disoccupazione è salito leggermente al 7,6% (dal 7,5% antecedente), come riflesso anche del miglioramento della forza lavoro. Quest’ultima, infatti, è cresciuta per il secondo mese consecutivo e si contrappone alla generazione di nuovi posti di occupazione, raffreddando eventuali pressioni di medio periodo sui salari. In prospettiva, inoltre, il contesto permane positivo in ragione dell’andamento favorevole mostrato dai redditi e dalle spese personali, dall’espansione di nuovi mutui e credito al consumo, nonché dall’importante recupero registrato dal comparto immobiliare a livello di apertura di nuovi cantieri, spesa per costruzioni e compravendite di case. Si conferma,

pertanto, la view positiva sull’evoluzione della congiuntura statunitense, il cui PIL nell’anno in corso dovrebbe espandersi in modo più contenuto – appesantito per oltre l’1,0% dagli effetti del necessario processo di correzione dell’elevato deficit, con particolare riferimento all’aumento della pressione fiscale da un lato ed alla riduzione della spesa pubblica dall’altro – per poi rafforzarsi ulteriormente nel 2014. Analogamente a quanto evidenziato per l’Area euro, anche negli USA non si rilevano pressioni inflazionistiche consistenti.Per quanto attiene all’atteggiamento della Federal Reserve, l’ultimo FOMC (Federal Open Market Committee), in linea con le attese, ha confermato il livello dei tassi d’interesse di riferimento. Le novità di maggior rilievo hanno, tuttavia, riguardato le valutazioni

sull’economia e gli interventi non convenzionali di politica monetaria. Relativamente al primo aspetto, la view della Fed da un lato è migliorata in relazione alla dinamica corrente – lo statement evidenzia che “l’attività economica si sta espandendo ad un ritmo moderato”, mentre nel comunicato di marzo si parlava di attese in merito a “un ritorno ad una crescita moderata” successivamente alla pausa registrata alla fine dell’anno passato – dall’altro sono state evidenziate delle preoccupazioni in merito alla politica fiscale, la quale “sta frenando la crescita”. Nel complesso l’outlook sull’economia appare soggetto a rischi al ribasso, mentre risultano

confermate le valutazioni sull’inflazione che dovrebbe mantenersi coerente con gli obiettivi di politica monetaria (minore o uguale al 2,0%). In merito alle misure non-standard, nello statement è stato introdotto un nuovo linguaggio: “il Comitato è pronto ad aumentare o ridurre il ritmo dei propri acquisti per mantenere lo stimolo di policy adeguato”. Al riguardo, si evidenziano le differenze rispetto a quanto emerso dall’analisi dalle minute della riunione precedente, nelle quali la discussione del board aveva concentrato l’attenzione sui potenziali costi dei programmi di quantitative easing in essere (ovvero 40 miliardi di dollari di MBS al mese, 45 miliardi di treasuries e reinvestimento delle cedole e dei titoli in scadenza) ed era stato di riflesso segnalato l’aumento delle probabilità di un rallentamento dell’intervento dell’Istituto centrale. In confronto alla riunione di marzo, l’atteggiamento della Fed è risultato più cauto su un’eventuale moderazione della politica monetaria espansiva che potrebbe pertanto essere rinviata di alcuni mesi.Sul fronte asiatico, si evidenzia che le politiche economiche e monetarie particolarmente espansive adottate in Giappone, nonché il conseguente indebolimento dello yen sui mercati valutari, si stanno riflettendo in positivo sulla congiuntura nipponica. A conferma di ciò, il dato finale sul Pil relativo al primo trimestre 2013 del Paese del Sol Levante ha visto una crescita pari a +1,0% sul trimestre, e a +0,2% su base annua (dai precedenti +0,3% tr/tr e +0,4% a/a di fine 2012). Inoltre, nel mese di maggio, si è rilevata l’ascesa dell’indice di fiducia dei consumatori.Nel dettaglio, il nuovo board della Bank of Japan ha modificato la strategia di politica monetaria e sono state introdotte delle misure di stimolo “quantitativo e qualitativo” superiori alle attese del mercato, col proposito di conseguire in modo stabile l’obiettivo di inflazione al 2%. Al riguardo, si rammenta che le statistiche relative al mese di aprile hanno evidenziato una variazione tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo del -0,7% in termini all items e del -0,6% per quanto attiene al core rate. Gli interventi sono stati approvati all’unanimità, ad eccezione del

mantenimento delle misure espansive sino al raggiungimento del target di inflazione (8 voti favorevoli e 1 contrario). In dettaglio, nel prossimo biennio saranno raddoppiati: (i) la base monetaria; (ii) l’ammontare di JGB (Japanese Government Bond) ed ETF (Exchange-Traded Fund) in portafoglio; (iii) la duration dei JGB acquistati. Sarà, pertanto, abbandonata l’indicazione di policy sul tasso overnight e verrà fornito un obiettivo di base monetaria

P.I.L.HICP

Area Euro Germania Francia Italia Spagna

Stati UnitiGiappone

Bric Brasile Russia India Cina

AGGIORNAMENTO PROIEZIONI ECONOMICHE SU AREA EURO DELLO STAFF DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA A GIUGNO 2013

RAPPORTO P.I.L./INFLAZIONE

2013 2014

P.i.l.

1,43,11,70,40,4

1,8-0,8

2,74,37,79,3

-0,6%+1,4%

-0,5%+1,6%

+1,1%+1,3%

+1,0%+1,3%

CorrenteCorrente Marzo 2014Marzo 2013

2,72,52,12,93,1

3,1-0,3

6,68,48,95,4

-0,60,90,0

-2,4-1,4

2,22,0

0,93,44,07,8

2,72,12,03,32,4

2,1-0,0

5,45,19,32,7

-0,30,3

-0,1-1,5-1,6

1,91,6

3,03,45,78,0

2,31,61,62,01,9

1,80,1

6,16,9

10,83,0

1,61,71,51,41,5

1,73,0

4,76,2

10,73,0

2011 20112012 20122013 (E) 2013 (E)2014 (E) 2014 (E)

Inflazione

Stime BCE

Paesi

Fonte: IMF - Word Economic Outlook (aprile 2013)

Stati Uniti*UK

Area Euro Francia Germania Grecia Irlanda Italia Portogallo Spagna

RAPPORTO DEFICIT/P.I.L. E DEBITO/P.I.L.Deficit/P.i.l. Debito/P.i.l.

-10,1-7,8

-4,2-5,3-0,8-9,5

-13,4-3,8-4,4-9,4

102,585,5

88,085,880,4

170,3106,4120,8108,369,3

-8,9-6,3

-3,7-4,80,2

-10,0-7,6-3,0-6,4

-10,6

106,590,0

92,790,281,9

156,9117,6127,0123,684,2

-6,9-6,8

-2,9-3,9-0,2-3,8-7,5-2,9-5,5-6,5

108,195,5

95,594,081,1

175,2123,3131,4126,091,3

2013

-5,9-6,3

-2,8-4,20,0

-2,6-4,3-2,5-4,0-7,0

109,298,7

96,096,278,6

175,0119,5132,2124,396,8

2011 20112012 20122013 2014 2014Paesi

Fonte dati: Eurostat - Bloomberg; Commisione Ue per le stime su 2012, 2013 e 2014 (*) FMI - Word Economic Outlook

1,11,50,90,50,7

3,01,4

4,03,86,28,2

(attualmente di 270 trilioni di yen per il 2014), la quale aumenterà ad un ritmo di circa 60-70 trilioni di yen l’anno.D’altro canto, relativamente ai Paesi emergenti, prosegue il generale trend positivo, nonostante la diffusione in Cina di alcuni dati contrastanti che spingono a non escludere una lieve moderazione dei ritmi di crescita. In tal senso, si rileva che in maggio la stima flash dell’indice PMI circa il settore manifatturiero si è attestata a 49,7, scendendo così al di sotto di quota 50 dopo sette mesi di espansione. In aggiunta, nello stesso mese, si è rilevato un calo inatteso delle importazioni (-0,3% su base annua, dal precedente 16,8%) e solo un esiguo rialzo delle esportazioni (+1,0% a/a, dall’antecedente 14,7%). Tali statistiche alimentano le preoccupazioni circa il tasso di espansione del PIL cinese nel secondo trimestre, il quale potrebbe progredire in misura inferiore al 7,0% (dopo il +7,7% a/a rilevato nei primi tre mesi del 2013). In conclusione, lo scenario macroeconomico globale si contraddistingue per il perdurare delle prospettive di crescita, seppure a ritmi più moderati. Permane, tuttavia, il legame con la forza di stimolo dettata dalle ampie e generalizzate politiche monetarie accomodanti delle principali Banche centrali mondiali. In tal senso, gli effetti positivi percepiti a livello finanziario non sembrano essersi trasmessi ancora completamente all’economia reale. Di conseguenza, non si escludono possibili nuove turbolenze sui mercati e debolezza delle future statistiche macro se le Autorità di riferimento decidessero in modo troppo prematuro per la riduzione o l’interruzione delle misure espansive.

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16 17ECONOMIA

LA CRESCITA DEL PIL E I PRINCIPALI PROFILI STRUTTURALI DELLE ECONOMIE REGIONALIÈ stato recentemente possibile disporre di un’informativa ufficiale da parte dell’ISTAT riguardo le statistiche dei PIL delle singole regioni italiane, dati che hanno permesso di analizzare i valori economici regionali su di un arco temporale esteso fino al 2011. Si è voluto quindi realizzare un approfondimento statistico volto a verificare la capacità economica di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta dal 4° trimestre del 2000 (posto pari a 100 come valore di partenza) sino al 1°

trimestre del 2013, ricorrendo per i mesi successivi al 2011 alle stime regionali di Prometeia. Diventa quindi immediato ed interessante evidenziare il ciclo di crescita e decrescita dei PIL rispetto a quelli del nord ovest italiano e dell’intera nazione. Per quanto riguarda la Liguria, dal 2001 al 2006 il PIL trimestrale della regione è rimasto sostanzialmente statico su valori inferiori rispetto sia al trend nazionale che a quello del nord ovest. La fase espansiva del 2007 ha favorito un debole recupero subito neutralizzato dagli impatti della recessione del 2008/2009. Il Piemonte invece presenta, nell’arco temporale dal 2000 fino al 2006, una lenta crescita

che si stabilizza dal 2007 sino ai primi due trimestri del 2008. La successiva recessione sembra però aver colpito l’area piemontese in maniera più marcata rispetto al resto del Paese: nel settembre 2009 l’indice del PIL segna 94,2 rispetto al 97,4 della Liguria, il 99,2 del nord ovest e il 100,5 della nazione intera.In Valle d’Aosta dal 2001 e fino al 2007 il PIL trimestrale è cresciuto a ritmi piuttosto sostenuti. La recessione a cavallo tra 2008 e 2009 ha avuto un impatto simile a quello rilevato nel resto del Paese mentre la successiva ripresa risulta decisamente più vigorosa.

Il rilancio ligure tra il 2010 e il 2011 ha consentito un ripristino piuttosto limitato dei valori persi. Infatti, a fine 2011, l’indice PIL trimestrale regionale si collocava al 97,6, due punti in meno rispetto al dato di 12 anni prima e le stime di Prometeia indicano ulteriori e significative perdite di valore anche relativamente ai primi 3 mesi del 2013. Per quanto riguarda il Piemonte, il profondo gap registrato nel 2009 rispetto agli altri trend di riferimento si è parzialmente ridotto grazie alla ripresa segnata tra 2010 e 2011. L’andamento del PIL piemontese mantiene però una connotazione discendente lungo tutto il 2012 e l’inizio del 2013.

Profilo economicodi Piemonte, Liguriae Valle d’AostaL’analisi della congiuntura economica delle tre regioni a cura del Servizio Studi di UBI Banca.

Conseguentemente, a marzo 2013 i PIL di Piemonte e Liguria risultano ben al di sotto di quelli dell’area nord-occidentale e dell’Italia, mentre quello valdostano si attesta a 107 con un differenziale positivo di quasi 6 punti rispetto al Nord Ovest.È interessante analizzare alcuni profili strutturali che caratterizzano le tre regioni. Il Piemonte rappresenta la quinta regione economicamente più rilevante in Italia con un peso dell’8% in termini di valore aggiunto 2011, la Liguria segna il 2,8% dell’aggregato nazionale mentre la Valle d’Aosta lo 0,3%. Le città di Torino e Genova assorbono la metà delle rispettive economie regionali.

3,1%VERBANO C.O.

100,0%AOSTA

4,2%BIELLA 8,2%

NOVARA

4,4%ASTI

14,2%CUNEO

52,1%TORINO

9,7%ALESSANDRIA

4,1%VERCELLI

13,0%IMPERIA

18,0%SAVONA

56,1%GENOVA

12,9%LA SPEZIA

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO DEL PIEMONTE, DELLA LIGURIA E DELLA VALLE D’AOSTAPER PROVINCE(2008 prezzi correnti)

LE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE DEL PIEMONTE PER PROVINCIA (Prezzi correnti, var. % annua)

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO(2011, Prezzi correnti, valori in %)

COMPONENTE CICLO-TREND DEL PIL(prezzi costanti – Indice: 4° trim.2000=100)

SERVIZI E COMMERCIO

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

COSTRUZIONI

AGRICOLTURA

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTOPER COMPARTI ECONOMICI(2011 prezzi correnti)

70,1%80,4%

76,2%

22,3%

6,0%12,2%

1,5%1,2%

11,9%

10,4%

6,5%

1,2%PiemonteValle d’Aosta

Liguria

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18 19ECONOMIA

In Piemonte, Torino, con un peso del 52,1% è seguita da Cuneo (14,2%), Alessandria (9,7%) e Novara (8,2%). Mentre Genova, con un’incidenza sul valore aggiunto ligure del 56,1% è seguita da Savona (18%), Imperia (13%) e La Spezia (12,9%). Più in generale è il settore del terziario che alimenta prevalentemente il valore aggiunto delle tre regioni: rispettivamente per il 70% in Piemonte, l’80,4% in Liguria e il 76,2% in Valle d’Aosta.

LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA DEL PIEMONTE E L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA DI GENOVALe imprese manifatturiere si caratterizzano in generale per una maggiore sensibilità alle fasi del ciclo economico. L’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera piemontese ha confermato nel 2012 e nel primo trimestre 2013 il trend di calo iniziato già a partire dalla seconda metà del 2011. Infatti, a partire dal novembre 2011, l’industria manifatturiera piemontese è entrata in una nuova fase recessiva che è

andata progressivamente aggravandosi per culminare nella contrazione annua del 5,7%, registrata nel terzo trimestre 2012. I ritmi di caduta si sono attenuati lievemente sul finire del 2012, ma i primi tre mesi del 2013 subiscono una nuova rilevante flessione del 5,1%. Riguardo lo scenario ligure, le uniche rivelazioni reperibili sono quelle condotte per la provincia di Genova dalla relativa Confindustria che evidenzia, nella sua indagine semestrale, un quadro di persistente difficoltà, all’interno del quale è però possibile intravedere qualche elemento incoraggiante sul versante della domanda estera. La produzione delle imprese manifatturiere genovesi ha segnato nel secondo semestre del 2012 una flessione del 2,5%, in peggioramento rispetto alla prima metà dell’anno.

L’EXPORT MANIFATTURIEROLa domanda estera continua ad essere il fattore trainante dell’economia regionale. Le esportazioni regionali hanno infatti beneficiato nell’anno

2012 di una positiva variazione sul 2011 pari al 3,1% per il Piemonte e addirittura al 5,5% per la Liguria. Questo trend comune non ha trovato una piena continuità nel primo trimestre del 2013: il Piemonte vede il proprio tasso di sviluppo fortemente indebolito all’1,2% mentre la regione ligure conferma la dinamica positiva con un

+5,8%. Le esportazioni manifatturiere valdostane hanno invece accusato, lo scorso anno e nei primi mesi di quello in corso, ripetute contrazioni. Infatti il 2012 si è chiuso con un calo complessivo del 6,4%.Il dettaglio delle esportazioni per mercati di sbocco è molto significativo poiché offre una rappresentazione di

quali siano le componenti geografiche che hanno determinato il rallentamento o il miglioramento del trend di crescita. Per il Piemonte, il flusso di merci verso i paesi europei pesa per il 74%, ed ha beneficiato nel corso del 2012 di una modesta variazione dello 0,7%. Nei primi mesi del 2013 la dinamica annua ha assunto un segno negativo

(-1%), anche in relazione alla contrazione del mercato tedesco (-7,9%) e di quello francese (-5,8%) che assorbono la fetta più rilevante delle esportazioni piemontesi.Le vendite manifatturiere verso i Paesi non europei rappresentano il 26% del totale ed hanno espresso un trend molto più robusto beneficiando di un aumento del 10,6% nel 2012 cui fa seguito un’ulteriore espansione nel primo trimestre del 2013. Le Americhe sono le zone più vivaci per le esportazioni piemontesi: quella del nord ha espresso un incremento del 13,5% nel corso del 2012, mentre quella del centro-sud segna un +20% per l’anno passato. La Liguria presenta invece maggiore bilanciamento tra le aree geografiche di destinazione: i mercati europei, più in sofferenza, pesano per il 54,2%, quelli non europei per il 45,8%. Le esportazioni regionali all’interno dell’Europa hanno registrato una crescita del 4,2% nel corso del 2012, ma hanno cambiato decisamente passo nei primi 3 mesi del 2013 con un calo del 17,2%. Anche per la Liguria sono le esportazioni verso Francia e

PIEMONTE: EXPORT DEL MANIFATTURIERO LIGURIA: EXPORT DEL MANIFATTURIERO

Totale esportazioni del PiemonteEuropa Germania Francia Svizzera Regno Unito SpagnaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del nord America del centro-sud

(Valori a prezzi correnti)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN PIEMONTE(Dati grezzi in migliaia)

Var%‘12/’11

Var%‘12/’11

Var%1 trim.‘12/’11

Var%1 trim.‘12/’11

Var%2 trim.‘12/’11

Var%2 trim.‘12/’11

Var%3 trim.‘12/’11

Var%3 trim.‘12/’11

Var%4 trim.‘12/’11

Var%4 trim.‘12/’11

Var%1 trim.‘13/’12

Var%1 trim.‘13/’12

Totale esportazioni dalla LiguriaEuropa Francia Germania Turchia Spagna FinlandiaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del nord Africa America del centro-sud

100,0*

54,211,210,14,94,22,4

45,820,14,0

10,710,33,4

100,0*

74,014,013,88,06,35,2

26,010,43,26,25,3

5,54,2

-9,35,9

150,1-14,8130,1

7,218,16,1

-18,353,6

-22,1

3,10,7

-1,2-1,515,311,6-4,410,65,20,6

13,520,0

-12,43,3

-7,322,2

-18,924,295,4

-27,246,6

-16,1-86,486,937,4

5,43,06,78,53,2

14,0-5,614,1-0,6-3,022,238,8

20,08,8

-24,70,9

202,76,1

226,035,2-7,1

-24,3116,1

0,018,9

2,9-0,5-1,5-3,36,9

13,6-7,314,212,45,9

17,817,1

-1,14,90,2

-3,0473,8-26,8-35,7-9,5-7,5

-23,1-6,84,1

-32,6

2,4-0,3-3,6-3,820,89,6

-7,310,69,9

-6,110,717,5

16,4-1,81,36,7

-3,1-45,1

4,939,639,198,4-1,3

152,4-51,6

1,60,5

-6,3-7,031,49,52,54,8

-0,34,46,1

10,2

5,8-17,2-14,4-22,819,1

-26,7-33,736,631,7

-35,18,2

82,78,0

1,2-1,0-7,9-5,816,3-3,57,38,37,4

13,011,2-1,2

Compos.%2012

Compos.%2012

(Valori a prezzi correnti)

* Mondo ‘12 (mln di €) = 6235,1 * Mondo ‘12 (mln di €) = 38.905,8

LE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE DELLA LIGURIA PER PROVINCIA (Prezzi correnti, var. % annua)

Vista del Porto Antico di Genova

TASSO DI DISOCCUPAZIONE E TASSO DI ATTIVITÀ (Valori in %)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN VALLE D’AOSTA(Dati grezzi in migliaia)

I 08

II 08

III 08

IV 0

8

I 09

II 09

III 09

IV 0

9

I 10

II 10

III 10

IV 1

0

I 11

II 11

III 11

IV 1

1

I 12

II 12

III 12

IV 1

2

I 13

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20 21ECONOMIA

Germania a registrare risultati particolarmente deludenti con un crollo nei primi 3 mesi dell’anno rispettivamente del 14,4% e 22,8%.L’evoluzione dell’export verso Paesi non europei è decisamente più incoraggiante, la dinamica delle esportazioni si è attestata nel 2012 al 7,2% salendo al 36,6% nei primi 3 mesi del corrente anno. In Valle d’Aosta lo scenario dell’esportazione è fortemente orientato verso l’Europa che incide per il 76,1% ed ha registrato una contrazione del 10,7%. Più positiva risulta essere la situazione verso i paesi non europei che però pesano appena per il 23,9%.Se si guarda poi al dettaglio delle esportazioni per settori produttivi emerge un elemento strutturale importante: la concentrazione in tre principali aree merceologiche che alimentano oltre il 52% del flusso annuale del Piemonte e il 46,4% di quello ligure. Nello specifico, i macchinari e la meccanica, con un peso sull’export piemontese del 21,6%, hanno offerto nel 2012 un buon contributo allo sviluppo delle vendite all’estero, avendo beneficiato di una

crescita dell’8,4%, esauritasi nel primo trimestre 2013 il quale ha accusato un decremento annuo pari al 4%. I mezzi di trasporto (con un peso in Piemonte del 20,7%) hanno registrato una contrazione del 3,7% nel 2012 ed una lieve ripresa nel primo trimestre dell’anno corrente del 2,9%. Molto positiva, con un peso di oltre il 10%, la performance dell’alimentare piemontese con un risultato nel 2012 pari al 5,6% e del 6,3% nel primo trimestre 2013, dati che evidenziano la natura anticiclica di questo settore.In ambito ligure, il primo settore regionale è rappresentato dai mezzi di trasporto con un peso sull’export del

17,8% seguito dalla meccanica e macchinari (peso del 15,1%) e dalle raffinerie di petrolio (peso del 13,5%). La crescita generale è trascinata essenzialmente da quest’ultimo settore le cui esportazioni sono più che raddoppiate (109,7%) rispetto al 2011, e continuano a registrare buoni risultati anche sull’inizio del 2013 con un +11,5%. In ultimo, è da segnalare come i mezzi di trasporto, che includono la cantieristica, abbiano riportato nel primo trimestre dell’anno in corso un segno positivo con un deciso incremento tendenziale del 39%.Passando al dettaglio regionale, si evidenzia come per il Piemonte, nel 2012, sia stata ovunque registrata una frenata dell’export. La migliore performance è stata quella di Alessandria che ha beneficiato anche nel primo trimestre 2013 di un aumento del 9,6%, risultato che comunque resta molto al di sotto di quelli riportati tra fine 2010 e inizio 2011. Il dettaglio provinciale ligure mette in luce invece l’andamento estremamente variabile delle esportazioni locali.

