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Anno III - N° 3 - 16 Marzo 2012 a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo email: [email protected] Chiuso in redazione il 16 marzo alle ore 17 DAL PARLAMENTO Il Pd: maggiore attenzione per le pensioni degli italiani all’estero 3 Semplificare subito la verifica dell’esistenza in vita 5 DEMOCRATICI NEL MONDO Isole Malvine, lettera del Pd di Buenos Aires al ‘Corriere della Sera’ 6 A Stoccolma il 24 marzo inaugu- razione del nuovo circolo PD 8 ANALISI E COMMENTI La stangata di primavera colpisce anche gli italiani all’estero (Gino Bucchino) 10 Italiani nel mondo, le responsabi- lità del governo Berlusconi (Marco Fedi) 12 Ratificare la convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alle violenze contro le donne (Franco Narducci) 16 Assemblea del CGIE: la fuga del PDL (Silvana Mangione) 17 Soddisfazione per l’approvazione della Legge Fedi (Eugenio Mari- no) 20 PORTO FRANCO La scoperta del segretario no- quid (Alfred Landoor) 21 VISTI DALL’ESTERO Se Berlusconi e Putin condivido- no anche il cervello 22 NEWS Narducci al convegno di Lugano sul collegamento ferroviario tra Italia e Svizzera 23 Porta al seminario su ‘Brasile e Italia nel contesto globale’ 24 Pier Luigi Bersani in Tunisia (Silvia Finzi) 25 SOMMARIO NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO segue a pag. 2 La definitiva approvazione della legge sulle prerogative sindacali del personale a contrat- to locale del Ministero degli affari esteri raf- forzerà la democrazia nella rappresentanza sindacale, avvicinerà le molte categorie con- trattuali nella elaborazione di una piattafor- ma unitaria di rivendicazioni, che tenga conto di tutte le realtà, e migliorerà le condizioni generali di lavoro ed impiego di lavoratrici e lavoratori impegnati ogni giorno al servizio delle nostre comunità. Si tratta di un provve- dimento che prevede la possibilità dell’elettorato attivo e passivo per il persona- le a contratto locale della rete diplomatico- consolare e degli Istituti italiani di cultura. Non bisogna sminuirne il valore o il significa- to ma neanche pensare che rappresenti la so- luzione di tutti i problemi. Innanzitutto per- ché si tratta unicamente di rappresentanza sindacale. Non si tratta di esportare diritti, come sostenuto da un ex sottosegretario, an- che se non sarebbe male esportare diritti oltre che tagli e pessime pratiche amministrative. Editoriale Più partecipazione, più rappresentanza, più sindacato di Marco Fedi

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Anno III - N° 3 - 16 Marzo 2012 a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo email: [email protected] Chiuso in redazione il 16 marzo alle ore 17

DAL PARLAMENTO

• Il Pd: maggiore attenzione per le

pensioni degli italiani all’estero 3

• Semplificare subito la verifica

dell’esistenza in vita 5

DEMOCRATICI NEL MONDO

• Isole Malvine, lettera del Pd di Buenos Aires al ‘Corriere della

Sera’ 6

• A Stoccolma il 24 marzo inaugu-

razione del nuovo circolo PD 8

ANALISI E COMMENTI

• La stangata di primavera colpisce anche gli italiani all’estero (Gino

Bucchino) 10

• Italiani nel mondo, le responsabi-lità del governo Berlusconi

(Marco Fedi) 12

• Ratificare la convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alle violenze contro le donne (Franco

Narducci) 16

• Assemblea del CGIE: la fuga del

PDL (Silvana Mangione) 17

• Soddisfazione per l’approvazione della Legge Fedi (Eugenio Mari-

no) 20

PORTO FRANCO

• La scoperta del segretario no-

quid (Alfred Landoor) 21

VISTI DALL’ESTERO

• Se Berlusconi e Putin condivido-

no anche il cervello 22

NEWS

• Narducci al convegno di Lugano sul collegamento ferroviario tra

Italia e Svizzera 23

• Porta al seminario su ‘Brasile e

Italia nel contesto globale’ 24

• Pier Luigi Bersani in Tunisia

(Silvia Finzi) 25

SOMMARIO

NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

segue a pag. 2

La definitiva approvazione della legge sulle prerogative sindacali del personale a contrat-to locale del Ministero degli affari esteri raf-forzerà la democrazia nella rappresentanza sindacale, avvicinerà le molte categorie con-trattuali nella elaborazione di una piattafor-ma unitaria di rivendicazioni, che tenga conto di tutte le realtà, e migliorerà le condizioni generali di lavoro ed impiego di lavoratrici e lavoratori impegnati ogni giorno al servizio delle nostre comunità. Si tratta di un provve-dimento che prevede la possibilità dell’elettorato attivo e passivo per il persona-le a contratto locale della rete diplomatico-consolare e degli Istituti italiani di cultura. Non bisogna sminuirne il valore o il significa-to ma neanche pensare che rappresenti la so-luzione di tutti i problemi. Innanzitutto per-ché si tratta unicamente di rappresentanza sindacale. Non si tratta di esportare diritti, come sostenuto da un ex sottosegretario, an-che se non sarebbe male esportare diritti oltre

che tagli e pessime pratiche amministrative.

Editoriale Più partecipazione, più

rappresentanza, più sindacato di Marco Fedi

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che tagli e pessime pratiche amministrative. Credo si possa iniziare ora un percorso unitario, davvero in tutti i sensi, con tutte le sigle sindacali del MAE, per costruire un percorso di revisione di pratiche e decisioni amministrative che negli an-ni hanno penalizzato servizi e lavoratori. Abbiamo coerentemente contrastato le scelte dei Governi sulle chiusure dei Consolati e sulla riduzione di organici e dotazioni di spesa, pensiamo coerente-mente che nei nostri Consolati si debba raggiungere il giusto equilibrio tra diplomatici, personale di ruolo e a contratto, che tutta la materia contrattuale andrebbe armonizzata per evitare la creazione di sacche di privilegio e di sfruttamento e che lo Stato italiano, anche all’estero, deve assicurare ana-loghi diritti e doveri a lavoratori e lavoratrici e che non può trincerarsi dietro l’immunità anche su temi come quelli della regolamentazione del rapporto di lavoro o del licenziamento senza giusta causa. Dare voce a queste persone è coerente con la nostra storia di emigrazione e con la migliore tradizione di tutela dei lavoratori. Tutto ciò è chiedere più lavoro, più giustizia, più partecipazione, quindi più sindacato. L’iter alla Camera dei Deputati aveva visto un lavoro unitario tra tutte le forze politiche ed i gruppi parlamentari, con il parere favorevole del Governo. Il PDL al Senato ha assunto una posizione diversa. A mio giudizio sbagliata. Sbagliata nel merito, poiché non è stato esteso o e-sportato alcun diritto, quindi il tema della cittadinanza o della residenza dei singoli lavoratori inte-ressati è del tutto irrilevante. È stata semplicemente rafforzata la libertà sindacale, così come sancita dall’art. 39 della Costituzione, “nelle forme di autotutela esclusiva attribuite ai sindacati come mo-mento collettivo rispetto all’esercizio individuale delle libertà fondamentali”. Sbagliata nella strategia, poiché non si è verificata alcuna spaccatura o divisione tra le forze politiche che invece hanno inteso ribadire, anche con il voto del Senato della Repubblica, le tesi qualificanti del provvedimento, approvato dalla Camera dei Deputati nell’ottobre del 2009. Desidero ringraziare comunque anche il PDL per averci annunciato, sempre dalle parole di un ex sottosegretario, di privilegiare il “raddoppio” del personale a contratto. Ecco, dopo la conclusione dell’esame della spesa (spending review), ancora in corso, sarebbe utile un confronto su questi temi per evitare il gioco del “lascio o raddoppio”, poco indicato in politica, ma soprattutto per evitare gli errori del passato che hanno contribuito al panorama odierno, ricco di formule contrattuali, di soluzioni intermedie, tipo il lavoro interinale, e povero di certezze, tutele e diritti.

