sequestro di persona. memoriale parte seconda il blitz e sequestro di persona di un magistrato di...
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II. LA DENUNCIA CIRCA UN FATTO SUBITO E IL
BLITZ ILLEGITTIMO IMMEDIATO .
L’ACCOMPAGNAMENTO COATTIVO AL
SANT’ANDREA.
il sequestro di persona di un magistrato di Cassazione che
sapeva troppo .
Come sopra indicato la mia vita era regolare , normale, fatta
degli impegni di lavoro e professionali ordinari . Avevo una
normale relazione con una signora , cercavo solo ancora per un
po’ di aiutare la donna della Cecchignola ed il figlio.
E qui faccio la mia terza autocritica psicologica , che stupirà chi
legge . Anche io mi ero arreso, per la prima volta e spero ultima
in vita mia , non richiedendo come la mia coscienza imponeva la
riapertura delle indagini. Poi mi arresi alla impossibilità di tirare
fuori dalla situazione in cui si trovavano, due persone cui volevo
anche bene.. Scrissi una lunga mail, in data 15/5/2009) di addio
alla donna , dedicandole anche una poesia . Era la mia
dichiarazione di finale impotenza e contemporaneamente il
manifesto della mia sensibilità.( ALL 11). Sarebbe stata presa poi
come argomento a conferma di un mio stato patologico . Peccato
che da tutto ciò che scrissi trapelava sensibilità ed affetto che la
poesia (un acrostico, per la precisione) racchiudeva una
conoscenza profonda dello stato della donna ed un segnale finale
di amore (ormai cristiano) disinteressato, a fronte di
una quantomeno ragionevole attendibilità delle mie conoscenze e
della mia ipotesi di ricostruzione.. Anche questo ho subito . La
manipolazione dei miei sentimenti reali e aderenti ad una realtà
correttamente ipotizzabile , (si badi che la donna di sètta aveva
parlato espressamente al telefono ) la manipolazione del reale
rapporto generoso e di aiuto che avevo mantenuto con la
donna, oltre a varie inaccettabili manipolazioni della mia
identità ..
Dopo la mail , passati pochi giorni, il martedì 19 Maggio del
2009 mi recai al lavoro verso le 10 e 30 ( avevo impegno di spesa
da adempiere prima, e tornai verso le 15 e 30 dal lavoro. .
Salendo per le scale che portano al secondo piano della villetta in
cui abitavo, , al primo piano una gentile coppia di signori anziani,
appena arrivato sul terrazzo grande su cui dà la porta della mia
abitazione, notai la sdraio da me utilizzata il giorno precedente
per prendere un po’ di sole, completamente incenerita . Subdorai
da chi poteva essere arrivato il “pensiero”, chiesi alla signora del
piano di sotto , se ed a che ora avessero sentito odore di bruciato.
Mi comunicò di sì verso le 12 e 30. Decisi questa volta di andare
alla locale stazione CC e feci una mera denuncia anòdina ed
equilibrata ( ALL 12 ) senza neanche alludere a possibili
riferimenti. Precisai solo, insospettito dalla circostanza, che
risultava sottratto e non bruciato l’asciugamano posto sulla
sdraio, su cui mi ero poggiato senza maglietta per prendere il sole
il giorno prima. Appena tornato a casa giunse un colonnello,
credo, della Compagnia Cassia, accompagnato da due ufficiali,
che, di sua iniziativa, avvisato sempre di iniziativa dalla stazione
CC Prima Porta., intendeva effettuare un sopralluogo. Accolsi la
gradita iper-tempestiva visita, : effettuarono sopralluogo, rilievi
fotografici e repertamento della sdraio integralmente bruciata.
