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1 Sommario § L’età carolingia ......................................................................................................................... 2 § Economia e società nell’Europa dell’anno Mille ..................................................................... 4 § Lo scontro tra Papato e Impero................................................................................................. 5 § L’Impero bizantino e le crociate ............................................................................................... 7 § L’Europa tra XI e XIII secolo: espansione agricola e sviluppo urbano ................................... 9 § L’Europa del 1200: regni feudali e monarchie nazionali. ...................................................... 12 § La crisi del Trecento ............................................................................................................... 16 § Gli Stati nazionali e l’Italia degli Stati regionali .................................................................... 18 §Tra Rinascimento ed esplorazioni: il Quattrocento e il Cinquecento. ..................................... 22 § Riforma e Controriforma. L’Europa di Carlo V ..................................................................... 24 § L’Europa tra il 1550 e il 1650 ................................................................................................ 26 § Bibliografia ............................................................................................................................. 28 § Per saperne di più… ............................................................................................................... 28 Elaborazione Luglio 2014 Caratteri utilizzati: Times New Roman e Cambria

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Page 1: Sommario - Professionale - Istituto B.Pascal · Quest’ultimo, con l’Ordinatio Imperii, nominò il suo primogenito Lotario suo unico erede, mentre agli altri due figli sarebbero

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Sommario

§ L’età carolingia ......................................................................................................................... 2

§ Economia e società nell’Europa dell’anno Mille ..................................................................... 4

§ Lo scontro tra Papato e Impero................................................................................................. 5

§ L’Impero bizantino e le crociate ............................................................................................... 7

§ L’Europa tra XI e XIII secolo: espansione agricola e sviluppo urbano ................................... 9

§ L’Europa del 1200: regni feudali e monarchie nazionali. ...................................................... 12

§ La crisi del Trecento ............................................................................................................... 16

§ Gli Stati nazionali e l’Italia degli Stati regionali .................................................................... 18

§Tra Rinascimento ed esplorazioni: il Quattrocento e il Cinquecento. ..................................... 22

§ Riforma e Controriforma. L’Europa di Carlo V ..................................................................... 24

§ L’Europa tra il 1550 e il 1650 ................................................................................................ 26

§ Bibliografia ............................................................................................................................. 28

§ Per saperne di più… ............................................................................................................... 28

Elaborazione Luglio 2014

Caratteri utilizzati: Times New Roman e Cambria

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§ L’età carolingia

Negli ultimi secoli dell’impero romano i ricchi latifondisti (quasi tutti appartenenti

all’aristocrazia senatoria) ampliarono l’estensione dei loro latifondi ed il controllo sui coloni. Di

fronte alle incursioni barbariche, la popolazione cittadina si disperse nelle campagne alla ricerca

della protezione dei nobili. In età barbarica, i sovrani barbari dovettero cedere in godimento agli

arimanni parte delle terre conquistate determinando un ulteriore frazionamento dell’autorità dello

Stato.

Per età carolingia si intende il periodo dell’impero di Carlo Magno. L’impero carolingio era

costituito da un territorio immenso che comprendeva dall’Italia settentrionale fino alla Bretagna

e dalle regioni all’Est del Reno fino ai Pirenei e fu coordinato in modo abbastanza omogeneo e

unitario. Carlo apparteneva alla dinastia dei Pipinidi (il cui fondatore, Pipino di Héristal, era

Maestro di palazzo nei diversi regni franchi). Carlo sale al potere nel 771, alla morte di

Carlomanno, e venne incoronato imperatore la notte di Natale dell’anno 800. Lo Stato era

concepito come una proprietà personale dell’imperatore concessa da Dio al sovrano. Carlo, per

controllare il vasto territorio di cui era a capo, lo divise in contee e in marche. Le contee erano

affidate ad un conte di nomina regia il quale aveva poteri civili e militari; le marche, invece,

erano zone di confine affidate ad un marchese avente poteri militari. Conti e marchesi vivevano

con la riscossione dei tributi ed amministravano localmente la giustizia avvalendosi di giudici

