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Sistemi di cablaggio strutturato

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Sistemi di cablaggio strutturato

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La diffusione e la frequenza con cui le installazioni di reti per le telecomunicazioni hanno

seguito lo sviluppo delle tecnologie di trasmissione dei dati, hanno posto in evidenza la necessità di

realizzare sistemi di cablaggio adeguati sia alle attuali richieste, relative alla qualità e alle specifiche

tecniche dei dispositivi di comunicazione, sia tali da poter adattarsi con elevata flessibilità

all’evoluzione tecnologica.

Il sistema che risponde a questi requisiti è quello del cablaggio strutturato.

Tale termine designa un sistema di telecomunicazione che attui e garantisca l’interconnessione

di dispositivi fra loro eterogenei, assicurando servizi con elevate velocità di trasmissione,

modularità, espansibilità e sicurezza. I sistemi strutturati si svilupparono a partire dagli inizi degli anni ottanta come risposta ad una

specifica esigenza da parte delle aziende di poter disporre di strutture efficienti, versatili, su cui

fosse possibile installare servizi di vario tipo, senza dover realizzare per ognuno di essi un apposito

sistema di cablaggio; inoltre vi era la necessità di una struttura che fosse in grado di supportare lo

sviluppo delle tecnologie future, senza richiedere, per l’adattamento, una pesante modifica della

stessa.

La principale differenza tra un sistema di tipo strutturato ed uno di tipo tradizionale consiste nel

fatto che il primo non risulta vincolato ad una sola tipologia di protocollo dati o, più in generale, ad

una solo tipologia di servizio. Tale caratteristica offre ai sistemi strutturati la versatilità necessaria

per soddisfare le diverse esigenze di interconnessione di dispositivi: ciò verso cui si tende è la

possibilità di offrire, tramite un'unica struttura, una molteplicità di servizi, sia in ambito

commerciale che domestico, interfacciando apparecchiature di tipo diverso.

L’attività normativa che regola la realizzazione di sistemi di cablaggio si è sviluppata in

origine negli Stati Uniti, su proposta delle varie industrie elettroniche del settore, che esprimevano

in tal modo la necessità di un unico standard cui far riferimento durante la fase di progettazione e di

successiva installazione. Tale attività è stata sintetizzata e recepita negli standard EIA/TIA

(Electronics Industry Association, Telecommunications Industry Association), che in continua e

rapida evoluzione per l’attività dei gruppi di studio, forniscono le linee guida alle varie compagnie.

L’equivalente europeo di tale organismo è il Cenelec, la commissione europea per la

standardizzazione elettrotecnica, che tramite i comitati tecnici ha fornito le norme per il mercato

europeo. Infine si hanno gli standard internazionali dell’ISO, molto simili a quelli del Cenelec, che

definiscono sistemi generici di cablaggio, indipendentemente dal tipo di applicazione.

In Italia si fa riferimento all’attività del CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) che recepisce

tramite i propri comitati tecnici, le norme europee. Sfortunatamente, a differenza di quanto accade

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per le norme EIA/TIA, non si ha uno specifico riferimento a sistemi di cablaggio per edifici ad uso

commerciale e dualmente per edifici destinati ad abitazioni private. Tuttavia il CEI ha pubblicato

una Guida per il cablaggio degli edifici residenziali e una serie di raccomandazioni, il cui scopo è

quello di indicare come applicare nel modo più razionale la molteplicità di norme esistenti

sull’argomento.

L’insieme di tali norme può venire applicato sia ad un singolo edificio o ad un comprensorio

(campus), che includa diverse strutture; si vengono così a definire delle aree interconnesse, in cui i

singoli utenti, dalle loro postazioni di lavoro possano interagire fra loro.

Gli standard di cablaggio In tutti gli standard, relativi al cablaggio generico di edifici, vengono considerati e

regolamentati alcuni aspetti di base dei sistemi stessi; questi riferimenti sono in ogni caso da

intendere non come valori assegnati in modo puntuale, quanto piuttosto in termini di requisiti, sia

topologici che elettrici, minimi. Si delinea quindi una situazione in cui più che fissare strettamente

valori o strutture, si hanno margini di operabilità all’interno di configurazioni generiche: molte

scelte sono lasciate al progettista. Ad esempio gli standard principali non specificano quale tipo di

servizio fornire utilizzando la struttura, e in tale ottica, si prospettano diverse soluzioni in relazione

alle scelte effettuate, ma sempre coerenti con le linee guida generali.

Le caratteristiche fondamentali dei sistemi di cablaggio possono essere riassunte nei seguenti

punti:

a) La struttura topologica e la configurazione minima per il cablaggio generico, ivi comprese le distanze massime e la collocazione fisica dei dispositivi, in relazione alla qualità e alle proprietà dei mezzi trasmissivi e dei dispositivi utilizzati;

b) I requisiti per la realizzazione di tali strutture e la prassi di installazione;

c) Le caratteristiche specifiche degli apparati elettrici, elettronici ovvero di quelli ottici;

d) Le caratteristiche dei mezzi di trasmissione e dei dispositivi passivi;

e) I requisiti delle prestazioni per i singoli collegamenti, sia in cavi che in fibra ottica;

f) I requisiti di conformità e le procedure di verifica e collaudo.

Come anticipato nel precedente paragrafo, oltre a queste caratteristiche di base vi sono altri

aspetti che vengono analizzati da relative norme; in particolare vengono presi in considerazione i

requisiti di sicurezza (protezione elettrica, infiammabilità, ecc.), le caratteristiche di compatibilità

elettromagnetica, le indicazioni per la messa a terra e la connessione equipotenziale.

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Nei successivi paragrafi viene presentato un prospetto delle norme esistenti e dei relativi

contenuti, facendo riferimento ai seguenti tre gruppi principali;

Gli standard di cablaggio ANSI/TIA/EIA, sviluppati negli Stati Uniti;

Gli standard internazionali ISO/IEC;

Gli standard europei Cenelec, cui fanno riferimento le norme italiane del CEI.

Gli standard TIA/EIA Lo standard TIA/EIA 568-B, Commercial Building Telecommunications Wiring Standard.

Lo standard TIA/EIA 569-A, Commercial Building Standard for Telecommunication

Pathways and Spaces.

Lo standard TIA/EIA 570-A, Residential Telecommunications Cabling Standard

Lo standard TIA/EIA 606, The Administration Standard for the Telecommunication

Infrastructure of Commercial Buildings.

• Standard TIA/EIA 607, Commercial buildings grounding and bonding requirements for

telecommunications.

Gli standard ISO/IEC• Standard ISO/TEC IS 11801, Information technology – Generic cabling for customer

premises Cabling

Gli standard CENELEC• Standard CENELEC EN50173, Performance Requirements of Generic Cabling Schemes

• Standard CENELEC EN 50310, Bonding and earthing of IT equipment

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Oltre a quelli sopra riportati, esiste una serie di norme relative alle caratteristiche di mezzi

trasmissivi, ai requisiti per la sicurezza e ad impianti di tipo telefonico o elettrico, cui gli standard di

cablaggio generico fanno riferimento.

Gli standard CEIIl Comitato Elettrotecnico Italiano ha recepito la norma En 50173 del CENELEC nel 1997 e

ne ha aggiornato le specifiche nel 2000 con una Variante (A1), precisamente nella

• Norma CEI EN50173, Tecnologia dell’informazione – Sistemi di cablaggio Generico

• Norma CEI EN50174, Tecnologia dell’informazione – Installazione del cablaggio.

• Guida CEI 306-2, Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione

multimediale negli edifici residenziali.

• Norma CEI EN 50310, Applicazione della connessione equipotenziale delle

apparecchiature per la tecnologia dell’informazione negli edifici con riferimento alla

prestazione di sicurezza, funzionale ed elettromagnetica.

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Topologia di una rete di cablaggio.La topologia di una rete è una rappresentazione logica del sistema d'interconnessione dei cavi per

supportare i servizi richiesti; le topologie sono delle rappresentazioni, fisiche e logiche, della

distribuzione dei conduttori, dei cavi e cavidotti, delle apparecchiature terminali che compongono

una rete. Non necessariamente una topologia logica impone direttamente la stessa topologia di

rete; difatti può installarsi una topologia logica a stella tramite canalizzazione di rete a bus. Ciò

detto, il sistema di cablaggio è costituito da una struttura a stella gerarchica, che include un insieme

di sottosistemi locali, anch’essi gerarchicamente distribuiti. Un sistema di cablaggio strutturato è

composto, in maniera schematica ed essenziale, da due distribuzioni: una orizzontale (horizontal

cabling systems structure) e una verticale (Backbone cabling system structure); la prima si sviluppa

in ogni singolo piano dell’edificio con lo scopo di collegare le prese delle singole postazioni di

lavoro all’armadio di piano. La distribuzione verticale, che si distingue ulteriormente in dorsali

d'edificio e dorsali di comprensorio, collega fra loro tutti gli armadi di piano con il centro di

distribuzione dell’edificio e con la dorsale di comprensorio. La figura seguente illustra molto

schematicamente questa prima classificazione.

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Cablaggio Orizzontale dell’EdificioIl sottosistema di cablaggio orizzontale si estende dal distributore di piano (FD) fino alle prese

di telecomunicazione (TO – Telecommunications Outlet) che si trovano nell'area di lavoro (WA –

Working Area)

Gli elementi funzionali che caratterizzano il sistema orizzontale sono essenzialmente:

Distributore di piano;

Cavi orizzontali;

La terminazione dei cavi orizzontali in corrispondenza del distributore di piano;

I connettori di smistamento in corrispondenza del distributore di piano;

Le prese di telecomunicazione.

