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documento deltapetroli per la creazione di una discarica di rifiuti non pericolosi nel territorio di minervino murge

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Regione Puglia - Provincia di BAT – Comune di Minervino Murge Piattaforma per il trattamento, la valorizzazione e lo stoccaggio definitivo di rifiuti speciali non pericolosi

Sintesi non tecnica

___________________________________________________________________ Delta Petroli S.p.A.

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INDICE

1  PREMESSA .................................................................................................................................. 3 

1.1  ITER AUTORIZZATIVO ................................................................................................................ 5 

2  LA SINTESI NON TECNICA .................................................................................................... 9 

3  PRESENTAZIONE DELLA DELTA PETROLI S.P.A......................................................... 10 

4  RAPPORTI TRA PROGETTO, NORMATIVA E STRUMENTI PIANIFICATORI ....... 11 

5  L’AREA DI STUDIO ................................................................................................................ 15 

6  INDIVIDUAZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA DEI RIFIUTI DA SMALTIRE16 

7  IL PROGETTO .......................................................................................................................... 17 

7.1  DESCRIZIONE DELLE LINEE DI TRATTAMENTO E RECUPERO ..................................................... 18 

7.1.1  Linea di selezione manuale ............................................................................................ 18 

7.1.2  Linea di riduzione volumetrica per pressatura .............................................................. 19 

7.1.3  Linea di riduzione volumetrica per triturazione ............................................................. 20 

7.1.4  Linea di disidratazione fanghi pompabili ....................................................................... 21 

7.1.5  Linea di omogeneizzazione ed inertizzazione ................................................................. 22 

7.1.6  Disassemblaggio apparecchiature ................................................................................. 23 

7.1.7  Linea trattamento rifiuti liquidi, percolato e acque reflue ............................................. 24 

7.2  SERVIZI GENERALI DI STABILIMENTO ...................................................................................... 25 

7.2.1  Laboratorio e accettazione ............................................................................................. 25 

7.2.2  Uffici, servizi igienici, spogliatoi, mensa........................................................................ 25 

7.2.3  Impianto idrico ............................................................................................................... 25 

7.2.4  Impianto antincendio ...................................................................................................... 26 

7.2.5  Reti di raccolta acque reflue .......................................................................................... 26 

7.2.6  Sistema di aspirazione e trattamento dei flussi d’aria aspirati ...................................... 29 

7.3  STOCCAGGIO DEFINITIVO ............................................................................................... 32 

7.4  STOCCAGGIO DEFINITIVO: SISTEMI DI PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO ............................ 34 

7.4.1  Opere di impermeabilizzazione delle vasche .................................................................. 34 

7.4.2  Sistema di captazione del percolato ............................................................................... 37 

7.4.3  Sistema di captazione del biogas .................................................................................... 38 

7.4.4  Opere di sistemazione finale .......................................................................................... 38 

7.4.5  Sistema di regimazione delle acque meteoriche ............................................................. 41 

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7.4.6  Sistemi di sicurezza ......................................................................................................... 42 

7.4.7  Incendi ............................................................................................................................ 42 

7.4.8  Esplosioni ....................................................................................................................... 43 

7.4.9  Raggiungimento dei livelli di guardia di indicatori di contaminazione;........................ 43 

7.4.10  Sversamento accidentale nelle aree di servizio dell’impianto ........................................ 44 

7.4.11  Eventuali rotture del sistema di impermeabilizzazione .................................................. 44 

7.4.12  Malfunzionamento del sistema di raccolta del percolato ed eventuali fuoriuscite

dello stesso ..................................................................................................................... 46 

7.4.13  Cedimenti e franamenti del materiale smaltito .............................................................. 47 

7.4.14  Controllo sulla qualità delle acque ................................................................................ 48 

7.4.15  Controllo sulla qualità dell’aria .................................................................................... 51 

7.4.16  Controllo sui cedimenti .................................................................................................. 53 

8  ANALISI DEGLI IMPATTI E MISURE DI CONTENIMENTO ........................................ 55 

8.1  ATMOSFERA ............................................................................................................................ 55 

8.2  AMBIENTE IDRICO ............................................................................................................. 59 

8.3  SUOLO E SOTTOSUOLO .................................................................................................... 61 

8.4  FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI ..................................................................................... 63 

8.5  SALUTE PUBBLICA ............................................................................................................ 64 

8.6  RUMORE E VIBRAZIONI ................................................................................................... 67 

8.7  RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI ............................................................ 68 

8.8  PAESAGGIO ......................................................................................................................... 68 

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1 PREMESSA La presente Sintesi non tecnica riguarda la piattaforma per il trattamento, la

valorizzazione e lo stoccaggio definitivo di rifiuti speciali non pericolosi che sarà

realizzata e gestita dalla società DELTA PETROLI S.p.A nel comune di Minervino

Murge, in Provincia di Barletta-Andria-Trani, in località Murgetta Grande.

Lo Studio di Impatto Ambientale cui fa riferimento il presente elaborato è

l’aggiornamento del SIA presentato dalla stessa Delta Petroli S.p.A. in data 12

giugno 2003, in seguito al quale la Regione Puglia, con Determinazione n. 18 del 27

gennaio 2004, ha espresso parere favorevole alla compatibilità ambientale

dell’intervento.

Per cause non ascrivibili alla volontà del soggetto proponente, il procedimento di

autorizzazione dell’impianto, la cui Conferenza dei Sevizi era stata avviata nel

Maggio del 2006, ha subito notevoli ritardi, nonostante il progetto fosse dotato di

tutti i pareri positivi ottenuti dai vari Enti (cfr. Allegato A/13).

Pertanto, durante il corso del procedimento sono venuti a scadere i termini di validità

della citata pronuncia di compatibilità ambientale che, come è noto, ha una durata di tre

anni.

La Provincia di Bari, autorità competente per il rilascio della Autorizzazione,

provvedeva, con determinazione n. 29 del 12 marzo 2008, a rilasciare un nuovo parere

di compatibilità ambientale relativamente all’intervento in oggetto ed a trasmettere lo

stesso, tra gli altri, anche al settore ecologia della regione Puglia.

Tale provvedimento, dal punto di vista amministrativo era supportato da un parere pro-

veritate rilasciato alla Provincia di Bari da un professionista di fiducia della

Amministrazione, e dal punto di vista tecnico, da una perizia giurata che attestava la

non intervenuta variazione dello stato dei luoghi e del quadro di riferimento

programmatico rispetto a quanto descritto nell’originario S.I.A. analizzato dalla regione

Puglia.

Successivamente la Provincia di Bari, con Determinazione Dirigenziale n. 21 del 10

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aprile 2008, autorizzava la Costruzione e l’Esercizio dell’Impianto (Autorizzazione

Unica) nelle more dell’ottenimento della Autorizzazione Integrata Ambientale.

In data 15-01-07, la Società inoltrava alla Regione domanda per l’ottenimento

dell’A.I.A.. Seguiva l’invio di ulteriore documentazione integrativa, senza che tuttavia

fosse convocata la relativa Conferenza dei Servizi.

Il proponente, ancorchè in possesso di regolare autorizzazione alla realizzazione

dell’impianto, decideva di non attivarsi in tal senso, preferendo attendere l’ottenimento

dell’AIA.

In data 11 ottobre 2011 veniva convocata la prima Conferenza di Servizi nell’ambito

della procedura di AIA, durante la quale emergevano alcune perplessità in merito alla

validità formale del parere di compatibilità ambientale prodotto dalla Provincia di Bari

nel marzo 2008.

La Ditta Delta Petroli, allo scopo di eliminare ogni possibile vulnus dal

procedimento di autorizzazione della propria iniziativa imprenditoriale,

addiveniva alla decisione di attivare una nuova procedura di impatto ambientale

che, in ossequio a quanto previsto dalla L.R. 40/07, veniva nuovamente incardinata

presso la Regione Puglia.

Pertanto si propone l’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale

precedentemente approvato, conformemente alla normativa ed agli strumenti di

pianificazione e programmazione nazionale, regionale e provinciale, sopraggiunti dal

gennaio 2004 ad oggi.

Come si è accennato, il procedimento è di competenza regionale ai sensi dell’art. 3

comma 12 della L.R. 40/2007, che recita: il comma 5 dell’articolo 10 della legge

regionale 10 luglio 2007, n. 17 (Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione

al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale), è sostituito dal

seguente: “5 bis Le procedure di VIA conseguenti alle istanze di cui al comma 5 e le

procedure di VIA avviate con istanza presentata prima della data di entrata in vigore

della presente legge, nonché le relative istanze di integrazione e variazione progettuale

di interventi non ancora realizzati, anche se successive a tale data, sono di competenza

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della Regione”.

Si precisa sin d’ora che lo stato dei luoghi è assolutamente identico a quanto rilevato

nel 2003.

Si precisa altresì che, come verrà dimostrato nei paragrafi seguenti, la normativa e la

programmazione nel frattempo sopraggiunti non hanno minimamente variato le

condizioni espresse nel citato decreto VIA (Determinazione n. 18 del 27 gennaio

2004).

Ne consegue che è possibile affermare che le verifiche svolte comprovano che il parere

di idoneità ambientale già espresso possa essere assolutamente confermato, anche

alla luce dei pareri, sempre positivi, successivamente acquisiti.

1.1 Iter autorizzativo

Lo Studio di Impatto Ambientale presentato nel 2003 ha ottenuto il parere positivo da

parte dei seguenti Enti:

− Regione Puglia Settore Ecologia: Determinazione n. 18 del 27 gennaio 2004.

Successivamente alla su citata autorizzazione, l’iniziativa in oggetto ha ottenuto i

seguenti pareri tutti positivi (cfr. allegato A/13):

− Comune di Minervino Murge, Settore 7° - Urbanistica e Ambiente:

Determinazione n. 8 del 12 febbraio 2004 (Raccolta Generale della Segreteria

Comunale, Determinazione n. 75 del 13 febbraio 2004) – Parere favorevole in

ordine alla compatibilità ambientale

− ASL BA/1 Ufficio Igiene Pubblica: Prot. DP m/467 del 31 luglio 2005 -

Parere igienico-sanitario favorevole;

− Acquedotto Pugliese S.p.A.: nota Prot. 4781TT/rr del 20 luglio 2004 –

Certificazione che la zona interessata non è canalizzata da rete di fognatura nera;

− Comune di Minervino Murge, Settore 7° - Urbanistica e Ambiente:

Determinazione n. 56 del 13 dicembre 2005 (Raccolta Generale della Segreteria

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Comunale, Determinazione n. 988 del 13 dicembre 2005) – Parere favorevole

sotto l’aspetto urbanistico;

− Comune di Minervino Murge: Delibera del Consiglio Comunale n. 25 del 31

maggio 2006 – Parere favorevole in ordine alla localizzazione;

− Regione Puglia: Delibera n. 951 del 19 giugno 2007 – Rilascio parere

paesaggistico favorevole.

− Provincia di Bari determinazione n. 29 del 12 marzo 2008 relativa alla

Compatibilità Ambientale dell’Intervento.

− Provincia di Bari determinazione n. 21 del 10/04/08 relativa alla

Autorizzazione Unica per impianto.

Rispetto all’originale progetto allegato al SIA approvato in data 27 gennaio 2004, per

specifica richiesta dell’ARPA Puglia con comunicazione prot. n. 3405 del 26/03/2004,

il progetto è stato definito a scala esecutiva.

La stessa ARPA ha poi provveduto ad approvare il progetto esecutivo, così come

riportato negli allegati al presente SIA, con comunicazione prot. n. 8727 del 30 luglio

2004.

Sempre successivamente all’approvazione del SIA sono state ottenute ulteriori

autorizzazioni relative alle emissioni in atmosfera:

− Comune di Minervino Murge, Settore 7° - Urbanistica e Ambiente:

Determinazione n. 44 del 28 luglio 2004 (Raccolta Generale della Segreteria

Comunale, Determinazione n. 668 del 28 luglio 2004)– Parere favorevole in ai

fini del rilascio dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera;

− Regione Puglia: Determinazione n. 120 del 23 marzo 2005 – Autorizzazione

alle emissioni in atmosfera.

In ultimo, su richiesta della Provincia nel corso della Conferenza dei Servizi è stato

aggiunto anche un ulteriore importante elemento, ovvero con la Delibera n. 951 del 19

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giugno 2007 della Regione Puglia, l’iniziativa ha ottenuto il Parere paesaggistico

favorevole.

La delibera, che si riporta integralmente in allegato A/13, evidenzia che,

successivamente al parere positivo espresso sul SIA, la Regione si è ulteriormente

espressa positivamente sull’iniziativa in oggetto.

Come si vede, pertanto, successivamente all’ottenimento della Valutazione di

Compatibilità Ambientale, l’iniziativa ha raccolto ulteriori e fondamentali pareri

positivi che vengono a formare un quadro totalmente affidabile sulla assoluta idoneità

tecnica e ambientale dell’iniziativa proposta dalla Delta Petroli S.p.A. a Minervino

Murge.

Infatti:

− il progetto è stato approvato dall’ARPA Puglia;

− sono state ottenute le autorizzazioni prescritte per le emissioni in atmosfera;

− la localizzazione è stata espressamente autorizzata dal Comune di Minervino

Murge e dalla Regione;

− Il progetto è stato autorizzato dalla provincia di Bari.

Ne discende che l’opera ha tutti i prescritti pareri positivi integrativi del SIA e tutti

successivi a questo.

Tutto ciò a riprovare che l’iniziativa è perfettamente congruente con la realtà territoriale

ed è espressamente approvata da tutti gli organi competenti.

Inoltre, in data 21/02/2007, la Delta Petroli ha presentato alla Regione Puglia la

documentazione per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ai sensi del

D. Lgs. 59/05; con comunicazione Prot. n. 9687 del 18/06/2007 la Regione Puglia ha

comunicato l’avvio del procedimento di A.I.A. per l’impianto in oggetto.

Nell’elaborato A/13 si riporta copia delle autorizzazioni e dei pareri ottenuti dalla Delta

Petroli S.p.A. per l’impianto in oggetto.

Nello stesso elaborato è riportato, altresì, il verbale della recente conferenza di servizi

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(svoltasi il giorno 11 ottobre 2010) volta all’istruttoria dell’istanza finalizzata

all’ottenimento dell’A.I.A. dell’impianto in oggetto, nella quale sono state poste in

discussione, secondo quanto indicato nella nota di convocazione prot. 12259 del 21

settembre 2010, le problematiche relative agli adempimenti in materia di compatibilità

ambientale.

In tale occasione, come accennato, la ditta proponente ha informato la Conferenza di

aver deciso di ripresentare l’istanza di Valutazione di Impatto Ambientale; gli Enti

hanno concordato tale iter procedurale.

Inoltre, sulla richiesta avanzata dalla società proponente relativamente alla unificazione

dei procedimenti di VIA e di AIA, l’Ufficio AIA si è riservato di interloquire con

l’Ufficio VIA regionale, al fine di verificarne la fattibilità.

