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7/15/2019 Seneca http://slidepdf.com/reader/full/seneca-5632803f802f7 1/5 Seneca Lucio Anneo Seneca era il figlio di Seneca il vecchio, fautore della rivoluzione retorica a Roma, avvicinandosi alle cosiddette declarationes, abbandonando il tema della lotta politica per avvicinarsi ad argomenti fini a se stessi. Scrive alcune consolazioni: la Consolatio ad Marciam , per la morte del figlio di Caligola, la Consolatio ad Elviam Mater, destinata alla madre per consolarla dal distacco, e la Consolatio ad Polibium, per consolarlo della morte di un fratello (ed usata per ingraziarsi il ritorno a Roma dopo l'esilio sotto Claudio). Il nucleo centrale della sua opera sono i dialoghi, 10 argomenti riguardo l'etica stoica. Il De Ira fa una fenomenologia delle passioni umane, De Vita Beata riguardo il bene e le passioni. De Constantia Sapientis, sull'imperturbabilità dell'animo del saggio, il De Tranquillitate Animi, riguardo il saggio e la vita politica (dove il saggio non deve partecipare in modo esagerato alla vita  politica), il De Otio, riguardo il ritirarsi in isolamento. Questi tre fanno parte di una trilogia dedicata all'amico Sereno, riguardo il distacco dalle cose terrene. Vi è poi il De Brevitate Vitae, sulla brevità della vita: il tempo non è poco ma è l'uomo che lo impiega male. Il De Providentia , dove affronta il problema della contraddizione tra il progetto  provvidenziale e la constatazione che nella realtà vincono sempre i disonesti. L'unica opera scientifica sono le Naturales Quaestiones, dove parla dei fenomeni naturali, comete, temporali, etc. Per Seneca il progresso e continuo e inarrestabile, a differenza dell'idea di Plinio il Vecchio. Vi sono poi i 7 libri dei benefici, dove tratta della natura e delle opere di beneficenza, e delle conseguenze morali che hanno nei confronti del benefattore.  Nel De Clementia Seneca dice che il potere unico, la monarchia è la forma di governo ideale e che non ci si deve ribellare ad essa, e che il problema è nel trovare un buon sovrano. Dopo il ritiro dalla vita politica, scriverà le Epistulae ad Lucilium, una sorta di diario epistolare  per la formazione filosofia di Lucilio. Partendo con argomenti semplici, si arrivava ad argomenti via via più complessi. È un genere letterario nuovo a Roma, e non si sa se queste lettere siano state effettivamente scritte o si tratti di un espediente letterario. Usa l'epistola come forma più diretta e si  pone allo stesso livello del suo discepolo, e non distaccato da lui. Infine, vi è il Ludus de Morte Claudi, o Apokolokyntosis . È un opera molto particolare, riguardo la trasformazione in zucca di Claudio dopo la sua morte. È una satira menippea, ovvero si basa sull'alternanza tra prosa e versi. Non si sa se era in senso dispregiativo verso Claudio, e si può intendere come "trasformazione di uno zuccone", e anche se Seneca aveva scritto un ludus sulla morte di Claudio, in realtà già nel Senato vi era molta ironia riguardo la morte di Claudio stesso. Lucano L'unica opera conservata è la Pharsalia, in 10 libri. Questa può essere considerata come una sorta di anti-Eneide, dove Lucano sembra voler confutare il modello virgiliano in maniera antifrastica. Innanzitutto, Lucano non usa uno stile epico puro ma si avvicina a quello dei retori, secondo, non c'è l'intervento delle divinità nel poema, terzo, ordine di narrazione più storico che poetico. Inoltre inserisce a volte fatti completamente inventati nella narrazione. Fa una sorta di anti-mito di Roma, narrandone la sua decadenza, al contrario dell'Eneide che ne mostrava l'ascesa. All'inizio del poema vi è un elogio a Nerone, sebbene sia in dubbio in quanto  Nerone non apparirà più nel poema. Prende il nome dalla battaglia di Farsalo, tra Cesare e Pompeo. L'opera non ruota attorno a un personaggio centrale, ma ha tre protagonisti: Cesare, che rappresenta l'incarnazione del furor, delle forze irrazionali, a cui si contrappone la passività negativa di Pompeo (che Lucano vuole dipingere come una figura tragica, come Enea, a cui però il destino è avverso), e infine Catone Uticense, che Lucano dipinge come quasi come un perdente. Vi è, inoltre, uno sfondo

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Sintesi famosi autori latini

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Seneca

Lucio Anneo Seneca era il figlio di Seneca il vecchio, fautore della rivoluzione retorica a Roma,avvicinandosi alle cosiddette declarationes, abbandonando il tema della lotta politica per avvicinarsiad argomenti fini a se stessi.