Elementi del cablaggio orizzontale.Locali di telecomunicazioni

Le apparecchiature costituenti il distributore di piano devono essere racchiuse in appositi spazi

chiusi, previsti di due tipi: locale di telecomunicazione (TR Telecommunications Rooms) e sale

apparati (EQ Equipment Rooms). Queste si differenziano per la complessità o la natura degli

apparati che possono contenere; in particolare nelle sale apparati può essere installato più di un

distributore o PBX o diffuse installazioni di computer. Ogni TR dovrebbe avere un accesso diretto

alla dorsale, sia essa di edificio o di comprensorio. Per quanto riguarda la distribuzione orizzontale

si fa riferimento a locali di telecomunicazione.

Distributori di Piano (Centro stella di Piano)

Il numero dei distributori di piano viene regolato in base alla superficie che deve essere gestita

nel piano stesso; deve esser previsto un distributore per ogni 1000 mq di superficie da coprire e

inoltre deve essercene almeno uno per ogni piano. Nell’ipotesi di un piano scarsamente abitato,

quale può essere un attico o un magazzino, è permesso utilizzare per tale piano il distributore situato

sul piano adiacente.

Il distributore di piano è fondamentalmente costituito da uno o più Armadi di Piano

(Telecommunicaton Closet), ciascuno dei quali contiene i seguenti dispositivi:

Pannelli di Permutazione (Patch Panel) per l’attestazione dei cavi provenienti da tutte le

prese della distribuzione orizzontale da lui servita;

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Dispositivi attivi, utilizzati per l’interconnessione con gli altri armadi di piano e la

dorsale di edificio (normalmente sono Hub o Switch);

Una barra di alimentazione per i dispositivi interni;

Sistemi di raffreddamento e gruppi di continuità;

Sistemi di chiusura antintrusione.

Per il collegamento fra i patch panel e gli apparati attivi si utilizzano dei cordoni che vengono

denominati Equipment cable (EC), mentre quelli per le connessioni fra pannelli di distribuzione,

sono chiamati patch cord. La scelta del numero della disposizione viene lasciata al progettista, il

quale deve valutare la necessità di coprire gli ambienti, in relazione al servizio richiesto.

La norma vincola a un numero minimo di distributori per area, senza nulla dire in merito alla

possibilità di ridondanza delle apparecchiature, in relazione ai parametri del servizio da fornire.

Anche questo tipo di pratica di installazione viene lasciata a considerazioni di tipo funzionale ed

economico

I Cavi Orizzontali

Con riferimento ai cavi utilizzabili, cioè le coppie di cavi in rame e le fibre ottiche, sussistono

delle prescrizioni specifiche sulle caratteristiche fisiche dei conduttori. A livello di struttura viene

richiesta la continuità dei cavi dal distributore di piano alle prese di telecomunicazione ad esso

collegate. Se necessario è permesso un punto di transizione tra il distributore di piano e una

qualsiasi delle prese di telecomunicazione. Con il termine Punto di Transizione (TP o Transition

Point) si intende un punto del cablaggio orizzontale dove si realizza una giunzione di due tipi

diverso di cavo, ad esempio fra un cavo piatto e un cavo tondo, oppure dove si collegano cavi con

diverso numero di elementi. I cavi entranti ed uscenti dal punto di transizione dovranno essere

connessi in modo da mantenere il rapporto 1: 1 e dovranno essere terminati meccanicamente al

punto. Questo non potrà essere utilizzato per posizionarvi apparecchiature attive o per funzioni di

gestione, quali ad esempio quelle di smistamento, ma potrà contenere solamente dispositivi passivi.

Prese di Telecomunicazione

Le prese di telecomunicazione vengono poste in corrispondenza dell’area di lavoro, sul muro,

pavimento o in qualunque punto dell’area, in dipendenza dal progetto o dalla struttura esistente

dell’edificio. Il numero di prese e l’ubicazione viene gestita in funzione del tipo di postazione da

realizzare, tenendo comunque conto che una maggiore densità di prese accrescerà la flessibilità del

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cablaggio, in previsione di successive modifiche. In ogni area di lavoro devono essere presenti

almeno due prese, che, al massimo, possono servire un piano utilizzabile di 10 mq. Una delle due

prese dovrà essere servita da un cavo bilanciato di 100 Ω o 120 Ω (raccomandato quello di 100 Ω).

L’altra potrà essere servita da cavo bilanciato, analogamente alla prima, o da fibra ottica 62,5/125

µm multimodale; se una presa è supportata da un cavo bilanciato, dovranno essere previste due o

quattro coppie per ciascuna presa, e tutte dovranno essere terminate.

Come alternative, nella scelta dei cavi, si possono utilizzare cavi bilanciati 120 Ω o 150 Ω e

fibre ottiche multimodali 50/125 µm. Se sono progettate meno di quattro coppie, la presa dovrà

essere marcata. Le prese dovranno essere marcate in modo ben visibile dall’utente e si dovrà

prestare attenzione nel registrare la coppia iniziale e le successive modifiche. L’uso di dispositivi

quali trasformatori e adattatori di impedenza e di interfaccia è consentita purché esterni alla presa.

Viene permessa una successiva designazione delle prese tramite inserti. I cavi ibridi, cioè un

insieme di tipi diversi di cavi per categoria inseriti in una unica guaina, e le fibre multi unità che

soddisfano i requisiti prescritti, potranno essere utilizzati nel sistema orizzontale, per supportare una

o più prese di telecomunicazione. Il cablaggio dell’area di lavoro, che connette le prese di

telecomunicazione con le apparecchiature terminali, essendo non permanente, esula dagli scopi

delle norme, sono state fatte, tuttavia, delle assunzioni sulle lunghezze e sulle caratteristiche

trasmissive di tali cavi, in seguito riportate.

Realizzazione del cablaggio orizzontale. Questo paragrafo tratterà della realizzazione del sottosistema di cablaggio orizzontale, per la

quale vengono principalmente indicate le massime distanze che possono essere coperte dai cavi, con

riferimento ad alcune delle configurazioni possibili.

Distanze Orizzontali

La massima lunghezza consentita per il cavo orizzontale, considerato dall’attestazione sul

distributore di piano sino alla presa di telecomunicazione, è di 90 m. Per quanto riguarda la

lunghezza massima di tutto il canale orizzontale, si hanno diverse implementazioni, secondo la

presenza di elementi di interconnessione, quali patch cords o jumpers, nel distributore di piano,

ovvero nel caso di interconnessione diretta; le variazioni nelle lunghezze sono però relative ai cavi

flessibili utilizzati.

I cavi e gli elementi di connessione delle diverse categorie possono essere presenti all’interno

di uno stesso collegamento; per le fibre ottiche con diverso diametro del nucleo, ciò non è invece

consentito. In questa stessa sede si considerano anche i cavi dell’area di lavoro, esterni al

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cablaggio permanente, nel senso di una indicazione sulla lunghezza complessiva dei vari patch

cord.

Caso a) - La figura 1 esemplifica uno schema di cablaggio orizzontale, bilanciato in rame, con

elemento di interconnessione.

Fig. 1 – Scahema di cablaggio orizzontale in rame con interconnessione

In questa configurazione le distanze raccomandate sono di 90 m per il collegamento

permanente, indipendentemente dal tipo di mezzo utilizzato, mentre per i connettori presenti nel

distributore di piano e nell’area di lavoro deve aversi A+B+C pari, al massimo, a 9 metri.

Caso b) - La figura 2 descrive una realizzazione del cablaggio orizzontale, bilanciato in rame, con

interconnessione diretta.

Fig. 2 – Schema di cablaggio orizzontale in rame senza interconnessione

TP FD WA

A B C

TO

Collegamento permanente

Canale trasmissivo

Distributore di piano

Punto di transizione

Elemento di connessione

Apparecchiatura presente in area di lavoro

FDTP TO

WA

E ACollegamento permanente

Canale trasmissivo

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Anche in questo secondo caso, la lunghezza massima del collegamento permanente è di 90

metri, mentre per i cordoni di connessione deve aversi A+E pari a 10 metri, al massimo.

Caso c) - Cablaggio in fibra ottica, con interconnessione diretta, riportato in Fig. 3.

Fig. 3 – Schema di cablaggio orizzontale in fibra ottica

Queste distanze massime, sopra riportate con la relativa terminologia, sono quelle stabilite

nella norma CEI EN 50173; adesso faremo riferimento agli standard TIA/EIA, confrontando le

diversità fra essi.

Struttura e distanze orizzontali nello standard EIA/TIA 568 B

La topologia del sottosistema orizzontale prevista nello standard TIA è, sostanzialmente,

identica a quella proposta dalle norme europee; le differenze riguardano essenzialmente le distanze

permesse e una particolare configurazione della presa di telecomunicazione (TO), chiamata

MuTOA (Multi-user Telecommunications Outlet Assembly), e sviluppata nell’ambito di una

implementazione di tipo “ open office” dei dispositivi dell’area di lavoro.

Per prima cosa si considerino le seguenti corrispondenze:

Il distributore di piano viene indicato come horizontal cross connect (HC);

Il locale di telecomunicazione diviene telecommunications room (TR);

L’area di lavoro, incluso la presa di telecomunicazione (TO o WAO), work area

(WA).

Consideriamo lo schema di una generica distribuzione orizzontale

FD TO

E ACollegamento permanente

Canale trasmissivo

Giunzione in fibra ottica A + E = max 10 m

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(D ≤ 15 m in caso di installazione di CP)

Fig. 4 – Schema di cablaggio orizzontale (TIA/EIA)

Come emerge dalla struttura di Fig. 4, la maggiore differenza fra i due standard, relativamente

a questo sottosistema e al solo aspetto topologico, consiste nella ridefinizione di alcuni degli

elementi funzionali e nelle indicazioni relative ai patch cord. Le specifiche prevedono per il

collegamento permanente una lunghezza massima di 90 metri, analogamente al caso europeo. Per

quel che riguarda i patch cord, si fa riferimento ai vari segmenti separatamente, e non alla loro

lunghezza totale, e quindi per il segmento B e per C viene indicato un limite massimo di 5 metri

ciascuno; per A non si ha nessun riferimento.

Le raccomandazioni sui cavi prescrivono l’uso di cavi twistati a quattro coppie, di 100Ω, UTP

(cavi non schermati) o ScTP (schermati), e fibre ottiche multimodali 65,2/125 m o 50/125 µm.

