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1 2 4 5 6 9 10 12 13 15 18 Anno XI N° 11 (145) 30 novembre 2009 Quindicinale di informazione - Spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2, comma 20, lettera b - L. n. 662 del 23/12/1996 - Filiale di 33100 Udine - Direttore responsabile Giorgio Banchig - Traduzioni di Larissa Borghese - Direzione, redazione, amministrazione: Borgo San Domenico, n. 78 - C.P. 85 - 33043 Cividale del Friuli (UD) - Tel e fax 0432 701455 - internet: www.slov.it - e-mail: slovit@tin.it - Stampa in proprio - Registrazione Tribunale di Udine n. 3/99 del 28 gennaio 1999. Una copia euro 1,00 pag. IT SLOV Bollettino di informazione/Informacijski bilten Slovencev v Italiji SOMMARIO SLAVIA FRIULANA Nell’Eu la frontiera non ha più senso Da giugno di quest’anno pubblicati sul periodico Dom una serie di articoli sulle Valli del Natisone e dell’Isonzo LEGGE FINANZIARIA Confermata la riduzione dei contributi per la minoranza MALBORGHETTO-NABORJET Introdotto il plurilinguismo visibile Soddisfazione del presidente del comitato paritetico per la minoranza slovena Bojan Brezigar TEATRO STABILE SLOVENO A. Berdon e P. Marchesi amministratori delegati Risolta temporaneamente la crisi dell’importante istitu- zione slovena BRDO PRI KRANJU Il vertice bilaterale Slovenia - Italia Il rigassificatore nel Golfo di Trieste divide i due Stati L’INTERVISTA «Noi e Gorizia possiamo crescere assieme» A colloquio con Mirko Brulc, deputato e sindaco di Nova Gorica LA POLEMICA Il cortometraggio «Trst je naœ» ha suscitato tempesta in un bicchiere d’acqua GORIZIA - GORICA Legge 482, dopo un decennio fondi ridotti all’osso TRIESTE - TRST Il portale Slomedia ha arricchito l’offerta informativa degli sloveni in Italia UDINE - VIDEN L’ Euroregione per le minoranze e minoranze per l’Euroregione INTERVENTO «Perché scrivere nella lingua di pochi? L’Drago Jan@ar ha ricevuto il premio per la cultura mediterranea a Cosenza ISSN 1826-6371 Sloveni in Italia

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SOMMARIO

SLAVIA FRIULANANNeellll’’EEuu llaa ffrroonnttiieerraa nnoonn hhaa ppiiùù sseennssooDa giugno di quest’anno pubblicati sul periodico Domuna serie di articoli sulle Valli del Natisone edell’Isonzo

LEGGE FINANZIARIACCoonnffeerrmmaattaa llaa rriidduuzziioonnee ddeeii ccoonnttrriibbuuttii ppeerr llaa mmiinnoorraannzzaa

MALBORGHETTO-NABORJETIInnttrrooddoottttoo iill pplluurriilliinngguuiissmmoo vviissiibbiilleeSoddisfazione del presidente del comitato pariteticoper la minoranza slovena Bojan Brezigar

TEATRO STABILE SLOVENOAA.. BBeerrddoonn ee PP.. MMaarrcchheessii aammmmiinniissttrraattoorrii ddeelleeggaattiiRisolta temporaneamente la crisi dell’importante istitu-zione slovena

BRDO PRI KRANJUIIll vveerrttiiccee bbiillaatteerraallee SSlloovveenniiaa -- IIttaalliiaaIl rigassificatore nel Golfo di Trieste divide i due Stati

L’INTERVISTA««NNooii ee GGoorriizziiaa ppoossssiiaammoo ccrreesscceerree aassssiieemmee»»A colloquio con Mirko Brulc,deputato e sindaco di Nova Gorica

LA POLEMICAIIll ccoorrttoommeettrraaggggiioo ««TTrrsstt jjee nnaaœœ»» hhaa ssuusscciittaattootteemmppeessttaa iinn uunn bbiicccchhiieerree dd’’aaccqquuaa

GORIZIA - GORICALLeeggggee 448822,, ddooppoo uunn ddeecceennnniioo ffoonnddii rriiddoottttii aallll’’oossssoo

TRIESTE - TRSTIIll ppoorrttaallee SSlloommeeddiiaa hhaa aarrrriicccchhiittoo ll’’ooffffeerrttaa iinnffoorrmmaattiivvaa ddeeggllii sslloovveennii iinn IIttaalliiaa

UDINE - VIDENLL’’ EEuurroorreeggiioonnee ppeerr llee mmiinnoorraannzzeeee mmiinnoorraannzzee ppeerr ll’’EEuurroorreeggiioonnee

INTERVENTO««PPeerrcchhéé ssccrriivveerree nneellllaa lliinngguuaa ddii ppoocchhii??L’Drago Jan@ar ha ricevuto il premio per la culturamediterranea a Cosenza

ISSN 1826-6371

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Sul periodico Dom una serie di articoli sulle Valli del Natisone e dell’Isonzo SSLLAAVVIIAA FFRRIIUULLAANNAA -- BBEENNEE##IIJJAA

Nell’Eu la frontiera non ha più sensoDurante la Cortina di ferro si avvertiva il pericolo di una feroce zampata dell’orso sovietico

SLOVIITT N° 11 del 30/11/09 ppaagg.. 11

Dai primi di giugno di quest’anno, su ogni numero delDom ho cercato di presentare ai nostri lettori un qua-dro non usuale del mondo che sta a noi molto vici-

no, quello che si apre subito al di là della vecchia linea diconfine con la Slovenia. Nonostante i vent’anni che ci sepa-rano dal crollo del muro di Berlino ed i cambiamenti epo-cali che hanno condotto all’Europa di Schengen questonostro “piccolo mondo antico” a cavallo del vecchio confi-ne, rimane per moltissimi di noi ancora poco conosciuto oaddirittura estraneo. Anzi, è un mondo evocativo di forti tur-bamenti interiori, come succede con un vicino di condo-minio che ci appare diverso e di cui ci è stato riferito unpassato scabroso. Nasce una diffidenza e una sensazio-ne di malessere indefinito nei rapporti, per cui si tende adevitare i contatti anche quando vi sono la massima dispo-nibilità e la sincera apertura dell’altro nei nostri confronti.Si dice: è un albanese, un rumeno, un meridionale; parlauna lingua strana, ha un accento estraneo... ed ogni ele-mento diventa per noi ragione per alimentare il nostro pre-giudizio.Se è nell’esperienza di ciascuno di noi questa specie dimeccanismo di difesa verso un estraneo, figurarsi cosa suc-cede quando decenni e decenni di educazione scolastica,di pressioni istituzionali e politiche, di propaganda cinicae disinformante, creano e presentano il vicino addiritturacome nemico. Questo oggi non è più sostenibile ma la poli-tica postbellica dei blocchi contrapposti incise prima sullacarta e poi sul territorio la sua linea di confine, nel sensodi «barriera», di chiusura, ed ancor più di «frontiera», contutto quanto evoca la radice semantica del termine: fron-te, trincee, vedette armate, fili spinati, terreni minati, cec-chini in agguato, e via elencando. Quello che ho tentato di mostrare con dati demografici, concommenti e interviste in una decina di lunghi articoli usci-ti su questo giornale da metà giugno ad oggi, era la sem-plice verità di un mondo – di qua e di là del vecchio con-fine – che ha condiviso lingua, cultura, abitudini, vita reli-giosa, tradizioni talmente simili da potersi sovrapporre,anche se con distinzioni ed appartenenze politiche diver-se. Caporetto / Kobarid, Tolmino / Tolmin, Canale d’Isonzo /Kanal ob So@i hanno condiviso con la Slavia /Bene@ija moltitratti di storia, accomunati dalla stessa appartenenza etno-linguistica e mai, nel lontano passato, il confine seppur esi-stente tra queste due realtà contermini, fu visto e vissutocome «frontiera», cosa che invece è venuta a crearsi dopoil secondo conflitto mondiale. Addirittura, tra le due guer-re, quando il territorio isontino appartenne all’Italia, le duecomunità furono anche politicamente riunite, accomunan-do così il proprio destino sotto il giogo fascista.Il mezzo secolo di chiusura dovuto alla guerra fredda, quan-do la Slavia assunse tutti i connotati di un’occupazione mili-tare, con le servitù e la costruzione di una fitta rete di bunkerfinalizzati ad un’improbabile difesa di fronte ad un ipote-tico attacco sovietico, lasciò un segno profondo in tutti noi,

che in questa presenza avvertivamo, molto più di altri, ilpericolo di una feroce zampata dell’orso sovietico. In que-sta sensazione di paura globale veniva coinvolto tutto ilmondo che stava al di là dei bianchi cippi che segnavanola frontiera – tra il bene, di qua, ed il male, di là – lungo lecreste del Matajur e del Kolovrat e lungo il sassoso gretodell’Idrija / Iudrio.Il confine come dogana, come barriera e come frontiera nonc’è più ma i tentativi di ristabilire i rapporti di un tempo edimpostarne dei nuovi nell’ottica suggerita dall’Unione euro-pea mostrano a tutt’oggi una timidezza senza sbocchi.Neppure le ingenti somme di danaro messe a disposizio-ne dall’Europa per suturare in qualche modo la ferita chedivide le due parti confinarie riesce a smuovere l’apatia delleamministrazioni locali, a parte qualche fortunata eccezio-ne. Le porte sono aperte, spalancate... si fa per dire, maè come se al di là dell’uscio regnasse un buio profondo,tale da sconsigliare qualsiasi passo e l’ambiente fosse dis-seminato di trappole e trabocchetti.Per questo, qualsiasi azione che porti raggi di luce in que-sto buio non può non essere che benedetta, invocata e rea-lizzata, perché è quasi impossibile un rapporto costruttivoe sereno se il partner è sconosciuto ed ancor peggio, seè visto come avversario o nemico.Se le nostre istituzioni slovene, i circoli, le associazioni cer-cano di ispessire e riqualificare i rapporti reciproci non suc-cede lo stesso con le istituzioni pubbliche nel senso di crea-re, di promuovere sinergie, progetti comuni, spicciole col-laborazioni confinarie. Ignorarsi non è un sintomo di paci-ficazione e la passività a volte non è solo improduttiva maanche colpevole, perché uno dei peccati peggiori, non soloper i cristiani, è quello di omissione.Ho cercato di mostrare con dati demografici alla mano,quanto danno ha provocato il confine/frontiera dallaseconda metà del secolo scorso ad oggi, avendo causa-to tra l’altro il fenomeno ormai irreversibile dello spopola-mento su questa porzione di Prealpi Giulie. Paesi e vallisi sono visti sfuggire, come per un’emorragia incontrolla-bile, quella forza umana prorompente e vitale, che l’ave-va resa fertile e feconda lungo i bacini dell’Isonzo e delNatisone.A rileggere i titoli degli articoli pubblicati, i quali sono natidalla suggestione che scaturisce dai testi, si notano dei temidi fondo: Dal Matajur, dal Kolovrat uno sguardo oltre il vec-chio confine ( n.11 del 5 giugno 2009); Kobarid e Slavia aconfronto: prospettive e futuro incerto (n.12); Tolmino, unpassato di rapporti da recuperare per una crescita comu-ne (n. 13); Tolmino e Slavia, pagine di storia diverse perun destino comune (n. 14); Tolmino italiana nei ricordi diun moschettiere balilla (15); Ci divide un rigagnolo da Kanalob So@i (n. 16); Comuni cultura, tradizioni e lingua segna-no la strada dell’amicizia (n. 17); Monito dal passato perun nuovo possibile abbraccio (n. 18); fino a quello più recen-te di fine ottobre: La valle dimenticata spaccata in due dalconfine.

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La mia speranza è che le tante parole, forse troppe, chesono state scritte, contribuiscano a creare un clima di nor-malissima, naturale apertura della nostra mente verso i vici-ni confinanti e che anche l’opinione pubblica più vasta, dicoloro che sono raggiunti da queste pagine, veda con unocchio nuovo i rapporti con le popolazioni che stanno for-mando la nuova Europa, partendo da quelle vicine. Ricordo i miei primi approcci con il mondo sloveno d’ol-treconfine, nel mio personale sforzo di studio per miglio-rare le mie capacità di comunicazione e per conoscerlo davicino, già dai tempi in cui il crollo del muro di Berlino erauna speranza utopica. Nei corsi di lingua slovena presso la Facoltà di Filosofia diLubiana era stato più volte citato e commentato il famo-so “brindisi” del poeta sloveno France Preœeren (nato il3.12.1800 e morto l’ 8. 2.1849). Ricordo in particolare l’e-mozione provata nel leggere quei versi che vengono primadell’invito formale ad alzare i calici colmi di vino. Il testo ori-ginale: »˘ivé naj vsi naródi, / ki hrepené do@akat dan, / da,koder sonce hodi, / prepir iz svéta bo pregnan,/ da rojak /prost bo vsak, / ne vrag, le sosed bo mejak!« Il senso let-terale è un messaggio che è rimasto nella mente e nel cuoredel popolo sloveno, tanto che è stato scelto come testo del-l’inno nazionale, quando, tra le ultime nazioni del mondo,ha potuto raggiungere libertà ed autonomia nel nuovo Statodella repubblica di Slovenia. Se alle parole scelte vogliamo dare il senso di messaggioideale di una nazione, seppur piccola, ma sovrana, al restodel mondo, esso è quanto mai eloquente ed impegnati-vo, ma è sicuramente il più bell’augurio che i popoli pos-sano scambiarsi in questa era in cui, dopo la distruzionedi un muro ne sono sorti e ne sorgono di nuovi ed altret-tanto crudeli. Ecco la traduzione dell’inno: «Evviva per tuttii popoli /che anelano nell’aspettativa del giorno / in cui sututto il percorso che compie il sole / la discordia verrà sra-dicata dal mondo / ed in cui dovunque sia nato / ognunosarà libero, / ed in cui non diavolo ma vicino, amico saràil confinante!».Nella storia passata non poteva essere di certo il popolosloveno, in quanto tale, a minacciare chicchessia e tanto-meno può ed intende farlo oggi, sebbene voglia, e pretenda,di vivere da «vicino e amico» con tutti ad ogni latitudine.In questo brindisi alzo volentieri anche il mio calice, senzaretorica e con la convinzione che questa sia l’unica stra-da dello sviluppo umano.

RRiiccccaarrddoo RRuuttttaarr(Dom, 15. 11. 2009)

LLEEGGGGEE FFIINNAANNZZIIAARRIIAA

CCoonnffeerrmmaattaa llaa rriidduuzziioonnee ddeeii ccoonnttrriibbuuttii

ppeerr llaa mmiinnoorraannzzaa sslloovveennaa

Meno fondi anche per gli italiani in Istria.Respinti gli emendamenti della senatrice Tamara Bla¡ina

La commissione Bilancio del senato ha confermato la ridu-zione delle risorse statali destinate alla minoranza slove-na. I senatori del centrodestra hanno approvato la decisionedel governo di assegnare agli sloveni per il 2010 4,06 milio-ni di euro e per il 2011 3,12 milioni di euro. La minoranzaslovena ha quest’anno ricevuto da Roma un totale di 5,26

milioni di euro, ma solo grazie al cosiddetto decreto mille-proroghe di gennaio, quando il governo ha inserito nel bilan-cio ancora un milione di euro per il quale è stato decisivol’intervento della Slovenia.Al senato si ripete lo scenario dell’anno scorso. Il gover-no su raccomandazione del ministro Giulio Tremonti “hablindato” la legge finanziaria, per questo motivo il centro-destra, in commissione Bilancio, ha sistematicamenterespinto tutti gli emendamenti e le proposte dell’opposizione.Così è stato pure con gli emendamenti al bilancio presentatidalla senatrice Tamara Bla¡ina del Partito democratico. La parlamentare slovena, assieme ai colleghi Flavio Pertoldie Carlo Pegorer ha proposto al governo di aumentare ladotazione finanziaria per la minoranza slovena per il pros-simo anno di 1,2 milioni di euro, e per i prossimi due anniinvece di 2,1 milioni di euro. Se questo emendamento venisse approvato dal governo,gli sloveni in Italia avrebbero a disposizione la stessasomma assegnata fino ad ora.Lo stesso principio vale anche per la minoranza italiana inSlovenia e in Croazia. Il Partito democratico ha propostodi aumentare i contributi per gli italiani in Istria per un tota-le di 750 mila euro. Ma anche in questo caso le richiestenon sono state accolte. Va detto che già nel bilancio di que-st’anno Roma ha diminuito di molto i finanziamenti agli ita-liani in Slovenia e in Croazia, che dal punto di vista finan-ziario vengono trattati non come minoranza etnica o lin-guistica, ma come italiani residenti all’estero.La senatrice Bla¡ina non fa parte della commissioneBilancio, ma in questa occasione ha sostituito un membroeffettivo, collega di partito. Nel proprio intervento ha evidenziato che già lo scorso annolo stato ha iniziato a ridurre i contributi destinati alla mino-ranza slovena e continua a farlo anche quest’anno. In que-sto caso viene violata la legge di tutela del 2001 e disat-tese alcune promesse date alla minoranza e alla Slovenia.Bla¡ina ha ricordato l’incontro, di settembre a Roma, traSilvio Berlusconi e Borut Pahor. Il presidente del governo italiano ha promesso al premiersloveno che Roma non avrebbe diminuito i contributi allaminoranza slovena.La rappresentante del Pd ha fatto riferimento pure alle paro-le del presidente della camera Gianfranco Fini, il quale nelrecente incontro con il presidente dell’Unione italiana di Istriae Fiume e membro del parlamento croato, Furio Radin, haparlato della necessità di tutela legislativa e materiale delleminoranze etniche. (…)

(Primorski dnevnik, 31. 10. 2009)

LLEEGGGGEE FFIINNAANNZZIIAARRIIAA

IInnaacccceettttaabbiillee llaa ppeerrddiittaa

ddeell vveennttii ppeerrcceennttoo ddii ppoossttii ddii llaavvoorroo

La proposta di ripartizione dei fondi per la minoranza slo-vena fatta dall’assessore alla cultura Roberto Molinaro èstata bocciata dalla commissione consultiva per la mino-ranza slovena. Molinaro da parte sua insiste e presenteràalla commissione di nuovo la stessa tabella. A differenza con l’anno scorso l’assessorato regionale allaCultura ha accettato i dati della finanziaria del governo, chedestina per le attività culturali della minoranza 4,06 milio-