Scrive alcune consolazioni: la Consolatio ad Marciam, per la morte del figlio di Caligola, laConsolatio ad Elviam Mater, destinata alla madre per consolarla dal distacco, e la Consolatio ad

Polibium, per consolarlo della morte di un fratello (ed usata per ingraziarsi il ritorno a Roma dopol'esilio sotto Claudio).Il nucleo centrale della sua opera sono i dialoghi, 10 argomenti riguardo l'etica stoica.Il De Ira fa una fenomenologia delle passioni umane, De Vita Beata riguardo il bene e le passioni.De Constantia Sapientis, sull'imperturbabilità dell'animo del saggio, il De Tranquillitate Animi,riguardo il saggio e la vita politica (dove il saggio non deve partecipare in modo esagerato alla vita

 politica), il De Otio, riguardo il ritirarsi in isolamento. Questi tre fanno parte di una trilogia dedicataall'amico Sereno, riguardo il distacco dalle cose terrene.Vi è poi il De Brevitate Vitae, sulla brevità della vita: il tempo non è poco ma è l'uomo che lo

impiega male. Il De Providentia, dove affronta il problema della contraddizione tra il progetto provvidenziale e la constatazione che nella realtà vincono sempre i disonesti.L'unica opera scientifica sono le Naturales Quaestiones, dove parla dei fenomeni naturali, comete,temporali, etc. Per Seneca il progresso e continuo e inarrestabile, a differenza dell'idea di Plinio ilVecchio.Vi sono poi i 7 libri dei benefici, dove tratta della natura e delle opere di beneficenza, e delleconseguenze morali che hanno nei confronti del benefattore.

 Nel De Clementia Seneca dice che il potere unico, la monarchia è la forma di governo ideale e chenon ci si deve ribellare ad essa, e che il problema è nel trovare un buon sovrano.Dopo il ritiro dalla vita politica, scriverà le Epistulae ad Lucilium, una sorta di diario epistolare

 per la formazione filosofia di Lucilio. Partendo con argomenti semplici, si arrivava ad argomenti viavia più complessi. È un genere letterario nuovo a Roma, e non si sa se queste lettere siano stateeffettivamente scritte o si tratti di un espediente letterario. Usa l'epistola come forma più diretta e si

 pone allo stesso livello del suo discepolo, e non distaccato da lui.Infine, vi è il Ludus de Morte Claudi, o Apokolokyntosis. È un opera molto particolare, riguardo latrasformazione in zucca di Claudio dopo la sua morte. È una satira menippea, ovvero si basasull'alternanza tra prosa e versi. Non si sa se era in senso dispregiativo verso Claudio, e si puòintendere come "trasformazione di uno zuccone", e anche se Seneca aveva scritto un ludus sullamorte di Claudio, in realtà già nel Senato vi era molta ironia riguardo la morte di Claudio stesso.

Lucano

L'unica opera conservata è la Pharsalia, in 10 libri. Questa può essere considerata come una sortadi anti-Eneide, dove Lucano sembra voler confutare il modello virgiliano in maniera antifrastica.Innanzitutto, Lucano non usa uno stile epico puro ma si avvicina a quello dei retori, secondo, nonc'è l'intervento delle divinità nel poema, terzo, ordine di narrazione più storico che poetico.Inoltre inserisce a volte fatti completamente inventati nella narrazione.Fa una sorta di anti-mito di Roma, narrandone la sua decadenza, al contrario dell'Eneide che nemostrava l'ascesa. All'inizio del poema vi è un elogio a Nerone, sebbene sia in dubbio in quanto

 Nerone non apparirà più nel poema.Prende il nome dalla battaglia di Farsalo, tra Cesare e Pompeo.L'opera non ruota attorno a un personaggio centrale, ma ha tre protagonisti: Cesare, che rappresenta

l'incarnazione del furor, delle forze irrazionali, a cui si contrappone la passività negativa di Pompeo(che Lucano vuole dipingere come una figura tragica, come Enea, a cui però il destino è avverso), einfine Catone Uticense, che Lucano dipinge come quasi come un perdente. Vi è, inoltre, uno sfondo

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filosofico di tipo stoico nell'opera; e la giustizia per Lucano non bisogna ricercarla all'esterno delsaggio ma all'interno.Lo stile è definito "ardens et concitatus", con un incalzare delle frasi, una tensione che supera ilimiti dell'esametro, con un continuo uso di enjambment, imprimendo un forte pathos.