Anche in questo caso è ammesso l’utilizzo di cavi multiunità, che soddisfino i requisiti dello

standard. I cavi twistatati a due coppie, di 150Ω di tipo STP-A sono sconsigliati per nuove

installazioni. Così come nelle raccomandazioni Ceti, è prevista la possibilità, ove necessario, di

inserire un punto di transizione lungo il cavo orizzontale e anche la presenza di un punto di

consolidamento (CP); quest’ultimo, utilizzato negli schemi di tipo MuTOA di cui si tratterà a breve,

consiste in un elemento di connessione lungo il collegamento permanente tra i patch panel e i TO,

avente lo scopo di estendere il cavo fino alle prese, mantenendo le caratteristiche trasmissive del

canale logico. In tale punto non devono essere posizionati dispositivi di interconnessione e deve

HC TR

Dispositivo attivo

Patch panel

WATP/CP

D

Collegamento permanenteA B C

Dispositivo di utente

Telecommunication outlet

Transition point o Consolidation point A, B, C Equipment cord

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essere assicurato ad una struttura permanente dell’edificio. Per quanto riguarda l’area di lavoro

sono richieste un minimo di due telecommunications outlet, di cui una servita da cavi in rame

twistati e l’altra da cavi o fibre ottiche multimodali. Qualunque dispositivo, sia splitter, baluns o

altro, deve essere posizionato esternamente al cablaggio permanente, oltre le prese o le HC; non

sono inoltre permesse giunzioni per i cavi in rame e neppure bridge.

Open Office Cabling

Nel documento TIA 568 B viene inclusa la possibilità di una implementazione di tipo open

office della distribuzione orizzontale, volta ad aumentare la flessibilità della installazione,

ottimizzando l’aspetto economico. In pratica si tratta di un sistema che preveda la possibilità di

servire più aree di lavoro in uno spazio caratterizzato da molteplici apparecchiature la cui posizione

non risulti vincolata nell’area stessa; questo per ottenere i migliori risultati in spazi, tipicamente

uffici, che richiedono frequenti modifiche della configurazione delle postazioni di lavoro. Questo

risultato viene conseguito utilizzando particolari prese chiamate MuTOA, acronimo di Multi-user

Telecommunications Outlet Assembly; l’uso di tali dispositivi, permette una diversa gestione dei

cavi da utilizzare nelle aree di lavoro, in relazione alla lunghezza complessiva del collegamento

permanente e, di conseguenza, alle esigenze di coloro che utilizzeranno la struttura.

La Fig. 5 schematizza un sistema orizzontale che utilizza una presa MuTOA.

Fig. 5 – Cablaggio orizzontale Open Office

Una altro aspetto di tale implementazione riguarda la possibilità di gestire nel modo migliore

il cablaggio di edifici con particolari vincoli architettonici, siano essi di natura strutturale o artistica.

Cablaggio in fibra ottica e polarità dei cavi.

Gli standard per il cablaggio prevedono che alle prese di telecomunicazione giungano due cavi

in fibra ottica; per tali cavi si raccomanda una identificazione tramite le etichette A e B e una

relativa pratica di connessione che è illustrata nella Fig 6.

HCCP

WA

WA WAMuTOA outlet

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Fig. 6

Lo standard 568-B1 prescrive una orientazione (polarità) A-B sulla presa di

telecomunicazione vista in prospettiva frontale dal lato utente e una orientazione B-A dal lato di

installatore. In pratica si ha una configurazione incrociata alle due estremità dei cavi orizzontali,

come mostrato in figura. Nel caso di collegamento fra patch panel di due diversi locali di

telecomunicazione, quello nella prima stanza (TR1) avrà un orientamento A-B per ogni coppia di

fibre, mentre quello nella seconda stanza (TR2) avrà un orientamento B-A.

Cablaggio di Dorsale dell’Edificio Il sottosistema di cablaggio di dorsale di edificio si estende dal distributore di edificio ( BD -

Buildings distributor ) ai distributori di piano; è prevista la possibilità di avere più distributori di

edificio ( FD). Gli elementi costitutivi il sottosistema sono:

I cavi di dorsale di edificio;

Le terminazione dei cavi di edificio ai distributori, sia di piano che di edificio, e i

connettori di smistamento in corrispondenza del distributore di edificio.

La struttura è quindi quella di una stella che è orientata, gerarchicamente, dal centro stella di

edificio verso i centri stella di piano. I cavi di dorsale non dovranno contenere punti di transizione

ne prevedere giunzioni. In effetti non c’è un divieto esplicito nell’uso di giunzioni, ma una

indicazione che deriva dalla necessità di non degradare le prestazioni del canale.

Topologia e Realizzazione del Cablaggio di Dorsale Per il sistema di cablaggio verticale sono previsti al più due livelli gerarchici di elementi di

interconnessione. Il connettore di smistamento del cablaggio di dorsale, che può o no soddisfare le

necessità dell’intero sottosistema, deve essere posizionato in apposite Sale Apparati ( Equipment

Rooms ) che generalmente coincidono con il centro stella di edificio, che accolgono una serie di

Lato installatore Lato utenteLato utente

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dispositivi analoghi a quelli presenti nell’armadio di piano. I vari edifici che fanno parte della rete

da realizzare sono connessi tra loro tramite la dorsale di comprensorio; per comprensorio, o

campus, si intende l’insieme di edifici geograficamente limitato, cui vengono forniti i servizi di

telecomunicazione tramite il sistema di cablaggio strutturato. Anche per questa configurazione si

ripete la struttura a stella gerarchica, che prevede uno o più centri stella di comprensorio; questi

ultimi sono connessi ai vari centri stella di edificio che costituiscono il campus.

Fig. 7 – Sistema di cablaggio (schema generale)

Distanze del Cablaggio di Dorsale

La massima distanza ammessa per il cavo che collega il distributore di insediamento (CD) e il

distributore di edificio è di 2000 m, mentre quella fra il distributore di edificio e quello di piano non

dovrà eccedere i 500 m. La prima delle suddette distanze potrà essere superata qualora si utilizzi

un cablaggio in fibra ottica monomodale. Le caratteristiche di tale fibra consentirebbero una

distanza limite di 60 Km punto punto, tuttavia lunghezze di dorsale maggiori di 3000 m sono al di

fuori dello scopo delle attuali norme. Le lunghezze di prolunghe e ponticelli presenti nel

distributore di insediamento e in quello di edificio non dovrebbero superare i 20 m. Distanze

maggiori dovranno essere valutate in relazione alla massima lunghezza del cavo di dorsale. In ogni

caso i valori sopra riportati non sono applicabili per tutte le combinazioni di cavi e per tutte le

CD

BD

FD

TO TO

FD FD

BD

Distribuzione verticale

Distribuzione orizzontale

Dorsale di comprensorio

Dorsale di edificio

CD Campus Distributor

FD Building Distributor

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applicazioni. Per tale ragione nel momento della scelta di un cavo di dorsale si dovrebbero

consultare le caratteristiche tecniche delle apparecchiature nonché i fornitori dei sistemi. Di

seguito è riportato lo schema del sottosistema di cablaggio di dorsale, indicando fra parentesi la

sigla relativa allo standard TIA/EIA.

Fig. 8 – Cablaggio di dorsale

Per quel che riguarda la scelta del tipo di cavo per il cablaggio di dorsale sono indicati i

seguenti tipi:

Cavo in fibra ottica multimodale e monomodale, secondo le prescrizioni riportate nel

paragrafo “Cratteristiche dei mezzi trasmissivi”, ed in particolare si raccomanda il cavo

multimodale 62,5/125 µm;

Cavo in rame bilanciato a 100 Ω o 120 Ω.

Le distanze di dorsale raccomandate nello standard TIA quelle riportate nella tabella seguente.

Fibra Ottica

Multimodale

Fibra Ottica

Monomodale

Cavo in rame (Utp) Cavo in rame

(Stp)

Cavo coassiale

L1 (m) 500 500 500 / 500

L2 (m) 1500 2500 300 / 500

L1+L2 (m) 2000 3000 800 (90)* 90* 1000

(* per trasmissione dati)

I cavi indicati per il cablaggio di dorsale sono i seguenti:

CD BD FD(MC) (IC) (HC)

D E F

A B CL1L2

a b c

a Cavo di dorsale di insediamento b Cavo di dorsale di edificio

c Cavo orizzontaleApparecchiatura specifica Patch panel

Lunghezza della dorsale di edificioL1 L2 Lunghezza della dorsale di comprensorio

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Coppia twistata in rame a 100 Ω;

Fibra Ottica multimodale 62,5/125 µm o 50/125 µm;

Fibra Ottica monomodale

Le differenze fra le due configurazioni, a questo primo livello strutturale, riguardano

sostanzialmente le distanze in relazione ai differenti tipi di cavi, mentre le topologie coincidono; in

realtà, per un motivo strettamente storico, è stato l’ente americano a fissare questi criteri poi

esaminati e parzialmente modificati dalle altre organizzazioni internazionali ed europee.

Architettura dei sistemi di cablaggio per edifici residenziali. Il cablaggio per la distribuzione di servizi negli edifici residenziali sta assumendo sempre

maggiore importanza in seguito alla crescente diffusione di nuovi servizi di telecomunicazione e di

automazione domestica. Si farà riferimento, nella trattazione, ai seguenti due documenti:

Standard TIA/EIA 570-B Residential telecommunications cabling system.

Guida CEI 306-2 Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione

multimediale negli edifici residenziali.

Ove necessario si rimanderà ai paragrafi del presente capitolo, relativi al cablaggio generico o

ai capitoli successivi.