IL MERCATO DEL LAVOROL’analisi dedicata alle congiunture regionali si conclude con l’esame di alcune principali caratteristiche territoriali relative al mercato del lavoro. Gli indicatori evidenziano il permanere di una situazione di forte difficoltà. In particolare, il tasso di disoccupazione si è collocato nel quarto trimestre 2012 all’8,2% in Liguria, al 10% in Piemonte e all’ 8,1% in Valle d’Aosta, con una tendenza negativa che non si arresta nel primo trimestre del 2013 (11,2% Piemonte, 10,8% Liguria, 9,1% Valle d’Aosta). Riguardo al tasso di attività, ovvero il rapporto tra la forza lavoro (15-64 anni)

e la corrispondente popolazione di riferimento, quello piemontese ha evidenziato una lieve riduzione, scendendo dal 71% del quarto trimestre 2011 al 70,2% del quarto trimestre 2012. In Liguria la situazione è differente, dopo una piccola riduzione nel corso del 2012 (dal 67,5% del quarto trimestre 2011 al 67,3% di fine 2012) il tasso si è portato al 68,9% nel primo trimestre dell’anno in corso. In Valle d’Aosta si è evidenziata invece nel 2012 una crescita, dal 71% del quarto trimestre 2011 al 73,2% dello stesso periodo del 2012, ridimensionata da una marcata riduzione nei primi tre mesi dell’anno in corso (-110 punti base). Il quadro continua ad essere poco felice anche se si guarda al numero degli occupati: in Piemonte si sono persi 75.000 posti di lavoro nel 2012 e altri 24.000 nel corso dei primi tre mesi del 2013; in Liguria le perdite del 2012 sono state di 11.000 unità e di altre 6.000 solo nei primi mesi dell’anno in corso; in Valle d’Aosta il 2012 ha retto senza registrare variazioni significative ma il primo trimestre del 2013 cede 2.000 posizioni lavorative. Sul piano dei comparti produttivi l’emorragia occupazionale si è

originata nell’industria, per quanto riguarda l’area piemontese e valdostana, nei servizi per il territorio ligure. Ponendo in ultimo l’attenzione sulle ore di cassa integrazione, il dato è in crescita e rimane su valori storicamente elevati. In Liguria, la componente ordinaria e straordinaria permangono su valori molto importanti mentre quella in deroga risulta essere in netto calo. Anche il mercato del lavoro della regione Piemonte non mostra segnali incoraggianti, avendo lo stesso trend di quello ligure. In Valle d’Aosta la componente ordinaria si mantiene su livelli molto elevati mentre quella straordinaria si è recentemente riportata in prossimità dei minimi.

VALLE D’AOSTA: EXPORT DEL MANIFATTURIERO

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN LIGURIA(N° di ore mensili autorizzate (migliaia) - media mobile a tre termini)

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN PIEMONTE(N° di ore mensili autorizzate (migliaia) - media mobile a tre termini)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN LIGURIA(Dati grezzi in migliaia)

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN VALLE D’AOSTA(N° di ore mensili autorizzate (migliaia) - media mobile a tre termini)

dic-

07fe

b-0

apr-0

8gi

u-08

ago-

08ot

t-08

dic-

08fe

b-09

apr-0

9gi

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Var%1 trim.‘12/’11

Var%2 trim.‘12/’11

Var%3 trim.‘12/’11

Var%4 trim.‘12/’11

Var%1 trim.‘13/’12

Totale esportaz. dalla V. d’AostaEuropa Francia Germania Turchia Spagna FinlandiaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del centro-sud America del nord Africa

100*76,122,118,514,24,23,9

23,98,52,96,94,53,8

-6,4-10,715,2

-13,3-31,9-13,7-5,510,4-2,1

-15,0-4,020,8

103,7

-18,2-20,7-2,7

-23,3-45,8-15,8-7,2-7,3

-21,4-34,5-31,079,168,9

-8,1-14,3

7,6-21,5-38,0-21,4

6,120,70,1

-10,7-8,255,6

210,6

-4,3-7,77,8

-13,0-17,5-24,9

4,17,2

-11,1-10,6-10,1-3,1

205,0

8,54,7

57,013,9

-11,89,8

-23,420,927,4-0,437,9

-14,910,1

-3,3-1,1

22,3-2,67,5

-31,8-33,7-11,4

-2,4-4,3

-26,1-24,415,5

Compos.%2012

(Valori a prezzi correnti)

* Mondo ‘12 (mln di €) = 589,2

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22 23ECONOMIA

Nel 2011 avevamo paragonato la crisi a un virus, che si estende grazie al contagio ed è in grado di compiere “salti di specie”, ossia di passare

da una categoria di ammalati a un’altra. Dopo aver infettato la finanza globale a partire dal 2007, il virus della crisi fece il suo primo “salto” attaccando l’economia reale a partire dall’autunno 2008 e provocando forti cadute produttive e un sensibile aumento della disoccupazione. Con la conferenza di Londra del G20 dell’aprile 2009, i maggiori Paesi del mondo cercano di combatterlo con una politica monetaria espansiva, ossia con la stampa di moneta con la quale soccorrere banche e istituzioni finanziarie (soprattutto americane) in grave difficoltà.La medicina non funzionò molto bene e nel 2010 si ebbe solo una ripresa stentata, mentre cominciavano ad affacciarsi sintomi di due nuovi “salti paralleli” del virus: disagio politico-sociale e tensioni nei bilanci pubblici ai quali, per effetto della recessione, affluivano minori risorse finanziarie. Tra il 2010 e il 2012 si ebbero mutamenti politici importanti in quasi tutti i Paesi europei, con perdite di

Verso il XVIII Rapporto Centro Einaudi sull’economia globale e l’Italia.

Sull’asse di equilibrio, tra mutamento e confusione

consenso dei maggiori partiti tradizionali e la nascita di nuove formazioni, spesso di stampo antieuropeista e anti-globale.

Per risanare i bilanci i Paesi europei cercarono di ridurre le spese e aumentare le entrate. Caddero così nella trappola del demoltiplicatore, o del “moltiplicatore negativo”: ogni euro risparmiato dall’amministrazione pubblica, nonché ogni euro pagato in più alla medesima sotto forma di imposte, provocava una riduzione della

domanda superiore a un euro. I beneficiari dei pagamenti tagliati, le “vittime” di una maggiore imposizione fiscale, riducevano spese, e i prodotti che avrebbero comprato rimanevano invenduti. Per conseguenza, gli stati

hanno incassato da economie in contrazione meno soldi del previsto; i conti pubblici peggioravano pressoché ovunque senza che venisse meno il disagio sociale, che anzi tendeva a crescere. Si generò così uno scontento generalizzato verso il mondo della politica.A giugno 2013 sappiamo che in gran parte d’Europa la ripresa stentata ha

lasciato il posto a un’autentica recessione. Nel frattempo, i timori sull’enormità del debito pubblico americano hanno frenato l’ascesa del dollaro, che pure rimane la moneta più solida e maggiormente usata a livello mondiale. A completare questo quadro confuso, quasi caotico si è aggiunta la cosiddetta “Abenomics” – dal nome del Primo ministro Shinzo Abe, eletto a dicembre 2012 – ossia un ulteriore, massiccio aumento della liquidità globale dovuto al tentativo dichiarato di Tokyo di far scendere il cambio dello yen per rendere più competitive le proprie merci. In questi mesi, le principali piazze borsistiche mondiali sono fortemente salite: fuga da pericoli di inflazione di un’economia con troppa “carta”, o azione meramente speculativa, derivante dalla presa in prestito a tasso quasi zero, della nuova moneta emessa da Stati Uniti e Giappone? Non lo sappiamo. Sappiamo però che il 23 maggio la Borsa giapponese ha subito un crollo brusco e imprevisto (– 7 %), forse un segno che l’”Abenomics” non funziona. Sono però poche le cose che sembrano funzionare in un mondo caratterizzato da nervosismo, contrasti crescenti, e collaborazione in calo.Di qui sono partiti il professor Deaglio e il gruppo di ricercatori del Centro Einaudi per progettare il prossimo (il XVIII) Rapporto sull’Economia Globale e l’Italia che vedrà la luce verso fine novembre

Costituito a Torino nel 1963, il Centro è un’associazione senza scopo di lucro che svolge ricerca indipendente, ispirandosi all’einaudiano «conoscere per deliberare», nel solco della ricca tradizione del pensiero liberale e nei campi dell’economia politica, della finanza, del welfare, delle riforme, su tematiche di ambito locale, nazionale o globale. Il Centro contribuisce alla formazione dell’opinione pubblica; suggerisce criteri di valutazione e strumenti di policy ai decisori, pubblici e privati; forma giovani talenti.

DA QUESTE RIFLESSIONI SONO PARTITI IL PROF. DEAGLIO E IL GRUPPO DI RICERCATORI DEL CENTRO EINAUDI PER PROGETTARE IL PROSSIMO XVIII RAPPORTO SULL’ECONOMIA GLOBALE E L’ITALIA, CHE VEDRÀ LA LUCE A FINE NOVEMBRE 2013

Il XVII Rapporto sull’economia globale e l’Italia è stato presentato tra fine 2012 e primi sei mesi del 2013, a Milano, Bergamo, Brescia, Varese, Darfo Boario Terme, Udine, Como, Torino, Jesi, Mantova, Monza, Sondrio, Lecco e Roma. Nello specifico, la presentazione torinese si è svolta nella suggestiva cornice della Sala Grande de il Circolo dei lettori dove Mario Deaglio ha presentato i tratti salienti del Rapporto, e insieme a lui sono intervenuti Dario Gallina – dott. Gallina Srl – e Mario Orione – Gruppo Finde – con testimonianze concrete legate alla propria esperienza professionale. Come ogni anno era presente a condurre il dibattito il giornalista de La Stampa Marco Sodano.Il Rapporto, nato dalla collaborazione tra Centro Einaudi e UBI Banca è edito da Guerini e Associati, il volume è disponibile anche in ebook.

Mario Deaglioprofessore ordinario di Economia Internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino

A cura del Centro Einaudi

2013, come è ormai tradizione. Essi osservano che il peso dei nuovi “campioni” dell’economia globale, ossia i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) sul Pil mondiale continua ad aumentare e, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, potrebbe raggiungere il 52% nel 2015. I BRICS hanno sofferto assai poco la crisi, i loro governi si sono avvicendati in un’atmosfera di normalità. Anche all’interno dell’Unione stessa si sta verificando una redistribuzione di peso e di reddito a favore della Germania mentre l’Italia – lo ricordiamo, dal 2001 a oggi – è sempre rimasta, per crescita del Pil, il fanalino di coda del G7 (dati del Fondo Monetario).Al di fuori di queste due grandi aree restano il Nord Africa e il Medio Oriente, che hanno caratteristiche di forte instabilità, accentuate dalla Primavera araba in poi, e la zona sub-sahariana che è tuttora teatro di numerose guerre civili, sullo sfondo di un continente ricco di materie prime e che comunque, pur partendo da livelli molti bassi, è oggi la seconda area a maggior tasso di crescita economica a livello mondiale, dopo quella asiatica. La confusione globale, insomma, ha molte dimensioni e spesso cela un mutamento strutturale importante: una matassa molto aggrovigliata che il Rapporto cercherà di sbrogliare e di illustrare anche a lettori non specialisti.

Da sinistra: Mario Deaglio, Marco Sodano (La Stampa), Mario Orione (Gruppo Finde), Dario Gallina (Dott. Gallina srl)

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onostante il mare agitato imponga la navigazione a vista, la rotta verso il domani solca onde nuove e insieme antiche, anche

nel tessuto dell’impresa e del lavoro. E il ritorno all’attenzione per l’economia reale ha un suo faro anche nell’artigianato, nel suo ‘saper fare’ per creare qualità, in quel mix di competenza e creatività, esperienza e innovazione, concretezza e fantasia che da sempre contraddistingue i mestieri artigiani; in un’espressione alta e articolata del manifatturiero, dove il ‘piccolo’ ha voce in capitolo. Una voce, però, sempre più soffocata dalla crisi e dalla pesante evoluzione in atto nei diversi contesti economici, una voce che vuole continuare a farsi sentire ma che ha

N

Artigianato: risorse per continuare a essere patrimonio

bisogno di nuovo respiro. A partire dalle risorse creditizie, dall’ossigeno finanziario, asset sempre più strategico per la sopravvivenza delle imprese in una situazione di calo della domanda, tempi di pagamento dilatati e minor certezza dell’effettiva riscossione.

LA FORZA DELL’ARTIGIANATOL’evoluzione in corso, nel suo modificare pesantemente il quadro complessivo, per altri versi permette di evidenziare alcuni punti fermi, spazi che non vengono meno e su cui si può puntare per ripartire, anche per l’artigianato e più in generale per tutto il tessuto produttivo e lavorativo. Tra questi, le caratteristiche tipiche del lavoro artigiano: autonomia

che diventa imprenditorialità, capacità di dialogo e di relazione che diventa prodotto su misura, capacità di rielaborare la tradizione che si trasforma in produzione culturale. Una sintesi (elaborata da Stefano Micelli in ‘Futuro artigiano’; si veda il box dedicato all’autore e al volume) che riporta al centro del dibattito la forza di un

comparto troppo spesso considerato di secondo piano, ‘figlio di un dio minore’, mentre in realtà può dare risposte forti nello scenario di oggi.Un’eredità che ha ancora molto da dire, a patto che si trovino i modi per renderla attuale e farla crescere, anche a livello

dimensionale: tra le strade da seguire ci sono espansione ed esportazione, il ‘salto’ insieme con il confronto con altre realtà, per superare la dimensione locale e ‘giocarsela’ su nuovi mercati. Lo dicono i numeri, anche per il Piemonte e per le sue peculiarità, ad esempio a partire dal ‘food’, in cui anche l’artigianato si distingue per volumi e qualità delle produzioni.

“L’area del Nord-Ovest, e in particolare la provincia di Cuneo, presenta il massimo della biodiversità agroalimentare che si possa incontrare in Italia - riconosce Micelli - e questa è una condizione molto positiva in un periodo in cui l’export presenta saldi netti da record, soprattutto

nell’agroalimentare. In questo come in altri settori, però, faremmo un grave torto al made in Italy se vedessimo il ‘saper fare’ solo nelle piccole realtà: la media impresa, infatti, ha saputo capitalizzare enormemente la peculiarità di ciò che è italiano e portarlo sui mercati esteri, nella moda e nel lusso, nel mobile, nella meccanica, nell’agroindustria. Nella ricerca di modi per valorizzare al meglio tutto ciò, però, non si deve andare verso forme di ‘museificazione’, ma farne punti di partenza per sviluppare nuova imprenditorialità”.Un cambiamento forte ma al tempo stesso fedele alla propria essenza, una svolta radicale per poter crescere rimanendo se stessi: “Nel contesto attuale - continua Micelli - l’esigenza è quella di una nuova generazione di piccole e medie imprese a natura fortemente globale, che siano in grado di proporre produzioni e cultura del made in Italy nei Paesi emergenti e comunque là dove non vengono ancora sufficientemente conosciute e apprezzate. Con un approccio non difensivo, ma propositivo; con il coraggio e l’entusiasmo che appartengono alle start up e alle realtà più dinamiche. Questo scatto di capacità

La Banca fa la sua parte per salvaguardare la competitività di un comparto che dimostra di saper operare con successo e affermare la propria qualità anche oltre i confini.

AUTONOMIA E CREATIVITÀ,CAPACITÀ DI REALIZZAREUN PRODOTTO SU MISURA,FORZA PER MANTENERELE TRADIZIONI E LA CULTURA:L’ARTIGIANATO SA DARERISPOSTE FORTI PER L’OGGIE PER L’IMPRESA DI DOMANI

di Fabrizio Brignone

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Artigianato:20.000 imprese a valore aggiunto per 3 miliardi

c’è già stato, anche negli ultimi anni, forse silenzioso e incapace di affermarsi quanto a visibilità: però ha dovuto fare i conti con un calo enorme del mercato nazionale, è uno sforzo di apertura che paga un prezzo altissimo per la domanda interna al collasso. I settori meno localizzati hanno la possibilità di aprirsi e operare su nuovi mercati. Non è semplice, però oggi le aziende devono puntare, a ogni livello, a un riposizionamento competitivo su scala globale. Questo non significa necessariamente esportare, ma anzitutto una logica di proiezione su più ampia scala, attraverso nuovi partner, l’ingresso in filiere, ambiti di innovazione in grado di coinvolgere struttura di ricerca”.

OTTICA CHE VA OLTRE I CONFINISfide significative, soprattutto in un’area di confine nel contesto europeo, come il Piemonte, che nel rapporto con la Francia meridionale ha sempre generato sinergie positive, dalla regione del Paca (Provenza, Alpi, Costa Azzurra). Scambi di prodotti e servizi che oggi hanno bisogno di una rete, di un supporto più strutturato che

canalizzi le forze là dove il mercato è ancora dinamico: “Stiamo attivando un servizio specifico - afferma Alessandro Ferrario, direttore di Confartigianato Imprese Cuneo - di assistenza per gli adempimenti, la promozione, lo sviluppo delle pmi nella zona delle Alpi Marittime e della Costa Azzurra, con un’azione di tutela e insieme di micromarketing per le aziende. Tra le nuove scommesse c’è quella di supportare le pmi anche all’estero, con un desk per le esportazioni e per l’internazionalizzazione, per produrre là dove si può operare e per aggredire nuovi mercati”.Tutto questo in un momento in cui il rovescio della medaglia è davvero opaco: “Attrarre investimenti dall’estero? Non ci sono le condizioni, a livello Paese - taglia corto Ferrario -: per riportare risorse servono condizioni fiscali, sociali e di mercato ben diverse, è determinante la fiducia nel Paese e nel suo futuro”.Apertura non significa, comunque, soltanto superamento dei confini fisici, ma come primo passaggio quello di ostacoli mentali. “Il primo passaggio, da

Secondo i numeri raccolti da Confartigianato Imprese (dati 2012), in provincia di Cuneo le imprese artigiane sono circa 20.000, il 27,4% del totale, con una presenza di 3,4 imprese artigiane ogni cento abitanti e di 7,9 ogni cento famiglie. Sono 30.000 gli imprenditori artigiani, di cui cinque su sei titolari e di cui uno su cinque è donna; il dato degli under 35 sfiora il 23%. Gli occupati delle imprese artigiane sono 49.000, un quarto dell’occupazione, e la dimensione media è di 2,7 addetti per impresa artigiana. Il valore aggiunto del comparto è intorno ai tre miliardi di euro, quasi un quinto del totale provinciale. Una risorsa e una forza che, però, fanno i conti con un sistema che certo non le agevola, anzi: la burocrazia, secondo i calcoli di Confartigianato, costa alle imprese con dipendenti oltre 13.500 euro (a fronte di una media nazionale intorno ai 12.600 euro). E senza considerare che, posto a quota cento il dato italiano, nell’indice di dotazione delle infrastrutture la provincia di Cuneo si attesta appena a 55,4 e che per l’energia elettrica si determina un maggior costo di 218 milioni di euro, l’1,36% del valore aggiunto.

