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S ommario Bimestrale della Provincia di Bologna Direzione e redazione: Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226 e.mail:[email protected] Direttore: Roberto Olivieri Caporedattore: Sonia Trincanato Segreteria di redazione: Rita Michelon, Grazietta Demaria Art: Piero Brighetti Impaginazione: Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli Fotografie: Archivio Provincia, G. Avoni, V. Cavazza, P. Gigli, M.Vigna, Studio FN Stampa: Casma s.r.l.Bologna Tiratura: 13.000 copie Chiuso in fotocomposizione il 12/12/2003 n PORTICI PER I PORTICI I chiostri di San Giovanni in Monte 2 Marta Forlai n COME ERAVAMO La morte annunciata di Ugo Bassi 3 Claudio Santini n RICONOSCIMENTI All’uomo, allo studioso, al cittadino 6 Conferito il Premio Provincia alla memoria di Marco Biagi n DAL CONSIGLIO Prende forma il Circondario di Imola 7 a cura di Barbara Tucci e Laura Pappacena n TEMPI DI FINANZIARIA Il bilancio difficile 11 n OPINIONI A CONFRONTO Immigrati: voto sì, voto no 12 Sergio Guidotti Mario Pedica n MONDO GLOBALE Extracomunitari: chi e quanti sono 15 Rita Bartolomei n PORTICI RACCONTA A tavola con l’amico Federico 17 Renzo Renzi n TESTIMONIANZE La storia sempre nuova 19 Alberto Preti n CRESCERE La scuola e le sue case 20 Carlo Marulli Accesso e successo 23 C. M. n CONSUMI ALTERNATIVI Le botteghe del Mondo 24 Liliana Fabbri n EDILIZIA RESIDENZIALE Abitazioni da progettare, realizzare, gestire 27 Ermanno Tarozzi Casa, cara casa 28 F. L. Abitare: dalle politiche alle opere 29 L. M. n TERRITORIO E AMBIENTE Bentornata cicogna! 30 News 32 n CURIOSITÀ Le gemme dell’Appennino 33 Paolo Girotti n VIABILITÀ E SICUREZZA Il costo degli incidenti 34 V. A. News 35 n SOCIETÀ E ISTITUZIONI Ascoltare per capire e agire meglio 36 Cinzia Migani Oltre tutti i muri 37 Lorenza Miretti n L’ALTRA PARTE DEL MONDO Zimbabwe paradigma d’Africa 38 Franco Foschi n COMUNICAZIONE Avanti con fatica 40 Giovanni Rossi Costruire conoscenza sui nuovi saperi 41 Federico Lacche n INCONTRI D’ARTE Ugo Guidi pittore 42 Anna Baldi n MUSEI Tesori d’arte e cultura 43 Barbara Tucci n MUSICA Il fascino barocco del clavicembalo 44 Chiara Sirk n IL POSTO DELLE FRAGOLE Un’estasi bolognese fra le pagine di Balzac 45 Nicola Muschitiello n LA SPORTINA SPORTIVA Il sogno americano 46 Antonio Farnè n NEWS 47 n BOLOGNA IN LETTERE Cittànova blues 50 Stefano Tassinari n LIBRI Storie di luoghi e di uomini nella provincia emiliana 51 a cura di Lorenza Miretti n MOSTRE 54 n SPAZIO EUROPA Verso il nuovo Trattato di Roma 55 Stefania Crivaro n RICERCA Le frontiere della ceramica 56 Stefano Gruppuso Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97 5.2003 Anno VII - n. 5 - dicembre 2003 In copertina Guido Sammarchi “Composizione numero 2”, cm. 223x123. Anno 2002. Artista di origine bolognese attivo dagli anni ‘60, Guido Sammarchi realizza interventi pitto-scultorei che dialogano con lo spazio, con lucida, seppur ludica, ironia.

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So m m a r i o

Bimestrale della Provincia di BolognaDirezione e redazione:P r ovincia di Bologna, Via Zamboni, 13 t e l . 051/6598.340/355 fax 051/6598.226e. m a i l :p o rt i c i @ p r ov i n c i a . b o l o g n a . i tD i r e t t o r e : R o b e rto OlivieriC a p o r e d a t t o r e : Sonia Tri n c a n a t oSegreteria di redazione:Rita Michelon, Grazietta Demari aA rt : Piero Bri g h e t t iI m p ag i n a z i o n e :Annalisa Degiovannini, Gabriella NapoliF o t o g r a f i e : Archivio Prov i n c i a ,G . Avoni, V.C avazza, P. Gigli, M .Vigna, Studio FNS t a m p a : Casma s. r. l .B o l o g n aT i r a t u r a : 13.000 copieChiuso in fotocomposizione il 12/12/2003

nPORTICI PER I PORTICII chiostri di San Giovanni in Monte 2Marta Forlai

nCOME ERAVAMOLa morte annunciata di Ugo Bassi 3Claudio Santini

nRICONOSCIMENTIAll’uomo, allo studioso,al cittadino 6Conferito il Premio Provincia alla memoria di Marco Biagi

nDAL CONSIGLIOPrende formail Circondario di Imola 7a cura di Barbara Tucci e Laura Pappacena

nTEMPI DI FINANZIARIAIl bilancio difficile 11

nOPINIONI A CONFRONTOImmigrati: voto sì, voto no 12Sergio GuidottiMario Pedica

nMONDO GLOBALEExtracomunitari:chi e quanti sono 15Rita Bartolomei

nPORTICI RACCONTAA tavola con l’amico Federico 17Renzo Renzi

nTESTIMONIANZELa storia sempre nuova 19Alberto Preti

nCRESCERELa scuola e le sue case 20Carlo Marulli

Accesso e successo 23C. M.

nCONSUMI ALTERNATIVILe botteghe del Mondo 24Liliana Fabbri

nEDILIZIA RESIDENZIALEAbitazioni da progettare,realizzare, gestire 27Ermanno Tarozzi

Casa, cara casa 28F. L.

Abitare: dalle politiche alle opere 29L. M.

nTERRITORIO E AMBIENTEBentornata cicogna! 30

News 32

nCURIOSITÀLe gemme dell’Appennino 33Paolo Girotti

nVIABILITÀ E SICUREZZAIl costo degli incidenti 34V. A.

News 35

nSOCIETÀ E ISTITUZIONIAscoltare per capire e agire meglio 36Cinzia Migani

Oltre tutti i muri 37Lorenza Miretti

nL’ALTRA PARTE DEL MONDOZimbabwe paradigma d’Africa 38Franco Foschi

nCOMUNICAZIONEAvanti con fatica 40Giovanni Rossi

Costruire conoscenza sui nuovi saperi 41Federico Lacche

nINCONTRI D’ARTEUgo Guidi pittore 42Anna Baldi

nMUSEITesori d’arte e cultura 43Barbara Tucci

nMUSICAIl fascino barocco del clavicembalo 44Chiara Sirk

nIL POSTO DELLE FRAGOLEUn’estasi bolognese fra le pagine di Balzac 45Nicola Muschitiello

nLA SPORTINA SPORTIVAIl sogno americano 46Antonio Farnè

nNEWS 47

nBOLOGNA IN LETTERECittànova blues 50Stefano Tassinari

nLIBRIStorie di luoghi e di uomininella provincia emiliana 51a cura di Lorenza Miretti

nMOSTRE 54

nSPAZIO EUROPAVerso il nuovo Trattato di Roma 55Stefania Crivaro

nRICERCALe frontiere della cera m i c a 56Stefano Gruppuso

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

I s c r i z i o n e al Tri bunale di Bologna n. 6 6 9 5del 23/7/97

5 . 2 0 0 3Anno VII - n. 5 - dicembre 2003

In copert i n aGuido Sammarchi “ C o m p o s i z i o n enumero 2”, cm. 2 2 3 x 1 2 3 . Anno 2002.A rtista di origine bolognese attivo daglianni ‘60, Guido Sammarchi realizzai n t e rventi pitto-scultorei che dialoganocon lo spazio, con lucida, seppurludica, ironia.

l diciotto giugno 1796, quando le trup-pe napoleoniche comandate dal gene-rale Augerau entrarono a Bologna, tut-

to il vecchio establishment, ormai consoli-dato da un paio di secoli di immobilismo,entrò in crisi.Oltre che nell’ordinamento politico e socia-le della città e del territorio, le iniziative in-traprese dal nuovo governo napoleonicoportarono immediati cambiamenti anchenel tessuto storico, monumentale e, soprat-tutto, urbanistico di Bologna.La fitta trama di chiese, monasteri, oratori,compagnie spirituali e di tutti quegli edificilegati in qualche modo alla devozione e allafede, intorno ai quali si era sviluppata lacittà, si sgretola nel giro di pochissimi anniin seguito alle note soppressioni, che confi-scarono e riconvertirono gran parte del pa-trimonio immobiliare ecclesiastico.Le cronache dell’epoca informano che fra il1796 e il 1798 prima, e poi fino al 1810, a Bo-logna furono soppresse 21 chiese parroc-chiali, 32 monasteri femminili e 31 conventimaschili. Fra questi vi è quello importantis-simo dei Canonici Lateranensi di San Gio-vanni in Monte, oggi sede del Dipartimentodi Storia dell’Università, che, dopo l’oscuraparentesi in cui venne destinato a carceregiudiziario, costituisce un eccellente esem-pio di spazio conventuale riconvertito.La leggenda vuole che la chiesa appartenes-se all’antichissimo complesso della SantaGerusalemme - formato dal nucleo stefania-no delle “sette chiese”, simbolico luogo del-la sepoltura di Cristo, e dal Monte degli Uli-vi, identificato nel modesto rilievo su cui

IIA sinistra, “il chiostro alla rustica” e, a lato, una veduta del “chiostro dorico”

portici per i portici

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sorge appunto San Giovanni in Monte. Lamemoria autentica più antica risale al 1045.Dal 1286 vi si stabilirono i Canonici Latera-nensi che intrapresero la prima ricostruzio-ne del tempio, mentre agli anni Quaranta delXV secolo risalgono gli interventi che da-ranno alla chiesa l’aspetto che ancora con-serva, con la bella facciata tricuspidata se-condo il modello veneto-ferrarese.Nella progettazione dell’annesso convento èdocumentato l’intervento di Antonio Moran-ti detto il Terribilia. Nel 1543 e nel 1544 l’architetto si impegna-va, fra l’altro, a costruire i due chiostri, il se-condo dei quali fu poi portato a termine daltagliapietre Floriano Bargellesi. Con quest’opera, il Terribilia, che ebbe unruolo di primo piano nella costruzione dimolti monasteri e di importanti edifici pub-blici (primo fra tutti l’Archiginnasio), mostradi aderire ad un manierismo ornato, fruttodell’insegnamento di Andrea Formigine eSebastano Serlio ed ancora in linea con latradizione bolognese quattrocentesca.Insolita è la distribuzione dei due chiostri, in

questo caso non separati da alcun corpo difabbrica ma contigui tra loro, per cui il primo- interamente in bugnato rustico e oggi tam-ponato - che si incontra varcando il portone,funge quasi da atrio magnifico, mentre il se-condo - più ampio, di ordine dorico - costi-tuiva il cuore della “clausura”. La ricchezza del convento si può ancora am-mirare nelle eleganti cornici in arenariascolpita che ornano le porte e l’accesso alloscalone, mentre nella parete di fondo del re-fettorio campeggia lo straordinario affresco,opera matura di Bartolomeo Cesi, raffigu-rante La parabola del banchetto nuziale(Matteo, 22), staccato e ricollocato nel 1997dopo un impegnativo restauro. Pur nel ri-spetto dei nuclei funzionali tipici del model-lo conventuale tradizionale, il monumentalecomplesso di San Giovanni in Monte appar-tiene alla rinnovata tipologia architettonicad’età post-tridentina che introdusse nei mo-nasteri un’edilizia secolarizzata, non più incontrapposizione ed isolamento rispetto allacittà, ma in continuità volumetrica e archi-tettonica con essa. �

I chiostri di San Giovanni in Monte

di MARTA FORLAI

La rivista aderisce all’iniziativa promossa dal Centro Unesco di Bologna, per il riconoscimento dei portici come patrimonio universale, attraverso questa rubrica che avrà vita sino all’auspicatoraggiungimento dell’obiettivo

a condanna è a morte per fucilazione ed è comuni-cata da un ufficiale austriaco. Siamo in una sala alpianoterra di Villa Spada, fuori Saragozza, sede del

comando delle truppe di Restaurazione, e non c’è né Cor-te né Tribunale perché si tratta di un giudizio statario cioècelebrato “sul posto”. La procedura è dunque sommaria edaffidata, in questo caso, alla discrezionalità del comandan-te, governatore civile e militare, Karl Gorkowski, 71 anni,nato in Galizia, entrato a Bologna il 16 maggio per ripristi-nare la “normalità” dopo le barricate dell’ 8 Agosto 1848.Gli imputati sono stati solo sentiti dall’Uditore o forseneanche da lui perché non c’ è traccia documentale a ri-guardo. È da poco passato il mezzogiorno dell’ 8 agosto1849 e così si conclude la sorte giudiziaria dei prigionieripadre Ugo Bassi e capitano Giovanni Livraghi.Sono stati catturati il 3 a pochi chilometri dalla spiaggia diMagnavacca, dove le cannonate austriache hanno inter-rotto il viaggio della barca che li portava da Cesenatico aVenezia, assieme agli ultimi difensori della Repubblica Ro-mana. Separatisi dal Generale con Anita morente, sono en-trati in un’osteria di Comacchio e da qui la chiacchiera di“un uomo con la barba ... che sembra proprio Garibaldi”(ma è Ugo Bassi) è giunta ad una persona che ha “fattoconfidenza” ad un militare dei Reali Carabinieri Pontifici.

LL

II giudizio sommario dopo le notificazionidi condanna del Governatorato austriaco

e della Curia bolognese. II martirio con Giovanni Livraghi.

L’appartenenza alla massoneria e il monumento con i simboli

Il religioso barnabita, nato a Cento, formatosi a Bologna,compirà 48 anni fra quattro giorni ed ha predicato il Van-gelo e la passione per l’indipendenza nazionale prima coisermoni ai fedeli, poi seguendo le truppe della guerra gui-data da Carlo Alberto, infine partecipando alle battagliecontro i francesi restauratori del Papa Re. Il suo stare suicampi, coi patrioti, invece che coi confratelli in convento,gli ha provocato, il 21 luglio 1848, l’ espulsione dall’ Ordi-ne (ma non dal sacerdozio) per decisione dei SuperioriBarnabiti che però non gliel’hanno mai comunicata uffi-cialmente. Il suo compagno, milanese, più giovane di cin-que anni, è invece stato prima nell’Esercito austriaco poi èemigrato a Montevideo dove ha conosciuto Garibaldi cheda quel momento ha sempre seguito.Trasferiti a Bologna, sono stati prima rinchiusi nella Tor-retta di Villa Spada (ancora visibile da Via Saragozza) poinel carceretto sul retro della chiesa di Santa Maria dellaCarità (dove anni fa c’era un cinema estivo) infine nuova-mente ricondotti alla sede del Comando. Si aspettano untrattamento duro ma non estremo così che, all’annunciodel plotone d’esecuzione, Livraghi dà in escandescenzementre Bassi rimane pietrificato prima di rivolgersi ai duesacerdoti convocati per i conforti religiosi. Chiede di par-lare col Provinciale dei Barnabiti, ma “È fuori Città”. Do-manda di scrivere un saluto ai Bolognesi, ma “Non c’è nécarta né calamaio”. Allora, confessione generale e atto difede. Subito dopo, trasferimento al Podere Micheli, pros-simo alla Certosa, dove c’è il porticato (archi 66-67) ai pie-di della torre dello Stadio, sul fronte che guarda Piazza del-la Pace. La prima scarica è per il militare, la seconda per ilsacerdote. I due corpi sono inumati sul posto.La Gazzetta scrive: “Il rinomato Ugo Bassi, bolognese, eGiovanni Livraghi di Milano, disertore austriaco, entram-bi ufficiali della banda Garibaldi, furono presi con armi inmano nel territorio pontificio, per ciò giudicati colpevoli epassati per l’armi”. È una giustificazione ufficiale, non ri-chiesta, per una sentenza troppo severa e giuridicamenteammissibile solo nei confronti di banditi o traditori, cattu-rati in atteggiamento ostile. Ecco dunque la necessità di at-tribuire ai fucilati le “armi in mano” anche se Bassi porta-va solo “una borsa in pelle con carte proprie”e Livraghi “al-cuni zigari e una doppia d’oro”, come inequivocabilmenterisulta dal verbale d’arresto e perquisizione. Il milanese-austriaco poi non ha abbandonato il 44° Imperial Reggi-mento di Fanteria Asburgica, nel quale si era arruolato nel1834, perché regolarmente messo in congedo il 10 set-tembre 1842, come risulta dai documenti militari.Dunque l’unico vero crimine è l’essere stati assieme a Ga-ribaldi e questa manifesta sproporzione fra colpa e penacolpisce i bolognesi che cominciano a portare sulla tombafiori, ghirlande e bandiere tricolori, interrogandosi pure

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La morte annunciata diUgo Bassidi CLAUDIO SANTINI

C O M E E R A V A M O

Una litografiaraffigurante

Ugo Bassi (1870 circa)conservata al

Museo Civico delRisorgimento

di Bologna

Particolare del monumento a Ugo Bassi con i simboli

della massoneria. Sotto, “Ugo Bassi nel carcere

di Comacchio” dipinto da Carlo Ademollo

C O M E E R A V A M O

sul perché di tanta durezza e sulle possibili colpe di chinon è intervenuto per mitigarla. Fra questi ultimi c’è Enri-co Bottrigari, notaio e curioso os-servatore della vita della città,che, nella sua Cronaca, puntal’indice contro la “rabbia teuto-nica” e la “vendetta dei preti”.Il comando austriaco, dai primi d’a-gosto, è fuor di dubbio sotto pressioneperché non riesce a catturare Garibaldiche trova aiuto nella popolazione. Così il 5ha emesso la notificazione che annuncia il“giudizio statario militare” per chi prestiaiuto alla Banda. La firma è di Gorzow-ski che lo stesso giorno sa di esseretrasferito, dal 9, al Comando di Me-stre e il 7 si trova davanti Bassi e Li-vraghi. Il primo è il “famigerato cap-pellano…conosciuto come uno deipiù fanatici repubblicani”; il secon-do colui che, al posto di frontiera diCesenatico, ha beffeggiato “i povericroati” stuzzicandoli, sotto il mento,“con la punta della sua spada” (vediil rapporto a Radetzky , 8 agosto 1849). Ce n’è a sufficien-za per considerarli due rivoluzionari di spicco ed è la vigi-lia del primo anniversario dell’8 Agosto, data da “celebra-re” con una punizione dimostrativa della ferrea giustiziamilitare austriaca. Senza bisogno della controfirma di unSinedrio di preti, collocato nella ricostruzione del giudiziosolo da voci non riscontrate e astiose.La posizione della Curia bolognese è invece espressa dal-la notificazione dell’arcivescovo cardinale Carlo Oppizzo-ni che il 3 bolla i “commettitori del male” (il plurale inclu-de padre Alessandro Gavazzi) che parlano contro “ognimaestà” pur “essendo insigniti, purtroppo, di ordine ec-clesiastico e obbligati altresì a voto claustrale”.Se, e quanto, ciò abbia influito sul giudizio statario, è im-possibile stabilire, ma stupisce la prudenza di chi, nel-l’ambito della Chiesa, non prorompa almeno per l’offesarecata al diritto canonico con la procedura militare-som-maria-austriaca applicata a un sacerdote arrestato nelloStato Pontificio. Solo il vicario generale di Comacchio, Do-menico Feletti, chiede l’ immediata consegna del prigio-niero al capitano Gurtler che demanda la decisione al Co-mando di Villa Spada. A Bologna però mons. Giovanni Bedini, commissariostraordinario pontificio, non è altrettanto tempestivo nel-l’intervento su Korzowski, forse convinto che occorra so-lo attendere pazientemente. Già altre volte, infatti, sacer-doti arrestati sono stati trasferiti d’ufficio ai Frati dell’ Os-servanza. Stavolta però la situazione è ben diversa, e piùgrave, e non è percepita nemmeno dal Parroco di SantaMaria della Carità che, convocato l’ 8 mattina a Villa Spa-da per una fucilazione, non si rende conto di chi siano i giu-stiziandi (ma non ha avuto Bassi e Livraghi nel carcerettodella sua chiesa?) e, invece di allarmare l’ Arcivescovado,si limita a delegare all’ufficio religioso il vice e un altro aiu-tante perché lui è impegnato nella messa funebre di un be-nefattore della parrocchia.In questo quadro, nasce immediatamente il Mito degliEroi che induce il nuovo governatore, Michael Strassoldo

de Grafenberg, a far trasferire i corpi dei fucilati in un luo-go segreto. Ma l’occultamento non ferma l’epopea, ali-mentata dalle ballate popolari, dalla pittura, dalla poesia ci-vile e sostenuta pure, per quanto riguarda Bassi, dalla tra-dizione massonica che lega il Padre all’ impronta di unantico timbro in legno, della Loggia Concordia, alla qualesi sostiene fosse affiliato su testimonianza scritta del pro-fessor Luigi Alessandro Brunetti che si richiama alla me-moria dei più vecchi massoni bolognesi Livio Zambeccarie Francesco Guerzi. Il bollo è donato, nel 1913, da AlfredoGrassi, insegnante al Pier Crescenzi e massone della VIIIAgosto, al Museo del Risorgimento che lo espone con unadicitura.Undici anni dopo, i Fratelli bolognesi redigono pure unElenco d’Onore degli affiliati e lo aprono con Ugo Bassi,provocando la reazione del quotidiano cattolico L’ Avveni-re d’Italia che il 27 novembre replica opponendo le smen-tite contenute nella biografia scritta dai Barnabiti e il 4 di-cembre fa sua una lettera che chiede la rimozione del do-cumento al Museo e dei simboli sul monumento “perappropriazione indebita”. Il sindaco Umberto Puppini

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Il monumento a Ugo Bassi postorecentemente nell’omonima via.Sotto, l’impronta del bollo dellaLoggia della Concordia al centrodella polemica sull’iscrizione diUgo Bassi alla massoneria

C O M E E R A V A M O

chiede spiegazioni ad Alfredo Grassi che rinvia a Ugo Len-zi, futuro Gran Maestro, ed ecco come costui argomentanella lettera dell’ 1 giugno 1925. Ugo Bassi è stato affiliato alla Loggia Concordia per co-stante tradizione massonica attestata da autorevoli testi-monianze. Ha sempre seguito la linea di Garibaldi che, co-me è noto, è stato iniziato nel 1846 in America. Ha tenutola predica quaresimale Luce e Amore, significativa nel ti-tolo, e particolarmente avversata dai clericali. Ha avutorapporti con massoni della Giovane Italia e porta, da lun-go tempo, sul suo monumento, i simboli della squadra edel compasso “senza che da nessuna parte” si siano ele-vate “obiezioni e proteste”. Il monumento al quale fa cenno Ugo Lenzi è quello che il2 marzo 2003 è stato sistemato nello slargo fra le vie UgoBassi e Nazario Sauro. È stato voluto da un comitato di il-lustri massoni - fra i quali Giosuè Carducci e Aurelio Saffi-che ha raccolto fondi anche con cartelle di una banca del-

la massoneria in California. Il bozzetto è stato commis-sionato allo scultore Giuseppe Pacchioni, cospiratore coiBandiera e massone, morto però poco dopo l’incarico e so-stituito dall’artista Carlo Parmeggiani, anche lui nella listadei Fratelli. L’inaugurazione è alle ore 15 dell’8 Agosto1888, anno dell’ottavo centenario dell’Università e dellaGrande Esposizione, nell’area antistante l’Arena del Sole.La festa è solenne, ma le polemiche sono tante. “Ha il vol-to antipatico”; “Ha il braccio stecchito”; “Veste da Prete,ma ha combattuto i preti”. Augusto Majani, Nasica, lo beffeggia sull’Ehi ch’al scusacon una metamorfosi grafica che lo trasforma in un briccoper il caffè. L’8 maggio del 1900 lascia il posto di via dell’Indipendenza a Garibaldi a cavallo per essere trasferitonella piazzetta San Gervasio, davanti al mercato, e orien-tata sulle vie San Felice e dei Vetturini, ribattezzate UgoBassi nel 1869.Il 29 gennaio del 1944 subisce il bombardamento aereoche lo costringe al ricovero, per anni, in un cantiere, perpassare quindi, nel luglio 1949, a Piazza XX Settembre (zo-na stazione ferroviaria) perché “troppo alto” per il rico-

struito porticato delle Erbe. In quell’ occasione i Padri Bar-nabiti del Collegio San Luigi non partecipano alla cerimo-nia perché il Comune si è rifiutato di asportare dal piedi-stallo le insegne della massoneria, tuttora visibili anche seprivate della corona d’acacia in bronzo, fatta sparire, annifa, da ladri o vandali, come già era accaduto nel settembre1888. Ultime informazioni. La bolla del Museo del Risorgimen-to è stata riposta in archivio nel 1929 e qui l’abbiamo rin-venuta nella Serie E delle Posizioni. I resti mortali di UgoBassi sono stati recuperati nel 1859 dai familiari che li han-no posti nella tomba del cognato Giovanni Bisi, marito del-la sorella Carlotta, l’unica ad incontrarlo prima della con-danna ed accogliere la sua dichiarazione: “Io non sonoreo…ho solo assistito i morenti sul campo e non ho mainegato il mio soccorso ai miei medesimi nemici”. Nel 1940infine i fascisti (pure loro Bassiani?) hanno voluto le spo-glie dell’Eroe nella Cripta dei Caduti di Guerra. �

5

Conferito il Premio Provincia alla memoria di Marco Biagi, assassinatodalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002

l ventiquattro novembre scorso Marco Biagi avrebbecompiuto 53 anni. Lo ha ricordato, proprio lo stessogiorno, a palazzo Malvezzi, la sorella Francesca rice-

vendo, dalle mani del presidente della Provincia VittorioProdi, la scultura simbolo del premio Provincia, conferitoall’unanimità dal Consiglio alla memoria del professore as-sassinato dalle brigate rosse. La moglie di Biagi, MarinaOrlandi, pure presente nella residenza provinciale, ha se-guito la cerimonia in una sala attigua, secondo quella scel-ta di riservatezza che non è mai venuta meno. Testimoni:il Consiglio riunito in seduta straordinaria, personalità eparlamentari, esponenti del mondo politico, culturale, eco-nomico, sindacale e istituzionale tra cui una rappresentan-za del Consiglio comunale di Bologna.Al senatore Tiziano Treu il compito di evocare l’amico, lostudioso, il giurista. «…Questa è una occasione ulterioreper stare con lui, - ha esordito l’ex ministro del lavoro nel-la prolusione - preziosa non solo perché si tiene nella suacittà, fra amici e persone vicine, ma perché avviene in unambito istituzionale, la Provincia, che ha assunto compitidecisivi in un’area particolarmente cara a Marco, quelladella promozione di politiche attive del lavoro a livello lo-cale. L’attività di Marco, quella scientifica di ricerca comequella applicata alla soluzione di problemi sociali, è stataintensissima come testimonia la raccolta dei suoi scrittipresentata di recente proprio a Bologna. Ha spaziato daitemi strettamente giuridici riguardanti il diritto nazionalea quelli a forte contenuto interdisciplinare e comparatisti-co. In queste due aree, soprattutto, Biagi ha acquisito com-petenze eccezionali riconosciutegli a livello internazionaleda tanti colleghi che ne hanno apprezzato le doti di stu-dioso ma anche l’umanità e la gentilezza. Questi due ver-santi, comparatistico e interdisciplinare, sono stati coltiva-ti da Marco con una intensità che ha pochi riscontri nellanostra cultura giuridica e che gli ha fornito un patrimoniodi conoscenze che riteneva essenziali per dare qualità enovità alle ricerche e per affrontare bene la progettualitàsociale.…Uno degli aspetti della sua modernità di studioso sta nel-la convinzione che la complessità del mondo dell’econo-mia e del lavoro richiede un forte equilibrio fra le esigen-ze di innovazione e di flessibilità e quelle di sicurezza pertutti i lavoratori: così egli sosteneva nel progetto di Statu-to dei lavori che costituisce uno dei frutti più maturi, an-che se ancora imperfetti, della sua produzione. Per questoegli studiava e apprezzava l’ordinamento europeo, che è ilnostro modello sociale. Ma Marco era anche convinto chela complessità sociale richiedesse vicinanza ai luoghi dovele soluzioni dei problemi sociali e del lavoro si misurano,cioè ai territori così diversi della nostra Italia e alle loro isti-tuzioni sociali e pubbliche. Era convinto dell’importanza

delle regole, quelle concordate non quelle imposte, per-ché aveva profonda fiducia nella ricerca del consenso so-ciale, anche quando, come negli ultimi mesi della sua vi-ta, tale ricerca veniva dimenticata (e lui ne soffriva).…Dal modo con cui gli enti locali, regioni e province inparticolare, sapranno affrontare questi problemi, fornireservizi all’impiego e sicurezze ai lavoratori esposti ai ri-schi della flessibilità, dipenderà sempre di più lo sviluppoe la qualità del lavoro. Potrà venirne anche una miglioregestione di aspetti non equilibrati che, a mio avviso, carat-terizzano la più recente normativa sul lavoro. In questa di-rezione dobbiamo sentirci tutti impegnati recuperando an-zitutto a livello locale la pratica della concertazione.Alla elaborazione della normativa sul lavoro Marco ha con-tribuito con una onestà intellettuale che tutti gli dobbiamoriconoscere e con la fiducia di poter raggiungere soluzio-ni largamente consentite. Questa fiducia gli è rimasta fer-ma anche quando le possibilità di arrivare a soluzioni con-cordate andavano riducendosi e anche se, aggiungo io, i ri-sultati raggiunti dalla legge 30 non lo avrebberosoddisfatto. Marco ci ricorda che le istituzioni pubblichesono un bene comune che va coltivato valorizzandone lacontinuità, superando forzature e strumentalizzazioni,operando per il miglioramento anche dell’esistente. Perquesto dedicava tanto impegno, sempre disinteressato, alservizio delle istituzioni.…Anche oggi il suo ricordo ci richiama all’impegno di ri-cerca e di servizio civile, per vincere la tentazione a “la-sciar fare”, per contrastare le soluzioni sbagliate e per mi-gliorare le nostre proposte.L’incontro di oggi si colloca ancora una volta, purtroppo,in un contesto nazionale e internazionale percorso da ten-sioni e conflitti vicini e lontani.La identificazione dei gruppi responsabili dell’assassiniodi Marco ha segnato un passo positivo nella lotta al terro-rismo. Ci ha rinnovato il dolore e la commozione mo-strandoci ancora una volta la solitudine in cui Marco fu la-sciato e l’abbandono di fronte a una minaccia che poteva edoveva essere evitata...…Il premio della Provincia di Bologna alla memoria diMarco Biagi, come ricorda la motivazione è “un tributo alsuo esempio di uomo, di studioso, di cittadino”, ma è an-che un monito affinché la lotta al terrorismo sia sentita co-me un dovere da tutti.» �

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All’uomo,allo studioso,

al cittadino

II

R I C O N O S C I M E N T I

La sorellaFrancescamentre riceve dalpresidente Prodi la sculturasimbolo delPremio Provincia diBologna

PRENDE FORMA IL CIRCONDARIO DI IMOLA

Il Consiglio approva la fase sperimentale del trasferimento di compiti e risorse.Ora manca solo la legge regionale per istituire definitivamente il nuovo Circondario di Imola

Il Consiglio provinciale ha approvato,il 21 ottobre scorso, la fase sperimen-tale del trasferimento di compiti e ri-sorse al Consorzio di cui fanno parte,oltre ad Imola, Borgo Tossignano, Ca-stel del Rio, Castel Guelfo, Castel SanPietro Terme, Casalfiumanese, Doz-za, Fontanelice, Medicina e Mordanocon una superficie di 787 kmq e unapopolazione di oltre 121.000 persone.Si tratta di un primo passo verso l’au-tonomia giuridica e amministrativa diuna zona ritenuta storicamente diver-sa dal bolognese. Il Consorzio gestirà,tra gli altri, i procedimenti inerenti al-le attività produttive, il catasto, le fun-zioni locali in materia di istruzione eformazione, l’istruttoria dei piani disviluppo agricolo, la protezione civilee le politiche per la casa. Oltre a svol-gere un ruolo di collettore tra la pro-grammazione della Provincia e i Co-muni del circondario imolese, il Con-sorzio contribuirà a snellire leprocedure burocratiche, a rendereomogenei i regolamenti per l’ediliziapubblica, quelli ambientali e quelli re-lativi alla programmazione socio-assi-stenziale e sanitaria. Ciò contribuirà arendere più vicino ai cittadini il gover-no del territorio. Sul tema, per la maggioranza, sono in-tervenuti al dibattito consiliare Gae-tano Mattioli e Daniele Manca delgruppo Ds. I consiglieri hanno giudi-cato una vera e propria novità istitu-zionale il riassetto del Circondario,perché finalmente si riconosce ai Co-muni imolesi la capacità di ideare erealizzare in maniera sinergica pro-getti importanti per il territorio. È inoltre una presa d’atto, hanno sot-tolineato entrambi, che con un decen-tramento amministrativo insufficientesia oggettivamente difficile gestirefunzioni quali la pianificazione, lo svi-luppo economico e sociale di una areacosì variegata e complessa come quel-la imolese.