Cablaggio di una singola unità abitativa Guida CEI 306-2La struttura indicata per il cablaggio, in accordo con le norme per i sistemi generici, è quella a stella

con la presenza di un centro stella da cui si dipartono i cavi di distribuzione e in cui convergono i

cavi che supportano i servizi esterni. Sarebbe opportuno che l’ubicazione del centro stella fosse

quanto più possibile baricentrica all’interno dell’abitazione, in un locale tale da garantire sufficiente

spazio per il posizionamento delle apparecchiature di distribuzione. Dal centro si dipartono i rami

che terminano ognuno in un punto di utilizzazione, il quale dovrebbe trovarsi in ogni stanza

dell’unità, che individua il punto di accesso dell’utente al servizio. La massima lunghezza

ammessa per ogni singolo ramo è di 90 m, in aderenza allo norma CEI En 5015; in questo caso,

tuttavia, mantenendo tale distanza fra presa e presa è possibile mettere in comunicazione due

dispositivi senza ricorrere a ripetitori posti al centro stella. In corrispondenza di ogni punto e del

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centrostella si deve predisporre una presa dell’energia elettrica e chiaramente il numero dei punti di

utilizzazione varia in base alle tipologie di servizi richiesti e alle necessità funzionali degli

utilizzatori.

All’interno del centro di distribuzione trovano collocazione i dispositivi preposti alle tre

seguenti funzioni:

Terminazione dei cavi provenienti dai punti di utilizzazione; le prescrizioni per i connettori

per cavi simmetrici e coassiali sono riportati nel cap 6, mentre per le fibre ottiche le

soluzioni sono al momento allo studio.

Interfaccia con i servizi di rete: i segnali, che devono essere distribuiti nell’abitazione fra le

varie prese, possono provenire da un dispositivo domestico o da una rete esterna; in questo

ultimo caso il punto di terminazione della rete esterna ( NT, Network termination ) viene

installato dal fornitore dello stesso servizio e può essere un dispositivi passivo ( nel caso ad

esempio di telefonia ) o attivo (ISDN).

Distribuzione dei segnali nelle varie zone di abitazione, tramite dispositivi di accoppiamento

fra rete interna ed esterna.

In base al livello di servizio da fornire sono praticabili due configurazione per i punti di

utilizzazione:

Un cavo a quattro coppie simmetriche più un cavo coassiale ( dove il servizio TV è

richiesto), nel caso di servizi base;

Due cavi a quattro coppie simmetriche più due cavi coassiali, nel caso di servizi avanzati.

In ogni caso ci si dovrebbe riservare la possibilità, al momento dell’installazione di servizi

base, di poter integrare le strutture per servizi avanzati.

La massima lunghezza raccomandata per i cordoni di collegamento fra i punti di utilizzazione

e i terminali di utente è di 8 m, e sarebbe comunque opportuno che un punto di utilizzazione fosse

presente in ogni parete di almeno 4 m.

Nelle Fig. 9 viene riportato lo schema di cablaggio e le relative distanze.

Standard TIA/EIA 570-AQuesto standard stabilisce due gradi di cablaggio residenziale che, in linea di massima

corrispondono al livello base ed avanzato della guida CEI, e che supportano servizi così come

riportato nella Tab. 1.

Come si può osservare la principale differenza fra i servizi offerti dai due gradi consiste nel

supportare o meno la distribuzione multimediale.

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Fig. 9 – Schema di cablaggio residenziale

Servizio Grade 1 Grade 2

Telefonia X X Segnale televisivo X X Trasmissione dati X X Multimedia X

Tab. 1

Per il Grade 1 è richiesto un minimo di una cavo UTP a quattro coppie e un cavo coassiale

secondo i requisiti di Tab. 2, mentre per il Grade 2 di cablaggio sono richiesti almeno due cavi UTP

(non schermati) e due cavi coassiali; da queste prescrizioni di può già osservare il ruolo di

riferimento che la norma americana ha avuto, e avrà, nel compilare la guida relativa all’area

europea, essendo la configurazione dei mezzi identica, ad eccezione della possibilità d’impiego

delle fibre ottiche multimodali.

Mezzo trasmissivo Grade 1 Grade 2

Cavi UTP, a 4 coppie, non twisted

Categoria 3, Categoria 5 (raccomandata)

Categoria 3, Categoria 5 (raccomandata)

Cavo coassiale a 75 Ohm Previsto Previsto

Fibra ottica Non prevista Opzionale

Tab. 2

La topologia di rete per questo sistema, è ovviamente, quella a stella i cui rami si dipartono

dall’elemento di distribuzione (DD - Distribution Device) e raggiungono le prese di utente (TO/C -

Telecommunications Outlet/Connector) posti nei vari ambienti; strutturalmente si ha dunque una

distribuzione analoga a quella di Fig. 11, con eguale distanza di 90 m (max) per ciascun raggio

Punto di utilizzazione con presa standard

TV

8 m (max)

90 m (max)

Armadietto al centro stella

Servizi esterni

a

b

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della stella. Della struttura di cablaggio fa anche parte il Demarcation point (DP) che rappresenta

l’interfaccia fra i servizi esterni e la rete privata, realizzata da un dispositivo indicato come NI

(Network Interface Device) installato dal fornitore dei servizi e posizionato sul muro esterno

dell’unità abitativa. Per portare i servizi all’interno dell’abitazione si utilizza un cavo che si attesta

in una presa interna, ADO – Auxilary Disconnect Outlet, cui si collega il cordone di accesso al

dispositivo di smistamento (DD); tale presa è prevista per garantire la possibilità di disconnettere

dall’interno dell’abitazione la rete interna da quella esterna, tramite un connettore meccanico e non

solo elettrico, presente nel DD. La lunghezza permessa per il collegamento fra il DD e le TO è di

90 m, come già ricordato, che divengono 100 m se si includono gli equipment chord posti nel

distributore e quelli dell’area di lavoro.

Fig. 10

Nel caso di edifici con più appartamenti, destinati ad abitazione, si avranno in generale un

insieme di cablaggi relativi a servizi di telecomunicazione e alla distribuzione multimediale; queste

strutture vengono realizzate con cavi che raggiungono i singoli appartamenti tramite le

canalizzazioni opportunamente predisposte nell’edificio. Principalmente i tipi di cablaggio presenti

sono due:

Cablaggi installati dai gestori di reti pubbliche per i servizi di telefonia o distribuzione di

segnali televisivi via cavo;

Cablaggi installati dal gestore dell’edificio; fra questi si possono distinguere:

Impianti centralizzati di ricezione Tv, anche via satellite; per tali sistemi si farà

riferimento alle specifiche norme di installazione;

Sistemi per citofoni o di automazione in genere;

Sistemi di distribuzione telefonica interna tramite centralini;

TODDADONID

ADO chord

Equipment 100 m (max)

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Sistemi di cablaggio per uso generale.

In relazione a quest’ultima installazione che risulta quella meno legata a specifiche

applicazioni, la guida di riferimento del CEI rimanda integralmente alla norma sul cablaggio

generico (EN 50173), già esaminata nella prima parte di questo capitolo, per quel che riguarda la

configurazione topologica: si dovrà progettare un sistema di dorsale di edificio e tanti sottosistemi

orizzontali quanti sono gli appartamenti da servire, coerentemente con i requisiti sulle distanze e

sulle caratteristiche trasmessivi dei cavi.

Nelle Fig. 11 e 12 sono riportati alcuni esempi di cablaggio e nella Fig. 13 sono presentati i

simboli di alcuni elementi fondamentali.

Fig. 11

Fig. 12

Main Terminal Space Main Terminal Space

IV Piano

III Piano

II Piano

I Piano

Equipment room

Accsso ai servizi esterni

Intrabuilding backbone

Interbuilding backbone

Spazio interno all’appartamento Area di lavoro

90 m

ADO cable

Equipment chord

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Fig. 13

Prospetto Comparativo della terminologia relativa al cablaggio.Per semplificare la comprensione ed il raffronto delle diverse norme vengono ora riportate due

tabelle relative alla terminologia degli standard di cablaggio, sia per quelli relativi a sistemi generici

sia per il cablaggio di unità abitative.

Elemento del Cablaggio Norma CEI En 50173 Standard TIA/EIA 568-B

Distributore di comprensorio CD Campus Distributor

MD Main Cross Connect

Distributore di edificio BD Building Distributor

IC Intermediate Distributor

Distributore di piano FD Floor Distributor

HC Horizontal Cross Connect

Presa di telecomunicazione TO Telecommunications Outlet

TO

Punto di Transizione TPTransitinon Point TP

Punto di Consolidamento Punto di Consolidamento

CP Consolidation Point

Dorsale di comprensorio CB Campus Backbone

Interbuilding backbone

Dorsale di Edificio BB Building Backbone

Intrabuilding backbone

Sale apparati ER Equipment Room ER

Armadio di Piano TC Telecommunication Closet

TC

Punto di ingresso dei servizi EF Entrance Facility EF

Cordoni di collegamento per i dispositivi

EC Equipment Cord EC

Pannelli di distribuzione PP Patch Panel PP

Cordoni relativi ai pannelli di distribuzione

PC Patch Cords PC

Tab. 3

Floor serving terminal Main terminal equipment

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Elemento del cablaggio

Guida CEI 306-2

Standard TIA/EIA 570-B

Distributore al centrostella Armadietto al centrostellaDistribution Device

(DD)Dispositivo di interfaccia

con la rete esternaNetwork Termination

(NT)Network Interface Device

(NID)

Presa di disconnessione -Auxiliary Disconnect Outlet

(ADO)

Punto di utilizzazione Punto di utilizzazioneTelecommunication Outlet

(TO)

Distributore di edificio BD Main Cross Connect

Distributore di piano FD Floor Service Terminal

Dorsale di edificio BB Intrabuilding Backbone

Dorsale di comprensorio CB Interbuilding Backbone

Sala per il distributore di edificio Sala di telecomunicazione Main Terminal Space

Tab. 4

Collegamenti, Canali e Classi di Applicazione Collegamento Permanente

Un collegamento permanente è costituito dalle sezioni passive dei cavi e degli elementi di

interconnessione, che connettono due qualunque interfacce del sistema di cablaggio; l’interfaccia

sono definite in corrispondenza delle prese di telecomunicazione e di qualsiasi punto in cui

un'apparecchiatura si collega al cablaggio, tramite cavi flessibili. I cavi dell’area di lavoro e i patch

cord non fanno parte del collegamento permanente.