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ni di euro. Di questi bisogna togliere 75 mila euro per il paga-mento degli interessi passivi che il comune di Trieste hadestinato per il Teatro stabile sloveno.In base alla proposta di Molinaro il contributo per il 2010per il Teatro stabile sloveno passa da 484.800 euro a700.000 euro, mentre per le altre istituzioni, che sono nel-l’elenco speciale, i contributi verranno ridotti.La maggior parte delle istituzioni hanno personale impie-gato a tempo indeterminato. Il taglio del 25 per cento signi-ficherebbe il 20 per cento dei posti di lavoro in meno. Alcuneistituzioni sono già oggi in profonda crisi con i bilanci.Possiamo solamente elencare qualche esempio. IlPrimorski dnevnik riceverebbe 114 mila euro in meno, lacasa editrice Mohorjeva dru¡ba di Gorizia 59 mila euro dimeno, la scuola di musica Glasbena matica 222.500 euroin meno, il Centro musicale Emil Komel 64.600 euro inmeno, il Novi Matajur 50 mila euro di meno ecc.Naturalmente i numeri si riferiscono alla quota dell’annoscorso. L’istituzione che l’anno scorso ha percepito di più, sarà mag-giormente penalizzata, inquanto la riduzione si calcola inbase alla percentuale. Già questi numeri indicano che cisarà qualche posto di lavoro in meno.L’assessore Molinaro ha affermato che dei fondi regiona-li ha mantenuto per il Teatro stabile sloveno i 250 mila eurodell’anno scorso, mentre ha ridotto i finanziamenti per glialtri teatri regionali.Allo stesso tempo il governo regionale ha cancellato la dota-zione del Fondo regionale per la minoranza slovena intro-dotto dalla giunta Illy, il che significa 230 mila euro in menoper la minoranza. Se non siamo completamente ciechi, il governo regionaleha mantenuto i 250 mila euro per il Teatro stabile slove-no, ma contemporaneamente ha eliminato 230 mila eurodal Fondo per la minoranza. Dunque la Regione ha stanziato 20 mila euro dai proprifondi, e non da finanziamenti previsti dalla legge 38 cheprovvengono da Roma. In pratica di proprio ha dato ciò cheè stato tolto alla minoranza.Ripartizioni e magie simili sono inaccettabili per la mino-ranza slovena. La crisi del Teatro stabile è stata al centrodell’attenzione dei media. Gli enti pubblici (il comune e laprovincia di Trieste e la regione Fvg), che sono membri fon-datori del Teatro stabile, non hanno erogato i contributi pre-visti dalla legge. Il governo regionale non può risolvere lasituazione del Teatro con i fondi previsti per la minoranza,o meglio non può togliere i fondi a venti organizzazioni eprovocare una serie di licenziamenti. In questo modo sal-terebbero gli accordi raggiunti per il Teatro stabile slove-no con la mediazione del prefetto di Trieste. È stato inva-no tutto il lavoro?Tanto meno gli sloveni della provincia di Udine sono pre-parati ad accogliere i dictat dall’alto. È vero che la scuoladi San Pietro al Natisone è diventata statale, ma allo stes-so tempo è iniziato lo sgretolamento delle altre organiz-zazioni.L’istituto di ricerca sloveno Slori ha dovuto chiudere l’uffi-cio di Cividale per la diminuzione dei fondi, il Teatro sta-bile sloveno è nella Slavia friulana un ospite molto raro.Dove effettuerà la riduzione la scuola di musica Glasbenamatica, che ha avuto successo nella Slavia friulana? Leassocciazioni riceveranno 191.800 euro di meno.Non crediamo che la Slavia friulana, Resia e la Valcanalenon risentiranno la riduzione dei fondi. Che cosa ne saràdell’Istituto per la cultura slovena che opera negli spazi chenon saranno mai completamente suoi?

SLOVIITT N° 11 del 30/11/09 ppaagg.. 33

Quale sarà lo scopo della scuola bilingue, se attorno a leisarà terra bruciata? Dobbiamo guardare agli problemi inmodo serio e avere paura di certi propositi.

(Novi Matajur, 26. 11. 2009)

IILL CCOOMMMMEENNTTOO

NNoonn ccii ssoonnoo ssttaattee ggiiàà aabbbbaassttaannzzaa vviittttiimmee??

Dopo la riunione della commissione consultiva regionaleper i finanziamenti alla minoranza slovena e le dichiara-zioni dell’assessore regionale competente, ci sono motiviper una sempre maggiore preoccupazione. Preoccupati dobbiamo essere tutti, senza esclusioni, inquanto si prospetta uno scenario negativo, che non rispar-mierà nessuno all’interno della minoranza, se si attueran-no le proposte annunciate di riduzione dei finanziamenti.Ciascuno conosce la propria situazione, ma la verità è cru-dele. La proposta della Regione di tagliare una parte delle risor-se destinate alle istituzioni slovene per mantenere il tea-tro, costringerebbe il quotidiano Primorski dnevnik a dimi-nuire il numero dei giornalisti, perdere molti collaboratorie drasticamente tagliare ancora qualche cosa. Ci chiediamo in che modo saremo in grado di fare il quo-tidiano, che già con l’attuale organico riusciamo a mala-pena a mandare in stampa e solo grazie ad un carico dilavoro oltre il comune e con l’impegno di tutto l’organico.Senza considerare che con la salute abbiamo, grazie alcielo, una grande fortuna, mentre il cosiddetto «assentei-smo alla Brunetta» nella nostra redazione non sappiamocosa sia.Non voglio intromettermi nel settore delle altre istituzionidella minoranza, ma si può supporre che quasi tutte, comenoi, risentiranno dei tagli previsti. Forse le autorità statalie quelle regionali vogliono proprio questo? La proposta, cheogni istituzione slovena si riduca di sua spontaneavolontà, conduce direttamente a un incremento delle crisie di una situazione senza uscita per la minoranza con laconseguente «guerra tra i poveri». Davanti agli occhi pos-siamo avere uno scenario chiaro come il giorno.Cosa dire delle «soluzioni» citate, che arrivano dopo chele risorse immutate per venti anni hanno obbligato la mino-ranza a continui tagli e riduzioni. È triste soprattutto che il governo regionale il quale nonperde l’occasione di vantarsi della sua multiculturalità e l’at-tenzione per le minoranze come suo valore costitutivo, fino-ra non ha dimostrato la minima volontà almeno di preten-dere da Roma il rispetto dei finanziamenti già previsti perla minoranza slovena. Almeno pubblicamente non abbia-mo rintracciato interventi simili a quelli attraverso i quali laregione pretende dal governo di Roma l’erogazione pun-tuale di altri impegni finanziari, rispetto alle quali il milionedi euro perso e destinato alla minoranza slovena è una verabriciola. Che il governo regionale destini dal suo bilancio di più perla minoranza è in questi tempi un’illusione, anche perchéciò non è riuscito nemmeno ai tempi di Illy. Ci sono menofondi, aiutatevi come sapete: questo è il messaggio cheviene dal palazzo della regione. Come se non ci fosserostate già abbastanza vittime.

DDuuœœaann UUddoovvii@@(Primorski dnevnik, 8. 11. 2009)

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MMAALLBBOORRGGHHEETTTTOO--NNAABBOORRJJEETT

IInnttrrooddoottttoo iill pplluurriilliinngguuiissmmoo vviissiibbiillee

Soddisfazione del presidente del comitato paritetico per laminoranza slovena Bojan Brezigar

Alla fine di ottobre il presidente del Fvg Renzo Tondo, hafirmato il decreto che ufficialmente introduce il plurilingui-smo nel comune di Malborghetto-Valbruna / Naborjet –Ov@ja vas in Val Canale. Questo comune è ora inserito nel-l’elenco ufficiale dei comuni, in cui viene attuato il cosid-detto bilinguismo visibile sloveno-italiano. Nei comuni diTarvisio e Malborghetto-Valbruna, oltre all’italiano e allo slo-veno è presente pure il tedesco e in qualche località ancheil friulano. Tondo ha firmato il decreto in base alla richie-sta del comitato paritetico per la minoranza slovena.Il comune di Malborghetto-Valbruna è iscritto fin dall’inizionell’elenco dei 32 comuni, in cui viene attuata la legge ditutela per la minoranza slovena, ma il sindaco AlessandroOman inizialmente era contrario all’inclusione del comunenell’elenco del bilinguismo visibile. In un secondo tempoè stato chiarito che si è trattato di un malinteso e così Omanha scritto al comitato paritetico e al presidente Tondo, checon questo atto ha anche formalmente accolto la richiestadel sindaco e la conseguente decisione del comitato pari-tetico.La notizia che il presidente Tondo ha firmato il decreto èstata comunicata dal presidente del comitato pariteticoBojan Brezigar che ha espresso soddisfazione in merito.Secondo la sua opinione si tratta di una delle rare deci-sioni amministrativo-politiche a favore della minoranza slo-vena e dell’attuazione della legge di tutela, in un momen-to, dal punto di vista politico, non proprio favorevole pergli sloveni. Nell’elenco dei comuni, in cui si attua il bilinguismo visibi-le, non c’è ancora il comune di San Pietro al Natisone nellaSlavia friulana, mentre risulta molto problematica la situa-zione nel comune di Trieste. Brezigar ha incontrato più voltei sindaci di Trieste e di San Pietro che però insistono suposizioni restrittive. Per quanto concerne Trieste, Tondoha preso in considerazione, non il parere del comitato pari-tetico, ma quello del sindaco Roberto Dipiazza, per il qualeil bilinguismo visibile riguardo a tabelle e cartelli stradali siapplicherebbe solamente all’inizio e alla fine delle frazio-ni del comune di Trieste.Proprio l’attuazione del bilinguismo visibile nel comune diTrieste è oggetto del ricorso, indirizzato al presidente dellarepubblica Giorgio Napolitano da parte delle associazionie organizzazioni slovene dell’Altipiano est. Il ricorso, comeha spiegato l’avvocato Peter Mo@nik, non è indirizzato con-tro il comitato paritetico, ma contro il decreto firmato daTondo nel dicembre dell’anno scorso che non prende inconsiderazione le raccomandazioni del comitato pariteti-co. Come detto è in forse, l’attuazione del decreto del presi-dente della regione sul territorio del comune di Trieste. Iricorrenti ritengono che in questo sono state violate le legginazionali e i trattati internazionali, secondo cui l’Italia nonpuò e non deve ridurre i diritti del minoranza slovena.Come previsto dalla legge, la Presidenza della Repubblicaha inviato il ricorso all’esame del Tar del Friuli-VeneziaGiulia, il quale ha già iniziato il procedimento formale chesi concluderà con una sentenza. L’amministrazione regio-

nale è rappresentata in questa causa dall’avvocato EnzoBevilacqua.

(Primorski dnevnik, 5. 11. 2009)

SSLLAAVVIIAA FFRRIIUULLAANNAA –– BBEENNEE##IIJJAA

EEnnttii mmoonnttaannii ee mmiinnoorraannzzaa sslloovveennaa

Il contributo degli amministratori sloveni sulla riforma dellecomunità montane

Il dibattito sul futoro assetto amministrativo dei territori mon-tani della fascia confinaria orientale del Friuli si è arricchi-to di un importante contributo elaborato dai rappresentantidegli amministratori di lingua slovena eletti in provincia diUdine, sentito il parere dei principali enti della minoranzaslovena riconosciuti (Skgz - Unione economica culturaleslovena ed Sso - Confederazione delle organizzazioni slo-vene).I promotori e gli estensori del documento, che è stato pre-sentato di recente al commissario della comunità monta-na del Torre, Natisone e Collio, Tiziano Tirelli, dai rappre-sentanti degli amministratori sloveni, Stefano Predan, mem-bro della Commissione consultiva regionale per la mino-ranza slovena, e Davide Clodig, membro del Comitato isti-tuzionale paritetico per i problemi della minoranza slove-na, fondano le motivazioni del loro intervento sul decretodel Presidente della Repubblica che approva la tabella deicomuni del Friuli - Venezia Giulia nei quali si applicano lemisure di tutela della minoranza slovena a norma dellalegge 38/01, sull’articolo 21 della legge di tutela, in cui ven-gono individuate le Comunità montane quali enti deputatiall’attuazione di interventi volti allo sviluppo economico deicomuni nei quali è storicamente insediata la minoranza slo-vena, articolo recepito dalla legge di tutela regionale (26/07).Gli interventi previsti dalle due leggi, si legge nel documento,«sono indispensabili, se si considera che il territorio delledue comunità montane a causa della particolare colloca-zione geopolitica nonché orografica presenta un livello disviluppo oggettivamente inferiore rispetto ad altre zone dellaRegione Friuli - Venezia Giulia. Va tenuto presente che iterritori delle due comunità montane in indirizzo presenta-no caratteristiche di omogeneità sociale e culturale, anchese con diversi gradi di sviluppo e disagio sociale. Inoltreesse hanno dimensioni idonee riguardo a compiti di pia-nificazione, sviluppo, prossimità dei servizi al cittadino egestione del territorio».Non va trascurato il fatto, si osserva nel documento, che«per il futuro le azioni di programmazione dello svilupposocio-economico devono tenere conto dell’eliminazione delconfine, diventato semplicemente amministrativo nell’am-bito dell’Unione Europea. Questa nuova ed inedita situa-zione impone un’attenzione particolare per le interessan-ti opportunità che vengono offerte dall’Unione Europea permezzo dei fondi europei destinati ai territori con diversogrado di sviluppo. Neppure va dimenticata l’esigenza del-l’integrazione con le azioni programmatorie relative al ter-ritorio del Poso@je (Valle dell’Isonzo), in accordo con gli entilocali sloveni limitrofi».In base a queste considerazioni, gli amministratori slove-ni sintetizzano in nove punti le loro richieste in vista dellariorganizzazione degli enti territoriali montani.Dal punto di vista territoriale «deve esserci un forte impe-gno a mantenere un livello di organizzazione sovracomu-

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nale che interessi l’area delle attuali due comunità mon-tane. I comuni interessati sarebbero quelli elencati daldecreto del Presidente della Repubblica in attuazione dellalegge 38/2001» (ad esclusione di Cividale del Friuli, se noncome sede dello sportello sloveno).A questa struttura sovracomunale sarà necessario dare forticompetenze «per le iniziative di programmazione, pianifi-cazione, gestione del territorio e per lo sviluppo culturale,sociale ed economico, in accordo con le direttive pro-grammatorie della Regione autonoma Friuli - Venezia Giuliae tenendo conto anche delle azioni di sviluppo che inte-ressano il territorio confinante sloveno».A queste strutture dovrà essere assegnata la gestione dicompetenze che saranno devolute dalla regione, al fine difavorire servizi più efficaci e vicini alla popolazione residente,la possibilità pratica di attivare servizi di gestione della pro-grammazione europea, finalizzati al reperimento di fondieuropei da destinarsi allo sviluppo socio-economico del ter-ritorio» e «la gestione delle competenze derivate dagli stru-menti legislativi riferiti alla comunità slovena ivi residente

(Ln 38/2001 Lr 26/2007) e puntuale applicazione delle stes-se».Tutto ciò al fine di «mantenere l’identità territoriale dei sin-goli comuni e organizzare la struttura sovracomunale inmodo da garantire un efficiente sistema di gestione dei ser-vizi per i piccoli comuni (in particolare urbanistica, lavoripubblici, personale, amministrazione e manutenzione delterritorio)».In un’ottica di ampliamento delle competenze, scrivono gliamministratori sloveni, è necessario «rafforzare le attualiprofessionalità a disposizione con incremento delle stes-se con personale che conosca la lingua e/o dialetto slo-veno e relativa formazione professionale».Vista la complessità della problematica, gli amministrato-ri, ritengono «indispensabile l’attivazione di un tavolo di lavo-ro composto da rappresentanti istituzionali della regione,rappresentanti degli enti locali, rappresentanti della comu-nità slovena finalizzato ad elaborare un documento ope-rativo sulle funzioni dell’ente sovracomunale».

(Dom, 30. 11. 2009)

L’avvocato Andrej Berdon e il commercialista PaoloMarchesi sono i nuovi amministratori delegati delTeatro stabile sloveno. Sono stati nominati dall’as-

semblea dell’ente riunita il 16 novembre nel Kulturni dom(Casa di cultura) di Trieste. Il loro incarico è a tempo deter-minato, e cioè fino il 30 giugno del prossimo anno. In que-sto tempo dovranno garantire la firma dei contratti (fino il1° dicembre) e l’inizio delle attività teatrali, provvedere allosvolgimento della stagione teatrale ridotta e mettere le basial progetto di risanamento, secondo il quale il teatro dovreb-be uscire dall’attuale profonda crisi. Per questi obbiettivi gliamministratori delegati disporranno di un budget pari adun milione e 500 mila euro. Andrej Berdon è stato proposto per l’amministrazione a ter-mine del teatro dalle organizzazioni di riferimento Skgz eSso. Nel corso dell’assemblea il suo nome è stato avan-zato dal presidente dell’associazione Druœtvo Slovenskogledaliœ@e Adriano Sosi@ e da Ace Mermolja. Il 48-enneavvocato, residente nel comune di Monrupino, ha ricopertoil ruolo del segretario regionale del partito Slovenska sku-pnost, per un mandato ha rappresentato il partito nel con-siglio comunale di Trieste, dopodiché è stato eletto consi-gliere nel comune di Monrupino ed è rieletto alle elezionidi quest’anno.Paolo Marchesi è stato proposto come amministratore dele-gato del Teatro stabile sloveno dal Comune di Trieste edè stato sostenuto anche dagli altri enti pubblici (Provinciae Regione) facenti parte dell’assemblea del Teatro stabi-le sloveno. Marchesi (classe 1939), commercialista, in pas-sato si è tra l’altro occupato del Fondo di Trieste e delleaziende in difficoltà; conosce pure l’ambiente teatrale trie-stino, in quanto è membro del comitato di controllo del tea-tro lirico Verdi.La nomina di Berdon e Marchesi alla direzione tempora-nea dell’ente teatrale era attesa. Già gli esperti Marija Marc

e Renato Manzoni hanno nella propria relazione indicatola nomina di due tecnici per uscire dalla crisi. Gli enti loca-li e le organizzazioni rappresentative hanno accettato la pro-posta nel caso della riunione presso la prefettura di Triesteall’inizio novembre, in seguito hanno scelto il candidato.L’assemblea ha confermato la loro proposta.La presidente dell’assemblea, l’assessore alle Finanze dellaProvincia di Trieste Mariella De Francesco, ha ritenuto chela nomina dei due amministratori, di cui il compito princi-pale è garantire la continuazione dell’attività teatrale con imezzi finanziari a disposizione, rappresenta una svolta nel-l’amministrazione del teatro.Nella nuova stagione il Teatro opererà con il budget da unmilione e 500 mila euro. L’assessore De Francesco ha cosìarticolato queste risorse: la Regione Fvg ha confermato ilcontributo dell’anno scorso di 250 mila euro dal fondo didotazione, in più destinerà al teatro quasi 500 mila eurodei contributi statali previsti dalla legge di tutela; il fondonazionale per lo spettacolo (Fus) ammonterà a 380 milaeuro; la Repubblica di Slovenia ha stanziato il contributodi 130 mila euro; la Provincia di Trieste ha aumentato il con-tributo da 8 mila a 30 mila euro; le organizzazioni rappre-sentative daranno il contributo di 100 mila euro (oltre ai con-tributi previsti dalla legge di tutela). A ciò bisogna aggiun-gere ancora gli incassi delle produzioni.Il comune di Trieste (all’assemblea era rappresentato dalsegretario generale Santi Terranova) non darà alcun con-tributo, ha però cancellato gli interessi sui prestiti conces-si al Teatro per il 2008 e per il 2009 (in tutto circa 120 milaeuro).«Nella scorsa stagione il teatro ha avuto a disposizione 2milioni di euro, ed ha creato il disavanzo di 400 mila euro.Nella nuova stagione le risorse saranno minori, ma non sicreerà alcun disavanzo», ha annunciato l’assessore DeFrancesco.