“Nelle medie, nelle piccole come nelle grandi aziende il punto di fondo è andare oltre la logica del lavoro come contratto per guardare al contenuto del lavoro. In questi mestieri sono presenti una grande energia e vitalità, una vera e propria cultura, che

troppo a lungo l’Italia ha colpevolmente messo da parte. E ogni volta che si parla con operatori del manifatturiero si incontra questa energia, che chiaramente, quasi illumina loro gli occhi. Questo è l’aspetto più stimolante”. Sintetizza così il proprio lavoro di ricerca Stefano Micelli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari, che da oltre dieci anni studia l’evoluzione del sistema industriale e

produttivo italiano insieme con creatività e design come fattori per ripensare il vantaggio competitivo delle pmi.Recenti studi sono raccolti in ‘Futuro artigiano. L’innovazione nelle mani degli italiani’ (Marsilio editori), in cui non mancano gli spunti per superare una serie di pregiudizi e guardare in una luce nuova il mondo dell’artigianato, spesso considerato in modo riduttivo mentre in realtà presenta elementi di forza che possono tracciare nuove strade, anche a livello territoriale. Tra le tesi di fondo, la necessità di una ‘virtuosa contaminazione tra lavoro artigiano ed economia globale’, per quanto sembrino lontani: alla base c’è proprio il superamento di due prospettive spesso associate al mondo artigiano, ovvero ‘piccolo è bello’e ‘ritorno all’antico’. Micelli punta invece, accompagnando case history alla riflessione, sulla forza dell’idea in sé, su quella manualità e ‘saper fare’ che diventano un mix potente di concretezza e

La media impresa e il suo capitale devono diventare davvero globali

creatività, di conoscenza dei prodotti e dei materiali che diventano capacità di comprenderli e adattarli (e magari reinventarli) del tutto. Un patrimonio enorme di competenze e di energie, in un tessuto - locale, ma non solo - in cui si guarda alla sostenibilità economica e sociale dei progetti, in cui i fornitori sono visti come ‘comunità’, in cui il background sa generare nuove idee d’impresa: ‘il miracolo italiano’ è passato anche attraverso territori che sono diventati distretti. La nostra ‘America’, quindi, è più che mai in casa nostra: “Possibile che i nostri amici americani - si chiede Micelli - indichino come via d’uscita alla crisi di questi anni quella piccola impresa che per trent’anni ha segnato il nostro modello industriale e che oggi tanti autorevoli osservatori considerano poco più che un imbarazzante retaggio del passato?”. La risposta è nel territorio, nel locale che sa diventare globale.

questo punto di vista, è cimentarsi con le regole e con le sfide di Internet - sostiene convintamente Micelli -: sbocchi su nuovi mercati tramite i canali telematici, approvvigionamento, comunicazione (e non soltanto pubblicità) e interazione, a partire dalle comunità on line, anche per favorire ricerca e sviluppo, oppure nella selezione del personale. Lo sforzo va compiuto, e in proprio (tutti devono cimentarsi, è un errore relegarlo all’outsourcing), perché costa poco ma può dare molto. E non è tanto lo strumento in sé, quanto il modo di lavorare, il metodo, i nuovi stimoli. A partire dalla capacità di dialogare: è positivo passare dal ‘culto del segreto’ al racconto di sé, perché parte del valore è legata proprio a questo racconto. E tutto questo non si impara se non ‘stando on line’, per immergersi nella cultura del mondo. Se c’è un’infrastruttura su cui davvero i territori devono puntare i piedi, con forza, a Cuneo come a Treviso, è quella digitale, la banda larga, perché questo deficit può compromettere più di tutte le altre carenze”.

NEBBIA FITTA, SEGNALI FORTIIntanto il panorama si colora di tinte sempre più fosche: “Dalla metà dello scorso anno - indica Ferrario - anche il nostro territorio ha iniziato a segnare, rispetto al recente passato, un andamento più legato ai contesti economici generali del Paese: il modello Cuneo, finora considerata isola felice, aveva tenuto al riparo dall’andamento negativo, mentre ora la crisi si riflette, nonostante la situazione si presenti comunque ancora migliore che altrove. La crisi sta depauperando un patrimonio di clienti, avviamenti, storie e competenze: l’artigianato ha sempre tenuto uniti, in modo fortissimo, un insieme di collaboratori, tecnologie e saperi che non ha uguali. L’artigianato è un’organizzazione, pur semplice, ma difficile da ricostruire in un altro luogo e in un altro momento: noi ce ne stiamo privando”.In questo contesto, nel Nord-Ovest come nel resto del Paese, vanno colti gli elementi più dinamici per cambiare passo e dare nuova forza a tutto il sistema: “Intorno a noi, nella nostra società e nel nostro

sistema economico - sottolinea Micelli - è pieno di persone capaci, di innovatori, che ogni giorno si impegnano, ma troppo spesso siamo sommersi dalla retorica dei limiti. Invece gli imprenditori che innovano ci sono, e d’altronde o si percorre quella strada o si chiude, non ci sono alternative. Occorre assecondare questa evoluzione, e tra le scelte da compiere c’è quella di smettere di pensare che la politica industriale sia, semplicemente, cambiare qualche parametro (dall’aliquota delle imposte al cuneo fiscale, ad esempio): prima di tutto occorre costruire una nuova cultura, creare collegamenti forti, ad esempio tra scuola-università e lavoro, tra finanza e lavoro. La retorica delle grandi riforme blocca una serie di idee che si potrebbero attuare rapidamente per innescare circuiti virtuosi; allo stesso modo i grandi interventi e le maxi-opere, da ripensare nell’ottica delle dinamiche macro, di scenari profondamente mutati, di una crisi vista come ‘temporaneità’ di un ciclo economico e che invece non è affatto tale”.“Sono due le leve per salvaguardare il

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28 29ECONOMIA

Dimensioni e mercati sono quelle di un’industria, ma lo spirito, in fondo, è quello artigiano. Con una passione unica per la qualità dei prodotti, oltre a una ricerca continua

di novità, nel gusto e nell’offerta ai consumatori. È il caso delle Fattorie Osella, a Caramagna Piemonte (ai confini tra cuneese e torinese), realtà che dal 1870 custodisce una tradizione casearia unica, sviluppata con forza nel secondo dopoguerra da Dario Osella (classe 1931, sguardo attento e simpatia contagiosa). Una crescita costante, fino all’accordo con il gruppo Kraft, nel 1984: tecnologia all’avanguardia e rispetto della tradizione, distribuzione nazionale, promozione su vasta scala (anche in tv, con spot ancora oggi riconoscibili nello stile), accanto al ruolo di Osella come

Alla ricerca del nuovo senza perdere il buono

‘garante’ su qualità delle materie prime e rapporti con gli allevatori, ricette e lavorazioni. Oggi Fattorie Osella conta 150 addetti in uno stabilimento (circa 13.200 mq) tra i più moderni in Europa, con 120.000 litri di latte raccolto e lavorato ogni giorno; il fatturato è a quota 50 milioni, con export in crescita.Storia e numeri in cui si inseriscono capitoli nuovi, grazie all’impegno costante e alla fantasia del suo patron: “È una passione che ho da sempre - ammette Osella -, ma anche un segreto che ho imparato da Michele Ferrero, cioè provare sempre, nel piccolo, a sperimentare nuovi prodotti, partendo dall’attenzione per i mercati di destinazione, per i luoghi, per le abitudini. Nuove idee e piccole produzioni, tentativi finché si trova la soluzione adatta. E una volta incontrato il favore del pubblico, rimanere fedele ai risultati e alla propria immagine”.Oggi nella gamma ci sono freschissimi, cremosi, piumati, ricotta e specialità, con

prodotti molto conosciuti e nomi ‘top’ come Robiola, Linea e Alpino: tutti frutti di combinazione tra fermenti e componenti dei prodotti, anche adattando macchinari e reinventando lavorazioni (come per la recente ‘Doppia bontà’. Pezzi forti e prodotti innovativi, consumatori affezionati e nuovi mercati, confronto con esigenze della GDO, tempi di produzione, logistica e commercializzazione. E pur di fronte al calo dei consumi e ai possibili contraccolpi produttivi, un imperativo non viene meno: “La prima cosa è la qualità, irrinunciabile - afferma senza esitazioni Dario Osella -. Anche in periodi di crisi, quella deve esserci, perché il consumatore è esigente e sa che cosa vuole, riconosce e pretende la qualità, anche in rapporto a un prezzo equo e a un servizio adatto alle sue esigenze, anche nelle porzioni e nel confezionamento, ma prima di tutto nel gusto e nella qualità”.

lavoro, patrimonio da cui ripartire - aggiunge Ferrario -. Da una parte il lavoro giovanile: continua a esserci carenza, anche se ci sono spazi e possibilità, di cui invece c’è poca consapevolezza nell’opinione pubblica, nella scuola e nelle famiglie (serve anche un appello alle istituzioni scolastiche, affinché venga diffusa meglio la cultura artigiana). I giovani possono ereditare aziende già esistenti, ma serve più lavoro con maggiore flessibilità in entrata, ad esempio con modelli efficaci per l’apprendistato. Dall’altra ci sono elementi da contrastare, come i costi fissi e gli elementi psicologici: è necessario un contesto territoriale (sia locale, sia nazionale) che aiuti gli imprenditori, mentre stiamo vivendo un periodo in cui i costi fissi aumentano, come pure le pressioni psicologiche negative (un caso per tutti: la situazione dei pagamenti della pubblica amministrazione). Tutto questo porta alla chiusura delle aziende, alla perdita di un patrimonio fondamentale come quello delle pmi, che rischiano di chiudere a un ritmo del 10% annuo. Ci sono voluti decenni per realizzare questo tessuto, che non possiamo permetterci di perdere perché non può essere ricostruito facilmente”.

“TERRITORIO PER IL TERRITORIO”Tessuto profondamente legato al proprio territorio, che con questo dialoga per crescere o, nei momenti più pesanti, sopravvivere. E che ne ottiene anche risposte, come dimostra il progetto T2 ‘Territorio per il Territorio’, presentato il 15 gennaio 2013 e realizzato dalla Banca Regionale Europea con Confartigianato Imprese Cuneo: un’iniziativa innovativa (al momento, unica in Italia) per sostenere le imprese artigiane sul territorio della “Granda”.Due le fasi: l’emissione, da parte della Banca Regionale Europea, di un prestito obbligazionario per l’importo complessivo di cinque milioni di euro; la costituzione di un plafond dedicato, pari al doppio del prestito sottoscritto (dieci milioni di euro), per finanziamenti ad aziende associate a Confartigianato Imprese Cuneo. I fondi potranno servire per tutte le esigenze delle singole imprese, compresi programmi di sviluppo, progetti di reti di impresa, ricerca e innovazione tecnologica, innovazione, creazione di nuovi posti di

lavoro, riqualificazione professionale dei dipendenti, sostegno a imprese femminili e start up.Bond e plafond insieme, raccolta che dà origine a impieghi ancora più consistenti. E i motivi di fondo della scelta sono nel ruolo forte e vitale del comparto nel contesto economico.Idea che è stata apprezzata fin da subito dall’associazione di categoria: “Il T2 ha certo dimostrato di avere un contenuto di valore estremamente importante - fa notare Domenico Massimino, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo - per la necessità delle nostre aziende di accedere a finanziamenti e per la capacità delle famiglie di sottoscrivere uno strumento per favorire il sostegno alle imprese artigiane. Anche nella promozione del prestito obbligazionario l’impegno della nostra associazione è stato determinante, gli artigiani e le loro famiglie hanno dato un contributo decisivo alla raccolta: d’altronde, rappresentiamo circa un quarto dell’economia provinciale, e quindi possiamo considerare una proporzione simile nella clientela della Banca

Regionale Europea. Il nostro sostegno è stato forte perché le famiglie degli artigiani sono le prime a credere in questa proposta, con le sue ricadute positive per il tessuto artigiano del nostro territorio. Si tratta della prima esperienza del genere per tutto il sistema Confartigianato, con risorse raccolte da famiglie artigiane e destinate alle imprese artigiane: c’è quasi un elemento corporativo, sicuramente un’idea forte di mutualità, risorsa essenziale all’interno di una categoria produttiva. Per questo stiamo sostenendo con forza anche la promozione del plafond, affinché le aziende partecipino e possano ottenere vantaggi”.Se da parte sua l’organizzazione riconosce che “Banca Regionale Europea ha lavorato bene e la collaborazione è ottima”, da parte dell’istituto di credito si pone l’accento sull’azione sinergica, con impegni che si concretizzano in condizioni ancora migliori per gli associati, rispetto alla convenzione già attiva tra banca e associazione di categoria. La valutazione delle domande, che devono giungere da soci di

Confartigianato Imprese Cuneo, si articola attraverso il vaglio preventivo di Confartigianato Fidi Cuneo, cooperativa di garanzia dell’associazione di categoria, che in caso di approvazione interviene con una garanzia pari al 50% dell’importo. La delibera giunge poi alla Banca Regionale Europea, che attiva il proprio iter sulla base della valutazione del Confidi artigiano (la cui serietà viene riconosciuta dall’istituto di credito: nel 2012 l’insolvenza si è attestata all’1,5% a fronte di una media nazionale superiore all’8%, e la cooperativa conta su un patrimonio di circa dieci milioni di euro, di cui cinque utilizzati). Dopo la raccolta del bond portata a termine in tempi rapidi, i primi riscontri sull’accesso al plafond indicano un interesse delle imprese artigiane per questo strumento, nonostante l’andamento pesante del contesto economico: “In questo momento (fine giugno; ndr) risultano approvate domande di finanziamenti per quasi due milioni di euro sul progetto T2 - riferisce Bruno Bono, direttore di Confartigianato Fidi Cuneo -,

dato che permette alla Banca Regionale Europea di portare la propria quota dal 26 al 32% nell’operatività generale del nostro Confidi e che rafforza il ruolo della convenzione attiva con questo istituto di credito”.La domanda è trasversale, per quanto riguarda i settori, e le richieste pervengono un po’ da tutti i comparti che caratterizzano il mondo artigiano: in particolare l’edilizia, che in questa fase soffre più di altre branche dell’economia, e comunque in generale anche altre tipologie di attività sono presenti. La durata massima dei finanziamenti è di cinque anni. L’andamento di questo primo periodo mette anche in evidenza motivi e obiettivi delle richieste di finanziamenti: la media degli importi richiesti è intorno ai 25.000 euro e prevale l’esigenza di liquidità e di ristrutturazione del debito, mentre sono decisamente inferiori (il rapporto potrebbe essere semplificato in ‘una su cinque’) le pratiche finalizzate all’attivazione di nuovi investimenti. “Più che mai le nostre aziende hanno

carenza di liquidità - conferma Massimino - e la situazione è ben diversa rispetto a quando si guardava avanti puntando su interventi per far crescere l’impresa e la sua produzione. Il principale problema segnalato dai nostri associati è quello di sopperire al mancato pagamento da parte dei clienti e all’esigenza di sostenere oneri contributivi e tributari”.Ecco allora che il progetto ‘Territorio per il Territorio’ rappresenta l’attuazione di una strategia nuova, che collega in modo strutturato la raccolta locale e gli impieghi, destinati esclusivamente a pmi aderenti a una specifica associazione imprenditoriale: un legame forse inedito, ma certo sempre più necessario per innescare circoli virtuosi, tra banca, risparmiatori e realtà produttive locali. “L’accusa - conclude il presidente di Confartigianato Imprese Cuneo - che spesso viene rivolta a certe realtà bancarie, ovvero quella di raccogliere risorse in una determinata area per poi reinvestirle altrove, in questo caso viene smentita con forza, grazie a effetti positivi che ricadono sulla stessa zona”.

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Ci vorrebbe una Thatcher

A cura di Angelo Roma

Partiamo dall’oggi e dall’Italia. I contorni appaiono gravemente sfocati e l’incertezza sembra essere divenuta l’unica vera nota sicura. Ma in concreto, com’è che l’Italia viene vista dal mondo anglosassone?

Si avverte sempre un atteggiamento bivalente. Una grande ammirazione per le meraviglie del Paese e la genialità degli italiani. E una specie di costernato stupore di fronte alla nostra apparente incapacità di costruire istituzioni politiche ed economiche adeguate alle sfide di oggi.

Abbiamo posto qualche domanda al giornalista Antonio Caprarica, per avere degli autorevoli spunti di riflessione sul nostro Paese da parte di chi ha la possibilità di analizzare pregi e contraddizioni di casa nostra da una prospettiva europea più articolata e di maggior respiro.

“Avanti i clown”, fu il memorabile titolo dell’Economist dopo le elezioni di febbraio . Decisamente troppo, anche perché i clown non mancano nemmeno qui - vedi Nigel Farage dell’UKIP - ma mi sembra di avvertire più un dispiaciuto sbalordimento da amici che un’aria di sufficienza.

Da un’indagine del 2005 risultava che più della metà degli abitanti

del Regno Unito fosse contraria all’adozione della moneta unica. Ci dica qualcosa relativamente al sentimento più diffuso oggi verso l’euro e l’Eurozona, visti da una prospettiva britannica.

La diffidenza britannica verso l’euro si comprende facilmente ricordando che la sterlina è da alcuni secoli una valuta di riserva e la moneta - per gli inglesi- ha “sentimentalmente” sostituito l’impero. Quanto all’eurozona, il premier Cameron è stato tra i primissimi a dire che l’UE doveva usare “un grande bazooka” se voleva salvare l’euro. Draghi alla fine l’ha fatto ma sappiamo dopo quante resistenze e giravolte da

parte di molti aderenti alla moneta unica. Perciò le riserve inglesi non saranno forse condivisibili ma certo comprensibili.Ne suo recente saggio, molto interessante e di scorrevole lettura, dal titolo “Ci vorrebbe una Thatcher” (Sperling & Kupfer editori), lei

confessa che mai e poi mai, da ex sessantottino non ancora sazio di utopia socialista, avrebbe immaginato di ammirare così tanto una delle donne da lei più detestate in giovinezza. Cosa ha rappresentato, anche simbolicamente, Margaret Thatcher per l’Inghilterra e per l’Occidente nel suo complesso?

Per la Gran Bretagna Margaret Thatcher è stata il medico capace di somministrare una medicina amarissima ma che ha salvato il paziente. Non ha solo risanato l’economia, ma cambiato la mentalità di un Paese che stava morendo soffocato da un eccesso di statalismo e assistenzialismo.Per l’Occidente è diventata invece, e purtroppo, un vessillo ideologico. E trasformata in una specie di “vestale del neo-liberismo”, ha lasciato un retaggio di violente dispute astratte anziché stimolare un sereno esame storico delle sue scelte. Molte delle quali sono state conservate intatte perfino dall’opposizione laburista quando è arrivata al governo.

La potente “cura Thatcher” fu somministrata ad un Paese - l’Inghilterra di quegli anni - profondamente segnato da un sistema industriale in drammatico stallo, una costante crescita del costo della vita e un debito pubblico elevatissimo. Quante e quali di quelle misure sono

secondo lei adottabili nel nostro Paese per combattere efficacemente l’attuale crisi economica e finanziaria?

Ci serve in primo luogo ridurre e riqualificare la spesa pubblica. Per farlo, è necessario ridisegnare misure e confini di uno Stato invadente e inefficiente. E poi, bisogna seguire la lezione della Thatcher in materia di privatizzazioni, liberalizzazioni, apertura alla concorrenza. Si può fare senza dichiarare nessuna “guerra dei minatori”, come lei fu costretta a fare, ma spiegando alle parti sociali che senza l’ammodernamento del sistema l’Italia affonda.

Antonio Caprarica (Lecce, 1951), giornalista e scrittore, è stato commentatore politico dell’Unità e poi condirettore di Paese Sera. Tra il 1988 e il 2006 è stato successivamente a capo delle sedi di Corrispondenza della RAI a Gerusalemme, al Cairo, a Mosca, Londra

e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, dal 2010 è tornato a dirigere la sede RAI nell’amata Londra. Con Sperling & Kupfer ha pubblicato “Dio ci salvi dagli inglesi… o no?!”

(2006, Premio Gaeta per la letteratura di viaggio), “Com’è

dolce Parigi… o no?!” (2007), “Gli italiani la sanno lunga… o no?!” (2008), Papaveri & papere (2009), “I Granduchi di Soldonia” (2009), “C’era una volta in

Italia” (2010, Premio Fregene Speciale per il 150°

dell’Unità), “La classe non è acqua” (2011), “Oro, argento e birra” (2012) e il romanzo “La ragazza dei passi perduti” (con Giorgio Rossi, 1986 e 2006). È vincitore di alcuni prestigiosi premi di giornalismo, fra i quali Ischia, Fregene, Frajese, Val di Sole, Barocco.

L’Autore

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educazione finanziaria era un concetto astratto, semi sconosciuto e anche molto sottovalutato, fino a non troppo tempo fa, quando la

parola spread non era ancora entrata di diritto nel linguaggio comune delle persone. Poi, a causa della crisi, delle prime minacce di default, dei debiti sovrani, e di molte altre problematiche finanziarie ed economiche, ci si è ritrovati all’improvviso a discutere di finanza e dintorni ovunque: al bar, in piazza con gli amici, nei luoghi di lavoro. E nel frattempo, nelle scuole italiane, che cosa è successo? In molti, tra docenti e studenti, non sono stati colti totalmente impreparati grazie all’attività educativa che il Consorzio PattiChiari ha iniziato con largo anticipo rispetto alla congiuntura attuale: la coscienza di una cittadinanza economica e l’utilizzo consapevole del denaro sono infatti i principali ambiti di dialogo rivolto ai ragazzi, a partire dai più piccoli delle scuole primarie per arrivare a quelli degli istituti superiori.Con linguaggi e approcci tarati e calibrati per ogni fascia scolastica e d’età, il Consorzio ha realizzato dei kit multimediali ideati per lasciare il segno in modo divertente ma anche interessante e formativo. Non a caso i programmi, declinati per kids, junior e teens, sono stati battezzati come “L’impronta economica” ed hanno permesso a centinaia di insegnanti di

L’educazione finanziariaper gli adultidi domaniDa Torino a Genova l’economia disegnata e narrata dai più giovani grazie alla collaborazione tra Consorzio Pattichiari e Banca Regionale Europea.