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Richiesta dei parlamentari del PD: maggiore attenzione

per le pensioni degli italiani all’estero Due lettere del deputato PD Gino Bucchino - una al ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, l’altra al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero – per denunciare “la senescenza delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale” e per sollecitare “delucidazioni sull’applicabilità delle riforma alle pensioni in regime internazionale”. “Da anni – ha scritto il parlamentare democratico nella lettera indirizzata al ministro Fornero - noi rappresentanti degli italiani all’estero ci lamentiamo perché ogni qualvolta il legislatore predispone una legge che direttamente o indirettamente disciplina diritti e doveri dei nostri cittadini emigrati, omette, spesso per semplice dimenticanza, ma nei casi peggiori per imperizia, di esplicitarlo nella norma. E’ pur vero che la legislazione italiana si applica di norma automaticamente anche agli italia-ni residenti all’estero. Spetta poi all’organismo esecutivo competente interpretare e applicare la leg-ge, se del caso, anche agli italiani all’estero. In effetti è vero che di norma così avviene, ma è anche vero che in alcune situazioni, come quella dell’applicabilità delle norme italiane alle convenzioni in-ternazionali di sicurezza sociale – Regolamenti comunitari e Accordi bilaterali – proprio per le pecu-liarità convenzionali e giuridiche di tali strumenti può rendersi necessaria una esigenza in carico al legislatore di spiegare e chiarire in che modo la norma nazionale si applichi a tali convenzioni. Si tratta – fa notare Bucchino al ministro - proprio della fattispecie della Sua riforma pensionistica che non prevede esplicitamente una sua efficacia esterna alle pensioni in convenzione”. Qualche esempio: “Il diritto alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo è conseguito in pre-senza di una anzianità contributiva minima di 20 anni a condizione che l’importo della pensione non risulti inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale pari per il 2012 a circa 650 euro, men-tre la pensione anticipata nel sistema contributivo è conseguita se tale importo non risulti inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, pari per il 2012 a circa 1.200 euro. Chi non dovesse maturare tali importi non avrà la pensione. Si tratta di importi in media difficilmente raggiungibili da una pensione pro-rata in convenzione”. Ecco perché, aggiunge Bucchino, si rendono necessari chiarimenti, così da po-ter “fugare i dubbi e interpretare la norma nel senso che tali importi possano essere soddisfatti a li-vello di pensione teorica, prestazione di partenza (prima della riduzione in pro-rata) nel meccani-smo di calcolo contemplato dalle convenzioni”. Inoltre, se fino ad ora nelle modalità di calcolo in convenzione internazionale si sono prese in consi-derazione le retribuzioni rivalutate degli interessati fatte valere in Italia, ora quale sarà invece, do-manda il parlamentare democratico, “la relazione tra pensione teorica in convenzione e determina-zione del montante contributivo e dei coefficienti di trasformazione?”. Altra importante questione da chiarire, per Bucchino, è quella relativa all’applicabilità del sistema

DAL PARLAMENTO

segue a pag. 4

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contributivo alle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale che andrebbero comunque rinnovate perché stipulate negli anni ’70 e ’80. Esempio: in alcune convenzioni è previsto che ai fini del calcolo delle prestazioni italiane in pro-rata si tiene unicamente conto del salario o del reddito delle persone soggette a legislazione italiana. Non si fa riferimento al montante contributivo (che non è comunque menzionato in alcuna convenzione) che è invece il perno dei nuovi meccanismi di calcolo. “Siamo certi che il Suo Ministero – incalza il parlamentare PD - vorrà interpretare in maniera ragionevole ed estensiva la nuova normativa, utilizzando il metodo contributivo di calcolo – anche se non previsto esplicitamente – per tutte le convenzioni di sicurezza sociale; pur tuttavia non sarebbe necessario un chiarimento ufficiale?”. Altra questione (sulla quale Bucchino ha presentato una interrogazione): l’anticipo dell’età pensio-nabile per i lavoratori che svolgono attività usuranti, e che viene nuovamente disciplinato dalla ri-forma, può essere applicato anche ai lavoratori italiani residenti all’estero, in grado di dimostrare lo svolgimento di attività faticose e pesanti? Anche in questo caso, secondo Bucchino, è il ministero del Lavoro a dover fornire chiarimenti. “Infine vorrei ricordarLe – conclude il deputato - che il sottoscritto (insieme ad altri 7 parlamentari del PD eletti nella Circoscrizione estero) Le ha inviato una lettera il 24 novembre dell’anno scorso per richiamare la Sua attenzione su alcune priorità in materia di sicurezza sociale per i quasi cinque milioni di cittadini italiani residenti all’estero e nella quale si evidenziavano solo alcune questioni, e ci si dichiarava tuttavia disponibili e interessati, quando le condizioni glielo permetteranno, a scam-biare con Lei, in maniera più approfondita, analisi e riflessioni sull’attuale stato del sistema di tutela dei diritti previdenziali delle nostre collettività all’estero”.

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Interpellanza urgente sulla campagna di certificazione promossa da Citibank Semplificare subito la verifica dell’esistenza in vita

“La campagna di certificazione d’esistenza in vita dei pensionati all’estero continua a creare gravi disagi ai connazionali nel mondo. L’INPS ha affidato la verifica a un nuovo istituto, Citibank, che ha attivato procedure e modulistiche insostenibili”. Lo dice Laura Garavini, depositando un’interpellanza urgente al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. “A novembre avevo già denunciato i disagi in cui versano gli oltre 400'000 pensionati che risiedono fuori dai confini nazionali. Nel frattempo la situazione è addirittura peggiorata”, ha aggiunto la de-putata PD. “Nell’ultima assemblea plenaria, il CGIE ha opportunamente chiesto la proroga di un mese del termine di consegna delle certificazione. Tuttavia, in un quadro di confusione generale, al-cuni anziani cominciano a denunciare la mancata riscossione dei ratei”. “Chiediamo una radicale e immediata semplificazione della procedura di certificazione d’esistenza in vita”, ha concluso Laura Garavini. “Le campagne per evitare le truffe sono necessarie, ma non possono tradursi in un pasticcio burocratico che priva gli anziani di un reddito che serve loro per vivere”.

DAL PARLAMENTO

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Lettera del PD Buenos Aires al Corriere della Sera Sulle isole Malvine rispettare anche le idee di chi la pensa diversamente

Pubblichiamo la lettera che il Partito democratico di Buenos Aires ha inviato al ‘Corriere della Sera’ a com-mento di un articolo di Massimo Gaggi sul contenzioso - sfociato 30 anni fa in un conflitto militare - che sul possesso delle Malvine contrappone Argentina e Gran Bretagna Caro Direttore, come diventa difficile accettare l'altro! Come ci costa a volte capire le ragioni di chi non è come noi, di chi sta lontano; ammettere la validità degli interessi che non sono i nostri, di abitudini e diritti che sono altrui... Nella sua edizione del venerdì 17 il Corriere pubblica una nota di Massimo Gaggi che si fa portavo-ce della destra inglese, che attacca le dichiarazioni di Sean Penn contro il colonialismo britannico nelle isole Malvinas, in pieno secolo XXI. Certo, la nota è firmata, perciò’ il giornale non diventa responsabile dei detti del firmatario. Ed il Sig. Gaggi riproduce le dichiarazioni di altri, e allora, apparentemente, non prende posizione. Ma riprodurre quello che dice solamente una delle parti, è certamente, prendere parte. Criticare al Sig. Penn per, "giustificare una guerra a suo tempo scatenata da una giunta militare con-tro un pezzo di territorio legittimamente posseduto da una democrazia liberale" è prendere posizio-ne. È credere (o fare finta di credere) che il contenzioso sulle Malvinas ha avuto inizio con la guerra, 30 anni fa. È negare che la Gran Bretagna prese per la forza un pezzo di terra popolato di argentini in 1833 e gettò via al allora governatore, Luis Maria Vernet. È ignorare (o negare) che l'Argentina reclama pacificamente per quell'aggressione sin da 180 anni fa. La dittatura militare, già sconfitta politicamente in 1982, ha provato di conquistare il gradimento del nostro popolo capeggiando – a suo modo - una rivendicazione tanto sentita. È da non dimenticare il protagonismo assunto allora dalla comunità italoargentina, la quale si é mobilitata massicciamente per raggiungere la pace. È ignorare (o negare) che non è una giunta militare quella che governa oggi l'Argentina. È ignorare (o negare) che tutta l'America latina appoggia oggi la posizione argentina, e che i paesi sud-americani e dei Caraibi hanno chiuso i loro porti a navi con bandiera delle isole. Anche la Spa-gna rivendica in questi giorni la propria sovranità sul Gibraltare, occupato dalla Gran Bretagna. È ignorare (o negare) che il Comitato di Decolonizzazione delle Nazioni Unite viene esponendo da decade la necessità che la Gran Bretagna acceda alla richiesta dell'Argentina di sedersi a un tavolo per discutere sulla sovranità delle isole.