Nel collegamento è prevista la presenza di un punto di transizione; per maggior chiarezza

vengono presentati nella Fig. 14 due esempi.

La figura 14a illustra un collegamento permanente che si estende fra il distributore di piano ed una

presa di utente, con interposto un punto di transizione; la figura 1b considera una distribuzione

completa in cui il cablaggio di dorsale è effettuato tramite cavi in fibra ottica, mentre quello

orizzontale con cavo bilanciato in rame. In corrispondenza del distributore di piano è posto il

convertitore optoelettronico per la transizione fra i due tipi di cavo: si hanno sei interfacce, più una

opzionale nel FD, se si utilizza un elemento di connessione. I cavi dell’area di lavoro, i patch cord

e gli equipment cable (in rosso nella figura) non fanno parte del collegamento.

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Fig. 14 – Esempi di collegamento permanente

Canale Trasmissivo.Il canale trasmissivo rappresenta l’intero percorso dei cavi che connettono le apparecchiature

attive: ne fanno quindi parte le sezioni passive del cavo, gli elementi di connessione e le relative

prolunghe, i cavi dell’area di lavoro. Nella figura seguente si riporta uno schema a titolo di

esempio.

Fig. 15 – Esempio di canale trasmissivo

Collegamento permanente

FDTP

TOInterfaccia al cablaggio

Interfaccia opzionale

HostConvertitore opto-elettronico

(a)

(b)

CD BD FD TO

(1) (2) (3)

(1), (2) Collegamento permanente in f.o. (3) Collegamento permanente in rame

Cordoni dell’area di lavoro, patch cords, equipment cables

CD BD FD TO

(1)(2)

(1) Canale trasmissivo in f.o. (2) Canale trasmissivo in cavo bilanciato in rame

Cordoni dell’area di lavoro, patch cordsa, equipment cables

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Classi di ApplicazioneAl fine di poter caratterizzare i collegamenti permanenti e i canali si è voluto introdurre, a

livello normativo, una suddivisione degli stessi in classi , caratterizzate dal tipo di applicazione da

supportare e, quindi, dai relativi requisiti di frequenza; la definizione delle classi di applicazione è

stata introdotta negli standard internazionali Iso e in quelli europei del Cenelec. La corrispondente

suddivisione viene espressa nei documenti statunitensi, in termini di categorie, facendo così

riferimento ad un collegamento, classe o cavo di data categoria. Nel seguito si indicherà la classe

di applicazione e tra parentesi la corrispondente categoria:

Applicazioni di Classe A (Categoria 1).

Si tratta delle applicazioni in banda fonica (telefonia) e in bassa frequenza; i relativi

collegamenti e canali trasmessivi sono specificati fino a 100 KHz, e supportati da cavi in

rame bilanciati. Applicazioni tipiche di questa classe sono i PBX su una o due coppi di

cavi. La categoria 1 non è più inclusa nelle raccomandazioni dei presenti standard.

Applicazioni di Classe B (Categoria 2).

Applicazioni per dati in media velocità fino a 1MHz, su cavi in rame bilanciati; in tale classe

ricade l’accesso principale ISDN tramite bus S0 esteso o connessione punto punto S0 , su

due o quattro coppie di conduttori.

Applicazioni di Classe C (Categoria 3).

Include le applicazioni per dati ad alta velocità, fino a 16 MHz, su cavi in rame bilanciati;

tipiche configurazioni implementabili per questa classe sono il Token Ring a 4 Mbit/s e a 16

Mbit/s, e il CSMA/CD 10BaseT. Questa classe di servizio è la più bassa fra quelle

attualmente previste dalle normative in vigore.

Applicazioni di Classe D (Categoria 5(1) e 5e).

Applicazioni dati ad altissima velocità su cavo in rame fino a 100 MHz; sono supportate

configurazioni di tipo Token Ring 16 Mbit/s, 10Base-T, 100Base-Tx, 100Base-T4 e servizi

di tipo B-ISDN.

Applicazioni di Classe Ottica.

Questa classe include le applicazioni per trasmissione dati ad alta ed altissima velocità su

fibra ottica, specificate a 10MHz e oltre; supportano Token Ring, FDDI, SM-FDDI, LCF-

FDDI, FC-PH e ATM.

(1) I cavi di categoria 5, negli standard Tia, sono sconsigliati per nuove installazioni di cablaggio.

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Lo standard TIA/EIA 568-B include, fra le classi di applicazione, anche la Categoria 6, che

corrisponderebbe alla Classe E, per trasmissione dati fino a 250 MHz; le caratteristiche per questa

classe, al momento contenute in un draft document, saranno inserite in un addendum al documento

568-B2.

La classe A è considerata la più bassa, e ogni classe supporta tutte le applicazioni delle classi

inferiori; i requisiti specificati per ogni classe di collegamento sono quelli che consentono la

prestazione minima per garantire le applicazione della classe relativa.

Nella Tab. 5 sono riportate le lunghezze massime dei canali trasmessivi raggiungibili con le

varie categorie di cablaggio.

Cavo bilanciato cat. 3 (Classe C)

2.000 200 1001

Cavo bilanciato cat. 5 (Classe D)

3.000 260 1602

1001

Cavo bilanciato 150 Ohm

3.000 400 2502

1502

Fibra ottica multimodale

2.000Fifra ottica

monomodale3.000 3

- -

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Mezzo fisicoLunghezza del canale trasmissivo (m)

A B C D Ottica

1) La distanza di 100 m include i 90 m del cablaggio permanente orizzontale ed i 10 m delle prolunghe e cordoni.

2) La applicazioni limitate dal ritardo di propagazione non dovrebbero superare i 100 m. 3) La limitazione a 3000 m è una scelta non imposta da limitazioni del mezzo.

Tab. 5 – Distanze massime del canale trasmissivo

Le distanze riportate nella Tab. 5 sono stimate tenendo in considerazione alcuni parametri dei

mezzi, quali la perdita per paradiafonia per i cavi in rame o la larghezza di banda per le fibre, che

verranno descritti nei successivi paragrafi.

In generale nella progettazione di un canale trasmissivo si dovrebbe tenere conto della

possibilità in futuro di ampliare il sistema di cablaggio connettendo altri sottosistemi; le prestazioni

dei nuovi canali così ottenuti saranno inferiori a quelle dei sottosistemi più corti e quindi in fase di

pianificazione si dovranno progettare i singoli sottocanali al fine di mantenere le proprietà

complessive sostanzialmente inalterate. In pratica si procederebbe ad una accurata stima e verifica

dei parametri caratteristici nella fase di installazione di ogni singolo sottosistema; sempre nell’ottica

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di rendere il sistema più flessibile si dovrebbe anche prevedere le modifiche che possono derivare

dallo sviluppo dei servizi trasportati e dalla ampiezza di banda richiesta. Questi fattori possono

essere valutati in fase di pianificazione del cablaggio di dorsale ed orizzontale nonché nella scelta

delle strutture destinate alla posa dei cavi e delle configurazioni delle prese di telecomunicazioni.

Prescrizioni per collegamenti e canali su cavi bilanciati in rame.I parametri presi in considerazione in questo paragrafo si riferiscono a collegamenti bilanciati

realizzati con cavi in rame, non schermati ovvero schermati e con schermo totale o meno, per valori

discreti di frequenza di lavoro; la massima frequenza considerata nelle prove si basa sulle

caratteristiche richieste per il collegamento e non da quella massima indicata per il cavo. Anche se

le prove vengono effettuate per frequenze discrete, i risultati devono valere per tutte le frequenze

intermedie per le quali possono essere dedotti con procedimenti di interpolazione, effettuati su scala

logaritmica o semi-logaritmica. I parameri utilizzati per caratterizzare il collegamento e il canale,

sono per i cavi in rame, i seguenti:

Impedenza Nominale;

Perdita di Ritorno;

Attenuazione;

Perdita di Paradiafonia e Somma delle potenze relative;

Rapporto Attenuazione / Perdita di diafonia e Somma delle potenze relative;

Perdita di Telediafonia di livello uguale e Somma delle potenze relative;

Resistenza del loop in d.c;

Ritardo di Propagazione e Differenza del ritardo;

Perdita nella conversione da longitudinale a differenziale;

Impedenza di trasferimento dello schermo.

Impedenza Nominale

L’impedenza nominale di un canale, secondo le prescrizioni della norma Cei, deve essere di

100Ω, 120Ω o 150Ω, sia che il canale venga realizzato con cavi schermati o meno; lo standard

TIA/EIA riconosce invece solamente canali con impedenza pari a 100Ω, mentre i cavi a 150Ω

schermati si sconsigliano per nuove installazioni; bisogna notare che l’impedenza del canale varia

rispetto a quella caratteristica dei cavi, testati prima dell’installazione nell’edificio: infatti a causa

della presenza dei connettori, della vicinanza al riferimento di terra, della posa del cavo (ad esempio

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curvature) o dell’unione di due diversi tipi di cavo possono verificarsi disadattamenti alle interfacce

del cablaggio il cui effetto è quello di produrre una riflessione del segnale transitante.

Allora l’impedenza nominale del canale deve essere ottenuta mediante un progetto adeguato

che preveda una opportuna scelta dei cavi e degli elementi di connessione.

Perdita di Ritorno

Le perdite di ritorno del canale rappresentano un indice della qualità dell’intero collegamento;

consistono nella somma di tutti i segnali riflessi dai patch panel, connettori e cavi , verso la sorgente

all’estremità del canale. L’origine di tali riflessioni è nel disadattamento di impedenza fra cavi,

elementi di connessione e distributori, e nelle perdite di ritorno strutturali dovute alle imperfezioni

dei cavi. La misura delle perdite avviene tramite il coefficiente di riflessione (rapporto fra

l’ampiezza del segnale incidente e quella del segnale riflesso) espresso in dB: quanto più alto è il

valore tanto migliore risulterà il canale.