Risolta temporaneamente la cristi dell’importante istituzione slovena TTEEAATTRROO SSTTAABBIILLEE SSLLOOVVEENNOO

Nominati gli amministratori delegatiAndrej Berdon e Paolo Marchesi dirigeranno il teatro fino il 30 giugno 2010

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Rigassificatore? No, grazie. Lo ha ribadito ieri (9novembre, ndt) il ministro sloveno dell’Ambiente KarlErjavec alla collega Stefania Prestigiacomo. Ma quel-

lo che ha più lasciato allibiti è che il diniego Erjavec lo haannunciato ancora prima dell’inizio del summit del Comitatointerministeriale italo-sloveno. Meno ”catastrofica” la mini-stra Prestigiacomo, la quale ha confermato che tutta ladocumentazione richiesta dalla Slovenia sarà inviata abreve. «L’Italia - ha detto - ha seguito scrupolosamente glieffetti dell’impatto ambientale, secondo le regole europee,le convenzioni internazionali tra Stati contermini e abbia-mo altresì tenuto conto dei giusti suggerimenti sloveni».«Ritengo - ha concluso - che la nostra documentazione saràpiù che esaustiva e che non ci sarà quindi bisogno che

Incontro del comitato coordinatore dei governi di Slovenia e Italia BBRRDDOO PPRRII KKRRAANNJJUU

Il vertice bilaterale Slovenia - ItaliaIl rigassificatore nel golfo di Trieste divide ancora i due Stati confinanti

Alla domanda se si procederà alla diminuzione dei postidi lavoro, l’assessore provinciale ha garantito che ciò nonsuccederà. Il periodo di occupazione sarà però ridotto perla durata dell’amministrazione transitoria. Così è stato rife-rito nella relazione dagli esperti Marija Marc e RenatoManzoni.L’assessore De Francesco ha posto pure la questione deldirettivo del teatro. Con la nomina di lunedì 16 novembreda parte dell’assemblea questa funzione è stata delegataai due amministratori delegati. Gli esperti Marc e Manzoninella loro relazione hanno scritto che sarebbe auspicabi-le lo scioglimento dei contratti. «Gli attuali direttori, ammi-nistrativo e artistico, hanno un grande costo. Il loro com-pito sarà svolto d’ora in poi dagli amministratori delegati.Per adesso non si sa ancora come si evolverà la questio-ne: se si arriverà ad un accordo o ad un conflitto. In entram-bi i casi la soluzione della questione avrà un costo per ilteatro. Di quale entità l’assemblea non ha potuto dare lastima. Definirlo sarà compito degli amministratori», ha spie-gato l’assessore provinciale alle Finanze, la quale ha sot-tolineato che «questo non è assolutamente un commis-sariamento, ma una possibilità data al teatro di uscire dal-l’attuale crisi finanziaria».Con la nomina dei due amministratori è definitivamente ter-minato il mandato del precedente consiglio d’amministra-zione, che ha dato le dimissioni il 28 settembre. Secondoil parere del presidente del comitato di controllo le dimis-sioni del consiglio d’amministrazione erano subito valide,e quindi non c’era la possibilità che fossero respinte dal-l’assemblea.Adriano Sosi@, presidente dell’associazione Drutvo slo-vensko gledaliœ@e, si è detto «felice, perché è stato fattoun passo in avanti per il salvataggio dell’ente. Questo è statovoluto da tutti. La scelta dei due amministratori delegati èstata concorde, questo è anche importante. Sono state defi-nite le direttive per l’amministrazione anche se hanno untempo limitato. Presentate alla prefettura le direttive sonostate confermate e ciò dà la garanzia che gli amministra-tori faranno il proprio lavoro nelle migliori condizioni».

MM..KK..(Primorski dnevnik, 17. 11. 2009)

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Lubiana ricorra in merito alla Corte europea». Ma il suo col-lega sloveno Karl Erjavec ha prontamente replicato che«non è detto che la documentazione italiana soddisfi laSlovenia». E poi ha precisato: «C’è un punto su cui siamoin disaccordo, quello della sicurezza a cui gli italiani obiet-tano che fa parte di una fase successiva e attiene alMinistero dei trasporti». A placare le acque ci ha pensatoil ministro degli Esteri Franco Frattini, il quale ha parlatodi un confronto estremamente positivo e di larghe con-vergenze. Sono stati affrontati, ha spiegato il capo dellaFarnesina, temi bilaterali ma anche internazionali come lacrisi in Afghanistan, che vede impegnato un contingentemilitare sloveno, come i Balcani Orientali. E qui c’è statoun grande impegno sloveno nell’organizzazione di una

IILL CCOOMMMMEENNTTOO

UUnnaa ssoolluuzziioonnee ppoolliittiiccaa

ppeerr iill TTeeaattrroo ssttaabbiillee sslloovveennoo

«La soluzione è solamente a livello politico», ha annunciatol’11 settembre la ricetta per uscire dalla crisi l’allora presi-dente del consiglio d’amministrazione del Teatro stabile slo-veno, Martina Kafol. Evidentemente non ha avuto abba-stanza peso politico per raggiungere questo obbiettivo.Perciò 17 giorni più tardi è stata costretta a dimettersi. Èstata però profetica.Un mese e mezzo più tardi la politica si è mossa. Gli incon-tri alla prefettura di Trieste hanno avvicinato gli enti pub-blici e le organizzazioni rappresentative degli sloveni in Italia,che in questa occasione hanno dimostrato di essere un effi-ciente, unitario e comune attore politico della minoranza.Le riunioni hanno prodotto la relazione degli esperti, chehanno indicato la strada.La nomina di ieri (16 novembre, ndt) dei due commissari,che temporaneamente dirigeranno il teatro, insieme allagaranzia delle fonti finanziarie – rappresentano un passoconcreto verso il risanamento dell’ente.Anche se si arriverà a questo – secondo le serie intenzio-ni politiche – è fin d’ora chiaro, che l’attività del teatro saràmeno ricca che in passato. A fare le spese di questa situazione sarà soprattutto il per-sonale. La presidente dell’assemblea Mariella De Francescoha assicurato che non ci saranno licenziamenti, ma l’ora-rio di lavoro sarà ridotto (e di conseguenza sarà ridottoanche lo stipendio).Questi problemi sindacali saranno risolti successivamen-te. Oggi è importante che il teatro disponga del nuovo diret-tivo che entro la fine di novembre potrà sottoscrivere inecessari contratti, per far sì che la stagione finalmenteprenda il via il primo dicembre.

MMaarrjjaann KKeemmppeerrllee(Primorski dnevnik, 17. 11. 2009)

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Conferenza europea sul tema che si svolgerà sotto la pre-sidenza spagnola dell’Ue. Frattini ha anche espresso enor-me soddisfazione per l’accordo sui confini raggiunto tra laSlovenia e la Croazia che permette ora a Zagabria una forteaccelerazione nel processo di adesione all’Ue. Da parte suail ministro degli Esteri sloveno ha garantito una forte coo-perazione in campo infrastrutturale soprattutto nel colle-gamento Trieste-Diva@a che fa parte del Corridoio 5 e haauspicato una più accentuata cooperazione tra i portidell’Alto Adriatico. «Che devono fare rete - secondo il vice-ministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, anche lui pre-sente all’incontro - per combattere la concorrenza degli scalidel Nord Europa diventando così una sorta di porta perl’Oriente». Sempre dal punto i vista dei trasporti è statoannunciato un prossimo collegamento aereo tra Portorosee Roma. Tra i temi trattati riguardanti l’energia, oltre il rigas-sificatore anche la costruzione di elettrodotti tra i due Paesi,mentre Lubiana ha comunicato all’Italia di stare per firma-re il protocollo d’intesa per l’oleodotto ”South Stream”. «DiKrœko non si è parlato - ha concluso Frattini - anche se l’Enelha già espresso la propria volontà di cooperare al raddoppiodella centrale nucleare. Ora si attende il responso dellaparte slovena».

MMaauurroo MMaannzziinn(Il Piccolo, 10. 11. 2009)

BBRRDDOO PPRRII KKRRAANNJJUU

SSii èè ppaarrllaattoo aanncchhee ddeellllee mmiinnoorraannzzee

Il rigassificatore di Zaule è oggetto di divergenze tra laSlovenia e l’Italia che promette che la minoranza slovenariceverà nel 2010 gli stessi finanziamenti statali di que-st’anno, dunque qualche cosa in più di 5 milioni di euro.Questa è una considerazione alquanto generica dopo l’in-contro del gruppo di coordinamento tra i governi di Sloveniae Italia, presieduto dai ministri agli Esteri Samuel ˘bogare Franco Frattini. All’incontro hanno preso parte, oltre adalcuni sottosegretari, anche i ministri all’Ambiente KarlErjavec e Stefania Prestigiacomo.Frattini non ha ricevuto i presidenti dell’Skgz e dell’Sso, sep-pure l’incontro era previsto nel programma ufficiale del ver-tice bilaterale. Nel corso della conferenza stampa (9 novem-bre, ndt) Frattini ha confermato che il governo Berlusconista progettando la stessa azione dell’anno scorso, dunquel’aggiunta di un milione di euro per la minoranza slovena:4,06 milioni di euro previsti dalla finanziaria del 2010,dovrebbero essere la prima rata, il resto arriverà in segui-to, ha affermato Frattini. Il ministro non ha motivato le ragio-ni dell’annullamento dell’incontro comune con le minoran-ze, sostenendo che la delusione di Pavœi@ e Œtoka è infon-data. Frattini ha fatto intendere che vuole ricevere la Skgze lo Sso in Italia e non in Slovenia.Di delusione infondata dei presidenti Skgz e Sso ha par-lato pure ˘bogar, il quale ha dichiarato che la parte slo-vena prende atto delle promesse di Frattini sui finanziamentiaggiuntivi per le istituzioni culturali slovene. Il ministro hainformato il collega della crisi del Teatro stabile sloveno(Frattini è stato sensibile su questa questione, ha spiega-to il ministro agli Esteri sloveno) e delle lamentele dellaminoranza slovena di non avere un interlocutore diretto nelgoverno Berlusconi, che stando alle ultime notizie, sarà ilsottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. Anche ̆ bogar,come Frattini, non ha commentato il contrattempo relativo

all’incontro con le due minoranze.Riguardo al rigassificatore di Zaule entrambi i governi sonorimasti sulle posizioni già note. La ministra Prestigiacomoha annunciato l’invio della documentazione aggiuntiva men-tre Erjavec ha ripetuto le già note posizioni negative diLubiana. La Slovenia attende da Roma ulteriori approfon-dimenti sugli impatti transfrontalieri e la documentazionerelativa alla sicurezza del rigassificatore.La Prestigiacomo ha affermato che l’Italia deve fornire allaSlovenia la documentazione relativa agli impatti tran-sfrontalieri, ma non la relazione sulla sicurezza. Erjavecaveva espresso parere negativo sul rigassificatore anco-ra prima dell’incontro di Brdo. Questa non è stata propriouna mossa diplomatica, ma il contrario. Frattini e ˘bogarhanno comunque espresso in linguaggio diplomatico la spe-ranza, che il dialogo sul rigassificatore – nonostante le diver-se posizioni – continui, ciò è stato sottolineato pure dallaPrestigiacomo e da Erjavec. Le prospettive su questo pro-getto non sono proprio migliori, anche se adesso molte cosedipenderanno dai nuovi documenti che l’Italia ha prean-nunciato di inviare alla Slovenia.A Brdo si è parlato pure dei collegamenti commerciali e dellacollaborazione tra porti. Frattini ha sottolineato che Romacrede nel ruolo strategico del nuovo collegamento ferro-viario Trieste-Diva@a, mentre gli interlocutori dei porti nonsono stati molto chiari. A breve la Slovenia dovrebbe ripri-stinare il collegamento aereo tra Portorose e Roma (alcu-ni tentativi in questo senso sono già falliti). All'incontro nonsi è invece parlato della centrale nucleare di Krœko, men-tre Frattini ha ripetuto ai giornalisti l'interesse della societàenergetica ENEL per la collaborazione nella costruzionedel secondo reattore di Krœko. Prima della partenza perRoma il ministro degli Esteri italiano si è complimentato con˘bogar per il recente accordo con la Croazia, che l’Italia,secondo le parole del ministro, sostiene senza riserve.

SSaannddoorr TTeennccee(Primorski dnevnik, 10. 11. 2009)

BBRRDDOO PPRRII KKRRAANNJJUU

FFrraattttiinnii nnoonn hhaa rriicceevvuuttoo

ii pprreessiiddeennttii ddii SSkkggzz ee SSssoo

Spiacevole contrattempo al vertice italo-sloveno

Contrariamente a quanto stabilito dal programma ufficia-le, nel quale era previsto l'incontro comune tra i ministri degliEsteri con le minoranze italiana e slovena, i ministri ̆ bogare Frattini si sono incontrati rispettivamente con la minoranzaslovena in Italia e con quella italiana in Slovenia. Il con-trattempo e dovuto ai dubbi della Slovenia riguardo la par-tecipazione di Furio Radin nella delegazione della mino-ranza italiana. Radin, infatti, è presidente dell'Unione ita-liana (l'organizzazione rappresentativa della minoranza ita-liana in Slovenia e Croazia), ma allo stesso tempo è anchedeputato nel parlamento croato, cosa che ha infastidito laparte slovena. Per questo motivo Frattini, da parte sua, haannullato l'incontro con Rudi Pavœi@ e Drago Œtoka.In realtà dietro questo estremamente spiacevole contrat-tempo si nascondono delle ragioni politiche e diplomatiche,in quanto è stato evidente, che al di là del caso Radin,Frattini non ha voluto incontrare Pavœi@ e Œtoka. I presi-denti dell'Skgz e dell'Sso si sono incontrati solamente con

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˘bogar e con il ministro per gli sloveni nel mondo e oltre-confine Boœtjan ˘ekœ, con i quali si erano già visti venerdìscorso a Lubiana. ˘bogar ha riferito a Pavœi@ e Œtoka lapromessa di Frattini, confermata dallo stesso ministro allaconferenza stampa, che il governo italiano si impegneràcome l'anno scorso ad aggiungere all'inizio dell'anno pros-simo per le istituzioni culturali slovene ancora un milionedi euro che è stato cancellato dalla finanziaria 2010.Œtoka e Pavœi@ hanno lasciato il castello di Brdo delusi. «Ciòche è successo con la composizione della delegazione dellaminoranza italiana non ci interessa, perché non ci riguar-da e non vogliamo polemiche con la minoranza italiana. Ilfatto è che con Œtoka non ci siamo incontrati con il mini-stro Frattini e che in questa occasione non siamo riuscitia instaurare un dialogo diretto con il governo italiano», hacommentato Pavœi@. Della stessa opinione è stato ancheil presidente dello Sso, che si è detto alquanto pessimistasulla possibilità che l'Italia mantenga il contributo dell'an-no scorso per la minoranza slovena. «Noi comunque nondesisteremo. Questa situazione mi preoccupa molto», haaggiunto Œtoka.L'unica nota positiva di questa spiacevole storia è il fattoche Frattini ha delegato il sottosegretario agli Esteri, AlfredoMantica, a trattenere i rapporti con la minoranza slovena.Nel governo Berlusconi ha finora avuto quest'incarico, masolo sulla carta, il sottosegretario agli Interni Francesco NittoPalma. Frattini ha assicurato il sostegno nella ricerca di ulte-riori finanziamenti statali alla delegazione della minoran-za italiana (oltre a Radin, ne hanno fatto parte pure il pre-sidente del comitato esecutivo dell'Unione italiana MaurizioTremul, il deputato nel parlamento sloveno RobertoBattelli e Flavio Forlani, presidente della comunità costie-ra italiana).

SS..TT..(Primorski dnevnik, 10. 11. 2009)

TTRRIIEESSTTEE -- TTRRSSTT

RRiiggaassssiiffiiccaattoorree:: ««SSii ttrraattttaa ddii

uunnaa ggrraannddee ssppeeccuullaazziioonnee!!»»

