si-fest #22 2013 -1 sifest 2013.pdf · 2013-09-21 · ancora! visibili! al pubblico! nei! fine!...
TRANSCRIPT
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
1
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
SI – FEST #22 . 2013
Max Pam
Roman Bezjak
Joachim Schmid
Machiel Botman
di Marcello Tosi
“Specie di spazi” (citazione da George Perec) è il
titolo che ha caratterizzato le proposte di Si Fest 2013, come
un ulteriore invito ad interagire, negli spazi di scambio, di
partecipazione, dibattito e confronto dell’importante evento
savignanese della fotografia. L’immagine esplora lo spazio, e
il Si Fest, svoltosi dal 13 al 15 settembre (le mostre saranno
ancora visibili al pubblico nei fine settimana dal 21 al 22
settembre, e dal 28 al 29), ha visto anche in questa 22.
edizione, ha mostrato il livello di internazionalità raggiunto
con la presenza al momento inaugurale di un parterre di
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
2
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
grande nomi della fotografia come Max Pam, Roman Bezjak,
Joachim Schmid, Machiel Botman, Gerry Badger.
Max Pam ha guidato alla sua mostra “Supertourist” presso
la Galleria della Vecchia Pescheria, proposta al Si Fest in
anteprima. Un “diario incisivo realizzato con la macchina
fotografica, come un libro di testo-‐immagini assetate di
contenuti”. Un percorso curioso e variegato, quello del
famoso fotografo australiano, anche nell’uso di vari tecniche
e strumenti, di vecchie e nuove immagini, realizzate in vari
Paesi, secondo una logica espositiva che pone a confronto
gli elementi di una globalizzazione che ha reso esplosivo il
contrasto tra vecchio e nuovo mondo. Un invito continuo a
interpretare gli oggetti come dei frammenti rivelatori.
“Esotico, pungente e ironico -‐ ha scritto il critico fotografico
Robert Cook -‐ Supertourist trascina in un viaggio attraverso i
mondi comunicanti del sesso, del desiderio e dell’identità”.
L’esperienza personale dell’autore, frutto di lunghi viaggi
che in dieci anni lo hanno portato a toccare i quattro angoli
del pianeta, è stata da lui interpretata come una successione
di capitoli geografici
che invitano a
viaggiare in spazi e
tempi e differenti,
ad approdare con il
suo “istinto visivo”
in paesi distanti fino
ad addentrarsi in
mondi preclusi,
affascinanti quanto
proibiti. Un
complesso lavoro di
raffigurazione costruito come un’originale narrazione per
immagini che fa uso di una grande varietà di supporti e
tecnologie, dall’analogico al digitale, dal colore al bianco e
nero, ma anche della rielaborazione di fotografie o semplici
fotocopie. Pam presenta una visione surreale di luoghi reali
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
3
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
accompagnando l’osservatore verso un’immaginaria
esplorazione del mondo.
L’autore ha creato monografie dei suoi lavori per 30 anni
come veri e propri “carnet de voyage”: Going East, Indian
Ocean Journals, Supertourist, Ethiopia, Tibet-‐Kailash, Human
Eye, Ramadan in Yemen. Nel 1992 ha rifiutato di entrare a far
parte dell’agenzia fotografica Magnum.
Lasciò l’Australia a 20 anni per intraprendere un viaggio in
automobile da Calcutta a Londra, viaggio che rimane una
cruciale esperienza per il suo percorso personale e creativo.
Il suo lavoro accompagna in avvincenti percorsi intorno al
mondo, registrando le osservazioni con una intensità spesso
surrealista, comportando spesso un viaggio psichico
profondo che rappresenta la sua lettura personale del
viaggio reale. Per questo definisce il suo lavoro fatto “con
occhi umani”, muovendosi come sulle linee di un atlante, alla
ricerca di un innovativo percorso diviso in quattro capitoli:
Collage vs. Doppio, Vecchio vs. Nuovo mondo, Oggetto vs.
Artefatto, Islam vs. Asia. Ad una prima e frettolosa occhiata
“Supertourist” può apparire come una raccolta casuale di
immagini -‐ una macchinina giocattolo appoggiata
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
4
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
precariamente sul bordo di un masso, un cono gelato caduto
sul pavimento, una donna che con calma svela il suo corpo
nudo sotto l’accappatoio, una scena di strada fotografata
dalla camera di un hotel ecc. -‐ che in realtà vanno interpretati
come oggetti rivelatori.
Pam si rivela un’esuberante personalità di comunicatore
mediante le immagini. “Il nuovo mondo – scrive -‐-‐ è
l’Australia con New York come ospite speciale. Il vecchio
mondo l’Europa …Queste mie classificazioni sono in
contrasto con il mondo, ma cosa importa…Nel tardo
autunno del 1971 ho attraversato l’Iraq. Emanavo originalità
e bizzarria viaggiando con il budget più stretto del culo di un
pesce …La mia curiosità per gli oggetti nasce dal gusto dal
piacere che provavo con i giocattoli quando ero bambino. Da
grande ho mantenuto questa capacità di osservazione , la
chiave per entrare nella bellezza del mondo degli oggetti”.