«Con l’approvazione della delibera,viene in qualche modo a realizzarsi l’i-potesi di città metropolitana - ha pre-cisato in particolare Mattioli - in lineacon la riforma delle autonomie localitracciate dalla legge 142 del 1990.» Eproprio in virtù di tale ipotesi vengonoa cadere, sempre secondo Mattioli, lecritiche avanzate al riassetto del Cir-condario, che vedono in questo attol’avvio di una possibile separazione diImola dalla Provincia e un’inutile so-vrapposizione di poteri e di spesa.Nessun doppione, quindi, perché inrealtà il Consorzio si farà carico dicoordinare e progettare funzioni fino-ra in capo alla Provincia e ai Comuni.Daniele Manca, dal canto suo, ha sot-tolineato come questo nuovo soggettodi governo sia oramai sempre più ne-cessario per affrontare i temi di areavasta che, né un municipalismo in sen-so stretto, né un rafforzamento dellaProvincia, sarebbero in grado di af-frontare.Si sbaglia perciò chi pensa che questascelta rappresenti un isolamento diImola - ha precisato Manca. Il Circon-dario è uno strumento della Provinciadi Bologna che decide di esercitare ilprincipio di sussidiarietà, attraverso iltrasferimento di compiti e risorse perportare le scelte di chi amministra piùvicino ai cittadini. «Provincia nella Provincia». Così lapresidente del gruppo di Rifondazio-ne Comunista Giuseppina Tedde hadefinito il nuovo Circondario. Il grup-po, che sulla delibera si è astenuto,giudica negativamente un’eccessivaframmentazione dei poteri e ritieneche debbano venire rafforzate le isti-tuzioni già esistenti. Nel caso di Imo-la, tuttavia, la Tedde non è pregiudi-

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zialmente contraria ad una sua mag-giore autonomia; l’errore è la manca-ta consultazione popolare su un temacosì importante. Sebbene perplessasul riassetto del Circondario, si è det-ta nettamente contraria alla propostaavanzata dalla Casa delle Libertà di in-dire un referendum per la separazionedella Emilia dalla Romagna. Infine ha annunciato che, in questa fa-se sperimentale, il partito della federa-zione di Imola ha deciso di intervenireall’interno della Commissione cheverrà istituita per portare il propriocontributo all’eleborazione del nuovoStatuto.Nel motivare la contrarietà del gruppodi Alleanza Nazionale alla delibera, ilconsigliere Pietro Paolo Lentini hasottolineato che innanzitutto bisogne-rebbe chiarire se questa delibera pre-vede un decentramento amministrati-vo oppure politico. «Se si trattassesemplicemente di decentrare uffici inmodo da essere più vicini ai cittadini eprestare un migliore servizio alle loroesigenze - ha esordito Lentini - po-tremmo trovare punti di accordo, an-che se, comunque, temiamo che ciòporti un aumento di burocrazia, unasovrapposizione di poteri, nuovi ufficie, in ultima analisi, ulteriori spese. Laverità però, a nostro avviso, è che quisi tratti anche di un vero e proprio de-centramento politico» che prevede lamoltiplicazione di organismi nominatidall’alto, privi di quella validità e rap-presentanza che può derivare solodall’essere democraticamente eletti. Lentini ha poi fatto notare che, su que-sto tipo di circondario, le minoranzesono state finora escluse da qualun-que decisione, tanto che «singoli Con-sigli comunali e questo Consiglio pro-

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Imola, unavedutadell’anticaRocca Sforzesca

vinciale, si vedono esautorati anchedei propri poteri e con minori capacitàdi controllo e di indirizzo». Alle parole di Lentini si aggiungono,sempre per Alleanza Nazionale, quel-le del consigliere Alberto Vecchi chedescrive la creazione del Consorziocome una “virtuale autonomia” utilesolo a dare maggiore forza al progettodi area metropolitana che la Provinciadi Bologna sta portando avanti in soli-tudine rispetto al resto d’Italia. Inol-tre, alla base di questo progetto, Vec-chi vede una confusione fra compe-tenze comunali e provinciali, con ilconseguente depotenziamento dell’at-tività dei Comuni a favore di un ente disecondo grado quale è appunto il Con-

sorzio del Circondario imolese. Anti-cipando la contrarietà del propriogruppo anche all’organismo che na-scerà a seguito della legge regionale,il consigliere ha criticato anche lascelta di definire questa delibera co-me “prima fase sperimentale” spie-gando che «sperimentazione è la clas-sica parola che si utilizza quando sivuole fare passare qualcosa e render-lo definitivo».«Un mostro giuridico istituzionale»,così il consigliere di Forza Italia An-gela Labanca ha definito il Consorziodel Circondario di Imola. Questastruttura non ha ragione d’essere e in-clude nel territorio imolese anche co-muni, quali Medicina, Castel Guelfo eCastel San Pietro, che non apparten-gono alla cultura, alla tradizione e al-l’economia imolese. Secondo Laban-ca, si tratta di un escamotage studiatoper frenare «la legittima aspirazionedel territorio imolese ad avere una suaautonomia dalla città di Bologna e dal-la sua amministrazione». Secondo ilconsigliere invece, ci sarebbe lo spa-zio istituzionale per la realizzazionedella provincia di Imola-Faenza, se so-

lo si tenessero nella giusta considera-zione quelle ragioni culturali che mo-tiverebbero anche la creazione dellaRegione Romagna, secondo un’ipote-si già avanzata nel 1923. Sottolineandoche la delibera serve proprio ad impe-dire il dibattito sulla convenienza del-la Regione Romagna, Labanca avanzaperaltro il sospetto che essa abbia«aspetti di dubbia legittimità costitu-zionale, visto che il circondario non èun ente previsto dalla Costituzione, esoprattutto perché viene a invadere ea subentrare nelle competenze speci-fiche di enti che invece sono previstida norma costituzionale.» Approvan-do questa delibera a fine legislatura,ha proseguito il consigliere forzista, difatto le deleghe che essa prevede so-no destinate a non avere attuazionepratica o ad averla solo sotto un profi-lo puramente amministrativo. Inoltrel’attribuzione di funzioni ai Comunidovrebbe essere preceduta da atti diindirizzo dei rispettivi Consigli che, in-vece, non sono stati coinvolti. Infine,«il Consorzio è una struttura ponteverso il cosiddetto circondario forteche però non si sa se e quando na-scerà perché il percorso della leggeregionale è tutt’altro che sicuro e pri-vo di ostacoli». Labanca ha rivolto cri-tiche anche contro questo futuro or-ganismo accusato, in quanto non elet-to democraticamente, di spezzare unvincolo di responsabilità e di imputa-zione dell’azione amministrativa, e re-sponsabile di uno spreco di risorse adanno di alcuni Comuni, anche per-ché «ancora non è chiaro il principiodi ripartizione degli oneri tra la Pro-vincia e i Comuni interessati.»

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Il dibattito si è concluso con l’inter-vento del presidente Vittorio Prodiche ha sottolineato che il principioguida a cui si ispira la delibera risiedenell’importanza di coinvolgere cittadi-ni e comunità nella gestione della co-sa pubblica. “Se i Comuni, associan-dosi, dimostrano di essere in grado digestirsi in autonomia è nostro obbligoriconoscere tale capacità.” L’assunzio-ne di responsabilità da parte dell’areaimolese si traduce anche in un raffor-zamento della pubblica amministra-zione locale e in una semplificazionederivante dalla possibilità di integrarefunzioni municipali e territoriali evi-tando inutili sovrapposizioni. Conquesta delibera, fra l’altro, la Provin-cia potrà verificare sperimentalmentequell’unitarietà di indirizzi nel gover-no del territorio che si è impegnata arealizzare attraverso la Conferenzametropolitana dei Sindaci. Inoltre, haaggiunto Prodi, “avremo la possibilitàdi riconoscere l’adeguatezza del terri-torio di Imola ad esercitare le funzioniterritoriali che noi abbiamo già stabi-lito in parte e continueremo a definiremano a mano.” In conclusione, quella del Consorziodel Circondario imolese “è una auto-nomia reale” che, con la sua realizza-zione può consentire un ampliamentodella città metropolitana. A questoproposito Prodi ha colto l’occasioneper chiarire che c’è una differenza so-stanziale fra la posizione delle Provin-ce, che peraltro è unitaria, e la posi-zione dei Sindaci dei Comuni capoluo-go delle aree metropolitane. Io non hodubbi sul fatto che la città metropoli-tana debba intendersi come un ambi-to di governo territoriale che deveprendere il posto della Provincia. Peril rispetto del principio di autonomiadelle istituzioni - ha proseguito - il pro-cesso deve essere costruito attorno al-la Provincia, e i Comuni, pur parteci-pandovi, non hanno diritto ad entrarviin maniera specifica.”In merito poi all’opinione secondo cuisarebbe opportuno separare la Roma-gna dall’Emilia, Prodi ha richiamatol’attenzione sul fatto che ciò sarebbein netta contraddizione con le scelteche si stanno compiendo, come la co-stituzione di HERA, holding che inte-ressa le ex municipalizzate emiliane eromagnole, nella quale presto entreràanche la società di Ferrara.Infine, a conclusione del proprio in-tervento, Prodi ha dichiarato che “ta-

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Sotto, la grandepiazza Matteotticuore della città.A destra, la torre

dell’orologio

territoriale di base, non scindibile.Con tale convenzione si provvede al-l’affidamento di alcuni compiti parti-colarmente significativi, tra i quali:1. Programmazione finanziaria(predisposizione degli indirizzi finan-ziari d’intesa con il presidente delConsorzio).2. Ambiente (presentazione di pro-poste relative alla pianificazione ri-guardante parchi, cave, rifiuti, qualitàdell’aria, energia, interventi di emer-genza della Protezione Civile - parte-cipazione all’istruttoria dei procedi-menti di valutazione dei parchi d’im-patto ambientale).3. Agricoltura (presentazione di pro-poste relative ai piani operativi pro-vinciali, al piano di sviluppo locale in-tegrato, la programmazione dei con-tributi - il Consorzio istituisce una

Consulta Agricola del proprio territo-rio - il Consorzio costituisce uno spor-tello amministrativo autonomo per iprocedimenti in materia di agricoltu-ra - ecc.).4. Attività Produttive (partecipazio-ne alla L.R. n. 20/94, della L.R. 41/97e della L.R. 14/90).5. Cultura Turismo e Sport (elabo-razione di proposte e di programmi ri-guardanti lo spettacolo, la promozio-ne turistica locale e l’impiantisticasportiva).6. Pianificazione Territoriale deiTrasporti (proposta per la formazio-ne del PTCP, partecipazione allaConferenza di Pianificazione, pre-sentazione di osservazioni sul PTCP,promozione di accordi territoriali at-tuativi del PTCP, attuazione deglistrumenti urbanistici comunali vi-

Il progetto di legge regionale,che porta la firma di LucianoVandelli, assessore all’Innova-zione amministrativa e istituzio-nale, relativamente al Circonda-rio imolese tende a valorizzarel’autonomia del territorio nellacoesione del sistema regionale.In base agli articoli 25, 26, 27 e28 della bozza di legge, i Comu-ni già aderenti al Circondario po-tranno istituire, entro un annodall’entrata in vigore della legge,«una forma speciale di coopera-zione, finalizzata all’esercizio as-sociato di funzioni comunali e aldecentramento di funzioni pro-vinciali». Tale organo si chia-merà Nuovo Circondario Imole-se e diventerà - in sostituzione diquello tuttora operante - a tutti glieffetti un ente pubblico con per-sonalità giuridica, dotato, perquanto riguarda le attività che glicompeteranno, di autonomia or-ganizzativa e funzionale, nonchédi autonomia normativa. Il Cir-condario avrà inoltre autonomiacontabile e di bilancio nell’ambi-to delle risorse che gli verrannoattribuite dai Comuni, dalla Pro-vincia e dalla Regione.La proposta di legge prevedeinoltre che venga istituita un’as-semblea i cui componenti saran-no rappresentanti dei singoliConsigli comunali, comprese lerispettive minoranze.Cosa cambierà, quindi, rispettoall’attuale fase sperimentale av-viata con la recente approvazio-ne del Consiglio provinciale delriassetto del Circondario? Il di-segno di legge formalizzerà icontenuti già recepiti dalla con-venzione del 21 ottobre, svilup-pando le forme espressive del-l’autonomia e sottolineando, inparticolare, il ruolo preminentenella pianificazione territorialedel Circondario.

Il progetto di legge regionale

Una veduta della campagna dellabassa imolese e,sopra, un particolaredi “Porta Montanara”

le processo di riconoscimento di auto-nomia all’area imolese, in futuro, po-trà essere anche esteso ad altre areedel nostro territorio. Adesso è da quiche possiamo cominciare ed è quelloche stiamo facendo, sicuri che si puòarrivare a dei risultati estremamenteimportanti per tutti.”La delibera è stata approvata con 17voti favorevoli (Ds, Margherita, Ci,Gruppo misto), 7 contrari (FI e AN) e

2 astenuti (Rc).

Storia del CircondarioIl 15 novembre 2002 la Regione Emi-lia-Romagna, la Provincia di Bolognae i 10 Comuni che ne fanno parte sot-toscrivono un protocollo d’intesa chericonfigura il Circondario Imolese inun soggetto giuridico nuovo.Il 5 marzo 2003 i 10 Comuni costitui-scono il Consorzio del CircondarioImolese che ha come finalità principa-le l’esercizio in forma associata dellefunzioni e dei servizi di competenzadei Comuni consorziati.Il 21 ottobre di quest’anno la Provinciadi Bologna e il Consorzio approvanola convenzione che ha per oggetto l’af-fidamento di compiti a quest’ultimo,avviando di fatto la fase sperimentale,da concludere entro il 3 gennaio 2004,concernente il trasferimento di com-piti e risorse dall’ente provinciale alpolo di Imola. Il Consorzio del Circon-dario imolese riveste il ruolo di coor-dinamento dei Comuni consorziati edi strumento di governo dello svilup-po del territorio, rimanendo in capo al-la Provincia il ruolo di rappresentantedell’interesse generale di tutta l’areametropolitana. In questo modo il ter-ritorio del Consorzio diviene l’unità

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genti e loro modificazioni ecc.).

Approvato il nuovo regolamento consiliare

È stato approvato lo scorso 30 settem-bre il nuovo regolamento per il funzio-namento degli Organi collegiali (Con-siglio e sue articolazioni). Le sue ca-ratteristiche principali ne fanno unatto flessibile, capace di adeguarsi adun iter normativo ancora in itinere, inparticolare alle modifiche apportate altitolo V della Costituzione. Si tratta diun’azione dovuta, in virtù delle nuoveesigenze normative che, a partire daldecreto legislativo 267 del 2000 e deltesto unico degli Enti locali, hannoportato prima all’approvazione delnuovo Statuto, e ora all’adozione diquesto regolamento per disciplinare leattività del Consiglio, delle Commis-sioni, dei Gruppi consiliari e della pre-sidenza del Consiglio.Tra le novità introdotte, la possibilitàdi presentare “question time” (interro-gazioni a risposta immediata, presen-tate dai consiglieri alla Giunta) ad ogniinizio di seduta, e non più solo nellaprima di ogni mese, un più ampio ac-cesso da parte dei consiglieri alle noti-zie e ai documenti amministrativi e unmaggiore snellimento delle procedureper la presentazione di interrogazioni,“question time” e ordini del giorno.Il regolamento è stato approvato con22 voti favorevoli (Ds, Margherita,Rifondazione Comunista, Comunistiitaliani, gruppo Misto), 2 contrari (iconsiglieri Angela Labanca e Gian Lu-ca Dal Monte di Forza Italia) e 6 aste-nuti (An e FI).

Sviluppo e mercato del lavoro«Il sistema territoriale tra competiti-vità e sviluppo. Il mercato del lavorodella nostra provincia la formazione ela ricerca per lo sviluppo economicobolognese». Questo il titolo del conve-gno che si è tenuto il 21 novembre apalazzo Malvezzi, su proposta delgruppo dei Ds in Provincia, fatta pro-pria dal Consiglio. Già in luglio il Con-siglio si era occupato dello stato del-l’economia nel nostro territorio conuna seduta tematica durante la qualefurono ascoltate le relazioni della Ban-ca d’Italia e della Camera di Commer-

cio. Alla luce della situazione globaledi crisi della produttività rilevata inquell’occasione, questo convegno haofferto un ulteriore momento di con-fronto con le imprese, le associazionidi categoria e i sindacati. Ne è natauna riflessione, che è proseguita an-che con un dibattito consiliare, sullanecessità di ripensare una ristruttura-zione economica che possa garantireuno sviluppo sostenibile e un alto li-vello di qualità della vita. Le relazionisono state presentate da Enzo Raisi,assessore alle attività produttive delComune di Bologna, Duccio Campa-gnoli, assessore alle attività produtti-ve, sviluppo economico della RegioneEmilia-Romagna, e per la Provincia diBologna da Donata Lenzi, assessore allavoro, politiche sociali, sanità e NerioBentivogli, assessore alle attività pro-duttive.

Un “supervisore” per la mobilità bolognese

Il Consiglio ha approvato con 23 votifavorevoli (Ds, Margherita, Ci, Grup-po misto, FI, An) e 1 astenuto (Rc), laconvenzione fra la Provincia di Bolo-gna, il Comune capoluogo e l’Atc perla realizzazione del “Programma stra-tegico per la mobilità nell’area metro-politana”. Si tratta di un sistema telematico inte-grato, una sorta di “supervisore” dellamobilità articolato in tre progetti, chefornirà informazioni sulle condizionidel traffico nel nostro territorio.Il cittadino, prima di compiere unospostamento in città o nell’area metro-politana, potrà conoscere la situazionedella mobilità, i tempi di percorrenzae i relativi costi, e scegliere così sespostarsi con un mezzo privato versoitinerari più scorrevoli o usufruire delparcheggio scambiatore e del mezzopubblico. Anche l’amministratore, sul-la base dei dati che riceverà, potrà as-sumere provvedimenti adeguati.Il secondo progetto prevede invece l’e-stensione, da parte di Atc, delle tecno-logie informative e di controllo, attual-mente limitate all’ambito urbano, atutta l’area metropolitana. Verrannopotenziati, ad esempio, il sistema ra-dio con copertura provinciale, le tra-smissioni digitali e saranno acquistati40 pannelli informativi collegati allacentrale. Il terzo e ultimo progetto, riguarda il

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sistema integrato di tariffazione deltrasporto pubblico locale, sia su gom-ma che su sede propria. In questo mo-do, con un’unica tessera, sarà possibi-le usufruire dei servizi di trasportopubblico locale su gomma e su rotaia,nonché della sosta sulle strade e neiparcheggi di interscambio.

Nelle scuole elementaritempo pieno a rischio

La preoccupazione e la protesta di nu-merose famiglie italiane per la sop-pressione del “tempo pieno” nellescuole, è stata fatta propria dai consi-glieri Sandro Magnani (Verdi), Ales-sandro Ricci (Ds), Elpidoforos Nikola-rakis (Ci), Flavio Peccenini (Marghe-rita), Osvaldo Santi (Gruppo misto) eGiuseppina Tedde (Rc) che, sull’argo-mento, hanno presentato un ordinedel giorno. Il documento rileva come l’imposta-zione complessiva delle norme finan-ziarie in materia scolastica tende adassegnare sempre meno risorse uma-ne e finanziarie alla scuola italiana,con la conseguenza che saranno for-mate in futuro classi più numerose ri-spetto a quelle attuali. Inoltre, conti-nua l’odg, il progetto di decreto leggeapprovato nel settembre scorso pre-vede che nella scuola primaria (exscuola elementare) si tengano 891 oredi lezione, comprese quelle destinatealla mensa, in 33 settimane di scuola,a cui potrebbero aggiungersi 99 oreannue, facoltative, per attività integra-tive. Questi provvedimenti, per i fir-matari del documento, porterebberodi fatto alla cancellazione del tempopieno. Per questo motivo l’odg chiedeal Ministro dell’Istruzione e al Gover-no di recepire la richiesta di emenda-menti al progetto di decreto, in mododa poter mantenere l’esperienza peda-gogica di 40 ore settimanali di inse-gnamento nella scuola primaria, di ri-confermare i progetti di qualificazionee di ridurre il numero degli alunni nel-le classi. Il documento esprime, infi-ne, preoccupazione per la drastica ri-duzione di risorse agli enti locali chericadrà inevitabilmente anche sulmondo della scuola.L’ordine del giorno è stato approvatocon 22 voti favorevoli (Ds, Ci, Rc,Margherita, Verdi, Gruppo misto e laconsigliera Claudia Rubini di An) e 4contrari (FI e i consiglieri Sergio Gui-dotti e Pietro Paolo Lentini).

[a cura di BARBARA TUCCI E LAURA PAPPACENA]

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BILANCIO

Provincia di Bologna Spese ambientali Trasferimenti al Circondario di Imola

Budget spesa 134.482.266,39 8.612.499,47 (6,40%) 6.158.004,59 (4,58%)corrente (1)

Budget spesa 46.027.911,92 8.748.911,98 (19,01%) 5.377.473,20 (11,68%)conto capitale (2)

totale 180.510.178,31 17.361.411,45 (9,62%) 11.535.477,79 (6,39%)

n.b. nel budget di Imola non è stata inserita la quota trasferimenti per formazione professionaleperché al momento non prevedibile(1) al netto degli oneri per interessi passivi, ma comprensive delle spese generali non ripartite su Imola(2) al netto delle concessioni di crediti ed anticipazioni

utta la struttura della manovra vienegiudicata, anche in presenza di una Fi-nanziaria penalizzante per gli Enti loca-

li, coerente con i principi che guidano la co-struzione del bilancio: il documento program-matico alla base del mandato amministrativo;gli indirizzi del Consiglio per la formazione delbilancio 2004; l’impegno a rispettare il piano diriduzione del debito; il consolidamento dellefunzioni trasferite a seguito del D. Lgs.112/98; l’impegno di mantenere il livello degliinvestimenti consolidato. Tutto ciò senza ri-correre alla leva tributaria.Mantenere la coerenza con le disposizioni nor-mative introdotte dalle Leggi Finanziarie 2002e 2003, ma soprattutto 2004 è stato assai diffi-cile. La pesante imposizione introdotta con lafinanziaria 2003, che ha costretto la Provinciadi Bologna al ridimensionamento della pro-grammazione triennale degli investimenti2003/2005 di oltre 27 milioni di euro, si proiet-ta negativamente sul bilancio 2004, così comesu quello pluriennale 2004/2006. Inoltre, la stessa norma ha costretto la Provin-cia ad accantonare un fondo strutturale an-nuale, finanziato con risorse correnti propriedi 8,2 milioni di euro. Per tale accantonamen-to la Provincia ha provveduto nel mese di giu-gno 2003 con una riduzione della spesa cor-rente dell’1,95%, successivamente, in sede diassestamento, ha dedicato la maggior partedel presunto avanzo economico della gestione2003 allo stesso scopo.Il bilancio di previsione 2004, e quello plurien-nale 2004-2006 si trovano quindi oberati di uncomplessivo peso finanziario di 13,3 milioni dieuro, cui va aggiunto, per il solo anno 2004, l’o-nere “una tantum” di 2 milioni di euro per lespese da sostenere nelle prossime elezioniamministrative. La proposta di bilancio relati-va al piano triennale degli investimenti e quel-la del bilancio corrente si mantengono quindiin linea con i valori definiti nel mese di giugno2003, con l’eccezione delle spese considerateineludibili, relative ad esempio agli oneri de-rivanti dall’applicazione del contratto di lavoroper il personale, dall’effetto inflazionistico perl’acquisto di beni di consumo, dalle spese re-lative all’avvio del Consorzio Imolese, dallaquota di funzionamento della nuova Società di

Marketing, PROMO Bologna S.c.r.l. Le diffi-coltà finanziarie costringono la Provincia apresentare un bilancio non in espansione, sen-za per questo rinunciare ad alcuni progetti diqualificazione dell’azione amministrativa, qua-li ad esempio l’avvio della gestione decentratadelle funzioni del Circondario di Imola, la mes-sa a regime del Sistema di Contabilità am-bientale e a numerosi altri progetti innovativi.

Il decentramento interno: il Circondario di ImolaL’inizio dell’esercizio 2004 coincide con il nuo-vo regime di gestione delle funzioni del Cir-condario di Imola, attraverso il Consorzio tra iComuni del territorio imolese. In attesa dell’ apposita Legge Regionale si èproceduto ad approvare una Convenzione conil Consorzio che “decentra” i compiti ammini-strativi, regola la partecipazione alla Pianifica-

zione e Programmazione provinciale e infinedetermina le modalità dei trasferimenti di ri-sorse al Consorzio stesso. Il prospetto che segue è la sintesi delle risorseper parte corrente e parte conto capitale dedi-cata al Circondario prevista per l’esercizio2004, confrontata con quella dell’esercizio2003.

Bilancio ambientaleAnche se in realtà è più corretto parlare di unsistema di contabilità ambientale, si tratta diuna innovazione a favore della sostenibilitàdello sviluppo, che si accompagna ad altre ini-ziative, quali la certificazione Emas e Agenda21.È ora in atto la sperimentazione del sistema dicontabilità ambientale che ha l’obiettivo di ga-rantire in tempo reale il reperimento di dati re-lativi all’ambiente, in ogni momento del pro-cesso a partire quindi dalla programmazione,nei vari momenti della gestione ed infine aconsuntivo.Ecco il preventivo delle risorse che la Provin-cia dedica alla sostenibilità ambientale per l’e-sercizio 2004.

Con queste considerazioni è iniziato il percor-so che dovrà approdare all’approvazione delbilancio 2004 entro il 31 dicembre 2003, dataultima prevista dal Testo Unico 267/2000. �

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Il Bilancio difficileLa Giunta ha terminatoalla fine di novembreil confronto con le

categorie economiche e socialisul bilancio 2004 e si apprestaa presentarlo ora al Consiglioper la discussione el’approvazione

TT

T E M P I D I F I N A Z I A R I A

La proposta di legge sull’estensione deldiritto di voto amministrativo ai cittadinistranieri non comunitari, nota come leggeFini, scompagina alleanze e crea nuovecontrapposizioni all’interno deglischieramenti tradizionali. La questione, che in buona parte d’Europaè stata affrontata e risolta, ha trovatorecentemente momenti di discussione eapprofondimento anche nella ConferenzaMetropolitana dei Sindaci e in Consiglioprovinciale per delineare possibili forme dipartecipazione degli immigrati alla vitadelle comunità locali. Peraltro, proprio nelgiugno scorso l’Assessorato alle politichesociali della Provincia aveva promosso unconvegno sul tema “La partecipazionedegli stranieri alla vita delle comunitàlocali tra diritti di rappresentanza eresponsabilità condivise”. In quell’occasione erano uscite propostepraticabili che possono già trovare sboccoconcreto a livello locale. Sull’argomento riportiamo il pareredei presidenti dei gruppi provinciali,Sergio Guidotti, di Alleanza Nazionale,e di Mario Pedica di Forza Italia

Sergio Guidotti«Sono maturi i tempi per discutere del diritto di voto agliimmigrati, in sede amministrativa». Con queste poche pa-role pronunciate all’inizio di Ottobre ad un convegno delCnel, Gianfranco Fini ha portato, scompaginando vecchischemi e falsi ruoli, al centro del dibattito politico un temadi grande attualità.L’Italia, per tanto tempo terra di migrazione sia verso l’e-stero (proprio in questi giorni viene rievocata la tragediadi Marcinelle) sia interna, ha “conquistato” con il benes-sere anche il nuovo ruolo di sogno per tanti popoli menofortunati e comunque più poveri.Così dopo avere male gestito per decenni il tema della mi-grazione interna, creando nelle città ghetti e dormitori perquegli italiani del meridione che, inseguendo anch’essi ilsogno di una vita meno difficile e dolorosa, cercavano la-voro nelle industrie del nord, ci troviamo oggi a dover af-frontare i problemi connessi ad una sempre più forte pre-senza extra-comunitaria.È evidente che la popolazione migrante è per sua naturacostituita dagli strati più deboli e che quindi può essere fa-cile preda di pericolose illusioni e di malavitose aggrega-zioni (noi, assieme a milioni di onesti lavoratori, abbiamoesportato anche qualche centinaio di mafiosi che, però,hanno contribuito a creare, per tanto tempo, un falso, madiffusissimo stereotipo di italiano) e quindi è estrema-mente importante precisare i parametri per la definizionedi due concetti fondamentali: quanti e chi. Di qui la modi-fica delle leggi che governano l’immigrazione, modificache porta anche il nome dell’onorevole Fini, al fine di nonconsentire con una serie infinita di sanatorie (questa era la sostanza della norma precedente) la costituzione di unasorta di legittimazione all’entrata clandestina in Italia e

Mario PedicaNumerosi consiglieri comunali e provinciali appartenentialla maggioranza ulivista mi hanno chiesto con toni sarca-stici ed ironici, in occasione dei dibattiti nei rispettivi Con-sigli istituzionali, quale fosse il nostro atteggiamento dieletti, rappresentanti di Forza Italia, a proposito dell’ini-

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Immigrati:voto sì,voto no

O P I N I O N I A C O N F R O N T O

O P I N I O N I A C O N F R O N T O

Guidotti

quindi in Europa, ma di predeterminare con regole certechi ha diritto all’accesso, in funzione della possibilità diesercitare nel nostro Paese un lavoro onesto e giustamen-te retribuito che gli consenta una vita altrettanto onesta eproficua sia per lui che per la comunità che lo ospita.Gettate le basi di questa nuova collaborazione tra noi ita-liani che abbiamo bisogno di una sempre maggiore pre-senza di mano d’opera straniera e quanti non italiani sonodisposti ad attraversare il mare per guadagnare da noi un“pane onesto”, in funzione di regole certe e determinate,dato atto che chi contravviene a queste regole deve esse-re punito ed allontanato (con la legge Bossi/Fini si è fi-nalmente cominciato a dare corso alle tante espulsionimai precedentemente eseguite), è evidente che bisogna,se non altro per un semplice criterio di giustizia, ma anche,molto più pragmaticamente, per dare risposta ai tanti pro-blemi esistenti, concedere a chi è qui con noi da tempo (seianni senza essere mai incorso nei rigori della legge), chelavora e guadagna onestamente e quindi altrettanto one-stamente paga le tasse di poter chiedere di esprimere lapropria opinione sulla gestione amministrativa della cittàdove risiede mediante l’espressione del voto per la solaelezione del Consiglio comunale, dopo essersi impegnatia rispettare i principi sanciti dalla nostra Costituzione.Perché questo e solo questo dice la proposta di legge inmateria del Gruppo di AN per il riconoscimento del dirit-to di voto ai cittadini stranieri non comunitari:“Articolo 48-bis” Agli stranieri non comunitari che hannoraggiunto la maggiore età, che soggiornano stabilmente e re-golarmente in Italia da almeno sei anni, che sono titolari diun permesso di soggiorno per un motivo che consente un nu-mero indeterminato di rinnovi, che dimostrano di avere unreddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei fami-liari e che non sono stati rinviati a giudizio per reati per iquali è obbligatorio o facoltativo l’arresto, è riconosciuto ildiritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrativein conformità alla disciplina prevista per i cittadini comu-nitari. L’esercizio del diritto di cui al comma 1 è riconosciuto a co-loro che ne fanno richiesta e che si impegnano contestual-mente a rispettare i principi fondamentali della Costituzio-ne italiana”.È tutto talmente semplice e lineare che stupisce non tantola reazione, alle volte dubbiosa alle volte assolutamente edincomprensibilmente becera, con cui alcuni hanno giudi-cato la proposta, quanto il fatto che il progetto non sia sta-to generalmente condiviso e pacificamente accolto.Un po’ quindi per l’obiettiva semplicità e linearità del ra-gionamento, un po’ perché siamo inseriti in una comunitàinternazionale che già prevede il diritto automatico di vo-to amministrativo per tutti i cittadini dei venticinque paesiaderenti, ampliando così al di là dell’antico concetto di cit-tadinanza il diritto di voto, un po’ per analogia con una nor-mativa da tempo già in vigore in molti altri paesi europei:• Danimarca dal 1981 voto per le comunali dopo tre annidi residenza• Finlandia dal 1981 voto per le comunali dopo due annidi residenza• Irlanda dal 1963 voto per le comunali dopo sei mesi diresidenza

Pedica

ziativa di legge di Alleanza Nazionale volta a riconoscere ildiritto di voto per le elezioni amministrative agli immigra-ti. Questi colleghi pensavano, senza nasconderlo troppo,ad un nostro imbarazzo causato da divergenze profondecon i colleghi della Casa delle Libertà. Avremmo facil-mente potuto liquidare la questione senza prendere posi-zione, visto che l’argomento non fa parte dei comuni pro-grammi di governo ma, contrariamente a quanto ci attri-buiscono i nostri concorrenti politici, noi pensiamo che laquestione sia troppo importante e seria per eluderla o re-spingerla pregiudizialmente, così come riteniamo non la sidebba semplicisticamente utilizzare come uno slogan perprocurarsi gratuite benevolenze preelettorali. Crediamoche la questione sottintenda in realtà una problematicadalle implicazioni talmente vaste ed articolate per il futurodella società italiana, che ne verrà coinvolta praticamentein tutti gli aspetti, da esigere un confronto serio, largo edapprofondito che porti a decisioni concretamente percor-ribili e condivise e non ad imboccare affrettatamente scor-ciatoie venate da populismo semplicistico che potrebberocausare effetti imprevedibilmente conflittuali rispetto allavolontà di dare contenuti concreti ai processi di integra-zione, che è l’obiettivo vero di questa iniziativa.La proposta legislativa non è ancora sufficientemente de-finita per poterne fare una analisi approfondita. Le nostreprime riflessioni sono frutto più di impressioni personaliche di un vero e proprio studio. Sul piano della correttez-za costituzionale non sembra possibile riconoscere il votoa persone residenti che non abbiano, volontariamente, ac-quisito la cittadinanza. Cittadinanza che comporta sul piano del “contratto socia-le” un equilibrio, reciprocamente determinato, tra l’eser-cizio di diritti e l’accettazione di doveri. Prescindere daquesto e riconoscere il diritto di voto a chi non ha la citta-dinanza solamente per le amministrative e non per le poli-tiche significa creare per legge due distinte categorie dicittadini, di serie A e di serie B, cosa che, oltre a contra-stare con il dettato della prima parte della Costituzione, si-no ad oggi mai messa in discussione, ripugna a qualsiasicoscienza civile sinceramente democratica. Il rimedio pa-re dunque peggiore del male che vorrebbe sanare. Consi-derato che siamo prossimi alla approvazione della Cartacostituzionale europea e considerato che la tematica coin-volgerà interamente il futuro del continente, sarebbe cer-tamente opportuno ed auspicabile che almeno gli indiriz-zi principali di questa materia fossero tracciati in manieraomogenea per tutta l’Unione. Ancora ci lasciano perplessi(e crediamo che anche queste obiezioni sarebbero facil-mente superate dall’acquisizione volontaria dell’istitutodella cittadinanza) le previsioni di legare il diritto di votoalla domanda degli interessati: in democrazia i diritti civilisono acquisiti erga omnes in virtù delle leggi e non a ri-chiesta burocratica e di riconoscere il voto solamente al-l’immigrato lavoratore. Coloro che, pur residenti da tem-po, avessero temporaneamente perso il lavoro perdereb-bero anche il diritto di voto? I coniugi ed i figli non occupati(casalinghe e studenti universitari, ad esempio) non po-trebbero esercitare lo stesso diritto del loro congiunto? Aquesto punto non si tratterebbe più di un diritto civile, ben-sì di un diritto sindacale?

