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Doc. No. 07-377-H32 Rev. 0 – Dicembre 2009 Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-i Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna SEZIONE A3: AGGIORNAMENTO DEL QUADRO AMBIENTALE INDICE Pagina ELENCO DELLE TABELLE VI ELENCO DELLE FIGURE IX ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO X 1 INTRODUZIONE 1 2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 2 2.1 INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA 2 2.2 INDIVIDUAZIONE DI TRATTI OMOGENEI (METANODOTTO A TERRA) PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 2 2.2.1 Tratto I 3 2.2.2 Tratto II 4 2.2.3 Tratto III 5 2.2.4 Tratto IV 5 2.2.5 Tratto V 6 2.2.6 Tratto VI 6 3 ATMOSFERA 8 3.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 8 3.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 9 3.2.1 Condizioni Climatiche Generali 9 3.2.2 Regime Anemologico 10 3.2.3 Considerazioni Generali sull’Inquinamento Atmosferico 10 3.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 12 3.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 13 3.4.1 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione degli Approdi Costieri 13 3.4.2 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione del Metanodotto a Terra e del Terminale di Porto Botte 17 4 AMBIENTE MARINO 18 4.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 18 4.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 19 4.2.1 Natura Morfologica dei Fondali 19 4.2.2 Qualità dei Sedimenti Marini 20 4.2.3 Circolazione delle Acque Marine 23 4.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 23 4.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 23 4.4.1 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque dovute agli Scarichi Idrici (Collaudo) 24 4.4.2 Impatto per Risospensione dei Sedimenti Marini 24

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Doc. No. 07-377-H32Rev. 0 – Dicembre 2009

Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-i Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

SEZIONE A3: AGGIORNAMENTO DEL QUADRO AMBIENTALE

INDICE

Pagina ELENCO DELLE TABELLE VI ELENCO DELLE FIGURE IX ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO X 1 INTRODUZIONE 1 2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 2

2.1 INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA 2 2.2 INDIVIDUAZIONE DI TRATTI OMOGENEI (METANODOTTO A TERRA)

PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 2 2.2.1 Tratto I 3 2.2.2 Tratto II 4 2.2.3 Tratto III 5 2.2.4 Tratto IV 5 2.2.5 Tratto V 6 2.2.6 Tratto VI 6

3 ATMOSFERA 8 3.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 8 3.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 9

3.2.1 Condizioni Climatiche Generali 9 3.2.2 Regime Anemologico 10 3.2.3 Considerazioni Generali sull’Inquinamento Atmosferico 10

3.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 12 3.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 13

3.4.1 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione degli Approdi Costieri 13

3.4.2 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione del Metanodotto a Terra e del Terminale di Porto Botte 17

4 AMBIENTE MARINO 18 4.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 18 4.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 19

4.2.1 Natura Morfologica dei Fondali 19 4.2.2 Qualità dei Sedimenti Marini 20 4.2.3 Circolazione delle Acque Marine 23

4.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 23 4.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 23

4.4.1 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque dovute agli Scarichi Idrici (Collaudo) 24

4.4.2 Impatto per Risospensione dei Sedimenti Marini 24

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-ii Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

INDICE (Continuazione)

Pagina 4.4.3 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque Marine

dovute alla Dissoluzione degli Anodi Sacrificali (Fase di Esercizio) 25 5 AMBIENTE IDRICO 27

5.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 27 5.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 28 5.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 28 5.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 30

5.4.1 Modifiche al Regime Idrogeologico dell’Area Costiera di Olbia 30 5.4.2 Interazioni con i Flussi Idrici Sotterranei per Scavo della Trincea

e Messa in Opera della Condotta 30 6 SUOLO E SOTTOSUOLO 34

6.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 34 6.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 35

6.2.1 Natura Morfologia dei Fondali 35 6.2.2 Caratteristiche Geologiche e Geomorfologiche delle Aree a Terra 35 6.2.3 Aree a pericolosità Geomorfologica elevata o Molto levata 36 6.2.4 Uso del Suolo 39 6.2.5 Dissesti 41 6.2.6 Sismicità 42

6.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 43 6.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 45

6.4.1 Impatto sulla struttura Morfologica dei Fondali – Approdo di Porto Botte 45 6.4.2 Impatto sulla struttura Morfologica dei Fondali – Approdo di Olbia 48 6.4.3 Spillamenti/Spandimenti 50 6.4.4 Produzione di Rifiuti 51 6.4.5 Limitazioni/Perdite d’Uso di Suolo e Fondale Marino 56

7 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI 57 7.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 57 7.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE,

AREE NATURALI PROTETTE, RETE NATURA 2000 ED IBA 58 7.3 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE,

AMBIENTE MARINO 58 7.3.1 Sezione Off-Shore Porto Botte 58 7.3.2 Sezione Off-Shore Olbia 64

7.4 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE, AMBIENTE TERRESTRE E COSTIERO 69 7.4.1 Inquadramento Generale 69 7.4.2 Inquadramento Vegetazionale Potenziale 70 7.4.3 Inquadramento Avifauna Potenziale (IBA) 87 7.4.4 Sopralluoghi in Sito (Ottobre 2009) 93 7.4.5 Carta degli Habitat Potenziali 113

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INDICE (Continuazione)

Pagina 7.4.6 Carta della Potenzialità Faunistica 115

7.5 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 125 7.6 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 125

7.6.1 Impatto sulla Prateria di Posidonia oceanica 125 7.6.2 Impatto sulle Bioconcrezioni 129 7.6.3 Impatto del Rumore Subacqueo sui Cetacei 131 7.6.4 Impatto sugli Ecosistemi per Interventi sul Fondo 141 7.6.5 Danni alla Vegetazione per Emissione di Polveri ed Inquinanti (Fase di Cantiere) 141 7.6.6 Danni/Disturbi a Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi

per Emissioni di Polveri e Inquinanti (Fase di Cantiere) 142 7.6.7 Danni/Disturbi alla Fauna per Emissioni Sonore (Fase di Cantiere) 143 7.6.8 Consumi di Habitat (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 143 7.6.9 Impatto su Fauna ed Avifauna (Fase di Cantiere) 146

8 ASPETTI STORICO-PAESAGGISTICI 148 8.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 148 8.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 149

8.2.1 Aree di Interesse Paesaggistico Ambientale 149 8.2.2 Aree di Interesse Archeologico e Storico Culturale 149

8.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 149 8.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 150

8.4.1 Impatto Paesaggistico in Fase di Cantiere 150 8.4.2 Impatto Paesaggistico Associato alla Presenza del Terminale

di Porto Botte (Fase di Esercizio) 152 8.4.3 Impatto Paesaggistico Associato alla Presenza degli Impianti

di Linea (Fase di Esercizio) 163 9 ECOSISTEMI ANTROPICI, INFRASTRUTTURE, ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, SALUTE

PUBBLICA E PATRIMONIO AGROALIMENTARE 167 9.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 167 9.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE 168

9.2.1 Pesca e Acquacoltura 168 9.2.2 Turismo 168 9.2.3 Rete Portuale e Trasporti Marittimi 168 9.2.4 Aspetti Demografici ed Insediativi 168 9.2.5 Aspetti Occupazionali e Produttivi 170 9.2.6 Attività Agricole 171 9.2.7 Salute Pubblica 172 9.2.8 Patrimonio Agroalimentare 174 9.2.9 Infrastrutture di Trasporto e Traffico Terrestre 179

9.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 179 9.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 180

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INDICE (Continuazione)

Pagina 9.4.1 Limitazione/Perdite d’Uso del Suolo/Fondale 180 9.4.2 Disturbi alla Viabilità Terrestre 181 9.4.3 Interferenze con il Traffico Marittimo 183 9.4.4 Impatto sull’Occupazione dovuto alla Richiesta di Manodopera 185 9.4.5 Impatto connesso alla Richiesta di Servizi per Soddisfacimento

Necessità Personale Coinvolto 185 9.4.6 Impatto sulla Salute Pubblica per Emissioni in Atmosfera (Fase di Costruzione) 186 9.4.7 Impatto sulla Salute Pubblica per Emissioni Sonore (Fase di Costruzione

e Fase di Esercizio) 188 10 RUMORE E VIBRAZIONI 191

10.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 191 10.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE RUMORE 191 10.3 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE VIBRAZIONI 192

10.3.1 Inquadramento Normativo 192 10.3.2 Individuazione dei Recettori 197

10.4 ELEMENTI DI SENSIBILITA’ DELLA COMPONENTE 197 10.5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 197

10.5.1 Valutazione dell’Impatto Acustico e Misure di Mitigazione, Metanodotto (Fase di Cantiere) 197

10.5.2 Valutazione dell’Impatto Acustico, Terminale di Porto Botte (Fase di Esercizio) 198 10.5.3 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Cantiere e Misure di Mitigazione 201 10.5.4 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Esercizio 202

11 CARTA DI SINTESI DEGLI IMPATTI 203 11.1 ASPETTI METODOLOGICI 203 11.2 IMPATTI AMBIENTALI RAPPRESENTATIVI IN FASE DI CANTIERE 204

11.2.1 Atmosfera 204 11.2.2 Ambiente Idrico 206 11.2.3 Suolo e Sottosuolo 207 11.2.4 Rumore 209 11.2.5 Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi 210

11.3 IMPATTI AMBIENTALI RAPPRESENTATIVI IN FASE DI ESERCIZIO 212 11.3.1 Suolo e Sottosuolo 212 11.3.2 Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi 213 11.3.3 Paesaggio 214

RIFERIMENTI

APPENDICE A: STIMA DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA DURANTE LA FASE DI REALIZZAZIONE DELL’OPERA (A CURA DI SAIPEM-TECHNIP)

APPENDICE B: RELAZIONE IDROGEOLOGICA (A CURA DI SAIPEM-TECHNIP)

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INDICE (Continuazione)

APPENDICE C: RELAZIONE GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA (A CURA DI SAIPEM-TECHNIP)

APPENDICE D: VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SULLE BIOCENOSI DI FONDO (A CURA DI DEAM) APPENDICE E: STIMA DELLE EMISSIONI SONORE INDOTTE DALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA (A CURA DI SAIPEM-TECHNIP)

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ELENCO DELLE TABELLE

Tabella No. Pagina

Tabella 2.1: Suddivisione del Tracciato a Terra in Tratti Omogenei 2 Tabella 2.2: Tratto I, Principali Azioni di Progetto 3 Tabella 2.3: Tratto I, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 4 Tabella 2.4: Tratto II, Principali Azioni di Progetto 4 Tabella 2.5: Tratto II, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 4 Tabella 2.6: Tratto III, Principali Azioni di Progetto 5 Tabella 2.7: Tratto III, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 5 Tabella 2.8: Tratto IV, Principali Azioni di Progetto 5 Tabella 2.9: Tratto IV, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 6 Tabella 2.10: Tratto V, Principali Azioni di Progetto 6 Tabella 2.11: Tratto V, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 6 Tabella 2.12: Tratto VI, Principali Azioni di Progetto 7 Tabella 2.13: Tratto VI, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali 7 Tabella 3.1: Atmosfera, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 9 Tabella 3.2: Atmosfera, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 12 Tabella 3.3: Atmosfera, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto 12 Tabella 3.4 : Stima delle Emissioni da Traffico Navale, Realizzazione dell’Approdo 14 Tabella 3.5: Analisi Modellistiche Approdo di Porto Botte, Ricadute del Cantiere dello Shore-Approach 16 Tabella 3.6: Analisi Modellistiche Approdo di Olbia, Ricadute del Cantiere dello Shore-Approach 16 Tabella 4.1: Ambiente Marino e Costiero, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 18 Tabella 4.2: Coordinate delle Stazioni di Campionamento dei Sedimenti Marini per Analisi Chimico-Fisica, Porto Botte 21 Tabella 4.3: Coordinate delle Stazioni di Campionamento dei Sedimenti Marini per Analisi Chimico-Fisica, Olbia Le Saline 22 Tabella 4.4: Ambiente Marino e Costiero, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 23 Tabella 4.5: Ambiente Marino e Costiero, Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto 23 Tabella 5.1: Ambiente Idrico, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 28 Tabella 5.2: Ambiente Idrico, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 28 Tabella 5.3: Ambiente Idrico, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto 29 Tabella 6.1: Suolo e Sottosuolo, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 35 Tabella 6.2 : Uso del Suolo lungo il Tracciato del Metanodotto suddiviso per Comune 40 Tabella 6.3 : Uso del Suolo (Tipologie di Dettaglio) lungo il Tracciato del Metanodotto 41 Tabella 6.4: Suolo e Sottosuolo, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 44 Tabella 6.5: Suolo e Sottosuolo, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto 44 Tabella 6.6: Stima dei Volumi di Scavo – Attraversamenti in Microtunneling 54 Tabella 6.7: Stima dei Volumi di Scavo – Impianti 54 Tabella 6.8: Stima dei Volumi di Scavo –Tratto Sardegna 55 Tabella 7.1: Fauna ed Ecosistemi, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 58

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Tabella 7.2: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste della Sardegna (1986-2008) 62 Tabella 7.3: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste SW della Sardegna (1986-2008) 62 Tabella 7.4: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste NW della Sardegna (1986-2008) 67 Tabella 7.5 : Tratto I, Aree Naturali e Seminaturali 81 Tabella 7.6 : Tratto II, Aree Naturali e Seminaturali 82 Tabella 7.7 : Tratto III, Aree Naturali e Seminaturali 84 Tabella 7.8 : Tratto IV, Aree Naturali e Seminaturali 85 Tabella 7.9 : Tratto V, Aree Naturali e Seminaturali 86 Tabella 7.10 : Tratto VI, Aree Naturali e Seminaturali 86 Tabella 7.11: Criteri IBA No. 191 87 Tabella 7.12: Criteri IBA No. 190 88 Tabella 7.13: Criteri IBA No. 178 89 Tabella 7.14: Criteri IBA No. 179 89 Tabella 7.15: Criteri IBA No. 177 90 Tabella 7.16: Criteri IBA No. 173 91 Tabella 7.17: Criteri IBA No. 174 92 Tabella 7.18: Criteri IBA No. 170 92 Tabella 7.19: Elenco delle Specie Nidificanti e Svernanti 98 Tabella 7.20: Corrispondenze tra le Tipologie di Uso del Suolo Rilevate Lungo il Tracciato Terrestre del GALSI e Potenziali Habitat Presenti 113 Tabella 7.21 – Habitat potenzialmente interessati dalla realizzazione del progetto Galsi. 114 Tabella 7.22: Checklist (in ordine sistematico) delle specie potenziali, forme di tutela e indice IFC 116 Tabella 7.23: Tabella delle categorie di uso del suolo individuate lungo il tracciato 122 Tabella 7.24: Fauna ed Ecosistemi, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 125 Tabella 7.25: Approdo di Porto Botte - Biocenosi Interessate dalle Attività di Scavo 126 Tabella 7.26: Approdo di Porto Botte - Interessamento Posidonia 127 Tabella 7.27: Approdo di Olbia - Biocenosi Interessate dalle Attività di Scavo 128 Tabella 7.28: Approdo di Olbia - Interessamento Posidonia 128 Tabella 7.29: Elenco delle Frequenze dei Suoni Prodotti dal Traffico Marittimo e loro Livelli di Sorgente 132 Tabella 7.30: Proprietà Acustiche di Alcuni Sonar Attivi 133 Tabella 7.31: Elenco delle frequenze dei suoni prodotti dagli odontoceti 135 Tabella 7.32: Elenco delle frequenze dei suoni prodotti dai misticeti 136 Tabella 7.33: Uso del Suolo (Livello I ) interessato dal Tracciato 143 Tabella 7.34: Uso del Suolo (Livello II ) interessato dal Tracciato 143 Tabella 7.35: Corrispondenze tra le Tipologie di Uso del Suolo Rilevate Lungo il Tracciato Terrestre del GALSI e Potenziali Habitat Presenti 144 Tabella 7.36: Impianti di Linea e Habitat Potenziali 145 Tabella 7.37: Ricchezza e Valenza faunistica delle categorie di uso del suolo 146 Tabella 8.1: Aspetti Storico-Paesaggistici, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 149 Tabella 8.2: Aspetti Storico Paesaggistici, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 150 Tabella 8.3: Mitigazione a Verde, Specie da Inserire nell’Impianto 160

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Tabella 9.1: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroforestale, Salute Pubblica, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 168 Tabella 9.2 : Tessuto Urbano, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto 169 Tabella 9.3 : Attività Industriali, Commerciali ed Estrattive, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto 170 Tabella 9.4 : Aree Agricole, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto 171 Tabella 9.5 : Tassi generici di mortalità – Anni 2006 – 2008 (per 1000 residenti) 174 Tabella 9.6 : Interferenze con Vigneti 178 Tabella 9.7: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroforestale, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 179 Tabella 9.8: Aree di Possibile Interdizione alla Navigazione, Posa della Condotta Sottomarina 184 Tabella 9.9: Esempi di Tipici Livelli Sonori della Vita Quotidiana 189 Tabella 10.1: Rumore e Vibrazioni, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 191 Tabella 10.2: Valori e livelli limite delle accelerazioni complessive ponderate in frequenza (UNI 9614) 194 Tabella 10.3: Valori delle Velocità di Vibrazione Ammissibili negli Edifici [mm/s] 196 Tabella 10.4: Rumore, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente 197 Tabella 10.5: Terminale di Porto Botte, Sorgenti Sonore in Fase di Esercizio 200 Tabella 10.6: Emissioni Sonore del Terminale in Fase di Esercizio 201 Tabella 11.1: Aspetti Metodologici, Valutazione dell’Entità dell’Impatto Potenziale 203 Tabella 11.2: Aspetti Metodologici, Valutazione della Durata dell’Impatto Potenziale 204 Tabella 11.3: Atmosfera (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto 205 Tabella 11.4: Matrice degli Impatti, Atmosfera (Fase di Cantiere) 205 Tabella 11.5: Ambiente Idrico (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto 206 Tabella 11.6: Matrice degli Impatti, Ambiente Idrico (Fase di Cantiere) 206 Tabella 11.7: Suolo e Sottosuolo (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto 208 Tabella 11.8: Matrice degli Impatti, Suolo e Sottosuolo (Fase di Cantiere) 208 Tabella 11.9: Rumore (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto 209 Tabella 11.10: Matrice degli Impatti, Rumore (Fase di Cantiere) 209 Tabella 11.11: Matrice degli Impatti, Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistema (Fase di Cantiere) 211 Tabella 11.12: Suolo e Sottosuolo (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto 212 Tabella 11.13: Matrice degli Impatti, Suolo e Sottosuolo (Fase di Esercizio) 212 Tabella 11.14: Ecosistemi (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto 213 Tabella 11.15: Matrice degli Impatti, Ecosistemi (Fase di Esercizio) 213 Tabella 11.16: Paesaggio (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto 214 Tabella 11.17: Matrice degli Impatti, Paesaggio (Fase di Esercizio) 214

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ELENCO DELLE FIGURE

Figura No. Pagina

Figura 3.1: Approdo di Porto Botte, Rose dei Venti – Dati Meteo MINNI 15 Figura 3.2: Approdo di Olbia, Rose dei Venti – Dati Meteo MINNI 15 Tabella 3.3: Caratteristiche delle Sorgenti Emissive Simulate 15 Figura 6.1: Distribuzione del Terremoti in Sardegna e nei Mari Adiacenti 43 Figura 7.1: Inquadramento Geografico della Palude del Riu Sassu 94 Figura 7.2: Area Palustre in prossimità della foce del Riu Sassu 95 Figura 7.3: Veduta dello stagno di S. Caterina (SIC ITB042223) 96 Figura 7.4: Limicoli (Calidris sp. pl.) in alimentazione nello Stagno di S. Caterina 97 Figura 7.5: Tipi Vegetazionali, Riu Flumentepido 100 Figura 7.6: Tipi Vegetazionali, Torrente Leni 101 Figura 7.7: Tipi Vegetazionali, Rio S.Elena 102 Figura 7.8: Tipi Vegetazionali, Fiume Tirso 103 Figura 7.9: Tipi Vegetazionali, Riu Temu 104 Figura 7.10: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu Pedrosu 105 Figura 7.11: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu 106 Figura 7.12: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu d’Ozieri 107 Figura 7.13: Tipi Vegetazionali, Riu di Berchidda 108 Figura 7.14: Tipi Vegetazionali, Riu Calarighe 109 Figura 7.15: Tipi Vegetazionali, Riu Parasole 110 Figura 7.16: Tipi Vegetazionali, Riu della Castagna 112 Figura 8.1: Terminale di Porto Botte, Panoramica dalla Linea di Costa 153 Figura 8.2: Terminale di Porto Botte, Modello Planovolumetrico 154 Figura 8.3: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Pioppo bianco 156 Figura 8.4: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Olmo campestre 157 Figura 8.5: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Salice Rosso 158 Figura 8.6 Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Tamerice 159 Figura 8.7: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Biancospino 160 Figura 8.8: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Schema generale del Modulo d’Impianto 161 Figura 8.9: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Schema dell’impianto, Sezione trasversale 162 Figura 8.10: Impianti di Linea, Modello 3D 164 Figura 8.11: Fotoinserimento PIDI 12 165 Figura 8.12: Fotoinserimento PIDI 24 165 Figura 8.13: Fotoinserimento della Stazione Intermedia 166 Figura 9.1: Aree Geografiche e Produzione Vinicola 177

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ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO

Figura No.

A3_3.1 Stima delle Ricadute Inquinanti emessi in Atmosfera durante la Realizzazione dell’Approdo di Porto Botte

A3_3.2 Stima delle Ricadute Inquinanti emessi in Atmosfera durante la Realizzazione dell’Approdo di Olbia

A3_7.1 Piano Forestale Ambientale Regionale della Sardegna, Unità di Paesaggio e Serie di Vegetazione

A3_8.1 Fotoinserimento del Terminale di Porto Botte, Vista A

A3_8.2 Fotoinserimento del Terminale di Porto Botte, Vista B

A3_8.3 Fotoinserimento del Terminale di Porto Botte, Vista C

A3_10.1 Simulazione di Impatto Acustico in Fase di Esercizio, Mappa delle Isofoniche, Terminale di Porto Botte

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D'APPOLONIA S.p.A. Via San Nazaro, 19 - 16145 Genova, Italia

Telefono +39 010 362 8148 - Fax +39 010 362 1078 e-mail: [email protected] - Web Site: http://www.dappolonia.it

RAPPORTO CHIARIMENTI ED INTEGRAZIONI AL SIA

VOLUME A SEZIONE A3 - AGGIORNAMENTO DEL QUADRO AMBIENTALE

GASDOTTO ALGERIA - SARDEGNA – ITALIA (GALSI) TRATTO SARDEGNA

1 INTRODUZIONE

La presente Sezione A3 degli elaborati di chiarimento e integrazione e integrazione allo Studio di Impatto Ambientale (SIA 2009) del progetto GALSI è riferita alla parte del progetto interessante la Regione Sardegna (Centrale di Compressione esclusa) ed è dedicata ad un aggiornamento dei principali contenuti del Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008, in seguito “SIA 2008”) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente documento.

Il presente documento si articola come segue:

definizione dell’ambito territoriale di interesse (Capitolo 2) e suddivisione del tracciato in tratti omogenei, con evidenza delle principali caratteristiche del territorio e delle azioni progettuali previste;

analisi di dettaglio delle diverse componenti ambientali interessate dal progetto (Capitoli da 3 a 10), riportando per ognuna:

interazioni fra la componente e il progetto,

descrizione e caratterizzazione dello stato attuale della componente,

descrizione degli elementi di sensibilità che caratterizzano l’ambiente,

stima degli impatti significativi e definizione delle misure di mitigazione e compensazione;

analisi riassuntiva della stima degli impatti e predisposizione della cartografia di sintesi degli impatti (Capitolo 11). Le valutazioni sono riportate con riferimento ai tratti omogenei di tracciato che sono stati individuati.

La presente Sezione è inoltre corredata dalle seguenti Appendici:

Appendice A: Stima delle Emissioni in Atmosfera durante la Fase di Realizzazione dell’Opera (a cura di Saipem-Technip);

Appendice B: Relazione Idrogeologica (a cura di Saipem-Technip);

Appendice C: Relazione Geologica e Geomorfologica (a cura di Saipem-Technip);

Appendice D: Valutazione degli Impatti sulle Biocenosi di Fondo (a cura di Deam).

Le Tavole Tematiche (in scala 1:10,000 e 1:25,000) richiamate nella presente Sezione costituiscono il Volume B del SIA 2009.

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2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO

Nel presente Capitolo viene definito l’ambito territoriale di interesse per il presente studio, inteso come sito di localizzazione dell’opera e area vasta nella quale possono essere risentite le interazioni potenziali indotte dalla realizzazione dell’opera.

2.1 INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA

La descrizione del tracciato del metanodotto è riportata nei seguenti paragrafi della Sezione A2, cui si rimanda:

Paragrafi 2.1.2 e 2.2.2 Sezione off-shore e on-shore Porto Botte (Metanodotto DN 650, 26”);

Paragrafo 3.2.3 Sezione terrestre (Metanodotto DN 1200, 48”);

Paragrafi 4.2.1 e 4.3.2 Sezione off-shore e on-shore Olbia (Metanodotto DN 800, 32”).

2.2 INDIVIDUAZIONE DI TRATTI OMOGENEI (METANODOTTO A TERRA) PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI

In relazione alla lunghezza della condotta e alla diversità dei territori attraversati, si è reso necessario suddividere il tracciato a terra in tratti il più possibile omogenei, senza tuttavia procedere ad una eccessiva frammentazione, e su di essi condurre la stima degli impatti riportata nei successivi Capitoli.

I tratti individuati sono esplicitati nella seguente tabella.

Tabella 2.1: Suddivisione del Tracciato a Terra in Tratti Omogenei

Tratto Comuni Percorrenza [km] Note

San Giovanni Suergiu

I Carbonia

30.925

Morfologia pianeggiante e sub pianeggiante alternata a tratti con morfologia collinare. Il territorio

interessato è a vocazione prevalentemente agricola con terreni a

seminativo e subordinatamente a seminativo arborato. L’area si presenta

scarsamente popolata Iglesias

Villamassargia Dosmunovas

Musei Siliqua

Vallermosa Villasor

Serramanna Villacidro

San Gavino Monreale Sardara

Pabillonis

II

Mogoro

101.005 Morfologia pianeggiante e sub pianeggiante (Campidano). Il territorio

interessato è a vocazione prevalentemente agricola con terreni a

seminativo. L’area si presenta scarsamente popolata

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Tratto Comuni Percorrenza [km] Note

Uras Marrubiu

Santa Giusta Palmas Arborea

Oristano Simaxis Ollastra Zerfaliu

Villanova Paulilatino Abbasanta Norbello Borore

Macomer Sindia

Semestene Bonorva Torralba

III

Mores

75.94

Morfologia prevalente tabulare legata alla presenza dell’Altopiano di Abbasanta e

dell’Altopiano di Campeda. Il territorio interessato mostra una

vocazione agro-pastorale con colture foraggiere a sostegno della diffusa attività

pastorale. L’area si presente scarsamente popolata

Ozieri

IV

Oschiri

27.11

Morfologia sub pianeggiante collinare. Il territorio interessato è a vocazione

prevalentemente agricola con terreni a seminativi e pascoli. L’area si presenta

scarsamente popolata

Berchidda Monti

V Loiri Porto San Paolo

28.955

Morfologia pianeggiante e sub pianeggiante, a tratti collinare. Il territorio

interessato è a vocazione prevalentemente agricola con terreni a

seminativi e sistemi agro-silvo-pastorali. L’area si presenta scarsamente popolata

VI Olbia

15.030 Morfologia pianeggiante. Il territorio interessato è a vocazione

prevalentemente agricola con terreni a seminativi. L’area si presenta

scarsamente popolata

Nel seguito del Paragrafo, per ciascuno dei tratti individuati, sono brevemente anticipate le caratteristiche delle principali componenti e sono riassunte le azioni di progetto previste.

2.2.1 Tratto I

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 30.925 km, sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 2.2: Tratto I, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No. Approdo di Porto Botte e Attraversamento Saline 1 Terminale di Arrivo 1 Allargamenti fascia di lavoro

o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

12 [0.38/km] 7 [0.22/km]

Attraversamenti minitunnel 0

PIDI 3

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Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

Tabella 2.3: Tratto I, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare la presenza di alcune aree umide costiere (Stagno di Santa

Caterina) Uso del Suolo o artificiali: 0 km (0 %)

o agricolo: 23.53 km (76.1 %) o boschi e aree seminaturali: 7.4 km (23.9 %)

Paesaggio Dominanti le pianure aperte, costiere e di fondovalle. Ambiente Naturale Stagno di Santa Caterina SIC ITB042223

Stagni del Golfo di Palmas IBA190 Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso agricolo

Attraversamenti Strade Statali: SS No.126 Attraversamenti Strade Provinciali: SP No.2, SP No.85 No 1 Attraversamento Linea ferroviaria

2.2.2 Tratto II

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 101.005 km, sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 2.4: Tratto II, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No.

Allargamenti fascia di lavoro o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

40 [0.39/km] 21 [0.20/km]

Attraversamenti minitunnel 10

PIDI 13

Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

Tabella 2.5: Tratto II, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare i corpi idrici principali: Torrente Leni, Riu Sant’Elena, Fiume Tirso Uso del Suolo o artificiali: 0.06 km (0 %)

o agricolo: 90.24 km (89.3 %) o boschi e aree seminaturali: 10.39 km (10.3 %)

Paesaggio Dominanti le pianure aperte e di fondovalle Ambiente Naturale Campidano Centrale (IBA178) Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso agricolo

Attraversamenti Strade Statali: No.130, No.293, No.196, No.293, No.197, No.131, No.442, No.388 Attraversamenti Strade Provinciali: No.86, No.82, No.87, No.88, Decimoputzu, di Villacidro, No.14bis, di S.Maria, No.68, No.57, della Marmilla, Via Roma No. 4 Attraversamenti Linee ferroviarie

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2.2.3 Tratto III

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 75.94 km, sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 2.6: Tratto III, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No. Stazione Intermedia 1

Allargamenti fascia di lavoro o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

24 [0.31/km] 9 [0.11/km]

Attraversamenti minitunnel 0

PIDI 10

Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

Tabella 2.7: Tratto III, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare i corpi idrici principali: Riu Temo, Riu Mannu Uso del Suolo o artificiali: 0.04 km (0 %)

o agricolo: 44.23 km (58.2 %) o boschi e aree seminaturali: 31.96 km (42.1 %)

Paesaggio Morfologia prevalente tabulare legata alla presenza dell’Altopiano di Abbasanta e dell’Altopiano di Campeda

Ambiente Naturale Media Valle del Tirso e Altopiano di Abbasanta - Rio Siddu (SIC ITB031104) Altopiano di Campeda (SIC ITB021101) Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri (SIC ITB011113) Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali (ZPS ITB023050) Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri (ITB013048)

Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso pastorale e agricolo Attraversamenti Strade Statali: SS No. 128 bis, SS No. 129 bis, SS No. 131 Attraversamenti Strade Provinciali: SP Mores Bono, SP No. 1, SP No. 11, SP No. 131, SP No. 15, SP No. 21, SP No. 43, SP No. 44, SP No. 63, SP No. 83, No. 6 Attraversamenti Linee ferroviarie

2.2.4 Tratto IV

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 27.11 km, sono riassunte nella seguente tabella

Tabella 2.8: Tratto IV, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No.

Allargamenti fascia di lavoro o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

11 [0.40/km] 3 [0.11/km]

Attraversamenti minitunnel 0

PIDI 2

Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

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Tabella 2.9: Tratto IV, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare il corpi idrico principale Rio Mannu e il Lago del Coghinas Uso del Suolo o artificiali: 0.11 km (0.04 %)

o agricolo: 23.76 km (87.6 %) o boschi e aree seminaturali: 3.07 km (11.3 %)

Paesaggio Morfologia sub pianeggiante collinare. Di rilevante interesse paesaggistico il Lago del Coghinas

Ambiente Naturale Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri (SIC ITB011113) Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri (ZPS ITB013048) Campo d'Ozieri (IBA 173)

Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso pastorale e agricolo Attraversamenti Strade Statali: SS No. 597, SS No. 132, SS No. 392, Attraversamenti Strade Provinciali: SP No. 63, , SP di Badde Cheja, SP No. 159

2.2.5 Tratto V

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 284 km, sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 2.10: Tratto V, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No.

Allargamenti fascia di lavoro o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

10 [0.34/km] 9 [0.31/km]

Attraversamenti minitunnel 2

PIDI 7

Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

Tabella 2.11: Tratto V, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare i corpi idrici principali: Riu Calarighe, Riu Palasole Uso del Suolo o artificiali: 0.04 km (0.01 %)

o agricolo: 17.76 km (61.3 %) o boschi e aree seminaturali: 11.08 km (38.3 %)

Paesaggio Dominanti le pianure di fondovalle e aperte Ambiente Naturale Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri (SIC ITB011113)

Monte Limbara (SIC ITB011109) Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso pastorale e agricolo

Attraversamenti Strade Statali: SS No. 199, SS No. 389 Attraversamenti Strade Provinciali: SP No. 66 Attraversamento Linea ferroviaria (in 3 punti)

2.2.6 Tratto VI

Le principali azioni di progetto previste in tale tratto, della lunghezza complessiva di 15.030 km, sono riassunte nella seguente tabella.

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Tabella 2.12: Tratto VI, Principali Azioni di Progetto

Cantiere Esercizio (Impianti)

Tipologia No. Tipologia No. Approdo di Olbia 1 Centrale di

Compressione 1

Allargamenti fascia di lavoro o Attraversamenti spingitubo o Attraversamenti corsi d’acqua

3 [0.19/km] 1 [0.06/km]

Attraversamenti minitunnel 1

PIL 1

Le principali caratteristiche delle componenti ambientali sono anticipate nella seguente tabella.

Tabella 2.13: Tratto VI, Principali Caratteristiche delle Componenti Ambientali

Componenti e Variabili Ambientali

Parametro Descrizione Ambiente Idrico Da segnalare la presenza di alcune aree umide costiere (Stagni di Murta

Maria, Tartanelle e Saline) Uso del Suolo o artificiali: 0 km (0 %)

o agricolo: 12.0 km (79.8 %) o boschi e aree seminaturali: 2.17 km (14.4 %)

Paesaggio Morfologia pianeggiante (Piana di Olbia). Zone umide costiere Ambiente Naturale Isole el Nord-Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro (ZPS ITB013019)

Arcipelago di Tavolara, Capo Ceraso e Capo Figari (IBA 174) Ecosistema Antropico Interessamento aree prevalentemente ad uso pastorale e agricolo

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3 ATMOSFERA

Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell’aria e delle condizioni meteoclimatiche è quello di stabilire la compatibilità ambientale di:

eventuali emissioni, anche da sorgenti mobili (traffico terrestre);

eventuali cause di perturbazione meteoclimatiche con le condizioni naturali.

Si evidenzia che la realizzazione del metanodotto GALSI e il successivo esercizio dell’infrastruttura:

non determineranno emissioni di inquinanti atmosferici, fatta eccezione per i motori dei mezzi terrestri utilizzati per la posa del metanodotto;

non saranno causa di alcune perturbazioni meteoclimatiche con le condizioni naturali.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 3.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente atmosfera;

il Paragrafo 3.2 riporta, per l’area di interesse, la descrizione dello stato attuale della componente atmosfera. Tale descrizione è stata condotta attraverso la definizione delle condizioni meteoclimatiche generali, con particolare riferimento al regime anemologico, e allo stato di qualità dell’aria;

nel Paragrafo 3.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 3.4 quantifica gli impatti ambientali e descrive le misure di mitigazione previste.

3.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente atmosfera possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

la realizzazione dei due approdi, il varo e la posa della condotta sottomarina determineranno l’emissione di inquinanti dai mezzi navali e dalle macchine utilizzate per le operazioni,

le attività di posa in opera del tratto di metanodotto a terra e le attività di costruzione degli Impianti di Linea comporteranno lo sviluppo di polveri e l’emissioni di inquinanti in atmosfera (macchine e dei mezzi pesanti impegnati in cantiere);

in fase di normale esercizio la condotta non dà origine ad emissioni in atmosfera.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 3.1: Atmosfera, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

Posa off-shore X Realizzazione degli approdi costieri X Realizzazione e Posa a terra X Realizzazione Impianti di Linea e Terminale di Porto Botte

X

Fase di esercizio X

3.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE

La realizzazione del progetto determina impatti associati alla sola fase di cantiere. Nel seguito del paragrafo si è quindi provveduto a:

descrivere le condizioni meteoclimatiche generali;

descrivere il regime anemologico delle aree interessate dal progetto;

effettuare alcune considerazioni generali sulla qualità dell’aria.

3.2.1 Condizioni Climatiche Generali

Il clima nell’isola è di tipo mediterraneo temperato ed è caratterizzato dalla presenza di forti venti di maestrale particolarmente frequenti dall’Autunno alla Primavera. La distribuzione spaziale della temperatura è connessa all’orografia della Sardegna (Commissario Governativo per l'Emergenza Idrica in Sardegna, 2002).

Sia la temperatura massima che quella minima sono distribuite omogeneamente su tutto il territorio, con una tendenza all’aumento nelle zone interne.

Analizzando le variazioni delle distribuzioni medie mensili di temperatura si evidenzia la presenza di due stagioni climatiche tipiche delle regioni mediterranee. Si nota infatti che nella stagione invernale l’effetto dominante è quello dovuto al mare, con conseguente continentalità delle zone interne. Nella stagione estiva prevale l’effetto stabilizzante delle aree anticicloniche (Commissario Governativo per l'Emergenza Idrica in Sardegna, 2002).

In inverno le temperature medie sono attorno a 7 °C, con qualche grado in meno per l'interno a seconda dell’altitudine. Durante la primavera si registrano temperature medie attorno ai 13-14°C mentre la stagione estiva è caratterizzata da una temperatura media tra 21 e 25 °C, che raggiunge punte massime di 40 °C in alcune località degli altopiani interni.

Per ciò che riguarda il regime pluviometrico, in Sardegna è possibile distinguere due periodi: il cosiddetto semestre umido che va da Ottobre a Marzo caratterizzato da precipitazioni abbondanti, e il semestre asciutto che comprende i restanti mesi, in cui, tranne i mesi di Aprile e Maggio nei quali si possono avere delle discrete piogge, si ha una quasi totale

Quattro zone sono le più piovese dell’isola: le aree a ridosso del Gennargentu (Barbagie, Ogliastra e zone limitrofe), la parte centrale della Gallura (a ridosso del Limbara), l’altopiano di Campeda e infine l’Iglesiente. La Nurra ed il Campidano si presentano come zone secche, assieme ad una terza, di più difficile delimitazione, localizzabile nella fascia centrale del Nord-Sardegna (attorno al bacino del Coghinas) (SAR, 2007).

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Le zone in cui piove più spesso sono il Gennargentu, il Limbara e l’altopiano di Campeda, dove si hanno mediamente più di 80 giorni piovosi all’anno. Da notare che queste coincidono a grandi linee con le zone dove è maggiore il valore medio del cumulato di precipitazione.

Per quanto riguarda l’umidità relativa nella regione si rileva che quella minima nei mesi invernali oscilla tra 45 e 65% e diminuisce da Ovest a Est, fatta eccezione per il massiccio del Gennargentu. Ciò dipende dalla configurazione orografica dell’isola che pone la costa orientale sottovento rispetto ai flussi dominanti. L’umidità relativa massima fornisce valori prossimi a quelli di saturazione; durante tutto l’arco dell’estate si hanno infatti valori compresi tra 80 e 100% (Commissario Governativo per l'Emergenza Idrica in Sardegna, 2002).

3.2.2 Regime Anemologico

Nell’ambito del SIA 2008 la circolazione delle masse d’aria lungo il tracciato del metanodotto è stata condotta attraverso l’analisi della distribuzione delle frequenze annuali di direzione e velocità del vento elaborati da Enel e Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare (SMAM) e rilevate presso alcune stazioni meteorologiche.

Successivamente sono stati acquisiti da ARPA Sardegna dati orari relativi ad ulteriori stazioni meteorologiche ubicate lungo il tracciato della condotta. L’elenco delle stazioni meteorologiche utilizzate, nonché le rose dei venti che sono state predisposte, sono riportate in Appendice A al Quadro di Riferimento Ambientale Sezione Terrestre (Volume II, Sezione IIe, Luglio 2008).

3.2.3 Considerazioni Generali sull’Inquinamento Atmosferico

I fenomeni di inquinamento dell’ambiente atmosferico sono strettamente correlati alla presenza sul territorio di attività umane e produttive di tipo industriale ed agricolo e di infrastrutture di collegamento, etc..

L’inquinamento immesso nell’atmosfera subisce sia effetti di diluizione e di trasporto in misura pressoché illimitata dovuti alle differenze di temperatura, alla direzione e velocità dei venti ed agli ostacoli orografici esistenti, sia azioni di modifica o di trasformazione in conseguenza alla radiazione solare ed alla presenza di umidità atmosferica, di pulviscolo o di altre sostanze inquinanti preesistenti.

A livello del tutto generale, le sorgenti maggiormente responsabili dello stato di degrado atmosferico sono reperibili negli insediamenti industriali, negli insediamenti abitativi o assimilabili (consumo di combustibili per riscaldamento, etc.), nel settore agricolo (consumo di combustibili per la produzione di forza motrice) e nel settore dei trasporti. È opportuno però ricordare che esistono estese commistioni tra le emissioni di origine industriale e quelle di origine civile e da traffico: molto spesso infatti avvengono contemporaneamente e a breve distanza tra loro, mescolandosi in modo che la loro discriminazione sia impossibile.

Le sostanze immesse in atmosfera possono ritrovarsi direttamente nell’aria ambiente (inquinanti primari), oppure possono subire processi di trasformazione dando luogo a nuove sostanze inquinanti (inquinanti secondari). Gli agenti inquinanti tipicamente monitorati sono SO2, CO, NOx, O3, le polveri totali sospese e PM10. Nel seguito viene riportata una breve descrizione di questi inquinanti:

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Biossido di Zolfo: l’SO2 è il naturale prodotto di ossidazione dello zolfo e dei composti che lo contengono allo stato ridotto. E’ un gas incolore e di odore pungente. Le principali emissioni di biossido di zolfo derivano dai processi di combustione che utilizzano combustibili di tipo fossile (gasolio, olio combustibile, carbone), in cui lo zolfo è presente come impurità. Una percentuale molto bassa di biossido di zolfo nell’aria (6 - 7%) proviene dal traffico veicolare, in particolare dai veicoli con motore diesel;

Monossido di Carbonio: il carbonio, che costituisce lo 0.08% della crosta terrestre, si trova in natura sia allo stato elementare che combinato negli idrocarburi, nel calcare, nella dolomite, nei carboni fossili, etc.. Il carbonio è in grado di legarsi chimicamente con l’ossigeno formando due composti (ossidi): il monossido di carbonio (CO) ed il biossido di carbonio (CO2). Il monossido di carbonio è l’inquinante gassoso più abbondante in atmosfera, l’unico la cui concentrazione venga espressa in milligrammi al metro cubo (mg/m³). E’ un gas inodore ed incolore e viene generato durante la combustione di materiali organici quando la quantità di ossigeno a disposizione è insufficiente. La principale sorgente di CO è rappresentata dal traffico veicolare (circa il 90% delle emissioni totali), in particolare dai gas di scarico dei veicoli a benzina. Il tempo medio di vita del monossido di carbonio è dell’ordine di qualche mese;

Ossidi di Azoto: gli ossidi di azoto (NO, N2O, NO2 ed altri) vengono generati in tutti i processi di combustione, qualunque sia il tipo di combustibile utilizzato. Il biossido di azoto si presenta sotto forma di gas di colore rossastro, di odore forte e pungente. Il biossido di azoto in particolare è da ritenersi fra gli inquinanti atmosferici maggiormente pericolosi, sia perché è per sua natura irritante, sia perché dà inizio, in presenza di forte irraggiamento solare, ad una serie di reazioni fotochimiche secondarie che portano alla costituzione di sostanze inquinanti complessivamente indicate con il termine di “smog fotochimico”. Un contributo fondamentale all’inquinamento da biossido di azoto e derivati fotochimici è apportato, nelle città, dai fumi di scarico degli autoveicoli;

Ozono: l’ozono è un gas altamente reattivo, di odore pungente e, ad elevate concentrazioni, di colore blu dotato di un elevato potere ossidante. L’ozono si concentra nella stratosfera ad un’altezza compresa fra i 30 e i 50 km dal suolo e la sua presenza protegge la troposfera dalle radiazioni ultraviolette emesse dal sole e dannose per la vita degli esseri viventi. L’assenza di questo composto nella stratosfera è chiamata generalmente “buco dell’ozono”. L’ozono presente nella troposfera (lo strato atmosferico compreso fra il livello del mare e i 10 km di quota), ed in particolare nelle immediate vicinanze della superficie terrestre, è invece un componente dello “smog fotochimico” che si origina soprattutto nei mesi estivi in concomitanza di un intenso irraggiamento solare e di un’elevata temperatura. L’ozono non ha sorgenti dirette, ma si forma all’interno di un ciclo di reazioni fotochimiche che coinvolgono in particolare gli ossidi di azoto;

Particolato: il particolato sospeso è costituito dall’insieme di tutto il materiale non gassoso presente in sospensione nell’aria. La natura delle particelle è la più varia: fanno parte delle polveri sospese il materiale organico disperso dai vegetali (pollini e frammenti di piante), il materiale inorganico prodotto dall’erosione del suolo e dei manufatti (frazione più grossolana) causata da agenti naturali (vento e pioggia, etc.). Nelle aree urbane il materiale particolato può avere origine da lavorazioni industriali (cantieri edili, fonderie, cementifici), dall’usura dell’asfalto, dei pneumatici, dei freni e delle frizioni, e delle emissioni provenienti dagli scarichi degli autoveicoli, in particolare quelli con motore diesel. Il PM10 rappresenta la frazione del particolato le cui particelle hanno un

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diametro aerodinamico inferiore a 10 micron. Tale frazione rappresenta un pericolo per la salute in quanto il ridotto diametro delle particelle fa sì che non si fermino a livello di prime vie respiratorie ma possano raggiungere la trachea e i bronchi.

3.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente atmosfera costituiscono elementi di sensibilità i seguenti recettori:

aree turistiche, aree urbane continue e discontinue (recettori antropici);

aree con superamento dei limiti di qualità dell’aria;

aree naturali protette terrestri, aree Natura 2000, IBA (recettori naturali).

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 3.2: Atmosfera, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata

Comuni con superamento dei limiti di qualità dell’aria

X

Recettori antropici X

Recettori naturali X

Nella seguente tabella è quindi riportata la distribuzione di tali elementi lungo il tracciato di progetto.

Tabella 3.3: Atmosfera, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto

Tra 0 e 500 m Tra 500 e 1 km Tratto Comuni

Recett. Antrop.

Recett. Natur.

Recett. Antrop.

Recett. Natur.

San Giovanni Suergiu 5 1 7 1 I

Carbonia 12 0 19 0 Iglesias 1 0 5 0

Villamassargia 2 0 1 0 Dosmunovas 1 0 3 0

Musei 6 0 4 0 Siliqua 3 0 4 0

Vallermosa 2 0 3 0 Villasor 0 0 0 0

Serramanna 0 0 1 0 Villacidro 2 1 4 1

San Gavino Monreale 3 1 8 1 Sardara 0 1 0 1

Pabillonis 3 1 1 1 Mogoro 3 1 2 1

Uras 6 1 10 1 Marrubiu 10 1 10 1

Santa Giusta 0 0 0 0

II

Palmas Arborea 1 0 1 0

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Tra 0 e 500 m Tra 500 e 1 km Tratto Comuni

Recett. Antrop.

Recett. Natur.

Recett. Antrop.

Recett. Natur.

Oristano 5 0 2 0 Simaxis 5 0 2 0 Ollastra 0 0 1 0 Zerfaliu 1 0 2 0

Villanova 0 0 1 0 Paulilatino 2 1 3 1 Abbasanta 3 1 4 1 Norbello 0 1 0 1 Borore 1 1 1 1

Macomer 6 0 9 0 Sindia 1 1 0 1

Bonorva 4 1 7 1 Torralba 1 0 0 0

III

Mores 15 1 8 1 Ozieri 15 1 25 1

IV Oschiri 7 1 7 1

Berchidda 13 1 9 1 Monti 6 0 1 0 V

Loiri Porto San Paolo 0 0 1 0 VI Olbia 9 1 10 1

3.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente atmosfera già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

3.4.1 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione degli Approdi Costieri

L’approdo di Porto Botte prevede un tiro da terra manovrando un verricello lineare posizionato sulla spiaggia.

L’approdo di Olbia sarà realizzato utilizzando tecnica trenchless (microtunnel). Ultimate le operazioni di realizzazione del microtunnel è previsto il tiro della condotta mediante verricello installato nel pozzo di spinta precedentemente utilizzato per la realizzazione del microtunnel.

Per entrambi gli approdi l’utilizzo di mezzi e macchinari terrestri che possono generare emissioni in atmosfera è quindi trascurabile rispetto a quelle generate dai mezzi navali.

Tipicamente i mezzi navali utilizzati durante le operazioni di varo per lo shore-approach delle condotte sono:

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mezzo posa-tubi;

due rimorchiatori salpa-ancore addetti alla movimentazione delle ancore del mezzo posa-tubi;

rimorchiatore di supporto per l’eventuale assistenza durante il varo ed il rilievo visivo e strumentale.

Il posizionamento della nave posatubi avverrà ad una distanza minima dalla costa di circa:

1,100 m per l’approdo di Porto Botte;

700 m per l’approdo di Olbia.

Sulla base della metodologia utilizzata nel SIA 2008 (Trozzi e Vaccaro, 1998) le emissioni massiche di inquinanti in atmosfera associate a tali mezzi sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 3.4 : Stima delle Emissioni da Traffico Navale, Realizzazione dell’Approdo

Inquinanti [kg/h] Tipologia e Numero Mezzi

Potenza[kW] CO NOx PM10

Nave posatubi (No. 1) 20,500 11.7 80 3

Rimorchiatori Salpa-ancore (No. 2) 3,700 4.8*2=9.6 32.9*2=65.8 0.8*2=1.6 Rimorchiatore di Supporto (No. 1) 7,500 5.5 37.2 0.9

La stima delle concentrazioni derivanti dalle attività navali durante lo shore-approach è stata effettuata attraverso la predisposizione di simulazioni modellistiche mediante il codice di calcolo OCD (Offshore and Coastal Dispersion) presente nella lista dei modelli preferiti (lista A) di US-EPA.

La realizzazione del modello ha considerato pertanto i seguenti dati di input:

dati meteorologici estratti dal dataset nazionale di riferimento MINNI (Modello Integrato Nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico, Zanini et al., 2004) per le area in prossimità del:

Golfo di Palmas, per l’analisi di dispersione relativamente all’approdo di Porto Botte,

Golfo di Olbia per l’analisi di dispersione relativamente all’approdo di Olbia.

Nelle seguenti figure i sono riportate le rose dei venti relative all’intero anno 2005 estratte in corrispondenza di due punti rappresentativi delle aree sopraccitate;

dominio di calcolo rappresentato da un grigliato quadrato a maglie omogenee di lato pari a 10 km e risoluzione di circa 260 m.

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Figura 3.1: Approdo di Porto Botte, Rose dei Venti – Dati Meteo MINNI

Figura 3.2: Approdo di Olbia, Rose dei Venti – Dati Meteo MINNI

Nella seguente tabella sono riassunti i dati emissivi impiegati nell’implementazione nel modello, stimati sulla base di progetti analoghi.

Tabella 3.3: Caratteristiche delle Sorgenti Emissive Simulate

Caratteristiche Delle Sorgenti Emissive Simulate

Mezzo Emissioni

NOx [g/s]

Emissioni PM10 [g/s]

Altezza camino

[m]

Temperature uscita Fumi

[K]

Diametro camini

[m]

Portata fumi

[m3/s] Nave Posatubi 22.2 0.8 36 593 1.7 217,200Rimorchiatore Salpa-Ancore 9.1 0.2 10 593 1 65,160

Rimorchiatore Supporto 10.3 0.25 10 593 1 54,300

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Nelle simulazioni è stato considerato un esercizio continuo e contemporaneo di tutti i mezzi. Il cantiere di realizzazione di ciascun approdo (Porto Botte e Olbia) durerà circa 6 mesi, ma le attività di tiro per lo shore-approach della condotta saranno limitate ad un periodo inferiore. Le attività saranno concentrate in inverno in modo da limitare le interferenze con le attività turistiche estive.

Per la valutazione delle emissioni di tali attività sono state quindi effettuale le seguenti simulazioni:

valori medi mensili di NOx e di PM10, considerando una statistica meteorologica significativa di 2 mesi invernali (Gennaio e Febbraio);

valori medi annui di NOx e PM10.

I risultati delle simulazioni condotte sono stati espressi attraverso mappe di isoconcentrazione degli inquinanti modellati e sono riportati nelle Figure A3_3.1 e A3_3.2.

In Tabella 3.5 e in Tabella 3.6 si riportano i risultati delle simulazioni in corrispondenza dei ricettori più prossimi all’area di cantiere di ciascuno degli shore-approach. I ricettori considerati sono stati: le abitazioni a circa 1,200 m a Nord –NE dell’approdo di Porto Botte e il complesso turistico (Residence Baia Turchese) a circa 350 m in direzione Sud dell’approdo di Olbia.

Per quanto riguarda le ricadute effettive di NOx, al fine di consentire una stima confrontabile con i limiti normativi, si è ipotizzato cautelativamente che le emissioni complessive di NOx ricadano sotto forma di NO2.

Tabella 3.5: Analisi Modellistiche Approdo di Porto Botte, Ricadute del Cantiere dello Shore-Approach

Approdo di Porto Botte Concentrazioni Inquinanti

Ricettore Media Annua di NOx (1)

[g/m3] Media Annua di PM10

(2) [g/m3]

RC1 4.5 0.1 Ricettore Media Mensile di NOx (1)

[g/m3] Media Mensile di PM10

(2) [g/m3]

RC1 1.6 0.04

Nota: 1) Il D.M. 60/02 individuata un limite per i valori medi annui di NO2 pari a 40 g/m3; 2) Il D.M. 60/02 individuata un limite un limite per i valori medi annui di PM10 pari a 40 g/m3.

Tabella 3.6: Analisi Modellistiche Approdo di Olbia, Ricadute del Cantiere dello Shore-Approach

Approdo di Olbia Concentrazioni Inquinanti

Ricettore Media Annua di NOx (1)

[g/m3] Media Annua di PM10

(2) [g/m3]

RC1 10.5 0.2 Ricettore Media Mensile di NOx (1)

[g/m3] Media Mensile di PM10

(2) [g/m3]

RC1 10.6 0.3

Nota: 1) Il D.M. 60/02 individuata un limite per i valori medi annui di NO2 pari a 40 g/m3; 2) Il D.M. 60/02 individuata un limite un limite per i valori medi annui di PM10 pari a 40 g/m3.

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Relativamente ai risultati delle simulazioni effettuate per la realizzazione dello shore-approach di Porto Botte (si veda la Figura A3_3.1) si può evidenziare quanto segue:

il valore massimo di ricaduta media annua di NOx pari a circa 8.5 µg/m³, mentre le concentrazioni medie annue di polveri sottili riportano valori massimi inotorno a 0.2 µg/m³;

i valori massimi mensili (stagione invernale) sono stimati intorno a 11.5 µg/m³ per l’NOx e 0.3 µg/m³ per il PM10.

Per quanto riguarda le ricadute riconducibili alla realizzazione dello shore-approach di Olbia (si veda la Figura A3_3.2) si evidenzia che:

il valore massimo di ricaduta media annua di NOx pari a circa 23.4 µg/m³, mentre le polveri sottili riportano valori massimi intorno a 0.6 µg/m³;

i valori massimi mensili (stagione invernale) sono stimati intorno a 41.9 µg/m³ per l’NOx e 0.1 µg/m³ per il PM10.

Considerando che i livelli di inquinamento stimati sono assolutamente confrontabili con quelli riconducibili a normali attività marittime con utilizzo di analoghi mezzi navali, l’impatto sulla qualità dell’aria risulta di entità contenuta, limitato nel tempo e completamente reversibile.

3.4.2 Variazioni delle Caratteristiche di Qualità dell’Aria per Emissioni da Mezzi e Macchinari per la realizzazione del Metanodotto a Terra e del Terminale di Porto Botte

In Appendice A è riportato lo Studio di Impatto sulla Componente Atmosfera, relativo alla realizzazione della condotta e terra del tratto Sardegna, a cura di Saipem-Technip. In aggiunta a quanto contenuto in tale relazione si specifica che le attività di realizzazione del Terminale di Porto Botte, così come quelle relativa alla realizzazione degli Impianti di Linea, determinano emissioni in atmosfera simili a quelle previste per il cantiere di linea per la posa del metanodotto. Le valutazioni contenute in tale rapporto possono quindi essere ritenute ampiamente conservative anche per la stima delle ricadute associate alla realizzazione di tali impianti.

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4 AMBIENTE MARINO

Obiettivo della caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche ed idrauliche, dello stato di qualità e degli usi dei corpi idrici è:

stabilire la compatibilità ambientale, secondo la normativa vigente, delle variazioni quantitative (prelievi, scarichi) indotte dall’intervento proposto;

stabilire la compatibilità delle modificazioni fisiche, chimiche e biologiche, indotte dall’intervento proposto, con gli usi attuali, previsti e potenziali, e con il mantenimento degli equilibri interni a ciascun corpo idrico, anche in rapporto alle altre componenti ambientali.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 4.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente ambiente marino;

il Paragrafo 4.2 riporta approfondimenti in merito alla natura morfologica dei fondali e alla qualità dei sedimenti marini per le due aree di approdo e relative sezioni off-shore;

nel Paragrafo 4.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 4.4 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione.

4.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente ambiente marino possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

posa della condotta: movimentazione di sedimenti marini,

scarico di effluenti liquidi per gli usi di cantiere, dai mezzi navali e da test idraulico;

fase di esercizio: non si prevede che la realizzazione degli interventi possa determinare alcuna modifica fisica, chimica e biologica all’ambiente marino.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 4.1: Ambiente Marino e Costiero, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

Scarico effluenti da mezzi navali X Scarico acque test idraulico X Posa della condotta (interrata) X Posa della condotta (non interrata) X Presenza di Anodi Sacrificali X

Pur valutando trascurabile la potenziale incidenza degli anodi sacrificali sull’ambiente marino al successivo Paragrafo 4.4.3 si riportano alcune considerazioni sulla potenziale

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sull’alterazione delle caratteristiche di qualità delle acque marine riconducibili alla loro dissoluzione.

4.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE

La descrizione e caratterizzazione della componente su base bibliografica è riportata nel SIA 2008, cui si rimanda.

Nel seguito sono evidenziati gli aspetti che sono stati oggetto di campagne dedicate in sito o di specifici rapporti di approfondimento.

4.2.1 Natura Morfologica dei Fondali

4.2.1.1 Approdo di Porto Botte

La natura morfologica dei fondali è stata indagata attraverso diverse campagne:

una prima campagna, svoltasi nel periodo Settembre 2007 - Luglio 2008, avente le seguenti caratteristiche (Fugro-Galsi, 2009):

area di indagine: Koudiet Draouche (Algeria) – Porto Botte (Sardegna) (KP 0-KP 284+820),

indagine strumentale mediante l’impiego di Side Scan Sonar, Multi-Beam, Sub-Bottom Profiler,

indagini dirette attraverso ROV e campionamenti di sedimento mediante bennate e carotaggi;

una seconda campagna, svoltasi nel periodo Febbraio-Marzo 2009, aventi le seguenti caratteristiche:

area di indagine: Approdo di Porto Botte dalla batimetrica di circa 35 m fino alla linea di riva,

indagine strumentale mediante l’impiego combinato delle Tecnologie Multibeam e Parametric Sub Botton Profiler,

indagini dirette attraverso riprese filmate e campionamento di sedimenti marini (oltre che posidonia).

I risultati di tali campagne sono descritti nei seguenti documenti:

GALSI Detailed Marine Survey Gas Pipeline Project Algeria to Italy via Sardinia Northern Route – Sardinia to Mainland Italy – Integrated Data Report, Report Number: 70502/09A, a cura di FUGRO Geoconsulting Limited;

Piano di Caratterizzazione della Posidonia oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale Località Porto Botte, a cura di Geosystem Parma (Geosystem Parma, 2009).

Nel successivo Capitolo 7 e in Appendice D sono riportati alcuni contenuti di interesse di tali rapporti.