L’ proporre ai propri studenti strumenti semplici, chiari ed immediati, per capire quell’economia che circonda ed influisce sulla vita di tutti.Una missione importante quella del Consorzio PattiChairi, condivisa dalla grande maggioranza degli Istituti di Credito del paese che sono oggi, senza alcun dubbio, parte attiva nel trasferire i contenuti dei kit agli studenti. E così fa anche la Banca Regionale Europea che negli anni ha collaborato all’attività di formazione proposta dal Consorzio e, grazie ad essa, i propri esperti hanno potuto sviluppare una certa attitudine e sensibilità nei confronti dell’educazione finanziaria fatta tra i banchi di scuola. Attività che ha portato alla realizzazione di importanti percorsi formativi durante l’anno scolastico 2012/2013. Tra Torino, Alba e Genova, il lavoro è stato intenso e ricco di grandi soddisfazioni, perché i ragazzi coinvolti, di fronte a progetti pilota, hanno saputo realizzare immagini, testi e progetti assolutamente unici.A Torino sono stati protagonisti i bambini delle scuole primarie. I discorsi sull’educazione finanziaria sono stati trasferiti dalle abituali classi ai saloni del Circolo dei lettori, nel cuore della Città, proponendo laboratori di “economia in lettere” ai più piccoli, di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Ma da cosa deriva l’idea di un’economia in lettere? Dal fatto che alcune opere della letteratura, per adulti ma anche

per bambini, contengano principi finanziari oltre a importanti insegnamenti di cittadinanza economica. Si pensi al Pinocchio di Collodi, alla Gallina dalle Uova d’Oro di Esopo oppure agli Affari del Signor Gatto di Rodari. Racconti che sono stati scelti proprio per gli spunti di riflessione in essi rintracciabili come lo spreco, l’avarizia, il risparmio, il lavoro e l’impresa. I tre appuntamenti, intitolati “Due favole sonanti e una d’oro”, sono stati seguiti con entusiasmo da più di settanta bambini, che hanno prima ascoltato incantati l’attrice Paola Roman nell’interpretazione delle letture, e poi suggestioni, suoni e parole hanno fatto il resto permettendo di disegnare i racconti immaginando nuovi scenari rispetto a quelli già scritti dai famosi scrittori.

Come per esempio evitare che i contadini Tonducco e Pignotta uccidano la gallina per l’avidità di trovarle nella pancia tutto l’oro del mondo, oppure quale lavoro fantasticare per sé stessi da grandi dopo aver ascoltato le peripezie del Gatto imprenditore di Gianni Rodari. Molti disegni hanno ridato vita ai racconti e tradotto con gli occhi dei più piccoli alcuni concetti economici. Creazioni realizzate con tecniche artistiche differenti che sono state subito decretate piccole opere d’arte degne di un’esposizione. E così è stato. Durante la prima “Giornata dell’educazione finanziaria per bambini” a Torino, ideata dal Consorzio PattiChiari e dalla Banca, si è tenuta l’inaugurazione della mostra dei disegni “Due favole sonanti e una

d’oro. I bambini disegnano l’economia”. L’allestimento ha fatto da cornice agli 80 bambini di alcune scuole elementari di Torino e cintura che hanno trascorso con le loro insegnanti una mattina di studio e di gioco molto diversa dal solito. Accompagnati da alcuni esperti della Banca e del Consorzio, ci si è avvicinati alle tematiche economiche proposte dall’”Impronta economica Kids” come le monete, i conti correnti, gli assegni, il bancomat e le carte di credito e, come sempre accade, si è riscontrata una grande attenzione e curiosità da parte dei bambini a riprova del fatto che l’economia non sia una “cosa da grandi”.Parallelamente, a Genova, 13 autori in erba si sono affrontati in una sfida letteraria che ha proposto racconti di amicizia e solidarietà, riflessioni sulla crisi

e sugli adulti che, da qualche tempo, prima di affrontare una spesa ne discutono a fondo opportunità e fattibilità. I racconti dei ragazzi delle scuole medie genovesi sono stati scritti dopo avere frequentato le lezioni del programma didattico “L’Impronta economica Junior” proposto negli incontri tenuti a più di 200 studenti di quattro scuole medie del capoluogo ligure. Il percorso di approfondimento economico non ha fatto mancare però la profondità di analisi e di scrittura ai racconti, che si sono concentrati sulla realtà più vicina ai ragazzi: in molti scritti, ad esempio, la crisi economica lascia una

RIFLESSIONI SULLO SPRECO, L’AVARIZIA, IL RISPARMIO E IL LAVORO PERCHÈ L’ECONOMIA NON È UNA COSA SOLO “DA GRANDI”

Laboratori “Due favole sonanti e una d’oro” al Circolo dei Lettori di Torino

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traccia evidente ma emergono anche gli aspetti più personali come il valore del proprio tempo o il valore di un rapporto di amicizia vera. “Scrivere l’economia: giovani scrittori a confronto” è stato il modo più bello e coinvolgente di concludere l’esperienza legata alla presa di coscienza di che cosa significhi cittadinanza economica. Nella suggestiva cornice della Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, Alice Aguiari, dell’Istituto Comprensivo Molassana, ha vinto il riconoscimento della giuria composta da autorevoli giornalisti della stampa locale, esponenti del Consorzio PattiChiari e Banca Regionale Europea, come

In via generale è diffuso il convincimento che migliorare il livello di cultura economica dei cittadini sia una priorità, oltre che per favorire la crescita economica, anche per rispondere alle esigenze sociali emerse a seguito della recente crisi. L’attuale scenario economico, infatti, ha messo al centro dell’attenzione di tutti i Paesi il rapporto tra finanza e cittadini e, di conseguenza, la relazione tra conoscenza economica, responsabilità individuale ed autonomia delle scelte. Di fatto, la crisi ha contribuito a “sdoganare” l’educazione finanziaria da materia per “addetti ai lavori” a competenza di base racchiusa nel più ampio concetto di cittadinanza economica, al pari dall’educazione alimentare e dell’educazione civica. L’educazione finanziaria è quindi passata dalla sfera delle competenze individuali (“io scelgo autonomamente di fare un corso di educazione finanziaria”) a quella pubblica (“per una crescita sociale del Paese, i cittadini frequentano dei corsi di educazione finanziaria”).Questa approccio coglie purtroppo l’Italia in notevole ritardo. E’ un dato di fatto che nel nostro Paese il grado di conoscenza economica è strutturalmente insufficiente, soprattutto nell’ambito di un confronto internazionale. Il World Competitiveness Index ci vede al 44° posto per la diffusione dell’educazione finanziaria e all’ultimo per quanto riguarda i Paesi del G8. Peraltro, l’aspetto più preoccupante è che questo gap ha ripercussioni concrete nella gestione delle vita quotidiana. Per esempio, il “concetto di diversificazione”, fondamentale in ambito economico, è una nozione contraria

Nel periodo attuale di crisi profonda che coinvolge in modo particolare l’Europa, emerge a necessità di fornire sistematicamente ai futuri protagonisti della vita economica, informazioni e strumenti utili per gestire le problematiche legate all’impiego del denaro. Prova ne è l’interesse dimostrato dalle principali istituzioni politiche e finanziarie dei Paesi industrializzati e, in particolare, dall’OCSE che vuole incrementare il livello della cultura finanziaria dei cittadini, al fine di assicurare da un lato una maggiore efficienza dei mercati e dall’altro di tutelare i consumatori evitando un eccessivo indebitamento, il tutto a vantaggio di una crescita equilibrata e sostenibile per l’economia. L’esperienza “sul campo” ha confermato l’opportunità e l’esigenza di avviare un processo di educazione finanziaria a partire dalle scuole. Educare le giovani generazioni al risparmio ed all’uso consapevole del denaro è di per sé un’attività prioritaria poiché un bambino “educato finanziariamente” sarà maggiormente in grado, da adulto, di fare scelte ragionate. Questo programma assume ancora più rilevanza se consideriamo le crescenti difficoltà che i nostri giovani si trovano ad affrontare in questo momento difficile dal punto di vista economico e sociale. In Europa e in Italia i principali istituti bancari hanno sviluppato dei programmi per accrescere la cultura finanziaria dei propri stakeholder, diventando dei veri e propri “mediatori culturali” sul territorio di riferimento.

DIFFONDERE L’EDUCAZIONE FINANZIARIA, L’ITALIA È IN RITARDO NELLA TRASMISSIONE DELLE COMPETENZE ECONOMICHE DI BASE

RAPPORTO CON IL DENARO: ISTRUZIONI PER L’USO GRAZIE AL PROGETTO “ECONOMIASCUOLA” DEL CONSORZIO PATTICHIARI

di Giovanna Boggio Robutti Responsabile programmi di educazione finanziaria Consorzio PattiChiari

di Alessandro Malinverno Segretario Generale Consorzio PattiChiari

all’esperienza maturata dai cittadini in altri campi della vita e la sua non comprensione porta a scelte sbagliate e dannose.Le banche italiane hanno cercato di rispondere alle esigenze di cultura economica del Paese svolgendo nell’ultimo quinquennio il ruolo di diffusore della competenze economiche di base, a “costo zero” per il Paese, sia tramite programmi propri sia tramite le iniziative di PattiChiari. Esse hanno coagulato risorse professionali, tecniche e didattiche provenienti anche dalle Associazioni dei consumatori, dimostrando di essere dei soggetti fortemente credibili per il rigore e per l’imparzialità nella programmazione sistematica di interventi nell’ambito della educazione finanziaria e civica.L’Italia, quindi, pur facendo registrare un importante divario con i Paesi più sviluppati, può oggi contare su una industria bancaria cosciente del proprio ruolo di attore nella diffusione dell’educazione economica e fortemente impegnata a mettere a disposizione dei cittadini, ed in particolare degli studenti, informazioni e strumenti utili per poter gestire in modo consapevole le problematiche legate all’uso del denaro. Ma quale potrà essere la “medicina” per ovviare alle profonde lacune? La sfida per il nostro Paese consisterà nel superare i particolarismi mettendo a fattor comune le esperienze maturate da tutti i soggetti coinvolti con l’obiettivo di portare la diffusione della “cittadinanza economica” a livello di progetto Paese. Le banche italiane hanno già intrapreso questa strada, grazie anche all’importante contributo di Banca Regionale Europea.

Sicuramente di rilievo è l’attività svolta in questi mesi da UBI-Banca Regionale Europea con il Consorzio PattiChiari: il successo degli eventi di Genova e Torino hanno confermato la validità dell’approccio scelto e il ruolo centrale svolto dall’industria bancaria nello svolgere una seria attività di formazione culturale rivolta alla società. Accanto all’impegno verso la scuola è altrettanto fondamentale quello verso le famiglie poiché, in passato, un’importante occasione di educazione economica era data dalla possibilità da parte dei bambini di osservare i genitori nello svolgimento della loro professione e spesso condividerne il valore reale. Questa era un’ottima esperienza che favoriva lo sviluppo dell’autonomia nel bambino, oggi sempre meno diffusa perché la maggior parte delle professioni viene svolta fuori casa. Grazie alla funzione di mediatore culturale svolta dall’industria bancaria, attraverso esperienze come quelle di UBI Banca Regionale Europea e PattiChiari si cerca così di facilitare la trasmissione di conoscenze e competenze che spesso sono dimenticate ma fondamentali per una formazione di una “coscienza economica” completa. Gli eventi come quelli di Genova e Torino hanno permesso di parlare a bambini e adolescenti senza focalizzarsi sull’acquisizione di concetti economico-finanziari, ma sullo sviluppo di competenze che permettano loro di diventare autosufficienti una volta diventati adulti e che fungano da base nel futuro per comprendere concetti specifici.

miglior racconto con il suo “Chi trova un amico trova un tesoro. Ma vale di più un amico o un tesoro?”, mentre altri due racconti hanno meritato una menzione speciale, nello specifico quello di Davide De Pascale “Ci sono persone così povere che possiedono solo un sacco di soldi” (Istituto Comprensivo Molassana) e di Anna Mosca “Peter e gli arcobaleni” (Istituto Comprensivo Quarto).Infine, ad Alba, la Banca ha seguito i ragazzi degli istituti superiori proponendo loro “L’Impronta economica Teens” il percorso didattico per approcciare il mondo del lavoro creando insieme un business plan.

L’istituto APRO Formazione, per il secondo anno consecutivo, ha saputo realizzare un progetto interessante e convincete che permetterà alla clessa 2a Acconciature di partecipare alla finale nazionale del concorso “Sviluppa la tua idea imprenditoriale” che si terrà a Roma nell’ottobre 2013.La Banca continuerà ad essere al fianco dell’attività di PattiChiari anche per il prossimo anno scolastico a Genova, Torino e nel cuneese, per offrire agli adulti di domani spunti e riflessioni utili per poter crescere nella consapevolezza economica e raggiungere un livello di conoscenza adeguato in tema di educazione finanziaria.

Allestimento della mostra “Due favole sonanti e una d’oro”presso la Direzione Generale della Banca

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Carozzi, Paolo Galvani e Giovanni Tarditi hanno fondato «Prestiamoci», piattaforma italiana di prestiti tra persone.Se questo è il panorama del crowdfunding in Italia, ancora più interessante è cercare di capire chi sono quelli che lo finanziano. In fondo, sono sempre gli stessi italiani, quei 4/5 milioni che rientrano nelle varie ricerche sul popolo migliore, quelli che leggono e studiano, comprano libri e vanno al cinema, poca televisione e sport molto più praticato che guardato. Sono in maggioranza donne (60% contro 40%), a sfogliare la scheda che Palazzo Madama ha preparato dopo questo

crowdfunding che ha riportato i 43 pezzi di porcellana a casa sua, a Torino, con il sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, che ha messo a disposizione i fondi, e con la collaborazione della ditta Reply per l’implementazione del sito web attraverso il quale sono arrivate le donazioni: amano la musica (45%), vanno a teatro (36%, più di uno su tre), segue pochissimo lo sport (6,8%) o la tv (13%), preferendo stare insieme agli amici (46,9%, quasi uno su due), andare al cinema (42,1%), ma soprattutto leggere un buon libro (il 75%). Se pensiamo che nella classifica della lettura, l’Italia è addirittura all’ultimo posto, dietro la Grecia e il Portogallo, con soltanto quattro milioni di gente che compra libri o giornali, si capisce bene, alla fine, che il pubblico dev’essere lo stesso. È la nostra minoranza che ama l’arte e la società. E che aiuta il crowdfunding.

rano 43 pezzi di un servizio di porcellana, che venivano dalla famiglia di Massimo D’Azeglio, uomo politico e scrittore del Risorgimento. Erano all’asta a

Londra e c’erano solo due mesi di tempo per riportarli a Torino. Servivano 80mila euro, e soldi non ce ne sono più. L’idea è venuta a Enrica Pagella, direttore di Palazzo Madama. Ha pensato: lanciamo un crowdfunding, dall’inglese crowd, folla, e funding, finanziamento, una sorta di colletta popolare per sostenere idee e organizzaziioni. L’ha resa famosa Barack Obama, che ha pagato parte della sua campagna elettorale per la presidenza Usa con i soldi donati dai suoi elettori, ma in Italia non è che avesse mai attecchito troppo. Enrica Pagella è partita controcorrente: due mesi per avere 80mila euro, febbraio e marzo 2013. Ne ha raccolti 95mila, con 1589 donatori che hanno portato dai due euro a testa ai 25mila di Franco Coppo, un semplice ferroviere che ha regalato addirittura un quarto dei suoi averi. Nell’elenco ci stanno un po’ tutte le professioni, avvocati, artigiani, collezionisti,

L’era del crowdfundingper pagare le buone idee

L’esperienza torinese: riportati a casa 43 rari pezzi di porcellana dispersi nella Storia. Grazie ai donatori sono arrivati più soldi di quelli richiesti.

antiquari, casalinghe, e tanti, moltissimi turisti. Mancano i torinesi più ricchi, e gli industriali. Anche questo è uno specchio dell’Italia. Una signora ha voluto dare dodicimila euro attraverso il suo conto corrente. Enrica Pagella racconta che l’hanno chiamata, perché volevano controllare se fosse stato un errore, e lei ha detto di no, che era contenta di fare qualcosa per la sua città: “Ci siamo trovati di fronte una cittadina comune, che ama la sua città. Prima che uscissimo ci ha detto: se

vedete che non ce la fate in tempo per la scadenza, chiamatemi che vi do’ ancora una mano”.Da allora, lo staff di Palazzo Madama sta girando l’Italia per raccontare la prima esperienza di crowdfunding museale italiana, e perché ha avuto questo successo, una conferenza a Milano al Museo della Scienza, e poi a Reggio Emilia, e dopo ancora a Verona. Lei dice che “il segreto sta nell’offerta di valori, perché è di questo che alla fine abbiamo bisogno”. L’arte, la bellezza, e un patrimonio comune: “Il Louvre e la National Gallery hanno fatto acquisti per due milioni attraverso il crowdfunding”. In America, come spiega Jason Best, cofondatore di Crowdfunding Capital Advisors, “per ora c’è una norma che impone la stesura di una regolamentazione per il crowdfunding”. Qualche volta si perde: Gawker, il sito di informazione Usa che aveva lanciato una campagna di crowdfunding per acquistare un video che avrebbe contenuto le prove per incastrare il sindaco di Toronto, Rob Ford, ripreso mentre fumava qualcosa che dovrebbe essere crac, ha annunciato di

aver raggiunto il traguardo dei 200mila dollari, ma di aver perso il filmato. Però, in genere, nelle altri parti del mondo ha portato a successi clamorosi, come nella campagna parigina «Tous Mecènés» (tutti mecenati) che attraverso le donazioni della web communiy ha permesso proprio al Louvre di acquistare un capolavoro del Rinascimento, «Le tre grazie» di Cranach, da un collezionista privato, per un milione di euro. Ma non c’è solo l’arte. Si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall’aiuto in occasioni di tragedie umanitarie al sostegno di una politica, o di un ideale, dall’imprenditoria al giornalismo

partecipativo, fino alla ricerca scientifica. Le piattaforme di crowdfunding in genere sono siti web che facilitano l’incontro tra la domanda di finanziamenti, da parte di chi promuove dei progetti, e l’offerta di denaro, da parte degli utenti. Anche in Italia stanno nascendo come funghi, quasi sull’onda di una moda, e se uno ne sfoglia l’elenco, capisce meglio le modalità e gli ideali che muovono questo processo. Perché dalla prima - la PdB, Produzioni dal Basso - all’ultima, la Fund For Culture, un sistema di raccolta per sostenere la cultura, che è ancora in fase di lancio, c’è tutto un mondo da scoprire, dallo spettacolo alla solidarietà.La PdB è stata fondata nel 2005 da Angelo Rindone. Il suo scopo è quello di “offrire uno spazio a tutti coloro che vogliono proporre il proprio progetto attraverso il sistema delle produzioni dal basso”. Da allora, le proposte si sono allargate e differenziate. La Eppela, ad esempio, dal

2011 finanzia programmi innovativi nel campo del cinema, della musica, della scrittura, della moda e pure del no profit. La Com-Unity, invece, è un portale web di proprietà della Banca Interprovinciale Spa, sviluppato assieme allo Studio Scoa, lanciato appena pochi mesi fa, a marzo 2013, che ospita iniziative di qualsiasi tipo, “con particolare riferimento ad ambiti umanitari, sociali, culturali e scientifici”. Ci sono quelle legate al territorio, come «Finanziami il tuo futuro», che opera in Puglia, per la promozione e lo sviluppo di progetti locali, e c’è Musicraiser, voluta dal cantante dei Marta Sui Tubi, Giovanni

Gulino, e dalla producer e dj Tania Varuni, che è esclusivamente dedicata alla musica (per «finanziare dischi, tour promozionali, videoclip, concerti e festival»), oppure c’è «Cineama», nata per il mondo della celluloide, aperta ai professionisti, ai creativi e agli appassionati del cinema, nelle varie fasi di “creazione, produzione, promozione e distribuzione di film e documentari”. Ma oltre a tutte queste, non mancano quelle con un’ottica più sociale. «Pubblico Bene» è un progetto sperimentale di giornalismo d’inchiesta finanziato dai lettori e basato sulla partecipazione comune “per promuovere un nuovo modello di informazione indipendente, ispirato al modello del community funded reporting”. Buonacausa è “l’ethic network dedicato alle buone cause e ai progetti di valore sociale che richiedono sostegno”. Così come «Iodono», che raccoglie soldi online per le ONP. Nel 2010, infine, Mariano

E

di Pierangelo Sapegno

La teiera, uno dei pezzi del servizio di porcellana appartenuto alla famiglia di Massimo D’Azeglio

A fianco: “Tous Mécènes”

un’iniziativa di crowdfunding

promossa dal Louvre;la National Gallery of Art

di Londrae l’esposizione

allestita a Palazzo Madama di Torino

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L’India nel cuore

Da dove deriva e in cosa consiste il secolare

“mistero dell’India”?Il fascino dell’India si identifica con

un’idea spesso falsa di questo Paese che è uno sconfinato continente di razze, culture, tradizioni, costumi, lingue, religioni. Il cosiddetto “mistero” dell’India, che è il costante riferimento dell’immaginario collettivo, è stato fissato da autori che, incredibilmente, dell’India sapevano tutto senza aver mai visitato il Paese. L’idea che ancora abbiamo dell’India risale a Schopenauer, che avversava la presunzione di un Occidente superiore come adombrato invece da Hegel. Proprio Schopenauer ha contribuito, pur senza conoscerla, a fissare l’immagine romantica e intrigante di un’India sognante e misteriosa, terra madre di saggezza spirituale e di tutte le più antiche civiltà. Addirittura ispiratrice di filosofi come Platone e Pitagora. A

Vittorio Russo, autore di un interessante libro sull’India, a metà fra romanzo intimista e reportage, ci racconta riti, misteri e soprattutto potenzialità economiche e demografiche di quello che è oggi lo Stato asiaticopiù all’avanguardia sotto il profilo della ricerca e dello sviluppo di nuove tecnologie.

fare poi dell’India la fonte di tutte le idee hanno contribuito non poco pensatori e letterati del calibro di Goethe, Wagner, Nietzsche, narratori ingenui e irresistibili come Salgari e non ultimo, Herman Hesse con il suo magistrale “Siddartha”. L’India suscita da sempre un’attrazione ancestrale a partire dal richiamo che poté esercitare su figure di grandi condottieri come Alessandro il Macedone che giunse nel 326 a.C. nella Valle dell’Indo e affascinato da questa terra avrebbe proseguito nella sua avventura di scoperta e di conquista se i suoi più fedeli generali non si fossero ammutinati. Ma l’India è anche altro, anzi è soprattutto altro. Il filtro attraverso cui è passata l’immagine del Paese ha finito in realtà per riassumere in una fotografia falsa un continente complesso e sfuggente, non riassumibile in una formula definitiva. Perché oltre gli stereotipi c’è la realtà drammatica di una nazione che rifiuta la modernità e che continua a essere immersa in una

religiosità che è spesso superstizione, una fede che è spesso ottusa credulità. Il cosiddetto boom tecnologico e informatico non riguarda in realtà che una percentuale minima della popolazione indiana che è di circa un miliardo e trecento milioni di cittadini.