(chiamati scabini) scelti tra il popolo. Essi venivano controllati da dei funzionari inviati da Carlo,

i missi dominici (due figure, un laico e un ecclesiastico). Alla morte di Carlo nell’814, venne

nominato come suo successore Ludovico il Pio. Quest’ultimo, con l’Ordinatio Imperii, nominò il

suo primogenito Lotario suo unico erede, mentre agli altri due figli sarebbero spettati i territori

“tedeschi” (Ludovico: Baviera) e dell’attuale Francia (Pipino: Aquitania). Alla morte di

Ludovico il Pio (840) si apre comunque la lotta per la successione tra i suoi tre figli: Carlo il

Calvo, Ludovico il germanico e Lotario. Il Giuramento di Strasburgo1 (841) sancì l’alleanza tra

Carlo e Ludovico contro Lotario; con il Trattato di Verdun (843) i fratelli si divisero l’impero2.

La crisi dell’impero carolingio determinò numerose conseguenze lungo il vasto territorio.

Innanzitutto, conti e marchesi si impegnarono sempre di più per consolidare il proprio potere

signorile e si impegnarono anche nella costruzione di numerose fortezze. Queste ultime, costruite

1 Il Giuramento di Strasburgo va ricordato anche perché costituisce la prima attestazione di francese antico (e di

antico tedesco) della storia delle lingue romanze. 2 A Ludovico il Germanico spettarono i territori a Oriente del Reno; a Carlo il Calvo, i territori a Occidente della

Mosa e del Reno; a Lotario spettarono il titolo imperiale e la fascia di territori dell’Italia al Mare del Nord

compresala Lotaringia (oggi Lorena)

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anche per resistere alle invasioni di Saraceni e Normanni, inoltre, mutarono nelle funzioni e nella

struttura materiale. Ben presto il castello diventò il centro politico ed economico della società

rurale: esso proteggeva la famiglia del signore, i suoi servi ma anche gli uomini che lavoravano

le terre signorili e tutti coloro che abitavano nei pressi della costruzione. All’interno dei castelli,

inoltre, trovavano posto i mercati rurali e le cappelle signorili, inserite nelle fortezze, presto

acquisirono tanta importanza da divenire parrocchie. Di conseguenza, attorno ai castelli nacque

la cosiddetta signoria territoriale di banno. Anche la religione cristiana ebbe un ruolo

fondamentale durante l’età di mezzo: il cristianesimo, infatti, divenne l’elemento unificante della

società. La cultura della chiesa parlava la lingua latina e presto l’attività intellettuale all’interno

dei monasteri divenne importante quanto il lavoro manuale.

La società descritta appare fortemente gerarchizzata, tanto che il vescovo Adalberto di Laon

parlò di una “triplice divisione”: oratores, bellatores e laboratores.

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§ Economia e società nell’Europa dell’anno Mille

Nel corso dell’età medievale si affermò in Europa il sistema feudale le cui origini possono essere

individuabili nell’età di Carlo Magno. Esso si basava su una fitta rete di rapporti di fedeltà che

obbligava all’aiuto reciproco i signori e i loro vassalli in cambio della concessione di un

territorio chiamato “beneficio” o “feudo”. All’epoca di Carlo Magno questo beneficio, alla morte

di colui che l’aveva ricevuto, tornava di proprietà del sovrano; nell’877, però, l’imperatore Carlo

il Calvo (840 – 877) decretò l’ereditarietà dei feudi maggiori (concessi direttamente dal

sovrano). I signori di castello, presto, cominciarono ad estendere i vincoli di vassallaggio tanto

che si può parlare di “piramide feudale”.

Nel corso del secolo XI si concesse che tutti i feudi, non solo quelli maggiori, potessero essere

trasmessi di padre in figlio con l’editto De beneficiis (conosciuto anche con il nome moderno di

Constitutio de feudis) concesso dall’imperatore Corrado II (1027 – 1039).