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4.2.1.2 Approdo di Olbia

La natura morfologica dei fondali è stata indagata attraverso diverse campagne:

una prima campagna, svoltasi nel periodo Settembre 2007 - Luglio 2008, avente le seguenti caratteristiche (Fugro-Galsi, 2009):

area di indagine: Olbia-Piombino (KP 0-KP 275.306),

indagine strumentale mediante l’impiego di Side Scan Sonar, Multi-Beam, Sub-Bottom Profiler,

indagini dirette attraverso ROV e campionamenti di sedimento mediante bennate e carotaggi;

una seconda campagna, svoltasi nel periodo Giugno-Luglio 2009, aventi le seguenti caratteristiche:

area di indagine: Approdo di Olbia dalla batimetrica di circa 42 m fino alla linea di riva,

indagine strumentale mediante l’impiego combinato delle Tecnologie Multibeam e Parametric Sub Botton Profiler,

indagini dirette attraverso riprese filmate e campionamento di sedimenti marini (oltre che posidonia).

I risultati di tali campagne sono descritti nei seguenti documenti:

GALSI Detailed Marine Survey Gas Pipeline Project Algeria to Italy via Sardinia Northern Route – Sardinia to Mainland Italy – Integrated Data Report, Report Number: 70502/09B, a cura di FUGRO Geoconsulting Limited;

Piano di Caratterizzazione della Posidonia oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale Località Le Saline, a cura di Geosystem Parma (Geosystem Parma 2009).

Nel successivo Capitolo 7 e in Appendice D sono riportati alcuni contenuti di interesse di tali rapporti.

4.2.2 Qualità dei Sedimenti Marini

4.2.2.1 Approdo di Porto Botte

L’area del Golfo di Palmas ricade all’interno del SIN “Sulcis – Iglesiente - Guspinese”. A tale proposito si evidenzia che sono in corso le attività di caratterizzazione.

Nell’ambito della seconda campagna descritta al paragrafo precedente (Geosystem Parma, 2009) sono stati anche effettuati anche campionamenti di sedimenti e analisi chimico-fisiche di laboratorio. Nel seguito se ne riassumono i principali risultati.

Le coordinate delle stazioni di campionamento dei sedimenti marini prelevati lungo il tracciato della condotta sottomarina sono riportate nella tabella seguente.

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Doc. No. 07-377-H32Rev. 0 – Dicembre 2009

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Tabella 4.2: Coordinate delle Stazioni di Campionamento dei Sedimenti Marini per Analisi Chimico-Fisica, Porto Botte

Coordinate

(WGS84 UTM 32) Stazione

Nord Est

PS_01 4,322,923 457,998

PS_03 4,320,468 456,468

PS_06 4,317,604 454,833

PS_08 4,314,733 453,989

PS_10 4,310,670 451,388

I risultati delle analisi, effettuate dal CIBM (Consorzio per il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia applicata “Guido Bacci”), sono riportati all’interno del rapporto “Piano di Caratterizzazione della Posidonia oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale Località Porto Botte” (Geosystem Parma, 2009). Di seguito sono sintetizzati i risultati delle analisi:

sostanza organica, azoto totale e fosforo totale: i valori di sostanza organica, azoto totale e fosforo totale sono risultati abbastanza elevati nei campioni PS1 e PS8. Negli altri campioni invece, si osservano delle basse concentrazioni di questi parametri (in accordo anche alla loro natura granulometrica) ad eccezione del fosforo totale nel campione PS10 che mostra una discreta concentrazione;

idrocarburi leggeri e pesanti: i valori sono risultati in tutti i campioni inferiori al valore limite del D.Lgs 152/06;

idrocarburi policiclici aromatici: il campione PS1 presenta alcuni parametri (acenaftene, fluorene, benzo(a) antracene e dibenzo(a,h) antracene) che superano il Livello Chimico di Base mentre i campioni PS6 e PS8 presentano solamente l’acenaftene che supera il livello di LCB. I rimanenti campioni (PS3 e PS10) non mostrano alcun parametro che supera il limite predetto. Si sottolinea che nessun campione supera il valore soglia LCB previsto per la sommatoria degli IPA;

policlorobifenili: le concentrazioni dei PCB sono risultate in tutti i campioni inferiori al Livello Chimico di Base;

pesticidi organoclorurati: le concentrazioni dei pesticidi organoclorurati sono risultate in tutti i campioni inferiori al livello chimico di base;

metalli in tracce: sulla base dei risultati delle analisi chimiche, si può concludere che i campioni di sedimento contaminati sono il campione PS 1 e il campione PS 8, mentre i rimanenti campioni non presentano concentrazioni particolarmente elevate se si esclude l’arsenico nel campione PS 10.

4.2.2.2 Approdo di Olbia

Nell’ambito della seconda campagna descritta al paragrafo precedente (Geosystem Parma, 2009) sono stati anche effettuati anche campionamenti di sedimenti e analisi chimico-fisiche di laboratorio. Nel seguito si riassumo i principali risultati.

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Le coordinate delle stazioni di campionamento dei sedimenti marini prelevati lungo il tracciato della condotta sottomarina sono riportate nella tabella seguente.

Tabella 4.3: Coordinate delle Stazioni di Campionamento dei Sedimenti Marini per Analisi Chimico-Fisica, Olbia Le Saline

Coordinate

(WGS84 UTM 32) Stazione

Nord Est

PS_01 4,529,144 548,868

PS_03 4,529,564 549,185

PS_06 4,529,934 549,457

PS_08 4,530,313 549,962

PS_10 4,530,498 550,588

I risultati delle analisi, effettuate dal CIBM (Consorzio per il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia applicata “Guido Bacci”), sono riportati all’interno del rapporto “Piano di Caratterizzazione della Posidonia oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale Località Olbia Le Saline” (Geosystem Parma 2009). Di seguito sono sintetizzati i risultati delle analisi:

metalli in tracce: le concentrazioni dei metalli analizzati sono risultate in tutti i campioni inferiori al valore di LCB (Livello Chimico di Base);

idrocarburi policiclici aromatici: i singoli parametri degli Idrocarburi Policiclici Aromatici, sono risultati in tutti i campioni inferiori al Livello Chimico di Base. La sommatoria degli IPA risulta in tutti i campioni inferiore al valore di LCB;

policlorobifenili: le concentrazioni dei PCB totali sono risultate in tutti i campioni inferiori al Livello Chimico di Base;

pesticidi organo clorurati: le concentrazioni dei pesticidi organoclorurati sono risultate, in tutti i campioni, inferiori al limite di quantificazione e comunque inferiori sia al Livello Chimico di Base, sia ai valori della colonna A del D. Lgs. 152/06.

Il risultato delle analisi chimiche effettuate sui sedimenti superficiali mostra la presenza di alluminio, arsenico, piombo e zinco entro i limiti imposti dal regolamento concernente la fissazione standard di qualità nei sedimenti in ambiente marino-costiero come da D.Lgs No. 152/09. A lluminio e rame sono presenti ma attualmente non è disponibile un parametro di riferimento ministeriale, cadmio rame e cromo sono al di sotto del LDQ (Limite di Quanticazione).

Risultano essere entro i limiti ministeriali in tutti i campioni analizzati i PCB totali, i pesticidi Aldrin, Dieldrin, α – β - γ esaclorocicloesano; queste sostanze, capaci di tossicità e bioaccumulo nei tessuti organici, sono inserite nella lista delle Pericolose Prioritarie del sopra citato DLG in accordo con la vigente normativa europea.

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4.2.3 Circolazione delle Acque Marine

In Appendice D è riportato uno studio relativo alla valutazione della risospensione dei sedimenti durante la posa della condotta. Nell’ambito di tale studio, cui si rimanda, al fine di individuare gli scenari rappresentativi per la stima dell’impatto, sono riportate valutazioni di dettaglio relativamente alla circolazione delle acque in prossimità delle aree di approdo.

4.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente ambiente marino costituiscono elementi di sensibilità i seguenti:

fruizione dell’ambiente marino da parte della comunità (balneazione);

presenza di ecosistemi naturali di interesse.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 4.4: Ambiente Marino e Costiero, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata (X)/

Molto Elevata Fruizione dell’ambiente marino

(balneazione) X

Presenza di ecosistemi naturali di particolare interesse (Prateria di

posidonia) Molto Eelevata

Presenza di altri ecosistemi naturali X

Nella seguente tabella è riportata la presenza di tali elementi lungo il tracciato di progetto.

Tabella 4.5: Ambiente Marino e Costiero, Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto

Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione

Cantiere/Linea/Imp. Distanza Minima

Approdo di Porto Botte

Ecosistemi naturali di interesse (praterie di posidonia) Approdo, Metanodotto

off-shore Interferenza diretta

Approdo di Olbia

Spiaggie e zone soggette a balneazione Approdo, Metanodotto

a Terra Interferenza diretta

Ecosistemi naturali di interesse (praterie di posidonia) Approdo, Metanodotto

off-shore Interferenza diretta

4.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente ambiente marino già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato

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agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

4.4.1 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque dovute agli Scarichi Idrici (Collaudo)

4.4.1.1 Valutazione dell’Impatto

Durante le attività di collaudo delle due sezioni off-shore della condotta, nel caso in cui il collaudo fosse eseguito dall’Algeria verso Porto Botte e/o da Piombino verso Olbia, gli scarichi idrici saranno associati alla effettuazione del test idraulico. Alla fine del test l’acqua verrà restituita al mare, previa verifica di compatibilità ambientale in accordo alle norme vigenti.

4.4.1.2 Misure di Mitigazione

Sono previste le seguenti misure di mitigazione:

sarà evitato l’utilizzo di additivi chimici nell’acqua utilizzata per il test idraulico della condotta;

in tutte le attività sarà applicato il principio di minimo spreco e ottimizzazione della risorsa.

4.4.2 Impatto per Risospensione dei Sedimenti Marini

4.4.2.1 Valutazione dell’Impatto

La realizzazione dell’approdo di Porto Botte e quello di Olbia e l’interramento della condotta sottomarina per un tratto sottocosta determineranno una movimentazione di sedimenti marini. Si potrebbe quindi generare una torbidità delle acque nell’area circostante la zona di posa dovuta ai materiali fini messi in sospensione e dispersi dalle correnti.

In generale i potenziali effetti negativi indotti dalla risospensione dei sedimenti sono imputabili alla rimessa in circolo delle sostanze depositate, tra le quali possibili sostanze inquinanti come metalli e nutrienti, e all’aumento della torbidità delle acque. Nella valutazione dei possibili impatti occorre sottolineare che i sedimenti marini, una volta movimentati, vengono mantenuti in sospensione e diffusi per l’effetto combinato del moto ondoso e delle correnti marine. In caso di assenza di onda e di corrente i sedimenti risospesi tendono a ridepositarsi in prossimità del loro punto di origine.

Al fine di valutare il fenomeno di risospensione dei sedimenti marini in relazione alle attività di cantiere previste è stato predisposto, a cura della società DEAM (2009), il documento riportato in Appendice D, cui si rimanda per le valutazioni di dettaglio.

4.4.2.2 Misure di Mitigazione

Importanti misure di mitigazione sono previste in fase realizzativa e in particolare (per maggiori dettagli si vedano l’Appendice D e la Sezione A2 aggiornamento del Quadro di Riferimento Progettuale).

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In entrambi gli approdi, Porto Botte e Olbia, nel tratto in cui è stata rilevata la presenza di Posidonia, la limitazione della dispersione in fase di riempimento della trincea sarà garantita dall’utilizzo di un sistema di scavo e reinterro brevettato. Tale metodologia di scavo e reinterro consente il ricoprimento della trincea appena scavata direttamente sul fondale a pochi metri di distanza sopra di essa. Qualora il sedimento prodotto dal reinterro della condotta andasse in circolo nella colonna d’acqua e rischiasse di depositarsi sulla prateria circostante, verranno inoltre utilizzati teli di contenimento posizionati ai lati della trincea (Galsi, 2009a).

Per quanto riguarda invece la realizzazione degli approdi, in considerazione delle peculiari e distinte morfologie costiere che interessano l’approdo di Porto Botte e quello di Olbia sono state previste ottimizzazioni progettuali ad hoc. In particolare:

l’approdo di Porto Botte sarà realizzato mediante l’infissione di un palancolato metallico fino alla batimetrica di 2 m al fine di limitare fisicamente l’area di lavoro;

l’approdo di Olbia sarà realizzato mediante la realizzazione di un minitunnel da una distanza, a terra, di circa 260 m dalla linea di riva fino alla batimetrica di 4 m a mare, posta a circa 230 m dalla costa al fine di evitare interferenze con il regime idrogeologico costiero e le aree umide di retrospiaggia.

4.4.3 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque Marine dovute alla Dissoluzione degli Anodi Sacrificali (Fase di Esercizio)

4.4.3.1 Valutazione dell’Impatto e Misure di Mitigazione

Gli anodi sacrificali per la protezione delle condotte dalla corrosione sono realizzati in lega di alluminio e zinco. La composizione dei due elementi principali può variare come descritto di seguito:

zinco tra il 2% e il 6%;

alluminio tra il 94% e il 98%.

Possono inoltre essere presenti altri metalli in tracce (Fe, SI, Cu, etc.) in percentuali inferiori al 0.5%.

Gli anodi saranno costituiti da “braccialetti” che verranno posizionati lungo la condotta ad intervalli di 300 m (DNV RP F103, 2003).

Gli anodi si dissolvono uniformemente ma l’alluminio è generalmente considerato relativamente non tossico e comunemente presente in natura.

La scelta di tipologie di anodi a ridotto contenuto di zinco costituisce un miglioramento in termini di rilascio di metalli nocivi. In particolare, diverse ricerche condotte in ambito scientifico hanno evidenziato che l’alluminio nella scala di tossicità relative dei metalli è in terzultima posizione contro lo zinco che risulta essere in quarta posizione (Moretti, Zuzzi, Pellizzato, 1979). È da tenere inoltre presente che l’alluminio è comunque un metallo naturalmente presente negli organismi marini: nel fitoplancton si riscontrano infatti anche 40-400 ppm (massa asciutta).

Occorre inoltre rilevare come la profondità media della condotta è tale per cui la maggior parte del tracciato è al di fuori dalla zona eufotica e quindi dal possibile assorbimento da parte del fitoplancton. Possono inoltre essere fatte alcune considerazioni:

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ad elevate profondondità la temperatura media misurata è abbastanza bassa (circa 13°C a -800 m) e quindi le reazioni di ossidoriduzione (reazione che sta alla base del principio dell’anodo sacrificale) sono rallentate;

l’ossigeno è ridotto a causa della carenza di produttori primari.

La combinazione di questi due fattori diminuisce il rilascio di alluminio in acqua e la circolazione, anche se debole, ne favorisce la diluizione.

Sulla base di studi tecnici condotti in condizioni ambientali analoghe su opere simili seppure in presenza di un maggior numero di anodi per unità di lunghezza, si può ragionevolmente assumere che, anche in presenza di correnti estremamente contenute, la concentrazione di zinco all’intorno della condotta assume valori molto contenuti esprimibili in termini di µg/m3. In considerazione della distanza tra gli anodi, è inoltre da escludere l’insorgere di effetti di sovrapposizione tra le aree interessate da rilasci da due anodi successivi.

Quanto sopra esposto evidenzia che le scelte progettuali sono state condotte avendo particolare riguardo per le implicazioni ambientali ad esse associate: in particolare il rilascio di metalli (ed in particolar modo di zinco) risulta essere contenuto e tale da non costituire un elemento di criticità ambientale.

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5 AMBIENTE IDRICO

Obiettivo della caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e idrauliche dello stato di qualità e degli usi dei corpi idrici è di stabilire la compatibilità delle modificazioni fisiche, chimiche e biologiche, indotte dalla realizzazione dagli interventi di infrastrutturazione previsti, con gli usi attuali, previsti e potenziali, e con il mantenimento degli equilibri interni a ciascun corpo idrico, anche in rapporto alle altre componenti ambientali.

Si evidenzia che la realizzazione del metanodotto GALSI potrà determinare potenziali perturbazioni locali e temporanee all’ambiente idrico in conseguenza di:

interazioni con assetto idrologico ed idrografico;

prelievi e scarichi idrici.

In fase di esercizio non si prevede che la realizzazione degli interventi possa determinare alcuna modifica fisica, chimica e biologica all’ambiente idrico.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 5.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente ambiente idrico;

il Paragrafo 5.2 riporta approfondimenti in merito alla idrogeologia delle aree attraversate;

nel Paragrafo 5.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 5.4 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione.

5.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente ambiente idrico possono essere così riassunte:

fase di cantiere e collaudo:

prelievi e scarichi idrici,

realizzazione dei due approdi, scavo della trincea e attraversamenti fluviali: interazioni con l’assetto idrogeologico e interferenze con gli usi idropotabili;

fase di esercizio. Non è previsto nessun impatto sulla componente da parte della condotta, del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 5.1: Ambiente Idrico, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

Realizzazione degli approdi costieri X Prelievi e scarichi idrici (fase di cantiere) X Scavo della trincea X Attraversamenti trenchless di infrastrutture X Attraversamenti fluviali X Prelievi e scarichi idrici (fase di esercizio) X Spillamenti e Spandimenti X

Pur valutando trascurabile la potenziale incidenza di fenomeni accidentali quali di spillamenti e spandimenti di sostanze inquinanti nell’ambiente, al successivo Capitolo 6 si riportano alcune considerazioni sulla potenziale alterazione della qualità dei suoli e sulle relative misure precauzionali da adottare in cantiere per limitare i rischi di contaminazione.

5.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE

Nell’ambito dello sviluppo dell’ingegneria di dettaglio è stato predisposto, a cura dell’ATI SAIPEM-Technip, una Relazione Idrogeologica, integralmente riportata in Appendice B, cui si rimanda. Le Tavole tematiche ad essa relative sono contenute nel Volume B del SIA 2009.

5.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente ambiente idrico costituiscono elementi di sensibilità i seguenti:

i corsi d’acqua attraversati dal tracciato, in relazione agli usi attuali e potenziali nonché alla valenza ambientale degli stessi;

aree a pericolosità idraulica elevata o molto elevata;

aree con presenza di falda superficiale;

presenza di pozzi ad uso idropotabile.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 5.2: Ambiente Idrico, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata (X)/

Molto Elevata Corsi d’acqua con portata a regime permanente o ad elevata naturalità

ambientale X

Corsi d’acqua con portata a regime stagionale e utizzati ad uso irriguo

X

Fossi e canali X

Aree con presenza di falda superficiale o con fenomeni di ingressione salina in

atto X

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Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata (X)/

Molto Elevata Aree a rischio idraulico elevato o molto

elevato X

Presenza di pozzi a uso idropotabile (entro 100 m dal tracciato)

Molto Elevata

Nella seguente tabella è quindi riportata la distribuzione di tali elementi lungo il tracciato di progetto. Per maggiori dettagli si vedano anche le Carte Tematiche riportate nel Volume B.

Tabella 5.3: Ambiente Idrico, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto

Opere/Impianti Descrizione

Metanodotto Impianti

Tratto I Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare

interesse X

(Riu Flumentedipido) -

Aree con presenza di falda superficiale X Terminale di Porto Botte

No. 2 PIDI (PL 02, PL04) Tratto II

Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare interesse

X (Torrente Leni, Rio

S.Elena, Fiume Tirso)

-

Aree a pericolosità idraulica

X (Villamassargia, Uras,

Marrubiu, Simaxis, Ollastra, Zerfaliu)

-

Aree con presenza di falda superficiale

X No. 12 PIDI (PL05, PL06bis, PL07,Pl08, PL09, PL10, PL11,

PL12, PL13, PL14, PL15, PL16)

Tratto III Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare

interesse X

(Rio Temo) -

Aree con presenza di falda superficiale X No. 1 PIDI (PL24, PL27) Tratto IV

Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare interesse

X (Rio Mannu Pedrosu, Rio Mannu d’Ozieri)

-

Aree a pericolosità idraulica X

(Ozieri) -

Aree con presenza di falda superficiale X - Tratto V

Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare interesse

X (Rio Mannu Pedrosu, Rio di Berchidda, Rio

Calariga, Rio Parasole)

-

Aree a pericolosità idraulica X

(Berchidda, Monti) No. 6 PIDI (PL31, PL32, PL33,

PL34, PL35, PL36) Aree con presenza di falda superficiale X -

Tratto VI Corsi d’acqua di elevata naturalità e/o particolare

interesse X

(Rio della Castagna) -

Aree con presenza di falda superficiale X No. 1 PIL (PL02)

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5.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente ambiente idrico già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

5.4.1 Modifiche al Regime Idrogeologico dell’Area Costiera di Olbia

L’approdo di Olbia sarà realizzato mediante la tecnica del minitunnel. Tale metodologia costruttiva consente di ridurre al minimo le interferenze con le aree umide presenti e, più in generale, con il regime idrogeologico costiero.

5.4.2 Interazioni con i Flussi Idrici Sotterranei per Scavo della Trincea e Messa in Opera della Condotta

Nel presente Paragrafo sono sintetizzate le valutazioni effettuate da SAIPEM-Technip (si veda Appendice B) in merito all’impatto del metanodotto sulla circolazione idrica sotterranea.

5.4.2.1 Introduzione

Per la posa in opera della condotta si provvederà all’esecuzione di uno scavo che, in generale, si terrà a 3 m di profondità dal piano campagna e avrà una larghezza complessiva di circa 6-8 m. Sul fondo dello scavo sarà realizzato un materasso di inerti sul quale poserà la tubazione della condotta che, infine, sarà ricoperta con materiali di risulta sino al totale riempimento dello scavo. Queste operazioni comportano delle modifiche nei terreni interessati e, di conseguenza, delle variazioni sul loro assetto idrogeologico. In particolare:

nei terreni granulari si può verificare la riduzione delle caratteristiche di resistenza del terreno, a causa della variazione delle condizioni di costipamento, di addensamento e di coesione tra i granuli;

nei terreni lapidei viene ridotta drasticamente la capacità di resistenza del terreno.

È necessario valutare in quale misura la realizzazione della condotta può creare un impatto con la circolazione idrica sotterranea, al fine di evitare una alterazione degli equilibri idrogeologici; è inoltre indispensabile adottare tutte le misure necessarie a ridurre gli impatti, sia durante le fasi di lavorazione che al termine di queste. Tali misure sono descritte nella Sezione A2 (Aggiornamento del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA 2009).

5.4.2.2 Stima degli impatti

In considerazione della varietà dei complessi acquiferi incontrati lungo il tracciato del gasdotto, la potenziale interferenza deve essere valutata caso per caso, principalmente in rapporto agli acquiferi porosi. L’assenza di pozzi per uso idropotabile prossimi al tracciato

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implica l’assenza d’interferenza con le zone di rispetto previste dal D.Lgs 152/1999 e D.Lgs 258/2000.

Per quanto riguarda il fenomeno dell’ingressione marina, questo è piuttosto noto ed evidente nell’area del Sulcis-Iglesiente, dove è stato notevolmente favorito dall’eduzione delle acque delle gallerie minerarie e da quella attraverso i pozzi posti lungo la fascia costiera. Si esclude che la realizzazione del metanodotto e le attività per la sua posa in opera possano, in qualche modo, interessare il fenomeno dell’ingressione marina, infatti lo scavo sarà molto superficiale ed eventuali drenaggi connessi allo scavo stesso saranno temporanei.

Di seguito sono descritte le tratte lungo le quali potrebbero essere più rilevanti gli impatti, suddivise per progressive chilometriche indicative.

Si evidenzia che la soggiacenza delle falde è in stretta relazione con le caratteristiche degli acquiferi e delle condizioni topografiche delle aree attraversate (piane alluvionali, depressioni morfologiche). I valori di soggiacenza riportati nell’Allegato cartografico al SIA e desunti dalla bibliografia esistente, hanno valore indicativo, in quanto spesso legati a condizioni locali, quali andamento della superficie topografica, stato di alterazione e/o fratturazione degli ammassi rocciosi e aree di contatto di litotipi a diverso grado di permeabilità.

5.4.2.2.1 Progressiva km 0,000 ÷ 20,000

Il tracciato inizialmente si sviluppa in prossimità della costa e prosegue grosso modo parallelamente ad essa attraversando i depositi quaternari recenti ed antichi costituiti da ghiaie, sabbie e limi argillosi, di origine alluvionale e litorale. La soggiacenza media è pari a 4 m, localmente può arrivare anche ad un 1 m. Si ritiene probabile che in questo tratto lo scavo interesserà per buona parte terreno saturo, in particolar modo in corrispondenza dei terreni a matrice più grossolana. Il tracciato andrà in subalveo in prossimità dei vari corsi d’acqua attraversati.

In prossimità della condotta non sono presenti pozzi.

5.4.2.2.2 Progressiva km 26,130 ÷ 45,270

Questa tratta si sviluppa interamente all’interno del bacino del Riu Cixerri, su depositi di tipo alluvionale plio-quaternari ed eocenici. La permeabilità è molto variabile in funzione del litotipo, della granulometria e del grado di cementazione. Nei depositi quaternari la soggiacenza della falda superficiale è bassa, non si escludono possibili interferenze con la falda nella posa in opera della condotta. Interferenza con la falda si potrebbero verificare in prossimità dei vari corsi d’acqua attraversati.

In prossimità della condotta non sono presenti pozzi.

5.4.2.2.3 Progressiva km 51,58 ÷ 95,26

La tratta presa in considerazione è piuttosto lunga e contenuta interamente nei sedimenti dei depositi alluvionali recenti e antichi della piana del Campidano. Per tale motivo la permeabilità per porosità è variabile ed è funzione della granulometria, del grado di addensamento o costipamento e del grado di cementazione. Essa sarà maggiore nei depositi a granulometria maggiore con pochi componenti fini, come nel caso delle ghiaie con

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subordinate sabbie. La falda superficiale ha una bassa soggiacenza ed è possibile che lo scavo e la posa della condotta possano avvenire in condizioni di terreno saturo. Interferenze con la falda durante la posa della condotta si potranno verificare negli attraversamenti in subalveo dei corsi d’acqua. Il Campidano è caratterizzato da una elevato numero di pozzi prevalentemente ad uso irriguo e zootecnico.

5.4.2.2.4 Progressiva km 132,875 ÷ 180,955

Il tratto lungo cui si sviluppa la condotta è caratterizzato dagli espandimenti lavici plio-quaternari degli altopiani di Abbasanta-Campeda. La permeabilità di questi litotipi è bassa per fessurazione, molto spesso ridotta dai materiali di riempimento a matrice argillosa derivanti dall’alterazione dell’ammasso roccioso. S i osserva che talvolta può instaurarsi una circolazione idrica superficiale legata alla presenza delle fratture. Inoltre se le acque di percolazione incontrano, come spesso accade, una sottostante intercalazione argillosa tra una colata e l’altra si formeranno aree con terreni saturi che in superficie potranno dar luogo a terreni saturi ed eventualmente emergenze idriche.

5.4.2.2.5 Progressiva km 183,02 ÷ 189,35

Il tracciato si sviluppa in questa tratta in detriti eluvio-colluviali immersi in matrice fine, talora con intercalazioni di suoli. La permeabilità di questi litotipi è generalmente medio-bassa per porosità, anche se può aumentare in presenza della frazione grossolana. I depositi occupano un’area sub-pianeggiante, con modesti dislivelli, e probabile la presenza di una zona di saturazione superficiale che si ritiene possa interferire con la messa in opera del metanodotto.

5.4.2.2.6 Progressiva km 194,730 ÷ 223,645

In questa tratta la condotta attraversa la piana di Chilivani-Oschiri caratterizzata da depositi alluvionali poco potenti. La falda superficiale ha bassa soggiacenza e potrebbe interferire con gli scavi della realizzazione per la posa della condotta.

Interferenze con la falda si potranno verificare negli attraversamenti in subalveo dei corsi d’acqua.

5.4.2.2.7 Progressiva km 223,645 ÷ 259,785

La condotta in progetto attraversa le formazioni granitoidi paleozoiche la cui permeabilità è legata al grado di fratturazione dell’ammasso roccioso e può essere definita generalmente bassa. In tali condizioni geologiche generalmente la falda superficiale è assente; solo localmente, in corrispondenza di aree topograficamente depresse riempite da coltri di alterazione della roccia di modesto spessore potrebbero essere presenti piccole falde superficiali a ricarica stagionale. In queste condizioni le operazioni di posa della condotta potrebbero localmente interferire con la circolazione delle acque sotterranee. Interferenze con la falda si potrebbero verificare negli attraversamenti in subalveo dei corsi d’acqua.

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5.4.2.2.8 Progressiva km 259,785 - 268, 000 ÷ 4,800 della condotta DN 1200 (48’’) e Progressiva 0,000 ÷ 4,800 della condotta DN 800 (32’’)

Nell’ultimo tratto la condotta in progetto attraversa i depositi quaternari della piana di Olbia e le litofacies litorali, in particolare i depositi delle Saline, i depositi palustri dello Stagno Tartanelle e infine i deposi sabbiosi di spiaggia della costa di Olbia.

La soggiacenza della falda è bassa e presumibilmente la posa in opera della condotta avverrà in condizioni di terreno saturo.

5.4.2.3 Mitigazione degli impatti

In relazione alla variabilità delle possibili cause ed effetti d’interferenza dell’opera con la falda freatica le misure che si adotteranno per mitigare gli impatti e preservare il più possibile le caratteristiche idrogeologiche dell'acquifero saranno stabilite di volta in volta scegliendo tra:

rinterro della trincea di scavo con materiale granulare, al fine di preservare la continuità della falda in senso orizzontale;

rinterro della trincea, rispettando la successione originaria dei terreni (qualora si alternino litotipi a diversa permeabilità) al fine di ricostituire I'assetto idrogeologico originario;

tempestivo confinamento delle fratture beanti e realizzazione di vincoli impermeabili per il ripristino degli esistenti limiti di permeabilità, qualora si verifichino emergenze idriche localizzate in litotipi permeabili per fratturazione (ammassi lapidei);

esecuzione, per l’intera sezione di scavo, di setti impermeabili in argilla e bentonite, al fine di confinare il tratto di falda intercettata ed impedire cosi la formazione di vie di drenaggio lungo la trincea stessa.

L’interferenza determinata dalla posa della condotta su pozzi limitrofi al metanodotto può essere considerata minima.

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6 SUOLO E SOTTOSUOLO

Obiettivi della caratterizzazione del suolo e del sottosuolo sono:

l’individuazione delle modifiche che la realizzazione degli interventi di infrastrutturazione previsti possono causare sulla evoluzione dei processi geodinamici esogeni ed endogeni;

la determinazione della compatibilità delle azioni progettuali con l’equilibrata utilizzazione delle risorse naturali.

Si evidenzia che la realizzazione del progetto:

non causerà alcuna modifica permanente sull’evoluzione dei processi geodinamici esogeni ed endogeni;

sarà caratterizzato da un utilizzo compatibile delle risorse naturali, con particolare riferimento all’utilizzo di materiali di scavo e riempimento.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 6.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente suolo e sottosuolo;

il Paragrafo 6.2 riporta approfondimenti in merito alla caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree a terra, e un aggiornamento delle tipologie di uso suolo interferite dal progetto. Per gli approfondimenti in merito alla natura morfologica dei fondali si rimanda a quanto riportato al Capitolo 4;

nel Paragrafo 6.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 6.4 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione. In particolare sono analizzati:

l’impatto sulla struttura morfologica dei fondali,

la gestione delle terre e rocce di scavo e le misure adottate per evitare la loro contaminazione, nonché le procedure da adottare in caso di sversamento.

6.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente suolo e sottosuolo possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

posa della condotta: movimentazione di sedimenti marini e impatto sulla struttura morfologica dei fondali,

utilizzo di materie prime,

produzione di rifiuti,

occupazione/limitazioni d’uso di suolo e di fondale;

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fase di esercizio:

occupazione/limitazioni d’uso di suolo per la presenza del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea,

occupazione/limitazioni d’uso di fondale per la presenza della condotta sottomarina.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 6.1: Suolo e Sottosuolo, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

FASE DI CANTIERE Utilizzo di materie prime X Produzione di rifiuti X Occupazioni/limitazioni d’uso di suolo X Scavo e Ricoprimento della Trincea X Spillamenti e Spandimenti X

FASE DI ESERCIZIO Presenza del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea

X

Presenza del Metanodotto Interrato X

Pur valutando trascurabile la potenziale incidenza di fenomeni accidentali quali di spillamenti e spandimenti di sostanze inquinanti nell’ambiente, nel presente Capitolo si riportano alcune considerazioni sulla potenziale alterazione della qualità dei suoli e sulle relative misure precauzionali da adottare in cantiere per limitare i rischi di contaminazione.

6.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE

6.2.1 Natura Morfologia dei Fondali

Si rimanda a quanto descritto al precedente Paragrafo 4.2.1 e nel Volume A2.

6.2.2 Caratteristiche Geologiche e Geomorfologiche delle Aree a Terra

Nell’ambito dello sviluppo dell’ingegneria di dettaglio è stata predisposta, a cura dell’ATI SAIPEM-Technip, una Relazione Geologica e Geomorfologica relativa alle aree attraversate dal tracciato terrestre della condotta, integralmente riportata in Appendice C, cui si rimanda.

In relazione al particolare interesse per il presente progetto, nel seguito sono riportate le informazioni relative alla suddivisione del tracciato per litotipi e scavabilità, così come riportate nello Studio di Base che è stato predisposto (Saipem-Technip, 2009a).

Sulla base delle caratteristiche litologiche ed in particolare, della resistenza alla scavabilità, i terreni incontrati lungo il tracciato di progetto possono essere così distinti:

Terre sciolte: terreni eluvio-colluviali e terre rosse; depositi eolici; depositi alluvionali (ghiaiosi, sabbiosi, limosi, argillosi); depositi lacustri e palustri depositi di versante (detriti di falda, conoide di deiezione); conglomerati e sabbie debolmente cementate;

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Roccia tenera: conglomerati e brecce mediamente cementati; siltiti, marne, arenarie e calcareniti debolmente cementate; rocce metamorfiche (argilliti, scisti, metapeliti e metareniti di basso grado ecc.); rocce ad elevato grado di alterazione; tufi;

Roccia dura: conglomerati e brecce cementati, arenarie cementate, calcari, dolomie, calcari marnosi; rocce metamorfiche (metapeliti e metareniti di alto grado, gneiss, scisti quarziti, ecc.); rocce intrusive ed effusive (graniti, dioriti, sieniti, rioliti, daciti, basalti ecc.).

Alla luce delle suddette distinzioni, si é ottenuta, per l’intero sviluppo del tracciato di progetto, la seguente suddivisione indicativa in termini di scavabilità:

scavi in terra sciolta (T): 127.5 km circa pari al 46 % dell’intero tracciato;

scavi in roccia tenera (RT): 43 km circa pari al 15.5 % dell’intero tracciato;

scavi in roccia dura (RD): 106 km circa pari al 38.5% dell’intero tracciato.

Indicativamente i tratti in cui si riscontra la presenza di roccia dura affiorante o sub affiorante si individuano tra le progressive evidenziate nel seguito:

km 5 – km 6;

km 10 – km 12;

km 15 – km 16;

km 20 – km 22;

km 95 – km 101;

km 129 – km 175;

km 188 – km 193;

km 195 – km 202;

km 215 – km 220;

km 225 – km 233;

km 234 – km 235;

km 241– km 263.

L’individuazione cartografica di tali tratti è riportata nel Volume B del SIA 2009, cui si rimanda.

6.2.3 Aree a pericolosità Geomorfologica elevata o Molto levata

Galsi ha predisposto una Relazione Tecnica di compatibilità dell’intervento con l’unica area a pericolosità geologica elevata interessata dal progetto che è già stata inviata alle autorità competenti. Nel seguito si stralciano i contenuti di maggiore interesse.

Nella piana del Riu Cixerri, il tracciato in progetto percorre, in direzione NE-SO, un’area cartografata nel PAI della Regione Sardegna ad elevata pericolosità geomorfologica per fenomeni gravitativi di tipo sinkhole. Questi fenomeni sono caratterizzati da un graduale o repentino sprofondamento per subsidenza o crollo dei terreni di copertura (copertura

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alluvionale), indotti da cavità sotterranee e/o dall’attività erosiva delle acque di falda superficiale (erosione inversa).

La genesi dei sinkhole è da attribuire alla presenza di specifiche condizioni geologico-ambientali e/o di diversi fattori:

substrato carbonatico soggetto a fenomeni di dissoluzione carsica;

copertura alluvionale al tetto del substrato, costituita prevalentemente da limi, argille e sabbie con intercalazioni di strati litoidi alterati poco potenti (5-10 m);

reticolo di discontinuità (contatti stratigrafici, fratture o faglie) che consente una elevata circolazione idrica sotterranea;

oscillazioni della superficie piezometrica della falda dovute ad alternanza di periodi secchi e piovosi o ad eccessivo emungimento;

attività antropiche (attività estrattive).

L’interferenza con l’area PAI ha inizio in corrispondenza dell’attraversamento del canale Genna-Gonnesa (km 29+460 circa) e termina circa 400 metri dopo l’attraversamento della strada provinciale SP n. 86 (km 32+030 circa), in località Tallaroga, per una lunghezza totale pari a circa 3000 metri.

6.2.3.1 Descrizione delle Indagini Geognostiche Eseguite

Al fine di superare il vincolo imposto dall’area PAI e di dimostrare che lungo una fascia di circa 20 m a cavallo del tracciato in progetto non sono presenti cavità e/o non sussistono condizioni per la formazione di fenomeni gravitativi di tipo sinkhole, è stata svolta una dettagliata campagna di indagini geognostiche.

In particolare, seguendo le indicazioni riportate nel Protocollo tecnico “tipo” della Regione Sardegna, sono state eseguite le attività di seguito riportate:

rilievi topografici, finalizzati ad individuare con precisione l’asse della condotta cui riferire le successive indagini;

indagini indirette: profili di geoelettrica e di sismica a rifrazione;

misure di resistività:

No. 2 profili paralleli di lunghezza pari a 3000 metri ciascuno,

No. 8 profili trasversali all’asse del tracciato per una lunghezza complessiva di circa 1000 metri,

elaborazione dei dati acquisiti è stata svolta con tecnica tomografica ad alta risoluzione;

indagini di sismica a rifrazione lungo un profilo disposto in asse tracciato, per un totale di circa 3000 metri;

campagna di indagine geognostica:

No. 4 sondaggi verticali a carotaggio continuo spinti a profondità variabili in funzione della profondità del substrato litoide (tra 28 m e 40 m dal p.c.), nei quali sono stati installati tubi piezometrici per monitorare l’escursione della falda,

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prove SPT,

misure sismiche con schema “downhole”.

6.2.3.2 Restituzione e interpretazione dei dati

I risultati ottenuti dalle indagini indirette indicano la presenza lungo i profili geofisici di alcune anomalie di resistività elettrica e di velocità di propagazione delle onde sismiche. In particolare sono state individuate due tipologie principali di anomalie di seguito descritte:

nei tratti compresi tra il canale Genna-Gonnesa e limite comunale tra Carbonia e Iglesias (tra km 29.4 – km 30.0 circa) e tra la linea ferroviaria Cagliari - Carbonia e la SP n. 86 (tra km 31.0 – 32.0 circa), sono state individuate anomalie ad elevata resistività (> 100 Ohm x m) e velocità di propagazione sismica (fino a 2800 m/s), localizzate a profondità comprese tra la superficie e i 20 m dal p.c. e con dimensioni da pochi metri a decine di metri;

nella porzione centrale dell’area investigata, quella compresa tra il Canale Gibbara e il Riu Cixerri (tra km 30.3 – 30.9 circa) sono presenti anomalie a bassa resistività (40-50 Ohm x m) con dimensione dell’ordine della decina di metri a profondità comprese tra i 15-25 metri dal p.c..

I sondaggi e le prove down-hole, ubicati in corrispondenza delle anomalie più significative hanno consentito la corretta interpretazione dei dati scaturiti dall’indagine geofisica e l’elaborazione di un modello litostratigrafico dell’area in studio.

Le anomalie di tipo 1, indagate mediante due sondaggi, sono attribuibili alla facies conglomeratica della Formazione del Cixerri, che specie in situazioni di abbondante circolazione idrica sotterranea, mostra valori di resistività superiori ai 100 Ohm x m. Queste zone si presentano prevalentemente con geometrie lenticolari, a limitato sviluppo verticale. Le velocità sismiche che le caratterizzano raggiungono valori massimi di 2800 m/s, rappresentative dei contesti in cui la formazione appare più litoide, con prevalenza di termini arenacei e conglomeratici. Tuttavia, si osserva che anche in queste facies più litoidi, la resistività può variare bruscamente verso valori mediamente più bassi in presenza di una matrice conduttiva o di livelli conduttivi intercalati ai banchi litoidi (come emerso dagli elaborati stratigrafici dei due sondaggi).

I sondaggi S2 e S3 hanno consentito di interpretare le anomalie di tipo 2 come zone di maggiore alterazione della Formazione di Cabitza. Questa formazione, costituita prevalentemente da argilloscisti, ha valori di resistività medi compresi tra i 100 e i 150 Ohm x m, e velocità delle onde di compressione fino a 4000 m/s, tutti elementi indicativi di una generale compattezza della formazione. Inoltre, dall’analisi delle carote dei sondaggi S2 e S3, risulta che il valore di RQD spesso raggiunge valori di circa il 90%.

Una significativa anomalia a bassa resistività, localizzata in prossimità dell’attraversamento del Riu Cixerri (al km 30.8 circa), è stata oggetto di approfondimento con il sondaggio S3. La colonna lito-stratigrafia ottenuta indica che tra i 13 e i 15 m dal p.c., a profondità congruenti con le tomografie di resistività, è presente una zona in cui la Formazione di Cabitza si presenta fortemente alterata.

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6.2.3.3 Considerazioni Conclusive

Sulla base di quanto descritto nei precedenti paragrafi si possono formulare le considerazioni di seguito riportate.

il principale fattore determinante per la formazione di sinkhole è la presenza di un substrato carbonatico, soggetto a fenomeni di carsismo, a profondità prossime alla superficie topografica. Infatti, i fenomeni di sprofondamento tipo sinkhole, nel territorio di Iglesias e Villamassargia, sono associati alla presenza, al di sotto delle coperture alluvionali, a profondità mediamente comprese tra 10 m e 15 m dal p.c, dei litotipi carbonatici carsificati della Formazione di Gonnesa;

nell’area, investigata fino a profondità dell’ordine di 35 m-40 m, i litotipi calcareo-dolomitici della Formazione di Gonnesa, caratterizzati da valori di resistività molto elevati (maggiori di 300 Ohm x m) e da velocità sismiche superiori a 4000 m/s, sono stati individuati soltanto nel tratto centrale (tra il 30.4 km e il 30.8 km) e comunque, a profondità dell’ordine di 25-30 m dal p.c;

le anomalie riscontrate nei profili geofisici sono attribuibili ad una serie di variazioni verticali e laterali di natura litostratigrafica o delle proprietà fisico-meccaniche dei terreni quali intercalazioni di litotipi con diversa granulometria e grado di addensamento (anomalie ad elevata resistività e velocità sismica), zone maggiormente alterate in formazioni più competenti (anomalie a bassa resistività e velocità sismica).

In conclusione, i risultati ottenuti al termine della campagna di indagine indicano che lungo la direttrice della condotta in progetto non sono emerse evidenze circa la presenza di cavità carsiche nè sussistono le condizioni per l’instaurarsi di fenomeni di sprofondamento del terreno legati alla formazione di sinkholes.

6.2.4 Uso del Suolo

Nel Volume B degli elaborati di chiarimento e integrazione e integrazione al SIA è riportata la carta di dettaglio dell’uso del suolo in scala 1:25,000 lungo l’intero tracciato del metanodotto. Tale carta è stata realizzata dalla Regione Sardegna alla scala 1:25,000 mediante fotointerpretazione di ortofoto digitali in bianco e nero (anno 1998), con il supporto di immagini satellitari Landsat 5 TM (invernali ed estive) opportunamente elaborate (anni 1997-1998).

Nelle seguenti tabelle si riportano alcuni dati di sintesi in merito all’interessamento, per i vari territori comunali, di:

territori modellati artificialmente (aree urbanizzate);

territori agricoli;

territori boscati ed altri ambienti seminaturali.

Sono riportati i dati relativi ai tracciati SIA 2008 e SIA 2009. Si noti che, per quanto riguarda il SIA 2008, i dati fanno riferimento alla sola condotta da 48”, mentre i dati relativi al SIA 2009 sono estesi ai tratti compresi tra lo spiaggiamento e Porto Botte e tra la Centrale di Olbia e lo spiaggiamento.

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Tabella 6.2 : Uso del Suolo lungo il Tracciato del Metanodotto suddiviso per Comune

Lunghezza [km]

Territori artificiali Territori agricoli Boschi e Aree Semin.Comune SIA 2008 SIA 2009 SIA 2008 SIA

2009 SIA 2008 SIA 2009

San Giovanni Suergiu 0.07 - 8.87 9.30 2.44 3.54 Carbonia - - 13.66 14.23 4.33 3.86 Iglesias - - 0.65 0.61 - 0.00

Villamassargia - - 4.81 5.30 - 0.00 Dosmunovas - - 2.50 2.11 0.20 0.22

Musei - - 3.95 3.76 0.33 0.33 Siliqua - - 6.28 6.31 0.39 0.36

Vallermosa - - 6.46 6.47 - 0.00 Villasor - - 4.30 4.30 - 0.00

Serramanna - - 2.11 2.14 0.12 0.06 Villacidro - - 9.10 9.13 1.06 1.06

San Gavino Monreale - - 10.70 10.41 0.10 0.37 Sardara - - 1.57 0.94 - 0.00

Pabillonis - - 2.03 2.68 - 0.00 Logoro - - 6.90 6.99 0.26 0.26 Uras 0.05 6.01 6.05 0.82 0.85

Marrubiu 0.23 0.06 6.34 6.24 2.11 2.46 Santa Giusta - - 2.08 2.08 0.27 0.27

Palmas Arborea - - 3.13 3.15 0.62 0.62 Oristano - - 1.54 1.54 1.30 1.30 Simaxis - - 4.43 4.39 1.05 1.09 Ollastra - - 2.06 2.41 - 0.10 Zerfaliu - - 3.65 3.23 1.14 1.04

Villanova - - 0.81 0.89 1.10 1.07 Paulilatino - - 1.79 1.55 9.06 9.26 Abbasanta - - 4.19 4.40 2.82 3.25 Corbello - - 0.53 0.19 1.65 1.72

Borre - - 2.41 1.37 2.48 1.05 Macomer - - 0.98 11.62 5.34 5.73

Sindia - - 7.79 2.58 0.47 0.31 (Semestene) - - - - 3.85 -

Bonorva - - 9.63 7.48 6.57 7.23 Torralba - - 1.24 1.25 0.73 0.71 Mores - 0.04 12.91 12.90 1.62 1.63 Ozieri - - 12.49 12.47 0.26 0.36 Oschiri 0.11 12.42 11.29 2.60 2.71

Berchidda 0.06 0.04 8.80 9.56 4.24 4.21 Monti - - 6.95 7.51 5.65 6.17

Loiri Porto San Paolo - - 0.77 0.69 0.82 0.70 Olbia - - 8.28 12.00 0.69 2.17

TOTALE 0.41 0.25 205.13 211.51 66.49 66.04

Nella seguente tabella è riepilogato il dettaglio delle tipologie di uso del suolo attraversato dal metanodotto lungo l’intero tracciato.

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Tabella 6.3 : Uso del Suolo (Tipologie di Dettaglio) lungo il Tracciato del Metanodotto

Lunghezza (2008) Lunghezza (2009) Tipologie

km % km % Tessuto urbano discontinuo 0.19 0.1% 0.14 0.0% Cantieri 0.21 0.1% 0.11 0.0% Seminativi di aree non irrigue 12.66 4.7% 16.52 5.9% Prati artificiali 22.73 8.4% 22.71 8.2% Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo 123.67 45.4% 124.70 44.9% Risaie 4.20 1.5% 4.21 1.5% Vigneti 6.14 2.3% 6.47 2.3% Frutteti 1.02 0.4% 0.82 0.3% Oliveti 1.46 0.5% 0.75 0.3% Prati stabili 6.73 2.5% 6.42 2.3% Colture temporanee associate all'olivo 1.15 0.4% 1.10 0.4% Colture temporanee associate ad altre colture permanenti 17.09 6.3% 19.01 6.8% Sistemi colturali e particellari complessi 4.08 1.5% 4.93 1.8% Aree prev. occupate da colture agrarie 0.55 0.2% 0.59 0.2% Aree agroforestali 3.63 1.3% 3.29 1.2% Boschi di latifoghe 8.25 3.0% 6.76 2.4% Pioppeti saliceti eucalipteti 7.13 2.6% 7.39 2.7% Sugherete 17.54 6.4% 17.52 6.3% Arboricoltura con essenze forestali (conifere) 0.29 0.1% 0.30 0.1% Aree a pascolo naturale 14.38 5.3% 11.44 4.1% Cespuglieti ed arbusteti 0.09 0.0% 0.12 0.0% Formazioni di ripa non arboree 0.21 0.1% 0.26 0.1% Macchia mediterranea 6.50 2.4% 8.75 3.1% Gariga 5.25 1.9% 6.34 2.3% Aree a ricolonizzazione naturale 4.69 1.7% 4.58 1.6% Aree a ricolonizzazione artificiale 2.16 0.8% 1.35 0.5% Spiagge - - 0.08 0.0% Aree con vegetazione rada - - 0.02 0.0% Saline - - 1.15 0.4%

Come evidenziato dalla tabella le tipologie di uso del suolo maggiormente (>5%) interessate dal metanodotto sono (tra parentesi è indicata la percentuale relativa al tracciato SIA 2008):

Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo 44.9% (SIA 2008 45.4%);

Prati artificiali 8.2 % (SIA 2008 8.4%);

Colture temporanee associate ad altre colture permanenti 6.8 % (SIA 2008 6.3%);

Sugherete 6.3 % (SIA 2008 6.4%).

6.2.5 Dissesti

Nella Relazione riportata in Appendice C il Paragrafo 4.1 è dedicato all’analisi dei dissesti. Nel seguito si riporta integralmente tale paragrafo.

Alcuni Comuni interessati dal passaggio della linea in progetto risultano interessati da fenomeni di dissesto di tipo gravitativo.

Le tipologie di frana più ricorrenti sono i crolli e ribaltamenti, sia come fenomeni singolarmente perimetrabili, sia come moltitudine di eventi all’interno di aree soggette a fenomenologie diffuse. Occorre rilevare, a tale proposito, che i fenomeni di grande rilevanza

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sono estremamente diffusi e per certi versi sistematici in corrispondenza di differenziali morfologici elevati (es: assetto geologico delle coperture vulcaniche oligo mioceniche).

Tra essi, in particolare sono da evidenziare i seguenti fenomeni:

frane di crollo/ribaltamento sui pendii scoscesi in rocce granitoidi nella Gallura;

frane di crollo/ribaltamento sotto le cornici ignimbritiche mioceniche di Carbonia, Bonorva, Macomer, e Bortigali;

frane di crollo/ribaltamento sotto le cornici calcaree mioceniche del Sassarese e Logudoro;

frane di crollo/ribaltamento sotto le cornici Basaltiche plioceniche (Logudoro, Borutta, Campeda: Macomer, Sindia, Bonorva, Altopiano di Paulilatino:Norbello, Abbasanta, etc.)

Nell’Iglesiente si segnala la presenza di fenomeni di Sinkoles innescati da un graduale sprofondamento e ribassamento orografico (di tipo subsidenziale) della superficie per veicolazione di materiale incoerente o scarsamente diagenizzato o litoide alterato all’interno di vuoti creati dalla dissoluzione di rocce carbonatiche presenti nel sottosuolo.

In nessun caso si segnala l’interferenza del gasdotto con i dissesti precedentemente elencati e descritti.

6.2.6 Sismicità

La Sardegna è caratterizzata da un’attività sismica molto bassa, la meno intensa di tutto il territorio italiano. Il più recente catalogo parametrico dei terremoti, la versione del 2004, denominata CPTI04 (Gruppo di lavoro CPTI, 2004), aggiornata per la redazione della mappa di pericolosità sismica di riferimento del territorio nazionale (MPS04), riporta per la Sardegna solo due eventi sismici, entrambi di magnitudo inferiore a 5 Mw (magnitudo momento), verificatisi nel 1924 e nel 1948. In occasione dell’evento del 1948 sono state osservate intensità pari a 6 MCS (scala Mercalli – Cancani - Sieberg), in alcune località della Sardegna Nord – occidentale. I terremoti più recenti (avvenuti nel 2000, 2004 e 2006), tutti di Mw<5 e localizzati in mare, nel Tirreno Orientale, hanno prodotto in terraferma effetti di ancor più modesta intensità (si veda la figura seguente).

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Figura 6.1: Distribuzione del Terremoti in Sardegna e nei Mari Adiacenti

Per quanto riguarda l’origine dei terremoti, data la basa sismicità dell’isola, non è stata ricostruita una zona sismogenetica affidabile. Relativamente alla profondità, i terremoti più recenti, verificatisi in mare, sono superficiali (profondità inferiori a 20 km).

L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (n. 3274 del 20/03/2003) classificava tutti i Comuni della Regione Sardegna in Zona 4, per la quale è prevista una amax (accelerazione massima) di 0.050g. La successiva Delibera della Giunta Regionale, n. 15/31 del 30 Marzo 2004, ha confermato tale classificazione. Anche nel recente lavoro di Stucchi et al. (2007), che fornisce la valutazione standard dell’accelerazione massima anche per le isole che erano rimaste escluse nella prima fase di redazione della mappa di pericolosità sismica, si è assunto per la Sardegna intera un valore di default di amax pari a 0.050g, in pieno accordo con le valutazioni precedenti.

6.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente suolo e sottosuolo costituiscono elementi di sensibilità i seguenti:

presenza di ripples, matte di posidonia o altre strutture morfologicamente rilevanti;

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presenza di aree a pericolosità geomorfologica molto elevata;

presenza di terreni o sedimenti inquinati;

aree agricole;

ambienti naturali e seminaturali.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 6.4: Suolo e Sottosuolo, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata (X)/

Molto Elevata Presenza di ripples, beach rock, matte

di posidonia, affioramenti rocciosi o altre strutture morfologiche rilevanti

X

Presenza di terreni/sedimenti inquinati X

Presenza di aree a pericolosità geomorfologica elevata

X

Aree agricole – colture specializzate (viti, ulivi, ecc..)

X

Aree agricole – altre colture X

Ambienti naturali e seminaturali Molto Elevata

Nella seguente tabella è quindi riportata la distribuzione di tali elementi lungo il tracciato di progetto.

Tabella 6.5: Suolo e Sottosuolo, Distribuzione degli Elementi Sensibili lungo il Tracciato di Progetto

Interferenza Diretta con Opere/Impianti Descrizione

Metanodotto. Impianti

Approdo di Porto Botte e Sezione Off-shore Prateria di Posidonia, matte di posidonia Si -

sedimenti inquinati Si - Tratto I

Aree agricole

23.53 km Terminale di Porto Botte (aree agricole altre

colture) No. 3 PIDI (aree agricole

altre colture) Ambienti naturali e seminaturali 7.4 km -

sedimenti potenzialmente inquinati (SIN Sulcis Iglesiente)

Intero tracciato Terminale di Porto BotteNo. 3 PIDI

Tratto II

Aree agricole 90.24 km No. 13 PIDI (aree

agricole altre colture) Ambienti naturali e seminaturali 10.394 km -

sedimenti potenzialmente inquinati (SIN Sulcis Iglesiente)

48.430 km No. 10 PIDI

Aree a pericolosità geomorfologica molto elevata X No. 1 PIDI

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Interferenza Diretta con Opere/Impianti Descrizione

Metanodotto. Impianti

(sinkhole) (Iglesias, Villamassargia)

Tratto III

Aree agricole 44.23 km No. 7 PIDI (aree agricole

altre colture)

Ambienti naturali e seminaturali 31.96 km No. 3 PIDI

Stazione Intermedia Tratto IV

Aree agricole 23.76 km No. 2 PIDI (aree agricole

altre colture) Ambienti naturali e seminaturali 3.07 km -

Tratto V

Aree agricole

17.76 km No. 6 PIDI (aree agricole altre colture)

No. 1 PIDI (aree agricole-colture specializzate)

Ambienti naturali e seminaturali 11.08 km - Tratto VI

Aree agricole 12.0 km Centrale di Olbia

No. 1 PIL (aree agricole altre colture)

Ambienti naturali e seminaturali 2.17 km - Approdo di Olbia e Sezione Off-shore

Prateria di Posidonia, matte di posidonia Si -

6.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente suolo e sottosuolo già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

6.4.1 Impatto sulla struttura Morfologica dei Fondali – Approdo di Porto Botte

Come riportato nell’aggiornamento del Quadro di Riferimento Progettuale la realizzazione della condotta si articola su tre fasi tecniche di intervento differenti (Galsi, 2009b):

posa della condotta sottomarina in acque profonde attraverso l’utilizzo di nave posa-tubi a posizionamento dinamico (nei tratti in alti fondali tra Algeria e Sardegna la condotta sarà solo posata sul fondo);

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posa della condotta sottomarina in prossimità della costa attraverso l’utilizzo di nave posa-tubi tradizionale con posizionamento ad ancore (profondità comprese fra circa 6 e 50 m) e successivo interramento della condotta attraverso mezzi sottomarini post-trenching fino alla batimetrica di 57 m (progressive di tracciato comprese fra KP 267+000 e 284+200);

realizzazione dello shore-approach della condotta in corrispondenza di Porto Botte (condotta in trincea con palancolato fino alla batimetrica di 2 m).

6.4.1.1 Impatto della Condotta Posata sul Fondale sulla Morfologia dei Fondali

La condotta sottomarina, su fondali profondi situati oltre la batimetrica di circa -57 m, verrà semplicemente posata sul fondale marino (posa convenzionale) e pertanto la perturbazione della morfologia originaria sarà limitata. Nel tratto compreso tra KP 255+432 e KP 257+260, a profondità superiori ai 100 m, i rilevamenti batimetrici e geofisici hanno messo in evidenza la presenza di una serie di affioramenti, tuttavia il tracciato è stato progettato e revisionato al fine di evitare tali alti morfologici. A profondità maggiori, sulla piattaforma continentale sarda, sulla scarpata e nel canale di Sardegna, il tracciato di progetto evita alti morfologici, canyon e altre strutture morfologiche rilevanti.

In considerazione di quanto sopra riportato, il tracciato della condotta su alti fondali verrà semplicemente posato su fondali essenzialmente di natura incoerente (fondali detritici e fondali infangati). Si ritiene pertanto che l’impatto sulla morfologia del fondale nel tratto interessato dalla posa convenzionale sia trascurabile.

6.4.1.2 Impatto delle Linee di Ancoraggio sulla Morfologia dei Fondali

La condotta sottomarina, su bassi fondali compresi tra le batimetriche di circa 50 m e circa 6 m, verrà preventivamente posata sul fondale marino per poi essere interrata fino ad una profondità di circa 57 m mediante tecnica post-trenching (la valutazione d’impatto sulla morfologia dei fondali per questo aspetto è trattato nel Paragrafo successivo).

Le attività di varo da nave posatubi prevedono che quest’ultima mantenga la posizione e avanzi lungo il tracciato grazie all’azione combinata di circa 10-12 linee di ormeggio e altrettante ancore.

La gestione e la movimentazione delle ancore e dei cavi di ormeggio comporteranno un’interazione con il fondale marino a causa dell’impronta lasciata dalle ancore sul fondale marino e del trascinamento delle linee di ancoraggio sul fondale durante l’avanzamento (sweeping). L’entità di tali interazioni dipende dal numero e dimensione delle ancore utilizzate e dalla lunghezza e numero delle linee di ormeggio, che sono a loro volta legati alle condizioni meteomarine e di conseguenza al mantenimento delle esigenze di stabilità e sicurezza dei mezzi impiegati durante il varo.

Per quanto riguarda l’impatto sulla morfologia del fondale sulla base delle diverse caratteristiche morfologiche dei fondali rilevate si ritiene che:

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nelle aree in cui non è stata rilevata la presenza di posidonia (oltre il limite inferiore della prateria di Posidonia a circa 30 m di profondità) esso può essere considerato di lieve entità in considerazione della presenza fondali sabbiosi o detritici. I rilevamenti batimetrici e geofisici hanno messo in evidenza la presenza di affioramenti rocciosi (si veda il successivo Paragrafo 7.3.1.2 per maggiori dettagli) nel tratto compreso tra KP 262+606 e KP 270+498, a profondità comprese tra circa 100 m e circa 30 m. I rilievi morfologici posti entro la batimetrica dei 50 m potrebbero essere interessati dalle linee di ormeggio, tuttavia l’impatto associato è considerato di bassa entità in virtù del fatto che è prassi comune durante le operazioni di ormeggio individuare settori di fondale libero da ostacoli ed evitare che gli ormeggi possano “incattivirsi” sugli affioramenti aumentando i rischi di rottura e danneggiamento;

nelle aree in cui è stata rilevata la presenza di posidonia (tra KP 273+000 e 284+000) si rimanda alle valutazioni di dettaglio riportate nel documento predisposto a cura della società DEAM e riportato in Appendice D.

