slide servizio idrico integrato

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  • 8/19/2019 Slide Servizio Idrico Integrato

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    Facoltà di IngegneriaCorso di laurea Magist rale in 

    Ingegneria Gest ionale 

    a.a. 2010/ 2011 

    Corso di 

    Gestione dei Servizi e delle Tecnologie Ambientali

    6 CFU

    Il Servizio Idrico Integrato:Il Servizio Idrico Integrato:Il quadro normativoIl quadro normativo

    Ing. Donata Bacchi

    Dipartimento di Energetica

    Università degli Studi di Firenze

    [email protected]. Corti Andrea

    Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione

    Università degli Studi di Siena

    via Roma, 56 Siena

    [email protected]

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    Sistema Idrico IntegratoSistema Idrico Integrato

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    I riferimenti normativiI riferimenti normativiL.36/94 (Legge Galli) ha dato avviano ad un processo di riorganizzazioneterritoriale, funzionale ed economica dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura,

    depurazione, separando le funzioni di indirizzo, pianificazione e controllo da quellepiù propriamente gestionali.

    D.lgs. 3 aprile 2006, n.152 “Norme in materia ambientale”

    (TESTO UNICO AMBIENTALE) ha riordinato le norme in materiaambientale, riprendendo quanto fissato con la Legge Galli.si compone di 318 articoli e 45 allegati ed è destinato a sostituire la legislazionequadro vigente nelle seguenti materie:PARTE I: Disposizioni comuni;PARTE II: Procedura di VIA, VAS e IPPC;PARTE III: Difesa del suolo e lotta alla desertificazione; Tutela delle acque

    dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche;PARTE IV: Rifiuti e bonifica di siti contaminali;

    PARTE V:Tutela dell’aria e riduzione delle emissioni in atmosfera;PARTE VI:Tutela risarcitoria contro danni all’ambiente.

    Sono stati emanati due decreti correttivi: D.L. 8 novembre 2006, n.284 e D.L: 16

    gennaio 2008, n.4

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…“costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione edistribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque

    reflue” dall’art.141, c.2 D.Lgs.152/2006.Obiettivo della legge è considerare unitariamente il servizio idrico integrandoe correlando sia dal punto di vista tecnico-funzionale che gestionale le diversefiliere dell’acqua.   S   E

       R   V   I   Z   I   O   I   D   R   I   C   O

       I   N   T   E   G   R   A   T   O  -   S   I   I

    Il contesto all’interno del quale procedere all’organizzazione del servizio idrico

    integrato, ovvero la dimensione gestionale “ottimale”, di norma individuata nelbacino idrografico, per assicurare una gestione caratterizzata da una sufficientemassa critica e da economia di scala.In definitiva la riorganizzazione del servizio idrico prevede il tendenziale superamentodella notevole frammentazione gestionale esistente e il passaggio ad una concezione,per così dire imprenditoriale del servizio, con l’individuazione di soggetti in grado nonsolo di gestire, ma anche di far fronte alla grande richiesta di investimento in opere

    infrastrutturali del settore.

    All’interno dell’ATO il SII deve essere affidato ad un gestore unico.In Toscana ci sono 6 ATO acque: ALTO VALDARNO, MEDIO VALDARNO, BASSOVALDARNO, TOSCANA COSTA, OMBRONE, GROSSETANO, TOSCANA NORD.

       A   M   B

       I   T   O   T   E   R   R   I   T   O   R   I   A   L   E

       O

       T   T   I   M   A   L   E  -   A   T   O

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…

    In Toscana ci sono 6 ATO acque: ALTO VALDARNO, MEDIO VALDARNO, BASSOVALDARNO, TOSCANA COSTA, OMBRONE, GROSSETANO, TOSCANA NORD.

       A   M   B   I   T   O   T   E   R   R   I   T   O   R   I   A   L   E

       O   T   T   I   M   A   L   E

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…

    La forma di cooperazione tra Comuni e Province per l’organizzazione delServizio Idrico Integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale. Le AATO sono

    chiamate ad esercitare le funzioni di programmazione, pianificazione,vigilanza e controllo del servizio idrico integrato.