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O P I N I O N I A C O N F R O N T O

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• Norvegia dal 1982 voto per le comunali/provinciali do-po tre anni di residenza• Paesi Bassi dal 1985 voto per le comunali dopo cinqueanni di residenza• Svezia dal 1975 voto per le comunali/regionali/referen-dum dopo tre anni di residenza• Portogallo dal 1971 voto per le comunali dopo cinque an-ni di residenza per i cittadini dell’ex Colonia• Gran Bretagna dal 1985 per tutte le elezioni per i citta-dini di Irlanda e Commonwealth• Spagna dal 1985 voto per le comunali con paesi in con-dizioni di reciprocitàMi pare che la riforma proposta dall’onorevole Fini e resaconcreta dal progetto di legge costituzionale di AlleanzaNazionale non sia particolarmente rivoluzionaria.C’è poi un altro versante della vicenda che prescinde dal“ragionamento” per assumere i contorni di un approcciotutto emotivo al problema che risente di un coacervo di al-tri eventi ed emozioni che, anche se non veramente inci-denti, sarebbe miope non considerare anche in questospecifico. Tra questi ci stanno la sentenza di Ofena, lastrage di Nassirija, l’identità italiana, lo spacciatore sottocasa, il chador e tante altre cose che hanno improvvisa-mente fatto irruzione nel nostro quotidiano.Il diritto di voto amministrativo agli extracomunitari inpossesso dei requisiti di cui al ragionamento di prima pa-radossalmente, a ben guardare, non solo non contrastacon le preoccupazioni scaturite da quei fatti e quelle emo-zioni, ma ne è invece la logica risposta.Il conseguimento dei diritti in Italia deve, secondo la pro-posta di An, seguire un percorso parallelo all’accettazionedi altrettanti doveri: una residenza stabile, legittima ed ac-certata; un lavoro ed un reddito regolari; una puntuale edonesta contribuzione fiscale e l’accettazione delle regolee dei principi che caratterizzano la nostra vita quotidiana. Ponendo questi paletti è evidente che attraverso questecondizioni si contrasta l’illegalità insita nei comportamen-ti malavitosi, in conflitto con le nostre leggi o comunquenon compatibili con le nostre tradizioni.C’è anche, infine, un ragionamento in positivo che a mioavviso è quello che presiede una scelta come questa: pos-siamo noi affidare serenamente i nostri figli a baby sittered i nostri vecchi ed i nostri malati a badanti quasi tutte ri-gorosamente extra-comunitarie, delegando quindi a lorola gestione pratica dei nostri affetti più profondi e contem-poraneamente porci dei dubbi a fronte della possibilità diconcedere alle stesse persone il diritto di poter interveni-re sull’orario dei bus cittadini o sulla condizione delle no-stre strade che tutti insieme percorriamo quotidianamen-te?La risposta è inevitabilmente affidata alla coscienza diognuno di noi.Possiamo infine noi, un popolo di emigranti che fino a po-chi giorni fa ha dovuto subire sulla propria pelle discrimi-nazione ed emarginazione, divenire a nostra volta discri-minatori ed emarginatori? Credo di no, credo che insulte-rebbe molto sudore e molte lacrime, queste sì tutteitaliane. Ecco allora perché alla domanda secca se sonod’accordo con la proposta dell’onorevole Fini darei una so-la ed altrettanto secca risposta: sì perché è giusto! �

Pedica

Crediamo che una rifles-sione più attenta sulla na-tura ed il significato dellaLegge nelle democraziesi imponga. Le leggi re-golano il modo in cui icittadini decidono di vi-vere assieme e a questoproposito bisogna averele idee molto chiare perevitare la nascita e l’incancrenirsi nel tempo di conflittiche, dall’incomprensione del diverso, fanno crescere pri-ma l’insofferenza e poi l’odio, combustibili potenti che ali-mentano, anche quando culturalmente non è presente, labomba socialmente devastante del razzismo. Alcuni esem-pi, qualcuno con implicazioni banali, altri con implicazionitragiche, che turbano però in modo significativo i nostricittadini. Il tema della presenza dei simboli tradizionali del-la nostra religione nelle scuole e negli edifici pubblici, cherappresenta comunque un uso ed un costume particolar-mente sentito in larghissimi strati della nostra popolazio-ne; il tema del burka e del chador che vengono rivendica-ti come esercizio di diritti culturali e religiosi altrui, ma so-no in conflitto con le nostre leggi, che impongono lapubblicità dell’identità dell’individuo, non consentendo dicoprire, camuffare e nascondere il volto in luogo pubblico(si pensi solamente alle problematiche degli accessi allebanche, negli stadi ed agli stessi seggi elettorali); in un ter-razzo di un condominio del comune di Casalecchio veni-vano sgozzati polli ed agnelli secondo una prescrizione re-ligiosa ed una consuetudine perfettamente comprensibilisul piano culturale ma che urta profondamente le sensibi-lità nostrane e, probabilmente, anche qualche articolo dileggi e regolamenti; molte famiglie mussulmane vorreb-bero praticare - e molte di fatto praticano - l’infibulazionedelle figlie, è una usanza da noi ritenuta barbara, incivile ecrudele che ratifica in modo indiscutibile la disparità tra isessi, per altri è culturalmente una pratica consuetudina-ria, auspicata dalla religione o addirittura ritenuta neces-saria. Questi sono solamente alcuni esempi, forzatamentelimitatissimi, ma che dovrebbero essere sufficienti a farciriflettere sull’ampiezza e sulla complessità delle proble-matiche legate all’integrazione degli emigrati extracomu-nitari. Non crediamo che la strada giusta da percorrere siala fuga in avanti con provvedimenti ed iniziative estempo-ranei, prodotti senza tenere conto dei problemi, come senon esistessero. Crediamo che la strada giusta siano ilconfronto e la discussione, scevri da pregiudizi, per indi-viduare soluzioni e tempi per praticarle assieme, consape-voli che l’integrazione è un processo che non va in una so-la direzione, ma è un interscambio che necessariamentedetermina profondi cambiamenti in tutti gli attori che nesono protagonisti (in qualche località di altri Paesi d’Euro-pa ed anche in qualche classe scolastica della periferia diBologna la presenza extracomunitaria supera oramai nu-mericamente gli autoctoni), ma consapevoli al tempo stes-so della forza dei valori etici e religiosi che sostanziano lanostra società che, pur ricca di contraddizioni, rappresen-ta comunque incontestabilmente uno dei più alti livelli diciviltà e pacifica convivenza raggiunti sul pianeta. �

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RINNOVOFORUMIMMIGRATI

Il Forum metropoli-tano delle associa-zioni dei cittadininon comunitari diBologna e provin-cia, costituito nel1997 e attualmenteospitato dal Quar-

tiere San Donato, ha eletto nei giorni scor-si i nuovi dirigenti (presidente il signor Ja-ce Roland). Le elezioni si sono svolte nelCentro interculturale “M. Zonarelli”. Hannopartecipato gli iscritti alle 26 associazioniche aderiscono al Forum. I nuovi organismieletti sono determinati a rilanciare il ruoloe l’attività del Forum. La Provincia sostienequesto tentativo e più in generale l’asso-ciazionismo degli immigrati, che è una del-le condizioni per aiutare i cittadini non co-munitari a integrarsi con le comunità loca-li, anche nella prospettiva del diritto di votoamministrativo.

l voto, casomai, bisogna chiederlo alledonne. Alle filippine, ad esempio, storichecolf. Sono loro, ci ricorda l’Osservatorio

provinciale delle Immigrazioni, la comunità diresidenti più numerosa, a Bologna. Sono 1003maschi e 1350 femmine. Subito dopo si piaz-zano i marocchini - 2257 - e i cinesi, a quota1433. Così alla fine dell’anno scorso. Quando,per la prima volta, la città straniera al femmi-nile è passata in vantaggio. Così, senza tantoclamore. Perché meno visibile. Pensate: sono131 le nazioni che vivono all’ombra delle DueTorri. Il conto si allarga a 149 se consideriamotutto il territorio provinciale. In città si con-centra il 45,4 per cento degli stranieri. Nel co-mune si contano quasi 18.000 residenti. Diquesti, 3704 sono minori. Anche questi nume-ri risalgono alla fine dell’anno scorso e tengo-no già conto, in parte, dell’ultima sanatoria. Diquesti stranieri cittadini, tre su quattro hannomeno di quarant’anni. La maggioranza di lorovive in provincia. E si capisce bene perché: ba-sta dare un’occhiata al costo degli affitti. Cosìsi spiegano certe concentrazioni sull’Appenni-no: Monghidoro, Loiano o Vergato sono sceltiper forza. La famiglia vive lì, per il lavoro siscende in città.Lavoro sì, ma quale? La banca dati di Infoca-mere ci svela che nella nostra provincia sonoquasi 2800 le imprese individuali con un tito-lare extracomunitario. Solo il 7 per cento diqueste attività, ricorda l’Osservatorio provin-ciale, “hanno un’anzianità superiore ai 23 anni.Quasi sei su dieci, invece, sono nate dopo il‘99”. Queste percentuali raccontano quel cheogni giorno ci scorre davanti agli occhi. È lacittà dei fruttivendoli pakistani e bengladesiche hanno conquistato il centro storico manon solo. Appena arrivati hanno cominciatomagari a lavorare in fonderia. Poi si sono mes-si assieme, con parenti e amici, e hanno affit-tato o acquistato i negozi dei bolognesi. Ed èproprio il commercio all’ingrosso e al detta-glio, con 799 imprese, in vetta alla statistica. In

II

coda le costruzioni (691) e le attività manifat-turiere (423). Eugenio Gentile e Raffaele Lelleri, dell’Osser-vatorio della Provincia di Bologna, fanno nota-re che cominciano a prendere quota «forme dispecializzazione imprenditoriale e di mercatodi tipo etnico, che riguardano in particolaremarocchini, cinesi, tunisini, albanesi e paki-stani. Rumeni, anche. Una delle presenze piùvisibili, in città. Alla Caritas ti spiegano che ècosì da quando è più facile espatriare. Tanti so-no ancora in attesa di regolarizzarsi. Tanti, lamattina presto, aspettano ancora un caporaleper l’ingaggio, sul Pontelungo a Borgo Pani-gale». Lelleri dice che queste percentuali «di-mostrano quanto siano ormai datati certi luo-ghi comuni, che vorrebbero l’immigrato comequello che può ricevere e nulla dare». Invecedobbiamo convincerci che questi lavoratorisono indispensabili al nostro sistema econo-mico. «Certi settori - conclude il sociologo - an-drebbero in crisi. Il badantato ma anche le co-struzioni per fare un esempio».La guerra ai luoghi comuni si combatte sicu-ramente anche a scuola. La Caritas, nel dos-sier statistico 2003, ci ha appena ricordato che

la nostra regione è la prima per incidenza per-centuale dei bimbi stranieri. L’Osservatorioprovinciale mette a fuoco che nel comune so-no quasi 2.300 gli studenti non italiani; nellaprovincia il conto sfiora quota 5.900. La mag-gioranza - 1082 in città, 1603 fuori - frequenta-no le elementari. San Donato, almeno tra i ban-chi, è il quartiere più ‘multietnico’. In certeclassi elementari il rapporto s’inverte. E glistranieri sono più numerosi dei nostri ragazzi.Deve forse intimorire, questo? �

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Extracomunitari:chi e quanti sono

di RITA BARTOLOMEI

M O N D O G L O B A L E

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P O R T I C I R A C C O N T A

A tavola con l’amico Federico A tavola con l’amico Federico

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ederico entrò in dimestichezza con la mia famiglia, cioè con miamoglie e mia figlia, nell’occasione del mio matrimonio, quandomi fece da testimone di nozze sul cucuzzolo di San Lorenzo, incollina. Fu in quell’occasione che Fellini cominciò a chiamare

mia moglie, Teresina. Quando lo andammo a trovare a Roma ci portòdalla Cesarina, che prima teneva una trattoria a Bologna, in via SantoStefano, ma che poi si era trasferita a Roma per seguire la figlia,anch’ella abbastanza fresca di matrimonio. “La Cesarina” era ilristorante bolognese a Roma nel quale ci si dava appuntamento permangiare i tortellini. Ora, a Roma, in via Sicilia, presso via Veneto, ilristorante ospitava gente dei ministeri, e, insomma, gente di comando.La Cesarina ci aveva portato le sue energiche abitudini di romagnola:una volta che vide una signora molto ingioiellata spegnere la sigarettanel piatto dei suoi tortellini, le si avvicinò e disse: “La mia bellasignora, se non viene più qui mi fa un vero piacere!”. La Cesarina erauna delle contadine romagnole che piacevano tanto a Fellini. Un’altravolta la Cesarina pretese di regalare a mia moglie un altro piatto ditortellini perché s’era accorta del pancione che la Teresina aveva,mentre aspettava l’arrivo di Lisetta, nostra figlia.Ma il vero primo incontro con la nostra famiglia fu a Cinecittà,durante le riprese del “Satyricon”. E precisamente durante una scenanella quale una mulatta con i seni nudi continuava a correre in su e in

di RENZO RENZI

FF

P O R T I C I R A C C O N T A

A lato, Federico Fellini sul set di “Fellini -Satyricon”. L’immagine è tratta dal volume“Federico Fellini - tutti i film” a cura di Chris Wiegand (Taschen editore)

Le illustrazioni sono tratte dal volume “Fellini sognato” a cura di

Vincenzo Mollica (Edizioni Di). Un’antologia di omaggi dedicati a Fellini

realizzati, a partire dal 1980 fino al 2002,dalle magiche matite di alcuni fra i più noti

artisti e disegnatori italiani e stranieri. Nellapagina precedente un disegno di Marco

Martellini e una fotografia del matrimonio diRenzo Renzi con Teresa Curtarello.

Il testimone dello sposo è Federico Fellini. Quisopra un'illustrazione di Guido Buzzelli e a

destra un'opera di Mauro Cicaré.

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giù per il set senza che alcuno nella troupe mostrasse segno diturbamento. Poi Fellini ci portò a consumare il pasto nel suo piccoloappartamento. E fu lì che scoprimmo la gran dieta che Fellini stavaseguendo, siccome mangiò solo un po’ di insalata scondita. Questo fuanche l’avvio di una serie di pranzi tra Roma e Bologna. Da allora,quasi ogni domenica mattina, Fellini mi avrebbe chiamato al telefono.E se, invece che me trovava la Teresina, subito diceva: “Ma che bellavoce che hai, Teresina!”.Una sera venne a cena con Giulietta. C’erano anche Zangheri e altriamici. A Fellini era stata proposta la regia dell’“Aida”, adinaugurazione del Teatro Comunale restaurato. Mentre Giuliettacaldeggiava la nostra proposta (durante il viaggio gli aveva raccontatola trama dell’“Aida”), Federico era molto perplesso.“Che c’entro io col teatro?”. Il maestro Dellman, per convincerlo, eradisposto a fargli sentire tutta l’“Aida” al pianoforte. Ma Fellini noncedette. Il teatro non era il suo mestiere. Eppure… uno dei suoi film piùinattesi e più belli, “E la nave va…”, sarà pieno di cantanti e dimelodramma che è uno dei suoi molti padri.A tavola si parlava di ogni cosa, del mago Rol e del pittore Balthus, chevoleva fargli il ritratto. Qualsiasi argomento era trasmesso dalla suavoce mite: era l’amico con il quale si poteva parlare di tutto.Finché un giorno mia moglie decise che poteva chiederlo. Federicoconosceva il suo lavoro, l’avrebbe presentata in una mostra? Forse nontutti, anzi pochi lo sanno, ma mia moglie fa collages che a mesembrano assai belli. In quell’occasione venne apposta a Bologna eFellini parlò di Teresa alla tv, mentre aveva già scritto il suo pezzo peril catalogo di presentazione della Galleria S. Luca. Teresa gli fece ancheun ritratto, che ora si trova a Rimini alla Fondazione Fellini.È passato tanto tempo. Finché una domenica mattina al telefono chiesea Teresa: “Teresina, siete arrabbiata con me? Non riesco più a fareniente. Mi sento vuoto!”. Poco dopo se ne andò.

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Teresa Curtarello con Fellini alla vernice della sua mostra personale (1983)

uigi Arbizzani, Luciano Bergonzini e Na-zario Sauro Onofri hanno dedicato la lo-ro vita di storici a ricostruire la storia del-

la Bologna contemporanea facendo centro sul-la stagione del fascismo e dell’antifascismo,della guerra e della lotta di liberazione, privi-legiando gli scavi settoriali o le raccolte di fon-ti e testimonianze, costruendo grandi reperto-ri e strumenti per la storiografia futura, comenel caso del Dizionario degli antifascisti, parti-giani e vittime del fascismo nel Bolognese, di cuiproprio Arbizzani e Onofri sono i principali au-tori. Avendo tutti e tre alle spalle l’esperienzadella lotta di liberazione e poi della militanzapolitica, e avendo raccolto un grande, impre-scindibile patrimonio di conoscenze (oltre chedi documenti), in particolare sulla Resistenzabolognese, hanno a lungo esitato di fronte allaprospettiva di un’opera complessiva su quei te-mi, la cui realizzazione, come è noto agli stu-diosi, è a tutt’oggi ostacolata dalla carenza diuna documentazione sistematica, in particola-re della lotta di liberazione. Bergonzini si è mi-surato, poco prima della sua scomparsa, con illavoro di sintesi, dando alle stampe La svasti-ca a Bologna (Il Mulino, 1998), ricca ed equili-brata monografia sulle vicende di questa cittànei diciotto mesi dell’occupazione tedesca, co-struita attraverso un uso attento e largo dellaletteratura storiografica e memorialistica edelle testimonianze, in particolare di quelleraccolte trent’anni prima dallo stesso autore.Onofri - che si era occupato, in particolare, del-le vicende dei socialisti e degli azionisti nellaResistenza, dei giornali bolognesi fra il ven-tennio fascista e il secondo dopoguerra, oltreche di temi correlati quali gli ebrei bolognesie le leggi razziali e la violenza postbellica nel“triangolo rosso”, oltre alla grande raccoltabiografica di cui ho fatto cenno – ha parimentideciso di pubblicare un’opera di sintesi sullaguerra e la Resistenza in questa città (Bolognacombatte 1940-1945, Roma, Sapere 2000,2003, pp.175). La scelta è stata quella di produrre un testoagile, di gradevole lettura anche per non spe-cialisti, contraddistinto da una scrittura piana,senza fronzoli, chiara e diretta, e da un buonritmo narrativo, pregi non secondari dei lavo-ri di Sauro Onofri. Obiettivo quello di rico-struire una sintetica storia di Bologna dallo

scoppio del conflitto alla Liberazione, attra-verso i suoi passaggi essenziali (gli schiera-menti fascista e antifascista, i sacrifici impostidalla guerra, la protesta operaia, l’illusionedella pace dopo il 25 luglio 1943, la Resistenzae la guerra totale, fino alla mancata insurre-zione dell’aprile 1945). Il taglio del lavoro haportato naturalmente a escludere la sovrab-bondanza di dettagli e a operare delle scelte(le stragi nazifasciste sono, ad esempio, appe-na accennate) che collocano il lavoro nell’am-bito degli studi dall’approccio più propria-mente tradizionale all’argomento (gli aspettistorico-politici sono quelli prevalenti nellatrattazione). Ciononostante il lavoro non èscontato né ripetitivo, perché sostenuto daun’ampia ricerca su fonti conservate nell’Ar-chivio Centrale dello Stato e fin qui usate soloparzialmente dalla storiografia: fonti alle qua-li l’Autore fa ampio ricorso per costruire la suastoria, mentre non altrettanto ampi sono i ri-ferimenti alla letteratura storiografica suguerra e Resistenza a Bologna. Attento nel proporre alcuni passaggi crucialidei primi anni Quaranta - la crisi e la succes-siva riorganizzazione dell’antifascismo bolo-gnese, l’epurazione all’interno del partito fa-scista, quando i freni del regime vengono ti-rati di fronte alle crescenti difficoltà dellaguerra - Onofri sa dosare la rappresentazionedelle vicende corali e il ruolo dei singoli, pro-tagonisti o attori marginali delle vicendedrammatiche di quegli anni, le cui figure ven-gono presentate - come si usava dire - con po-chi tratti di penna, che valgono bene a ren-derne i caratteri e le scelte operate, la coeren-za o l’incertezza dei percorsi biografici.L’Autore sa rendere, con vivacità e limpidezza

“montanelliana”, valore e limiti di personaggiche si collocano a vario titolo nella galassia del-l’antifascismo locale (penso, per fare solo qual-che esempio, alle ambiguità e incertezze deicattolici Milani e Baroni, alla prudenza di Al-berto Giovannini, al giudizio decisamente ne-gativo sulle capacità politiche e sulle sceltestrategiche del segretario del Pci Alberganti).Antico militante socialista e storico pieno dipassione civile, Onofri non è mai reticente neisuoi giudizi di merito sulle scelte della Resi-stenza bolognese, che qui ripropone, ricapito-lando, in ultima analisi, i risultati e le valuta-zioni maturate in tanti anni di ricerche: dalleconsiderazioni critiche sulla scelta del Pci dirinunciare, alla fine del 1943, a organizzare laResistenza sull’Appennino bolognese (cuicontrappone la maggiore duttilità dei dirigen-ti socialisti e del partito d’azione nell’imposta-re l’esperienza inedita della guerriglia); allasottolineatura dei ritardi e delle riserve concui i cattolici bolognesi maturano la loro ade-sione alla Resistenza, oltre che del conformi-smo del cardinale Nasalli Rocca nei confrontidel potere nazifascista; al grave rischio diun’anticipata decisione insurrezionale, nel set-tembre 1944, da parte di dirigenti politici delPci, quando la lunga battaglia della Linea Go-tica era appena incominciata. Nel sottolinearele linee di frattura interne alla Resistenza bo-lognese e la loro difficile ricomposizione chepermise di radicare via via quel movimento inquesta città e nel suo territorio, Onofri conti-nua a svolgere la sua preziosa opera di studio-so attento e non conformista, capace a un tem-po di narrare e di fare discutere. �

* Presidente Istituto Storico “Ferruccio Parri”

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La storia sempre nuovadi ALBERTO PRETI*

Bologna tra guerra e resistenza

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T E S T I M O N I A N Z E

Bologna subito dopo laLiberazione

inquantotto edifici per una superficiecomplessiva di 384.000 metri quadrati.Questo il patrimonio edilizio scolastico

di competenza della Provincia di Bologna do-po la legge 23/96, che le ha affidato in gestio-ne tutte le scuole secondarie superiori. Nonpiù solo i tradizionali istituti tecnici e i liceiscientifici dunque, ma anche classici, magi-strali, artistici, istituti d’arte, conservatori e ac-cademie: quasi un raddoppio di responsabilitàe di oneri che l’amministrazione si è assuntacon grande impegno, un patrimonio da man-tenere, adeguare e ampliare con risorse ingran parte proprie.«La cura degli edifici scolastici - dice l’asses-sore Beatrice Draghetti - è un segno della con-siderazione che s’intende riservare alle politi-che scolastiche: strutture adeguate sono infat-ti una condizione rilevante per star bene ascuola e per favorire e sostenere la realizza-zione dell’offerta formativa. Non è certo un’at-tività che possa essere affidata all’improvvisa-zione, e non solo per il reperimento delle ri-sorse necessarie: gli interventi dimanutenzione, di messa in sicurezza e di am-pliamento rientrano in una programmazionepiù ampia, che è in capo all’assessorato e chedeve tenere conto dei molteplici aspetti com-presi nelle politiche scolastiche. In primo luo-go la necessità di corrispondere sul territorioalle domande di formazione per garantire pariopportunità di accesso ai cittadini dell’area va-sta, tenendo conto dell’esigenza delle famigliedi poter scegliere ampiamente tra gli indirizziscolastici possibili».Per operare meglio in questa direzione, il ter-ritorio provinciale è stato diviso in sette “am-biti”, zone omogenee dal punto di vista geo-grafico e logistico, in cui si è attivato un siste-ma di relazioni tra le varie realtà scolastiche eformative e le autonomie locali, sistema chia-mato “Conferenze territoriali per il migliora-mento dell’offerta formativa” per migliorarel’offerta formativa. Da settembre a oggi sonostate inaugurate sei scuole ristrutturate, perun costo complessivo sei milioni di euro. Il de-naro utilizzato è arrivato sia da investimentistatali che dalla Provincia e dai Comuni dovehanno sede. A Sasso Marconi l’Istituto agrario e ambien-tale Ferrarini, sezione staccata del Serpieri,

doveva essere messo in sicurezza e tutto l’edi-ficio, un ex collegio femminile costruito nel1700, è stato completamente ristrutturato peruna spesa complessiva di 763.211 euro, di cui102.291 sborsati dalla Provincia. Vi è stato unrestauro generale, sono state abbattute le bar-riere architettoniche e si è provveduto all’ade-guamento antincendio.A Loiano un’altra sezione staccata del Serpie-ri, l’Istituto Noè, ha subito interventi per309.874 euro, tutti fondi statali. Sono stati rea-lizzati la scala antincendio esterna con sbarcoin ogni piano, una rete di idranti, un amplia-mento per tre nuove aule, nuove porte e fine-stre e due servoscala interne per l’accesso adogni piano dei portatori di handicap.Nell’Istituto agrario Scarabelli di Imola è sta-ta ristrutturata la cantina didattica sperimen-tale per la vinificazione, con rifacimento dei pa-vimenti, dell’impianto elettrico e del riscalda-mento. La scuola ha acquistato le botti e i tini.Costo dei lavori 464.000 euro, di cui 41 milamessi dal Comune.A San Lazzaro di Savena nell’Itc Mattei si èeffettuato un importante intervento di amplia-mento: 800 mila euro, dei quali 377 mila finan-ziati dalla Provincia con un mutuo alla Cassadepositi e prestiti e 412 mila dallo Stato. Sonostati aggiunti una sala polivalente, la bibliote-ca, la saletta ricevimento genitori, il deposito,l’archivio, quattro nuove aule, due aulette spe-ciali, l’ambulatorio e alcuni locali tecnici.

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La vecchia sede di via Guardia Nazionale del-l’Istituto Malpighi, a San Giovanni in Persi-ceto, è stata trasferita in via Pio IX, dove è sta-to necessario mettere a norma tutto l’edificioper il superamento delle barriere architettoni-che, con l’installazione di un ascensore e la co-struzione di bagni per portatori di handicap. Èstata rifatta anche la centrale termica, conver-tita a metano per il rispetto ambientale. Costototale 284.937 euro, interamente finanziati dal-la Provincia di Bologna.A Casalecchio di Reno l’intervento è statosul Liceo Leonardo da Vinci. Con un fondo sta-tale di 671.000 euro sono stati realizzati duenuove aule e i servizi al primo piano, una salaconferenze e i servizi al piano rialzato, una sca-la di sicurezza e la sistemazione e riqualifica-

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C R E S C E R E

La scuola e le sue casedi CARLO MARULLI

Tutti gli interventi per conservare e migliorare il ricco patrimonio scolastico del nostro territorio

IL LIBRO

La “scuola di mattoni” appartiene a pieno ti-tolo all’ampia discussione sulla qualità delsistema scolastico nel nostro Paese e nelnostro territorio, dal momento che struttureadeguate sono una condizione rilevanteper star bene a scuola, per favorire e so-stenere la realizzazione dell’offerta forma-tiva. Per effetto della legge 23 del 1996“Norme per l’edilizia scolastica”, la “storica”competenza della Provincia per la manu-tenzione di licei scientifici e istituti tecnici siè estesa a tutti gli edifici scolastici che ospi-tano istituti superiori: quasi un raddoppio diresponsabilità e di oneri per l’Amministra-zione, che peraltro ha sempre dedicato aquesto settore molte risorse umane e fi-nanziarie. In questo contesto, l’assessora-to alle Politiche scolastiche, formative edell’orientamento ha promosso la realizza-zione di un volume dal titolo “384.000 mqdi scuole. Un patrimonio da mantenere”che censisce tutti gli edifici scolastici perambito territoriale, e scuola per scuola dàconto degli interventi già effettuati, in cor-so e programmati fino al 2006 come ab-biamo cercato di evidenziare nell’articolo.

zione dell’area esterna, con una rampa di ac-cesso per i portatori di handicap. Sono staterealizzate anche due nuove aule e si è rifattol’ingresso principale.Questi gli ultimi inter-venti più importanti, ma altri non meno neces-sari di manutenzione, sicurezza antincendio,abbattimento di barriere architettoniche, diampliamento e di nuove costruzioni sono statieffettuati con i fondi provinciali negli anni pas-sati e altri ancora sono già previsti per il futuro.Vediamoli zona per zona dal ‘95 a oggi e nellaprogrammazione 2004-2006, tralasciando i pic-coli finanziamenti, una media di 5.000 euro cir-ca, che ogni anno vengono erogati alle scuoleper la piccola manutenzione, seguendo le trac-ce della pubblicazione “348.000 mq di scuole -un patrimonio da mantenere”, appena editadalla Provincia, che ne dà conto voce per voce.

Ambito 1. Comuni di Anzola Emilia, Caldera-ra di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, SanGiovanni in Persiceto. Vi sono tre istituti: l’Ar-chimede e il Malpighi (sede staccata, inaugu-rata questo mese) a S. Giovanni e il Malpighi(sede centrale) a Crevalcore. Il primo com-prende gli indirizzi tecnico-commerciale, pergeometri, industriale e liceo scientifico. Il se-condo, è un professionale per i servizi com-merciali e turistici. Il Malpighi di Crevalcore èun professionale per l’industria e l’artigianato.Complessivamente, dal ‘96 ad oggi, sono statispesi 3.799.271 euro. Entro il 2006 sono in pro-gramma interventi per 275 mila euro.Ambito 2. Comuni di Bazzano, Casalecchiodi Reno, Castello di Serravalle, Crespellano,Monte San Pietro, Monteveglio, Sasso Marco-

ni, Savigno, Zola Predosa. Quattro istituti: Leo-nardo da Vinci, liceo scientifico e delle scien-ze sociali, inaugurato nei giorni scorsi, Scappi(professionale alberghiero) e Salvemini (tec-nico-commerciale) a Casalecchio; Ferrarini aSasso Marconi (professionale per l’agricolturae l’ambiente) di cui abbiamo detto sopra. Dal‘95 ad oggi in tutto sono stati spesi 2.772.470euro e altri 230 mila sono programmati per iprossimi anni.Ambito 3. Comune di Bologna. Nel capoluo-go vi sono, tra sedi centrali e staccate, ventitréistituti superiori, che coprono quasi tutto il pa-norama formativo, dai licei di tutti gli indirizziagli istituti tecnici e professionali. Dal ‘95 adoggi sono stati effettuati interventi per un to-tale di 22.485.352 euro e sono già previsti altrilavori per quasi otto milioni.

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C R E S C E R E

Nella pagina precedente, particolaredell’Istituto Fantini di Vergato e, sotto,l’Istituto Malpighi, ora trasferito in via Pio IX a San Giovanni in Persiceto

In basso a sinistra, un momento della visitaall’Istituto Agrario e ambientale Ferrarini di Sasso Marconi a seguito dei lavori di ristrutturazione.In basso, a destra, l’inaugurazione della sedeampliata dell’ITC Mattei di San Lazzaro. Al centro l’assessore Beatrice Draghetti e adestra il dirigente di Istituto Roberto BaroniSotto, l’Istituto Mattei dopo i lavori diampliamento

CONFERENZE TERRITORIALI

Attivate nel 2002, le sette “Conferenzeterritoriali pe il miglioramento dell’offertaformativa”, tante quante gli ambiti, sono illuogo in cui sindaci, dirigenti scolastici,Provincia e Ufficio scolastico regionaleesercitano in modo condiviso le loro re-sponsabilità in materia di istruzione, for-mazione e transizione al lavoro. Attraver-so un’analisi delle domande e delle risor-se dell’ambito di riferimento, coniuganolocalmente le linee di indirizzo condivisenell’Organismo provinciale, instaurandorelazioni privilegiate con gli enti di forma-zione professionale, con le parti sociali,con l’Associazionismo.