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2 LA SINTESI NON TECNICA Allo Studio di Impatto Ambientale (SIA) è affidato il compito di fornire l’informazione

necessaria per valutare, in modo non arbitrario, il grado in cui una data opera possiede il

requisito della compatibilità ambientale. Essendo questo l’obiettivo del SIA, appare

evidente l’importanza di definire in via preliminare, cosa si intenda per compatibilità

ambientale e come si possa determinarne il grado.

Lo SIA ha poi, come secondo compito principale, quello di mostrare come la soluzione

proposta con il progetto costituisca la soluzione migliore tra quelle tecnicamente

possibili, la quale deve anche risultare accettabile, cioè tale da rispettare le soglie di

accettabilità per qualunque tipo d’impatto negativo stabilite da norme e leggi. Ciò pone

allo SIA il compito di mostrare come gli impatti residui, dopo eventuali opere di

mitigazione, rispettino tale vincolo. Questo compito, che si può sinteticamente dire di

ottimizzazione, integra intimamente l’analisi e la valutazione ambientale con il lavoro

progettuale: infatti, la progettazione può essere vista come un procedimento logico

mirato alla ricerca della migliore soluzione ad un problema pratico, dove si pongono

esigenze funzionali, tecnologiche, economiche ed ambientali, che tutte occorre

soddisfare al meglio, tenendo conto, per ciascuna di esse, di determinati vincoli ai quali

occorre attenersi.

Nella redazione di ogni Studio di Impatto Ambientale (SIA) un posto di particolare

importanza è occupato dalla cosiddetta "Sintesi non tecnica". Tale documento,

previsto nelle Norme Tecniche ministeriali che guidano la stesura degli Studi di Impatto

ambientale, è "destinato all'informazione al pubblico”.

La Sintesi non tecnica è mirata ad ampliare i contenuti del progetto ed il suo stesso

significato in modo da renderne completamente partecipi anche le comunità locali

circostanti.

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3 PRESENTAZIONE DELLA DELTA PETROLI S.P.A. Il soggetto che si interesserà della realizzazione e dell’esercizio della piattaforma per

rifiuti non pericolosi è la società:

DELTA PETROLI S.p.A., con SEDE LEGALE in Via Ostiense Km 9,300 – 00144

Roma, costituita nel 1979, con capitale sociale di € 361.900 interamente versato.

Presidente del Consiglio di Amministrazione: Sig. Umberto Morpurgo

La DELTA PETROLI S.p.A. è strutturata in quattro divisioni operative:

• Divisione Ecologia ed Impatto Ambientale

• Divisione Tecnologia e Risparmio Energetico

• Divisione Combustibili

• Divisione Edilizia ed Infrastrutture

La società DELTA PETROLI S.p.A. è certificata ISO 9002.

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4 RAPPORTI TRA PROGETTO, NORMATIVA E STRUMENTI

PIANIFICATORI La proposta in esame è congruente con gli strumenti normativi sui rifiuti previsti sia

a livello nazionale ed europeo che a livello regionale.

Si prevede infatti di realizzare una piattaforma per il trattamento e lo stoccaggio

definitivo del rifiuto trattato.

Il progetto, come già detto, ha ricevuto i seguenti pareri positivi:

− Comune di Minervino Murge, Settore 7° - Urbanistica e Ambiente:

Determinazione n. 8 del 12 febbraio 2004 (Raccolta Generale della Segreteria

Comunale, Determinazione n. 75 del 13 febbraio 2004) – Parere favorevole in

ordine alla compatibilità ambientale

− ASL BA/1 Ufficio Igiene Pubblica: Prot. DP m/467 del 31 luglio 2005 -

Parere igienico-sanitario favorevole;

− Acquedotto Pugliese S.p.A.: nota Prot. 4781TT/rr del 20 luglio 2004 –

Certificazione che la zona interessata non è canalizzata da rete di fognatura nera;

− Comune di Minervino Murge, Settore 7° - Urbanistica e Ambiente:

Determinazione n. 56 del 13 dicembre 2005 (Raccolta Generale della Segreteria

Comunale, Determinazione n. 988 del 13 dicembre 2005) – Parere favorevole

sotto l’aspetto urbanistico;

− Comune di Minervino Murge: Delibera del Consiglio Comunale n. 25 del 31

maggio 2006 – Parere favorevole in ordine alla localizzazione;

− Regione Puglia: Delibera n. 951 del 19 giugno 2007 – Rilascio parere

paesaggistico favorevole.

Le tecnologie previste sono state approvate dall’ARPA Puglia con Comunicazione

prot. 8727 del 30/07/2004 e rispettano tutte le norme relativamente ad impianti di

questo tipo sulle misure di sicurezza e salvaguardia dell’ambiente.

La Regione Puglia ha altresì autorizzato le emissioni in atmosfera con

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Determinazione n. 120 del 23/03/2005.

Relativamente al Piano Regionale dei Rifiuti, la proposta in esame rispetta le

prescrizioni relative all’individuazione dell’areale e alla scelta del sito: infatti l’area

non presenta caratteristiche tali da pregiudicare l’idoneità ad ospitare l’impianto

in oggetto.

Inoltre, come mostrato in precedenza, l’impianto è coerente con le prescrizioni ed i

criteri di localizzazione previsti dall’Aggiornamento del Piano di Gestione dei

rifiuti speciali nella Regione Puglia approvato con Deliberazione della Giunta

Regionale n. 2668 del 28 dicembre 2009.

Per quanto riguarda le caratteristiche del sito, si sono espressi positivamente:

− La Regione con la Delibera n. 951 del 19 giugno 2007 – Rilascio parere

paesaggistico favorevole;

− La ASL BA/1 con comunicazione Prot. DP m/467 del 31 luglio 2005 – Parere

igienico-sanitario favorevole;

− Il Comune di Minervino Murge con la Determinazione n. 56 del 13 dicembre

2005 – Parere favorevole sotto l’aspetto urbanistico, e con la Delibera del

Consiglio Comunale n. 25 del 31 maggio 2006 – Parere favorevole in ordine

alla localizzazione.

L’impianto verrà realizzato in corrispondenza di una cava non attiva, con una

volumetria sufficiente in relazione alle prospettive di produzione dei rifiuti

speciali; presenterà inoltre un accesso comodo ed interconnesso con la rete viaria

extraurbana. Infatti l’area è facilmente raggiungibile sia dall’Autostrada A14 -

Adriatica, sia dall’Autostrada A16 - Napoli-Canosa. Dalle autostrade l’area può

essere facilmente raggiunta da strade provinciali, quali la n. 24 e la n. 143 per

Canosa.

I flussi di traffico indotti dall’impianto viaggeranno quindi su tracciati viari idonei

a smaltirne il traffico e non attraverseranno centri abitati se non in misura

periferica.

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Sono state inoltre opportunamente rispettate le distanze relative a:

• agglomerati residenziali urbani ed insediamenti di rilevante importanza e

movimento turistico;

• ospedali e luoghi di cura;

• strade di grande traffico, ferrovie ed aeroporti;

• alvei di fiumi e torrenti;

• punti di approvvigionamento delle risorse idriche ad uso potabile.

Per quanto riguarda i vincoli, l’area in esame ricade nell’ambito di valore più basso

di tutela tra quelli definiti dal Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il

Paesaggio ed i Beni Ambientali, e non sono presenti nel raggio di influenza

dell’impianto zone di particolare interesse paesaggistico o ambientale.

L’impianto sarà realizzato seguendo tutti i particolari accorgimenti ambientali per

la tutela dall’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee stabiliti dalla

normativa vigente.

Si è verificata positivamente, come riportato in precedenza, la coerenza rispetto ai

seguenti strumenti di programmazione e pianificazione:

Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio ed i Beni

Ambientali (PUTT/PBA), sia rispetto agli Ambiti Territoriali Estesi che

Distinti;

Piano di Bacino della Puglia, Stralcio Assetto Idrogeologico (PAI) e verifica

rispetto alla carta Idrogeomorfologica della Regione Puglia;

Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE);

Strumento Urbanistico Comunale (Programma di Fabbricazione e relativo

Regolamento Edilizio);

Piano Regionale dei Trasporti;

Piano di Tutela delle Acque;

Inoltre, sono stati valutati ulteriori aspetti che tengono conto delle caratteristiche

paesaggistiche, naturalistiche e vincolistiche del sito, oltre quelli analizzati

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precedentemente.

L’analisi di tali aree ha evidenziato che il sito indagato:

non ricade in Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone a Protezione

Speciale (ZPS);

non ricade in aree protette ex lege regionale n. 19/97 (“Norme per

l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione”), né

statali ex lege n. 394/91 (“Legge quadro sulle aree protette”);

non è interessato da vincoli rivenienti dalla Legge n°1089 del 1.6.1939

(“Tutela delle cose d’interesse storico ed artistico”), né su di esso ricadono

immobili di interesse storico o artistico;

non è vincolato ai sensi della Legge n°1497 del 29.6.1939 (“Protezione delle

bellezze naturali”);

non è interessato da Riserve Naturali Statali e Regionali, da Parchi

Nazionali o Regionali ed infine da zone IBA (Important Bird Areas).

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5 L’AREA DI STUDIO L’area ricade nei limiti amministrativi del Comune di Minervino Murge, al confine

con quello di Canosa di Puglia, in località Murgetta Grande, tav. III - NW del foglio

176 dell’IGM denominato Lamalunga. È riportata al catasto nel foglio 8, particelle 4-

24-39-333-334.

Il sito è a meno di 300 m dalla S.P. n. 24 e dalla S.P. n. 143 per Canosa, e può essere

facilmente raggiunto sia dall’Autostrada A14 Adriatica che dall’Autostrada A16

Napoli – Canosa.

L’area in cui ricadrà l’opera è caratterizzata dalla presenza di una cava attualmente

dismessa, utilizzata in passato per l’estrazione di materiali lapidei.

L’estensione della fossa è pari a circa 15 ha.

I centri abitati più vicini sono quelli di Minervino Murge che dista circa 9 Km e

Canosa di Puglia che dista circa 6 Km.

Il contesto di allocazione dell’area si presenta in grado di reagire positivamente ad

eventuali impatti: non sono presenti centri abitati nell’intorno, la viabilità è in grado di

smaltire il traffico degli automezzi afferenti all’impianto e non sono rilevabili

particolari caratteri di emergenza ambientale.

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6 INDIVIDUAZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA DEI

RIFIUTI DA SMALTIRE La capacità produttiva dell’impianto di trattamento e recupero, per la quale si richiede

l’autorizzazione, è di 62.000 t/anno, su 310 giorni/anno di funzionamento, con una

produttività di 200 t/d di rifiuti smaltiti e/o recuperati (operazioni di cui all'Allegato B

del D. Lgs. 152/2006, punti D9 e all'Allegato C del D. Lgs. 152/2006, punti R4 e R5).

La capacità relativa al raggruppamento e/o ricondizionamento preliminari

(operazioni di cui all'Allegato B del D. Lgs. 152/2006, punti D13, D14) non eccederà la

capacità di 300 t/d.

La capacità relativa al deposito preliminare (operazione di cui all'Allegato B del D.

Lgs. 152/2006, punto D15) non eccederà la capacità di 300 t/d e la volumetria totale

massima su base annua di 250.000 m3.

La capacità relativa alla messa in riserva (operazione di cui all'Allegato C del D. Lgs.

152/2006, punto R13) non eccederà la capacità di 300 t/d e la volumetria totale su base

annua di 250.000 m3.

I codici CER descrittivi dei rifiuti che verranno accettati sono quelli indicati al

nell’elaborato A/01 Relazione Tecnica

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7 IL PROGETTO L’impianto si configura come una piattaforma polifunzionale per il trattamento di

rifiuti speciali non pericolosi solidi, liquidi e fangosi costituita da:

- Aree di stoccaggio

Stoccaggio rifiuti solidi (deposito preliminare e messa in riserva)

Stoccaggio fanghi palabili

Stoccaggio rifiuti liquidi e fanghi pompabili

Stoccaggio solidi polverosi

Stoccaggio del percolato proveniente dalla discarica annessa all’impianto e da

impianti esterni

Stoccaggio dei residui di processo da avviare in discarica

Stoccaggio dei materiali recuperati

Deposito temporaneo per alimentazione pressa

Deposito temporaneo per alimentazione triturazione

Deposito temporaneo per alimentazione inertizzazione

Deposito temporaneo reflui liquidi per l’alimentazione della linea di trattamento

- Edificio trattamento e recupero

Area conferimento rifiuti

Area stoccaggio rifiuti solidi

Linea per la cernita e selezione componenti di pregio

Linea di riduzione volumetrica per pressatura

Linea di riduzione volumetrica per triturazione

Linea per il trattamento del percolato prodotto dallo stoccaggio definitivo e delle

acque reflue

Disassemblaggio apparecchiature obsolete

Area stoccaggio fanghi palabili da inertizzare

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Linea di omogeneizzazione ed inertizzazione

Area maturazione materiali inertizzati

Linea di disidratazione fanghi pompabili

- Servizi generali di stabilimento

Area sosta automezzi

Controllo e pesatura

Lavaggio automezzi

Uffici, servizi igienici, spogliatoi, mensa

Impianto idrico ad uso civile ed industriale

Impianto antincendio

Raccolta e accumulo delle acque reflue civili

Raccolta e accumulo delle acque di lavaggio

Raccolta e accumulo delle acque meteoriche di prima pioggia dai piazzali

Raccolta delle acque da coperture

Impianto di aspirazione e trattamento aria

7.1 Descrizione delle linee di trattamento e recupero

7.1.1 Linea di selezione manuale

In questa unità verrà effettuata una appropriata selezione e cernita manuale dei rifiuti

solidi speciali non pericolosi.

In questa sezione verranno stoccati e lavorati i rifiuti costituiti da:

- imballaggi in genere (carta, cartone, plastica, legno, metallo e simili);

- contenitori vuoti (fusti, vuoti di vetro, plastica e metallo, latte e lattine e simili);

- sacchi e sacchetti di carta, plastica, cellophane, cassette e pallet;

- resine termoplastiche e termoindurenti allo stato solido, manufatti composti da tali

materiali;

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- manufatti di ferro tipo paglietta metallica, filo di ferro, spugna di ferro e simili;

- vetri di tutti i tipi.

Ognuna di queste tipologie sarà divisa per matrici compatibili e sottoposta alle

operazioni di recupero, ovvero alla cernita, alla selezione e all’eventuale adeguamento

volumetrico e confezionamento.

Dalle operazioni di selezione e di cernita si otterranno come sottoprodotti (residui)

anche rifiuti derivanti dai materiali che non sono più suscettibili di recupero e che

saranno destinati allo stoccaggio definitivo.

Per migliorare la salubrità dell’ambiente di lavoro si prevede l’installazione di un

sistema di aerazione forzata che assicurerà circa 10 ricambi/ora d’aria.

Le postazioni di lavoro sono 3, una per ciascun materiale selezionabile manualmente:

- carta / cartone;

- plastica;

- vetro.