In che modo interagiscono l’anima più profonda legata alla spiritualità e quella moderna legata, in particolar modo, alle nuove tecnologie?

Credo che oggi esistano ancora cento, mille Indie, confuse in costumi e culture contrapposte ma, come dicevo prima, si ravvisano pure i presupposti di un’aggregazione naturale delle svariate popolazioni indiane. Le nuove generazioni, soprattutto nelle grandi metropoli, sono animate da un orgoglio che era smarrito da sempre nei meandri delle infinite diversità culturali e antropologiche delle etnie del Paese. Sicché proprio lo sviluppo economico, che per un verso rischia di creare conflitti

sociali pericolosissimi, potrebbe diventare il collante più originale di una sempre più spiccata fierezza nazionale.

Veniamo al suo recente libro “L’India nel cuore” (Dalai editore). Pagine molto ben scritte che scorrono in modo intenso, offrendo al lettore continui spunti intellettuali e sollecitazioni emotive. Da dove nasce l’idea di scrivere un libro così particolare e qual è stato il suo metodo di lavoro?

Le curiosità culturali che l’India sollecita sono tante che quando prendi ad approfondirle non puoi sottrarti al fascino che esse destano in termini di miti, vicende storiche straordinarie e letteratura sacra con i grandi poemi epici “Mahabharata” e “Ramayana”, patrimonio dell’umanità, senza contare l’incanto della letteratura sacra dei Veda. Ecco, io credo di aver subito proprio il fascino della letteratura dell’India antica, fin dal mio primo

viaggio in questo Paese, se non ricordo male, nel 1966. Il metodo di lavoro per la stesura del libro è informato alla focalizzazione dei diversi temi trattati indugiando sui miti religiosi, sulle tradizioni, sui costumi del Paese e su tante curiosità che possono incuriosire il lettore. Ma anche provando e rendere al meglio i colori, gli odori, i suoni, in una parola quello che immediatamente colpisce chi arriva in India e che io ho cercato di trasmettere al lettore.

Cosa differenzia il vero viaggiatore dal turista?

Mi capita spesso di avere compagni di viaggio curiosi come me, ma molti sono quelli che viaggiano come valigie. Non me ne voglia per il paragone. Visitare con altri gli stessi luoghi e vedere cose diverse è l’esperienza che faccio più di frequente. Una pietra può essere un semplice sasso o un pezzo di storia se in essa sai ravvisare e leggere con emozione eventi di un tempo remoto. È allora che, come scriveva Sabatino Moscati, le pietre parlano. La differenza fra il turista e il viaggiatore è data, se possiamo utilizzare l’esempio di sopra, tra il sasso che vede il turista e la pietra storica che vede il viaggiatore.

Proviamo, per un istante, a chiudere gli occhi e immaginarci nel 2030. Quali equilibri economici prevede per il nostro pianeta, e che posizione, in termini di rilevanza geopolitica, occuperà l’India?

Il prodotto interno lordo rivela che l’India è una locomotiva straordinariamente dinamica che avanza a ritmi di crescita impressionanti. Questa realtà rende plausibile la certezza di uno stupefacente futuro del Paese, che già nel 2030 potrebbe essere al vertice dell’economia del pianeta. La crescita economica del Paese è tuttavia asimmetrica perché solo una piccola parte della popolazione prospera a danno della restante, sempre più ricacciata nella voragine di

un’arretratezza da cui sembra impossibile uscire. Oggi la middle-class è la spina dorsale dell’economia, vive al livello degli standard occidentali, s’inserisce nei suoi processi di crescita e fa di questa Nazione una potenza militare ed economica di tutto rispetto. Grazie a un sistema universitario di elevato livello e a generazioni di giovani laureati che credono orgogliosamente nel futuro, l’India è all’avanguardia in molti settori di punta e ad alto contenuto tecnologico come informatica e farmaceutica. La crescita degli ultimi decenni è stata diseguale fra i diversi livelli della popolazione e i diversi stati della nazione, soprattutto poi tra le aree urbane e quelle rurali. Del boom indiano degli ultimi anni ha

beneficiato solo il venti per cento della popolazione. Perciò non meno di novecento milioni ne sono stati tagliati fuori. Perché, nonostante tutto, mille e duecento milioni di indiani continuano a vivere – come scriveva Terzani – “nella stessa geografia, ma non nella stessa storia; nello stesso spazio, ma non nello stesso tempo.”

Dall’alto della sua conoscenza del continente indiano, qualche consiglio pratico per tutti i lettori di Rassegna che volessero recarvisi?

Suggerisco sempre di entrare in India in punta di piedi da una delle sue mille porte, come in un santuario, senza lasciarsi sconfiggere dalle immagini spesso agghiaccianti, dagli odori raccapriccianti e dai colori violentissimi, amplificati pure dal caldo, spesso torrido, o dai diluvi dei monsoni. Penso che se con questo spirito ci si avvicina all’India si va via portandone per sempre un pezzo nel cuore.

CAPITANO DI LUNGO CORSO,VIAGGIATORE, SCRITTORE È AUTORE DI SAGGI E RACCONTI. HA PUBBLICATO ANCHE RICERCHE E STUDI SULL’ORIGINE DEL CRISTIANESIMO

A cura di Angelo Roma

38 CULTURA

Uomini al lavoro in una lavanderia a Varanasinell’Uttar Pradeshin India

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QTurismo come volano per la crescita

COSTA AZZURRA

Clima mediterraneo, spiagge dorate protette dai palmiers, paesaggi montani incontaminati, campi di lavanda e distese di olivi che circondano i villaggi arroccati della Costa Azzurra, festival ed eventi che seducono visitatori da tutto il mondo: ingredienti d’eccezione che accontentano i gusti di tutti i turisti e che attirano ogni anno più di 11 milioni di viaggiatori in questa lingua di costa.

La Banca Regionale Europea, con le filiali di Nizza, Mentone e Antibes, è la banca di riferimento per la clientela italiana con interessi immobiliari, per turismo o per investimento, sulla Costa Azzurra.Attraverso il proprio conto corrente in Francia, che si può aprire ed alimentare anche dall’Italia presso tutte le filiali della Banca, è possibile pagare le imposte immobiliari francesi, le spese condominiali e le utenze, a costi più vantaggiosi rispetto a quelli normalmente sostenuti disponendo bonifici dall’Italia. La Banca rende inoltre disponibile un servizio di consulenza, mettendo in contatto il cliente con agenzie immobiliari di provata affidabilità, ed organizza incontri e convegni di interesse insieme alla Camera di Commercio Italiana di Nizza, come quello recente su tematiche fiscali, curato dal dottor Mauro Michelini presso l’Hotel Negresco di Nizza.Le filiali in Costa Azzurra dispongono di personale italiano, e quelle di Mentone e di Antibes sono aperte anche il sabato mattina.

mese di agosto. A partire dall’inizio degli anni novanta le tendenze turistiche europee hanno subito forti cambiamenti: la diminuzione dei prezzi dei trasporti aerei ha permesso a nuove mete esotiche, culturali e urbane di entrare a far parte delle destinazioni turistiche più richieste. Questo cambiamento, di conseguenza, ha alterato le abitudini dei viaggiatori che hanno iniziato a spostarsi alla scoperta di nuove località. Infatti nel 1990, Francia, Stati Uniti, Cina, Spagna e Italia si dividevano il 39% del turismo internazionale. Nel 2012 invece, nonostante la pole position rimanga a questi cinque stati, l’afflusso turistico che li riguarda si è ridotto al 30% vedendo entrare altri stati del mediterraneo tra nuove località di tendenza che potrebbero un giorno sbaragliare le mete tradizionali.In un contesto globale in cui la concorrenza sta aumentando sempre di più, anche nel settore turistico è essenziale adattare ogni anno l’offerta turistica al pubblico: le parole chiave sono investire, innovare, comunicare e sedurre.La Costa Azzurra ha seguito questa necessità intervenendo su molti ambiti contemporaneamente. Gli investimenti nella regione non mancano: nuove infrastrutture per la ripianificazione urbana, ammodernamenti degli spazi pubblici, riqualificazione dei quartieri cittadini. A Nizza, ad esempio, prima città delle Alpi Marittime per numero di abitanti, tra il 2012 e il 2017, si inaugurerà una nuova linea di tram che percorre la città creando un collegamento diretto tra il porto marittimo e l’aeroporto e completando la già ricca offerta di trasporto pubblico cittadino che conta un’infrastruttura su rotaia per l’attraversamento nord-sud della città, una fitta rete di autobus e di mezzi di trasporto ecologici di bike e car sharing. Sempre seguendo la stessa idea di rinnovamento, due stazioni ferroviarie, la Gare de Nice Ville per i collegamenti nazionali e internazionali e la Gare du Sud per i trasporti ferroviari regionali, sono in cantiere e entro un anno accoglieranno sontuosamente i turisti che si recheranno sulla Costa Azzurra. Questi investimenti si inseriscono in un più ampio progetto cittadino che ha

Et voilà per la tua casa in Costa Azzurra la Banca di casa tua

uesti elementi hanno fatto della riviera francese uno dei luoghi più conosciuti al mondo in cui si concentrano forti

investimenti che, realizzati per favorire il settore turistico, contribuiscono allo sviluppo dell’intera economia regionale.Infatti, quando si parla di turismo in Costa Azzurra è essenziale ricordarsi che questa é la seconda regione francese per arrivi turistici dall’estero e prima invece quando si contano gli arrivi nazionali: Nizza è il secondo aeroporto francese e conta più di 10 milioni di passeggeri l’anno. Inoltre, ogni anno, si vede passeggiare sul lungomare francese una media di 200.000 turisti: la popolazione turistica oscilla tra le 50.000 in fine gennaio, considerato il periodo di bassa stagione dopo il Capodanno e prima del rinomato Carnevale, e i 600.000 visitatori che invece affollano le città e le spiagge nel

di Agostino Pescedirettore della Camera di Commercio Italiana di Nizza

Vista della baia di St. Tropez, Francia

FILIALE DI MENTONEAvenue de Verdun, 21Tel. +33 (0) 497118100

FILIALE DI NIZZABoulevard Victor Hugo, 7Tel. +33 (0) 497036080

FILIALE DI ANTIBESAvenue Robert Soleau, 15Tel. +33 (0) 489708220

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visto il miglioramento delle infrastrutture come ultimo punto di una più ampia strategia di ammodernamento: infatti, già da diversi anni il comune sta lavorando sulla cura dell’arredo urbano, la riqualificazione di quartieri, la pedonalizzazione d’intere aree urbane e destinando massicci investimenti al restauro dei palazzi del centro città. Tutti questi cambiamenti hanno lo scopo di migliorare l’immagine globale della capoluogo, non solo per soddisfare i nizzardi e i turisti casuali

Patrizia Dalmasso, ha assunto, dal 5 novembre 2012, la presidenza della Camera di Commercio Italiana di Nizza. La nomina di un membro di giunta della CCIAA di Cuneo alla guida della Camera di Commercio Italiana permetterà di avvicinare ulteriormente la Granda e la

Costa Azzurra.Presidente Dalmasso, con questa sua recente elezione potrà dare un ulteriore impulso ai legami tra il Piemonte, e in particolare Cuneo e la Costa Azzurra. Quali sono i suoi obiettivi?La vicinanza geografica e il

passato storico in comune hanno facilitato le collaborazioni tra la Provincia di Cuneo e la Costa Azzurra. Collaborazione che si espande di giorno in giorno: sempre più aziende italiane si affacciano al mercato francese, il numero di turisti francesi è in aumento e, in generale, i francesi dimostrano un maggiore interesse verso il Piemonte. Si tratta di un lavoro di promozione del marchio Italia di lungo periodo che la Camera di Commercio italiana di Nizza svolge quotidianamente sul territorio francese. Il nostro obiettivo è di continuare questa strada, aiutando sempre più aziende italiane ad affacciarsi sul mercato francese e promuovendo il nostro territorio in Francia.

Qual è il ruolo della Camera di Commercio italiana di Nizza?

Abbiamo un doppio ruolo, da un lato rappresentiamo l’economia italiana in Francia, siamo ambasciatori di tutta la nazione presso le istituzioni e le realtà economiche della Costa Azzurra; dall’altro lato, siamo una vera e proprio struttura di servizi per le imprese. Diamo dei servizi concreti agli imprenditori italiani che vogliono approdare sul mercato francese, ma non sanno come fare: assistenza

che si recano nella città, ma anche per coloro che tornano periodicamente per le vacanze: in Costa Azzurra si registrano infatti più di 160.000 residenze secondarie e, di queste, più di 120.000 sono d’investitori fuori regione e stranieri. Infine, per continuare ad attirare e sedurre il pubblico dei nuovi e vecchi frequentatori, la riviera francese si sta riempiendo di eventi e appuntamenti mondani: i festival estivi sulle spiagge dorate sono conosciuti ormai da anni attirando in maggio gli appassionati del

cinema con il Festival di Cannes e gli amanti dei concerti live e musica jazz con gruppi che si esibiscono durante i mesi estivi in tutte le cittadine costiere. Accanto a questi un’agenda ricca di eventi culturali, mostre, spettacoli teatrali che ravvivano i palazzi del centro e i borghi arroccati a tutte le ore del giorno. Anche gli sportivi quest’anno hanno potuto dare sfogo alle loro passioni e approfittare degli eventi proposti per scoprire la Costa Azzurra: in giugno e luglio si è già tifato per i ciclisti che gareggiano durante la

tappa cronometro del Tour de France e per gli Ironman che si sfidano in un decathlon estremo di 11 ore. La riviera francese ha quindi il merito di trovarsi in una zona in cui il paesaggio naturale è da sogno, e la fortuna di avere delle istituzioni lungimiranti che continuano a valorizzarlo e promuoverlo. Il turismo è una risorsa essenziale per questo territorio che concorre allo sviluppo delle infrastrutture e al miglioramento della qualità di vita. E’ proprio il caso di dire che il turismo è un valore sicuro con un enorme potenziale.

Intervista a Patrizia Dalmasso, presidente della Camera di Commercio Italiana di Nizza.

Ambasciatoridel savoir-faire italiano

fiscale e giuridica, accompagnamento commerciale, ricerca di partner o clienti, partecipazione a saloni, fino alla creazione di eventi specifici sul territorio francese.

Quali sono i servizi che vi vengono richiesti con più frequenza?

Lo scopo finale di tutti gli imprenditori italiani che ci contattano è quello di trovare nuovi clienti in Francia. I servizi più richiesti sono la consulenza e lo studio di fattibilità per ogni tipo di progetto, e la promozione commerciale.Si tratta in molti casi di servizi specializzati, e questi servizi hanno un costo. La nostra Camera, come quasi tutte le Camere di Commercio italiane all’estero, è autofinanziata per il 90% tramite la vendita dei propri servizi. Il mercato stesso è garante della qualità dei nostri servizi!

E il settore in cui avete ricevuto più domande?

L’agroalimentare è il nostro principale settore di attività: i nostri prodotti alimentari sono molto conosciuti e apprezzati in Francia pertanto il mercato è molto aperto e ricettivo.Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento delle domande nel settore dell’edilizia: si tratta principalmente di PMI che cercano nuovi sbocchi in Francia, principalmente a causa della prossimità geografica. Il savoir-faire italiano è rinomato in Francia per la sua qualità, e c’è una domanda di artigiani edili italiani sempre crescente, sia presso clienti privati, sia presso le amministrazioni pubbliche.

Non esistono tentativi di protezionismo da parte dello stato francese?

L’ultimo ostacolo di tipo protezionista è l’obbligo, per le aziende edili che lavorano in Francia, di stipulare un’assicurazione decennale; ma siamo riusciti a superare questo ostacolo 3 anni fa. Ormai tutti i nostri clienti riescono ad ottenere un’assicurazione decennale per i loro cantieri e lavorano regolarmente in Francia.

SERVIZI, CONSULENZAE ASSISTENZA PERSONALIZZATA: LA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA DI NIZZA PER GLI IMPRENDITORI ITALIANI CHE GUARDANO ALLA COSTA AZZURRA

Il porto di Nizza, Francia

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mondo, abbiamo un debito aperto. Debito che innanzitutto è nei confronti dei suoi protagonisti, il cui lascito straordinario, scientifico e umano, non risente del trascorrere del tempo. In breve, l’Ecomuseo “Sogno di luce” di Alpignano ha in sé qualcosa di inconsueto e insieme di profondamente bello, poiché si avverte subito, visitandolo, che è stato concepito con due obiettivi: per dar corpo a una

materia viva e come atto di riconoscenza. Dietro la sua realizzazione trapela il tentativo di onorare e di trasmettere il senso (meglio: lo spirito autentico) di un’avventura in cui si intrecciano intelligenza, passione e autentica caparbietà visionaria. Una qualità, quest’ultima, che appartiene solo ai veri sognatori, ossia a quegli uomini che hanno come stella polare le loro utopie e – al di là di ogni avversità

l posto è una doppia sorpresa: chi se lo aspetterebbe, infatti, di trovare nella parte antica di Alpignano – località alle soglie di Torino già protesa verso la Valle di

Susa – un ecomuseo dedicato alla lampadina e alla sua storia? Ma soprattutto quanti sanno che l’inventore di questo oggetto, piccolo ma rivoluzionario, fu il piemontese Alessandro Cruto, che contende all’americano Thomas Alva Edison il primato della scoperta?In verità la figura di Cruto è ben nota agli storici della scienza e della tecnica, ed è stata indagata a fondo, specie in questi ultimi decenni, che hanno visto la divulgazione scientifica affermarsi come genere giornalistico e, talvolta, diventare materia letteraria. Tuttavia, per il grande pubblico Cruto resta un carneade, uno dei tanti eminenti sconosciuti di un Ottocento che può forse apparirci remotissimo, ma con cui noi, e il nostro

Dedicato ad Alessandro Cruto, lo scienziato piemontese che scoprì la lampadina a incandescenza, l’Ecomuseo “Sogno di Luce” racconta la storia dell’illuminazione attraverso una ricca raccolta di materiali. Un’esposizione appassionata e affascinante, ospitata nell’ex opificio in cui l’utopia della luce artificiale divenne una realtà.