       A   U   T   O   R   I   T   A    ’   D   I

       A   M   B

       I   T   O  -

       A   A

       T   O

    Laghi naturali, altre acque dolci, estuari ed acque del litorale giàeutrofizzate o probabilmente esposti a prossima eutrofizzazione inassenza di interventi protettivi specifici

       A   R   E   A   S   E   N   S   I   B   I   L   E

      –   c   o   r   p

       o   i    d   r   i   c   o

       s   e   n   s   i    b   i    l   e

    Il carico organico biodegradabile avente un BOD5 di 60 gO2/d.

       A   B

       I   T   A   N   T   E

       E   Q   U   I   V   A   L   E   N   T   E

       a .   e .

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…Acque per la produzione di acque potabile, acque per la vita di salmonidie ciprinidi, acque per la vita dei molluschi, acque di balneazione.

       A   C   Q   U   E   A

       S   P

       E   C   I   F   I   C   A

       D   E   S   T

       I   N   A   Z   I   O   N   E

    Qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabiledi collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di

    produzione del refluo con il corpo ricettore in acque superficiali, sulsuolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loronatura inquinante, anche se sottoposte a preventivo trattamento didepurazione.

       S   C   A   R   I   C   O

    Il gestore del SII e quindi anche della fognatura, è tenuto ad emanare unapposito regolamento di fognatura nel quale devono essere indicati i limitiqualitativi delle acque immesse in rete da parte degli utenti. In caso di

    mancata emanazione valgono i limiti fissati dalla normativa nazionale(152/06).

       R   E   G   O

       L   A   M   E   N   T   O

       D   I   F   O

       G   N   A   T   U   R   A

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…

    Dal recepimento delle Direttiva 91/ 271 / CE del 21 maggio 1991 concernente il

    trattamento delle acque reflue urbane. Per “trattamento appropriato” si intendeil trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo e/o un sistema dismaltimento che, dopo lo scarico, garantisca la conformità delle acque recipienti avalori obiettivi di qualità.La scelta di indirizzare gli stati membri verso “trattamenti appropriati” per gliscarichi di agglomerati considerati minori, esprime la volontà di lasciare un

    margine di manovra tale da permettere soluzioni non necessariamente univochesotto il profilo dell’efficacia depurativa.

    TRATTAMENTO

    APPROPRIATO

    Ci viene in contro il Decreto del Presidente della Giunta Regionale 28/R delmaggio 2003: in attuazione della Legge Regionale 1 dicembre 1998, Norme sullo

    scarico delle acque reflueIn base alla L.R. n.20 del 31 maggio 2006, Norme per la tutela delle acquedall’inquinamento dovrà uscire un nuovo regolamento che disciplina il tema dei

    trattamenti appropriati.

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    DefinizioniDefinizioni utili…utili…TRATTAMENTOAPPROPRIATO

    DPGR 28/R del

    maggio 2003

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    Legge 36/94Legge 36/94Art.9, c.1: disciplina della gestione del servizio idrico integrato“ i comuni e le province di ciascun ambito territoriale ottimale … organizzano il servizio

    idrico integrato … al fine di garantire la gestione secondo criteri di efficienza, diefficacia e di economicità”.

    La legge si poneva due principali obiettivi di riforma del settore idrico:1- ristrutturazione dell’assetto industriale del settore idrico

    2- regolamentazione del settore

    Sono stabiliti i seguenti indirizzi generali:

    INTEGRAZIONE DEL CICLO: i servizi idrici sono riorganizzati secondo i seguenti criteri:b)superamento delle frammentazione delle gestioni, c) conseguimento di adeguate dimensionigestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici tecnici e sulla base delle ripartizionipolitico-amministrative (art.8, c.1)TRASFORMAZIONE GIURIDICA DELLE GESTIONI IN AZIENDE.