Ambito 4. Comuni di Argelato, Baricella,Bentivoglio, Budrio, Castel Maggiore, Castel-lo D’Argile, Castenaso, Galliera, Granarolodell’Emilia, Malalbergo, Minerbio, Molinella,Pieve di Cento, San Giorgio di Piano, San Pie-tro in Casale. Le scuole sono cinque: Giordano Bruno (liceoscientifico e tecnico-industriale) a Budrio; Fio-ravanti (professionale industria e artigianato)e Nobili (tecnico professionale e commercia-le) a Molinella; Keynes con due sedi, una a Ca-stel Maggiore (liceo scientifico e tecnico-com-merciale) e una S. Pietro in Casale (tecnicoper geometri, professionale per i servizi turi-stici). 3.749.117 euro sono già stati spesi e qua-si il doppio è previsto nel 2005: verrà infatti co-struito, tra l’altro, il nuovo polo scolastico su-periore di Molinella, che riunirà i due istitutiesistenti.Ambito 5. Comuni di Borgo Tossignano, Ca-salfiumanese, Castel del Rio, Castel Guelfo,Castel San Pietro Terme, Dozza, Fontanelice,Imola, Medicina, Mordano. Dodici istituti: Ca-nedi (commerciale) a Medicina; Alberghetti(industria e artigianato) e Scappi (alberghieroe ristorazione) a Castel San Pietro Terme. AImola Rambaldi-Valeriani (due sedi: liceoscientifico e liceo classico), Alessandro daImola (liceo delle scienze sociali e liceo socio-psico-pedagogico), Paolini-Cassiano (due se-di: tecnico-commerciale e geometri, professio-nale commercio e turismo e servizio sociale),Scarabelli-Ghini (due sedi: tecnico-agrario,inaugurato in novembre, e professionale agra-rio, ambientale, chimico e biologico) e Alber-ghetti (due sedi: tecnico-industriale scientifi-co-tecnologico e professionale per l’industria el’artigianato). Il totale delle spese effettuate ammonta a15.636.546 euro e sono già programmati lavo-ri per altri 2.183.300 euro.Ambito 6. Comuni di Loiano, Monghidoro,Monterenzio, Ozzano, Pianoro, San Lazzaro diSavena. Quattro istituti: Majorana (tecnico in-dustriale, scientifico tecnologico) e Mattei(tecnico-commerciale, liceo delle scienze so-ciali, liceo scientifico) a San Lazzaro; Manfre-di-Tanari (tecnico commerciale) a Monghido-ro; Noè (professionale agrario) a Loiano, inau-gurato in ottobre. Spese effettuate: euro6.357.797. Spese previste: euro 140.000.Ambito 7. Comuni di Camugnano, Casteld’Aiano, Castel di Casio, Castiglione dei Pepo-li, Gaggio Montano, Granaglione, Grizzana

Morandi, Lizzano in Belvedere, Marzabotto,Monzuno, Porretta Terme, San Benedetto Valdi Sambro, Vergato. Quattro istituti: Montes-sori-Da Vinci (sede centrale: liceo scientifico,linguistico, delle scienze sociali, professionaleper il commercio e il turismo. Succursale: pro-fessionale tecnico industriale) a Porretta; Ca-duti della Direttissima (liceo scientifico, tecni-co commerciale, professionale industria e tu-rismo, professionale industria e artigianato) aCastiglione dei Pepoli; Fantini (tecnico-com-merciale, per geometri, scientifico-tecnologi-co) a Vergato. Dal ‘95 ad oggi sono stati spesi 5.467.273 euroed altri 3.538.500 sono previsti nei prossimi an-ni, quasi tutti per la realizzazione del nuovo po-lo scolastico di Porretta. �

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om’è ormai consuetudine, anchequest’anno l’assessorato alle Po-litiche scolastiche e formative ha

promosso l’iniziativa“Scuole aperte”, direttaai ragazzi di terza mediache a fine gennaio pros-simo dovranno iscriver-si alla scuola superiore.Gli istituti superiori del-la provincia che aderi-scono all’iniziativa sono44: fino alle vacanze diNatale, di solito il saba-to e la domenica, pro-fessori e studenti hannoaccolto i futuri alunni ele loro famiglie per mo-strare la scuola, i labo-ratori, illustrare il corso

di studi, gli orari, gli sbocchi professio-nali e in molte scuole i professori eranoa disposizione anche per colloqui indivi-duali. L’elenco completo di tutte le gior-nate di incontro è raccolto in un catalogoedito dall’assessorato, “La comunità cheapprende”, a disposizione di tutte le fa-miglie interessate.Nel corso degli incontri sono stati anchedistribuiti due altri importantissimi stru-menti di orientamento: la guida “La scuo-la che voglio” edizione 2004, una rasse-gna completa di tutti gli istituti superioridella provincia, e la guida “Scuola e for-mazione - informazioni per studenti stra-nieri nella provincia di Bologna”, in diecilingue (italiano, albanese, arabo, cinese,croato, filippino, francese, inglese, russoe serbo) e diretta alle famiglie degli stu-denti stranieri, 1.409 tra Bologna e pro-vincia. Questa spiega che i ragazzi sonosoggetti al diritto/dovere di formazionefino ai 18 anni e traccia un quadro dellediverse possibilità di formazione, com-prese quelle per gli adulti.“La scuola chevoglio” presenta le scuole in tre sezioni,area classica, area tecnico-professionalee artistica, divise ciascuna per zone: Bo-logna, area imolese e resto della provin-cia. Per ognuna, oltre all’indirizzo, gliorari di segreteria e i mezzi di trasportoper raggiungerla, si possono trovareinformazioni sulle materie di insegna-mento e il quadro dell’orario settimana-le.Tutto il materiale è visibile anche suInternet all’indirizzo www.guidescuole-superiori.provincia.bologna.it

C R E S C E R E

Le guide

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L’ORGANISMOPROVINCIALE

L’“Organismo provinciale per il miglioramento dell’offerta formati-va” è la sede in cui si applica l’accordo dell’8 maggio 2001 tra Pro-vince, Regione, Ufficio scolastico regionale e Comuni per il coor-dinamento e il governo integrato dell’istruzione, della formazioneprofessionale e della transizione al lavoro in Emilia Romagna. Ècomposto dall’assessore all’Istruzione e formazione professiona-le della Provincia di Bologna, dal direttore generale dell’Ufficioscolastico regionale, da un sindaco e un dirigente scolastico perogni ambito territoriale funzionale, tranne l’ambito 3 (città di Bo-logna) in cui il Comune non ha aderito ed è presente solo la rap-presentanza delle scuole.

ccesso-successo” è il “marchio” chequest’anno ha caratterizzato l’iniziativa“La comunità che apprende” dell’asses-

sorato alle Politiche scolastiche, a sottolineareche non è importante solo garantire ugualepossibilità di accesso all’istruzione e alla for-mazione per tutti, ma anche fare in modo cheil percorso formativo sia coronato da succes-so, cioè da un’autentica promozione personalee da una soddisfacente entrata nel mondo dellavoro. Una mostra e varie pubblicazioni, se-minari, incontri e iniziative che, dall’inizio dinovembre fino alle vacanze di Natale, hannoarricchito il mondo della scuola e della forma-zione.Cinque seminari tematici hanno affrontato al-cuni degli aspetti più significativi dell’espe-rienza locale di governo integrato delle politi-che formative: la programmazione della retescolastica sul territorio, l’Osservatorio sullascolarità, la trasferibilità nel sistema integratodell’esperienza della formazione professiona-le, il valore aggiunto dell’integrazione per i ra-gazzi in situazione di handicap, il benesserenel sistema dell’istruzione e della formazione.A fornire materiale di sfondo per questa seriedi approfondimenti, sono stati presentati i ri-sultati di una ricerca effettuata dall’assessora-to sulla distribuzione scolastica e la popolazio-ne degli studenti, esposti anche al pubblico inuna mostra a palazzo Malvezzi dal titolo “Lemappe dell’istruzione e della formazione (14-18 anni)”.

«La fotografia del territorio - dice l’assessorealla Politiche scolastiche Beatrice Draghetti -risponde ad un bisogno di conoscenza e dicomprensione della domanda e dell’offertaformativa. Solo possedendo strumenti ade-guati di conoscenza si è infatti in grado di pro-grammare un corretto sviluppo del territorio,una rete scolastica e formativa delle aree ur-bane, periurbane e periferiche adeguata allevariate domande dell’utenza, anche attraver-so uno sviluppo degli interventi edilizi. La messa a disposizione di tali dati vuole es-sere un contributo informativo da utilizzarenei luoghi già previsti di concertazione e con-divisione che sono stati attivati in questi ulti-mi anni, quali le Conferenze territoriali e l’Or-ganismo provinciale per il miglioramento del-l’offerta formativa, che coinvolgono nelledecisioni tutte le realtà interessate».

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Accesso e successo

AA

C R E S C E R E

I risultati dell’indagine dimostranoche gli studenti delle scuole superio-ri aumenteranno in maniera decisa:si passerà dagli attuali 31.659 a 38 mi-la nel 2016. È una netta inversione ditendenza rispetto al passato, quandoil numero degli iscritti era calato dai34.192 del ‘95 ai 31.659 del 2002, conun minimo assoluto di 30.598 nel-l’anno accademico 1999-2000. Cam-biano notevolmente anche le sceltedei ragazzi rispetto al tipo di scuola.I più gettonati sono i licei: nel 1995gli iscritti al primo anno erano 2.239,

mentre nell’ultimo anno accademico sono sta-ti 2.889. La crescita più sostenuta è stata quel-la dello scientifico, che è passato nello stessoperiodo da 1.313 a 1.677 iscritti, seguito a di-stanza da classico (512), magistrale (415), ar-tistico (240) e linguistico (45).In calo invece gli istituti tecnici: da 2.439 a2.358. In testa nelle scelte il commerciale, con1052 iscritti al primo anno, e l’industriale con1008. I ragazzi che vogliono diventare geome-tri sono la metà: 156 nel 2002 contro i 335 del‘95. In coda gli istituti agrari, con 142 nuovi stu-denti. Altro dato importante di analisi è quellosul pendolarismo. Bologna esercita ancorauna notevole forza di attrazione: gli studentiresidenti sono 10.321, mentre le scuole neospitano 15.925. Oltre cinquemila ragazzi arri-vano a scuola nel capoluogo dalla provincia,per scelta o per obbligo. [C. M.]

I ragazzi dell’ITC Matteidi San Lazzaro

n un piccolo villaggio del Kenya vive ungruppo di donne, abili artigiane, che fab-bricano cesti in fibra di banano; fino a po-

chi mesi fa erano costrette ad affidarsi a un in-termediario locale per conservare i cesti inmagazzino e per la gestione dei soldi. Oggiqueste donne, dopo aver seguito un corso diformazione sulla contabilità, gestiscono diret-tamente sia il magazzino che i soldi delle ven-dite dei cesti.Analogamente, centinaia di piccoli e piccolis-simi produttori di caffè del Sudamerica datempo si sono riuniti in cooperative, riuscendocosì a commercializzare direttamente i lororaccolti e ad ottenere prezzi molto più alti diquelli che vengono normalmente riconosciutidagli intermediari e dalle multinazionali delsettore.Ecco due piccoli grandi esempi, di qua e di làdall’Atlantico, di quello che viene definito“commercio equo e solidale”: una rivoluzioneper alcuni, un’utopia per altri; in ogni caso, ladimostrazione che un modo diverso, “alterna-tivo” nei rapporti commerciali coi Paesi svan-taggiati è possibile. In altre parole: si può pa-gare un prezzo equo ai piccoli produttori delSud del mondo, in modo da consentire loro unreddito degno; li si può aiutare ad organizzar-si per vendere direttamente i loro prodotti sulmercato; allo stesso tempo, si possono miglio-

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lizzati e attraverso la grande distribuzione. Leprime a nascere furono le “Botteghe del Mon-do”, cui si sono via via affiancati altri negozispecializzati: nella provincia di Bologna oggise ne contano sette, e presto verrà inauguratoanche un bar “equo” (in via Collegio di Spa-gna). Il negozio più antico, nonché il più cono-sciuto, è la “Bottega” di via Altabella, a Bolo-gna, che ha appena celebrato il proprio deci-mo anniversario traslocando in un localemolto più grande, di fronte a quello “storico”,nel cuore della città.«Siamo riusciti ad acquistare questo nuovo ne-gozio - afferma Tullio Maccarone, presidentedella cooperativa Ex Aequo che gestisce laBottega - attraverso il prestito dei nostri soci eun finanziamento di Banca Etica. È un grossoimpegno, che ci auguriamo si traduca in un in-cremento delle vendite. Anche noi dobbiamofare i conti con le regole del mercato: non te-

miamo una crescita di tipo economi-co, quello che importa sono le regoleche la governano».Ex Aequo è una cooperativa sociale di“consumatori consapevoli”, che contaoltre 400 soci, un terzo dei quali sono“soci prestatori”, e numerosi volonta-ri; i dipendenti sono quattro, affianca-ti nella gestione della Bottega da unaventina di volontari. Lo scorso anno ilfatturato ha raggiunto i 450.000 euro,dato destinato certamente a crescerequest’anno, con l’apertura del nuovonegozio alla vigilia delle feste natali-zie. In questo periodo infatti al merca-to equo si rivolgono anche molti con-sumatori convenzionali, alla ricerca diregali originali, etnici o che rispondo-no a criteri di solidarietà, e gli acquistiregistrano una vera e propria impen-nata.«Il sistema delle Botteghe, coi suoi

quasi 3.000 punti vendita in Europa di cui cir-ca 400 in Italia - spiega Maccarone - permettedi dare sostegno a circa 7 milioni di personeche vivono nelle aree svantaggiate del mondo.In Svizzera il commercio equo e solidale rap-presenta il 5% degli scambi, e anche in Olandae Germania le quote sfiorano questo valore. InItalia negli ultimi tre anni lo sviluppo è statoesponenziale e ci sono ancora buoni margini

Le botteghe del Mondodi LILIANA FABBRI

C O N S U M I A LT E R N A T I V I

II

rare le condizioni di vita delle donne, proteg-gere i bambini dallo sfruttamento nel lavoro econtribuire allo sviluppo dei diritti umani inquei Paesi.All’inizio del terzo millennio, anche in Italia ilcommercio equo e solidale sta diventando unarealtà di tutto rispetto, con un giro d’affari inforte crescita e circa 3.000 prodotti (alimenta-ri e di artigianato) venduti nei negozi specia-

Tanti spazi per dare dignità al commercio equo e solidale

Si è tenuta a Bologna la prima riunione del“Tavolo regionale per l’agricoltura biologicae il commercio equo e solidale nella coope-razione internazionale allo sviluppo”. È il pri-mo coordinamento di questo genere in Italia.All’incontro hanno preso parte i rappresen-tanti di una decina di organizzazioni e dellaRegione Emilia-Romagna, tra cui l’assesso-re alle politiche sociali e alla cooperazioneinternazionale, Gianluca Borghi.Il Tavolo è stato promosso da 5 tra Ong e isti-tuti di certificazione: AIAB ER, Nexus-Cgil,Overseas, Icea (Istituto per la CertificazioneEtica e Ambientale), Transfair-Fairtrade. Al-l’incontro di lunedì mattina, presso la sede diIcea a Bologna ne hanno preso parte ancheCefa, Commercio Alternativo, G.V.C., CoopAdriatica, come ospite. Le ragioni della con-vergenza in un’unica struttura di raccordo

sono molteplici. I paesi in via di sviluppospesso applicano spontaneamente, per tra-dizione e povertà di risorse, tecniche di agri-coltura biologica. Chi si occupa di coopera-zione internazionale allo sviluppo vede, inquesto, un’opportunità di valorizzazione del-le produzioni locali e di sviluppo armonico edetico del tessuto socio-economico dei paesipoveri.Chi promuove l’agricoltura biologica èinteressato ad esportare la cultura e le com-petenze del biologico in questi paesi, ancheper metterli in grado di ottenere le certifica-zioni necessarie alla distribuzione dei loroprodotti biologici sui mercati dei paesi svi-luppati. Chi è attivo nel settore del commer-cio equo e solidale è interessato a promuo-vere le colture che fanno parte del patrimo-nio culturale e popolare dei paesi in via disviluppo.

UNA BUONA ALLEANZAdi crescita. Molti consumatori sono disposti apagare un po’ di più, per acquistare prodotti ri-spettosi dei principi della dignità economicadei produttori».La storia del commercio equo e solidale co-mincia quaranta anni fa, quando un frate olan-dese che operava in Messico provò a dimo-strare che Davide (le famiglie contadine pro-duttrici di caffè) poteva battere Golia (legrandi multinazionali); aiutò quindi la piccolacomunità locale ad organizzarsi autonoma-mente per gestire il processo produttivo e divendita, e fu presto evidente che, in questomodo, i consumatori organizzati del Nord delmondo potevano sostenere queste piccolerealtà, offrendo loro un’opportunità di miglio-rare le proprie condizioni di vita e di sfuggirea situazioni di sfruttamento e povertà. Il com-mercio poteva quindi servire a migliorare lecondizioni di vita nei Paesi economicamentemeno sviluppati, più dei prestiti e degli aiuti:un concetto sintetizzato nello slogan “Fair tra-de, not aid”, che sta alla base del commercioequo e solidale.Dopo il caffè arrivarono il tè, il cacao, lo zuc-chero di canna, nonché numerosi prodotti ar-tigianali: tutti prodotti che rispondono a rap-porti corretti e il più possibile diretti fra pro-duttore e distributore. Di fatto, concordandouna linea di condotta delle parti che ne condi-vidono i rischi, le responsabilità e gli impegni,si riconosce ai produttori dei Paesi in via di svi-luppo un prezzo giusto, una remunerazioneadeguata e contratti di almeno un anno, men-tre ai distributori si garantisce il rispetto di re-gole precise di sicurezza e l’eliminazione di al-cuni passaggi intermedi nella catena dalla pro-duzione al consumo.La “Carta italiana dei criteri del commercioequo e solidale” (firmata nel 1999) lo definiscecome “un approccio alternativo al commercioconvenzionale; esso promuove giustizia socia-le ed economica, sviluppo sostenibile, rispettoper le persone e per l’ambiente, attraverso ilcommercio, la crescita della consapevolezzadei consumatori, l’educazione, l’informazionee l’azione politica”.A questo scopo, le organizzazioni di commer-cio equo e solidale si impegnano a: pagare unprezzo “equo”, tale da garantire ai piccoli pro-duttori un giusto guadagno; fissare il prezzo

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C O N S U M I A LT E R N A T I V I

Nella pagina precedentedonne della cooperativa “Bega Kwa Bega” nella baraccopoli di Korogocho (Naiorobi)intrecciano i cesti tradizionali (ciondo).Sotto, si preparano le chips di banane nell’isola di Panay (Filippine)

Sopra, una fase della lavorazione dello zucchero nero Moscovado nelle Filippine

dei prodotti un anno prima, in accordo coi pro-duttori; offrire un pre-finanziamento ai pro-duttori, affinché non si debbano indebitare peracquistare le sementi; stipulare contratti po-liennali; offrire consulenza rispetto ai prodottie alle tecniche di produzione; non ricorrere allavoro infantile e non sfruttare il lavoro femmi-nile; favorire processi produttivi a basso impat-to ambientale.

32 milioni di euro copre circal’80% del mercato; secondo

importatore italiano è Com-mercio Alternativo (nato nel

1992), che fattura 4,5 milioni dieuro, mentre le altre realtà svolgo-

no un ruolo più marginale. CTM Al-tromercato è un consorzio di 130 or-

ganizzazioni e 260 Botteghe, che hamigliaia di rapporti con produttori di 40

Paesi di Africa, Asia e America Latina:dal Cile al Nepal, dal Bangladesh al Bra-

sile, all’India, alla Palestina, ecc. Da alcunianni il fatturato è in costante crescita, con in-

crementi nell’ordine del 30% all’anno; la metàdel fatturato viene dai prodotti alimentari “sec-

chi”, il 32% dagli alimentari freschi, il 15% daprodotti dell’artigianato. Il 67% delle venditepassa attraverso le Botteghe del Mondo, il 18%attraverso la grande distribuzione, che nell’ulti-mo anno ha quasi raddoppiato la quota di pro-dotti eticamente corretti venduti. Complessiva-mente, i prodotti più venduti, fra quelli alimen-tari, sono caffè (25%), dolciumi e snack (24%),zucchero, miele, cacao in polvere (12%), tè e in-fusi (11%), prodotti per la prima colazione(10%). Per quanto riguarda l’artigianato, la mag-gior parte dei prodotti viene dall’India (24%), se-guono Bangladesh (19%) e Perù (11%).«Un sostegno alle reti dell’economia solidale -sottolinea Tullio Maccarone - può venire dagliEnti locali, ad esempio attraverso la scelta di ali-menti del commercioequosolidale nellemense scolastiche.Sarebbe veramenteimportante che gliEnti locali assumes-sero il sostegno allacooperazione decen-trata come un loroprincipio, mettendo-lo al centro delle loropolitiche». A questoproposito, la Provin-

cia di Bolognasostiene unprogetto per il miglioramento delle con-dizioni di vita delle comunità rurali pale-stinesi che prevede, fra l’altro, la produ-zione e il confezionamento di cous cous,da vendere nelle Botteghe del Mondo. Ilprogetto - in collaborazione con le Ongpalestinesi PARC-Palestinian Agricultu-ral Relief Committees e UAWC-Union ofAgricultural Work Committees - è partitoin via sperimentale cinque anni fa e si è ra-pidamente sviluppato. Se nel primo anno,infatti, CTM importò una tonnellata dicous cous, oggi ne vengono importate 75tonnellate all’anno. �

2000 BATTUTE A CACCIADI “CONSUMATORI VERDI”

Il Forum di Agenda 21 Locale della Provin-cia di Bologna ha intrapreso una nuova“sfida”: promuovere gli “Acquisti Verdi” ne-gli Enti Locali, verso associazioni e cittadi-ni “critici”, verso le imprese nel doppio ruo-lo di produttori e consumatori. Agenda 21è il Piano d’Azione promosso dall’ONU aRio de Janeiro nel 1992 a conclusione delSummit della Terra e rappresenta un am-pio catalogo delle politiche e delle azionida mettere in atto per avviarsi sulla stradadi uno Sviluppo Sostenibile nel XXI seco-lo. Impegno che la Provincia di Bologna haintrapreso dal 2000. Il “motore” di tale pro-cesso, attraverso cui i vari attori (del mon-do imprenditoriale, dell’associazionismo edei cittadini) si mobilitano per la costruzio-ne di una visione condivisa, è rappresen-tato dal Forum.Tra i diversi progetti nati dalla sua spintasta prendendo il via un nuovo percorso vol-to a promuovere un ciclo di lavori sul temadegli “Acquisti Verdi (l’introduzione di crite-ri ambientali nelle politiche di acquisto dibeni e servizi) e Consumi Responsabili”(scelte di acquisto orientate al rispetto dicriteri di responsabilità sociale ed ambien-tale). Il Forum è suddiviso in 3 Gruppi te-

matici rivolti ai rap-presentanti dellaPubblica Ammini-strazione, alle im-prese e alle asso-ciazioni (ambientali-ste, di consumatori,di categoria) del ter-ritorio provinciale.Tra gli obiettivi siprevede per gli Entilocali la definizionedelle modalità perinserire criteri di so-stenibilità (ambien-tali e sociali) nelle

politiche di acquisto; per le imprese forni-trici la definizione delle modalità per inse-rire criteri di sostenibilità (ambientali e so-ciali) nelle politiche di produzione (e di ac-quisto); per le Associazioni/Cittadini diideare e incentivare metodologie di acqui-sto e offerta di prodotti e servizi “verdi” al fi-ne di allargare i circuiti di “mercato respon-sabile”.

Info: http://www.provincia.bologna.it/ag21/Segreteria tecnica:e-mail: [email protected], tel. 051/6598480

Si è svolta recentemente a Bologna, al teatro del-l’Arena del Sole, la 3° Giornata nazionale della fi-nanza etica e solidale dal titolo La finanza eticaper l’ambiente, promossa dall’Associazione fi-nanza etica (Afe) e dalla Regione Emilia-Roma-gna, con il patrocinio della Provincia di Bologna.L’Associazione Finanza Etica è tornata a propor-re al pubblico italiano un momento di confronto eapprofondimento sulle prospettive del risparmiosolidale.Info: Associazione Finanza Etica, Tel. 059 225693 - Fax 059 242921, e-mail: [email protected]

FINANZA ETICA

Oltre ai prodotti tipici del commercio equo -quelli alimentari, come caffè, tè, cacao, zucche-ro di canna, e quelli dell’artigianato, testimo-nianza di culture lontane (strumenti musicali,oggetti per la casa, giochi in materiali naturali,abbigliamento e accessori, gioielli e bigiotteria,ecc.) - oggi sugli scaffali compaiono molto spes-so anche miele, spezie, tisane, frutta secca, ce-reali, succhi di frutta, biscotti, marmellate, ta-volette di cioccolato (i prodotti trasformati de-vono contenere almeno il 50% di materie primeprovenienti dal mercato equo). In forte cresci-ta anche il numero dei prodotti biologici, versocui molti produttori dei Paesi svantaggiati stan-no convertendo l’attività. Da qualche tempo,inoltre, nel mondo equosolidale ha fatto la suacomparsa il primo prodotto fresco: sono le ba-nane, che hanno rapidamente conquistato unaquota significativa del settore (400 tonnellatevendute nel primo semestre 2003). I prodottidel commercio equosolidale sono garantiti dalmarchio di certificazione TransFair, che vigilaaffinché i licenziatari (importatori e distributo-ri) comperino dai produttori nel rispetto delleregole di equità e solidarietà.In Italia, la maggior parte dei prodotti equosoli-dali viene importata da CTM Altromercato(fondato nel 1988), che con un fatturato di circa

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C O N S U M I A LT E R N A T I V I

Istituto per le Case Popolari (IACP) fucostituito dal Consiglio comunale diBologna nel 1906. Lo stesso sindaco,

Giuseppe Tanari, ebbe l’incarico di presieder-lo. La portata di questa scelta, presa quasi unsecolo fa, va inquadrata in un contesto, carat-terizzato da grandi tensioni sociali, in cui erascarsa - se non nulla - l’attenzione per i bisogniprimari della popolazione. Con quell’atto Bo-logna, tra le prime città in Italia, si dotava diuno strumento pubblico per affrontare “il nonfacile problema di avere case per le classi menoabbienti, che siano sane e a buon prezzo”. Una dote di aree edificabiliL’Istituto nacque senza una struttura ed un or-ganico e senza neppure una sede, essendoospitato nei locali del Comune. Tuttavia, essofu l’espressione di una forte volontà dell’Am-ministrazione comunale, che decise di punta-re alto su questo nuovo strumento, offrendo-gli in dote la concessione gratuita di aree edi-ficabili e la disponibilità di linee di credito,ottenute presso la Cassa di Risparmio. I primifrutti dell’Iacp furono 234 alloggi consegnati,due anni più tardi, l’8 maggio del 1908. L’in-ventario dell’Ente riporta come “edificio n°1”quello situato in via Luigi Serra, nell’attuale zo-na Bolognina, una delle zone di espansione edi insediamento di case operaie previste dalpiano regolatore del 1889. Negli anni succes-sivi, la storia dello IACP si caratterizza per l’in-tensa attività svolta, non solo nell’edificarecentinaia di alloggi, ma anche nella ricostru-zione, dopo i gravissimi bombardamenti dellaseconda guerra mondiale, di pezzi di quartieriandati distrutti. Nel dopoguerra, l’Istituto incrementa il patri-monio abitativo e di conseguenza anche l’atti-vità di gestione. Nei tempi a noi più vicini, l’I-stituto attua il dettato della L. 865 del 1971, in

Casa per tutti e costi contenuti, parametri che segnano il grado

di civiltà di una società. In breve, la storia dell’Istituto che da quasicent’anni si occupa di fornire una

casa ai meno abbienti

L’L’cui si sancisce l’incorporazione di immobili do-po lo scioglimento di altri Enti allora esistenti.Intanto, l’Istituto si muove sulla base del pianodecennale di attività e di sviluppo, stabilito dal-la L. 457 del 1978 (su questa materia l’Istitutoha elaborato un volume dal titolo “L’attuazionedel piano decennale per l’edilizia residenzialepubblica”). Accanto alla consistente attività edificatoria,cresce in proporzione l’impegno gestionaledei fabbricati e degli alloggi, che fanno partesia del patrimonio proprio, sia di quello delloStato e dei Comuni della provincia di Bologna. Se da un lato l’ultimo decennio del novecentoevidenzia forti cambiamenti nel ruolo asse-gnato all’edilizia sociale, dall’altro una svoltasignificativa della storia dell’Iacp è determina-ta con l’entrata in vigore della legge regionalen. 24 del 2001, con la quale lo IACP diventaAcer, Azienda Casa Emilia-Romagna della pro-vincia di Bologna. La nascita di Acer Bologna coincide anche,quale effetto dell’attuazione del decentramen-to amministrativo, con lo spostamento di com-petenze nel settore dell’edilizia sociale, chepassa dallo Stato alle Regioni. Ciò si rispecchianel nuovo assetto che l’Azienda è chiamata adassumere, facendo capo direttamente ai Co-muni attraverso la Conferenza degli Enti di cuifa parte anche la Provincia.

I nuovi scenari della domanda abitativaNegli ultimi anni, si è assistito ad una profon-da diversificazione della domanda abitativa. Afronte di una proprietà immobiliare ormai dif-fusa in tutto il paese, ben al di sopra delle me-die europee, che vede solo una famiglia su cin-que dipendere dal mercato dell’affitto, il pro-blema della domanda abitativa in locazioneresta una delle emergenze con cui fare i conti.Uno dei progetti più rilevanti, ai quali Acer hadedicato grande attenzione negli ultimi anni,consiste nella realizzazione di un nuovo stockdi alloggi in locazione a canone contenuto, de-stinati a quei cittadini che, per il loro reddito,sono esclusi dalle graduatorie dell’edilizia po-

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Abitazioni da progettare,realizzare, gestire

di ERMANNO TAROZZI*

E D I L I Z I A R E S I D E N Z I A L E

Sopra le case popolari di via del Lavoro e, sotto, un particolare del “treno” al quartiere Barca

iovani coppie, anziani soli, famigliemonoreddito. Tutti alle prese col pro-blema di far quadrare i conti a fine me-

se: un’impresa a dir poco ardua, quando nelbudget familiare entra la voce “affitto”. Datempo la Provincia di Bologna sta cercando diaffrontare, assieme ai Comuni del territorio, iltema degli alloggi a canone contenuto, e i pri-mi risultati stanno arrivando: trentacinque pic-coli e medi Comuni hanno infatti raccolto laproposta della Provincia, avviando programmie progetti per la realizzazione, a questo fine, dicirca 2300 alloggi da affittare.«Un risultato indiscutibilmente importante -sottolinea Tiberio Rabboni, vice presidentedella Provincia di Bologna - sia sul piano deinumeri che della dimensione urbana e socialedei proponenti: non grandi realtà, ma piccoli emedi Comuni che hanno capito ciò che pur-troppo non è ancora consapevolezza diffusa. Ecioè che la mancanza di alloggi in affitto a ca-

GG

GLI ALLOGGI A CANONE CONTENUTO COMUNE PER COMUNE

Anzola dell’Emilia 56 50 36Argelato 8 20Baricella 9 30Bazzano 8 4Bentivoglio 24Budrio 64 8 7Calderara di Reno 35 12Camugnano 5Casalecchio di Reno 36 115 15Castel Maggiore 30Castello d’Argile 16Castello di Serravalle 10Castenaso 51 3Castiglione dei Pepoli 3Crespellano 16Galliera 12Granarolo dell’Emilia 30 30 3Malalbergo 16Marzabotto 8Medicina 8 20Minerbio 14 50Monzuno 18Ozzano dell’Emilia 30 100Pianoro 46 12 9Pieve di Cento 40Porretta Terme 10S. Giorgio di Piano 30 60S. Giovanni in P. 116 13S. Lazzaro di Savena 107 24S. Pietro in Casale 63Sasso Marconi 43 200Savigno 15Zola Predosa 12Totale 918 674 218Imola 104Castel S. Pietro T. 60 50Circondario imolese 500Totale complessivo 1082 1224 218

* nel totale parziale sono compresi alloggi a canone contenuto realizzati con contributo Fondazione Carisbo

polare (ERP) né possono acquistare un allog-gio a libero mercato. Inoltre, Acer avverte l’e-sigenza di superare le lentezze burocratiche,che appesantiscono la sua capacità operativa,utilizzando strumenti di gestione più flessibilie moderni quali le “società di scopo”, previstedalla stessa legge regionale di riforma. Vengo-no così costituite Acer Servizi Srl, che gestisceunità abitative escluse dall’edilizia residenzia-le pubblica e unità commerciali, e Acer Manu-tenzioni Spa, che eroga servizi di manuten-zione e ripristino degli immobili in proprietàod in gestione ad Acer Bologna, garantendouna maggiore efficienza negli interventi. Vie-ne infine costituita Casa Bologna Srl, che si oc-cuperà principalmente della costruzione di ca-se a canone contenuto ed in vendita convenzio-nata. Il nuovo assetto organizzativo, ormaiben delineato in luogo del quasi centenario ex-Iacp, mette oggi a disposizione della colletti-vità un più moderno strumento per progetta-re, realizzare e gestire l’edilizia residenziale.�

* Direttore Generale di Acer Bologna

Un esempio di case popolari recentementerestaurate con l’aggiunta delle torri per gliascensori

Alloggi previsti dall’attuale Piano regolatore

Alloggi previsti da future variantial Piano regolatore

Alloggi già convenzionati con il Comune

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none contenuto costituisce uno dei principalifattori di rischio di decadenza per la città e peril sistema produttivo locale. Bologna e l’imme-diato hinterland perdono abitanti, in ragioneanche della difficoltà dei ceti sociali a redditomedio-basso a trovare casa a canoni abborda-bili. E contemporaneamente, per lo stesso mo-tivo, moltissime imprese bolognesi non rie-scono più ad assumere lavoratori e tecnici pro-venienti da altre regioni italiane o da Paesistranieri, con il risultato di mettere seriamen-te in discussione la loro stessa continuità pro-duttiva e permanenza territoriale».Per contrastare la decadenza diventa dunqueessenziale fare i conti con la crisi del mercatodell’affitto e con le cause che l’hanno determi-nata, a cominciare dall’elevata rendita urbana,che incrementa senza giustificazioni reali il va-lore economico degli immobili, e dalla fortis-sima presenza di studenti universitari fuori se-de, che alimenta un mercato parallelo di gran

Casa, cara casaL’affitto per l’abitazione incide mediamente per più di un terzo sulreddito familiare. L’impegno dell’Amministrazione per limitare ilfenomeno anche attraverso l’offerta di alloggi a canone contenuto

E D I L I Z I A R E S I D E N Z I A L E

orme e tracce dell’a-bitare” è il titolo dellamostra allestita fino al

21 dicembre presso il Padi-glione Esprit Nouveau inpiazza della Costituzione -spazio che OIKOS gestisce,dopo averne promossa la ri-costruzione nel 1977.L’esposizione è solo una del-le due iniziative promosse daOIKOS per dare testimonian-za della ricerca recentemen-te condotta per l’AssessoratoProgrammazione Territoria-le della Regione Emilia-Ro-magna sul tema L’abitare dal-le politiche al progetto. L’esperienza del Piano Decen-nale in Emilia-Romagna«che ha preso in esame in modo capillare lerealizzazioni di case e quartieri nella nostra re-gione”, segnalando “sessanta esempi di buonepratiche […] per la qualità dell’architettura,per le avanzate soluzioni tecnologiche e tipo-logiche, per la buona integrazione della resi-denza con i servizi, per la destinazione adutenze particolarmente bisognose, per averecontribuito a ridisegnare la città o a qualificar-ne parti degradate o marginali». Affianca la mostra, il volume Forme e traccedell’abitare. Una risposta sociale per laQualità Urbana in Emilia-Romagna - a cu-ra di Luisella Gelsomino e Piero Orlandi - cherappresenta il primo numero della collanaCittà, Territorio, Ambiente pubblicato dall’Edi-trice Compositori.Medesime le origini e le finalità di queste dueoperazioni, differenti, le modalità divulgative. Fotografie e video, nel caso della mostra, illu-strano allo spettatore le tipologie abitative se-lezionate durante l’esperienza del Piano De-cennale, per una interpretazione “a colpo d’oc-chio” della situazione abitativa del territorio.Al lettore è invece offerto un supporto carta-ceo più complesso suddiviso in due parti: la pri-ma composta da saggi critici dedicati alla poli-tica abitativa studiata nel tempo e da differentipunti di vista (storico, architettonico sociologi-co e letterario); la seconda costituita da un am-pio apparato di schede (accompagnate da un

ricco apparato documentario e fotografico) perla descrizione e catalogazione dei casi studiati(circa una sessantina) ritenuti rappresentatividei progetti architettonici delle differenti areeterritoriali prese in esame. [L. M.]