In corrispondenza di ogni postazione di lavoro vi saranno dei canali di scarico utilizzati

dall’operatore per il conferimento del materiale selezionato in appositi contenitori

(ricavati negli spazi esistenti tra gli interassi delle colonne dell’impalcato) o in cumuli

sul suolo da alimentare direttamente alla tramoggia di carico della pressa mediante terna

gommata.

Il materiale scartato verrà raccolto in un cassone, previa deferrizzazione mediante

separatore magnetico e separatore ad induzione magnetica posti sul nastro trasportatore

di fine linea, ed avviato allo stoccaggio definitivo.

7.1.2 Linea di riduzione volumetrica per pressatura

La linea sarà dotata di una pressa stazionaria automatica oleodinamica ad alimentazione

continua, alimentata da terna gommata. Essa sarà costituita da:

- tramoggia di carico per mezzo della quale il materiale da lavorare verrà

convogliato nella pressa;

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- camera di riempimento che formerà la parte centrale della macchina e verrà

allungata in senso verticale dalla tramoggia di carico;

- placca di compressione (pressa finale), guidata nella camera di riempimento e

comandata da un cilindro differenziale.

- pistoni e cilindri costruiti in acciaio della migliore qualità.

- canale di compressione collegato alla camera di riempimento.

- dispositivo automatico di legatura sistemato all’inizio del canale che entrerà in

azione non appena verrà raggiunta la lunghezza prevista per la balla.

- centralina idraulica composta dal gruppo di comando delle tubazione di

collegamento con i necessari ancoraggi, dal raffreddatore a ventola dell’olio e dal

filtro dell’olio.

- equipaggiamento elettrico comprendente l’armadio di manovra, il quadro di

comando, i finecorsa, i motori e il cablaggio. Tutte le apparecchiature elettriche

verranno sistemate in vicinanza della pressa.

7.1.3 Linea di riduzione volumetrica per triturazione

La linea di triturazione sarà composta da:

- tramoggia di carico e nastro a piastre per mezzo dei quali il materiale da lavorare

verrà convogliato nel trituratore;

- trituratore;

- nastro trasportatore;

- separatore magnetico e separatore ad induzione magnetica dei materiali ferrosi e

non ferrosi;

- cassone scarrabile.

Il trituratore per la riduzione volumetrica dei rifiuti verrà utilizzato per il trattamento di

alcune tipologie di rifiuto, quali ad esempio pneumatici, beni durevoli disassemblati e

rottami di metalli destinati al recupero. La funzione del trituratore sarà quella di ridurre

la pezzatura dei rifiuti per massimizzare l’efficienza di recupero della successiva

sezione di deferrizzazione ed induzione magnetica, per il recupero dei metalli ferrosi e

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non ferrosi, nonché minimizzare i costi di trasporto dei materiali recuperati o dei rifiuti

da avviare allo smaltimento in discarica.

Da questa operazione potranno essere prodotti i seguenti materiali e rifiuti:

- metalli ferrosi o leghe;

- rame, zinco e leghe nelle forme usualmente commercializzate;

- acciaio nelle forme usualmente commercializzate;

- plastica;

- ABS di seconda qualità;

- polietilene, polipropilene, PET, ecc. in sfridi e ritagli per l’industria plastica;

- materiali per l’industria tessile conformi alle specifiche merceologiche delle

CCIAA di Milano e Firenze;

- legno variamente cippato, granulati e cascami di sughero, tondelli in conformità

alle specifiche fissate dalle CCIAA di Milano e Bolzano;

- gomma e sottopezzature per il recupero in impianti industriali;

- rifiuti non pericolosi, provenienti dalle operazioni sopra descritte destinati allo

smaltimento.

Le materie recuperate verranno stoccate separatamente. Nel caso in cui fossero destinate

a impianti di recupero che operano in regime di sistema autorizzativo con procedure

semplificate di cui agli art. 214 e 216 della parte quarta del D. Lgs. 152/06, saranno

certificate, analizzate ed eventualmente sottoposte a test di cessione così come

previsto dal D.M.A. del 5/2/98.

I materiali che andranno triturati verranno prelevati dal deposito temporaneo nell’area

di conferimento, mediante carrello con benna a polipo e posti nella tramoggia di carico.

Di qui un nastro trasporterà il materiale fino alla tramoggia posta sulla bocca di carico

del mulino.

7.1.4 Linea di disidratazione fanghi pompabili

Questa linea sarà composta dalle tubazioni di trasferimento dei fanghi pompabili dal

parco serbatoi posizionato all’esterno del capannone al collettore di alimentazione della

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macchina disidratatrice che è una nastropressa.

Il fango viene per prima cosa fatto passare attraverso una sezione di drenaggio per

gravità dove è lasciato ispessire. In questa fase la maggior parte dell’acqua in eccesso

nel fango è filtrata per azione della forza di gravità. Questa sezione è in genere

mantenuta in depressione al fine di aumentare il drenaggio e ridurre la fuoriuscita di

odori.

Successivamente al drenaggio per gravità, il fango è sottoposto a pressione per lo

scorrimento tra nastri opposti essendo questi costituiti di materiale poroso. In alcuni casi

questa sezione a bassa pressione è seguita da una ad alta pressione, nella quale il fango

è soggetto a sforzi di taglio esercitati dallo scorrimento attraverso una serie di rulli. La

compressione e gli sforzi di taglio inducono così l’ulteriore rilascio di acqua dai fanghi.

I fanghi ispessiti verranno scaricati attraverso una coclea direttamente sul pavimento per

essere sottoposti ad inertizzazione nel relativo impianto, ovvero in cassone per il

deposito temporaneo intermedio.

L’eluato in uscita dal processo di disidratazione verrà direttamente immesso nella rete

di raccolta delle acque di lavaggio dell’edificio trattamento e quindi inviato alle cisterne

di stoccaggio del percolato.

Numerose variabili condizionano le prestazioni della nastropressa: le caratteristiche dei

fanghi; la conformazione delle macchine (compresa la sezione di drenaggio per

gravità); la porosità, la velocità e lo spessore dei nastri.

7.1.5 Linea di omogeneizzazione ed inertizzazione

In questa linea verranno trattati i seguenti materiali:

• rifiuti allo stato fangoso palabile così come conferiti nelle apposite vasche di

stoccaggio;

• rifiuti allo stato solido polveroso conferiti all’impianto per mezzo di Big Bags in

doppio polietilene;

• rifiuti allo stato liquido e fangoso pompabile previo conferimento nel parco

serbatoi adiacente il capannone.

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Il trattamento consisterà nell’aggiunta di opportuni additivi chimici (cemento, silicato di

sodio, calce, etc.) ed altri reagenti per dar luogo ad un materiale solido, fisicamente e

chimicamente stabile che può essere così conferito in discarica.

Fisicamente stabile significa che i solidi prodotti non ritornano al loro stato originale

liquido e fangoso se esposti all'azione degli agenti atmosferici.

Chimicamente stabile significa che i rifiuti vengono trattati in maniera tale che la

dissoluzione in acqua degli inquinanti presenti risulti inibita.

Le varie fasi del processo possono essere schematizzate come segue:

- frantumazione dei grumi presenti nel rifiuto;

- separazione mediante vaglio rotante di eventuali impurità;

- carico del materiale da trattare;

- dosaggio del reagente liquido e/o dell’acqua fino a raggiungere la condizione

ottimale di umidità;

- carico dei reagenti in polvere;

- miscelazione;

- scarico del materiale inertizzato e sistemazione in cumuli per la sua maturazione

prima del conferimento in discarica.

L'impianto di inertizzazione si articola su due linee uguali, ciascuna con una capacità di

trattamento di 8 - 12 mc/ora. La capacità massima di ogni mescolatore è di 1125 litri per

ogni ciclo di trattamento.

7.1.6 Disassemblaggio apparecchiature

Il disassemblaggio appropriato dei rifiuti da raccolte specializzate (computer,

televisioni, ecc.), verrà effettuato nell’area conferimento dell’edificio trattamento e

recupero.

I materiali stoccati verranno portati nella suddetta area dove avverrà, manualmente, il

disassemblaggio; in questa fase verranno prelevati i materiali facilmente smontabili

(metalli, pannelli in legno, lastre di vetro, inserti in plastica, ecc.), motori-compressori,

monitor, schede elettroniche, ed altri materiali.

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Dopo tale fase alcuni dei materiali disassemblati verranno ulteriormente trattati al fine

di recuperare materiali riciclabili; ad esempio, alcuni materiali recuperati, plastici e

metallici, verranno lasciati nell’area conferimento per essere sottoposti all’operazione di

riduzione volumetrica mediante triturazione ed eventuale recupero dei metalli ferrosi e

non ferrosi.

Le parti non recuperabili verranno immesse alla linea triturazione per ridurne il volume

prima di essere avviati al deposito temporaneo dei rifiuti in uscita.

7.1.7 Linea trattamento rifiuti liquidi, percolato e acque reflue

Le acque di prima pioggia, le acque reflue civili, i reflui provenienti dall’edificio

trattamento/recupero, nonché il percolato prodotto dallo stoccaggio definitivo dei

rifiuti, verranno sottoposti a processi di depurazione prima di essere convogliati allo

scarico nel corpo idrico superficiale.

Lo scarico da trattare sarà quindi caratterizzato da una matrice prevalentemente

organica con presenza di metalli.

Lo schema di processo da adottare prevede le seguenti sezioni di trattamento:

Processo di Fenton

Chiariflocculazione per rimozione metalli

Neutralizzazione

Trattamento biologico a doppio stadio

Filtrazione su inerti

Adsorbimento Osmosi inversa

L’impianto sarà realizzato con l’accoppiamento di più moduli costituiti da container

attrezzati.

In ciascun modulo verrà attuato il trattamento specifico di processo, mentre un modulo

sarà utilizzato per l’alloggiamento dei sistemi di dosaggio, del quadro generale di

comando e controllo, delle apparecchiature di misura e della sezione di osmosi inversa

costituente lo stadio finale del trattamento.

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Il posizionamento dell’intero impianto richiederà la realizzazione di uno slab in

cemento.

Le acque depurate in uscita dalla linea trattamento verranno addotte al corpo

idrico superficiale più vicino, il torrente Cavallaro, mediante opportuna rete

fognaria.

7.2 Servizi generali di stabilimento

7.2.1 Laboratorio e accettazione

I controlli analitici sui rifiuti verranno effettuati nel laboratorio ubicato all’interno

dell’edificio servizi. La funzione di questo settore sarà quello della preparazione dei

campioni e dell’analisi immediata di questi. Questo reparto sarà essenziale non solo per

un preliminare controllo delle caratteristiche dei rifiuti conferiti, ma anche per il

controllo dei processi di trattamento.

7.2.2 Uffici, servizi igienici, spogliatoi, mensa

Gli uffici, gli spogliatoi, la mensa e i servizi igienici situati all’interno dell’edificio

servizi, saranno realizzati in modo tale da assicurare una adeguato grado delle

condizioni igienico sanitarie per gli addetti, in conformità alla normativa vigente in

tema di sicurezza ed igiene dei posti di lavoro.

7.2.3 Impianto idrico

Si prevede di realizzare due pozzi per l’approvvigionamento di acqua industriale e di

acqua potabile rispettivamente, le quali verranno distribuite alle utenze attraverso una

rete di tubazioni, mantenute in pressione dal rispettivo sistema di autoclave.

Le utenze alimentate dall’acqua potabile saranno:

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- servizi igienici;

- mensa;

- infermeria e laboratorio.

- Le utenze alimentate dall’acqua industriale comprenderanno:

- manichette per il lavaggio piazzali;

- manichette per il lavaggio delle aree interne all’edificio;

- rete antincendio;

- rete irrigua.

7.2.4 Impianto antincendio

Il sistema antincendio previsto per l'area di impianto consiste nei seguenti

sottosistemi:

- stazione di pompaggio acqua antincendio collocata in cabina idrica;

- anello di distribuzione dell’acqua antincendio;

- sistema di idranti;

- equipaggiamento portatile.

7.2.5 Reti di raccolta acque reflue

Le acque reflue saranno prodotte dalle attività di stabilimento oppure dalla raccolta

delle acque meteoriche.

Acque prodotte dalle attività di stabilimento

• acque reflue originate dai servizi igienici

• acque di lavaggio delle aree interne

• percolato proveniente dalle vasche di stoccaggio definitivo

• acque di lavaggio automezzi

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Acque di origine meteorica

• acque raccolte dai piazzali

• acque provenienti dalle coperture degli edifici

Le acque reflue originate dai servizi igienici, dovute alla presenza del personale che

opererà presso lo stabilimento (mensa interna, pulizia del personale operativo, ecc.),

verranno scaricate entro apposito pozzetto da circa 2,5 m3 e convogliate al pozzetto di

accumulo delle acque nere e di processo da circa 6 m3.

Le acque reflue provenienti dal lavaggio delle aree interne al capannone, verranno

raccolte da apposita rete di drenaggio costituita da pozzetti dotati di griglie, verso i quali

le acque confluiranno grazie alle pendenze assegnate alla pavimentazione. Una rete di

tubazioni interrate in PEAD conferirà le acque così raccolte al pozzetto delle acque nere

per il loro successivo invio alle cisterne di accumulo. Alle stesse cisterne viene

recapitato il percolato prodotto nelle vasche di stoccaggio definitivo.

L’accumulo dei percolati e delle acque di lavaggio, è costituito da quattro cisterne da

55 m3 in acciaio, inserite in una apposita vasca di contenimento in calcestruzzo

armato.

Le acque di lavaggio automezzi verranno raccolte in un apposito pozzetto posto in

prossimità dell’area interessata, e da questo inviate al pozzo di raccolta acque nere e di

processo per mezzo di idonea tubazione.

Le acque di origine meteorica provenienti dalle coperture del capannone, e

dall’edificio servizi, saranno raccolte dalle grondaie e dai discendenti in appositi

pozzetti ed immesse nella rete fognaria delle acque bianche addotte al torrente

Cavallaro.

Le acque meteoriche provenienti dai piazzali, verranno raccolte in pozzetti grigliati

facenti parte di una rete di condotte interrate che porterà l’acqua raccolta nella vasca di

prima pioggia. Questa è una vasca in calcestruzzo armato interrata, avente capacità tale

da poter segregare una quantità di acqua pari ai primi 15 minuti di pioggia. Tale

quantità è fissata usualmente in 5 mm distribuiti su tutta la pavimentazione. Nel caso in

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esame la pavimentazione interessata ha una superficie di 12.000 mq circa. Ne consegue

che la vasca dovrà avere una capacità pari a 60 m3.

Le acque meteoriche di seconda pioggia verranno addotte, tramite apposita

canalizzazione all’impianto di trattamento acque di seconda pioggia e verranno

successivamente addotte al corpo idrico superficiale più vicino, il torrente Cavallaro,

mediante opportuna rete fognaria.