Petronio

Scrive il Satyricon, di cui sono incerti autore, trama, estensione originaria e significato stesso deltitolo. Si pensa sia stato scritto da un tale T. Petronius Arbiter, dove arbiter era proprio perché

 Nerone lo considerava arbitro dell'eleganza. Tacito lo descrive come una sorta di dandy ante-litteram. Riguardo la datazione, si pensa che l'opera non vada oltre l'età neroniana, e non si collocaoltre la fine del I sec a.C; sebbene vi sono dei problemi di natura stilistica, in quanto ad esempio illinguaggio parlato dai liberti nella cena di Trimalcione è fortemente diverso dalla lingua dellaletteratura latina. Ciò fa pensare che il romanzo sia stato scritto durante il periodo neroniano esemmai ambientato in un epoca precedente.

Il genere letterario è di difficile classificazione, e riprende dal romanzo greco, dalla satira menippea,e dalla fabula milesia (ed in particolare riguardo novelle che fanno del sesso l'argomento esplicito).Si tratta presumibilmente di una parodia del romanzo greco: in quest'ultimo l'amore era visto inmodo casto, ed era fatto di storie che si andavano ad intrecciare, e la base erano due innamorati chesi allontanavano forzatamente fino a ricongiungersi alla fine, con l'eroina che riusciva per tutto iltempo a mantenersi casta. I luoghi sono atmosfere irreali e quasi oniriche. In Petronio tutto questo èribaltato: non c'è spazio per la castità, e i due amanti, omosessuali, non sono sempre separati. Visono narrate in maniera esplicita le avventure sessuali dei protagonisti Encolpio e Gitone, e leambientazioni sono del tutto realistiche e ben individuate.È un opera molto complessa con diversi richiami letterari, con uno stile di alto livello e

 particolarmente curato. In sostanza si pensa che Petronio va a parodiare una serie di generi letterari,ad esempio la stessa satira menippea, ovvero l'alternanza di prosa e versi, è particolare: Petronioinserisce delle poesie in momenti del tutto inopportuni all'interno della storia.È un opera di capovolgimento della realtà, con però qualcosa di incompleto al suo interno. Usa i

 procedimenti della satira, ma è come se si fermasse un attimo prima. I personaggi sono dei "tipi", eil commento morale sugli stessi è implicito.

Satira

Giovenale

Giovenale sarà costretto a vivere alla stregua di un cliente, cercando l'appoggio di potenti durantetuta la sua vita. La sua opera è composta di 16 satire divise in 5 libri, di cui si ricordano in

 particolare la terza, dove descrive Roma come un caos informe dove è impossibile vivere, e la sesta,la requisitoria contro i vizi delle donne.Con Giovenale si parla di "satira indignata". Sostiene che di fronte all'inarrestabile estendersi dellacorruzione e del vizio non c'è rimedio, e l'unica cosa possibile per il poeta è l'indignatio. Usa lasatira per dar sfogo al suo disgusto per la società contemporanea, e non crede che la poesia possa inalcun modo educare il popolo a riscattare il vizio, e si limita quindi solo a denunciare la presenza ditale vizio e della corruzione. Viene così fuori uno spettacolo amaro, si maschere grottesche, a cuinon rimane altro che l'invettiva.

 Negli ultimi due libri sembra rinunciare all'indignatio, assumendo un atteggiamento più distaccato,con una riflessione più ampia, anche se ogni tanto si aprono delle crepe, e riaffiora ogni tanto ilfurore, l'indignatio.

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Genere epigrammatico

Marziale

Si dedica in particolar modo al genere epigrammatico dandogli notevole dignità a Roma, in quanto prima ci si limitava all'epigramma scommatico di Lucilio.La sua poesia è contraddistinta in particolar modo dal realismo e dalla molteplicità dei temi trattati.Usa l'espediente del "fulmen in clausula" mutuato da Lucilio. Usa una varietà di schemi, il cui

 principale sono due parti, la prima che porta ad una tensione che poi si scioglie nella seconda parte.Usa un linguaggio molto vario, anche volgare, dicendo che però "lasciva est nobis pagina, vitanostra proba", e cioè che le opere non rispecchiano la vita dell'autore.