Inoltre, come già riportato nell’Aggiornamento al Quadro di Riferimento Progettuale dello SIA (Volume A, Sezione A2), al fine di minimizzare e mitigare gli impatti sulla morfologia dei fondali, è stato previsto (Galsi, 2009a):

l’utilizzo di ancore di peso e dimensioni limitate (tali ancore, unitamente alle condizioni meteomarine non impegnative previste per le aree di basso fondale, consente alla posatubi di mantenere la posizione senza la necessità di far fare “testa” all’ancora, quindi senza dover trascinare l’ancora sul fondale per garantirne la presa);

l’utilizzo di procedure volte alla minimizzazione dello “sweeping” durante l’avanzamento della posatubi mediante tecniche sperimentate come ad esempio:

utilizzo di aree in cui la posidonia è meno presente,

modifica del piano di ormeggio e di riposizionamento ancore, volto a limitare sensibilmente gli angoli di strisciamento dei cavi sul fondo,

installazione sulle linee laterali di ormeggio, quelle cioè più soggette allo strisciamento, di opportuni galleggianti che interrompono la naturale catenaria del cavo e riducono al minimo il tratto di cavo che tocca il fondo (il contatto col fondale tuttavia non può essere annullato per consentire lì’opportuna presa sul fondale),

limitazione dell’interazione del cavo d’ormeggio con il fondale a circa 100 m in buone condizioni meteo,

di limitare il numero di ancore e linee di ormeggio in attività in presenza di buone condizioni meteomarine,

posizionamento delle linee di ormeggio di prua e di poppa in maniera tale da massimizzare l’allineamento con la rotta di avanzamento e minimizzando di conseguenza l’interazione e il danneggiamento della prateria;

6.4.1.3 Impatto del Post-Lay Trenching sulla Morfologia dei Fondali

Il progetto prevede l’utilizzo di due tecniche di post-trenching distinte, in funzione della presenza o meno della prateria di posidonia.

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6.4.1.3.1 Post-Trenching sulla Prateria di Posidonia

Su fondali in cui è stata rilevata la presenza di Posidonia (tra KP 273+000 e 284+000) l’interramento avverrà mediante la tecnica di post-trenching che prevede l’utilizzo di una particolare tipologia di Post-Trenching Machine (PTM) (si veda la sezione A2 per maggiori dettagli) in grado di operare scavando una trincea di dimensioni ridotte rispetto alle tecniche convenzionali open-cut. La larghezza di scavo ottenibile mediante tale tecnica di post-trenching è pari a circa 13 m di larghezza e circa 2.8 m di profondità per ciascuna delle due condotte. Il riempimento della trincea avverrà secondo le seguenti metodologie:

ricoprimento della condotta sottocosta da KP 273.300 a KP 282.600 attraverso copertura di 1.25 m dello stesso materiale di scavo e una protezione di altri 0.75 m di ghiaia (mantellata di granulometria intermedia);

ricoprimento della condotta (da KP 282+600 a KP 284+000) attraverso copertura di 2 m dello stesso materiale di scavo (anche la seconda condotta, per un futuro collegamento con inizio da KP 283+600 fino a terra, sarà ricoperta nello stesso modo).

6.4.1.4 Impatto dello Scavo Protetto da Palancole sulla Morfologia Costiera e dei Fondali

La realizzazione dello scavo protetto con palancole (entro i 700 m circa dalla linea di riva e su fondali compresi tra la batimetrica dei 2 m e la spiaggia) potrebbe comportare una momentanea alterazione dell’idrodinamismo locale. In considerazione della temporaneità dell’intervento la potenziale modificazione della morfologia della spiaggia sarà limitata alla zona e ai fondali limitrofi alle palancole.

L’installazione delle palancole inoltre consentirà una notevole riduzione delle interazioni con la morfologia costiera e dei fondali in quanto:

consentirà la limitazione della sezione di scavo: la trincea è larga circa 10 m contro i circa 40 m necessari per una trincea realizzata con tecnica convenzionale di scavo a cielo aperto “open-cut”;

consentirà inoltre di limitare la dispersione di sedimenti nella colonna d’acqua.

In considerazione di quanto sopra riportato l’impatto sulla morfologia costiera e del fondale connesso all’installazione del palancolato presso l’approdo di Porto Botte può essere ritenuto di lieve entità.

6.4.2 Impatto sulla struttura Morfologica dei Fondali – Approdo di Olbia

6.4.2.1 Impatto delle Linee di Ancoraggio sulla Morfologia dei Fondali

La condotta sottomarina, su bassi fondali compresi tra le batimetriche di circa 50 m e circa 4 m, verrà preventivamente posata sul fondale marino per poi essere interrata mediante tecnica post-trenching (la valutazione d’impatto sulla morfologia dei fondali per questo aspetto è trattato nel Paragrafo successivo).

Sulla base delle indagini in sito che sono state eseguite è risultato che:

dalla batimetrica di circa 4-6 m fino alla batimetrica di – 33 m è presente Posidonia: si rimanda alle valutazioni contenute nel Paragrafo precedente e ai contenuti del documento “Valutazione degli impatti sulle biocenosi di fondo” predisposto a cura della società DEAM (2009) e riportato in Appendice D.;

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dalla batimetrica di – 33 m fino alla batimetrica di – 50 m è presente sabbia. L’impatto può quindi essere considerato trascurabile. I rilevamenti batimetrici e geofisici hanno messo in evidenza la presenza di affioramenti rocciosi (si veda il successivo Paragrafo 7.3.2.2 per maggiori dettagli) ubicati tutti a distanze superiori ai 70 m dal tracciato nel tratto compreso tra KP 5+000 e KP 6+000. I rilievi morfologici posti entro la batimetrica dei 50 m potrebbero essere interessati dalle linee di ormeggio, tuttavia l’impatto associato è considerato di bassa entità in virtù del fatto che è prassi comune durante le operazioni di ormeggio individuare settori di fondale libero da ostacoli ed evitare che gli ormeggi possano “incattivirsi” sugli affioramenti aumentando i rischi di rottura e danneggiamento.

6.4.2.2 Impatto del Post-Lay Trenching sulla Morfologia dei Fondali

Il progetto prevede l’utilizzo di due tecniche di post-trenching distinte, in funzione della presenza o meno della prateria di posidonia.

6.4.2.2.1 Post-Trenching sulla Prateria di Posidonia

Su fondali in cui è stata rilevata la presenza di posidonia l’interramento avverrà mediante la tecnica di post-trenching che prevede l’utilizzo di una particolare tipologia di Post-Trenching Machine (PTM) (si veda la Sezione A2 per maggiori dettagli) in grado di operare scavando una trincea di dimensioni ridotte rispetto alle tecniche convenzionali open-cut. La larghezza di scavo ottenibile mediante tale tecnica di post-trenching è pari a circa 13 m di larghezza e circa 3 m di profondità. Il riempimento della trincea avverrà secondo le seguenti metodologie:

ricoprimento della condotta sottocosta (da KP 0+190 a KP 1+700) attraverso copertura della trincea con lo stesso materiale di scavo per uno spessore di circa 2 m;

ricoprimento della condotta (da KP 1+700 a KP 20+000 ) attraverso copertura della trincea con lo stesso materiale di scavo per uno spessore di circa 1.5 m e una protezione di altri 1.5 m di roccia (mantellata di granulometria intermedia);

ricoprimento della condotta (da KP 20+000 a KP 25+000) attraverso copertura della trincea con lo stesso materiale di scavo per uno spessore di circa 2 m.

Per quanto riguarda l’impatto sulla morfologia del fondale, si rimanda alle valutazioni di dettaglio riportate nel documento predisposto a cura della società DEAM e riportato in Appendice D.

6.4.2.2.2 Post-Trenching su Fondali Privi di Posidonia

A partire dall’isobata di 33 m circa, in corrispondenza del limite inferiore della prateria di Posidonia (Geosystem Parma, 2009), fino ad una profondità di circa 85 m l’interramento della condotta avverrà mediante l’utilizzo di una PTM di tipo tradizionale. Tale tecnica consiste nello scavo di una trincea mediante l’utilizzo di un veicolo subacqueo (controllato in superficie da un mezzo navale di supporto), che posto a cavallo della condotta preventivamente posata sul fondale, effettua lo scavo e riversa il materiale estratto su entrambi i fianchi della trincea. Il rinterro della condotta con il materiale di ricoprimento (si veda la Sezione A2 per maggiori dettagli) sarà eseguito da un secondo mezzo (Galsi, 2009b).

Lo scavo della trincea mediante post trenching interesserà direttamente per un tratto di circa 12 m in corrispondenza di KP 5+373, un affioramento roccioso che si eleva dal fondale di

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alcuni metri (si veda il successivo Paragrafo 7.3.2.2.1 per maggiori dettagli). In ponderazione della limitata estensione dell’area di interazione l’impatto sulla morfologia del fondale può essere considerato di moderata entità.

Per la restante porzione di fondale marino, in considerazione della moderata variabilità morfologica che la caratterizza (fondi incoerenti detritici), l’impatto sulla morfologia del fondale può essere considerato di moderata entità.

6.4.3 Spillamenti/Spandimenti

Fenomeni di contaminazione del suolo e del fondale marino per effetto di spillamenti e/o spandimenti in fase di cantiere potrebbero verificarsi solo in conseguenza di eventi accidentali (sversamenti di prodotti inquinanti) da macchinari e mezzi terrestri e marittimi usati per la costruzione.

Le imprese esecutrici dei lavori sono comunque obbligate ad adottare tutte le precauzioni idonee ad evitare tali situazioni e, nel tratto on-shore a lavoro finito, a riconsegnare l’area nelle originarie condizioni di pulizia e sicurezza ambientale. L’impatto potenziale non è quindi ritenuto significativo.

6.4.3.1 Misure precauzionali per evitare contaminazione delle terre da scavo

Con riferimento a quanto riportato nella Sezione A2 (Aggiornamento del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA 2009) di seguito si riassumono le misure precauzionali adottate in fase di cantiere (a terra) per evitare fenomeni di contaminazione dei suoli:

utilizzo di servizi igienici provvisori (servizi chimici) per tutti gli impianti igienico sanitari del cantiere, in modo da prevenire eventuali contaminazioni dell’ambiente;

predisposizione di idonei sistemi di contenimento per le aree destinate ad ospitare il rifornimento dei mezzi o lo stoccaggio di sostanze chimiche pericolose;

predisposizione di scoline di drenaggio per l’allontanamento delle acque meteoriche dall’area di lavoro;

compattazione dei suoli dell’area di lavoro prima dello scavo per limitare fenomeni di filtrazione e prevenire eventuali contaminazioni da sversamento accidentale;

previsione di due distinti stoccaggi temporanei per la parte superficiale di terreno (humus) e per quella più profonda e impedimento o limitazione al transito dei mezzi di lavoro sui suoli rimossi o da rimuovere.

Per quanto riguarda infine lo stoccaggio di gasolio e oli saranno previsti bacini di contenimento dei serbatoi all'interno delle aree cantiere. Le operazioni di rabbocco e rifornimento avverranno solo all'interno di tali aree per evitare spandimenti in luoghi non controllati (Saipem-Technip, 2009b).

Le misure di prevenzione che verranno intraprese onde limitare le fonti di rischio quali il rifornimento dei mezzi operativi e di trasporto, la manutenzione ordinaria dei mezzi meccanici e la rottura improvvisa dei circuiti oleodinamici delle macchine operatrici saranno le seguenti:

effettuare tutte le operazioni di manutenzione dei mezzi adibiti ai servizi logistici presso la sede logistica dell'appaltatore;

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effettuare eventuali interventi di manutenzione straordinaria dei mezzi operativi in aree ricavate nell'ambito dell'area di passaggio adeguatamente predisposte (superficie piana, ricoperta con teli impermeabili di adeguato spessore e delimitata da sponde di contenimento);

rifornirei mezzi operativi nell’ambito della fascia di lavoro, con l'utilizzo di piccoli autocarri dotati di serbatoi e di attrezzature necessarie per evitare sversamenti, quali teli impermeabili di adeguato spessore ed appositi kit in materiale assorbente;

effettuare le attività di rifornimento e manutenzione dei mezzi operativi in aree idonee, lontane da ambienti ecologicamente sensibili, corsi d’acqua e canali irrigui per evitare il rischio di eventuali contaminazioni accidentali delle acque;

controllare giornalmente i circuiti oleodinamici delle macchine.

6.4.3.2 Procedure in caso di Sversamento Accidentale

Nessuna delle attività previste prevede un rischio specifico legato a sversamenti accidentali di sostanze liquide durante lo svolgimento delle attività di cantiere.

Nel caso in cui si dovessero verificare inconvenienti di questo tipo, verranno attivate tutte le opportune misure per contenere, recuperare e rimuovere la sostanza versata con opportuni assorbitori, come di seguito specificato (Saipem-Technip, 2009b).

Durante la costruzione le imprese appaltatrici avranno la responsabilità di adottare tutti gli accorgimenti atti a prevenire l'inquinamento dei suolo e del sottosuolo.

Le attività che verranno eseguite in caso di emergenza saranno le seguenti (Saipem-Technip, 2009b):

bloccare o tamponare la fuoriuscita del liquido;

circoscrivere la zona inquinata con assorbenti in dotazione (prodotti granulari in caso di intervento su suolo);

completare le operazioni di assorbimento sul resto della superficie contaminata;

rimozione del materiale contaminato, stoccaggio temporaneo su un telo assorbente con delimitazione e identificazione dell’area;

smaltimento dei reflui liquidi prodotti in questa fase da parte di una ditta autorizzata, attenendosi alle normative vigenti in materia;

Al termine dei lavori, l'area di cantiere risulterà libera e ripulita da ogni tipo di materiale residuo eventualmente rimasto sul terreno.

6.4.4 Produzione di Rifiuti

6.4.4.1 Metanodotto off-shore

Nelle imbarcazione e mezzi marini, tutti i rifiuti saranno separati per tipologia e raccolti in contenitori dedicati, portati a terra e smaltiti nelle appositile aree. Non vi è quindi alcun impatto sull’ambiente marino durante la posa del metanodotto.

Per quanto riguarda l’eventuale interessamento di sedimenti inquinati si rileva quanto segue:

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Approdo di Olbia: le analisi effettuate sui sedimenti hanno evidenziato l’assenza di contaminazione;

Approdo di Porto Botte: le analisi effettuate sui sedimenti marini hanno evidenziato la presenza di contaminazione in alcuni campioni. L’area, paraltro, è all’interno del Sito di Interesse Nazionale del Sulcis-Iglesiente. La gestione dei sedimenti eventualmente inquinati avverrà pertanto secondo le modalità che saranno definite dalle Autorità competenti all’interno della procedura autorizzativa dedicata attualmente già in corso. Informazioni di carattere generale su tale iter autorizzativo sono riportate al paragrafo successivo.

6.4.4.2 Metanodotto a Terra, Terminale di Porto Botte e Impianti di Linea

6.4.4.2.1 Modalità operative di scavo e mezzi impiegati

Lo scavo destinato ad accogliere la condotta sarà realizzato con l’utilizzo macchine escavatrici adatte alle caratteristiche morfologiche e litologiche del terreno attraversato; in particolare (Saipem-Technip, 2009b):

in terreni sciolti verranno utilizzati escavatori provvisti di benna e dimensionati alle necessità di lavoro;

in terreni rocciosi verranno utilizzati mezzi meccanici provvisti di ripper o di martelloni demolitori;

ove presenti rocce particolarmente dure, verranno impiegati esplosivi, previa autorizzazione concessa.

La copertura minima da attribuire alla condotta sarà in funzione della natura del terreno di posa.

Lungo gli scavi eseguiti in terreni sciolti, il materiale di risulta sarà depositato lateralmente allo scavo stesso, lungo la fascia di lavoro, per essere riutilizzato in fase di rinterro della condotta. Tale operazione sarà eseguita in modo da evitare la miscelazione del materiale di risulta con lo strato humico accantonato nella fase di apertura dell’area di passaggio. Il materiale di risulta proveniente dagli scavi in roccia sarà frantumato e vagliato in pezzatura idonea al suo riutilizzo (Saipem-Technip, 2009b).

E’ da evidenziare che il tracciato in progetto attraversa per circa 80 km il “Sito d’Interesse Nazionale” (SIN) del Sulcis Iglesiente Guspinese. In quest’area risulta quindi obbligatoria, ai sensi del titolo V della parte IV del DLgs 152/06, l’attività di caratterizzazione dei terreni prima di eseguire qualsiasi operazione di scavo.

Al termine dell’analisi dei campioni sarà elaborata una documentazione riportante i risultati e si presenteranno le seguenti opzioni:

assenza di contaminazione rilevata nell’intero tracciato. A seguito dell’emissione e comunicazione agli Enti competenti dei risultati della caratterizzazione, l’area sarà ritenuta libera per le operazioni di scavo e per la posa in opera del metanodotto. Le terre e rocce da scavo, aventi idonea qualità ambientale, salvo diversa prescrizione, saranno utilizzate in ottemperanza agli artt. 185 e 186 del D. Lgs 152/06;

presenza di contaminazione rilevata su tutto o parte del tracciato. Dovranno essere messe in atto ulteriori azioni:

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eventuali misure urgenti di Messa in sicurezza d’Emergenza;

elaborazione di un documento di Analisi di Rischio e redazione di un Progetto di Bonifica con l’indicazione del riutilizzo delle terre e rocce da scavo che si otterranno dalla posa in opera del metanodotto nelle aree caratterizzate pulite;

attuazione del Progetto di Bonifica con recepimento delle eventuali prescrizioni ricevute in fase di Conferenza dei Servizi Decisoria;

svincolo del tratto sottoposto ad intervento di bonifica da parte dell’Ente competente per poter procedere con le operazioni di scavo per la posa in opera del metanodotto.

Per quanto riguarda il Terminale di Porto Botte e gli Impianti di Linea verranno inizialmente effettuati gli interventi preparatori quali l’eliminazione della copertura vegetale esistente ed il livellamento del terreno. Sono inoltre previsti minimi scavi per la realizzazione di fondazioni e posa tubazioni. Per il Terminale di Porto Botte è inoltre prevista la realizzazione di vasche, serbatoi, pozzetti e cunicoli e masselli per la posa di cavi elettrici e strumentali.

6.4.4.2.2 Stima dei volumi di scavo e delle eccedenze di materiale

Condotta a Terra

In corrispondenza di scavi a cielo aperto eseguiti sia in terreni sciolti sia in roccia non sono previsti esuberi, in quanto tutto il materiale scavato sarà riutilizzato come riempimento della trincea. L’aumento di volume dei terreni, in seguito alla posa della condotta e al rigonfiamento degli stessi, è compensato da fenomeni di costipamento e da un loro utilizzo per baulatura finale della sezione di scavo.

Per quanto riguarda gli scavi in roccia la totalità del materiale, vagliato e frantumato, sarà riutilizzato per riempire la trincea e per realizzare il letto di posa della condotta. Le tecniche utilizzate per scavi in roccia (martellone, esplosivi, ecc..) produrranno blocchi con dimensioni variabili, la cubatura è mediamente compresa tra 0.3 – 0.7 m3.

Nell’ambito della realizzazione del metanodotto si prevede di attraversare circa 1.5 km in sotterraneo con tecniche di microtunneling. In riferimento all’art. 186 (commi 1 e 2) del D.Lgs No. 152/2006, si specifica che le terre di risulta prodotte nell'ambito della realizzazione dei microtunnel saranno in parte riutilizzate per l'intasamento degli stessi; una porzione minima sarà utilizzata per creare il sottofondo della condotta, mentre il materiale in esubero sarà inviato ad impianti di recupero rifiuti regolarmente autorizzati o, in via secondaria, ad impianti di smaltimento in accordo con la normativa vigente (Saipem-Technip, 2009b).

Nella tabella seguente sono indicate le principali informazioni in merito alle attività di scavo previste per la realizzazione dei microtunneling e ai relativi volumi in eccedenza (Saipem-Technip, 2009a; 2009b; GALSI, 2009a).

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Tabella 6.6: Stima dei Volumi di Scavo – Attraversamenti in Microtunneling

Realizzazione di Attraversamenti in Microtunneling – DN 1200

Ubicazione Progressiva

[km]

Diam.Esterno Microtunnel

[mm]

Diam.InternoMicrotunnel

[mm]

Lunghezza[m]

Comune Volume scavo [m3]

Volume in Eccedenza

[m3]

Zappaioni 91+445 2,500 2,000 200 Mogoro 1,300 900

San Vero Congius

122+695 2,500 2,000 370 Simaxis 2,400 1,700

Ganopera 125+480 2,500 2,000 800 Ollastra/Zerfaliu 5,100 3,600

Su Canale 259+400 2,500 2,000 100 Monti 600 400

Totali [m3] 9,400 6,600

Stima dei Quantitativi delle Terre di Risulta – Approdo di Olbia (DN 800)

Le Saline 8+195 2,400 2,000 430 Olbia 2,550 1,350

La stima dei quantitativi di smarino riportata nella tabella sopra per gli attraversamenti in microtunnel è stata calcolata considerando i seguenti parametri:

fattore di decompressione del terreno dopo lo scavo: 1.30;

fattore di costipazione del terreno di intasamento nel microtunnel: 1.15;

percentuale in volume di utilizzo del terreno di scavo nella miscela di intasamento: 80%;

diametro nominale interno del cavo 2,000 mm, diametro nominale esterno del cavo 2,600 mm.

Terminale di Porto Botte e Impianti di Linea

Lungo il tracciato del metanotto è prevista la realizzazione dei seguenti impianti:

Terminale di Porto Botte;

Impianti di Linea (PIDI, PIL e Stazione Intermedia di Lancio e Ricevimento Pig).

La tabella seguente riporta una stima dei quantitativi di terre da scavo che si prevede verranno interessati/movimentati durante le attività di costruzione di tali impianti (Galsi, 2009a). Non sono previsti esuberi in quanto tutto il materiale scavato sarà riutilizzato in sito.

Tabella 6.7: Stima dei Volumi di Scavo – Impianti

Provenienza Volumi di Scavo [m3] Riutilizzati in

Sito [m3] Volumi in

Eccedenza [m3]

Terminale di Porto Botte

Preparazione area e strade 8,318 Scavi per installazione equipment 15,798 Scavi per fondazioni edifici 1,119 Scavi per cavi e condotte 26,120 TOTALE 51,355

51,355 0

Impianti di Linea

Preparazione area, fondazioni, posa condotte 38,370 38,370 0

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Le terre di scavo saranno trattate nel rispetto delle procedure ambientali vigenti ed in conformità a quanto indicato nel D.Lgs 152/06 e s.m.i..

I terreni di scotico saranno utilizzati per la sistemazione delle aree verdi di pertinenza degli impianti, ove presenti, evitando il trasporto all’esterno. Il materiale proveniente dagli scavi sarà riutilizzato per i reinterri e per le opere di livellamento.

Sintesi dei Volumi di Scavo

Nella seguente tabella sono riepilogati i volumi di scavo previsti per le varie sezioni del progetto, unitamente alla percentuale del loro riutilizzo in sito e alla stima dei volumi in eccedenza.

Tabella 6.8: Stima dei Volumi di Scavo –Tratto Sardegna

Cantiere di Linea - Scavi a Cielo Aperto

Diametro Condotta

No. Condotte Lunghezza

[m] Volume scavo

[m3/ m] Riutilizzati in Sito

Volume in Eccedenza [m3]

650 2 1,470 Modeste quantità 100 % 0

1200 1 268,030

14 (terreni sciolti/roccia

tenera) 5.2 (roccia dura)

100 % 0

800 1 8,460 14 100 % 0

Attraversamenti in Microtunneling

Diametro Condotta

No. Attraversamenti

Lunghezza[m]

Volume scavo [m3]

Riutilizzati in Sito Volume in

Eccedenza [m3]

1200 4 1,470 9,400 2,800 m3 6,600

800 1 430 2,550 1,200 m3 1,350

Impianti

Impianto Volume scavo

[m3] Riutilizzati in Sito

Volume in Eccedenza [m3]

Terminale di Porto Botte 51,355 100 % 0

Impianti di Linea 38,370 100 % 0

6.4.4.2.3 Misure Precauzionali Adottate per Evitare la Contaminazione delle Terre da Scavo

Nessuna delle attività previste prevede un rischio specifico legato a sversamenti accidentali di sostanze liquide durante lo svolgimento delle attività di cantiere; nel caso in cui si dovessero verificare inconvenienti di questo tipo, verranno attivate tutte le opportune misure per contenere, recuperare e rimuovere la sostanza versata con opportuni assorbitori (Saipem-Technip, 2009a; 2009b).

Durante la costruzione le imprese appaltatrici avranno la responsabilità di adottare tutti gli accorgimenti atti a prevenire l'inquinamento dei suolo e del sottosuolo.

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6.4.5 Limitazioni/Perdite d’Uso di Suolo e Fondale Marino

Per le valutazioni relative a tale impatto si rimanda al Capitolo 9.

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7 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI

Obiettivo della caratterizzazione del funzionamento e della qualità di un sistema ambientale è quello di stabilire gli effetti significativi determinati dall’opera sull’ecosistema e sulle formazioni ecosistemiche presenti al suo interno.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 7.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente ecosistemica;

l Paragrafo 7.2, 7.3 e 7.4 riportano approfondimenti in merito a:

le biocenosi presenti (area vasta e area di dettaglio),

presenza e distribuzione di cetacei,

l’ecosistema terrestre (vegetazione, fauna potenziale);

nel Paragrafo 7.5 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 7.6 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione In particolare sono analizzati:

gli impatti sulle praterie di Posidonia oceanica,

gli impatti sulle bioconcrezioni,

l’impatto della rumorosità subacquea sui cetacei,

gli impatti su fauna ed avifauna,

gli impatti sugli habitat terrestri.

7.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

emissioni sonore da mezzi e macchinari,

emissioni di polveri e inquinanti,

occupazioni di suolo/fondale dovute al funzionamento di mezzi e macchinari,

mobilizzazione e risospensione sedimenti marini (torbidità, rilascio inquinanti)

traffici terrestri e marittimi,

fase di esercizio:

presenza fisica della condotta sottomarina,

presenza fisica degli Impianti di Linea e del Terminale di Porto Botte.

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La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 7.1: Fauna ed Ecosistemi, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

FASE DI CANTIERE Emissioni sonore da mezzi e macchinari X Emissioni di polveri e inquinanti X Occupazioni di suolo/fondale X Movimentazione e risospensione sedimenti marini X Traffici terrestri X Traffici marittimi X

FASE DI ESERCIZIO Presenza della condotta sottomarina X Presenza del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea

X

7.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE, AREE NATURALI PROTETTE, RETE NATURA 2000 ED IBA

Le relazioni tra il progetto e le aree naturali protette, la Rete Natura 2000 e le IBA è riportata nella Sezione A1 delle presenti integrazioni e chiarimenti al SIA. Si evidenzia, inoltre, che al fine di valutare la significatività dell’incidenza sui siti della Rete Natura 2000 e sulle IBA presenti entro una distanza di 5 km dal tracciato del metanodotto sono stati predisposti, in base a quanto prescritto dal DPR No. 120/03, i relativi Studi di Incidenza (Volume E delle integrazioni al SIA), a cui si rimanda per maggior dettagli. In tali documenti sono anche riportati i risultati dei diversi sopralluoghi in sito che sono stati condotti per la caratterizzazione vegetazionale ed ecosistemica delle aree attraversate.

7.3 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE, AMBIENTE MARINO

7.3.1 Sezione Off-Shore Porto Botte

7.3.1.1 Biocenosi in Area Vasta

Una descrizione di carattere generale sulle biocenosi presenti in area vasta ed in particolare nel Golfo di Palmas è stata presentata nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA 2008, Sez. IIc. Una sintesi delle informazioni bibliografiche sulle comunità bentoniche del Golfo di Palmas, ottenute dall’analisi del lavoro di Brambati et al. (1980) e dalle caratteristiche fisiografiche e geomorfologiche dell’area è riportato di seguito.

7.3.1.1.1 Biocenosi di Substrato Duro

I substrati duri presenti nell’area vasta, e quindi in particolare le coste rocciose di S. Antioco e dell’Isola della Vacca (poste rispettivamente ad una distanza minima di circa 1 km in

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direzione Ovest ed Est rispetto al tracciato), sono caratterizzati dalla presenza dei seguenti popolamenti (Brambati et al., 1980):

nel piano sopralitorale la componente animale è costituita essenzialmente da crostacei cirripedi (Chathmalus spp.), e dal mollusco gasteropode Littorina neritoides;

il mesolitorale (zona di marea) è caratterizzato dalla presenza di Rissoella spp. e Enteromorpha compressa. Sempre nel mesolitorale, ma al suo orizzonte inferiore, è presente la fitocenosi Neogoniolitho-lithophylletum con le specie dominanti dei generi Laurencia, Gelidium, Lithophyllum, Goniolithon e Lithothamnium;

l’infralitorale superiore è caratterizzato dall’associazione fotofila Cystoseiretum strictae (alga bruna) e da quella sciafila Petrogloss-Plocametiumum. Più in profondità, aumenta la componente dell’associazione algale più sciafila (Udoteo-Peyssonnellietum);

il piano infralitorale inferiore, tra i 20 e i 30 m di profondità, presenta già facies bioconcrezionate ascrivibili alla biocenosi del precoralligeno;

il piano circalitorale, posto al di sotto del limite inferiore della prateria di posidonia (circa 30 m di profondità) è caratterizzato dalla biocenosi del coralligeno (Cau et al., 1994). Il coralligeno è in special modo presente sugli affioramenti rocciosi che si ergono da fondali detritici nella zona a Sud di Capo Sperone e sulle scogliere sommerse dell’Isola La Vacca e dell’Isola del Toro.

7.3.1.1.2 Biocenosi di Substrato Molle

Il Golfo di Palmas è caratterizzato dalla presenza di una vasta Prateria di Posidonia (una caratterizzazione di dettaglio della prateria è presentata al paragrafo successivo).

In generale i substrati mobili presenti nell’area vasta presentano la successione tipica degli ambienti Mediterranei legata alla profondità e distanza dalla costa:

sino a i -3/4 m circa di profondità si possono incontrare aree colonizzate dalla fanerogama Cymodocea nodosa e dell’alga verde Caulerpa prolifera, e comunità delle Sabbie Fangose di Moda Calma (SVMC). In alternativa, si può verificare la presenza di facies a Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), con le specie Nephthyis hombergi, Chamelea galina, Fabulina fabuloides. Più in profondità, ed in presenza di materiale più grossolano, è possibile ricontrare la biocenosi delle Sabbie e Ghiaie soggette a Correnti di Fondo (SGCF), con le specie Dentalium vulgare, Armandia Polyophtalma, Anapagurus breviaculeatus ed altre;

nelle aree più profonde, a partire dai -40 m sino ai -75 m di profondità, si incontrano prevalentemente fondi detritici di origine costiera tendenti all’insabbiamento, che si alternano a zone a coralligeno (Cau et al., 1994);

a partire dal limite superiore della scarpata (tra 150 e 200 m di profondità), cominciano ad evidenziarsi substrati melmo-sabbiosi che ospitano specie di invertebrati quali Terebratula vitrea e Cidaris cidaris;

tra i -300 m ed i -450 m aumenta la componente pelitica, ed è possibile la presenza dello cnidario Funiculina quadrangularis;

oltre i -500 m i fondali sono costituiti quasi essenzialmente da fanghi, caratterizzati dalla presenza dell’invertebrato Isidella elongata (Cau et al., 1994).

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7.3.1.2 Caratterizzazione Biocenotica di Dettaglio

7.3.1.2.1 Mappatura della Prateria di Posidonia, Campagna 2009

Si rimanda alla Relazione Geosystem “Piano di Caratterizzazione della Posidonia Oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale, Località Torre del Sale” (Geosystem Parma, 2009).

7.3.1.2.2 Biocenosi di Fondo Duro e Bioconcrezioni

Le informazioni sulla tipologia e morfologia dei fondali presenti lungo il corridoio di posa della condotta sottomarina derivano dai risultati dei rilievi batimetrici e delle indagini geofisiche (Fugro-Galsi, 2009). L’analisi di seguito riportata prende in esame il tracciato a partire dal KP 240+251 in corrispondenza con il limite delle acque territoriali (12 miglia nautiche dalla linea di base) a partire da una profondità di circa 300 m.

Le biocenosi di fondo duro possono essere considerate tra le più rilevanti sotto il punto di vista ecologico in quanto, nonostante costituiscano una minima porzione dei fondi marini, sono caratterizzate da elevata biodiversità.

In generale, in funzione della profondità e della penetrazione della luce, le principali biocenosi di fondo duro sono le seguenti:

Biocenosi delle Alghe Fotofile: normalmente caratterizza i fondali rocciosi ben illuminati situati a profondità comprese entro i 30 m. Sono dominate da macroalghe e caratterizzate da abbondante fauna ittica. Il tracciato della condotta sottomarina non interessa direttamente alcun affioramento roccioso caratterizzato dalla biocenosi delle Alghe Fotofile;

Biocenosi del Coralligeno: caratterizza i fondi duri situati a partire da circa 30 m fino a profondità anche superiori ai 100 m (i limiti batimetrici sono variabili poiché influenzati dalla luminosità). Il coralligeno è costituito da un “frame work” animale e vegetale caratterizzato prevalentemente da alghe corallinacee incrostanti e organismi sessili filtratori. Le biocenosi coralligene ben strutturate presentano un considerevole strato elevato caratterizzato da organismi filtratori passivi come ad esempio i gorgonacei Paramuricea clavata e Eunicella cavolinii. Sulla base dei rilevamenti batimetrici e geofisici (Fugro-Galsi, 2009) il tracciato della condotta sottomarina attraversa alcuni affioramenti rocciosi caratterizzati dalla biocenosi del coralligeno tra KP 262+606 e KP 270+498, a profondità comprese tra circa 100 m e circa 30 m. In particolare sono stati rilevati i seguenti affioramenti rocciosi:

KP 262+840 - KP 262+865: piccolo pinnacolo roccioso,

KP 263+980 - KP 264+999, KP 265+730-KP 265+775, KP 265+805 - KP 265+830, KP 266+885 - KP 266+905 e KP 266.992: affioramenti rocciosi presenti entro 5 m di distanza dal tracciato,

tra KP 267+447 e KP 267+625, ad una profondità di circa 55 m un affioramento roccioso con circa 0.5 m di elevazione dal fondale;

in corrispondenza di KP 269+038 un piccolo affioramento roccioso ad una profondità di circa 42 m,

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tra KP 269+135 e KP 270+070 un’estesa piattaforma rocciosa a profondità comprese tra 41 e 33 m. Tale area sulla base di rilievi diretti è interpretabile come un’area di precoralligeno di piattaforma (Geosystem Parma, 2009);

Biocenosi di Substrato Duro Profondo (ad esempio Biocenosi dei Coralli Profondi): è dominata da popolamenti sessili filtratori e da coralli aermatipici. Essa caratterizza affioramenti rocciosi e organogeni che si ergono da fondali fangosi profondi batiali ed abissali. In Mediterraneo sono noti i Banchi di Corallo Bianco a Madrepora oculata e Lophelia pertusa individuati ad esempio tra i 300 e i 1,000 m di profondità al largo di capo S. Maria di Leuca in Puglia (Mastrotaro et al., in stampa; Vertino et al., in stampa). La definizione del tracciato offshore della condotta sottomarina Galsi, a seguito dei survey batimetrici e geofisici, è stata oggetto di numerose revisioni volte ad evitare affioramenti rocciosi e alti morfologici. Durante le campagne di indagine nel tratto compreso tra Algeria e Italia non sono stati rilevati affioramenti rocciosi o organogeni lungo il tracciato della condotta sottomarina (Fugro-Galsi, 2009). Le campagne di indagine hanno premesso infatti di individuare ed evitare le seguenti aree potenzialmente caratterizzate dalla presenza di coralli profondi (si tratta di aree costituite da resti di coralli fossili):

KP 255+432, KP 255+635 e KP 256+750 - KP 257+260: serie di alti morfologici isolati e di piccole dimensioni a circa 92 m in direzione NW dal tracciato in corrispondenza del KP 255+626,

KP 255+861 - KP 256+196 e KP 256+645 - KP 257+250: area caratterizzata da fondale ondulato ghiaioso comprendente alcuni pinnacoli presumibilmente costituiti da coralli fossili.

7.3.1.3 Cetacei

7.3.1.3.1 Aspetti Generali

Delle 78 specie conosciute di cetacei, 19 sono state osservate nel Mediterraneo, ma solo 8 possono essere considerate regolari. Fra queste, una specie appartiene alla famiglia dei Balenotteridi, la Balenottera comune, una a quella dei Fiseteridi, il Capodoglio, una specie a quella degli Zifidi e le rimanenti alla famiglia dei Delfinidi.

Dal punto di vista delle preferenze di habitat, le otto specie considerate regolari in Mediterraneo possono essere suddivise in tre gruppi principali:

pelagiche, che prediligono acque con profondità medie superiori ai 2000 m (Balenottera comune, Zifio, Globicefalo, Stenella striata);

di scarpata profonda, a profondità medie tra i 1,000 e i 1,500 m (Capodoglio, Grampo);

neritiche o costiere (Delfino comune e Tursiope).

Una prima stima approssimativa della presenza di cetacei nelle aree interessate dalle opere a progetto può essere affrontata innanzitutto attraverso l’analisi dei dati sugli spiaggiamenti. L’analisi è stata condotta grazie alle informazioni fornite dalla “Banca dati Spiaggiamenti del Centro di Coordinamento per la Raccolta dei Dati sugli Spiaggiamenti di Mammiferi Marini” (CIBRA - Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali, Università degli Studi di Pavia).

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7.3.1.3.2 Spiaggiamenti di Cetacei sulle Coste della Sardegna Sud Occidentale

Tra il 1986 e il 2008 lungo le coste della Sardegna e nelle acque antistanti sono stati censiti 473 spiaggiamenti per un totale di 483 animali. Di seguito in tabella viene fornito il numero di spiaggiamenti per specie.

Tabella 7.2: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste della Sardegna (1986-2008)

Specie Nome Comune Individui

Spiaggiati

Balaenoptera acutorostrata Balenottera minore 1

Balaenoptera physalus Balenottera comune 14

Delphinus delphis Delfino comune 9

Globicephala melas Globicefalo 11

Grampus griseus Grampo 18

Physeter macrocephalus Capodoglio 28

Pseudorca crassidens Pseudorca 2

Stenella coeruleoalba Stenella striata 210

Steno bredanensis Steno 1

Tursiops truncatus Tursiope 105

Ziphius cavirostris Zifio 76

Indeterminata -- 8

Totale 483

Come evidenziato in tabella la specie numericamente più rappresentata negli episodi di spiaggiamento risulta essere la Stenella striata, seguita dal Tursiope; significativi risultano inoltre gli spiaggiamenti dello Zifio.

Per quanto riguarda le coste delle Sardegna Sud Occidentale sono stati considerati gli spiaggiamenti avvenuti tra Portoscuso (Carbonia –Iglesias) e Capo Teulada, anche se in considerazione delle abitudini pelagiche di questi animali (eccezion fatta per il Tursiope) questo dato può dare esclusivamente un informazione sulle specie potenzialmente presenti nell’area.

Tabella 7.3: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste SW della Sardegna (1986-2008)

Id CIBRA Data Individui

Spiaggiati Specie

Nome comune

Località (1)

179 26/07/1987 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Is. S. Pietro 1920 22/01/1989 1 Indeterminata - Is. Pruinis, St. Antioco 470 05/05/1990 1 Physeter macrocephalus Capodoglio Carbonia

478 27/05/1990 1 Globicephala melas Globicefalo Villaggio Ciclopi, St.

Antioco

505 30/07/1990 1 Delphinus delphis Delfino comune

Porto Botte

556 07/10/1990 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Is. Solinas, Carbonia 573 30/10/1990 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Cussorgia, Calasetta

1137 20/11/1991 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Colonne, Carloforte 1406 22/08/1993 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata S. Antioco 1559 24/12/1994 1 Tursiops truncatus Tursiope La Caletta, Carloforte 1592 13/05/1995 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Portovesme, Portoscuso

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Id CIBRA Data Individui

Spiaggiati Specie

Nome comune

Località (1)

1609 14/06/1995 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Cussorgia, Calasetta

1678 18/03/1996 1 Delphinus delphis Delfino comune

Portovesme, Portoscuso

1775 02/02/1997 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Loc. Sciuu, Portoscuso 10114 27/07/2001 1 Tursiops truncatus Tursiope S. Antioco Porto

10300 15/02/2005 1 Tursiops truncatus Tursiope Porto Pino, S. Anna

Arresi 10360 07/09/2005 1 Stenella coeruleoalba Stenella striata Carloforte,

Nota:

(1) La località fornisce una ubicazione approssimativa del punto di ritrovamento.

Dall’analisi della tabella risulta evidente che gli spiaggiamenti più frequenti sono quelli delle stenelle seguiti dai tursiopi. Una prima interpretazione di tali dati può essere effettuata considerando che la Stenella striata è il cetaceo più abbondante del Mediterraneo. Per quanto riguarda il Tursiope invece, in considerazione delle abitudini costiere di tali animali, è possibile sostenere che tale specie abita le coste di S. Antioco e Carloforte.

La Stenella striata è un cetaceo odontoceto appartenente alla famiglia dei delfinidi. Prevalentemente teutofago, vive tipicamente negli ambienti pelagici. In Mediterraneo sono state osservate anche delle migrazioni nictemerali con avvicinamento dei delfini alla costa nelle ore serali per cacciare e allontanamento in mare aperto nella mattinata (Gannier, 1999).

Il Tursiope è un cetaceo odontoceto appartenente alla famiglia dei delfinidi. Prevalentemente ittiofago, dimostra tuttavia un’elevata capacità di adattamento ai diversi habitat. Tipicamente vive in ambienti costieri, soprattutto in acque basse, limacciose, calme di lagune, canali, estuari, ma anche lungo le coste rocciose. Le popolazioni di Tursiope più studiate si sono rivelate generalmente residenti fisse di particolari località. In Mediterraneo il Tursiope è il Cetaceo più capillarmente diffuso, presente in gruppi di modesta entità in tutte le acque neritiche da Gibilterra al Mar Nero, con la sola esclusione di zone nelle quali il degrado ambientale arrecato dall’uomo ha raggiunto livelli incompatibili con la vita di un mammifero.

L’analisi sopra riportata, ottenuta sulla base dei dati contenuti nella Banca dati del CIBRA, è ben supportata dai risultati di alcune ricerche scientifiche condotte nell’area.

Orsi-Relini (2000) ha evidenziato infatti che nella zona della Sardegna Sud-Occidentale si verifica un numero di spiaggiamenti di cetacei che, in media, risulta relativamente alto in ambito Mediterraneo. Nella stessa area sono stati talvolta spiaggiati giovani esemplari di balena (Orsi-Relini, 2000).

Addis et al.(1994) hanno indicato che il maggiore numero di spiaggiamenti si riferisce alla specie Stenella coeruleoalba, seguita da Tursiops truncatus, più frequenti nei periodi stagionali Luglio-Ottobre.

7.3.1.3.3 Avvistamento di Cetacei

Per quanto riguarda in particolare l’approdo di Porto Botte, l’area costiera di S. Antioco può essere considerata come potenzialmente abitata dal Tursiope ma in prima analisi non sono state individuate pubblicazioni specifiche per l’area.

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Una pubblicazione di carattere regionale per la Sardegna (Cannas et al., 1994) evidenzia che per quanto riguarda gli avvistamenti in mare di animali vivi, la frequenza maggiore viene riportata nel mese di Maggio

7.3.2 Sezione Off-Shore Olbia

7.3.2.1 Biocenosi in Area Vasta

La descrizione generale delle biocenosi presenti in area vasta ed in particolare nel Golfo di Olbia è stata presentata nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA 2008, Sez. IId. Si riporta di seguito una sintesi delle informazioni bibliografiche d’interesse per l’area.

7.3.2.1.1 Biocenosi di Substrato Duro

Per quanto riguarda i substrati duri presenti nell’area vasta, e seguendo un gradiente batimetrico, sull’orizzonte superiore del piano infralitorale si instaura spesso una frangia di macroalghe del genere Cystoseira, talvolta intervallato dalla presenza di alghe rosse incrostanti (Lithophyllum spp.) (Cossu et al., 2006). Al cistoseireto sono spesso associate altre specie algali quali Acetabularia acetabulum, Jania Rubens, Corallina sp., Dyctiyopteris polypodioides, a altre specie animali quali Actinia equina, Monodonta turbinata e Ircina variabilis (Addis et al., 2004). Con l’incremento della profondità, la comunità ad alghe fotofile assume la componente più sciafila, con la presenza di Flabellia petiolata e Halimeda tuna (Cossu e Gazale, 1996). Più in basso dei -25 m e sino a circa -40 m è possibile la presenza di bioconcrezioni di tipo coralligeno, in cui è ampiamente rappresentata la componente animale a gorgonacei (Cossu e Gazale, 1997), tra i quali Paramuricea clavata e Gerardia savaglia (Cristo, 2003).

7.3.2.1.2 Biocenosi di Substrato Molle

Per quanto riguarda i substrati mobili presenti nell’area vasta, e seguendo un gradiente batimetrico, quando presenti le sabbie litorali ospitano anellidi policheti dei generi Ophiodromus, Parapionosyllis e Pettiboneia (Casu e Milella, 2003); all’aumentare della profondità e della componente grossolana nelle sabbie, possono rinvenirsi i generi di anellidi quali Monticellina, Aricidea e Micronephtys (Martinelli et al., 1995), oltre ai bivalvi Donacillia, i gasteropodi Bolinus e Naticarius (Cossu e Gazale, 1996). Inoltre, nei fondi mobili infralitorali è talvolta frequente il mollusco bivalve Pinna nobilis (Chessa et al., 1995).

Nell’ambito dei fondi mobili, alcune zone sono caratterizzate dalla presenza di vegetali bentonici; in particolare trattasi delle macroalghe cloroficee del genere Caulerpa, che allignano sui fondi mobili ricchi di sostanza organica tra -5 m e -20 m (Cossu et al., 2004), e delle fanerogame Cymodocea nodosa (su fondali sabbio-pelitici) (Cossu e Gazale, 1996) e Posidonia oceanica, sui fondali sabbiosi (Cossu e Gazale, 1996).

La particolare struttura geomorfologica di questa parte della Sardegna fa si che sulla platea continentale, che termina con ripidi pendi tra -50 e -100 m di profondità causando una elevata irregolarità dei fondali, sia frequente la presenza di sedimento ghiaioso, e delle comunità bentoniche del Precoralligeno, del Detritico Costiero e del Coralligeno (Cau et al., 1994). Più in profondità sono presenti le comunità delle sabbie e dei fanghi batiali.

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Un’analisi di maggior dettaglio può essere affrontata grazie alla analisi della bibliografia e della cartografia tematica ambientale dell’AMP Tavolara - Punta Coda Cavallo (Figura 7.3 del Quadro di Riferimento Ambientale, Sez. IId Off-shore Olbia).

7.3.2.1.3 Carta dei Fondi Marini dell’AMP Tavolara - Punta Coda Cavallo

Come già riportato nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA 2008, Sez. IId, l’analisi della Carta dei Fondi Marini dell’AMP Tavolara - Punta Coda Cavallo, ha permesso di rilevare che il fondale marino interessato dalla posa della condotta sottomarina è caratterizzato da una vasta prateria di Posidonia oceanica per la cui descrizione si rimanda al paragrafo successivo.

Il tracciato della condotta sottomarina segue una direzione NE mantenendosi pressoché parallelo alla costa del Promontorio di Capo Ceraso ad una distanza variabile da un minimo di circa 600 m a un massimo di 1,500 m. La caratterizzazione biocenotica della costa in questione e dei fondali ad essa antistanti (Figura 7.3 del Quadro di Riferimento Ambientale, Sez. IId Off-Shore Olbia, Luglio 2008) ha messo in evidenza la presenza di 11 unità di popolamento:

rocce sopra e mesolitorali;

sabbie sopra e mesolitorali

sabbie terrigene ben classate;

alghe fotofile;

alghe emisciafile;

coralligeno;

detritico costiero a briozoi;

Prateria di Posidonia oceanica su sabbia;

Prateria di Posidonia oceanica su matte;

Prateria di Posidonia oceanica discontinua su sabbia;

Prateria di Posidonia oceanica discontinua su roccia.

In particolare sui fondali compresi tra le profondità di 4 e 7 m di Punta Ruja e Capo Ceraso si evidenzia la presenza di fondali a rocce granitiche con mosaico di alghe fotofile, tra cui Acetabularia acetabulum, Dasycladus vermicularis e Padina pavonica, e di popolamento a ricci con abbondante Paracentrotus lividus ed organismi incrostanti, quali Crambe crambe e Lithophyllum incrustans (Guidetti et al., 2004). A profondità maggiori, comprese tra i 30 e 40 m, risulta ben definita la presenza della Biocenosi del Coralligeno: dall’analisi della Figura 7.3 del Quadro di Riferimento Ambientale relativo alla Sezione Offshore di Olbia (Sez. IId) si evince il tracciato della condotta sottomarina è situato circa 100-200 m a Nord di alcuni affioramenti rocciosi caratterizzati da Coralligeno (Area Marina Protetta Tavolara - Punta Coda Cavallo, 2006). Tali affioramenti si trovano al di fuori dei confini della zona di riserva parziale dell’AMP Tavolara Capo Coda Cavallo a circa 1 km in direzione Nord da Capo Ceraso.

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7.3.2.2 Caratterizzazione della Prateria di Posidonia oceanica, Campagna 2009

Si rimanda alla Relazione Geosystem “Piano di Caratterizzazione della Posidonia Oceanica nelle Località di Porto Botte e Le Saline, in Sardegna, e nella Località Torre del Sale in Toscana, Rapporto Finale, Località Torre del Sale” (Geosystem Parma, 2009).

7.3.2.2.1 Biocenosi di Fondo Duro e Bioconcrezioni

Come riportato nel paragrafo relativo all’approdo di Porto Botte, i corridoi di posa in prossimità degli approdi sono stati investigati mediante rilievi batimetrici e indagini geofisiche realizzate ad hoc (Fugro-Galsi, 2009). Le biocenosi di fondo duro (si veda il Paragrafo 7.3.1.2.2 per una loro definizione) potenzialmente presenti lungo il corridoio di posa della condotta sono:

Biocenosi delle Alghe Fotofile: a partire dalla spiaggia delle Saline, gli affioramenti rocciosi individuati lungo il tracciato della condotta potenzialmente interessati da popolamenti algali fotofili sono situati in linea di massima entro la batimetrica dei 20 m. In particolare il tracciato non interessa direttamente nessun popolamento algale fotofilo su fondo duro. Si segnala la presenza di affioramenti rocciosi caratterizzati dalla presenza di tali popolamenti::

a circa 5 m di profondità a circa 400 m dalla linea di riva e a circa 30 m dal tracciato a progetto,

a circa 5 m di profondità in corrispondenza della parte sommersa dell’estremità di P.ta Saline a circa 30 m dal tracciato a progetto;

Biocenosi del Coralligeno: questa biocenosi è segnalata in tutta l’area di Tavolara a partire da profondità di circa 30 m; secondo la definizione di Pérès e Picard (1964) tale biocenosi infatti si situa nel piano circalitorale al di là del limite inferiore delle praterie di fanerogame marine che nell’area è stato rilevato a circa 33 m di profondità.

Il tracciato a progetto interessa direttamente per un tratto di circa 12 m in corrispondenza di KP 5+373, un affioramento roccioso che si eleva dal fondale di alcuni metri presumibilmente caratterizzato da popolamenti coralligeni.

Si segnala inoltre che, a circa 250 m d distanza in direzione Nord dalla progressiva KP 5+000, è presente un affioramento di forma sub-circolare che si sviluppa da una profondità di circa 15 m a 27 m) in cui è presumibile la presenza di un popolamento pre-coralligeno o coralligeno. L’area compresa tra KP 5+000 a KP 6+000 presenta una serie intermittente di affioramenti ubicati tutti a distanze superiori ai 70 m dal tracciato.

Nel tratto successivo il tracciato attraversa un’area caratterizzata da affioramenti rocciosi sparsi (KP 12+751 e KP 14+246). In considerazione delle profondità interessate tali affioramenti sono potenzialmente caratterizzati dalla presenza di coralligeno ma nessun affioramento roccioso è direttamente interessato dal tracciato. Gli affioramenti più prossimi al tracciato sono situati al KP 12+826 (circa 12 metri in direzione NW) e al KP 14+202 (circa 12 metri in direzione NW).

Biocenosi di Substrato Duro Profondo (ad esempio Biocenosi dei Coralli Profondi): come precedentemente descritto relativamente al tratto Algeria-Sardegna, la definizione del tracciato offshore della condotta sottomarina Galsi, a seguito dei survey batimetrici e geofisici, è stata oggetto di numerose revisioni volte ad evitare affioramenti rocciosi e alti morfologici profondi. Durante le campagne di indagine nel tratto compreso tra Sardegna

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e Italia non sono stati rilevati affioramenti rocciosi o organogeni lungo il tracciato della condotta sottomarina.

7.3.2.3 Cetacei

7.3.2.3.1 Spiaggiamenti di Cetacei sulle Coste della Sardegna Nord Orientale

Come descritto in precedenza tra il 1986 e il 2008 lungo le coste della Sardegna e nelle acque antistanti sono stati censiti 473 spiaggiamenti per un totale di 483 animali.

Per quanto riguarda le coste della Sardegna Nord Orientale sono stati considerati gli spiaggiamenti avvenuti nel settore di costa compreso tra l’Arcipelago della Maddalena e l’Isola di Tavolara.

Tabella 7.4: Spiaggiamenti di Cetacei Lungo le Coste NW della Sardegna (1986-2008)

Id CIBRA Data Individui

Spiaggiati Specie Nome comune Località (1)

56 14/02/1987 1 Ziphius cavirostris Zifio Capo Ceraso, Sassari

312 26/06/1988 1 Indeterminata Porto S. Paolo (Olbia)

444 23/02/1990 1 Grampus griseus Grampo Cala Bitta, Arzachena,

Sassari

458 30/03/1990 1 Stenella coeruleoalba Stenella Is. Caprera, Arc. Della Maddalena, Sassari

644 27/01/1991 1 Balaenoptera physalus Balenottera minore Is. di Razzoli, Arc. Della

Maddalena, Sassari 708 01/05/1991 1 Pseudorca crassidens Pseudorca Capriccioli, Sassari

794 08/07/1991 1 Undetermined Porto Cervo, Olbia

(Sassari)

1146 02/12/1991 1 Stenella coeruleoalba Stenella Is. di Budelli, Arc. Della

Maddalena, Sassari

1557 06/12/1994 1 Tursiops truncatus Tursiope Marginetto, Is. Della Maddalena, Sassari

1781 23/02/1997 1 Grampus griseus Grampo Coda Cavallo, S. Teodoro,

Nuoro

1806 23/05/1997 1 Tursiops truncatus Tursiope Cala Moresca, Golfo

Aranci, Sassari

3795 20/11/1998 1 Tursiops truncatus Tursiope Calagrande, Is. Della Maddalena, Sassari

3798 01/12/1998 1 Tursiops truncatus Tursiope Arzachena, Sassari

3818 27/02/1998 1 Stenella coeruleoalba Stenella Cala Del Faro, Arzachena,

Sassari

3823 15/03/1998 1 Stenella coeruleoalba Stenella Punta Don diego, Olbia,

Sassari

10121 10/08/2001 1 Tursiops truncatus Stenella Porto San Paolo, Loiri,

Sassari

10375 17/12/2005 1 Tursiops truncatus Tursiope Capo Figari, Golfo Aranci,

Sassari

10376 19/12/2005 1 Tursiops truncatus Tursiope Cala Garibaldi, Caprera,

Sassari

10377 21/12/2005 1 Tursiops truncatus Tursiope Porto Rotondo, Olbia,

Sassari

10378 23/12/2005 1 Stenella coeruleoalba Tursiope Punta Asfodelo, Porto

Rotondo, Olbia, Sassari

10540 17/02/2003 1 Stenella coeruleoalba Stenella Pitrizza, Arzachena,

Sassari

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-68 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Id CIBRA Data Individui

Spiaggiati Specie Nome comune Località (1)

10542 03/03/2003 1 Stenella coeruleoalba Stenella Baia Sardinia, Arzachena,

Sassari 10629 26/01/2002 1 Tursiops truncatus Stenella Olbia, Sassari

10749 14/08/2002 1 Tursiops truncatus Tursiope Isola S. Maria, La

Maddalena, Olbia-Tempio 10750 06/09/2002 1 Tursiops truncatus Tursiope Marina Del Ponte, Caprera

10756 27/06/2003 1 Tursiops truncatus Tursiope Abbatoggia, La

Maddalena, Sassari 10757 18/08/2003 1 Tursiops truncatus Tursiope Cala Corsara, Spargi

10758 12/12/2003 1 Stenella coeruleoalba Tursiope Spiaggia Dei Due Mari,

Caprera

10760 01/05/2004 1 Tursiops truncatus Stenella Spiaggia Pitrizza,

Sardegna Ne

10766 09/08/2005 1 Tursiops truncatus Tursiope Cala Lunga, La

Maddalena

10767 10/09/2005 1 Stenella coeruleoalba Tursiope Isola Caprera Est, La

Maddalena, Olbia 10769 25/05/2006 1 Grampus griseus Stenella Salina Bamba, Olbia

10777 01/08/2007 1 Stenella coeruleoalba Grampo Tavolara, Base Militare

10821 02/01/2006 1 Indeterminata Stenella Golfo Aranci, Sassari

11062 03/01/2008 1 Stenella coeruleoalba Punta Saline, Olbia-

Tempio

11064 12/02/2008 1 Stenella coeruleoalba Stenella Porto Cervo, Arzachena,

Olbia-Tempio

11067 16/03/2008 1 Stenella coeruleoalba Stenella Spiaggia Del Pevero,

Arzachena, Olbia-Tempio

11068 04/05/2008 1 Stenella coeruleoalba Stenella Spiaggia di Tramontana,

Isola di Tavolara

11069 04/08/2008 1 Tursiops truncatus Stenella Golfo di Olbia, Cala

Delfino

11072 28/09/2008 1 Stenella coeruleoalba Tursiope Tegghia Liscia, Parete Sud Isola di Tavolara,

Olbia-Tempio

Nota:

(1) La località fornisce una ubicazione approssimativa del punto di ritrovamento.

Dall’analisi della tabella si evince come le specie oggetto del maggior numero di spiaggiamenti sono la Stenella e il Tursiope. In particolare si evidenzia come in questo settore di costa siano frequenti gli spiaggiamenti del tursiope a conferma di quanto verrà trattato nel paragrafo successivo relativamente agli avvistamenti.

7.3.2.3.2 Avvistamento di Cetacei

Nel settore Nord orientale della Sardegna sono abbastanza frequenti gli avvistamenti in mare di animali vivi, con maggiore frequenze nella tarda primavera (Cannas et al., 1994), come anche confermato da alcuni lavori scientifici in cui la zona viene indicata come area di transito sulle rotte migratorie di cetacei (David et al., 1998).

La presenza di delfini in generale è ben documentata soprattutto nell’area dell’Arcipelago della Maddalena. Per quanto riguarda il Golfo di Olbia la reale presenza del Tursiope è stata verificata grazie ad alcune ricerche scientifiche:

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Diaz Lopez et al. (in stampa) hanno identificato mediante tecniche fotografiche 42 individui che regolarmente frequentano l’area di Golfo di Olbia;

Lòpez et al. (2005) e Diaz Lòpez e Bernal Shirai (2007) hanno evidenziato la frequente interazione di almeno 34 individui con un impianto di itticoltura ubicato in prossimità di Golfo Aranci.

Per quanto riguarda le specie pelagiche e specialmente per la Stenella e per la Balenottera comune tutta l’area di posa compresa tra la Sardegna e la Toscana è potenzialmente interessata dalla presenza di queste specie.

7.4 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE, AMBIENTE TERRESTRE E COSTIERO

7.4.1 Inquadramento Generale

La vegetazione del territorio sardo è costituita principalmente da boschi di tipo mediterraneo, con formazione vegetale rada nei territori secchi e più densa nelle zone più fresche e umide. La storia geologica, l'insularità e i fattori climatici hanno determinato l'isolamento geografico di alcune specie che, anche appartenendo a famiglie diverse, presentano le stesse esigenze ambientali. Proprio a causa delle sue caratteristiche geologiche la Sardegna presenta una grande varietà di ambienti, nei quali si sono sviluppati diversi tipi di vegetazione, qualche volta di altri paesi, molti dei quali, adattandosi al clima, si sono largamente diffuse (Fico d'India, Pino, Cipresso, Eucalipto).

La multiforme conformazione delle coste sarde, caratterizzate da una serie continua di alte falesie verticali, ampi golfi con vaste distese sabbiose, o piccole calette celate tra impervie scogliere e sinuosi promontori, ha portato ad un’estrema varietà dei suoi elementi di vegetazione. Il paesaggio costiero sardo è dominato dalla cosiddetta macchia mediterranea, caratterizzata nella sua forma più “pura” dall’olivastro e dal carrubo. Essa condiziona ampi tratti di costa a diverse altitudini, spesso con formazioni notevoli per vastità e compattezza.