    IL SUPERAMENTO DELLE GESTIONI IN ECONOMIA: le aziende speciali, gli enti e i consorzipubblici esercenti i servizi, anche in economia,… confluiscono nel soggetto gestore del servizioidrico integrato, secondo le modalità e le forme stabilite nella convenzione. Il nuovo soggettogestore subentra agli enti preesistenti nei termini e con le modalità previste nella convenzione enel relativo disciplinare (art.10, c. 2)

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    I soggetti regolatoriI soggetti regolatori AUTORITA’ DIVIGLANZALeggi

    regionali

    ATO

    L’art. 160 del D.Lgs. 152/2006, tra l’altro, cita i seguenti obiettiviper l’Autorità:

    -assicura l'osservanza dei principi e delle regole della concorrenzae della trasparenza nelle procedure di affidamento dei servizi;

    -tutela e garantisce i diritti degli utenti e vigila sull'integrità dellereti e degli impianti;

    -propone gli adeguamenti degli atti tipo, delle concessioni e delleconvenzioni in base all'andamento del mercato, esigenze degli

    utenti o dalle finalità di tutela e salvaguardia dell'ambiente;-formula al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorioproposte di revisione della disciplina vigente, segnalandone i casidi grave inosservanza e di non corretta applicazione;

    -definisce, d'intesa con le Regioni, i programmi di attività e leiniziative da porre in essere a garanzia degli interessi degli utenti;

    L'Autorità, in base all’art. 161 del D.Lgs. 152/2006, per lo svolgimento dei propri compiti, siavvale di un Osservatorio che svolge funzioni di raccolta, elaborazione e restituzionedi dati statistici e conoscitivi (dati dimensionali, tecnici e finanziari di esercizio deigestori, tariffe, piani di investimento preventivati e realizzati, condizioni convenzionali,livelli di qualità dei servizi, etc)

    Supervisione sull’attuazione della legge

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    I soggetti regolatoriI soggetti regolatori AUTORITA’ DIVIGLANZALeggi

    regionali

    ATO

    Indirizzo politico e di programmazione

    La delimitazione ed eventuale successiva modifica degli ambiti territoriali ottimali(art. 147, c. 1 )

    La definizione di norme e misure volte a razionalizzare i consumi ed eliminare glisprechi (art. 146, c. 1)

    La definizione di norme integrative per il controllo degli scarichi (art. 147, c. 3)

    La definizione di modalità di cooperazione tra gli enti pubblici locali (art. 148, c. 2)

    La definizione della convenzione-tipo (art.151, c. 2) - regolando l’assegnazione delservizio, le forme di vigilanza e controllo, i livelli di efficienza, le penali e criteri per la

    definizione del piano economico-finanziario

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    I soggetti regolatoriI soggetti regolatori AUTORITA’ DIVIGLANZALeggi

    regionali

    ATORuolo organizzativo e di vigilanza La ricognizione delle opere esistenti (art.149, c. 2)

    La predisposizione del piano degli interventi e del modello gestionale (art.149, c. 3e 5)

    La scelta della forma di gestione e gestione delle procedure di affidamento - cfrLegge 166/09 - (art.150, c. 1 e 2)

    L’esercizio di un controllo continuo sul soggetto gestore, con possibilità di applicarepenali e sanzioni in caso di inadempimento (art.152)

    L’art. 149 D.Lgs. 152/2006 prevede che:“L'Autorità d'ambito provvede alla predisposizione e/o aggiornamento del pianod'ambito. Il piano d'ambito e' costituito dai seguenti atti:

    a) ricognizione delle infrastrutture;b) programma degli interventi;c) modello gestionale ed organizzativo;d) piano economico finanziario. “