Il dono e la sua visione risiedono quindi nelle sue incredibili
doti di osservazione e di capacità di catturare il momento e
viverlo in pieno, alle volte le sue foto sono apparentemente
banali ma sempre ironiche.
Così ha illustrato il suo processo creativo: “nella Roma di
quasi 2000 anni fa Lucrezio ha descritto lo spazio e il tempo
con l’immagine di un sottile velo di polvere che danza entro
un raggio di luce, il momento in cui ci da l’illusione di essere
essa stessa visibile … qualcosa di incredibilmente fluido e
illusorio. Ogni continente che ho visitato mi ha suscitato una
reazione interiore che ha plasmato il continuum spazio
temporale in modo diverso. Senza alcuna ideologia o
intenzione di descrivere nulla più che una forma di verità
personale. Queste sono le immagini del superturista, del
viaggiatore, e dell’osservatore”.
La “lectio inauguralis” di Si Fest ha visto Roman Bezjac
illustrare il suo lavoro in mostra, a cura di Micamera, in
anteprima italiana per Si Fest alla Sala Martuzzi, e dedicato al
modernismo architettonico socialista. Il frutto di campagne
fotografiche lungo cinque anni in tutti i Paesi dell’est
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
5
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
europeo. Edifici di cui il fotografo sloveno cresciuto in
Germania, mostra da un lato i segni di un passato che ancora
resiste, accanto a quelli vistosi e repentini dei cambiamenti
intervenuti. “L’avanguardia di una sciatta forma di
globalizzazione…Vistosi cartelloni pubblicitari ricoprono le
facciate ad alveare dei centri commerciali, e chiunque non sa
leggere il cirillico può solo provare a indovinare se siano stati
pensati per promuovere la rivoluzione mondiale o qualche
gadget elettronico…”, ha scritto Inka Schube.
Nato in Slovenia e cresciuto in Germania, dove ha studiato
fotografia e design all’Università di Dortmund per le Scienze
Applicate, Bezjak ha lavorato per molti anni come fotografo
freelance per le maggiori riviste tedesche, e ha realizzato
diversi lavori fotografici di rilievo, tra cui la mostra “Divided
Sky” sull’Europa Orientale e i paesi della Confederazione
Russa. Nel 1995 ha vinto il German Photography Prize con
una serie sulle prigioni russe.
L’autore ha viaggiato cinque anni nell’Europa dell’ex impero
sovietico, concentrando la sua attenzione sulle architetture
edificate nel periodo comunista principalmente in Germania,
Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Ucraina, Georgia, Serbia,
Ungheria, Albania e in molti altri paesi. Utilizzando un
apparecchio di grande formato, Bezjak pone di fronte ad un
paesaggio urbano in cui emergono, con ordinaria evidenza,
edifici monumentali e insediamenti pianificati, di matrice
socialista. Con le sue grandi immagini, realizzate con lo
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
6
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
stesso obiettivo, il fotografo non intende giudicare le
architetture o la città ritratte, egli mira piuttosto a mostrare
in una mostrare in una moderna prospettiva contemporanea
“l’archeologia di un’era” (come ricorda il sottotitolo del suo
volume pubblicato dal prestigioso editore HatjeCantz nel
2011), offrendo agli spettatori la possibilità di “uno sguardo
incontaminato dall’ideologia”
A Danzica e Riga, Budapest e Sofia, nei Paesi della ex
Jugoslavia come nella ex Berlino Est, il passato e il presente
appaiono si confondersi. Una luce tenue avvolge gli spazi
vuoti. tra griglie uniformi di motivi orizzontali e verticali,
spesso esempi di una repentina modernizzazione, come a
Bucarest con le prime sale dove è possibile giocare
d’azzardo “Molti ritengono questi edifici delle ‘bruttezze’ –
dice l’autore -‐-‐ ma hanno significato per tanta gente un stile
abitativo, un nuovo modo di abitare pur connotato d un
profondo ideologismo, e che indicano comunque luoghi che
appartengono alla memoria delle persone”.
Non una spettacolare enormità. Ma qualcosa di simile ad un
fugare sguardo di un passante. E lo fa scattando dai
marciapiedi delle città. Gli edifici così appaiono talvolta
estranei come navi extraterrestri e irrealistici come un
esperimento fotoshop di un architetto megalomane. Ma
alcune didascalie svelano agli spettatori la vera storia di
questi edifici danneggiati: “le foto sono state scattate a
Belgrado e Sarajevo e il danno è stato causato da bombe e
frammenti di granata nel 1990”.
Joachim Schmid con il titolo “Archiv” ha presentato a Si
Fest una selezione dal suo importante lavoro composto da
726 pannelli che raccolgono immagini fotografiche e
tipografiche di diverso genere. Una collezione che ha
pazientemente costruito in tredici anni di ricerche
ordinando, suddividendo, classificando i documenti raccolti e
assegnando ad essi specifiche categorie e nuove relazioni di
appartenenza, per “un’ironica tassonomia della fotografia
popolare”.