Dal punto di vista economico – sociale, attorno all’anno Mille l’Europa conobbe un periodo di

generale rinascita dovuto a molteplici fattori. La popolazione europea, anche grazie ai

miglioramenti avvenuti nel settore agricolo (come la messa a coltura di estese porzioni di terra; il

moltiplicarsi di opere di bonifica; l’applicazione di nuove tecniche agricole) cominciò ad

aumentare anche se lo spettro del mancato o scarso approvvigionamento alimentare continuava a

spaventare la società. Dopo un lungo periodo di decadenza, anche la vita cittadina cominciò ad

animarsi, sia lungo la penisola italiana che nel resto dell’attuale Europa. Le città tornarono ad

essere vivissimi centri mercantili e le attività manifatturiere e commerciali conobbero un

significativo sviluppo. La rinascita delle città è stata accompagnata dalla nascita di un nuovo ceto

sociale strettamente legato alle attività economiche: la borghesia. Se nelle città avvennero

cambiamenti importanti, nelle campagne essi furono ancora più significativi e rapidi. I contadini

che lavoravano i territori circostanti le città spesso godevano(o non godevano) di diritti molto

diversi a seconda della zona. Alcuni di essi dovevano prestare servizi gratuiti ai signori (chiamati

corvée), altri poterono intraprendere uno scambio di beni e prodotti con le città.

In questa situazione economico –sociale molto particolare nascono le città marinare, una realtà

esclusivamente italiana: alcune città portuali organizzarono “forme di autogoverno cittadino

legate alla rinascita dei commerci”3: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia

4.

3 Cengarle, Diotti, Raccontare la storia, volume 1, DeAgostini Scuola, Novara 2012, pag. 14.

4 Attività integrativa: ricerca.

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§ Lo scontro tra Papato e Impero

Il XI secolo fu caratterizzato dalla contrapposizione tra le principali istituzioni dell’Europa, il

Papato e l’Impero. La Chiesa era in grave decadenza: vescovi e abati si comportavano più come

signori feudali che come uomini di fede; inoltre simonia e concubinato erano molto diffusi. A

questi aspetti vanno aggiunte anche la mondanizzazione del clero e l’affermazione della figura

del vescovo – conte. Anche l’impero, con la fine della dinastia degli Ottoni, si era fortemente

indebolito.

Le gravi condizioni della Chiesa fecero sorgere l’esigenza di un ritorno alla purezza delle origini

dell’istituzione ecclesiastica. Essa determinò la nascita di un processo di rinnovamento iniziato

nei monasteri, primo fra tutti quello di Cluny, in Borgogna, fondato nel 910 dal duca di

Aquitania Guglielmo il Pio. I monaci cluniacensi, indipendenti dalle ingerenze locali perché

posti sotto la diretta protezione del pontefice, vivevano seguendo la regola benedettina. Cluny

raggiunse il massimo splendore con gli abati Maiolo e Odilone. Verso la fine del XI secolo

nacquero anche gli ordini dei certosini e dei cistercensi, fondati rispettivamente da Brunone di

Colonia nel 1084 e da Roberto di Molesme nel 1098. Il più importante uomo di cultura

dell’ordine cistercense fu s.Bernardo di Clairvaux. Inoltre, dalla volontà laica e popolare nacque

anche il movimento della pataria, nome derivato forse da “patarino”, cioè “straccione”, fra cui

spiccò la figura di Anselmo da Baggio (il futuro papa Alessandro II). Nel corso del XII secolo il

desiderio di purezza portò alla nascita anche di movimenti religiosi pauperistico – evangelici,

come quello dei valdesi che, però, vennero dichiarati eretici. La volontà di riportare la chiesa di

Roma allo spirito originario, però, conquistò anche alcuni prelati romani che avviarono un

progetto di riforma. Ildebrando di Soana (il futuro papa Gregorio VII), Pier Damiani e Ugo di

Cluny e altri riformatori gettarono le basi per una Chiesa di Roma quale guida spirituale e centro

di potere politico. Nel 1049 l’imperatore Enrico III fece nominare papa suo cugino, Leone IX

(Brunone di Toul) il quale si fece acclamare dal popolo per sottolineare la sua autonomia dal

potere laico. Leone X aveva rivendicato la superiorità della Chiesa sul mondo cristiano.