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito L’Autorità di Ambito effettua la ricognizione dello stato attuale (opere e servizi) estabilisce gli obiettivi di servizio da raggiungere sul territorio Il piano degli investimenti descrive gli interventi infrastrutturali necessari al

    raggiungimento di tali obiettivi Il modello gestionale definisce le risorse (in termini di personale, materie prime,fabbisogno energetico, strutture amministrative, ecc.) necessari per attuare il piano degliinvestimenti e per erogare il servizio rispettando gli standard definiti Il piano economico finanziario, determina lo sviluppo temporale della tariffa (ricavi delgestore), dei costi del gestore e dei conseguenti risultati economici e patrimoniali

    lo strumento fondamentale di pianificazione (gestionale ed economica) del servizio idricointegrato

    la base informativa per regolare i rapporti con il gestore:superamento delle asimmetrieinformative, determinazione dello sviluppo tariffario, individuazione degli indicatori perl'effettuazione del controllo e delle revisioni tariffarie

       C   o   n   t   e   n   u   t   i

       O    b   i   e   t   t   i   v   i

    organicità e completezza dei dati e delle stimetrasparenza sulla qualità dei dati e delle informazioni contenute

    individuazione e quantificazione degli obiettivi di servizio

    articolazione degli interventi per progetti

    collegamento tra obiettivi/progetti/livelli tariffari   C   a   r   a   t   t   e   r   i   s   t   i   c    h   e

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    La sezione contiene informazioni su:

    -il quadro geografico e idrografico

    -le risorse disponibili e la loro vulnerabilità

    -l'approccio metodologico seguito nella predisposizione del Piano

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    La sezione fornisce indicazioni circa:

    la capacità produttiva delle strutture esistenti (bilancio idrico, coperturafognatura e depurazione)

    la capacità e i livelli di servizio all’utenza

    il giudizio sul grado di conservazione e utilizzabilità delle opere e degli impianti(stato di consistenza e valutazione)

    il quadro organizzativo esistente

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    Livelli di servizio ed evoluzione della domanda

    La sezione fornisce le previsioni in merito a:

    il fabbisogno futuro di servizi idrici-sviluppo della popolazione-sviluppo del consumo specifico

    -previsione delle punte-necessità di riserve-determinazione della portata necessaria-previsione del volume erogato

    i livelli obiettivo dei servizi all’utenza-in base alla normativa-in base alle scelte dell’Ambito

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    Livelli di servizio ed evoluzione della domandaStrategia di intervento

    Si indicano le strategie d’intervento nell’Ambito sulla base di:

    confronto tra domanda e offerta di servizi idrici

    identificazione delle aree critiche

    definizione degli obiettivi, quali:- ricorso a nuove risorse idriche- ricerca delle perdite- possibilità di interconnessioni- estensioni del servizio- diverse necessità di depurazione (aree sensibili)

    collegamento tra aree critiche/obiettivi/interventi

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    Livelli di servizio ed evoluzione della domandaStrategia di intervento

    Gli interventi sono articolati per progetti e distinti in:-nuove opere-interventi di raggiungimento e mantenimento standard (manutenzioni straordinarie)

    Ciascun intervento è sintetizzato in una scheda riepilogativa di:-natura e importo dell’opera-area critica di riferimento-obiettivi da raggiungere-durata dell’intervento-impatto gestionale dell’opera

    Il piano finanziario degli interventi definisce:-la distribuzione temporale degli investimenti-gli ammortamenti e il capitale investito anno per anno-i costi operativi delle nuove opere-le risorse finanziarie disponibili

    Piano degli interventi e piano finanziario

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    Livelli di servizio ed evoluzione della domandaStrategia di intervento

    Piano degli interventiModello gestionale

    Il modello gestionale definisce : le caratteristiche della struttura generale del gestore il numero e le caratteristiche dei diversi poli di gestione dedicati alle seguenti

    attività:l’esercizio/la manutenzione/il pronto intervento/il contatto con l’utenza/lagestione degli appalti

    i diversi nuclei territoriali dedicati a specifiche attività operative il livello dei costi operativi del primo anno e le loro variazioni l'attuazione dei miglioramenti d’efficienza

