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1 BANDO PUBBLICO MISURA 08 Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste(art. 20 del Regolamento(UE) N. 1305/2013) SOTTOMISURA 8.3 Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastroficiTIPOLOGIA DI OPERAZIONE 8.3.1 Prevenzione dei danni alle foreste da incendi boschivi, calamità naturali ed eventi catastroficiSchede per l’orientamento al monitoraggio delle avversità biotiche nelle formazioni boschive e forestali del Lazio. A cura del Servizio Fitosanitario Regionale del Lazio

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Page 1: Schede per l’orientamento al monitoraggio delle avversità · pianta possono coesistere fori prodotti da più di una generazione (che varia da 1 a 2 anni), solo i fori recenti conservano

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BANDO PUBBLICO

MISURA 08

“Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento

della redditività delle foreste”

(art. 20 del Regolamento(UE) N. 1305/2013)

SOTTOMISURA 8.3

“Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi,

calamità naturali ed eventi catastrofici”

TIPOLOGIA DI OPERAZIONE 8.3.1

“Prevenzione dei danni alle foreste da incendi boschivi, calamità naturali ed eventi

catastrofici”

Schede per l’orientamento al monitoraggio delle avversità

biotiche nelle formazioni boschive e forestali del Lazio.

A cura del Servizio Fitosanitario Regionale del Lazio

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ANOPLOPHORA CHINENSIS

(TARLO ASIATICO DELLE RADICI)

Specie altamente polifaga, tra le piante arboree e arbustive che normalmente possono costituire formazioni forestali si

annoverano: Acer spp. (acero), Aesculus spp. (ippocastano) , Alnus spp. (ontano), Betula spp. (betulla), Fraxinus spp.

(frassino), Malus spp. (melo), Prunus spp., Pyrus spp. (pero), Rosa spp., Salix spp. (salice), Sorbus spp. (sorbo) e Ulmus

spp. (olmo).

1. Adulto di A. chinensis Il ritrovamento e/o l’avvistamento degli insetti del genere Anoplophora spp. allo stadio adulto costituisce l’elemento immediato per determinare lo stato di infestazione in corso. Se possibile, è preferibile procedere alla cattura di un esemplare per ricorrere, previa devitalizzazione, ad un riconoscimento morfologico da parte di esperti entomologi. Si fa presente che è altamente rischioso e pertanto assolutamente vietato trasportare esemplari di Anoplophora spp in condizioni vitali, ancorchè confinati.

Consulta la tavola di differenziazione tra A.glabripennis e A. chinensis http://www.agricoltura.regione.lazio.it/binary/prtl_sfr/tbl_misure/differenze_CLB_ALB.pdf 2. Fori di sfarfallamento Gli adulti di A.chinensis sfarfallano normalmente dalla seconda metà di maggio fino a tutto luglio. I tipici fori di uscita si trovano in prevalenza, alla base delle piante o sulle radici affioranti. ll numero dei fori connota l’entità della popolazione presente e il grado di infestazione. I fori si presentano con un diametro di circa 1,5 – 2,0 cm e di forma perfettamente circolare. Su una stessa pianta possono coesistere fori prodotti da più di una generazione (che varia da 1 a 2 anni), solo i fori recenti conservano la forma perfettamente circolare, successivamente i processi di cicatrizzazione indotti nella pianta deformano suddetto aspetto. Con il rilievo di fori su specie sensibili e nel periodo opportuno dell’anno (maggio/luglio) è buona norma ricercare l’eventuale presenza degli adulti che normalmente tendono a restare sulla chioma della stessa pianta per nutrirsi e dar luogo agli accoppiamenti.

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3. Fori di sfarfallamento Particolare di un foro di sfarfallamento prodotto da adulto di Anoplophora spp nell’anno. Notare la forma perfettamente tondeggiante. I fori di sfarfallamento, una volta prodotti, restano visibili per molti anni e, se pur perdono la tipica “rotondità”, contribuiscono a valutare la presenza di una eventuale infestazione.

4. Attività trofica degli adulti in chioma L’erosione della corteccia dei giovani rametti può essere un ulteriore segnale di presenza di adulti non ancora sessualmente maturi in chioma. Nel periodo opportuno (maggio/luglio) è buona norma ricercare l’eventuale presenza degli adulti a conferma dei segnali sospetti.

5. Ovideposizione Con l’ovideposizione Anoplophora spp. rinnova l’infestazione e normalmente tende a farlo restando sul medesimo albero per più generazioni prima di migrare e colonizzarne altri. Al crescere della popolazione, le femmine ovideponenti cercano nuovi spazi e nuove piante per deporre, dotate di scarse attitudini al volo compiono spostamenti molto modesti, nell’ordine di 50 – 100 metri.

6. Ovideposizione L’atto della ovideposizione (fig 5) è preceduto da un lavoro di incisione fatto dalle femmine con le mandibole e che di solito assume la forma di una T rovesciata (cerchio rosso). La rilevazione di suddetta incisione concorre al quadro complessivo del riconoscimento di un’infestazione di Anoplophora spp. Per A. chinensis in particolare, l’altezza a cui le femmine ovidepongono, rende la ricerca di questo segnale possibile, anche se difficile.

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7.1 Attività larvale Nei tessuti sottocorticali, in prossimità alla porzione di pianta dove è avvenuta l’ovideposizione, allo schiudere delle uova le giovani larve iniziano l’attività trofica di escavazione (fine agosto – autunno) di gallerie che, talvolta, possono mettere in evidenza all’esterno la fuoriuscita di essudato (vedi foto). Il rilievo dell’essudazione, eventualmente abbinato al riscontro della T rovesciata di cui al punto 6, può aiutare a comporre un quadro più esaustivo dell’infestazione in atto. In inverno l’attività larvale cessa (diapausa) e l’insetto sverna allo stadio di larva. 7.2 Attività larvale Un ulteriore segnale esterno dell’attività larvale di scavo delle gallerie di alimentazione è dato dalla fuoriuscita di segatura (o rosura) da cosiddetti fori di espulsione (vedi foto).