Nel recarci all’esterno trovammo insieme sull’altro lato del
terrazzo un sigaro posizionato o comunque situato esattamente al
centro di mattonella . Non l’avevo visto prima né io né lo avevano
visto gli stessi operanti . Anche il sigaro fù repertato. Io nel
frattempo mi ricordai che conoscevo nella palazzina da dove ero
andato via persona che fumava spesso, vistosamente all’aperto
proprio sigaro che mi sembrava di quel tipo, . MA nonostante la
associazione mentale vi fosse stata, nonostante il fatto seguisse di
pochi giorni la conoscenza dell’audio estratto da parte della
donna e di qualche giorno una mail di “saluto” tutta da
leggere .. . non ne parlai al colonnello, volutamente, anzi mi
guardai dal farlo, perché il fatto, , più che come una intimidazione
o minaccia, mi suonava curiosamente più come una
provocazione finalizzata ad una mia reazione. Il colonnello entrò
in casa mia , da me invitato, vide che ero incerto e preoccupato
sul parlare o nò del “sigaro”, insistette cortesemente, io più volte
non portai a compimento alcun discorso sul punto, infine con una
intuizione o colpo d’ala, mi chiese diretto “ lei ha mai avuto a
che fare con sètte sataniche “ , io non risposi esplicitamente , ,
dissi che potevo solo dire che avevo scelto di allontanarmi dalla
abitazione di via …dei Bersaglieri ……… otto mesi prima, e che
avevo denunciato “ fatti” alla Procura di Roma , non
creduto ( questo era il mio convincimento).
Nel frattempo decisi di far sentire l’audio a mio figlio Fabrizio,
con cui avevo tentato di far capire in due telefonate precedenti la
storia, e comunicai per telefono prima alla mia ex moglie e poi a
mia sorella il pomeriggio del giorno dopo il fatto. . : Da parte di
mia sorella trovai incredulità e fastidio, due telefonate dei mesi
precedenti avevano evidenziato un atteggiamento simile . NON
ALTRO. Nessuna allusione ad altro, mio figlio solo manifestò una
incredulità tale da impedirgli di ascoltare anche ciò che era
ascoltabile con il rudimentale strumento del lettore CD di una
auto.
Qui debbo fare la mia quarta autocritica psicologica. Cercavo di
far capire la situazione, non riuscivo a capire perché non
comunicassi su quel piano, cercavo forse comprensione affetto
lealtà da chi poi ha dimostrato tali sentimenti nel modo che
appresso dirò.. Far partecipare e sentire i miei parenti era
diventato importante perché mi sentivo negato nella mia identità
storia e realtà . Una reazione psicologicamente debole.?! Forse ,
certo, ma comprensibile. . .
Il mercoledì mattina successivo mi recai in ufficio e avvisai del
fatto Procuratore ed aggiunto che era presente , , dissi con tono
un po’ irruento, ma non aggressivo, che quel sigaro aveva un
possibile nome, che feci anche, che ora mi era successo un fatto in
casa, che la ipotesi di attribuzione a quelle persone del fatto era
probabile ( anzi per tentare di aprire una disponibilità manifestai
una “certezza momentanea “ …. ) e che quelle persone ( ne
avevo individuato, tra nomi e voci, un numero oscillante, tra 11 e
12 di vario sesso ed età dall’audio che la donna indicava di non
poter ricondurre a volti concreti . (VEDI MAIL citata ), sapevano
bene che le potevo conoscere in parte ed anzi avevano sentito
ormai le loro voci registrate fatto RISALENTE AL MAGGIO
2009 ( confesso che la consegna dell’ultimo CD era
intenzionalmente anche un po’ provocatoria , sapevo che potevano
uscire allo scoperto, non immaginavo però come ). Che le perone
indicate fossere bn presenti nella vita della donna lo ricavai abche
da due meil , di cui mi sono riservato di parlare a richiesta di
codesta Procura . . . . Mi allontanai dicendo che ora dovevo
pensare a tutelarmi, non senza aver fatto leggere la denuncia al
procuratore. Poi parlai con l’aggiunto indicato e l’altro PM che
seguivano “affettivamente “ la vicenda , ripetei senza
tentennamenti ed in modo deciso , che ora dovevo andare a far
presente la possibile situazione a Perugia e che poteva uscire
all’esterno la storia, allusi ai giornali e precisai .. “ non sono
scemo .. non mi esporrei mai personalmente “ e intendevo dire
che mi stavo solo sfogando della situazione nella quale mi ero
infine trovato.
Il pomeriggio mi recai dalle bambine , le portai a casa all’uscita
della scuola, una non trovata all’uscita perché la madre si era
letteralmente dimenticata di avvertirmi che era in gita scolastica.