Le acque meteoriche provenienti dalla copertura della discarica e captate dalla

relativa canaletta perimetrale verranno raccolte in due appositi pozzetti ed

immesse nella rete fognaria delle acque bianche

7.2.5.1 Linea di trattamento acque di seconda pioggia

In ottemperanza al Piano Direttore delle acque della Regione Puglia, redatto dalla

Società SOGESID S.p.A. ed approvato con decreto n.191/CD/A del 13 giugno 2003 (e

successivo integrativo n.282/CD/A del 21 novembre 2003), nella cui Appendice A1 dal

titolo “Criteri per la disciplina delle acque meteoriche di prima pioggia e di lavaggio

delle aree esterne, di cui all’Art.39 D.Lgs 152/99 come novellato dal D.Lgs 258/2000”

al punto 6 si indica che “le acque di dilavamento successive a quelle di prima pioggia

devono essere sottoposte, prima del loro smaltimento, ad un trattamento di grigliatura,

sedimentazione e disoleatura”, le acque di seconda pioggia provenienti dalla rete di

raccolta delle acque meteoriche di dilavamento dei piazzali ed immesse nella

tubazione di sfioro installata nella camera di calma realizzata a lato della vasca di

prima pioggia, verranno sottoposte a depurazione prima di essere convogliate allo

scarico nel corpo idrico superficiale “Cavallaro”.

Lo schema di processo adottato prevede i processi depurativi menzionati nel suddetto

Piano Direttore e cioè:

Grigliatura

Sedimentazione

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Disoleatura

7.2.6 Sistema di aspirazione e trattamento dei flussi d’aria aspirati

Con Determina n. 120 del 23 marzo 2005, la Regione Puglia ha concesso alla Delta

Petroli S.p.A. l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera rivenienti dall’impianto in

oggetto. Nella determina sono stati fissati i limiti massimi dei valori delle emissioni in

atmosfera che dovranno essere rispettati:

Tabella 1 - Limiti massimi dei valori delle emissioni Punti di

emissione Provenienza Inquinante Concentrazion

e mg/Nmc

E1-A Edificio trattamento e recupero Polveri

Sostanze

organiche

2,25

3

E1-B Locale trattamento

solidi/liquidi

Polveri

Sostanze

organiche

4,5

0,5

E1-C Locale inertizzazione Polveri

Sostanze

organiche

4,5

0,5

E2/5 Sili reagenti in polvere Polveri 5

La presenza di polveri e odori verrà limitata mediante l’installazione di appositi sistemi

per la captazione e l’abbattimento degli inquinanti, secondo quanto previsto dalla Parte

quinta del D. Lgs. 152/06.

La movimentazione dei rifiuti al di fuori dei loro contenitori di stoccaggio avverrà

esclusivamente nell’edificio lavorazione. In particolare, per quanto riguarda i rifiuti

solidi, questi verranno trasportati nell’area conferimento all’interno del loro contenitore.

Di qui verranno prelevati da un carrello e avviati al relativo trattamento (triturazione,

disassemblaggio, pressatura ecc.).

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L’esperienza dimostra che la movimentazione e i vari trattamenti cui sono sottoposti i

rifiuti causano un’atmosfera polverosa, con punti di maggiore concentrazione quali ad

esempio le tramogge di carico e i punti di scarico dei nastri trasportatori.

Le sostanze individuabili potranno essere ricondotte ai materiali trattati e pertanto carta,

vetro, metalli, sostanze in definitiva non pericolose.

Un altro aspetto da considerare è il problema degli odori, causati essenzialmente dai

composti organici e dai fanghi.

Per mantenere perciò un ambiente di lavoro salubre, sarà necessario provvedere ad un

costante ricambio dell’aria. Sulla base dell’esperienza acquisita in impianti analoghi si è

visto che il numero di ricambi aria per ora necessario allo scopo è intorno a tre.

L’aria estratta dall’edificio non sarà idonea ad essere immessa direttamente in atmosfera

ma dovrà essere preliminarmente trattata.

Come detto sopra, si avrà una maggiore produzione di polveri in determinati punti

dell’impianto. In corrispondenza di questi andrà prevista un’aspirazione localizzata per

mezzo di cappe. D’altra parte occorrerà assicurare i suddetti tre ricambi d’aria ogni ora

e quindi, poichè le aspirazioni localizzate non sono in numero congruo per assicurare

una estrazione senza punti di ristagno, per ottenere ciò occorrerà affiancare a queste

altre bocchette di aspirazione.

Il sistema di aspirazione all’interno dell’edificio sarà pertanto costituito da due circuiti

separati: uno sarà quello delle aspirazioni localizzate, l’altro sarà quello

dell’aspirazione distribuita.

Il circuito delle aspirazioni localizzate sarà composto da 13 cappe posizionate nei

punti ritenuti a maggiore produzione di polveri. Queste saranno collegate ad un sistema

di canalizzazioni mantenuto in depressione da un ventilatore centrifugo, che prevede a

monte un filtro a tessuto, e a valle una torre di lavaggio (scrubber), il cui condotto di

uscita verrà collegato alla camera d’aria del biofiltro comune ai due sistemi di

aspirazione, per l’abbattimento dell’eventuale carico di odori.

Il circuito di aspirazione distribuita presenterà un carico di polveri nettamente

inferiore a quello del circuito delle cappe. Sono stati previsti due sistemi di

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canalizzazioni separati, uno per il locale trattamento solidi/liquidi e l’altro per il locale

inertizzazione, costituiti rispettivamente da 13 e 20 bocchette e mantenuti in

depressione da due ventilatori centrifughi, a valle di ciascuno dei quali è prevista una

torre di lavaggio (scrubber) il cui condotto di uscita verrà collegato alla camera d’aria

del biofiltro.

Il sistema di aspirazione è stato così congegnato per dare la massima flessibilità del

sistema: durante il turno di lavorazione sarà possibile azionare uno solo dei due

ventilatori destinati all’aspirazione distribuita, a seconda del locale impegnato; fuori dal

turno di lavorazione verrà spento completamente il ventilatore del circuito localizzate,

mentre i due ventilatori, azionati al minimo di potenza, manterranno i locali in

depressione.

La portata d’aria estratta per mezzo del circuito delle aspirazioni localizzate sarà di

26.000 m3/h, pertanto il filtro a maniche, il ventilatore e lo scrubber dovranno essere

dimensionati sulla base di questo valore.

Dal circuito delle aspirazioni distribuite si estrarranno 38.000 m3/h di aria dal locale

trattamento solidi/liquidi e 35.000 m3/h di aria dal locale inertizzazione. Ne consegue

che i due ventilatori dovranno avere una portata di 38.000 m3/h e 35.000 m3/h

rispettivamente, così come le due torri.

Le acque di abbattimento raccolte sul fondo delle tre torri di lavaggio verranno inviate

nella vasca di accumulo delle acque nere e di processo per essere sottoposte al processo

di depurazione.

La concentrazione media degli inquinanti, in mancanza di misurazioni dirette che

eventualmente potranno effettuarsi durante il funzionamento dell’impianto, si può

fissare, a monte dei sistemi di trattamento, in 150 mg/m3 per le aspirazioni localizzate e

30 mg/m3 per quelle distribuite. Le emissioni saranno coincidenti con il turno di lavoro

e pertanto dureranno 8 ore al giorno per 300 giorni l’anno.

All’uscita dalle torri di lavaggio, sarà presente, come detto, il biofiltro che avrà

un’estensione di circa 825 mq. Questo punto di emissione viene denominato E1.

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Esistono poi altri punti di emissione, in corrispondenza dei sili di stoccaggio dei

materiali inertizzanti. Il loro carico verrà effettuato mediante condotti che verranno

collegati alle autocisterne adibite al trasporto. Il travaso avverrà con l'ausilio di aria

compressa. Le emissioni saranno prodotte al momento dello scarico dei materiali nei sili

da parte delle autocisterne di trasporto. L’aria in ingresso nei sili fuoriuscirà

superiormente attraverso uno sfiato provvisto di sistema di filtrazione a tessuto che

impedisce il passaggio dei materiali travasati.

La portata d’aria necessaria per ciascun silo sarà di 200 m3/h. La concentrazione media

degli inquinanti, a monte dei filtri, sarà di 100 mg/m3. Le operazioni di carico

avverranno due volte al mese e dureranno indicativamente intorno alle due ore. Si

avranno pertanto altri quattro punti di emissione in corrispondenza dei sili che vengono

denominati E2, E3, E4 e E5.

7.3 STOCCAGGIO DEFINITIVO

Lo stoccaggio definitivo in oggetto viene classificato come una discarica per rifiuti

non pericolosi nella quale verranno conferiti:

• i rifiuti in uscita dalle linee di trattamento non destinati al recupero,

eventualmente previo deposito temporaneo in cassoni scarrabili all’interno della

stessa area di uscita rifiuti trattati;

• i materiali inertizzati in uscita dalla linea fanghi palabili, previo deposito

provvisorio per il completamento del processo di solidificazione.

• i materiali direttamente avviabili allo stoccaggio definitivo ai sensi del D. Lgs

n. 36 del 13 Gennaio 2003, art. 7: “Nelle discariche per i rifiuti non pericolosi

possono essere ammessi i seguenti rifiuti:

a) rifiuti urbani;

b) rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine che soddisfano i criteri di

ammissione dei rifiuti previsti dalla normativa vigente;

c) rifiuti pericolosi stabili e non reattivi che soddisfano i criteri di ammissione

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previsti dal decreto di cui al comma 5.”

I criteri i ammissibilità dei rifiuti in discarica sono fissati dal Decreto 13 marzo

2003.

L’invaso verrà realizzato utilizzando la porzione di cava attualmente dismessa limitrofa

all’area dove sorgerà l’impianto.

Il volume totale disponibile dell’invaso (volume rifiuti+infrastrati+copertura finale) sarà

pari a circa 550.000 mc; considerando il volume di copertura finale di 50.000 mc e un

volume di rinterri pari al 10%, risulta una volumetria abbancabile netta di 450.000

mc.

Considerando un conferimento medio annuo di rifiuti pari a circa 100.000 ton/anno,

e considerando un coefficiente di compattazione medio, tale da portare il peso specifico

del rifiuto in discarica a 0,8 t/mc, si ottiene una capacità utile netta di 360.000

tonnellate e conseguentemente una durata presunta della discarica di circa 3 anni e

mezzo.

Di seguito si riassumono i principali dati dimensionali del progetto:

Conformazione invaso

Volume scavi 100.000 m3

Volume riporti 15.000 m3

Volume in accumulo 85.000 m3

Vasca di stoccaggio

Volumetria abbancabile Lorda 550.000 m3

Volumetria abbancabile Netta 450.000 m3

Capacità Utile Netta 360.000 ton

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7.4 Stoccaggio definitivo: Sistemi di prevenzione dell’inquinamento

Il sistema di prevenzione e riduzione dell’inquinamento previsto risponde a quanto

prescritto dal Decreto Legislativo 13/01/2003, n. 36.

Il progetto prevede le seguenti opere e infrastrutture di supporto:

- impermeabilizzazione della vasca di abbancamento;

- sistema di convogliamento e stoccaggio del percolato;

- sistema di drenaggio e controllo delle acque meteoriche;

- copertura finale;

- infrastrutture e servizi generali.

Oltre alle opere e strutture citate, il progetto tiene conto degli specifici condizionamenti

di carattere morfologico, litologico e idrogeologico e delle caratteristiche

climatologiche della zona.

La falda sottostante la discarica si trova ad una profondità superiore ai 30 m dal

piano compagna all’interno di una formazione di calcari e calcareniti.

Tale barriera geologica naturale, contenendo uno o più livelli dolomitico-calcarei

praticamente impermeabili, quando non fratturati, costituisce un’ottima protezione

naturale nei confronti di percolazioni verticali, ciò non di meno, verrà integrata da una

barriera artificiale conformata come si dirà di seguito.

7.4.1 Opere di impermeabilizzazione delle vasche

Al fine di garantire il completo isolamento delle acque profonde, circolanti nel substrato

geologico di impostazione dell’impianto dai prodotti della degradazione dei rifiuti, si

prevede di isolare il fondo e le sponde delle vasche con materiali impermeabili.

Isolamento del fondo

La barriera naturale sarà integrata da un sistema di impermeabilizzazione artificiale

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costituito da

• materiale argilloso compattato e rullato con permeabilità inferiore a 10-9 m/s ed

uno spessore di 1,5 m;

• geocomposito bentonitico;

• geomembrana in polietilene ad alta densità (HDPE), dello spessore di 2 mm;

• materiale arido dello spessore di 50 cm per:

- proteggere il manto in HDPE dalla azioni degli afflussi meteorici,

- isolare il manto in HDPE dall’insolazione;

- salvaguardare l’impermeabilizzazione dalle sovrappressioni concentrate

determinate dal transito degli automezzi dedicati alla coltivazione

dell’invaso;

- permettere un facile drenaggio del percolato;

Detto materiale dovrà avere diversa granulometria: nella parte a contatto con il

manto in HDPE sarà posizionato materiale a granulometria fine, mentre gli

ultimi 10/15 cm dovranno essere costituiti da materiale a granulometria

maggiore (5/10 cm) per garantire una ottimale funzione drenante.

La presenza di una geomembrana sintetica sovrapposta al tappeto di argilla naturale

conferirà all'involucro un grado di sicurezza elevatissimo, sia per la presenza del

tappeto di argilla, sia per la notevole capacità impermeabilizzante della geomembrana,

e, infine, per la massima resistenza dei rispettivi materiali alle aggressioni dei

componenti del percolato.

Isolamento delle pareti

L’impermeabilizzazione delle sponde, sarà costituita da:

materiale argilloso compattato e rullato con permeabilità inferiore a 10-9 m/s ed uno

spessore di 1,5 m;

geocomposito bentonitico;

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geomembrana in polietilene ad alta densità, dello spessore di 2 mm;

geotessile a protezione delle sponde.

Sul perimetro delle sponde, a quota campagna, verrà realizzato l’ancoraggio dei manti.

Il sistema di bloccaggio che verrà adottato - scavo a sezione trapezia riempito con

materiale arido – consentirà di fissare i teli senza logorarli, evitandone così la

fessurazione e di conseguenza una eventuale perdita di tenuta, lasciandoli inoltre liberi

di espandersi e ritrarsi al variare della temperatura ambientale.

Il canale perimetrale così realizzato, una volta completato l’invaso, riceverà i

permeati provenienti dalla copertura della discarica e attraverso opportune

pendenze e una tubazione microfessurata in HDPE DN200 PN10, immersa nel materiale

arido, drenerà i permeati verso i due pozzi posti sul canale perimetrale esterno.

Le sponde lungo il lato nord verranno sagomante con una pendenza di 35° (vedi Tav.

12, allegata alla Relazione tecnica). Le sponde saranno realizzate parte “in scavo” e

parte “in riporto” utilizzando il materiale proveniente dagli scavi effettuati durante la

sagomatura dell’invaso.