7.3 Attività larvale Dal mese di marzo fino alla fine di ottobre e oltre (ciclo biennale), le larve riprendono a scavare le gallerie di alimentazione nel fusto, fino ad arrivare al cambio. Agendo con una sgorbia nella porzione di legno connotata dai segnali precedentemente descritti (punti n. 6, 7 e 8) è possibile rinvenire il tracciato di una galleria contenente una piccola larva.

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8. Emissione di rosura L’emissione della rosura è un segnale che persiste fino a poco prima dell’impupamento. La segatura prodotta dalle giovani larve è dapprima di tessitura fine, poi, via via che la larva progredisce verso la maturità, aumentando di dimensioni, la rosura espulsa assume l’aspetto di piccolissime pellets. Nelle infestazioni di A. chinensis gli abbondanti depositi di segatura/rosura si riscontrano a livello del suolo e sono di facile osservazione.

N.B. quanto descritto nei punti da 6 a 10 rappresenta un quadro diagnostico coerente anche in caso di infestazioni primarie, ovvero lo svolgimento del primo ciclo con assenza di adulti e/o dei relativi fori di sfarfallamento.

8.1 Rosura Nel caso di Anoplophora spp, con analisi molecolari sulla rosura è possibile risalire alla specie che l’ha prodotta. Nei casi sospetti, il ritrovamento e la raccolta di rosura da sottoporre ad analisi di laboratorio, può essere un ulteriore elemento di indagine.

9. Impupamento La larva matura, in primavera (aprile) termina lo scavo delle gallerie di alimentazione e ricava al di sotto di un sottile strato di corteccia la cosiddetta “camera pupale” per impuparsi. Quando avviene il passaggio alla forma adulta, l’insetto, liberatosi dall’esuvia, incide la corteccia con le mandibole roteando il capo, producendo cosi il foro di sfarfallamento (punti 3 e 13). Sgorbiando pertanto al di sotto di un foro di sfarfallamento si può pertanto rinvenire la camera pupale e, talvolta, residui di esuvia.

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10. sfarfallamento I fori di sfarfallamento si rinvengono in vicinanza dei punti di ovideposizione e quindi al colletto della pianta e meno frequentemente sul fusto, su grosse radici affioranti o sul suolo soprastante le radici sotto-superficiali.

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ANOPLOPHORA GLABRIPENNIS (TARLO ASIATICO DEL FUSTO)

Specie altamente polifaga, tra le piante arboree e arbustive che normalmente possono costituire formazioni forestali si annoverano: Acer spp. (acero), Aesculus spp., Alnus spp. (ontano), Betula spp. (betulla), Fraxinus spp. (frassino), Malus spp. (melo), Prunus spp., Pyrus spp. (pero), Rosa spp., Salix spp. (salice), Sorbus spp. (sorbo) e Ulmus spp. (olmo). 1. Adulto di A. glabripennis Il ritrovamento e/o l’avvistamento degli insetti del genere Anoplophora spp. allo stadio adulto costituisce l’elemento immediato per determinare lo stato di infestazione in corso. Se possibile è preferibile procedere alla cattura di un esemplare per ricorrere, previa devitalizzazione, ad un riconoscimento morfologico da parte di esperti entomologi. Si fa presente che è altamente rischioso e pertanto assolutamente vietato trasportare esemplari di Anoplophora spp in condizioni vitali, ancorchè confinati.

Consulta la tavola di differenziazione tra A.glabripennis e A. chinensis http://www.agricoltura.regione.lazio.it/binary/prtl_sfr/tbl_misure/differenze_CLB_ALB.pdf 2. Fori di sfarfallamento Gli adulti di A.glabripennis sfarfallano normalmente dalla seconda metà di maggio fino a tutto luglio. I tipici fori di uscita si trovano in prevalenza nella parte medio-alta del fusto, e possono comparire fin sulla parte più distale dei rami e delle branche. Nei casi di alberature di elevata altezza questo aspetto può rendere difficoltoso il rilevamento, può essere utile allo scopo l’uso di un binocolo. ll numero dei fori connota l’entità della popolazione presente e il grado di infestazione. I fori si presentano con un diametro di circa 1,5 – 2,0 cm e di forma perfettamente circolare. Su una stessa pianta possono coesistere fori prodotti da più di una generazione (che varia da 1 a 2 anni), solo i fori recenti conservano la forma perfettamente circolare, successivamente i processi di cicatrizzazione indotti nella pianta deformano suddetto aspetto. Con il rilievo di fori su specie sensibili e nel periodo opportuno dell’anno (maggio/luglio) è buona norma ricercare l’eventuale presenza degli adulti che normalmente tendono a restare sulla chioma della stessa pianta per nutrirsi e dar luogo agli accoppiamenti.

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2.1 Fori di sfarfallamento Particolare di un foro di sfarfallamento prodotto da adulto di Anoplophora spp nell’anno. Notare la forma perfettamente tondeggiante. I fori di sfarfallamento, una volta prodotti, restano visibili per molti anni e, se pur perdono della tipica “rotondità”, contribuiscono a valutare la presenza di una eventuale infestazione.

3. Attività trofica degli adulti in chioma L’erosione della corteccia dei giovani rametti può essere un ulteriore segnale di presenza di adulti non ancora sessualmente maturi in chioma. Nel periodo opportuno (maggio/luglio) è buona norma ricercare l’eventuale presenza degli adulti a conferma dei segnali sospetti.