Ospiti dell’associazione degli intellettuali sloveni il sindaco di Dolina Premolin e l’ambientalista Male@kar

«Si tratta di una grande speculazione!». Sergij Pahor, pre-sidente dell’Associazione degli intellettuali sloveni ha cosìriassunto e concluso la serata, dedicata al progettato rigas-sificatore di Zaule, della quale sono stati ospiti il sindacodi Dolina/San Dorligo della Valle Fulvia Premolin e l’am-bientalista di Capodistria Franci Male@kar. I relatori hannopresentato in modo dettagliato le conseguenze catastrofi-che di questo impianto, che rappresenta un pericolo perl’economia, le persone e l’ambiente naturale dell’intero golfodi Trieste. «Noi a San Dorligo della Valle siamo decisamentecontrari!», ha detto il sindaco Premolin che ha riportato lechiare posizioni della sua amministrazione confermate datre votazioni in consiglio comunale, ed emerse dai nume-rosi incontri con i cittadini indignati. Un parere negativo sulrigassificatore è stato espresso anche dall’università diTrieste, dopo che l’amministrazione di San Dorligo le hamandato in esame la relazione dell’esecutore. Un ulterio-re aggravio per un comune già provato sarebbe deleterio,ha sottolineato la Premolin, a parte ciò non ci sono garan-

zie per la sicurezza e c’è da aggiungere che nel procedi-mento si sono completamente dimenticati della legge sulconsenso dei cittadini. Nella battaglia contro il rigassifica-tore hanno operato insieme i comuni di San Dorligo dellaValle e quello di Muggia. Tempo fa i sindaci Premolin eNesladek si sono rivolti alla procura di Trieste e qualchegiorno fa hanno presentato ricorso al Tribunale ammini-strativo regionale. Bisogna aggiungere che nel marzo diquest’anno il parlamento europeo ha emanato un decretoper fermare il progetto e che l’organizzazione Alpe AdriaGreen ha presentato il ricorso al Tribunale amministrativoregionale. «Il problema è nel sistema fognario di Trieste».Ancora oggi non è del tutto chiaro, perché si deve fare ilrigassificatore su questo interrogativo proprio a Trieste.Male@kar ha avuto il quadro completo poco tempo fa, quan-do un ospite di una trasmissione televisiva in un momen-to di stizza ha svelato il mistero dell’interessamento delcomune di Trieste. Dovrebbe trattarsi di un affare di 50 milio-ni. I sostenitori giurano che il progetto dovrebbe garantireuna maggiore diversificazione della provenienza del gas(su questo ci sono dei dubbi, in quanto la Russia è politi-camente molto più stabile rispetto alle nazioni africane edell’America latina), soddisfare il fabbisogno energetico (nelFvg le fonti energetiche superano le richieste del 10 percento), bonificare il territorio degradato di Zaule (nellacostruzione del rigassificatore e del gasdotto sottomarinofino a Grado andranno in circolazione diversi metalli pesan-ti che oggi si trovano nella melma), assicurare i posti di lavo-ro (circa 150, le ricerche invece indicano che a causa delrigassificatore 200 pescatori di Trieste perderebbero subi-to il lavoro) e offrire al Comune di Trieste una percentua-le di guadagno per la vendita del gas.La questione più importante riguarda la sicurezza, hannosottolineato Premolin e Male@kar. I rigassificatori e le meta-niere sono obbiettivi strategici che, secondo la legge, devo-no avere una fascia di sicurezza e devono essere protet-ti dall’esercito. Perciò in altre parti del mondo costruisco-no simili impianti nei deserti o in mare (il rigassificaterecostruito l’anno scorso vicino Rovigo si trova in mare aper-to, a 17 chilometri dalla costa). La fascia di rispetto largatre chilometri attorno alle navi (queste saranno circa centoall’anno) e al rigassificatore cambierebbe completamentele attuali rotte marine e limiterebbe le attuali attività eco-nomiche nel golfo di Trieste. C’è la minaccia di un «effet-to domino». Poiché a Zaule si trovano già i terminal del-l’oleodotto e del gas, la ferriera e l’industria chimica, ogniincidente potrebbe causare un disastro. L’esplosione delrigassificatore, ha sottolineato Male@kar può essere para-gonata a diverse decine di bombe atomiche, e, secondole stime, nella nube di fuoco potrebbero morire da 40 milaa 120 mila persone. Spaventose sarebbero anche le con-seguenze per l’ambiente. Per il riscaldamento del gas liqui-do verrà utilizzata l’acqua del mare, che si riverserebbe nelmare raffreddata e con l’aggiunta di cloro, che serve perla disinfestazione delle tubature. Secondo le stime degliambientalisti tutta l’acqua del golfo di Zaule andrebbe inricircolo due volte all’anno. Documenti tenuti nascosti e fal-sificati, un atteggiamento matrignesco, limitazione dei dirit-ti della vicina repubblica di Slovenia, comunicazione «asenso unico» dei media italiani dimostrano che dietro la que-stione rigassificatore si cela ancora qualche cosa. Fa spe-rare però il compatto atteggiamento delle persone di buonavolontà di Slovenia, Italia e Croazia, che forse per la primavolta dal dopoguerra si sono uniti per un futuro migliore.

TTjj(Primorski dnevnik, 18. 11. 2009)

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Lunedì 9 novembre sono passati vent’anni da quandohanno picconato il Muro di Berlino. Non è un anniversarioqualsiasi, tanto meno per Gorizia e Nova Gorica dove, tut-tavia, nessun muro ha mai diviso le due città. Nemmenonei tempi peggiori. Già, ma come sono cambiate le coselungo l’ormai ex confine goriziano? Cosa si è fatto e cosaresta da fare? Ne parliamo con Mirko Brulc, sindaco di NovaGorica da 8 anni, parlamentare nel partito socialdemocraticodell’Sd, sincero amico di Gorizia. L’intervista è stata rila-sciata ieri alle 8 nel municipio di Nova Gorica. Lo ¡upansloveno lavora moltissimo ma si è detto molto lieto di poteresprimere ai lettori goriziani i suoi pensieri.

SSiinnddaaccoo BBrruullcc,, ssoonnoo ppaassssaattii vveenntt’’aannnnii ddaallllaa ccaadduuttaa ddeell MMuurrooee dduuee ddaallllaa ccaanncceellllaazziioonnee ddeeii ’’nnoossttrrii’’ ccoonnffiinnii.. CCooss’’èè ccaamm--bbiiaattoo ttrraa NNoovvaa GGoorriiccaa ee GGoorriizziiaa??«Non si può fare un paragone tra la caduta del Muro e quel-la del nostro confine. Il nostro confine è stato creato dallegrandi potenze ma non è mai stato considerato rigido, inva-licabile come quello tra le due Germanie. Lungo il nostroconfine ci sono stati, è vero, incidenti ed episodi gravi maè sempre stato aperto. Ciò grazie anche al fatto che Titofece in tempo ad opporsi a Stalin, mantenendo l’indipen-denza della Jugoslavia dall’Urss e dunque evitando chesull’Italia incombesse la potenza sovietica.»

CCoossaa iinnvveeccee nnoonn èè ccaammbbiiaattoo ttrraa NNoovvaa GGoorriiccaa ee GGoorriizziiaa iinnqquueessttii pprriimmii dduuee aannnnii sseennzzaa ccoonnffiinnee??«Le persone che vivono sul confine hanno sempre senti-to l’appartenenza a un unico territorio e hanno aspettatocon ansia l’ingresso della Slovenia in Schengen. La genteaspettava la caduta del confine e quando si è verificata forseavevamo attese troppo grandi. Forse non ci siamo resiconto che questo territorio è ancora condizionato dalla sto-ria e da certa politica, soprattutto da parte italiana. Le per-sone non si sono ancora del tutto liberate dalle vicende sto-riche e politiche del passato. Presumo che è per questomotivo che mai nessuno esponente dell’attuale giuntacomunale di Gorizia ha partecipato alla cerimonia aTarnova, mentre io sono sempre presente a quella alLapidario al Parco della Rimembranza a Gorizia. Temo, inol-tre, che per questo motivo, in occasione del centenario delprimo volo dei fratelli Rusjan, il Comune di Gorizia ha ade-rito solo all’ultimo momento alle iniziative celebrative.»

PPeerrcchhéé??«Mi spiace pensarlo ma temo che ciò sia accaduto perchéi fratelli goriziani Rusjan erano sloveni.»

LLee ssuuee rriifflleessssiioonnii ccooiinncciiddoonnoo ccoonn qquueellllee pprrooppoossttee ddaallll’’aarr--cciivveessccoovvoo DDee AAnnttoonnii,, cchhee iinn uunnaa rreecceennttee iinntteerrvviissttaa hhaa ppaarr--llaattoo ddii ccoonnffiinnii mmeennttaallii aannccoorraa bbeenn pprreesseennttii iinn ttaannttii ggoorriizziiaa--nnii.. «Stimo moltissimo il vescovo di Gorizia. L’ho incontrato varievolte. Ha un rapporto molto positivo nei confronti di que-sto territorio. Certamente questo confine ancora esiste nelleteste, ma dipende da noi ’anziani’ trasmettere il giusto mes-

saggio ai giovani. Noi sloveni cerchiamo di non essere vin-colati dal passato, guardiamo al futuro e alla collaborazionetransfrontaliera che però dobbiamo portare a un livello piùalto a cominciare dai Comuni di Nova Gorica, Œempeter-Vertojba e Gorizia. Ma molti progetti transfrontalieri si svi-luppano anche al di fuori dei Comuni. Penso all’Universitàdi Nova Gorica che ha una sede in via della Croce a Gorizia.Ora stiamo pensando a organizzare assieme il capodan-no alla Transalpina. Vedremo.»

AA GGoorriizziiaa ssii ccoonnttiinnuuaa aa ssaappeerree aannccoorraa ppooccoo ddii qquuaannttoo aaccccaa--ddee aa NNoovvaa GGoorriiccaa ee vviicceevveerrssaa.. ÈÈ dd’’aaccccoorrddoo?? «È vero e le faccio un esempio. Noi distribuiamo un opu-scolo informativo che si chiama Kam in cui vengono pub-blicizzati tutti gli spettacoli e gli appuntamenti culturali chesi tengono sul territorio. Vorremmo inserire anche quelli diGorizia, ma purtroppo le cose vanno molto lentamente. DaGorizia non c’è un riscontro positivo in questo senso.»

LLaa sseennssaazziioonnee èè cchhee ttrraa llee ccaauussee ddeell rraalllleennttaammeennttoo ddeeii rraapp--ppoorrttii ttrraa llee dduuee mmuunniicciippaalliittàà ccii ssiiaa aanncchhee iill ddiiffffeerreennttee rraapp--ppoorrttoo ppeerrssoonnaallee cchhee lleeii aavveevvaa ccoonn iill ssiinnddaaccoo VViittttoorriioo BBrraannccaattiirriissppeettttoo aa qquueelllloo cchhee hhaa ccoonn iill ssiinnddaaccoo EEttttoorree RRoommoollii.. ÈÈ ccoossìì??«Non credo. Sottolineo che ho molta stima per il sindacoRomoli. Mai abbiamo avuto alcun conflitto nei nostri rap-porti. Tuttavia, sento con un po’ di amarezza certi commentie prese di posizione nei nostri confronti da parte di alcunialtri rappresenti dell’amministrazione comunale. Mi dannoparecchio fastidio alcune dichiarazioni, ma le ignoro.Quando cammino per Gorizia incontro molti goriziani nonsolo della comunità slovena che mi incoraggiano a prose-guire nella strada del dialogo e a ignorare certe polemiche.»

LLeeii èè aanncchhee ppaarrllaammeennttaarree nneellllee ffiillaa ddeell ppaarrttiittoo ssoocciiaallddee--mmooccrraattiiccoo SSdd.. CChhee aatttteeggggiiaammeennttoo hhaa LLuubbiiaannaa nneeii ccoonnffrroonnttiiddeellllee iissttaannzzee ddeellllaa GGoorriiœœkkaa ee ddii ccoonnsseegguueennzzaa ccoommee ggiiuuddii--ccaa ii rraappppoorrttii ttrraannssffrroonnttaalliieerrii ccoonn GGoorriizziiaa??«Sono anche membro della commissione per gli sloveniall’estero nella quale si parla molto della collaborazione tran-sfrontaliera, tema molto caro anche la ministro ˘ekœ.Lubiana è consapevole che qualsiasi tipo di collaborazio-ne con Gorizia può portare risultati positivi. Si stanno svi-luppando interessanti progetti come quello denominatoAdria A per il collegamento ferroviario tra Gorizia, NovaGorica, Sezana e Trieste. Si parla molto dell’Euroregionee in questo periodo ne stiamo discutendo molto anche conRomoli. Mi piace che le idee non arrivino solo da Romama che maturino nel Friuli Venezia Giulia.»

QQuuaannddoo llaa SSlloovveenniiaa èè eennttrraattaa nneellllaa UUee ll’’eeccoonnoommiiaa ggoorriizziiaannaatteemmeevvaa mmoollttoo ii ccoonnttrraaccccoollppii cchhee ssaarreebbbbeerroo ddeerriivvaattii ddaallvvoossttrroo ssvviilluuppppoo ssoosstteennuuttoo ddaaggllii iinncceennttiivvii eeuurrooppeeii.. QQuuaall èè aalllloossttaattoo llaa ssiittuuaazziioonnee ddeellllaa vvoossttrraa eeccoonnoommiiaa llooccaallee?? La crisi si fa sentire ma per fortuna Nova Gorica non la sentemolto come altre parti della Slovenia. Noi non vogliamo nécompetere né nuocere a Gorizia ma trovare punti in comu-ne. Per esempio è stata da poco organizzata la fiera del

A colloquio con il sindaco di Nova Gorica e deputato sloveno Mirko Brulc LL’’IINNTTEERRVVIISSTTAA

«Noi e Gorizia possiamo crescere assieme»«Le persone che vivono sul confine hanno sempre sentito l’appartenenza a un unico territorio»

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lavoro. C’è poi un’attiva collaborazione tra le due Cameredi commercio. Noi siamo fieri di ricevere sovvenzionidall’Unione europea ma va detto che queste sovvenzionisono indirizzate a finanziare progetti comuni anche conGorizia come il parco della pace sul Sabotino, il collega-mento tra il Castello e la Castagnavizza e tra il Castello diGorizia e quello di Kromberg. Cerchiamo di far capire allagente che grazie a questi finanziamenti la vita di tutti noipuò migliorare. In tutti i grandi eventi da noi organizzatiabbiamo sempre invitato la parte italiana perché secondonoi il confine non esiste. Solo assieme si possono ottene-re risultati.» (…)

RRoobbeerrttoo CCoovvaazz(Il Piccolo, 6. 11. 2009)

LL’’OOPPIINNIIOONNEE

LL’’UUee nnoonn uunniissccee ii dduuee PPaaeessii

Per valutare lo stato attuale dei rapporti tra Italia e Sloveniavanno tenuti in considerazione due dati fondamentali esostanzialmente collegati tra di loro. Il primo è rappresen-tato dal fatto che si tratta di rapporti storicamente non faci-li. L’Adriatico Nord Orientale è stato infatti una delle areelungamente contese e focolaio di conflitti e tensioni, unadelle “faglie” destabilizzanti del continente europeo nel seco-lo scorso. Il secondo dato sta invece nel fatto che ambe-due i Paesi sono oggi membri della stessa Unione Europea,costituita proprio per creare condizioni tali che impedisca-no il ripetersi delle conflittualità sopra menzionate. Questecondizioni si ottengono valorizzando progressivamente gliinteressi comuni e con il superamento dell’esaltazione diquelli particolari dei singoli Stati, il che –come nel nostrocaso – porta anche ad una “ottimizzazione” dell’uso dellerisorse sul piano economico, sociale, culturale e politico.Rispetto al retaggio storico, ritengo si possa dire con sod-disfazione che finora si sono fatti progressi enormi in fattodi distensione, superamento dei rancori e maturazione gra-duale di rapporti interetnici ed interstatali amichevoli e rispet-tosi. Tuttavia non possiamo nasconderci che le diffidenzereciproche rimangono, che i rancori non sono ancora deltutto sopiti e che a tale proposito è ancora necessaria un’a-zione politica fatta con equilibrio e sensibilità. E ritengo siaaltresì opportuno manifestare la consapevolezza che, anchese in buona fede, si continua troppo spesso da ambeduele parti del confine a “valorizzare” gli interessi di parte, mate-riali ed emotivi, dando ad essi precedenza su quelli comu-ni. Ed è proprio rispetto al secondo dato che dobbiamo porcicon schiettezza la domanda se i rapporti tra i due Paesisono davvero all’insegna dell’Ue. Prendiamo in conside-razione come esempio due questioni che rimangono datempo di attualità nella nostra area: quella energetica e quel-la delle infrastrutture del sistema di comunicazioni. E’ signi-ficativo che i singoli Paesi trattino i progetti relativi all’ap-provvigionamento energetico ciascuno per sé e che nonvi sia alcun accenno alla possibilità (non dico necessità…)di affrontare la questione assieme con un percorso comu-ne, magari coinvolgendo anche la “europeanda” Croazia.Stando alle caratteristiche dell’area composta dal Nord Estitaliano, dalla Slovenia, dalla Croazia e dalle regioni limi-trofe sembrerebbe molto più conveniente e razionale chei progetti per i rigassificatori, per le centrali nucleari, le retielettriche e per i gas-oleodotti venissero affrontati da unapianificazione unica e comune. In un’area dal raggio di alcu-

ne centinaia di chilometri, omogenea anche in fatto dinecessità, ciò risulterebbe certamente più conveniente dalpunto di vista economico, ambientale e anche quello poli-tico e sociale. Si eviterebbero eventuali doppioni – ed è unodegli obiettivi che danno senso all’Ue – i relativi sprechi,anche quelli ambientali, e si eviterebbero certe diatribe poli-tiche che, sortite da problemi singoli, si ripercuotono nega-tivamente sulla generalità dei rapporti tra Stati vicini. Tral’altro, non sembrano affatto inconciliabili gli interessi deisoggetti interessati, sia di quelli istituzionali sia di quelli spe-cifici, pubblici e privati che operano nel settore. Certo, sononecessarie la volontà e l’azione politica: ma è proprio que-sto il modo per dare concretezza all’Ue. Penso che ciò siaaltrettanto valido anche per le infrastrutture viarie, ferroviariee marittimo-portuali. A me pare che la necessità di questa impostazione siimponga con forza nel caso del collegamento ferroviariodel corridoio 5. È difficile togliersi la sensazione che anche l’ultima (per for-tuna non definitiva) proposta del relativo progetto fa riferi-mento a due porti e a due territori come a due realtà distin-te, distanti e divise che hanno bisogno ciascuna del pro-prio collegamento del tutto autonomo con l’asse principa-le della tratta transfrontaliera. C’è da chiedersi se l’intera opera non sarebbe più sem-plice, meno costosa e meno “impattante” qualora potessevenir collegata con un unico riferimento ad ambedue gliscali, ovviamente se questi fossero direttamente collega-ti tra di loro. È vero che ci sono due Stati e due porti, maè anche vero che c’è un unico territorio con distanze mini-me, un’unica Unione Europea e …un unico futuro. Certo, non si è così ingenui da pensare che l’impostazio-ne seguita in Italia e in Slovenia (ed in Croazia) finora perl’energia, per il corridoio 5 e per le altre questioni di poten-ziale interesse comune, sia frutto di distrazioni: non per casoabbiamo parlato all’inizio del background storico, sappia-mo che ci sono comunque interessi esistenti consolidaticome anche esigenze di certezze per il futuro cui nessu-no degli Stati è disposto a rinunciare. Ma non credo si possa contestare che nei rapporti tra i duePaesi o, meglio, tra i tre Paesi dell’Alto Adriatico vi sia unforte deficit di sostanza europeista nei fatti concreti. È undeficit che andrebbe gradualmente ripianato per poter defi-nire davvero buoni i rapporti in questo avvio del terzo mil-lennio. In fondo, l’iniziativa del Comitato dei Ministri Italia-Slovenia promossa dai governi Prodi e Janœa nel maggiodel 2007 e avviata poi dai governi Pahor e Berlusconi èsorta con questi obiettivi. Sono persuaso che valga la penaintensificare gli impegni in questo senso, in favore di unvero e proprio “Polo di sviluppo nell’Alto Adriatico”.