FF

lunga più remunerativo di quello ordinario.L’accordo siglato fra la Provincia e i 35 Co-muni consentirà di soddisfare circa la metàdella domanda stimata nel prossimo decen-nio. Dei 2300 alloggi previsti, oltre 1.000 sa-ranno disponibili nel breve periodo, trattan-dosi di interventi previsti in attuazione deiPiani Regolatori attualmente vigenti; i restan-ti 1.300 costituiranno, invece, il risultato di fu-ture varianti ai Piani Regolatori vigenti che iComuni stanno trattando con i diversi sog-getti interessati.I Comuni hanno infatti due strade per rag-giungere il loro obiettivo: da un lato, acquisi-re aree private da destinare successivamente,in comodato gratuito o a costi ridotti, alla rea-lizzazione di alloggi privati o pubblici per l’af-fitto a canone contenuto (tagliando in questomodo il peso della rendita fondiaria ed urba-na); dall’altro, acquisire o rendere disponibilitramite convenzioni con privati attuatori al-loggi da destinare all’affitto a canone conte-nuto. «È quello che in gergo urbanistico vie-ne definito principio di perequazione - spiegaRabboni - ovvero: in cambio di un diritto edi-ficatorio, il costruttore si impegna a soddisfa-re un’esigenza primaria della comunità: puòessere una scuola, un parco, un tratto di stra-da. Dal momento che il tema dell’affitto ri-schia di inceppare il meccanismo di conti-nuità produttiva delle imprese, o addiritturadi favorire lo spopolamento delle città, è giu-sto che nella perequazione la priorità vadaagli alloggi a canone contenuto».Il protocollo d’intesa prende spunto da un’e-sperienza pilota avviata alcuni anni fa a Casa-lecchio di Reno e in altri 16 comuni del terri-torio, quando la Provincia di Bologna patro-cinò l’accordo con la Fondazione Carisbo econ l’Acer per la realizzazione di 200 alloggida affittare a canone prefissato. Allora le areevennero offerte gratuitamente dai Comuni,mentre la Fondazione Carisbo mise a disposi-zione un contributo a fondo perduto; questiimmobili saranno ultimati entro il 2004.«Coi nuovi accordi si avvia un programmamolto più ambizioso - osserva Rabboni - an-che se siamo ancora lontani dal soddisfare l’e-sigenza abitativa a canone contenuto nell’areabolognese. Per questo occorrerà ancora tem-po, e soprattutto la scesa in campo delle op-portunità e delle risorse di un grande Comu-ne come il capoluogo, che risulta essere pro-prietario di un’ampia dotazione di areeresidenziali attualmente destinate ad altri usi.Abbiamo comunque dimostrato che la stradaper lo sviluppo di una nuova offerta di alloggia canone contenuto è percorribile: la discri-minante sta nella volontà di fare e nella sceltadelle priorità a cui indirizzare l’impegno poli-tico e sociale».

[F. L.]

Abitare: dalle politiche alle opere

Sopra, una veduta dall’alto di Faenza, Peep Canal Grande (foto Mauro Benericetti)e uno scorcio dell’Area ex Atam a Ferrara(foto Gian Luca Liverani)

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E D I L I Z I A R E S I D E N Z I A L E

LE ZONE UMIDELe zone umide sono ambienti caratterizza-ti dalla presenza di acqua, elemento fon-damentale per la biodiversità e la ricchez-za degli ecosistemi presenti nelterritorio. Possono essere di origi-ne naturale, oppure realizzati dal-l’uomo per diverse finalità e neesistono di tanti tipi: da fiumi e tor-renti, comprese le depressioni go-lenali, ai canali di bonifica, dallearee piccole palustri alle vaste zo-ne tutelate dalla convenzione in-ternazionale di Ramsar per la con-servazione delle zone umide, daimaceri alle risaie, dagli specchid’acqua naturali a quelli creati dal-l’uomo per richiamare la fauna perfini faunstico-venatori o per ragioni di natu-ra idraulica (casse di espansione), per noncitare che le più diffuse e conosciute.

Nel territorio della pianura bolognese lezone umide tendono a concentrarsi in cor-rispondenza delle ex-valli, cioè nell’areadelle antiche “Bonifiche”, un territoriomorfologicamente depresso e molto este-so, che interessa la porzione nord-orienta-le della pianura bolognese da Galliera aMolinella. Un altro insieme di zone umidesi trova concentrato anche a nord-ovest,nella parte più settentrionale del comunedi Crevalcore.

Per avere un’idea delle dimensioni di que-sto fenomeno basti pensare allo studiocompiuto dall’Istituto per i Beni ArtisticiCulturali e Naturali nel 1994 che calcolò lasuperficie totale delle zone umide nellapianura bolognese in 1.652 ettari, nei qua-li furono censiti 137 siti e 104 biotopi (com-ponenti fisici e chimici di un ecosistema) diestensione superiore ai 2 ettari. Da alloraad oggi, grazie ai contributi comunitari infavore degli interventi agro-ambientali e al-la sensibilità di molte amministrazioni co-munali, le zone umide sono in costante in-cremento e danno un contributo significa-tivo alla qualità ambientale del nostroterritorio.

on il battere del becco emette un suonosimile alle nacchere, ha un piumaggiocandido, le ali in parte nere, le zampe e

il lungo becco rossi. Può essere alta più di 1metro e raggiungere una apertura alare di cir-ca 2 metri. Sta spesso ritta su una sola zampae quando tiene il collo piegato all’indietro, finoa toccarsi il dorso con il capo, può essere in se-gno di saluto ma anche di aggressività. E dopoquattro secoli di assenza tornerà nella Bassapianura bolognese. Grazie ad un progetto del-la Provincia di Bologna, la cicogna bianca, uc-cello a rischio di estinzione di cui ci sono solocirca 120 coppie fra l’Europa, il Nord Africa ela Russia, verrà infatti reinserita nel territoriobolognese. L’assessorato provinciale Agricol-tura e Pianificazione faunisitica, insieme ai Co-muni di Bentivoglio e San Pietro in Casale, al-l’associazione temporanea d’impresa “La Riz-za” e alla Sezione fauna e flora protetta delCorpo di Polizia Provinciale, ha inaugurato loscorso 31 ottobre un centro per la reintrodu-zione della cicogna bianca all’interno dell’Oasidell’ex risaia di “Bentivoglio”. Il Centro è stato finanziato interamente dal-l’amministrazione provinciale che nel 2000 haelaborato un “Progetto di reintroduzione dellacicogna bianca nella pianura bolognese”, il cuinucleo era appunto la realizzazione di unastruttura per l’allevamento e il rilascio all’in-terno dell’Oasi di questo uccello, contribuen-do a migliorare la condizione del sistema bio-logico locale e ad approfondire la ricercascientifica sulla specie. La frequentazione del-la zona da parte delle cicogne in migrazione oche hanno nidificato, la ridotta presenza di tra-licci e cavi aerei e le condizioni ambientali fa-vorevoli per l’alimentazione rendono l’area in-dividuata particolarmente indicata per il suc-cesso del progetto. Il centro, gestito con ilcontributo di esperti, di volontari e delle asso-ciazioni locali, è finalizzato anche alla sensibi-lizzazione dell’opinione pubblica nei confrontidi questa specie e in genere della fauna selva-tica minacciata e in sensibile declino.L’area, che si trova in località La Rizza, a norddel paese di Bentivoglio, tra l’autostrada Bolo-gna-Padova e la frazione di Rubizzano, è carat-terizzata da numerosi elementi di interesse na-turalistico, ambientale e storico, che permet-tono di conoscere e cogliere il fascino dei

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paesaggi tipici nel passato della pianura bolo-gnese. Si tratta di una zona umida di circa 500ettari che, dopo vari interventi, è tornata adospitare una ricca e diversificata fauna, in par-ticolare uccelli come il falco pellegrino, il falcodi palude e l’albanella. Negli ultimi due secoli

infatti l’area ha subito radicali trasformazioni,dalle paludi alle risaie alle coltivazioni intensi-ve, fino al progressivo ritorno a partire daglianni ‘90 di stagni, paludi, siepi e boschetti, gra-zie all’impegno delle amministrazioni pubbli-che locali e delle aziende agricole.La casa delle cicogne e gli altri interventiIl centro per le cicogne fa parte di una serie diazioni finalizzate a valorizzare l’area dal puntodi vista faunistico e agrombientale, con la crea-zione di un territorio adatto alla reintroduzio-ne di alcune specie animali, ma con una parti-colare attenzione anche alla sua possibile frui-zione da parte del pubblico. Il progettocomprende infatti la realizzazione di un centropolifunzionale di accoglienza visitatori, diun’aula didattica, di spazi espositivi per eventituristico-culturali, e di un percorso didatticoinformativo all’interno dell’oasi in applicazio-ne del Piano provinciale di sviluppo locale in-tegrato. L’assessorato all’Agricoltura ha cosìco-finanziato (con 9860 euro su un totale di16900) la realizzazione di un sistema di segna-letica orientativa e divulgativa per la fruizionepubblica e la mitigazione dell’impatto turisti-co. Sono stati realizzati dei pannelli informati-vi che presentano il territorio dell’ex risaia edei pannelli divulgativi che illustrano e spiega-no le principali tipologie ambientali conserva-te e ripristinate. Obiettivo del progetto di co-municazione è quello di indurre le persone aduna corretta fruizione dei siti, per limitare gli

CC

T E R R I T O R I O E A M B I E N T E

Bentornata cicogna!di VERONICA BRIZZI

L’oasi dell’ex risaia di Bentivoglio torna ad accogliere, attraverso interventi di valorizzazione ambientale, anche uccelli rari in via di estinzione

I BIANCHITRAMPOLIERI

Nell’estate del 2003 sono stati inseritinelle voliere precedentemente predi-sposte dieci esemplari di cicogna bian-ca. Dopo un primo periodo passato incattività, il progetto prevede che nel cor-so della prossima primavera cinquecoppie vengano liberate all’interno del-l’Oasi. Sotto il controllo dei volontari,che le aiuteranno anche per la ricercadel cibo, le cicogne occuperanno i nidicollocati sulle strutture allestite nelle vi-cinanze del centro.Successivamente, in presenza di unnumero maggiore di coppie, verrannooccupate anche le strutture collocate aduna certa distanza dal centro fino ad ar-rivare al momento in cui le coppie sel-vatiche o miste dovrebbero colonizzarele zone esterne al centro con siti idoneialla collocazione dei nidi (tralicci, cam-panili).Se la coppia è mista migrerà solamen-te l’individuo selvatico. In genere le ci-cogne isolate o a coppie, nidificano sualti alberi o sui tetti e camini delle case,mai molto lontane da uno stagno o daun laghetto, dove si recano un paio divolte al giorno a procurarsi il cibo: rane,rospi, topi, pesci, serpenti, insetti. Inun’ottica di potenziamento delle attivitàdel centro per i prossimi anni sono pre-visti la predisposizione di siti idonei allanidificazione nel territorio, l’individua-zione delle linee elettriche pericolose ela loro messa in sicurezza, la realizza-zione di pieghevoli informativi sul pro-getto di reintroduzione della cicognabianca.

impatti sulle componenti natura-li, per prevenire eventuali dannialle strutture e alle opere realiz-zate e per ridurre il rischio di in-cidenti. Il valore ambientaleL’istituzione dell’Oasi, con il po-tenziamento del territorio rura-le e degli ambienti qui conser-vati, insieme al riconoscimentodell’area come Sito di Importan-za Comunitaria e Zona di Prote-zione Speciale, è volto alla crea-

zione di un sistema di fruizione sostenibile,che non causi impatti negativi sulla fauna e sulterritorio locale. Il centro di riproduzione perle cicogne, il centro di accoglienza visitatori ei percorsi didattici costituiscono così significa-tivi e importanti tasselli di un più vasto ed am-bizioso programma che intende conservare eincrementare habitat e specie di interesse con-servazionistico in pianura ed al contempo di-versificare e valorizzare le attività produttivedelle aziende agricole locali attraverso la rea-lizzazione di elementi di interesse paesaggisti-co e naturalistico che, unitamente alla conser-vazione e al ripristino di edifici e infrastruttu-re esistenti, permettano di promuovere unaefficace ed ecosostenibile fruizione ricreativae turistica dell’area.Il centro visitatoriIl centro multifunzionale per i visitatori del-l’Oasi sarà realizzato ripristinando un edificiorurale parzialmente diroccato. L’intervento, fi-nanziato dalla Provincia per un importo di 252mila euro su un totale di 361 mila e previstoper la prossima primavera, costituisce una par-te fondamentale del processo di salvaguardiadel patrimonio edilizio tipico delle tradizionilocali e di valorizzazione ambientale, turisticaed economica avviato in questi territori dal Co-mune di Bentivoglio da oltre un decennio. L’e-dificio interessato fa parte della corte “Aia Riz-za”, che nel secolo scorso ha avuto un notevo-le sviluppo a servizio dell’attività agricola

locale, in particolare della coltura del riso. Co-struito come deposito per i materiali e i pro-dotti agricoli, l’edificio venne ristrutturato perla realizzazione di un’ampia stalla con annessodeposito del mangime. L’utilizzo di tecnichecostruttive tipiche della bioarchitettura garan-tisce al progetto un impatto limitato sull’am-biente circostante e consente elevati risparmisui consumi energetici e idrici. Inoltre gli im-pianti tecnologici di cui sarà dotato il centro(dalle tecniche di recupero delle acque piova-ne e di scarico ai trattamenti di fitodepurazio-ne e produzione di energia fotovoltaica) oltrea potenziarne la sostenibilità ambientale, rap-presenteranno un utile esempio anche a scopididattici. Il centro sarà dotato di spazi destina-ti alle attività collettive, turistico-culturali e diservizio: una mostra permanente sulla biodi-versità della pianura bolognese, una sala poli-valente per eventi culturali e turistici, un’auladidattica per attività di educazione ambientalee alla sostenibilità, un punto acquisto dei pro-dotti agricoli ed enograstronomici locali e unpunto ristoro e degustazione. �

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T E R R I T O R I O E A M B I E N T E

A fianco, untipico canaledell’ex risaia diBentivoglio che èora l’habitat dinumerose pianteed animaliacquatici.Sotto, una coppiadi cicogne inattesa di essereliberata

CASTAGNI DA SALVAREIl castagno è stato per secoli alla base dell’ali-mentazione e del materiale d’opera degli abi-tanti dell’Appennino. Oggi rappresenta una grande risorsa produtti-va, culturale e ambientale da valorizzare in tut-te le sue componenti, anche come riscopertadei valori della tradizione. Così la Provincia diBologna ha approvato un progetto intersetto-riale da 275 mila euro per il recupero e la va-lorizzazione dei castagneti delle zone monta-ne. Gli assessorati all’Ambiente e all’Agricol-tura hanno infatti predisposto unostanziamento che, in collaborazio-ne con le Comunità Montane dellaValle del Santerno, delle CinqueValli, dell’Alta e Media Valle delReno e della Valle del Samoggia,sarà assegnato alle imprese agri-cole locali, ai consorzi operanti nelcomparto e agli enti gestori dellearee protette. L’intervento si rife-risce ad un recupero integrato del-la castanicoltura sia dal punto divista produttivo che ambientale,proprio per ridare valore ai casta-gneti e benefici all’intero territo-rio, inoltre promuove una gestio-ne orientata alla salvaguardia del-la biodiversità e al recuperoproduttivo del castagneto comebosco per la produzione di legnodi pregio piuttosto che come frut-teto. Si vuole infatti utilizzare il bo-sco a fini produttivi preservandoed incrementando nel contempo la comples-sità vegetazionale e la ricchezza delle speciefloristiche e faunistiche proprie di questo am-biente. �

UN TUBONE CONTRO LA SICCITÀLa siccità della scorsa estate ha fatto sentire isuoi effetti anche nella nostra provincia, doveil prelievo idrico straordinario, che ha interes-sato non solo l’agricoltura ma tutti i settori eco-nomici e la società civile, è stato di circa 70 mi-lioni di metri cubi. Un consistente passo versola soluzione dei problemi di approvvigiona-mento sarà rappresentato dal progetto “Tubo-ne di Bubano-Mordano”, che prevede la di-stribuzione plurima delle acque del Canaleemiliano-romagnolo nei comuni di Imola eMordano. Entro il 2004 due condotte in ghisalunghe 7 chilometri e mezzo porteranno l’ac-qua ai fondi di 430 aziende agricole dislocatesu 3000 ettari del territorio imolese, acqua chesarà utilizzata anche per uso civile ed indu-striale. Il tubone, dal costo di quasi 20 milioni di eurofinanziati dal ministero delle Politiche Agrico-le e Forestali, verrà realizzato dal Consorzio diBonifica della Romagna Occidentale e dalConsorzio di Bonifica per il CER, in collabora-zione con l’assessorato provinciale all’Agricol-tura ed Hera Ami. L’impianto sarà compostoda due condotte principali da 800 millimetri didiametro che faranno fuoriuscire l’acqua a 5/7atmosfere. L’acqua sarà poi smistata tramitetre stazioni di pompaggio per il prelievo, un ba-

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cino di compenso e una rete fissa di adduzio-ne e distribuzione al servizio delle aziendeagricole. L’opera rientra fra gli interventi indi-viduati dalla Provincia come prioritari per ilpotenziamento e il miglioramento del sistemaidrico ed irriguo. L’opera rappresenta dunqueuna risposta al problema della siccità princi-palmente per le esigenze agricole, ma anchecivili, industriali ed ambientali. L’impianto comporterà infatti il rafforzamentodella rete industriale Hera Ami con il poten-ziamento dell’acquedotto per una portata an-nua di 5 milioni di metri cubi di acqua, fornen-dola con caratteristiche appropriate alle indu-strie. Dal punto di vista ambientale, l’utilizzo di ac-qua di superficie prelevata dal Canale Emilia-no Romagnolo, consentendo di non pomparepiù da almeno 600 pozzi agricoli ed industria-li, rappresenterà una valida alternativa allosfruttamento delle falde acquifere sotterraneeche alimenta il fenomeno della subsidenza. Ol-tre all’adozione di sistemi microirrigui ad altaefficienza, in periodi di particolare siccità l’o-pera permetterà inoltre di fornire portate utilia mantenere il minimo deflusso vitale del fiu-me Santerno a valle dell’abitato di Imola e delCanale dei Mulini. �

T E R R I T O R I O E A M B I E N T E News

IL CIELO IN UN’AULA: EDUCAZIONE AMBIENTALEIN MOSTRADal “giardino dei profumi e dei sapori” ai parchi, dalle nu-vole ai fiumi, dal “mostro bidone” alla “montagna che va inclasse”, dall’urbanistica partecipata allo sviluppo sosteni-bile, dall’aria a “le pietre che parlano”: le scuole bolognesisi sono messe in mostra per raccontare i tanti percorsi dieducazione ambientale promossi nell’ambito del ProgettoScuolambiente. ‘Il cielo in un’aula’ è l’espressione esposi-tiva dell’iniziativa, che esenta dal pagamento della tassasui rifiuti le scuole materne, elementari, medie e superio-ri che abbiano creato progetti di matrice ambientale. Il cor-rispettivo della tassa, dal 2 al 12 dicembre, si è così tra-sformato in installazioni artistiche e disegni, plastici, cd-rom e video. Se uno spazio particolare è stato offerto altema delle risorse idriche, per rendere omaggio all’AnnoInternazionale dell’Acqua promosso dall’Onu nel 2003, col“Premio Delfino Insolera” si sono consegnate borse di stu-dio alle migliori esperienze didattiche sull’ambiente e ilterritorio. La rassegna, promossa dal Comune, dalla Pro-vincia, dal Centro Servizi Amministrativi e dal ConsorzioUniversità-Città di Bologna, è stata curata dal Centro An-tartide, che ha affiancato alla manifestazione alcune mo-stre tematiche e la rappresentazione teatrale “la festa delclima”. �

ertamente il più conosciuto è la piri-te/marcasite, presente sia sotto formadi noduli, anche piuttosto dimensiona-

ti, inclusi nelle argille dei calanchi e comegruppi di cristalli incrostanti i blocchi di calca-re di questi terreni. (1)

Di non minore evidenza sono le cristallizza-zioni a calcite, una specie mineralogica assaidiffusa ma raramente rappresentata da esem-plari di significativa bellezza, con forme a rom-bo o a triangolo scaleno, presenti in numerositipi di rocce (2).Altro minerale tipico è la barite, noto un tem-po come “pietra fosforica bolognese”, presen-te nelle argille dei calanchi sia in noduli fibro-so-raggiati, traslucidi e assai pesanti, che sottoforma di cristalli prismatici, talora con una te-nue colorazione azzurrina o mielata, all’inter-no delle cavità delle septarie.Un cenno lo merita anche il gesso, noto per losfruttamento di cui è stato fatto oggetto in tem-pi passati, che ha dato cristalli di notevole di-mensione e trasparenza con numerose fogge(3), non ultime le note rose di gesso.Anche il quarzo è noto da lungo tempo, rinve-nuto tanto in alcune arenarie presenti nell’altoAppennino con cristallizzazioni a tramoggia (4),quanto, con cristalli più piccoli, bipiramidati,all’interno delle cavità delle ofioliti (5). In que-st’ultimo caso i cristalli, quando presenti, han-no dato esemplari di notevole impatto esteticocon colorazioni che passano dallo ialino, al-l’azzurro, al verde, al rosso, all’ametistino e alnero (il c.d. quarzo morione), per via delle in-clusioni derivanti dai minerali contenuti nellerocce d’origine.Altro minerale talora presente nelle ofioliti è lamalachite. Sicuramente non raggiunge il livel-lo di bellezza di alcuni campioni provenienti daaltri paesi, presentandosi come incrostazioneo sotto forma di noduletti, ma è chiaro segnodella presenza di rame, essendone un prodot-to della degradazione per effetto dell’esposi-zione agli agenti atmosferici.Ancora la datolite, un silicato di boro e calcio,poco conosciuta dai più, ma usata talora comegemma, si presenta in geodi o livelli cristallini,di colore ialino o lievemente rosato e una lu-minescenza quasi adamantina, conosciuta giàdal secolo scorso per un giacimento ormaiesaurito, che produsse campioni anche di di-

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Le gemme dell’Appenninodi PAOLO GIROTTI

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C U R I O S I T À

Il nostro territorio presenta aspettipiuttosto interessanti anche dalpunto di vista geologico emorfologico, che possono indurreappassionati, purché rispettosidell’ambiente, a percorrereitinerari ove è possibile osservarevere e proprie gemmedell’Appennino. Un cenno adalcuni dei minerali piùappariscenti che possonosoddisfare varie curiosità

(1) Visibili anche presso il Museo “Bombicci” dell’I-stituto di Mineralogia dell’Università di Bologna.

(2) Oltre alle cristallizzazioni nelle geodi delle ofioli-ti, si rinvengono nelle fessure dei calcari delle argillea palombini, in alcune torbiditi e, con druse assai ap-pariscenti anche se piuttosto sporadiche, nelle cavitàdelle septarie. Queste ultime sono noduli concrezio-nari, anche di dimensioni metriche, composte da ar-gille o arenarie, strutturate in aree divise in setti, co-stituiti, di norma, da calcite alabastrina. Curiose lemasserelle che si formano per percolazione e stillici-dio delle acque meteoriche e detti, per via della lorofoggia, “scodellette del diavolo”.

(3) A parte i consueti cristalli a coda di rondine e len-ticolari, resta singolare la presenza di gruppetti di cri-stalli allungati all’interno di alcune septarie, simili apiccoli istrici.

(4) Può essere curioso notare che alcuni orefici loca-li hanno utilizzato cristalli del minerale per realizza-re gioielli.

(5) Rocce a cui si faceva riferimento nell’itinerarioproposto nel numero tre della rivista.

(6) In tal senso si può consultare la notevole mole diletteratura sui minerali del bolognese. Fra tutti DalRio G. (1982) “Mineralogia del bolognese” ed.priva-ta- of ficine grafiche Cacciari, Bologna e AA.VV.(1996) “I minerali delle ofioliti nell’Appennino bolo-gnese e modenese” gruppo A.V.I.S. mineralogia e spe-leologia.

mensioni ragguardevoli. Una citazione, se nonper la frequenza, per l’interesse che possonodestare, meritano minerali come il granato e lozircone.Il primo si presenta assai sporadicamente inaree di crinale, con cristalli brunastri di di-mensioni al di sotto di un centimetro e di for-ma cubica. Lo zircone, non meno infrequente,rinvenuto in piccoli cristalli, talora di colore ro-sato.Questa breve illustrazione delle specie cristal-line presenti sul territorio, non è certo esau-stiva (6), ma vuole essere un piccolo tentativo dimettere in luce un aspetto spesso ignorato del-la nostra terra. �

ella nostra provincia, nell’anno 2002, sisono verificati mediamente quasi 15 in-cidenti al giorno, con più di venti feriti

giornalieri ed un decesso circa ogni tre giorni.Il numero di feriti tende progressivamente adaumentare e dal 2001 al 2002 la crescita è del5%; il numero degli incidenti, nel medesimo pe-riodo, aumenta del 5,8%. Il numero medio didecessi, ogni 1000 incidenti, appare sostanzial-mente stabile. Sono i risultati più visibili contenuti nel rappor-to sul 2002 dell’Osservatorio provinciale del-l’incidentalità stradale consultabile nel sito in-ternet del Settore Viabilità (www.provincia.bo-logna.it/viabilità). L’Osservatorio provinciale sull’incidentalità,creato nel 2002 in applicazione del Piano Na-zionale sulla Sicurezza Stradale (PNSS) attra-verso apposita convenzione con l’Istat, coordi-na localmente la raccolta delle informazioni.Tramite accordi con la Prefettura e le forze del-l’ordine può disporre a due mesi dalla data del-l’incidente di una scheda riepilogativa, control-lata e informatizzata, e permette di avere i datielaborati a disposizione in tempi più brevi diquelli a cui siamo stati finora abituati. Inoltre, l’Osservatorio non solo elabora i daticon particolare accuratezza e tempestività, maprovvede alla loro georeferenziazione, ovveroli riferisce in maniera precisa al luogo in cui so-no accaduti gli incidenti in modo da poter indi-viduare i “punti critici” sulle strade. L’Osserva-

torio rientra in un più ampio progetto pilota, fi-nanziato dal ministero delle Infrastrutture conl’obiettivo di ridurre drasticamente il numerodi morti e feriti negli incidenti stradali, comeindicato dall’Unione Europea entro il 2010.Sulle strade italiane si registra una media an-nuale di 9.000 morti; negli infortuni rimangono20.000 invalidi permanenti, 350.000 feriti, perun costo sociale che si aggira sui 34 miliardi dieuro (il 2,7% del Pil). Ogni giorno ci sono in me-dia 24 morti, le vittime hanno, in un quarto deicasi, fra i 15 e i 25 anni. Secondo l’Istat, dal 1978al 2001 in Italia hanno perso la vita in incidentistradali 170.000 persone, ed è una stima per di-

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fetto. Nella provincia di Bologna nel 2002 ci so-no stati 5.358 incidenti, con 7457 feriti e 134morti, nel capoluogo gli incidenti sono stati2.842, i feriti 3766, i morti 39. Le strade più pe-ricolose si rivelano le ex statali (che la Provin-cia ha acquisito nel 2001): la via Emilia con 172incidenti, la San Vitale con 79, la Porrettanacon 78 e la Persicetana con 56. La maggioremortalità si riscontra tra maschi adulti di etàcompresa fra i 40 e i 44 anni, e tra i 25 e i 29 an-ni. È in crescita il numero di investimenti di pe-doni: sono stati 353 nel 2001, sono diventati 450nel 2002. Va sottolineato che picchi di inciden-talità si registrano tra le 8 e le 9 del mattino etra le 17 e le 19 del pomeriggio: sono incidentiche avvengono nel tragitto casa-lavoro o neglispostamenti di lavoro. [V. A.]

Il costo degli incidentiUn’indagine dell’Osservatorio provinciale dell’incidentalità stradalerivela le perdite annuali in termini umani ed economici

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V I A B I L I T À E S I C U R E Z Z A

Alcuni incidentisuccessi sullestrade dellaprovincia

SECONDA EDIZIONE DEL VIDEO-CONCORSO “FAI IL TUO SPOT”Ritorna il concorso “Fai il tuo spot”, promossodall’assessorato alla Viabilità nell’ambito delleiniziative sulla sicurezza stradale, rivolto a tut-te le scuole superiori della provincia di Bolo-gna e che finora ha visto l’adesione dei liceiGalvani, Righi e Minghetti, dell’Itc Tanari, del-l’Ipsia Fioravanti e dell’Isis Mattei di Bologna,e del liceo Da Vinci di Casalecchio. Il concor-so premia i ragazzi e le scuole che realizzano imigliori spot sul tema utilizzando come mediail video. Nelle classi partecipanti si terranno apartire da gennaio alcune lezioni sulla comu-nicazione, finalizzate all’ideazione e realizza-zione di uno spot. Gli studenti dovranno poielaborare una proposta per uno spot di 60” contema la sicurezza stradale, tutte le propostepervenute saranno vagliate da un’apposita giu-ria. Il progetto vincitore verrà quindi realizza-to dagli stessi ragazzi, affiancati da professio-nisti del settore, con mezzi tecnici adeguati, edistribuito in tutti gli Istituti scolastici superio-ri di capoluogo e provincia.La prima edizione di “Fai il tuo spot”, vinta dal-la I D del liceo Righi di Bologna, si è tenuta nel-lo scorso anno scolastico e ha visto la parteci-pazione di venti classi di sei istituti, per un to-tale di circa 400 ragazzi coinvolti. Il tema eral’uso del motorino. �

Info: “Fai il tuo spot” tel. 051 6598892

VIABILITÀ MINORELa Provincia di Bologna ha da tempo avviatoun progetto denominato “Viabilità minore”per la realizzazione di una rete di piste ciclo-pedonali nel nostro territorio. Tale progetto halo scopo di rendere più sicuri ciclisti e pedoni,considerati “utenti deboli”, secondo le indica-zioni del Piano nazionale di sicurezza stradale.Nell’ambito di questo piano il Consiglio pro-vinciale ha recentemente approvato le con-venzioni con i Comuni di Anzola dell’Emilia eBaricella per la costruzione di nuove piste ci-clabili. A Baricella, per completare la rete di piste ci-clabili che dovrà collegare in particolar modoil centro con le frazioni ai margini della viabi-lità provinciale, verrà realizzato il tratto lungola strada provinciale n° 5 San Donato, dal km19 al km 21. Il finanziamento dell’opera, il cui costo com-plessivo è di 257.000 euro, sarà diviso tra il Co-mune di Anzola (90.000 euro), la Regione Emi-lia-Romagna (117.000 euro) e la Provincia diBologna (50.000 euro).Per quanto riguarda invece Anzola, lo schemadi convenzione approvato prevede la realizza-zione di una pista ciclabile in località Ponte Sa-moggia, che collegherà la pista proveniente daCrespellano con quella prevista dal Comune diSan Giovanni in Persiceto lungo la strada pro-vinciale n° 2 “via delle Budrie”. L’opera, del costo di 100.000 euro, sarà a cari-co della Provincia. �

LA PRIMA CICLOPISTA LETTERARIAAndare al lavoro, portare i bambini a scuola,fare la spesa o semplicemente pedalare per ilpiacere di farlo. Chi si sposta in bicicletta at-traverso la pista che da Porta Maggiore, nelcuore di Bologna, arriva fino a San Lazzaro diSavena, incontrerà dei curiosi cartelli stradalirealizzati da noti autori italiani. Non vietanoniente, anzi ammiccano con complicità ai cicli-sti, a chi sceglie l’aria pulita, il silenzio, la len-tezza. Le immagini e i testi proposti lungo laprima ciclopista letteraria della città sono ses-santa e sono stati realizzati, tra gli altri, da En-zo Biagi, Altan, Enrico Brizzi, Paolo Rumiz,Crepax, Gianni Mura, Bruno D’Alfonso, Lore-na Munforti. Inoltre i ciclisti incontrerannobrani di canzoni, poesie (tra cui un brano diDacia Maraini dedicato a Marco Biagi e altri diGianni Rodari, Giovanni Pascoli, Roberto Piu-mini), fotografie d’autore, disegni di bambiniche frequentano alcune scuole vicine alla pi-sta: tutto dedicato alla bicicletta. Nonostante le pause di lettura, cronometro al-la mano, siamo certi che il ciclista conservi unvantaggio sull’automobilista che percorre lastessa distanza. Senza dover cercare un par-cheggio, senza rimanere imbottigliato duranteil percorso, chi usa la bici arriva a destinazio-ne coi muscoli allenati e con quel senso di tran-quillità interiore propria di chi si è concessoun piccolo piacere quotidiano nel rispetto del-l’ambiente che lo circonda. Tra i molti promotori del progetto figuranoComune di Bologna e di San Lazzaro di Save-na, Regione Emilia-Romagna, assessorato al-l’Ambiente della Provincia di Bologna, Con-sorzio Università-Città di Bologna, Consultaper la bicicletta. [B. G.]

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V I A B I L I T À E S I C U R E Z Z ANews

e attività del progetto in “Agenzia di Ne-goziazione sociale”, che rientra nell’inizia-tiva comunitaria EQUAL (M it-g-emi-

008/rif P.A. 1706 Rer-02), si propongono di av-viare l’attività dell’“Agenzia di consulenzasociale”, che offrirà consulenza ad enti locali, or-ganismi pubblici e privati che operano in camposociale. La prima fase del progetto è stata caratterizzata

da una ricerca svolta dal Cides (Centro in-ternazionale dell’economia sociale per laConfcooperative-Unione provinciale di Bo-logna) e dal Consorzio SIC (Consorzio diiniziative sociali per la Legacoop di Bolo-gna), mirata a rilevare i molteplici bisognipresenti nel sociale da una ricerca e da di-verse azioni formative realizzate dall’Istitu-zione “G.F. Minguzzi”.La ricerca condotta dal Minguzzi con l’o-biettivo di raccogliere dati sulle esigenzeformative e di consulenza delle organizza-zioni pubbliche e private che operano nelsociale e di fornire indicazioni utili allacreazione di un’agenzia di consulenza ri-volta ad operatori sociali, ha riguardatocomplessivamente quattro distretti socio-sanitari (Bologna città, Bologna Sud, Ra-venna e Faenza) e si è sviluppata in tre fasi:• un questionario esplorativo rivolto alleorganizzazioni del privato sociale, finalizza-to a rilevare le caratteristiche strutturali(forma giuridica, situazione economica, or-ganizzazione del personale, attività, ecc.),l’esistenza di relazioni con altre organizza-zioni del settore (partecipazione a piani dizona, tavoli di concertazione o coordina-mento ecc.), le linee di intervento future, leproblematiche più rilevanti e le esigenze(formazione, risorse ecc.). Sono stati rac-colti complessivamente 107 questionari.