    Il modello gestionale deve tracciare un percorso che, partendo dall’assettoorganizzativo attuale, permetta il raggiungimento dell’assetto ottimaleidentificato in funzione degli obiettivi del servizio, delle risorse disponibili,dell’articolazione territoriale

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    Il Piano d’AmbitoIl Piano d’Ambito -- strutturastrutturaInquadramento generale

    Analisi status quo del servizio idrico e delle strutture disponibili

    Livelli di servizio ed evoluzione della domandaStrategia di intervento

    Piano degli interventiModello gestionale

    Il piano finanziario deve essere “…articolato nello stato patrimoniale, nel contoeconomico e nel rendiconto finanziario, prevede, con cadenza annuale,

    l'andamento dei costi di gestione e di investimento al netto di eventualifinanziamenti pubblici a fondo perduto….dovrà garantire il raggiungimentodell’equilibrio economico finanziario e, in ogni caso, il rispetto dei principi diefficacia, efficienza ed economicità della gestione….”

    Lo sviluppo tariffario risulta determinato in base a:-la tariffa media ponderata delle gestioni preesistenti

    -lo sviluppo dei costi operativi collegati al modello gestionale e al piano degliinvestimenti-lo sviluppo degli ammortamenti collegato al piano degli investimenti-la remunerazione del capitale investito

    Lo sviluppo tariffario deve essere sottoposto alle verifiche imposte dal MetodoNormalizzato definito dal D.M. 1 agosto 1996

    Piano economico finanziario

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    I soggetti del SIII soggetti del SII

    REGIONEDefinizione degliAmbiti Territoriali

    Ottimali e strutturadella cooperazione

    Norme e misurevolete a

    razionalizzareconsumi e gestione

    degli scarichi

    http://sira.arpat.toscana.it/sira/acqua.html

    http://www.arpat.toscana.it/

    ATORicognizione delle

    opere

    Obiettivi di servizio einterventi

    Gestione delprocesso di

    affidamento delservizio

    http://www.ato6acqua.toscana.it/

    Definizione delmodello gestionale

    GestorePartecipa allamodalità diaffidamento

    “contrattazione” dellatariffa

    Affidamento della

    gestione

    http://www.fiora.it/

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    Sistema Idrico IntegratoSistema Idrico Integrato

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    11 -- Scarico acque reflue domesticheScarico acque reflue domesticheRegolamento da D.Lgs. 152/06 Definizione (art.74)

    …..

    g)Acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi, e derivantiprevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche;

    …..

    - È sempre ammesso lo scarico in fognatura nel rispetto delle disposizioni delregolamento di gestione della pubblica fognatura e non necessita di autorizzazione

    - La regolamentazione dello scarico non in pubblica fognatura dipende dall’entità (intermini di a.e. vedi allegato 5 alla parte III. Il rilascio della autorizzazioni è di

    competenza del Comune.

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    22 -- Scarico acque reflue industrialiScarico acque reflue industrialiRegolamento da D.Lgs. 152/06 Definizione (art.74)

    …..

    h)Qualsiasi tipo di acque scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attivitàcommerciali o di produzione di bene, diverse dalle acque reflue domestiche e dalleacque meteoriche di dilavamento;

    …..

    - Lo scarico in rete fognaria è sempre ammesso a seguito di concessione diautorizzazione da richiedere all’Autorità di Ambito. È richiesto il rispetto delledisposizioni del regolamento di gestione di pubblica fognatura.

    - La regolamentazione dello scarico non in pubblica fognatura dipende dall’entità- Alcune tipologie di acque industriali sono assimilabili alle domestiche. Le acque

    assimilabili alle domestiche sono stabilite dalle Regioni in base all’attivitàproduttiva ed alle a.e.