DEMOCRATICI NEL MONDO

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Noi siamo italiani, si. Ma viviamo nel Sud del mondo e condividiamo la vita con chi abita questo continente. Come italiani, siamo parte dell'Argentina. Conosciamo una parte della storia che il Sig. Gaggi sembra ignorare, e non condividiamo la visione del mondo che ha la destra, sia la "intellettuale" che cita Gaggi, sia la finanziaria che impose per anni ai paesi emergenti ricette che li affondavano (al tempo che sfruttava le loro risorse) nella stessa fossa alla quale oggi sta trascinan-do l’Europa. E neanche, certo, ci piace la destra che difende il colonialismo ed aggredisce o ridico-lizza chi li si oppone. Chiediamo soltanto al Sig. Gaggi di rispettare i diritti degli altri. Di informarsi senza pregiudizi e impostazioni eurocentriche (superate dalla realtá) i temi che affronta. Ed al Corriere, certo, di guardare un po' più chi scrive nelle sue prestigiose pagine.

Partito Democratico – Buenos Aires

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DEMOCRATICI NEL MONDO

A Stoccolma il 24 marzo inaugurazione del nuovo circolo PD

Il 24 marzo, alla presenza di Ivan Scalfarotto, vie Presidente del PD, sarà inaugurato a Stoccolma

il nuovo circolo del Partito Democratico.

Sarà l’occasione per parlare dell’attuale situazione politica in Italia, delle prospettive future e

della posizione del PD su alcuni temi specifici che potranno essere indicati anche da iscritti e sim-

patizzanti andando alla pagina Facebook "Circolo PD di Stoccolma - Sinistrasottozero" o sulla

nostra pagina Facebook “Pd nel mondo”.

Nella pagina che segue il volantino prodotto.

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ANALISI E COMMENTI

La stangata di primavera anche per gli italiani all’estero di Gino Bucchino

Maledetta primavera anche per gli italiani all’estero. La stangata riguarderà a marzo tutti coloro i quali pagano l’Irpef in Italia anche se residenti all’estero e successivamente, a giugno, coloro i quali devono pagare la nuova ICI (detta IMU). Come è noto chi è tenuto a pagare l’Irpef in Italia, e quindi anche se non residente ha un domicilio fiscale nel territorio italiano, deve pagare le addizionali re-gionali e comunali. Le addizionali Irpef sono imposte sul reddito che vanno versate a Regioni e Comuni da tutti i contri-buenti (residenti e non), per i quali, nell’anno di riferimento, risulta dovuta l’Irpef. Se il contribuente non deve pagare l’Irpef, anche se per effetto di detrazioni spettanti o crediti d’imposta per redditi prodotti all’estero (che hanno subito la ritenuta a titolo definitivo), non deve versare alcuna addizionale. La base imponibile per il calcolo delle addizionali è costituita dal reddi-to complessivo dichiarato ai fini Irpef, e, attenzione, su queste imposte non si applicano detrazioni o deduzioni fiscali dunque l’aliquota si calcola sull’imponibile lordo. Per calcolare gli importi da versare occorre applicare al reddito imponibile l’aliquota fissata dalla Regione e dal Comune di residenza o, nel caso dei residenti all’estero, di domicilio fiscale. Nelle buste paga e nelle pensioni di marzo sarà calcolato il conguaglio dell’aumento delle addizio-nali regionali Irpef 2001 (previsto in via retroattiva dal decreto salva-Italia) e l’acconto del 30% delle addizionali comunali Irpef che si calcola sull’addizionale dovuta sull’imponibile dell’anno prece-dente. Già 300 Comuni hanno dato già il via libera agli aumenti. Inoltre i comuni hanno tempo fino al 30 giugno, data successiva alle elezioni amministrative, per aumentare l'Irpef e dunque i contri-buenti italiani potranno aspettarsi altre cattive notizie. L’aliquota base dell’addizionale regionale, a partire dall’anno d’imposta 2011, è stata elevata dallo 0,9 all’1,23%, (la nuova aliquota deve essere applicata anche dalle Regioni a statuto speciale e dalle

province autonome di Trento e Bolzano). Le Regioni a statuto ordinario possono incrementarla al massimo dello 0,5%. Nelle Regioni che presentano in bilancio un disavanzo sanitario è obbligatoria l’applicazione dell’aliquota massima del 2,03%. L’aliquota dell’addizionale comunale può essere stabilita dai Comuni fino allo 0,8%. Ogni Comune

può comunque prevedere, per i contribuenti in possesso di specifici requisiti reddituali, una soglia di esenzione.

segue a pag. 11

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Per i titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati, e di pensioni, le addizionali regionale e co-munale all’Irpef vengono determinate dai sostituti d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) all’atto dell’effettuazione delle operazioni di conguaglio relative a tali redditi. Ovviamente tutti i pensionati residenti all’estero i quali hanno richiesto la detassazione alla fonte della propria pensione in virtù di una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, o che hanno redditi da pensione italiana al di sotto della cosiddetta “no-tax area”, e cioè per i pensionati con età inferiore ai 75 anni fino a 7.500 euro e per quelli con età superiore fino a 7.750 euro, non saranno te-nuti a pagare addizionali. Inoltre con il decreto legge n. 201/2011 è stata anticipata al 2012 l’introduzione dell’Imposta municipale propria (IMU), in origine prevista a partire dal 2014. L’adozione dell’imposta dal 2012 viene considerata sperimentale fino al 2014, per poi passare a regi-me dal 2015. L’Imposta municipale propria è dovuta, anche dagli italiani residenti all’estero, su tutti gli immobili posseduti a titolo di proprietà o di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superfi-cie), compresa l’abitazione principale e le relative pertinenze. Va sottolineato che la base imponibile, costituita dal valore dell’immobile moltiplicato per la rendita catastale è stata ulteriormente rivalu-tata in base alle nuove norme. L’aliquota ordinaria dell’Imposta municipale propria (IMU) – quella che dovranno pagare gli italia-

ni residenti all’estero - è dello 0,76%, ma i Comuni, con apposita delibera del Consiglio comunale, possono modificarla in aumento o in diminuzione fino a 0,3 punti percentuali, così come possono ridurre fino allo 0,4% l’aliquota per gli immobili locati. L’aliquota che si applica per la casa di abita-zione principale e per le relative pertinenze è fissata allo 0,4%, percentuale che i Comuni possono

modificare, in aumento o in diminuzione, fino a 0,2 punti percentuali. Ricordo che purtroppo le no-stre battaglie affinché la casa posseduta in Italia dai nostri emigrati sia equiparata all’abitazione principale non hanno finora ottenuto risultati. Avevamo auspicato una maggiore sensibilità di que-sto Governo nei confronti dei nostri connazionali anche perché i possessori della casa di abitazione principale oltre che a pagare un’aliquota più bassa (0,4% invece dello 0,76%) possono detrarre dall’imposta dovuta per questi immobili, fino a concorrenza dell’ammontare dovuto, l’importo an-nuo di 200 euro. Non è facile quantificare quanto queste misure costeranno ai contribuenti, però è stato calcolato che per una seconda casa con una rendita catastale minima di 250 euro il valore mini-mo di imposta sarà di 384 euro, il massimo di 424 euro; con una rendita catastale di 650 euro, il mi-nimo di imposta sarà di 998 euro, il massimo di 1.102 euro. Una bella stangata.