• intervista semi – strutturata a 12 operatori dienti locali, con l’obiettivo di individuare le pos-sibili forme di sviluppo in materia di politiche so-ciali e eventuali nodi critici. • quattro focus group, con lo scopo di valutare lestrategie di lavoro delle organizzazioni del pri-vato sociale in relazione ai bisogni emergenti ealle problematiche organizzative maggiormen-te diffuse. Dalla ricerca è emerso un panorama ricco di or-ganizzazioni sociali, con strutture e ambiti di in-

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tervento difformi. Si sono evidenziate relazionifra i vari soggetti presenti sul territorio con for-me di collaborazione molteplici soprattutto peril tipo di approccio al sociale. In alcuni casi sipunta a coinvolgere le comunità locali nella scel-ta dei tipi di interventi; in altri, in cui mancanoprofondi rapporti di fiducia tra i vari soggetti, edove le relazioni sono strumentali, l’obiettivoprioritario è di tipo economico. La ricerca si è rivelata uno strumento utile ad in-dividuare gli obiettivi dell’Agenzia di consulen-za sociale che attraverso la promozione, la co-progettazione e la condivisione di metodologie,approcci e strumenti innovativi, intende contri-buire al miglioramento delle politiche sociali in-dividuando nuove strategie a sostegno della cre-scita e della qualità del settore. Dalle problema-tiche individuate è emersa la necessità di unafigura in grado di favorire la cooperazione fra levarie organizzazioni, anche a fronte di aree didisagio sociale che necessitano di risposte di-verse come ad esempio persone senza fissa di-mora, anziani soli, nuovi poveri, necessità di in-serimento sociale e lavorativo degli immigrati,nuovi precari del lavoro, spesso giovani. L’A-genzia si propone di realizzare soluzioni strate-giche su misura, operando secondo un “approc-cio generativo”, diretto cioè a creare e valoriz-zare le risorse interne, senza sostituirsi alcliente nella definizione degli obiettivi, dei pro-getti e/o delle politiche da attivare. Un’equipemultidisciplinare fornirà consulenza specializ-zata per progettazione, individuazione dei mo-delli di intervento e degli strumenti necessari.In questa fase di sperimentazione e messa apunto delle modalità e dei contenuti dell’Agen-zia, che durerà presumibilmente fino a giugno2004, le consulenze saranno erogate gratuita-mente.

info:Agenzia di consulenza socialec/o Ageform - Agenzia Formazione Lavoros.c.a.r.l.Via Bigari, 3 - 40128 BolognaTel 051 63 14 217Fax 051 63 14 [email protected]

* Responsabile area Ricerca ed innovazione sociale Istituzione “G. F. Minguzzi”

Ascoltare per capire e agire megliodi CINZIA MIGANI*

LL

S O C I E T À E I S T I T U Z I O N I

È nata l’agenzia di consulenza sociale,

una nuova opportunità per le organizzazioni

pubbliche e private che operano in ambito sociale

Una fotografia di Andrea Samaritani tratta dal libro “Adrien allo Specchio”,

realizzata in un centro diurno dell’Usl 27 di Bologna (1987)

on è la prima esperienza edito-riale nata e partorita nel carce-re cittadino e perciò le augu-

riamo maggiore fortuna. Le premesseci sono, ho potuto constatare di perso-na la ricchezza delle tematiche trattatenel numero uno in uscita.Le trentasei pagine della rivista sonosuddivise in quattro sezioni: Retroter-ra, Impronte, La corte dei miracoli eProiezioni, scelte e battezzate daglistessi detenuti e dedicate rispettiva-mente a ciò che i carcerati si portanodentro ed hanno lasciato dietro di lo-ro (dall’etica multiculturale, allaguerra ecc.); a ciò che si fa all’inter-no del carcere e che lascia tracce im-

portanti (nel primo numero, per esempio, siparla di una forma di meditazione sperimenta-ta in India e in America); a questioni relative al-la giustizia e all’ordinamento penitenziario(legge sul legittimo sospetto, indultino ma an-che tossicodipendenza e lavoro entro le mura)ed infine a quella zona franca di pensieri e ri-flessioni più personali su di sé o su arte, musi-ca, ecc. Ciò dimostra che la rivista non intende rima-nere confinata tra le mura del carcere, ma am-bisce ad uscirne, divenendo luogo di dibattito«senza cadere negli stereotipi della vita carce-raria - ci riferisce Maria Nicoletta Toscani, di-rettore vicario dell’Istituto - stereotipi che so-no per lo più di rivendicazione e cercando dinon descrivere solo gli aspetti più depressividi questa vita, ma operando su un doppio ver-sante: stimolare il detenuto offrendogli la pos-sibilità di riflessioni non solo sul proprio vis-suto, ma anche sulle relazioni umane» che sipossono instaurare sia con gli operatori carce-rari, che con i volontari tra i quali gli studentidel professor Pier Cesare Bori. Docente di fi-losofia morale presso la facoltà di scienze poli-tiche dell’Università di Bologna, promotoredel recupero del progetto May Day, il profes-sor Bori già da anni è impegnato presso il car-cere con un corso dedicato alla lettura di bra-ni tratti da testi classici e religiosi di respiro in-ternazionale, nei quali i carcerati possonoritrovare le radici della loro cultura. Plurimi,allora, i piani di lettura di questa rivista.Vi è l’aspetto legislativo ed amministrativo,

con le attività scolastiche e formative che ve-dono da anni impegnati molti enti locali del no-stro territorio, a partire da Comune e Provin-cia, sicuramente utili per l’inserimento nellasocietà ma che, a volte, possono sembrare aidetenuti solo funzionali a ridurre i tempi di“ozio”.Poi, c’è l’aspetto comunitario - del quale parla-no Maria Nicoletta Toscani e la collega PalmaMercurio con giustificato orgoglio - che paregià più interessante, rintracciabile nell’autono-mia quasi assoluta dei carcerati nella realizza-zione di ogni numero. Loro l’impegno redazionale con tre redazioni(una per ognuna delle sezioni in cui è suddivi-so il popolo carcerario: il penale, con un centi-naio di reclusi che hanno alle spalle ed in pre-visione un lungo periodo di permanenza, ilgiudiziario comprendente circa settecento in-dividui con prospettive di libertà entro cinqueanni e il femminile per una settantina di carce-rate) che si riuniscono singolarmente a sca-denza settimanale e mensilmente a livello col-legiale, decidendo i temi dei vari numeri e del-le rubriche.Loro la funzione censoria e di editor a vario li-vello che limita la partecipazione istituzionaleal solo livello organizzativo e di supporto tec-nico. Infine, vi è l’aspetto individuale, quel momen-to intimo della scrittura che è riflessione per-sonale aperta all’altro, all’interlocutore cheleggerà ed ascolterà quel che esprimono quel-le parole. In questo, se vogliamo strano, mec-canismo della scrittura fatto di silenzi acuti e diparole senza voce ma mai mute, è forse il se-greto dell’assunzione di responsabilità che ac-compagna sempre lo scrivere in quanto formadel comunicare, della capacità di meditare sudi sé che è anche un mediare e, quindi, a volte- ci si augura - comprendere, cambiare. Questalibertà, conditio sine qua non dello scrivere, sirintraccia in quelle Proiezioni in cui si scorgo-no momenti estremamente interessanti nel lo-ro essere assolutamente privati e personali e siascolta una voce forse più vera e libera dai con-dizionamenti di una vita altamente vincolatacome quella carceraria. Questo è ciò che riteniamo più eloquente ditante parole e benaugurale per il futuro di que-sto periodico e per quel che rappresenta. �

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Oltre tutti i muridi LORENZA MIRETTI

“Ex-tra”, periodico di informazione e cultura della CasaCircondariale “Dozza”, è il più recente impegno editoriale maturato all’interno del carcere bolognese

S O C I E T À E I S T I T U Z I O N I

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Le copertine del numeroZero e del numero Uno della

nuova rivista “Ex-Tra”stampate dalla tipografia

del Centro stampa dellaCasa Circondariale “Dozza”di Bologna, dagli allievi del

corso di operatore graficofinanziato dalla Provincia

e gestito dal Cefal

hi viaggia nello Zimbabwe difficilmen-te riesce a capacitarsi delle sue con-traddizioni. Ci

sono gli scintillanti grattacieli di Harare, ilnuovissimo e rutilante aeroporto, una dignitàin apparenza difficile da ritrovare in altre gran-di, complicate megalopoli africane. Anche ilturistificio di Victoria Falls può indurre a ri-flessioni ottimistiche. Ma leggendo i pochigiornali combattivi, parlando con chi non hapaura di farlo il quadro della realtà zimbabianaè davvero desolante, dall’inflazione galoppan-te a oltre il 200%, alla corruzione della classepolitica e al degrado totale dei servizi. Il panee il latte non si trovano, gli ospedali non pos-sono garantire nessun farmaco. Dopo la rivo-luzione, oramai risalente a più di vent’anni fa,il paese non ha avuto alcuna transizione: è pas-sato direttamente dalla colonia ai faccendieri,mantenendo uno stato di equilibrio illusorio. Ilpresidente Mugabe sostituiva le promesse fat-te durante la rivoluzione con altre che sapevabenissimo di non poter mantenere. E ora è ilcollasso.

Carlo, nome fittizio, lavora da più di dieci anninello Zimbabwe. Ha un suo spazio all’internodell’ambasciata italiana ad Harare. Svolge unlavoro prezioso, mantiene i contatti tra gli ope-ratori delle Ong dislocati un po’ ovunque. Il pae-se è grande, circa un terzo più dell’Italia, e lepossibilità di comunicazione sono modeste: i te-

lefoni funzionano a singhiozzo, il servizio posta-le lascia molto a desiderare, le strade sono perla maggior parte piste in terra battuta… Carloviaggia in macchina per incontrare italiani allavoro, raccoglie informazioni, rubrica neces-sità e bisogni, sottolinea carenze e valuta senzaprevenzione i problemi semplicemente umanidegli operatori. Quando ritorna ad Harare sidedica a tutte le questioni aperte che ha rileva-to nei suoi viaggi, cinque giorni alla settimanae dalle otto di mattina alle otto di sera. Carlo,così impegnato e appassionato, è stato di recen-te rispedito in Italia. Il governo italiano, in im-barazzo nel reperire i soldi per le missioni “uma-nitarie” in Afghanistan, ha drasticamente ta-gliato i fondi per le attività delle Ong che, inmolti casi, si sono trovate obbligate a richiama-re i propri operatori all’estero.

Il presidente Mugabe, quasi ottantenne, sem-bra essersi ritirato dalla vita pubblica. Le sueapparizioni si limitano a qualche inaugurazio-ne, a brevi discorsi durante le festività. In que-sti casi esce dalla sua residenza dorata, col co-dazzo di macchine blindate. In una delle ulti-me occasioni, il funerale di un ministro, si ètrovato a parlare davanti a una grande massadi gente, raccolta soprattutto poiché in similicircostanze c’è da mangiare per tutti… Il di-scorso di Mugabe ha preso a un certo puntouna pericolosa scorciatoia: «Qualcuno diceche io sembro Hitler: ebbene sì, sono Hitler,

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perché voglio proteggere il mio popolo! Viva ilpartito!». Un richiamo che vent’anni fa avreb-be provocato un grandioso unisono in rispostaha prodotto in questa occasione solo un enor-me silenzio. Immaginiamo l’imbarazzo del dit-tatore. Riproposto per la seconda volta il «Vivail partito!», ottiene un nuovo bestiale silenzio.La polizia distribuisce manganellate a dovere,e al terzo richiamo il dittatore riceve una flebi-le risposta. Una storia vera, molto africana.

Gli zimbabwesi hanno uno strano senso creati-vo, che utilizzano soprattutto nella scelta dei no-

Zimbabwe paradigma d’Africadi FRANCO FOSCHI* Un viaggio tra le tante realtà di un Paese allo stremo

CC

L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Alcune immagini del fotografoGideon Mendel realizzate nel 1996nei paesi dell’Africa centrale

mi di battesimo. Eccone alcuni dai registri del-l’ospedale: Badgood, Silence, Prudence, Love-more, Wisdom, Goal, Hardlife, Modesta, Pi-lot… Ovverosia Malebene, Prudenza, Piùamo-re, Saggezza, Beato, Vitadura, Modestia,Pilota… Il nome di uno degli oppositori più stre-nui di Mugabe è Pius Ncube. I sermoni di que-sto cinquantasettenne vescovo di Bulawayo nel-la cattedrale di St. Mary sono diventati prover-biali. Per denunciare l’agonia della democrazianon ha avuto scrupoli a invadere con alcunisuoi sodali il campo in cui le nazionali dicricket dello Zimbabwe e dell’Australia stavanodisputando una partita di Coppa del Mondo.Ha imposto al braccio di due giocatori, HenryOlonga e Andrew Flower, un fascia di lutto perla morte della democrazia in Zimbabwe.A Bulawayo, in un ristorante, faccio la cono-scenza di un giornalista indipendente inglese.Le informazioni che ha accumulato sui greenbombers - emanazione delle formazioni dei Re-duci della Rivoluzione, la cui “modernità” con-siste nel creare sapientemente il terrore - sonospaventose. Mi fa vedere i suoi numeri: in seimesi sarebbero 1060 gli attivisti dell’MDC ar-restati e torturati, 58 assassinati, 111 ancoradetenuti senza alcun processo, forse quasi 200 irapiti di cui non si sa più nulla. Mi mostra lafoto di una ragazza, mi dice che ha sedici anni,

è carina, nella foto sor-ride. La chiama Jane eracconta che un pome-riggio è stata sequestra-ta davanti al portonedi casa, portata in unacaserma e violentataper ore da otto soldati.Mentre abusavano dilei le dicevano che ilsuo crimine era avereun padre presunto so-stenitore dell’MDC…Probabilmente Jane ècondannata.

Uno dei problemi fon-damentali dello Zim-babwe è quello dellaterra. Dopo la rivolu-

zione (che ha causato la morte di 80.000 per-sone) il presidente Mugabe aveva promessol’esproprio delle terre dei bianchi a favore del-le popolazioni locali. Nulla è successo, naturalmente, e dopo alcunisfortunati tentativi di gestione collettivisticasu qualche terreno requisito ogni programmaè andato allo sfascio.Lo ha scritto il New African Magazine: gli zim-babwesi di colore hanno in mano il 4% dell’e-conomia, gli zimbabwesi bianchi circa il 30% ele multinazionali, per la maggior parte britan-niche, il 60%.

“Paese in via di sviluppo?” Da queste parti èsolo una battuta. La realtà è che tutto è orien-tato a un’economia di sussistenza. Interventisociali ad ampio respiro non se ne vedono, lepoche iniziative per emancipare la popolazio-ne dalla povertà sono inadeguate o fallite. I ti-toli di studio sono carta straccia. I programmidi vaccinazione ottengono risultati ridicoli, gliospedali non garantiscono né farmaci né in-dagini diagnostiche.

Come si fa a non parlare di malattie, in Africa?Sono un medico, ho girato ospedali e collabo-rato alle attività sanitarie del paese. Come si faa non parlare di Aids? Secondo l’organizzazio-ne mondiale Unaids, il 33,7% degli adulti delloZimbabwe è sieropositivo. Un cittadino su tre diquelli che incontriamo per la strada lo è, un ter-zo del personale dell’ospedale, un terzo dei poli-ziotti che ci fermano per dei controlli, un terzodelle madri che incontriamo… Solo nelle farmci sarebbero 100.000 orfani. Eppure, di recen-te, quattro organizzazioni che lavoravano aprogetti di informazione e protezione anti-Aids- Croce Rossa, Batsirai Group, Silveira Housee Farm Community Trust of Zimbabwe - hannodovuto abbandonare i loro impegni per il climadi violenza e pressione psicologica seguito allenuove requisizioni e ridistribuzioni delle farm.

Tuttavia, inaspettatamente, un messaggio disperanza. Arriva dal lavoro e dal centro cheLynde Francis ha inaugurato una decina di an-ni fa ad Harare: lo ha chiamato spiritosamen-te e semplicemente “The Centre”, e offre aiu-to e consulenze mediche per i malati di Aids.

Lynde è sieropositiva da sedici anni, e insiemea una quindicina di persone - da lei formate etutte sieropositive - insegna alla gente comeconvivere (e quindi sopravvivere) col virus.«Si può scegliere di vivere, e io l’ho fatto» mi di-ce. Forse non riesco a celare la mia perplessità,soprattutto se ripenso ai numeri previsionalisull’Africa che ho letto di recente. Mi mostradei registri, in dieci anni ha seguito 2500 per-sone, e di queste solo 500 sono morte. Chiedo aLynde le caratteristiche dei suoi trattamenti.Lei ride, e dice che non ci sono… protocolli:quello che lei chiede ai sieropositivi è semplice-mente di cambiare stile di vita. «Anche perchéè l’unica forma di terapia disponibile…» dicecon lieve malinconia.

Che succederà nello Zimbabwe? Ci sarà unatransizione democratica o violenta alla mortedi Mugabe? Attualmente lo Stato mostra i suoifunzionari nella piena frenesia di accaparra-mento… E dopo? È un mistero imprevedibilee incerto, ma non è una favola: difficile preve-dere un lieto fine. �

*Medico e scrittore bolognese

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L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Una mostra a palazzo Malvezzi percombattere l’Aids in Africa

Il 3 dicembre l’assessore alla Sanità e ser-vizi sociali della Provincia di Bologna, Do-nata Lenzi, ha inaugurato, a palazzo Mal-vezzi, una mostra fotografica dal titoloOrizzonti spezzati - combattere l’Aids inAfrica.La mostra, con immagini di grande forza,documenta cosa significhi l’epidemia diAids nei villaggi e negli ospedali. L’autore,il sudafricano Gideon Mendel, ci offre lapropria testimonianza con estremo rispet-to del dolore delle persone coinvolte. Conun linguaggio terso e diretto racconta almondo occidentale come l’Africa viva quo-tidianamente questo problema e docu-menta l’impatto delle attività di formazio-ne, prevenzione e profilassi svolte nellescuole e presso le comunità dagli opera-tori locali di Azione Aiuto e delle altre or-ganizzazioni per lo sviluppo. Esse opera-no in Africa, lavorando attivamente perun’evoluzione “in positivo” del problema.Le immagini sono organizzate in sequen-ze che, come piccole storie, descrivononon solo la tragica realtà di chi vive il disa-gio e la sofferenza della malattia, ma so-prattutto quanto possa essere fatto per mi-gliorare questa situazione.Viene trasmes-sa l’assoluta convinzione dell’importanzadi una diffusione mondiale della testimo-nianza e la necessità di una presa di co-scienza collettiva di un problema che dila-nia l’Africa - ma che tocca anche molti al-tri paesi - per il quale vanno elaboratestrategie efficaci e globali.Accompagnano le immagini alcuni testidell’autore e alcune testimonianze direttedelle persone fotografate.Nel corso dell’iniziativa per la giornataMondiale per la lotta all’Aids (1° dicembre)la Provincia ha ospitato un incontro dal ti-tolo “Il Fondo globale: una reale opportu-nità per il Sud?” organizzato da AzioneAiuto, un gruppo di organismi non gover-nativi attivi nei paesi del Sud del mondo,per discutere delle strategie da attuare permigliorare la lotta all’Aids.All’incontro era presente anche RupertEverett, testimonial dell’evento. L’attore in-glese ha dichiarato: «Ogni giorno nel mon-do muoiono 9.500 persone a causa del-l’Aids, la maggior parte nei Paesi più po-veri del mondo soprattutto perché nonhanno accesso a cure adeguate. È un olo-causto che possiamo fermare. Il nostro im-pegno può cambiare le cose. Adesso!»

ORIZZONTISPEZZATI

el 2000 il Parlamento della Repubblicaha approvato una legge per regola-mentare l’attività di informazione gior-

nalistica e di comunicazione istituzionale nel-l’ambito della Pubblica amministrazione. A fi-ne 2003, il sindacato dei giornalisti, cioè laFederazione nazionale della stampa italiana(Fnsi) e l’organizzazione professionale dei co-municatori, vale a dire l’Associazione italianadella comunicazione pubblica istituzionale(“Comunicazione pubblica”), stanno ancorabattagliando per ottenerne la corretta applica-zione. In altre parole per ottenere che negli Uf-fici stampa pubblici lavorino giornalisti conadeguato status professionale e relativo con-tratto di lavoro, che negli Uffici relazioni con ilpubblico (Urp) e negli Uffici di comunicazionein genere operino persone con il relativo rico-noscimento professionale e contrattuale e chela figura del portavoce (che ha un rapporto fi-duciario con il capo dell’amministrazione) ab-bia ruoli e competenze ben distinte da chi la-vora negli altri Uffici.A che punto è la situazione in Emilia-Romagnae, quindi, nella provincia di Bologna? È prestodetto: ben al di qua della soglia di accettabilità.Il sindacato dei giornalisti (spesso d’intesa conl’Associazione dei comunicatori) sta tentandodi sottoscrivere un documento congiunto diintenti politici con il Caler, vale a dire con ilCoordinamento delle autonomie locali emilia-no-romagnole, cioè con l’insieme di quello cheviene chiamato il “sistema delle autonomie lo-cali” della nostra regione. L’obiettivo è quellodi cercare di spingere le associazioni di rap-presentanza di Comuni, Province, Comunitàmontane e quanto altro operi istituzionalmen-te sul territorio ad impegnarsi affinchè il mag-gior numero possibile di enti si doti delle strut-ture previste dalla legge 150/2000 e lo facciain modo corretto evitando, diciamo così, solu-zioni fantasiose. Allo stesso tempo il sindacato

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dei giornalisti (cioè l’Associazione stampa del-l’Emilia-Romagna) chiede che tale processovenga accompagnato da un confronto costan-te che lo veda protagonista ed interlocutore ri-conosciuto degli Enti locali.Per quanto riguarda l’istituzione Regione, cheha rivendicato la propria potestà legislativa inmateria, il sindacato opera su due livelli. Neiconfronti del Consiglio regionale chiede l’ap-plicazione di un’intesa già sottoscritta dalCoordinamento delle Assemblee regionali, in-tesa nella quale si prevede l’applicazione delcontratto giornalistico vigente agli Uffici stam-pa dei Consigli e si riconoscono Fnsi e Comu-nicazione pubblica quali interlocutori per que-ste tematiche. Il sindacato dei giornalisti hagià incontrato i gruppi consiliari di An, Rifon-dazione comunista, Riformisti-Sdi-Pri e Ds perporre loro la questione del rispetto, in sede lo-cale, dell’accordo nazionale. Analoga iniziativaviene portata avanti nei confronti della Giuntaregionale la quale si orienta a dar vita ad unaAgenzia che svolga il ruolo oggi assegnato al-l’Ufficio stampa in tempi che vengono quanti-ficati nella scadenza della prossima primavera.Di questo starebbe discutendo un gruppo dilavoro con il quale il sindacato dei giornalistivorrebbe trovare l’occasione di confrontarsi intempi i più rapidi possibili. E ciò in base al prin-cipio: meglio discutere oggi che polemizzaredomani. Nel frattempo Associazione stamparegionale e Federazione nazionale intervengo-no in ogni singolo caso sollevato dai colleghiche operano negli Uffici stampa pubblici (sen-za trascurare quelli privati) ed incontra tuttequelle Amministrazioni che si dichiarano di-sponibili a discutere e a confrontarsi su un te-ma complesso, ma la cui soluzione è matura datempo. �

*Segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana

Avanti, con faticadi GIOVANNI ROSSI*

L’importante legge dello Stato che regola l’informazione e la comunicazione istituzionale è ancora largamente inapplicata anche nella nostra regione

NN

C O M U N I C A Z I O N E

IL LIBROIl titolo è Delitto imperfetto. La copertinaimita i famosi gialli Mondadori. Ma non sitratta di un libro giallo, almeno nel sensoclassico del termine. In realtà, di un giallo,in qualche modo, si tratta: vi si parla, infat-ti, della legge 150/2000, cioè di quel com-plesso di norme che regolano le attività diinformazione e di comunicazione da partedella Pubblica amministrazione. Una leggeche molti, troppi forse, vogliono morta: po-litici arretrati, burocrati immobili, ammini-stratori conservatori, confederazioni sin-dacali ostili ed anche giornalisti imprepa-rati. Nel libro si raccontano i retroscenadelle vicende che hanno portato all’appro-vazione unanime (incredibile, ma vero)della legge. Allegata anche un’ampia ap-pendice normativa.Delitto imperfetto - Intrighi, retroscenae colpi di mano per affossare la “150” èstato scritto da Renzo Santelli, responsa-bile relazioni esterne della Federazionenazionale della stampa italiana (Fnsi), e daVincenzo Perone, redattore a tempo deter-minato del Tg3 Rai. Edito dal Centro di do-cumentazione giornalistica costa 15,00euro.

un fatto. Le produzioni culturali, la spe-rimentazione multimediale, le diverseforme di attività nei settori cognitivi -

dal web allo spettacolo, dalla comunicazioneall’informazione - costituiscono i paradigmi diun’economia creativa che, nell’area metropoli-tana di Bologna, ha trovato uno dei momentidi massima espressione e diffusione. Altret-tanto vero è che su questa “rete” territoriale diprogetti, idee e iniziative, sui soggetti econo-mici che la compongono stenta a circolare suf-ficiente informazione. Relativa al numero di la-voratori, innanzi tutto, alle differenti profes-sionalità e alle tipologie delle impresecoinvolte nel fenomeno. È il primo dei motivisu cui si fonda il progetto “Op.Com”, un corsodi formazione per operatori della comunica-zione sociale ideato da PopLab-Sportello deinuovi lavori, sostenuto da Legacoop e realiz-zato dal centro di formazione Efeso. «A fiancodi realtà strutturate e consolidate - spiega il re-sponsabile dell’Ufficio promozione di Lega-coop, Pierpaolo Busi -, è evidente che lo svi-luppo dei nuovi lavori legati alla cultura e allenuove tecnologie è determinato dal prolifera-re di attività nell’ambito del mondo associati-vo, dell’imprenditorialità informale e sponta-nea dei centri sociali e degli spazi autogestiti,come pure dall’emersione di figure professio-nali atipiche segnate dalla frammentazione(part-time, telelavoro, lavoro interinale e para-subordinato) delle nuove forme contratturalidel mercato del lavoro». Se proprio da questaarea sociale scaturiscono per un verso ele-menti di creatività progettuale, di inedite com-petenze sui processi di comunicazione, nuovisaperi e potenziali reti di produzione culturale,si manifesta dall’altro la necessità di costruirepolitiche di sostegno, di accesso al credito, distarting-up di impresa e di aiuto nell’innova-zione. E, soprattutto, di formazione. «Nel cor-so dell’attività di affiancamento offerta alle de-cine di imprese cooperative del settore nate inquesti ultimi anni - continua Busi - è risultatoevidente il bisogno di trovare orientamentonell’evoluzione del mercato del lavoro, di met-tere in “rete” quanti lavorano nel “cognitivo”,di preparare operatori della comunicazione ca-paci di occuparsi delle tematiche del mondodel lavoro». Op.Com nasce dunque anche sul-la spinta di questa necessità formativa e di

orientamento, di promuovere impresa “dalbasso” e di sperimentare nuovi modelli di or-ganizzazione economica e culturale, «A un an-no dall’apertura dello Sportello dei nuovi lavo-ri - dice Riccardo Paccosi di PopLab -, ci è sem-brato urgente il problema di rendere piùvisibile il mondo dei lavori cognitivi della retee della cultura, di costruire informazione su untessuto imprenditoriale che, nonostante punted’eccellenza, presenta un forte carattere diprecarietà. In tal senso, l’idea di un corso di formazioneper operatori della comunicazione socialecoincide con l’ipotesi della creazione di un for-mat di informazione locale, i cui contenuti ri-guarderanno le diverse forme dell’economiacreativa dell’area metropolitana bolognese».Partendo da elementi propedeutici storici - ilpassaggio dal fordismo/taylorismo al paradig-ma postfordista, dalla new economy alla socia-lizzazione dei saperi, fino all’attuale prefigura-zione della welfare economy - e dall’analisi del-la trasformazione dei media verso unamaggiore partecipazione e interattività, il cor-so prenderà in analisi anche le più recenti no-vità normative relative al mondo del lavoroflessibile o atipico. Gli aspiranti giornalisti e comunicatori parte-ciperanno infine a esperienze individuali di la-boratorio presso diversi media locali orientatealla costituzione di una redazione già definita“plurimediale”. In altre parole, di un possibilenuovo media legato al territorio bolognese ededicato alle tematiche dei nuovi lavori, dellacultura e della net economy. �

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Costruire conoscenza sui nuovi saperidi FEDERICO LACCHE

Il corso di formazione per operatori della comunicazione sociale sostenuto da Legacoop ha un’ambizione: promuovere impresa “dal basso” e realizzare un format di informazionesull’economia creativa dell’area metropolitana bolognese

C O M U N I C A Z I O N E

ÈÈ

OP.COM

Finanziato dalla Provincia di Bologna epromosso da Legacoop, PopLab-Sportellodei nuovi lavori e da un network radio-tele-visivo locale, Op.Com punta a trasmettereai lavoratori dipendenti o atipici operantinel settore della comunicazione e dellacultura competenze e strumenti per pro-gettare e sviluppare strategie di informa-zione attraverso i diversi media. Il progettoper operatori della comunicazione socialeè realizzato dal centro di formazione Efe-so, e ha preso avvio il 24 novembre con 16partecipanti già impegnati nel mondo dellacooperazione, del giornalismo, delle asso-ciazioni e dei centri sociali. Prevede unavera e propria fase formativa di 60 ore sud-divisa in tre parti e un laboratorio finale di120 ore costituito da un project work all’in-terno di alcune redazioni di media locali.Le sezioni formative del corso riguarde-ranno l’analisi e la teoria sul lavoro cogniti-vo, l’analisi dei media e della informazio-ne/comunicazione e l’analisi tematica delmercato del lavoro, con docenze di autorie studiosi del mercato del lavoro, di welfa-re e new economy, come pure di giornali-sti televisi, della carta stampata e di pub-blicazioni on-line. Tra le presenze già con-fermate, Carlo Formenti, Enzo Rullani,Franco Berardi, e Andrea Fumagalli, oltrea Stefania Rimini di Report, Renzo di Ren-zo di Colors e Stefano Porro di Clarence.Saranno infine laboratori del project workle redazioni di Radio Città del Capo, di Ra-dio Città 103, del quotidiano Il Domani e lestrutture di La.Di.S. e del periodico on-lineZeroincondotta.

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I N C O N T R I D ’ A R T E

go Guidi, pittore. Con questa stringataformula lui si presenta. Conoscendolo,si scopre un uomo squisito, un piace-

vole affabulatore, una persona di cultura, unimprevedibile contestatore e, qualità ormai ra-ra, un artista che si applica, con eccellenti ri-sultati a tutte le tecniche dell’arte figurativa:disegno, pittura, scultura, grafica. Vederlo al-l’opera è un privilegio concesso a pochi, a con-dizione di stare sempre alle spalle del cavallet-to, senza pretendere di sbirciare l’opera, con-cessa agli occhi altrui solo dopo l’ultimapennellata ed un certo periodo di “sedimenta-zione”.Misurato, composto, formale nella vita, si tra-sforma nell’attimo in cui si pone dinanzi alla te-la, un attimo che lo domina e lo assorbe e simanifesta non in pennellate ma in sciabolate dicolore.Guidi si esprime nelle sue eclettiche capacità,dominato da uno scopo che non ha scelto maa cui fin da bambino è stato “votato”. A tredicianni entra al Liceo Artistico e a diciassette inAccademia. Conquista la stima e l’amicizia diPizzirani, Protti, Romagnoli; fa tesoro dei loroinsegnamenti che da una vita si adopera di tra-mandare.Pur schivo e riservato, ha estimatori e colle-zionisti in tutta Italia, e allora è inevitabile ca-pire perché dopo una vita intera passata a di-pingere - oltre sessant’anni - ha realizzato solo

quattro mostre, cinque con quest’ultima a Pa-lazzo Ratta (resa possibile grazie all’insistenzae all’amicizia del dottor Corsari, presidentedell’Associazione bolognese per le arti). La ri-sposta è semplice ed essenziale: «per vivere iodebbo dipingere e non mostrare. Mostrare èproporre, sollecitare, invita-re all’acquisto, tutte coseche mi mettono a disagio. Inpiù, cedere le mie “creature”è sempre un po’ doloro-so…». «E le ripeto ciò che hodetto in un’altra intervista:faccio questa mostra conl’intento di “andare in pari”coi miei maestri, o almenotogliere un po’ di polvere daquel tipo di pittura che loromi hanno insegnato e che io,anche se “l’ultimo” continuoa praticare, per mantenere viva la loro memo-ria e quella dei Bertelli, Scorzoni, Cervellati ealtri».Ritratti, nudi, fiori, oggetti, paesaggi, interniraccontano un percorso artistico proiettatoverso tutto ciò che è bello e vissuto con esplo-siva passione. Il tema prediletto è la donna, ilritratto, il nudo, un ritratto che è subito inda-gine, che non si ferma in superficie, ma scava,scopre, traduce…Eccellente anche nel disegno - che considera

un indispensabile pilastro senza il quale nes-suna pittura può stare in piedi - gli bastano po-chi segni per approfondire le più segrete sfu-mature di un volto, di un carattere, di una iden-tità, e nei suoi olii, dice la critica colta, non sirileva un solo errore di sintassi.Per conoscerlo meglio, incontrarlo, parlargli,l’appuntamento è a Palazzo Ratta (via Casti-glione 24, Bologna) fino al 7 gennaio 2004; lamostra è aperta dalle 9,30 alle 12,30 e dalle15,30 alle 19,30 ed è chiusa il lunedì. �

pittoredi ANNA BALDI

Le opere dell’artista bolognese in mostraa Palazzo Ratta fino al 7 gennaio

UUAlcune opere dipinte da Guidi nell’arco

di più di 40 anni. In senso orario dasinistra: “Nudo con drappo d’oro”