L’affermazione di Leone IX condusse allo scisma con la Chiesa bizantina nel 1054in quanto il

patriarca di Costantinopoli, pur riconoscendo al papa un primato spirituale, non accettava che

quest’ultimo esercitasse un effettivo ruolo di governo su tutte le chiese. Anche Gregorio VII,

papa nel 1073, era un acceso sostenitore dell’autonomia del pontefice rispetto all’imperatore.

Gregorio inasprì i provvedimenti contro simonia e concubinato e nel 1075 emanò il Dictatus

papae in cui rivendicava l’assoluta supremazia del papa su tutti gli altri vescovi, la sua facoltà di

menare leggi e giudizi e proibiva all’imperatore di investire o deporre i vescovi. L’imperatore

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Enrico IV (1065 – 1106) si sentì minacciato dal Dictatus papae in quanto uno dei punti di forza

della sua politica consisteva nel controllo dell’apparato ecclesiastico. Enrico continuò la sua

politica e il papa lo richiamò all’ordine; nel 1076 Enrico IV riunì i vescovi a Worms e fece

dichiarare deposto papa Gregorio VII. Il papa reagì scomunicando Enrico IV il quale ottenne la

revoca della scomunica grazie all’intercessione della contessa Matilde di Canossa nel 1077.

Ottenuta la revoca della scomunica, Enrico IV tornò in Germania ma procedette nuovamente a

concedere investiture. Il papa reagì scomunicando nuovamente Enrico ma stavolta l’imperatore

si oppose in modo violento: nel 1082 scese a Roma e cinse d’assedio Castel Sant’Angelo dove il

papa si era rifugiato. In aiuto del papa intervenne il normanno Roberto il Guiscardo. Gregorio

morì a Salerno nel 1085, mentre Enrico IV dovette, negli anni successivi, sedare molte ribellioni.

Nel 1105 Enrico abdicò a favore di suo figlio che venne incoronato nel 1106 con il nome di

Enrico V. Egli proseguì la politica antipapale tanto che incorse in una scomunica. La pace tra

papato ed impero venne raggiunta solo nel1122 con il Concordato di Worms: Enrico ottenne che

i vescovi prestassero giuramento di fedeltà alla corona e in cambio rinunciò all’investitura

religiosa di vescovi ed abati. Il Concordato di Worms mise fine alla lotta per le investiture e

determinò una netta separazione delle sfere di influenza di Chiesa ed Impero.

In Italia meridionale, all’inizio dell’XI secolo, un gruppo di uomini e avventurieri provenienti dal

ducato di Normandia cominciò a mettersi al servizio di potenti locali e presto riuscì a costituire

piccoli domini indipendenti. Rainolfo Drengot ottenne nel 1030 la contea di Aversa mentre

Guglielmo Braccio di Ferro Altavilla ottenne quella di Melfi. Rainolfo e Guglielmo vennero poi

riconosciuti vassalli dell’impero. Nel 1053 essi si scontrarono con il dominio pontificio e

sconfissero papa Leone IX. Nel 1059 il papato e i normanni scelsero la strada dell’accordo

(Accordi di Melfi): giurarono fedeltà al pontefice e papa Niccolò II conferì a Roberto il

Guiscardo Altavilla il titolo di duca di Puglia e Calabria. Ruggero d’Altavilla, fratello di

Roberto, intraprese la conquista dei territori siciliani che erano sotto il controllo arabo, portando

a termine l’impresa nel 1091. Nove anni dopo, il figlio di Roberto, Ruggero II riunì i territori di

padre e zio e si fece incoronare re di Sicilia. L’ultimo discendente della famiglia Altavilla, però,

morì senza eredi e il regno passò all’imperatore Enrico VI Hohenstaufen, marito di Costanza

d’Altavilla (zia di Guglielmo). Loro figlio, Federico II Hohenstaufen, portò il regno di Sicilia al

massimo dello splendore sia dal punto di vista politico-burocratico che artistico-letterario.