La macchia rappresenta una formazione vegetale con costituzione assai variabile in funzione di numerosi aspetti ambientali e dell’azione antropica dando origine così a stadi di evoluzione assai diversi tra loro (Regione Autonoma della Sardegna, Università degli Studi di Cagliari, 1991). In sintesi si possono distinguere:

macchia termofila (mediterranea), caratterizzata da oleastro, lentisco, mirto che in genere non oltrepassa i 600 m. Ad essa sono legati tipi podologici a modesta evoluzione sia per effetto della degradazione sia perché le condizioni ambientali (soprattutto climatiche) riducono o rallentano la pedogenesi;

macchia mesofila, presente al di sopra di 600 m e nella quale scompaiono le specie più termofile. Essa tende spesso a coprire completamente il suolo esercitando un’azione protettiva di notevole intensità e favorendo la sua evoluzione.

Un particolare tipo di formazione vegetale è la gariga, diffusa nelle aree calcaree e caratterizzata da una copertura discontinua e da specie con dimensioni modeste ma con notevole variabilità nella composizione flogistica. Essa deriva spesso da una ulteriore degradazione della macchia e dalla eliminazione della copertura forestale originaria ed è caratterizzata da suoli con spessore assai variabile ed evoluzione più o meno rilevante.

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Pinete naturali si trovano sulle coste occidentali di Cagliari, mentre numerose pinete di origine silvo-colturale sono diffuse soprattutto nei litorali orientali e nord-occidentali, che pur con la loro artificialità contribuiscono a generare uno splendido paesaggio, che sarebbe altrimenti arido e brullo.

Numerosi sono anche i boschi di Lecci, Querce e Sugheri con una superficie boscata totale a scala regionale rilevante e divise tra formazioni a macchia (41%), formazioni ad alto fusto (35%) e formazioni governate a ceduo (24%) (Regione Autonoma della Sardegna, 2000).

Le principali formazioni forestali in Sardegna sono sinteticamente le seguenti (Regione Autonoma della Sardegna, Università degli Studi di Cagliari, 1991):

boschi di leccio che si riscontrano in Sardegna dal livello del mare sino 1,200-1,400 m, su qualsiasi substrato. Salvo alcune aree isolate, presentano una struttura assai modificata per effetto della utilizzazione (tagli, pascolo) o di azioni di disturbo (incendi);

boschi di roverella, fra cui le più caratteristiche quercete a base di Quercus Pubescens si ritrovano generalmente oltre i 600-700 m, pur potendosi riscontrare anche a quote più basse. I substrati sono prevalentemente vulcanici e metamorfici e, subordinatamente cristallini e calcarei, ed i suoli presentano spesso orizzonti organici di superficie ben sviluppati anche se frequentemente influenzati dal pascolo, diffuso ed intenso, effettuato sotto i boschi di caducifolie;

boschi di sughera diffusi sui substrati granitici e metamorfici sino a 900 m, rappresentano una fase di degradazione della lecceta favorita anche dall’azione dell’uomo;

boschi di conifere fra cui le pinete di origine spontanea (Pinus Halepensis e Pinus Pinaster) sono in Sardegna assai limitate a differenza dei più diffusi boschi di origine artificiale sempre dovuti all’intervento dell’uomo (rimboschimenti effettuati a vario scopo). Sono presenti su substrati molto vari ed i suoli presentano livelli di evoluzione diversificata soprattutto in funzione delle caratteristiche morfologiche e del grado di copertura vegetale.

Le numerose zone umide che caratterizzano diversi litorali della regione costituisco un ambiente ideale per la riproduzione dell’avifauna, tanto che ben il 60% degli uccelli nidificanti in Italia nidificano in Sardegna. Le specie di maggior rilievo sono i Fenicotteri Rosa, la Gallinella d’Acqua e la Folaga (Regione Autonoma della Sardegna, 2000).

Per quanto riguarda il resto della fauna numerose sono le specie che abitano la macchia mediterranea e i boschi della regione, fra cui specie uniche selezionatesi anche per la lontananza dal continente e l’antichità della Sardegna come il Muflone, la Foca Monaca e il Falco Pellegrino. Non meno importanti sono il Daino, il Cervo, il Cinghiale, il Gatto Selvatico e la Martora.

7.4.2 Inquadramento Vegetazionale Potenziale

Al fine di approfondire la caratterizzazione vegetazionale del territorio interessato dalle opere a progetto nel seguente paragrafo viene fornita un’analisi delle informazioni presenti nel Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR-Regione Sardegna, 2007).

In particolare il Piano Forestale Ambientale fornisce una descrizione dei lineamenti generali del paesaggio e l’inquadramento vegetazionale della Regione ad una scala sub-regionale e più precisamente alla scala di “distretto forestale” (Scala 1:200,000).

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Nei paragrafi seguenti si riporta dunque una sintesi delle “unità di paesaggio” e delle “serie di vegetazione” interessate dal tracciato del metanodotto (Figure A3_7.1a – A3_7.1h), desunta grazie alla sovrapposizione del tracciato a progetto sulle seguenti carte allegate ad ogni “Scheda Descrittiva di Distretto” (Allegato 1 del Piano Forestale Ambientale):

carta delle unità di paesaggio (scala 1:200,000);

carta delle serie di vegetazione (scala 1:200,000).

7.4.2.1 Descrizione delle Serie di Vegetazione Prevalenti

Si riportano di seguito le descrizioni delle serie di vegetazione così come riportate in Allegato 2 al Piano Forestale Ambientale della Sardegna.

7.4.2.1.1 Geosigmeto psammofilo sardo dei sistemi dunali litoranei - SA1

SA1 - Geosigmeto psammofilo sardo dei sistemi dunali litoranei (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae)

Distribuzione Prevalente

Distretto 1 (Rena Maiore, Spargi), 2 (Porto Ferro, litorale di Alghero, Platamona), 3 (Badesi), 4 (Capo Comino), 15 (Sinis, litorale di Arborea-Terralba), 19 (Pistis, Torre dei Corsari, Costa Verde, Buggerru), 24 (Porto Pino, S. Antioco, Porto Botte), 25 (Capo Teulada, Chia, Santa Margherita di Pula), 23 (Capo Carbonara, Cala Sinzias, Costa Rei), 22 (Lido di Orrì e Bari Sardo)

Altri Ambiti di Presenza

Si stabilisce ovunque vi siano arenili, anche di modesta entità.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

Spiagge, dune oloceniche mobili o stabilizzate. Ghiaie, sabbie e limi dei depositi alluvionali, colluviali eolici e litorali, nel piano fitoclimatico termomediterraneo superiore e inferiore con ombrotipo da secco inferiore a subumido inferiore.

Articolazione Catenale

Si tratta di diversi tipi di vegetazione che tendono a distribuirsi parallelamente alla linea di battigia e corrispondono a diverse situazioni ecologiche in relazione alla distanza dal mare, stabilità e diversa granulometria del substrato:

Vegetazione Psammofila Terofitica Alo-Nitrofila – Comunità annuali che crescono sulla zona della spiaggia inondata in inverno, sulla quale le mareggiate lasciano consistenti depositi di sostanza organica, soprattutto resti di Posidonia oceanica (associazioni Salsolo kali-Cakiletum maritimae e Atriplicetum hastato-tornabaeni);

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Vegetazione Psammofila Geofitica ed Emicriptofitica – Comunità perenni dominate da piante specializzate, ascrivibili alle medesime unità superiori di vegetazione (classe Ammophiletea), ma occupanti ambienti ecologicamente diversi, influenzati da un gradiente decrescente di salinità e uno crescente di evoluzione della duna e lontananza dal mare, nonché dalla diversa granulometria del substrato (associazioni Sporoboletum arenarii nel primo tratto della spiaggia emersa, Echinophoro spinosae-Elytrigetum junceae e Sileno corsicae-Elytrigetum junceae endemica sardo-corsa sulle dune embrionali, Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae e Sileno corsicae-Ammophiletum arundinaceae sulle dune bianche);

Vegetazione Psammofila Camefitica – Si tratta di garighe primarie che si sviluppano nei settori più interni, sul lato continentale della duna, con sabbie stabili e compatte, delle cosidette dune grigie. Sono cenosi estremamente vulnerabili in seguito alla destrutturazione della duna bianca e oltremodo pregiate, in quanto caratterizzate da entità fitogeograficamente rilevanti come Helichrysum microphyllum subsp. tyrrhenicum, Armeria pungens, Ononis natrix subsp. ramosissima, Scrophularia ramosissima ed Ephedra distachya (associazioni Helichryso microphylli-Armerietum pungentis, Ephedro-Helichrysetum microphylli, Pycnocomo rutifolii-Crucianelletum maritimae, Crucianello-Helichrysetum microphylli, Scrophulario- Helichrysetum microphylli, Armerio pungentis-Thymelaeetum tartonrairae);

Vegetazione Psammofila Terofitica – A mosaico con i tipi di vegetazione perenne delle dune embrionali, mobili e fisse del litorale, si rinvengono comunità terofitiche a fenologia tardo invernale-primaverile, inquadrabili nell’alleanza Alkanno-Maresion nanae dell’ordine Malcomietalia (associazioni Senecioni leucanthemifolii-Matthioletum tricuspidatae, Corrigiolo telephifoliae-Corynephoretum articulatae, Catapodio balearici-Silenetum beguinotii, Sileno nummicae-Malcomietum ramosissimae, Sileno nicaensis- Cutandietum maritimae, Hypecoo procumbentis-Silenetum nummicae);

Vegetazione Psammofila Fanerofitica – La vegetazione forestale psammofila, sulle dune è costituita da boscaglie a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, riferibili all’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae. Si tratta di microboschi a dominanza di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, costituiti da fanerofite cespitose sclerofilliche quali Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus e Juniperus turbinata. Frequenti le specie lianose ed in particolare Smilax aspera, Rubia peregrina, Clematis cirrhosa, Prasium majus, oltre alle geofite Ruscus aculeatus, Asparagus albus e Asparagus acutifolius

7.4.2.1.2 Serie Sarda, Termo Mediterranea del Lecci - SA12

SA12 - Serie sarda, termomediterranea del leccio (Pyro amygdaliformis-Quercetum ilicis)

Distribuzione Prevalente

Distretto 1: pianure della Gallura settentrionale, Piana del Padrongiano, distretto 2: pianure della Nurra, entroterra di Platamona, Piana del Coghinas, distretto 4: piana di Chilivani, distretto 8: piane di Posada e del Cedrino, distretto 12: Montiferru, distretto 13: Media Valle del Tirso, distretto 15: Sinis, Alto Campidano, distretto 19: Guspinese nord-orientale, specie nell’area di Pardu Atzei, distretto 24: Isola di Sant’Antioco, distretto 25: aree pedemontane del Sulcis settentrionale.

Altri Ambiti di Presenza

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La serie compare come edafo-mesofila in corrispondenza di piane alluvionali anche di modesta estensione.

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

Microboschi climatofili sempreverdi a Quercus ilex e Quercus suber. Nello strato arbustivo sono presenti alcune caducifoglie come Pyrus spinosa, Prunus spinosa e Crataegus monogyna, oltre ad entità termofile come Myrtus communis subsp. communis, Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus. Abbondante lo strato lianoso con Clematis cirrhosa, Tamus communis, Smilax aspera, Rubia peregrina, Lonicera implexa e Rosa sempervirens. Nello strato erbaceo le specie più abbondanti sono Arisarum vulgare, Arum italicum e Brachypodium retusum.

Caratterizzazione litomorfologica e Climatica

La serie è presente su substrati argillosi a matrice mista calcicola-silicicola nelle pianure alluvionali sarde, sempre in bioclima Mediterraneo pluvistagionale oceanico, piano fitoclimatico termomediterraneo con ombrotipi da secco inferiore a subumido inferiore.

Stadi della serie

Le formazioni di sostituzione sono rappresentate da arbusteti densi, di taglia elevata, a Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Pyrus spinosa, Crataegus monogyna, Myrtus communis subsp. communis (associazione Crataego monogynae-Pistacietum lentisci) e da praterie emicriptofitiche e geofitiche, a fioritura autunnale, dell’associazione Scillo obtusifoliae-Bellidetum sylvestris.

7.4.2.1.3 Serie Sarda Calcicola, Termo-Mesomediterranea del Leccio - SA15

SA15 - Serie sarda, calcicola, termo-mesomediterranea del leccio (Prasio majoris- Quercetum ilicis quercetosum virgilianae)

Distribuzione Prevalente

Distretto 2: Sassarese, Logudoro, distretto 6: Planargia, distretto 12: Montiferru, distretti 14-17: Sarcidano e Barbagia di Seulo.

Altri Ambiti di Presenza

La serie compare anche nelle zone di contatto catenale tra serie sempreverdi a leccio e serie caducifoglie termofile a quercia di Virgilio.

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

Micro- mesoboschi climatofili a Quercus ilex e Q. virgiliana, talvolta con Fraxinus ornus. Nello strato arbustivo sono presenti Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Crataegus monogyna, Arbutus unedo e Osyris alba. Tra le lianose sono frequenti Clematis vitalba, Rosa sempervirens, Hedera helix subsp. helix, Tamus communis, Smilax aspera, Rubia peregrina e Lonicera implexa. Lo strato erbaceo è occupato in prevalenza da Arisarum vulgare, Carex distachya, Cyclamen repandum e Allium triquetrum.

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Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

Questa serie si ritrova in prevalenza su calcari e marne miocenici dei settori nord-occidentali e in misura minore sui calcari del distretto dei Tacchi, ad altitudini comprese tra 100 e 400 m s.l.m. Ha il suo optimum nel piano bioclimatico mesomediterraneo inferiore con ombrotipo subumido inferiore.

Stadi della Serie

Le cenosi arbustive di sostituzione sono riferibili alle associazioni Rhamno alaterni-Spartietum juncei e Clematido cirrhosae-Crataegetum monogynae. Per quanto riguarda le garighe prevalgono le formazioni a Cistus creticus subsp. eriocephalus. Le praterie perenni emicriptofitiche sono riferibili alla classe Artemisietea e, infine, le comunità terofitiche alla classe Tuberarietea guttatae.

Serie Minori Accessorie

Boschi mesofili di Laurus nobilis.

7.4.2.1.4 Serie Sarda, Calcifuga, Termomeso Mediterranea della Sughera - SA19

SA19 - Serie sarda, calcifuga, termo-mesomediterranea della sughera (Galio scabri-Quercetum suberis)

Distribuzione Prevalente

Distretti 1 e 4: Gallura costiera e interna, distretto 8: Baronia, distretto 13: alta e media valle del Fiume Tirso, Mandrolisai, distretto 18: Ogliastra, distretto 20: alto e medio Campidano, distretto 22: Salto di Quirra, Gerrei, distretto 23: Sarrabus, distretti 19-24-25: Sulcis e Iglesiente.

Altri ambiti di Presenza

La serie si sviluppa anche in corrispondenza di superfici di estensione limitata, con basse pendenze su saboulon granitici, in aree a prevalenza di altre serie, incluse piccole zone delle isole di La Maddalena, Santo Stefano e Asinara (distretti 1-2).

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

Mesoboschi a Quercus suber con Q. ilex, Viburnum tinus, Arbutus unedo, Erica arborea, Phillyrea latifolia, Myrtus communis subsp. communis, Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus. Lo strato erbaceo è caratterizzato da Galium scabrum, Cyclamen repandum e Ruscus aculeatus. Comprende la subass. tipica quercetosum suberis e la subass. rhamnetosum alaterni.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

La serie si sviluppa su substrati granitici della Sardegna orientale e centro-meridionale (subass. querceto sum suberis), talvolta su metamorfiti (subass. rhamnetosum alaterni), ad altitudini comprese tra 200 e 550 m s.l.m., sempre in ambito bioclimatico Mediterraneo pluvistagionale oceanico, con condizioni termo- ed ombro tipiche variabili dal

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termomediterraneo superiore subumido inferiore al mesomediterraneo inferiore subumido superiore.

Stadi della Serie

La vegetazione forestale è sostituita da formazioni arbustive riferibili all’associazione Erico arboreae-Arbutetum unedonis e da garighe a Cistus monspeliensis e C. salviifolius; seguono prati stabili emicriptofitici della classe Poetea bulbosae e pratelli terofitici riferibili alla classe Tuberarietea guttatae.

7.4.2.1.5 Serie sarda, calgifuga, mesomediterranea della sughera - SA20

SA20 - Serie sarda, calcifuga, mesomediterranea della sughera (Violo dehnhardtii- Quercetum suberis)

Distribuzione Prevalente

distretti 1-4: Gallura, Monte Acuto, distretto 2: Logudoro, distretto 3: Anglona, distretti 5-10: Altopiano di Buddusò, Alà dei Sardi, Bitti e Osidda, distretto 6: Planargia, distretto 7: Mejlogu, distretto 9: Campeda, distretto 12: Montiferru, distretto 13: altopiano di Abbasanta, media valle del Tirso, distretto 17: Giara di Gesturi.

Altri Ambiti di Presenza

la serie si sviluppa anche in corrispondenza di colate laviche plioceniche di estensione limitata e altipiani vulcanici di modeste dimensioni, specie nella Sardegna settentrionale.

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

mesobosco dominato da Quercus suber con querce caducifoglie ed Hedera helix subsp. helix. Lo strato arbustivo, denso, è caratterizzato da Pyrus spinosa, Crataegus monogyna, Arbutus unedo ed Erica arborea. Negli aspetti più mesofili dell’associazione, riferibili alla subass. oenanthetosum pimpinelloidis, nel sottobosco compare anche Cytisus villosus. Gli aspetti termofili (subass. myrtetosum communis) sono differenziati da Pistacia lentiscus, Myrtus communis subsp. communis e Calicotome spinosa. Tra le lianose sono frequenti Tamus communis, Rubia peregrina, Smilax aspera, Rosa sempervirens e Lonicera implexa. Nello strato erbaceo sono presenti Viola alba subsp. dehnhardtii, Carex distachya, Pulicaria odora, Allium triquetrum, Asplenium onopteris, Pteridium aquilinum subsp. aquilinum, Brachypodium sylvaticum, Luzula forsteri e Oenanthe pimpinelloides. La voce comprende la subass. tipica oenanthetosum pimpinelloidis e la subass. myrtetosum communis.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica:

la serie trova il suo sviluppo ottimale sui substrati vulcanici oligo-miocenici e plio-pleistocenici della Sardegna nord-occidentale, nel piano fitoclimatico mesomediterraneo inferiore subumido inferiore e superiore ad altitudini comprese tra 50 e 450 m s.l.m. (subass. myrtetosum communis), e mesomediterraneo superiore con ombrotipi variabili dal subumido inferiore all’umido inferiore ad altitudini comprese tra 200 e 700 m s.l.m. (subass. oenanthetosum pimpinelloidis). La subassociazione tipica si sviluppa anche sui rilievi granitici della Sardegna settentrionale (Gallura), ma solo nel piano fitoclimatico

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mesomediterraneo superiore con ombrotipi compresi tra il subumido superiore e l’umido inferiore.

Stadi della Serie

alle quote più basse la subass. myrtetosum communis è sostituita da formazioni preforestali ad Arbutus unedo, Erica arborea, Myrtus communis subsp. communis e Calicotome villosa, riferibili alle associazioni Erico arboreae-Arbutetum unedonis e da formazioni di macchia dell’associazione Calicotomo-Myrtetum. Le garighe sono inquadrabili nell’associazione Lavandulo stoechadis-Cistetum monspeliensis. Le praterie perenni sono riferibili alla classe Artemisietea, mentre i pratelli terofitici alla classe Tuberarietea guttatae. Per intervento antropico, vaste superfici sono occupate da pascoli annuali delle classi Stellarietea e Tuberarietea guttatae. Alle quote superiori ai 400 m s.l.m., le tappe di sostituzione della subass. oenanthetosum pimpinelloidis sono costituite da formazioni arbustive ad Arbutus unedo, Erica arborea, Cytisus villosus, garighe a Cistus monspeliensis, praterie perenni a Dactylis hispanica, prati emicriptofitici della Poetea bulbosae, comunità annuali delle classi Tuberarietea guttatae e Stellarietea.

7.4.2.1.6 Serie Sarda, Neutro-Acidofila, Mesomediterranea della Quercia della Sardegna - SA22

SA22 - Serie sarda, neutro-acidofila, mesomediterranea della quercia di Sardegna (Ornithogalo pyrenaici-Quercetum ichnusae)

Distribuzione Prevalente

Distretto 2: Logudoro, distretto 3: Anglona, distretto 4: limitate aree della Gallura (Tempio, Bortigiadas), distretto 7: Mejlogu, distretto 9: Campeda, M.te S. Antonio, Marghine-Goceano, distretto 10: Barbagia di Ollollai, distretto 13: Mandrolisai, distretto 14: Barbagia di Belvì, distretto 18: Ogliastra.

Altri Ambiti di Presenza

La serie si sviluppa come edafo-mesofila in impluvi e colluvi di ridotta estensione in territori a prevalenza di leccete e sugherete mesofile (Galio scabri-Quercetum ilicis e Violo dehnhardtii-Quercetum suberis) nel Logudoro, Mejlogu, Anglona, Gallura, Montiferru, Marghine-Goceano, Barbagie e area del Gennargentu (distretti 2-3-4-7-9-10-13-14-18).

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

Micro-mesoboschi dominati da latifoglie decidue e semidecidue, con strato fruticoso a basso ricoprimento e strato erbaceo costituito prevalentemente da emicriptofite scapose o cespitose e geofite bulbose. Rispetto agli altri querceti sardi sono differenziali di quest’associazione: Quercus ichnusae, Q. dalechampii, Q. suber e Ornithogalum pyrenaicum. Sono taxa ad alta frequenza: Hedera helix subsp. helix, Luzula forsteri, Viola alba subsp. dehnhardtii, Brachypodium sylvaticum, Clematis vitalba, Q. ilex, Rubia peregrina, Carex distachya, Rubus gr. ulmifolius, Crataegus monogyna, Pteridium aquilinum subsp. aquilinum, Clinopodium vulgare subsp. arundanum. Oltre alla subassociazione tipica cytisetosum villosi, è presente la sub associazione ilicetosum aquifolii a contatto con aree a bioclima submediterraneo, che si differenzia per la presenza di Ilex aquifolium, Teucrium scorodonia,

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Sanicula europaea, Poa nemoralis, Q. congesta e Malus sylvestris. Inoltre su andesiti oligo-mioceniche del Logudoro, Mejlogu e Planargia (distretti 2-6-7) è presente una variante a Fraxinus ornus.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

Boschi caducifogli climatofili ed edafo-mesofili, che si rinvengono su substrati litologici di natura non carbonatica ed in particolare su basalti, andesiti, trachiti e metarenarie nella Sardegna centro-settentrionale. Dal punto di vista bioclimatico si localizzano in ambito Mediterraneo pluvistagionale oceanico, in condizioni termotipiche ed ombrotipiche comprese tra il mesomediterraneo inferiore-subumido inferiore ed il mesomediterraneo superiore-umido inferiore. Mostrano un optimum bioclimatico di tipo mesomediterraneo superiore-subumido superiore. Vegetano dai 280 ai 955 m di quota.

Stadi della Serie

Sono presenti mantelli attribuibili all’alleanza Pruno-Rubion, mentre gli arbusteti di sostituzione ricadono nella classe Cytisetea scopario-striati. Gli orli sono rappresentati da formazioni erbacee inquadrabili nell’ordine Geranio purpurei-Cardaminetalia hirsutae. L’eliminazione della copertura forestale e arbustiva, specie in aree di altopiano, ha favorito lo sviluppo di cenosi erbacee delle classi Poetea bulbosae, Molinio-Arrhenatheretea e Stellarietea mediae.

Serie Minori Accessorie

Boschi mesofili di Laurus nobilis.

7.4.2.1.7 Geosigmeto Mediterraneo Occidentale Edafoigrofilo e/o Planiziale, Eutrofico - SA26

SA26 - Geosigmeto mediterraneo occidentale edafoigrofilo e/o planiziale, eutrofico (Populenion albae, Fraxino angustifoliae-Ulmenion minoris, Salicion albae)

Distribuzione Prevalente

Distretto 2: Bacino del Rio Mannu di Porto Torres, distretto 7: Campu Giavesu, Piana di Santa Lucia (Bonorva), distretto 13: media e bassa valle del Tirso, distretto 15: Campidano di Oristano, distretto 20: Campidano di Cagliari, distretti 19-24-25: valle del Cixerri, Sulcis (Villa d’Orri, Rio di Pula, Sa Tuerra di Teulada), distretto 21: Marmilla, Trexenta, distretto 22: Rio di Quirra, tratto finale e foce del Fiume Flumendosa.

Altri Ambiti di Presenza

Distretto 2: Bacino del Calik (Nurra), distretto 3: Coghinas, distretto 8: Posada, Cedrino, distretto 19: Iglesiente (Rio Antas, Rio Mannu di Fluminimaggiore), distretti 24-25: Sulcis (Rio Mannu di Narcao, Rio di Chia e Rio di Santa Lucia).

Fisionomia, Struttura e Caratterizzazione Floristica dello Stadio Maturo

Mesoboschi edafoigrofili e/o planiziali caducifogli costituiti da Populus alba, Populus nigra, Ulmus minor, Fraxinus oxycarpa, Salix sp. pl. Presentano una struttura generalmente

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bistratificata, con strato erbaceo variabile in funzione del periodo di allagamento e strato arbustivo spesso assente o costituito da arbusti spinosi.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

Si rinvengono in condizioni bioclimatiche di tipo Mediterraneo pluvistagionale oceanico e temperato oceanico in variante submediterranea, con termotipi variabili dal termomediterraneo superiore al mesotemperato inferiore, su substrati di varia natura ma sempre caratterizzati da materiali sedimentari fini, prevalentemente limi e argille, parte dei quali può trovarsi in sospensione. Le acque evidenziano una marcata presenza di carbonati e nitrati, sono ricche in materia organica e sovente presentano fenomeni di eutrofizzazione.

Stadi della Serie

Gli stadi della serie sono disposti in maniera spaziale procedendo in direzione esterna rispetto ai corsi d’acqua. Generalmente si incontrano delle boscaglie costituite da Salix sp. pl., Rubus sp. pl., Tamarix sp. pl. ed altre fanerofite cespitose quali Vitex agnus-castus, Nerium oleander o Sambucus nigra. Più esternamente sono poi presenti popolamenti elofitici e/o elofito-rizofitici inquadrabili nella classe Phragmito-Magnocaricetea.

7.4.2.1.8 Geosigmeto Alofilo Sardo delle Aree Salmastre degli Stagni e delle Lagune Costiere - SA29

SA29 - Geosigmeto alofilo sardo delle aree salmastre, degli stagni e delle lagune costiere (Ruppietea, Thero-Suaedetea, Saginetea maritimae, Salicornietea fruticosae, Juncetea maritimi, Phragmito-Magnocaricetea)

Distribuzione Prevalente

Distretto 1: Portisco, Golfo di Olbia e delta del fiume Padrongianus, distretto 2: litorale di Pilo–Saline- Stagno di Casaraccio (Stintino), distretto 5: Porto San Paolo, San Teodoro, Budoni, distretto 8: Piana di Posada, La Caletta, San Giovanni, Cala Liberotto, foce del Cedrino, distretto 15: laguna di Marceddì, sistemi lagunari e stagnali di Santa Giusta-Cirras-S’Ena Arrubia, stagno di Cabras e laguna di Mistras, stagno di Sale ‘e Porcus e laguna de Is Benas, distretto 20: stagno de Is Molentargius, laguna di Santa Gilla e stagni limitrofi, distretto 23: stagno di Colostrai, distretto 24: laguna di Santa Caterina, zone umide di Sant’Antioco, Saline di Carloforte e zone umide limitrofe.

Altri Ambiti di Presenza

La microgeoserie si sviluppa in corrispondenza di tutti gli stagni e lagune, temporanei o permanenti, anche di piccola estensione, presenti in gran numero lungo le coste basse e sabbiose. Tra i più notevoli ricordiamo: distretto 1: aree umide dell’Arcipelago di La Maddalena, distretto 2: la laguna del Calik (Alghero), lo stagno di Platamona (Sorso), le aree umide dell’Asinara, distretto 3: la Foce del Coghinas, distretto 15: la laguna di Corru de S’Ittiri e le aree umide minori del Sinis come Putzu Idu-Sa Salina Manna-Su Pallosu, distretto 23: gli stagni di Feraxi, Notteri, Chia, distretto 24: Maestrale, Porto Botte e Baiocco.

Caratterizzazione Litomorfologica e Climatica

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Bacini retrodunali, delta fluviali, su conglomerati, sabbie e argille in terrazzi e conoidi alluvionali (alluvioni antiche) plio-pleistocenici. Si tratta di comunità vegetali specializzate a crescere su suoli generalmente limosoargillosi, scarsamente drenanti, allagati per periodi più o meno lunghi da acque salate. Questi microgeosigmeti sono uniformemente diffusi lungo le coste dell’isola, ma solo in particolari condizioni geomorfologiche raggiungono estensioni tali da renderli cartografabili.

Articolazione Catenale

Dalle depressioni più interne, a prolungata inondazione e successivo prosciugamento estivo, sino a quelle più esterne delle lagune salmastre sono presenti le seguenti comunità, disposte secondo gradienti ecologici determinati dai periodi di inondazione e/o sommersione, granulometria del substrato, salinità delle acque:

Vegetazione Alofila Sommersa – Nelle lagune e stagni sardi sono presenti diverse comunità vegetali mono- o paucispecifiche costituite da fanerogame sommerse (Ruppia maritima, R. cirrhosa, R. drepanensis e Althenia filiformis), riferite alla classe Ruppietea;

Vegetazione Alofila Terofitica – Comunità annuali che si sviluppano su suoli iperalini allagati per periodi più o meno lunghi (associazioni Salicornietum emerici, Suaedo maritimae- Salicornietum patulae, Salicornietum venetae);

Vegetazione Alo-Nitrofila Terofitica – Nelle zone soggette a periodiche inondazioni, che rilasciano consistenti depositi di materia organica, si sviluppano comunità annuali alo-nitrofile (associazioni Salsoletum sodae, Cressetum creticae, Spergulario salinae-Hordeetum marini);

Vegetazione Xero-Alofila Terofitica – Le radure terofitiche a mosaico con le comunità camefitiche ed emicriptofitiche, sono riferite alla classe Saginetea maritimae (ordine Frankenietalia pulverulentae). Tra queste è particolarmente diffusa l’associazione Parapholido incurvae-Catapodietum balearici;

Vegetazione Alofila Camefitica – Su suoli limoso-sabbiosi e limoso-argillosi allagati per periodi più o meno lunghi da acque salate, si sviluppano comunità perenni a dominanza di Chenopodiaceae, Plumbaginaceae e Poaceae specializzate, riferite all’ordine Salicornietalia fruticosae della classe Salicornietea fruticosae (associazioni Puccinellio festuciformis- Halimionetum portulacoidis, Cynomorio coccinae-Halimionetum portulacoidis, Puccinellio convolutae-Arthrocnemetum macrostachyi, Limoniastro monopetali-Arthrocnemetum macrostachyi, Puccinellio festuciformis-Sarcocornietum fruticosae, Sarcocornietum deflexae);

Vegetazione Alofila Emicriptofitica – Queste comunità vegetali occupano le depressioni retrodunali e peristagnali allagate nei mesi invernali, su substrato limoso-sabbioso. Sono conosciute cinque associazioni, caratterizzate dalla presenza di specie endemiche del genere Limonium, riferite all’alleanza endemica sarda Triglochino barrelieri-Limonion glomerati dell’ordine Limonietalia (classe Salicornietea fruticosae);

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Vegetazione Alofila Emicriptofitica e Geofitica – Le depressioni retrodunali e peristagnali su substrato sabbioso, umido anche in estate, sono occupate da comunità perenni paucispecifiche, a prevalenza di geofite ed emicriptofite delle famiglie Juncaceae, Asteraceae, Poaceae e Plumbaginaceae. Sono riferite alle alleanze Juncion maritimi e Plantaginion crassifoliae della classe Juncetea maritimi (associazioni Inulo crithmoidis-Juncetum maritimi, Junco maritimi-Spartinetum junceae, Limonio narbonensis-Juncetum gerardii, Junco acuti- Schoenetum nigricantis, Schoeno-Plantaginetum crassifoliae);

Vegetazione Alofila Emicriptofitica, Geofitica ed Elofitica – La vegetazione subalofila di transizione verso le comunità elofitiche, si sviluppa su substrati limosi, perennemente allagati o asciutti solo per brevi periodi, delle zone interne delle lagune. Viene inquadrata nell’ordine Scirpetalia compacti della classe Phragmito-Magnocaricetea (associazioni Scirpo-Juncetum subulati, Scirpetum compacto-littoralis, Astero tripolii-Bolboschoenetum maritimi).

7.4.2.2 Analisi della Vegetazione Potenziale lungo il Tracciato di Progetto

Nel seguente paragrafo, con riferimento ai sei tratti in cui è stato suddiviso il tracciato del metanodotto, si procede ad una descrizione delle serie di vegetazione potenziale presenti. Inoltre, si riportano alcuni dati di sintesi in merito all’interessamento, per i vari territori comunali, di:

boschi di latifoglie e conifere;

aree a pascolo naturale;

cespuglieti ed arbusteti;

macchia mediterranea e gariga;

aree a riconolizzazione naturale e artificiale;

pioppeti saliceti eucalipteti;

formazioni di ripa non arboree.

La Carta dell’Uso del Suolo cui tali informazioni fanno riferimento è riportata nel Volume B delle integrazioni al SIA, cui si rimanda.

7.4.2.2.1 Tratto I - Distretto 24 “Isole Sulcitane”

Il tratto I interessa esclusivamente il distretto forestale No. 24 “Isole Sulcitane” che si estende nella parte occidentale del sottosettore biogeografico Sulcitano (settore Sulcitano-Iglesiente), includendo le isole di S. Pietro e S. Antioco, con conseguente elevato sviluppo costiero. È inoltre caratterizzato dall'assenza di alti rilievi con quote che solo di rado superano i 600 m.

Sulla base delle ampie corrispondenze esistenti tra i settori prossimi alla costa o distanti da essa, unitamente alle differenze tra i substrati geolitologici, alle caratteristiche floristiche e delle serie di vegetazione, è possibile delineare due sub-distretti:

24a - Sub-distretto collinare interno, contraddistinto dalla presenza di litologie di tipo carbonatico e, secondariamente, di tipo metamorfico e vulcanico effusivo, con i relativi depositi di versante e terrazzi alluvionali.

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24b - Sub-distretto insulare e costiero, contraddistinto dall'influenza del mare e dalla predominanza di paesaggi su rocce effusive acide e da depositi alluvio-colluviali ed eolici litoranei.

Unità di Paesaggio

Il metanodotto a progetto interessa il distretto “Isole Sulcitane” nel tratto compreso tra l’approdo di Porto Botte e i pressi di Iglesias (Figura A3_7.1a).

L’unità di paesaggio predominante lungo il tracciato in questo distretto è quella delle “Pianure aperte, costiere e di fondo valle”.

Serie Vegetazione

Il tracciato si sviluppa nel primo tratto in ambito costiero interessando il sub-distretto costiero 24b. Nei pressi di Carbonia il metanodotto devia verso l’entroterra dove le caratteristiche vegetazionali sono quelle proprie del sub-distretto collinare interno 24a.

Le serie di vegetazione potenziale presenti in questo distretto (si veda la Figura A3_7.1a) sono:

SA1 “Geosigmeto psammofilo sardo dei sistemi dunali litoranei”, nel tratto costiero compreso tra l’approdo di Porto Botte e i pressi di Carbonia.

SA19 “Serie sarda, calcifuga, termomeso mediterranea della sughera” su gran parte del tracciato.

Al fine di fonire utili indicazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

Tabella 7.5 : Tratto I, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch GarigaRic. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

San Giovanni Suergiu - - 0.17 - - 0.16 - - 0.45 0.31 - 1.30 - - 1.15

Carbonia - - 1.04 0.18 - 0.34 - - 0.62 1.62 - 0.05 - - - (1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

7.4.2.2.2 Tratto II

Il tratto II del tracciato interessa da Sud a Nord diversi distretti forestali (Figura A3_7.1b a A3_7.1c) collocandosi di frequente ai loro confini:

distretto No. 25 “Monti del Sulcis”;

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distretto No. 19 “Linas-Marganai”;

distretto No. 20 “Campidano”;

distretto No 17 “Giare”;

distretto No. 16 “Arci-Grighine”;

distretto No. 15 “Sinis – Arborea”.

Unità di Paesaggio

Tutto il tratto ricade nelle aree pianeggianti del Campidano interessando per tutta la sua lunghezza l’unità di paesaggio “Pianure aperte, costiere e di fondo valle”.

Serie Vegetazione

Le serie di vegetazione potenziale predominanti in questi distretti e lungo il tracciato sono:

SA19 “Serie sarda, calcifuga, termomeso mediterranea della sughera” su gran parte del tracciato;

SA26 “Geosigmeto mediterraneo occidentale edafoigrofilo e/o planiziale, eutrofico” su brevi tratti:

nei pressi di di Pabillonis e di San Nicolò d’Arcidano- Uras,

dell’attraversamento del Fiume Tirso nei pressi di Ollastra.

Al fine di fonire utili indicazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

Tabella 7.6 : Tratto II, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch Gariga Ric. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Iglesias - - - - - - - - - - - - - - - Villamassargia - - - - - - - - - - - - - - - Dosmunovas - - - - 0.22 - - - - - - - - - -

Musei - - 0.20 - - - - - - 0.13 - - - - - Siliqua 0.87 - 0.36 - - - - - - - - - - - -

Vallermosa 1.33 - - - - - - - - - - - - - - Villasor 0.30 - - - - - - - - - - - - - -

Serramanna 0.79 - 0.06 - - - - - - - - - - - - Villacidro - - 0.92 - - - - 0.14 - - - - - - -

San Gavino Monreale - - 0.37 - - - - - - - - - - - - Sardara - - - - - - - - - - - - - - -

Pabillonis - - - - - - - - - - - - - - - Mogoro - - 0.17 - - - - - - - 0.09 - - - -

Uras - - 0.09 - - 0.75 - - - - - - - - - Marrubiu - - 1.08 0.08 - - - - - - 1.29 - - - -

Santa Giusta - - 0.09 - - - - - - 0.18 - - - - - Palmas - - - - - - - - - 0.62 - - - - -

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Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch Gariga Ric. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Arborea Oristano - - 1.30 - - - - - - - - - - - - Simaxis - - 0.75 - - 0.25 - 0.07 - 0.02 - - - - - Ollastra - - - - - - - - 0.01 - 0.09 - - - - Zerfaliu - - 0.78 - - - - - 0.06 - 0.21 - - - -

(1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

7.4.2.2.3 Tratto III

Il tratto III del tracciato interessa da Sud a Nord diversi distretti forestali (Figura A3_7.1d e A3_7.1e):

distretto No. 13 “Omodeo”;

distretto No. 9 “Marghine-Goceano”;

distretto No. 7 “Meilogu”.

Unità Paesaggio

In questo tratto il tracciato interessa tra Abbasanta (Provincia di Oristano) e Macomer (Provincia di Nuoro), l’unità di paesaggio delle “rocce effusive basiche” dell’Altopiano di Abbasanta.

In corrispondenza dell’abitato di Macomer viene interessato un breve tratto di circa 1.4 km su paesaggi delle “rocce effusive acide” della catena montuosa della Catena delle Marghine. Il tracciato torna quindi su “rocce effusive basiche” dell’Altopiano di Campeda.

Circa 4 km ad Est dell’abitato di Bonorva il tracciato attraversa diverse unità: circa 1.4 km su “paesaggi su calcari organogeni e calcareniti”, “rocce effusive acide” e “pianura di fondovalle”.

Nella porzione finale del tratto III nei pressi di Torralba (Provincia di Sassari) si passa dai “calcari organogeni e calcareniti” a “rocce effusive acide” e “basiche”, fino alle “pianure di fondovalle”.

Serie Vegetazione

Le serie di vegetazione potenziale predominanti lungo il tracciato sono:

SA19 “Serie sarda, calcifuga, termomesomediterranea della sughera” nella parte meridionale del tratto (nei pressi del Lago Omodeo);

SA26 “Geosigmeto mediterraneo occidentale edafoigrofilo e/o planiziale, eutrofico” in corrispondenza in corrispondenza del Rio Mannu di Mores (nei pressi di Bonorva);

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SA20 “Serie sarda, calcifuga, mesomediterranea della sughera”, nei pressi di Macomer e presso Torralba;

SA22 “Serie sarda, neutro-acidofila, mesomediterranea della quercia della Sardegna”, nella zona a Nord di Macomer;

SA15 “Serie sarda calcicola, termo-mesomediterranea del leccio”, in un breve tratto nei pressi di Bornorva.

Al fine di fonire utili indicazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

Tabella 7.7 : Tratto III, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch Gariga Ric. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Villanova - - - - 0.08 0.75 - - 0.23 - - - - - - Paulilatino 0.33 2.66 - 0.67 - 2.70 - - 2.69 0.54 - - - - - Abbasanta 0.52 0.79 - 1.82 - 0.16 - - 0.31 - 0.16 - - - - Norbello - - - 0.99 - 0.13 - - 0.44 - 0.16 - - - - Borore - - - 0.57 - 0.46 - - 0.02 - - - - - -

Macomer 0.44 0.27 - 0.05 - 3.80 - - 1.21 0.14 0.24 - - 0.02 - Sindia - - - - - 0.31 - - - - - - - - -

(Semestene) - - - - - - - - - - - - - - - Bonorva - 0.76 - 0.86 - 1.30 - - 1.00 1.60 1.71 - - - - Torralba 0.15 - - 0.37 - - - - - - 0.34 - - - - Mores - - - 1.34 - - - - 0.29 - - - - - -

(1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

7.4.2.2.4 Tratto IV - distretto 4 “ Coghinas-Limbaia”

Il tratto IV interessa esclusivamente la porzione meridionale del distretto forestale “Coghinas-Limbaia” che comprende la piana di Ozieri e l’area dell’invaso artificiale del Coghinas (Figura A3_7.1f).

Dal punto di vista biogeografico il distretto Coghinas-Limbara ricade interamente all’interno del distretto siliceo del sottosettore costiero e collinare fatta eccezione per il massiccio del Limbara che fa parte del distretto del Limbara e di Monti del Marghine del sottosettore delle montagne silicee. La vegetazione è rappresentata in massima parte da boschi sempreverdi a dominanza di sughera e, secondariamente, di leccio.

Unità Paesaggio

In questo tratto il tracciato interessa l’unità di paesaggio “pianure di fondovalle” nella porzione iniziale a Sud dell’invaso del Coghinas per poi interessare “metamorfiti”, “rocce intrusive” e marne e calcari marnosi” nei pressi di Oschiri.

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Serie Vegetazione

Le serie di vegetazione potenziale predominante lungo il tratto sono:

SA20 “Serie sarda, calcifuga, mesomediterranea della sughera” nella parte iniziale del tratto;

SA19 “Serie sarda, calcifuga, termomesomediterranea della sughera” nella parte finale del tratto, presso Oschiri.

Al fine di fonire utili indicazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

Tabella 7.8 : Tratto IV, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch GarigaRic. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Ozieri - - - - - 0.31 - 0.05 - - - - - - - Oschiri 0.74 - - 2.48 - - - - 0.04 0.19 - - - - -

(1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

7.4.2.2.5 Tratto V

Il tratto V del tracciato interessa da Ovest ad Est i distretti forestali:

No. 4 “ Coghinas-Limbaia” (descritto al paragrafo precedente);

No. 5 “M. Lerno, Monti di Alà e Loiri”.

Entrambi i distretti ricadono interamente all’interno del distretto siliceo del sottosettore costiero e collinare. Le cenosi forestali sono rappresentate prevalentemente da formazioni a sclerofille sempreverdi in particolare a dominanza di sughera e secondariamente di leccio (Figura A3_7.1g).

Unità Paesaggio

In questo tratto compreso l’unità di paesaggio predominante è quella delle “rocce intrusive”.

Serie Vegetazione

Le serie di vegetazione potenziale predominante (si veda la Figura A3_7.10) lungo il tratto è la SA19 “Serie sarda, calcifuga, termomesomediterranea della sughera”.

Al fine di fonire utili indicazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

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Tabella 7.9 : Tratto V, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch Gariga Ric. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Berchidda - 0.38 - 3.67 - - - - 0.10 - 0.06 - - - - Monti 0.45 1.77 - 3.55 - - 0.12 - 0.72 - - - - - - Loiri

Porto San Paolo 0.06 0.07 - 0.42 - - - - - - 0.21 - - - -

(1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

7.4.2.2.6 Tratto VI - Distretto 1 “Alta Gallura”

Il tratto VI del tracciato e la Centrale di Olbia interessano esclusivamente la porzione meridionale del distretto forestale “Alta Gallura” (Figura A3_7.1g).

Unità Paesaggio

L’area della Centrale di Olbia cosi come la porzione terminale del tratto in corrispondenza del punto di approdo ricadono sull’unità di paesaggio delle “Pianure aperte, costiere e di fondovalle”. L’unità di paesaggio predominante è comunque quella delle “rocce intrusive” come tutta l’area del distretto.

Serie Vegetazione

Le serie di vegetazione potenziale predominante lungo il tratto è la SA12 “Serie sarda, termo mediterranea del leccio”. La porzione finale del tratto VI, in corrispondenza delle aree umide degli stagni costieri di Olbia è caratterizzata dalla serie SA29 “Geosigmeto alofilo sardo delle aree salmastre degli stagni e delle lagune costiere”.

Al fine di fonire utili inidcazioni in merito alla presenza di tali serie di vegetazione lungo il tracciato di progetto nella seguente tabella sono riportate le tipologie di aree naturali e seminaturali attraversate del metanodotto nel tratto in esame. L’ubicazione di tali aree è riportata nella Carta dell’Uso del Suolo (Volume B del SIA 2009).

Tabella 7.10 : Tratto VI, Aree Naturali e Seminaturali

Lunghezza di attraversamento [km] (1) Comune

Agr.for Latif Piopp. Sugh Conif Pasc Cesp Ripa Macch Gariga Ric. nat

Ric. art Spiag Veg. Saline

Olbia 0.59 0.05 - 0.45 - - - - 0.57 1.00 0.01 - 0.08 - - (1) Note: Gli elementi riportati nelle colonne sono i seguenti: 1) aree agroforestali; 2) boschi di latifoghe, 3) pioppeti saliceti eucalitteti; 4) sugherete; 5) arboricoltura con essenze forestali (conifere); 6) aree a pascolo naturale; 7) cespuglieti ed arbusteti; 8) formazioni di ripa non arboree; 9) macchia mediterranea; 10) gariga; 11) aree a ricolonizzazione naturale; 12) aree a ricolonizzazione artificiale 13) spiagge 14) aree con vegetazione rada 15) saline

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7.4.3 Inquadramento Avifauna Potenziale (IBA)

7.4.3.1 IBA 191 “Isola di San Pietro e Sant’Antioco”

L’IBA191 “Isola di San Pietro e Sant’Antioco”, costituita da un’area terrestre (di superficie pari a 3,826 ha) e da un’area marina (di superficie pari a 10,640 ha) comprende un arcipelago di isole di origine vulcanica interessante per parecchie specie tra le quali spicca il Falco della regina.

L’IBA comprende cinque zone disgiunte sulle due isole maggiori. Tutte le aree costiere delle due isole maggiori sono comprensive di una fascia marina di 2 km dalla costa:

Isola di Sant’Antioco:

costa occidentale da Punta della Salina al Villaggio dei Ciclopi (escluso) inglobando le saline;

la parte meridionale a sud della linea Villaggio Polifemo-Maladroxia (esclusi).

Isola di San Pietro:

Saline di Carloforte;

lo Stagno della Vivania;

parte nord-occidentale dell’isola.

Inoltre, sono comprese le isole Piana (esclusa l’area urbana di Villa Marina), dei Ratti, del Toro e della Vacca (compresi gli scogli e il mare in una fascia larga 500 metri attorno a tutte le isole).

Tabella 7.11: Criteri IBA No. 191

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Berta minore Puffinus yelkouan B A4ii, B1ii, B3, C3

Falco delle regina Falco eleonorae B A4ii, B1iii, B2, C2,

C6 Gabbiano corso Larus audouinii B A1, C1, C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Berta maggiore (Calonectris diomedea) Uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus) Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) Falco pellegrino (Falco peregrinus) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

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7.4.3.2 IBA190 “Stagni del Golfo di Palmas”

L’IBA190 “Stagne del Golfo di Palmas”, costituita da un’area terrestre (di superficie pari a 1,889 ha) e da un’area marina (di superficie pari a 5,975 ha) comprende un complesso di zone umide importante per lo svernamento e la nidificazione di uccelli acquatici, localizzato sulle coste che si affacciano sul Golfo di Palmas.

Tale area comprende lo Stagno Baiocca, lo Stagno di Porto Botte, la Salina di Sant’Antioco, lo stagno di Santa Caterina, il braccio di mare, con relative secche, tra l’Isola di Sant’Antioco e la terraferma, fino allo Stagno e’Forru e Peschiera di Boi Cervus.

Inoltre include lo Stagno Cirdu, lo stagno a Sud di Sant’Antioco e le relative zone umide costiere sulla costa orientale dell’Isola di Sant’Antioco.

Oltre al braccio di mare che separa l’Isola di Sant’Antioco dalla Sardegna, appartiene all’IBA anche una fascia marina larga 2 km che si estende dallo sbocco del Canale Circondario all’altezza dello Stagno Baiocca.

Tabella 7.12: Criteri IBA No. 190

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Garzetta Egretta garzetta W C6

Fenicottero Phoenicopterus

ruber W

A4i, B1ii, B2, C2, C6

Falco di palude Circus aeruginosus B C6 Falco di palude Circus aeruginosus W C6 Pollo sultano Porphyrio porphyrio B C6

Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus

B C6

Occhione Burhinus

oedicnemus B C6

Gabbiano roseo Larus genei B C2, C6 Gabbiano roseo Larus genei W C6 Fraticello Sterna albifrons B C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Avocetta (Recurvirostra avosetta) Fratino (Charadrius alexandrinus) Sterna zampenere (Gelochelidon nilotica) Sterna comune (Sterna hirundo) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

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7.4.3.3 IBA178 “Campidano Centrale”

L’IBA178 “Campidano Centrale”, costituita da un’area di superficie pari a 34,100 ha, comprende una vasta area di pianura importante per varie specie tra cui la Gallina prataiola che è compresa tra Samassi, Villacidro, San Gavino Monreale, Pabillonis, Guspini, Terralba, Marrubiu e la strada statale No. 131 che rappresenta il limite nordorientale.

Dall’area sono escluse tutte le aree urbane situate lungo il perimetro. Un piccolo tratto del perimetro Nord-Ovest coincide con quello dell’IBA 182- “Stagni di Oristano e Capo San Marco” a partire dal Fiume Mannu.

Tabella 7.13: Criteri IBA No. 178

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Pollo sultano Porphyrio porphyrio B C6 Gallina prataiola Tetrax tetrax B C6

Occhione Burhinus

oedicnemus B C6

Piviere dorato Pluvialis apricaria B C6

Calandra Melanocorypha

calandra B C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Falco di palude (Circus aeruginosus) Albanella reale (Circus cyaneus) Averla capirossa (Lanius senator) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.3.4 IBA179 “Altopiano di Abbasanta”

L’IBA179 “Altopiano di Abbasanta”, avente un’area di superficie pari a 27,792 ha, è costituita da un altopiano steppico che include un comprensorio di grande pregio ornitologico situato tra Abbasanta, Borore, Silanus, Bolotana, Ottana e Sedilo. Sono escluse le zone urbane di Aidomaggiore, Sedilo, Borore e Birori.

Tabella 7.14: Criteri IBA No. 179

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Nibbio reale Milvus milvus B C6 Nibbio reale Milvus milvus W C6 Gallina prataiola Tetrax tetrax B C6

Occhione Burhinus

oedicnemus B C6

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Piviere dorato Pluvialis apricaria B C6 Ghiandaia marina Coracias garrulus B C6

Calandra Melanocorypha

calandra B C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Grifone (Gyps fulvus) Calandrella (Calandrella brachydactyla) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.3.5 IBA177 “Altopiano di Campeda”

L’IBA177 “Altopiano di Campeda”, con una superficie pari a 11,058 ha, è costituita da prati, incolti e boschi e rappresenta una zona di particolare importanza per la Gallina prataiola. La zona è compresa tra Macomer, Sindia, Semestene, la linea ferroviaria e la strada a nord di Mulargia.

Tabella 7.15: Criteri IBA No. 177

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Nibbio reale Milvus milvus B C6 Nibbio reale Milvus milvus W C6 Albanella minore Circus pygargus B C6 Gallina prataiola Tetrax tetrax B C6

Occhione Burhinus

oedicnemus B C6

Piviere dorato Pluvialis apricaria B C6

Calandra Melanocorypha

calandra B C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Grifone (Gyps fulvus) Grillaio (Falco naumanni) Ghiandaia marina (Coracias garrulus) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota:

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(*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.3.6 IBA173 “Campo d’Ozieri”

L’IBA173 “Campo d’Ozieri”, con una superficie pari a 20,753 ha, è costituita da una vasta area arida e pianeggiante delimitata a Sud dalla strada n° 128 bis, da Chilivani (escludendo l’area urbana e l’ippodromo) e da San Nicola. Ad Est dalla strada n° 199 e dal Monte Ulia (escluso). A Nord dal Monte su Crastù Ruiù, da Tula (area urbana esclusa) e dal Monte Sassu. Ad Ovest dal Monte Pittu (escluso), dal Rio Badu Ruiù, da Ardara (area urbana esclusa) e dalla strada che da qui porta a Mores (area urbana esclusa). E’ inclusa nell’IBA la parte sud del Lago del Coghinas.

Tabella 7.16: Criteri IBA No. 173

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Albanella minore Circus pygargus B C6 Gallina prataiola Tetrax tetrax B C6 Gallina prataiola Tetrax tetrax W C6

Occhione Burhinus

oedicnemus B C6

Calandra Melanocorypha

calandra B C6

Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.3.7 IBA 174 “Arcipelago di Tavolara, Capo Ceraso e Capo Figari”

L’IBA174 “Arcipelago di Tavolara, Capo Ceraso e Capo Figari”, costituita da un’area terrestre (di superficie pari a 3,672 ha) e da un’area marina (di superficie pari a 20,536 ha) comprende complesso di isole e penisole della Sardegna nordorientale importante soprattutto per l’avifauna marina. L’IBA è composta da quattro zone disgiunte:

le isole di Tavolara, Molara, Molarotto e di Figarolo;

la penisola di Capo Figari, escluso Golfo Aranci;

la penisola di Capo Ceraso, incluse Punta delle Saline e le Saline;

lo Stagno di San Teodoro.

Per quel che riguarda il mare, l’IBA comprende la Riserva Marina Tavolara - Punta Coda Cavallo (inclusi tutti gli scogli e gli isolotti) e una fascia larga 2 km attorno ai due capi.

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Tabella 7.17: Criteri IBA No. 174

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Berta maggiore Calonectris diomedea

B C6

Berta minore Puffinus yelkouan B A4ii, B1iii, B3

Marangone dal ciuffo Phalacrocorax

aristotelis B C6

Falco pellegrino Falco peregrinus B C6

Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus

B C6

Gabbiano corso Larus audouinii B A1, C1, C6 Sterna comune Sterna hirundo B C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Fratino (Charadrius alexandrinus) Fraticello (Sterna albifrons) Legenda Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota: (*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.3.8 IBA170 “Arcipelago della Maddalena e Capo Ceraso”

L’IBA170 “Arcipelago della Maddalena e Capo Ceraso”, costituita da un’area terrestre (di superficie pari a 5,234 ha) e da un’area marina (di superficie pari a 49,190 ha) comprende arcipelago granitico composto da numerose isole. L’IBA comprende il Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena (isole e zona marina), l’Isola dei Cappuccini (compresa fascia marina larga 500 m) e il Capo Ferro (compresa fascia marina larga 2 km).

Tabella 7.18: Criteri IBA No. 170

Criteri relativi a singole specie Specie Nome Scientifico Status Criterio

Berta maggiore Calonectris diomedea

B C6

Marangone dal ciuffo Phalacrocorax

aristotelis B C6

Falco pellegrino Falco peregrinus B C6 Gabbiano corso Larus audouinii B A1, C1, C6

Specie (non qualificanti) prioritarie per la gestione Sterna comune (Sterna hirundo) Legenda: Status: B = specie nidificanti; W = specie svernanti

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Criteri singole specie: C2 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie gregaria inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C3 = Il sito ospita regolarmente almeno l’1% di una “flyway” di una specie gregaria non inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” (*). C6 = Il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie inclusa in Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”. Questo criterio si applica se il sito contiene più dell’1% della popolazione nazionale (*). Nota:

(*) I criteri che prevedono soglie dell’1% non si applicano a specie con meno di 100 coppie in Italia.

7.4.4 Sopralluoghi in Sito (Ottobre 2009)

Le aree Natura 2000 attraversate dalla sezione terrestre del metanodotto sono state oggetto di specifico sopralluogo di ricognizione e verifica ambientale nel mese di Ottobre 2009. Inoltre sono stati condotti sopralluoghi in sito in corrispondenza delle aree di maggior interesse naturalistico interessate dal tracciato. Tali aree sono:

aree degli approdi e zone SIC/ZPS attraversate dal tracciato;

corsi d’acqua di interesse naturalistico presenti lungo l’intero tracciato:

Foce del Rio Sassu e Stagno di Santa Caterina,

Riu Flumentepido (Comune di Carbonia, Provincia di Carbonia Iglesias),

Torrente Leni (Comune di Villacidro, Provincia di Media Campidano),

Rio S. Elena (Comune di Simaxis, Provincia di Oristano),

Fiume Tirso (Comune di Zerfaliu, Provincia di Oristano),

Riu Temo (Comune di Macomer, Provincia di Nuoro),

Riu Mannu Pedrosu (Comuni di Oschiri e Berchidda, Provincia di Olbia - Tempio),

Riu Mannu (Comuni di Torralba e Mores, Provincia di Sassari),

Riu Mannu d’Ozieri (Comune di Ozieri, Provincia di Sassari),

Riu di Berchidda (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio),

Riu Calarighe (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio),

Rio Parasole (Comune di Loiri Porto San Paolo, Provincia di Olbia - Tempio),

Rio della Castagna(Comune di Olbia, Provincia di Olbia - Tempio).

Nel seguito del paragrafo sono descritti gli esiti dei sopralluoghi lungo i corsi d’acqua. Maggiori informazioni sono riportate nel Volume E (studi di incidenza) e in Appendice alla Sezione A2 del presente volume, in cui sono riportate le schede di attraversamento dei corsi d’acqua sopra elencati. Tali schede riportano, tra le altre informazioni, il rilievo vegetazionale e la valutazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF).

Per la descrizione delle aree di approdo e delle zone SIC/ZPS attraversate dal tracciato si rimanda al Volume E.

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7.4.4.1 Area di Foce del Riu Sassu e dello Stagno di Santa Caterina

La palude del Riu Sassu si estende su di una superficie di circa 40 ettari a monte del SIC ITB042223 “Stagno di Santa Caterina”, con cui è confinante. La palude è alimentata dalle acque del Riu Sassu, un corso d’acqua a carattere torrentizio che sfocia nel canale circondariale dello stagno di Santa Caterina e da qui direttamente in mare.

Figura 7.1: Inquadramento Geografico della Palude del Riu Sassu

Nel seguito si riporta una descrizione di dettaglio delle specie vegetali ed animali presenti nell’area di foce del Riu Sassu e dello Stagno di Santa Caterina.

7.4.4.1.1 Inquadramento Vegetazionale

Il Riu Sassu è un corso d’acqua a carattere torrentizio con flusso intermittente e presenza di un alveo asciutto o con pozze residue durante parte dell’anno.

Il sistema ripario nel punto di attraversamento è tendenzialmente semplificato dal punto di vista vegetazionale con presenza di un filare di Eucalyptus globosus ed esemplari riparali di Tamarix gallica non organizzati in complessi di tipo vegetazionale.

Il settore a monte del Riu Sassu è un’ampia zona depressa ricoperta da estese comunità di erbe palustri. In particolare, si alternano canneti a Phragmites australis e tifeti a Typha domingensis (=Typha angustifolia ssp. australis) che ricoprono gran parte della depressione. Inoltre è presente una prateria a Spartina juncea, graminacea neofita (N-America), segnalata per la prima volta sul litorale nord adriatico e precisamente nella laguna di Grado nel 1969 (Simonetti & Musi, 1970) e in forte espansione sulle coste italiane. Spartina juncea tende a formare popolamenti molto chiusi propagandosi attivamente tramite lunghi rizomi. Si tratta

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di una specie ad ampia valenza ecologica e di spiccata capacità invasiva che tende a colonizzare le aree retrodunali lungo il sistema costiero e le depressioni occupate da vegetazione alofila.