Non classificabili

Tacito

Studia a Roma ed entra sotto la protezione di Giulio Agricola, e sotto la sua protezione comincia lacarriera politica.Le sue opere principali sono il Dialogus de Oratoribus, l'Agricola, il Germania, le Historiae (si sonoconservati i libri 1-4 e parte del 5), e gli Annales (conservati i libri 1-4, parte del 5, il 6, partedell'11, 12-15 e parte del 16).Il Dialogus de Oratoribus si pensa sia stato scritto quando Tacito era in età piuttosto giovane, e lostile è molto diverso dalle altre opere tanto che si pensava potesse essere un opera spuria. Lo stilericorda quello neociceroniano a cui si ispirava la scuola di Quintiliano, e non la tipica inconcinnitasdi Tacito.

Parla di un dialogo in casa di Curiazio Materno, con Marco Apro, Mipstano Messalla e Giulio II.Parlano riguardo la corruzione dell'oratoria a Roma, affermando alla fine che in una societàtranquilla come quella imperiale non si può più avere la vera oratoria che invece è rimasta relegataall'età repubblicana.Scriverà poi l'Agricola, un documento in difesa di Agricola stesso. Si tratta di un opera che hacarattere biografico con diversi elementi etnografici e geografici. Parla delle conquiste di Agricolain Britannia, ed elogia il fatto che non si è mai piegato ad un tiranno, ma riesce comunque a trovareun suo spazio.Un'altra sua opera è la Germania, un opera puramente etnografica che compila a partire da variefonti, in particolare di Plinio il Vecchio (i Bella Germania).Le Historiae sono un opera storiografica con cui Tacito voleva descrivere gli avvenimenti che

andavano dal 69 (con il regno di Galba) al 96 (anno della morte di Domiziano), riservandosi per lavecchiaia la narrazione di eventi storici riguardo il periodo di Nerva e di Traiano.Ci sono pervenuti solo i primi cinque libri, e tutta la parte che va dagli anni 70 al 96 ci è pervenutasolo in maniera molto frammentaria.I libri dall'1 al 3 parlano del regno di Galba, l'impero di Otone, la lotta tra Otone e Vitello, e traVitello e Vespasiano, finché Vespasiano non lascia l'Oriente spostandosi in Egitto.

 Nel 4 si parla del sacco di Roma, e nel 5, pervenuto a metà, della Giudea, della Germania edell'atteggiamento dei ribelli verso Vespasiano.Scrive le Historiae a oltre 30 anni di distanza dal 69, ma la sua opera si inseriva in un contesto digrandissima attualità, ed inoltre è stato notato anche un certo parallelismo tra gli Traiano e Galba.Lo stile nelle Historiae è molto particolare, è uno stile abrupto e spezzato. Tacito riprenderà da

Sallustio il topos del ritratto paradossale, l'inconcinnitas e la sintassi disarticolata.C'è inoltre un allusione arcaizzante, tipica della gravitas di uno stile storico arcaico.La brevitas di Tacito si accentua fino a provocare delle vere e proprie rotture nella frase, e seguire il

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suo pensiero diventa molto complesso. Inoltre, quando una frase sembra terminata, Tacito la prolunga con una coda a sorpresa, che aggiunge un commento epigrammatico o modifica ciò cheera stato detto prima.

 Negli Annales l'indagine storica di Tacito si rivolge ancora più indietro, e cioè al periodo che

andava dalla morte di Augusto alla morte di Nerone, il che fa pensare che l'opera voleva essere unasorta di continuazione dell'Ab Urbe Condita di Nerone. Anche qui, però, non ci sono pervenuti tuttii libri, ma solo una piccola parte.

 Nei libri 1-5 tratta della figura ombrosa e cupa di Tiberio, che governava attraverso l'uso delladelazione e della proscrizione. C'è poi l'ascesa della figura sinistra di Seiano, prefetto del pretorionominato da Tiberio.

 Nei libri 11-12 tratta della figura di Claudio durante gli anni 57-54, rappresentato come un imbelleche cade sotto le mani di Agrippina, la seconda moglie, e suo figlio Nerone.