Il valore delle perdite deve essere misurato a partire da entrambe le estremità del cavo per

ottenere una corretta valutazione delle prestazioni del canale o del collegamento.

Nella Tab. 6 sono riportati i valori minimi di perdita di ritorno per collegamenti permanenti e i

canali trasmissivi di classe C e D.

Classe C Classe D Classe C Classe D

1 ≤ f < 16 15 17 15 1716 ≤ f < 20 N.A. 17 N.A. 1720 ≤ f ≤ 100 N.A. 17 - 7log(f/20) N.A. 17 - 10log(f/20)

Banda di frequenza

(MHz)

Minima perdita di ritorno (dB)Collegamento permanente Canale trasmissivo

Tab. 6 – Perdita di ritorno

La differenza di valore fra canale trasmissivo e collegamento permanente, per il range di

frequenze da 20 MHz fino a 100MHz, è dovuta al fatto che il canale trasmissivo include anche le

prolunghe degli elementi di interconnessione e i cavi presenti nell’area di lavoro; per i valori di

frequenza sopra indicati le differenze nelle perdite dovute a questi elementi diventano sensibili e

quindi vanno computate nella somma complessiva.

Di seguito nella Tab. 7 sono presentati i valori di Return Loss o Perdita di ritorno indicati

nello standard 568-B per le categoria 5e e 6.

Attenuazione

A causa delle perdite di segnale che avvengono nel mezzo, per le caratteristiche del rame e

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anche per le perdite nel dielettrico usato per avvolgere il conduttore, si riscontra una attenuazione

lungo il canale trasmissivo; questa è misurata in dB ed è il rapporta fra la potenza di un dato segnale

all’estremità di un cavo e quella misurata all’altra estremità.

Cat. 5e Cat. 6* Cat. 5e Cat 6*1 - 10 20 + 5log(f)

10 - 20 2525 18 16

31,3 17,1 1562,5 14,1 12100 12 10

100 - 250 - -

Frequenza [MHz]

Return Loss minimo [dB]Collegamento permanente Canale trasmissivo

19

25 - 7log(f/20)

17 19

19 - 10log(f/20)

Tab 7 – Prescrizioni TIA per il Return Loss

I valori dell’attenuazione dei canali e dei collegamenti non devono superare quelli riportati in

tabella seguente e tali valori, in entrambi i casi, non devono far riferimento a una lunghezza

standard delle strutture di cablaggio; questo in conseguenza del fatto che non esistono prescrizioni

strette sulle lunghezze dei collegamenti, ma solo valori massimi per cui non è possibile definire una

lunghezza tipo per il collegamento e per il canale. Si farà allora riferimento a limiti di attenuazioni

che devono essere rispettati dal canale a prescindere dalla sua estensione.

Classe A Classe B Classe C Classe D Classe A Classe B Classe C Classe D0,1 16 5,5 N.A. N.A. 16 5,5 N.A. N.A.1 N.A. 5,8 3,1 2,1 N.A. 5,8 4,2 2,54 N.A. N.A. 5,8 4,1 N.A. N.A. 7,3 4,510 N.A. N.A. 9,6 6,1 N.A. N.A. 11,5 716 N.A. N.A. 12,6 7,8 N.A. N.A. 14,9 9,220 N.A. N.A. N.A. 8,7 N.A. N.A. N.A. 10,3

31,25 N.A. N.A. N.A. 11 N.A. N.A. N.A. 12,862,5 N.A. N.A. N.A. 16 N.A. N.A. N.A. 18,5100 N.A. N.A. N.A. 20,6 / 21,6 N.A. N.A. N.A. 24 / 24

Frequenza [MHz]

Collegamento permanente Canale trasmissivoAttenuazione massima [dB]

Tab. 8 – Valori massimi dell’attenuazione

Lo standard EIA indica una misura dell’attenuazione (secondo valore nella Tab. 8 e nella

tabella sotto per Cat. 6) per frequenza pari a 100 MHz, non facendo riferimento ad altri valori;

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questo perché questo parametro sarà poi tenuto in conto nelle prescrizioni relative al rapporto

attenuazione/perdita per diafonia (si veda più avanti).

Collegamento permanente Canale trasmissivo

18,5 20

Attenuazione a 100 MHz

per Cat. 6 (classe D) [dB]

Tab. 9 – Attenuzione massima per Categoria 6

Diafonia (Crosstalk)

Per diafonia si intende il passaggio di energia da un circuito all’altro a causa di accoppiamenti

induttivi e capacitivi fra i conduttori; si verifica quando, ad esempio, più coppie di conduttori sono

presenti nello stesso cavo. Nel caso di cavi bilanciati la causa è nella presenza di due modi di

trasmissione: un modo differenziale e uno longitudinale; il primo è caratterizzato da segnali identici

ma di opposta polarità che sono trasportati nei conduttori della coppia e, in condizioni di uniformità

della linea, l’irradiazione elettromagnetica è nulla, ovvero trascurabile nei casi reali. Se il

trasmettitore, il ricevitore o la coppia, non generano segnali perfettamente bilanciati, si origina una

corrente, il segnale longitudinale, lungo la coppia che produce radiazione e causa la diafonia. In

maniera analoga gli sbilanciamenti nel sistema di trasmissione consentono che i campi e la diafonia

provenienti da altri sistemi si accoppino come disturbo sulla linea. Il segnale longitudinale è quindi

il risultato della combinazione fra il trasmettitore, il ricevitore e le procedure di posa dei cavi

durante la fase di installazione del cablaggio. La diafonia si distingue in paradiafonia (NEXT -

Near End Crosstalk) e telediafonia (FEXT - Far End Crosstalk); si ha paradiafonia quando un

apparecchio trasmittente A, di un primo circuito genera un disturbo su quello A’ di un secondo

circuito posto nelle vicinanze nel primo; si è in presenza di telediafonia quando il circuito A

produce un segnale di disturbo sull’apparecchio ricevente B’, del secondo circuito, posto

all’estremità lontana rispetto ad A e A’. Per ridurre la diafonia si può ricorrere ad una opportuna

schermatura dei conduttori, per limitare gli squilibri capacitivi misurati ad entrambe le estremità.

Perdite di Paradiafonia (NEXT)

In questo caso si fa riferimento alla perdita di paradiafonia coppia-coppia (aN) del

collegamento e del canale; tale valore, così come per l’attenuazione, non deve essere regolata per la

lunghezza ma essere misurato ad entrambe le estremità del collegamento, per permetterne una

corretta valutazione;inoltre non sono presi in considerazione i connettori delle apparecchiature che

però possono contribuire ad una ulteriore degradazione per diafonia. La paradiafonia non è la sola

causa di rumore sul collegamento: sorgenti più rilevanti di disturbo sono la perdita di ritorno e la

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telediafonia. Il Next è la differenza fra l’ampiezza del segnale di test e quello di paradiafonia e un

valore basso implica un alto isolamento nei confronti del disturbo.

Nella Tab .10 sono stati riportati, come secondo valore, i valori di paradiafonia prescritti nella

norma TIA/EIA, per le categorie 3 (classe C) e 5e (classe D) essendo queste di fatto quelle

riconosciute e consigliate per le nuove installazioni.

Cl. A Cl. B Cl. C Cl.D Cl. A Cl. B Cl. C Cl.D0,1 27 40 N.A. N.A. 27 40 N.A. N.A.1 N.A. 25 40,1 / 39,5 61,2/60 N.A. 25 39,1 60,3/604 N.A. N.A. 30,7/30,7-29,3 51,8/54 N.A. N.A. 29,3 50,6/53,510 N.A. N.A. 24,3/25,9-24,3 45,5/50 N.A. N.A. 22,7 44/48,616 N.A. N.A. 21/21-19,3 42,3/48,5 N.A. N.A. 19,3 40,6/4720 N.A. N.A. N.A. 40,7/45,2 N.A. N.A. N.A. 39/43,6

31,25 N.A. N.A. N.A. 37,6/43,7 N.A. N.A. N.A. 35,7/4262,5 N.A. N.A. N.A. 32,7/42,1 N.A. N.A. N.A. 30,6/38,7100 N.A. N.A. N.A. 29,3/35,7 N.A. N.A. N.A. 27,1/33,6

Frequenza [MHz]

Perdita per Paradiafonia aN [dB]Collegamento permanente Canale trasmissivo

Tab. 10 – Valori minimi di paradiafonia

Somma delle potenze di perdita di paradiafonia. (PSNEXT)Questo parametro è relativo alla diafonia complessiva di tutte le coppie di conduttori contenuti

in una stessa guaina e per esso valgono le stesse considerazione relative al NEXT; il calcolo della

somma aPSN si effettua a partire dalle perdite di ogni singola coppia secondo la relazione:

ove aNpp,i è il valore del NEXT coppia-coppia per l’i-esimo elemento di cavo.