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
7
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
Accanto alla mostra nella Sala delle Tinaie, le cantine di Villa
Torlonia a San Mauro Pascoli, ospitano un’installazione
dedicata a Bilder von der Strasse, altra opera dell’artista
berlinese realizzata in trent’anni. Una selezione di immagini
raccolte dalla strada, tratte dalle mille che compongono il
lavoro, un percorso pensato specificamente per gli spazi
ipogei della Villa.
Sin dall’inizio degli anni Ottanta Schmid ha lavorato sulle
fotografie trovate. I suoi lavori sono stati esposti in diversi
paesi e sono inclusi in numerose collezioni. Nel 2007
Photoworks e Steidl hanno pubblicato “Joachim Schmid
Photoworks 1982–2007”, un’ampia monografia in occasione
della sua prima retrospettiva.
La sua ricerca viene definita una “indagine analitica della
fotografia vernacolare” del xx secolo fatta di diversi gruppi
di immagini, istantanee, ritratti in studio, cartoline, immagini
pubblicitarie, foto di scomparsi, ritagli di giornali, raccolti e
classificati in tavole in base alla loro somiglianza. Lo scopo è
evidenziare l’uniformità meccanica, il conformismo della
produzione di immagini. Le dinamiche, i cliché delle
rappresentazioni fotografiche più diffusi, l’immagine stessa
della fotografia vissuta sempre più come ripetizione e
schematico rito di massa, sia in ambito professionale che
amatoriale. Tassonomia delle fotografie di massa appunto,
con molte delle foto utilizzate e mostrate, acquistate in
mercatini delle pulci e vecchie di decenni. Una volta, vuole
dire l’autore, queste foto e erano visibili solo a pochi, ora
sono a disposizione di una massa sterminata di persone.
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
8
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
A cura di Giulia Zorzi e Flavio Franzoni per Micamera, la
mostra “The Space I Feel” (“Lo spazio che sento”, alla
Galleria di corso Vendemini 62) presenta le immagini di
Machiel Botman, di forte impatto emotivo. Il sentimento è il
presupposto dello scatto ed è esattamente ciò che l’autore
desidera condividere. Un lavoro intimo, di profonda verità
umana riflessa nei volti, come negli interni, in cui le immagini,
spesso indefinite, scure e irreali, esprimono un’urgenza
psicologica.
“Dove, chi e cosa sono informazioni irrilevanti” per l’autore.
“Se le mie immagini trasmettono qualcosa, allora va
benissimo, non ho bisogno di nient’altro. Le persone
potrebbero non capire cosa vedono, ma sanno
perfettamente cosa provano”.
Il fotografo olandese è conosciuto per i suoi tre libri:
Heartbeat (1994), Rainchild (2004) e One Tree (2011). Ha uno
stile distintamente personale e intimamente autobiografico.
La mostra è suddivisa in tre sezioni, facendo riferimento al
tema dello spazio in modo diverso. La prima sezione è
composta da cinque stampe e ciascuna rappresenta un
stanza vuota della stessa casa, quella della sua infanzia che
egli ha fotografato dopo la morte della madre, appena
svuotata. Lo spazio è definito, ma è il sentimento ad essere
indefinito (“ho percorso la casa in lacrime fotografando ogni
stanza”).
www.aracne-‐rivista.it Rubriche 2013 – Fotografia di settembre
9
Marcello Tosi
SI-‐FEST #22: Max Pam, Roman Bezjak, Joachim Schmid, Machiel Botman
La seconda sezione presenta foto scattate nel nord
dell’Olanda, nella zona di Groningen. Nella serie “Hidden
sites” (Luoghi nascosti) Botman racconta di luoghi ormai
quasi del tutto scomparsi, rifugi costruiti centinaia di anni fa
per offrire riparo agli abitanti dei villaggi in caso di attacco,
ed di cui non restano nemmeno le rovine. Insieme ad altri
autori, ha reinterpretato l’idea, di questo spazio rivisto nel
tempo. La mostra si apre con gli occhi di un ragazzino e si
chiude con lo sguardo fiero di un vecchio, nell’ultima sezione
tratta dal suo libro “One tree”, per porre domande come
“Cosa è grande e cos’è piccolo?”...”L’immagine è reale o è
solo un riflesso?”…
Immagini:
© Max Pam, pag. 2, 3
© Roman Bezjak, pag. 5
© Joachim Schmid, pag. 7
© Machiel Botman, pag. 8
Marcello Tosi, archivista diplomato presso l’Università di Bologna,
dottore in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, collaboratore di
giornali e riviste culturali, si occupa di ricerca storica e
catalogazione di fondi archivistici e bibliotecari antichi e moderni.
E’ coautore del volume Storia di Savignano sul Rubicone ed è
redattore di prefazioni a libri di poesia, di saggi storici e artistici
(Nel segno di Artemisia, La natura morta in Italia dal Cinquecento ad
oggi), inseriti in cataloghi e volumi d’arte.