Le telefonai OVVIAMENTE ALLARMATO , mi rispose
inizialmente “ come, non c’è ?! “ io confermai più allarmato non
c’è .. poi mi disse “ ma stà in gita “ . Tutto questo sarebbe
divenuto in un racconto fatto da non so chi e poi riferito così . Io
avevo detto che mia figlia era stata rapita dalla sètta
satanica. Una oscenità falsa , inventata probabilmente in uno
stato di isteria o in mala fede da qualcuno . Io non avevo mai
pronunciato quelle parole, e neanche per un istante avevo
pensato una scemenza simile !!!!!
Il mercoledì sera comunque due miei amici ( Fabio ed Angela ) su
mia richiesta telefonarono alla mia ex moglie e gli esposero che si
sentiva quello che dicevo e che quello che mi era successo il
giorno prima era semplicemente vero. Questo perché cercavo solo
di far capire ai miei presunti “familiari “ una realtà RIFIUTATA e
perchè ovviamente presumevo una pur assurda "buona fede "
loro .
La sera verso le 20 e 45 mentre ero in macchina fui raggiunto
telefonicamente da mia sorella che cercava insistentemente di
sapere dove fossi. Ricordo ancora il tono insistente e falsamente
vellutato delle domande . Doveva assolutamente sapere dove mi
trovavo in quel momento, a distanza di un giorno dal FATTO
VERO REGOLARMENTE DENUNCIATO REGOLARMENTE
ACCERTATO e di sette ore dal mio riferire suindicato.. Dissi
semplicemente la verità ( stavo andando a trovare un amico ), non
senza essermi chiesto il motivo di quella insistenza..
Il giorno dopo andai regolarmente in ufficio , ma ricordo ancora
cosa mi disse il Procuratore a tù per tù il giorno precedente alle
ore 13 c.a. con tono durissimo ed aggressivo “ è stato uno
zingarello”.. Allibito non risposi salutai e tornai in ufficio. La
sera del Giovedì avevo un appuntamento a cena con la mia
compagna di allora ..
Alle ore 15 e 21 dal suo cellulare al mio numero di cellulare , mi
aveva telefonato la ex moglie dicendomi che voleva sentire anche
lei le registrazioni ; in fondo, pensai, le avevo stimolato la
curiosità , forse si era rotto quell’incomprensibile muro di silenzio
e rifiuto. Mi ritelefonò poi in ufficio dopo un’ora circa , questa
volta dal numero di studio a chiedendomi la conferma della mia
presenza in casa alle ore 18 e 30. Mi richiamò una terza volta alle
ore 18 e 10 al mio numero di casa dal suo numero di cellulare per
assicurarsi che fossi in casa ad attenderla . Sono preciso sugli
orari perché li trascrissi nelle condizioni e nell’ambiente che
indicherò, subito, i primi due giorni , mentre scrivevo una prima
bozza di atto, per quello che avevo subito.
Alle 18 e 45 in lieve ritardo arrivò a casa la mia ex moglie ( i cui
rapporti con me ho già precisato ) . Chiese di sentire le
registrazioni, .posizionai un CD di file non ancora definitivamente
puliti sul lettore cD, iniziò ad
ascoltare, FINGENDO INTERESSE, dopo pochi minuti sentii
suonare alla porta.
Erano due infermieri, due vigili urbani, un medico, una psichiatra
mai vista, il figlio Fabrizio del primo matrimonio ( anche lui
coinvolto ?! perché ?!) . Entrarono, aperta la porta ed io allibito
capii che stava succedendo l’impossibile. La mia ex moglie si
defilò in silenzio, senza salutarmi e strinse però la mano alla
psichiatra con un saluto di intesa ( !!!) . Rimasi calmo,
nonostante tutto, anzi ricordo che pensai istantaneamente “ se è
quello che penso non ho alcun modo giuridico di difendermi. Ma è
tutto assurdo ed illegittimo”. Ripassai mentalmente le mie nozioni
teoriche sulla privazione della libertà mediante la procedura del
TSO e dissi, dopo aver salutato tutti i presenti con educazione, .