Figura 7.2: Area Palustre in prossimità della foce del Riu Sassu

Questa ampia depressione è in stretto contatto con il SIC ITB042223 “Stagno di Santa Caterina”, caratterizzato dalla presenza di un complesso di habitat legati agli ambienti marini e salmastri, in particolare praterie e fruticeti alofili.

L’estesa area palustre, con canneti tipici di acqua dolce, crea, unitamente al SIC, una complessa area umida che garantisce, in relazione all’articolazione ambientale e vegetazionale, un rilevante contenuto in biodiversità, sia di tipo ecologico che specifico.

Il contatto tra due ambienti, differenziati in relazione a parametri ambientali come ad esempio il contenuto salino, permette potenzialmente di stimolare la formazione di successioni spaziali con sequenze fitocenotiche complesse che determinano relazioni funzionali con vantaggio per la fauna, per il comparto floro-vegetazionale e per l’assetto territoriale-paesaggistico.

La palude del Riu Sassu rientra nella categoria delle aree umide costiere del Piano Paesaggistico della Regione Sardegna ed è perciò inserita nelle componenti di paesaggio con valenza ambientale. L’orientamento di gestione indicato per questo tipo di aree dal PPR corrisponde ad una classe A, che si riferisce a “situazioni in cui i requisiti di qualità ambientale della risorsa richiedono sia garantita la minima interferenza rispetto alle tendenze evolutive caratteristiche della dimensione ambientale e naturale del sistema, ovvero il loro accompagnamento in funzione del ristabilimento degli equilibri ambientali dell’area”.

7.4.4.1.2 Inquadramento Faunistico

L’area del SIC e le zone adiacenti risultano importanti soprattutto per l’avifauna migratoria in sosta o svernante, ma anche per alcune specie nidificanti, alcune delle quali rivestono grande importanza in termini di conservazione (Pollo sultano, Occhione). Dal momento che la palude confina con zone a pascolo o seminativi e contiene al suo interno zone incolte, le fasce ecotonali sono numerose e permettono la compresenza di numerose specie di uccelli con esigenze differenti, come si può facilmente evincere dalla lunga lista di avifauna presente nel Formulario Standard del SIC ITB042223.

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La palude del Riu Sassu si trova al di fuori del SIC ITB042223, ma si configura come una zona ricca di avifauna nidificante e migratoria di pregio appartenente ad un contesto più ampio di zone umide; l’intera area del Golfo di Palmas, compresi i SIC “Stagno di Santa Caterina” e “Stagno di Porto Botte” rientra nei confini della Important Bird Area (IBA) No. 190, “Stagni del Golfo di Palmas”.

Figura 7.3: Veduta dello stagno di S. Caterina (SIC ITB042223)

Le zone umide del Golfo di Palmas (complesso denominato "Palmas - Sant'Antioco" e di cui gli Stagni di Santa Caterina e di Porto Botte-Mulargia costituiscono il fulcro), in base ai risultati del monitoraggio invernale 1993-2001 effettuato nell'ambito dei censimenti nazionali e internazionali (I.N.F.S., Wetlands International e R.A.S.) degli "uccelli acquatici svernanti", costituiscono nel loro complesso una "Zona umida di Importanza Internazionale" (benchè non ne sia stato ancora ufficializzato l'inserimento nella "Lista Ramsar") perchè rispettano i parametri richiesti dalla Convenzione di Ramsar riguardo alla presenza regolare di diverse specie d'avifauna acquatica "svernante". Il criterio 6 della Convenzione, ai fini dell'identificazione, recita: “una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita regolarmente l'1% degli individui di una specie o sottospecie di uccello acquatico”. In particolare, il criterio è soddisfatto per Cormorano (1,000 individui: 1% della popolazione del Mar Mediterraneo/Mar Nero), per Fenicottero (800 individui: 1% della popolazione dell'Europa NW) e per il Fratino (700 individui: 1% della popolazione dell'Atlantico E). La popolazione regolarmente svernante nel complesso di Palmas di ognuna di queste tre specie supera di norma, spesso abbondantemente, la soglia dell'1%.

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Figura 7.4: Limicoli (Calidris sp. pl.) in alimentazione nello Stagno di S. Caterina

Vengono classificate “Aree di interesse nazionale” quelle che ospitano regolarmente almeno l'1% delle loro popolazioni svernanti in Italia, purchè superiori a 5 individui. Nel Sulcis il criterio è regolarmente soddisfatto per le seguenti specie: Airone cenerino, Garzetta, Volpoca, Fischione, Falco di palude, Avocetta, Fratino, Totano moro, Pettegola, Gambecchio, Gabbiano reale, Gabbiano roseo e Beccapesci. I censimenti degli anni successivi (2002-2009) non fanno altro che confermare, e anzi ampliare, la portata di tali risultati di indagine.

Nella zona umida di Santa Caterina, i rilievi ornitologici effettuati interessano non solo il cosiddetto specchio d'acqua dello Stagno di Santa Caterina, coincidente parzialmente col perimetro ufficiale del S.I.C. omonimo, ma anche le caselle salanti, i suoi argini e gli acquitrini, adiacenti o presenti alla foce del Riu Palmas, oltre che una larga fascia di mare antistante nel tratto attraversato dal metanodotto all'interno del Golfo di Palmas (dove si muovono Marangoni, Cormorani, Berte, Sule, Strolaghe, ma anche Laridi, Anatidi e Sternidi, spesso in gran numero). I risultati finora pubblicati dalla letteratura specializzata in realtà sono relativi a rilievi effettuati in molto meno della metà della superficie dello stagno di Santa Caterina, originariamente chiamato di Palmas e pertanto vengono riportate in essi sempre cifre sottostimate.

Il sito riveste grande importanza per lo "svernamento" del Fenicottero, con punte massime di circa 5000 individui censiti contemporaneamente (Floris & Todde, 2001), ma la sua importanza non è certo inferiore durante i passi come dimostrano, oltre ai conteggi, anche le risultanze delle letture degli anelli di individui inanellati provenienti da Francia, Spagna,

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Algeria, Turchia e Italia peninsulare e consultabili presso gli archivi ISPRA (ex-INFS). Il "Palmas" è, inoltre, uno dei siti più importanti nel Mediterraneo per lo svernamento del Falco pescatore (nello Stagno di Santa Caterina ne sono stati contati fino a 15 individui in contemporanea anche durante i censimenti IWC- International Waterfowl Census), del Gabbiano roseo (concentrazioni di oltre 1500 individui contemporaneamente in un solo stagno) e, secondo recenti studi (Grussu & Floris, 2005), della Cicogna nera, una specie elusiva e di non facile reperibilità in Italia. Per quanto riguarda quest'ultima specie, il Palmas rappresenta uno dei siti più importanti d'Italia per lo svernamento, il più importante della Sardegna e vi è stata individuata la principale rotta migratoria sarda (30 individui max. il 15 marzo 2009). Figura inoltre tra i siti più importanti della Sardegna e d'Italia per la presenza del Pollo sultano (Andreotti, 2001), con punte anche di 40-50 coppie nidificanti (corrispondente a circa il 10 % della popolazione nazionale, una percentuale decisamente significativa) valutate in alcune stagioni degli ultimi 30 anni (in special modo nella palude di Riu Sassu).

Nella tabella seguente si riportano una serie di dati ornitologici raccolti negli ultimi anni dagli ornitologi locali (GIG, Gruppo d’intervento Giuridico) e dall’ISPRA-Wetland International (Censimenti invernali coordinati IWC - International Waterfowl Census).

Tabella 7.19: Elenco delle Specie Nidificanti e Svernanti N° INDIVIDUI CENSITI

All. I Dir.

Uccelli

CODICE NOME

COMUNE NOME

SCIENTIFICO NIDIFICAZIONE (coppie)

SVERNAMENTO/PASSO

(individui)

SI A022 Tarabusino Ixobrycus minutus n.d. n.d.

SI A023 Nitticora Nycticorax nycticorax

n.d. n.d.

SI A024 Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides n.d. n.d. SI A026 Garzetta Egretta garzetta 200 >1% SI A029 Airone rosso Ardea purpurea 10-20 n.d.

SI A035 Fenicottero Phoenicopterus ruber roseus

n.d. 2000

SI A060 Moretta

tabaccata Aytyha niroca n.d. n.d.

SI A081 Falco di palude Circus

aeruginosus 5-10 >1%

SI A094 Falco

pescatore Pandion haliaetus 1-15

SI A095 Grillaio Falco naumanni n.d. n.d.

SI A103 Falco

pellegrino Falco peregrinus n.d. n.d.

SI A124 Pollo sultano Porphyrio porphyrio

25 n.d.

SI A131 Cavaliere

D’Italia Himantopus himantopus

100 n.d.

SI A132 Avocetta Recurvirostra

avosetta 200 n.d.

SI A133 Occhione Burhinus

oedicnemus n.d. n.d.

SI A138 Fratino Charadrius

alexandrinus n.d. 1000

SI A180 Gabbiano

roseo Larus genei 10-50 1000 (>1%)

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N° INDIVIDUI CENSITI All. I Dir.

Uccelli

CODICE NOME

COMUNE NOME

SCIENTIFICO NIDIFICAZIONE (coppie)

SVERNAMENTO/PASSO

(individui)

SI A189 Sterna

zampenere Gelochelidon

nilotica 2-10 n.d.

SI A193 Sterna comune Sterna hirundo 30-300 n.d. SI A195 Fraticello Sterna albifrons 50-200 n.d.

SI A224 Succiacapre Caprimulgus europaeus

n.d. n.d.

SI A229 Martin

pescatore Alcedo atthis n.d. n.d.

SI A243 Calandrella Calandrella

brachydactyla n.d. n.d.

SI A255 Calandro Anthus campestris n.d. n.d.

SI Aquila minore Hieraëtus pennatus

n.d. n.d.

NO Airone cenerino Ardea cinerea >1% NO Pettegola Tringa totanus 5-10 >1% NO Totano moro Tringa erythropus n.d. >1% NO Gambecchio Calidris minuta n.d. >1%

NO Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis

n.d. 1000

NO Volpoca Tadorna tadorna n.d. >1%

NO Gabbiano comune

Larus ridibundus n.d. n.d.

NO Fistione turco Netta rufina n.d. n.d.

NO Beccapesci Sterna

sandvicensis n.d. n.d.

NO Moretta Aythya fuligula n.d. n.d. NO Moriglione Aythya ferina n.d. n.d. NO Marzaiola Anas querquedula n.d. n.d. NO Germano reale Anas platyrhyncos n.d. n.d. NO Fischione Anas penelope >1% NO Corriere piccolo Charadrius dubius n.d. n.d.

NO Gallinella d'acqua

Gallinula chloropus

n.d. n.d.

NO Folaga Fuliga atra n.d. n.d. NO Porciglione Rallus acquaticus n.d. n.d.

NO Tuffetto Tachybaptus

ruficollis n.d. n.d.

NO Gruccione Merops apiaster n.d. n.d.

NO Cannaiola Acrocephalus

scirpaceus n.d. n.d.

NO Cannareccione Acrocephalus arundinaceus

n.d. n.d.

NO Usignolo di

fiume Cettia cetti n.d. n.d.

NO Beccamoschin

o Cisticola juncidis n.d. n.d.

NO Migliarino di

palude Emberiza

schoeniclus n.d. n.d.

NO Saltimpalo Saxicola torquata n.d. n.d. NO Pigliamosche Muscicapa striata n.d. n.d.

NO Averla

capirossa Lanius senator n.d. n.d.

NO Gheppio Falco tinnunculus n.d. n.d.

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N° INDIVIDUI CENSITI All. I Dir.

Uccelli

CODICE NOME

COMUNE NOME

SCIENTIFICO NIDIFICAZIONE (coppie)

SVERNAMENTO/PASSO

(individui)

NO Assiolo Otus scops n.d. n.d. NO Civetta Athene noctua n.d. n.d. NO Barbagianni Tyto alba n.d. n.d. NO Tortora Streptopelia turtur n.d. n.d. NO Allodola Alauda arvensis n.d. n.d. NO Rondine Hirundo rustica n.d. n.d. NO Poiana Buteo buteo n.d. n.d.

7.4.4.2 Riu Flumentepido (Comune di Carbonia, Provincia di Carbonia Iglesias)

Una densa formazione ad Arundo donax con Phragmites australis, ma con ruolo subordinato, ricopre omogeneamente tutto il settore ripario. Sono presenti anche alcuni individui arbustivi di Pistacia lentiscus, Tamarix africana, Rubus ulmifolius.

La fascia retroriparia è caratterizzata sulla sponda destra da una prateria ruderale dominata da Inula viscosa e Inula graveolens. Segue in posizione distale un bosco d’impianto si di Eucalyptus globosus.

Il settore spondale sinistro è in stretto contatto con un versante collinare densamente ricoperto da macchia mediterranea.

Figura 7.5: Tipi Vegetazionali, Riu Flumentepido

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a III (mediocre).

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7.4.4.3 Torrente Leni (Comune di Villacidro, Provincia di Media Campidano)

Il sistema spondale è ricoperto da una densa fitocenosi di Salix atrocinerea. La fisionomia è quella di una fitta boscaglia o microbosco altamente coprente con struttura semplicata. Lo strato superiore è decisamente monodominato dal salice mentre il soprassuolo erbaceo presenta uno scarso ricoprimento al suolo e dal punto di vista compositivo è assai impoverito e con Rubia peregrina, Parietaria officinalis. Lungo il settore ripario sono presenti alcuni esemplari di Typha domingensis.

La componente mantellare a ridosso del saliceto, soprattutto sulla riva destra è rappresentata da un cespuglietto a Tamarix gallica associato, ma con ruolo secondario a Salix purpurea, Nerium oleander e Rubus ulmifolius.

Oltre il settore strettamente ripario la copertura vegetale è determinata da una prateria a carattere ruderale con evidente fase di inarbustamento, più accentuata sulla riva destra.

Il substrato è formato da matrice grossolana è l’ambiente è quello tipico glareicolo con elevata recettività che si caratterizza soprattutto per ospitare una diversità floristica accentuata, determinata da specie spesso con ecologia differenziata. Spiccano i cespi di Juncus acutus tra arbusti di Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Olea europea, Ficus carica, Cistus monspeliensis, Helichrysum italicum, Artemisia arborescens, immersi in una matrice erbacea con Lagurus ovatus, Foeniculum vulgare, Lavatera olbia, Mentha suaveolens. L’area spondale sinistra alla prateria ruderale si associano esemplari d’impianto di Eucalyptus globosus e Opuntia ficus-indica.

Figura 7.6: Tipi Vegetazionali, Torrente Leni

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Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.4 Rio S. Elena (Comune di Simaxis, Provincia di Oristano)

L’alveo del rio è densamente ricoperto da un fitto canneto ad Arundo donax con abbondante presenza, in alcuni tratti, di Rubus ulmifolius.

La densità della formazione non permette di raggiungere le sponde del corso d’acqua.

L’area a contatto con ambedue i sistemi spondali è occupata da frutteti.

Figura 7.7: Tipi Vegetazionali, Rio S.Elena

Al momento del rilievo il tratto interessato si presentava completamente privo di portate idriche e con alveo interamente vegetato. Non sussistono pertanto i requisiti per l’applicazione del metodo I.F.F.

7.4.4.5 Fiume Tirso (Comune di Zerfaliu, Provincia di Oristano)

Il fiume presenta lungo gran parte del suo corso una rigogliosa fascia boscata dominata su gran parte del tratto da Populus alba, P. nigra e Salix alba. La struttura della formazione si configura a tratti come un vero e proprio bosco a galleria.

Sotto il pioppeto la componente erbacea è caratterizzata Lythrum salicaria, Holoschenus australis, cespi di Juncus acutus e Cyperus eragrostis. Dove il bosco ripariale è meno

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coprente e nelle zone aperte prevale la boscaglia a Tamarix gallica e Salix purpurea che tende a formare una fascia continua nel settore retrostante e più elevato rispetto alla formazione arborea a pioppi. A tratti sono presenti sporadici nuclei di canneto a Phragmites australis con Lythrum salicaria.

Nelle zone più disturbate sia a contatto con il fiume ma anche in aree distali al canneto si sostituisce una formazione ad Arundo donax che può coprire anche discrete superfici. Nel punto di attraversamento il bosco ripariale è stato completamente rimosso su ambedue le sponde e al momento dell’indagine la zona spondale era ricoperta da una vegetazione erbacea di sostituzione a scarsa copertura e composta soprattutto da specie sinantropiche e ruderali tipiche di ambienti degradati e con colonizzazione in atto da parte di Rubus ulmifolius. Anche la presenza di una comunità ad Arundo donax lungo la sponda sinistra ha un valore appropriato alla condizione di estrema manomissione dell’ecosistema ripario.

Figura 7.8: Tipi Vegetazionali, Fiume Tirso

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a III-IV (mediocre-scadente).

7.4.4.6 Riu Temo (Comune di Macomer, Provincia di Nuoro)

La presenza di estesi pascoli recintati non ha permesso di raggiungere il punto preciso di attraversamento del tracciato. Sulla base dell’analisi delle foto aeree il rio risulta

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tendenzialmente omogeneo, dal punto di vista della copertura vegetale, lungo tutto il suo corso all’interno dell’altopiano di Campeda, per tale motivo l’indagine effettuata nel sito scelto si può ritenere rappresentativa dell’intero corso.

Anche in questo caso il corso d’acqua risulta parzialmente in secca con formazione di pozze temporanee.

La vegetazione spondale è poco rappresentata e costituita da un filare discontinuo di Fraxinus oxycarpa e Salix alba con sporadici nuclei arbustivi formati soprattutto da Rubus ulmifolius e Rosa canina.

I pascoli sono direttamente a contatto con la fascia spondale.

Figura 7.9: Tipi Vegetazionali, Riu Temu

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II-III (buono-mediocre).

7.4.4.7 Riu Mannu Pedrosu (Comuni di Oschiri e Berchidda, Provincia di Olbia - Tempio)

La vegetazione arborea spondale è rappresentata da una formazione a struttura lineare principalmente costituita da esemplari di Fraxinus oxycarpa e secondariamente Salix alba, S. purpurea e Tamarix gallica.

Il tamerice forma una densa boscaglia lungo la fascia spondale sinistra formando una struttura mantellare a ridosso della cortina di frassino.

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Il settore ripariale, interno all’alveo, è occupato da un tifeto a Typha domingensis distribuito in modo omogeneo su ambedue le sponde. La fitocenosi è caratterizzata dalla dominanza assoluta della specie fisionomizzante associata ad altre specie come Lycopus europaeus, Paspalum paspaloides, Calystegia sepium.

In alcuni tratti sono presenti anche nuclei di canneto a Phragmites australis, comunità che a monte del punto di attraversamento occupa l’intero alveo.

I banchi formati da sedimento fine che emergono dal pelo d’acqua nel settore strettamente ripariale sono occupati da piccole praterie a Paspalum paspaloides.

L’area di contatto con il sistema fluviale è caratterizzata da pascoli con elevate coperture di Inula graveolens.

Figura 7.10: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu Pedrosu

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.8 Riu Mannu (Comuni di Torralba e Mores, Provincia di Sassari)

La copertura ripariale è molto rada e caratterizzata dalla presenza di isolati esemplari arborei di Fraxinus oxycarpa e secondariamente di Salix alba, in parte anche bruciati. La disposizione discontinua non permette la formazione di una vera fascia arborea spondale.

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Doc. No. 07-377-H32Rev. 0 – Dicembre 2009

Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-106 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

La vegetazione erbacea igrofila è rappresentata da una comunità dominata da Cyperus longus con Juncus effusus, Teucrium scordium, Alisma plantago-aquatica, Pulicaria dysenterica e Berula erecta.

Sulla superficie dell’acqua sono presenti piccole colonie di Lemna minor.

Figura 7.11: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a III (mediocre).

7.4.4.9 Riu Mannu d’Ozieri (Comune di Ozieri, Provincia di Sassari)

Il sistema ripariale delle due sponde presenta aspetti differenziati soprattutto dal punto di vista strutturale e nella caratterizzazione vegetazionale.

La sponda destra ha una maggior profondità con sviluppo delle comunità vegetali legate al corso d’acqua anche nell’area retrostante la stretta fascia spondale. È presente infatti un ampio terrazzo fluviale, che si interpone tra i seminativi e la riva, con un esteso canneto a Phragmites australis, una densa boscaglia di Tamarix gallica e settori con vegetazione erbacea a carattere ruderale.

Il canneto è caratterizzato da elevate coperture di Phragmites australis con presenza costante di Iris pseudacorus. All’interno del canneto si notano esemplari arborei di Fraxinus oxycarpa e arbustivi di Tamarix gallica.

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-107 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

La boscaglia di tamerice è in stretto contatto col fragmiteto.

Parte del terrazzo è occupato da una prateria di tipo ruderale, utilizzata per il pascolo, dominata da Festuca gr. pratensis con Cynosurus echinatus, Sylibum marianum, Carlina corymbosa, Dypsacus fullonum, Daucus carota, Foeniculum vulgare, Eryngium campestre, Heliotropium europaeum, Portulaca oleracea, Inula viscosa, I. graveolens, Taraxacum officinale.

La vegetazione strettamente ripariale è formata da tifeti a Typha domingensis che a monte del punto di attraversamento colonizza l’intero alveo. Entrano nel corteggio del tifeto anche Mentha aquatica, Spargaium erectum, Lythrum salicaria, Calystegia sepium.

Sono presenti su terreno più asciutto anche cespi di Juncus acutus, ma con diteribuzione disaggregata.

In alveo le microzolle di accumulo di sedimento fine sono colonizzate da Paspalum paspaloides. In acqua è stata rilevata la presenza di Myriophyllum spicatum che costituisce comunità idrofitiche sommerse e radicanti. Mentre sulla superficie Lemna minor forma piccole colonie pleustofitiche in prossimità della riva.

La componente arborea è costituita da una cortina di scarsa profondità con Fraxinus oxycarpa e secondariamente Salix alba e Tamarix gallica nello strato arbsutivo con tendenza a costituire comunità di tipo mantellare nella fascia retrostante.

Sulla sponda sinistra il filare arboreo risulta ancora meno denso e con disposizione molto discontinua.

Figura 7.12: Tipi Vegetazionali, Riu Mannu d’Ozieri

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Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.10 Riu di Berchidda (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio)

In corrispondenza del Riu di Berchidda il tracciato del metanodotto non coinvolge l’asta fluviale ma soltanto l’area ripariale. L’Indice di Funzionalità Fluviale è stato comunque applicato al vicino tratto fluviale che potrebbe essere interessato dalla cantierizzazione dell’opera.

Il sistema spondale del corso d’acqua risulta in parte danneggiato dovuti alle forti dinamiche delle piene recenti. Si notano lungo le sponde accumuli di materiale vegetale trasportato dall’acqua.

La fascia strettamente spondale presenta una copertura vegetale in larga parte determinata da una formazione arborea di Alnus glutinosa associato, ma con ruolo secondario, a Salix alba. Sulla sponda destra sono presenti anche esemplari di Fraxinus oxycarpa. La componente arborea seppur fitta si stabilisce sopra una matrice lineare e continua di Rubus ulmifolius con sporadica presenza di Smilax aspera.

Il salice bianco (Salix alba), a monte del punto di attraversamento, diventa l’elemento dominate della cortina riparia in associazione con il tamerice.

Figura 7.13: Tipi Vegetazionali, Riu di Berchidda

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-109 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

I settori dove manca la componente arborea e le zone più arretrate dalla linea ripariale sono caratterizzati dalla presenza di una fitta boscaglia costituita principalmente da Tamarix gallica e Salix purpurea. All’interno della stessa fascia si inserisce anche un arbusteto a Salix atrocinerea. Nella sequenza spaziale dal corso d’acqua verso l’interno alle formazioni arbustive si sostituisce una prateria di tipo ruderale con elementi arbustivi rappresentati soprattutto dal tamerice e piccoli esempi di macchia a Pistacia lentiscus. La composizione erbacea è dettata dalla presenza di specie legate soprattutto al pascolo come Galactites tomentosa, Asphodelus macrocarpus, Phoeniculum vulgare. Nei tratti più umidi e nelle micro depressioni in frangia soprattutto alla boscaglia di tamerice sono presenti nuclei di Polygonum scoparium e Holoschoenus australis.

Il tracciato non attraversa il corso d’acqua ma lambisce in parte il sistema ripariale della sponda destra. Le componenti coinvolte dall’opera sono il bosco ripario ad Alnus glutinosa e la boscaglia di Tamarix gallica.

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.11 Riu Calarighe (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio)

Nel tratto d’indagine il corso d’acqua scorre incassato tra due versanti collinari caratterizzati ambedue da pascoli arborati con Quercus suber. L’alveo presenta una larghezza ridotta di circa 3-4 m con assenza di vegetazione idrofitica. La fascia ripariale è coperta da una stretta cortina arborea di Alnus glutinosa ma densamente coprente.

Figura 7.14: Tipi Vegetazionali, Riu Calarighe

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-110 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Lo strato arbsutivo ed erbaceo sono scarsamente rappresentati. Sporadicamente tra gli ontani compaiono esemplari arbustivi di Salix atrocinerea, Prunus spinosa e le rampicanti Hedera helix, Smilax aspera e Vitis vinifera.

La copertura erbacea risulta assai ridotta e costituita principalmente da Mentha aquatica, Hydrocotyle vulgaris, Polypodium australe e Parietaria officinalis.

In condizioni di marcata sciafilia sotto la copertura della cortina arborea ripariale si osserva anche la presenza della rara felce Osmunda regalis.

Dove la copertura arborea si apre o risulta assente è sostituita da una boscaglia di Rubus ulmifolius e Tamarix gallica.

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.12 Rio Parasole (Comune di Loiri Porto San Paolo, Provincia di Olbia - Tempio)

Corso d’acqua a carattere torrentizio con presenza nell’alveo di massi arrotondati e di diversa grandezza che indicano l’elevata capacità di trasporto delle acque di deflusso superficiale (Bacchetta et. al., 2005). La fascia spondale del rio presenta evidenti danneggiamenti soprattutto a carico della componente arbustiva, con individui piegati o completamente sradicati, per effetto di una recente piena. La boscaglia ripariale con Tamarix gallica e Salix purpurea che probabilmente ricopriva omogeneamente il sistema spondale, risulta ora decisamente disaggregata e caratterizzata dalla presenza di pochi esemplari malridotti.

Figura 7.15: Tipi Vegetazionali, Riu Parasole

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Doc. No. 07-377-H32Rev. 0 – Dicembre 2009

Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-111 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

In alcuni tratti sono presenti nuclei di scarsa estensione di Holoschoenus australis. Nell’alveo dove il flusso idrico diventa meno turbolento si rinvengono piccoli esempi di prateria igrofila a Paspalum paspaloides. Si tratta di una comunità che si forma tipicamente nei periodi di minima portata dei corsi d’acqua su accumulo di sedimenti fini e dal punto di vista compositivo sono spesso tendenti al monofitismo.

Nella zona ripariale più interna su terreni più elevati ambedue le sponde sono ricoperte da esemplari arborei di Olea europaea, probabilmente residui di vecchie colture. La componente arbustiva è rappresentata a tratti da dense boscaglie a Rubus ulmifolius ma anche da aspetti riconducibili alla macchia mediterranea con Pistacia lentiscus, Quercus ilex, Myrtus communis, Cistus monspeliensis, Smilax aspera, Asparagus albus.

La copertura erbacea è decisamente a carattere ruderale con tratti dominati da Oryzopsis miliacea associata a Cynosurus echinatus, Inula viscosa, Chenopodium ambrosioides, Rumex crispus, Dipsacus fullonum, Phytolacca americana, Hypericum perforatum, Briza maxima, Daucus carota, Bromus sterilis.

Un siepe fitta ricopre il margine della strada che percorre la zona più rialzata della sponda sinistra, sono presenti esemplari arborei di Quercus ilex con Pistacia lentiscus, Olea europaea, Rhamnus alaternus, Myrtus communis, Cistus monspeliensis.

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

7.4.4.13 Rio della Castagna (Comune di Olbia, Provincia di Olbia - Tempio)

Il Rio della Castagna è stato coinvolto da recenti eventi di piena che hanno determinato azioni distruttive con fenomeni di scalzamento di parte della vegetazione erbacea ed arbustiva. Inoltre l’inondazione ha causato la formazione di una scarpata di erosione lungo la sponda destra. Per tale motivo la copertura vegetazionale presenta aspetti molto disturbati con zone di accumulo di materiale vegetale trasportato dall’acqua.

Nel punto di attraversamento il rio si caratterizza per la presenza di una continua formazione forestale ad Alnus glutinosa che ricopre uniformante ambedue le fasce ripariali. Si tratta di una fascia boscata di discreta profondità che si configura strutturalmente come una cortina arborea. L’organizzazione verticale della formazione presenta una densa copertura a carico dello strato superiore dove l’ontano nero rappresenta l’elemento dominante e caratterizzante. Compaiono alcuni esemplari arborei di Eucaliptus sp. e sporadici arbusti di Salix atrocinerea. Manca completamente la componente erbacea.

Nel punto di attraversamento il rio si caratterizza per la presenza di una continua formazione forestale ad Alnus glutinosa che ricopre uniformante ambedue le fasce ripariali. Si tratta di una fascia boscata di discreta profondità che si configura strutturalmente come una cortina arborea. L’organizzazione verticale della formazione presenta una densa copertura a carico dello strato superiore dove l’ontano nero rappresenta l’elemento dominante e caratterizzante. Compaiono alcuni esemplari arborei di Eucaliptus sp. e sporadici arbusti di Salix atrocinerea. Manca completamente la componente erbacea.

Una boscaglia discontinua e molto frammentata a Tamarix gallica e Salix purpurea occupa la fascia retrostante strettamente a contatto, con funzione e struttura di tipo mantellare. In alcuni tratti tale formazione è sostituita da densi roveti a Rubus ulmifolius. In frangia all’ontaneta su superfici molto ridotte e in forma disaggregata compaiono piccoli nuclei di Holoschoenus australis.

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-112 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nei settori più elevati sono presenti alcuni esemplari arbustivi di Quercus ilex con Cistus salvifolius, C. monspeliensis, Pistacia lentiscus, Olea europaea. La vegetazione erbacea si configura con caratteri di tipo ruderale per un corteggio formato soprattutto da Inula viscosa, Asphodelus macrocarpus, Solanum nigrum, Rumex obtusifolius.

L’area di contatto al sistema fluviale si caratterizza per la presenza di un’estesa matrice agro-pastorale. Il piano campagna della sponda destra risulta più elevato rispetto al territorio contiguo alla sponda sinistra ed è separato dall’asta fluviale da un profondo zoccolo di erosione.

Il settore strettamente adiacente al comparto ripariale corrisponde ad un pascolo in fase di abbandono, testimoniata dalla diffusione di Cistus monspeliensis non ancora strutturato in forme aggregative di tipo vegetazionale ma con discreto grado di ricoprimento. Nelle vicinanze è presente una macchia a Pistacia lentiscus con alcuni esemplari di Olea europaea.

Si segnala la presenza di numerose siepi all’interno del tessuto colturale, soprattutto costituite da arbusti di lentisco (Pistacia lentiscus) con Asparagus albus, Olea europea.

Figura 7.16: Tipi Vegetazionali, Riu della Castagna

Al corpo idrico è stato assegnato un IFF pari a II (buono).

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7.4.5 Carta degli Habitat Potenziali

Ad ulteriore approfondimento delle caratteristiche vegetazionali lungo il tracciato del metanodotto è stata realizzata un’analisi degli habitat potenzialmente presenti ed interessati dall’opera a progetto. L’analisi è stata condotta mediante fotointerpretazione di immagini satellitari ad alta risoluzione con il supporto di appoggi ed indagini a terra in aree campione.

È stata così elaborata una carta degli habitat di interesse comunitario potenzialmente presenti lungo il tracciato del metanodotto all’interno di un’area di ampiezza totale pari a 60 m centrata sull’asse del tracciato di progetto (Volume B delle integrazioni al SIA).

Le categorie di uso del suolo (che fanno riferimento alla classificazione Corine) ed i corrispondenti codici degli habitat potenzialmente presenti lungo il tracciato di progetto sono riportati di seguito in Tabella.

Tabella 7.20: Corrispondenze tra le Tipologie di Uso del Suolo Rilevate Lungo il Tracciato Terrestre del GALSI e Potenziali Habitat Presenti

CLC Uso del Suolo e Possibili Habitat Potenziali Habitat

Presenti

21 Seminativi

22 Colture permanenti

31 Zone boscate

32 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva ed erbacea

41 Zone umide interne

42 Zone umide costiere

112 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado

131 Aree estrattive

221 Vigneti

222 Frutteti

223 Oliveti

231 Prati e prati-pascoli avvicendati

242 Sistemi colturali e particellari complessi

243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti

244 Pascolo arborato con potenziale presenza dell'habitat 6310 6310

311 Boschi di latifoglie con potenziale presenza degli habitat 9330, 9340

9330, 9340

321 Prati-pascoli naturali e praterie con potenziale presenza degli habitat 6210(*), *6220

6210(*), *6220

324 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione

333 Aree con vegetazione rada

422 Saline con potenziale presenza dell'habitat potenziale *1150 *1150

511 Corsi d'acqua, canali, idrovie con potenziale presenza degli habitat 3150, 3280, 3290

3150, 3280, 3290

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CLC Uso del Suolo e Possibili Habitat Potenziali Habitat

Presenti

1221 Linee ferroviarie e spazi associati

1222 Viabilità stradale e sue pertinenze

1224 Acquedotti, elettrodotti, oleodotti e metanodotti sopraelevati

1332 Suoli rimaneggiati ed artefatti

1412 Aree incolte nell'urbano

2243 Eucalitteti

3116 Boschi di specie igrofile con potenziale presenza degli habitat *91e0, 92a0, 92d0

*91E0, 92A0, 92D0

3122 Boschi di pino nero, laricio, silvestre, loricato

3231 Macchia

3232 Gariga con potenziale presenza dell'habitat 5330 5330

3311 Vegetazione psammofila litorale con potenziale presenza degli habitat 2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260 e 1210

2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260, 1210

4111 Canneti a fragmite

12211 Ferrovie ad un binario

31122 Querceti di roverella

31165 Alneti ripariali, habitat *91e0 *91E0

32312 Macchia a lentisco

La descrizione degli habitat potenzialmente interessati dalla realizzazione del metanodotto è riportata nella tabella seguente.

Tabella 7.21 – Habitat potenzialmente interessati dalla realizzazione del progetto Galsi.

Codice Habitat Descrizione *1150 Lagune costiere

1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine

2110 Dune mobili embrionali

2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (“dune bianche”)

2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae

2230 Dune con prati del Malcolmietalia

*2250 Dune costiere con Juniperus spp.

2260 Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavenduletalia

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba

3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion

5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici

6210(*) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura d’orchidee)

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Codice Habitat Descrizione *6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue del Thero-

Brachypodietea

6310 Dehesas con Quercus spp. sempreverde

*91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

92A0 Foresta a galleria di Salix alba e Populus alba

92D0 Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

9330 Foreste di Quercus suber

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Per la distribuzione degli habitat lungo il tracciato e la localizzazione precisa si rimanda alla allegata cartografia di dettaglio (Volume B delle Integrazioni al SIA).

I valori del consumo derivante dalla realizzazione del metanodotto di progetto per ciascuna tipologia di uso del suolo e habitat potenzialmente interessato e le valutazioni in merito sono trattati successivamente al Paragrafo relativo alla valutazione degli impatti e misure di mitigazione.

7.4.6 Carta della Potenzialità Faunistica

Ad ulteriore approfondimento delle caratteristiche faunistiche lungo il tracciato del metanodotto è stata realizzata un’analisi della della potenziale presenza di specie faunistiche (potenzialità faunistica) lungo il tracciato del metanodotto a progetto. A tale scopo è stata realizzata una Carta della Valenza Faunistica presentata nel Volume B delle integrazioni al SIA. Si descrivono di seguito i prinicipali risultati e le metodologie adottate per la realizzazione.

7.4.6.1 Caratterizzazione Faunistica

La checklist faunistica considerata per il presente studio comprende le specie di interesse comunitario, ovvero le specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE e nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, che potenzialmente possono frequentare l’area di studio sia in modo stabile, che in modo occasionale per motivi trofici, di sosta o riproduttivi.

L’elenco di specie è stato elaborato su base bibliografica e principalmente si sono utilizzate le specie presenti nei Formulari Standard e negli elenchi delle IBA (Important Bird Area) interessate dal passaggio del tracciato. A questo elenco sono state aggiunte tutte le specie citate nell’Allegato II della Convenzione di Berna.

7.4.6.2 Indice Faunistico di Conservazione (IFC)

Per poter ipotizzare il valore faunistico delle diverse specie potenzialmente presenti nell’area di studio, si è utilizzato un indice faunistico di conservazione (IFC), per poter rappresentare mediante un valore numerico il grado di importanza conservazionistica della specie, valutata attraverso degli indicatori ricavabili da parametri legislativi.

In particolare sono stati presi in considerazione:

l’allegato II della Direttiva 92/43/CEE detta “Direttiva Habitat” e l’allegato I della Direttiva 79/409/CEE detta “Direttiva Uccelli”;

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la “IUCN red list of threatened species 2009.2”, integrata per le specie endemiche dal Libro Rosso degli animali d’Italia;

l’allegato II della Convenzione di Berna adottata nel 1979 per la conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa.

Per quanto concerne le liste delle Direttive Europee si è attribuito:

valore 3 alle specie di interesse comunitario contenute nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e allegato II della Direttiva Habitat;

valore 2 alle specie di interesse comunitario contenute solo nell’Allegato IV della Direttiva Habitat;

Dall’esame della Lista Rossa nazionale, si è scelto di attribuire:

valore 4 alle specie ad altissimo rischio di estinzione (CR e EN);

valore 3 alle specie ad alto rischio di estinzione (VU);

valore 2 alle specie a basso rischio (LR) e quasi minacciate (NT);

valore 1 alle specie di minimo rischio (LC).

Per il valore derivante dall’inserimento nell’allegato 2 della Convenzione di Berna si è attribuito:

valore 2 alle specie inserite nell’Allegato II della Convenzione;

valore 1 alle altre specie non inserite nel suddetto allegato.

Attribuendo a ciascuna specie i valori precedentemente definiti, il calcolo dell’ IFC della specie è ottenuto dalla somma dei rispettivi valori conservazionistici:

IFC = Valore Direttive + Valore IUCN e Lista Rossa + Valore Convenzione di Berna

Nella Tabella seguente sono elencate le specie di interesse comunitario potenzialmente presenti nell’area di studio, le rispettive forme di conservazione ed il valore dell’indice faunistico di conservazione IFC calcolato.

Tabella 7.22: Checklist (in ordine sistematico) delle specie potenziali, forme di tutela e indice IFC

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Cerambyx cerdo x x x VU 10 Papilio hospiton x x x EN 11 Lindenia tetraphylla x x x LC 8 Saga pedo Saga x x VU 7 Bufo viridis Rospo smeraldino x x LC 5 Discoglossus sardus

Discoglosso sardo x x x LC 8

Hyla sarda Raganella tirrenica x x LC 5 Speleomantes flavus

Geotritone di Monte Albo

x x x VU 10

Speleomantes genei

Geotritone di Gené x x x VU 10

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-117 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Speleomantes imperialis

Geotritone imperiale x x x NT 9

Euproctus platycephalus

Euprotto sardo x x EN 8

Accipiter gentilis arrigonii

Astore ss. di Sardegna e Corsica

x x EN 8

Accipiter nisus wolterstorffi

Sparviere di Sardegna x VU 4

Aquila chrysaetos Aquila reale x x LC 5 Circaetus gallicus Biancone x x LC 5 Circus aeruginosus Falco di palude x x LC 5 Circus cyaneus Albanella reale x x LC 5 Circus macrourus Albanella pallida x x NT 6 Circus pygargus Albanella minore x x LC 5 Gypaetus barbatus Gipeto x x LC 5 Gyps fulvus Grifone x x LC 5 Haliaeetus albicilla Aquila di mare x x LC 5 Hieraaetus fasciatus

Aquila del Bonelli x x LC 5

Hieraaetus pennatus

Aquila minore x x LC 5

Milvus migrans Nibbio bruno x x LC 5 Milvus milvus Nibbio reale x x NT 6 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo x x LC 5 Pandion haliaetus Falco pescatore x x LC 5 Aythya nyroca Moretta tabaccata x x NT 6 Netta rufina Fistione turco x LC 3 Tadorna tadorna Volpoca x LC 3 Apus melba Rondone maggiore x LC 3 Apus pallidus Rondone pallido x LC 3 Caprimulgus europaeus

Succiacapre x x LC 6

Burhinus oedicnemus

Occhione x x LC 6

Charadrius alexandrinus

Fratino x LC 3

Charadrius dubius Corriere piccolo x LC 3 Charadrius hiaticula Corriere grosso x LC 3 Eudromias morinellus

Piviere tortolino x x LC 5

Pluvialis apricaria Piviere dorato x x LC 5 Pluvialis squatarola Pivieressa x x LC 5 Glareola pratincola Pernice di mare x x LC 6 Larus audouinii Gabbiano corso x x NT 7 Larus genei Gabbiano roseo x x LC 6 Larus melanocephalus

Gabbiano corallino x x LC 6

Larus minutus Gabbianello x LC 3 Himantopus himantopus

Cavaliere d'Italia x x LC 6

Recurvirostra avosetta

Avocetta x x LC 6

Arenaria interpres Voltapietre x LC 3 Calidris alba Piovanello tridattilo x LC 3 Calidris alpina Piovanello pancianera x LC 3

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-118 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Calidris ferruginea Piovanello x LC 3 Calidris maritima Piovanello violetto x LC 3 Calidris minuta Gambecchio x LC 3 Calidris temminckii Gambecchio nano x LC 3 Gallinago media Croccolone x x NT 7 Limicola falcinellus Gambecchio frullino x LC 3 Limosa lapponica Pittima minore x x LC 5 Limosa limosa Pittima reale x NT 3 Numenius arquata Chiurlo x NT 3 Philomachus pugnax

Combattente x x LC 5

Tringa glareola Piro piro boschereccio x x LC 6 Tringa ochropus Piro piro culbianco x LC 3 Tringa stagnatilis Albastrello x LC 3 Chlidonias hybrida Mignattino piombato x x LC 6 Chlidonias leucopterus

Mignattino alibianche x LC 3

Chlidonias niger Mignattino x x LC 6 Gelochelidon nilotica

Sterna zampenere x x LC 6

Sterna albifrons Fraticello x x LC 6 Sterna hirundo Sterna comune x x LC 6 Sterna sandvicensis Beccapesci x x LC 6 Ardea purpurea Airone rosso x x LC 6 Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto x x LC 6 Botaurus stellaris Tarabuso x x LC 6 Bubulcus ibis Airone guardabuoi x LC 3 Casmerodius albus Airone bianco maggiore x x LC 6 Egretta garzetta Garzetta x x LC 6 Ixobrychus minutus Tarabusino x x LC 6 Nycticorax nycticorax

Nitticora x x LC 6

Ciconia ciconia Cicogna bianca x x LC 6 Ciconia nigra Cicogna nera x x LC 6 Platalea leucorodia Spatola x x LC 6 Plegadis falcinellus Mignattaio x x LC 6 Alcedo atthis Martin pescatore x x LC 6 Coracias garrulus Ghiandaia marina x x NT 7 Merops apiaster Gruccione x LC 3 Upupa epops Upupa x LC 3 Clamator glandarius Cuculo dal ciuffo x LC 3 Falco cherrug Sacro x EN 6 Falco columbarius Smeriglio x x LC 6 Falco eleonorae Falco della regina x x LC 6 Falco naumanni Grillaio x x VU 8 Falco peregrinus Pellegrino x x LC 6 Falco subbuteo Lodolaio x LC 3 Falco tinnunculus Gheppio x LC 3 Falco vespertinus Falco cuculo x NT 4 Alectoris barbara Pernice sarda x x LC 5 Gavia arctica Strolaga mezzana x x LC 6 Gavia stellata Strolaga minore x x LC 6 Grus grus Gru x x LC 6 Tetrax tetrax Gallina prataiola x x EN 9 Porphyrio porphyrio Pollo sultano x x LC 6

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-119 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Porzana parva Schiribilla x x LC 6 Porzana porzana Voltolino x x LC 6 Calandrella brachydactyla

Calandrella x x LC 6

Lullula arborea Tottavilla x x LC 5 Melanocorypha calandra

Calandra x x LC 6

Pyrrhocorax pyrrhocorax

Gracchio corallino x x LC 6

Emberiza cirlus Zigolo nero x LC 3 Emberiza hortulana Ortolano x x LC 6 Miliaria calandra Strillozzo x LC 3 Carduelis cannabina

Fanello x LC 3

Carduelis carduelis Cardellino x LC 3 Carduelis chloris Verdone x LC 3 Carduelis corsicana Venturone x LC 3 Carduelis spinus Lucarino x LC 3 Coccothraustes coccothraustes

Frosone x LC 3

Loxia curvirostra Crociere x LC 3 Serinus serinus Verzellino x LC 3 Delichon urbica Balestruccio x LC 3 Hirundo daurica Rondine rossiccia x LC 3 Hirundo rustica Rondine x LC 3 Ptyonoprogne rupestris

Rondine montana x LC 3

Riparia riparia Topino x LC 3 Lanius collurio Averla piccola x x LC 6 Lanius excubitor Averla maggiore x LC 3 Lanius minor Averla cenerina x x LC 6 Lanius senator Averla capirossa x VU 5 Anthus campestris Calandro x x LC 6 Anthus pratensis Pispola x LC 3 Anthus spinoletta Spioncello x LC 3 Anthus trivialis Prispolone x LC 3 Motacilla alba Ballerina bianca x LC 3 Motacilla cinerea Ballerina gialla x LC 3 Motacilla flava Cutrettola x LC 3 Ficedula albicollis Balia dal collare x x LC 6 Ficedula hypoleuca Balia nera x LC 3 Muscicapa striata Pigliamosche x LC 3 Oriolus oriolus Rigogolo x LC 3 Parus ater Cincia mora x LC 3 Parus caeruleus Cinciarella x LC 3 Parus major Cinciallegra x LC 3 Petronia petronia Passera lagia x LC 3 Prunella collaris Sordone x LC 3 Prunella modularis Passera scopaiola x LC 3 Sitta europea Picchio muratore x LC 3 Sturnus unicolor Storno nero x LC 3 Acrocephalus arundinaceus

Cannareccione x LC 3

Acrocephalus paludicola

Pagliarolo x x VU 8

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-120 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Acrocephalus scirpaceus

Cannaiola x LC 3

Cettia cetti Usignolo di fiume x LC 3 Cisticola juncidis Beccamoschino x LC 3 Hippolais icterina Canapino maggiore x LC 3 Regulus ignicapillus Fiorrancino x LC 3 Regulus regulus Regolo x LC 3 Sylvia atricapilla Capinera x LC 3 Sylvia borin Beccafico x LC 3 Sylvia cantillans Sterpazzolina x LC 3 Sylvia communis Sterpazzola x LC 3

Sylvia conspicillata Sterpazzola di Sardegna

x LC 3

Sylvia curruca Bigiarella x LC 3 Sylvia hortensis Bigia grossa x LC 3 Sylvia melanocephala

Occhiocotto x LC 3

Sylvia sarda Magnanina sarda x x LC 6 Sylvia undata Magnanina x x NT 7 Panurus biarmicus Basettino x LC 3 Troglodytes troglodytes

Scricciolo x LC 3

Erithacus rubecula Pettirosso x LC 3 Luscinia megarhynchos

Usignolo x LC 3

Luscinia svecica Pettazzurro x x LC 6 Monticola saxatilis Codirossone x LC 3 Monticola solitarius Passero solitario x LC 3 Oenanthe oenanthe Culbianco x LC 3 Phoenicurus ochrurus

Codirosso spazzacamino

x LC 3

Phoenicurus phoenicurus

Codirosso x LC 3

Saxicola rubetra Stiaccino x LC 3 Saxicola torquata Saltimpalo x LC 3 Phalacrocorax aristotelis desmaresti

Marangone dal ciuffo ss. mediterranea

x LC 4

Phoenicopterus ruber roseus

Fenicottero x x LC 6

Dendrocopos major Picchio rosso maggiore x LC 3 Jynx torquilla Torcicollo x LC 3 Podiceps nigricollis Svasso piccolo x LC 3 Tachybaptus ruficollis

Tuffetto x LC 3

Asio flammeus Gufo di palude x x LC 6 Asio otus Gufo comune x LC 3 Athene noctua Civetta x LC 3 Otus scops Assiolo x LC 3 Tyto alba Barbagianni x LC 3 Ovis orientalis musimon

Muflone sardo x x x VU 9

Cervus elaphus corsicanus

Cervo sardo x x x EN 11

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-121 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Felis silvestris lybica

Gatto selvatico x x LC 5

Tadarida teniotis Molosso di Cestoni x x LC 5 Rhinolophus euryale

Ferro di cavallo euriale x x x NT 9

Rhinolophus ferrumequinum

Ferro di cavallo maggiore

x x x LC 8

Rhinolophus hipposideros

Ferro di cavallo minore x x x LC 8

Barbastella barbastellus

Barbastello x x x NT 9

Eptesicus serotinus Serotino comune x x LC 5 Hypsugo savii Pipistrello di Savi x x LC 5 Miniopterus schreibersii

Miniottero x x x NT 9

Myotis capaccinii Vespertilio di Capaccini x x x VU 10

Myotis daubentoni Vespertilio di Daubenton

x x LC 5

Myotis emarginatus Vespertilio smarginato x x x LC 8 Myotis myotis Vespertilio maggiore x x x LC 8 Myotis mystacinus Vespertilio mustacchino x x LC 5 Pipistrellus kuhli Pipistrello albolimbato x x LC 5 Pipistrellus pipistrellus

Pipistrello nano x x LC 4

Pipistrellus pygmaeus

Pipistrello pigmeo x x LC 5

Plecotus auritus Orecchione comune x x LC 5 Crocidura russula ichnusae

Crocidura rossiccia x LC 2

Lepus capensis mediterraneus

Lepre sarda x VU 4

Eliomys quercinus sardus

Quercino x EN 5

Alosa fallax Cheppia x x LC 5 Cobitis bilineata Cobite x x LC 5 Cobitis taenia Cobite x x LC 5 Salmo (trutta) macrostigma

Trota macrostigma x CE 7

Hierophis viridiflavus

Biacco x x LC 5

Natrix natrix Natrice dal collare x LR 3 Natrix natrix cetti Natrice di Cetti x VU 5 Euleptes europaea Tarantolino x x x NT 9 Algyroides fitzingeri Algiroide nano x x VU 7 Archaeolacerta bedriagae

Lucertola di Bedriaga x x NT 6

Podarcis sicula Lucertola campestre x x LC 5 Podarcis tiliguerta Lucertola tiliguerta x x LC 5 Chalcides chalcides Luscengola x LC 2 Chalcides ocellatus Gongilo x x LC 5 Caretta caretta Tartaruga caretta x x x EN 11 Emys orbicularis Testuggine d'acqua x x x NT 9 Testudo graeca Testuggine greca x x x VU 10 Testudo hermanni Testuggine comune x x x NT 9 Testudo marginata Testuggine marginata x x x LC 8

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-122 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Nome Latino Nome Comune 79/409 CEE Ap.1

Berna Ap.2

Berna Ap.3

Habitat Ap.2

Habitat Ap.4

IUCN IFC

Vertigo moulinsiana Vertigo di Demoulins x LR 5

7.4.6.3 Valenza Faunistica del Sito di Indagine

Le categorie di uso del suolo individuate lungo il tracciato mediante rilievi diretti in campo e fotointerpretazione sono mostrate di seguito in tabella.

Tabella 7.23: Tabella delle categorie di uso del suolo individuate lungo il tracciato

CLC Tipologie Corine Land Cover

Codice Categorie uso suolo

Habitat potenziali

112 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado

1 Aree antropizzate

131 Aree estrattive 1 Aree antropizzate

133 Cantieri 1 Aree antropizzate

1221 Linee ferroviarie e spazi associati

1 Aree antropizzate

1222 Viabilità stradale e sue pertinenze

1 Aree antropizzate

1224 Acquedotti, elettrodotti, oleodotti e metanodotti sopraelevati

1 Aree antropizzate

1332 Suoli rimaneggiati ed artefatti

1 Aree antropizzate

1412 Aree incolte nell'urbano

1 Aree antropizzate

1421 Campeggi e strutture turistico-ricettive (bungalows e simili)

1 Aree antropizzate

12211 Ferrovie ad un binario 1 Aree antropizzate

21 Seminativi 2 Seminativi

32 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva ed erbacea

3 Aree arbustate

242 Sistemi colturali e particellari complessi

3 Aree arbustate

324 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione

3 Aree arbustate

3231 Macchia 3 Aree arbustate

3232 Gariga con potenziale presenza dell'habitat

3 Aree arbustate 5330

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-123 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

CLC Tipologie Corine Land Cover

Codice Categorie uso suolo

Habitat potenziali

5330

32312 Macchia a lentisco 3 Aree arbustate

244 Pascolo arborato con potenziale presenza dell'habitat 6310

4 Pascolo arborato 6310

31 Zone boscate 5 Siepi e filari

311 Boschi di latifoglie con potenziale presenza degli habitat 9330, 9340

6 Boschi naturaliformi 9330, 9340

3122 Boschi di pino nero, laricio, silvestre, loricato

6 Boschi naturaliformi

31122 Querceti di roverella 6 Boschi naturaliformi

22 Colture permanenti 7 Impianti di arboricoltura

221 Vigneti 7 Impianti di arboricoltura

222 Frutteti 7 Impianti di arboricoltura

223 Oliveti 7 Impianti di arboricoltura

2243 Eucalitteti 7 Impianti di arboricoltura

3116 Boschi di specie igrofile con potenziale presenza degli habitat *91e0, 92a0, 92d0

8 Formazioni arboree ripariali

*91e0, 92a0, 92d0

31165 Alneti ripariali, habitat *91e0

8 Formazioni arboree ripariali

*91e0

4111 Canneti a fragmite 9 Canneti

41 Zone umide interne 10 Corsi d'acqua e altre zone umide

41 Zone umide interne 10 Corsi d'acqua e altre zone umide

421 Paludi salmastre con potenziale presenza degli habitat 1310, 1410, 1420, *1510

10 Corsi d'acqua e altre zone umide

1310, 1410, 1420, *1510

511 Corsi d'acqua, canali, idrovie con potenziale presenza degli habitat 3150, 3280, 3290

10 Corsi d'acqua e altre zone umide

3150, 3280, 3290

3311 Vegetazione psammofila litorale con potenziale

11 Aree dunali litorali 2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260,

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-124 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

CLC Tipologie Corine Land Cover

Codice Categorie uso suolo

Habitat potenziali

presenza degli habitat 2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260 e 1210

1210

422 Saline con potenziale presenza dell'habitat potenziale *1150

12 Saline *1150

231 Prati e prati-pascoli avvicendati

13 Prati e pascoli

243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti

13 Prati e pascoli

321 Prati-pascoli naturali e praterie con potenziale presenza degli habitat 6210(*), *6220

13 Prati e pascoli 6210 (*), *6220

333 Aree con vegetazione rada

13 Prati e pascoli

A ciascuna categoria di uso del suolo sono state associate le specie potenzialmente presenti.

É stata quindi quantificata la valenza faunistica di ogni tipologia ambientale combinando la numerosità delle specie presenti con il loro valore in termini conservazionistici, come indicato dall’IFC.

È dunque possibile esprimere la capacità potenziale di ogni habitat ad ospitare specie di interesse conservazionistico.

I valori di Valenza faunistica ottenuti sono stati raggruppati in tre classi di importanza. È stata associata una:

bassa valenza per valori inferiori a 150;

media valenza per valori compresi tra 150 e 300;

alta valenza agli ambienti con valori superiori a 300.

Analogamente, la ricchezza faunistica è considerata:

bassa per le categorie di uso del suolo aventi numerosità inferiore a 30;

media tra 30 e 60;

alta per valori maggiori di 60.

Nella cartografia allegata al Volume B del presente SIA sono rappresentate le classi di ricchezza e valenza ottenute per ciascuna categoria di uso del suolo lungo tutto il tracciato.

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7.5 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente vegetazione, flora e fauna costituiscono elementi di sensibilità i seguenti:

aree naturali protette;

habitat di interesse naturalistico;

potenzialità faunistica.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 7.24: Fauna ed Ecosistemi, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata (x)/

Molto Elevata

Presenza di Aree naturali protette X

Habitat prioritari Molto Elevata

Altri habitat di interesse naturalistico X

Potenzialità faunistica elevata X

Potenzialità faunistica media X

Potenzialità faunistica bassa X

7.6 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

In ultimo, approfondimenti specifici sono riportati negli studi di incidenza che sono stati predisposti (Volume E del SIA 2009).

7.6.1 Impatto sulla Prateria di Posidonia oceanica

La condotta sottomarina attraversa aree caratterizzate dalla presenza di praterie di Posidonia oceanica, habitat prioritario 1120 *Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae) elencato nell’Allegato I della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE).

Elementi di potenziale rischio per la salute della prateria di Posidonia sono connessi con le operazioni di posa della condotta sottomarina e riconducibili a:

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-126 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

l’alterazione del regime di sedimentazione del particolato organico ed inorganico nell’area considerata, come conseguenza della movimentazione di sedimenti marini durante i lavori;

gli eventuali danni meccanici causati alla prateria dai lavori di realizzazione dell’opera.

Per la valutazione dell’impatto indotto dalla realizzazione del progetto sulla prateria presente, nonché per l’individuazione delle opportune misure di mitigazione e compensazione, si rimanda alla relazione predisposta dalla società DEAM, in collaborazione con il Centro Universitario di Biologia Marina (CIBM), e riportata in Appendice D.

Di seguito in tabella si anticipano in forma sintetica le risultanze delle indagini di dettaglio relative alle biocenosi interessate dal tracciato (Appendice D) in entrambi gli approdi e alle superfici di interessamento diretto delle attività di scavo, con particolare riferimento alle Praterie di Posidonia (Galsi, 2009a).

Tabella 7.25: Approdo di Porto Botte - Biocenosi Interessate dalle Attività di Scavo

Substrato Posidonia

Altre Biocenosi

PK % Ricop

r.

Classe Dens. Giraud

Spessore Matte (m)

Matte morta

% Ro

cc

ia %

SG

CF

SG

RO

AF

r

AF

mm

DC

MI

SF

bc

SV

mc

284,14 - 283,50 97 III 1-2 - - - - - - - 3 283,50 - 283,00 100 III 1-2; 2-3 - - - - - - - - 283,00 - 282,60 99 III 1-2; 2-3 - - - - - 7 - - 1 - 282,60 - 282,00 98 III 1-2; 2-3 - - - - - 25 - - 2 - 282,00 - 281,50 97 IV 1-2; 2-3 - - - - - 7 - - 3 - 281,50 - 281,00 97 IV 1-2 - - - - - 37 - - 3 - 281,00 - 280,50 97 III 1-2; 2-3 - - - - - 5 - - 3 - 280,50 - 280,00 99 III 1-2; 2-3 - - - - - - - 1 - 280,00 - 279,50 86 IV 1-2; 2-3 - - - - - - - 14 - 279,50 - 279,00 100 IV 1-2; 2-3 - - - - - - - - 279,00 - 278,50 93 III 1-2; 2-3 - - - - - - - 7 - 278,50 - 278,00 91 IV 1-2; 2-3 - - - - - - - 9 - 278,00 - 277,50 94 IV 1-2; 2-3 - - - - - - - 6 - 277,50 - 277,00 25 IV 1-2; 2-3 - - 75 - - 15 - - - - 277,00 - 276,50 4 IV 1-2; 2-3 66 96 - - 17 - - - - 276,50 - 276,00 4 IV 1-2; 2-3; 3-4 94 - 96 - - - - - - 276,00 - 275,50 61 IV 1-2; 2-3; 3-4 38 - 39 - - 13 - 5 - - 275,50 - 275,00 96 IV 1-2 44 - - - 17 - 4 - - 275,00 - 274,50 8 IV 1-2; 2-3 86 - 6 - - - - - 274,50 - 274,00 6 IV 1-2; 2-3 72 - - - - - 22 - 274,00 - 273,50 - - 1-2 25 - - - - - 75 - 273,50 - 273,00 - - - 15 - - - - - 25 50 - 273,00 - 272,50 - - - - - - - - - 100 - 272,50 - 272,00 - - - - - - - - - 100 - 272,00 - 271,50 - - 1-2; 2-3 60 - - - - - 40 - 271,50 - 271,00 - - - - - - - - - 100 - 271,00 - 270,50 - - - - - - - - - 100 - 270,50 - 270,00 - - - 35 - - - - - 39 26 - 270,00 - 269,50 - - 1-2 45 - - - - 55 - 269,50 - 269,00 - - 1-2 42 - - - - 58 - 269,00 - 268,75 - - - - - - - - - - - - -

Note:

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SGCF: Sabbie Grossolane sotto l’azione delle Correnti di Fondo SGRO: Sabbie Grossolane rimosse dalle onde AFr: Alghe fotofile su roccia Afmm: Alghe fotofile su matte morta DC: fondi detritici costieri facies a maerl MI: Fondi Mobili instabili SFbc: Sabbie fini ben calibrate SVmc: sabbie fangose in modo calmo

La stima dell’interessamento della Prateria, effettuata a cura di GALSI (2009a), è riportata nella tabella seguente.