4. Ovideposizione Con l’ovideposizione Anoplophora spp. rinnova l’infestazione e normalmente tende a farlo restando sul medesimo albero per più generazioni prima di migrare e colonizzarne altri. Al crescere della popolazione, le femmine ovideponenti cercano nuovi spazi e nuove piante per deporre, dotate di scarse attitudini al volo compiono spostamenti molto modesti, nell’ordine di 50 – 100 metri.

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4.1 Ovideposizione L’atto della ovideposizione (fig 5) è preceduto da un lavoro di incisione fatto dalle femmine con le mandibole e che di solito assume la forma di una T rovesciata (cerchio rosso). La rilevazione di suddetta incisione concorre al quadro complessivo del riconoscimento di un’infestazione di Anoplophora spp. Per A. glabripennis in particolare, l’elevata altezza a cui le femmine ovidepongono, rende la ricerca di questo segnale alquanto difficile se non impossibile.

5. Attività larvale Nei tessuti sottocorticali, in prossimità alla porzione di pianta dove è avvenuta l’ovideposizione, allo schiudere delle uova le giovani larve iniziano l’attività trofica di escavazione (fine agosto – autunno) di gallerie che, talvolta, possono mettere in evidenza all’esterno la fuoriuscita di essudato (vedi foto). Il rilievo dell’essudazione, eventualmente abbinato al riscontro della T rovesciata di cui al punto 6, può aiutare a comporre un quadro più esaustivo dell’infestazione in atto. In inverno l’attività larvale cessa (diapausa) e l’insetto sverna allo stadio di larva.

5.1 Attività larvale Un ulteriore segnale esterno dell’attività larvale di scavo delle gallerie di alimentazione è dato dalla fuoriuscita di segatura (o rosura) da cosiddetti fori di espulsione (vedi foto).

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5.2 Attività larvale Dal mese di marzo fino alla fine di ottobre e oltre (ciclo biennale), le larve riprendono a scavare le gallerie di alimentazione superficiali nel fusto e nella parte alta del fusto e sulle branche. Agendo con una sgorbia nella porzione di legno connotata dai segnali precedentemente descritti (punti n. 6, 7 e 8) è possibile rinvenire il tracciato di una galleria superficiale contenente una piccola larva.

6. Emissione di rosura L’emissione della rosura è un segnale che persiste fino a poco prima dell’impupamento. La segatura prodotta dalle giovani larve è dapprima di tessitura fine, poi, via via che la larva progredisce verso la maturità, aumentando di dimensioni, la rosura espulsa assume l’aspetto di piccolissime pellets. Nelle infestazioni di A. glabripennis gli abbondanti depositi di segatura/rosura si riscontrano a livello dei palchi delle branche. Se i suddetti cumuli dovessero essere ad una altezza non compatibile con la statura dell’osservatore, l’uso di un binocolo può rendere più agevole il rilevamento.

N.B. quanto descritto nei punti da 6 a 10 rappresenta un quadro diagnostico coerente anche in caso di infestazioni primarie, ovvero lo svolgimento del primo ciclo con assenza di adulti e/o dei relativi fori di sfarfallamento che sono e restano segnali di presenza di elevata attendibilità.

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6.1 Rosura Nel caso di Anoplophora spp, con analisi molecolari sulla rosura è possibile risalire alla specie che l’ha prodotta. Nei casi sospetti, il ritrovamento e la raccolta di rosura da sottoporre ad analisi di laboratorio può essere un ulteriore elemento di indagine.

7. Impupamento La larva matura, in primavera (aprile) termina lo scavo delle gallerie di alimentazione e ricava al di sotto di un sottile strato di corteccia la cosiddetta “camera pupale” per impuparsi. Quando avviene il passaggio alla forma adulta, l’insetto, liberatosi dall’esuvia, incide la corteccia con le mandibole roteando il capo, producendo cosi il foro di sfarfallamento (punti 3 e 13). Sgorbiando pertanto al di sotto di un foro di sfarfallamento si può rinvenire la camera pupale e, talvolta, residui di esuvia.

8. sfarfallamento Un adulto che ha completato l’apertura del foro che gli consentirà di sfarfallare.

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BURSAPHELENCHUS XYLOPHILUS (NEMATODE DEL PINO)

Le piante ospiti appartengono alle conifere, in modo particolare al genere Pinus. In Italia le specie suscettibili al nematode sono: Pinus pinaster, P. sylvestris, P. nigra austriaca, P. halepensis, P. mugo, P. strobus. Altre conifere ospiti appartengono ai generi: Abies spp, Cedrus spp, Picea spp, Larix spp, Tsuga spp, Pseudotsuga spp e Chamaecyparis spp. Bursaphelenchus xylophilus è agente del deperimento del pino. Il nematode attacca le cellule epiteliali dei canali resiniferi, coinvolgendo con ampie necrosi anche i tessuti attigui, ed estende i propri attacchi ai vasi conduttori della linfa causando la degenerazione delle cellule cambiali, xilematiche e floematiche. Il monitoraggio basato su osservazioni visive deve tenere conto che il nematode, come detto, si sviluppa nei canali resiniferi, nei quali, a seguito di suddetta attività, si registra la formazione di estese necrosi con progressiva riduzione della produzione di resina. In condizioni di deficit idrico e temperature estive superiori a 24°C, dopo circa 3 settimane dall’ingresso si registrano i seguenti sintomi: metà maggio - metà luglio: appassimento e ingiallimento degli aghi; fine agosto - ottobre: disseccamento della chioma e morte della pianta. Il fogliame bruno-rossiccio può rimanere sugli alberi morti fino all’estate successiva

L’Italia rappresenta un paese ad elevato rischio per l’introduzione di B. xylophilus in quanto su gran parte del territorio nazionale il clima è idoneo ad un rapido sviluppo delle popolazioni del nematode. Si consideri inoltre l’estensione dei popolamenti e degli impianti di conifere potenziali ospiti di B. xylophilus, nonché l’ampia diffusione di insetti vettori appartenenti al genere Monochamus.