per prima cosa ai due vigili urbani “ vi prego di rilevare che io
sono perfettamente sano, tranquillo , equilibrato, e di annotare
tutto ciò”.. Poi dissi che avrei voluto immediatamente illustrare
una querela facendo cadere il discorso, subito ( come facevo in
quelle condizioni a motivare in fatto, non sapendo nulla, e il
diritto mi era chiaro già in quel momento ). Chiesi di poter fare
una telefonata a mio padre, che trasecolato ( ma solo perchè
l'iniziativa non era passata per lui ) cercò a mia richiesta, a sua
volta, di chiamare il 112 senza riuscire a trovare un interlocutore
solerte, peraltro era del tutto giustificabile la indicazione di una
impossibilità ad intervenire in un contesto così come descritto da
mio padre al telefono,. . Un infermiere robusto mi aveva seguito
mentre mi muovevo compassato e rispettoso, fino al telefono, con
atteggiamento vagamente duro e pronto ad intervenire ( in caso di
inghiottimento subitaneo della cornetta, mi si passi la battuta ...).
.. Poi mi sedetti al tavolino del salone ,e con calma, chiesi alla
dott.ssa le ragioni della sua cortese visita , di declinarmi
cortesemente il suo nome per averne conoscenza. Ricordo che
disse De Minnis o qualcosa di molto simile . Alla medesima dissi
solo “ Le assicuro che sono perfettamente compos mei, non ho
nulla, non ho fatto nulla. Non ho mai avuto nulla. Sono calmo e
sereno, attendo la mia compagna per andare a cena fuori. Sono
in perfette condizioni di salute fisica, privo di qualsiasi patologia
che possa giustificare in alcun modo un TSO, non ho mai avuto
alcun disturbo, dormo e vivo regolarmente, .. lavoro
tranquillamente ” , poi pensai alla denuncia di due giorni prima
integrando le mie dichiarazioni con la frase “ guardi che io ho
solo denunciato due giorni fa un fatto vero ai Cc, ecco la
denuncia “ che le porsi:: non la guardò se non per un istante.
Poi stilò sul momento un certificato. Una “ diagnosi” fatta dall’
ascolto compassato di un uomo colto e calmo che parla per poco
più di di due minuti. . , fondata sulla non conoscenza mia e su
qualcosa che evidentemente le era stato detto da chi, come,
perché non lo potevo sapere,.. A fronte di una “chiamata “ al 118
priva di senso . Gli infermieri e i vigili urbani, per la verità un po’
intimiditi dalla strana situazione , , pronti ad intervenire in caso
di mia opposizione o resistenza . Discesi le scale di casa affranto,
in silenzio,umiliato subii l’accompagnamento coattivo e
ravvicinato dei due infermieri, uno dei quali proprio il robusto
controllore diretto, era divenuto già dubbioso, quasi affettuoso.
Entrai in una autoambulanza e fui trasferito al reparto
psichiatrico dell’Ospedale Sant’Andrea .contro la mia volontà, e
non potevo oppormi, sapevo bene quali pericoli ulteriori potevo
correre . Poi avrei saputo a distanza di tre giorni che ero atteso al
San Filippo Neri, ma non vi erano al momento posti disponibili. In
stato di costrizione, vioè contro la mia volontà coartata , rimasi in
sala di attesa dell’ospedale con tutto il corteo che mi aveva “
gentilmente accompagnato “.e che ormai neanche più mi
controllava . Tanto ero composto e tranquillo fuori ( dentro
disperato dalla incomprensibile situazione ) che lo stesso
infermiere indicato prima, mi disse, “ non ho mai visto una
situazione del genere.” poi “ stia attento. La dott.ssa ha insistito
per farle dare il codice rosso .....“. Lo ringraziai con
dolcezza.. Gli chiesi anche di ricordarsi tutto e di dirmi il
numero della autoambulanza. Poi da me dimenticato, perché non
annotato subito. Ma lui di me si ricorda, certamente ..
Verso le 21 erano in fila davanti a me a distanza di dieci metri c.a
il fratello che non sentivo da anni , mia sorella che avevo sentito
per telefono poche volte nei precedenti mesi , la mia ex moglie e
mio figlio Fabrizio Attendevano che fossi effettivamente
ricoverato mi guardavano da lontano e comunque non mi
parlavano. Ricordo solo uno sguardo ad un certo punto che non
dimenticherò mai più ed una mossa ed un sorriso che non oso
definire ...