Tabella 7.26: Approdo di Porto Botte - Interessamento Posidonia

Attività di Scavo Interessamento Posidonia

PK Lunghezza

tratto con P.oc.(m)

LarghezzaTrincea (m)

Area Trincea

(m2)

%P.oc. (m2)

284,14 - 283,50 640 18 11,520 11,174 283,50 - 283,00 500 18 9,000 9,000 283,00 - 282,60 400 18 7,200 7,128 282,60 - 282,00 600 10 6,000 5,880 282,00 - 281,50 500 10 5,000 4,850 281,50 - 281,00 500 10 5,000 4,850 281,00 - 280,50 500 10 5,000 4,850 280,50 - 280,00 500 10 5,000 4,950 280,00 - 279,50 500 10 5,000 4,300 279,50 - 279,00 500 10 5,000 5,000 279,00 - 278,50 500 10 5,000 4,650 278,50 - 278,00 500 10 5,000 4,550 278,00 - 277,50 500 10 5,000 4,700 277,50 - 277,00 500 10 5,000 1,250 277,00 - 276,50 500 10 5,000 200 276,50 - 276,00 500 10 5,000 200 276,00 - 275,50 500 10 5,000 3,050 275,50 - 275,00 500 10 5,000 4,800 275,00 - 274,50 500 10 5,000 400 274,50 - 274,00 500 10 5,000 300 274,00 - 273,50 - - - - 273,50 - 273,00 - - - - 273,00 - 272,50 - - - - 272,50 - 272,00 - - - - 272,00 - 271,50 - - - - 271,50 - 271,00 - - - - 271,00 - 270,50 - - - - 270,50 - 270,00 - - - - 270,00 - 269,50 - - - - 269,50 - 269,00 - - - - 269,00 - 268,75 - - - -

Moltiplicando l’area totale di scavo su Posidonia (circa 114,000 m2) per la percentuale di ricoprimento della prateria misurata tramite i rilievi diretti si ottiene una stima della superficie effettiva di Posidonia interessata pari a circa 86,000 m2 (Galsi, 2009a)

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Tabella 7.27: Approdo di Olbia - Biocenosi Interessate dalle Attività di Scavo

Substrato Posidonia

Altre Biocenosi

PK %

Ricopr.

Classe Densità Giraud

Spessore Matte (m)

Matte morta

%

Roccia % SGCF SGRO AFr AFmm

0,04 - 0,19 - - - - - - - - - 0,19 - 0,50 10 IV 1-2 - - - 9- - - 0,50 - 1,00 12 IV 1-2 - - - 88 - - 1,00 - 1,50 41 IV 1-2; 2-3; 3-4 - 5 - 54 5 - 1,50 - 1,70 57 IV 2-3 ; 3-4 - - - 43 - - 1,70 - 2.00 40 IV 1-2; 2-3; 3-4 - - 21 39 - - 2,00 - 2,50 96 III 1-2 ; 2-3 - - - 4 - - 2,50 - 3,00 90 III 1-2 ; 2-3 - - 1- - - - 3,00 - 3,50 88 III 1-2 ; 2-3 - - 12 - - - 3,50 - 4,00 93 III 1-2 - - 7 - - - 4,00 - 4,50 75 III 0-1; 1-2; 2-3 - - 25 - - - 4,50 - 5,00 93 III 1-2 ; 2-3 - - 7 - - - 5,00 - 5,50 94 III 0-1 ; 1-2 - 6 -- - 6 - 5,50 - 6,00 47 IV - - - 53 - - - 6,00 - 6,50 0 - - - - 1-- - - - 6,50 - 7,00 0 - - - - 1-- - - - Note: SGCF: Sabbie Grossolane sotto l’azione delle Correnti di Fondo SGRO: Sabbie Grossolane rimosse dalle onde AFr: Alghe fotofile su roccia Afmm: Alghe fotofile su matte morta DC: fondi detritici costieri facies a maerl MI: Fondi Mobili nstabili SFbc: Sabbie fini ben calibrate SVmc: sabbie fangose in modo calmo

La stima dell’interessamento della Prateria, effettuata a cura di GALSI (2009a), è riportata nella tabella seguente.

Tabella 7.28: Approdo di Olbia - Interessamento Posidonia

Attività di Scavo Interessamento Posidonia

PK Lunghezza

tratto con P.oc.(m)

LarghezzaTrincea (m)

Area Trincea

(m2)

%P.oc. (m2)

0,04 - 0,19 micro tunnel - - micro tunnel 0,19 - 0,50 310 13,14 4.073,40 407,34 0,50 - 1,00 500 13,14 6.570 788,40 1,00 - 1,50 500 13,14 6.570 2.693,70 1,50 - 1,70 200 13,14 2.628 1.497,96 1,70 - 2.00 300 10,28 3.084 1.233,60 2,00 - 2,50 500 10,28 5.140 4.934,40 2,50 - 3,00 500 10,28 5.140 4.626 3,00 - 3,50 500 10,28 5.140 4.523,20 3,50 - 4,00 500 10,28 5.140 4.780,20 4,00 - 4,50 500 10,28 5.140 3.855 4,50 - 5,00 500 10,28 5.140 4.780,20 5,00 - 5,50 500 10,28 5.140 4.831,60 5,50 - 6,00 500 10,28 5.140 2.415,80

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Attività di Scavo Interessamento Posidonia

PK Lunghezza

tratto con P.oc.(m)

LarghezzaTrincea (m)

Area Trincea

(m2)

%P.oc. (m2)

6,00 - 6,50 500 10,28 5.140 - 6,50 - 7,00 500 10,28 5.140 -

Moltiplicando l’area totale di scavo su Posidonia (circa 64,000 m2) per la percentuale di ricoprimento della prateria misurata tramite i rilievi diretti si ottiene una stima della superficie effettiva di Posidonia interessata pari a circa 41,000 m2 (Galsi, 2009a).

7.6.2 Impatto sulle Bioconcrezioni

Durante le operazioni di varo, scavo e rinterro delle trincee e di tutte le attività connesse potranno aver luogo anche interazioni con habitat legati alla presenza di fondi duri sul fondale marino (biocenosi del coralligeno, biocenosi dei coralli profondi, bioconcrezioni in genere).

Si evidenzia in generale che durante la progettazione di una condotta sottomarina, le fasi preliminari di studio geofisico sono fondamentalmente mirate alla precisa caratterizzazione della morfologia e natura del fondale (geomorfologia, sedimentologia, presenza di “geohazard” etc.). Tali campagne di rilevamento, che accompagnano tutta la fase di definizione della rotta del metanodotto (“routing”), consentono di definire la rotta definitiva solo dopo numerose variazioni e valutazioni delle alternative (“re-routing”).

Nel progetto Galsi, il tracciato della condotta sottomarina è stato studiato e definito con l’obiettivo di evitare gli affioramenti rocciosi e organogeni di maggiore rilevanza, consentendo la minimizzazione dell’impatto. Si evidenzia infatti che:

sotto un punto di vista tecnico i substrati duri come gli affioramenti rocciosi e le aree di bioconcrezione comportano una maggiore difficoltà tecnica (creazione di campate libere, rischi di rottura, lavorazioni e scavi più onerosi);

sotto un punto di vista ambientale i substrati di fondo duro albergano popolamenti di elevato valore naturalistico e in virtù della loro relativa bassa frequenza sul fondale marino possono essere evitati mediante variazioni di tracciato.

Come evidenziato in precedenza il corridoio di posa della condotta sottomarina è stato oggetto di survey batimetrici e geofisici. Tali indagini hanno portato ad una precisa definizione della natura e della morfologia del fondale lungo tutto il tracciato della condotta sottomarina.

Il tracciato della condotta sottomarina Galsi è stato oggetto di numerose revisioni volte ad evitare affioramenti rocciosi e alti morfologici (Galsi, 2009a).

In particolare le campagne di indagine nel tratto compreso tra Algeria e Sardegna hanno evidenziato che:

nel tratto profondo compreso tra KP 240+251 (limite delle acque territoriali 12 miglia nautiche dalla linea di base) ad una profondità di circa 300 m e la batimetrica di circa 100 m non sono stati rilevati affioramenti (rocciosi o organogeni) direttamente sul tracciato di posa della condotta (Fugro-Galsi, 2009),

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nel tratto di avvicinamento alla costa compreso tra la batimetrica di circa 100 m e la profondità di circa 30 m sono stati rilevati alcuni affioramenti rocciosi caratterizzati dalla biocenosi del coralligeno direttamente sul tracciato di posa della condotta (Fugro-Galsi, 2009; Geosystem Parma, 2009).

Gli affioramenti ubicati entro la progressiva KP 267+000 subiranno esclusivamente l’interazione diretta della condotta (che verrà solamente posata sul fondale) provocando un impatto di moderata entità: la sottrazione di habitat, il danneggiamento e la rimozione dello strato elevato della biocenosi del coralligeno avranno luogo su una limitata area dovuta all’impronta della condotta. Poiché non sono previste attività di scavo non si verificheranno alterazioni dovute all’aumento di torbidità.

Gli affioramenti meno profondi, in particolare ubicati:

tra KP 267+447 e KP 267+625: ad una profondità di circa 55 m affioramento roccioso con circa 0.5 m di elevazione dal fondale;

in corrispondenza di KP 269+038: piccolo affioramento roccioso ad una profondità di circa 42 m;

tra KP 269+135 e KP 270+070: estesa piattaforma rocciosa a profondità comprese tra 41 e 33 m. Tale area sulla base di rilievi diretti è interpretabile come un’area di precoralligeno di piattaforma (Geosystem Parma, 2009),

subiranno un impatto di entità elevata ma confinato all’area che sarà soggetta all’interramento mediante tecnica post-trenching: la sottrazione di habitat avverrà su tutta la lunghezza degli affioramenti interessati e su una larghezza di circa 5-10 m (larghezza della trincea). Le alterazioni dovute all’aumento di torbidità avranno carattere temporaneo.

Per quanto riguarda il tratto Sardegna-Italia, le campagne di indagine hanno evidenziato che:

nel tratto costiero (entro la batimetrica di circa 85 m interessata dall’interramento con post-trenching):

il tracciato della condotta sottomarina interessa direttamente, per un breve tratto pari a circa 12 m (KP 5+373), un affioramento roccioso che si eleva dal fondale di alcuni metri presumibilmente caratterizzato da popolamenti coralligeni,

l’area compresa tra KP 5+000 a KP 6+000 presenta una serie intermittente di affioramenti ubicati tutti a distanze superiori ai 70 m dal tracciato,

gli affioramenti più prossimi al tracciato sono situati al KP 12+826 (circa 12 metri in direzione NW) e al KP 14+202 (circa 12 metri in direzione NW);

nel tratto profondo, oltre la batimetrica degli 85 m (profondità a partire dalla quale la condotta sarà esclusivamente posata sul fondale), non sono stati rilevati affioramenti rocciosi o organogeni lungo il tracciato della condotta sottomarina.

Come precedentemente descritto relativamente al tratto Algeria-Sardegna, l’affioramento che subirà l’interazione diretta dello scavo in post trenching (peraltro su un tratto limitato pari a circa 12 m) subirà un impatto di entità elevata ma confinato all’area che sarà soggetta all’interramento. Le alterazioni dovute all’aumento di torbidità sugli affioramenti situati a qualche decina di metri dal tracciato avranno carattere temporaneo pertanto si ritiene che l’impatto sia moderato.

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7.6.3 Impatto del Rumore Subacqueo sui Cetacei

7.6.3.1 Introduzione

L'ambiente subacqueo ha le sue proprie particolarità acustiche e i cetacei sono straordinariamente bene adattati ad esse ma a volte possono essere colpiti dall’inquinamento acustico. In questi mammiferi, la comunicazione acustica ha acquisito un ruolo privilegiato rispetto agli altri canali di comunicazione. I mammiferi marini vivono in un mezzo che trasmette poco la luce ma attraverso il quale il suono si propaga bene e velocemente, anche a grandi distanze. Per questo i mammiferi marini si affidano al suono per comunicare, investigare l'ambiente, trovare le prede ed evitare gli ostacoli.

Il rumore subacqueo e le vibrazioni prodotte dalle attività umane possono venire da molte fonti: il traffico navale, le barche turistiche, le indagini geosismiche, la perforazione dei fondali, gli ecoscandagli, i dispositivi di telemetria, gli esperimenti oceanografici, le esplosioni subacquee, i sonar militari e civili, i lavori di costruzione e le industrie sulla costa, ecc. Questi rumori possono interferire variamente con la vita animale.

L'ambiente marino di per sé include delle fonti di rumore: il movimento dell’acqua, le onde, il vento, la pioggia, le attività vulcaniche e i terremoti, tutte fonti acustiche che possono avere un impatto sugli animali. Tuttavia, essi si sono adattati alle caratteristiche acustiche dell’ambiente naturale anche elaborando convenienti sistemi di comunicazione.

L’esposizione al rumore può produrre un’ampia gamma di effetti sui mammiferi marini. Un suono a basso livello può essere udibile dagli animali senza produrre alcun effetto visibile. Aumentando il livello, il suono può disturbare gli animali ed indurne l’allontanamento o altre modifiche del comportamento. Se gli animali, per qualunque ragione, non possono evitare una fonte di rumore, possono essere esposti a condizioni acustiche capaci di produrre effetti negativi, che possono andare dal disagio e stress fino al danno acustico vero e proprio con perdita di sensibilità uditiva, temporanea o permanente (CIBRA, 2009).

7.6.3.1.1 Regolamenti e Linee Guida

Il National Marine Fisheries Service Office of Protected Resources (NMFS/OPR) ha cercato di fornire alcune linee guida per limitare l’esposizione al rumore (Bowles e Graves, 2007). A tal proposito, sulla base del “Marine Mammal Protection Act” (MMPA) del 1972 che divide i disturbi possibili in due categorie fondamentali:

Livello A: questo livello è proprio di tutte quelle attività che possono nuocere agli animali nei quali il rumore riguarda la perdita permanente o temporanea dell’udito;

Livello B: questo livello è proprio di tutte quelle attività che hanno un potenziale di disturbo (per esempio a livello comportamentale),

il NMFS/OPR ha definito i seguenti limiti-guida1:

120 dB alla pressione di riferimento di 1μPa RMS SPL2 per la prevenzione del Livello B durante l’esposizione a rumori continui o intermittenti;

1 Limiti specificatamente identificati nello studio per il traffico navale associato al Trans Alaska Pipeline System

(TAPS), ma riportati a scopo esemplificativo.

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160 dB alla pressione di riferimento di 1μPa RMS SPL per la prevenzione del Livello B durante l’esposizione a sorgenti di rumore pulsanti;

180 dB alla pressione di riferimento di 1μPa per la prevenzione del Livello A in tutti i mammiferi marini.

Nei paragrafi seguenti verranno elencati i risultati ottenuti da alcuni esperimenti condotti su diverse specie di mammiferi marini, cercando di determinare quali siano i valori soglia più cautelativi.

7.6.3.1.2 Sorgenti di Rumore Antropogeniche

Oltre al rumore naturale, cioè generato da vento, onde o altri fenomeni sottomarini, il mare è dominato da sorgenti di rumore antropogeniche quali (Simmonds M. e Dolman S., 2004):

traffico marittimo: genera rumori derivanti dai propulsori, dai macchinari e dal passaggio dello scafo nell’acqua. La maggior parte delle imbarcazioni ha un range di basse frequenze (si veda la Tabella successiva), meno di 1 kHz, che coincidono con le frequenze usate dalle balene per la comunicazione ed altre attività biologiche;

Tabella 7.29: Elenco delle Frequenze dei Suoni Prodotti dal Traffico Marittimo e loro Livelli di Sorgente

Tipo di Mezzo Frequenza (kHz) Livello

Sorgente (dB re 1µPa)

Riferimenti *

650cc Jet ski 0.8-50.0 75-125 Evans and Nice 1996 Gommone 6.3 152 Malme et al. 1989 Imbarcazione 7 m con fuoribordo 0.63 156 Malme et al. 1989 Barca da pesca 0.25-1.0 151 Greene 1985 Imbarcazione Pesca a Strascico 0.1 158 Malme et al 1989

Rimorchiatore trainante un pontone vuoto

0.037 1.0 5.0

166 164 145

Buck and Chalfant 1972; Miles et al. 1989

Rimorchiatore trainante un pontone carico

1.0 5.0

170 161

Miles et al. 1989

Imbarcazione da lavoro 34 m con 2 motori diesel

0.63 159 Malme et al. 1989

Petroliera (135 m) 0.43 169 Buck and Chalfant 1972 Petroliera (179 m) 0.06 180 Ross 1976 Superpetroliera (266 m) 0.008 187 Thilele and Ødengaard Superpetroliera (340 m) 0.007 190 1983 Superpetroliera (337 m) 0.007 185 Portacontainer (219 m) 0.033 181 Buck and Chalfant 1972 Portacontainer (274 m) 0.008 181 Ross 1976 Fregata (135 m) 0.041 172 Thilele and Ødengaar 1983

Nota:

(*) Per i riferimenti bibliografici si rimanda al documento “Oceans of Noise, WDCS Science Report, Simmonds M., Dolman S., 2004” (Simmonds, Dolman, 2004)

2 Root-mean-square (RMS) sound pressure level (SPL) è solitamente usato per rappresentare il livello degli

eventi.È calcolato prendendo la radice quadrata della somma dei quadrati delle pressioni registrate durante il periodo di durata dell’evento (es: passaggio di una nave).

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rilevamento sismico: durante le prospezioni sismiche il suono ad alta intensità e bassa frequenza è diretto attraverso la crosta terrestre e riflesso dai diversi strati geologici. Ogni sorgente sismica lavora ad intensità e frequenze diverse;

industria del gas e del petrolio: i rumori generati da queste attività sono sia dovuti all’aumento del traffico marittimo (vedi punti precedenti), sia al rilevamento sismico ma anche all’installazione delle strutture di perforazione e produzione e a tutte le attività connesse;

ricerca marina;

attività militari: i mezzi militari usualmente utilizzano i sonar. Questi sistemi emettono suoni ad impulsi brevi e sono progettati per focalizzare la maggior quantità possibile di energia in coni ristretti. Nella tabella seguente vengono elencate le frequenze comunemente usate dai sistemi sonar.

Tabella 7.30: Proprietà Acustiche di Alcuni Sonar Attivi

Tipo di Sonar Range di Frequenza (kHz) Livello Medio Sorgente

(dB re 1µPa/1a) 53C sonar (usato in caso documentato di spiaggiamenti alle Bahamas)

6.8, 8.2 245

Ricerca e Sorveglianza 2-57 230+ 56 sonar (usato in caso documentato di spiaggiamenti alle Bahamas)

2.6, 3.3 223

Individuazione di mine e ostacoli 25-200 220+ Sonar militari su armamenti 15-200 200+ Low Frequency Active Sonar (LFAS) usato dalla NATO

0.25-3.0? 230+

Surveillance Towed Array Sensor System, (SURTASS) Low Frequency Sonar (LFA)

c. 0.1-0.5 215-240

SONAR 2087 (UK Royal Navy Low Frequency Sonar System)

c. 0.1-0.5 200

Nota:

(*) Per i riferimenti bibliografici si rimanda al documento “Oceans of Noise, WDCS Science Report, Simmonds M., Dolman S., 2004” (Simmonds, Dolman, 2004)

7.6.3.2 Importanza del Suono per i Cetacei

I cetacei vivono in un ambiente nel quale la vista non è il senso primario questo perché la luce non penetra abbastanza in profondità nell’oceano. Per questo i cetacei invece che la luce utilizzano il suono come fattore principale per la vita in mare (Simmonds, Dolman, 2004).

I cetacei possono essere suddivisi in due sottordini:

Misticeti;

Odontoceti.

A seconda del sottordine di appartenenza cambiano le risposte comportamentali alle variazioni d’intensità e frequenza dei suoni prodotti dalle varie cause antropogeniche sopra descritte. Inoltre i due sottordini hanno modi diversi di utilizzo del suono per le diverse funzioni biologiche.

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7.6.3.2.1 Ecolocalizzazione

L’ecolocalizzazione è l’abilità che hanno gli animali di produrre suoni a media o alta frequenza e percepire l’eco che questi suoni producono incontrando degli oggetti distanti. Fino ad oggi si sa che solo gli odontoceti sono in grado di produrre suoni di ecolocalizzazione.

Questi suoni tendono ad essere prodotti ad alte frequenze. I tursiopi producono questo tipo di suono con dei clicks a frequenze che vanno da 50kHz fino a 130 kHz. I suoni a frequenza più alta hanno comunque un range più limitato sott’acqua.

L’ecolocalizzazione per gli odontoceti è di vitale importanza, non solo per catturare le prede, ma anche per “sentire” l’ambiente intorno a loro.

7.6.3.2.2 Navigazione

I misticeti si distinguono per la produzione di chiamate a bassa frequenza ed alti livelli d’intensità. Siccome le basse frequenze si attenuano molto poco, questi suoni possono essere uditi a distanze notevoli.

Si è stimato che un richiamo di 20Hz di una balenottera potrebbe essere udito a parecchie centinaia di chilometri di distanza dalla sua posizione. Si è ipotizzato che i misticeti usino le chiamate a bassa frequenza per orientarsi e navigare in maniera simile all’ecolocalizzazione. I richiami a bassa frequenza sono riflessi dal fondale marino o da forme oceanografiche lontane come le scarpate, le montagne sottomarine o le catene di isole; come forma di navigazione potrebbe risultare essenziale per assistere le balene durante la navigazione sulle rotte migratorie.

Sfortunatamente molti dei rumori antropogenici sono prodotti a queste basse frequenze e quindi a volte possono avere effetti negativi sul comportamento delle balene.

7.6.3.2.3 Comunicazione

I cetacei comunicano tra le varie specie in diversi modi e la maggior parte di questa comunicazione avviene attraverso segnali acustici. La comunicazione fra cetacei ha diverse funzioni:

selezione intra-extra sessuale;

unione madre/prole;

unione al gruppo;

riconoscimento individuale;

elusione del pericolo.

7.6.3.2.4 Caccia

I cetacei utilizzano il suono anche per sorprendere le prede. Alcune ricerche hanno sottolineato come la produzione di suoni intensi da parte dei cetacei possa essere usata dagli stessi durante la ricerca di cibo.

7.6.3.2.5 Vocalizzazione dei Cetacei

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La vocalizzazione dei cetacei da un’idea della loro sensibilità uditiva e fa comprendere quanto siano sensibili a quei suoni con frequenze che sono le stesse utilizzate per le loro chiamate o dai clicks per l’ecolocalizzazione. Nelle seguenti tabelle sono elencate le frequenze dei suoni prodotti dalle varie specie appartenenti ai due sottordini: odontoceti e misticeti.

Tabella 7.31: Elenco delle frequenze dei suoni prodotti dagli odontoceti

Specie Tipo di Suono Range di Frequenza

(kHz) Riferimenti *

Delphinapterus leucas Whistles Pulsed tones Misc. Vocalisations Echolocation Clicks

0.26-20 0.4-12 0.5-16 40-60, 100-120

Schevill and Lawrence 1942; Au et al. 1985, 1987 Sjare and Smith 1986a, 1986b; Au 1993

Delphinus delphins Whistles Chirps Barks Clicks

2-18 8-14 <0.5-150 0.2-150

Busnel and Dziedzic 1966 Caldwell and Caldwell 1968 Moore and Ridgeway 1995

Grampus griseus Whistles Rasps Echolocation Clicks

1.9-23.7 0.1-8+ 65

Caldwell et al. 1969; Watkins 1967; Au 1993

Globicephala melas Whistles Clicks Echolocation Clicks

1-8 1-18 6-11

Busnel and Dziedic 1966 Taruski 1979 Steiner 1981 MacLeod 1986

Hyperoodon ampullatus Whistles Clicks Clicks (only)

3-16 5-26+ 2-26

Winn et al. 1970 Hooker and Whitehead 2002

Kogia breviceps Clicks 60-200 Santoro et al. 1989; Caldwell and Calduwell 1987

Lagenorhynchus Albirostris

Squeals Whistles Echolocation Clicks

3-12 3.4-16.4 Up to 325

Watkins and Schevill 1972; Mitson 1990

Lagenorhynchus actus Whistles 6-15 Steiner 1981 Monodon monoceros Pulsed tones

Whistles Clicks

0.5-5 0.3-18 40

Ford and Fisher 1978; MØhl et al. 1990

Orcinus orca Whistles Clicks Scream Pulsed calls Echolocation Clicks

1.5-18 0.1-35 2 0.5-25 12-25

Schevill and Watkins 1966; Diercks et al. 1971; Diercks 1972; Steiner at al. 1979; Awbrey et al. 1982 Ford & Fisher 1983; Morton at al. 1986; Moore et al. 1988

Phocoena phocoena Clicks Echolocation Clicks

2 110-150

Busnel et al. 1965; Busnel and Dziedzic 1966; Schevill et al. 1969; MØhl and Andersen 1973; Kamminga and Wiersma 1981; Akamatsu et al. 1994.

Physeter macrocephalus Clicjs 0.1-30 Backus and Schevill 1966; Levenson 1974; Watkins 1980a, 1980b

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Specie Tipo di Suono Range di Frequenza

(kHz) Riferimenti *

Pseudorca crassidens Whistles Echolocation Clicks Echolocation Clicks

1.87-18.1 25-30 95-130

Busnel and Dziedzic 1968; Kamminga and Van Velden 1987; Thomas and Turl 1990

Stenella coeruloalba Whistles 1.1-24+ Smyth 1994 Tursops truncatus Whistles

Click Bark Low frequency Calls Echolocation Clicks

0.8-24 0.2-150 0.2-16 0.05-0.9 110-130

Lilly and Miller 1961; Evans and Prescott 1962; Caldwell and Caldwell 1967; Dierks et al. 1971; Evans 1973; Au et al. 1974 Tyack 1985; Caldwell et al. 1990; Turl 1993; Schultz and Corkeron 1994; Schultz et al. 1995 Wang et al. 1995

Nota:

(*) Per i riferimenti bibliografici si rimanda al documento “Oceans of Noise, WDCS Science Report, Simmonds M., Dolman S., 2004” (Simmonds, Dolman, 2004)

Tabella 7.32: Elenco delle frequenze dei suoni prodotti dai misticeti

Specie Tipo di Suono Range di Frequenza

(kHz) Riferimenti *

Balaena mysticetus Calls Moans Pulsive sounds Song

0.1-0.58 0.025-0.9 0.025-3.5 0.02-0.5

Thompson et al 1979; Ljungblad et al. 1980, 1982; Norris and Leatherwood 1981; Clark and Johnson 1984; Wursig et al. 1985; Clark et al. 1986; Cummings and Holliday 1987; Wursig and Clark 1993

Balaenoptera acutorostrata Down sweeps Moans, grunts Ratchet Sweeps, moans Thump trains

0.06-0.13 0.06-0.14 0.85-6 0.06-0.14 0.1-2

Schevill and Watkins 1972; Winn and Perkins 1976

Balaenoptera borealis Sweeps 1.5-3.5 Thompson et al. 1979 Knowlton et al. 1991

Balaenoptera musculus Moans 0.012-0.4 Cummings and Thompson 1971, 1994 Edds 1982 ; Stafford et al. 1988

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Specie Tipo di Suono Range di Frequenza

(kHz) Riferimenti *

Balaenoptera physalus Clicks Constant call Moans Moans Downsweeps Moans, upsweeps Pulses Ragged pulse Rumble Whistles & chirps

16-28 0.02-0.04 0.016-0.75 0.014-0.0118 0.03-0.075 0.018-0.075 <0.03 0.01-0.03 1.5-5

Thompson et al. 1979; Watkins 1981b; Cummings et al. 1986 Watkis et al. 1987; Edds 1988; Clark 1990; Cummings and Thompson 1994

Eubalaena australis Pulsive calls Tonal calls

0.03-2.2 0.03-1.25

Cummings et al. 1972; Clark 1982, 1983

Eubalaena glacialis Call Moan

<0.4 <0.4

Watkins and Schevill 1972; Thompson et al. 1979; Spero 1981; Clark 1990

Eschrichtius robustus Call Clicks FM sweep Moans Modulated pulses Pulses

0.2-2.5 0.1-20 0.1-0.35 0.02-1.2 0.08-1.8 0.1-2

Cummings et al. 1968; Fish et al. 1974; Norris et al. 1977; Swartz and Cummings 1978; Dahlheim et al. 1984; Moore and Ljungblad 1984; Dahlheim and Ljungblad 1990.

Megaptera novaeangliae Grunts Horn blasts Moans Pulse trains Song Social calls Shrieks Slaps

0.025-1.9 0.41-0.42 0.02-1.8 0.025-1.25 0.03-8 0.05-10 0.75-1.8 0.03-1.2

Thompson et al. 1979; Watkins 1981b: Edds 1982, 1988; K. Payne et al. 1983; Payne and Payne 1985; Silber 1986; Thompson et al. 1986.

Nota:

(*) Per i riferimenti bibliografici si rimanda al documento “Oceans of Noise, WDCS Science Report, Simmonds M., Dolman S., 2004” (Simmonds, Dolman, 2004)

7.6.3.3 Impatto del Rumore Antropogenico, Considerazioni Generali

Il rumore antropogenico può essere suddiviso in due categorie principali:

inquinamento acuto e puntuale, prodotto in una posizione per un periodo definito di tempo, per esempio un test sonar o una esplorazione geofisica;

inquinamento diffuso e continuo, ad esempio quello dovuto al traffico navale, dovuto alla somma di un grande numero di fonti in continuo movimento.

E’ tuttavia ancora incerta la determinazione di livelli di esposizione sicuri, non solo in relazione a possibili effetti permanenti e temporanei, ma anche in relazione a effetti comportamentali a breve e lungo termine.

Al momento, non esistono infatti studi che indichino i livelli di sensibilità per le varie specie e continuano ad essere discussi diversi modelli di sensibilità ai traumi acustici.

Molti studi hanno dimostrato delle risposte comportamentali a rumori prodotti dall’uomo. Questi studi mostrano come gli effetti possono variare largamente a seconda del tipo di

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suono, delle condizioni di propagazione locali, della sensibilità degli animali, che varia secondo la specie, il comportamento, il contesto sociale, e altri fattori (CIBRA, 2009).

Il rumore può avere diversi tipi d’impatti sui cetacei:

fisici:

non uditivi:

danni al tessuto del corpo, danni dovuti alla creazione di bolle,

uditivi:

grandi danni agli apparati uditivi, permanente spostamento della soglia di udibilità, temporaneo spostamento della soglia di udibilità;

percettivi:

mascheramento nella comunicazione all’interno della specie,

mascheramento nella comunicazione tra le specie,

interferenza con la capacità di interpretare acusticamente l’ambiente;

comportamentali:

brusca interruzione del normale comportamento (comportamento sensibilmente diverso per un certo periodo di tempo),

modifica del comportamento (il comportamento rimane uguale ma meno efficiente),

cambiamento della zona (breve o lungo termine);

cronici:

diminuzione della probabilità di sopravvivenza dell’individuo,

aumento della vulnerabilità alle malattie,

ipersensibilità agli stress,

abitudine al rumore (causa il non allontanamento dell’animale dalla fonte del rumore che continua così a danneggiarlo);

effetti indiretti:

ridotta disponibilità di prede,

aumento della vulnerabilità alla cattura e ad altri rischi, come la collisione con equipaggiamenti per la pesca.

7.6.3.3.1 Danno Fisiologico ai Tessuti e agli Organi

Il rapido cambiamento di pressione causato da un rumore intenso può causare un danno fisiologico. I danni possono classificarsi in letali e sub-letali.

Gli effetti letali sono quelli che danno come risultato l’immediata morte o la seria debilitazione dell’animale. Gli effetti sub-letali si hanno quando l’intensità sonora eccede la

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tolleranza dell’orecchio e il danno uditivo causato può portare indirettamente alla morte dell’animale a causa dell’incapacità di cacciare, orientarsi ed evitare ostacoli.

Questo danno non dipende dalla durata dell’evento ma dalla sua intensità.

7.6.3.3.2 Danno all’Udito

L'effetto fondamentale di un trauma acustico è la diminuzione della capacità uditiva che si manifesta come innalzamento della soglia di sensibilità, che corrisponde ad una perdita di sensibilità uditiva. Le perdite di capacità uditive sono generalmente classificate come innalzamento temporaneo (TTS) o permanente (PTS) del livello di soglia. Poiché l’intensità e la durata dell’esposizione possono agire sinergicamente per aumentare il danno all’udito, le esposizioni lunghe o ripetute a livelli che per brevi durate provocano TTS possono anche produrre una perdita uditiva permanente (PTS). Questo significa che sia il livello che la durata di esposizione possono condurre al danno acustico (CIBRA, 2009). L'esposizione al rumore può avere un effetto anche se al di sotto dei livelli che provocano perdita di sensibilità uditiva.

Misticeti

Le soglie uditive dei misticeti non sono ancora state misurate direttamente, non potendo essere studiati in cattività a causa delle loro dimensioni. Comunque la soglia di risposta a bande limitate di suoni ha provveduto ad informazioni limitate circa le loro capacità. La balena grigia per esempio reagisce a sonar di mitigazione di 21-25 kHz (Frankel, 2005).

Odontoceti

Da alcune ricerche che sono state fatte sugli odontoceti, è risultato che la perdita di udito indotta dal rumore è possibile se gli individui vengono esposti a rumori che possono sentire bene. Comunque, i rumori necessari per produrre una perdita temporanea di sensibilità (TTS) sono relativamente alti (più di 130 dB). Alcuni esperimenti con tursiopi e beluga hanno mostrato che alle frequenze di 3,10 e 20 kHz, i livelli necessari di rumore, per indurre una quantità di TTS misurabile, sono stati tra i 192-201 dB re 1μPa RMS SPL.

7.6.3.3.3 Mascheramento del Rumore

Il mascheramento è l’incremento della soglia uditiva di un suono dovuto, alla presenza di un altro suono. I mammiferi marini usano il suono per cacciare, per navigare e per altre importanti funzioni. Perciò il mascheramento o la distorsione di questi suoni biologicamente importanti può avere un grande impatto sull’efficienza di comunicazione e su alcune attività fisiologiche dei cetacei.

Il mascheramento può avvenire se gli animali sono esposti ad un costante rumore a banda larga come potrebbe essere quello di una nave.

Un rumore può causare mascheramento, di un segnale di riferimento, se giace entro una banda critica vicina alla frequenza del segnale o è d’intensità superiore. La larghezza di banda critica cresce per le basse frequenze cosicché i segnali a bassa frequenza sono più efficacemente schermati che quelli ad alta frequenza. Tale fenomeno ha comunque un effetto temporaneo di durata pari a quella dell’evento che ha generato il fenomeno.

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In alcuni cetacei è stato osservato un comportamento anti-mascheramento per esempio le balene grigie modificano i loro segnali per ottimizzare la trasmissione e la recezione.

7.6.3.3.4 Risposta Comportamentale

Il disturbo che possono causare stimoli esterni può portare a cambiamenti sia fisiologici che biologici (risposta comportamentale). Tale risposta non è sempre ben individuabile visto che non è ben chiaro, all’avvicinamento di una nave, se ciò che infastidisce maggiormente l’animale sia il rumore provocato dalla nave o la sua presenza.

Paura e cambiamenti nel comportamento e nel comportamento vocale sono stati osservati sia nei misticeti che negli odontoceti a distanze dalla sorgente del suono anche di decine e centinaia di chilometri.

La risposta comportamentale della balena grigia è quella meglio studiata. Le risposte osservate sono state molto varie: aumento del tempo d’immersione, nessuna variazione di respirazione e una diminuzione della velocità di crociera in funzione della taglia della nave.

La risposta comportamentale della balenottera all’avvicinamento di una nave è stata: interruzione del nutrimento, aumento della velocità di crociera.

Anche le orche, all’avvicinarsi di una nave, aumentano la velocità e si dirigono in mare aperto.

Anche questo disturbo è legato alla durata dell’evento.

7.6.3.4 Stima dell’Impatto e Misure di Mitigazione

Il rumore potenzialmente immesso nell’ambiente marino in seguito alle attività previste dal progetto potrà essere sia a bassa frequenza, derivante dai motori delle navi posa tubi (fase di posa) e da altri macchinari presenti a bordo, sia ad alta frequenza, propria della strumentazione utilizzata per le indagini strumentali di dettaglio (fase di posa e controlli periodici della linea in fase di esercizio).

Vari studi hanno confermato la capacità di adattamento dei cetacei a rumori continui e lo sviluppo di una certa tolleranza nei loro confronti. La temporanea presenza della nave posa tubi nel tratto di mare compreso tra la Sardegna e la Toscana non potrà quindi determinare alcun aumento significativo del rumore ambientale di fondo proprio dell’area marina in esame e determinato dal continuo transito di navi e mezzi marittimi, con i quali i cetacei convivono ormai da tempo.

Per quanto riguarda le indagini strumentali di dettaglio, che verranno effettuate prima della posa e periodicamente durante l’esercizio della condotta, si utilizzeranno strumenti quali il Side Scan Sonar e il MultiBeam. Tali strumenti sono utilizzati per individuare strutture sottomarine, sono direzionali e utilizzano alte frequenze (100-500 kHz). Maggiore è il dettaglio delle informazioni richieste, maggiore dovrà essere la frequenza; in tal caso maggiore sarà anche lo smorzamento e quindi il rumore sarà limitato entro poche decine di metri dalla sorgente.

Le attività svolte non sono quindi tali da causare disturbi permanenti ai cetacei.

Non è da escludersi una temporanea modificazione nel comportamento di alcuni individui che possono venire a trovarsi in prossimità della nave ma, in relazione alla velocità di posa

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prevista (circa 2 km/giorno) e, pertanto, alla durata estremamente limitata dell’interferenza, l’impatto può considerarsi di lieve entità.

Al fine di contenere quanto più possibile il potenziale impatto verranno comunque messe in atto le necessarie misure mitigative per evitare l’eccessivo avvicinamento ai mezzi marittimi di eventuali individui presenti nell’area durante le operazioni.

7.6.4 Impatto sugli Ecosistemi per Interventi sul Fondo

Nella fase precedente la posa verranno effettuati appositi rilievi e studi, mirati ad analizzare il posizionamento della condotta sul fondale ed a valutare l’opportunità di interventi mirati a migliorare la stabilità del metanodotto. Questi verranno previsti con particolare attenzione per le sezioni di tracciato che possono implicare la realizzazione di un tratto sospeso; dopo la posa, la condotta verrà comunque nuovamente ispezionata, per valutare l’accuratezza degli interventi effettuati (Galsi, 2009a).

Nel caso in cui delle campate libere saranno ancora esistenti e necessitino correzioni, sarà possibile intervenire sul fondale rimuovendo i picchi o spalle (con mezzi di scavo), o creando ulteriori punti di supporto a tali campate, ad esempio con l’uso di materassi gonfiabili con cemento. Il metodo di correzione principale è la rimozione dei picchi (Galsi, 2009a).

Per quanto riguarda gli impatti legati alle attività sopracitate sulle biocenosi bentoniche, in considerazione del fatto che:

la potenziale presenza, lungo il tracciato, di biocenosi di rilevante valore naturalistico (affioramenti rocciosi o organogeni potenzialmente caratterizzati da biocenosi del coralligeno o dei coralli profondi) è stata esclusa nella zona profonda dove la condotta verrà solamente posata sul fondale durante la definizione del tracciato di progetto (grazie ai rilievi geofisici e batimetrici) (Fugro-Galsi, 2009);

gli interventi sono normalmente localizzati e interessano aree di poche decine di metri,

è possibile ritenere che l’impatto associato sia di entità trascurabile.

Come già evidenziato in precedenza al paragrafo relativo all’impatto sulle bioconcrezioni, oltre la batimetrica degli 85 m (profondità a partire dalla quale la condotta sottomarina verrà solamente posata sul fondale) il tracciato della condotta sottomarina non interessando aree di substrato duro sarà esclusivamente realizzato su aree a fondale molle in cui le biocenosi rappresentative sono quelle tipiche dei fondi molli di piattaforma e di scarpata.

7.6.5 Danni alla Vegetazione per Emissione di Polveri ed Inquinanti (Fase di Cantiere)

7.6.5.1 Stima dell’Impatto

In fase di cantiere i danni e i disturbi maggiori alla flora, fauna ed ecosistemi sono ricollegabili principalmente a sviluppo di polveri e di emissioni di inquinanti durante le attività di costruzione del metanodotto (realizzazione dell’approdo e tratto a terra).

La deposizione di polveri sulle superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle superfici fiorali potrebbe essere infatti causa di squilibri fotosintetici che sono alla base della biochimica vegetale.

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Le emissioni di inquinanti e di polveri (e le relative ricadute al suolo) sono concentrate in un periodo e in un’area limitati e con il procedere delle attività di posa della condotta si “spostano” lungo il tracciato del metanodotto.

Si rimanda al Capitolo 3 per l’analisi dei risultati delle simulazioni modellistiche che sono state effettuate in merito alla valutazione delle ricadute di inquinanti al suolo.

Il territorio attraversato dal metanodotto e terra è costituito prevalentemente da aree agricole; da segnalare la presenza della fascia vegetazionale in prossimità della costa. Tenuto conto del carattere temporaneo delle attività di costruzione e della loro tipologia, assimilabile a quella di un cantiere edile, si ritiene che l’impatto sulla vegetazione si possa ritenere di lieve entità.

7.6.5.2 Misure di Mitigazione

Sono previste idonee misure a carattere operativo e gestionale quali:

bagnatura delle gomme degli automezzi;

umidificazione del terreno nelle aree di cantiere e dei cumuli di inerti per impedire l’emissione di polvere;

utilizzo di scivoli per lo scarico dei materiali;

controllo e limitazione della velocità di transito dei mezzi;

evitare di tenere i mezzi inutilmente accessi

7.6.6 Danni/Disturbi a Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi per Emissioni di Polveri e Inquinanti (Fase di Cantiere)

7.6.6.1 Produzione di Polveri

Una possibile fonte di disturbo per vegetazione e flora potrebbe riguardare la produzione di polveri durante le attività di cantiere (movimenti terra, scavi, transiti di mezzi pesanti, etc.). La deposizione di polveri sulle superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle superfici fiorali potrebbe essere infatti causa di squilibri fotosintetici che sono alla base della biochimica vegetale. L’impatto associato è considerato comunque trascurabile in considerazione del carattere temporaneo delle attività di cantiere e dell’entità sostanzialmente contenuta di tale produzione (si vedano le valutazioni riportate al Capitolo 3).

È poco probabile che le polveri sollevate dalle attività di costruzione, che tipicamente si ridepositano in prossimità del punto di sollevamento, interessino aree esterne alla zona dei lavori, anche in considerazione delle precauzioni operative che verranno adottate durante le operazioni di posa. Non si rendono necessarie misure di contenimento o mitigazione degli impatti, oltre a quelle già evidenziate al Paragrafo 5.1 relative alla componente Atmosfera.

7.6.6.2 Emissioni di Inquinanti Gassosi

Le emissioni di inquinanti in atmosfera durante la fase di costruzione delle opere sono imputabili essenzialmente ai fumi di scarico delle macchine e dei mezzi impegnati in cantiere, quali escavatori, automezzi, generatori, ecc..

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Tali emissioni sono concentrate in un periodo e in un’area limitati e con il procedere delle attività di posa si “spostano” lungo il tracciato dell’interconnessione elettrica in cavo.

A seguito delle valutazioni condotte relativamente alla componente Atmosfera (Capitolo 3), si prevede un impatto sulla flora, fauna ed ecosistemi come riportato nella Carta degli Impatti di cui al Volume B del SIA 2009.

A scala di area vasta non sono prevedibili interferenze sensibili significative.

Non si rendono necessarie misure di contenimento o mitigazione degli impatti, oltre a quelle già evidenziate al Capitolo 3.

7.6.7 Danni/Disturbi alla Fauna per Emissioni Sonore (Fase di Cantiere)

In fase di cantiere i danni e i disturbi maggiori alla fauna sono ricollegabili principalmente alle emissioni sonore connesse essenzialmente all’impiego delle macchine e dei mezzi pesanti impegnati nelle attività di posa.

Valutazioni specifiche sulle emissioni sonore sono riportate al Capitolo 10 e nella Carta di Sintesi degli Impatti (Volume B del SIA 2009).

In linea generale si può affermare che le emissioni sonore possano arrecare disturbi non trascurabili durante l’apertura dello scavo nelle aree in roccia. In relazione alla tecnologia realizzativa che sarà adottata si prevedranno specifiche misure di mitigazione durante l’attraversamento degli habitat di maggiore interesse.

7.6.8 Consumi di Habitat (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio)

Il tracciato onshore del metanodotto interessa in gran parte terreni a vocazione agricola. L’analisi dell’uso suolo, con un dettaglio di 1:25,000 (si veda in dettaglio il Volume B delle integrazioni al SIA), mostra infatti le seguenti percentuali (si vedano le tabelle successive).

Tabella 7.33: Uso del Suolo (Livello I ) interessato dal Tracciato

Livello I CLC2000 Lunghezza (km) % 1 – Superfici artificiali 0.25 0.1 2 - Superfici agricole utilizzate 211.51 76.1 3 - Territori boscati e ambienti semi-naturali 64.89 23.4 4 Total Zone umide 1.15 0.4 Totale 277.80 --

Tabella 7.34: Uso del Suolo (Livello II ) interessato dal Tracciato

Livello II CLC2000 Lunghezza (km) %

11 Zone urbanizzate di tipo residenziale 0.14 0.05 13 Zone estrattive, cantieri, discariche e terreni artefatti e abbandonati

0.11 0.04

21 Seminativi 168.14 60.52

22 Colture permanenti 8.03 2.89

23 Prati stabili (foraggere permanenti) 6.42 2.31

24 Zone agricole eterogenee 28.92 10.41

31 Zone boscate 31.96 11.51

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Livello II CLC2000 Lunghezza (km) % 32 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea

32.82 11.82

33 Zone aperte con vegetazione rada o assente

0.10 0.04

42 Zone umide marittime 1.15 0.42

Totale 277.80 100.0

I territori boscati e gli ambienti semi-naturali sono interessati dal tracciato in minima parte (per circa 65 km, pari al 24% della lunghezza totale).

Al fine di fornire un’analisi vegetazionale di maggior dettaglio al Paragrafo 7.4.5 sono stati presentati e approfonditi gli aspetti relativi agli habitat potenzialmente presenti lungo il tracciato del metanodotto a progetto.

Di seguito in tabella si riporta il consumo di habitat di interesse comunitario potenzialmente interessati dalla realizzazione del progetto. Tale area è stata calcolando una pista di lavoro pari a 30 m centrata sull’asse del tracciato.

Tabella 7.35: Corrispondenze tra le Tipologie di Uso del Suolo Rilevate Lungo il Tracciato Terrestre del GALSI e Potenziali Habitat Presenti

CLC Uso del suolo e possibili habitat Potenziali

habitat presenti

Superficie (ha)

244 Pascolo arborato con potenziale presenza dell'habitat 6310

6310 110

311 Boschi di latifoglie con potenziale presenza degli habitat 9330, 9340

9330, 9340 30

321 Prati-pascoli naturali e praterie con potenziale presenza degli habitat 6210(*), *6220

6210(*), *6220 30

422 Saline con potenziale presenza dell'habitat potenziale *1150

*1150 1

511 Corsi d'acqua, canali, idrovie con potenziale presenza degli habitat 3150, 3280, 3290

3150, 3280, 3290

88

3116 Boschi di specie igrofile con potenziale presenza degli habitat *91e0, 92a0, 92d0

*91E0, 92A0, 92D0

25

3232 Gariga con potenziale presenza dell'habitat 5330 5330 18

3311 Vegetazione psammofila litorale con potenziale presenza degli habitat 2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260 e 1210

2110, 2120, 2210, 2230, *2250, 2260,

1210

1

31165 Alneti ripariali, habitat *91E0 *91E0 6 Totale 309

L’analisi sopra riportata ha permesso di ottenere informazioni di maggior dettaglio sulle coperture di uso suolo che verranno interessate dalla realizzazione del metanodotto e sulla presenza potenziale di habitat naturali di interesse comunitario.

In particolare lo sviluppo lineare di tracciato che interessa porzioni di territorio potenzialmente caratterizzate dalla presenza di habitat di interesse comunitario ammonta complessivamente a 59 Km sui 278 Km di tracciato (circa il 21%). Tale consumo sarà

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temporaneo in quanto al termine dei lavori si procederà al ripristino delle aree interessate dai lavori.

Per quanto riguarda la fase di esercizio, l’occupazione di suolo e quindi il potenziale consumo di habitat saranno dovuti esclusivamente alla presenza del Terminale di Porto Botte e degli impianti di linea.

Né il Terminale di Porto Botte (come la Centrale di Olbia) ricadono all’interno di un’area potenzialmente caratterizzata dalla presenza di habitat di interesse comunitario. Di seguito in tabella si riportano gli impianti di linea che ricadono all’interno di aree potenzialmente interessate dalla presenza di habitat di interesse comunitario.

Tabella 7.36: Impianti di Linea e Habitat Potenziali

Nome Impianto

Comune Provincia Corine Land Cover

e Habitat Potenziale

Sup.

(ha)

PL-18 Paulilatino Oristano 3232 Gariga con potenziale presenza dell'habitat

5330 0.14

Stazione di Lancio e

Ricevimento PIG - PL-19

Paulilatino Oristano 3232 Gariga con potenziale presenza dell'habitat

5330 0.96

PL-20 Paulilatino Oristano 244 Pascolo arborato con potenziale presenza

dell'habitat 6310 0.34

PL-21 Borore Nuoro 321

Prati-pascoli naturali e praterie con potenziale presenza degli habitat

6210(*), *6220

0.14

PL-25 Bonorva Sassari 321

Prati-pascoli naturali e praterie con potenziale presenza degli habitat

6210(*), *6220

0.14

PL-27 Mores Sassari 311

Boschi di latifoglie con potenziale presenza

degli

habitat 9330, 9340

0.34

PL-33 Berchidda Olbia - Tempio

244 Pascolo arborato con potenziale presenza

dell'habitat 6310 0.29

PL-34 Monti Olbia - Tempio

244 Pascolo arborato con potenziale presenza

dell'habitat 6310 0.34

PL-35 Monti Olbia - Tempio

244 Pascolo arborato con potenziale presenza

dell'habitat 6310 0.34

PL-36 Monti Olbia - 244 Pascolo arborato con 0.14

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Nome Impianto

Comune Provincia Corine Land Cover

e Habitat Potenziale

Sup.

(ha)

Tempio potenziale presenza dell'habitat 6310

Maggiori dettagli riguardo le valutazioni sulla significatività dell’incidenza sui Siti della Rete Natura 2000 e sulle IBA presenti entro una distanza di 5 km dal tracciato del metanodotto sono riportate negli Studi di Incidenza (Volume E delle Integrazioni al SIA).

7.6.9 Impatto su Fauna ed Avifauna (Fase di Cantiere)

Nella Tabella seguente sono elencate le diverse categorie di uso del suolo con i rispettivi valori di ricchezza e valenza faunistica calcolati. Si rimanda alla cartografia di dettaglio allegata al Volume B del SIA.

Tabella 7.37: Ricchezza e Valenza faunistica delle categorie di uso del suolo

Codice Categorie uso suolo Ricchezza faunistica (num. specie)

Valenza faunistica (somma IFC)

1 AREE ANTROPIZZATE 28 125

2 SEMINATIVI 53 250

3 AREE ARBUSTATE 87 416

4 PASCOLO ARBORATO 80 401

5 SIEPI E FILARI 63 260

6 BOSCHI NATURALIFORMI 60 308

7 IMPIANTI DI ARBORICOLTURA

17 79

8 FORMAZIONI ARBOREE RIPARIALI

44 233

9 CANNETI 33 160

10 CORSI D'ACQUA E ALTRE ZONE UMIDE

72 364

11 AREE DUNALI LITORALI 46 204

12 SALINE 48 222

13 PRATI E PASCOLI 82 399

Dall’analisi della tabella si può notare come le categorie di uso del suolo a minor ricchezza faunistica mostrano anche una bassa valenza faunistica e corrispondono alle aree antropizzate ed agli impianti di arboricoltura.

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Le aree di maggior valore faunistico risultano essere i prati e i pascoli, le zone arbustate (macchia, gariga), i pascoli arborati, i boschi naturaliformi di roverella e quercia da sughero, e i corsi d’acqua e le zone umide interne.

In tali aree sono possibili temporanei disturbi durante le attività di cantiere, in particolare nell’attraversamento di aree in roccia.

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8 ASPETTI STORICO-PAESAGGISTICI

Obiettivo della caratterizzazione della qualità del paesaggio, con riferimento sia agli aspetti storico-testimoniali e culturali, sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell'ambiente.

Il presente Capitolo, che riporta approfondimenti e integrazioni per la componente in esame unitamente ad informazioni già presentate nel SIA 2008 ma utili alla comprensione dei nuovi contenuti, è quindi così strutturato:

il Paragrafo 8.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente suolo e sottosuolo;

il Paragrafo 8.2 rimanda, per gli approfondimenti sulla componente che sono stati predisposti, alla Relazione Paesaggistica;

nel Paragrafo 8.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 8.4 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione. In particolare, per quanto riguarda l’impatto paesaggistico del Terminale di Porto Botte, sono riportati:

i risultati del progetto architettonico che è stato predisposto,

gli interventi di mitigazione a verde che sono previsti, con il dettaglio delle specie utilizzate e del modulo di impianto,

i nuovi fotoinserimenti che sono stati predisposti.

8.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e gli aspetti storico-paesaggisistici possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

realizzazione di scavi e movimenti terra,

presenza fisica dei cantieri,

taglio di vegetazione di altro fusto;

fase di esercizio:

presenza del Terminale di Porto Botte,

presenza degli Impianti di Linea.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 8.1: Aspetti Storico-Paesaggistici, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

FASE DI CANTIERE Scavi e Movimenti terra X Presenza fisica dei cantieri X Taglio di Vegetazione Arborea X

FASE DI ESERCIZIO Presenza della condotta sottomarina e del metanodotto

X

Presenza del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea

X

8.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE

8.2.1 Aree di Interesse Paesaggistico Ambientale

Si evidenzia che la Regione Sardegna ha approvato il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) con Deliberazione della Giunta Regionale No. 36/7 del 5 Settembre 2006. Il Piano individua i beni paesaggistici ed ambientali ai sensi dell’Art. 143 e dell’Art. 142 del D.Lgs 42/04.

Per la valutazione delle interferenze con il progetto si rimanda alle Relazioni Paesaggistiche che sono state predisposte.

8.2.2 Aree di Interesse Archeologico e Storico Culturale

Per quanto riguarda il tratto a terra si rimanda all’analisi della seguente documentazione facente parte dei Documenti pro VIA 2009:

Relazione Paesaggistica, nella quale sono anche riportati i beni paesaggistici ed identitari tratti dal “Repertorio del mosaico dei beni paesaggistici ed identitari” (DGR No. 23/14 del 16 Aprile 2008) allegato al PPR e contenuti nella cartografia del piano;

verifica archeologica preliminare.

8.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE

Per la componente aspetti storico-paesaggistici costituiscono elementi di sensibilità i seguenti:

presenza di elementi storico - archeologici;

grado di visibilità e contesto paesaggistico.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

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Tabella 8.2: Aspetti Storico Paesaggistici, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata

Presenza di elementi storico-archeologici entro 100 m dal tracciato

X

Presenza di elementi storico-archeologici tra 100 m e 250 m dal

tracciato X

Presenza di elementi storico-archeologici tra 250 m e 500 m dal

tracciato X

Presenza di Beni paesaggistici X

Aree boscate X

Aree con substrati rocciosi affioranti X

Paesaggi aperti (pianure costiere, fondovalle, ecc..)

X

Paesaggi prevalentemente antropizzati X

8.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente atmosfera già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

Nel seguito, con riferimento sia alla fase di cantiere che a quella di esercizio (Terminale di Porto Botte e Impianti di Linea), sono sintetizzati i principali contenuti della Relazione Paesaggistica che è stata predisposta, cui si rimanda per maggiori dettagli.

8.4.1 Impatto Paesaggistico in Fase di Cantiere

Durante la fase di costruzione si possono verificare impatti sul paesaggio imputabili essenzialmente a:

insediamento delle strutture del cantiere, con impatti, a carattere temporaneo, legati all’apertura di aree di cantiere, alla realizzazione di piste di accesso, alla presenza delle macchine operatrici;

apertura della pista del metanodotto, ai conseguenti “tagli” o “sezionamenti” sul paesaggio collegabili all’asportazione della vegetazione e all’attraversamento di aree naturali.

Tali impatti sono entrambi di natura temporanea, anche in considerazione delle attività di controllo e mitigazione che verranno applicate.

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In considerazione del fatto che il tracciato del metanodotto attraversa numerosi corsi d’acqua al fine di valutare la compatibilità paesaggistica dell’intervento proposto sono state elaborate schede di sintesi riportanti:

attraversamento dei corsi d’acqua:

informazioni generali sul corpo idrico,

tecnica di attraversamento e modalità di ripristino;

vincolo paesaggistico-ambientale e normativa di riferimento,

stralcio cartografia in scala 1:10,000,

carta dell’uso del suolo (1:10,000),

carta geologica (1:10,000)

immagine satellitare ad alta risoluzione (scala 1:5,000),

documentazione fotografica di sopralluogo;

attraversamento dei corsi d’acqua ambientalmente e paesaggisticamente sensibili (in aggiunta agli elementi di cui sopra):

rilievo vegetazionale,

Indice di Funzionalità Fluviale (IFF),

aree di cantiere sulle immagini satellitari ad alta definizione (1:5,000).

Le schede di tutti gli attraversamento dei corsi d’acqua sono riportate in Appendice G alla Relazione Paesaggistica, cui si rimanda.

Le schede relative all’attraversamento dei corsi d’acqua individuati come ambientalmente e paesaggisticamente sensibili, elencati nel seguito, sono riportati anche in Appendice alla Sezione A2 del presente Volume, cui si rimanda:

Riu Flumentepido (Comune di Carbonia, Provincia di Carbonia Iglesias);

Torrente Leni (Comune di Villacidro, Provincia di Media Campidano);

Rio S. Elena (Comune di Simaxis, Provincia di Oristano);

Fiume Tirso (Comune di Zerfaliu, Provincia di Oristano);

Riu Temo (Comune di Macomer, Provincia di Nuoro);

Riu Mannu Pedrosu (Comuni di Oschiri e Berchidda, Provincia di Olbia - Tempio);

Riu Mannu (Comuni di Torralba e Mores, Provincia di Sassari);

Riu Mannu d’Ozieri (Comune di Ozieri, Provincia di Sassari);

Riu di Berchidda (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio);

Riu Calarighe (Comune di Berchidda Provincia di Olbia - Tempio);

Rio Parasole (Comune di Loiri Porto San Paolo, Provincia di Olbia - Tempio);

Rio della Castagna(Comune di Olbia, Provincia di Olbia - Tempio).

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In considerazione di quanto riportato in tali schede e delle metodologie costruttive previste si può ritenere che l’impatto associato sia di lieve/moderata entità e completamente reversibile.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo conclusivo e nelle Carte di Sintesi degli Impatti riportate al Volume B.

8.4.2 Impatto Paesaggistico Associato alla Presenza del Terminale di Porto Botte (Fase di Esercizio)

8.4.2.1 Metodologie adottate per lo Studio di Impatto Paesaggistico

Per poter effettuare correttamente ed efficacemente le operazioni di analisi di impatto visivo, è stato utilizzato un modello tridimensionale dei manufatti e delle opere architettoniche costituenti l’impianto in oggetto.

Si sono così potute analizzare le qualità formali e i caratteri dimensionali delle opere previste in relazione con il paesaggio circostante e verificare il loro inserimento ambientale valutandone la valenza e indicandone i correttivi di minimizzazione e di compensazione che risultano necessari.

Il metodo utilizzato prevede una serie di fasi successive:

descrizione e definizione dello spazio visivo di progetto e analisi delle condizioni visuali esistenti;

identificazione dei punti di vista e coni visivi principali per la valutazione di impatto e simulazione dell'inserimento dei manufatti di progetto;

definizione e scelta degli osservatori;

definizione ed analisi degli impatti visuali sul paesaggio;

formulazione degli eventuali correttivi (protezioni, minimizzazioni, compensazioni);

indicazioni sui dettagli progettuali.

In considerazione della morfologia pianeggiante del territorio l’impianto sarà sostanzialmente visibile dalle aree limitrofe circostanti. I sopralluoghi effettuati hanno consentito di riprodurre sulla cartografia i punti significativi da cui sarà visibile il Terminale.

Il prodotto dello studio della visibilità effettuato in sopralluogo è un dettagliato rilievo fotografico che è stato utilizzato nelle fasi successive di studio della modellazione e fotoinserimento.