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La diffusione in natura di B. xylophilus è favorita dalla sua elevata sopravvivenza nel legno e dalla trasmissione attiva ad opera di insetti xilofagi riconducibili prevalentemente ai coleotteri cerambicidi del genere Monochamus. Su scala continentale, il principale mezzo di diffusione del nematode del pino è rappresentato da legname infestato che circola attraverso gli scambi internazionali; va da sé che la dispersione del parassita è agevolata dall'importazione di materiale che, oltre al nematode, ospita i suoi vettori. Per tali motivi le aree a rischio di infestazione sono le prime a dover essere monitorate. In particolare sono richiesti controlli in:

boschi di conifere in un raggio di 5 km dai punti d’introduzione di legname di conifera d’importazione, compresi gli assortimenti in materiale ligneo come casse di imballaggio e pallets;

boschi di conifere che si trovano in un raggio di 5 km da depositi di legname per imballaggio di merci;

boschi di conifere con evidenti sintomi di deperimento. E’ peraltro di non secondaria importanza ricordare che il nematode, assai mobile e adattabile, può infettare nuove piante ospiti anche in assenza di vettori, a seguito della distribuzione sul terreno di residui di lavorazione derivanti da materiale infestato. Non deve essere pertanto sottovalutata la pericolosità derivante dall’impiego di residui di lavorazioni di piante infestate, utilizzati ad esempio per pacciamatura, o residui di lavorazione di segherie o di attività lavorative analoghe disperse accidentalmente, volutamente o no, in prossimità di pinete sensibili B. xylophilus è quindi un endoparassita migratore, in grado di colonizzare rapidamente le piante ospiti, raggiungendo livelli numerici tali da determinare un rapido declino della vigoria degli alberi. Le piante indebolite dall’azione del nematode diventano a loro volta idonee per l’insediamento e lo sviluppo di xilofagi di debolezza, quali i Monochamus, instaurando un devastante meccanismo di sinergia tra nematode e coleotteri vettori. Sulle piante deperite a seguito dell’attacco del fitoparassita e del successivo insediarsi degli xilofagi di debolezza, le larve durevoli (L4) del nematode, in un periodo compreso tra metà maggio e metà luglio, raggiungono le celle pupali di eventuali Monochamus penetrando all’interno di questi cerambicidi. Lo sfarfallamento dei Monochamus dalle piante ormai compromesse, con l’attività di nutrizione ai danni di giovani rametti presenti su nuove conifere ancora indenni, favorisce il trasporto del nematode

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Gli adulti dei Monochamus neosfarfallati si alimentano a spese dei tessuti corticali di giovani germogli. Le ferite di nutrizione praticate dai coleotteri vettori vengono in tal modo utilizzate da B. xylophilus come agevole via di ingresso nelle nuove piante, nelle quali, con idonee condizioni stazionali, il nematode dopo aver invaso i canali resiniferi può rapidamente incrementare le sue popolazioni (il ciclo viene completato in 4-5 gg a 25°C).

Monitoraggio delle popolazioni Tipo di trappola: i modelli di trappola più usati contro gli insetti xilofagi sono le multi-funnel, costituiti da imbuti in PVC nero o bianco, disposti uno sopra l’altro sovrastati superiormente da un coperchio protettivo; mentre inferiormente l’ultimo imbuto è collegato direttamente ad un contenitore cilindrico per la raccolta degli insetti catturati. Il contenitore cilindrico destinato alla raccolta degli insetti, contiene una bustina di insetticida per evitare la fuga degli insetti catturati o eventi di predazione.

Attrattivi: miscele attrattive per Monochamus sono normalmente presenti in commercio. Il kit commerciale specifico per M.galloprovincialis consigliato è composto da un feromone di aggregazione specifico e due erogatori di sostanze cairomonali, completati da un erogatore di α-pinene. Il kit ha una durata di 45-50 giorni ha dimostrato di possedere un tasso di cattura tra 80-140% più alto rispetto alla somma delle catture usando attrattivi separati.

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GIBBERELLA CIRCINATA

(CANCRO RESINOSO DEL PINO) Piante ospiti: Pino d’Aleppo (Pinus halepensis),Pino marittimo (Pinus pinaster) Pino silvestre(Pinus

sylvestris) Pino domestico (Pinus pinea) Pino nero (Pinus nigra) Il cancro resinoso del pino (in inglese pine pitch canker) è una malattia fungina virulenta, che colpisce gli alberi del genere pinus ; causata dal fungo Gibberella circinata la cui forma conidica è il Fusarium circinatum. Sintomatologia: Disseccamento dei getti e di settori di chioma nelle piante adulte; avvizzimento rapido degli aghi, aspetto a “bandiera in assenza di vento”. Cancri sui fusti e sui rami con abbondantissima emissione di resina, imbrunimento dei tessuti sottocorticali, impregnati di resina, marciumi radicali, necrosi del colletto e morte dei semenzali. Presenza di fruttificazioni conidiche a cuscinetto rosa salmone (sul colletto delle piantine morte oppure in corrispondenza delle cavità lasciate dalla caduta degli aghi).