Verso le 22 piombarono disperati la mia affettuosa amica di
allora ( W) Angela ( che , per inciso, aveva ascoltato e valutato
gli audio, rabbrividendo alle presenze riscontrate ) e un mio
amico fraterno . ( X) Fabio Ravagnani da me informati al
cellulare. . Parlavano con me . Gli altri, in particolare mia
sorella, li guardavano con DISPREZZO vistoso. . La mia
compagna di allora mi raccontò poi l’atteggiamento da lei subito,
ad opera di mia sorella. Continuai a rimanere calmo, cercando di
capire la situazione, raccontai allo psichiatra dell’accettazione
che tutte le persone familiari presenti, ad eccezione di mio figlio,
avevano gravissimi antichi dissapori loro e problematiche loro , e
che io non ne avevo con loro e che non sapevo che cosa poteva
essere successo.. Lo psichiatra dell’accettazione annotò che
prospettavo come nemici i familiari ( ?!?!?! ) . Non conoscevo la
logica psichiatrica dire che non avevo problemi io con i mie
fratelli ma loro con mè era dire che li vedevo come nemici miei ..
Una equazione arbitraria, a mè parve., io non avevo mai provato
alcun sentimento negativo nei loro confronti ,, il loro grave
conflitto psicologico nei miei confronti non mi coinvolgeva , ma
era arcinoto, persino alla mia ex moglie . Verso le 23 e 30 infine
entrai nel reparto psichiatrico DOPO e costretto a convertito
a mia tutela il sequestro subito in proposta di TSO
"volontaria",..Quale volontarietà ci fosse in quella situazione è
dato immaginare a CHIUNQUE. : era una scelta
necessitata ( nonostante la avanzata giurisprudenza
amministrativa sul punto .).
I miei “parenti” si erano allontanati un’ora prima certi del mio
ricovero. I miei amici mi accompagnarono alla porta disperati e
sconvolti. Io dissi loro di stare tranquilli. La verità sarebbe
emersa prima o poi.. A distanza di due giorni dalla denuncia di
un fatto e di un giorno dalla mia comunicazione del
fatto , venivo di urgenza ricoverato, privato della mia libertà per
oltre tre ore coartato ad usare un “ ricovero volontario “ a fronte
di una mera proposta di TSO RADICALMENTE INFONDATA
ED ILLEGITTIMA, e dopo tre ore e più di privazione della mia
libertà non giustificata dalla mia libera decisione né dal mio
stato. . :.
Richiamo solo le seguenti circostanze: IL TSO può essere
ordinato dal Sindaco solo, in presenza di due certificazioni
mediche che attestino che : 1) la persona si trova in un stato di
alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici 2)
gli interventi urgenti e necessari siano stati in precedenza
proposti ed espressamente rifiutati 3) non sia possibile adottare
tempestive misure extraospedaliere . La proposta deve
essere concretamente motivata ex ante, poi. .
Io ho subito una coercizione , in assenza di alcun contatto con
psichiatri o medici, in costanza di una mera frequentazione per
assistenza psicologica di uno psicologo che unico a frequentarmi
e per il solo scopo sopra indicato, ha ribadito per telefono
l’esclusione di patologia psichiatrica di un qualche possibile
rilievo, indicando solo uno stato di ansia Ammenochè si ritenga
non equilibrato affermare “ ora debbo informare Perugia del
contesto cui può essere in ipotesi ricollegato l’ultimo fatto e
tutelarmi.”. Non sapevo concretamente chi attivò il 118, chi
preparò la cosa, in che modo , sulla base di quali elementi,,
sapevo solo che era stato effettuato in forma di blitz immediato e
che avevo saltato la cena in pizzeria con la mia compagna .
Ma dopo avrei cercato di capire, dopo tutto quello che ho poi
passato.
I primi due giorni e mezzo , tanto era grave la mia
situazione, passavo tutta la giornata fuori del reparto a
chiacchierare all’esterno dell’ospedale serenamente con i miei
amici, nulla mi fù dato, , mi chiesero se volevo un sonnifero,
risposi che dormo, ho sempre dormito e avrei dormito. Decisi di
fare domanda di congedo ordinario ( non per non aggravare
l’ufficio, come si legge nella dichiarazione che mi fù “ proposta
“ per difendermi nell’ambito della procedura per dispensa dal
servizio, ma per tutelarmi, perché NON avevo bisogno di
interrompere il flusso delle ordinarie assegnazioni e perché
all’inizio presi letteralmente la cosa come una breve
vacanza obbligatoria “ non gradita “ ).