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DEMOCRATICI NEL MONDO

ANALISI E COMMENTI

segue a pag. 13

Fedi (intervento al Cgie): Italiani all’estero, le responsabilità del governo Berlusconi

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha raggiunto, nella sua storia, importanti risultati. Og-

gi, tuttavia, siamo lontani da un’analoga fase di costruzione “riformista” della nostra presenza nel

mondo. Le responsabilità del Governo Berlusconi sono davanti a tutti.

Nel 1992 abbiamo dato un contributo alla riforma della legge sulla cittadinanza, nel 1995 alla intro-

duzione del minimale della pensione INPS, all’esercizio in loco del diritto di voto con norme costitu-

zionali e legge ordinaria, rispettivamente nel 2000 e 2001. Raggiungemmo insieme obiettivi impor-

tanti. Sul riconoscimento della doppia cittadinanza, sul principio parità tra uomo e donna, non an-

cora raggiunta per tutte le donne, tanto è vero che stiamo lavorando ad altre modifiche di quella leg-

ge per superare definitivamente la discriminazione nei confronti delle donne sposatesi con cittadini

stranieri, dando risposta anche ad una sentenza della Corte di Cassazione e chiedendo che il Gover-

no faccia partire un tavolo di concertazione MAE/Interno, teso a raggiungere questo importante ri-

sultato. Il minimale sulle pensioni INPS, primo segnale di attenzione nei confronti dei pensionati

residenti all’estero, a cui, in pieno Governo Prodi, abbiamo fatto seguire la quattordicesima. Il lavo-

ro incessante sia sul fronte del pagamento delle pensioni che sull’esistenza in vita e la sanatoria de-

gli indebiti. E la riforma degli organismi di rappresentanza, i Comites nel 2003 e il Cgie nel 1998, ci

consentirono di disegnare una rappresentanza, radicata territorialmente, che aveva forte il senso

della consultazione con le aree geografiche, della conoscenza, della proposta politica.

Oggi abbiamo davanti a noi le opportunità offerte dal Governo Monti, che ha una solida maggioran-

za bipartisan e che potrebbe, se lavoriamo bene insieme, portare avanti un pacchetto di proposte u-

nitarie del mondo dell’emigrazione. Dobbiamo far ripartire il lavoro unitario, senza rinunciare alle

differenze. Credo sia necessario riportare nella sede naturale del confronto politico, i partiti, le asso-

ciazioni, i sindacati, alcune delle questioni che, da tempo, a volte ci dividono, spesso ci portano a

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prendere posizioni che appaiono distanti tra loro, quasi mai ci hanno condotto ad una soluzione po-

sitiva di un problema. Ecco oggi possiamo lavorare insieme. Dobbiamo farlo per senso di responsa-

bilità nei confronti di chi ci ha eletto.

Uomini e donne di emigrazione renderebbero “onore” al Ministro Tremaglia riconoscendo di aver

commesso un errore non ascoltandolo quando chiedeva un luogo parlamentare di incontro e con-

fronto oppure un posto al tavolo del Consiglio dei Ministri, dove vengono prese le decisioni e devi

essere ascoltato anche dai sordi. Il modo migliore per ricordare Mirko Tremaglia è la coerenza. Dob-

biamo modificare la legge elettorale, la 459 del 2001, le cui responsabilità sono condivise da tutte le

forze politiche che l’approvarono ed i cui difetti erano noti prima ancora che l’approvassero ed i cui

rimedi vennero da noi tutti forniti il giorno dopo l’approvazione parlamentare! Il CGIE deve agire

oggi. Anche il tempo per la proposta sulle riforme costituzionali è oggi: perché una volta che i saggi

avranno consegnato il testo di proposta di riforma costituzionale alle segreterie dei partiti, per la de-

finitiva approvazione politica, proposta che prevede la riduzione del numero dei parlamentari ed

anche della rappresentanza dall’estero, ogni intervento di modifica rischierebbe di arrivare fuori

tempo massimo. Credo che il CGIE debba chiedere che il Comitato per gli italiani del Mondo della

Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, più volte presieduto dal Ministro Tremaglia,

torni a riunirsi perché luogo di confronto, incontro, analisi e proposta. Se potessimo evitare di per-

dere i pochi momenti di confronto parlamentare in questo delicato passaggio, sarebbe utile per tutti.

Un pacchetto di riforme affiancato da momenti di riflessione e discussione. Credo che il CGIE, oltre

al tema della promozione e diffusione di lingua e cultura nel mondo, potrebbe sviluppare un’utile

discussione sul tema delle mobilità, della integrazione e della cittadinanza. Non solo in vista della

discussione sulla riforma della cittadinanza promossa dal Ministro Riccardi, tema sul quale ritenia-

mo che lo jus sanguinis debba affiancare lo jus soli, ma per dare un contributo anche alle ipotesi di

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riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza. Credo che il CGIE debba continuare ad

esprimersi anche sulle questioni che attengono alla sfera dei diritti delle persone, sostenendo le ri-

forme. Riforme che si debbono fare perché necessarie ma anche perché giuste. Come il definitivo su-

peramento della discriminazione nei confronti del personale a contratto locale che non gode del di-

ritto alla partecipazione elettorale per il rinnovo delle RSU. Nella relazione del Governo ho colto

segnali positivi di ascolto, di attenzione, di predisposizione a fare un lavoro comune. Non basta ma

è un buon inizio. Da questo primo inizio passa il graduale recupero del ruolo della Farnesina, che

deve tornare ad essere percepita come la casa comune della diplomazia e degli italiani all’estero.

Spesso percepita, invece, come “matrigna” dagli italiani nel mondo. Possiamo avviare insieme una

discussione su un nuovo pacchetto di riforme, da far partire subito, da consegnare al nuovo Gover-

no dopo le prossime elezioni. Anzi, potreste pensare ad una piattaforma da presentare ai partiti po-

litici in vista dei prossimi impegni elettorali.

Saremo chiamati, tutti, nei prossimi anni, in ogni paese, a ripensare il modo in cui ogni giorno vivia-

mo, lavoriamo e produciamo, cresciamo e rispondiamo ai doveri di cittadinanza. Saremo chiamati a

costruire una possibile via alternativa. Per queste ragioni dobbiamo guardare a ciò che abbiamo,

non solo limarne i contorni, non solo la spending review, direi un vero e proprio tagliando: sulle spese

di una rete consolare in serie difficoltà, favorendo i servizi; sulla promozione di lingua e cultura ita-

liane nel mondo, favorendo l’integrazione linguistica e culturale nei curriculum locali;

sull’informazione radiotelevisiva nel mondo, favorendo le positive esperienze locali e ad esse colle-

gando la presenza di Rai Internazionale; sulla previdenza e sicurezza sociale, ridando credibilità ad

un sistema sempre più coercitivo, sempre meno efficiente, sempre più distante dalla gente e resti-

tuendo dignità “internazionale” alle convenzioni bilaterali; sulla parità di trattamento che riguarda

lavoratrici e lavoratori italiani, ovunque essi vivano, sia per quanto attiene il regime fiscale che per

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quanto concerne i diritti sindacali.

Promuovere la costituzione di una Fondazione culturale mondiale, o meglio globale, per le nuove

generazioni di professionisti, artisti, ricercatori, scienziati, docenti, dirigenti, imprenditori. Affronta-

re i grandi temi della nostra presenza nel mondo legati all’essere Italia nel mondo.

Sul tema del rinnovo di Comites e Cgie, in epoca remota, indicammo i rischi che derivavano dalla

proroga. Bene avremmo fatto a rinnovare gli organismi di rappresentanza e poi, dopo la riforma co-

stituzionale, pensare ad una nuova architettura della rappresentanza. Non è andata così. Credo sia

poco utile oggi guardarsi indietro mentre dobbiamo tutti chiedere al Governo di far svolgere le ele-

zioni per il rinnovo dei Comites e del Cgie subito, appena possibile, non consentendo alcuna confu-

sione con il voto politico per il rinnovo del Parlamento italiano. Se il Governo crede di poter presen-

tare una nuova proposta di riforma che tenga conto delle criticità indicate fino ad oggi, recuperando

in tempi brevissimi, e con il Cgie, il tempo perduto, lo dica chiaramente. Altrimenti le elezioni subi-

to, senza confusione politica e istituzionale.