I punti sensibili individuati sono i seguenti:

angolo Nord del terreno su cui sorgerà il Terminale con punto di ripresa sulla strada sterrata di accesso a serre in disuso (Punto 1);

angolo Sud dell’area del Terminale (Punto 2);

strada asfaltata di accesso alle Saline di Sant’Antioco (Punto 3);

vista dalla costa con punto di ripresa sulla strada di accesso al mare interno alle Saline di Sant’Antioco (Punto 4).

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Dalla zona costiera il Terminale di Porto Botte non sarà visibile in considerazione sia della distanza dalla costa (circa 1.5 km) sia delle altezze limitate degli edifici comunque nascoste dalle alberature esistenti, come mostrato dalla seguente ripresa panoramica dalla costa lungo il perimetro delle Saline di Sant’Antioco.

Figura 8.1: Terminale di Porto Botte, Panoramica dalla Linea di Costa

Dai punti sensibili che sono stati individuati è stata realizzata la simulazione della percezione visiva così come presumibilmente si presenterà quando il progetto sarà realizzato.

In termini generali, la simulazione può avvenire con:

disegno;

plastico (ove possibile);

fotomontaggio;

immagine computerizzata.

La tecnica del montaggio fotografico computerizzato consente maggiore realismo e maggiore oggettività di quanta non ne possano offrire le altre tecniche, più influenzabili dall'abilità del disegnatore o dell'operatore.

Le simulazioni rappresentano l’unico mezzo per visualizzare il risultato finale e il tipo d’impatto che l’opera implica. È possibile pertanto valutare come le dimensioni delle nuove costruzioni si relazionano con il contesto e verificare se lo studio e la scelta di forme, materiali e colori adottati per l’intervento contribuiscano alla minimizzazione dell’impatto.

Allo stesso modo si può stabilire sia in fase di progetto sia di verifica come inserire la componente naturalistica a coronamento dell’impianto ricorrendo a piantumazione perimetrali e interne.

Il confronto tra le immagini del sito prima dei lavori e i fotoinserimenti rappresentano l’elaborato finale che dichiara il risultato (positivo o meno) della proposta di progetto.

8.4.2.2 Progetto Architettonico del Terminale di Porto Botte

Al fine di definire un bacino di interesse per quanto concerne la visibilità dell’impianto, oggetto dell’intervento, si devono sinteticamente descrivere:

gli ingombri del Terminale;

la conformazione morfologica dei luoghi.

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Per ciò che riguarda il primo elemento, si rileva facilmente come l’area d’impianto sia costituita principalmente da elementi poco o per nulla emergenti. I principali ingombri sono costituiti dall’edificio principale del Terminale, l’edificio elettrico e di controllo del metanodotto e l’edificio di misura fiscale, che, insieme ai due vent, potranno risultare visibili anche a media distanza.

Nella Relazione Paesaggistica è riportata la scheda colori e materiali per gli edifici presenti nel Terminale.

Le altre strutture, gli impianti e gli equipment non rivestono particolare rilevanza dal punto di vista dell’impatto visivo, anche in considerazione della mitigazione a verde che sarà realizzata (si veda la Figura seguente che riporta il modello tridimensionale del Terminale).

Figura 8.2: Terminale di Porto Botte, Modello Planovolumetrico

Per quanto riguarda il secondo aspetto, l’analisi cartografica, i diversi sopralluoghi e rilievi fotografici eseguiti nell’area rivelano un ambiente morfologicamente pianeggiante in un contesto marcatamente agricolo (sfruttamento a seminativo) con alto grado di uniformità.

8.4.2.3 Interventi di Mitigazione a Verde

La messa a dimora di esemplari di specie autoctone tipiche del territorio in cui si trova il sito in oggetto ha come principale proprietà quella di creare una fascia che da un lato sia in grado di mascherare l’impianto in progetto e dall'altra creare un corretto collegamento con il paesaggio esterno riducendo il più possibile l'effetto muro delle siepi classiche. La vegetazione sarà in grado, oltre che di ricreare un discreto nucleo ecologico e quindi richiamare sia flora che fauna selvatica, anche di abbattere le polveri derivanti dalle lavorazioni dei terreni agricoli circostanti.

Tale fascia, infatti, riveste un’importante funzione ecologica, in quanto oltre a rappresentare un nucleo importante determina un sistema di reti ecologiche che permettono la mobilità delle specie e conseguentemente l’aumento dell'interscambio genetico, fenomeno

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indispensabile al mantenimento della biodiversità. Per tale motivo sono definite anche come corridoi biologici o bio-corridoi.

É inoltre prevista la messa a dimora di vegetazione anche all’interno del Terminale con duplice funzione: ornamentale e di mascheratura di alcuni edifici. Sarà privilegiato l’uso delle medesime essenze messe a dimora sulle fasce perimetrali in modo da creare un riferimento con l’area circostante onde evitare un eccessivo effetto di divario tra area interna ed area esterna.

Per raggiungere risultati soddisfacenti nell’inserimento paesaggistico, in considerazione della presenza in sito di terreni agricoli delimitati da filari di alberi o punteggiate da arbusti sparsi, si propone una soluzione che non alteri l’aspetto naturale dell’ambiente circostante eccedendo nella messa a dimora di nuove alberature su ampie superfici.

Per quanto riguarda le piantumazioni lungo il perimetro è auspicabile prediligere il lato sud-orientale del Terminale, maggiormente esposto, in quanto visibile dalla strada secondaria di accesso all’area.

8.4.2.3.1 Scelta delle Specie Vegetali da Utilizzare

Specie arboree

Salice bianco (Salix alba): albero che può raggiungere uno sviluppo verticale di 20-25 m. Il salice bianco è un elemento tipico dell’area temperata medio-europea e ha un areale che si estende dal Mediterraneo all’Europa settentrionale fino alle zone più orientali compresa la Cina e la Siberia. Specie tipicamente ripariale, lo si trova facilmente lungo i corsi d’acqua dal livello del mare alla zona montana.

Predilige terreni sciolti, umidi con falda freatica superficiale.

Pioppo bianco (Populus alba): specie dioica che può sviluppare un’altezza di 30-40 m e un diametro che supera 1 m. Ha un areale che si estende dall’Europa centromeridionale all’Africa settentrionale e all’Asia occidentale. In Italia è diffuso in tutta la penisola comprese le isole dal piano basale a quello montano in ambienti planiziali o lungo i corsi d’acqua dove forme cenosi pure ma anche popolamenti misti con ontano, salici, frassini e pioppo nero. Specie eliofila e termofila, predilige suoli freschi, profondi, fertili e umidi. Tollera anche substrati relativamente salini.

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Figura 8.3: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Pioppo bianco

Frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa): albero di 20-25 m con corteggia tipicamente girigiastra. Ha un’area di distribuzione più spiccatamente meridionale rispetto agli altri frassini che comprende l’Europa meridionale, l’Asia Minore e l’Africa settentrionale. In Italia la sua presenza è più accentuata in meridione e relativamente comune nelle grandi isole.

Dal punto di vista vegetazionale si trova nei lembi relittuali delle foreste mesoigrofile planiziarie con farinia, olmo, acero campestre. Nelle regioni meridionali è più diffuso lungo i corsi d’acqua; in Sicilia è coltivato per la produzione della manna.

Specie eliofila predilige terreni fertili con falda superficiale.

Olmo campestre (Ulmus minor): pianta molto longeva, a crescita rapida fino in età avanzata e può raggiungere ragguardevoli dimensioni. Specie tipica dell’Europa centrale e meridionale, dell’Asia minore e dell’Africa settentrionale. In Italia è presente in tutte le regioni comprese le isole dal piano basale fino a 1.000 m di altitudine.

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Figura 8.4: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Olmo campestre

È elemento tipico dei querco-carpineti planiziali nelle varianti più umide, ma compare comunemente nelle siepi e anche negli incolti per la sua spiccata capacità pioniera. Ha trovato anche ampie applicazioni in agricoltura e nel giardinaggio per la costituzione di filari, alberature stradali, siepi.

Negli ultimi decenni la grafiosi (malattia fungina) ha decimato intere popolazioni di olmo e per tale motivo in Italia è stato introdotto l’olmo siberiano che è resistente al Graphium ulmi.

Predilige terreni freschi, profondi, fertili e si adatta bene anche su substrati argillosi.

Specie alto-arbustive

Salice rosso (Salix purpurea): in genere presenta un habitus ad arbusto cespuglioso che raggiunge un’altezza di 4 m e più raramente si sviluppa ad alberetto fino a 10m. La caratteristica del salice, da cui deriva l’aggettivo specifico, è la presenza di rami giovani di colore rosso-porporino, lucidi e glabri.

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Figura 8.5: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Salice Rosso

Specie con geoelemento euroasiatico è diffuso in tutte le regioni italiane comprese le isole. Caratterizza le cenosi arbustive frequenti lungo le sponde e i greti dei corsi d’acqua dalla pianura fino al piano montano. Molto utilizzata per la produzione di vimini.

Predilige suoli poco evoluti

Agnocasto (Vites agnus-castus): tipico componente assieme all’oleandro e ai tamerici della boscaglia ripariale dei fiumi mediterranei. Arbusto deciduo con altezza fino a 5m, l’agnocasto è specie ormai rara allo stato spontaneo a causa delle bonifiche, mentre è molto utilizzato come pianta ornamentale per le vistose fioriture.

Ad areale stenomediterraneo, si spinge fino ad oriente nel bassopiano turanico.

Tamerice (Tamarix africana): arbusto o alberello alto in media dai 3 ai 4 m e talvolta raggiunge i 7-8m. Presenta caratteristiche foglie embriciate, molto piccole e di colre verde pallido e opache al margine. Utilizzato come specie ornamentale per le infiorescenze dal bel colore rosato pallido molto decorativo.

L’area di distribuzione corrisponde alla regione mediterranea occidentale e in Italia la specie è spontanea lungo le coste della penisola e delle isole.

I tamerici sono molto utilizzati per il consolidamento delle dune e dei terreni sabbiosi in prossimità del mare ma trovano analogo impiego anche su substrati diversi.

Sono molto adatti a terreni ricchi in sali alcalini per la capacità di espellere cristalli di sali attraverso le piccole foglie.

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Figura 8.6 Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Tamerice

Specie medio/basso arbustive

Oleandro (Nerium oleander): arbusto sempreverde con sviluppo in altezza che può variare da 1-4 m fino a 6 m. La fioritura è quasi continua dalla primavera fino all’inizio dell’autunno e per tale motivo unitamente all’effetto decorativo dei fiori la specie è ampiamente utilizzata a scopo ornamentale.

Presenta una distribuzione lungo tutta la fascia circum-mediterranea spingendosi fino all’Asia orientale. In Italia è diffusa nelle stazioni umide, specialmente lungo i corsi d’acqua delle regioni meridionali dove può formare estese macchie.

Predilige stazioni soleggiate e si adatta bene nelle zone marine perché resiste bene ai venti marini e alla falda salmastra.

Biancospino (Crataegus monogyna): specie a portamento arbustivo con tipica infiorescenza a corimbo di colore bianco-latteo e talora rosea.

Tipico componente delle formazioni premantellari di diversi tipi forestali e delle siepi agresti è molto comune in Italia dalla zona mediterranea al piano montano.

Arbusto longevo, è eliofìlo, rustico, adattabile a qualsiasi condizione climatica e di terreno.

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Figura 8.7: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Biancospino

Di seguito si riporta l’elenco delle specie da inserire nell’impianto, con specificato il tipo di portamento da tenere.

Tabella 8.3: Mitigazione a Verde, Specie da Inserire nell’Impianto

Nome Scientifico Nome Volgare Portamento nella Fascia Vegetata

Salix alba Salice bianco Arboreo Populus alba Pioppo Bianco Arboreo Fraxinus oxycarpa Frassino ossifillo Arboreo Ulmus minor Olmo campestre Arboreo Salix purpurea Salice rosso Arbustivo alto Vites agnus-castus Agnocasto Arbustivo alto Tamarix africana Tamerice Arbustivo alto Nerium oleander Oleandro Arbustivo medio/basso Crataegus monogyna Biancospino Arbustivo medio/basso

8.4.2.3.2 Modulo di Impianto

Il sistema vegetale proposto è costituito da un “modulo” di impianto ove si trovano sia specie arboree che arbustive. Il modulo andrà riprodotto per un numero di volte pari alla lunghezza del tratto di perimetro da occupare. La larghezza della fascia sarà necessariamente dipendente dallo spazio a disposizione ed essendo pari a 10 metri l’estensione del modulo, esso potrà essere ripetuto più volte fino all’esaurimento dello spazio disponibile.

I moduli sono composti da una tripla fascia arborea in prossimità del confine esterno del terminale; da una fascia arbustata “alta” costituita da esemplari di specie a maggiore sviluppo; da una fascia arbustata “bassa” costituita da esemplari di specie a minore sviluppo.

Il sesto di impianto sarà sempre di 1.5 m per gli esemplari arborei, 1 m per gli arbustivi di maggiori dimensioni. Tale densità di impianto è dettata dall'esigenza di realizzare velocemente la copertura del suolo. In seguito gli esemplari più vigorosi prenderanno il sopravvento su altri più deboli, realizzando in tal modo una colonizzazione dell'area molto simile a ciò che avverrebbe in modo spontaneo.

La figura successiva riporta il modulo d’impianto proposto.

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Figura 8.8: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Schema generale del Modulo d’Impianto

8.4.2.3.3 Realizzazione dell’Impianto

Per la realizzazione della fascia si consiglia di utilizzare piante giovani, dell’età di 1, 2 o 3 anni, che garantiscono nel medio-lungo periodo risultati migliori in termini di garanzia di attecchimento e conseguentemente di risultato finale. Vanno inoltre utilizzate piantine di provenienza locale (Sardegna) sicura e documentabile.

L'ambiente mediterraneo in cui si trova il sito, suggerisce l'utilizzo della tecnica della pacciamatura. Nello specifico si deve utilizzare una stuoia biodegradabile (di qualità non inferiore ai 750 gr/mq). Poiché non è previsto un utilizzo della stuoia come materiale consolidante della superficie del terreno, si prevede l'uso di biodischi, cioè di singole porzioni di stuoia a forma circolare al cui centro si trova un taglio a croce ove si deve inserire la piantina.

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Il motivo dell'utilizzo di tale materiale è da ricercarsi esclusivamente nelle caratteristiche pacciamanti del materiale. Ciò, infatti, si traduce nelle capacità di trattenimento dell'umidità e al creare un microambiente ottimale per la radicazione delle piantine. Inoltre il tessuto evita che malerbe o altre piante non previste si instaurino nel sito danneggiando il buon esito della mitigazione. Infine la biodegradabilità consente la liberazione della copertura del suolo proprio quando lo sviluppo delle piante è in grado di procedere senza aiuti esogeni e quindi permettendo una ottimale integrazione con l'ambiente naturale.

Figura 8.9: Terminale di Arrivo, Mitigazione a Verde, Schema dell’impianto, Sezione trasversale

8.4.2.4 Metodologia di Verifica del Progetto (Fotoinserimenti)

Le sezioni effettuate al fine di verificare i rapporti dimensionali tra impianti e mascherature arboree hanno l’indubbio pregio di evidenziare lo schema seguito nelle scelte progettuali della mascheratura arborea adottata, ma non sono esaustive per ciò che concerne verifiche più accurate quali possono essere l’uso di fotoinserimenti .

In questo tipo di simulazione gioca infatti un ruolo importante la tridimensionalità della verifica.

Nell’operazione di fotoinserimento è di fondamentale importanza garantire che le dimensioni, la posizione e l’aspetto con cui si presentano appunto gli “inserimenti” all’interno delle foto campione scelte corrisponda a parametri reali e che non ci possano essere in alcun modo situazioni non verificabili.

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Per poter garantire ciò in maniera rigorosamente “geometrica” e garantire la veridicità delle operazioni di fotoinserimento, si è proceduto in una prima fase sviluppando un modello schematico tridimensionale dell’area interessato e degli impianti del Terminale. Il modello ottenuto non è finalizzato alla rappresentazione fotorealistica del territorio e degli impianti, ma deve diventare strumento per la taratura del procedimento, per cui sono stati presi in considerazione solo gli elementi più significativi del Terminale e del terreno.

La fotosimulazione è stata possibile utilizzando planimetrie quotate del territorio e disegni di progetto degli impianti, realizzando i passaggi di seguito descritti:

realizzazione del modello tridimensionale del terreno, di punti notevoli esistenti;

individuazione di almeno 4 punti di ripresa ottimali;

produzione di materiale fotografico in formato adeguato per la individuazione dei luoghi e per la produzione dei fotomontaggi per un corretto posizionamento del Terminale nel contesto;

posizionamento dei modelli 3D precedentemente realizzati mediante un algoritmo del software 3DSMax (applicativo specifico per modellazione tridimensionale).

Quanto sopra è reso possibile individuando almeno 4 punti notevoli dei modelli 3D ed i relativi punti corrispondenti sulla foto scelta per effettuare il montaggio. Il risultato dell’operazione è la sovrapposizione degli elementi del modello 3D con i corrispondenti elementi rappresentati nella foto.

Raggiunto questo risultato, si può inserire nello schema ottenuto il modello 3D del Terminale e delle relative soluzioni architettoniche (anch’esso realizzato con idoneo software grafico), garantendo un corretto posizionamento delle stesso nella fotografia.

Eseguita la fase di rendering si è realizzata opportuna creazione di “quinte” per consentire il corretto posizionamento dei nuovi interventi. Questa operazione si è conclusa con la produzione di schede di fotomontaggio in cui sono chiaramente indicati i punti di ripresa, la situazione “ante operam” e quella di progetto (Figure A3_8.1, A3_8.2 e A3_8.3).

L’analisi dei fotoinserimenti prodotti evidenzia che le scelte progettuali effettuate hanno consentito un adeguato inserimento del Terminale nell’ambiente circostante.

8.4.3 Impatto Paesaggistico Associato alla Presenza degli Impianti di Linea (Fase di Esercizio)

Gli impianti di linea sono ubicati lungo l’intero tracciato del metanodotto ad intervalli regolari e in corrispondenza degli attraversamenti ferroviari.

In totale sono presenti (senza considerere gli impianti di linea presenti all’interno del Terminale di Porto Botte e della Centrale di Olbia):

No. 36 PIDI;

No. 1 Stazione Intermedia.

La collocazione di tali impianti è prevista, per quanto possibile, in vicinanza di strade esistenti dalle quali verrà derivato un breve accesso carrabile.

Per quanto riguarda i PIDI, il cui ingombro è di estensione limitata, l’unico elemento dotato di un ingombro rilevante ai fini dell’impatto visivo è costituito dal manufatto di ricovero delle apparecchiature strumentazione di controllo, caratterizzato da un’altezza di circa 3 m.

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Le altre strutture ed equipment presenti nell’impianto sono poco rilevanti in quanto costituiti da elementi poco o per nulla emergenti, come si può rilevare dall’esame della seguente figura.

Figura 8.10: Impianti di Linea, Modello 3D

Per gli impianti di linea ubicati in aree con presenza di vegetazione è prevista una fascia di rispetto, interna alla recinzione, di alcuni metri per ognuno dei 4 lati.

In considerazione delle caratteristiche morfologiche dei luoghi interessati dagli impianti sono stati individuati i seguenti motivi architettonici dell’edificio presente:

o tetto piano;

o pareti con tamponamento in muratura per aree agricole morfologicamente pianeggiante sottoposte a sfruttamento agricolo o incolte;

o pareti con tamponamento in pietra a vista per ambienti rocciosi o rurali con presenza di frazionamenti fondiari (si veda la precedente figura).

Nella seguente figura è riportato il fotoinserimento del PIDI 12, ubicato in area pianeggiante in Comune di Villacidro, proposto con tamponamento in muratura.

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Figura 8.11: Fotoinserimento PIDI 12

Nella seguente figura è riportato il fotoinserimento del PIDI 24, ubicato in area collinare in Comune di Bonorva, proposto con tamponamento in pietra a vista.

Figura 8.12: Fotoinserimento PIDI 24

La Stazione Intermedia, che si trova all’incirca in corrispondenza della progressiva 139+740 nel Comune di Paulilatino, è situata circa 500 m ad Est della Stazione Ferroviaria di Paulilatino e, oltre a svolgere la funzione dei PIDI, permette il lancio ed il ricevimento degli scovoli, comunemente chiamati PIG. L’area occupata dall’impianto è di circa 14,600 m2, in minima parte occupata da strutture fuori terra.

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Un fotoinserimento della Stazione Intermedia è proposto nella seguente figura. Si può rilevare come l’impianto risulta molto poco visibile anche da punti di vista sopraelevati quale quello scelto (sulla sinistra è visibile la stazione ferroviaria di Paulilatino).

Figura 8.13: Fotoinserimento della Stazione Intermedia

Nella Relazione Paesaggistica, cui si rimanda, sono riportati i fotoinserimenti di tutti gli impianti di linea e da diversi punti di vista.

Dall’analisi delle Figure si rileva che le scelte progettuali effettuate hanno consentito un adeguato inserimento di tali impianti nell’ambiente circostante.

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9 ECOSISTEMI ANTROPICI, INFRASTRUTTURE, ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, SALUTE PUBBLICA E PATRIMONIO AGROALIMENTARE

Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell’ambiente, in relazione al benessere ed alla salute umana, è quello di verificare la compatibilità delle conseguenze dirette ed indirette delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo.

Il presente Capitolo è così strutturato:

il Paragrafo 9.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente;

il Paragrafo 9.2 riporta per l’area di interesse, la descrizione dello stato attuale della componente. Tale descrizione è stata condotta attraverso la descrizione di:

la pesca e l’acquacoltura,

il turismo,

la rete portuale ed i trasporti marittimi,

aspetti demografici ed insediativi,

aspetti occupazionali e produttivi,

attività agricole,

infrastrutture di trasporto e traffico terrestre,

salute pubblica;

nel Paragrafo 9.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;

il Paragrafo 9.4 quantifica gli impatti ambientali e descrive le misure di mitigazione previste.

9.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

– interferenze con traffico marittimo e attività di pesca,

– limitazioni/perdite d’uso del suolo, fondale e specchio acqueo,

– disturbi alla viabilità,

– incremento dell’occupazione conseguente alle opportunità di lavoro connesse alle attività di costruzione,

– incremento di richiesta di servizi per il soddisfacimento delle necessità del personale coinvolto,

– emissioni sonore e sviluppo di polveri e inquinanti,

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fase di esercizio:

– limitazioni/perdite d’uso del suolo, fondale e specchio acqueo,

– emissioni in atmosfera ed emissioni sonore,

– potenziamento delle capacità di importazione di gas.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 9.1: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroforestale, Salute Pubblica, Potenziale Incidenza delle Azioni di

Progetto

Non Significativa Significativa Azione di Progetto

Potenziale Incidenza

FASE DI CANTIERE Limitazioni/perdite d’uso del suolo/fondale/specchio acqueo

X

Interferenze con le infrastrutture di trasporto X Incremento del traffico terrestre e marittimo X Utilizzo di Mezzi e Macchinari X Incremento dell’occupazione X

FASE DI ESERCIZIO Limitazioni/perdite d’uso del suolo/fondale/specchio acqueo

X

Potenziamento delle Capacità di Importazione di Gas X Esercizio del Terminale di Porto Botte X Esercizio delle Condotte X

9.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE

9.2.1 Pesca e Acquacoltura

Si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

9.2.2 Turismo

Si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

9.2.3 Rete Portuale e Trasporti Marittimi

Si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

9.2.4 Aspetti Demografici ed Insediativi

Per quanto riguarda l’inquadramento generale si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

Per una migliore analisi delle interferenze dell’opera con le componenti insediative sono state individuate, in una fascia significativa lungo il tracciato di progetto, i seguenti elementi (si vedano le Tavole riportate nel Volume B):

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tessuto urbano continuo;

tessuto urbano discontinuo.

Di seguito si riporta una tabella riassuntiva relativa al numero di tali aree situate ad una distanza inferiore a 250 m e 500 m., con riferimento al tracciato 2008 e al nuovo tracciato di progetto (SIA 2009).

Tabella 9.2 : Tessuto Urbano, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto

No. Aree SIA 2008 No. Aree SIA 2009

Fascia 250 m + 250 m

Fascia 500 m + 500 m

Fascia 250 m + 250 m

Fascia 500 m + 500 m

Comune

Urb. cont

Urb disc

Urb cont

Urb disc

Urb. cont

Urb disc

Urb cont

Urb disc

San Giovanni Suergiu 0 1 1 2 0 1 1 1 Carbonia 0 2 0 8 0 1 0 1 Iglesias 0 0 0 2 0 0 0 1

Villamassargia 0 0 0 1 0 0 0 1 Dosmunovas 0 0 0 2 0 0 0 1

Musei 1 1 1 3 1 1 1 1 Siliqua 0 0 0 2 0 0 0 1

Vallermosa 0 2 0 2 0 1 0 1 Villasor 0 0 0 0 0 0 0 0

Serramanna 0 0 0 0 0 0 0 0 Villacidro 0 1 0 2 0 1 0 1

San Gavino Monreale 0 0 0 1 0 0 0 1 Sardara 0 0 0 0 0 0 0 0

Pabillonis 0 1 0 3 0 1 0 1 Mogoro 0 1 0 2 0 1 0 1

Uras 0 0 0 3 0 0 0 1 Marrubiu 0 5 0 10 0 1 0 1

Santa Giusta 0 0 0 0 0 0 0 0 Palmas Arborea 0 1 0 1 0 1 0 1

Oristano 0 4 0 4 0 1 0 1 Simaxis 1 1 1 2 1 1 1 1 Ollastra 0 0 0 0 0 0 0 0 Zerfaliu 0 0 0 0 0 0 0 0

Villanova 0 0 0 0 0 0 0 0 Paulilatino 0 0 0 0 0 0 0 0 Abbasanta 0 0 0 0 0 0 0 1 Norbello 0 0 0 0 0 0 0 0 Borore 0 0 0 1 0 0 0 0

Macomer 0 1 0 1 0 1 0 1 Sindia 0 0 0 0 0 0 0 0

Semestene 0 0 0 1 - - - - Bonorva 0 2 0 4 0 1 0 1 Torralba 0 0 0 0 0 0 0 0 Mores 0 5 0 12 0 1 0 1 Ozieri 0 0 0 15 0 1 0 1 Oschiri 0 0 0 2 0 0 0 1

Berchidda 0 4 0 7 0 1 0 1 Monti 0 2 0 2 0 1 0 1

Loiri Porto San Paolo 0 0 0 0 0 0 0 0 Olbia 0 1 0 2 0 1 0 1

TOTALE 2 35 3 97 2 18 3 26

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Dall’esame della tabella si rileva come il nuovo tracciato si sia significativamente allontanato dalle aree urbanizzate.

9.2.5 Aspetti Occupazionali e Produttivi

Per quanto riguarda l’inquadramento generale si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

Per una migliore analisi delle interferenze dell’opera con le attività industriali, produttive e commerciali sono state individuate, in una fascia significativa lungo il tracciato di progetto, i seguenti elementi (si veda la Carta dell’Uso del Suolo riportata nel Volume B):

unità industriali e commerciali;

aree estrattive.

Di seguito si riporta una tabella riassuntiva relativa al numero di tali aree situate ad una distanza inferiore a 250 m e 500 m, con riferimento al tracciato 2008 e al nuovo tracciato di progetto (SIA 2009).

Tabella 9.3 : Attività Industriali, Commerciali ed Estrattive, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto

No. Aree SIA 2008 No. Aree SIA 2009

Fascia 250 + 250 m Fascia 500 + 500 m Fascia 250 + 250 m Fascia 500 + 500 mComune

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

San Giovanni Suergiu 0 0 0 1 0 1 0 1 Carbonia 0 0 1 2 0 0 1 1 Iglesias 0 0 0 0

Villamassargia 0 0 0 0 Dosmunovas 0 0 0 0

Musei 0 0 0 0 Siliqua 0 0 0 0

Vallermosa 0 0 0 0 Villasor 0 0 0 0

Serramanna 0 0 0 0 Villacidro 0 0 0 0

San Gavino Monreale 0 0 1 1 0 0 1 1 Sardara 0 0 0 0

Pabillonis 0 0 0 0 Mogoro 0 0 0 0

Uras 0 0 0 0 Marrubiu 0 0 0 1 0 0 0 1

Santa Giusta 0 0 0 0 Palmas Arborea 0 0 0 0

Oristano 0 0 0 0 Simaxis 1 0 2 0 1 0 1 0 Ollastra 0 0 0 0 Zerfaliu 0 1 1 1 0 1 1 1

Villanova 0 0 0 0 Paulilatino 0 0 0 0 Abbasanta 0 0 0 0 Norbello 0 0 0 0 Borore 0 0 0 0

Macomer 0 0 0 0 0 0 0 1

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No. Aree SIA 2008 No. Aree SIA 2009

Fascia 250 + 250 m Fascia 500 + 500 m Fascia 250 + 250 m Fascia 500 + 500 mComune

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

Industr. Comm..

Aree estratt.

Sindia 0 0 0 0 Semestene 0 0 0 0

Bonorva 0 0 0 0 Torralba 1 0 1 0 1 0 1 0 Mores 1 0 1 0 1 0 1 0 Ozieri 1 0 1 1 1 0 1 1 Oschiri 0 0 1 0 0 0 1 0

Berchidda 1 0 1 0 1 0 1 0 Monti 1 0 1 0 1 0 0 0

Loiri Porto San Paolo 0 0 0 0 Olbia 0 0 1 0 0 1 1 1

TOTALE 6 1 12 7 6 3 10 8

Dall’esame della tabella si rileva una sostanziale invarianza tra i due tracciati.

9.2.6 Attività Agricole

Per quanto riguarda l’inquadramento generale si rimanda ai contenuti del SIA 2008.

Per una migliore analisi delle interferenze dell’opera con le attività agricole sono state individuate, in una fascia di 20 m + 20 m in asse al metanodotto, i seguenti elementi (si veda la Carta dell’Uso del Suolo riportata nel Volume B):

seminativi;

risaie;

vigneti;

frutteti;

oliveti;

sugherete.

Di seguito si riporta una tabella riassuntiva relativa all’estensione complessiva di tali aree nella fascia considerata.

Tabella 9.4 : Aree Agricole, Interferenze con il Tracciato del Metanodotto

Area Interessata in Fascia 20 m + 20 m [ettari] Comune

Seminat. Risaie Vigneti Frutteti Oliveti Sugher.

San Giovanni Suergiu 31.68 4.46 Carbonia 42.84 5.06 0.75 Iglesias 2.43

Villamassargia 18.26 1.59 0.01 Dosmunovas 6.86

Musei 13.69 0.28

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Area Interessata in Fascia 20 m + 20 m [ettari] Comune

Seminat. Risaie Vigneti Frutteti Oliveti Sugher.

Siliqua 20.89 Vallermosa 24.95 0.83 0.11

Villasor 17.19 Serramanna 4.51 2.42 1.64

Villacidro 32.95 1.03 San Gavino Monreale 27.96 8.55 1.09

Sardara 3.65 0.11 Pabillonis 7.81 0.54 Mogoro 24.28 1.38 0.62 0.02

Uras 21.21 Marrubiu 20.32 1.29 0.34

Santa Giusta 8.34 Palmas Arborea 12.23 0.03

Oristano 6.14 Simaxis 8.52 6.35 0.35 Ollastra 4.34 1.94 Zerfaliu 9.65 0.33

Villanova 2.37 Paulilatino 0.90 0.81 2.84 Abbasanta 2.60 7.52 Norbello 0.60 3.88 Borore 2.03 2.28

Macomer 15.75 0.19 Sindia 5.19

Semestene Bonorva 24.42 3.46 Torralba 1.41 1.51 Mores 41.94 5.36 Ozieri 47.36 Oschiri 18.32 0.00

Berchidda 7.72 3.27 14.66 Monti 4.69 4.56 14.29

Loiri Porto San Paolo 0.21 1.70 Olbia 19.38 1.72

TOTALE 565.60 16.84 25.51 3.30 3.02 60.50 TOTALE sia 2008 769.6 16.8 24.9 4.1 5.8 69.9

Come risulta dall’esame della tabella l’elemento di maggiore evidenza è costituito dalla significativa riduzione dell’interessamento di sugherete.

9.2.7 Salute Pubblica

Per la caratterizzazione della situazione sanitaria esistente si è definito come ambito di indagine l’intero territorio regionale della Sardegna (ISTAT, 2008).

Le analisi sanitarie utilizzano alcuni indicatori dello stato di salute, quali la morbilità e/o la mortalità, i dati di ricovero ospedaliero e, per le malattie infettive, le denunce obbligatorie dei medici. La scelta dell'indicatore nasce dalla difficoltà di reperire dati certi, continui per più anni ed organizzati in modo tale da poter essere facilmente utilizzati; i dati di ricovero ospedaliero, ad esempio, raramente possono essere utilizzati per studi di questo genere in quanto non strettamente correlati con la residenza del paziente (il ricovero non avviene

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sempre in ospedali del comune o della provincia di residenza), mentre il dato di morbilità non sempre è reale (spesso vengono segnalate voci generiche di malattia).

Il dato più affidabile e anche facilmente reperibile è quello di mortalità che presenta comunque delle incertezze, dovute soprattutto alla mancanza di informazioni circa il quadro clinico del defunto, il cui decesso è classificato secondo una certa causa, ma può essere provocato da tutt’altra malattia.

L’analisi successiva utilizza i dati di mortalità, organizzati secondo grandi gruppi di cause di morte:

malattie infettive e parassitarie;

tutti i tumori;

malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione e del metabolismo e disturbi immunitari;

malattie del sangue e degli organi ematopoietici;

disturbi psichici;

malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi;

malattie del sistema circolatorio;

malattie dell’apparato respiratorio;

malattie dell’apparato digerente;

malattie dell’apparato genitourinario;

malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo;

malformazioni congenite;

sintomi, segni e stati morbosi mal definiti;

traumatismi ed avvelenamenti.

I dati sono stati reperiti presso la banca dati on-line dell’Istat che riporta i tassi di mortalità a livello nazionale, regionale e provinciale.

Con riferimento a tali dati per il periodo 2005 – 2008 si può affermare che in Sardegna ogni anno muoiono in media circa 14,000 persone pari a poco meno dell’1% dei residenti.

La Sardegna presenta tassi standardizzati di mortalità generale inferiori a quelli medi nazionali anche se come tendenza si riscontra un sensibile aumento.

I decessi medi annui per mille abitanti sono passati infatti dagli 8.5 del 2005 agli 8.7 del 2008.

Tali indici si mantengono sempre al di sotto della media nazionale che è passata dai 10.3 decessi per mille abitanti del 2005 ai 10.6 dell’anno 2008.

Di seguito si riporta una tabella di sintesi con i tassi di mortalità per provincia su mille residenti, e la media regionale relativa al periodo 2006 -2008.

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Tabella 9.5 : Tassi generici di mortalità – Anni 2006 – 2008 (per 1000 residenti)

TASSI MORTALITÀ ANNI 2006 – 2008 PROVINCIA 2006 2007 2008

OLBIA 7.9 7.9 8.0 SASSARI 8.8 8.9 8.9

ORISTANO 9.1 9.4 9.2 NUORO 9.9 10.0 10.1

OGLIASTRA 8.5 9.0 9.1 MEDIO -

CAMPIDANO 9.1 9.2 10.2 CAGLIARI 7.3 7.6 7.8 CARBONIA 8.8 9.1 8.8 SARDEGNA 8.4 8.6 8.7

Relativamente alle principali cause di mortalità sia a livello provinciale che regionale vengono considerate le rilevazioni dell’Istat disponibili fino all’anno 2003.

In particolare le indagini effettuate permettono di conoscere la percentuale di patologie che sono causa di decessi a livello regionale per il periodo 1998-2003, e la percentuale a livello di provincia per il quadriennio 1998-2001.

Le cause principali di mortalità per il periodo considerato su scala regionale sono le malattie del sistema circolatorio (circa il 33% del totale), le neoplasie (23%), le malattie ischemiche del cuore (10%), le malattie dell’apparato respiratorio (6.5%).

Dall’analisi dei dati su scala provinciale risulta lo stesso ordine di rilevanza della scala regionale per le malattie causa di mortalità.

In particolare nel periodo considerato la provincia di Oristano fa registrare la percentuale più elevata per le malattie del sistema circolatorio (circa il 42% del totale provinciale) e per quelle dell’apparato respiratorio (circa il 7.3 %). In provincia di Nuoro si riscontrano invece i tassi più alti relativamente alle neoplasie (circa il 25% del totale provinciale) ed alle malattie ischemiche del cuore (circa il 12%).

L’attuale situazione demografica presenta un quadro caratterizzato da un forte invecchiamento della popolazione con il conseguente aumento delle patologie croniche ed invalidanti. Di notevole rilevanza è l’incidenza degli infortuni e delle malattie professionali, con queste ultime in aumento sia per quanto riguarda il settore dell’industria e dei servizi che per quello dell’agricoltura.

9.2.8 Patrimonio Agroalimentare

9.2.8.1 Inquadramento Generale

L’agroalimentare in Sardegna è caratterizzato dalla piccola e media dimensione aziendale dei suoi operatori. Ma quello che può essere considerato un limite in molti settori produttivi, sta diventando sempre più un punto di forza in un mercato che tende a premiare le produzioni di elevata qualità. I numerosi prodotti certificati dai marchi europei, del resto, danno il segno di come le produzioni maggiormente legate al territorio stiano effettivamente percorrendo la strada della qualità e della tipicità (Centro Servizi per le Imprese, Sito Web).

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Comparto Lattiero-Caseario

Il settore lattiero caseario ovino costituisce un sottosettore di vera eccellenza in sardegna, caratterizzato da notevoli punti di forza (Centro Servizi per le Imprese, Sito Web):

un deciso orientamento verso i mercati esteri (soprattutto verso il Nord America);

lo stock rilevante di competenze scientifiche, tecnologiche e progettuali;

un patrimonio zootecnico senza pari in Italia.

Ad oggi la Sardegna vanta un elevato numero di prodotti certificati dai marchi europei, come il Pecorino Romano, il Fiore Sardo, il Pecorino Sardo, accreditati dal marchio DOP.

Dai dati relativi all’annata 2006 si osserva che sono stati raccolti circa 3 mln di litri di latte ovino, 2 mln di latte vaccino e 127 mila litri di latte caprino. La produzione totale di formaggi si è attestata sui 512.988 quintali con un fatturato di circa 350 milioni di euro, pari al 22% del fatturato agro-industriale regionale. L’export ha raggiunto nello stesso periodo il valore di 92.6 milioni di euro. Tutto ciò fa sì che l’industria casearia rappresenti l’attività manifatturiera autoctona più rilevante dell’economia isolana, sia in termini quantitativi, se consideriamo il settore a monte e l’indotto, sia per l’immagine dei suoi prodotti oltre i confini regionali.

La struttura produttiva industriale è caratterizzata da un tessuto di piccole e medie imprese, disperse su tutto il territorio, ciascuna con caratteristiche di mercato e di prodotto molto specifiche. La presenza di consorzi per il miglioramento della qualità del prodotto e dei servizi relativi alla commercializzazione favorisce il mantenimento di un livello qualitativo alto e costante nel tempo.

Comparto Vitivinicolo

Il settore agricolo e dell’agroalimentare vanta produzioni di eccellenza anche nel comparto vitivinicolo. La produzione vinicola isolana rappresenta al 2007 il 2.2% della produzione nazionale, con un aumento dell’incidenza (+ 0.3) rispetto agli ultimi dati del 2006.

La produzione vitivinicola sarda conosce tuttora la prevalenza di produzioni di vini da tavola, anche se negli ultimi anni si registra una notevole propensione al miglioramento della qualità delle produzioni, che fanno avvicinare la produzione sarda di vini DOC e DOCG al livello medio nazionale, mentre i vini IGT sono ancora poco rappresentativi.

L’elevato standard raggiunto dal settore vitivinicolo sardo è testimoniato dal novero di produzioni certificate con il marchio DOC, tra cui ricordiamo il Cannonau, il Carignano, la Monica, il Moscato ed il Nuragus.

Nel corso del 2007 la produzione sarda a denominazione di origine costituisce complessivamente il 27.8% della produzione regionale (1.7% della produzione italiana complessiva). Questi dati scaturiscono da un settore caratterizzato da una certa polverizzazione produttiva, essendo le aziende di dimensione piccola o piccolissima. Ma proprio la dimensione media così limitata ha originato un miglioramento delle condizioni di produzione e della qualità globale dei prodotti, che ha reso possibile un crescente slancio verso i mercati esteri, soprattutto puntando su nicchie di mercato dall’elevato valore aggiunto.

Tale slancio si manifesta nei dati relativi all’export del triennio 2002 – 2005, che evidenziano un calo dei volumi venduti all’estero (- 12% annuale), ma una sostanziale tenuta per ciò che riguarda il valore in euro del venduto (-1.6%), evidenziando la tendenza sempre

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più marcata all’investimento sulla qualità e la promozione delle produzioni in nicchie qualificate di mercato.

Comparto Zootecnico

Il settore zootecnico, soprattutto per quanto attiene al patrimonio ovicaprino, rappresenta un’eccellenza sarda principalmente per la vastità del patrimonio (la sola Sardegna vanta, per dare una misura, il 43% del patrimonio ovicaprino nazionale).

L’eccellenza che caratterizza il settore ovicaprino sardo ormai da decenni è stata premiata dal conseguimento del marchio europeo IGP per l’Agnello di Sardegna. È una produzione di particolare pregio, caratterizzata da un disciplinare di produzione improntato al rispetto della tradizione. Possono ottenere il marchio solo gli agnelli nati, allevati e macellati in Sardegna, provenienti da pecore di razza sarda, allevati allo stato brado e nutriti per lo più a latte materno e con l’integrazione di alimenti naturali.

Comparto Oleario

Un comparto emergente, ma già valorizzato dal conseguimento di numerosi premi nel corso di manifestazioni nazionali ed internazionali di settore, è quello della produzione olearia.

Settore, anche in questo caso, caratterizzato dalla dimensione aziendale media ridotta, ma che si sta rivelando capace di competere sul piano della qualità in mercati dove è forte la presenza di operatori blasonati.

I produttori sardi, sostenuti da produzioni sempre più raffinate, hanno anche in questo caso giocato la carta dell’identificazione tra territorio e prodotto, premiata dal conseguimento del marchio d’origine comunitario DOP per l’olio extravergine di oliva.

9.2.8.2 Analisi di Dettaglio

Con riferimento alla tipologia di opera in progetto il comparto maggiormente interferito, anche considerando l’estensione sul territorio, è costituito dal settore vinicolo.

La Sardegna è infatti caratterizzata da una buona produzione di vini DOC attraverso coltivazioni di qualità caratteristici di numerose aree sul territorio. Di seguito si riporta una figura che fornisce un’individuazione di massima delle aree geografiche caratterizzate da uve di pregio.

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Figura 9.1: Aree Geografiche e Produzione Vinicola

Con riferimento all’area di interesse per il progetto, fra le coltivazioni di eccellenza si individuano i seguenti vitigni:

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Vermentino di Gallura, che rappresenta l’unica DOCG della Sardegna e che è diventato famoso anche grazie al fatto di essere prodotto nella zona della Sardegna più frequentata dai turisti. La produzione del Vermentino di Gallura è concentrata sopratutto nei comuni di Tempio, Monti, Berchidda e Oschiri posti ai piedi del Monte Limbara (Associazione Sardegnattiva, Sito Web);

nel sud della Sardegna i seguenti vini (Doc): Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Carignano del Sulcis, Arborea, Campidano di Terralba, Giro' di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari, Sardegna semidano;

nel Nord della Sardegna i seguenti vini (Doc): Vermentino di Sardegna, Cannonau di Sardegna, Monica di Sardegna, Moscato di Sardegna, Mandrolisai, Sardegna seminano.

Di seguito si riporta l’elenco dei vigneti attraversati dal metanodotto.

Tabella 9.6 : Interferenze con Vigneti

Attrav.Vigneti [km]

Comune Provincia Area di Produzione

1.05 San Giovanni Suergiu

Carbonia-Iglesias

Carignano del Sulcis, Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di

Cagliari, Nasco di Cagliari 1.18 Carbonia Carbonia-

Iglesias Carignano del Sulcis, Monica di

Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di

Cagliari, Nasco di Cagliari 0.41 Villamassargia Carbonia-

Iglesias Carignano del Sulcis, Monica di

Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di

Cagliari, Nasco di Cagliari 0.21 Vallermosa Cagliari Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari,

Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari

0.83 Serramanna Medio Campidano

Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari

0.03 Sardara Medio Campidano

Campidano di Terralba, Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di

Cagliari, Nasco di Cagliari 0.13 Pabillonis Medio

Campidano Campidano di Terralba, Monica di

Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di

Cagliari, Nasco di Cagliari 0.35 Mogoro Oristano Arborea, Campidano di Terralba,

Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari

0.32 Marrubiu Oristano Arborea, Campidano di Terralba, Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari

0.87 Berchidda Olbia-Tempio Vermentino di Gallura, Vermentino di Sardegna, Cannonau di Sardegna,

Monica di Sardegna, Moscato di Sardegna

1.09 Monti Olbia-Tempio Vermentino di Gallura, Vermentino di

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Attrav.Vigneti [km]

Comune Provincia Area di Produzione

Sardegna, Cannonau di Sardegna, Monica di Sardegna, Moscato di

Sardegna 6.47 Totale

Come è possibile notare dalla tabella di sintesi sopra riportata le aree caratterizzate da una maggiore incidenza in termini di attraversamento di aree coltivate a vigneto sono:

i comuni di Carbonia e San Giovanni Suergiu (Area di Produzione di Carignano del Sulcis, Monica di Cagliari, Moscato di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Giro' di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari);

i comuni di Monti e Berchidda (Area di Produzione del Vermentino di Gallura, Vermentino di Sardegna, Cannonau di Sardegna, Monica di Sardegna, Moscato di Sardegna).

9.2.9 Infrastrutture di Trasporto e Traffico Terrestre

Le infrastrutture di trasporto interferite dal tracciato del metanodotto sono riportate nella Sezione A2 (aggiornamento del Quadro Progettuale), cui si rimanda.

9.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Per quanto riguarda gli aspetti relativi alle componenti, costituisce elemento di sensibilità la presenza di:

aree caratterizzate dalla presenza di colture di pregio;

aree caratterizzate dalla presenza di attività produttive di rilievo economico;

aree di pesca;

aree turistiche e residenziali;

presenza di importanti infrastrutture di trasporto.

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi, anche in relazione alla distanza dal tracciato di progetto.

Tabella 9.7: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroforestale, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata

Aree urbane continue o discontinue X

Aree agricole o produttive importanti (colture di pregio/insediamenti

produttivi) X

Altre aree agricole o produttive X

Aree di pesca X

Aree turistiche X

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Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Trascurabile Bassa Media Elevata

Presenza di infrastrutture di trasporto principali (autostrade/strade statali)

X

Presenza di infrastrutture di trasporto importanti (strade provinciali)

X

Presenza di strade comunali o vicinali X

9.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente in esame già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo.

9.4.1 Limitazione/Perdite d’Uso del Suolo/Fondale

La realizzazione del progetto determinerà l’occupazione di fondale marino e di suolo. In particolare la realizzazione degli approdi e la posa della condotte a mare determineranno:

occupazione temporanea di suolo/fondale per l’installazione dell’area di cantiere funzionale all’approdo e per lo scavo della trincea;

occupazione definitiva di fondale per la presenza della condotta a mare, nei tratti in cui non sarà interrata.

La realizzazione del metanodotto a terra, del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea determineranno inoltre:

una occupazione temporanea (per la durata delle attività di costruzione) di suolo;

una occupazione definitiva di suolo (Terminale di Porto Botte e Impianti di Linea).

9.4.1.1 Stima dell’Impatto

L’impatto potenziale sull’uso del suolo/fondale connesso alla realizzazione del progetto è da intendersi in termini di:

limitazioni/perdite d’uso del suolo;

disturbi/interferenze con gli usi del territorio sociali e culturali (uso residenziale, agricolo, produttivo, etc.), indotti dalla realizzazione del metanodotto.

Per quanto riguarda l’occupazione di fondale, nella Sezione A2 (aggiornamento del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA 2009) sono riportate le caratteristiche delle occupazioni temporanee e permanenti.

Si noti che l’occupazione del fondale durante le operazioni di posa lungo la rotta sarà limitata al solo ingombro della condotta. Tale occupazione sarà l’unica riscontrabile anche durante la fase di esercizio. Anche per quanto riguarda l’occupazione di suolo si rimanda alla Sezione A2.

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Per quanto riguarda il metanodotto l’occupazione di suolo sarà limitata alla pista di lavoro, che rappresenta l’area entro la quale si svolgeranno tutte le operazioni. In corrispondenza degli attraversamenti di infrastrutture stradali e di corsi d’acqua, l’ampiezza della pista di lavoro potrà essere superiore al valore sopra riportato per evidenti esigenze di carattere operativo ed esecutivo e andrà ad occupare aree di cantiere provvisorie supplementari. Al termine dei lavori le aree saranno completamente ripristinate. Il dettaglio delle aree di allargamento è riportato nella Sezione A2.

L’impatto associato alla fase di cantiere avrà quindi carattere temporaneo e verrà meno una volta completate le attività di costruzione. L’impatto delle occupazioni di suolo e fondale durante le attività di cantiere, tenuto conto di quanto evidenziato nei paragrafi precedenti, può quindi essere considerato di moderata entità ma temporaneo.

Le uniche aree occupate a terra durante l’esercizio sono quelle relative al Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea. Ulteriori elementi di vincolo sono costituiti da:

fascia di servitù (metanodotto a terra);

eventuali limitazioni all’uso dello specchio acqueo in corrispondenza della condotta sottomarina.

Per quanto riguarda la fascia di servitù si evidenzia che la scelta del tracciato del metanodotto è stata effettuata in modo da evitare aree urbanizzate o di possibile espansione urbanistica.

Per quanto riguarda eventuali limitazioni alla pesca o all’ancoraggio, esse saranno definite dalle competenti autorità. Si segnala che l’interramento della condotta è una scelta progettuale che è stata definita anche al fine di ridurre al minimo le interferenze con il territorio.

L’impatto delle occupazioni di suolo e fondale durante l’esercizio dell’opera, tenuto conto di quanto evidenziato nei paragrafi precedenti, può quindi essere considerato di lieve entità.

9.4.1.2 Misure di Mitigazione

Le misure di mitigazione adottate saranno le seguenti:

ogni modificazione connessa con gli spazi di cantiere, strade e percorsi d’accesso, spazi di stoccaggio, etc., sarà ridotta all’indispensabile e strettamente relazionata alle opere da realizzare, con il ripristino delle aree all’originario assetto una volta completati i lavori;

si opererà al fine di limitare al minimo indispensabile la ripulitura delle aree dalla vegetazione e da eventuali colture presenti. In generale si provvederà affinché le superfici manomesse/alterate nel corso dei lavori possano essere ridotte al minimo;

le opere di scavo verranno eseguite a regola d’arte, in modo da arrecare il minor disturbo possibile.

Ad opera ultimata si procederà alla riqualificazione ambientale dell’area, che riguarderà i vari ecosistemi interessati dalle attività di cantiere. La riqualificazione comprenderà essenzialmente interventi di pulizia, di ripristino vegetazionale, etc.

9.4.2 Disturbi alla Viabilità Terrestre

Durante la fase di cantiere sono possibili disturbi alla viabilità terrestre in conseguenza di:

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incremento di traffico dovuto alla presenza dei cantieri (trasporto personale, trasporto materiali, ecc..);

eventuali modifiche alla viabilità ordinaria.

In fase di esercizio non si avrà alcuna interferenza.

9.4.2.1 Stima dell’Impatto

L’incremento di traffico in fase di costruzione dovuto alla movimentazione dei mezzi per il trasporto dei materiali, alle lavorazioni di cantiere e allo spostamento della manodopera coinvolta nelle attività può essere considerato modesto e può essere facilmente assorbito dalla viabilità esistente.

Nel seguito sono riportate valutazioni relative al traffico associato a:

l’approvvigionamento delle barre;

l’approvvigionamento di materiale di cava;

lo smaltimento di terre e rocce da scavo e di eventuali rifiuti.

9.4.2.1.1 Traffico Associato all’Approvvigionamento delle Barre

L’approvvigionamento del materiale di gran lunga più rilevante, in termini quantitativi, per la realizzazione del progetto è rappresentato dalle barre. Si stima la necessità di approvigionare circa 19,380 barre di lunghezza pari a 14 m ciascuna.

In via prelimiare è ipotizzabile che le barre raggiungano la Sardegna via mare, con destinazione:

Olbia (50%);

Cagliari (50%).

Il numero di viaggi (mezzi marittimi) necessario dipende fortemente dalla capacità delle navi che saranno utilizzate.

Dopo il loro arrivo via mare le barre saranno trasportate dall’area di stoccaggio a terra, in prossimità o all’interno delle aree portuali di Olbia e Cagliari, alle piazzole di stoccaggio ubicate lungo la linea. Mediamente una piazzola di stoccaggio può servire circa 70 km di linea; su di essa devono quindi arrivare circa 4830 barre, corrispondenti a 1610 viaggi circa (ogni camion è in grado di trasportare tre barre).

Ipotizzando l’utilizzo massimo di No. 10 camion per cantiere per il trasporto delle barre, e considerando una percorrenza minima di 50 km per arrivare alla piazzola di stoccaggio, si ottiene una frequenza di trasporto pari a 3-4 transiti/giorno per camion. Si può quindi ipotizzare, per le aree più prossime a Cagliari e a Olbia, una frequenza massima di transiti pari a 30-40 transiti/giorno. Tali traffici non sono in grado di generare interferenze con la viabilità locale e regionale.

Per le piazzole di stoccaggio ubicate a maggiore distanza la frequenza massima attesa è ancora minore.

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9.4.2.1.2 Traffico Terrestre Associato all’Approvvigionamento di Materiale di Cava

Nell’ambito della realizzazione del metanodotto a terra tutto il terreno scavato per la preparazione della trincea verrà successivamente riutilizzato per i riempimenti della trincea stessa; non è pertanto prevedibile terreno di risulta per cui procedere a smaltimento. Nel caso dovessero essere incontrati terreni interessati da contaminazione questi verranno smaltiti secondo le modalità e le procedure previste dalla normativa vigente. Si ricorda che in corrispondenza dello spiaggiamento di Porto Botte e circa dei successivi primi 80 km di tracciato on-shore, il metanodotto attraversa aree perimetrate come potenzialmente contaminate (Sito di Interesse Nazionale “Sulcis – Iglesiente - Guspinese”).

Il consumo di materiali da costruzione, in particolare materiale granulare di riempimento fondo scavo, è stimato pari a circa 550 m³ (circa 1,000 t) per km di scavo. Complessivamente si può stimare un fabbisogno pari a circa 150,000 m3 di materiale.

In Appendice B della Sezione A2 è riportato l’elenco e l’individuazione sulla cartografia degli impianti di cava e delle aree con attività estrattiva di inerti, prossimi al tracciato in progetto, regolarmente autorizzati dalla Regione Sardegna.

Come si può osservare da tale Appendice le cave sono diffusamente presenti sul territorio regionale.

Ipotizzando una capacità dei camion per il trasporto di inerti pari a 12 m3, sono necessari circa 12,500 transiti per approvvigionare il materiale lungo la linea. Tali transiti saranno distribuiti lungo l’intero periodo delle attività di costruzione.

Prima dell’inizio delle attività saranno concordati con le autorità locali le modalità di esecuzione di tali trasporti attraverso la condivisione di piani del traffico e della viabilità.

In fase esecutiva saranno comunque concordate con le autorità locali le modalità operative più efficaci per ridurre al minimo le interferenze con la viabilità esistente (individuazione dei percorsi per i mezzi di cantiere, individuazione dei punti di accesso alla viabilità esistente, eventuale realizzazione di svincoli, ecc..), anche attraverso la condivisione di piani del traffico e della viabilità dedicati.

Gli impatti considerati possono quindi essere considerati trascurabili e temporanei, anche in relazione alle misure mitigative previste e nel seguito evidenziate.

9.4.2.2 Misure di Mitigazione

Si prevede l’adozione delle seguenti misure di mitigazioni:

accurato studio degli accessi alla viabilità esistente;

predisposizione di un piano del traffico in accordo alle autorità locali, in modo da mettere in opera, se necessario, percorsi alternativi temporanei per la viabilità locale.

9.4.3 Interferenze con il Traffico Marittimo

Durante le attività di posa della condotta sottomarina sono possibili interferenze con il traffico marittimo. In fase di esercizio non si avrà invece alcuna interferenza: la presenza della condotta sottomarina non determinerà infatti alcuna interdizione al traffico marittimo.

Le aree di interferenza con il traffico marittimo sono quelle interessate da:

la rotta off-shore;

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gli approdi di Porto Botte e Olbia.

9.4.3.1 Stima dell’Impatto

La realizzazione degli approdi di Porto Botte e di Olbia prevede il posizionamento e l’ancoraggio della nave posa-tubi a basso pescaggio a poca distanza dalla linea di costa. La zona occupata dal sistema di ancoraggio (campo ancore) sarà segnalata per mezzo di boe poste in corrispondenza di ogni ancora.

È prevedibile che tale zona abbia estensione pari a circa 1.5 km2. Si precisa che l’area di possibile interdizione al traffico marittimo necessaria per la realizzazione dell’approdo non determinerà alcuna interferenza con le rotte di avvicinamento e di allontanamento delle navi in arrivo o in partenza, in partiocolare del porto di Olbia.

Terminata l’operazione di tiro della condotta avranno inizio le operazioni di varo convenzionale, mediante movimento della nave posa-tubi verso il largo, secondo la prefissata rotta di posa. Le ancore saranno salpate e spostate in un’altra posizione per mezzo di rimorchiatori adibiti a questo scopo. Tenuto conto degli spazi necessari per la manovra dei rimorchiatori, l’area occupata dal campo ancore si estenderà per alcuni chilometri in senso longitudinale e trasversale. Tale zona, maggiorata della distanza di sicurezza, rappresenta l’area da interdire alla navigazione durante i lavori di posa.

In alti fondali (a profondità di posa superiori a 50 m) nel caso di utilizzo di navi posatubi dotate di posizionamento dinamico non vi è la necessità di linee di ormeggio. L’area da interdire alla navigazione avrà quindi minore estensione. In accordo con la produzione giornaliera, l’area di varo si muoverà lungo il tracciato della condotta con una traslazione media di circa 2/3 km/giorno.

Nella seguente tabella sono stimati le aree di possibile interdizione alla navigazione durante la posa della condotta sottomarina.

Tabella 9.8: Aree di Possibile Interdizione alla Navigazione, Posa della Condotta Sottomarina

Area Stima Area Interessata

Stima Durata Interdizione

Note

Approdi di Porto Botte e Olbia

1.5 km2 Alcune settimane

La durata e l’estensione dell’area di interdizione possono variare in

relazione alle modalità esecutive che saranno adottate

Rotta di posa alcuni km2

1-3 gg (1 gg)

Presenza di linee di ormeggio (Assenza di linee di ormeggio)

L’impatto sui traffici marittimi può quindi essere considerato di lieve entità e temporaneo.

9.4.3.2 Misure di Mitigazione

Durante le attività saranno adottate le seguenti misure di mitigazione:

limitare l’interessamento di zone di ancoraggio e corridoi di traffico marittimo

provvedere alla segnalazione e alla sorveglianza delle aree interessate dai lavori

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9.4.4 Impatto sull’Occupazione dovuto alla Richiesta di Manodopera

La realizzazione del progetto comporta una richiesta di manodopera essenzialmente ricollegabile a:

attività di costruzione;

attività di esercizio: non è prevista la presenza fissa di personale nel Terminale di porto Botte, saranno solo presenti squadre di manutenzione come attività saltuaria.

Il personale addetto alle attività di costruzione, stimato sulla base di dati relativi a cantieri di opere simili per tipologia e dimensioni, è ipotizzabile in circa:

200 unità per le attività a mare;

30 unità per il cantiere di linea a terra;

30 unità per la realizzazione del Terminale di Porto Botte.

Si noti che un lieve incremento occupazionale, se confrontato con la popolazione residente nelle aree interessate dal progetto, evidenzia chiaramente che non sono prevedibili variazioni demografiche di alcun genere per effetto della realizzazione del progetto o comunque modifiche nella struttura della popolazione. Dato il tipo di qualifica e l'entità del personale richiesto, è prevedibile che la domanda di manodopera potrà essere sostanzialmente soddisfatta in ambito locale.

L’impatto sull’occupazione connesso alla creazione di opportunità di lavoro, sia in fase di realizzazione dell’opera sia in fase di esercizio del progetto, pur se di lieve entità in ragione della durata limitata nel tempo della fase di cantiere e della quantità esigua della richiesta in fase di esercizio, risulta comunque di segno positivo .