MMiillooœœ BBuuddiinn(Il Piccolo, 9. 11. 2009)

LLAA PPOOLLEEMMIICCAA

FFrraattttiinnii:: ««TTrrsstt jjee nnaaœœ»»

nnoonn ppuuòò sscchheerrzzaarree ssuull ddoolloorree

Doveva essere, nelle intenzioni del giovane realizzatore,quasi una goliardata. Una presa in giro di quei nazionali-smi che, da questa e dall’altra parte del confine, hanno fattodanni secolari. Adesso è diventato ufficialmente un affare di stato. «Trst

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je naœ», il film del regista ˘iga Virc che, forse in un estre-mo tentativo di mediazione transfrontaliera ha suscitato ieri(5 novembre, ndr) le ire nientemeno che del ministro degliEsteri Franco Frattini, tra l’altro atteso domenica (8novembre, ndr) a Lubiana da un confronto con l’omologoSamuel ̆ bogar su varie questioni aperte (ma non sul rigas-sificatore, pare, secondo le ultime indiscrezioni). Alcunimedia sloveni, intanto, hanno preso lo spunto dalla vicen-da per contestare le carenze di tutela della minoranza inItalia e la scarsa applicazione del bilinguismo. «Sono francamente stupefatto – ha dichiarato Frattini – perla decisione dell’Accademia slovena per la cinematogra-fia di finanziare il film «Trieste è nostra» e per la decisio-ne della tv di Stato di diffonderlo». «Tra qualche giorno -continua il ministro - celebriamo il ventennale della cadu-ta del muro di Berlino e nessuno dovrebbe permettersi discherzare sul sangue e sul dolore che l’Europa ha dram-maticamente conosciuto. Rievocando quanto i cittadini dalmati e istriani hanno subi-to e sofferto per le orribili azioni delle bande del dittatorejugoslavo il film versa nuovo sale sulle ferite che dovremotutti contribuire a far chiudere piuttosto che riaprire».Dall’Unione istriani, per bocca del presidente MassimilianoLacota, un sentito ringraziamento per la presa di posizio-ne «contro una provocazione inaccettabile, capace di mina-re alla radice ogni proposito di pacifica convivenza e di reci-proco rispetto nel territorio transfrontaliero». Un inciso molto simile a quello del sottosegretario RobertoMenia, che parla di «sconcertante apologia delle stragicomuniste» e di «costanti corsi e ricorsi di nostalgia titinache non fanno certo onore alla Slovenia». In perfetta lineasi dimostra anche Lucio Toth, presidente dell’Associazionenazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), secondo ilquale «sono da evitare parodie sulle tragedie dellaVenezia Giulia nel 1945». Toth si dice inoltre molto infastidito «dallo stesso titolo diquel corto, il grido fatto proprio da una minuscola asso-ciazione di fanatici che vorrebbe ancora Trieste città slo-vena e ne rivendica la restituzione alla ”madrepatria”». Piùdefilata e meno astiosa appare, in questo contesto, la posi-zione del sindaco Dipiazza. «A parte che non ho visto quel film e tutti continuano a dirmiche si tratta di una parodia, si può solo dire che quella slo-vena si conferma ancora una volta una democrazia moltogiovane e un po’ meno europea di quanto non lo sia lanostra. Talvolta nelle loro posizioni ravviso un’animosità difondo che sfiora il nazionalismo spinto, cosa che nondovrebbe esistere quando si sta assieme nella Casa comu-ne europea». Gli fa compagnia Ettore Rosato, deputato del Pd, che smor-za di molto i toni. «Per carità, bisogna fare grande atten-zione a tutto, ma anche stare attenti a non trasformare quel-la che può essere una goliardata in un fatto politico. Triesteè europea, e continuo ad aspettarmi una generazione chefaccia un film su questo tema...». E il regista? Vessato e pressato da tutte le parti, Virc dàl’impressione di cadere dalle nuvole. E dice: «Forse gli slo-veni dovrebbero più spesso pensare alla storia in questomodo umoristico, se no continueremo a girare intorno allostesso cerchio per sempre». E ancora: «Volevo racconta-re come la generazione dei giovani guarda ai cosiddetti”conti non saldati” e su ”chi è nostro e chi è loro”, e per-tanto si tratta di un tipo di parodia, di un mio ripensamen-to di questi temi». A Se¡ana, stasera, il verdetto finale.

FFuurriioo BBaallddaassssii(il Piccolo, 6. 11. 2009)

SSEE˘̆AANNAA

««TTrrsstt jjee nnaaœœ»»:: ssoolloo uunnaa ppaarrooddiiaa

ssttrraappppaarriissaattee

Una risata vi seppellirà. «Trst je naœ» (Trieste è nostra), ilcortometraggio del regista sloveno Virc, prodottodall’Accademia slovena, ha sciolto ieri sera a Se¡ana, allaprima, tutta la tensione che si era creata nei giorni scorsiattorno all’opera. Un’opera buffa, una sorta di «wargamesall’amatriciana» da cui traspare una chiara autoironia sul-l’imperante jugonostalgia slovena piuttosto che presenta-re temi revanscisti nei confronti di Trieste. Alla «soirée» nes-suna signora impellicciata, ma c’è il tutto esaurito. Il tea-tro «Srecko Kosovel» è strapieno (700 persone). Metà pub-blico giovane, metà anziano. L’aspettativa è grande figu-riamoci per una cittadina come Se¡ana che ha avuto l’o-nore e l’onere di ospitare la prima del film sloveno più dibat-tuto degli ultimi 20 anni. All’esterno grande fila naturalmentema nessun cartellone di protesta, nessun fischio, tutto nor-male e praticamente assenti le forze di polizia. Poco ele-gante, invece, la presentazione del film da parte del diret-tore del Centro culturale, il quale nel salutare il pubblicousa non solo il convenevole «signore e signori», ma anche«compagni e compagne» (e qui scatta l’applauso di tuttala sala), aggiungendo poco dopo con una pausa da comi-co consumato «e cari amici e care amiche» (risata, un po’meno fragorosa dell’applauso precedente a dire il vero).Dunque sembrava che qualche cosa di strano dovesse suc-cedere, ma bastano i primi fotogrammi del «corto» a smen-tire clamorosamente l’humor fuori posto del direttore. Nonappena l’immancabile suono popolare della fisarmonicaconclude le sue note il film inizia. E capisci subito, dalleprime battute, che di violento o di provocatorio non ci saràniente. «Wargames all’amatriciana», o meglio «gnocchi diguerra alla carsolina» (anche se le scene non sono statefilmate sull’altipiano) come quelli mangiati dal panciuto pro-tagonista, un contadino che settimanalmente raduna ungruppo di jugonostalgici che a bordo di raffazzonate jeepe con armi del 1945 si riuniscono a «giocare ai partigia-ni». Ma lui, il panciuto maggiore fa sul serio, lui non riescea digerire la storia. Ma nelle sue parole non c’è odio, nonc’è rancore, solo un sogno che diventa un gioco da PeterPan attempato. Lui che ossessivamente racconta al suoallampanato attendente che il berrettino con la stella rossa(la «titovka») gliela aveva regalata suo padre il primo gior-no di scuola dicendo che: «Una guerra come quella nondovrebbe mai più succedere!». Lui, che davanti ai suoi«commilitoni» viene preso dalla moglie e portato a casa inautomobile a lavorare nei campi. Ma la sua «passione» èirrefrenabile, lui che ha un’enorme statua di Tito nel sog-giorno della casa colonica (ma i busti di Tito oggi si possoliberamente acquistare al prezzo di 10 euro in qualsiasinegozio di souvenir di Lubiana) e che la notte recita amemoria, in una sorta di grottesco play-back i discorsi delMaresciallo. La polizia slovena lo avverte amichevolmen-te: «Devi smetterla con queste scemenze altrimenti finiraimale». Ma non basta il nostro Sancho Panza (vista la staz-za anche se il carattere è quello di Don Chichiotte) non siferma. Anzi, passa all’attacco finale. Lo scontro con unmanipolo di tedeschi (altri compari del wargame) sta un po’tra gli spaghetti western e i film di guerra di bassa lega. Eper la polizia slovena il limite è stato sorpassato. Intervento

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per «smilitarizzare» gli assurdi manipoli ma con la figlia delprotagonista che a cavallo afferra la bandiera jugoslava,sì quella con la stella rossa nel centro, e la sventola sullecolline. Una sorta di cavalcata delle walkirie che ha anch’es-sa più il sapore della sconfitta che di una vittoria nei con-fronti di un nemico che non è mai esistito. Tutto qui. Forseper la prima volta la Slovenia riesce a prendere in giro sestessa e il regista diventa una sorta di Forattini creandouna serie di indimenticabili caricature. Della storia, ma anchedel presente. Non fosse altro per la battuta finale quandola moglie, a letto, chiede al nostro «eroe»: «Allora sei con-tento, avete conquistato Trieste!». E lui leggendo rigoro-samente un libro di storia su Tito palcidamente replica: «Sì,ma ora tocca all’Istria».

MMaauurroo MMaannzziinn(Il Piccolo, 7. 11. 2009 - Lettera)

TTRRSSTT JJEE NNAAŒŒ

UUnnaa ppoolleemmiiccaa ssttrruummeennttaallee

Quale sconforto per tanti triestini constatare come vengautilizzata ogni occasione per alimentare la conflittualità neiconfronti di sloveni e croati. E ciò da parte di chi triestinonon è. Ultima occasione la notizia della prossima proiezionedel cortometraggio «Trst je naœ». Da una parte c’è chi cri-tica fortemente il cortometraggio affermando di sentirsi par-ticolarmente turbato e di aver intenzione di presentare istan-za al tribunale di Bruxelles. Poi confessa candidamente dinon averlo neppure visionato. Dall’altra, un ulteriore inter-vento che, prendendo spunto dal cortometraggio, ricordaancora una volta foibe ed esodo, dimenticando però (o forseignorando) che prima di questi fatti dolorosissimi c’è statal’invasione della Jugoslavia da parte dell’Italia, alleata diHitler, e ci sono stati i campi di concentramento di Arbe,Gonars, Visco e tanti altri, dove furono fatti morire di famee di freddo migliaia di jugoslavi, compresi donne, vecchi ebambini. Ricordare in modo completo i fatti dolorosi del pas-sato è giusto e utile, per non dimenticare gli orrori della guer-ra, ma utilizzarne solo una parte per alimentare l’odio trale genti di queste terre è spregevole.

SSeerrggiioo BBaallddaassssii(Il Piccolo, 7. 11. 2009 - Lettera)

TTRRSSTT JJEE NNAAŒŒ

TTeemmppeessttaa iinn uunn bbiicccchhiieerree dd’’aaccqquuaa

Un mio amico recatosi a Se¡ana per assistere alla proie-zione di «Trst je naœ» non è riuscito a trovare un solo postolibero per la giornata di venerdì 6, anche se la proiezioneera stata trasferita nella sala più grande disponibile. Tuttoesaurito pure per la replica di domenica 8 novembre. A malapena è riuscito a trovare qualche sedia libera perla terza proiezione prevista per martedì 10 novembre.Questo per dare una pallida idea dell’ampiezza del feno-meno. In attesa di vedere il cortometraggio dello studente slove-no ̆ iga Virc, mi permetto di fare alcuni commenti. ̆ iga Vircdeve ringraziare l’Unione degli Istriani di Trieste che conle sue reazioni lo ha fatto diventare il regista sloveno piùfamoso del mondo. Adesso di lui si parla dappertutto, basta

dare un’occhiata in rete. Se saprà giocare bene le sue carte,la sua carriera cinematografica è assicurata. Anche se ilsuo film è una sciocchezza, questo non conta niente. Macome è possibile che delle persone che dovrebbero esse-re politicamente preparate, istruite ed intelligenti come i diri-genti dell’Unione degli Istriani si comportino in siffatta assur-da maniera? Fatto sta che Massimilano Lacota, il presidente di quellabenemerita associazione, appena ha sentito parlare di unfilm intitolato «Trst je naœ» è partito alla carica. Ed è subi-to partita pure una protesta inoltrata addirittura al ministe-ro degli Esteri nella quale si dichiara che «i contenuti delfilm sono contrari allo spirito di pacifica convivenza, aper-tamente minacciosi ed incitanti all’odio razziale». Tutto que-sto per un cortometraggio di 27 minuti che il regista, il22enne ̆ iga Virc, aveva subito dichiarato essere una paro-dia ed una presa in giro della Jugoslavia di Tito. Per spiegare le proprie la ragioni il regista ha addiritturainviato a Trieste una copia del trailer del suo film poi proiet-tato nella sede dell’Unione degli Istriani, ma non c’è statoniente da fare. Anche se il film avesse mostrato Josip BrozTito in mutande che corre dietro a Jovanka in camera daletto, non sarebbe cambiato nulla. «Si tratta di un’ennesima provocazione che ricalca i meto-di della propaganda jugoslava dell’immediato dopoguerrache stimolava nelle nuove generazioni il mito della vittoriamutilata di Trieste e Gorizia ingiustamente disgiunte dallamadrepatria (jugoslava)» ha sentenziato MassimilianoLacota. E giù applausi. Secondo me tutto questo finirà comela classica tempesta in un bicchiere d’acqua. Ma quale ilmotivo occulto di simili reazioni? Mi permetto di avanzareuna piccola ipotesi. Dal 2004 esiste la legge 193, quella che ha istituito il cosid-detto «Giorno del Ricordo». Grazie ad essa ogni anno ven-gono versati fior di quattrini nelle casse delle associazio-ni degli esuli istriani, per quelle che vengono chiamate «atti-vità culturali». Tutti sappiamo che a causa della crisi sonostati operati numerosi tagli sui fondi destinati alle attivitàculturali, sia a livello nazionale che locale. Evidentemente quelli dell’Unione degli Istriani hannopaura di vedere sparire la loro gallina dalle uova d’oro, edallora fanno di tutto per apparire in pericolo minacciati daicattivi sloveni che secondo loro sarebbero occupatissimiad organizzare oscure trame e complotti per la rinascitadella defunta Repubblica Federativa Jugoslava. A mio pare-re tutto questo è assolutamente ridicolo.

GGiiaannnnii UUrriinnii(Il Piccolo, 7. 11. 2009 - Lettera)

GGOORRIIZZIIAA -- GGOORRIICCAA

LLeeggggee 448822:: ddooppoo uunn ddeecceennnniioo

ffoonnddii rriiddoottttii aallll’’oossssoo

«Una legge che tutela la maggioranza dalla tutela delleminoranze, a partire dall’articolo 1 che recita che la linguaufficiale della Repubblica è l’italiano», secondo il giudiziodi Marco Stolfo, componente del Comitato tecnico-con-sultivo per l’attuazione della legge presso il Ministero degliAffari regionali. «Un provvedimento che, dieci anni dopol’approvazione, ha perso il 70 per cento del denaro a dispo-sizione delle minoranze» è il dato portato a conoscenzada Rudi Pavœi@. Non poche ombre, dunque, a un decen-

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nio dall’approvazione (ma non dall’attuazione, iniziata unpaio di anni dopo) della legge per la tutela delle minoran-ze linguistiche presenti in Italia. Bilancio e prospettive legate alla norma sono state al cen-tro di un convegno che si è tenuto lunedì 16 novembre nellasede della Provincia di Gorizia, voluto dall’assessorato pro-vinciale alle comunità linguistiche e dalla Consulta pro-vinciale per la comunità slovena. Coordinato nella primaparte dal presidente della Consulta, Peter #ernic, il con-vegno ha visto gli interventi di Marko Marin@i@, assessoreprovinciale, che ha illustrato i provvedimenti adottati nellaprovincia goriziana grazie ai contributi elargiti in base alla482 (dalla strumentazione della sala consiliare che permettela traduzione simultanea allo sportello linguistico, dai corsidi lingua alla segnaletica bilingue o trilingue). Stolfo ha da parte sua ricordato come sui 218 Comuni pre-senti nel territorio regionale, 197 abbiano dichiarato la pre-senza di una comunità linguistica diversa da quella italia-na. Di questi, 177 sono stati zonizzati come friulani, 32 comesloveni, 5 come tedeschi. Poco più del 50% dei Comunizonizzati ha presentato almeno una volta un progetto e loha realizzato. «Nel settore scolastico – ha aggiunto Stolfo– la legge 482 ha spesso rappresentato una sorta di usci-ta dalla clandestinità di tanti insegnanti». Nella seconda parte del convegno, moderata da ErikaJazbar, ha avuto luogo una tavola rotonda nella quale sonointervenuti, tra gli altri, il presidente regionale Sso DragoŒtoka, il presidente del Comitato paritetico Bojan Brezigare William Cisilino, rappresentante dell’Istitût Ladin FurlanPre Checo Placerean, che ha ricordato come i friulani sianoancora in attesa dei programmi della Rai nella propria lin-gua. Il problema più rilevante, rispetto alla 482, resta peròla dotazione finanziaria che, come ha rimarcato Pavœi@, èdiminuita del 70% per cento rispetto agli inizi. Dati confermati da Marin@i@: lo Stato per gli anni 2008 e2009 ha destinato alla Provincia di Gorizia, in base alla 482,appena 10 mila euro.