Una volta realizzate le sponde con la dovuta pendenza, le stesse verranno ricoperte da

uno strato di 1,5 m di argilla rullata e compattata a strati non superiori ai 20 cm fino al

raggiungimento dei valori stabiliti del coefficiente di permeabilità. Sopra l'argilla sarà

posto il geocomposto bentonitico, il manto in HDPE (mm 2) collegato mediante

saldatura a quello di fondo, e il geotessile di protezione.

Sul lato sud/sud-est le sponde verranno realizzate “ad abete” con pendenza di 35°, ossia

mediante la sovrapposizione di anelli troncoconici di argilla rivestita di HDPE

posti uno sopra l'altro.

Tale soluzione prevede la continuità del manto di HDPE, ottenuta saldando ogni anello

al successivo.

Questa tecnica è di realizzazione complessa e per i dettagli si rimanda a quanto detto

nell’elaborato Relazione tecnica.

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7.4.2 Sistema di captazione del percolato

La vasca di stoccaggio sarà suddivisa in tre settori idraulici indipendenti; ogni settore

sarà provvisto di un punto di raccolta e sollevamento del percolato.

Al di sopra del sistema di impermeabilizzazione del fondo della vasca verrà realizzato il

sistema di drenaggio del percolato atto a convogliare lo stesso ai tre punti di prelievo

stabiliti dove il percolato giungerà sfruttando la pendenza del fondo della vasca (~2%).

Il sistema per ciascun settore sarà composto da una rete di tubazioni microfessurate in

HDPE DN200 PN10 disposte lungo la linea di massima pendenza del fondo (Tav. 05,

allegata alla Relazione tecnica) per favorire il drenaggio del percolato e convogliarlo ai

rispettivi punti di prelievo.

Le tubazioni sono poste all’interno di uno strato di ghiaia di spessore 50 cm con

funzione di drenaggio e di protezione del sistema di impermeabilizzazione e ricoperte

da uno strato di tessuto non tessuto per evitare il trascinamento di particelle fini che

potrebbero ostruire i fori.

Il percolato prodotto all’interno di ciascun settore, drenato nel materasso di fondo

e raccolto dalle tubazioni HDPE, verrà convogliato ai punti di prelievo posti nella

zona più depressa di ogni settore realizzati con tubi in HDPE DN 800 PN10.

I 3 pozzi di raccolta saranno disposti verticalmente; i dettagli costruttivi sono

illustrati nella tav. 14 allegata alla Relazione Tecnica e descritti di seguito.

Il pozzetto è formato da anelli in calcestruzzo armato prefabbricati, disposti l’uno

sull’altro, rinfiancati dai rifiuti, che poggiano su un sistema di ancoraggio alla base della

vasca realizzato mediante un basamento in cls armato Φ 10/20 dello spessore di 0,3 m

innestato nello strato di argilla di fondo.

L’anello di base del pozzetto poggerà su 3 fogli in HDPE da 2mm sovrapposti, saldati

sul sistema di impermeabilizzazione del fondo vasca, allo scopo di proteggere lo stesso

sistema di impermeabilizzazione da lacerazioni dovute a eventuali assestamenti.

Lo scavo di alloggiamento del pozzetto verrà sagomato in maniera tale da evitare punti

singolari e conseguenti possibili lacerazioni dei teli.

In ciascun pozzo verrà calata una elettropompa sommersa per il prelievo del percolato

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ed il relativo scarico in una tubazione HDPE DN150 PN6 installata in una canaletta

prefabbricata in cls protetta da un grigliato, posata in corrispondenza dell’ancoraggio

dei teli sintetici lungo il coronamento del bordo, che lo convoglierà direttamente alle

cisterne di stoccaggio.

La pompa è prudenzialmente dimensionata per funzionare poche ore al giorno in caso di

produzione massima di percolato, ovvero per una portata di 10 l/s e una prevalenza

sufficiente per il superamento del dislivello tra il fondo della vasca ed il bordo

superiore, più le predite di carico per il recapito alle cisterne di stoccaggio.

La pompa è carrellata e posizionata sul fondo del tubo; viene recuperata per

manutenzione mediante un arganello fissato alla testa del tubo; la mandata è costituita

da una tubazione HDPE flessibile DN50 PN6.

Il sistema di azionamento delle pompe è automatico, in modo da mantenere

constantemente ed automaticamente il livello massimo di percolato all’interno di

ogni pozzo di captazione inferiore a 1 m.

7.4.3 Sistema di captazione del biogas

La tipologia dei rifiuti in programma di messa a dimora nel bacino di discarica (rifiuti

speciali non pericolosi) induce a ritenere trascurabile la produzione attesa di

biogas.

Ad ogni modo nello strato permeabile di ricopertura, al di sotto della struttura

impermeabile verranno stese delle tubazioni in HDPE microfessurate DN150 PN6,

con 50 m di interasse, con la funzione di drenare eventuali venute di biogas.

La rete verrà collegata ad un gruppo di aspirazione e, previa separazione delle

condense, il biogas verrà bruciato in torcia.

7.4.4 Opere di sistemazione finale

Una volta completato il volume disponibile per l'abbancamento dei rifiuti si provvederà

alla chiusura dell'impianto realizzando le opere di sistemazione finale.

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Tali opere consistono nella sistemazione, al di sopra dell'ultimo strato di rifiuti, di una

copertura costituita dalla combinazione di strati di differenti materiali, ciascuno dei

quali assolve a precise funzioni.

Il sistema multistrato adottato sarà costituito nelle sue parti essenziali, dal basso verso

l’alto, da:

• Strato di regolarizzazione

• Strato di materiale permeabile dello spessore minimo di 0,50 m;

• geocomposito bentonitico;

• strato di materiale permeabile 0,50 m;

• strato di terreno agricolo 0,70 m;

• strato di terreno vegetale 0,30 m.

In ultimo saranno eseguiti gli interventi di inerbimento e di piantumazione di essenze

vegetali autoctone anche con cespugli a macchia, in accordo con le caratteristiche

morfologiche e climatiche e con la distribuzione e tipologia delle specie vegetali locali.

All’interno dello strato permeabile è posta una rete di raccolta dell’acqua di pioggia

permeata nello strato di terreno.

Le funzioni che il sistema multistrato dovrà assolvere sono:

− prevenire l'infiltrazione delle acque meteoriche all'interno dell'ammasso riducendo

(fino ad annullare) la formazione e la produzione del percolato;

− prevenire la fuoriuscita di contaminanti a seguito di fenomeni di diffusione

capillare attraverso il terreno soprastante;

− consentire il recupero dell'area e la sua reintegrazione paesaggistica mediante

interventi di sistemazione;

− prevenire i fenomeni di erosione ad opera degli agenti atmosferici.

Inoltre il sistema dovrà essere costituito in modo da:

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− garantire i requisiti di cui sopra in relazione alle differenti condizioni meteo-

climatiche (gelo, aridità, escursioni di temperatura, piogge intense, etc.);

− garantire la sua funzionalità in relazione alla deformabilità dell'ammasso dei rifiuti

ed alle condizioni di stabilità del sito.

A monte della posa in opera degli strati suddetti si procederà a regolarizzare la

conformazione superficiale della discarica in modo da rispettare l'andamento plano-

altimetrico stabilito nel progetto.

Dopo aver operato una prima ricopertura dell'ammasso con materiale permeabile,

viene messo in posto il sistema sigillante.

La scelta del materiale da utilizzare per l'isolamento si è basata su diversi fattori:

a) disponibilità e costo dei materiali;

b) funzioni richieste alle opere di impermeabilizzazione;

c) condizioni climatiche ed idrogeologiche della zona;

d) adattabilità ai cedimenti.

Sistemazione vegetale

Sarà realizzata la sistemazione di formazioni vegetali, tendenti a ricreare le condizioni

ambientali originali, evitando il ripristino di specie estranee.

Le tecniche impiegate per la realizzazione di quest’ultimo strato sono quelle

dell'ingegneria naturalistica in accordo con gli interventi di risistemazione morfologica

e di regimazione delle acque superficiali.

Lo scopo assolto dall’elemento “copertura vegetale” è sia di ordine estetico che tecnico.

Il primo consente di reinserire, in maniera armonica, la zona compromessa all'interno

del paesaggio circostante; il secondo di preservare dall'erosione operata dal vento e

dalle acque il sistema di copertura, di massimizzare l'evapotraspirazione dell'acqua

presente nello strato superficiale e di aumentare la stabilità del suolo.

I manti erbosi ed i cespugli che verranno impiantati garantiranno la prevenzione

dell’erosione; infatti la vegetazione sviluppa un sistema radicale fitto e di breve

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estensione che è più efficace di quella che presenta radici rade e di lunga estensione.

Lo strato di copertura superficiale servirà anche ad immagazzinare l'acqua e le sostanze

nutritive necessarie alla vita del manto vegetale; nel contempo protegge il sottostante

sistema sigillante dai danni derivati dal gelo, da azioni meccaniche o da carichi

insistenti sulla superficie esterna.

7.4.5 Sistema di regimazione delle acque meteoriche

In seguito agli afflussi meteorici parte delle acque cadute sulla superficie esterna

all’invaso potrebbero confluire all’interno dell’impianto, allo scopo di intercettare tali

ruscellamenti superficiali sarà realizzato un canale di guardia perimetrale.

Un secondo canale di guardia interno verrà realizzato per garantire una corretta

regimazione degli afflussi meteorici piovuti sulla superficie della discarica ed evitarne il

ristagno sulla copertura.

Analogamente a quanto effettuato per il dimensionamento della rete di raccolta del

percolato in favore della sicurezza il dimensionamento del canale di guardia interno è

stato effettuato nelle condizioni più gravose.

Per il dimensionamento di tale rete si rimanda all’elaborato A/01 - Relazione Tecnica.

La portata calcolata viene agevolmente smaltita mediante canali a superficie libera

costituiti da mezzi tubi in cls, a sezione semicircolare, con raggio geometrico pari a 0,40

m e pendenza dello 0,2%.

I mezzi tubi saranno allettati in uno scavo profondo circa 0,50 m su uno strato di cls

magro con spessore medio 0,10 m.

Le acque raccolte saranno indirizzate ai due pozzetti di raccolta previsti ed immesse in

seguito nella rete fognaria delle acque bianche addotte al torrente Cavallaro.

Nella posa in opera del sistema di copertura finale saranno conferite a questo opportune

pendenze, al fine di consentire l'allontanamento delle acque drenate fuori dell'area

incapsulata.

Ciò sarà garantito dall’allettamento all’interno del materiale drenante di copertura di

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una rete di drenaggio adducente al canale precedentemente dimensionato.

7.4.6 Sistemi di sicurezza

Nel Piano di gestione operativa allegato al progetto, redatto secondo le prescrizioni

impartite dal Decreto Legislativo 13/01/2003, n. 36, pubblicato sulla G.U. n. 59 del

13/3/2003, che ha recepito la direttiva 99/31/CE sono riportate in dettaglio tutte le

procedure di gestione prevedendo anche quelle da attuare in caso di eventi

straordinari, malfunzionamenti ed incidenti. Le condizioni considerate sono state le

seguenti:

- sviluppo di incendi,

- esplosioni,

- raggiungimento dei livelli di guardia di indicatori di contaminazione,

- sversamento accidentale dei rifiuti dagli automezzi di trasporto sulle aree e

sulle piste di servizio,

- eventuali rotture del sistema di impermeabilizzazione,

- fuoriuscita di percolato dal sistema di impermeabilizzazione della zona di

smaltimento e durante le operazioni di allacciamento alle autobotti,

- cedimenti e/o franamento del materiale smaltito e del terreno di copertura

finale.

7.4.7 Incendi

Le cautele da osservare nella fase di gestione per scongiurare il pericolo di incendio e

nel caso provvedere all’estinzione, possono riassumersi nelle seguenti:

− nella fase di costruzione e in quella di gestione occorrerà costantemente recidere

ogni forma di vegetazione sia nella zona limitrofa alla zona di scarico, sia al di

fuori della recinzione in modo da scongiurare il propagarsi di eventuali incendi

dall’esterno verso l’interno e viceversa;

− all’interno dell’area di discarica devono essere previste delle riserve di terra da

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utilizzare nelle operazioni di spegnimento degli eventuali incendi realizzando il

ricoprimento della zona interessata;

− nei magazzini devono essere tenuti indumenti antincendio quali tute termiche,

dispositivi quali estintori, maschere antigas, vestiari appropriati per la

manutenzione, nonché una motopompa dotata di almeno di 350 m di manichetta

con apposita lancia.

7.4.8 Esplosioni

Il rischio di esplosione è praticamente nullo vista l’assenza di residui detonanti o

suscettibili di provocare, isolatamente o in contatto con altri rifiuti, l’emanazione di gas

o miscele esplosive.

Inoltre, non venendo smaltiti rifiuti che permettono l’innescarsi di fenomeni di

fermentazione anaerobica nell’ammasso, non si avrà formazione di biogas e quindi il

suo accumulo all’interno dell’abbancamento con rischi di esplosione.

7.4.9 Raggiungimento dei livelli di guardia di indicatori di contaminazione;

Con frequenza semestrale la ASL di competenza, dietro presentazione dell’apposita

documentazione, effettuerà campionamenti ed analisi per la determinazione dei

parametri di cui alla tabella 3, allegato 5 alla parte terza del D. Lgs. 152/06.

I risultati di ciascuna delle analisi saranno sottoposte alla Direzione della società dal

Direttore Tecnico e confrontati con i risultati delle analisi precedenti.

Nel caso in cui venissero riscontrati valori superiori ai limiti prescritti dalla legge

sarà interrotto il conferimento dei rifiuti in discarica e verificato lo stato del telo di

protezione per individuare eventuali lesioni allo stesso ed intervenire

sollecitamente al ripristino.

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7.4.10 Sversamento accidentale nelle aree di servizio dell’impianto

Premesso che tutte le zone adibite al transito dei mezzi di conferimento, suscettibili di

eventuali cadute di materiale, sono asfaltate e sempre sotto il diretto controllo del

personale di servizio e che i tratti stradali da percorrere sono brevi e negli stessi la

velocità è obbligatoriamente limitata (un’apposita segnaletica all’interno dell’impianto

definisce i percorsi dei mezzi e la loro velocità massima), l’incidente nell’area di

impianto costituisce un evento la cui probabilità di accadimento può ritenersi

insignificante.

Nel caso comunque in cui si verifichi un incidente ad un automezzo mentre percorre la

viabilità interna, verrà bloccato l’accesso all’impianto a tutti i mezzi e la Direzione

dell’impianto organizzerà il recupero dei materiali sversati, isolando subito l’area

interessata e trasferendo i materiali stessi nella zona di abbancamento, utilizzando i

mezzi d’opera dell’impianto.

Si avrà cura di accertare che nessun livello di contaminazione residua permanga nel

terreno coinvolto.

Gli eventuali liquidi di risulta dalle operazioni di pulizia saranno raccolti e captati con

appositi materiali adsorbenti che si procederà successivamente a conferire in discarica.