La somma delle potenze è soddisfatta se i valori della NEXT coppia-coppia, misurata per

ciascuna combinazione di coppie, sono maggiori di almeno 1,8 dB rispetto a quelli riportati nella

relativa tabella, per i collegamenti permanenti e per i canali trasmessivi. Ciò comporta una

verifica, con le modalità indicate per il NEXT, della perdita di paradiafonia di tutte le possibili

combinazione di coppie di conduttori, presenti nell’elemento di cavo: le indicazioni sulla

paradiafonia globale del collegamento sono riportate ad una verifica di ogni possibile sottosistema

accoppiabile del cavo; le misure per ridurre l’effetto del disturbo, e quindi aumentare aPSN,

consistono nei sistemi di schermatura delle singole coppie e nella scelta opportuna della guaina di

rivestimento. Il PSNEXT si applica solamente alla classe D e deve avere valori superiori a quelli

riportati nella Tab. 11; ove i valori in corsivo sono quelli prescritti in TIA 568-B.

aPSN = −10⋅ log 10⋅ exp−aNpp,i

101

n

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Cl. D Cat. 5e Cat. 6 Cl. D Cat. 5e Cat. 61 58,2 57,0 62,0 57,3 57,0 62,0

4 48,8 50,6 61,8 47,6 51,8 60,5

10 42,3 44,0 56,8 41,0 45,5 55,6

16 39,3 40,6 52,2 37,6 42,2 50,6

20 37,7 39,0 50,7 36,0 40,7 49,0

31,25 34,6 35,7 47,5 32,7 37,5 45,7

62,5 29,7 30,6 42,7 27,6 32,7 40,6

100 26,3 27,1 39,3 24,1 29,3 37,1

200 - - 34,3 - - 31,9

250 - - 32,7 - - 30,2

Frequenza [MHz] Collegamento permanente Canale trasmissivo

PSNEXT minima a [dB]PSN

Tab. 11

Rapporto Attenuazione Perdita di diafonia (ACR)Nella determinazione delle caratteristiche trasmissive dei collegamenti in classe D,

l’attenuazione e la diafonia, che rappresentano gli effetti determinanti per definire la qualità del

sistema di trasmissione, vengono messe in relazione tramite l’ACR: questo è la differenza fra la

perdita di paradiafonia e l’attenuazione del cablaggio, espresso in dB. Tale parametro permette di

gestire con un certo margine la progettazione dei collegamenti: collegamenti lunghi possono avere

buone prestazioni per la diafonia ma elevata attenuazione e viceversa. L’ACR è legato al rapporto

segnale/diafonia (SCR), che tiene conto dei segnali di trasmissione e di ricezione di una

applicazione, ma da esso è distinto e calcolato mediante la relazione:

ACR = aN - a

dove aN è la perdita per paradiafonia ed a è l’attenuazione, entrambe misurate nei modi sopra

descritti ed espressi in dB.

L’ACR di un collegamento permanente e di un canale trasmissivo di classe D devono

eguagliare o superare i valori riportati nella Tab. 12.

Somma delle Potenze di ACR (PSACR)Analogamente a quanto visto per il PSNEXT, si definisce la somma delle potenze relative ai

contributi di ACR delle coppie del cavo, e si calcola mediante la relazione:

PSACR = aPSN - a

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dove aPSN è la PSNEXT dell’elemento di cavo, e i valori, calcolati solo per la classe D, devono

eguagliare o superare quelli prescritti dalle norme.

Cl. ED Cat. 5e Cat. 6 * Cl. D Cat. 5e Cat. 6*1 59,1 57,9 - 57,8 57,5 -4 47,7 50,9 - 46,1 49,0 -10 39,4 42,3 - 37,0 39,9 -16 34,5 37,3 - 31,4 34,5 -20 32,0 34,8 - 28,7 31,8 -

31,25 26,6 29,3 - 22,9 25,9 -62,5 16,7 19,4 - 12,1 15,0 -100 8,7 11,3 - 3,1 6,1 -200 - - - - - -250 - - - - - -

* Valori non specificati nello standard TIA

Frequenza [MHz]

Collegamento permanente Canale trasmissivoACR minima [dB]

Tab. 12 - ACR

Perdita di telediafonia (FEXT)Le perdite per telediafonia sono originate dall’accoppiamento fra segnale trasmesso su una

coppia ad una estremità del cavo e quello al ricevitore posto sull’altra coppia all’opposta estremità;

espressa in dB, la telediafonia è particolarmente importante in tutti i sistemi per dati che utilizzano

trasmissione in parallelo.

Perdita di telediafonia di livello uguale (ELFEXT)Per rendere il FEXT una misura più realistica della qualità del collegamento, si è pensato di

introdurre l’effetto della attenuazione correlandolo alla telediafonia. La perdita di telediafonia di

livello uguale è definita come la differenza fra la telediafonia e l’attenuazione, viene espressa in dB

e calcolata mediante la relazione:

aELF = aF - a

dove aF è il FEXT calcolato in dB e non regolato per la lunghezza del collegamento ed a è

l’attenuazione.

Anche l’ELFEXT deve essere misurata a partire da entrambe le estremità del collegamento per

averne una corretta valutazione.

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Somma delle potenze di ELFEXT (PSELFEXT)Questo parametro di applica solo alla classe D ed è una misura complessiva della telediafonia per

elementi di cavo contenenti più coppie di conduttori e si calcola secondo la formula:

La PSELFEXT è soddisfatta se i valori dell’ELFEXT coppia-coppia, misurati per ciascuna

combinazione di coppia, risultano almeno 2,2 dB superiori a quelli specificati per l’ELFEXT dalla

norma, sia per i collegamenti che per i canali. Qualora il canale trasmissivo non contenga elemento

di interconnessione si potranno applicare al collegamento permanente le prescrizioni riportate per il

canale.

Resistenza del loop in d.c.

Questo parametro misura la resistenza della coppia di conduttori quando questi vengono

cortocircuitati alle estremità; il valore rilevato dovrebbe essere conforme alla lunghezza e al

diametro dei conduttori usati per realizzare il cavo. Questo parametro è particolarmente importante

per le reti Token Ring, vista la loro topologia ad anello. Riportiamo sotto i valori di resistenza di

loop per ciascuna classe di applicazione.

Classe di Cablaggio A B C D

Max Resistenza di loop [Ohm] 560 170 40 40

Tab. 13 – Resistenza di loop

Ritardo di Propagazione (Propagation Delay)

Il ritardo di propagazione è il tempo impiegato dal segnale per attraversare l’intero canale. La

corretta valutazione di tale ritardo è molto importante per protocolli quali Ethernet, che si basano

sul tempo che impiega un frame ad attraversare la rete; nel caso di protocollo CSMA/CD, se si

verifica una collisione, il trasmettitore attende un certo intervallo di tempo prima di procedere ad un

nuovo invio: questo intervallo è preso pari al tempo che impiega un segnale a percorrere 205 m. su

cavo non schermato, ed è chiamato Collision Domain Parameter. Poiché il protocollo si basa su

tale parametro, che è un tempo di percorrenza, diviene fondamentale avere una valutazione dei

ritardi sul canale trasmissivo. I valori del ritardo misurati dovrebbero essere conformi alle

lunghezze e ai materiali utilizzati nel cablaggio.

In questo caso si nota come la norma americana specifichi il valore del ritardo solamente per

una frequenza di lavoro, al contrario delle specifiche del CEI che fanno dipendere il tempo dalla

aPSELF = −10⋅ log 10⋅ exp−aELFpp,i

10i = 1

n

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frequenza stessa; sostanzialmente però i valori collimano. Si vede anche come i ritardi del canale

siano sensibilmente più elevati, rispetto a quelli relativi al collegamento permanente, nelle classi di

applicazione A e B. Ricordando che le classi in questione sono relative a fonia, applicazioni in

bassa frequenza e trasmissione dati a media velocità, si comprende come ciò che influisce sul

tempo sono gli elementi di interconnessione e i cavi non permanenti nelle aree di lavoro e nei locali

di telecomunicazioni che ne rallentano le prestazioni.

Frequenza di

misura

Ritardo collegamento permanente

Ritardo canale

trasmissivo

[MHz] [µs] [µs]A 0,1 0,9 20B 1 0,9 5C 1 - 20 0,486 + 0,036 / √f 0,544 + 0,036 / √fD 1 - 100 0,486 + 0,036 / √f 0,544 + 0,036 / √f

Cat. 5E 1 < 0,555 < 0,518Cat. 6 10 < 0,498 < 0,555

Classe del

Collegamento o del Canale

Tab. 14 – Ritardo di propagazione

Differenza del Ritardo (Delay Skew)

Questo parametro è una misura della differenza nel ritardo di due segnali che viaggiano su

due differenti coppie di conduttori, differenza che è dovuta alle variazioni di lunghezza fra le

coppie; queste variazioni, pur molto piccole, sono dovute a tolleranze costruttive, quali ad esempio

quelle sul numero di avvolgimenti della coppia. L’esigenza di tale misura nasce dal fatto che vi

sono dei protocolli che utilizzano un tipo di trasmissione parallela (ad esempio il 100Base T4). Un

altro termine adoperato per questo parametro è Ritardo Differenziale (Differential Delay) o

Asymmetric Skew. La differenza del ritardo per qualunque due coppie del collegamento o del

canale deve essere inferiore al valore corrispondente, riportato nella Tab. 15.

Perdita nella conversione da longitudinale a differenziale (Bilanciamento)

La presenza di imperfezione nella realizzazione delle coppie di conduttori e nella fase di

installazione è la principale causa dell’insorgere delle correnti longitudinali e quindi dei fenomeni

di irraggiamento elettromagnetico; questo fenomeno, che è alla base dei problemi di interferenza e

diafonia, viene quantificato tramite la perdita nella conversione (LCS - Longitudinal Conversion

Loss), misurata generalmente all’interfaccia trasmittente del collegamento: questo parametro è un

indice della capacità del canale di trasportare un segnale differenziale senza conversione in

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longitudinale e viceversa e considera come riferimento la tensione differenziale indotta su di una

coppia da una tensione longitudinale (TBD) applicata alla coppia stessa.

Frequenza di

misura

Differenza del Ritardo del collegamento

permanente

Differenza del Ritardo del canale

trasmissivo

[MHz] [µs] [µs]A - N.A. N.A.B - N.A. N.A.C 1 - 16 0,043 0,05D 1 - 100 0,043 0,05

Cat. 5E 1 < 0,045 < 0,05Cat. 6 10 < 0,044 < 0,05

Classe del

Collegamento o del Canale

Tab. 15 – Differenza del ritardo

Questo parametro è importante perché permette di identificare gli sbilanciamenti in prossimità

del trasmettitore, possibile fonte di radiazioni di sensibile intensità. C’è un’altra misura del

fenomeno longitudinale che è la perdita di trasferimento nella conversione da longitudinale a

differenziale (LCTS - Longitudinal Conversion Tranfer Loss), che è rilevata tra le due interfacce

alle estremità del collegamento, includendo così anche il rumore differenziale presente al ricevitore;

come riferimento per le misurazioni considera la tensione differenziale indotta da una tensione

longitudinale applicata ad una coppia di conduttori adiacente a quella esaminata. I valori opportuni

di entrambi questi parametri devono essere ottenuti con adeguate scelte progettuali sui cavi del

canale trasmissivo e degli elementi di interconnessione e devono superare quelli riportati in Tab. 16.