(1970); “Il mio studio” (2000);“L’esordiente” (1959) e “Nevicata sul

terrazzo del mio studio” (1971)

er chi volesse approfittare delle vacanzedi Natale per conoscere sempre megliola propria città e le ricche collezioni

d’arte che essa racchiude, segnaliamo alcuneproposte. Il Museo civico archeologico (via dell’Ar-chiginnasio, 2 a Bologna) ospita una delle rac-colte di antichità egiziane più importanti d’Eu-ropa, con circa 3500 oggetti. Numerosissimisono anche i reperti che illustrano la storia piùantica della città, dalla preistoria all’epoca ro-mana. I materiali, provenienti da scavi a Bolo-gna e territorio circostante, documentano i va-ri aspetti della vita quotidiana della città antica,con numerosi oggetti d’uso, oltre a statuette dibronzo, ceramiche, sculture di marmo, stelied elementi architettonici. Il Museo organizzavisite guidate tutti i giorni festivi (ore 11 e 16)articolandole secondo differenti precorsi e fi-nalità. Alle tradizionali visite per adulti (7-8-14-26-28 dicembre, 4-6-18-25 gennaio e 1-8 feb-braio), si aggiungono quelle dedicate ai bam-bini (8/12 ore 16, 25/1 ore 11, 1 e 8/2 ore 16).Ci sono, inoltre, i laboratori didattici che of-frono anche agli adulti la possibilità di impara-re partecipando a giochi e dimostrazioni (8-14-21 dicembre, 11 e 18 gennaio), ma anche per-corsi gialli sulle tracce di intrighi ambientatinell’antichità (15-22 e 29 febbraio ore 16), e vi-site introdotte dalla proiezione di diapositive oda dimostrazioni pratiche alla scoperta dellavita nell’antichità (7-21-28 dicembre, 11 e 25gennaio, 8-15-22-29 febbraio). Il Museo è aper-to dal martedì al sabato dalle ore 9 alle 18.30,domenica e festivi dalle 10 alle 18.30, mentrerimane chiuso tutti i lunedì feriali, Natale e Ca-podanno. Per maggiori informazioni: tel.051.23.38.49.I Musei civici di arte antica di Bologna pro-muovono la domenica una serie di visite gui-date alle Collezioni Comunali d’Arte, al MuseoCivico Medioevale e al Museo Davia Bargelli-ni. Per avvicinare il pubblico al ricco patrimo-nio museale e al passato di Bologna vengonoattivati diversi percorsi che illustrano la storiadi alcuni oggetti, dalla loro realizzazione aiproblemi legati alla conservazione. Fra questi,“antico e moderno” (7-14-21 dicembre), “dal-l’idea all’opera” (18-25 gennaio e 1 febbraio),“arti e manufatti dal mondo” (8-15-22-29 feb-braio), tutti alle ore 10.30. Per ulteriori infor-

mazioni: Urp del Comune di Bolo-gna, tel. 051.20.30.40. Opere contemporanee sono inveceesposte, fra l’altro, alla Galleriad’arte moderna Raccolta Lerca-ro, il cui primo nucleo nasce nel1971 quale dono di riconoscenza edi stima di alcuni artisti bolognesi alCardinale Giacomo Lercaro per isuoi ottant’anni. La collezione ha, direcente, trovato adeguata sistema-zione nel ristrutturato palazzo di viaRiva Reno a Bologna, un tempo Ca-sa della Misericordia. Su una super-ficie di circa 2.000 mq è possibileammirare circa un terzo dell’interaraccolta che, con oltre 1.600 opere, rappresen-ta un’ampia panoramica della produzione pit-torica e scultorea europea dalla seconda metàdell’Ottocento ai giorni nostri. L’esposizioneviene periodicamente cambiata in modo da po-ter presentare tutte le opere e da offrire al vi-sitatore ulteriori motivi per tornare. Accantoalle opere degli artisti fondatori, le grandi teledi Aldo Borgonzoni, gli oli di Pompilio Man-delli e Ilario Rossi, i bronzi di Enzo Pasqualini,si trovano le sculture bronzee dei maestri delNovecento Giacomo Manzù, Arturo Martini,Marino Marini, Francesco Messina, GiorgioDe Chirico, Lucio Fontana, Luciano De Vita. Se è stato il cardinale, da sempre attento adogni espressione del bello e fautore di lungi-miranti iniziative a favore dell’arte e dell’ar-chitettura contemporanea, a iniziare la raccol-ta d’arte, essa è stata arricchita grazie all’im-pegno della Fondazione Lercaro con nuovedonazioni che documentano anche le attuali ri-cerche artistiche. La Raccolta Lercaro si trovain via Riva Reno 59, ed è aperta dal mercoledìal sabato dalle 15 alle 18, domenica dalle 10 al-

le 13 e dalle 15 alle 18. Per maggiori informa-zioni, tel. 051.47.20.78.Inaugurato lo scorso maggio, il Museo del-l’Osservanza (via Osservanza, 88 - Bologna),situato sull’omonimo colle, di fianco alla pre-stigiosa biblioteca, raccoglie opere d’arte sa-cra, appartenenti ai frati minori, che rappre-sentano oggi anche una preziosa testimonian-za di memoria storica. Fra le immagini sacre èpossibile ammirare la quattrocentesca tavoladella “Crocifissione” di Orazio Di Jacopo, teledi Giuseppe Maria Crespi, opere di oreficeria,come il calice risalente alla prima metà del XVsecolo probabilmente appartenuto a S. Ber-nardino da Siena, reliquiari e miniature del bo-lognese Nicolò di Giacomo (XIV secolo). Peril momento il museo è visitabile solo su ap-puntamento, tel. 051.582.024. �

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Tesori d’arte e culturadi BARBARA TUCCI

Alcune proposte per trascorrere qualche ora in compagnia delle più preziose testimonianze della nostra storia e cultura

PP

M U S E I

Sopra, una panoramica della saladella galleria “Raccolta Lercaro”dove si conservano le opere di alcuni tra i più importantiscultori del ‘900

Associazione Clavicembalistica Bolo-gnese ha festeggiato l’anniversarioammettendo, per la prima volta, al con-

corso di esecuzione clavicembalistica “PaolaBernardi”, giovani musicisti di altri paesi del-l’Unione Europea. A Bologna ne sono arriva-ti nove. Insieme ai cinque candidati italiani,hanno partecipato lo scorso novembre, nellaSala dello Zodiaco di palazzo Malvezzi, a que-sta singolare sfida che li ha visti impegnati adeseguire la fitta trama dei Capricci di Fresco-baldi, le raffinate armonie di Forqueray, gliarditi contrappunti di Bach, sotto l’occhio vi-gile di una giuria formata da nomi prestigiosidella musica antica, come Luigi FerdinandoTagliavini, Bob Van Asperen, Alfonso Fedi,Maria Pia Jacoboni Neri, Gordon Murray.Come nacque a Bologna, quest’attività per va-lorizzare lo strumento, lo ricorda la presiden-te, Maria Pia Jacoboni Neri. «L’Associazionenacque a Bologna, per iniziativa di due allievedella classe di clavicembalo di Paola Bernar-di, Maria Letizia Pascoli e Maria Pia JacoboniNeri. Iniziammo organizzando nel refettorioquattrocentesco del convento dell’Osservan-za alcuni concerti che richiamarono moltopubblico. Incoraggiate dai frati, e con il so-stegno del Ministero del Turismo e dello

spettacolo, proseguimmo con cicli di concer-ti in primavera e in autunno. A questi affian-cammo un’attività seminariale dove affronta-vamo problemi di prassi esecutiva, di inter-pretazione della musica barocca e quant’altrosi riferisse alla musica antica. Grazie ad unasovvenzione del ministero per i Beni e le atti-vità culturali, sezione arti librarie, iniziammoun’attività editoriale che continua tuttora.Ogni anno pubblichiamo un volume che pre-senta inediti di biblioteche italiane o stranie-re, traduzioni di antichi trattati o trascrizioniin italiano moderno dei trattati del Cinque eSeicento destinati agli allievi di clavicembaloe di organo». Continua la professoressa: «L’idea di organiz-zare un concorso nazionale di esecuzione cla-vicembalistica venne, nel 1985, anno europeodella musica, alla presidente, Paola Bernardi.Per dare al concorso un taglio di internazio-nalità furono sempre invitati come membridella giuria, composta da cinque persone, dueclavicembalisti stranieri. Abbiamo avuto l’o-nore di avere con noi Kenneth Gilbert, Gu-stav Leonhardt, Alan Curtis, Gordon Murraye altri grandi interpreti della musica antica.Presidente della giuria fu nominato, e lo ètutt’oggi, il maestro Luigi Ferdinando Taglia-

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vini. Purtroppo, due anni fa, la signora Ber-nardi è mancata e i soci mi hanno eletta pre-sidente dell’Associazione. Il concorso, dal 1985, ha cadenza biennale.Questa, che si svolge con il patrocinio dellaProvincia di Bologna, è stata la decima edi-zione. È sempre stato riservato a diplomatinei conservatori italiani, anche per valorizza-re, come diceva la signora Bernardi, i nostrimusicisti. Da quest’anno, per celebrare iltrentesimo anno di attività, possono iscriversianche musicisti stranieri dell’Unione Euro-pea. La giuria è formata da Luigi FerdinandoTagliavini, dall’olandese Bob Van Asperen, daAlfonso Fedi, vincitore di una delle nostre pri-me edizioni del concorso e ora insegnante alConservatorio di Ginevra, da me, docente alConservatorio di Parma e da Gordon Murray,Conservatorio di Vienna». Si sono iscritti in quattordici: due francesi,due inglesi, due tedeschi, un portoghese, unaustriaco, cinque italiani. Per la prima voltanella sua storia, nei giorni 21, 22 e 23 novem-bre, il concorso si è svolto nella Sala dello Zo-diaco di palazzo Malvezzi. Lunedì 24, nella Sa-la Consigliare della Provincia, ha avuto luogoil concerto della vincitrice, la francese Clotil-de Varwaerde. �

Il fascino barocco del clavicembalo

di CHIARA SIRK

M U S I C A

Compie trent’annil’Associazione Clavicembalistica

Bolognese, realtà che ha giocato un ruolodi protagonista in Italia nel rilancio della musica

barocca e nel recupero di una sua corretta esecuzione

L’L’

Il clavicembalocostruito nel 1612 da Hans Ruckers

el 1837 Balzac fece un secondo viaggioin Italia e, nell’aprile di quell’anno, pas-sò anche da Bologna. Un giovedì (per-

ché, leggo, era il giorno dell’apertura gratuitaal pubblico) egli visitò quella che oggi è la Pi-nacoteca Nazionale. E siccome in Italia era ve-nuto per istruirsi nell’estetica musicale (il chelo portò fra l’altro a rimestare “le ceneri dellaFenice a Venezia”!), in quella che era la pina-coteca dell’Accademia Clementina egli am-mirò la celebre Estasi di Santa Cecilia di Raf-faello, che viene chiamata anche Santa Ceciliatra santi. Questo genio enorme, Balzac, è pro-prio buffo. Dice, in una lettera, che il viaggioitaliano fu infruttuoso, e che egli non riuscì atrovare la musica che cercava, eccetto quellache dorme ancora dentro la testa di Rossini (!)e “quella che ascoltavano gli angeli nel quadrodi Raffaello”. Ora, gli angeli del quadro leggo-no insieme due spartiti in uno squarcio lumi-noso di cielo, e la Santa della musica volge gliocchi verso di loro, con in mano un organoportativo. Ai suoi piedi, diversi strumenti mu-sicali: a fiato e ad arco, due o tre esemplari ditamburo, e anche qualche strumento idiofono(una coppia di piatti, un triangolo e la sua bac-chetta). Questo quadro, simbolo della sacra-lità della musica e dell’estasi che dona, Balzaclo portò dentro di sé. Forse lo considerava unaspecie di spartito ideale e facilmente leggibile,che perfino uno come lui, sprovvisto di dottri-na musicale, poteva leggere e godere. Unasinfonia di colori e di linee pure. Tanto che lomenzionò in due opere scritte due anni dopo.Nella prima, un romanzo intitolato Una figliadi Eva, a un certo punto la protagonista, la con-tessa di Vandenesse, si precipita dal suo ex in-segnante di musica, il goffo e patetico Sch-muke, per fargli firmare delle cambiali che po-trebbero salvare l’uomo che essa crede diamare. Nel povero alloggio di Schmuke, la pol-vere è spazzata via solo dalla coda del gatto!Dopo che ha firmato, il buon Schmuke, al co-spetto della sua venerata ex allieva, si siede alpianoforte. Ed ecco cosa scrive Balzac: “Già lemani di quell’angelo galoppavano sopra i vec-chi tasti, già il suo sguardo attraversava i tettiper raggiungere i cieli, già il più delizioso ditutti i canti fioriva nell’aria e penetrava nell’a-nima; ma la contessa non lasciò che quell’in-genuo interprete delle cose celesti facesse par-

lare gli strumenti a fiato e ad arco, come laSanta Cecilia di Raffaello in favore degli ange-li che l’ascoltano, se non il tempo che ci misel’inchiostro ad asciugare…” Nella secondaopera, un lungo racconto intitolato MassimillaDoni e consacrato alla descrizione minuta delMosè di Rossini, Balzac raffigura il nobile ve-neziano Emilio Memmi, che è così idealmenteinnamorato della duchessa Cataneo (la Massi-milla Doni del titolo) che non riesce a fare l’a-more con lei. Un “felice guaio”, come lo defi-nisce un altro perso-naggio. Circa ametà del racconto,c’è questa scena, de-scritta in maniera di-sinvolta e poetica:“Una lacrima bagnògli occhi di Emilio,Massimilla, sublimedi quella bellezzache risplende nellaSanta Cecilia di Raf-faello, gli serrava lamano, le ginocchiasi toccavano, lei ave-va come un bacio infiore sulle labbra.”Ne abbiamo la pro-va: per Balzac tuttele figure di Raffael-lo, come di pochi al-tri pittori, “sembra-no astratte, talmen-te sono lontane danoi” (così scrive nel-

la dedica anteposta a Una figlia di Eva). La bel-lezza astratta e l’armonia musicale: questo Bal-zac vide essenzialmente nella Santa Cecilia,che ancora oggi si può ammirare nella sala un-decima della Pinacoteca Nazionale di Bolo-gna.A modo di poscritto. Per chi non conosce ilracconto dell’amante impotente verso l’amata(e solo verso di lei): alla fine, narra Balzac, cifu “la più felice fra le notti felici”, ma con unepilogo, aggiunge, “orribilmente borghese”…

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Un’estasi bolognese fra le pagine di Balzacdi NICOLA MUSCHITIELLO

NN

I L P O S T O D E L L E F R A G O L E

“L’estasi di Santa Cecilia” di Raffaelloconservata allaPinacotecaNazionale di Bologna

sportina sportiva

rano passati diciannove anni dall’ul-timo scudetto della Bologna del ba-seball. Poco meno di mezzo secolo.

Altri tempi, generazioni diverse, ricordi chesfumano nella lontananza. Insomma, c’erabisogno di una mano di vernice fresca, ca-pace di restaurare l’immagine di una disci-plina sportiva che sotto le due torri era sem-pre stata volano di soddisfazioni a tinte forti. Diciannove anni sono tanti, nella vita comenello sport, ma finalmente l’attesa è finita. Lastagione agonistica 2003 ha proclamatoCampione d’Italia l’Italeri, attuale targa dellaFortitudo baseball. E così il duopolio Rimini-Nettuno è stato spezzato; Bologna è tornatacapitale di questo sport, uno sport made inUsa che però in Italia, a differenza di altriprodotti a stelle e strisce, non è mai riuscitoa sfondare. Ma questo non importa: un tito-lo tricolore è pur sempre un traguardo im-portante, in qualsiasi sport, nel calcio comenel baseball. L’impatto mediatico sarà diver-so, non c’è dubbio, ma la soddisfazione ri-mane comunque tantissima, anche per lacittà, bisognosa di un balsamo sportivo daversare sulle ferite provocate dalle amare vi-cissitudini del basket e da un Bologna calcioche dispensa gioie con il contagocce.Tanto più che era già da un paio di stagioniche la Fortitudo baseball ci provava. Squa-dra attrezzata per puntare al bersaglio gros-so, i favori del pronostico, buone partenze distagione che parevano sensori attendibili di

eventi positivi. Ed invece al momento distringere, vedi play-off, mancava semprequel quid in più, quella componente spessoimponderabile che può consentire di arriva-re fino in fondo senza mai perdere di vista iltraguardo finale. Questa squadra sembravauna crisalide, sicuramente bella ma incapa-ce di uscire dal bozzolo per diventare farfal-la. La metamorfosi, come detto, si è verifica-ta quest’anno. La solita partenza bruciante,le reiterate vittorie e gli applausi degli ad-detti ai lavori. La regular season sembravaun film già visto, il solito copione scritto daun regista assai difettoso sul piano della fan-tasia. Ed invece stavolta il finale è stato di-verso, un vero e proprio happy end, scrittonella serie scudetto dei play-off che ha mes-so di fronte l’Italeri Bologna e la sorpren-dente Gb Modena, in un derby della via Emi-lia ricco di pathos e di fascino. Risultato fi-nale 4-1 per i bolognesi e poi via alla festa,per questo scudetto numero sei nella storiadella Fortitudo. Al successo tricolore c’è poida aggiungere la conquista della Coppa Ita-lia e la ricorrenza del cinquantesimo com-

pleanno della società, nata nell’ormailontano 1953 ed affermatasi poi co-

me una delle realtà più presti-giose del baseball di

casa nostra. In-somma, il 2003

sarà ricordato come un anno di grazia, unanno da segnare a caratteri d’oro nell’albumdi famiglia della Fortitudo. Obbligatorio, al-lora, dare un’occhiata ai protagonisti di que-sta travolgente cavalcata, che si è dipanataattraverso una striscia vincente fatta di cin-quanta vittorie nell’arco della stagione. Da-vid Rigoli, ex pro con Montreal, esterno dilusso, splendido “ladro di basi”; il lanciatoreRolando Cretis, già vincitore a Grosseto ditre scudetti; il veterano Ricky Matteucci, au-tore quest’anno della millesima battuta vali-da in carriera; l’altro esterno Claudio Liver-ziani, già stella del baseball riminese; il gio-vane e talentuoso Davide Dallospedale,protagonista assoluto nella finale con Mode-na, considerato all’unisono il campione sucui costruire il futuro. E poi il trio dominica-no composto da Heredia, Antigua (votatodalla critica miglior giocatore delle finali) eSolano, i lanciatori Betto, Milano e Newman,gli interni Sheldon e Fontana, gli esterni Fri-gnani e Breviglieri, il battitore Landuzzi. Altimone della nave, coach Mauro Mazzotti,capace di far uscire il massimo da una squa-dra già di per sé ricca di potenzialità natura-li. Sono loro gli eredi dei mitici Toro Rinaldi,Vic Lucani, Roberto Radaelli, Roberto Bian-chi, indimenticati alfieri delle stagioni d’orodel baseball targato Bologna. Le loro gestarisalgono a 25-30 anni fa, la loro squadra sichiamava Montenegro, una squadra sempreal centro della scena, sia in Italia che in Eu-ropa. Ultimo scudetto di quella saga felice,1984. Poi la vena sembrò prosciugarsi, al pe-riodo dei sorrisi subentrò la lunga stagionedelle amarezze e dei musi lunghi. Ci volevail gruppo Italeri per risarcire la Fortitudo ba-seball e i suoi tifosi della lunga astinenza da

vittorie. E così dopo diciannove anni ilsogno americano continua. �

Il sogno americanodi ANTONIO FARNÈ

EE A 50 anni di età la FortitudoBaseball conclude una stagionericca di successi. Lo scudettodopo 19 anni, e la Coppa Italia

Un momento della premiazione inProvincia della squadra di baseball “ItaleriFortitudo Bologna” che si è laureatacampione d’Italia 2003

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N E W S

INCONTRO IN PROVINCIA CON IL CAPO DELLO STATO DELLA REPUBBLICA DI MOLDOVA Il presidente Vittorio Prodi, accompagnato dalla signoraAlessandra, ha ricevuto il 29 novembre scorso a palazzoMalvezzi il capo dello Stato della Repubblica di Moldova,Vladimir Voronin, in visita ufficiale in Italia, accompagna-to dalla signora Taisia, dai ministri degli Affari esteri Ni-colae Dudau e dell’Economia Marian Lupu.Facevano parte della delegazione ufficiale anche i consi-glieri del presidente per la politica interna, per la politicaestera, per lo sviluppo sociale, il governatore della BancaNazionale, il direttore del dipartimento doganale e quellodel dipartimento della migrazione.Per la Provincia erano presenti il presidente e il vice pre-sidente del Consiglio, Valerio Armaroli e Giuseppe Sab-bioni, l’assessore alle Attività produttive, Nerio Bentivogli,la consigliera Daniela Turci e numerosi funzionari del-l’amministrazione.Prodi, porgendo il benvenuto all’illustre ospite (è il primocapo di stato straniero in carica in visita a palazzo Malvez-zi) ha espresso anzitutto vivo apprezzamento per l’inten-zione più volte manifestata dal presidente di Moldova di in-tegrare il suo Paese nell’Unione europea, sottolineando aquesto proposito come non solo governi e parlamenti, maanche istituzioni regionali e locali siano parte importantedel sistema di governance europea. Prodi ha pertanto in-terpretato la visita della delegazione ospite come un rico-noscimento delle potenzialità che le amministrazioni loca-li possono esprimere nel processo concreto di integrazio-ne e sviluppo in campo economico, sociale, tecnologico edella ricerca.Da parte sua, il presidente Voronin, manifestando viva sod-disfazione per l’incontro, ha detto che il processo di inte-grazione tra Stati e quello tra le regioni costituiscono duefacce della stessa medaglia, notando in proposito pienacoincidenza tra il clima e i risultati degli incontri con lemassime autorità europee e quelli – come nel caso dellaProvincia di Bologna – che si sviluppano in sede locale eche apriranno presto la strada a positivi ulteriori momentidi confronto fra gli operatori economici delle due realtà. �

I LIBRI DELL’AGRICOLTURAÈ stata recentemente aperta al pubblico la sala di consul-tazione della biblioteca dell’Istituzione Villa Smeraldi, Mu-seo della Civiltà contadina di San Marino di Bentivoglio.Racchiude uno dei più prestigiosi patrimoni librari ereditàdi alcuni Ispettorati provinciali per l’agricoltura. Si tratta dicirca 5000 volumi che raccontano delle conoscenze e del-le innovazioni nel settore che, più di ogni altro ha dato, so-prattutto tra Otto e Novecento, impulso all’economia dellanostra regione. �

BIBLIOTECHE IN RETELe biblioteche di pubblica lettura del territorio provincia-le hanno aderito al Polo unificato bolognese del Serviziobibliotecario nazionale. Grazie a questa adesione, è orapossibile mettere a disposizione degli utenti un catalogounificato in rete che raccoglie il patrimonio bibliografico dioltre 170 biblioteche statali, universitarie, scolastiche, co-munali, private, laiche e religiose, con più di 1.800.000 ti-toli e oltre 3 milioni di volumi. �

PONTE SUL LAVINO: VIA AI LAVORICosterà circa 1,5 milioni di euro, coperti nella misura del43% dalla Provincia di Bologna, e il suo completamento èprevisto per il maggio 2004. Il nuovo ponte sul TorrenteLavino verrà costruito a monte di quello già esistente, conl’intento di migliorare l’attuale situazione di congestionedel traffico in un punto critico della viabilità locale, l’inter-sezione tra le provinciali 75 e 26 che fanno da assi princi-pali di collegamento su Bologna per gli abitanti delle zonecollinari della valle del Lavino. Il progetto del nuovo pontecomprende l’accessibilità ciclopedonale, percorsi protettie connessi a quelli del Parco fluviale, opere di mitigazioneacustica e di riqualificazione dell’area con opere a verde.�

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SULL’AFFIDO DEI BAMBINIL’assessorato provinciale ai Servizi sociali e al-la sanità ha promosso, per il secondo annoconsecutivo, il corso di formazione sull’affido,rivolto a operatori dei servizi e delle comunitàdi accoglienza e volontari impegnati nell’am-bito del sostegno e dell’aiuto temporaneo a mi-nori provenienti da famiglie in difficoltà.Il corso, progettato dal Coordinamento tecni-co provinciale per l’affidamento familiare, si èposto l’obiettivo di approfondire i temi riguar-danti il disagio del bambino, il suo accompa-gnamento nelle possibili e diverse risposte ditutela, il supporto alla famiglia d’origine e levarie tipologie di affido.Il 26 novembre si è parlato di “Disagio delbambino nel proprio nucleo familiare e il suoaccompagnamento nelle possibili e diverse ri-sposte di tutela”; il 17 dicembre si è svolto il te-ma “L’accompagnamento della famiglia d’ori-gine nell’affido familiare”; il 14 gennaio pros-simo alle 9,45 all’hotel Savoia in via SanDonato 161 a Bologna si parlerà di “Quale af-fido per quale famiglia”. �Info: tel. 051/6598100

Il presidente dellaRepubblica di

Moldova, VladimirVoronin con la sua

delegazioneall’incontro con il

presidente Prodi e irappresentanti della

Giunta e del Consiglio provinciali

N E W S

PROMOBOLOGNA PER IL TERRITORIOPromuovere iniziative che possano contribuire al raffor-zamento e alla crescita socio economica di Bologna, valo-rizzare le potenzialità di sviluppo economico del territorio,identificare modelli operativi di intervento in coerenza conle politiche di sviluppo promosse dalle istituzioni locali,elaborare strategie e strumenti di marketing territoriale.Questi, in sintesi, gli ambiti di intervento di “Promobolo-gna” società consortile a responsabilità limitata il cui attocostitutivo è stato firmato recentemente a palazzo dellaMercanzia, dal presidente della Camera di Commercio,Gian Carlo Sangalli, e dal presidente della Provincia di Bo-logna, Vittorio Prodi. I due soci fondatori - che partecipa-no alla società in misura paritaria - hanno così attuato la pri-ma società in marketing territoriale di Bologna. Presiden-te di Promobologna sarà Sonia Bonfiglioli, titolaredell’omonima azienda metalmeccanica di Calderara di Re-no. �

NUOVO COMANDANTE DELLA POLIZIA PROVINCIALEDal 31 ottobre scorso il dottor Franco Centrone è il nuovodirigente Comandante della Polizia provinciale. Il presi-dente Vittorio Prodi ha firmato l’atto di conferimento del-l’incarico a tempo determinato dopo una selezione pubbli-ca avvenuta tra una rosa di candidati che avevano presen-tato domanda.Centrone, 55 anni, ha da poco lasciato la divisa della Poli-zia di Stato dove negli ultimi dodici anni ha comandato lasezione di Polizia giudiziaria. Funzionario assai esperto,nel corso della sua lunga carriera ha ricoperto inoltre in-carichi nel campo dell’antiterrorismo, della polizia scienti-fica, ferroviaria e della mobile.La sua esperienza sarà particolarmente utile nel momentoin cui la Provincia assumerà nel campo della vigilanza edella sicurezza nuove importanti funzioni. Infatti, oltre aicompiti storici in materia ittico-faunistica-venatoria, la Po-lizia provinciale si dovrà occupare di animali d’affezione edi tutela della circolazione, materia, quest’ultima, sulla

quale gli agentidella Polizia pro-vinciale frequente-ranno presto appo-siti corsi di specia-lizzazione che limetteranno in gra-do di esercitarefunzioni di Poliziastradale sugli oltre1400 km di stradeprovinciali. �

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GLI INCENTIVI PER IL TURISMOCon l’approvazione di due graduatorie, distin-te tra i progetti presentati da operatori privatied Enti pubblici, si è chiuso il bando 2003 ri-guardante gli incentivi previsti dalla legge perlo sviluppo e la qualificazione dell’offerta turi-stica.Dei quasi 1,3 milioni di euro messi a disposi-zione dalla Regione, la Provincia di Bolognane ha destinato il 75% alle imprese, assegnan-do 969.181,26 euro ai primi 14 progetti sui 53ammessi. I restanti 323.060,42 euro sono an-dati a cofinanziare i primi 8 progetti sui 20 pre-sentati da Comuni e associazioni turistichePro Loco. Le tipologie progettuali comprendono la ri-qualificazione e l’ampliamento di strutture ri-cettive, di uno stabilimento termale ed inter-venti di riqualificazione di spazi pubblici. La lo-ro realizzazione comporterà investimenti peroltre 14 milioni di euro. La maggior parte degli interventi finanziati so-no localizzati nelle aree strutturalmente piùdeboli, come quelle dell’Appennino. Si intendeinfatti puntare sul miglioramento della qualitàper estendere e adeguare la gamma dell’offer-ta nei confronti della domanda di nuovi turi-smi di nicchia (turismo sportivo e naturalisti-co, enogastronomia, prodotti tipici) che, se-condo quanto emerso nel corso di recentiincontri e seminari, si dimostra particolar-mente vivace sul territorio provinciale. �

FACCIAMO UN MACELLOLa Provincia in questi anni ha messo in campo varie ini-ziative di sostegno alla zootecnia di qualità promuovendoi servizi di filiera, fra i quali resta indispensabile un ade-guato e qualificato servizio di macellazione che garantiscail controllo sui capi e un rapporto più diretto fra allevatorie rivenditori.In questo contesto, considerato che sul territorio provin-ciale esistono solo tre macelli pubblici - tutti in territoriomontano - è stata siglata da Provincia e Comune di Casti-glione dei Pepoli un’intesa per la risistemazione e l’ade-guamento del macello comunale, secondo le prescrizionidell’Asl, come messa a norma della struttura ma anche perdare continuità e consolidare il servizio. La ristrutturazio-ne del macello rappresenta un passaggio fondamentaleper la realizzazione di un consorzio di filiera che promuo-va la qualità della carne bovina locale e dia sicurezza aiconsumatori, concretizzando l’accordo promosso nel 2002da alcune macellerie e allevatori dell’Appennino bologne-se, aderenti alle associazioni di categoria Ascom, Cia eColdiretti. �

Il presidente Vittorio Prodi(a sinistra) mentre dà ilbenvenuto al comandanteFranco Centrone

N E W S

NUOVE ECONOMIE PER L’APPENNINOLa Provincia e il Comune di Gaggio Montano hanno fir-mato un accordo di programma che darà nuovo impulso al-lo sviluppo economico dell’Appennino, consentendo inparticolare la realizzazione in tempi brevi di due nuovi in-sediamenti industriali. Sono infatti già pronti i progetti e leautorizzazioni per costruire lungo la Porettana, nel Comu-ne di Gaggio Montano, un nuovo stabilimento della Piqua-dro - azienda leader in Italia e nel mondo nella produzionedi borse e pelletterie - sulla base di un progetto innovativodell’architetto Karim Azzabi, e i nuovi spazi espositivi del-la concessionaria Fiat dell’Alto Reno di proprietà dei Fra-telli Lenzi. Nella stessa area si insedierà anche il distacca-mento della Protezione civile, con eliporto. �

FINANZIAMENTI ALLA MONTAGNASono 5 milioni e 200 mila gli euro che, nel bolognese, laRegione Emilia-Romagna ha destinato ai Gruppi di azionelocale (Gal) per progetti di promozione, valorizzazione esviluppo agricolo, turistico, ambientale, culturale e del-l’artigianato delle zone appenniniche. I fondi provengonodal programma Leader Plus che, terminata la fase prepa-ratoria, entra ora nel vivo della programmazione sul terri-torio. �Info: www.bolognappennino.com

NUOVA ALA DELL’OSPEDALE DI SAN GIOVANNIHa permesso l’ampliamento dell’attività ambulatoriale,l’incremento di posti-letto nel reparto di urologia, l’attiva-zione di una sezione di lungodegenza per post-acuti e del-le attività di senologia e oculistica. La realizzazione dellanuova ala dell’ospedale di S. Giovanni in Persiceto - inau-gurata l’11 ottobre e realizzata con un investimento com-plessivo dell’Usl Bologna Nord di 5 milioni di euro - è sta-ta anche l’occasione per dare avvio all’attività di degenzadi riabilitazione, con attrezzature di ultima generazione, eper qualificare ulteriormente i reparti di chirurgia e dipronto soccorso. �

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E-GOVERNMENT ED ENTI LOCALIDue progetti che raccolgono complessiva-mente un bacino di 8 milioni di cittadini e dicirca 300 amministrazioni pubbliche. Si trattadi Panta Rei - di cui la Provincia di Bologna ècapofila -, finalizzato alla gestione dei flussi do-cumentali su supporto digitale, e di People - delComune di Firenze -, basato sulla condivisionedelle eccellenze nell’erogazione digitale di ser-vizi a cittadini e imprese. Grazie a una recenteconvenzione tra le due ammistrazioni, questiprogetti di E-government saranno integrati e adisposizione degli utenti già nella primaveradel 2004. �Per saperne di più,www.pantarei.provincia.bologna.it ewww.progettopeople.it

TERRE DI BOLOGNAÈ stato tra i primi portali italiani sul mondo ru-rale, on-line dal 2000 e dedicato alle aziendeagricole bolognesi intente a promuovere tra iconsumatori produzioni-simbolo del territorioprovinciale. Dalle tipicità alimentari alle mani-festazioni, Terre di Bologna fornisce una map-pa delle opportunità che, di volta in volta, pren-dono le forme di agriturismi e bed&breakfast,di fattorie didattiche e di itinerari turistici. Pro-mosso da Coldiretti, Cia e Unione Agricoltori,il portale è finanziato da Provincia e Camera diCommercio, e (almeno fino alla scadenza delfinanziamento) gratuito per le aziende agrico-le in esso presenti e per gli utenti della rete chelo consultano. �Info: www.terredibologna.it

BOLOGNA RIDIVENTA CAPITALE DEL FUMETTOL’Associazione Hamelin organizza “bilBObul”,un ciclo di 14 lezioni, workshop, mostre e in-contri sul fumetto che proseguiranno ogni set-timana fino a marzo. Organizzatore con la Ha-melin, Antonio Faeti, che si farà carico delleprime sei lezioni dedicate ai fumettistibolognesi, da Magnus a Bonvi aScozzari, a Giardino. �

Alan Ford disegnato da Magnus (1969)

Bologna in lettere

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un vero e proprio omaggio a Bolognae alla sua memoria recente il nuovolibro di Francesco Guccini (“Città-

nova blues”, edizioni Mondadori, pagg. 217,euro 15), sorta di lunga ballata a “verso libe-ro” dichiaratamente autobiografica. Ideal-mente collegato a “Cròniche Epafàniche”del 1989 e a “Vacca d’un cane” del 1993,“Cittànova blues” racconta la vita scalcinatae piena di stupori del Guccini ventenne, dalmomento in cui approda nel capoluogo emi-liano (dopo l’adolescenza trascorsa tra Mo-dena e dintorni) fino agli anni in cui comin-cia a consolidare la propria figura di cantau-tore di successo. Il libro – suddiviso insezioni legate ad aspetti esistenziali partico-lari, come la naia, la vita nelle osterie, i primiamori, la contestazione e così via – è un viag-gio “dylaniano” dolce e aspro nel contempo,durante il quale c’è spazio per l’euforia e perla malinconia, per il senso del futuro e per lanostalgia, per gli stimoli forniti dalle novità eper i richiami ad un passato che spesso coin-cide con le tradizioni e i personaggi dellapropria famiglia. In fondo, a pensarci bene,si tratta degli stessi temi che hanno attra-versato buona parte della splendida produ-zione musicale di Guccini, anche se in que-sto caso l’autore è riuscito ad esprimerli evi-tando le autocitazioni, se non quelle relativea un determinato clima storico e culturale.Potrebbe sembrare un elemento scontatoma non lo è, proprio perché da un lato fare ilverso a se stessi è un’operazione quasi natu-rale da parte di chi ha già dato molto in uncampo specifico (e Guccini ha evitato il ri-schio di compierla) e dall’altro lato non è co-sì facile modificare il proprio linguaggio –pur con qualche evidente concessione al re-pertorio – arrivando persino ad inventarneuno originale. Non a caso l’autore ha avver-tito il bisogno di aggiungere alla parte nar-rativa un glossario di trenta pagine, assolu-tamente necessario a comprendere una se-rie di passaggi difficili da cogliere anche perun emiliano doc, visto l’uso frequente di ter-mini gergali e dialettali, per non dire di quel-li di pura fantasia. “Avevi mai sentito parlaredi piòle, tè? Ne avevi sentito sì, ma come dicosa remota e foresta, fatta per maraglia an-

ziana e trista, per gente perduta e sparigliata,persa nei fumi alcolici di immani pistoni lam-bruscheri; (…). C’era sì, per dire, ma comefolklore, roba da raccontarne di poi como fa-cezia, mottetto, noi eravamo gente da bars,brisa pogne.” È un esempio tra i tanti di co-me Guccini, tramite una ricerca quasi“scientifica” delle parole e delle consonanzetra loro, riesca a dare un ritmo personalissi-mo a ciò che racconta, utilizzando un meto-do molto vicino a quello della composizione,finendo col tirarne fuori un blues, come re-cita il titolo. Ma al di là dell’eccellente lavoro linguistico,il libro si segnala anche per le tante micro-storie che contiene, messe in fila una dopol’altra in una sequenza cronologica che sitrasforma nella memoria privata e pubblicadi un decennio di transizione, quegli anniSessanta segnati da crescite e cambiamenticosì rapidi da non poter nemmeno crederedi esserne protagonisti. E sono storie di unaBologna un po’ lontana, fatta di sogni e dipiccole trasgressioni, di “tràppoli” condivisie di cene a base di vino e uova sode, di chiac-chiere da una finestra all’altra e di sbronzenotturne da smaltire in mezzo alla neve, dilunghe partite a carte nei bar e di “intorti” abordo di una mitica “centoscudi”. Una Bolo-gna di certo più morbida e accogliente diquella odierna, per la quale è davvero diffi-cile non nutrire qualche rimpianto. �

Cittànova bluesdi STEFANO TASSINARI

ÈÈ

NOVITÀ E ANTICIPAZIONIL’autunno è, da sempre, una stagione di for-te produzione editoriale, specie per quantoriguarda i “pezzi da novanta” del mondo let-terario. Tra le varie uscite di autori bolognesine segnaliamo due. La prima riguarda il nuo-vo romanzo di Stefano Benni, “Achille pièveloce” (Feltrinelli editore, pagg. 231, euro14,50), un testo pieno di personaggi e di sti-moli che ci riporta in un’attualità piuttosto ci-nica (d’altronde…), riletta con un mix di sar-casmo e di pessimismo razionale (e in talsenso mai ultimativo) da un autore da sem-pre straordinario nel cogliere le contraddi-zioni di un popolo opportunista e un po’ pa-vido come il nostro. Attraverso un viaggio disapore omerico – eppure sviluppato per in-tero tutt’intorno e dentro a una città mai no-minata e molto simile a Bologna – Bennimette in scena, con la sua solita efficacia, idisequilibri esistenziali e politici di un tempoche, pagina dopo pagina, vorremmo lasciar-ci alle spalle il più in fretta possibile. La se-conda, invece, è relativa al romanzo di Vale-rio Evangelisti “Antracite” (Edizioni Monda-dori, pagg. 370, euro 15), nel quale loscrittore bolognese torna al personaggio diPantera, il pistolero-stregone americano giàapparso in “Metallo urlante” e in “Black Flag”.Ambientato negli Stati Uniti a dieci anni dal-la fine della guerra civile, “Antracite” è unastoria intensa di conflitti sociali e di prese dicoscienza, con sullo sfondo il contrasto tra ledue anime dell’America, le stesse che, a di-stanza di tanti anni, continuano a confron-tarsi anche oggi.