Si provvederà infine al lavaggio degli automezzi interessati dall’incidente.

7.4.11 Eventuali rotture del sistema di impermeabilizzazione

Considerato il sistema di isolamento adottato, è evidente che un normale incidente che

porti alla rottura del primo strato di impermeabilizzazione non può provocare alcuna

ripercussione sulla falda idrica in quanto interviene immediatamente lo strato

impermeabile sottostante.

Un impatto sulla falda si può verificare solo in caso di un incidente catastrofico,

estremamente improbabile, che porti alla rottura del telo in HDPE e dell’altrettanto

contemporaneo attraversamento dello strato in argilla per 1,5 m di spessore.

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Il sistema di impermeabilizzazione, i controlli sui materiali, le modalità di posa in

opera e di giunzione, i controlli in corso d’opera previsti sono tali da escludere

situazioni di fragilità delle superfici impermeabilizzanti.

Tutto ciò premesso l’obiettivo della salvaguardia delle risorse idriche nella fase di

gestione dell’impianto di smaltimento è incentrato sulla possibilità di realizzare un

sistema di allarme tempestivo. Tale sistema, descritto nel Piano di Monitoraggio e

controllo, è rappresentato dai pozzi a monte e a valle dell’impianto rispetto alla

direzione della falda acquifera all’interno dei quali saranno installate delle sonde.

Verrà effettuato il monitoraggio, rispetto ad un discreto numero di parametri, ad

intervalli regolari di tempo, per verificare le possibili evoluzioni rispetto allo standard

noto.

Ogni discordanza rispetto ai valori “normali” risulterà come anomalia e dovrà generare

l’input a verificare nel dettaglio le origini dell’evento e, quindi, le eventuali procedure

da attivare.

Nonostante quanto precedentemente considerato porti ad escludere qualsiasi

ripercussione sulla falda idrica, anche in corrispondenza di una eventuale rottura del

sistema di impermeabilizzazione, si è comunque voluto affrontare il caso di un incidente

gravissimo ed estremamente improbabile, che avvenga nella fase di esercizio

dell’impianto.

A fronte di un simile improbabile incidente, si intende attuare il piano di intervento

che prevede le seguenti operazioni successive:

- interruzione del conferimento dei rifiuti;

- individuazione dell’area potenzialmente generatrice del fenomeno di

inquinamento. Tale attività verrà svolta applicando specifici modelli di

dispersione che saranno messi a punto preventivamente. In particolare saranno

impiegati modelli HELP per la determinazione del tasso di fuoriuscita del

percolato dalla barriera di fondo, i modelli MODFLOW per la determinazione

del campo di flusso, MT3D per la determinazione delle caratteristiche del

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trasporto di massa nella falda idrica. In alternativa all’impiego di modelli si

potrà determinare l’area potenzialmente generatrice dell’evento contaminato

utilizzando sistemi geoelettrici come ad esempio la tomografia elettrica

dipolare, metodo di indagine “indiretto”, che studia, come tutti i metodi

geoelettrici, le variazioni di resistività nel sottosuolo attraverso le modificazioni

che queste provocano nei campi elettrici, provocati o naturali, sulla superficie

terrestre;

- asporto i rifiuti abbancati nella nell’area inquinata e sistemazione degli stessi

all’interno dello stoccaggio, in aree comunque impermeabilizzate.;

- intervento sulla impermeabilizzazione artificiale e naturale e ripristino della

continuità dell’impermeabilizzazione;

- riassetto sul fondo della rete di captazione del percolato;

- collaudo dell’intervento;

- ricollocazione dei rifiuti nel settore;

- verifica mediante frequenti controlli della qualità dell’acqua in corrispondenza

dei piezometri;

- eventuale realizzazione di pozzi di spurgo per l’emungimento dell’acqua, in

caso di rilevamento di inquinanti nell’acqua della falda sotterranea, e avvio al

trattamento.

7.4.12 Malfunzionamento del sistema di raccolta del percolato ed eventuali fuoriuscite

dello stesso

I malfunzionamenti dei sistemi di raccolta del percolato ed il rischio di eventuali

fuoriuscite dello stesso possono essere connessi a:

- rotture delle elettropompe;

- intasamento delle tubazioni;

- perdita delle tubazioni nei punti di giunzione e di innesto idraulico;

- sversamento durante la fase di carico nelle autobotti;

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Per quanto riguarda i primi tre punti si rileva che:

- ai guasti gravi di una elettropompa la Direzione porrà rimedio sostituendo la

stessa con analogo dispositivo di riserva;

- l’intasamento e la perdita dalle tubazioni vengono prevenuti mediante frequenti

manutenzioni ordinarie delle stesse;

- lo svolgimento delle operazioni di pompaggio sarà sempre presidiato a vista da

un addetto pronto a disinserire le pompe in caso di situazione anomala.

- Per quanto riguarda l’eventuale sversamento del percolato durante la fase di

carico nelle autobotti si rileva che questa operazione andrà effettuata in

un’apposita area realizzata in cemento addittivato per aumentare

l’impermeabilizzazione dello stesso.

Pertanto a fronte di eventuali sversamenti sarà compito della Direzione se

necessario, prelevare lo sversato dai pozzetti e raccoglierlo per avviarlo

all’opportuno smaltimento.

7.4.13 Cedimenti e franamenti del materiale smaltito

I cedimenti differenziali del materiale posto a dimora possono essere provocati da

operazioni di stesa e compattamento eseguiti nonché dalle caratteristiche geotecniche

del materiale smaltito.

Le conseguenze di cedimenti differenziali o di franamenti sono l’instaurarsi di

condizioni di pericolo per gli addetti al cantiere e la rottura dello strato di terreno di

ricoprimento con il conseguente formarsi di vie preferenziali per il deflusso delle acque

meteoriche.

E’ lecito ritenere che i cedimenti che si possono avere nella vasca di stoccaggio

risultino contenuti e tali da non creare problemi alle coperture.

Per quanto riguarda infine il pericolo di franamenti, la copertura finale dell’invaso è

stata progettata con un’inclinazione di 30° che risulta ampiamente cautelativa nei

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confronti del fattore di sicurezza previsto dalla normativa vigente.

Al momento in cui si rileveranno cedimenti nel corpo dell’abbancamento sarà prima di

tutto necessario verificarne l’origine, conseguentemente si dovrà effettuarne la misura

in modo da verificare se essi siano da ritenere congruenti con quanto previsto in sede

progettuale.

In ogni caso si dovrà intervenire per arrestare il fenomeno in atto agendo sulle cause che

lo hanno generato, nonché ad annullare gli effetti e le eventuali tensioni che potrebbe

avere provocato.

Durante questa attività lo scarico dei rifiuti dovrà essere arrestato almeno per un

intorno significativo dell’area interessata.

Esclusivamente quando si sarà certi di aver arrestato il fenomeno e sanato ogni e

qualsiasi evento dallo stesso innescato si potrà riprendere l’attività.

7.4.14 Controllo sulla qualità delle acque

Il principale impatto producibile da una discarica è legato alla sua potenzialità di

contaminazione delle acque di falda e superficiali attraverso il percolato.

La falda sottostante la discarica si trova ad una profondità superiore ai 30 m dal

piano compagna all’interno di una formazione di calcari e calcareniti.

Tale barriera geologica naturale, contenendo uno o più livelli dolomitico-calcarei

praticamente impermeabili, quando non fratturati, costituisce un’ottima protezione

naturale nei confronti di percolazioni verticali, ciò non di meno, verrà integrata da una

barriera artificiale.

È stata realizzata inoltre un’efficace separazione tra acque esterne ed acque interne

della discarica.

Per le acque esterne sono stati previsti dei canali perimetrali che intercettano il

ruscellamento delle aree adiacenti.

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In base a quanto stabilito dal D. Lgs. 36/03 le canalizzazioni per l’allontanamento delle

acque meteoriche del perimetro della discarica sono state dimensionate sulla base delle

piogge più intense con tempo di ritorno di 10 anni.

La captazione del percolato è stata realizzata attraverso una rete di raccolta, che

permette il convogliamento delle acque “nere” in tre pozzi di raccolta posti nei settori

più depressi dell’invaso.

La rete di raccolta è stata immersa nello strato di terreno permeabile, disposto sul fondo

della discarica al di sopra dei teli impermeabili, in apposite trincee. Tale rete è costituita

da un sistema drenante di tubi forati in HDPE.

La rete di recapito dell’eluato termina nei pozzetti da dove l’eluato viene prelevato per

essere inviato ad un impianto di depurazione esterno debitamente autorizzato.

A tutti questi sistemi di sicurezza e controllo è stata aggiunta una rete per il

monitoraggio costituita da 6 pozzi, realizzati a norma di legge, posizionati come

rilevabile negli allegati grafici.

I parametri analizzati saranno i seguenti:

- pH;

- durezza totale;

- residuo fisso;

- ammoniaca;

- nitriti;

- nitrati;

- cloruri;

- solfati;

- fosfati;

- metalli pesanti.

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Le metodiche di analisi saranno quelle IRSA-CNR.

Le frequenze di analisi sono riportate nella seguente tabella:

Tabella 2 - Frequenze di analisi Frequenza Responsabile

Prelievo e analisi di campioni da pozzetti per

controllo qualità acque di falda Semestrale ASL di competenza

Prelievo e analisi di campioni da pozzetti per

controllo qualità acque di falda Semestrale Direzione Tecnica

Controllo volumi dei rifiuti (acque di lavaggio,

acque di prima pioggia, fanghi biologici) collocati

in deposito temporaneo

Semestrale Direzione Tecnica

Monitoraggio qualità acque di percolato:

prelevamento campioni dalla vasca di accumulo e

richiesta di esecuzione analisi a laboratorio

esterno

Semestrale Direzione Tecnica

Prove di tenuta vasche Imhoff Semestrale Direzione Tecnica

Qualora si riscontrassero valori dissimili dalla norma, ovvero dalle caratteristiche delle

acque preesistenti alla installazione dell’impianto, e una volta accertato che tali

variazioni sono riconducibili all’impianto in oggetto, avverrà l’arresto dei conferimenti

e la verifica dello stato del telo di protezione così da individuare eventuali lesioni allo

stesso ed intervenire prontamente.

Si ricorda poi, così come riportato nel piano di gestione post-operativa, che, dopo la

chiusura dell’impianto, la DELTA PETROLI S.p.A. eseguirà periodicamente le

seguenti operazioni sempre per il controllo di potenziali inquinamenti nei confronti

dell’ambiente idrico:

- accerterà giornalmente l’efficienza delle reti di captazione del percolato, dei

servizi accessori quali elettropompa, tubi di mandata del percolato alla cisterna,

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vasca di contenimento delle cisterne, e dell’impianto di monitoraggio,

provvedendo alle manutenzioni e, se necessario, agli interventi di riparazione;

dovrà accertare che le reti ed i servizi continuino a svolgere la funzione loro

assegnata, eseguendo le dovute manutenzioni e, se necessario, effettuando le

idonee sostituzioni;

- effettuerà giornalmente gli spurghi del percolato fintanto che risulterà presente,

avviandolo con continuità al trattamento; conseguentemente verrà mantenuta

costante registrazione non solo dei quantitativi, ma soprattutto della sua qualità

per accertarne l’evoluzione. Come è noto infatti la qualità del percolato varia

con l’età dell’abbancamento, così che questo specifico elemento diviene un

preciso indicatore dell’evolversi del processo di mineralizzazione dei rifiuti

abbancati;

- controllerà lo stato di conservazione delle opere di tenuta e di

impermeabilizzazione del bacino della discarica. Qualora venissero rilevate

condizioni di rischio ovvero dalle analisi risultasse l’esistenza di contaminazione

si opererà nel modo precedentemente descritto;

- saranno svolte con cadenza semestrale, verifiche della continuità del manto

artificiale di impermeabilizzazione in HDPE posto al di sopra dello strato di

argilla mediante la procedura della tomografia elettrica dipolare

precedentemente descritta.

7.4.15 Controllo sulla qualità dell’aria

Uno scarico controllato può produrre effetti alla qualità dell’aria a seguito della

dispersione dei materiali leggeri e della polvere, lo sviluppo di insetti ed il pericolo di

incendi.

Per evitare che materiali leggeri vengano trasportati dal vento, durante le operazioni di

scarico e sistemazione dei rifiuti la disposizione e la direzione di avanzamento del

fronte di accumulo saranno determinate in funzione dei venti prevalenti.

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Nei periodi asciutti si provvederà all’innaffiamento delle strade di servizio e in generale

delle aree di transito dei mezzi meccanici per ridurre il sollevarsi di polvere.

Si provvederà, inoltre, ad una programmazione degli scarichi per evitare un traffico

eccessivo di mezzi in particolari orari della giornata e per favorire il lavoro gestionale

nell’impianto.

Avvalendosi di un impianto mobile di rilevamento, verranno periodicamente svolte

analisi e rilevazioni (due rilevamenti per ogni semestre) in grado di evidenziare

eventuali variazioni o anomalie della qualità dell’aria, direttamente imputabili

all’attività dell’impianto.

I laboratori mobili sono mezzi forniti di apparecchiature che permettono di effettuare il

monitoraggio di diversi inquinanti atmosferici (CO, NOx, O3).

Sono dotati inoltre di sensori meteoclimatici (per la misura della temperatura, della

pressione, dell’umidità relativa, della velocità del vento, della radiazione solare e delle

precipitazioni).

Durante le campagne di monitoraggio andranno investigati i seguenti parametri:

- SO2

- Biossido di zolfo

- Monossido di carbonio

- Ozono

- Polveri ad alto volume PM10 (granulometria < 10 m )

- Polveri totali sospese su base oraria

- Polveri gravimetriche su base di 24 ore

- Ossidi di azoto

- Idrocarburi volatili (composti organici volatili)

- Idrocarburi totali

- Temperatura aria

- Umidità relativa aria

- Velocità vento

- Direzione vento

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- Radiazione solare totale

- Radiazione netta

- Pressione atmosferica

- Piovosità

7.4.16 Controllo sui cedimenti

La morfologia complessiva dell’abbancamento sarà tenuta sotto controllo con lo scopo

di accettare il mantenimento dei profili e delle quote stabilite nel progetto approvato.

I cedimenti differenziali del materiale posto a dimora possono essere provocati dalle

operazioni di stesa e compattamento nonché dalle caratteristiche geotecniche del

materiale smaltito.

Le conseguenze di cedimenti differenziali o di franamenti sono l’instaurarsi di

condizioni di pericolo per gli addetti al cantiere e la rottura dello strato di terreno di

ricoprimento con il conseguente formarsi di vie preferenziali per il deflusso delle acque

meteoriche.

E’ lecito ritenere che, date le specifiche caratteristiche dei rifiuti trattati, i cedimenti che

si potranno avere nella vasca di stoccaggio risulteranno estremamente contenuti e tali da

non creare problemi alle coperture.