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    22 -- Scarico acque reflue industrialiScarico acque reflue industrialiRegolamento da D.Lgs. 152/06 Definizione (art.74)

    Sostanze pericolose: sostanze o gruppi di sostanze tossiche persistenti e bio-

    accumulabili e altre sostanze o gruppi che danno adito a preoccupazioni analoghe

    Sostanze prioritarie o pericolose prioritarie: sostanze individuate dalla direttiva2000/60/CE

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    33 -- Acque meteoriche di dilavamentoAcque meteoriche di dilavamentoRegolamento da D.Lgs. 152/06 e L.R. 20/2006 del 31 maggio 2006

    Definizione (art.2 L.R.)

    …..

    d) ”Acque meteoriche dilavanti (AMD)”: acque derivanti da precipitazioniatmosferiche; si dividono in AMD non contaminate (AMDNC) e AMD contaminate(AMC) che includono le acque di prima pioggia;

    e) “AMD contaminate (AMC)”: acque meteoriche dilavanti comprese le acque di primapioggia derivanti che comportano oggettivo rischio di trascinamento nelle acquemeteoriche di sostanze pericolose o di sostanze in grado di determinare effettivi

    pregiudizi ambientali;f) “AMD non contaminate (AMDNC)”: quelle dilavanti superfici impermeabili…dove

    non vengono svolte attività che possono comportare il rischio di trascinamento disostanze pericolose o di sostanze in grado di determinare effettivi pregiudiziambientali;

    g) “Acque meteoriche di prima pioggia (AMPP)”: acque corrispondenti, per ognievento meteorico, ad una precipitazione di 5 mm uniformemente distribuitasull’intera superficie scolante servita dalla rete di drenaggio; ai fini del calcolo siassume che tale valore si verifichi in 15min…”

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    33 -- Acque meteoriche di dilavamentoAcque meteoriche di dilavamentoRegolamento da D.Lgs. 152/06 e L.R. 20/2006 del 31 maggio 2006

    AMDNC

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    33 -- Acque meteoriche di dilavamentoAcque meteoriche di dilavamentoRegolamento da D.Lgs. 152/06 e L.R. 20/2006 del 31 maggio 2006

    APP

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    33 -- Acque meteoriche di dilavamentoAcque meteoriche di dilavamentoRegolamento da D.Lgs. 152/06 e L.R. 20/2006 del 31 maggio 2006

    AMC

    Le Acque di prima pioggia sono assimilate a quelle meteoriche dilavanti non inquinatequando non siano entrate in contatto con altre acque e derivino:

    - Da tetti e tettoie di edifici ed altre strutture permanenti o temporanee distabilimenti anche se svolgono attività in cui si utilizzano sostanze pericolose;

    - Da altre superfici impermeabili diverse da quelle di cui prima, nelle aree distabilimenti iche non svolgono attività in cui si utilizzano sostanze pericolose.

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    44 -- Scarico acque reflue urbaneScarico acque reflue urbaneRegolamento da D.Lgs. 152/06 Definizione (art.74)

    …..

    g)Acque reflue domestiche o miscugio di acque reflue dmestiche, di acque reflueindustriali ovvero meteoriche di dilavamento convolgiate in reti fognarie, ancheseparate, e provenienti da agglomerato;

    …..

    - È sempre ammesso lo scarico in fognatura nel rispetto delle disposizioni delregolamento di gestione della pubblica fognatura e non necessita di autorizzazione

    - La regolamentazione dello scarico non in pubblica fognatura dipende dall’entità. Il

    rilascio dell’autorizzazione è competenza della Provincia.

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    55 -- Scarico da impianti di depurazioneScarico da impianti di depurazioneRegolamento da D.Lgs. 152/06

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    66 -- Riutilizzo delle acque depurateRiutilizzo delle acque depurate

    Regolamentato da D.M. 185/2003

    Le acque reflue depurate possono essere riutilizzate per vari scopi:a) irriguo: per l’irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per ilconsumo umano ed animale sia a fini non alimentari, nonche´ per l’irrigazione di areedestinate al verde o ad attivita` ricreative o sportive;b) civile: per il lavaggio delle strade nei centri urbani; per l’alimentazione dei sistemi diriscaldamento o raffreddamento; per l’alimentazione di reti duali di adduzione,

    separate da quelle delle acque potabili, con esclusione dell’utilizzazione diretta di taleacqua negli edifici a uso civile, ad eccezione degli impianti di scarico nei servizi igienici;c) industriale: come acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici deiprocessi industriali, con l’esclusione degli usi che comportano un contatto tra le acquereflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici.