I sintomi possono comparire a qualsiasi stadio di età, sia su piantine in vivaio che su piante adulte. Le piante originate da seme infetto o cresciute su terriccio contaminato presentano imbrunimenti e marciumi dell'apparato radicale. Sulla parte aerea compaiono sintomi solo quando il patogeno ha invaso il colletto e circondato la base dello stelo: gli aghi diventano di colore verde pallido, poi giallo ed infine bruno. Rimuovendo la corteccia alla base del fusto si possono osservare tessuti imbruniti impregnati di resina. Sui tessuti colpiti e sul terreno attorno al colletto della pianta possono svilupparsi cuscinetti di spore di colore rosa salmone. Le piantine colpite avvizziscono e muoiono rapidamente. Sulle piante adulte il sintomo più evidente è rappresentato da cancri sulle branche e sul tronco con abbondante emissione di resina, che può colare anche molto al di sotto del cancro. I cancri si accrescono durante l'inverno e la primavera fino a circondare l'organo colpito, causando l'essiccamento della parte distale. L'infezione solitamente non porta a morte la pianta, ma ne rallenta la crescita e ne deturpa il portamento. Solo le specie native del sud-est degli Stati Uniti, particolarmente sensibili alla malattia, possono giungere a morte. Il patogeno può infettare anche i germogli provocando essiccamenti degli apici dei rami, nella parte più alta della chioma. Gli aghi inizialmente ingialliscono, poi diventano di colore rosso-bruno ed infine cadono, lasciando spoglio il tratto del germoglio colpito. In corrispondenza delle depressioni lasciate dagli aghi caduti, produce cuscinetti di spore color rosa salmone. I coni femminili abortiscono e rimangono attaccati al ramo infetto. Asportando la corteccia, in corrispondenza dei cancri presenti sul tronco o sui germogli, i tessuti appaiono di un tipico color ambra, impregnati di resina.

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Epidemiologia : Sulle piante adulte le infezioni si verificano in estate e sono favorite da temperature calde ed elevata umidità relativa. La disseminazione delle spore del fungo da una pianta malata a piante sane è favorita dal vento e dagli insetti xilofagi (genere Pissodes). Questi ultimi causano ferite che facilitano la penetrazione del patogeno nei tessuti della pianta. Anche le ferite provocate dal distacco dei coni durante la raccolta costituiscono una via di ingresso per G. circinata. Le infezioni ad opera delle spore del fungo rappresentano una modalità di diffusione in ambito locale. Al contrario, la diffusione su lunga distanza può avvenire attraverso la commercializzazione di seme infetto e di materiale vegetale destinato alla piantagione contaminato.

Monitoraggio con ispezioni visive: Le piante ospiti possono essere colpite a qualsiasi stadio di età, pertanto si andranno a ricercare determinati sintomi: Giovani piantine: presenza di piantine avvizzite e/o disseccate, ricercare la comparsa di necrosi radicali e del colletto e/o la presenza, sotto la corteccia a livello del suolo, di tessuti imbruniti ed impregnati di resina. Osservare anche la presenza di disseccamenti degli apici dei rami e di ripiegamenti dei germogli;

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Piante adulte: ricercare sui “rami” la presenza di disseccamenti degli apici nella parte più alta della chioma; di ripiegamenti dei germogli con la presenza di aghi che diventano gialli, poi rossi ed infine cadono lasciando spoglia la parte colpita; ricercare la presenza di “coni femminili” che abortiscono e rimangono attaccati al ramo infetto; ricercare sul “tronco e/o sulle branche “la presenza di cancri leggermente depressi con abbondante emissione di resina, la presenza di tessuti sottostanti di colore ambra e impregnati di resina. Il monitoraggio non può essere fatto in qualunque periodo dell’anno, ma esclusivamente nei momenti consigliati che sono:

tardo autunno-inverno: si manifestano gli esiti delle infezioni avvenute durante l’estate;

primavera-estate: si manifestano gli esiti delle infezioni avvenute in autunno.

In entrambi questi casi si dovranno: ricercare sintomi sulle piante giovani, nelle zone di rimboschimento. In qualunque momento dell’anno: si possono vedere i “vecchi cancri” localizzati sul tronco e sulle branche caratterizzati da fuoriuscita di resina. Le ispezioni visive possono essere completate con l’utilizzo di trappole per la ricerca della presenza di insetti del genere Pissodes. Ii modelli di trappola più usati, anche in questo caso, sono le multi-funnel, costituiti da imbuti in PVC nero o bianco, disposti uno sopra l’altro sovrastati superiormente da un coperchio protettivo; mentre inferiormente l’ultimo imbuto è collegato direttamente ad un contenitore cilindrico per la raccolta degli insetti catturati. Attrattivi: al momento dell’installazione, le trappole devono essere innescate con erogatori di sostanze volatili attrattive specifiche per il genere Pissodes, normalmente presenti in commercio.

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MATSUCOCCUS FEYTAUDI (COCCINIGLIA CORTICICOLA DEL PINO MARITTIMO)

La specie attacca e vive a spese del solo pino marittimo (Pinus pinaster) e pertanto deve essere ricercata nelle pinete litoranee o di media collina costituite da questa essenza, o in formazioni di tipo misto dove il pinastro è presente. 1. Sintomi rilevabili a distanza Arrossamenti a chiazze delle chiome a partire dalla base verso la cima, fino al totale disseccamento. Pur tuttavia non sono sintomi esclusivi in Pinus spp, il fattore di sospetto è determinato dall’esclusiva presenza del pino marittimo o nel fatto che, anche in formazioni miste, suddetti sintomi si manifestino a carico del solo pinastro. Osservazioni a distanza sono quindi utili per alimentare il sospetto che lo status fitosanitario della pineta possa essere determinato da una infestazione di Matsucoccus feytaudi.