Al momento in cui si rileveranno cedimenti nel corpo dell’abbancamento sarà prima di

tutto necessario verificarne l’origine, conseguentemente si dovrà effettuarne la misura

in modo da verificare se essi siano da ritenere congruenti con quanto previsto in sede

progettuale.

In ogni caso si dovrà intervenire per arrestare il fenomeno in atto agendo sulle cause che

lo hanno generato, nonché ad annullare gli effetti e le eventuali tensioni che potrebbe

avere provocato.

Saranno verificate le quote e le pendenze dell’invaso, in relazione ai movimenti di

assestamento. Per questa attività sarà fissato un caposaldo sul piazzale. Verranno poi

posizionati una serie di postazioni fisse sul corpo dell’abbancamento e sulle principali

reti di drenaggio per effettuare con cadenza mensile la misura delle loro quote

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accertando il mantenimento di quelle di progetto. Periodicamente (settimanalmente)

verrà percorsa tutta l’area con lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali cedimenti.

Al riconoscimento seguirà il rilievo con postazioni mobili. Delle rilevazioni congiunte

si terrà un accurata registrazione per testimoniare l’evolversi del fenomeno.

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8 ANALISI DEGLI IMPATTI E MISURE DI CONTENIMENTO

8.1 Atmosfera

Durante la fase di cantiere, in considerazione delle opere da realizzare e dei movimenti

di terra per gli sbancamenti previsti, saranno necessari mezzi pesanti che produrranno

una discreta quantità di polveri.

Per contenere tale fenomeno all’interno dell’area di intervento saranno realizzati dei

pannelli di schermatura lungo il perimetro della stessa.

Durante la gestione del centro, l’impatto sulla componente atmosfera può essere

connesso all’emissione di polveri in ambiente esterno, legata alle fasi di scarico dei

rifiuti.

La movimentazione dei rifiuti al di fuori dei loro contenitori di stoccaggio avverrà

esclusivamente nell’edificio trattamento e recupero. In particolare, per quanto

riguarda i rifiuti solidi, questi verranno trasportati nell’area conferimento all’interno del

loro contenitore. Di qui verranno prelevati da un carrello e immessi al relativo

trattamento (triturazione, disassemblaggio, pressatura, ecc.).

L’esperienza dimostra che la movimentazione e i vari trattamenti cui sono sottoposti i

rifiuti causano un’atmosfera polverosa, con punti di maggiore concentrazione quali ad

esempio le tramogge di carico e i punti di scarico dei nastri trasportatori.

Un altro aspetto da considerare è il problema degli odori, causati essenzialmente dai

composti organici e dai fanghi. Nel caso in esame, i primi saranno praticamente assenti,

mentre i secondi saranno conservati in contenitori a tenuta, che verranno aperti solo

all’interno dell’edificio.

Per mantenere perciò un ambiente di lavoro salubre, sarà necessario provvedere ad un

costante ricambio dell’aria. Sulla base dell’esperienza acquisita in impianti analoghi si è

visto che il numero di ricambi aria per ora necessario allo scopo è intorno a tre.

L’aria estratta dall’edificio conterrà pertanto polveri, mentre blanda sarà la presenza di

odori molesti; in ogni caso non sarà idonea ad essere immessa direttamente in atmosfera

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ma dovrà essere preliminarmente trattata.

Come detto sopra, si avrà una maggiore produzione di polveri in determinati punti

dell’impianto. In corrispondenza di questi andrà prevista un’aspirazione localizzata per

mezzo di cappe. D’altra parte occorrerà assicurare i suddetti tre ricambi d’aria ogni ora

e quindi, poichè le aspirazioni localizzate non sono in numero congruo per assicurare

una estrazione senza punti di ristagno, per ottenere ciò occorrerà affiancare a queste

altre bocchette di aspirazione.

Il sistema di aspirazione all’interno dell’edificio sarà pertanto costituito da due circuiti

separati: uno sarà quello delle aspirazioni localizzate, l’altro sarà quello

dell’aspirazione distribuita.

Il circuito delle aspirazioni localizzate sarà composto da 13 cappe posizionate nei

punti ritenuti a maggiore produzione di polveri. Queste saranno collegate ad un sistema

di canalizzazioni mantenuto in depressione da un ventilatore centrifugo, che prevede a

monte un filtro a tessuto, e a valle una torre di lavaggio (scrubber), il cui condotto di

uscita verrà collegato alla camera d’aria del biofiltro comune ai due sistemi di

aspirazione, per l’abbattimento dell’eventuale carico di odori.

Il circuito di aspirazione distribuita presenterà un carico di polveri nettamente

inferiore a quello del circuito delle cappe. Sono stati previsti due sistemi di

canalizzazioni separati, uno per il locale trattamento solidi/liquidi e l’altro per il locale

inertizzazione, costituiti rispettivamente da 13 e 20 bocchette e mantenuti in

depressione da due ventilatori centrifughi, a valle di ciascuno dei quali è prevista una

torre di lavaggio (scrubber) il cui condotto di uscita verrà collegato alla camera d’aria

del biofiltro.

Il sistema di aspirazione è stato così congegnato per dare la massima flessibilità del

sistema: durante il turno di lavorazione sarà possibile azionare uno solo dei due

ventilatori destinati all’aspirazione distribuita, a seconda del locale impegnato; fuori dal

turno di lavorazione verrà spento completamente il ventilatore del circuito localizzate,

mentre i due ventilatori, azionati al minimo di potenza, manterranno i locali in

depressione.

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La portata d’aria estratta per mezzo del circuito delle aspirazioni localizzate sarà di

26.000 m3/h, pertanto il filtro a maniche, il ventilatore e lo scrubber dovranno essere

dimensionati sulla base di questo valore.

Dal circuito delle aspirazioni distribuite si estrarranno 38.000 m3/h di aria dal locale

trattamento solidi/liquidi e 35.000 m3/h di aria dal locale inertizzazione. Ne consegue

che i due ventilatori dovranno avere una portata di 38.000 m3/h e 35.000 m3/h

rispettivamente, così come le due torri.

Le acque di abbattimento raccolte sul fondo delle tre torri di lavaggio verranno inviate

nella vasca di accumulo delle acque nere e di processo per essere sottoposte al processo

di depurazione.

La concentrazione media degli inquinanti, in mancanza di misurazioni dirette che

eventualmente potranno effettuarsi durante il funzionamento dell’impianto, si può

fissare, a monte dei sistemi di trattamento, in 150 mg/m3 per le aspirazioni localizzate e

30 mg/m3 per quelle distribuite.

Le emissioni saranno coincidenti con il turno di lavoro e pertanto dureranno 8 ore

al giorno per 300 giorni l’anno.

All’uscita dalle torri di lavaggio, sarà presente, come detto, il biofiltro che avrà

un’estensione di circa 825 mq. Questo punto di emissione viene denominato E1.

Esistono poi altri punti di emissione, in corrispondenza dei sili di stoccaggio dei

materiali inertizzanti. Il loro carico verrà effettuato mediante condotti che verranno

collegati alle autocisterne adibite al trasporto. Il travaso avverrà con l'ausilio di aria

compressa. Le emissioni saranno prodotte al momento dello scarico dei materiali nei sili

da parte delle autocisterne di trasporto. L’aria in ingresso nei sili fuoriuscirà

superiormente attraverso uno sfiato provvisto di sistema di filtrazione a tessuto che

impedisce il passaggio dei materiali travasati.

La portata d’aria necessaria per ciascun silo sarà di 200 m3/h.

La concentrazione media degli inquinanti, a monte dei filtri, sarà di 100 mg/m3.

Le operazioni di carico avverranno due volte al mese e dureranno indicativamente

intorno alle due ore.

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Si avranno pertanto altri quattro punti di emissione in corrispondenza dei sili che

vengono denominati E2, E3, E4 e E5.

Per gli inquinanti in uscita dai punti di emissione in atmosfera (E1/5) saranno

rispettati i limiti imposti dalla Determina n. 120 del 23 marzo 2005 della Regione

Puglia, riportati di seguito:

Tabella 3 - Limiti di emissione in atmosfera Punti di

emissione Provenienza Inquinante Concentrazion

e mg/Nmc

E1-A Edificio trattamento e recupero Polveri

Sostanze

organiche

2,25

3

E1-B Locale trattamento

solidi/liquidi

Polveri

Sostanze

organiche

4,5

0,5

E1-C Locale inertizzazione Polveri

Sostanze

organiche

4,5

0,5

E2/5 Sili reagenti in polvere Polveri 5

Temperatura

La temperatura dell'effluente proveniente dalle fasi di lavorazione sarà sostanzialmente

quella ambiente, in quanto la portata aspirata dal sistema di captazione è praticamente

costituita da aria ambiente.

Tempi per il raggiungimento del regime e per l'interruzione dell'esercizio

Immediati.

Tempi per la cessazione delle emissioni

Immediati.

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8.2 AMBIENTE IDRICO

Nella fase di cantiere non si prevedono impatti sull’ambiente idrico in quanto le opere

previste:

• non produrranno modifiche allo scorrimento dei corsi d’acqua superficiali;

• non produrranno modifiche qualitative o quantitative dei corsi d’acqua

superficiali.

Nella fase di esercizio gli impatti ascrivibili possono essere relativi agli effluenti

liquidi ed al drenaggio delle acque meteoriche ricadenti sull’area.

Acque prodotte dalle attività di stabilimento

• acque reflue originate dai servizi igienici

• acque di lavaggio delle aree interne

• percolato proveniente dalle vasche di stoccaggio definitivo

• acque di lavaggio automezzi

Acque di origine meteorica

• acque raccolte dai piazzali

• acque provenienti dalle coperture degli edifici

• acque provenienti dalla copertura dello stoccaggio definitivo

Le acque reflue originate dai servizi igienici, dovute alla presenza del personale che

opererà presso lo stabilimento (mensa interna, pulizia del personale operativo, ecc.),

verranno scaricate entro apposito pozzetto da circa 2,5 m3 e convogliate al pozzetto di

accumulo delle acque nere e di processo da circa 6 m3.

Le acque reflue provenienti dal lavaggio delle aree interne al capannone, verranno

raccolte da apposita rete di drenaggio costituita da pozzetti dotati di griglie, verso i quali

le acque confluiranno grazie alle pendenze assegnate alla pavimentazione. Una rete di

tubazioni interrate in PEAD conferirà le acque così raccolte al pozzetto delle acque nere

per il loro successivo invio alle cisterne di accumulo. Alle stesse cisterne viene

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recapitato il percolato prodotto nelle vasche di stoccaggio definitivo.

L’accumulo dei percolati e delle acque di lavaggio, è costituito da quattro cisterne da

55 m3 in acciaio, inserite in una apposita vasca di contenimento in calcestruzzo

armato.

Le acque di lavaggio automezzi verranno raccolte in un apposito pozzetto posto in

prossimità dell’area interessata, e da questo inviate al pozzo di raccolta acque nere e di

processo per mezzo di idonea tubazione.

Le acque di origine meteorica provenienti dalle coperture del capannone, e

dall’edificio servizi, saranno raccolte dalle grondaie e dai discendenti in appositi

pozzetti ed immesse nella rete fognaria delle acque bianche addotte al torrente

Cavallaro.

Le acque meteoriche provenienti dai piazzali, verranno raccolte in pozzetti grigliati

facenti parte di una rete di condotte interrate che porterà l’acqua raccolta nella vasca di

prima pioggia. Questa è una vasca in calcestruzzo armato interrata, avente capacità tale

da poter segregare una quantità di acqua pari ai primi 15 minuti di pioggia. Tale

quantità è fissata usualmente in 5 mm distribuiti su tutta la pavimentazione. Nel caso in

esame la pavimentazione interessata ha una superficie di 12.000 mq circa. Ne consegue

che la vasca dovrà avere una capacità pari a 60 m3.

Le acque raccolte dalla rete e convogliate alla vasca, non accederanno direttamente alla

vasca ma verranno addotte a una cameretta di calma, realizzata a lato della stessa vasca,

dalla quale stramazzeranno nella vasca di raccolta vera e propria. Lo stramazzo sarà

intercettabile a mezzo di una paratoia motorizzata. Al proseguire della precipitazione il

livello dell’acqua contenuta nella vasca salirà fintanto che non sarà raggiunto il livello

corrispondente al volume di prima pioggia.

Al raggiungimento di detto livello l’interruttore di alto livello comanderà in chiusura la

paratoia motorizzata segregando così le acque di prima pioggia, le quali verranno

inviate alle cisterne di stoccaggio entro le 48 ore successive, quando il volume della

vasca dovrà essere di nuovo a disposizione. Alla fine della fase di evacuazione, la

pompa di sollevamento verrà bloccata su segnalazione del sensore di basso livello.

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Se la precipitazione sarà superiore a 15 minuti, il livello nella cameretta separata di

calma salirà ulteriormente finchè non raggiungerà la tubazione di sfioro nella rete delle

acque chiare, installata anch’essa nella camera di calma. Il diametro della tubazione di

sfioro è uguale a quello della tubazione di adduzione.

La paratoia motorizzata verrà riaperta su comando manuale al cessare della pioggia per

un tempo superiore alle 48 ore.

Le acque meteoriche di seconda pioggia verranno addotte, tramite apposita

canalizzazione all’impianto di trattamento acque di seconda pioggia (accuratamente

descritto nella Relazione Tecnica) e verranno successivamente addotte al corpo idrico

superficiale più vicino, il torrente Cavallaro, mediante opportuna rete fognaria.

Per quanto riguarda le acque pluviali ricadenti nella discarica sono stati previsti

opportuni accorgimenti sia in fase di gestione, sia di chiusura.

In fase di gestione sono state previste delle canalette perimetrali in grado di raccogliere

le piogge dimensionate in base alla massima precipitazione registrata nel più breve

intervallo di tempo.

Nella fase di chiusura dell’attività è previsto un sistema di copertura che sarà in grado di

preservarla dall’erosione operata dalle acque, di massimizzare l’evapotraspirazione

dell’acqua presente nello strato superficiale e di aumentare la stabilità del suolo.

Le acque meteoriche provenienti dalla copertura della discarica e captate dalla

relativa canaletta perimetrale verranno raccolte in due appositi pozzetti ed

immesse nella rete fognaria delle acque bianche.

Non sono prevedibili modificazioni negative ai caratteri qualitativi del ricettore né i

quantitativi sono tali da poter indurre effetti apprezzabili sul regime delle portate,

tuttavia è prevista l’analisi periodica delle caratteristiche qualitative dello stesso.

8.3 SUOLO E SOTTOSUOLO

Relativamente agli aspetti geologici e morfogenetici del territorio, il sito prescelto per la

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realizzazione degli impianti non presenta particolari controindicazioni; in particolare

per quanto riguarda la stabilità, il progetto ha previsto sistemazioni adeguate. Gli

attuali fronti di cava, caratterizzati dalla presenza di calcarenite nella parte più

superficiale, verranno riprofilati ove necessario per garantire una buona tenuta statica,

in quanto del tutto omogenea e priva o con scarse diaclasi riempite da terra rossa, del

tutto assenti le cavità.