Abbiamo bisogno di parole chiare sulla Circoscrizione estero e sull’architettura complessiva della

rappresentanza, senza mai dimenticare che il passaggio costituzionalmente ineludibile è quello della

partecipazione politica ed elettorale di 4 milioni di iscritti all’AIRE. 4 milioni di cittadini italiani di

pieno diritto.

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ANALISI E COMMENTI

Narducci: ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa

sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne

Negli ultimi tempi le tematiche di genere sembrano essere scomparse dall’agenda politica a favore dell’attenzione riservata ai temi scottanti della riforma del mercato del lavoro e del consolidamento dei conti pubblici. Tuttavia ritengo che proprio quando si affrontano le tematiche del welfare è ne-cessario prevedere spazio e tempi affinché la donna possa esercitare, nel miglior modo possibile, il suo ruolo nella società. Se andiamo a guardare le cifre ci possiamo rendere conto che anche nella avanzatissima Italia c’è parecchio da fare per assicurare una effettiva parità di genere tanto che la pensione delle donne è in media più bassa del 30,5% rispetto a quella degli uomini, mentre sono scarse le politiche in favore delle mamme lavoratrici e si registra ancora una presenza troppo debole delle donne nell’ambito della ricerca e dell’università a fronte di un percentuale di donne laureate del 58% del totale. Sul piano internazionale bisogna continuare a lavorare per l’accesso all’educazione delle donne e per una corretta informazione sui diritti soprattutto nelle zone rurali e più povere del mondo come ci ricorda il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Inoltre, bisogna lavorare affinché la donna possa avere pari dignità nelle linee ereditarie in varie parti del mondo e non essere discri-minata nelle scelte compiute dalla famiglia di appartenenza e in alcuni casi dallo Stato per imple-mentare realmente quanto affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e cioè di costruire un mondo dove tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. E’ arrivato il tempo in cui la donna in ogni parte del mondo non sia più vittima di violenze, discriminazioni e so-prusi sia se commessi da singoli che fanno valere la loro forza fisica sia se sono espressioni di fanati-smi religiosi o di credenze popolari che ledono la sua dignità. L’Italia, dal canto suo dovrebbe ratificare al più presto la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne, firmato da 18 Stati membri del Consi-glio d’Europa, di cui 11 Paesi UE Paesi Ue, lo scorso maggio a Istanbul.

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ANALISI E COMMENTI

Assemblea plenaria del CGIE: ma dov’erano quelli del Pdl? di Silvana Mangione

L’assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero si è conclusa, con la riunione del Comitato di Presidenza, il 2 marzo scorso a Roma. Vorrei parlarne tracciando soltanto qualche mia impressione a caldo, perché la cronaca e la documentazione sono disponibili altrove. È cambiata l’atmosfera, c’è un senso di urgenza per la situazione economica. Siamo parte integrante di quanto succede in Italia e in Europa, come ci ha confermato Monti, quando è venuto in USA. All’inizio della riunione, per un problema tecnico salta la registrazione dell’inno di Mameli. In pas-sato ci sarebbe stata una protesta violenta con abbandono dei lavori da parte di qualcuno. Stavolta abbiamo cantato in coro, stonando un po’, abbreviandolo un po’, ma tutti insieme. Si commemora la figura di Mirko Tremaglia. Ne parlano gli esponenti di diverse aree politiche, sen-za retorica di parte. La standing ovation è lunga e sentita da tutti. Il Ministro degli Esteri e il sottose-gretario Staffan de Mistura, la cui presenza era confermata, non ci sono perché all’ultimo momento è scoppiato il caso dei nostri marò nello Stato di Kerala, ma c’è il Capo di gabinetto di Terzi, che se-gue attentamente il dibattito su una relazione scritta in prima persona con piena assunzione di re-sponsabilità da parte del Ministro, che si riconosce ufficialmente nel ruolo di Presidente del CGIE. Un autorevole membro del Movimento Azzurri nel Mondo dichiara ingenerosamente – non vorrei dire opportunisticamente: “abbiamo iniziato la plenaria senza la presenza di alcun esponente dell'esecutivo: il governo, quindi, ci ha completamente ignorato”. La memoria gioca brutti scherzi. Ci siamo già dimenticati di non aver mai visto dal 2008 in poi il Ministro degli Esteri uscente e che, fino all’ottobre 2011, le interlocuzioni del sottosegretario con delega per gli italiani all’estero sono state talmente controverse da portarci più volte a dure contestazioni? È iniziata la campagna eletto-rale? Certamente sì. Vengono distribuiti i testi degli interventi dei parlamentari del PD eletti all’estero, tutti convenuti. Fanno atto di saluto, ma scompaiono invece senza parlare un paio di eletti del PdL. Peccato. Questo è il momento in cui bisognerebbe avere la capacità di trovare anche sugli italiani all’estero una larga coesione traversale, perché alcuni temi importanti ci coinvolgono al di là delle specificità continentali, nazionali e politiche. Eppure c’è sempre qualcuno che richiama i tagli alla rete diplomatico–consolare fatti da Prodi, ma non quelli devastanti all’insegnamento della lin-gua italiana all’estero operati da Tremonti. In materia, la coalizione uscente invoca il principio che gli enti gestori si autofinanzino. Forse non sa che gli enti gestori, in particolare nei Paesi di cui mi occupo come Vice Segretario generale (Australia, Canada, Stati Uniti e Sud Africa) raccolgono da sempre il proprio contributo diretto e si stanno attrezzando per rafforzarlo. Chiediamo martellando il riconoscimento della promozione di lingua e cultura italiana all’estero co-me investimento a favore del sistema Italia e non esclusivamente come attività per gli italiani all’estero. Ciò comporta però una profonda revisione delle strategie e dei metodi adottati nelle varie

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aree geografiche, per renderli più efficienti e produttivi, eliminando gli sprechi e le esagerazioni sta-tistiche del passato. Il CGIE approva all’unanimità, con un solo astenuto, un lungo ordine del giorno su lingua e cultura, su cui si è lavorato “intensamente e vivacemente”, integrandolo con un odg par-ticolare dell’America Latina. Si parla di RAI Internazionale, che ha dovuto interrompere la produzione di programmi di-retti agli italiani all’estero per mancanza di finanziamento della Convenzione RAI – Presidenza del Consiglio. Bisognerà rinegoziarla, ma si dovranno anche rivedere completamente le logiche di avvi-cendamento da Manuale Cencelli, che hanno portato a gestioni insoddisfacenti delle esigenze di un’informazione precisa e approfondita per gli utenti, mentre sono state privilegiate alcune scelte cuoristico-paesane in chiave inutilmente nostalgica. Riemergono gli ennesimi problemi relativi all’erogazione delle pensioni, aggravati dall’ultima assegnazione dell’appalto ad una banca che ha complicato oltre misura le procedure di certificazione della permanenza in vita. Insistiamo, unanimemente, per quanto ci riguarda, sulla necessità e l’urgenza di procedere entro novembre 2012 all’elezione e l’insediamento del nuovo CGIE, che dovrà seguire il rinnovo de-gli organismi di rappresentanza di base, i Com.It.Es. Ma un’attenta lettura della relazione del Ministro Terzi fa sorgere in me una punta di preoccupazio-ne, quando, dopo aver affermato: “Ribadisco... il ruolo degli organismi rappresentativi degli italiani all’estero, il cui apporto e sostegno all’opera dei nostri Uffici istituzionali è essenziale. Ne sono sempre stato convinto e l’ho sempre valorizzato nelle sedi in cui ho prestato servizio”, aggiunge: “In tale ottica va conside-rato il processo di riforma dei Comites e del CGIE. Nel maggio scorso, il Senato ha approvato in prima lettura un testo di riforma, di iniziativa parlamentare, dei due organismi... È auspicabile che si approfitti appieno del tempo che ancora resta per trovare un’intesa che consenta, nell’esaminare il testo, di tener conto delle legittime aspettative degli italiani all’estero quanto al ruolo, ai compiti e alle modalità di funzionamento di tali organi-smi rappresentativi. Proprio al fine di consentire al Parlamento di valutare ed eventualmente varare... una riforma in materia, le elezioni, che avrebbero dovuto tenersi nel 2009..., furono ulteriormente differite al 2012. Le disposizioni di rin-vio delle elezioni prevedono che esse «devono comunque tenersi entro il 31 dicembre 2012», indipendentemen-te quindi dall’approvazione della riforma – in tal caso sulla base della normativa vigente – salvo diversa deter-minazione che dovesse essere adottata in proposito”. Ho voluto riportare questo lungo passaggio, che lascia aperte tutte le possibilità, perché è stato im-mediatamente seguito dalle dichiarazioni del primo firmatario della riforma approvata al Senato, il quale ripete le sue considerazioni, rigettate costantemente dal 2007 ad oggi da tutti i rappresentanti degli italiani all’estero.