Francesco Guccini

l Compianto di Niccolò dell’Arca aSanta Maria della Vita a cura di Grazia-no Campanini con le fotografie di Andrea

Samaritani. Una seconda edizione della collana “Le Fale-stre” dell’Editrice Compositori per riscoprire,attraverso parole e immagini, un pezzo straor-dinario del patrimonio bolognese.Il testo di Graziano Campanini ci offre un qua-dro preciso ed esaustivo dell’opera in una sin-tesi che unisce profondità a brevità. Nelle sueparole il lettore scopre le origini della Confra-ternita dei Battuti Bianchi - fondata dal peru-gino Raniero Fasani - con un ospedale ed unachiesa tutti dedicati a Santa Maria della Vita efamosi per le attività di cura ed assistenza aipellegrini.Poi, lo stesso lettore si trova proiettato in pie-na età napoleonica per ritrovare la Confrater-nita espropriata e l’ospedale della Vita unito,quasi paradossalmente, a quello denominatodella Morte a costituire il nucleo di quello chesarà l’ospedale Maggiore di cui Campanini in-segue le vicende (e le vicissitudini).Dall’ospedale, con un’inversione ad U, il no-stro lettore è quindi ricondotto sulle tracce delSantuario, di quel complesso monumentalenel cuore della città formato da numerosi edi-fici, diversamente adibiti, e conosciuto con no-me di “quadrilatero”.E dopo le parole, le numerose immagini di Sa-maritani in cui le figure fissate nella terracot-

ta si rianimano nel movi-mento chiaroscurale dellapellicola, si frantumano nel-le inquadrature in cerca deiparticolari, forano l’obietti-vo con la drammaticità deigesti e dei volti che hannoreso tanto celebre questacomposizione.Lasciamo i confini cittadiniper addentrarci nel territo-rio provinciale. Prima Moli-nella, poi Loiano.Molinella negli anni checambiarono l’Europa (1796-1815). Per leedizioni Pendragon, Alberto Ponti Sgargi trac-cia lo storia di un comune, Molinella, seguitocon occhio attento, dal giorno della sua com-parsa documentaria, in una nota datata 11 giu-gno 1569, alla costituzione della municipalità,il 3 giugno 1797, sino al concludersi dell’ege-monia napoleonica nel 1815.Si tratta di una cronaca precisa, basata su diun’ampia documentazione archivistica, ma pri-va dei toni aridi di un mero lavoro di ricerca.Un resoconto che, per quanto possibile, si faracconto nella rievocazione - accanto ai grandieventi, prima della storia, poi del paese - deipiccoli personaggi, di quei singoli che sonosempre i primi ad essere dimenticati. In un pe-riodo di grandi cambiamenti nel panorama po-litico, ma anche sociale e culturale dell’Euro-

pa, e non solo dell’Italia, micro e macro storias’incontrano entro i confini di Molinella nellospazio di un centinaio di pagine. Vicino a Loiano, in località Casoncello, esisteun sogno. Un luogo in cui una passione è di-ventata un giardino unendo alla forza della na-tura la forza di un antico amore per le piante. Ne è protagonista Maria Gabriella Buccioli lacui “avventura” è raccontata nel libro I giardi-ni venuti dal vento. Come ho costruito ilmio giardino “secondo natura” (Pendra-gon editore).«Sono convinta che se io non fossi stata labambina solitaria che trascorreva lunghe ore

nei boschi,» racconta MariaGabriella «alla ricerca di radu-re fiorite note a lei sola, cheaspettava il disgelo per vederei prati trasformarsi in tappeti dibucaneve, che si riempiva le ta-sche di bacche selvatiche, difoglie e cortecce profumate, vi-vendo i suoi giorni intimamen-te legata al mondo vegetale,questo mio giardino oggi nonesisterebbe».Ci sono voluti vent’anni, perrealizzarlo, conteggiando il

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Storie di luoghi e di uomini nella provincia emiliana

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tempo da quando Maria Gabriella lasciò Bolo-gna per ritirarsi sull’Appennino bolognese inun podere di famiglia in cui la guerra aveva la-sciato ancora ben evidenti segni di devastazio-ne. Da qui la lenta ricostruzione di uno spaziocasa-giardino: la ristrutturazione degli edifici ela fioritura di un nugolo di piante - alcune spon-tanee e tipiche della zona, magari portate delvento, altre ornamentali, introdotte dalla ma-no dell’uomo- per formare, alla fine, un mondovegetale fatto di tanti piccoli ecosistemi auto-nomi eppure armonicamente conviventi.Ma questo viaggio letterario nella natura delluogo attraverso le sue piante, si intreccia conla vita dei suoi abitanti. La protagonista, Maria Gabriella, prima inse-gnante, poi attrice impegnata nel lavoro tea-trale sulla fiaba (ma anche il giardino non puòessere forse il teatro ideale di una fiaba?), poi,a poco a poco amorosamente fagocitata dalluogo ed indirizzata sempre più a studi di bo-tanica ed erboristeria. Il compagno, Lucio, di-segnatore di fumetti, occupato in un’agenzia dipubblicità, trasformatosi in muratore, alle pre-se coi resti della casa di zia Gigia con «un ri-sultato davvero stupefacente». Ma anche labambina delle fiabe nata nei corsi teatrali bien-nali tenuti dall’autrice per insegnanti, che Lu-cio trasformò in un fumetto con le lentiggini,in tanti particolari assolutamente assomiglian-te alla sua compagna di vita e di avventura allasoglia dei dodici anni. Poi i visitatori, o per me-glio dire, gli ospiti hanno cominciato ad ani-mare il Giardino delle erbe, l’Orto-giardino, ilBosco-giardino, gustandone la vista, i profumi,ma anche, letteralmente, i sapori in un tè po-meridiano. I Giardini del Casoncello sono visitabili solo suprenotazione telefonando allo 051 928100 o al-lo 051 928281.Esce nella collana “Una Regione piena di Cine-ma” il volume Florestano Vancini dedicato alregista ferrarese, considerato tra i più interes-santi in campo italiano e che ha al suo attivoproduzioni illustri come Lalunga notte del ‘43 (1960) oLa banda Casaroli (1962)eLe stagioni del nostro amo-re (1966), Lettere dal Sal-vador (1987) - alcuni lo ri-corderanno anche per il se-rial Piazza di Spagna o LaPiovra -, dirigendo attoriquali Gastone Moschin,Enrico Maria Salerno, Ma-riangela Melato, AlfredoGiuffrè, Vittorio De Sica,Vittorio ed AlessandroGassman, Gian Maria Vo-lontè. Vancini è un regista. Cometale racconta una storia per

immagini; il suo racconto, però, non è solo nar-rativa cinematografica, è anche cronaca stori-ca, indagine attenta agli eventi del contempo-raneo ed ai personaggi della sua terra (non acaso, forse, il suo autore preferito è Verga) di-svelandone problematiche di vita e di animo,per cui sarebbe meglio definirlo uno storicodella macchina da presa (ricordiamo anche ifilm Bronte, cronaca di un massacro che i libridi storia non hanno mai raccontato del ‘72 el’anno dopo Il delitto Matteotti). Dice all’inter-vistatore Giacomo Martini «cinema non comespettacolo, cosa che non mi è mai interessata,ma come forma di racconto artistico e critico»,come impegno, dunque, di profondità non difacciata scenica, è il caso di dire.Si racconta una storia di vita anche nel libro Ilprocesso di canonizzazione di CaterinaVigri (1586-1712) presentato recentemen-te in Provincia. A cura di Serena Spanò Marti-nelli per le edizioni del Galluzzo, prosegue lacollana di testi e studi (fin’ora quattro) dedica-ta alla santa bolognese, voluta dalla nostra Am-ministrazione (assessorato alla Pari opportu-

nità) e dalla FondazioneCassa di Risparmio di Bolo-gna. È la storia di una vita postmortem: di un “racconto”che ripercorre, passo dopopasso, le vicende del lungoiter processuale conclusosicon la canonizzazione diCaterina Vigri. Dalle stanzedell’Archivio della beataCaterina - il cui primo nu-

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cleo fu raccolto da Paolo Casanova e che rap-presenta ancora oggi la fonte principale per lostudio del Corpus Domini e della sua fondatri-ce - e dell’Archivio Segreto Vaticano, SerenaSpanò Martinelli ha recuperato, e pubblicatoper la prima volta, i documenti relativi al pro-cesso di canonizzazione che prese l’avvio unsecolo dopo la morte della santa e si conclusenel 1712 sotto il pontificato di Benedetto XIVcon il riconoscimento che ella esercitò «in mo-do eroico le virtù teologali e cardinali e quellead esse connesse» che compì più di 160 mira-coli in vita ed otto dopo la morte dei quali i«primi due riguardano il corpo della beata in-corruttibile e fragrante; gli altri sei registranocasi di guarigione».Si aggiunge così un ulteriore tassello, alla co-noscenza di questo personaggio che tanto invita quanto dopo la morte ha rappresentato unelemento nodale della devozione cittadina.La globalità dei documenti, riprodotti in modointegrale è preceduta dall’introduzione dellacuratrice a ripercorrere le tappe e rievocare iprotagonisti (compreso Prospero Lambertini)di questa vicenda. Già celebrata in vita, Cate-rina, è ben presto celebrata in morte con l’ap-pellativo “beata”, la sua opera Le sette armi spi-rituali è pubblicata nei primi cinquant’annidalla sua morte ed al 1524 risalgono i primi ri-conoscimenti, ma si deve attendere fino al1586 perché si cominci a parlare di vera e pro-pria canonizzazione che, come già detto, av-verrà nel 1712.

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Pochi, forse, sanno che il movimento ingle-se Arts and Crafts ha avuto una versionebolognese: Aemilia Ars; uno degli episodipiù originali e completi nel panorama delLiberty italiano, che si inserisce a pieno ti-tolo nei movimenti di rivitalizzazione dellearti applicate che coinvolsero i paesi euro-pei tra Otto e Novecento.Nella città di Giosuè Carducci, al momen-to delle celebrazioni dell’illustre passato del-lo Studio, un gruppo di artisti guidato daAlfonso Rubbiani rievoca lo spirito delle an-tiche Gilde medievali. Realizza straordi-narie decorazioni di interni e progetti perbotteghe artigiane attive nel campo dell’e-banisteria, della ceramica, del vetro, dell’o-reficeria, oltre ad una importante produ-zione di merletti e ricami, con l’intento disalvaguardare il gusto e la qualità proprialle antiche manifatture, in un contesto diprogressivo avanzamento di produzioni su

AEMILIA ARS:LUOGHI, MATERIALI, FONTI

La valutazione dei dirigenti Nell’ambito delCom-P.A., il salone della comunicazione pubbli-ca, svoltosi a Bologna nel mese di settembre, èstato presentato al pubblico il volume La valu-tazione dei dirigenti di Bruno Carapella e Pao-lo Albano (edizioni Franco Angeli). Una delleesperienze campione da cui hanno preso lemosse gli autori è stata quella della Provincia diBologna, senz’altro tra le prime realtà tra gli En-ti Locali ad avere introdotto metodologie di va-lutazione della propria dirigenza. Il volume èstato presentato da Giancarlo De Maria, Diret-tore Generale della Provincia, è stato chiesto adi partecipare alla presentazione che è entratoanche nel merito del suo contributo alla stesu-ra del testo. In particolare sono stati sottolinea-ti gli effetti che l’introduzione della valutazioneha prodotto per il processo di riconversione deidirigenti della Provincia da tecnici-istruttoriquali erano prima che intervenisse la rigida se-parazione dei ruoli politico e gestionale a veri epropri manager totalmente responsabilizzatisul raggiungimento degli obiettivi loro asse-gnati e sull’efficiente uso delle risorse finanzia-rie ed umane loro affidate. “È stato compresofin dall’inizio - ha detto De Maria - da parte deinostri dirigenti quanto importante fosse il me-todo della programmazione per garantire la tra-sparenza e la rendicontabilità dell’azione am-ministrativa dell’Ente. E altresì quanto fossestrettamente connessa alla separazione dei ruo-li la necessità di sotto-porre il proprio opera-

to alla valutazione di quegli organi politici aiquali, proprio in virtù del fatto che sono statiprivati di qualsiasi possibilità diinterferire nella gestione, va ga-rantito il supporto di una diri-genza capace e leale per met-terli in grado di dare adeguaterisposte ai bisogni della colletti-vità amministrata”. “Non si puòpertanto prescindere - ha chia-rito il Direttore Generale dellaProvincia di Bologna - dall’in-staurazione di uno stretto rap-porto di fiducia tra politici e di-rigenti, pena la messa in di-scussione dello stesso attualeassetto istituzionale e normati-vo di riferimento. L’aver compreso questo ha avuto decisivi ri-flessi sulla condivisione del metodo della valu-tazione dei risultati da parte della dirigenzadell’Amministrazione provinciale, che è poistato chiamata a più riprese ad entrare nel me-rito delle stesse metodologie applicative e a for-nire ad esse un contributo che si è spesso ri-velato prezioso e fondamentale”. “Non vi puòinfatti essere metodo di valutazione, per quan-to teoricamente ineccepibile - ha concluso DeMaria - che abbia la minima efficacia in man-canza del presupposto della sua ampia condi-visione da parte dei valutati”. �

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scala industriale. Re-cuperando memorie diluoghi poco noti e dimateriali e fonti a ri-schio di dispersione,questa pubblicazioneripropone all’attenzio-ne degli studi e del pub-blico un tema per trop-pi anni ignorato, inun quadro più generale di attenzione alle artiapplicate e alla loro organizzazione museogra-fica.Il piccolo ma ricco volume, interamente illu-strato a colori, testimonia la proiezione e la pre-senza di Aemilia Ars nel tessuto storico urbanoe nel territorio, tracciando una mappa dei luo-ghi, spesso non accessibili, degli enti e degli isti-tuti di conservazione che custodiscono materia-li originali, documentari e bibliografici. Si con-figura, dunque, come uno strumento di

conoscenza che dal museo si irradia nel territo-rio circostante, una traccia per la lettura tra-sversale di un tema, di una stagione artistica lacui fioritura si svolse nell’arco di pochi a ma in-tensi anni (1898-1903), ma che ebbe antefattie soprattutto un lascito ancora oggi in gran par-te da riscoprire. Industriartistica bolognese Ae-milia Ars, a cura di Carla Bernardini e MartaForlai, Silvana Editoriale (in vendita presso ibookshop del Museo Medievale e delle Collezio-ni Comunalid’Arte)

L’ultimo libro di Nicola Mu-schitiello, Lo sgabello (edi-zioni Diabasis), raccogliepoesie che parlano di ed al-la poesia.Immagini poetiche leggere,impressioniste, d’amore edesiderio con, talvolta, unavelata malinconia che spez-za la voce del poeta la-sciandone il verso sospesoed il lettore con lui. Un libroche è anche un viaggio allaricerca di una figura fugge-vole e mutevole che apparee scompare come in un gio-co del cuore e della mente.

Non vi è luogo che ella non abbia attra-versato ed in cui il poeta non l’abbia rico-nosciuta: spazi geograficamente e topo-graficamente riconoscibili. Ovunque, inquesto Canzoniere contemporaneo, dimo-ra la Poesia e l’amore per la Donna.

SPOSA SOSPIRATA

Scrive Roberto Roversi nella prefazioneall’ultima fatica letteraria dell’autore bolo-gnese (ma modenese di nascita) Giancar-lo Nuvoli: «Tutti i suoi personaggi, uominidonne, bambini, bambine e anche gli an-geli (che sono presenze assidue) e perfinoil buon Dio, non sono mai gradevoli; e nonpotrebbero mai esserlo; perché Nuvoli di-pinge in nero e il pennello cola pece. Mapoi neanche questo è vero, dato che, nel-la sua smisurata insolenza, dopo l’orgiadel nero lo afferra un astro contrapposto,affonda questo pennello in tanti vasi diver-si e riempie il suo universo di colori, tantoda fare impazzire quasi la pagina». PerchéNuvoli è scrittore diverso, solitario impu-dente e originale, e lo dimostra anche neiracconti/romanzi La prova del nove e Trale nuvole - favola di anarchia e violenzaracchiusi nel volumetto recentemente edi-to da L’Orto. “Tra le nuvole” è stata, anchegrazie allo stile teatrale, presentata nel

Teatro SanMartino di Bo-logna per laregia di Ema-nuele Monta-gna direttoredel GruppoTeatro Colli.

I RACCONTI/ROMANZODI GIANCARLO NUVOLI

ma fase di sperimentazione e, dopo l’impor-tante mostra del ‘57 presentata da Arcangeli, ilcomparire sulle tele dell’artista di un mondofantastico o, per meglio dire, di squarci direaltà (uomini ed animali) immersi, e quinditrasfigurati, in una dimensione fantastica. Laseconda, circoscritta tra il 1960 ed il ‘79, in cuiil mondo di Cuniberti si riduce ad un segnoquasi puro (a «quell’esperienza autonoma deisegni», secondo la definizione di Dario Trentoo, nelle parole di Claudio Cerritelli «l’essenzadel segno») e l’ultima che giunge ai nostrigiorni (1980-2003) in cui compaiono, accantoai fogli (supporti preferiti dal pittore), mate-riali nuovi (come la masonite) e, di conse-guenza, tecniche diverse per una ricerca chesi volge alla lettura personale di moduli classi-ci dell’arte, dal ritratto alla natura morta.Si aggiunge un nucleo di lavori rappresentatadai libri d’artista, produzione alla quale Cuni-berti ha rivolto particolare interesse negli an-ni.Le opere di Cuniberti sono come pagine di undiario in cui l’artista più che sperimentare ilmondo, fascinosamente, sperimenta di sé equasi come un eroe epico vive un suo propriospazio leggendario. [M. L.]

ARTE E DISABILITÀDal 29 novembre al 14 dicembre si è tenuto ilconsueto appuntamento di Municipio in Ar-te, organizzato dal Comune di Sala Bolognese.Quest’anno è stato dedicato ad “Arte e disabi-lità” con la mostra di opere d’arte eseguite daartisti disabili tra cui una personale dello scul-tore non vedente Felice Filippo Tagliaferri el’esposizione di opere pittoriche di NatalinaMarcantoni di Verona, Mario Bovina e DenisSaoncella e di alcuni artisti disabili dell’istitutoSociale Nazzareno di Carpi e dell’ENAIP diCesena. �

IL ROMANICO IN SAN PIETRO Tra le mura della cattedrale di San Pietro a Bo-logna sono riemerse durante i recenti restaurialcune opere d’arte: nel lato nascosto di quat-tordici lastre della pavimentazione della torrecampanaria sono stati scoperti bassorilievi ri-salenti ad un periodo storico artistico tra i me-no noti della città, il romanico.Siamo nel XII secolo, precisamente intorno al1141, anno in cui un incendio quasi distrussela cattedrale, e le quattordici lastre scopertepossono essere datate (alcune prima di quelladata, altre immediatamente dopo) nel periododi ricostruzione della cattedrale, provenienti,probabilmente, dalle nuove decorazioni deiportali. Evidentemente queste lastre furonoreimpiegate nella nuova costruzione in unacollocazione che ne ha finora obliato l’orna-mentazione romanica.Oggi, dopo un’accurata opera di restauro con-dotta nel Museo Civico Medievale, questi og-getti sono visibili al pubblico in una mostra al-lestita presso il Museo stesso (in via Manzoni,4) intitolata La cattedrale scolpita. Il roma-nico in San Pietro a Bologna aperta fino al12 aprile 2004 e promossa dai Musei Civicid’Arte Antica di Bologna in collaborazione conla Curia Arcivescovile della città.La mostra, curata da Massimo Medica ed ac-compagnata da un catalogo edito da Edi Sai,raccoglie altri oggetti che testimoniano la pro-duzione artistica negli anni tra l’XI ed il XII se-colo. Tra questi, sculture in pietra e legno, do-cumenti, disegni e, in particolare, codici mi-niati di grande importanza e bellezza come ilcodice liturgico musicale conosciuto come Co-dice Angelica 123 proveniente dalla BibliotecaAngelica di Roma ed il vercellese DecretumGratiani. �

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LE PAGINE DI PIRROÈ allestita fino al 30 gennaio presso il MuseoCivico Archeologico di via dell’Archiginnasio2 a Bologna la mostra antologica di Pirro Cu-niberti organizzata dagli assessorati alla Cul-tura del Comune di Bologna, della Provincia edella Regione Emilia-Romagna, con la Galleriad’Arte Moderna ed il Museo Civico Archeolo-gico.Curata da Claudio Cerritelli e Dario Trento edaccompagnata da un prestigioso catalogo del-le edizioni Charta, la mostra si propone di ri-percorrere, attraverso le quasi duecento ope-re esposte, l’attività pittorica dell’artista bolo-gnese in un viaggio che da Bologna approderàpoi a Mantova, Berlino, Londra, Leida, Lisbo-na, Helsinki ed Oslo. Un percorso suddiviso in tre sezioni, chiama-te a rappresentare tre diversi periodi del lavo-ro dell’artista: 1948-’60, la prima, con una pri-

M O S T R E

“Gli alberi 1.2.3.4. sulcrinale P-P” (1981) di

Pirro Cuniberti

“Comunioni” (1998) di Carla Leonelli.In alto a sinistra, lastra con i Simbolidegli evangelisti Luca e Marco, iniziodel XII sec.

TERRA ED ENERGIA DI UNA SCULTRICE BOLOGNESE A BUDAPESTNel mese di settembre, a Budapest, col patro-cinio della Provincia di Bologna, alla Galèria IXdi Raday utca si è tenuta la personale della scul-trice Carla Leonelli intitolata L’energia dellaterra. L’energia contagiosa, tutta femminile,dell’artista, il prestigio esercitato da Bologna,ancora riconosciuta città europea della cultura,ed il grande desiderio d’Europa che si vive aBudapest, hanno richiamato ed affascinato ungrande pubblico, con soddisfazione anche del-l’Ambasciata d’Italia a Budapest. �

on la chiusura dei lavori della Conven-zione, organo incaricato di preparare ilterreno alle decisioni sul futuro dell’U-

nione, ha preso il via la fase costituente che do-vrà portare all’adozione di una Costituzioneeuropea prima delle elezioni dell’Europarla-mento nel giugno 2004.A partire dal progetto di Trattato trasmessodalla Convenzione e approvato dal Consiglioeuropeo di Salonicco (19-20 giugno 2003) co-me buona base di lavoro, è ora la ConferenzaIntergovernativa (CIG), aperta sotto il seme-stre di presidenza italiana dell’UE, a dover rag-giungere l’accordo definitivo su un testo costi-tuzionale in grado di assicurare basi più solideall’Unione.Dopo sedici mesi di dibattito politico, la Con-venzione, propone una migliore ripartizionedelle competenze dell’Unione e degli Statimembri, la fusione dei trattati esistenti e unasemplificazione degli strumenti d’azione del-l’Unione.Il testo costituzionale presentato si componedi una prefazione, di un preambolo - che siapre con una citazione di Tucidide - e di quat-tro parti dedicate all’architettura costituziona-le, alla Carta dei diritti fondamentali, alle poli-tiche e al funzionamento dell’Unione, alle di-sposizioni generali e finali.Sulle questioni istituzionali, l’accordo raggiun-to dalla Convenzione verte su un testo di com-promesso che di fatto non stravolge ma raffor-za l’attuale equilibrio istituzionale e la riparti-zione dei poteri tra Commissione, Consiglio eParlamento europeo: - il Parlamento europeo diventa colegislatore apieno titolo;- il Consiglio europeo assume il ruolo di istitu-zione (politica e non giuridica) dell’Unione,con un presidente eletto per due anni e mezzorinnovabili. Sono previste due sole formazioniconsiliari: il Consiglio legislativo e degli affarigenerali ed il Consiglio affari esteri, mentre al-tre formazioni potranno essere decise dalConsiglio europeo. La presidenza delle forma-zioni consiliari diverse dal Consiglio affariesteri (attribuita al ministro degli Esteri del-l’Unione) verrà assicurata dagli Stati membriper almeno un anno sulla base di un principiodi rotazione paritaria;- per la Commissione è previsto un presidente

eletto con un più ampio coinvolgimen-to del Parlamento europeo e dotato dimaggiori poteri di scelta e organizza-zione interna del collegio (avrà adesempio la facoltà di costringere alledimissioni ciascun Commissario). Perquanto riguarda la composizione, finoal primo novembre 2009 si dovrebbe-ro applicare gli accordi di Nizza cheprevedono un commissario per cia-scuno Stato membro. Dopo il primonovembre, la Commissione dovrebbeessere composta, oltre che dal presidente edal ministro degli Affari Esteri/vice presiden-te, da 13 commissari scelti dal presidente sul-la base di una triade presentata dallo Statomembro. I Paesi senza un proprio rappresen-tante fra i 13 commissari sarebbero presentinel collegio con un commissario senza dirittodi voto. La rotazione degli Stati membri nellecariche di commissario con diritto di voto esenza diritto di voto dovrebbe avvenire su ba-se paritaria.Di rilevante portata è anche la previsione diestensione del voto a maggioranza qualificata- sulla base della considerazione che l’unani-mità in un’Unione a 25 e più Stati membri si-gnificherebbe condannare l’Unione alla “para-lisi decisionale” - e del passaggio, dopo il 2009,ad un sistema di doppia maggioranza, degliStati (un voto per ciascuno Stato) e della po-polazione.Nella parte seconda del nuovo Trattato saràinoltre integrata, con forza giuridica vincolan-te, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unioneeuropea proclamata a Nizza nel 2000 che di-venterà così il vero “codice etico” dell’Unioneallargata.Nel corso della giornata di apertura della Con-ferenza intergovernativa a Roma il 4 ottobrescorso, i sei Paesi fondatori (Belgio, Francia,Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda) han-

no confermato di non voler alterare la sostan-za degli equilibri istituzionali venuti fuori dallabozza della Convenzione. Al contrario, la Com-missione europea, la Gran Bretagna e la mag-gior parte dei nuovi Paesi membri hanno riba-dito la volontà di riaprire il dibattito su diversipunti, primi fra tutti quelli relativi alla compo-sizione della Commissione e al voto a maggio-ranza.Controversa anche la questione del riferimen-to ai valori cristiani che alcuni vorrebbero fos-se inserito nel preambolo del testo costituzio-nale.La Costituzione europea, così come approvatadalla Conferenza Intergovernativa, dovrà es-sere ratificata dai 25 paesi membri dell’Unioneper diventare parte integrante degli ordina-menti nazionali. �

Info Point EuropaComune di Bologna Settore Sportello dei cittadinip.zza Maggiore, 640121 Bolognatel. +39 051 203592fax +39 051 232381http://www.comune.bologna.it/Infopoint_Eu

* dello Staff Info Point Europa

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Verso il nuovo Trattato di Roma

a cura di STEFANIA CRIVARO*

CC

S P A Z I O E U R O P A

Le ultime battute dell’iter di adozione della nuova

Costituzione europea

ricerca

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n nuovo materiale sta entrando consuccesso nei reparti ospedalieri diortopedia, traumatologia, maxillo-

facciale e otorinolaringoiatria. Parliamo del-la bioceramica, una sostanza del più vastocampo dei biomateriali, cioè di quei mate-riali che sono compatibili con i tessuti uma-ni e che non producono rigetto o reazioni al-lergiche dell’organismo.La funzione più importante della biocerami-ca è quella di riparare le ossa danneggiate dagravi traumi o da malattie, stimolando la lo-ro rigenerazione. Punto di partenza dellosviluppo e delle applicazioni di questo “ripri-stina ossa”, è l’idrossiapatite, un costituentedel tessuto osseo composto da minerali difosfato di calcio. Per capirne la natura chimico fisica ed i mec-canismi biologici al fine di produrla artifi-cialmente, centri di ricerca di tutto il mondo,da alcuni anni, hanno avviato programmid’indagine scientifica. I risultati non si sonofatti attendere, ma ancor più le prospettivefuture che si sono aperte. L’unica struttura italiana di ricerca impegna-ta nell’indagine è l’Istituto di Scienza e Tec-nologia per la Ceramica del CNR (ISTECCNR) la cui sede è a Faenza. Il direttore dell’Istituto faentino, Nicola Ba-bini, ci dice innanzitutto che col termineidrossiapatite non s’identifica uno specificocomponente, ma una classe chimica moltovaria e complessa. Ciò spiega la difficoltàdell’indagine ancora in corso, ma nel con-tempo inorgoglisce i ricercatori per i signifi-cativi risultati già raggiunti.«Anni fa - prosegue Babini - si parlava di ma-

teriali biocompatibili, poi si è passati ai ma-teriali biofunzionali, ossia a materiali, comele protesi, che dovevano avere caratteristi-che adeguate per resistere agli sforzi mec-canici. Ultimamente sono stati introdotti ibiomimetici, vale a dire materiali che dove-vano avere un’esatta simulazione dell’osso.L’ultimo stadio, sul quale stiamo lavorando,è il bioispirato (bioinspired, usando il termi-ne inglese), con il quale cerchiamo di ripro-durre con più efficienza i meccanismi biolo-gici di ricostruzione dell’osso. Il bioispiratonon è ancora stato realizzato e rappresental’ultima frontiera dei bioceramici.»Già oggi, comunque, l’innovazione della bio-ceramica, attraverso l’idrossiapatite, ha por-tato ad applicazioni di successo. Esempi nonmancano. Tra questi il caso di un pazienteche in seguito ad un grave incidente alla te-

sta è stato sottoposto ad un intervento di cra-nioplastica proprio all’ospedale Bufalini diFaenza. Dopo avergli fatto la TAC è statoeseguito il disegno della parte cranica da so-stituire. Con la tecnologia della prototipazio-ne rapida è stato quindi realizzato lo stampoda cui si è ricavata la protesi in bioceramicada inserire nel cranio. L’operazione è riusci-ta e il paziente sta bene. La bioceramica, in-fatti, fa sì che i tessuti ossei si ricostituisca-no innestandosi progressivamente là dovec’è il biomateriale. In pratica l’osso man-giando gradualmente la parte sostituita si ri-genera. «Se pensiamo - dice Babini - come sarebbeandata solo qualche anno fa comprendiamoi grandi passi in avanti che abbiamo fatto. Laprotesi sarebbe stata in titanio, con i conse-guenti forti inconvenienti legati alla condu-cibilità termica di questo metallo e quindiagli effetti di riscaldamento della testa con-nessi con i raggi solari. Senza dimenticare lanon perfetta aderenza e compatibilità con ilresto del tessuto osseo del cranio.»Tra le applicazioni dell’idrossiapatite vi è an-che quella di dispensatore di farmaci. Unamicrosfera porosa di bioceramica può esse-re addizionata con un farmaco, con proteineo con cellule, e quindi collocata nel puntospecifico dell’osso che richiede tali sostan-ze. Abbiamo così un effetto curativo localiz-zato. Si evita di invadere tutto il corpo e glieffetti collaterali indesiderati sono ridotti alminimo.Ma i costi? Babini non ha dubbi: oggi sonoleggermente superiori, ma solo perché man-ca ancora un’economia di scala. Molto pre-sto non saranno diversi dagli interventi tra-dizionali dato il basso costo del materiale ce-ramico.Da Faenza un esempio positivo di ricerca, difruttuosi collegamenti internazionali e ditrasferimento tecnologico. La Fin-Ceramicadella stessa cittadina romagnola, una societàa capitale privato che opera nella produzio-ne di componenti ceramici per il settore bio-medico, è il terminale industriale dell’I-STEC-CNR con il quale i rapporti scientificisono stretti. Ricerca e industria felicementea braccetto. �

Le frontiere della ceramicadi STEFANO GRUPPUSO

UU

Particolare del “Compianto” tratto dalvolume “Il Compianto di Niccolò dell’Arca aSanta Maria della Vita” Editrice Compositori

La ceramica viene sempre più utilizzata nei reparti

di ortopedia e traumatologia. A Faenza gli studi più avanzati