((mm..oo..))(Novi Matajur, 19. 11. 2009)

TTRRIIEESSTTEE--TTRRSSTT

SSlloommeeddiiaa hhaa aarrrriicccchhiittoo

ll’’ooffffeerrttaa iinnffoorrmmaattiivvaa ddeeggllii sslloovveennii

«Oggi benediciamo il coraggio e l’impegno nel lavoro», haaffermato mons. Duœan Jakomin alla benedizione dellanuova sede della redazione del portale internet Slomedia,situata in via Polonio 3 – dunque in centro di Trieste -, cheè stata inaugurata venerdì, 20 novembre, alla presenza deirappresentanti politici sloveni e delle istituzioni della mino-ranza.Il parroco di Servola ha affermato che il portale degli slo-veni in Italia finalizzato a diffondere la comunicazione èdiventato un attore importante all’interno della minoranzae tra i media. «Già il primo giorno Slomedia ha registrato30 mila visite; il numero dei visitatori della pagina web ècresciuto con il tempo; quest’anno in 24 ore abbiamo avutoaddirittura 5 mila visite, il record raggiunto delle visite inun giorno è di 400 mila», ha spiegato Darko Bradassi, diret-tore responsabile di Slomedia, che un anno fa si è con-vinto del potenziale del nuovo media elettronico. «La neces-sità degli sloveni d’oltre confine di avere un simile mass

media è stato confermato dai risultati: gli esperti in Sloveniaoggi lo includono tra i portali medio-grandi. Il primo annoè stato di carattere sperimentale, con l’apertura della nuovasede vogliamo continuare il lavoro in modo più professio-nale», ha affermato il direttore davanti al gruppo di colle-ghi e amici, nonché rappresentanti dell’Ufficio per gli slo-veni nel mondo e d’oltre confine. La nuova redazione di Slomedia è in pratica una piccolasala multimediale, in cui si incontreranno i giovani colla-boratori e vi si svolgerà l’attività del portale. L’attuale reda-zione, che può contare sull’aiuto tecnico degli esperti diLubiana, è composta da sei giovani collaboratori, una per-sona è incaricata per l’attività del marketing e per la rea-lizzazione grafica. La sala è fornita di 18 allacciamenti per il computer, duecomputer sono situati nell’ufficio del responsabile, due por-tatili saranno a disposizione per il pubblico. «I collabora-tori potranno adoperare anche i propri pc, che potrannoessere collegati in rete», ha spiegato Bradassi ed ha aggiun-to che il progetto è nato esclusivamente con le proprie risor-se finanziarie. Nella sala si svolgeranno pure manifestazioni culturali,proiezioni di film e incontri vari. Di più: il portale Slomediaqualche mese fa ha firmato l’accordo di collaborazione conil Cankarjev dom, la Società filarmonica Slovena e con lasocietà Eventim, così si potrà acquistare i biglietti per glispettacoli del Cankarjev dom, per i concerti della Societàfilarmonica slovena e per i grandi eventi organizzati dallasocietà Eventim.Slomedia pubblica regolarmente le notizie che riguardanola minoranza slovena del Friuli Venezia Giulia da Muggiafino a Valcanale e svolge un ruolo di collegamento tra glisloveni in Italia e la Slovenia. Regolarmente sulle sue pagi-ne vengono pubblicate le notizie delle organizzazioni rap-presentative, Skgz e Sso, dei rappresentanti politici e delgoverno della repubblica slovena e di eventi culturali e variemanifestazioni, oltre alle notizie sulla minoranza e sullaSlovenia. Il portale Slomedia ha negli ultimi mesi supera-to il cerchio della minoranza e si è affermato nello spaziodei media in Slovenia. Alcuni importanti media sloveni,come per Radio e Rtv Slovenija, ˘urnal 24, l’agenzia distampa Sta, Pop Tv, il settimanale Demokracija, la rivistaMoja Slovenija e altri, hanno già attinto le notizie che riguar-dano la minoranza tratte dal portale o preso le fotografiedegli eventi sul territorio. Slomedia collabora intensamen-te con gli altri media, ha affermato il derettore responsa-bile del settimanale Novi glas, Jurij Paljk, che ha augura-to successo al collega: «Slomedia è riuscita in un anno acoprire un vuoto. Ha saputo dare ascolto ai giovani – laredazione lo dimostra -, perché dai giovani e dal loro mododi utilizzare internet possiamo apprendere tante cose». All’apertura hanno portato il saluto pure il direttore delKulturni dom di Gorizia, Igor Komel, il rappresentantedell’Unione regionale economica slovena Davorin Devetak,il rappresentante dell’Unione culturale ed economica slo-vena-Skgz e presidente dell’Unione dei circoli culturali slo-veni-Zskd Marino Marsi@ e presidente del’Sso per la pro-vincia di Trieste Igor Œvab.

IIggoorr GGrreeggoorrii(Novi glas, 26. 11. 2009)

La Cooperativa Mostpubblica anche il quindicinale bilingue Dom.

Copie omaggio sono disponibiliallo 0432 701455

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TTRRIIEESSTTEE--TTRRSSTT

AAllllaa CCaammeerraa ddii ccoommmmeerrcciioo aattttiivvaattoo

lloo ssppoorrtteelllloo lliinngguuiissttiiccoo iinn lliinngguuaa sslloovveennaa

La Camera di commercio ha utilizzato i finanziamenti dellalegge 482/99

Presso la Camera di commercio è operativo lo sportello pergli utenti di lingua slovena. Con i finanziamenti, che la regio-ne Fvg eroga in base alla legge statale 482/1999 (dispo-sizioni per la tutela delle minoranze linguistiche), gli uten-ti di lingua slovena hanno la possibilità di accedere più facil-mente alla Camera e ai suoi servizi. Il servizio è svolto daun ufficio particolare, nel quale è a disposizione degli uten-ti sloveni una persona che presta aiuto relativamente all’at-tività e alle competenze della Camera e delle sue azien-de speciali.L’istituzione dello sportello linguistico non è l’unica inizia-tiva che la Camera di commercio ha introdotto a favore degliutenti di lingua slovena. Nel frattempo sono stati tradotti inlingua slovena una grande quantità di modelli legati ai ser-vizi della Camera per un loro utilizzo più vasto. Oltre all’aggiornamento dei modelli per la benzina agevo-lata, che sono già da tempo anche in lingua slovena, sonostati tradotti anche i modelli utilizzati per il servizio agri-coltura, relazioni con il pubblico e per il Registro e l’Albodelle imprese artigiane. I modelli, che saranno a disposi-zione tra breve anche in forma elettronica e dunque repe-ribili su internet, sono per il momento disponibili presso losportello.Con l’intenzione di instaurare nell’ambito linguistico unimportante collegamento in rete con gli altri enti pubblici,è stato effettuato un monitoraggio sull’esistenza di altri spor-telli linguistici a livello regionale e provinciale. Lo stesso è successo pure per le altre iniziative a soste-gno delle lingue minoritarie, che sono finanziate dai fondipubblici. Oltre a ciò la Camera di commercio ha organizzato in que-st’anno anche riunioni di coordinamento con i referenti deglialtri sportelli linguistici nella provincia di Trieste. L’obbiettivo di queste riunioni è stato quello di rendere pos-sibile lo scambio delle informazioni e raggiungere una mag-giore unità tecnico-operativa con la garanzia delle leggi ditutela e con la ricerca delle possibili sinergie tra le varieistituzioni.Importanti sono pure le attività promozionali per informa-re il pubblico sull’esistenza dei servizi linguistici. L’opuscolodal titolo «Più forza per lo sviluppo» è stato stampato anchenella versione in lingua slovena, ciò rende possibile un ulte-riore accesso ai servizi della camera e alle sue aziende spe-ciali. Lo sportello linguistico ha ottenuto una evidenza rilevanteanche sulla pagina web della Camera di commercio(www.ts.camcom.it), che sarà presto arricchita con un’am-pia traduzione in lingua slovena.Lo sportello sloveno della Camera di commercio di Trieste(P.zza della Borsa, 14, 3° piano, stanza 317) è aperto dalunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30, martedì e merco-ledì anche dalle 14.00 alle 15.45.

MM..KK..(Primorski dnevnik, 20. 11. 2009)

TTRRIIEESSTTEE--TTRRSSTT

LLaa lliinngguuaa sslloovveennaa aall ccoonnsseerrvvaattoorriioo TTaarrttiinnii

A colloquio con la presidente della Glasbena matica NataœaPaulin

AAll ccoonnsseerrvvaattoorriioo TTaarrttiinnii ssoonnoo ssttaattii iinnttrrooddoottttii aallccuunnii ccoorrssii iinnlliinngguuaa sslloovveennaa.. CCoossaa nnee ppeennssaa ddii qquueessttaa ddeecciissiioonnee??«Questa non è una decisione esclusiva del direttoreParovel, ma è frutto di lunghi colloqui tra il Conservatorio,il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,i rappresentanti politici e i rappresentanti delle scuole dimusica di lingua slovena in Italia. Naturalmente non si puòancora parlare dell’istituzione della sezione in lingua slo-vena, prevista dalla legge 38. In questo caso si tratta deiprimi corsi in lingua slovena, ancora in fase embrionale,che si svolgeranno già a partire da questo anno accade-mico».

QQuuaallee rruuoolloo aavvrràà oo ppoottrreebbbbee aavveerree llaa GGllaassbbeennaa mmaattiiccaa iinnqquueessttoo pprroocceessssoo??«La Glasbena matica da lungo tempo segue i cambiamentiche si verificano nel sistema della pubblica istruzione.Secondo il parere del ministero dell’Istruzione i Conservatoridovrebbero diventare esclusivamente centri musicali a livel-lo universitario, mentre gli altri gradi dell’istruzione musi-cale dovrebbero essere affidati alle scuole statali. Dalmomento che si parla e si progetta con ritmo serrato la rifor-ma delle scuole superiori, gli sloveni in Italia dovremo deci-dere se includere nella gamma dei programmi formativi pureil liceo musicale. E poiché per una formazione talmente spe-cifica difficilmente si può prendere una decisione all’età diquattordici anni, è necessario proporre un’alternativa. Quivedo l’insostituibile ruolo della Glasbena matica, che comeistituzione riconosciuta darebbe agli allievi una preparazioneagli allievi fino alla maturità e all’ammissione alConservatorio, nello stesso tempo completerebbe il lavo-ro svolto alla scuola media statale di lingua slovena dei Ss.Cirillo e Metodio ad indirizzo musicale».

CCoommee ssoonnoo iinntteerrccoorrssii ii ccoollllooqquuii aa lliivveelllloo iissttiittuuzziioonnaallee??«I colloqui non sono stati facili, ma hanno portato a dei risul-tati. Dopo i primi incontri a Roma falliti, i tempi sono pro-gressivamente maturati e in qualche modo hanno avuto unpositivo epilogo con l’audizione presso il Comitato parite-tico. Non dobbiamo dimenticare il contributo dei senatoriBudin e Bla¡ina e i proficui incontri tra la Glasbena mati-ca e il Centro per l’educazione musicale Emil Komel».

LL’’uussoo ddeellllaa lliinngguuaa sslloovveennaa aall CCoonnsseerrvvaattoorriioo èè lleeggaattoo aaii ccoorrssiioorrddiinnaarrii oo ssttrraaoorrddiinnaarrii??«I corsi di storia ed estetica musicale e quello di teoria musi-cale sono corsi ordinari e fanno parte del piano di studi obbli-gatorio per diversi indirizzi. I docenti saranno scelti in basealle graduatorie nazionali in cui c’è solamente qualche slo-veno, anche qualche nostro docente».

LLaa ssttrraaddaa ddeellll’’iissttiittuuzziioonnee ddeellllaa sseezziioonnee sslloovveennaa aallCCoonnsseerrvvaattoorriioo èè lluunnggaa ee ccoommpplleessssaa.. DDooppoo mmoollttii tteennttaattiivvii eeddiiffffiiccoollttàà lleeggaattee aallll’’aattttuuaazziioonnee ddeellllaa lleeggggee ddii ttuutteellaa ffoorrssee cciiaavvvviicciinniiaammoo aallllaa ssoolluuzziioonnee oo aadd uunn ccoommpprroommeessssoo??«Se dopo un’attività lunga un secolo progettiamo ancorapossibili contesti dell’istruzione musicale significa che siamo

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abbastanza cocciuti e combattivi. Non sono per i compro-messi a priori, ma li posso accettare, se agli sloveni garan-tiscono gli stessi diritti all’istruzione previsti per gli appar-tenenti alla maggioranza. Con insistenza difenderemo que-sti diritti e ci impegneremo perché diventino il pane quoti-diano per i nostri associati. Approfitto dell’occasione per rivolgere un appello a tutti glisloveni iscritti ai corsi universitari presso il conservatorioTartini di Trieste di richiedere la frequenza ai corsi in lin-gua slovena».

(Primorski dnevnik, 8. 11. 2009)

UUDDIINNEE--VVIIDDEENN

LL’’EEuurroorreeggiioonnee ppeerr llee mmiinnoorraannzzee

ee mmiinnoorraannzzee ppeerr ll’’EEuurroorreeggiioonnee

Manifestazione organizzata dal comune, dall’agenzia Arlefe dall’Università

In primo piano il plurilinguismo, le lingue meno diffuse e lelingue delle minoranze etniche. È successo il 31 ottobrescorso a Udine, dove in mattinata si è svolto, presso la salariunioni dell’Università, il convegno internazionale sul ruolodelle minoranze linguistiche nell’Euroregione, organizza-to dal comune di Udine, dall’Agenzia regionale per la lin-gua friulana Arlef e dal Centro internazionale per il pluri-linguismo dell’Università di Udine. Nel corso del convegnosi è parlato anche del ruolo della futura Euroregione perquanto riguarda la tutela delle minoranze e la promozionedelle loro lingue.Gli esperti delle problematiche minoritarie hanno esaminatola situazione attuale e le prospettive future anche alla lucedell’allargamento europeo ed hanno presentato la situa-zione delle singole minoranze a dieci anni dall’approvazionedella legge 482, per la cui attuazione, come ha affermatoil moderatore Carli Pupp lo Stato italiano riduce sempre dipiù i fondi messi. Dopo i saluti introduttivi del sindaco diUdine, Furio Honsell, del presidente dell’Arlef, LorenzoZanon e dell’europarlamentare Debora Serracchiani, chehanno sottolineato il significato della conoscenza e dell’u-tilizzo delle diverse lingue ed ha avvertito che le minoran-ze rappresentano un arricchimento sotto i vari aspetti, anchequello economico, sono intervenuti William Cisilino per laregione Fvg, Fabiana Fusco per il centro internazionale peril plurilinguismo, Marco Stolfo per la comunità friulana,Maurizio Tremul e Vito Pauleti@ per quella italiana inSlovenia e Croazia, Milan Bufon per la minoranza slove-na in Italia, Œtefka Vavti e Marjan Sturm per gli sloveni inAustria, Elisa Zerbini per la comunità ladina delle Dolomitie Velia Plozner per la minoranza tedesca nel Fvg.Tutti hanno constatato che l’Euroregione rappresenta unagrande opportunità per le minoranze etniche e che questepossono rappresentare un elemento di raccordo della stes-sa Euroregione o, meglio, dei veri promotori della colla-borazione e dei contatti internazionali. Sono state com-mentate anche le leggi che disciplinano i rapporti interna-zionali tra gli stati o le regioni e il loro sviluppo storico.Ancora più interessante è stata la parte dedicata alle sin-gole minoranze etniche. Dalle relazioni dei rappresentan-ti delle minoranze d’Italia, Austria, Slovenia e Croazia èemerso che alcuni problemi sono comuni: i matrimoni misti,l’inserimento degli alunni di altra nazionalità nelle scuole

della minoranza, la globalizzazione e il grande influsso dellalingua inglese, la carenza dell’inserimento dei giovani nelleorganizzazioni della minoranza e si potrebbe continuare adelencare. Il presidente dello Slori Milan Bufon ha presen-tato le risultanze delle ricerche fatte assieme all’Universitàdel Litorale sulle aspettative degli sloveni nella madrepa-tria e di quelli in Italia dopo l’ingresso della Slovenianell’Unione europea e più tardi nell’area di Schengen, dallequali ricerche emerge che gli sloveni in Italia, tra le varieistituzioni, attendano di più proprio dalla Regione Fvg, omeglio, sono convinti che questa possa contribuire enor-memente alla loro esistenza e il loro sviluppo. Marjan Sturmha evidenziato il fatto che l’Euroregione è veramente unagrande opportunità per le minoranze, se queste sarannoin grado di sfruttare queste opportunità e se riusciranno adutilizzare la propria lingua in modo funzionale. Le minoranzecontribuiscono ad una migliore collaborazione nell’areadell’Euroregione, ha sottolineato il presidente dell’Unioneitaliana Maurizio Tremul, che ha riportato anche alcuniesempi concreti di collaborazione con la minoranza slovenain Italia.Nel pomeriggio si è svolto a Udine l’incontro delle mino-ranze presenti in Friuli. L’idea per questa iniziativa è sca-turita un mese fa in occasione della giornata europea dellelingue. Nel pomeriggio, in sala Ajace del municipio di Udinee sotto la loggia Lionello gli operatori culturali, insegnantie artisti friulani, sloveni e tedeschi, hanno presentato variomateriale. Nel programma c’era pure un recital di poesiae musica in lingua slovena e friulana. L’intera giornata siè conclusa con un interessante dibattito sul plurilinguismoe sulla formazione plurilingue.