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Il CGIE è andato predicando che la riforma della nostra struttura di rappresentanza si deve fare “top down”, cioè partendo da quanto avverrà alla circoscrizione estero e non “bottom up”, vale a dire iniziando dagli organismi di base e cambiandone forma e poteri in esclusiva ragione dell’esistenza dei parlamentari esteri, che potrebbero non esserci più, dopo la riforma costituzionale in discussione, oppure essere decurtati in modo tale da diventare una vera e propria riserva indiana. La relazione di governo evidenzia il problema del reperimento dei soldi per soddisfare i costi della democrazia, che devono essere coperti anche in situazioni di crisi economica, e comunica che si sta procedendo a raccogliere le previsioni di spesa in tutto il mondo. Nella deprecabile eventualità che non si proceda al rinnovo di Comites e CGIE entro l’anno, si ri-schia di rimandare le consultazioni alla seconda metà del 2013 o addirittura al 2014, con il pericolo che la scusa dietro cui nascondere l’ulteriore deleteria proroga del mandato sia di nuovo l’approvazione di quella modifica alle leggi istitutive dei due organismi, sbagliata nel suo impianto e non salvabile. Nel frattempo tutto quanto è stato costruito pazientemente dal CGIE insieme ai Comites: i rapporti con i giovani, il rilancio dell’associazionismo, la protezione dei diritti acquisiti, la pluralità dell’informazione, la solidarietà e la pari dignità fra cittadini ovunque essi siano residenti, finirà per sfilacciarsi sotto l’eco di boatos ad effetto ed il peso di attacchi populistici e di potere come quelli già messi in atto non solo contro di noi, ma pure contro alcune Consulte dell’Emigrazione, non insedia-te o non convocate o sostituite da personaggi locali o addirittura minacciate di cancellazione. A questo finale sciagurato, che cancellerebbe un’enorme ricchezza del sistema Italia nel suo proces-so di internazionalizzazione, dobbiamo opporci tutti quanti, con tutte le nostre forze.

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ANALISI E COMMENTI

“ Sono soddisfatto e orgoglioso del fatto che la Legge Fedi sia stata definitivamente approva-

ta al Senato”, lo dichiara Eugenio Marino, Responsabile Italiani nel mondo del Partito De-

mocratico.

Prosegue Marino: “Questa legge allarga la sfera dei diritti ad una categoria di lavoratori

che ne era esclusa, per questo motivo sono ancora più convinto che si tratti di una buona legge.

Il risultato è stato raggiunto grazie ad un lavoro corale e di collaborazione iniziato già alla Camera e

continuato anche al Senato e per questo vanno ringraziati sia gli altri firmatari della Legge Fedi, che

tutto il Gruppo Pd al Senato, in particolar modo la Presidente Finocchiaro ed il Senatore Tonini”.

Conclude l’esponente del Pd: “Altro particolare importante è che questo è il primo provvedimento

di un parlamentare eletto all’estero che diventa legge”.

Soddisfazione per l’approvazione della Legge Fedi

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PORTO FRANCO

Che sprovveduto Angelino Alfano, il Segretario no-quid (Berlusconi dixit e poi, come al solito, se lo rimangiò) che ritiene di avere scoperto il lavoro. Anzi: “il lavoro, il lavoro, il lavoro”. E’ la priorità del suo partito, ha azzardato giorni fa, ingiungendo a Monti di non occuparsi di altro e meno che mai di riforma della governance della Rai e di giustizia: due questioni che ad Arcore e dintorni sono viste come fumo negli occhi. Il lavoro, dunque. Un tema che, contrariamente a quanto potrebbe far credere la temeraria sortita di Alfano no-quid (ma avesse ragione il Berlusca prima versione?), non da oggi, ma da sempre, è stato in cima alle preoccupazioni dei governi di centrodestra. Dice: e come la mettiamo con gli ultimi dati Istat secondo i quali il tasso di disoccupazione, impe-rante re Silvio, ha raggiunto in Italia livelli record? (Per non parlare della crisi economica prima ne-gata, poi ammessa, ma l’Italia “sta molto meglio di tutti gli altri paesi europei?”). Già, i numeri. Ma chi ci assicura che anche l’Istituto di statistica non sia dominato da quella banda di comunisti che controlla la Magistratura e la stampa scritta e radiotelevisiva? Sì, perché questa è la triste realtà del nostro Paese: nei vent’anni circa durante i quali il Cavaliere è stato al governo, sono stati i comuni-sti ad avergli impedito di fare tutte quelle riforme di cui il paese aveva bisogno. E ora che a palazzo Chigi siede un Professore, i soliti comunisti (che oggi si annidano nel Pd) vorrebbero continuare con la stessa solfa, impedendo così al nuovo premier di concentrarsi sul risanamento economico e dei conti pubblici, insomma sulle vere riforme, per occuparsi anche di Rai e di frequenze (che andrebbe-ro regalate a Mediaset, e non messe all’asta), e persino di giustizia, mettendoci magari dentro anche qualche legge contro la corruzione. Incredibile. Con buona pace dei comunisti e dei loro alleati attuali ed eventualmente futuri, grazie al Pdl, però,

sarà il lavoro ad essere al centro dell’azione del governo. E gli effetti positivi di una simile scelta già

si vedono. E’ bastato infatti che Alfano ne facesse cenno, per dare vita a un fenomeno fino all’altro

giorno impensabile: sono migliaia e migliaia i nuovi italiani emigrati all’estero in cerca di occupa-

zione, che stanno preparando le valigie per fare rientro in Italia.

E allora tutti in coro possiamo gridare: meno male che Silvio, anzi che il segretario, quid o no-quid, c’è.

La scoperta del segretario no-quid

di Alfred Landoor

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“Cosa si ottiene mischiando Silvio Berlusconi e Vladimir Putin?”, si domanda sul Guardian Matt Trueman, in una recensione della pièce teatrale BerlusPutin, messa in scena a Mosca e al centro della quale c’è un trapianto, questa volta di due cervelli di due cervelli: quello dell’ex presidente del Con-siglio italiano e quello dell’appena rieletto presidente russo.

“Sembra uno scherzo - scrive Trueman - ma in realtà è la premessa su cui si basa l’ultima produzio-ne teatrale moscovita che lancia una (rara) stoccata satirica al neo rieletto presidente russo. BerlusPu-tin, che si basa sull’opera di Dario Fo L’Anomalo Bicefalo, immagina quale sia il risultato ottenuto dal trapianto di metà del cervello dell’ex Presidente del Consiglio italiano nella testa di Putin, dopo la morte per infarto del primo dei due.

Nello spettacolo, Putin, che si è appena proclamato vincitore dell’ultima tornata elettorale in Russia, appare a torso nudo mentre accarezza il fondoschiena della ginnasta olimpica Alina Kabaeva, con la quale pare abbia avuto una relazione. In altri momenti dello spettacolo, si vede Putin abusare di Bo-tox e, infine, trasformarsi nell’elfo Dobby di Harry Potter, il romanzo di JK Rowling”.