9.4.5 Impatto connesso alla Richiesta di Servizi per Soddisfacimento Necessità Personale Coinvolto

La richiesta di manodopera dovuta alla realizzazione del progetto potrebbe interagire con la componente relativamente alla richiesta di servizi e di infrastrutture che potrebbe nascere per il soddisfacimento dei bisogni del personale coinvolto nelle attività di costruzione ed esercizio dell'impianto (scuole, servizi commerciali, abitazioni, ecc.).

Si ritiene che tale richiesta possa essere assorbita senza difficoltà dalle strutture già esistenti in considerazione del numero sostanzialmente contenuto di personale coinvolto e del fatto che l'impianto viene inserito in comunità che si ritengono in grado di soddisfare sufficientemente le esigenze dei suoi componenti. Si presume che la maggior parte della manodopera impiegata sarà locale, e quindi già inserita nella struttura sociale esistente, o darà vita ad un fenomeno di pendolarismo locale. L'impatto sulla variabile per l'aspetto esaminato viene, pertanto, ritenuto trascurabile.

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9.4.6 Impatto sulla Salute Pubblica per Emissioni in Atmosfera (Fase di Costruzione)

9.4.6.1 Effetti degli Inquinanti Atmosferici

9.4.6.1.1 Monossido di Carbonio

Il carbonio, che costituisce lo 0.08% della crosta terrestre, si trova in natura sia allo stato elementare che combinato negli idrocarburi, nel calcare, nella dolomite, nei carboni fossili, etc.

Il carbonio è in grado di legarsi chimicamente con l’ossigeno formando due composti (ossidi): il monossido di carbonio (CO) ed il biossido di carbonio (CO2). Il monossido di carbonio (CO) è l’inquinante gassoso più abbondante in atmosfera, l’unico la cui concentrazione venga espressa in milligrammi al metro cubo (mg/m3).

Il CO è un gas inodore ed incolore e viene generato durante la combustione di materiali organici quando la quantità di ossigeno a disposizione è insufficiente. La sua presenza nell’atmosfera è dovuta principalmente a fonti naturali, quali l’ossidazione atmosferica di metano e di altri idrocarburi normalmente emessi nell’atmosfera, le emissioni da oceani, paludi, incendi forestali, acqua piovana e tempeste elettriche.

L’attività umana è responsabile delle emissioni di CO principalmente tramite la combustione incompleta di carburanti per autotrazione. La principale sorgente di CO è infatti rappresentata dal traffico veicolare (circa il 90% delle emissioni totali), in particolare dai gas di scarico dei veicoli a benzina.

Il tempo di vita medio del monossido di carbonio è dell’ordine di qualche giorno ed essendo l’emissione relativamente costante nel corso dell’anno è stato osservato che l’andamento globale di questo inquinante non subisce grosse variazioni in funzione del periodo dell’anno.

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, il monossido di carbonio viene assorbito rapidamente negli alveoli polmonari. Nel sangue compete con l’ossigeno nel legarsi all’atomo bivalente del ferro dell’emoglobina, formando carbossiemoglobina (HbCO).

Non sono stati riscontrati effetti particolari nell’uomo per concentrazione di carbossiemoglobina inferiori al 2%; al di sopra del valore di 2.5% (corrispondente ad un’esposizione per 90’ a 59 mg/m3) si possono avere alterazioni delle funzioni psicologiche e psicomotorie.

In base alle raccomandazioni della CCTN, non dovrebbe essere superata una concentrazione di HbCO del 4%, corrispondente ad una concentrazione di CO di 35 mg/m3 per un’esposizione di 8 ore. Tuttavia anche esposizioni a CO di 23 mg/m3 per 8 ore non possono essere considerate ininfluenti per particolari popolazioni a rischio, quali soggetti con malattie cardiovascolari e donne in gravidanza. La CCTN quindi raccomanda un valore limite non superiore a 10 ppm di CO su 8 ore a protezione della salute in una popolazione generale, e di 7-8 ppm su 24 ore.

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9.4.6.1.2 Ossidi di Azoto

Esistono numerose specie chimiche di ossidi di azoto che vengono classificate in funzione dello stato di ossidazione dell’azoto.

Nome Formula Chimica Ossido di diazoto N2O Ossido di azoto NO Triossido di diazoto (Anidride nitrosa) N2O3 Biossido di azoto NO2 Tetrossido di diazoto N2O4 Pentossido di diazoto (Anidride nitrica) N2O5

Le emissioni naturali di NO comprendono i fulmini, gli incendi e le emissioni vulcaniche e dal suolo; le emissioni antropogeniche sono principalmente dovute ai trasporti, all’uso di combustibili per la produzione di elettricità e di calore ed, in misura minore, alle attività industriali.

Negli ultimi decenni le emissioni antropogeniche di ossidi di azoto sono aumentate notevolmente e questa è la causa principale dell’incremento della concentrazione atmosferica delle specie ossidanti.

Il monossido di azoto si forma per reazione dell’ossigeno con l’azoto nel corso di qualsiasi processo di combustione che avvenga in aria e ad elevata temperatura; l’ulteriore ossidazione dell’NO produce anche tracce di biossido di azoto, che in genere non supera il 5% degli NOx totali emessi.

La formazione di biossido di azoto avviene per ossidazione in atmosfera del monossido di azoto. Il biossido di azoto in particolare è da ritenersi fra gli inquinanti atmosferici maggiormente pericolosi, sia perché è per sua natura irritante, sia perché dà inizio, in presenza di forte irraggiamento solare, ad una serie di reazioni fotochimiche secondarie che portano alla costituzione di sostanze inquinanti complessivamente indicate con il termine di "smog fotochimico".

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, fra gli ossidi di azoto sopra elencati, l’NO2 è l’unico composto di rilevanza tossicologica. Il suo effetto è sostanzialmente quello di provocare un’irritazione del compartimento profondo dell’apparato respiratorio.

Il livello più basso al quale è stato osservato un effetto sulla funzione polmonare nell’uomo, dopo una esposizione di 30 minuti, è pari a 560 µg/m3; questa esposizione causa un modesto e reversibile decremento nella funzione polmonare in persone asmatiche sottoposte a sforzo.

Sulla base di questa evidenza, e considerando un fattore di incertezza pari a 2, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha raccomandato per l’NO2 un limite guida di 1 ora pari a 200 µg/m3, ed un limite per la media annua pari a 40 µg/m3.

9.4.6.1.3 Polveri Sospese

La presenza di particolato aerodisperso può avere origine sia naturale che antropica. Tra le polveri di origine naturale, vanno ricordati i pollini e altri tipi di allergogeni prodotti da alcuni organismi animali (acari, etc.).

Le polveri di origine antropica, oltre che rilasciate direttamente da alcuni cicli produttivi sono riconducibili principalmente a due tipologie: il particolato da erosione per attrito meccanico (ad esempio i freni dei veicoli) o per effetto delle intemperie su manufatti prodotti

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dall’uomo; il particolato prodotto per ricombinazione o strippaggio nelle reazioni di combustione, costituito da residui carboniosi, a volte contenenti componenti tossici (IPA).

Con la sigla PM10 si definisce il particolato caratterizzato da una dimensione inferiore ai 10 µm, che ha la caratteristica di essere inalato direttamente a livello degli alveoli polmonari. Questa frazione di polveri è conosciuta anche come “polveri respirabili”, ovvero quelle che, per le ridotte dimensioni, riescono a raggiungere i bronchioli dell’apparato respiratorio.

Sulla base di studi effettuati su popolazioni umane esposte ad elevate concentrazioni di particolato (spesso in presenza di anidride solforosa) e sulla base di studi di laboratorio, la maggiore preoccupazione per la salute umana riguarda gli effetti sulla respirazione, incluso l’aggravamento di patologie respiratorie e cardiovascolari, le alterazioni del sistema immunitario, il danno al tessuto polmonare, l’aumento dell’incidenza di patologie tumorali e la morte prematura.

Il rischio sanitario a carico dell’apparato respiratorio legato alle particelle disperse nell’aria dipende, oltre che dalla loro concentrazione, anche dalla dimensione e dalla composizione delle particelle stesse.

A parità di concentrazione, infatti, le particelle di dimensioni inferiori costituiscono un pericolo maggiore per la salute umana, in quanto possono penetrare più in profondità nell’apparato respiratorio. Il particolato di granulometria più fine ha inoltre una composizione chimica complessa, che mostra la presenza, fra l’altro, di sostanze organiche ad elevata tossicità quali gli idrocarburi policiclici aromatici.

La pericolosità delle polveri, oltre all’effetto di ostruzione delle vie respiratorie, è legata alla possibile presenza di sostanze tossiche nel particolato, quali, ad esempio, alcuni metalli (piombo, cadmio, mercurio), IPA, amianto, silice.

9.4.6.2 Valutazione dell’Impatto

La produzione di inquinanti connessa alla realizzazione del progetto in esame e gli eventuali effetti sulla salute pubblica potrebbero essere in sintesi collegati a:

emissioni di polveri da attività di cantiere;

emissioni di inquinanti da traffico veicolare e traffico marittimo in fase di cantiere.

Per quanto riguarda le emissioni di inquinanti e di polveri in fase di cantiere, si noti che l’impatto sulla componente Atmosfera dovuto alle attività sopra indicate, analizzato al Capitolo 3, è risultato temporaneo e assolutamente reversibile. L’impatto associato è pertanto ritenuto di lieve entità.

Gli indicatori utilizzati per la stima di tale impatto possono essere considerati indicatori dell’eventuale impatto sulla salute pubblica.

9.4.7 Impatto sulla Salute Pubblica per Emissioni Sonore (Fase di Costruzione e Fase di Esercizio)

La produzione di rumore connessa alla realizzazione del progetto esaminato e gli eventuali effetti sulla salute pubblica, potrebbero in sintesi essere collegati a:

attività di costruzione;

traffico veicolare e marittimo in fase di costruzione;

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funzionamento di attrezzature e componenti in fase di esercizio del Terminale di Porto Botte.

9.4.7.1 Effetti del Rumore

Il rumore, nell’accezione di suono indesiderato, costituisce una forma di inquinamento dell’ambiente che può costituire fonte di disagi e, a certi livelli, anche di danni fisici per le persone esposte. Gli effetti dannosi del rumore sulla salute umana possono riguardare sia l’apparato uditivo che l’organismo in generale.

Sull’apparato uditivo il rumore agisce con modalità diverse a seconda che esso sia forte e improvviso o che abbia carattere di continuità. Nel primo caso sono da aspettarsi, a seconda dell’intensità, lesioni riguardanti la membrana timpanica; nel secondo caso il rumore arriva alle strutture nervose dell’orecchio interno provocandone, per elevate intensità, un danneggiamento con conseguente riduzione nella trasmissione degli stimoli nervosi al cervello, dove vengono tradotti in sensazioni sonore. La conseguente diminuzione della capacità uditiva che in tal modo si verifica viene denominata spostamento temporaneo di soglia (Temporary Threshold Shift, TTS). Il TTS per definizione ha carattere di reversibilità; perdite irreversibili dell’udito caratterizzate da spostamenti permanenti di soglia (Noise Induced Permanent Threshold Shift, NIPTS) sono peraltro possibili.

La valutazione effettiva del rischio uditivo si rivela problematica in quanto si tratta di rendere omogeneo un fenomeno fisico, come il rumore, con un fenomeno fisiologico, come la sensazione uditiva. Inoltre la sensibilità dell’orecchio non è uniforme in tutta la sua gamma di risposte in frequenza: la massima sensibilità si ha intorno a 3,500-4,000 Hertz, mentre una spiccata riduzione si verifica alle frequenze alte, al di sopra di 13,000 Hertz. Per la valutazione del rischio uditivo si fa riferimento al criterio proposto dall’Associazione degli Igienisti Americani (ACGIH) (Andreottola et al., 1987) che fissa, per vari livelli di intensità sonora, i massimi tempi di esposizione al di sotto dei quali non dovrebbero sussistere rischi per l’apparato uditivo; a livello esemplificativo viene indicato un massimo tempo di esposizione pari a otto ore per un livello di 85 dBA, tempo che si riduce ad un’ora per un livello di 100 dBA ed a sette minuti per un livello pari a 113 dBA. Tali valori si riferiscono alla durata complessiva di esposizione indipendentemente dal fatto che l’esposizione sia stata continua o suddivisa in brevi periodi; deve inoltre essere assolutamente evitata l’esposizione anche per brevi periodi a livelli superiori a 115 dBA.

A livello indicativo e per riferimento nel seguito sono riportati alcuni tipici livelli sonori con i quali la comunità normalmente si deve confrontare.

Tabella 9.9: Esempi di Tipici Livelli Sonori della Vita Quotidiana

Livello di Disturbo Livello Sonoro dBA

Sorgente

Soglia Uditiva Calma

0 10

Interferenza sonno e conversazione

20 30 40 50

Camera molto silenziosa Interno abitazione su strada animata (finestre chiuse)

Disturbo sonno e conversazione

60 70

Interno abitazione su strada animata (finestre aperte)

Rischio per udito

80 90

Crocevia con intensa circolazione Camion, autobus, motociclo in accelerazione

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Livello di Disturbo Livello Sonoro dBA

Sorgente

Insopportabile

100 110 120

Tessitura Martello pneumatico Discoteca, reattori al banco

Soglia del dolore 130 Aereo a reazione al decollo

9.4.7.2 Valutazione dell’Impatto

L’impatto sulla componente Rumore è stato esaminato al Capitolo 10 dove viene riportata la stima dei livelli sonori nell’ambiente conseguenti alla realizzazione ed all’esercizio del progetto.

Come evidenziato nell’analisi degli impatti relativa alla componente Rumore, l’impatto associato alle fasi di cantiere è stimata di media entità presso i ricettori prossimi al cantiere. Impatti più elevati possono rilevarsi in corrispondenza dell’apertura della trincea in aree in roccia.

Per quanto riguarda l’esposizione al rumore dei lavoratori durante le attività di cantiere, è opportuno ricordare che verranno adottati tutti gli accorgimenti tecnici necessari alla salvaguardia della loro salute, in accordo alle più recenti indicazioni e prescrizioni della normativa di settore.

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10 RUMORE E VIBRAZIONI

Il presente Capitolo è così strutturato:

il Paragrafo 10.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione e di esercizio) e la componente;

i Paragrafi 10.2 e 10.3 riportano la caratterizzazione della qualità dell’ambiente in relazione al rumore (Paragrafo 10.2) e alle vibrazioni (Paragrafo 10.3) al fine di definire le modifiche introdotte dalla realizzazione del metanodotto, verificarne la compatibilità con gli standards esistenti, con gli equilibri naturali e la salute pubblica da salvaguardare, e con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate.

il Paragrafo 10.4 descrive gli impatti potenziali, quantifica le interazioni con l’ambiente, riporta la stima degli impatti e individua infine le misure di mitigazione.

10.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE

Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:

fase di cantiere:

emissione sonore da mezzi e traffico navale,

emissioni sonore da mezzi e traffico terrestre,

emissione di vibrazioni da mezzi e macchinari;

in fase di normale esercizio sono generate minime emissioni sonore dal Terminale di Porto Botte.

La valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 10.1: Rumore e Vibrazioni, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto

Non Significativa Significativa

FASE DI CANTIERE Utilizzo di Mezzi e Macchinari X Traffico Marittimo e Terrestre X

FASE DI ESERCIZIO Esercizio del Terminale di Porto Botte X Esercizio delle Condotte X

10.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE RUMORE

Si rimanda al documento “Stima delle Emissioni Acustiche indotte dalla Realizzazione dell’Opera”, a cura di Saipem-Technip, riportata in Appendice E.

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10.3 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE VIBRAZIONI

10.3.1 Inquadramento Normativo

In Italia, ma anche in campo internazionale, vi è forte carenza normativa in materia di vibrazioni; sono tuttavia disponibili alcune normative scientifiche emanate dagli enti specifici (ISO, UNI etc.) che possono essere assunte come un riferimento tecnico per definire gli obiettivi da conseguire in relazione ad uno scenario di qualità della componente vibrazioni (Pisani, 2004).

Si elencano nel seguito le principali norme vigenti in materia, con riferimento sia alla valutazione degli effetti sull’uomo, sia alla valutazione degli effetti sugli edifici:

Norma Internazionale ISO 2631/1 “Stima dell’esposizione degli individui a vibrazioni globali del corpo - Parte 1: Specifiche generali”;

Norma Internazionale ISO 2631/2 “Stima dell’esposizione degli individui a vibrazioni globali del corpo -Parte 2: Vibrazioni continue ed impulsive negli edifici (da 1 a 80 Hz)”;

Norma Italiana UNI 9670 “Risposta degli individui alle vibrazioni - Apparecchiatura di misura”;

Norma Italiana UNI 9614 “Misura delle vibrazioni negli edifici e criteri di valutazione del disturbo”;

Norma Internazionale ISO 4866 “Vibrazioni meccaniche ed impulsi - Vibrazioni degli edifici - Guida per la misura delle vibrazioni e valutazione dei loro effetti sugli edifici”;

Norma Italiana UNI 9916 “Criteri di misura e valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici”.

Nel seguito sono riassunti i principali contenuti delle Norme UNI 9614 (effetti sull’organismo umano) e UNI 9916 (effetti sugli edifici).

10.3.1.1 Effetto delle Vibrazioni sull’Organismo Umano, Norma UNI 9614

L’esperienza mostra che le proteste per eccessive vibrazioni all’interno degli edifici residenziali si verificano quando i livelli di vibrazione sono appena superiori alla soglia di percezione umana. Di fatto tali livelli non sono di rischio per le strutture sottoposte a fatica acustica o di danno alle persone bensì creano un senso di disturbo fisico accompagnato da uno stato di allarme se le vibrazioni si manifestano anche con il tintinnio di suppellettili, visibili oscillazioni delle porte, delle piante di appartamento etc. Se si superano i livelli di percezione delle vibrazioni con il manifestarsi dei fenomeni suddetti, non si sono ancora raggiunti i limiti di attenzione per cui le vibrazioni possono ancora essere tollerate, se esse si manifestano per periodi limitati nel tempo quali attività di scavo ecc...

I valori limite fissati dalle norme sono quelli più bassi e si riferiscono alle condizioni di massima sensibilità dei ricettori (sale operatorie, ambienti altamente protetti ecc.). La norma fornisce la tabella dei valori dell’accelerazione in funzione della frequenza per bande di terzi di ottava, sia per gli assi z, x ed y, sia per una direzione combinata dei tre assi (norma ISO

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2631). Negli ambienti abitativi, infatti, la posizione dell’uomo può essere eretta, seduta o coricata (camere da letto), perciò può essere comodo effettuare una valutazione con la curva unica ottenuta dalla combinazione delle due se non è possibile precisare la postura dell’individuo. Nei paragrafi successivi si sintetizzano schematicamente i contenuti della norma tecnica relativa al disturbo alle persone.

10.3.1.1.1 Scopo della norma

Lo scopo della norma è definire il metodo di misura delle vibrazioni di livello costante immesse negli edifici ad opera di sorgenti esterne od interne ad essi.

10.3.1.1.2 Definizione dei tipi di vibrazioni (Par. 3.1 della norma)

La norma definisce i tipi di vibrazioni come:

“di livello costante” quando il livello di accelerazione complessivo varia in ampiezza di meno di 5 dB;

“di livello non costante” quando il livello di accelerazione complessivo varia in ampiezza di oltre 5 dB;

“impulsive” quando sono originate da eventi di breve durata, costituiti da un rapido innalzamento del livello di accelerazione sino ad un massimo seguito da un decadimento che può comportare o meno, a seconda dello smorzamento della struttura, una serie di oscillazioni che tendono ad estinguersi nel tempo.

10.3.1.1.3 Classificazione dei locali disturbati (Par. 3.3 della norma)

I locali o gli edifici in cui vengono immesse le vibrazioni vengono classificati secondo la loro destinazione d’uso in:

aree critiche;

abitazioni;

uffici;

fabbriche.

10.3.1.1.4 Classificazione dei periodi della giornata (Par. 3.4 della norma)

La giornata viene suddivisa in due periodi di tempo:

diurno: dalle ore 7.00 alle ore 22.00;

notturno: dalle ore 22.00 alle ore 7.00.

10.3.1.1.5 Misura delle vibrazioni di livello costante (Cap. 4 della norma)

Il capitolo indica che la grandezza fisica da misurare è il valore efficace (r.m.s.) dell’accelerazione espresso in m/s2. Essa può anche essere espressa in termini di livello di accelerazione (in dB) mediante la formula:

L = 20 Log10 (a/a0)

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dove:

a è il valore efficace dell’accelerazione;

a0 = 10-6 m/s2 è il valore efficace dell’accelerazione di riferimento.

Al paragrafo 4.2, poi, viene indicato che la gamma di frequenze di interesse per le vibrazioni è compresa tra 1Hz ed 80Hz; poiché gli effetti sono differenti al variare della frequenza, per una valutazione complessiva è necessaria una curva di pesatura. Tale curva è diversa per le componenti verticali ed orizzontali.

10.3.1.1.6 Analisi dell’accelerazione per terzi d’ottava (Par. 4.3 della norma)

In questo paragrafo della norma si indica una metodologia alternativa a quella descritta nei precedenti paragrafi del capitolo 4 per l’analisi delle vibrazioni.

E’ possibile effettuare un’analisi per bande di terzi d’ottava nell’intervallo 1-80Hz sottraendo ai livelli per ogni banda una quantità pari a quella definita dall’attenuazione dei filtri di ponderazione.

Il livello dell’accelerazione complessiva, ponderato in frequenza, è dato dalla relazione:

i

L

w

wi

LogL 1010

,

1010

dove Li,w sono i livelli rilevati per terzi d’ottava ponderati in frequenza come sopra indicato.

10.3.1.1.7 Percezione delle vibrazioni

La soglia della percezione delle vibrazioni si pone a (valori di accelerazione sono ponderati in frequenza):

5.0x10-3 m/s2 (74dB) per l’asse verticale;

3.6x10-3 m/s2 (71dB) per gli assi orizzontali.

10.3.1.1.8 Valori limite (Appendice della norma)

I valori limite oltre i quali le vibrazioni sono da ritenersi oggettivamente disturbanti sono indicati in appendice (che non costituisce parte integrante delle norma) e riportati in tabella seguente. Nel caso di postura sconosciuta i limiti da considerare sono quelli per gli assi x e y.

Tabella 10.2: Valori e livelli limite delle accelerazioni complessive ponderate in frequenza (UNI 9614)

Asse z Assi x e y Locali Disturbati a [m/s2] L [dB] a [m/s2] L [dB]

Aree critiche 5.0 x 10-3 74 3.6 x 10-3 71

Abitazioni (notte) 7.0 x 10-3 77 5.0 x 10-3 74

Abitazioni (giorno) 10.0 x 10-3 80 7.2 x 10-3 77

Uffici 20.0 x 10-3 86 14.4 x 10-3 83

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Asse z Assi x e y Locali Disturbati a [m/s2] L [dB] a [m/s2] L [dB]

Fabbriche 40.0 x 10-3 92 28.8 x 10-3 89

10.3.1.2 Effetto delle Vibrazioni sulle Strutture Edili, Norma UNI 9916

La norma UNI 9916, dedicata ai criteri di misura e valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici, fa riferimento alla norma internazionale ISO 4866. Essa fornisce una guida per la scelta di appropriati metodi di misura, elaborazione dati e valutazione dei fenomeni vibratori sugli edifici rispetto alla loro integrità strutturale ed architettonica.

10.3.1.2.1 Definizioni delle Categorie di Danni (Cap. 3 della Norma)

La norma definisce al capitolo 3:

“Danno di soglia”: formazione di fessure sulle superfici dei muri a secco o accrescimento di fessure già esistenti. Formazione di fessure filiformi nei giunti a malta delle costruzioni in mattoni e calcestruzzo;

“Danno minore”: formazione di fessure più aperte, distacco o caduta di gesso o di pezzi di intonaco di muri a secco. Formazione di fessure in blocchi di mattoni o calcestruzzo.;

“Danno maggiore”: danneggiamento di elementi strutturali; fessure nelle colonne di supporto; apertura di giunti e serie di fessure nella muratura.

10.3.1.2.2 Classificazione delle Eccitazioni (Cap. 4 della Norma)

Le eccitazioni vengono suddivise secondo le caratteristiche del moto vibratorio. Si hanno allora le seguenti categorie:

periodica;

armonica;

complessa;

quasi periodica;

non periodica;

transitoria;

impulsiva;

di tipo non deterministico.

Le eccitazioni possono essere inoltre suddivise secondo le caratteristiche della sorgente. L’eccitazione può essere quindi:

ambientale (vento, traffico veicolare, etc...);

forzata (generata da eccitatori meccanici utili per lo studio delle caratteristiche degli edifici).

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La durata delle eccitazioni è suddivisa nelle due categorie:

continua;

transitoria.

Il criterio per separare le due categorie dipende dalla costante di tempo di attenuazione delle oscillazioni sull’edificio oggetto di studio. Se si definisce T la costante di tempo associata alla frequenza di risonanza più bassa dell’edificio, si definisce allora:

“eccitazione continua”: quella che agisce sull’edificio continuativamente per una durata superiore a 5T;

“eccitazione transitoria”: quella che agisce sull’edificio per una durata inferiore a 5T.

Sulla base di questi elementi la norma suggerisce poi le modalità tecniche per l’esecuzione dei rilievi e fornisce, in particolare:

criteri generali per il fissaggio dei trasduttori;

modalità di individuazione delle frequenze di risonanza;

modalità di valutazione dei dati.

Tali indicazioni sono di carattere generale; viene demandata implicitamente ai tecnici operatori sul campo la determinazione della migliore modalità operativa a seconda del caso specifico oggetto dello studio.

10.3.1.2.3 Classificazione degli edifici, dei terreni e valori dl riferimento (Appendici “A” e “B”)

Nell’appendice “A” alla norma (appendice non facente parte della norma stessa) viene riportata una classificazione degli edifici e dei tipi di terreno al fine di poter collocare i casi specifici in categorie per similitudine strutturale e/o geologica.

L'Appendice B, che ha solo carattere informativo, in quanto anch’essa non costituisce parte integrante della norma, contiene i criteri di accettabilità dei livelli delle vibrazioni in termini di “velocità ammissibili” [mm/s].

Tabella 10.3: Valori delle Velocità di Vibrazione Ammissibili negli Edifici [mm/s]

Campi di frequenza [Hz]

Tipi di Strutture < 10 10-50 50-100

Edifici utilizzati per scopi commerciali, edifici industriali e simili 20 20-40 10-50

Edifici residenziali e simili 5 5-15 15-20

Strutture particolarmente sensibili, non rientranti nelle categorie precedenti e di grande valore intrinseco

3 3-8 8-10

Il campo di valori indicato, avente una variabilità del 100 % (20-40 mm/s) proprio nel campo di frequenze in cui si collocano solitamente le risonanze degli edifici, conferma il carattere di riferimento indicativo di tali valori, carattere che determina la necessità di un’attenta valutazione in ogni caso particolare studiato.

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10.3.2 Individuazione dei Recettori

I recettori individuati per la componente vibrazioni coincidono con quelli individuati per la componente rumore.

10.4 ELEMENTI DI SENSIBILITA’ DELLA COMPONENTE

Al fine della costruzione della matrice degli impatti, si definiscono i seguenti elementi di sensibilità:

scuole, ospedali, parchi, ecc.. (recettori sensibili);

aree turistiche, aree urbane continue e discontinue (recettori antropici);

aree naturali protette terrestri, aree Natura 2000, IBA (recettori naturali).

Nella seguente tabella è espresso un giudizio in merito alla sensibilità di tali elementi.

Tabella 10.4: Rumore, Criteri per la Valutazione della Sensibilità della Componente

Sensibilità dell’Elemento Descrizione dell’Elemento

Bassa Media Elevata (X)/

Molto Elevata

Presenza Recettori sensibili Molto Elevata

Presenza altri Recettori antropici X

Aree Naturali Protette X

Aree miste (parzialmente antropizzate) X

Aree prevalentemente industriali X

L’individuazione dei recettori è riportata in Appendice E e nel Volume B.

10.5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

Il presente paragrafo è dedicato ad un aggiornamento dei principali impatti ambientali sulla componente rumore già valutati nel Quadro di Riferimento Ambientale del SIA originariamente predisposto (Volume II, Sezioni IIc, IId e IIe – Luglio 2008) e consegnato agli Enti per l’avvio dell’iter autorizzativo, cui si rimanda per ulteriori informazioni non contenute nel presente paragrafo. Sono inoltre inserite le considerazioni sulla componente vibrazioni.

Ulteriori valutazioni sono riportate al Capitolo 11, dedicato alla rappresentazione cartografica degli impatti sulle componenti ambientali significative. La Carta degli Impatti lungo il tracciato del metanodotto è riportata al Volume B del SIA 2009.

10.5.1 Valutazione dell’Impatto Acustico e Misure di Mitigazione, Metanodotto (Fase di Cantiere)

La realizzazione del metanodotto prevede lo svolgimento delle seguenti attività a terra:

realizzazione dei due approdi costieri;

posa del metanodotto lungo il tracciato di progetto;

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realizzazione del Terminale di Porto Botte e degli Impianti di Linea.

Le attività più gravose in fase di cantiere, dal punto di vista della rumorosità, sono quelle associate alla posa del metanodotto a terra. Si rimanda pertanto a quanto elaborato da Saipem-Technip e riportato in Appendice E per la valutazione di tale impatto.

10.5.2 Valutazione dell’Impatto Acustico, Terminale di Porto Botte (Fase di Esercizio)

La previsione di impatto acustico in fase di esercizio ha interessato il territorio che si estende attorno ai confini del futuro Terminale di Porto Botte. Per valutare il rispetto dei limiti di zona vigenti e differenziali sono stati individuati nell’area di studio dei ricettori o possibili ricettori come punti di verifica delle emissioni del Terminale.

I punti di verifica sono edifici prossimi ai futuri impianti (si veda Figura A3_10.1).

10.5.2.1 Metodo di Calcolo

Gli algoritmi utilizzati per il calcolo della diffusione sonora sono conformi alla norma ISO 9613-2, implementati nel software IMMI.

Nel seguito si riportano brevemente le specifiche del programma utilizzato nelle simulazioni relativamente a:

modello geometrico;

sorgenti;

propagazione del suono;

risultati.

Il modello geometrico utilizzato è costituito da una geometria tridimensionale dello spazio in cui avviene la propagazione sonora: alle superfici presenti sono assegnati i coefficienti di riflessione e assorbimento.

Le sorgenti, in considerazione delle loro dimensioni, sono state considerate superficiali, lineari o puntiformi. Ogni sorgente è caratterizzata da: posizione nel sistema di coordinate cartesiane (x, y, z), livello di potenza sonora in bande d’ottava (dB), angolo di emissione.

La propagazione del suono è basata sui principi dell’acustica geometrica, nella quale si assume che le onde sonore si comportino come raggi sonori. Per la propagazione del suono è stato utilizzato il metodo di Ray Tracing, nel quale si assume che l’energia emessa da una sorgente sonora sia suddivisa in un certo numero di raggi, ciascuno dei quali ha un’energia iniziale pari all’energia totale della sorgente diviso il numero dei raggi stesso. Ciascun raggio urta contro le superfici presenti nel modello geometrico, subendovi riflessioni in accordo con la legge della riflessione speculare, e perdendo energia in rapporto all’assorbimento proprio delle superfici stesse. Il raggio perde energia anche per l’assorbimento dell’aria (le condizioni di temperatura, pressione e umidità ambientali intervengono sulla velocità di propagazione [m/s] e sul coefficiente di assorbimento [dB/m]).

I risultati sono presentati in forma di curve di isolivello e si riferiscono al livello di pressione sonora ponderata A (SPL dBA) a 4 m di altezza.

Al fine di valutare l’accettabilità dell’impatto, i risultati delle simulazioni sono messi a confronto con i valori limite di rumorosità vigenti.

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10.5.2.2 Caratterizzazione dello Scenario di Propagazione

Lo scenario di propagazione è stato inserito nel modello di calcolo impiegando le carte tecniche. Le altezze e le caratteristiche degli edifici esterni all’area del Terminale sono state rilevate durante i sopralluoghi eseguiti.

Sono state considerate le proprietà acustiche delle superfici presenti nella porzione di territorio considerata.

Nel calcolo di previsione sono stati introdotti i valori meteoclimatici di riferimento previsti dalla norma ISO 9613-2 : 15° temperatura e 50% umidità.

10.5.2.3 Caratterizzazione delle Sorgenti

Le dimensioni dell’impianto e dei suoi componenti, nonché le caratteristiche tecniche e sonore delle nuove installazioni, considerate funzionanti a ciclo continuo per sette giorni alla settimana, sono state acquisite dai documenti di progetto.

I dati dei futuri impianti sono stati valutati alla luce della direzionalità e della composizione delle emissioni; in assenza di dati delle emissioni in frequenza, le potenze delle sorgenti sono state caratterizzate in dB (A).

La potenza sonora rappresenta l’energia totale emessa da una sorgente ed è l’elemento che caratterizza una fonte sonora indipendentemente dall’ambiente in cui avviene la propagazione: tale valore è quindi sperimentalmente riproducibile.

La pressione sonora, che è misurata in un punto e ad una distanza precisi, è invece condizionata dal numero di variabili che influenzano la propagazione del suono in un determinato ambiente ed è pertanto un valore difficilmente riproducibile.

La potenza acustica è stata ricavata dal livello di pressione sonora, grazie alla seguente formula per le sorgenti puntuali:

Error! Objects cannot be created from editing field codes.

dove:

Lp è il livello di pressione sonora in dB(A) in corrispondenza del ricettore;

Lw è il livello di potenza sonora in dB(A) della sorgente, ponderato rispetto al tempo di riferimento;

ri=distanza della sorgente puntuale dal punto di misura della pressione sonora;

r0=1 m;

K è un fattore che dipende dalla geometria della sorgente e dalla morfologia del territorio.

La potenza acustica per le sorgenti estese è stata ricavata dal livello di pressione sonora, grazie alla seguente formula:

0

log10S

SLL pw

dove:

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Lw è il livello di potenza sonora in dB(A);

Lp è il livello di pressione sonora medio in dB(A), ad un metro dalla sorgente;

S è la superficie totale, calcolata ad un metro dalla sorgente;

S0=1 m2.

Le sorgenti di dimensioni ridotte sono state considerate puntiformi. Le sorgenti di maggiori dimensioni sono state considerate come areali. Questo per la necessità di attribuire condizioni d’emissione più vicine possibili alla realtà, nonostante la letteratura consenta l’uso di sorgenti puntiformi quando sia elevata la distanza dei ricettori.

Sulla base del progetto fornito da GALSI sono state inserite le caratteristiche geometriche, i valori di potenza acustica e la posizione delle sorgenti. Le principali sorgenti sonore ed i relativi valori di potenza acustica sono elencate nella successiva tabella (nelle simulazioni sono state considerate le sorgenti in configurazione di normale esercizio).

Tabella 10.5: Terminale di Porto Botte, Sorgenti Sonore in Fase di Esercizio

Condizioni di Portata Massima Condizioni di Portata Media Sorgente No.

Lp [dB(A)] a 1 m Lw [dB(A)] Lp [dB(A)] a 1 m Lw [dB(A)] Valvole di riduzione della pressione

2 45.6 56.6*2=59.6 40.6 51.6*2=54.6

Le valvole sono poste in una vasca 2 m al di sotto del piano campagna.

10.5.2.4 Valutazione dell’Impatto Acustico in fase di esercizio

L’impatto acustico generato dal Terminale è riconducibile alla rumorosità determinata dalle valvole di riduzione. Nello studio d’impatto acustico sono state considerate le seguenti ipotesi conservative:

massimo regime di ed rumorosità degli impianti (sono state considerate le condizioni di portata massima);

il modello di calcolo impiegato è conforme alla norma ISO 9613-2 e ne mantiene le assunzioni conservative riguardo la propagazione e l’assorbimento delle emissioni sonore;

presenza in tutte le direzioni di condizioni di sottovento ai punti di verifica.

In tutti casi ove si sia presentata la scelta tra due o più possibilità si è preferita l’opzione più prudente. La somma di ipotesi favorevoli alla propagazione delle emissioni dell’impianto acustico consente un ragionevole margine di sicurezza riguardo l’accuratezza associabile alla previsione dei livelli sonori.

La stima previsionale d’impatto delle attività è stata basata sulle caratteristiche degli impianti e sui livelli sonori di emissione ricevute dal committente.

Per valutare l’impatto acustico del Terminale sono state implementate, nel programma di simulazione acustica ambientale IMMI, conforme alla norma ISO 9613-2, le caratteristiche delle sorgenti (posizione, livello di potenza acustica, dimensione del fronte d’emissione, sua eventuale direttività) e quelle dello scenario di propagazione (orografia del territorio, attenuazione dovuta al terreno).

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Il programma ha permesso il calcolo dell’andamento del fronte sonoro a 4 m d’altezza (ulteriore ipotesi conservativa che individua i ricettori all’altezza del 1° piano, dove l’effetto di assorbimento del terreno è minore rispetto a quota 1.5 m) sull’intera area presa in considerazione.

I risultati delle simulazioni (emissioni del Terminale di Porto Botte in fase di esercizio) sono riportati in Figura A3_10.1 e nella seguente tabella. La localizzazione dei punti di verifica considerati è riportata in Figura A3_10.1.

Tabella 10.6: Emissioni Sonore del Terminale in Fase di Esercizio

(Condizione di portata massima) Emissioni Terminale Porto Botte (Quota 4 m)

[dB(A)] Recettori

Periodo Diurno Periodo Notturno

A 7.2 7.2 B 0 0

Date le emissioni sonore molto contenute delle valvole l’impatto acustico del Terminale di Porto Botte in fase di esercizio non è significativo.

Si prevede che il Terminale rispetterà i limiti di zona vigenti ai ricettori. Si può inoltre valutare il rispetto del differenziale, in quanto i valori di emissione sonora sono così contenuti da non comportare alcuna variazione al clima acustico attuale.

10.5.2.5 Condizioni di Validità della Simulazione d’Impatto Acustico

Le previsioni riportate nei precedenti paragrafi mantengono la loro validità qualora i dati relativi alla rumorosità emessa dagli impianti, le caratteristiche degli insediamenti circostanti e le componenti del rumore residuo mantengano la configurazione e le caratteristiche ipotizzate. Il margine d’errore è quello previsto dalla norma ISO 9613-2 e dipende principalmente dall’approssimazione dei dati di pressione acustica relativi alle macchine.

10.5.3 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Cantiere e Misure di Mitigazione

La localizzazione e descrizione delle possibili aree di cantiere, l’elenco dei mezzi e la tipologia delle lavorazioni che saranno effettuate durante la fase di cantiere sono descritte nell’aggiornamento del Quadro Progettuale (Sezione A2).

Le attività di scavo, in particolare quelle in aree a litologia granitico/basaltica, localizzate principalmente nella parte centro-settentrionale del tracciato, possono dare luogo a impatti vibrazionali non trascurabili, sia nell’ipotesi di apertura dello scavo della trincea mediante l’utilizzo di mezzi meccanici tradizionali (martelloni) sia nel caso di volate di mine controllate.

In linea generale il calcolo previsionale delle vibrazioni, da un punto di vista teorico, è complesso in quanto occorre tener conto di numerose variabili. Non esistono, poi, modelli specifici che consentano di stimare il livello di vibrazione sugli edifici.

Per tali motivi, e in relazione alla complessità dei territori attraversati, si ritiene più opportuno evidenziare che (SAIPEM-Technip, Doc. SPC. 500-LA-E-83395, Rev. 1):

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possibili recettori dell’impatto vibrazionali sono quelli già individuati in Appendice E;

tali recettori possono subire un impatto vibrazionale non trascurabile;

al fine di mitigare o annullare tale impatto e procedere alla realizzazione dello scavo in condizioni di sicurezza sono previste le seguenti specifiche misure mitigative:

in linea generale, l’eventuale utilizzo dell’eslosivo sarà subordinato a verifiche in appositi campi prova, completamente isolati, con condizioni geomorfologiche rappresentative del territorio attraversato;

in relazione agli esiti di tali prove saranno definite le distanze dai recettori entro nei quali non procedere all’utilizzo degli esplosivi ma procedere con metodologie di scavo tradizionali (martelloni).

10.5.4 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Esercizio

In fase di esercizio non sono prevedibili impatti ai ricettori, in relazione alla natura delle apparecchiature presenti nel Terminale di Porto Botte e negli Impianti di Linea, a cui non è associata l’emissione di vibrazioni significative.

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-203 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

11 CARTA DI SINTESI DEGLI IMPATTI

11.1 ASPETTI METODOLOGICI

Nel presente Paragrafo sono illustrati gli aspetti metodologici a cui si è fatto riferimento per la valutazione dei principali impatti associati alla realizzazione del progetto e per consentire la predisposizione di una carta di sintesi degli impatti lungo l’intero tracciato dell’opera.

Nei Capitoli precedenti, per ciascuna della componenti ambientali analizzate nel Capitolo 3 e successivi, si è provveduto a:

individuare i fattori di impatto significativi e quelli non significativi;

individuare gli elementi di sensibilità dell’ambiente;

stimare qualitativamente e quantitativamente i potenziali impatti ambientali.

Al fine di valutare in modo il più possibile omogeneo l’entità degli impatti potenziali sul territorio nel presente capitolo si procede alla costruzione di una matrice di impatto che provvede a combinare:

la sensibilità dell’ambiente;

gli effetti indotti dalle azioni di progetto, attraverso opportuni indicatori di riferimento (indicatori di impatto).

Tabella 11.1: Aspetti Metodologici, Valutazione dell’Entità dell’Impatto Potenziale

Indicatori di Impatto Sensibilità della

componente n.a. Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.d. n.a. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile

Trascurabile n.a. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto Basso Impatto Basso

Bassa n.a. Impatto

Trascurabile Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

Media n.a. Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata n.a. Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata n.a. Impatto Alto Impatto Alto Impatto Alto

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-204 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Si noti che:

in assenza di alcune categorie relative alla definizione della sensibilità della componente (evidenziate con “n.d.”), è stato considerato un impatto trascurabile, indipendentemente dal valore dell’indicatore di impatto,

in assenza di alcune categorie dell’indicatore di impatto (evidenziate con “n.d.”), è stata considerata non applicabile (n.a.) la valutazione dell’impatto.

Le informazioni derivanti dalla costruzione della matrice sono graficamente rappresentate nella Carta di Sintesi degli Impatti riportata nel Volume B del SIA 2009.

I “pesi” associati alla sensibilità dei singoli elementi della componente sono riportati nei singoli Capitoli di pertinenza mentre i “pesi” associati agli indicatori di impatto sono riportati nei seguenti paragrafi.

La valutazione dell’impatto potenziale per le attività di cantiere è completata da una stima relativa alla durata dello stesso e ai tempi previsti per gli eventuali ripristini, secondo la tabella riportata nel seguito.

Tabella 11.2: Aspetti Metodologici, Valutazione della Durata dell’Impatto Potenziale

Durata della Perturbazione [Dp] Tempi di Ripristino

[Tr] < 1 g 1 g < Dp < 15 gg 15 gg < Dp < 6 m Dp > 6 mesi

Tr < 1 g Trascurabile Trascurabile Breve Periodo Medio Periodo

1 g < Tr < 6 mesi Breve Periodo Breve Periodo Breve Periodo Medio Periodo

6 m < Tr < 2 anni Medio Periodo Medio Periodo Medio Periodo Medio Periodo

Tr > 2 anni Lungo Periodo Lungo Periodo Lungo Periodo Lungo Periodo

11.2 IMPATTI AMBIENTALI RAPPRESENTATIVI IN FASE DI CANTIERE

11.2.1 Atmosfera

Le azioni di progetto maggiormente significative per la componente sono costituite dalle emissioni di inquinanti in atmosfera dai mezzi utilizzati durante le attività di cantiere. Quali indicatori di impatto rappresentativi delle azioni di progetto sono state quindi scelte le concentrazioni di alcuni inquinanti, secondo lo schema riportato nella seguente tabella.

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Tabella 11.3: Atmosfera (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatori di Impatto

(Concentrazione di Inquinanti) Trascurabile Basso Medio Elevato

Valore Medio Orario NOx > 40 g/ m3 X

Valore Max Orario PM10 > 40 g/m3 X

20 g/ m3<Valore Medio Orario NOx < 40 g/ m3 X

20 g/ m3<Valore Max Orario PM10 < 40 g/ m3 X

10 g/ m3<Valore Medio Orario NOx < 20 g/ m3 X

10 g/ m3<Valore Max Orario PM10 < 20 g/ m3 X

Valore Medio Orario NOx < 10 g/ m3 X

Valore Max Orario PM10 < 10 g/ m3 X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente individuati al precedente Paragrafo 3.3, si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.4: Matrice degli Impatti, Atmosfera (Fase di Cantiere)

Indicatori di Impatto Concentrazioni di Inquinanti (vedi tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Media

(recettori naturali) Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata

(recettori antropici) Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che, per quanto riguarda l’entità.

entità:

generalmente l’impatto sulla componente è stimato basso o trascurabile in quanto la scellta del tracciato è stata tale da evitare il più possibile la presenza di potenziali recettori naturali o antropici,

impatti alti si riscontrano in presenza dei pochi recettori antropici presenti lungo la linea entro una distanza di 100 m dal tracciato. Tali recettori sono prevalentemente localizzati nei Tratti III e V,

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impatti medi si riscontrano in corrispondenza dei recettori antropici presenti lungo la linea ad una distanza compresa tra 100 e 200 m dal tracciato e, soprattutto, nell’attraversamento delle aree protette. Tali recettori sono prevalentemente localizzati nei Tratti II, III e IV,

i tratti I e VI sono quelli che presentano minore impatto sulla componente (basso o trascurabile);

durata e tempi di ripristino:

l’impatto è temporaneo o, al più, di breve termine, in quanto le attività hanno la durata dell’ordine di qualche settimana e i tempi di ripristino sono nulli in quanto gli effetti della perturbazione si annullano al cessare delle attività.

11.2.2 Ambiente Idrico

Le azioni di progetto maggiormente significative per la componente sono costituite dalla realizzazione degli attraversamenti fluviali e dallo scavo della trincea.

Quali indicatori di impatto delle azioni di progetto sono state scelte le modalità di attraversamento dei corsi d’acqua e la profondità dello scavo per la posa della condotta, secondo lo schema riportato nella seguente tabella.

Tabella 11.5: Ambiente Idrico (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatori di Impatto

Trascurabile Basso Medio Elevato

Cantiere di Linea - Profondità di Scavo

H = 3 m X

H > 3 m X

Attraversamento Corso d’Acqua

Attraversamento con scavo a cielo aperto X

Attraversamenti trenchless X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente individuati al precedente Paragrafo 5.3, si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.6: Matrice degli Impatti, Ambiente Idrico (Fase di Cantiere)

Indicatori di Impatto (si veda tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. n.a. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. A3-207 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

Indicatori di Impatto (si veda tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

Bassa (Fossi e

Canali) n.a. Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

Media (Corsi d’acqua utilizzati ad uso irriguo e aree a

rischio idraulico)

n.a. Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (Corsi d’acqua importanti,

aree con falda superficiale)

n.a. Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata (pozzi idropotabili)

n.a. Impatto Allto Impatto Alto Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

entità:

generalmente l’impatto sulla componente è stimato tra trascurabile e medio,

impatti alti si riscontrano in corrispondenza di attraversamenti trenchless in aree con falda superficale. Tali aree sono di limitata estensione, ubicate lungo l’intero tracciato del metanodotto, con maggiore frequenza nei Tratti I e II,

impatti medi sono diffusamente presenti sul territorio e generalmente ricondubili alla potenziale presenza di falda superficiale o in corrispondenza degli attraversamenti a cielo aperto di corsi d’acqua di media importanza. Tali aree sono prevalentemente localizzate nei tratti I, II e VI,

i tratti III e IV sono quelli che presentano minore impatto sulla componente (basso o trascurabile), in relazione alla diffusa assenza di falda superficiale;

durata e tempi di ripristino:

l’impatto è temporaneo o, al più, di breve termine, in quanto le attività hanno la durata dell’ordine di qualche settimana.

11.2.3 Suolo e Sottosuolo

La realizzazione del progetto detemina l’occupazione di suolo e fondale in relazione a: la realizzazione dello scavo per la posa della condotta (a mare), la realizzazione della pista di lavoro (a terra), nonchè l’occupazione di diverse aree per le esigenze di cantiere (aree di stoccaggio, tratti di allargamento della pista di lavoro, ecc..).

Quali indicatori di impatto rappresentativi del consumo di suolo e fondale sono stati individuati i seguenti : la dimensione della pista di lavoro (normale o allargata) e, per quanto riguarda il tratto off-shore, la necessità di interramento e le relative modalità previste (pre-trenching, post-trenching, utilizzo di palancolati, ecc...), secondo lo schema riportato nella seguente tabella.

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Tabella 11.7: Suolo e Sottosuolo (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatori di Impatto (Larghezza della pista di lavoro) Trascurabile Basso Medio Elevato

Metanodotto a Terra

Pista con Allargamenti X

Pista Normale X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente individuati al precedente Paragrafo 6.3, si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.8: Matrice degli Impatti, Suolo e Sottosuolo (Fase di Cantiere)

Indicatori di Impatto Larghezza della pista di lavoro (si veda tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. n.a. Impatto

Trascurabile Impatto Basso Impatto Basso

Bassa (Aree

Agricole – altre

colture)

n.a. Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

Media (Colture Specializzate)

n.a. Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (presenza di terreni inquinati)

n.a. Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata (Ambienti Naturali e

Seminaturali) n.a. Impatto Alto Impatto Alto Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

entità:

generalmente l’impatto sulla componente è stimato basso (pista normale in aree agricole o incolte),

impatti alti si riscontrano in corrispondenza dell’attraversamento di ambienti naturali e seminaturali. Tali aree sono ubicate prevalentemente nei Tratti III e V. Alcune aree sono anche presenti nei Tratti I, IV e VI, prevalentemente in corrispondenza degli attraversamenti fluviali e nella zona costiera di Olbia;

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impatti medi sono localmente presenti sul territorio e associati all’attraversamento di aree agricole con colture specializzate e in corrispondenza di allargamenti della pista di lavoro in aree agricole,

il tratto II è quello che presenta minore impatto sulla componente (sostanziale assenza di impatti alti lungo l’intero tracciato e diffusa presenza di impatti bassi);

durata e tempi di ripristino:

l’impatto è generalmente di breve termine. Impatti di maggiore durata, riconducibili alla necessità di adeguati tempi di ripristino, sono associati alla presenza di aree naturali e seminaturali e aree agricole specailizzate.

11.2.4 Rumore

Le azioni di progetto maggiormente significative per la componente sono costituite dalle emissioni sonore dai mezzi utilizzati durante le attività di cantiere, ivi comprese quelle generate dai mezzi marittimi. Quali indicatori di impatto sono stati quindi individuati i livelli di pressione sonora, secondo lo schema riportato nella seguente tabella.

Tabella 11.9: Rumore (Fase di Cantiere), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatore di Impatto

(Livello di Pressione Sonora Leq [dB(A)]) Trascurabile Basso Medio Elevato

Laeq > 70 dB(A) X

60 dB(A) < Laeq < 70 dB(A) X

50 dB(A) < Laeq < 60 dB(A) X

Laeq < 50 dB(A) X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente individuati al precedente Capitolo 10, si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.10: Matrice degli Impatti, Rumore (Fase di Cantiere)

Indicatori di Impatto Livello di Pressione Sonora (vedi tabella precedente) Sensibilità

della componente

Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.d. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile

Bassa (aree prevalentemente

industriali)

Impatto Trascurabile

Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

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Indicatori di Impatto Livello di Pressione Sonora (vedi tabella precedente) Sensibilità

della componente

Trascurabili Bassi Medi Elevati

Media (Aree miste)

Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (Ricettori

Antropici, Aree Protette)

Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata(Ricettori

Sensibili - Ospedali, Scuole)

Impatto Basso Impatto Alto Impatto Alto Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

entità:

generalmente l’impatto sulla componente è stimato di bassa entità in quanto la scellta del tracciato è stata tale da evitare il più possibile aree urbanizzate o con presenza di potenziali recettori,

impatti medi o alti si riscontrano in presenza dei pochi recettori antropici incontrati lungo la linea e presenti entro una distanza di 200-500 m dal tracciato e nell’attraversamento delle aree protette. Tali recettori sono prevalentemente localizzati nei tratti II, III, IV e V,

i tratti I e VI sono quelli che presentano minore impatto sulla componente;

durata e tempi di ripristino:

l’impatto è temporaneo o, al più, di breve termine, in quanto le attività hanno la durata dell’ordine di qualche settimana e i tempi di ripristino sono nulli in quanto gli effetti della perturbazione si annullano al cessare delle attività.

11.2.5 Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi

Le interazioni tra il progetto e la componente sono di varia natura e riconducibili principalmente a: emissioni sonore da mezzi e macchinari, occupazione di suolo/fondale, movimentazione di sedimenti marini.

Per la descrizione degli indicatori di impatto si rimanda ai paragrafi precedenti. La matrice degli impatti è invece riportata nella seguente tabella.

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Tabella 11.11: Matrice degli Impatti, Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistema (Fase di Cantiere)

Indicatori di Impatto (si vedano le componenti atmosfera, rumore, suolo e sottosuolo e ambiente idrico) Sensibilità della

componente n.a. Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.d. n.a. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile

Bassa (potenzialità faunistica bassa)

n.a. Impatto

Trascurabile Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

Media (potenzialità faunistica media)

n.a. Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (potenzialità faunistica elevata)

n.a. Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata (potenziale presenza

di habitat di interesse

naturalistico)

n.a. Impatto Basso Impatto Alto Impatto Alto Impatto Alto

In generale per gli indicatori di impatto è stato conservativamente considerato un valore elevato. Fanno eccezione le aree con bassa potenzialità faunistica, nelle quali è stato considerato un indicatore di impatto medio.

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

entità:

generalmente l’impatto sulla componente è stimato medio (attraversamento di aree a media potenzialità faunistica),

impatti alti sono stati attribuiti alle aree laddove è stata rilevata la potenziale presenza di habitat di interesse naturalistico. Tali aree sono ubicate prevalentemente nei Tratti I, III, V e VI;

il tratto II è quello che presenta minore impatti sulla componente (impatto basso);

durata e tempi di ripristino:

l’impatto è generalmente di breve termine. Impatti di medio-lungo periodo, riconducibili alla necessità di adeguati tempi di ripristino, sono stati attribuiti in corrispondenza del potenziale interessamento di habitat associati a specie arboree e arbustive

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11.3 IMPATTI AMBIENTALI RAPPRESENTATIVI IN FASE DI ESERCIZIO

11.3.1 Suolo e Sottosuolo

L’esercizio dell’infrastruttura determina la sola occupazione di suolo per la presenza degli Impianti; l’occupazione di fondale può infatti essere considerata trascurabile.

Quali indicatori di impatto rappresentativi del consumo di suolo è stata considerata l’estensione dell’area di impianto (occupazione permanente di suolo).

Tabella 11.12: Suolo e Sottosuolo (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatore di Impatto (Area di Impianto [m2] – Occupazione di Suolo) Trascurabile Basso Medio Elevato

A > 25,000 m2 X

5,000 m2< A < 25,000 m2 X

1,000 m2< A < 5,000 m2 X

Metanodotto Interrato X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente già considerati per la fase di cantiere si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.13: Matrice degli Impatti, Suolo e Sottosuolo (Fase di Esercizio)

Indicatori di Impatto Area di Impianto – Occupazione di Suolo (si veda tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Impatto Trascurabile

Bassa (Aree Agricole – altre

colture)

Impatto Trascurabile

Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio

Media (Colture Specializzate)

Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (presenza di terreni inquinati)

Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Alto

Molto Elevata (Ambienti Naturali e

Seminaturali) Impatto Basso Impatto Alto Impatto Alto Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

gli unici impatti di una certa rilevanza (medi) si hanno in corrispondenza del Terminale di Porto Botte di alcuni PIDI;

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lungo tutto il tracciato del metanodotto l’impatto è trascurabile.

11.3.2 Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi

L’esercizio dell’infrastruttura potrebbe determinare potenziali impatti sulla componente in relazione a:

disturbi a fauna ed avifauna in relazione ad eventuali emissioni sonore dal Terminale di Porto Botte;

presenza fisica degli Impianti.

Quali indicatori di impatto rappresentativi sono state quindi considerati i seguenti.

Tabella 11.14: Ecosistemi (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatore di Impatto

Trascurabile Basso Medio Elevato

Area di impianto - Consumi di habitat

Qualsiasi estensione X

Metanodotto Interrato X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente già considerati per la fase di cantiere si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.15: Matrice degli Impatti, Ecosistemi (Fase di Esercizio)

Indicatori di Impatto (si veda tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. Impatto

Trascurabile n.a. n.a.

Impatto Trascurabile

n.a. Impatto

Trascurabile n.a. n.a. Impatto Medio

Elevata (presenza di habitat)

Impatto Trascurabile

n.a. n.a. Impatto Alto

Molto Elevata (presenza di habitat

prioritari)

Impatto Trascurabile

n.a. n.a. Impatto Alto

Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

gli unici impatti alti si hanno in corrispondenza di alcuni PIDI, in relazione alla potenziale presenza di habitat di interesse naturalistico;

lungo tutto il tracciato del metanodotto l’impatto è trascurabile.

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11.3.3 Paesaggio

Gli unici impianti fuori terra sono costituiti dagli Impianti. Per quanto riguarda tale componente quale indicatore di impatto rappresentativo è stata considerata la massima altezza di strutture o edifici.

Tabella 11.16: Paesaggio (Fase di Esercizio), Pesi degli Indicatori di Impatto

Peso Indicatore di Impatto Altezza Edifici/Strutture Basso Medio Elevato

Assenza di Interventi di Mitigazione

Hmax > 10 m X

5 m <Hmax< 10 m X

Hmax< 5 m X

Presenza di Interventi di Mitigazione

Hmax > 10 m X

5 m <Hmax< 10 m X

Hmax< 5 m X

Tenuto conto degli elementi di sensibilità della componente individuati al precedente Capitolo 8 (aspetti paesaggistici), si ottiene la seguente matrice degli impatti.

Tabella 11.17: Matrice degli Impatti, Paesaggio (Fase di Esercizio)

Indicatori di Impatto Altezza Edifici/Strutture (vedi tabella precedente) Sensibilità della

componente Trascurabili Bassi Medi Elevati

n.a. Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile Impatto

Trascurabile

Media (Presenza di elementi naturali caratterizzanti il

paesaggio all’interno del bacino visuale)

Impatto Basso Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio

Elevata (Presenza di Beni paesaggistici e di elementi naturali

caratterizzanti il paesaggio in

contiguità dell’area di progetto)

Impatto Basso Impatto Medio Impatto Medio Impatto Altoe

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Dall’esame della Carta degli Impatti si rileva che:

gli impatti più elevati sono stati attribuiti ad alcuni PIDI ubicati in aree di interesse storico-paesaggistico;

impatti medio-bassi si hanno in corrispondenza del Terminale di Porto Botte, della Centrale di Olbia e di gran parte dei PIDI;

lungo tutto il tracciato del metanodotto l’impatto è trascurabile.

Per tutte le altre componenti l’impatto può essere considerato trascurabile.

MRD/CSM/PAR/RC:csm

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RIFERIMENTI

Addis P., Comunian R., Piras A., Zara G. (1994) – Ritrovamenti di Cetacei Odontoceti e Misticeti

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Galsi S.p.A. - Milano Pag. R-2 Gasdotto Algeria – Sardegna – Italia (GALSI) Chiarimenti e Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale, Volume A - Tratto Sardegna

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RIFERIMENTI (CONTINUAZIONE)

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Regione Autonoma della Sardegna, 2006, Piano di Tutela delle Acque della, Approvato con Deliberazione No. 14/16 del 4 Aprile 2006.

Regione Autonoma della Sardegna, 2008, “Repertorio del mosaico dei beni paesaggistici ed identitari”, DGR No. 23/14 del 16 Aprile 2008

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RIFERIMENTI (CONTINUAZIONE)

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Vertino A., A. Savini, A. Rosso, I. Di Geronimo, F. Mastrototaro, R. Sanfilippo,G. Gay e G.Etiope, in stampa, Benthic habitat characterization and distribution from two representative sites of the deep-water SMLCoral Mound Province(Mediterranean), Deep–Sea ResearchII, doi:10.1016/j.dsr2.2009.08.023

Zanini G., F. Monforti, P. Ornelli, T. Pignatelli, G. Vialetto, G. Brusasca, G. Calori, S. Finardi, P. Radice, C. Silibello, The MINNI project, Proc. of 9th Conference on Harmonisation within Atmospheric Dispersion Modelling for Regulatory Purposes. Garmisch-Partenkirchen(D) June 2004

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APPENDICE A STIMA DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA DURANTE LA FASE DI REALIZZAZIONE

DELL’OPERA

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APPENDICE B RELAZIONE IDROGEOLOGICA

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APPENDICE C RELAZIONE GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA

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APPENDICE D VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SULLE BIOCENOSI DI FONDO

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APPENDICE E STIMA DELLE EMISSIONI SONORE INDOTTE DALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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