Fu un mio amico ( Z) Fabio Sirgi che addirittura mi accompagnò
in macchina per prendere i vestiti: i miei fratelli che mi volevano
tanto bene erano spariti e la documentazione che pensavo
indispensabile a chiarire ogni equivoco. Ritornai all’ospedale
addirittura con la mia auto. .
Mi venne a trovare il personale che lavorava con me,( AA )
dott.ssa Alessandra Carloni, Amedeo Gnocchi, Antonio Vitello,
Goracci Donatella ) stordito, stupito scioccato da quello che
accadeva .
Venne inopinatamente e di nascosto presso la struttura la mia ex
moglie che chiese sempre di nascosto da me “ la mia
certificazione “ per portarla in ufficio “:: così aveva motivato al
medico chiamato all’esterno.. IO avevo chiesto le ferie. Spiegai
brevemente al medesimo medico credo, che mi aveva comunque
avvisato, che non potevano accedere ad una tale richiesta e gli
chiesi di “respingere al mittente la richiesta “ segnalandogli la
necessità di ricordarsi della richiesta orale fatta . . . Ricevetti
addirittura una telefonata dal marito di mia sorella, che mi
invitava a produrre la certificazione medica che serviva
all’ufficio. Lo trattai con sussieguo e distacco . Perché
insistevano così tanto su una cosa del genere ?!
[ A distanza di dieci mesi circa la mia ex moglie sbottò in una
frase che mi lasciò esterrefatto , “ pure al procuratore hai fatto
vedere la relazione degli investigatori quando ci siamo separati “
e solo due mesi fa ammettendo la sua partecipazione al blitz,
peraltro evidente , “ me lo chiese una persona autorevole “ . Non
so da chi abbia saputo che in effetti feci vedere quella
relazione .investigativa che la riguardava ]
Mi venne poi il giorno dopo a trovare inaspettatamente un
collega .( Y ) dott. Filippo Vitello Nessuno sapeva nulla , tutto era
stato tenuto accuratamente riservato, a tutela della mia
privacy (?!). ma il collega aveva saputo che ero ricoverato …e
“alternativamente “ dove, non lo vedevo che di rado in ufficio se
non una o due volte a settimana, , di solito dinanzi alla
macchinetta del caffè o quando l’uno o l’altro avevano bisogno di
tabacco per la pipa o di accendere. . Al collega che era venuto il
giorno dopo la mia ex moglie, raccontai brevemente la assurdità
della situazione e forse dissi qualcosa di più sulle ipotesi che
andavo facendo.
Il nome del collega compare in una missiva che fa parte del
fascicolo per dispensa “ Ho saputo dal collega Filippo
Vitello che … “ ( ALL 17 ).
Il venerdì parlai con lo psichiatra ( BB ) dott. Paolo
Girardi responsabile della struttura, spiegai che gli unici input
aderenti alla realtà potevano provenire solo da chi mi
frequentava effettivamente nell’arco delle quattordici ore di
veglia. , che sarei stato sereno, se non mi fossi trovato lì, senza
capirne il perché, scherzando sulla pizza persa il giovedì sera,
raccontai la storia a monte in una sintesi di non molti minuti,
forse concitata, ma più per lo scarso tempo a disposizione che per
la situazione in cui mi trovavo, , precisando “ la mia disgrazia è
che si tratta di una storia non ordinaria e che se non creduta non
accertata, almeno nei suoi fondamenti oggettivi indiziari o di
prova, si presta a varie supposizioni o manipolazioni “. Neanche
immaginavo ciò che risulta accaduto a molti testimoni di fatti
analoghi …non conoscevo la letteratura a riguardo e non avevo
cultura investigativa sullo specifico settore criminale .