 Nei libri 13-16 è narrato il regno di Nerone, il biennio illuminato e Nerone che cade preda delle sue perversioni. Da lì la congiura di Pisone, fino ad arrivare all'incendio di Roma. Questo è l'ultimo deilibri conservati degli Annales.

Tacito mostra come da Augusto in poi i limiti della libertà si fanno molto più duri, e tutta l'operadegli Annales è racchiusa da un atteggiamento negativo e pessimista.C'è un ampio uso del ritratto paradossale, con in particolare il ritratto di Tiberio, rappresentato cupo,torvo, descrivendolo via via con tutta una serie di gradazioni; e il ritratto di Petronio, dove spiegacome arrivò al potere non con l'operosità, ma che una volta al potere si distinse per operosità e lesue qualità.Infine, negli Annales c'è tutta una descrizione dei vari suicidi che avvenivano durante il periodo di

 Nerone, con una forte componente drammatica.

Lo stile degli Annales si divide in due troconi, con una bipartizione stilistica piuttosto netta: primadel 13esimo libro c'è il massimo dell'inconcinnitas tacitiana, il lessico è arcaico e solenne, ricco di

 potenza e grave. C'è un frequente ricorso alla variatio continua, ovvero l'accostare un espressione adun'altra che ci si attenderebbe parallela, ma che in realtà è differente. Abbondano inoltre le metaforeviolente, l'uso audace delle personificazioni e c'è una fortissima coloritura poetica, rifacendosi aLucano.

A partire dal 13esimo libro, c'è una sorta di modifica, con lo stile che si fa più classico, piùtradizionale. Lo stile è più alto, con una ricerca di sinonimi più sobria e lo stile è più ricco, elevato,e meno aspro e serrato.Il perché di questa differenza si può ricercare in due motivi, il primo, ovvero che il regno di Nerone,

 più vicino nel tempo a quello di Tacito, richiedeva di essere trattato con meno distanziamento

solenne; un altro motivo, è quello che l'ultima parte degli Annales non ha subito una totale revisionestilistica, essendo stati scritti verso la morte di Tacito.Le fonti di Tacito sono numerose, e spaziano dalla documentazione ufficiale degli "acta senatus" edegli "acta diurna populi romani"; a fonti ben precise come quelle di Plinio il Vecchio e l'opera diMipstano Messalla, nonché storici di età imperiale come Cluvio Rufo e Fabio Rustico. Oltre a ciò,anche la letteratura epistolare e memorialistica, e le opere riguardo i suicidi degli stoici (exitusillustrium virorum).

Apuleio

Apuleio appartiene al filone della seconda sofistica, e la sua opera è il condensato della cultura di un

intera epoca, tra cui anche il culto magico della parola.La sua opera più importante sono le Metamorfosi, che gli antichi conoscevano come "l'asinod'oro". Narra della vicenda di un giovane, Lucio, che per errore viene trasformato in asino e solo

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dopo diverse peripezie riuscirà a tornare umano. È inserita, inoltre, la celebre storia di Amore ePsiche, nel 6 libro dell'opera.L'opera si compone di 11 libri, e probabilmente il più importante è proprio l'11, in quanto spiega la

 purificazione di Lucio che si fa iniziare al culto di Iside e Osiride, metafora del cammino spiritualedi Apuleio stesso.

Pare che sia Apuleio che un certo Luciano di Samosa attingano per la loro opera ad un'altra, citatada Fozio, intitolata "Metamorfosi", scritta da Lucio di Patre.Apuleio riprende il larga parte lo stile della fabula milesia, così come è testimoniato anchedall'incipit dell'opera; inoltre, il tema che fa da padrone è proprio quello della curiositas.Si può considerare come un romanzo di formazione, e come un romanzo picaresco, dove le

 peripezie sono il nucleo fondamentale dell'opera.Lo stile è molto vivace e la lingua è scintillante e originalissima. Le vicende appaiono quasi tutteseparate tra loro, legate solo dal ciclo di purificazione proprio di Apuleio.Apuleio riesce a render vive le situazioni nell'opera, c'è un lavoro fine di intarsio, di tessituraraffinata dal punto di vista sintattico. Tutto è legato anche attraverso sensazioni olfattive e visive,oltre che in maniera logica. La vita è un palcoscenico, uno spettacolo, che Apuleio riesce a render 

vivo attraverso il sapiente e complesso uso della parola.