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    77 -- Qualità delle acque superficiali destinate allaQualità delle acque superficiali destinate alla

    produzione di acqua potabileproduzione di acqua potabile

    Regolamentato da D.Lgs. 152/2006

    Le acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile sono calssificate dalleRegioni in 3 categorie A1, A2 e A3, secondo le caratteristiche fisiche, chimiche emicrobiologiche riportate in Tabella 1/A dell’Allegato 2 parte III.

    A seconda della categoria di appartenenza, le acque dolci superficiali, sono sottpose ai

    seguenti trattamenti:a) Categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;

    b) Categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;

    c) Categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione.

    Le acque dolci superficiali che presentano caratteristiche fisiche, chimiche e

    microbiologiche qualitativamente inferiori ai valori limite imperativi dellacategoria A3 possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non siapossibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e a condizione che leacque siano sottoposte ad opportuno trattamento che consenta di rispettare lenorme di qualità delle acqua destinate al consumo umano.

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    88 -- Acque destinate al consumo umanoAcque destinate al consumo umanoRegolamentato da D.Lgs. 2 febbraio 2001 n.31

    Disciplinato con il fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivantidalla contaminazione delle acque.

    Acque destinate al consumo umano:- Acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi

    e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine;

    - Acque utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, laconservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinate alconsumo umano.

    Impianto di distribuzione domestico: le condutture, i raccordi, le apparecchiatureinstallati tra i rubinetti e la rete di distribuzione esterna. La delimitazione traimpianto di distribuzione domestico e rete di distribuzione esterna – punto diconsegna- è costituita dal contatore.

    Non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità oconcentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana,

    Allegati:parametri microbiologici, Parametri chimici con requisiti minimi dasoddisfare, parametri accessori di cui la Autorità Sanitaria può richiederne ilcontrollo.

    Si dispone inoltre la frequenza minima di controllo e le metodiche da utilizzare.

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    Smaltimento fanghi depurazioneSmaltimento fanghi depurazione

    9 – Smaltimento in impianto di incenerimento

    Regolamentato daD.Lgs. 152/2006

    I fanghi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque possono essere smaltitinegli impianti di incenerimento dei rifiuti.

    10 – Smaltimento in discaricaRegolamentato da D.Lgs. 152/2006 e D.Lgs. 36/2003

    I fanghi e gli altri residui provenienti dagli impianti di trattamento delle acque refluesono rifiuti speciali. Possono essere inoltre pericolosi o non pericolosi.

    L’accettabilità dei rifiuti nella discarica è stabilita dal D:Lgs. 36/2003 che effettua unaclassificazione delle discariche indicando, per ogni tipologia i rifiuti che vi possonoessere smaltiti.

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    1111 -- Utilizzazione fanghi depurazioneUtilizzazione fanghi depurazione

    Regolamentato da D.Lgs. 99/1992 che recepisce la Direttiva comunitaria 86/278/CEE.Il Decreto in particolare fissa:

    - Il valore limite di concentrazione per alcuni metalli pesanti che devono essererispettati nei suoli e nei fanghi,

    - Le caratteristiche agronomiche e microbiologiche dei fanghi,

    - I quantitativi massimi che possono essere applicati sui terreni.

    Ulteriori disposizioni di legge sono state date da alcune Regioni.

    Il riutilizzo agronomico dei fanghi diretto o previo compostaggio, assume notevoleinteresse per l’efficacia agronomica ed economica in quanto sostituisce, in tutto oin parte, la concimazione chimica o altri tipi di concimazione organica.