TT..GG..(Primorski dnevnik, 1. 11. 2009)

UUDDIINNEE--VVIIDDEENN

LLaa vvooccee ddeellllee ttrree mmiinnoorraannzzee

nneell ccaappoolluuooggoo ddeell FFrriiuullii

Nel pomeriggio di sabato, 31 ottobre numerosi operatoriculturali della provincia di Udine hanno preso parte all’in-contro “Presentazione delle minoranze presenti in Friuli”.L’idea per questa iniziativa è scaturita il 26 settembre inoccasione della giornata europea delle lingue, quando i rap-presentanti delle diverse associazioni e organizzazioni sisono impegnati ad organizzare assieme e con il sostegnodel comune di Udine questa importante manifestazione.I luoghi dove si è svolto l’evento sono stati la loggia delLionello e la sala Ajace del municipio di Udine. Molto viva-ce è stata la manifestazione davanti al municipio, dove glioperatori culturali friulani e sloveni hanno esposto i libri, gior-nali, cd, dvd e altro materiale. Un folto pubblico ha osser-vato il materiale esposto, qualche visitatore si è informa-to sull’evento, altri sono stati attratti dalla musica allegradel gruppo musicale della Slavia veneta BK Evolution, dallecanzoni friulane di Alessandra Kerœevan, Giancarlo eAlessia Velliscig, del gruppo vocale “Feminis” di MarisaScuntaro e Emma Montanari accompagnato da GianfrancoLugano e dal coro multietnico “La tela” diretto da ClaudiaGrimaz.Nella sala Ajace i visitatori hanno ascoltato le poesie dia-lettali e in lingua friulana di Angela Felice, Gianni Cianchi,

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SLOVIITT N° 11 del 30/11/09 ppaagg.. 1166SLOVIITT N° 11 del 30/11/09 ppaagg.. 1166

Silvana Paletti, Marina Cernetig e Silvana Schiavi Facchin.Sono stati ricordati anche i poeti Luciano Morandini eNovella Cantarutti scomparsi recentemente. L’intermezzomusicale è stato curato da Davide Clodig.Il ricco programma culturale si è concluso con il dibattitodal titolo “Verso un nuovo profilo delle politiche educativeper le lingue”, condotto da Andrea Valcic.Tra l’altro è stato espresso l’auspicio, che l’incontro delleminoranze in occasione della Giornata europea delle lin-gue diventi un appuntamento costante con il sostegno ela collaborazione del Comune di Udine.

(Novi Matajur, 5. 11. 2009)

SSAANN PPIIEETTRROO AALL NNAATTIISSOONNEE--ŒŒPPIIEETTAARR

RRiissttaammppaattee llee ccaarrttee bbiilliinngguuii ddii TTaabbaaccccoo

Alla presentazione presente il presidente della Regione,Renzo Tondo

«Questa regione, lo dico sempre, è dal punto di vistaambientale il compendio dell’universo, il che è un vantag-gio ma anche un problema, dobbiamo trovare risorse piùconsistenti per il nostro territorio. So che non è facile vive-re in montagna, ci deve essere soprattutto la voglia di par-tecipare alla vita del luogo in cui si vive. In questo sensoanche la diversità linguistica è positiva, se va utilizzata comeun valore». Così il presidente della Regione, Renzo Tondo,durante la presentazione, avvenuta venerdì 20 novembrenella sala consiliare di S. Pietro al Natisone, delle carte topo-grafiche Valli del Natisone-Cividale, Valli del Torre-Tarcento e Collio e Goriziano-Gorizia (le prime due sonoristampe, la terza una novità) e del Catasto dei sentieri delFriuli Venezia Giulia, un progetto voluto dalla delegazioneCai regionale. Le tre carte topografiche, edite dalla casaeditrice Tabacco, sono state finanziate dalla Comunità mon-tana Torre Natisone Collio in parte grazie alla legge 482per le minoranze linguistiche (30 mila euro sulla spesa tota-le di 54.300) e sono state stampate con una tiratura com-plessiva di 15 mila copie. Dati portati a conoscenza dal com-missario straordinario dell’ente, Tiziano Tirelli, secondo cui«la montagna è un patrimonio che va assolutamente dife-so e valorizzato, ed una delle sue risorse più importanti èil turismo.» Ecco il perché di una serie di carte topografi-che, volute dalla Comunità sotto la guida di Adriano Corsi,che hanno due peculiarità: comprendono parte dell’area slo-vena («elemento che può contribuire al consolidamento deirapporti transfrontalieri» secondo Tirelli) e contengono latoponomastica e microtoponomastica bilingue nei luoghidove è presente la comunità slovena. Un lavoro interes-sante in particolare per la Val Torre, dove mancava la rac-colta organica dei toponimi locali, come ha spiegato AttilioDe Rovere, redattore della casa editrice, intervenuto assie-me all’editore Giuseppe Tabacco. In particolare, perLusevera si è tenuto conto delle ricerche del professor PavleMerkù, mentre la gran parte degli altri toponimi sono statirilevati sul campo. «Quello del Collio è il primo di una seriedi fogli realizzati in formato digitale, ora con questo siste-ma vorremmo realizzare un data base con tutti i sentieridella regione» ha affermato De Rovere. Ed i sentieri sonoal centro del progetto voluto dal Cai, un catasto compren-dente i 4.500 km di sentieri Cai sul territorio regionale. «Unterritorio – ha accusato il presidente della delegazione Caidel Friuli Venezia Giulia, Paolo Lombardo – purtroppo preso

dall’assalto da laghi, elettrodotti, domini sciabili e altro, civorrebbe più attenzione quando ci si occupa di pianifica-zione territoriale.» Da parte sua Tondo, che in preceden-za aveva avuto un breve incontro con i sindaci delle Vallidel Natisone, non ha mancato di accennare alla crisi chesta investendo anche le casse della Regione «che per laprima volta nella sua storia deve far fronte ad un decre-mento delle risorse», prospettando come possibile pallia-tivo l’utilizzo di un canale di finanziamento particolare, quel-lo dei fondi dell’Unione europea. Nessuna risposta diret-ta, invece, all’appello lanciatogli dal sindaco di S. Pietro,Tiziano Manzini: «Sul futuro degli enti locali vedo con favo-re l’apertura data ai sindaci, mi auguro che la Regione cidia il tempo per confrontarci e che abbia un occhio di riguar-do nei nostri confronti, visto che per tanti anni questa realtàha vissuto l’emarginazione e soprattutto pagato il prezzodi un confine che ci ha isolato.»

((mm..oo..))(Novi Matajur, 26.11.2009)

GGOORRIIZZIIAA--GGOORRIICCAA

PPrreesseennttaattaa llaa ccoollllaannaa

ddeellllaa MMoohhoorrjjeevvaa ddrruu¡¡bbaa

«Un altro anno è passato e la nostra vendemmia è al sicu-ro». Con queste parole Marko Tav@ar, dopo il saluto diOskar Sim@i@, ha introdotto lunedì, 23 novembre, pressola galleria Ars, presso la Libreria cattolica di Gorizia la pre-sentazione della collana dei libri editi dalla GoriœkaMohorjeva dru¡ba. «La collana di quest’anno – ha spiegatoTav@ar – rispecchia le non favorevoli condizioni finanzia-rie, nelle quali operiamo, ma per quanto concerne i con-tenuti è comunque interessante» ed aggiunto che l’alma-nacco rappresenta il nucleo, attorno al quale si forma lacollana stessa.Jo¡e Marku¡a ha detto che l’almanacco del 2010, redattoda lui, si presenta in una nuova veste, in quanto le foto-grafie che lo arricchiscono e la copertina sono opera dellapittrice accademica, mosaicista Megi Urœi@ Calzi, che haillustrato pure il «Naœ koledar 2010». Nel suo intervento hapresentato gli argomenti raccolti nella pubblicazione sullavita e sull'operato degli sloveni in Italia relativamente allasfera religiosa, storica, sociologica, scientifico-divulgativae letteraria e all’attività delle organizzazioni ed associazioniculturali, e delle istituzioni operanti nelle province di Triestee Gorizia e in parte anche nella Slavia friulana e inValcanale. Marku¡a ha ancora sottolineato che il calendariodi quest’anno ha 301 pagine, per cui è il più voluminosodegli ultimi anni; in esso sono pubblicati gli scritti di 61 auto-ri e ben 125 fotografie.«Di solito ogni anno includiamo nella collana almeno unlibro per bambini o per ragazzi», ha precisato Tav@ar pre-sentando Jasna Merkù, che ha illustrato il libro dal titolo«Marko in note» di Nadja Kriœ@ak, la scomparsa autrice trie-stina, pubblicista e redattrice al quotidiano Primorski dnev-nik, che è stata pure l'anima del gruppo folcloristico Stu ledidi Trieste. Merkù ha raccontato che con Nadia erano gran-di amiche e che con la realizzazione delle illustrazioni il lorolegame si è ulteriormente rafforzato, anche se l'autrice èmorta già 18 anni fa. La storia racconta di un bambino chesuonava il violino, ma lo studio dello strumento gli toglie-va troppo tempo, che egli voleva trascorrere con gli amici.

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Desiderava che tutti i suoni scomparissero dal mondo e cosìè successo, ma poi tutto era così triste, per cui desidera-va che i suoni ritornassero.Marko Tav@ar da parte sua ha presentato il giallo «Umorv zaspanem mestu», dell'autore carinziano Martin Kuchling,assente per altri impegni, il libro comune da leggere di seradelle tre Mohorjeve dru¡be di Klagenfurt, Celje e Gorizia. A grandi linee, il libro tratta dell'omicidio dello sloveno carin-ziano Igor Tropin, responsabile dell'ufficio per la comunitànazionale presso il governo regionale di Klagenfurt, e dellaricerca dell’assassino che si sviluppa in modo spiritoso finoalla soluzione imprevista. Tav@ar ha raccontato che il 39-enne Kuchling, nel 1998 ha pubblicato la raccolta di poe-sie «Okamenela sled», due anni più tardi il romanzo«Iskanje Nataœe» e che si occupa anche di traduzioni daltedesco e di attività di redazione.Alla fine è stato presentato il libro «In ventura», scritto dal-l’ingegnere forestale in pensione Janko ˘igon. Si tratta discritti che riguardano l’infanzia, gli anni della scuola, di sto-rie e di incidenti sul lavoro nelle foreste, storie sull’ambientealpino e sciistico, storie di guerra e recenti episodi successiall’autore, nato nel 1932 a Vrtojba.

NNaaccee NNoovvaakk(Primorski dnevnik, 24. 11. 2009)

AANNNNIIVVEERRSSAARRIIOO

JJoossiipp TTaavv@@aarr:: ppoonnttee ttrraa llaa

ccuullttuurraa sslloovveennaa ee qquueellllaa iittaalliiaannaa

Esattamente venti anni fa si è spenta una delle più fecon-de e perspicaci voci della letteratura slovena di Trieste.Josip Tav@ar è morto il 27 novembre del 1989, dunque aqualche giorno dalla caduta del muro di Berlino. Il dato aprima vista sembra irrilevante, non lo è invece dal puntodi vista simbolico: lo scrittore di Trieste è stato fecondosoprattutto nell'arte drammatica e con la propria esperienzadi vita ha contribuito alla distruzione del muro che divide-va la cultura italiana e quella slava/slovena.Questa è stata la parola chiave con cui il prof. Miran Koœutaha presentato giovedì 19 novembre agli incontri dell’Istitutoper la storia, la cultura e la documentazione il film sulla vitae il lavoro di Josip Tav@ar, che ha visto la luce qualche gior-no dopo l’incendio del Narodni dom nel 1920. Come tanti altri intellettuali di origini slovena anche lui haavuto il confronto forzato con la lingua e la cultura italia-na. Egli non ha identificato la grande cultura del vicino ita-liano con la violenza del clima di quegli anni: i primi lavo-ri drammatici, infatti, sono stati scritti in lingua italiana.Tav@ar ha continuato a scrivere anche durante la secon-da guerra mondiale, quando ha prestato servizio nell’e-sercito italiano. Nel 1945 è ritornato nella nuova realtà a Trieste e si è appro-priato della libertà d’espressione nella lingua materna, cheè poi diventata il mezzo principale della sua espressioneletteraria. La padronanza della parola slovena scritta è lentamentecresciuta in lui e nel corso degli anni ha raggiunto una formaraffinata. Dapprima si è impiegato come insegnante a

Capodistria – dove fra l’altro è stato suo alunno anche ilgiovane Fulvio Tomizza – poi, fino al pensionamento nel1988, a Trieste, dove ha scritto tanti drammi radiofonici perRadio Trst A.Josip Tav@ar non è stato solamente uno scrittore di testiteatrali (negli anni Cinquanta ha avuto successo il suo dram-ma «Prihodnjo nedeljo»), ma è stato un appassionato delteatro nel significato completo della parola, in quanto nel1959 è diventato il direttore artistico del Teatro stabile slo-veno, nel 1969 invece presidente del consiglio d’ammini-strazione. Il professor Koœuta ha sottolineato l'impegno di Tav@ar nellasoluzione delle continui crisi economiche del teatro, checome oggi si manifestavano continuamente. L'attriceNikla Petruœka Panizon ha arricchito la relazione del prof.Koœuta con la lettura di alcuni passi tratti dai testi di [email protected]'attrice ha letto le opinioni dell'autore che nel lontano 1962,in occasione della la crisi del Teatro stabile sloveno, tra imotivi oggettivi ha annoverato la mancanza di contributifinanziari, tra quelli soggettivi l'indispensabile riorganizza-zione delle attività per una scelta del repertorio:«L'istituzione può sopravvivere solo se il pubblico la per-cepisce come necessaria». «Non si nota in queste paroleun parallelo con l'attuale situazione del teatro?», si è chie-sto il prof. Koœuta. Tav@ar ha diretto il Teatro stabile slo-veno fino al 1981, quando questa istituzione sul modellodel sistema teatrale italiano è diventata l'arena della ripar-tizione del consiglio d'amministrazione. «Siccome Tav@arnon era iscritto ad alcun partito, ha dato le dimissioni e siè ritirato nella vita privata, contrassegnata da una fecon-da vena letteraria».Il suo opus letterario è segnato da numerosi saggi, con-ferenze, articoli pubblicistici, più rari sono i lavori in prosa.L'intero sforzo è stato indirizzato nella scrittura dei dram-mi, che sono contraddistinti da una critica impietosa dellasocietà contemporanea alienata e della piccola borghesia.La critica lo ha più volte definito un autore leggero, le sueopere, invece, di impostazione classica: è stato sicuramenteuno dei più grandi rappresentanti del dramma sloveno dellaseconda metà del Novecento. Secondo Tav@ar il teatro èstato lo spazio della ricerca continua del dialogo tra la cul-tura slovena e quella italiana: il più prezioso mezzo di col-legamento tra i popoli.

IIggoorr GGrreeggoorrii(Novi glas, 26. 11. 2009)

SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA

Quindicinale di informazioneDIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG

EDITRICE: most società cooperativa a r.l.PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE:33043 CIVIDALE DEL FRIULI, BORGO SAN DOMENICO, 78

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STAMPA PERIODICA ITALIANA

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Durante gli incontri letterari all'estero mi capita spes-so che i lettori mi chiedano che cosa significhi pro-priamente scrivere nella lingua di un piccolo popo-

lo. Come si sente un autore che scrive in una lingua par-lata e letta, nel migliore dei casi, da due milioni e mezzodi persone? A questa simpatica domanda negli ultimi tempise n'è aggiunta un'altra. Da quando nell'Unione Europea e, con maggior risalto anco-ra, nella cultura europea sono comparse parecchie di que-ste «piccole» lingue, mi domandano, e sono soprattutto igiornalisti a farlo: Nutre dei timori per la cultura slovena oper la letteratura slovena? Però non sono solo i giornali-sti o i miei lettori a porsi simile questioni. In fondo anchein Slovenia ho sentito dire uno scrittore, e non una perso-na qualsiasi: «Che senso ha scrivere in sloveno?». I nostri libri forse saranno conservati in qualche bibliote-ca, poi studiati da bizzarri eruditi, come quelli che oggi stu-diano i dinosauri. In quella circostanza avevo ribattuto alcollega, alquanto di cattivo umore, che i miei libri erano statitradotti nelle cosiddette grandi lingue e che perciò, alme-no per me, non si desse pena. È chiaro che questa non èuna vera risposta. I bibliotecari ci rammentano che la carta,su cui oggi si stampano i libri, non è resistente, si logora,si disfa, alcuni libri diventato polvere già dopo qualchedecennio. Come oggi si può soltanto supporre quali splendidi tesoridel teatro e della filosofia greca siano scomparsi fra le fiam-me della Biblioteca di Alessandria, così fra cent'anni si potràsolo intuire come era la letturatura slovena, anche se nelfrattempo verrà tradotta nelle lingue dei grandi popoli.Inoltre, è possibile immaginare che in futuro i nostri librisaranno coperti da una coltre di polvere, anzi che diven-teranno essi stessi polvere, e che assieme alla letteratu-ra slovena, tradotta e in lingua originale, diventeranno pol-vere pure le letterature stampate sui libri delle grandi lin-gue. È vero che i libri più importanti – per paura che si tra-sformino in polvere – vengono già ora riprodotti su micro-film o su programmi di computer. Ma quali informazioni abbiamo circa la durata di tali mezzi?Tutto passa, polvere sei e polvere tornerai, tu e i tuoi libri.E allora, perché ci si pone la domanda sul senso dello scri-vere nella lingua di un piccolo popolo? Perché tale doman-da dovrebbe divergere in modo essenziale da quella sulsenso dello scrivere tout court, sul senso di occuparsi diuna cosa così inutile, per dirla con Oscar Wilde, come èl'arte? Certo, lo so, il mio lettore tedesco, russo, per nondire americano, non potrà ritenersi soddisfatto di una simi-le risposta. Da un pezzo gli è chiara la questione su come stiano lecose con la caducità e l'eternità. Non è questo che gli inte-ressa. Gli interessa invece come vive una persona con unapiccola lingua e addirittura come si sente a scrivere in essa.È qualcosa che non conosce, non ha mai avuto un'espe-rienza analoga, così inconsueta e, del resto, come avreb-be potuto averla? Ora: possiamo dire che di sicuro non èdi alcun vantaggio scrivere in una lingua che viene capitada non molte persone; possiamo dire che a parecchi, e non