I

Alpignano e l’inventore dellalampadina

L’OPERA DI CRUTO SI INSERISCE IN UN CONTESTO, IL PIEMONTE DELLA SECONDA METÀ DELL’800, CRUCIALE PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA NUOVA ITALIA

personale o storica – possiedono l’interiore certezza che esse un giorno diventeranno vere.In questo senso, Alessandro Cruto appartiene alla razza dei sognatori più grandi e nobili. La sua stessa biografia ha un carattere eccezionale: è l’inventore che si potrebbe immaginare da bambini, un genio immerso tra carte e strane attrezzature, dimentico di sé e delle preoccupazioni materiali, lo

sguardo sempre rivolto verso l’alto a dispetto delle umili origini. “Come si immagina Cruto nella realtà?” chiedo a Mario Broglino, il curatore scientifico del Museo. Broglino – una carriera di 42 anni nell’AEM di Torino, 20 dei quali spesi a occuparsi di illuminazione pubblica – è l’autentico custode dell’eredità di Cruto, del quale ha studiato opere e memorie: “Penso che fosse un tipico piemontese di vecchio stampo: carattere chiuso, schivo, ma con il bernoccolo dell’inventore. Nato a Piossasco nel 1847, viveva in un paese agricolo ed era destinato a diventare capomastro, come il padre. Se non che, come annota nel suo diario, all’età di 6-7 anni Cruto volle sapere dal fratello maggiore quale fosse la materia più preziosa in natura. La risposta fu che tale materia era il diamante, ossia nient’altro che carbonio cristallizzato. Da quel momento la vita di Alessandro Cruto cambiò di segno:

di Giacomo Affenita

Uno scorcio dell’ecomuseo “Sogno di Luce”: ogni apparecchio è un pezzo di storia dell’illuminazione pubblica torinese. Sotto: Alessandro Cruto (1847-1908). A fianco: la fabbrica ad Alpignano nel 1887

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Inaugurato il 3 aprile 2004, l’ecomuseo “Sogno di Luce” ha sede nell’ex Opificio Cruto, in via Matteotti 2, ad Alpignano. L’esposizione è organizzata su tre filoni tematici. Il primo percorso è dedicato all’inventore piemontese Alessandro Cruto e alla sua eredità umana e scientifica. Il secondo percorso racconta la storia dell’illuminazione, dagli albori dell’umanità ai nostri giorni.Il terzo itinerario illustra lo straordinario periodo storico in cui visse e operò

Cruto, caratterizzato da una straordinaria fioritura scientifica e tecnologica, con centinaia di scoperte che aprirono un’epoca nuova nella storia del mondo.Assai suggestivo l’allestimento, ideato da Piero Livio: oggetti e documenti (centinaia i pezzi che documentano la storia dell’elettricità e dell’illuminazione) sono ospitati all’interno di uno spazio disegnato a imitazione del bulbo di una lampadina. In una zona laterale è invece sistemata la virola (la parte terminale della lampadina): in quest’area si possono ascoltare una serie di contributi audio, tra cui anche le testimonianze di vita aziendale raccolte tra gli ex dipendenti della Philips di Alpignano.Negli anni 2005-2007 e 2011-2013, l’ecomuseo ha ottenuto la certificazione Herity, riconosciuta per la buona qualità raggiunta per rilevanza, conservazione, comunicazione e servizi dell’esposizione.

Orari: apertura il giovedì dalle 15 alle 18e ogni prima domenica del mese, sempre dalle 15 alle 18. L’ingresso è libero; possibilità di accesso per i visitatori svantaggiati.

http://ecomuseo.comune.alpignano.to.it/

stregato dalla rivelazione decise di perseguire l’obiettivo di produrre il diamante artificiale. Una promessa che non dimenticò nemmeno col passare degli anni: diventato capomastro rubava le ore al sonno per studiare da autodidatta sui libri di fisica e di chimica; e non appena il lavoro glielo consentiva si recava a Torino per ascoltare le lezioni all’Università”. È il perfetto ritratto dell’inventore da giovane: Cruto ha circa 30 anni, è privo di mezzi, estraneo

a qualsiasi circolo accademico e non ha la possibilità di conoscere i rapidi progressi che, nella seconda metà del XIX secolo, la cultura scientifica faceva in ogni campo, di anno in anno. Mille difficoltà, a cui suppliva con entusiasmo e forte volontà.Intanto gli esperimenti eseguiti nel suo piccolo laboratorio di campagna lo avevano portato lontano: ispirandosi a uno strumento francese visto su una copia del “Trattato di Fisica Applicata” di Adolphe Ganot, si fa costruire un’apposita “macchina pneumatica comprimente”, che utilizza per la liquefazione dei gas che contengono carbonio, così da ottenere, attraverso un processo alternato di surriscaldamento e raffreddamento, la tanto agognata

cristallizzazione. È a questo punto, però, che scatta quel fenomeno che la sociologia definisce “serendipity” e che tanta parte ha avuto nella storia delle invenzioni: mentre l’inventore si muove alla ricerca di un risultato càpita che, inaspettatamente, si aprano altre strade, magari più importanti dell’obiettivo iniziale. Avviene così anche per Alessandro Cruto: impegnato nelle ricerche sul diamante, ottiene sottili lamelle di carbonio purissimo, molto resistente. Nelle sue carte scrive, con stupefacente sicurezza: “Questi risultati serviranno per costruire il filamento della lampadina”. Vedeva giusto, e la conferma gli arrivò indirettamente da Galileo Ferraris, all’epoca punto di riferimento della comunità scientifica

piemontese. Tornato da un viaggio in America, nella primavera del 1879 il professore tenne al Museo Industriale di Torino una serie di conferenze sull’elettricità e sulla storia dell’illuminazione, per illustrare i risultati raggiunti in questo campo. Cruto assiste a uno di questi incontri, e fedelmente registra il fatto nel suo diario: “…arrivai un poco in ritardo, non potei apprendere gran che, e tuttavia vi appresi la parte storica della lampada ad incandescenza”. In quell’occasione Ferraris sostenne che le lampade a incandescenza non avrebbero mai avuto futuro, poiché era inutile suddividere la luce delle grandi lampade ad arco voltaico in “tante

piccole ampolle” che, pur consumando la stessa energia, avevano breve durata e facevano una luce fioca. È quanto basta: Cruto comprende subito che il problema da risolvere per produrre una lampadina efficace sta tutto nel filamento, e si rende conto che le sue lamelle di carbonio sono la risposta ideale. Il 5 marzo 1880 accende la sua prima lampadina elettrica presso il gabinetto di Fisica dell’Università di Torino: “La luce Cruto – scriverà la Gazzetta Piemontese – è costante, limpida, molto meno costosa delle altre luci elettriche, costituisce insomma una vera scoperta”. La lampadina del piemontese surclassava quelle dell’americano Edison, che utilizzava filamenti realizzati ancora con fibre vegetali, e dell’inglese Swan, che

come filamento usava un filo di cotone. Due modelli brevettati entrambi un anno prima ma in fondo, come sottolineava Galileo Ferraris, inutilizzabili poiché antieconomici. In ogni caso, se il punto essenziale per far funzionare bene la lampada ad incandescenza era il filamento di carbonio, Cruto poteva vantare la paternità di tale scoperta. Ma che cosa resta di quelle prime, arcaiche lampadine? Mario Broglino mi guida nel cuore dell’ecomuseo, dentro una struttura che sarebbe piaciuta allo stesso inventore. È un contenitore che – come pensarlo diversamente? – ha la forma di un bulbo di lampadina: un’arca luminosa che conserva, come in un

fantastico catalogo sciorinato su scaffali a vista, centinaia di strumenti dai nomi misteriosi: luxometro, galvanoscopio, ohmetro, apparecchio a onde convoglianti... reperti rari e talvolta unici, ciascuno dei quali rappresenta un tassello della storia torinese dell’illuminazione e dell’elettricità, per la maggior parte recuperati dai magazzini e dagli archivi dell’AEM. Dei pezzi originali realizzati da Alessandro Cruto non è rimasto molto, ma il fascino di quel che si conserva ad Alpignano è intatto: ci sono alcune lampade a incandescenza fabbricate nel laboratorio di Piossasco (“datate tra il 1880 e il 1885, e quindi tra le prime in assoluto”, puntualizza Broglino); c’è un grande rocchetto di ceramica su cui si avvolge

L’ecomuseo “Sogno di Luce”

Sistemato al primo piano dell’ex Opificio Cruto, l’ecomuseo è stato progettato dallo Studio Livio di Torino. A fianco: due manifesti pubblicitari di lampade prodotte ad Alpignano, le lampade “Z” (1914) e le lampade Philips (1929)

La lampada originale a incandescenza prodotta da Alessandro Cruto

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anche, per altro verso, molto importanti: qui si sposerà felicemente con Libera Camandona, da cui avrà tre figli. È chiaro, comunque, che Cruto non è adatto a quel tipo di vita: pochi anni dopo, nel 1891, abbandonerà Alpignano e nel 1895 uscirà definitivamente dalla società. Si stabilirà a Torino, residenza che alternerà con la grande villa di Piossasco, dove sino alla fine della sua vita (nel 1908) continuerà a condurre ricerche ed esperimenti, rivolgendosi anche allo studio dell’elettricità atmosferica, attratto dall’idea di catturare l’energia dei fulmini. Nato dal sogno di Alessandro Cruto, l’opificio di luce

una sottile spira di carbonio; c’è quel che resta, quasi una reliquia, di un tubo in vetro utilizzato per gli esperimenti sulla cristallizzazione; e poi si ammirano i documenti (poche le carte autografe, il 95% delle quali conservate al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano), tra cui “La Misura Logaritmica Universale delle temperature”, un fascicolo che dimostra quale geniale autodidatta fosse Cruto, che pubblicò a proprie spese le teorie dedotte dai suoi esperimenti, cercando di accreditarsi come uomo di scienza presso il mondo accademico di Torino.A questo punto c’è ancora da svelare un

piccolo mistero: quale evento sospinse l’inventore di Piossasco ad Alpignano? Brevettata la sua lampada ad incandescenza nel 1882 e trovati i primi finanziatori, per alcuni anni Alessandro Cruto continuò a produrre i suoi modelli nel suo piccolo laboratorio artigianale. Il successo gli impose però una dimensione diversa. Le lampade Cruto si stavano rapidamente diffondendo in tutto il mondo: occorreva un’organizzazione industriale, e quindi un grande opificio alimentato da una sufficiente forza idraulica. Il luogo adatto venne individuato ad Alpignano, sulla sponda meridionale della Dora Riparia, accanto

al ponte che scavalca il fiume. Lì, nel 1886, si inaugura la “fabbrica di luce” della Società italiana di Elettricità - Sistema Cruto, con 26 dipendenti e una produzione giornaliera di 1000 lampade di diverse intensità. È la prima fabbrica italiana di lampade a incandescenza.Poco interessato all’attività di imprenditore, Alessandro non vorrebbe lasciare le sue amate ricerche, ma la gestione tecnica dello stabilimento lo costringe a trasferirsi. Gli anni di Alpignano saranno intensi e difficili, specie per i continui contrasti con gli amministratori della fabbrica, in perenne disaccordo con l’inventore; ma saranno

contrassegnerà la vita di Alpignano e dei suoi abitanti per buona parte del Novecento, e pur nei vari cambi di proprietà – dalla Società Dora alla Edison Clerici e alla Philips – legherà per sempre il nome di questa località all’avventura scientifica e commerciale della lampadina. Oggi, divenuto sede dal 1996 della Biblioteca Comunale e dal 2004 dell’Ecomuseo “Sogno di Luce”, la parabola di quella lunga storia pare quasi chiudersi in un cerchio perfetto. “La forza dì volontà fu l’unico mezzo per giungere alla meta prefissatami”: così lasciò scritto Cruto nei suoi ultimi anni, facendo il bilancio di una vita. E allora dovremmo forse concludere che non c’è niente di più moderno di questo invito a osare sfide che sembrano impossibili, dando valore al proprio lavoro e alla dimensione del far bene le cose. Chi guardi con attenzione potrà vedere in questa ricapitolazione un’apertura, e magari il punto d’inizio di una nuova strada.

La storia della Finder inizia a Torino, o meglio ad Almese, nel 1954 quando Piero Giordanino avviò la produzione di relè elettromeccanici civili. Piero, perito elettrotecnico ma soprattutto grande appassionato di automazione, brevettò il relè passo-passo già nel ‘49: intuizione geniale che pose le basi di un’azienda leader di mercato da quasi 60 anni. Imprenditore “illuminato” non solo per motivi legati al mondo produttivo in cui viveva, ma anche per le sue scelte decisamente d’avanguardia per l’epoca: dalla sede di Almese, immersa nel silenzio e nel verde della bassa Val Susa perchè il contesto lavorativo fosse meno stressante, alla forte maggioranza di donne (circa il 70%, dipendenti e direzione compresa) fino all’ambizione della totale autonomia per poter produrre e progettare sia il prodotto che i macchinari necessari alla lavorazione.

Quando la voglia di “trovare” diventa impresa: Finder SpA

Oggi, l’eredità dell’“inventore” Giordanino è in mano ai quattro figli, Renato, Elisabetta, Lorenza e Giuliana e agli oltre 1.300 dipendenti – di cui 870 impiegati in Italia - che lavorano con grande passione e professionalità al servizio del mercato. I numeri di Finder sono importanti: 4 siti produttivi, 6 sedi commerciali in Italia, 21 filiali commerciali estere e distributori in tutto il mondo, 12.000 articoli tra la gamma prodotti e un fatturato di 157 milioni di euro nel 2012, risultati che non hanno mai alterato lo spirito del fondatore. “Papà - racconta Lorenza Giordanino, uno degli amministratori - era una persona molto sportiva e divertita dalla vita. È rimasto in azienda fino all’età di 84 anni ‘giocando’ ad innovare e a far crescere la nostra realtà con grande intuito e semplicità allo stesso tempo. Era animato da una smisurata passione per l’automazione e per la progettazione, tanto che oggi le nostre maggiori linee viaggiano su suoi progetti”. E alla domanda sul perchè del nome Finder Lorenza risponde “mio padre era una persona creativa e poliedrica, appassionato di lirica e cosciente di voler portare l’azienda oltre confine. Finder significa ‘trovatore’ e si scrive in ugual modo sia in tedesco che in inglese, per lui era il nome migliore per la sua neonata impresa”. Nel 2014 saranno i primi 60 di attività made in italy e certamente le premesse fanno immaginare nuovi orizzonti e soddisfazioni. www.finder.it

Certificato di una Azione della Società Italiana di Elettricità già Cruto (1898). Sotto: appunto originale dell’inventore. A fianco: disegno sui “Perfezionamenti sull’illuminazione elettrica per incandescenza” allegato alla Privativa Industriale del 7 marzo 1882.

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5150 TERRITORIO

i racconta che Napoleone a Sant’Elena, poco prima di morire, abbia ricordato solo tre cose e tra queste il Golfo della Spezia, per il quale sognava una grande base

navale direttamente collegata con il cuore dell’Europa. Toccò in sorte al piemontese Cavour riprendere quell’idea e risolutamente attuarla agli albori dell’unità d’Italia. Fu una scelta condizionante che, oltre alla realizzazione dell’Arsenale Marittimo e della base della allora Regia Marina, segnò il destino del golfo e della piccola città che vide esplodere, mentre nasceva la nazione, il suo modesto tessuto urbano fino a contare in pochi decenni 130 mila abitanti. La base navale diede un poderoso impulso all’industria fino alla

Dal 3 al 6 ottobre 2013 a La Spezia: la proiezione nel futuro di un secolo e mezzo di storia della città civile e della città militare.

S

La festa della Marinerianel Golfo delle Meraviglie

di Enzo Millepiedi crisi delle aziende a partecipazione statale, massicciamente presenti, che 150 anni dopo ha imposto la ricerca di un nuovo modello di sviluppo per una economia del mare in cerca dell’equilibrio tra le diverse funzioni, sia storiche sia emergenti: la Marina Militare, il Porto mercantile da record di efficienza con Contship, la grande cantieristica (Fincantieri), la nautica dei marchi prestigiosi (Ferretti, Baglietto, Perini), i porti turistici (prima il Lotti poi il Mirabello), i poli agonistici (vela, canotaggio, sub), la coltivazione dei pregiati mitili, il turismo nautico e crocieristico. È questa varietà che ha fatto subito colpo proprio sui crocieristi, che in una giornata si sono ritrovati per ventura in cinquemila ad assistere allo spettacolo

suggestivo di una esercitazione di navi militari con la portaerei Cavour e delle blasonate regate del Trofeo Mariperman. La sfida è dunque creare sinergie in linea con tradizione marinara e tecnologie avanzate, tra antichi mestieri e nuove professioni, potendo contare su primari centri di ricerca (Enea, Nurc, Commissione esperimenti), del Distretto delle tecnologie marine dell’ingegneria navale. Ed è solo così che si capiscono il senso e il valore storico, scientifico ed economico della Festa della Marineria, che coinvolge e impegna tutte, ma proprio tutte, le componenti presenti nel Golfo della Spezia, da Lerici a Porto Venere, passando per la città e le Cinque Terre. Ed è questo il senso della presenza significativa inaugurata dal Banco di San Giorgio e confermata da Banca Regionale Europea. La Festa della Marineria ha debuttato nel 2009 fortemente voluta dal Sindaco Massimo Federici che ha coinvolto le città delle Repubbliche marinare e soprattutto Venezia, città che con La Spezia ospita i due musei navali d’Italia, storico la prima,

tecnico la seconda. Lo spirito marinaresco ha fatto il resto suscitando un oceano di entusiasmi anche in ricordo di storiche imprese, dalla conquista sull’Atlantico del Nastro Azzurro del Rex nel 1933, con il comandante lericino Francesco Tarabotto, un mito della

Società marittima, al Destriero costruito da Fincantieri per lo Yacht Club Costa Smeralda, che nel 1992 ha battuto il record di velocità media da New York all’Inghilterra. La coincidenza, nel 2011, con le celebrazioni dei 150 anni

dell’unità d’Italia, ha dato la ribalta nazionale alla Festa della Marineria della città nata insieme alla nazione, con l’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Giornata della Marina celebrata il 10 giugno di quell’anno alla Spezia.

Quel successo ha consacrato l’intesa tra Comune e Autorità Portuale che, insieme alla Marina Militare e al contributo della Banca, in questa terza edizione propongono come tema l’ingegno navale (shipbulding) per celebrare la

LA TAPPA DI ARRIVO DELLA “MEDITERRANEAN TALL SHIP” PORTA A LA SPEZIA LE REGINE DEI MARI. PROTAGONISTI I VELIERI PIÙ BELLI DEL MONDO: L’AMERIGO VESPUCCI, LA MIR RUSSA E IL PALINURO

Veduta del golfo di La Spezia

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5352 TERRITORIO

costruzione delle navi più belle che si potranno vedere e “toccare con mano”: il golfo sarà infatti la tappa di arrivo, sulla rotta Barcellona-Tolone (città gemellata con La Spezia), della “Mediterranean Tall Ship Regatta”. Trenta navi di dieci nazioni e di classi tra i 25 e i 100 metri di lunghezza saranno lo scenario straordinario della Festa spostata al 3-6 ottobre per accogliere le “regine del mare”. “Una festa speciale – hanno assicurato il Sindaco Massimo Federici, il Presidente dell’Autorità Portuale Lorenzo Forcieri e il Comandante in capo dell’ Alto Tirreno Ammiraglio di squadra Andrea Toscano nel presentare il programma in progress al Circolo Ufficiali - destinata a rimanere negli annali per lo spettacolo unico che richiamerà oltre mezzo milione di persone”. Tra le trenta navi svetterà l’Amerigo Vespucci, il veliero più bello del mondo, il Palinuro e la Mir russa (la più grande con i suoi 110 metri di lunghezza). Saranno 1500 i componenti degli equipaggi che nel pomeriggio di sabato 4 ottobre sfileranno per le vie della città che mostrerà nei “villaggi” (open space, punti food, mostre mercato, laboratori scientifici, modellismo e oggettistica) tutte le espressioni della Marineria antica, moderna e futurista. La regia è dell’Associazione «Il Golfo e la Cultura del Mare» costituita da Comune e Authority, con il contributo di Regione Liguria, Provincia e Camera di commercio, di Sail Training International e di Sta Italia. La festa si aprirà giovedì 3 ottobre alle 21,30 nell’Area Festa con il concerto-spettacolo “Marinai, profeti e balene” di Vinicio Capossela. Ingegno e passione saranno testimoniate da decine di giovani di talento del Polo Marconi (emanazione dell’Università di Genova) e di altri atenei italiani e europei, con la «1001 Vela Cup», regate su barche progettate e costruite dagli studenti. Sono loro i portatori entusiasti del progetto che vede nell’ingegneria nautica primo nucleo dell’Accademia marittima. All’Auditorium del Mare, con Mursia, lo spazio sarà della letteratura. In Arsenale, presso l’Officina Artiglierie, il monologo dello scrittore Maurizio Maggiani farà rivivere, domenica 6 ottobre, l’epopea della costruzione della Dandolo, corazzata costruita in Arsenale tra il 1873 e il 1878. Ma già dal 20 luglio,

nel porto Mirabello, a cura del Distretto ligure delle tecnologie marine e di Bellati editore, alla cultura e all’arte sarà affidato il compito dell’anteprima con “Luce sul mare. La natura, l’uomo e l’ingegno navale” alla scoperta delle influenze del mondo naturale sulla tecnologia attraverso le opere d’arte. Gli amanti del mare da giovedì 3 a lunedì 6 ottobre potranno respirare a pieni polmoni il profumo del golfo insieme alla bellezza, all’arte, alla cultura, alla scienza e alla tradizione del mare.www.festadellamarineria.com