Sottolineato che dal giorno del debutto al teatro moscovita Teatr.doc, gli spettacoli di BerlusPutin hanno fatto il pienone, il giornalista del Guardian così’ prosegue: “ L’opposizione al partito di Putin non è mai stata così forte nella capitale russa. I sondaggi mostrano infatti come solo il 47% della città abbia votato per lui, in contrasto con il 64% del resto del paese. “Non stiamo trac-ciando il suo profilo psicologico,” ha dichiarato a France24 Serguei Epishev, l’attore che impersona Putin. “Il nostro spettacolo racconta una storia che si basa su dichiarazioni ufficiali, notizie e gossip.” Il direttore, Varvara Faer, si è mostrato concorde ed ha aggiunto: “L’idea principale è mo-strare la nostra posizione politica dopo 20 anni di silenzio e passività. Le persone che vengono qui sono generalmente stufe del modo in cui il governo le ha umiliate.”

Ricorda infine Trueman che “ l’originale di Dario Fo, nel quale il cervello di Putin è trapiantato nella testa di Berlusconi è stato soggetto a diversi attacchi polemici dopo il suo debutto nei teatri italiani nel 2003. L’opera è stata denunciata per diffamazione per un milione di euro da Marcello Dell’Utri, membro del partito di Berlusconi”.

VISTI DALL’ESTERO

Se Berlusconi e Putin condividono anche il cervello

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Narducci al convegno di Lugano sui collegamenti ferroviari fra Italia e Svizzera

Franco Narducci, deputato PD eletto all’estero, Vicepresidente della commissione Esteri della Came-ra, ha partecipato al convegno “Sotto il Gottardo...cosa?” svoltosi nel Palazzo dei Congressi di Luga-no. Il convegno aveva il compito di fare il punto sulla situazione dei collegamenti transalpini e sulle prospettive di penetrazione del mercato europeo attraverso la Svizzera da parte dei porti liguri. La geografia non mente: lungo l’asse Genova-Milano-Zurigo-Rotterdam e l’Europa settentrionale c’è il Ticino e le sue infrastrutture sul cui futuro si è discusso durante le tre sessioni di lavoro del Conve-gno tra i maggiori players svizzeri e italiani, puntualizzando i tempi e le finalità del progetto svizze-ro di infrastrutturazione che fa perno sul Gottardo e sul Ceneri, tenendo conto dei tempi della rispo-sta infrastrutturale e logistica dell’Italia. Durante il convegno è emerso il rischio che possa accentuarsi il gap infrastrutturale fra Italia e Sviz-zera, ma anche la ferma volontà di un rinnovato protagonismo delle infrastrutture portuali italiane (nei porti liguri si sta lavorando alacremente) e delle ferrovie collegate in rete per assicurare un flus-so merci adeguato agli scambi del nuovo millennio che attraversano l’Europa e che uniscono il Me-diterraneo al mare del Nord. Se da un lato si prevede una chiusura per manutenzione del tunnel autostradale del Gottardo, dall’altro si deve registrare un incremento delle attività basate sul trasporto ferroviario che da Ge-nova porterebbe le merci in Canton Ticino e nell’Europa settentrionale attraverso il nuovo tunnel ferroviario del Gottardo, che aprirà nel 2016, e della successiva apertura di quello del Monte Ceneri a partire dal 2019. Se l’Italia realizzasse strutture intermodali efficaci potrebbe recuperare il terreno perso sul campo delle forniture agroalimentari e non solo in Svizzera che attualmente vede assicurato il suo approv-vigionamento di ortofrutta per il 90% dai porti del Nord Europa. Per andare in questa direzione ed invertire il trend negativo che si registra nel settore della movimentazione merci del porto di Geno-va è necessario accelerare il lavori di costruzione del Terzo Valico sulla linea ad alta velocità/capacità ferroviaria Genova-Milano, nell’ambito del corridoio 24 Genova-Rotterdam. “Ma occorre puntare - ha dichiarato l’on. Narducci - sulle nuove infrastrutture e sulla razionalizzazione dei flussi e dell’organizzazione dell’interfaccia porti-ferrovie-interporti, con uno sforzo sinergico da parte dei vari attori istituzionali. La Svizzera è così vicina all’Italia - ha concluso Narducci - ma alcune volte non si è capaci di cogliere le opportunità che ne derivano. E’ arrivato il momento di aprire gli occhi e affrontare con maggiore impegno le sfide del futuro”.

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NEWS

Porta al convegno su Brasile e Italia nel contesto globale

Il Presidente della “Associazione di Amicizia Italia-Brasile”, On. Fabio Porta (PD), è intervenuto ai lavori del convegno “Brasile e Italia nel contesto globale: esperienze e modelli di sviluppo”, svoltosi presso l’Ambasciata d’Italia a Brasilia e promosso dalla Banca d’Italia e dall’Associazione “Guido e Maria Carli”. “Italia e Brasile devono cogliere la grande opportunità rappresentata dall’attuale congiuntura eco-nomica internazionale – ha esordito il parlamentare italiano residente in Brasile – La crisi economica europea può in questo senso costituire un’opportunità e quindi uno stimolo al rafforzamento strate-gico di una presenza che per motivi di carattere storico e sociale pone l’Italia in una posizione privi-legiata rispetto ad altri importanti ‘player’ mondiali”. “Anche il modello di crescita del Brasile contiene in sé elementi innovativi in grado di favorire una utile riflessione su come coniugare in maniera virtuosa sviluppo e giustizia sociale”, ha commentato il deputato del PD. “In questo senso guardiamo con grande interesse al programma ‘Brasil sem Fronteiras’, che nei prossimi anni porterà nel mondo quasi centomila giovani talenti brasiliani e che vede l’Italia tra i primi 5 Paesi del mondo che accoglieranno presso le proprie imprese ed università questo contin-gente di studenti e ricercatori”. Il convegno ha visto la partecipazione di importanti personalità del mondo della politica e dell’economia dei due Paesi. Tra gli altri il Direttore Generale di Bankitalia Saccomanni, il Presidente di Telecom Italia e del Busi-ness Council Italia-Brasile Bernabè e il Ministro Sottosegretario alla Presidenza della Repubblica del Brasile Gilberto Carvalho. I lavori sono stati conclusi dall’Ambasciatore d’Italia in Brasile Gherardo La Francesca.

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Pier Luigi Bersani in Tunisia di Silvia Finzi

Siamo stati, noi del Circolo Valenzi Tunisi, particolarmente lieti di ricevere il nostro segretario Pier Luigi Bersani il 9 febbraio 2012 accompagnato da Lapo Pistelli e Giacomo Filibek. Questa sua visita concludeva una serie di incontri politici con le più alte cariche dello Stato, con i rappresentanti dei partiti al governo e di quelli dell’opposizione. Un agenda piena alla quale non sono mancati incontri con giovani ed associazioni indipendenti. L’incontro è stato breve ma gioioso e conviviale. Certo, c’erano ancora tante cose da dire ma la stanchezza accumulata dopo due giorni di intensi in-contri avrebbe creato una tale overdose di parole che abbiamo cercato di essere, nei nostri interventi il più concisi possibili e questo malgrado il nostro desiderio di raccontare e di riflettere su questo nostro essere italiani progressisti in un contesto post-rivoluzionario, di poter esprimere le nostre in-quietudini e le nostre speranze, di interrogarsi su quale ruolo debba avere un circolo PD oggi nel contesto rinnovato ma confuso del sud Mediterraneo, sul ruolo di una collettività italiana in Tunisia oggi, sui nuovi rapporti da costruire in quanto antenna del PD a Tunisi con i rappresentanti politi-ci, economici e culturali tunisini eletti dopo il 23 settembre e più generalmente che cosa ci si debba aspettare da un circolo nell’essere tramite ed espressione di una rinnovata idea del Mediterraneo e dei suoi rapporti tra riva sud e riva nord. Questi nostri interrogativi sono quelli che ci poniamo ogni qualvolta ci riuniamo e riflettono il nostro profondo bisogno d’identità politica nella costruzione di un percorso comune mediterraneo che non sia più, come nel passato, pensato come barriera liquida al terrorismo ed all’immigrazione clandestina, che non faccia più silenzio sulle misure anti-democratiche che da più di 20 anni i popoli della riva sud subiscono in cambio di una fragile garan-zia di stabilità e di controllo. Durante il nostro incontro con il Segretario Bersani in presenza di parte degli aderenti al nostro circolo abbiamo cercato di evocare - la storia del circolo - le diverse espres-sioni della nostra collettività - la vastità e l’eterogeneità della nostra circoscrizione d’appartenenza - l’importanza di attivare altri circoli nel sud del Mediterraneo (essendo il nostro ad oggi l’unico in tutto il mondo arabo ed in Africa) - le nostre profonde inquietudini sul processo di democratizzazio-ne in corso in Tunisia e nel mondo arabo in generale. Abbiamo infine concluso affermando la vo-lontà del circolo di fare da tramite tra la realtà italiana e quella tunisina e l'impegno ad essere un punto di riferimento per la diffusione ed il sostegno degli ideali del pensiero democratico e progres-sista in Tunisia. L'intervento di Bersani è stato centrato sui suoi incontri tunisini con i rappresentanti dei partiti e della società civile. Il segretario ha riportato l'impressione che questi partiti fossero pro-fondamente motivati a cercare di creare una via islamica compatibile con la società tunisina, che non è certo a digiuno di diritti civili e laicità; ha sottolineato la cruciale importanza di questa occasione storica per i rappresentanti di Ennahda (partito islamico, vincitore delle elezioni del 23 settembre