2. Sintomi rilevabili a distanza Nelle foto 1 e 2 sono rappresentate pinete fortemente danneggiate dalla cocciniglia corticicola ed è molto probabile che, in tempi successivi, xilofagi secondari abbiano concorso al deperimento.

3. Sintomi rilevabili a distanza Uno stato iniziale di infestazione potrebbe risultare in questo modo, con comparse spot di alberi con chioma arrossata, come quello al centro della foto. Rilievi di casi come questo sono da considerare nella scelta delle aree di saggio per il monitoraggio di Matsucoccus feytaudi in pinete di pino marittimo.

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4. Sintomi rilevabili con un esame ravvicinato La conoscenza del ciclo di Matsucoccus feytaudi è il miglior supporto all’esecuzione del monitoraggio fondato sull’osservazione dei sintomi rilevabili con un esame ravvicinato. Si raccomanda l’impiego di strumenti di ingrandimento. Il fitomizo compie una sola generazione l’anno ed è caratterizzato da uno sviluppo post-embrionale che si realizza attraverso tre stadi per la linea femminile e cinque stadi per la linea maschile

5. Sintomi rilevabili con un esame ravvicinato Le femmine adulte sono presenti da marzo a maggio e depongono nelle fessure della corteccia dei pini circa 300 uova ciascuna, protette da un ovisacco di cera bianca. Nella foto femmina adulta.

6. Ovideposizione Sui pini adulti le femmine, dopo la fecondazione (marzo – aprile), avviano le ovideposizioni seguendo l’orientamento delle fessure corticali e dislocando le ovature preferibilmente nella corteccia di 8-10 mm di spessore. Nella foto femmine e uova contenute nell’ovisacco ceroso.

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7. Neanidi mobili Dalla metà di aprile fino all’inizio di giugno nascono le neanidi di colore giallastro e di forma ovale, lunghe 0.3-0.4 mm (L1). Queste, dopo un periodo di inattività, variabile da 3 a 14 giorni, a seconda della temperatura media ambientale (12-14 giorni a 15 °C, 3-4 giorni a 25 °C), durante una successiva breve fase di mobilità (8-43 ore per il 75% della popolazione) si disperdono sulle piante ospiti. In particolare, si fissano nella parte viva della corteccia ove, per nutrirsi, inseriscono gli stiletti boccali. In questa fase le neanidi sono molto vulnerabili ma, nel contempo, rappresentano lo stadio più pericoloso per la diffusione dell’insetto. Per le ridotte dimensioni, vengono ben veicolate dal vento e da altri mezzi.

8. Fissazione neanidi Sulle piante adulte, le neatidi L1 si fissano sul fondo delle fessure della corteccia viva; sui pini giovani a corteccia liscia, invece, si insediano sui rami, nelle guaine dei brachiblasti o all’altezza del colletto, dove iniziano le fessurazioni corticali. Le neanidi, una volta fissate, si contornano di una secrezione cerosa bianca in cui si accrescono e trascorrono l’estate

9. Cisti All’inizio dell’autunno, quando le temperature medie scendono a 10-15 °C, le L1 compiono la muta e passano al secondo stadio (L2), divenendo apode e assumendo un aspetto cistiforme (figure 5 e 6). Le “cisti”, di colore bruno vinoso, possono avere un diametro fino a 3 mm (linea femminile) o essere più piccole e allungate (linea maschile), ma la loro forma dipende anche dallo spazio disponibile e dalla densità di colonizzazione. Le “cisti” femminili maturano a partire dalla fine di febbraio e danno luogo alle femmine ovigere (vedi foto 5)

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10. Ninfe maschili Le “cisti” maschili sviluppano, invece, a partire dalla metà di dicembre. Esse producono “preninfe” mobili destinate a imbozzolarsi come ninfe in bianche secrezioni cerose e a trasformarsi successivamente in maschi alati. Nella foto i bozzoletti cerosi delle ninfe della linea maschile

11. Maschio adulto I maschi sono lunghi circa 2 mm, con un’apertura alare di quasi 4 mm, e si caratterizzano per un lungo ciuffo posteriore di filamenti cerosi bianchi Il volo dei maschi raggiunge la massima intensità tra febbraio e marzo.

12. Monitoraggio con trappole attrattive Oltre alle osservazioni visive delle forme immobili (cisti, ovisacchi, follicoli cerosi maschili) non sempre agevoli, il monitoraggio potrebbe essere eseguito con trappole attivate con feromone femminile per l’attrazione dei maschi alati. Le trappole possono essere costituite da tabelle in materiale plastico, 15 cm x 15 cm, bianche, piatte, spruzzate con colla spray e munite di erogatori in gomma impregnati con di feromone, da sostituire ogni due settimane. Il feromone non risulta disponibile in commercio, comunque è noto che sia stato sintetizzato da Unitè de Phytopharmacie et des Mediateurs Chimiques dell’ INRA (Versailles – Francia)

http://www.spe.inra.fr/Le-departement/biocontrole/mediateurs-chimiques-pour-le-biocontrole/(key)/6 Nella pagina web del dipartimento INRA sono riportati i contatti.

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13. Monitoraggio con trappole attrattive Nella foto una tabella collata e il risultato visivo delle catture effettuate nell’arco di due settimane. Il metodo del trappolaggio è senz’altro utile per rilevare la presenza del Matsucoccus ma sicuramente non in grado di fornire dati molto utili sulla densita di popolazione dell’insetto.