Lerici è una delle località italiane a maggior tradizione marinara da secoli. Sin dai tempi delle Repubbliche Marinare galee lericine commerciavano in tutto il Mediterraneo, nel Mar Nero, partecipando alle varie battaglie genovesi contro i rivali pisani e veneziani. A partire dall’800, gli armatori lericini, costruirono velieri sempre più grandi, il

più delle volte direttamente nei cantieri del paese, e adatti agli

Oceani, con Comandanti ed equipaggi del Borgo:

iniziò così la grande epopea della vela

che continuò per tutto il

Compie ottant’anni il nastro Azzurro del REX

‘900 con incarichi di qualità e di grande responsabilità. Il più famoso di tutti è sicuramente quello affidato a Francesco Tarabotto, nato a Lerici nel 1877, socio della Società Marittima di M.S. e Comandante del Transatlantico REX, che condusse alla conquista del “Nastro Azzurro” del quale ricorrono proprio nel 2013 gli 80 anni. Il REX è stato il più grande transatlantico italiano sino al 1991, costruito e varato a Genova dai cantieri Ansaldo di Sestri Ponente nel 1931 frutto dell’alta ingegneria italiana e delle maestranze liguri. E’ stata definita la nave più bella, fonte d’ispirazione di scrittori e registi (Amarcord di Federico Fellini), con il migliore Comandante, Tarabotto appunto. Dopo il viaggio inaugurale del 1932, l’anno successivo avvenne l’impresa: il 10 Agosto 1933 il transatlantico salpò da Genova verso New York e percorse le 3.181 miglia che separano Gibilterra dal faro di Ambrose

(di fronte a N.Y.) in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti con una velocità media di crociera di 28,92 nodi, strappando il record al transatlantico tedesco Bremen. Impresa che permise a Tarabotto e al suo equipaggio di ottenere il Nastro Azzurro, il riconoscimento che viene attribuito alla nave passeggeri che detiene il record di velocità media nell’ attraversamento dell’ Atlantico in regolare servizio e senza scali di rifornimento. L’unica nave italiana a conquistarlo fu appunto il REX a cui la città di Lerici dedica l’estate con conferenze e manifestazioni, prima tra tutte la Mostra “Il Rex, Tarabotto e l’epopea dei transatlantici”, organizzata dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Lerici e dalla Soc. Marittima di M.S. presieduta da Bernardo Ratti e curata da massimi esperti del settore. La mostra, al Castello, inaugura il 18 Agosto e sarà visitabile per due mesi. (Orari: 10,30-13,30 / 17,00-22,00)

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NUOVI ORARI

Banca aperta anche il sabato mattina

INTERCULTURA

Giovane albese premiata con una Borsa di Studio

CONCORSO

“La magia di Parigi”sulla filiale di Chieri

FISIP

Una stagionepiena di successi

GENOVA

Memorial Cauvin

l 15 maggio, presso la sede di Alba della Banca si è svolta la premiazione di una giovane studentessa dell’albese,

Selva Tarasco, del Liceo Scientifico Statale “L. Cocito” di Alba, vincitrice di una Borsa di studio assegnata da UBI Banca e dalla Fondazione Intercultura, per partecipare ad un programma di studio all’estero per un intero anno. A consegnare simbolicamente il premio alla giovane studentessa, che ha scelto la Malesia come luogo dell’anno di studio, sono stati Dionigi Ramondetti, Direzione Territoriale di Alba e Susie Eibenstein, Responsabile Borse di Studio per la Fondazione Intercultura.La vincitrice è stata selezionata tra i tanti ragazzi che hanno sottoscritto il conto “I Want tUBì” presso le banche del Gruppo UBI Banca: un conto corrente ideato appositamente per i giovani dai 13 ai 17 anni, a cui è abbinato il premio di una borsa di studio all’estero del programma “Intercultura”, onlus che opera dal 1955 su tutto il territorio nazionale per promuovere un progetto di crescita interculturale per studenti, scuole e famiglie. Lo scorso anno analogo premio è stato vinto da un altro giovane cliente della Banca, Gianmarco Carà, partito da Tortona per condurre il suo anno di studi in Danimarca, e che oggi dichiara l’importanza fondamentale della sua esperienza per la sua formazione, in un contesto di dialogo e di condivisione con persone e realtà diverse.Chi è Selva?Una ragazza molto attiva, sempre impegnata in qualche attività quando non è occupata con lo studio, indipendente e responsabile; ama il contatto con le persone e conoscere gente sempre diversa; adora la musica in tutti i suoi aspetti, la recitazione, visitare musei ed apprezza tutte le manifestazioni artistiche.Nel partecipare al concorso, ha indicato tra le destinazioni di studio offerte da Intercultura le mete più lontane ed esotiche per poter vivere davvero un anno profondamente diverso, immersa in una cultura lontana da quella abituale, ed ha scelto la Malesia, un luogo lontano che

ono state assegnate due borse di studio rese disponibili dalla Banca Regionale Europea nell’ambito

dell’iniziativa «8 Memorial Gian Vittorio Cauvin» a favore della ricerca scientifica del reparto di Ematologia dell’Ospedale San Martino di Genova. Il “Memorial Cauvin” è un progetto sostenuto già dal Banco di San Giorgio, dal 2006, che dà continuità al perseguimento di importanti iniziative di ricerca e studio nel settore delle leucemie del sangue. Il premio 2013, del valore complessivo di 65.000 euro, è stato consegnato dal Vice Direttore Generale Mario Spaltini alle dottoresse Chiara Ghiggi e Sara Craviotto, impegnate in progetti di ricerca improntate allo studio di nuove terapie nelle leucemie acute che comprendano anche l’inserimento di pazienti in protocolli nazionali no profit (GIMEMA). Le ricerche, soprattutto negli ultimi anni, hanno ottenuto importanti traguardi.

al 12 gennaio, la sede della Banca Regionale Europea di Cuneo, in Piazza Europa 1,

e la sede di Alba, in Via Calissano 9, hanno prolungato l’orario settimanale di apertura ed esteso l’operatività anche il sabato mattina. Il servizio, che si aggiunge a quello già operativo da anni presso la sede di Mondovì Breo, risponde alle esigenze della clientela che può contare su di un ulteriore giorno di apertura per le proprie operazioni bancarie, e conferma la vicinanza della banca al territorio.Per i clienti che hanno il conto corrente presso queste filiali, il sabato mattina è garantita l’operatività abituale, fatto salvo per le operazioni di bonifico e le attività correlate ai mercati, mentre per tutti i clienti delle altre filiali della Banca sarà comunque possibile effettuare versamenti e richiedere assistenza.

razie alla carta di credito Libra Classic Mastercard, i signori Andrea e Maria

Margherita Pavesi, clienti della Banca presso la filiale di Chieri, hanno vinto il primo premio del concorso “Vivi la Magia di Parigi”, e si sono immersi in un lungo week end di quattro giorni nell’attraente atmosfera della capitale francese per visite, shopping e sorprese. Ecco una breve nota dei protagonisti: “Organizzazione impeccabile per un programma intenso, interessante e indimenticabile sempre accompagnati da Cristina, una guida d’eccezione – racconta il signor Pavesi -. La visita al Louvre è stata formidabile: due ore e mezza di tuffo nella cultura per passare in

ella recente stagione sportiva, la Banca è stata a fianco della Federazione Italiana Sport

Invernali Paralimpici durante i Campionati Italiani di sci alpino, di sci nordico e di snowboard. In queste gare, gli atleti hanno avuto modo di perfezionare la propria preparazione in vista dei Giochi di Sochi 2014 ed i tecnici federali hanno potuto individuare alcuni atleti emergenti che potrebbero partecipare alle Paralimpiadi invernali. Da registrare, nella scorsa stagione, l’affermazione del giovane ipovedente trentino Alessandro Daldoss, che con la sua giovanissima guida Davide Riva ha conquistato la medaglia d’argento in discesa libera ai mondiali spagnoli di La Molina e bissato il successo a Sochi in una gara di Coppa del Mondo. Nello sci nordico, Francesca Porcellato ed Enzo Masiello sono saliti più volte sul podio in gare di Coppa del

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rassegna le opere di maggior interesse di uno dei luoghi più noti al mondo. Dopo il museo, abbiamo scoperto il Quartiere Latino per una shopping experience che sicuramente mia moglie ricorderà per lungo tempo! Nella giornata successiva, quella caratterizzata dal servizio fotografico, abbiamo provato che cosa significhi essere fotografati piuttosto che fotografare, ed è stato interessante. Abbiamo infatti a Chieri uno studio fotografico, ma essere per mezza giornata i protagonisti di un servizio a noi dedicato con tanto di trucco e parrucco precedente è stata

una bella sorpresa. La nostra vacanza da

sogno si è conclusa con la cena nel ristorante in

difficilmente potrebbe essere una meta di lungo soggiorno nel suo prossimo futuro.È consapevole della difficoltà di ambientarsi tra usi e costumi diversi dal suo e delle problematiche linguistiche, ma anche questo l’ha scelto nell’ottica di una nuova opportunità: in un mondo in

costante e rapida evoluzione, la conoscenza approfondita di una lingua e di una realtà oggi lontana può essere una scelta vincente. La sentiremo al suo ritorno, ma per quanto l’ha conosciuta”Rassegna”, è certo che il suo entusiasmo sarà alle stelle!

Mondo, mentre nello snowboard Roberto Cavicchi, David Preziosi e Giuseppe Comunale figurano tra i primi quindici atleti nel ranking mondiale.

Da sinistra:Susie Eibenstein,Selva Tarasco e

Dionigi Ramondetti

Andrea e Maria

Margherita Pavesi

di Chieri (To)

cima alla Tour Eiffel, ammirando Parigi in tutto il suo splendore”. Il concorso, promosso nel 2012 congiuntamente dalle banche del Gruppo UBI Banca, era rivolto a tutti i nuovi sottoscrittori della carta Libra Classic Mastercard, nel periodo 14 maggio-31 agosto, che avessero effettuato almeno una transazione con la carta entro il mese di agosto 2012.

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5756 BREVI

CUNEO

“Conoscere la Borsa”un progetto per i giovani

ATLETICA

Banca Regionale Europea femminile Campione d’Italia

PORTOVENERE

Al Valdettaro Classic Boatsle Signore del mare

TORINO

Con Lingotto Musicai grandi classici

a Banca ha partecipato, rendendo disponibile proprio personale docente, all’edizione 2012 di

“Conoscere la Borsa”, un progetto a carattere europeo volto a far conoscere i meccanismi della finanza agli studenti delle scuole superiori mediante esercitazioni pratiche che simulano una loro attività sul mercato borsistico. Nella provincia di Cuneo, il progetto è stato proposto alle scuole dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, supportata dalla Banca nella parte prettamente tecnica e negli spunti di riflessione su temi di attualità socio-economica attraverso una quarantina di incontri formativi.Gli studenti della provincia che hanno preso parte al progetto sono stati circa 800 suddivisi in 233 team che dal 1 ottobre all’11 dicembre si sono confrontati con la complessità del mercato finanziario insieme con oltre 35.000 squadre in Europa, di cui un migliaio in Italia.Le migliori performance in Italia di portafoglio simulato sono state conseguite da 5 studentesse del Liceo Sientifico “Peano” di Cuneo che sono state seguite dalla Direzione Territoriale

i è disputata a Bergamo/Nembro nei giorni 8 e 9 giugno 2013, la 39a Edizione del Campionato di

Atletica su pista per bancari e assicurativi con 29 Società presenti e 480 atleti in gara. In campo femminile, netta vittoria delle atlete della Banca che hanno conquistato anche otto titoli assoluti. Tra le formazioni maschili, la Banca Regionale Europea si è classificata al 2° posto. Negli ultimi 18 anni i colori della Banca sono sempre stati al vertice, con 16 scudetti e due secondi posti conquistati dalla compagine maschile, oltre a 9 scudetti vinti dalle donne. Complimenti!

a Banca Regionale Europea sponsorizza l’edizione 2013 del “Valdettaro Classic Boats”,

raduno riservato alle vele d’epoca in programma dal 6 all’8 settembre nelle acque cristalline delle Grazie di Porto Venere (La Spezia). La manifestazione, giunta quest’anno alla sua quarta edizione, celebra storie di uomini e di mare ed è diventata una delle più interessanti vetrine per i velisti amanti di questo genere di imbarcazioni e per gli appassionati di sport, storia e tradizione. L’evento, promosso dal Cantiere Valdettaro, anticipa la terza edizione della Festa della Marineria della Spezia che ospiterà nel Golfo dei Poeti anche le Tall Ship.

a Banca collaborerà con l’Associazione Lingotto Musica per la prossima stagione musicale.

L’associazione è stata costituita nel 1997, ma la sua attività risale agli anni della ristrutturazione della storica struttura industriale torinese del Lingotto, con

l’idea di realizzare al suo interno un auditorium, intitolato poi a Giovanni Agnelli, progettato dall’architetto Renzo Piano con la consulenza dell’ingegnere acustico Helmut Müller.La programmazione di Lingotto Musica

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Cuneo Mondovì della Banca, premiate a Cuneo nel corso del meeting nazionale “L’economia incontra gli studenti”, organizzato dalla Fondazione CRC e in primavera nella cerimonia europea a Berlino.Altre due squadre dello stesso Liceo “Peano” si sono inserite al 9° e al 12° poso nella classifica Italia, dove al 14° e al 16° posto figurano l’Istituto “Einaudi” di Alba ed il “Bonelli” di Cuneo.

FIERE

E CONVEGNI

Nel corso dell’anno la Banca ha partecipato ad alcuni eventi di settore, proponendosi con la sua esperienza, i suoi prodotti e le sue vantaggiose opportunità specificamente dedicate:

Cassa Edile a CuneoIn occasione del 50mo anniversario, contribuendo tra l’altro alla partecipazione dei figli dei lavoratori associati alla colonia marina estiva.

B2B Lingottoa Torino Per il secondo anno al salone per “Creare Mercato, dal Piemonte al mondo”, promosso dalle più importanti associazioni imprenditoriali della regione con lo scopo di creare occasioni di conoscenza, scambio e sviluppo commerciale.

“Le innovazioni necessarie”Il VI° Forum di Stresa, dal 5 luglio, promosso dalla Federazione Regionale dei Gruppi Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte. Il convegno è un appuntamento importante per i Giovani Imprenditori, ed ha l’obiettivo di individuare nuovi strumenti economici e finanziari per superare la crisi, in un’ottica di innovazione e di internazio-nalizzazione del sistema produttivo. La Banca ha avuto l’autorevole presenza del Vice Presidente, Maurilio Fratino, intervenuto nella tavola rotonda sul tema “Innovare per crescere e competere”.

Federica Baudino, Assma Ghali, Alice Maria Mandrile, Valentina Racca e Greta Viale del Liceo Scientifico “Peano“ di Cuneo, accompagnate dal Dirigente Scolastico Germana Muscolo, e dal referente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo Claudio Alberto a Berlino durante la cerimonia di premiazione internazionale di Conoscere la Borsa. Il team delle cuneesi “Agorà“, con un portafoglio finale di 55.495 euro, si è classificato al primo posto in Italia nell’edizione 2012 del progetto.

si è sempre distinta per l’elevato livello qualitativo dell’offerta musicale, spaziando dal barocco di Bach e di Händel alle prime esecuzioni italiane di grandi compositori contemporanei. La nuova stagione dei Concerti del Lingotto, la ventesima, si svolgerà tra

ottobre 2013 e maggio 2014, attraverso un programma di otto concerti con una varia proposta di interpreti e di repertorio oltre ad un ciclo di 5 concerti dedicati a giovani promesse della musica classica. www.lingottomusica.it

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5958 FONDAZIONE CRC

unione fa la forza, anche in un mondo solitamente individualista come quello dell’arte. È la riflessione che viene

da fare ripensando a come una città di provincia quale è Alba, assai nota nel mondo per le sue eccellenze enogastronomiche ma abbastanza

lontana dai tradizionali circuiti artistici, sia riuscita negli ultimi anni a conquistarsi uno spazio anche negli itinerari di chi va per mostre e musei.Per avvalorare la tesi, basta citare due significativi esempi. Nel 2010, i visitatori che hanno ammirato i settanta capolavori riuniti nella mostra «Morandi. L’essenza del paesaggio» allestita alla Fondazione Ferrero sono

Grandi mostre in provincia da Morandi a Carrà: la formula vincente è il gioco di squadra.

L’ di Roberto Fiori

Alba,non di solo tartufo...

stati 62mila. Due anni dopo, con la mostra antologica dedicata a Carlo Carrà sempre dalla Fondazione Ferrero, i visitatori sono ancora cresciuti, fino a diventare 72mila giunti da tutta Italia e dall’estero. Numeri importanti, da far invidia a molte esposizioni

organizzate nelle grandi città o nei centri dove l’arte è di casa da secoli, che hanno determinato per alcuni mesi un contributo economico di ampia ricaduta sul territorio.In entrambi i casi, al fianco della fondazione dell’industria dolciaria e della Regione Piemonte, si è schierata con convinzione la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, offrendo

un sostegno che è andato ben oltre il pur fondamentale aspetto economico. E si è concretizzato nella collaborazione a un progetto culturale di ampio respiro, che ha confermato una sorta di fortunata e neppure troppo inattesa corrispondenza: nella terra del Barolo e del tartufo, non solo il cibo eccellente può essere cultura, ma anche la cultura

può essere cibo eccellente per favorire la crescita di un turismo di qualità.Certo, per ottenere risultati così convincenti ci sono voluti progetti solidi e autorevoli. Da tempo l’impegno culturale della Fondazione Ferrero si realizza nell’ideazione di grandi eventi che favoriscono la conoscenza delle figure più rilevanti della storia culturale di Alba e del Piemonte, con l’intento di

Erano vent’anni che non veniva organizzata una retrospettiva di rilievo dedicata a Carlo Carrà. La Fondazione Ferrero di Alba ha colmato il vuoto, allestendo da 27 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013 una mostra antologica che, attraverso un’importante selezione di opere provenienti dai maggiori musei del mondo e dalle collezioni private più prestigiose, è riuscita a radunare l’intero percorso creativo dell’artista.Un’esposizione di 76 capolavori, dalla prima prova autonoma datata 1900, «La strada di casa», fino alla «Natura morta con bottiglia e chicchera» lasciata sul cavalletto quando, nel 1966, il pittore uscì di scena. «Carrà è un artista che andava ristudiato e ricollocato - spiega la curatrice, Maria Cristina Bandera -. Nessuno ha mai messo in dubbio la sua grandezza, ma ci è sembrato opportuno intraprendere questo progetto per ribadire il ruolo centrale che ha avuto nella pittura italiana del Novecento».Il successo è stato completo: 71.995 visitatori totali e 6mila bambini (tra cui le scuole elementari di Quargnento, nell’Alessandrino, paese natale di Carrà) che hanno potuto godere dell’esposizione e partecipare ai laboratori didattici. E ancora, 1400 tra scuole medie, istituti superiori e licei e 2600 gruppi e associazioni.

richiamarne l’attenzione anche fuori dai confini nazionali. Parallelamente, negli ultimi anni la Fondazione CRC si è mossa con l’obiettivo di stimolare la messa in atto di politiche di condivisione delle energie e delle potenzialità. Quello dell’arte, delle attività e dei beni culturali è infatti uno dei settori più significativi per l’azione della fondazione bancaria. Ma proprio in questo momento, in cui la crisi economica ha ridotto le risorse a disposizione del settore culturale, il territorio è chiamato a razionalizzare le iniziative, al fine di mantenere un’offerta culturale variegata e vivace.Come quella generosamente messa in atto dalla Fondazione Ferrero. Nel campo della storia dell’arte gli interessi e le azioni della Fondazione albese

spaziano dal XV secolo all’età contemporanea. Il pittore rinascimentale Macrino d’Alba e gli artisti a lui coevi e operanti nel medesimo territorio, definiti Primitivi piemontesi, sono stati oggetto dei primi, apprezzati progetti espositivi ed editoriali. Poi, complice una trama di sottili rimandi non solo anagrafici, ma umani e professionali, che intreccia le vite dei maggiori

72.000 visitatori per l’antologica di Carlo Carrà

esponenti della cultura albese, la Fondazione ha rivolto costantemente la sua attenzione a personaggi come Roberto Longhi (1890-1970), storico dell’arte di fama mondiale; Beppe Fenoglio (1922-1963), tra i più grandi scrittori del Novecento italiano e Pinot Gallizio (1902-1964), pittore e intellettuale che fu tra i fondatori del movimento artistico Internazionale Situazionista.E proprio il nome di Roberto Longhi è il filo rosso che ha legato i paesaggi di Giorgio Morandi e le tele futuriste di Caro Carrà, ovvero i protagonisti delle ultime due esposizioni inizialmente citate. A curare entrambe le mostre è stata Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Longhi. Suo è il merito di aver dato vita a due progetti

di ampio respiro, condotti con rigore e originalità ottenendo prestiti eccellenti da tutto il mondo per poter esporre le opere più significative del percorso artistico dei due pittori. Un’ulteriore conferma che la collaborazione e la messa in rete di risorse e disponibilità portano a risultati molto significativi, che resteranno nella memoria per lungo tempo.

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6160 INTERVISTA

la facilità di essere un campioneHa il movimento e

la corsa nel DNA insieme all’umorismo, la schiettezza e la determinazione.