[MHz] Cl. A Cl.B Cl. C Cl. D0,1 30 45 45 451 - 20 30 404 - - FFS FFS10 - - 25 3016 - - FFS FFS20 - - FFS FFS100 - - - FFS

LCL / LCTL

[dB]Frequenza

(FFS = For Future Study)

Tab. 16 – Perdita nella conversione

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Gli standard TIA fanno riferimento alla LCL e LCTL dei cavi e degli elementi di connessione.

Impedenza di trasferimento dello schermo

Questo parametro si applica ai cablaggi schermati e non è ancora ben sviluppato; l’efficienza

di schermatura di una coppia di conduttori da sorgenti elettromagnetiche esterne o da diafonia

originata da coppie esterne allo schermo, dipende da tale impedenza; essa è data dal rapporto tra la

tensione indotta tra la coppia e lo schermo, e la corrente che scorre nello schermo, con la coppia

collegata allo schermo all’interfaccia remota. Per questo aspetto si dovranno applicare le

prescrizioni relative all’impedenza di trasferimento dei cavi schermati e dei connettori.

Determinazione dei valori dei parametri.I valori dei parametri specificati per ciascuna classe di collegamento, in precedenza esaminati,

sono stati determinati considerando le applicazioni più stringenti per ciascuna classe; per il

collegamento in classe A si è fatto riferimento alla telefonia di base. Per il collegamento di classe

B si sono tenute in conto le raccomandazioni relative all’accesso principale ISDN; per la classe C,

le specifiche del 10BaseT, per la classe D, il TP-PMD (FDDI per cavi in rame) . Tutte le specifiche

sono conformi a realizzazioni di cablaggio orizzontale di 95 m.

Prescrizioni per collegamenti e canali su fibre ottiche.In questo paragrafo sono considerate le specifiche per i collegamenti e i canali realizzati su

fibre ottiche monomodali e multimodali, nell’ipotesi che ogni collegamento utilizzi una singola

lunghezza d’onda in una sola finestra di trasmissione.

Non vi sono particolari prescrizioni per il cablaggio concernenti la multiplazione di lunghezza

d’onda, ma tutte le apparecchiature relative a tale applicazione sono installate all’esterno del

collegamento, nelle aree di lavoro o nei locali di telecomunicazioni.

I parametri relativi alla trasmissione su fibra ottica sono:

Attenuazione Ottica;

Banda Multimodale;

Perdita di ritorno ottica;

Ritardo di Propagazione.

Nella scelta delle sorgenti ottiche si dovrebbe porre molta attenzione, affinché la

combinazione di sorgenti, cablaggio e ricevitore garantisca un funzionamento ottimo del sistema.

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Attenuazione otticaL’attenuazione ottica, detta anche perdita di inserzione, è la differenza fra la potenza ottica

lanciata in un collegamento e la potenza ricevuta all’altra estremità; non è specificata in riferimento

ad una particolare dimensione del nucleo della fibra e copre la perdita totale fra le due interfacce

ottiche al collegamento. Essa include anche le tolleranze per le perdite dovute alle fibre, ai

connettori, componenti ottici passivi, giunzioni e efficienza di lancio, e anche i margini per la

manutenzione.

I valori di attenuazione specificati, riportati In Tab. 17, sono stati calcolati per ciascun

sottosistema del cablaggio generico, nell’ipotesi la configurazione più sfavorevole, con una

giunzione e un connettore a ciascuna estremità di ogni sottosistema. Tali valori non devono essere

superati nelle relative finestre di lunghezze d’onda specificati. Nella Tab. 18 sono invece riportati i

valori delle finestre utilizzate nelle fibre ottiche monomodali e multimodali.

1310 [nm] 1550 [nm] 850 [nm] 1300 [nm]Cablaggio orizzontale 90 2,2 2,2 2,5 2,2

Cablaggio di dorsale di edificio 500 2,7 2,7 3,9 2,6Cablaggio di dorsale di comprensorio 1500 3,6 3,6 7,4 3,6

SottosistemaCollegamento permanente

[m]

Attenuazione massima [dB]Monomodale Multimodale

Tab. 17 – Attenuazione ottica

[nm] [nm]1288 1310 1339 1310 101525 1550 1575 1550 10790 850 910 850 501285 1300 1330 1330 150

Valore Nominale

Limite Superiore

Monomodale

Multimodale

Tipo di

Fibra

Lunghezza d'onda [m] Lunghezza d'onda della prova di

riferimento

Massima ampiezza dello spettro FWHMLimite

Inferiore

Tab. 18 – Lunghezze d’onda delle varie finestre

Nella Tabella 19 sono riportate le prescrizioni previste per le fibre ottiche nel documento

TIA/EIA 568-B3 a proposito dei quali si deve notare che i valori sono riportati in funzione della

distanza coperta dal collegamento.

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[nm] [nm] [nm]850 3,5 500

1300 1,5 500

850 3,5 160

1300 1,5 500

1310 1,0 N.A.

1550 1,0 N.A.

1310 0,5 N.A.

1550 0,5 N.A.Monomodali per dorsali esterne

Ampiezza di banda

50 / 125

62,5 / 125

Monomodali per dorsale di edificio

Tipo di

Fibra

Lunghezza d'onda

Attenuazione

Tab. 19 – Specifiche TIA/EIA per il cablaggio in fibra ottica

Banda Multimodale

Le specifiche sulla minima ampiezza di banda ottica per le fibre multimodali,, presentate nella

Tabella 20 sono imposte per garantire che le applicazioni ad alta velocità possano essere supportate

dal canale. Nel caso di fibre con piccola ampiezza di banda è possibile un trasferimento ad alta

velocità limitando la loro lunghezza. In generale non si procede ad una misurazione dell’ampiezza

di banda, espressa in termini di frequenze, tranne nei casi in cui l’istallazione su cui intervenire sia

completamente ignota: è quest’ultimo il caso di interventi su cablaggi preesistenti, per esigenze di

modifiche alla struttura del sistema.

[nm] [MHz]850 1001300 250

Lunghezza d'onda

Larghezza di banda minima

Tab. 20 – Larghezza di banda minima per fibre multimodali

Perdita di Ritorno (Return Loss)

La perdita di ritorno ottica è un parametro che rappresenta il grado di riflessione della potenza

ottica, lanciata nella fibra, che ritorna indietro verso la sorgente; queste riflessioni assumono diversa

rilevanza a seconda del tipo di sorgente utilizzata, e sono poco importanti nel caso di sorgenti LED

utilizzate per le fibre multimodali. Nel caso di sorgenti laser, le riflessioni possono alterare il

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corretto funzionamento di quest’ultimo, e quindi devono essere tenute in debita considerazione.

Nella Tabella 21 sono riportati i valori minimi della perdita di ritorno.

[nm] [dB]1310 26

1550 26

850 20

1300 20

Perdita di ritorno ottico

minima

Monomodale

Multimodale

Tipo di

Fibra

Lunghezza d'onda

Tab. 21 – Perdita di ritorno minima

Ritardo di Propagazione

Alcune delle applicazioni supportate dal cablaggio specificano un valore massimo per il

ritardo di propagazione tra il trasmettitore e il ricevitore; per assicura che queste applicazioni

possano essere implementate risulta necessaria la conoscenza del ritardo di propagazione del

collegamento e del canale, soprattutto nei casi di reti complesse, composte da collegamenti

permanenti multipli posti in cascata. Per tale ragione è importante conoscere le lunghezze dei

collegamenti e dei canali trasmessivi in fibra ottica, e calcolarne il ritardo in base alle indicazioni

sulle prestazioni del cavo.

Prospetto dei protocolli implementabili per ciascuna Classe di Applicazione.(Norma CEI EN 50173)

Le applicazioni riportate nella Tabelle 22 e 23 sono supportate dal cablaggio specificato nelle

norme specifiche. Questo elenco non è comunque da considerarsi esaustivo. I collegamenti

10Base5 e 10Base2 non sono ancora supportati in quanto il cablaggio coassiale non fa parte di

quello generico. Si ricorda che ogni classe supporta le applicazioni della classe inferiore.

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Metodo Denominazione Numero di coppie / fibre

PBX - 2X.21 - 2V.11 - 2

Bus S0 (esteso) Accesso principale ISDN da 2 a 4Punto-punto S0 Accesso principale ISDN da 2 a 4

CSMA/CD 1Base5 - 2

CSAMA/CD 10BaseT - 2Token Ring 4 Mbps Token Ring 4 Mbps 2Token Ring 16 Mbps Token Ring 16 Mbps 2

Token Ring 16 Mbps Token Ring 16 Mbps 2ATM B-ISDN -

100BaseTX Ethernet -

Collegamento di Classe A su cavo bilanciato

Collegamento di Classe B su cavo bilanciato

Collegamento di Classe C su cavo bilanciato

Collegamento di Classe D su cavo bilanciato

Tab. 22- Collegamenti in cavo bilanciato in rame

Metodo Denominazione Numero di coppie / fibre

CSMA / CD FIRL Collegamento tra ripetitori in f.o. 2

CSMA / CD 10BaseF - 2

Token Ring Connessione di stazioni in f.o. 2

FDDI Fiber Distributed Data Interface 2

SM - FDDI FDDI Monomodale 2

HIPPI - FDDI High Performance Parallel Interface (specifica per lo strato fisico) 2

LCF - FDDI Fibre FDDI a basso costo 2

FC - PH Token Ring a 4 Mbps 2

ATM B-ISDN 2

Tab. 23 – Collegamenti in fibra ottica