Il sabato venne un altro psichiatra ( CCC ) dott. Ferracuti
Stefano appositamente chiamato ( me lo aveva preannunciato il
primario, dicendomi che era meglio affidare a lui la valutazione
per la sua specifica “storia professionale” ........ ).. Dinanzi a lui
ed altri psichiatri della struttura spiegai con preciso ordine
logico, cronologico e sistematico i fatti essenziali, ogni volta
mostrando la documentazione corrispondente . Perizia fonica,
mail della donna , mio allontanamento, fatti ragionevolmente
udibili e uditi anche da altre persone, fatto subìto il 19 Maggio,
incomprensibilità della situazione in cui mi trovavo, conflitto
implicito con la procura che aveva archiviato il fatto, e che
qualificai come valutazioni contrastanti ( lì peccai di diplomazia
.. ma che forma patologica è quella che si concreta in una
espressione eufemisticamente conciliante ) . Parlai con
equilibrio vigore verbale normale, come sono sempre solito fare e
con le caratteristiche e presenza che sono note della mia figura e
persona. Ancor oggi sono perfettamente in grado di rifare il
racconto di allora .. identico,.. più sintetico, come lo fù. Non
farei più l’errore di mostrare una mail di addio fatta di
sensibilità e sentimento umano, ad una platea di non “credenti ”
in mala fede od ottusi utili non consapevoli ( vedi mail citata
sopra ) .
A distanza di dieci giorni vidi sul tavolo delle riunioni e lessi
( anche perché giravo come un libero cittadino nel reparto ) , la
relazione stilata dal solo psichiatra con " storia professionale
adeguata " e rimasi “ pacatamente terrorizzato “: veniva
stravolta la analisi del mio periodare, la coerenza logica e
cronologica di quello che dicevo veniva caricaturata in
astratto con formule linguistiche trapiantate da etichette
psichiatriche precostituite. Non un giudizio concreto, non un
riferimento concreto a quello che in concreto avevo detto, non una
analisi concreta legata al mio pensiero od alle concrete modalità
espressive ( ESEMPLIFICATIVAMENTE:: : questo passaggio
logico è arbitrario per questo motivo, , quella circostanza riferita
appare inverosimile per questi concreti motivi, quella
consecuzione del racconto è inadeguata sotto il profilo logico o
cronologico perché …. Qui manca il nesso causale .. e così via ) .
Solo frasi che poi da me immediatamente imparate a
memoria ( tanto ero psicotico o stavo male ) avrei ritrovato nella
descrizione di patologie di varia gravità
Le valutazioni solo astratte formulate ritrovate nelle descrizioni
delle patologie. Quello che dicevo, come lo raccontavo, come lo
analizzavo incompatibile assolutamente con le “ etichette astratte
“. “ manualistiche “. Capii allora per la prima volta che c’era
qualcosa di veramente grave , “forse” nel metodo
psichiatrico ........
il giudizio formale ed astratto formulato non si ancorava né si
poteva ancorare a esemplificazioni ed indicazioni concrete . Vizio
metodologico ?! Ma tolto il mio nome e cognome come si
potevano riferire a me formulazioni astratte pedissequamente
ripetute .. ?!?!
Mi ERA INVECE stato indicato a voce lo stesso giorno , da quello
psichiatra , che dai test, che avevo compilato, emergeva uno stress
, non particolarmente significativo, due tracce sopra la
riga mediana. Replicai semplicemente e un pò seccamente “ ma
lei al posto mio, in questa situazione come starebbe , come ,vuole
che io stia pacatamente sereno anche dentro ?!” ). Fuori e nel
comportamento lo ero, visibilmente . Ricordo ancora che un
infermiere si fece scappare una battuta a riguardo sulla mia
situazione e sulla stranezza della mia presenza nel reparto, , fui
quasi corteggiato da una simpatica addetta al reparto , certo non
avvezza a ciò con i malati che a loro volta mi chiedevano
esplicitamente perché uno che si comportava come me stesse lì.
NON SAPEVANO CHI ERO E CHE MESTIERE FACEVO, lo dissi
solo dopo quindici giorni a due di loro, apparentemente meno
gravi sotto il profilo della salute mentale, a mio giudizio ). ,
L’avvocato di mia “fiducia” e “ di fiducia dell’ufficio “ ( sopra
ho chiarito la dizione ) si era riunito con il primario e lo
psichiatra suddetto, ma l'oggetto ed il contenuto della riunione a
me rimasto ignoto, ed intervenne poi su un nuovo tema
sopravvenuto, sostenere la causa anche mia che ormai era non
utile che fossi trasferito al San Filippo Neri . Vi era infatti una
esplicita richiesta, mi si disse, di trasferimento presso quella
struttura ospedaliera reparto psichiatrico , , motivata per ragioni
territoriali,., ma un infermiere anzi credo il caposala mi avvertì
dicendo, che qualcuno aveva detto che lì mi conoscevano bene. .