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XYLELLA FASTIDIOSA

Xylella fastidiosa è un batterio che vive e prolifica nei vasi xilematici delle piante ospiti formando colonie sempre più voluminose che finiscono per occludere i vasi stessi, causando quindi un’interruzione nella risalita della linfa grezza. Da ciò ne deriva che il danno prodotto dalla malattia batterica è un sostanziale disseccamento progressivo della parte aerea delle piante infette e, di conseguenza, i sintomi sono tutt’altro che specifici. Per tale motivo l’osservazione di manifestazioni anomale a carico delle piante non può essere che un elemento di sospetto a cui deve sempre seguire un prelievo di campioni sintomatici per la diagnostica batteriologica in laboratorio. I vasi a lume più ristretto sono generalmente i primi ad essere occlusi ed è per questo che il disseccamento procede a “chiazze” nelle chiome con un andamento centripeto. Sebbene in letteratura si annoveri una notevole quantità di specie sensibili, la lista delle specie botaniche è a tutt’oggi non esaustiva. Per tale motivo il monitoraggio per l’accertamento della presenza di Xylella fastidiosa deve tener conto anche di elementi esterni alle aree boschive propriamente dette e non limitarsi alle osservazioni delle sole essenze legnose del bosco, includendo, se possibile, specie spontanee, arbustive e erbacee notoriamente sensibili al batterio. Per tale motivo si rende necessario scegliere aree di saggio complementari, limitrofe al bosco oggetto di monitoraggio, caratterizzate da elementi di valutazione complessiva, fondata sulla probabilità di rischio di introduzione e/o di diffusione. Per le aree boschive interessate dal percorso di importanti linee viarie di trasporto, ad esempio, si possono osservare piante sensibili di tipo ornamentale, se presenti (quali alberature stradali, siti di verde pubblico e privato, aree agricole, ecc). Annotare e considerare la presenza di vivai nelle vicinanze, in quanto tali aziende possono movimentare quantitativi più o meno ingenti mi vegetali e materiali vegetali. Così pure un ulteriore elemento di considerazione può essere il rilevamento della presenza della sputacchina (Philaenus spumarius) su piante erbacee spontanee che crescono nelle radure interne al bosco stesso o al suo limitare. Come noto, allo stato attuale delle conoscenze, la sputacchina risulta essere l’unico vettore attivo nella trasmissione dell’infezione.

Quercus Phyllirea

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Prunus Prunus

Prunus Prunus

Alloro Alloro

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Cisto Cisto

Ginestra Ginestra

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Oleandro Oleandro

Oleandro Oleandro

Olivo Olivo

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Philaenus spumarius (Sputacchina) – forme giovanili

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Philaenus spumarius (Sputacchina) – stadio adulto. Per il riconoscimento basarsi sulla colorazione può essere fuorviante. La sputacchina possiede una

grande variabilità nella livrea.

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Xylosandrus spp

Al genere Xylosandrus appartengono 52 specie, diffuse nelle aree tropicali di tutto il mondo. In Europa e

in Italia sono segnalate 4 specie, tutte di recente introduzione.

Nel Lazio, in modo particolare, sono attenzionate lo Xylosandrus compactus e lo Xylosandrus crassiusculus

rinvenute rispettivamente nel 2012 e nel 2013 in aree urbane su piante piantumate a scopo ornamentale.

Di recente le due specie di scolitidi sono state segnalate e rinvenute in aree boschive. Pur se non normate

destano preoccupazione per un loro probabile infeudamento/acclimatamento favorito dalle ormai note

mutazioni climatiche e, soprattutto, per la loro spiccata polifagia.

La polifagia delle due specie non esclude la possibilità di attacchi su piante non ancora segnalate ed è

opportuno considerare che, per le specie in oggetto, che il numero di generazioni annue e l’aggressività

nei confronti delle piante ospiti potranno aumentare a seguito dei cambiamenti climatici in atto che, nel

nostro territorio, si manifestano con inverni sempre più miti ed estati spesso siccitose che possono

contribuire a debilitare le piante rendendole più suscettibili agli attacchi.

Xylosandrus compactus Xylosandrus crassiusculus

Xylosandrus compactus

Vive a spese di molte specie di piante legnose di interesse forestale, agrario e ornamentale (oltre 200

specie segnalate). Fra le piante segnalate come suscettibili di attacco da parte dello xilofago, sono citate

specie appartenenti ai generi Acacia, Acer, Celtis, Cornus, Eucalyptus, Malus, Ostrya, Platanus, ecc. Nel

nostro paese la specie è stata osservata anche su Laurus nobilis, Quercus ilex, Pistacia lentiscus, Arbutus

unedo, Juniperus spp e Phyllirea spp.

Gli attacchi dell’insetto interessano di norma i rametti di diametro compreso tra 3mm e 1 cm. Studi recenti

hanno rilevato che a seguito dell’attacco dello scolitide si verificano disseccamenti di rametti apicali dai

quali sono stati isolati funghi saprofiti e fitopatogeni, fra i quali si ricorda Fusarium solani.

I danni alla pianta ospite sono causati oltre che dalla trasmissione degli organismi fitopatogeni citati, anche

dai danni meccanici derivanti dall’attività di scavo della femmina.

L’attività di scavo è generalmente visibile all’esterno a causa dell’emissione di rosura dal foro di entrata.

Le larve si nutrono a spese di funghi dell’ambrosia, trasportati dalle femmine in strutture particolari del

loro corpo dette micangi, e che si sviluppano sulle pareti delle gallerie.

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La specie sverna generalmente come adulto, il ciclo di sviluppo è piuttosto rapido e in condizioni favorevoli

può completarsi in circa 30 giorni. La sex-ratio è fortemente spostata a favore delle femmine (1:10). Nel

corso dell’anno l’insetto può svolgere diverse generazioni (2 ,3 o più), in relazione alle condizioni

ambientali.