Un uomo di grandi imprese, sportive e imprenditoriali, che è capace di prendere il bello della vita e di saper vedere un’opportunità anche nei momenti più negativi, perchè nulla succede per caso.

I suoi primi passi verso l’atletica... Tutto inizia con il mio “periodo africano”. Io e mio fratello correvamo sempre, durante i soggiorni estivi con la Parrocchia, per andare a pescare, a nuotare, a camminare su per i monti delle nostre bellissime vallate. Eravamo come i keniani, con una naturale predisposizione al movimento in generale, e alla corsa. Le mie capacità aerobiche si sono sviluppate nella primissima giovinezza e mi hanno portato verso l’atletica con grande entusiasmo. Iniziai come si faceva all’epoca, con le gare della scuola. Frequentavo ragioneria al Bonelli di Cuneo e iniziai a correre

e vincere per il mio istituto:

Intervista a Franco Arese uno degli atleti simbolo di Cuneo e dell’Italia.nel maggio del ‘63 vinsi i Campionati Italiani Studenteschi nei 1.000 metri, la vittoria, devo dire, che mi sta più a cuore ancora oggi. Tornai al Bonelli e trovai ad attendermi tutti i compagni insieme al Preside, che orgoglioso mi regalò una medaglia d’oro dicendomi che sarei stato uno dalla carriera importante. Il 1963 fu l’anno di svolta, capii che il

mio destino sarebbe stato nell’atletica, vinsi i Campionati Italiani Juniores a Firenze nei 1.500 e raggiunsi il secondo piazzamento negli 800 metri. Risultati che attirano su di me le attenzioni della Snia Varedo dove mi trasferii verso la fine del ‘63. Varedo però non era il posto per me e nel ‘64 approdai in Fiat.

La grande vittoria arriva nel ‘71, a dieci anni dagli esordi...

Avevo perso ad Atene nel ‘69, perchè avevo troppe pressioni addosso e mi feci influenzare. A Helsinki arrivai preparato non solo fisicamente ma anche mentalmente. Ero in città già da due giorni prima della gara per studiare la situazione ed ero forte di avere dalla mia parte tutti i record italiani. La vittoria fu una bella soddisfazione. È stato un periodo molto divertente anche se vissuto con grande determinazione e impegno. Avevo la possibilità di girare

il mondo, imparare l’inglese ed essere oltre che atleta anche

manager di me stesso, dettaglio che mi servì più avanti negli anni.

Cosa pensa dei campioni di oggi rispetto al periodo che ha vissuto lei?

Oggi è difficile fare il campione, ci sono troppa ossessione, business, stress, dietro ad ogni sportivo. L’era che ho vissuto era profondamente diversa. Oggi non basta il talento, occorre avere una famiglia dietro le spalle che si preoccupi di gestire al meglio lo sportivo, di fare da parafulmine nei confronti dei media che non perdonano. Oggi chi sbaglia una volta è finito, non vale la regola del riscatto nell’era della comunicazione. Quindi vince chi è più forte di testa.

E poi c’è il doping da tenere in considerazione...

Esatto. Cadere in tentazione è facile, chi non lo ammette non è sincero. Quando correvo io non c’era ancora la cultura del doping, di andare molto oltre le proprie possibilità; i tempi di oggi invece impongono ritmi massacranti e anche guadagni ambiti quindi cedere al doping può succedere.

Quando decise di smettere? Lo ricordo bene. Era il ‘76 e mi trovavo in Irlanda per una gara. Pioveva a dirotto ed ero in camera da solo, a un certo punto mi chiesi il perchè del correre ancora. La mattina seguente, dentro di me, posizionato alla linea di partenza, ho capito che quel mondo era diventato un peso. Smisi definitivamente quell’anno a Torino, mi levai tutto di dosso e rimasi

in pista praticamente in mutante, fu una

liberazione. E a distanza di quarant’anni ho anche incontrato chi quel giorno prese le mie scarpe chiodate come ricordo.

Come iniziò la sua seconda vita da imprenditore?

Il grande vantaggio di gareggiare in giro per il mondo per tanti anni è stato quello di conoscere molte persone, tra queste ci fu Ottolina che mi permise di prendere la rappresentanza per il Piemonte del marchio Sergio Tacchini di cui era responsabile vendite. Facendo il rappresentante frequentavo le fiere e a Monaco arrivai allo stand dell’allora Asics - Tiger. Mi informai sull’importatore italiano scoprendo che pensavano di inserire una nuova figura e quindi mi proposi. Il resto è storia, fu l’avventura che iniziò nell’82 e che è finita da pochissimo (maggio 2013 ndr). Trentadue anni intensi, pieni di soddisfazioni e di grandi risultati, ma soprattutto sempre nello sport. Ho avuto modo di conoscere i più grandi campioni, di vestire le squadre più forti, di vivere i Giochi Olimpici di Torino. Fu una scommessa vinta insieme a mio fratello, mia moglie e mia sorella che si buttarono con me nella grande impresa.

Lo sport è senza dubbio il filo rosso della sua vita. Oggi è alla portata di tutti?

Non potrei immaginare la mia vita senza il movimento e soprattutto ora che lavoro meno di un tempo mi ci dedico

con immenso piacere. Purtroppo in Italia manca la cultura dello sport, inteso come attività motoria che può portare all’agonismo oppure no, ciò che importa è che il movimento porta al benessere dell’individuo e di conseguenza della società. La nostra scuola, e parlo a ragion veduta perché sono professore di educazione fisica, non ha ancora interiorizzato questo semplice fondamento che invece in altre parti del mondo è ben chiaro. Oggi, nel nostro paese, i ragazzi che fanno attività fisica sono quasi sempre spronati dalle famiglie che sostengono dei costi per poter far muovere i propri figli. Chi non se lo può permettere resta fuori dai giochi ed è un grave danno per la società.

Lei è un simbolo per Cuneo. Come vede la sua città oggi?

Ho scelto Cuneo per vivere, nonostante abbia potuto vedere moltissimi luoghi, perchè sta in una posizione invidiabile ed ha un clima perfetto. Non credo esista altro posto al mondo senza le zanzare, per dirne una! A parte gli scherzi, Cuneo ha grandi potenzialità

ancora poco sfruttate, delle montagne bellissime la incorniciano, il mare è molto vicino, le risorse del territorio

sono imponenti. Eppure ritrovo poca effervescenza e

poco movimento di cui ci sarebbe molto bisogno.

Franco Arese vince a Helsinki nel 1971. Campionati d’Europa, medaglia d’oro nei 1.500 metri

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6362 SPORT

ra il lontano 1984 quando a Genova nasceva un torneo di calcio diverso da tutti gli altri: un evento sportivo dedicato esclusivamente ai bambini di

quarta e quinta elementare di tutta la città. Un torneo in cui i piccoli atleti conquistavano Genova per alcune magiche settimane fatte di unione, gioia, sport e crescita. Spalti gremiti come in un “vero” campionato, centinaia di famiglie e di istituti educativi coinvolti per un torneo che ha insegnato a tutta l’Italia come vivere lo sport.Inizialmente vissuto come un evento dedicato al calcio maschile, fu il Presidente della Sampdoria Paolo Mantovani ad attuare la prima rivoluzione dopo soli due anni dalla

E Dalla U.C. Sampdoria l’evento sportivo più grande d’Europa per la scuola elementare.

TORNEO RAVANO ERG

nascita del Ravano introducendo il parallelo torneo di calcio femminile.È con questa modalità che il torneo giovanile scolastico genovese si è espanso a dismisura dapprima nelle presenze e poi nelle località andando a svilupparsi anche nelle restanti province della Regione Liguria (Imperia, La Spezia e Savona) e conquistando il titolo di manifestazione più grande d’Europa per la scuola elementare. Con lo sguardo sempre rivolto al futuro,

il Torneo Ravano ha deciso nel 2009 (in occasione della 25esima edizione) di introdurre il concetto di polisportività, creando così cinque tornei paralleli per cinque discipline differenti (calcio maschile, calcio femminile, volley, basket, rugby), coinvolgendo una varietà e un numero di piccoli atleti ancora maggiore. Questa rivoluzione è stata attuata per seguire le direttive provenienti dal Provveditorato agli Studi poiché per l’Educazione Motoria risultava ormai non più consono offrire agli alunni una sola disciplina sportiva quando nella scuola primaria si cercava e si cerca di sviluppare a tutti i livelli la polisportività e non più la specificità di un solo sport.E’ quindi datato 2009 il superamento della soglia di 4.000 presenze assolute

alla manifestazione e allo stesso tempo l’introduzione di squadre miste “maschi – femmine” per volley, basket e rugby così come lo sviluppo di pratiche tipiche di queste discipline come ad esempio il Terzo Tempo dopo la partita tra i bambini partecipanti come avviene usualmente nel mondo della palla ovale.Dal venticinquesimo anno si è quindi susseguito un quinquennio di crescita costante nelle presenze (in particolare nelle nuove discipline sportive) che ha fatto registrare un’altra importante novità presentata nella passata edizione (21 gennaio – 7 febbraio 2013) con l’apertura alla partecipazione di alunni ed alunne di terza elementare per venire incontro alla richiesta mossa con sempre maggiore insistenza dalle classi partecipanti. Contestualmente all’allargamento dell’età degli alunni si è anche pensato di ampliare i confini della manifestazione con lo sviluppo di un concentramento nel Basso Piemonte esclusivamente, per ora, legato al Rugby e con la partecipazione della scuola di Bardonecchia alla giornata finale nei tornei di calcio maschile e calcio femminile stringendo così un legame ancora più forte con la località montana sede del ritiro estivo della U.C. Sampdoria. Queste ultime novità hanno permesso così di superare l’ennesimo record del Torneo Ravano con più di

alunni che U.C. Sampdoria si appresta a lavorare per festeggiare il trentesimo anno del Torneo Ravano con entusiasmo e stile blucerchiato.Per anticipare alcune delle principali novità della prossima edizione, è allo studio un ricamo speciale sulle divise, così come un ulteriore allargamento dei confini del Ravano con una possibile collaborazione dei Comuni di Cuneo e di Forte dei Marmi per un concentramento dedicato a tutte o una parte delle discipline sportive. La giornata finale potrebbe inoltre vedere la presenza di alcuni testimonial di livello nazionale come padrini e madrine di ciascuno sport.Le coppe più importanti sono rappresentate tradizionalmente da quella del Miglior Tifo patrocinata da Fondazione Garrone, riconoscimento

AnnoSquadre

partecipantiAlunni

partecipanti

2008 302 3.322

2009 359 3.949

2010 364 4.004

2011 369 4.059

2012 425 4.675

2013 484 5.125

Il Torneo polisportivo per scuole elementari più grande d’Europa

Location: 105 Stadium – Palazzetto dello Sport a Genova Fiumara

Periodo: Gennaio – Febbraio 5.125 ragazze e ragazzi di terza,

quarta e quinta elementare partecipanti 600 partite in 15 giorni (pari a più

di 2 campionati di Serie A) Più di 130 istituti scolastici Le 2 coppe più importanti sono:

Coppa Miglior Tifo patrocinata da Fondazione Garrone e Coppa Fair Play patrocinata da Banca Regionale Europea

Collaborazioni con Associazioni dedicate ai ragazzi: Croce Rossa Italiana, Festival della Scienza e Porto dei Piccoli

Storico presenze

5.000 presenze nella passata stagione.Le iscrizioni al torneo, la fornitura delle strutture e delle divise da gioco, la logistica, il personale e l’organizzazione è per tradizione gratuito. È il regalo più bello che U.C. Sampdoria fa alla propria terra e a tutti gli amanti dello sport a prescindere dalla fede calcistica di appartenenza. È con questo spirito di creare un evento speciale ed un’emozione unica per gli

dedicato alla scuola che si distingue per originalità e intensità nel proprio sostegno ai compagni di classe, e da quella del Fair Play patrocinata da Banca Regionale Europea, riconoscimento che vuole mettere in evidenza il gesto di correttezza più eclatante compiuto da una squadra sia che esso venga fatto dai bambini oppure dagli educatori in panchina.

I numeri del Torneo Ravano

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6564 SPORT

a Bre Banca Lannutti Cuneo ha conquistato il primato nel proprio girone, nella Pool G della Champions League, insieme ai rumeni del Remat

Zalau, i francesi dell’Arago de Sete ed i polacchi dell’Asseco Resovia Rzeszow. Superando con successo le fasi di Play Off, prima contro gli sloveni dell’ACH Volley Ljubljana, e poi con la formazione italiana della Lube Banca Macerata, i piemontesi hanno raggiunto per la prima volta nella storia societaria l’ambita Final Four.Insieme ai cuneesi, si sono contesi la coppa i polacchi del Zakza Kedzierzyn-Kozle e i russi dello Zenit Kazan e del Lokomotiv Novosibirsk.

I cuneesi raggiungono la storica finale per la prima volta nella storia societaria.

L

Bre Banca Lannuttiin Champions League

La manifestazione si è svolta ad Omsk, nella Siberia russa nel weekend del 16-17 marzo 2013.La vittoria della semifinale, contro i polacchi dello Zaksa, ha permesso ai ragazzi di Piazza di accedere alla finalissima della più prestigiosa competizione europea. Contattati “a caldo”, i giocatori di Cuneo sono entusiasti del risultato. “Vittoria meritata, siamo una grande squadra, un grande gruppo” - commenta Wout Wijsmans. Il campionissimo Grbic va più nel tecnico: “È stata una partita tesa, come ci si aspettava. Ma l’importante è che siamo rimasti calmi, anche quando non abbiamo sfruttato il vantaggio e ci siamo fatti raggiungere. Poi il tie break

è stato veramente a senso unico. La finale sarà una gara dura, ma abbiamo le nostre chance”. E poi, il giovane Oleg Antonov, rivelazione della stagione 2012/2013, non nasconde l’emozione: “aver conquistato la finale di Champions è qualcosa di incredibile”. Ancora batticuore in casa Piemonte Volley, nelle parole di Daniele De Pandis: “Non ci credo! Abbiamo fatto qualcosa di stupendo. Sono davvero contentissimo di far parte di questa squadra e di questa società”. Anche il General Manager Marco

Pistolesi è soddisfatto “credo che questo gruppo abbia dimostrato di essere oltre che tecnicamente anche forte in altri campi. Una vittoria voluta da tutti!”.La finalissima, disputata nell’impianto sportivo “Blinov”, ha visto la Bre Banca Lannutti Cuneo incontrare i padroni di casa del Lokomotiv Novosibirsk, che avevano superato in semifinale i connazionali del Kazan.Circondati da 5.400 spettatori russi e da un gruppetto di tifosi e dirigenti cuneesi, che hanno affrontato il lungo viaggio per sostenere la propria squadra, Wijsmans e compagni sono scesi in campo per la storica finale europea.Dopo più di due ore di gioco e cinque set all’insegna di una grande pallavolo, all’altezza della posta in palio, i piemontesi, per due soli punti, non conquistano l’ambito trofeo, che vola nelle mani dei padroni di casa del Novosibirsk. Al termine del match sono stati conferiti i riconoscimenti individuali: Daniele De Pandis è stato premiato “miglior libero” del torneo. Rammaricato della sconfitta, ha dichiarato: “Mi dispiace molto

perché abbiamo avuto la possibilità di vincere. Perdere per una palla brucia davvero tanto.”A fine stagione è poi tempo di bilanci. “A distanza quei 2 punti nella finale di Champions sono diventati ancora più pesanti. Sembra che non sia successo praticamente nulla, ma per pochissimo ci è scappato il titolo di campione d’Europa e sono convinto che lo avremmo meritato pienamente. Mi dispiace non aver raggiunto questo risultato: per la città, per i tifosi, per tutta la società e naturalmente per la squadra e per l’allenatore”, questo il commento di Nikola Grbic. Oltre all’aspetto tecnico e dei risultati, Wijsmans prende in considerazione anche quello “umano”: “Per 2 punti non abbiamo ottenuto la vittoria, con 2 punti in più avremmo potuto essere degli “eroi”, ma per tanta gente è come se non avessimo fatto nulla. Invece per me raggiungere quella finale è stata una soddisfazione enorme, perché abbiamo disputato un girone impegnativo, anche se sulla carta poteva sembrare facile.” - poi aggiunge - “Abbiamo vissuto delle emozioni

bellissime. Il rammarico di non aver vinto la finale della Champions League, in quel momento, è stato tanto. Sono stato davvero male per un po’ di tempo, perché tutti tenevamo molto a quella vittoria. Dopo un paio di giorni ci siamo però resi conto di aver condotto una grandissima impresa, quasi irripetibile per la società e la città, battendo squadre forti e compiendo un percorso bellissimo, con un inizio di stagione così difficile. Abbiamo giocato tutti al di sopra delle nostre capacità, volevamo tutti la stessa cosa, abbiamo fatto tutti più di quello che potevamo: siamo stati grandi!“Non può mancare ovviamente il commento di Roberto Piazza: “La piccola soddisfazione è sapere che alla fine siamo riusciti a creare un gruppo coeso, un gruppo importante. L’esperienza della Final Four fa aumentare la consapevolezza di essere una squadra di prima fascia. Le gare disputate ad Omsk devono essere il primo mattone per costruire una squadra: occorre partire da lì, non possiamo accettare di giocare con un’intensità minore nelle altre partite.”

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La stagione 2012-2013 ha visto anche l’attività giovanile di Piemonte Volley raggiungere importanti risultati. La società cuneese ha infatti preso parte a tutti i campionati: dall’Under 12 alla Junior League. Le formazioni, guidate da tecnici preparati ed altamente qualificati, hanno dimostrato di avere talento e determinazione, conquistando tante vittorie e tanti titoli, sia durante i tornei che durante le competizioni ufficiali.Oltre alla soddisfazione per le medaglie

di bronzo per le categorie Junior League ed Under 19, il quarto posto

Under 15 ed il quinto posto Under 17, per Piemonte Volley si aggiunge un’altra nota positiva: i premi individuali assegnati a due suoi atleti. Jacopo Fantini, classe 1998, nella rosa del gruppo Under 15, ha ricevuto il premio di miglior schiacciatore della categoria. Al termine del match di Under 19, che ha visto la formazione della Bre Banca Lannutti conquistare un posto sul podio, è stato conferito a Matteo Pistolesi il premio quale miglior palleggiatore della manifestazione.

Successo senza paragoni per la grande festa conclusiva dell’attività promozionale svolta da Piemonte Volley nelle scuole primarie di Cuneo e dintorni.La mattinata del volley si è svolta nella centralissima Piazza Galimberti di Cuneo e i 2.100 bambini presenti, accompagnati da circa 200 insegnanti, hanno potuto giocare sui 90 campi appositamente allestiti. Il mega torneo ha coinvolto tutti i mini-pallavolisti: gli alunni sono stati divisi in 450 squadre e hanno disputato 900 partite.“Numeri davvero impressionanti, a testimonianza del grande interesse che questa manifestazione attira su di sè” -

commenta Monica Cresta, coordinatrice del progetto “io a scuola gioco a pallavolo”. Durante la mattinata i mini atleti hanno ricevuto anche la visita di due ospiti davvero speciali: Andrea Marchisio e Roberto Piazza, rispettivamente libero ed allenatore della Bre Banca Lannutti di Serie A1.Prima del fischio d’inizio ogni atleta ha indossato la “divisa da gioco”: la t-shirt ricordo fornita da Asics e il cappellino offerto dalla Banca Regionale Europea.  Queste le scuole che

hanno preso parte alla manifestazione: Einaudi di Cuneo, Corso Soleri di Cuneo, Nuto Revelli di Cuneo, Lidia Rolfi di Cuneo, San Rocco Castagnaretta, Madonna dell’Olmo, Madonna delle Grazie, Cerialdo, Cervasca, Borgo San Giuseppe, Spinetta, Bombonina, Boves, Fontanelle, Rivoira, Borgo San Dalmazzo, Limone, Vernante, Robilante, Roccavione, Valdieri, Entracque, Santa Croce di Cervasca, San Defendente, Vignolo, Vernante.

Ancora un grande successo per la quattordicesima edizione de “In campo con il campione - Trofeo Banca Regionale Europea”, organizzata in stretta collaborazione con i il Provveditorato agli Studi di Cuneo.La classe 4a S dell’Istituto Magistrale De Amicis di Cuneo, insieme ad Andrea Marchisio, si è aggiudicata il torneo superando in finale la 3a C del Liceo Vasco di Mondovì, che schierava nel ruolo di libero Andrea Galliani. In panchina rispettivamente Max Giaccardi e Roberto Piazza.La novità dell’edizione 2013 è stata la “gara di battute”, vinta da Luca

Spinelli, della classe 4a S dell’Istituto Magistrale De Amicis di Cuneo con il record della giornata di 90 chilometri orari, e da Beatrice Gerlotto della 4a D del Cocito di Alba, con una velocità di 65 chilometri orari. La mattinata interamente dedicata al volley è stata un esempio di come lo sport possa unire i giovani e di come i campioni dalla pallavolo possano divertirsi insieme ai ragazzi, in un vero spirito di “squadra”.

Il poker delle Finali Nazionali

Big Store Volley day: edizione record

“In campo con il campione” 14a edizione

Big Store Volley Day. Vista di Piazza Galimberti

a Cuneo gremita di bambini