Non posso sapere se ciò fosse vero ma presumo che fosse
attendibile l’indicazioni fornitami per mera stima dal lavoratore .
( VEDI richiesta di sequestro di ogni documentazione esistente
presso quella struttura. ) . Io lasciai l’avvocato solo, a perorare
la causa generale , Ma mi fù confermato che non disse una parola
su ciò che aveva ascoltato, non sprecò una parola sulla
corrispondenza tra il trascritto e l’udito, non spiegò nulla dei fatti
a monte che non compresi o manipolati erano l’unico possibile
appiglio, E certo non erano “stati contestualizzati . ” per assenza
del contestualizzatore da sequestro di persona in costanza di
mera coattiva proposta di TSO e successiva necessitata, coartata
e e non libera, "conversione" in TSV.
E sia chiaro, avrei il giorno successivo subito indicato che non
intendevo rimanere ma la equazione , che mi si ripetè più volte
era consenso al TSV revocato = TSO al volo : il sequestro di
persona continuava ...
Lo strumento del 118 era passato apparentemente per una parte
della mia disastrata famiglia. L’Abele buono , bello, intelligente,
stimato , purtroppo idolatrato dal padre ( qui la radice principale
dei “problemi familiari “ unitamente alla distanza di età dai miei
fratelli minori e vari altri problemi LORO ) era in ginocchio
e non sapeva il perché. .
Ricordo un particolare un fatto , che mi incuriosì: l’avvocato di
mia fiducia più volte mi chiese “ ma lo psichiatra .. l’ha mandato
l’ufficio ?! “ voleva a tutti i costi sapere la mia opinione. Non
certo le mie conoscenze a riguardo . E’ ovvio .. che potevo sapere
io .. poi era uno psichiatra destinato anche al Sant’Andrea
oltreché al San Filippo Neri , dove sapevo ero atteso
per competenza territoriale . ?!
Il secondo particolare era ancora più curioso . Mi disse che lo
psichiatra autore della valutazione surriferita gli aveva chiesto
uscito e reicontratolo “ non avrà mica registrato quello che ha
detto?! “ e ricordo che il mio avvocato di fiducia per due
volte ripetè la domanda a mè “ ma non hai registrato, vero ?! “ .
Risposi nò. E come potevo .. Allora pensai ingenuamente che si
cercava una mia patologia investigativa .. …. Curioso però,
perché avrei dovuto pensare di investigare su professionista
appartenente ad una struttura pubblica, solo su uno poi, e
perdipiù registrando quello che dicevo io ?! Bah ?!
Venne mio padre a tentare di parlare con la struttura, tardissimo ,
stravolto ;ricordo un particolare ,; disse che aveva ricevuto , una
telefonata (!!!) pervenutagli di mattina verso le 10, credo.
( fatto riscontrabile dai tabulati .. ) . . Una signorina lo aveva
convocato , , ad una certa ora, credo le 13, presso il San Filippo
Neri indicandogli che il primario di tale struttura lo attendeva. In
autobus perse ore intere , arrivato lì aspettò credo due ore ,
nessuno sapeva nulla, nessuno lo aveva cercato .Riuscì a ritornare
al Sant’Andrea con gli autobus alle ore 18 e 30 e parlò , convinto
di far conoscere la verità su mè ed i fatti, con uno studente
barbuto solo medico di pronto soccorso , credo al terzo anno di
specializzazione, in psichiatria. . Ovviamente della “convocazione
“ nessuno sapeva nulla, neanche al Sant’Andrea. E chiese
ripetutamente lumi a riguardo
Debbo qui rammentare che mio padre era in parte vergine
portatore di conoscenze maturate in 54 anni di mia conoscenza ,
nulla ( credevo ) sapesse di ciò che era accaduto alle mie e sue
spalle in quei mesi , NON conosceva lo psichiatra degli incontri
“ clandestini “ con i miei fratelli io credevo . Ma sarei stato
eclatantemente smentito dai fatti ( e da un suo " diario " da me
acquisito nel Dicembre 2011 : aggiunto oggi il dato )
Solo successivamente sarebbe stato portato dinanzi al suddetto,
per “incontri familiari”, mi raccontò.