La modalità di ispezione consiste in un esame visivo dei getti apicali delle specie vegetali sensibili,

finalizzato all’individuazione di fori di entrata prodotti dalle femmine nell’escavazione delle gallerie per le

ovideposizioni. Questa fase è importante anche per l’individuazione delle specie vegetali soggette agli

attacchi del suddetto scolitide.

Il monitoraggio, basato sulla rilevazione dei sintomi d’attacco, deve essere effettuato nella seconda metà

della stagione estiva, alla comparsa dei primi disseccamenti apicali visibili. Con l’uso di trappole - di tipo

Theyson, Multi-funnel, innescate con etanolo o altre sostanze attrattive - nel periodo marzo/ottobre è

possibile invece intercettare i voli degli adulti.

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Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di rametti con fori e rosure) con sintomi

imputabili ad attacchi di Xylosandrus compactus dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in

entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare.

Xylosandrus crassiusculus

E’ diffuso in molte aree del mondo e segnalata per la prima volta in Europa nel 2003, in Toscana. Successivamente è stata intercettata in Liguria e Sicilia. Anche Xylosandrus crassiusculus è una specie largamente polifaga capace di colonizzare almeno un centinaio di specie diverse appartenenti a vari generi di interesse forestale, agrario e ornamentale: Alnus, Castanea, , Malus, Populus, Prunus, Quercus, Sorbus, Ceratonia e Pinus. Xylosandrus crassiusculus attacca di norma porzioni di pianta di diametro superiore ai 3 cm, ma anche grossi rami e tronchi fino a 30 cm di diametro. Nello scavo risultano evidenti all'esterno dei caratteristici pacchetti di rosura di forma cilindrica, estrusi dalla femmina attraverso i fori di penetrazione. Una colonizzazione diffusa di questa specie determina inevitabilmente la morte della pianta. Attacchi sporadici

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nella parte bassa del tronco, di norma provocano la successiva formazione di cancri in corrispondenza dei siti di attacco.

Si deve anche considerare che per questa specie possono risultare substrati favorevoli allo sviluppo anche le cataste di legname recentemente abbattuto e non prontamente esboscato. Tale comportamento può consentire la messa a punto di strategie di controllo mirato attraverso l’utilizzo di piante esca. Anche Xylosandrus crassiusculus può svolgere 2-3 generazioni all’anno. La modalità di ispezione consiste in un esame visivo delle specie vegetali sensibili a livello di getti apicali ma soprattutto nelle porzioni legnose di maggiori dimensioni quali branche e fusti. Si possono evidenziare fenomeni di fuoriuscita di liquido vischioso di color bruno che compare come macchie scure “spot” sulle superfici dei tronchi e dei rami o i caratteristici pacchetti di rosura di forma cilindrica, estrusi dalla femmina attraverso i fori di penetrazione. Questa fase è importante anche per l’individuazione delle specie vegetali soggette agli attacchi del suddetto scolitide.

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Danno: Gli adulti attaccano, rami o piccoli tronchi di piante ospiti e introducono un fungo simbiotico (Ambrosiella sp.), di cui si nutriranno le future larve. L'insetto di solito scava gallerie all'interno di steli di piccolo diametro (2,5-8 cm), ma i rami più grandi possono essere attaccati fino a 30 cm di diametro.Alcuni platypodinae; normalmente attaccano solo piante stressate o danneggiate,invece X. crassiusculus è apparentemente in grado di attaccare anche piante sane. Piante infestate possono mostrare avvizzimento, rami deperiti; mentre le giovani piantine spesso sono attaccate al collo della radice, e il risultato può danneggiare o uccidere il giovane albero. Quando il fitofago scava le gallerie; produce cilindretti legnosi che possono raggiungere i 3-4 cm (simile a uno stecchino).Gli adulti sono piccoli scolitidi bruno-rossastro scuro (femmine: lunghe 2-3 mm, maschi: 1,5 mm). Le larve sono di colore bianco, apode a forma di C con una capsula ben sviluppata, che non può essere distinta da altri scolitidi. Il rapporto delle popolazioni è essenzialmente 1:10 maschio-femmina con i maschi adulti che non volano e rimangono all'interno delle gallerie. X. crassiusculus è una specie d’ibrido giacché (le femmine si accoppiano con i loro fratelli). Quando le femmine svernano, lasciano le piante infestate e volano su nuovi ospiti cominciando a forare una galleria (foro di entrata di 2 mm di diametro) con una camera di covata nell’alburno (e, talvolta, nel durame). Una volta schiuse le uova, le larve si nutrono del fungo simbionte, presente sui margini delle gallerie stesse. Ai tropici, il ciclo biologico ha durata annuale con generazioni sovrapposte.

Il monitoraggio basato sulla rilevazione dei sintomi d’attacco, deve essere effettuato nella seconda metà della stagione estiva, alla comparsa dei primi disseccamenti apicali visibili. Con l’uso di trappole - di tipo Theyson, Multi-funnel, innescate con etanolo o altre sostanze attrattive - nel periodo marzo/ottobre è possibile invece intercettare i voli degli adulti.

Eventuali individui adulti catturati e il materiale vegetale (porzioni di rametti con fori e rosure) con sintomi imputabili ad attacchi di Xylosandrus crassiusculus dovranno essere inviati ad enti di ricerca specializzati in entomologia forestale per la necessaria determinazione tassonomica e molecolare. Sulla base dei criteri di massima descritti per ciascuna delle avversità summenzionate, le modalità di monitoraggio sono brevemente riassunte e schematizzate nel loro insieme nel quadro sinottico seguente

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che fornisce indicazioni sulle attività di monitoraggio anche in funzione della individuazione di zone a basso, medio ed alto rischio fitosanitario di introduzione e/o diffusione degli organismi nocivi considerati.