solo a scrittori, viene in mente che tale lingua sparirà, oppu-re si tramuterà in un linguaggio privato o letterario, comeè accaduto, in Europa e altrove nel mondo, a molte lingue,anche importanti per la letteratura. Ma in realtà, cosa sap-piamo di tutto ciò, come potremmo scrutare il futuro delmondo globalizzato? In Austria vive una minoranza di sloveni il cui numero nelsecolo scorso si è ridotto drasticamente a causa della ger-manizzazione. Ma malgrado ciò, ci sono da quelle parti alcu-ni scrittori che scrivono dell'ottima letteratura in sloveno.È da lì che proviene questo aneddoto che è però vero.Durante un convegno, organizzato da un ente per la tute-la delle minoranze, un esperto di lingue si avvicina al rap-presentante della minoranza slovena, che è come un'iso-la nel mare della maggioranza tedesca, dicendogli di averper lui una cattiva notizia. Nel corso dei prossimi cent'an-ni, dice l'esperto, spariranno molte lingue, fra cui lo slove-no. L'uomo si intristisce. Ma ho anche una buona notizia per lei, aggiunge l'esper-to. Fra le lingue che spariranno ci sarà pure il tedesco. Ese ora penso a quei miei lettori che parlano la lingua di ungrande popolo e che mi chiedono affettuosamente comesi senta uno scrittore che scrive nella lingua di un piccolopopolo, mi diventa chiara una cosa. Sebbene mi ammiri-no, a bene vedere, mi guardano come fossi un apparte-nente a una specie minacciata: in una lingua così piccolascrive cose così belle. Strano, io non mi sono mai sentito appartenere a una spe-cie in pericolo. Se si escludono alcuni problemi che ho avutocon la polizia politica e la censura, durante il precedenteregime politico, il mio ritratto dell'artista da giovane non sidistingue poi molto dai ritratti di artisti che sono nati in altriambiti linguistici e letterari. Da noi, in una piccola città alconfine fra la Slovenia e l'Austria, c'era un giovane poetache conosceva a memoria e in francese pagine intere diBaudelaire; all'epoca un mio amico si entusiasmava per ildadaismo, attraverso le nostre anime artistiche scorreva-no fiumi di poeti sloveni, per non parlare di Eliot, Pound,Kafka, Dostoevskij. A nessuno veniva in mente che la man-canza di un termine specifico in sloveno per il portagior-nale in legno che si trova nei caffè, potesse rappresenta-re un problema creativo. Chi era davvero deciso di intraprendere il cammino incer-to dell'arte, di tuffarsi nelle aeree correnti linguistiche tra-sparenti oppure scendere, seguendo le orme di Orfeo, neimondi sotterranei, non stava a riflettere sulle piccole o gran-di lingue. Prendeva in mano la sua materia, che fosse una storia ouna poesia, nata dalla lingua o dalla vita, che c'è l'avessea portata di mano, oppure in testa o nel cuore. C'è una vecchia storia che narra di due giovani scrittori. Ilprimo si vota alla letteratura perché sogna un futuro di suc-cessi, ricchezze e ammirazione di donne belle. Ma a causadegli insuccessi invecchia pieno di rancori ed è arrabbia-to con la letteratura, con se stesso e il mondo. L'altro, invece, ricerca con passione il linguaggio, scrive leproprie storie, non curandosi d'altro, e i suoi libri gli porta-

Lo scrittore sloveno Jan@ar ha ricevuto a Cosenza il Premio per la cultura mediterranea LL’’IINNTTEERRVVEENNTTOO

Perché scrivere nella lingua di pochi?La risposta è immersa nel mistero della varietà e diversità della terra che rende la vita interessante, bella e eccitante

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no tutto ciò che il primo aveva sognato. Oggi molti miei col-leghi sono più occupati a cercare traduttori ed editori stra-nieri per i propri libri che non a coltivare la propria arte; alcu-ni dedicano più tempo a queste ricerche che alla riflessione,alla lettura e alla scrittura. E non ci sono pochi fra loro che danno la colpa di essereancora sconosciuti al fatto di scrivere nella lingua di un pic-colo popolo. In questi casi dicono: chi conoscerebbe oggiJoyce se egli avesse scritto in irlandese?Ma così non trascurano solo la specifica situazione stori-ca irlandese, bensì dimenticano pure il fatto che la lette-ratura di Joyce per quanto universale è al contempo estre-mamente irlandese, irlandese fin nelle ultime associazio-ni e metafore. Il fatto che un autore scriva nella lingua diun piccolo popolo oggi davvero non rappresenta più unostacolo insormontabile: con le traduzioni delle sue opereegli può oltrepassare i confini linguistici. Il mondo diventa sempre più piccolo, mai in passato è statocosì visibile e alla portata di mano. Quando, nel lontano1982, mi recai negli Stati Uniti con una borsa di studio perartisti, scrissi immediatamente da New Orleans alla mia pro-fessoressa di sloveno una cartolina: Si dice che con lo slo-veno non si arrivi da nessuna parte. Guardi, dove si arriva: in America. Non faccio parte dellacerchia di autori celebri, i cui libri si vendono in cifre da capo-giro e non ho foto che mi ritraggano in compagnia di starcinematografiche. Pure non mi riconosco del tutto nell'a-neddoto sui due giovani scrittori. Certo, mentirei se dices-si che me ne infischio della celebrità, è ovvio che mi ral-legri del fatto di avere lettori in città di cui neppure cono-sco il nome e libri in lingue che non capisco. Sono felice di essere, in qualche modo, a casa in terre eculture lontane. Ma tutto ciò non ha nulla a che fare conla scrittura, come pure con la domanda come mi senta ascrivere nella lingua di un piccolo popolo. Ma come è possibile che esistano piccoli popoli, si chie-de il poeta croato Vlado Gotovac nel suo saggio L'enigmamondiale. Nessuno desidera essere debole – e un picco-lo popolo è una debolezza. Già a causa dell'innaturalez-za di questo fatto si tratta, secondo Gotovac, di un feno-meno misterioso. L'enigma dei piccoli popoli, risponde, è l'enigma della varietàdel mondo. E in questo fenomeno, per quanto sia miste-rioso, non c'è nulla di così irrazionale da non poter esse-re facilmente compresibile. Come è comprensibile e al con-tempo misteriosa la diversità della natura e della vita. Tuttiguardiamo lo stesso cielo, dice Gotovac. Non c'è un cieloprovinciale, non c'è un paesaggio provinciale. Provinciale,lo aggiungo io, è solo la nostra paura di fronte a noi stes-si e alle nostre capacità. Quando allora, durante qualche incontro letterario all'esteromi verrà posta la domanda come si senta uno scrittore chescrive nella lingua di un piccolo popolo, avrò già pronta unaqualche risposta. Ma non sarà una risposta vera ed esaustiva. È che unatale risposta non la conosco. La vera risposta è immersanel mistero della varietà e diversità della terra che rendela vita interessante, bella e eccitante. Nello scrivere c'è unostrano mistero per cui con soli venticinque caratteri del-l'alfabeto sloveno – o con altre lettere di altre lingue – pos-siamo esprimere la molteplicità e la multiformità della vitaumana; con le poesie e le storie possiamo toccare fanta-stici mondi immaginari. Nell'era dell'Internet globalizzato l'arte letteraria crea in lin-gue, piccole e grandi, mondi universali sempre nuovi, mondidi una diversità strabiliante. Questa semplice invenzione

che si chiama alfabeto ci consente di viaggiare in una reteche è infinitamente più interessante di quella creata dai cri-stalli di silicio. Ci consente di viaggiare nella rete creata dallafantasia umana.

DDrraaggoo JJaann@@aarr(il Piccolo, 28. 10. 2009 - Traduzione di Veronika

Brecelj)

DDRREENNCCHHIIAA -- DDRREEKKAA

MMoonnuummeennttoo aa cciinnqquuee ssaacceerrddoottii

Sarà inaugurato il 20 dicembre dall’arcivescovo di UdineUn omaggio ai sacerdoti che dedicarono la loro vita allagente delle parrocchie di San Volfango e di Santa Mariadi Drenchia, il comune diventato il simbolo del degradosocioeconomico del secondo dopoguerra nelle Valli delNatisone e aperta denuncia dell’abbandono subito dale areemontane: sarà questa la meta della prima visita che il nuovoarcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato,compirà nella Slavia friulana domenica 20 dicembre.Dopo la santa messa, che inizierà alle ore 15 nella chie-sa di Santa Maria, l’arcivescovo benedirà il monumento aquattro sacerdoti che operarono nelle due parrocchie trala fine dell’Ottocento e il 1989 quando, vent’anni fa, con lascomparsa di don Mario Laurencig, si interruppe la lungagenerazione di sacerdoti che operarono in questi paesimontani ricchi di fede, di tradizioni e di valori umani e cul-turali.La proposta di numerosi fedeli di erigere in loro memoriail monumento è nata spontaneamente da molti fedeli diSanta Maria e di San Volfango ed è stata accolta con favo-re dalla parrocchia, da mons. Marino Qualizza che ognidomenica sale in quel di drenchia, dal locale circolo cul-turale Kobilja glava e dal nostro giornale, che è ha visto laluce e per lunghi anni è stato redatto nella canonica di SanVolfango.Tra i suoi fondatori, oltre a don Emilio Cencig, furono donMario Laurencig (1908 - 1989) e mons. Valentino Birtig(1909 - 1994). Per una felice coincidenza l’inaugurazionedel monumento avverrà esattamente nel centenario dellanascita di quest’ultimo, venuto alla luce a Rodda di Pulferoil 20 dicembre 1909.I nomi degli altri tre sacerdoti incisi sul monumento sono:don Giuseppe Gosgnach (1856 - 1904), don GiovanniSinicco (1863 - 1918) e don Antonio Domenis (1869 - 1951).La scritta recita: «Naœim duhovnikom, ki so se trudili po potiresnice in pravice, v hvale¡en spomin». Che tradotto signi-fica: «In ricordo grato dei nostri sacerdoti che si impegna-rono sulla strada della verità e della giustizia».Ricordiamo che questi sacerdoti vissero ed operarono inquel di Drenchia in tempi difficilissimi. Ad eccezione di donGosgnach, che morì prematuramente nel 1904, furono testi-moni della prima e della seconda guerra mondiale, dellaproibizione dello sloveno nelle chiese e poi degli «anni bui»della Slavia quando, tornata la libertà e la democrazia, isacerdoti sloveni, fedeli alla loro missione e alla prassi mil-lenaria dell’uso della lingua materna nel loro ministero, con-tinuarono ad essere perseguitati e calunniati. E continua-no ad esserlo anche oggi ad opera di alcuni sconsideratiche si oppongono all’erezione del monumento e alla scrit-ta in sloveno.

(Dom, 30. 11. 2009)

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SLOVIITT N° 11 del 30/11/09 ppaagg.. 2200

SSAANN PPIIEETTRROO AALL NNAATT.. -- ŒŒPPIIEETTAARR

PPrreeiissttoorriiaa ee pprroottoossttoorriiaa ttrraa

ll’’IIssoonnzzoo ee iill NNaattiissoonnee

La pima lezione dei Beneœki kulturni dnevi

La prima lezione dei Beneœki kulturni dnevi, le giornate cul-turali della Benecia, organizzate dall’Istituto per la culturaslovena, che ha avuto luogo lo scorso 5 novembre nellasala consiliare di San Pietro al Natisone, ha fatto scoprireai numerosi intervenuti la «vicinanza» non solo in terminispaziali ma anche di «affinità» rispetto ai bisogni fonda-mentali della persona con le popolazioni che, dalla prei-storia fino all’arrivo dei romani, si sono insediate tra ilCividalese, le Valli del Natisone, la Valle dell’Isonzo edell’Idrijca. Nei loro saluti la presidente dell’Istituto, BrunaDorbolò, e il sindaco di San Pietro al Natisone, TizianoManzini, hanno sottolineato l’importanza della conoscen-za storica anche per conoscere la realtà attuale, mentreGiorgio Banchig, che ha curato il progranna degli incontriha illustrato il percorso delle Giornate culturali, che sno-derà attraverso i più importanti periodi della Storia dellaSlavia Friulana e della confinante Valle dell’Isonzo. Nella sua lezione l’archeologo sloveno Matija Turk ha scan-dagliato la grotta della «Divja baba», una «miniera» di reper-ti preistorici, che si trova in prossimità di Œebrelje, sul ver-sante sinistro dell’Idrijca, non lontana da Most na [email protected] corso di una lunga campagna di scavi, terminati unadecina di anni fa, nella grotta sono venuti alla luce reper-ti della presenza umana che risalgono ad oltre 40 mila annifa. Vi è stata scoperta, inoltre, una grande quantità di ossadi Ursus spelaeus, l’orso delle caverne estintosi circa 10mila anni fa, tra le quali un “flauto” che l’uomo di Neanderthalha ricavato dal femore di un giovane orso. Tutto fa pen-sare che questo sia il più antico strumento musicale fino-ra conosciuto. Risalirebbe, infatti, a 50 - 60 mila anni fa.Che si tratti veramente di fori aperti nell’osso da manoumana con l’ausilio di strumenti dell’epoca è stato dimo-strato con una serie di esperimenti messi in atto in segui-to ad una polemica che mirava a demolire l’asserto degliarcheologi sloveni. Come l’uomo di Neanderthal, su quel-le alture si Œebrelje, sia arrivato a far vibrare l’aria nel femo-re dell’orso delle caverne emettendo il primo sibilo, non èdato di sapere, ma certamente si è trattato di un eventocasuale dovuto probabilmente, come è stato ipotizzato neldocumentario che ha concluso la serata, all’abitudine del-l’uomo di forare le ossa per succhiare il midollo.Matija Turk ha poi presentato i risultati delle ricerche por-tate avanti sulle pendici del Monte Nero dove, in partico-lare, sono venute alla luce punte di frecce e di lance, cheservivano come armi da caccia. Il fatto che questi ritrova-menti si verifichino a quote così elevate, non deve mera-vigliare perché l’istinto di sopravvivenza ha spinto in ogniepoca l’uomo a scoprire sempre nuovi orizzonti e a spin-gersi oltre gli spazi del suo habitat.Da parte sua l’archeologo del Museo di Tolmino, MihaMlinar, ha compiuto un passo vanti nella storia dell’uomoin quest’area compresa tra la pianura friulana e le AlpiGiulie, illustrando le scoperte relative all’età del bronzo edel ferro, fino all’arrivo dei romani nelle Valli del Natisone,dell’Isonzo e nel Cividalese. Mlinar si è soffermato in par-ticolare sui ritrovamenti venuti alla luce a Most na So@i /

Santa Lucia, uno dei più vasti ed importanti siti archeolo-gici dell’età del ferro in Europa, tanto da aver dato il nomea quel periodo storico in quest’area.Nel corso di una intensa campagna di scavi sono venutealla luce vestigia di case con fondamenta in pietra, sullequali poggiavano strutture in legno. Le costruzioni eranoa più vani destinati ad abitazione delle persone, ma anchea laboratori artigiani. Nelle tombe — era praticata la cre-mazione — sono stati ritrovati attrezzi, armi ed ornamen-ti vari che gli archeologi fanno risalire a partire dalla piùremota età del ferro fino all’arrivo dei romani.Un altro sito interessante della più recente età del ferro èstato esplorato a Idrija pri Ba@i, a breve distanza da Mostna So@i. I reperti venuti alla luce rivelano la presenza inquest’area di una comunità agricola in quanto la maggio-ranza degli oggetti, oltre ad alcune armi, sono attrezzi cheservivano alla lavorazione della terra.Le lezioni dei due archeologi è stata arricchita da un inte-ressante documentario in cui sono state ricostruite scenedi vita dell’età della pietra e la scoperta del primo strumentomusicale, quel flauto ricavato dal femore di un orso dellecaverne. Il dvd, che è stato realizzato sotto la regia del docu-mentarista Jadran Sterle dallo Sudio Vrtinec di Novo Mesto,è stato presentato da Giuliano Bastiani, archeologo spe-rimentale che realizza strumenti di epoca preistorica e pro-tostorica su indicazione degli archeologi.

(Dom, 15. 11. 2009)

GGOORRIIZZIIAA -- GGOORRIICCAA

MMaaggrriiss ee JJaann@@aarr,, ccoossìì ddiivveerrssii

ee ccoossìì ssiimmiillii

Sì, Drago Jan@ar non è il Magris sloveno, e Claudio Magrisnon è lo Jan@ar italiano. L’affermazione dello scrittore diMaribor – fatta durante l’incontro organizzato venerdì 27novembre nel Kulturni dom di Gorizia da Slov.I.K per pre-sentare la traduzione in sloveno di «Alla cieca» – è con-divisibile, e non toglie niente alla forza della letteratura dientrambi. Semmai, i due autori sembrano trovare, nei puntidi contatto che comunque hanno, una bella complemen-tarietà. Così l’incontro di Gorizia è seguito ad uno simile,avvenuto appena vintiquattro ore prima, nel Cankarjev domdi Lubiana. Magris e Jan@ar – che avevano accanto la tra-duttrice di entrambi, Veronika Brecelj – si riconoscono inuna visione della storia che emerge proprio dal raccontodi «Alla cieca», uscito da poco in Slovenia con il titolo «Naslepo», edito dalla Slovenska matica il cui direttore edito-riale è , guarda caso, proprio Jan@ar. Secondo l’autore slo-veno il romanzo ha come tema «l’allucinazione della sto-ria, la navigazione attraverso la sua follia». La storia delXX secolo, vista come un delirio, unisce Jan@ar a Magrisanche secondo l’autore triestino, che però ha aggiunto: «Loscrittore onesto deve uisare la parola senza farne però un’i-deologia».Un romanzo come «Alla cieca», secondo Jan@ar, «difficil-mente sarebbe uscito in Francia o Gran Bretagna, e ancormeno negli Stati uniti, è nato invece in un luogo in cui èspesso successo che una sola persona abbia avuto, nelcorso della vita passaporti di diverse nazioni, abbia com-battuto con diverse divise». (...)

MMiicchheellee OObbiitt(Novi Matajur, 3. 12. 2009)