Inoltre la morfologia complessiva dell’abbancamento sarà tenuta sotto controllo sia

in fase di gestione che di post-chiusura con lo scopo di accertare il mantenimento dei

profili e delle quote stabilite nel progetto approvato.

Per questa attività sarà fissato un caposaldo sul piazzale. Verranno poi posizionate una

serie di postazioni fisse sul corpo dell’abbancamento e sulle principali reti di drenaggio

per effettuare con cadenza mensile la misura delle loro quote accertando il

mantenimento di quelle di progetto. Periodicamente (settimanalmente) verrà percorsa

tutta l’area con lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali cedimenti. Al

riconoscimento seguirà il rilievo con postazioni mobili. Delle rilevazioni congiunte si

terrà un accurata registrazione per testimoniare l’evolversi del fenomeno.

E’ lecito tuttavia ritenere che, date le specifiche caratteristiche dei rifiuti trattati, i

cedimenti che si potranno avere nella vasca di stoccaggio risulteranno

estremamente contenuti e tali da non creare problemi alle coperture.

Per quanto riguarda la verifica della vulnerabilità della falda acquifera, in relazione a

quanto rilevato riguardo le condizioni idrogeologiche, non sussistono particolari

controindicazioni; infatti l’acquifero, sebbene la discreta permeabilità del serbatoio che

lo contiene, in quanto trattasi di formazioni carbonatiche (calcareniti e calcari), si trova

sufficientemente distante dal fondo della discarica e le oscillazioni della falda freatica

sono così modeste da non alterare le condizioni idrogeologiche attuali.

Bisogna inoltre considerare l’alta affidabilità del sistema di impermeabilizzazione

previsto per la discarica (costituito da argilla, HDPE e geocomposto bentonitico) e per

gli stoccaggi temporanei del percolato, nonché delle reti di raccolta delle acque pluviali

potenzialmente inquinate.

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È stato infine previsto un sistema di monitoraggio della falda attraverso piezometri

posti a monte e a valle della direzione di flusso della stessa; questo sistema sarà più che

sufficiente a tenere sotto controllo, sia in uscita che in ingresso, le caratteristiche

qualitative delle acque di falda.

In fase di cantiere le operazioni di scavo interesseranno terreni con buone proprietà

geotecniche, pertanto si possono escludere conseguenze sulla stabilità d’insieme della

zona; l’area inoltre si presenta priva di qualsiasi fenomeno di dissesto.

L’entità dei movimenti terra previsti, nonché le caratteristiche e le dimensioni delle

strutture interrate, non sono tali da poter indurre perturbazioni apprezzabili.

Per quanto riguarda l’uso del suolo, l’intervento non comporterà perdita di suolo, in

quanto l’impianto andrà ad interessare un’area degradata dall’attività estrattiva e che

necessita di un ripristino ambientale. Tale ripristino sarà effettuato riempiendo di rifiuti

il vuoto creatosi nel corso dell’attività di cava e, a chiusura discarica, seguendo le più

moderne tecnologie di ingegneria ambientale nella fase di ricopertura.

Nella fase di esercizio dell’impianto si ricorda che, al fine di contenere eventuali impatti

nei confronti dei corpi idrici sotterranei, il progetto prevede sia l’impermeabilizzazione

artificiale della vasca di stoccaggio rifiuti, che la realizzazione di una rete di drenaggio

delle acque meteoriche ricadenti all’interno dell’area dell’impianto.

In conclusione l’entità del rischio su tale componente risulta trascurabile in quanto gli

elementi di pericolosità geologica ed idrogeologica del sito, come descritto, si

presentano molto bassi.

8.4 FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI

Non si ritiene sussistano impatti né sulla vegetazione né sulla fauna in quanto

l’impianto interesserà un’area già fortemente trasformata dall’uomo. Infatti l’area è

caratterizzata dalla presenza di attività estrattive.

Allo scopo di ricreare una certa armonia con il paesaggio circostante, per ripristinare

con il tempo gli aspetti percettivi preesistenti, provvederà all’inserimento di numerosi

spazi verdi con lo scopo di mitigare e rendere piacevole l’inserimento dell’opera.

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Si provvederà inoltre, in fase di chiusura della discarica, al completo ripristino del sito

mediante un sistema di ricopertura sigillante costituito in superficie da terreno agricolo

sul quale verranno impostati interventi di inerbimento e piantumazione di essenze

autoctone, in accordo con le caratteristiche morfologiche e climatiche e con la

distribuzione e la tipologia delle specie vegetali locali.

Il fatto che nelle aree e nelle zone limitrofe non si rilevano elementi naturalistici di

pregio o significativi, anzi zone piuttosto degradate, contribuisce alla limitazione

dell’impatto.

Concludendo non si ritiene che sussistano impatti né sulla vegetazione né sulla

fauna in quanto l’impianto interesserà un’area fortemente trasformata.

8.5 SALUTE PUBBLICA

I potenziali impatti a cui gli addetti all’impianto saranno esposti possono essere: polveri

e rumore; le popolazioni limitrofe possono essere invece soggette ad eventuale

inquinamento atmosferico dovuto al traffico veicolare.

Per quanto riguarda le emissioni generate dall’attività di conferimento dei rifiuti

all'impianto, si fa osservare che l’attività di trattamento avverrà all’interno di un

fabbricato industriale dotato di ricircolo dell’aria (n. 3 ricambi/ora) e l’aria viene

opportunamente deodorata e trattata dall’impianto già descritto in precedenza.

Da tutto questo si è portati a desumere che non potranno aversi effetti diretti sulla

salute pubblica a seguito della attività dell'impianto in esame.

Saranno comunque svolte campagne di monitoraggio sanitario nelle aree circostanti e

sui dipendenti per tenere sotto controllo l’evolversi della situazione.

Inoltre in ottemperanza al Decreto legislativo “recante attuazione delle direttive

comunitarie riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori

sul luogo di lavoro” e sue integrazioni e modifiche (D.Lgs. 626/94 e 242/96), il

personale seguirà corsi di formazione sulla gestione dei rifiuti e sulla sicurezza sul

lavoro (prevenzione infortuni, elettricisti, rumore, movimentazione, pronto soccorso,

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emergenza, ecc.) ed il datore di lavoro effettuerà le prescritte valutazioni dei rischi.

La Società Delta Petroli S.p.A. adempirà agli obblighi previsti dalla normativa sulla

prevenzione degli infortuni, l’igiene sul lavoro, i rumori nonché sulla salute e sulla

sicurezza del lavoro secondo quanto prescritto dalla vigente normativa ed in particolare:

• D. Lgs: 277/91 - “Protezione dei lavoratori contro i rischi da esposizione ad

agenti chimici, fisici, biologici, rumore, piombo e amianto”;

• D.Lgs. 626/94 - “Misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori

negli ambienti di lavoro”;

• D.Lgs: 242/96 - recante modifiche e integrazioni al D.Lgs. 626/94.

La Società Delta Petroli S.p.A. si impegna a redigere il documento di valutazione dei

rischi secondo le modalità previste dai Decreti Legislativi 626/94 e 242/96; scopo del

documento è raccogliere in forma organica la documentazione aziendale in materia

di sicurezza, comprendente le valutazioni dei pericoli e dei rischi relativi cui è

esposto il Personale dell’impianto della Delta Petroli S.p.A.

Data poi la particolare natura delle attività svolte nell’impianto, assai differenti da

quelle effettuate nella maggior parte delle aziende manifatturiere o di trasformazione, è

opportuno pervenire all’elaborazione di una Check List; in essa si opera la seguente

suddivisione:

• pericoli di tipo fisico-meccanico: pericoli per la sicurezza dovuti a fattori di tipo

fisico e/o meccanico, quali ad es. le cadute , le scottature, i tagli, ecc;

• elementi di tipo operativo-organizzativo: sotto gli elementi relativi alla

complessità delle mansioni e dell’uso delle attrezzature, al posto di lavoro, ai

videoterminali, alla movimentazione manuale carichi;

• pericoli dovuti a fattori igienico-ambientali: sono i pericoli generalmente

considerati come fattori di rischio per la salute dei lavoratori, come determinanti

situazioni di rischio in funzione della prolungata esposizione.

In seguito alla redazione del documento di valutazione dei rischi, saranno predisposti

adeguati provvedimenti atti a ridurre la probabilità di rischio per la sicurezza e la salute

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dei lavoratori.

Uno specialista in medicina del lavoro, oltre a constatare le effettive condizioni di

lavoro degli addetti, sottopone gli stessi a visite di controllo medico periodico al fine

di prevenire eventuali rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici o biologici

durante il lavoro.

Nel quadro degli adempimenti previsti dalla normativa vigente Delta Petroli S.p.A.,

insieme al Medico Competente, osserva le seguenti disposizioni:

• viene effettuato il controllo degli ambienti di lavoro, almeno due volte all’anno;

• insieme al responsabile del servizio di prevenzione e protezione e al medico

competente, previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza,

redige il documento di valutazione dei rischi che contiene:

- i criteri adottati per la tutela dei lavoratori;

- il programma del controllo dell’esposizione dei lavoratori;

- protocollo di sorveglianza sanitaria (per i dipendenti: visite mediche

annuali; per gli addetti ai reparti laboratorio, piazzale e manutenzione:

visite mediche trimestrali);

• vengono predisposte Riunioni Periodiche di Prevenzione e Protezione nelle

quali vengono comunicati dal Medico i risultati degli accertamenti clinici e

strumentali effettuati;

• vengono predisposti Programmi di Formazione e Informazione dei

Lavoratori; in particolare i lavoratori vengono informati su:

- il significato degli accertamenti sanitari a cui sono sottoposti;

- il risultato degli accertamenti sanitari;

- la necessità di sottoporsi a controlli sanitari anche cessata l’attività,

nel caso di esposizione ad agenti a lungo termine.

Saranno poi rispettate anche tutte le seguenti norme (descritte nel piano di sicurezza e

controllo):

• norme di prevenzione sul lavoro;

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• misure generali di tutela (art. 3 D.Lgs. 626/94);

• obblighi del datore di lavoro, del dirigente, del preposto (art. 4 D.Lgs. 626/94);

• obblighi dei lavoratori (art. 5 D.Lgs. 626/94);

• contratto di appalto o contratto d’opera (art. 7 D.Lgs. 626/94);

• Codice Civile Art. 2087 “Tutela delle condizioni di lavoro”;

• Codice Penale Art. 437 “Rimozione od omissione dolosa di cautele contro

infortuni sul lavoro”;

• Codice Penale Art. 451 “Omissione colposa di cautele o difese contro disastri o

infortuni sul lavoro”;

• norme generali di sicurezza e igiene del lavoro;

• norme sull’abbigliamento da lavoro;

• norme generali per gli addetti ai mezzi di movimentazione interna all’impianto.

8.6 RUMORE E VIBRAZIONI

L’inquinamento acustico sarà generato dalla presenza su tutta la zona, durante la fase di

cantiere, di mezzi pesanti per la realizzazione dell’impianto.

Per limitarne il più possibile la diffusione nell’ambiente si potranno elevare barriere

acustiche provvisorie sebbene si ricorda che i centri abitati ed i nuclei abitativi ricadano

ad una distanza tale da non risentire di tale fattore.

Durante la fase di esercizio dell’impianto si assisterà ad una mutazione del livello

sonoro attualmente esistente probabilmente in senso negativo.

Tali fonti sonore saranno legate ai mezzi di trasporto in arrivo e in uscita dall’impianto

nonché di movimentazione interna; tuttavia sarà garantito un livello sonoro complessivo

in accordo con i limiti di legge sia all’esterno che all’interno degli ambienti di lavoro.

Relativamente all’ambiente di lavoro saranno rispettate le normative vigenti che

prevedono l’uso di particolari cuffie di insonorizzazione per gli addetti alle lavorazioni

più rumorose.

Infine, bisogna anche valutare l’eventuale presenza di sorgenti di rumori e vibrazioni

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durante l’attività di conferimento. Il contributo negativo indotto dalla circolazione dei

mezzi pesanti sul fondo sonoro naturale sarà contenuto entro i limiti di legge: infatti la

capacità ricettiva dell’impianto comporta un quantitativo di automezzi compatibile con

le destinazioni d’uso delle aree. È comunque da tenere in considerazione che nelle aree

esiste già un movimento di automezzi generato dalle attività estrattive ed agricole

limitrofe e quindi l’aumento di traffico indotto dalle opere in progetto non altera il

quadro attuale.

8.7 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI

Dal punto di vista radiometrico non sono disponibili dati locali per la caratterizzazione

ambientale dell’area di studio.

La tipologia del progetto è comunque tale da far ritenere superflua l’esecuzione di

apposite campagne di misura in quanto non è in alcun modo previsto che sostanze

radioattive possano essere trattate, stoccate o comunque accettate nell’impianto; non

sono quindi ipotizzabili modificazioni dei livelli radiometrici naturali connesse con la

realizzazione e l’attività del centro di trattamento rifiuti.

8.8 PAESAGGIO

Gli aspetti maggiormente significativi in relazione all’inserimento di un nuovo

complesso e i rapporti che le nuove strutture instaurano con l’ambiente circostante sono

generalmente i seguenti:

• la vista dell’impianto e la sistemazione ambientale e paesaggistica,

• la correlazione tra i vari edifici per quanto riguarda l’immagine architettonica,

• la sistemazione a verde dell’area e delle fasce di rispetto.

Nel caso in esame si tratta di operare all’interno di un’area già fortemente degradata, in

quanto è nel suo intero contesto stata stravolta dall’impostarsi di una intensa attività

estrattiva che ne ha modificato le forme, decorticato buona parte della copertura

vegetazionale originariamente presente.

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Una volta completata la naturalizzazione dell’area sarà possibile renderla ad un

uso nuovo e diverso realizzando il complesso degli interventi evidenziati nella

Tav.T-07, allegata alla relazione tecnica.

Come si vedrà è ipotizzabile realizzare nell’area naturalizzata, al termine dei trenta anni

necessari per ottenere il completo recupero ambientale dell’area, un complesso dedicato

allo sport ed alle attività ricreative all’aria aperta.

In particolare potranno essere realizzati i seguenti interventi.

ACCESSO Verrà mantenuto lo stesso accesso attuale

PALAZZINA

UFFICI

Verrà trasformata ad uso delle nuove attività da realizzare

nell’area

CAPANNONE

LAVORAZIONI

Una volta bonificato ed alienate le attrezzature tecnologiche presenti all’interno, così come già descritto, verrà realizzato un auditorium e i seguenti impianti sportivi:

palestra

n. 4 campi da bocce

Gli spogliatoi e gli accessi separeranno la palestra dai campi di bocce e dall’auditorium

VASCHE DI

STOCCAGGIO

DEFINITIVO

Il perimetro delle vasche verrà attrezzato con un percorso da mountain bike e jogging completo di piazzole di sosta e attrezzature per gli esercizi ginnici.

Il resto della superficie è a verde, con essenze autoctone, con la prevalenza di ulivi.