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con 40% dei voti e la maggioranza dei seggi all’Assemblea Costituente): l'occasione di dimostrare la compatibilità tra una politica incentrata sui valori islamici e la democrazia. Pur mostrandosi cauto sulla possibilità di una tale coniugazione democratica dell’attuale compagine politica al potere in Tunisia, Bersani ha comunque precisato che non bisogna essere “ontologicamente” contrari a questa operazione e che si dovrà mettere alla prova il nuovo partito islamico: solo dopo aver visto i frutti del loro tentativo di innesto tra religione e democrazia sarà possibile esprimere un'opinione fondata e pertinente. Bersani ha infine fatto una riflessione sull’attuale complessa situazione italiana moti-vando le scelte del PD per cercare di far fronte ad una situazione di emergenza economica e sociale, pur mantenendo la necessaria distanza critica. L’incontro si è concluso con un gioviale brindisi e l’augurio di una maggiore e fattiva collaborazione tra il nostro circolo e gli organi dirigenti del PD. Per il Circolo Valenzi Tunisi la visita di Bersani ha avuto un duplice significato: per essere stati noi sostenitori della sua candidatura quale segretario del PD, la sua visita è stata un’ulteriore conferma delle nostre scelte passate ma anche l’espressione di un interesse profondo e serio sui mutamenti in corso nel mondo arabo al fine di costruire un reale spazio comune mediterraneo che veda nei suoi protagonisti, attori e non solo esecutori di una politica che serva gli interessi degli uni a scapito de-gli altri. Certo dopo l’intervento di Bersani le parole, le domande o/e le risposte ci bruciavano in bocca e non potevamo impedirci di pensare che si doveva essere attenti in Europa a non aver la stessa condiscendenza per i nuovi poteri, la stessa che ieri ci facevano chiudere gli occhi di fronte alle dittature anche se per motivazioni diverse. Si, certo eravamo assolutamente d’accordo sul fatto che il cosiddetto “Occidente” (anche la Tunisia è occidente come la parola Maghreb indica!!!) si sia servito dei dittatori passati in nome della sicurezza, della stabilità, della lotta al terrorismo ed all’emigrazione clandestina, escludendo completamente i democratici arabi dal paesaggio mediati-co, politico e culturale. Da anni, denunciavamo queste derive e da anni criticavamo il fatto che ogni qualvolta si parlava di mondo arabo, i democratici erano assenti dal dibattito. Ma questa rivoluzione fatta in nome della dignità e della libertà sta oggi rispettando la dignità e le libertà dei suoi cittadini? Le derive che da alcuni mesi osserviamo e viviamo nelle università, nei media e nel sindacato per non parlare del dibattito attorno allo statuto della donna e del diritto di famiglia (il codice dello statuto personale che dall’indipendenza ossia da quasi 60 anni assicura una “quasi” parità di diritti tra donne e uomini esclusione fatta per l’eredità in cui l’uomo eredita ancora il doppio rispetto alle donne) non sono dei segnali allarmanti per la parità dei generi, per la libertà d’espressione, per l’autonomia dal potere dei sindacati e dei mass-media? La libertà concessa e non smentita dal governo di atti liberticidi di milizie estremiste religiose in al-cuni spazi pubblici primo tra i quali l’Università, non sono dei segnali che per dirla con Dalla “ancora qualcosa non va”? Noi circolo PD ci sentiamo in dovere di richiamare all’attenzione dei de-mocratici queste crepe del sistema onde evitare che domani si possa dire “ non sapevamo!”. Certo il problema è complesso: si è così tanto diabolizzato l’Islam che per reazione il musulmano,

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ferito nella sua identità, ha spostato la sua rivendicazione in quanto soggetto politico ad una riven-dicazione di stampo etno-identitaria, mettendo nello stesso sacco modernità, dittatura e laicità. Ma attenzione poiché costruire un modello politico, sociale ed economico sull’appartenenza e sull’identità (quale poi e a quale mito fondatore si richiama?) rischia, anche se come dice Bersani è ancora troppo presto per predirne l’evoluzione, di mascherare la volontà popolare di cambiare si-stema politico e di passare finalmente dallo statuto di suddito a quello di cittadino! Un altro interrogativo sul quale ci sembra necessario riflettere è cosa possa intendere l’Europa quan-do evoca un Islam moderato? I cattolici evocano forse un cristianesimo moderato per definire il loro credo politico? Quali sono i valori islamici ai quali i partiti oggi al potere sogliono richiamarsi? Possiamo alla stessa stregua considerare i partiti cattolici europei e quelli islamici? Si fa spesso riferimento alla Turchia ma la Turchia diversamente dalla Tunisia ha una costituzione laica. La Tunisia deve scrivere la sua costituzione: quale ne sarà il modello, quello emanato dalla Carta dei diritti fondamentali o quello, espressione della Legge Coranica? Di fronte a queste scelte come dobbiamo posizionarsi? Senza essere eurocentrici è possibile avere un minimo denominatore comune quando evochiamo il termine di democrazia? La Costituzione tunisina del 1959 non è mai stata laica poiché nel suo primo articolo vi è scritto che la Tunisia è un paese indipendente e sovrano la cui religione è l’Islam. L’Islam è quindi religione di stato. Certo, sotto Burghiba questo permette-va anche un controllo dei religiosi ed accanto a norme giuridiche laiche coesistevano norme giuridi-che musulmane. Ben Alì il suo successore ha forse più che Burghiba specie nell’ultimo decennio en-fatizzato il ruolo e l’importanza dell’aspetto religioso cercando di deviare a sé il merito di riportare il paese nel girone arabo-musulmano e diabolizzando gli estremisti islamici, incarcerandoli, esilian-doli e torturandoli (ma con loro c’erano anche i democratici, i laici ed i progressisti!). Il vecchio conflitto pre-indipendenza tra modernisti e tradizionalisti è di nuovo alla ribalta e divide e lacera la società tunisina, occultando i gravissimi problemi sociali che sta attraversando il paese con una disoccupazione crescente, sacche di povertà impensabili anche da noi che vivevamo nel pa-ese. Eppure noi pensiamo che la scommessa democratica della Tunisia sia fondamentale per l’insieme del mondo arabo e per la costruzione del Mediterraneo nel quale l’Italia, paese del mezzo, deve avere un ruolo importante. Oggi più che ieri dobbiamo lanciare dei ponti tra nord e sud e più che ieri siamo co-responsabili della costruzione del nostro futuro comune ed è questo il messaggio che noi Circolo Valenzi abbiamo voluto esprimere al nostro segretario!

Nelle pagine che seguono alcune immagini della visita di Bersani al Circolo di Tu-

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