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§ L’Impero bizantino e le crociate

La rinascita che interessò l’Europa intorno al secolo XI condusse anche al superamento dei

confini tradizionali delle regioni cristianizzate tanto che avvenne un vero e proprio “slancio

espansionistico” dell’Occidente cristiano verso tre direttrici: la penisola iberica, verso la

Terrasanta e verso le regioni del Baltico e dell’Europa orientale.

Nella penisola iberica lo scontro tra cristiani e musulmani portò ad una “guerra di religione”

chiamata Reconquista. Il recupero dell’Andalusia avvenne nel secolo XI quando il conflitto

interessò tutta la cristianità occidentale anche come conseguenza del fatto che papa Alessandro II

nel 1063 concesse l’indulgenza plenaria a coloro che avessero partecipato alla guerra contro gli

infedeli. Nel 1085 Alfondo VI di Castiglia entrò vittorioso a Toledo; nel decennio successivo

Rodrigo Dìaz (El Cid) espugnò Valencia e nel 1118 cadde Saragozza. Dopo la capitolazione

degli arabi a Ourique, nacque il Regno di Portogallo. Il dominio moresco terminò, in realtà, solo

nel 1212 con la battaglia di Las Navas de Tolosa dopo la quale la penisola iberica venne divisa in

cinque regni: Leòn, Castiglia, Aragona, Navarra e Portogallo.

Verso Sud-Est, invece, i luoghi della Terrasanta erano sotto il controllo dei Turchi Selgiuchidi.

Nel novembre 1095, papa Urbano II lanciò un appello per liberare Gerusalemme e il Santo

Sepolcro. Le crociate furono un vero e proprio fenomeno sociale e collettivo le cui cause non

furono solo religiose ma anche economiche e politiche. Dopo l’appello del papa una moltitudine

di poveri si riunì intorno alla figura di Pietro l’Eremita: essi, senza attendere la data prevista per

la partenza, si mossero verso Gerusalemme (Crociata dei pezzenti) e furono annientati dai

Turchi. La vera crociata partì nel 1096: essa era guidata dal legato pontificio Ademaro di

Monteil e vi parteciparono molti nobili fra cui Goffredo di Buglione, Boemondo e Tancredi di

Altavilla. Nel 1099 espugnarono la città di Gerusalemme. L’impero bizantino tenne un

atteggiamento di grande diffidenza nei confronti dei crociati. Questi ultimi, infatti, non resero

all’imperatore di Bisanzio le terre conquistate ma costituirono il regno di Gerusalemme. Le

principali conseguenze delle crociate furono di tipo economico-commerciale. L’espansione

cristiana, tuttavia, si rivelò fragilissima tanto che nel 1144 la contea di Edessa cadde. Il papa,

Eugenio II, bandì una seconda crociata (1147 – 1149) a cui parteciparono Corrado II, Luigi VII

e Ruggero II di Sicilia. Essa si rivelò fallimentare. Negli anni successivi gli arabi, riorganizzatisi

sotto al guida di Saladino, riuscirono a riconquistare Gerusalemme nel 1187. Una terza crociata

(1189 – 1192) venne bandita: durante la spedizione morì Federico Barbarossa; vi parteciparono

anche Filippo Augusto di Francia e Riccardo cuor di leone. Nonostante la conquista di Cipro e

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San Giovanni d’Acri, Gerusalemme rimane nelle mani di Saladino e Riccardo cuor di leone

stipulò una tregua non il sultano. Ad essa succedettero altre crociate: la quarta (1202 – 1204),

bandita da papa Innocenzo III e a cui parteciparono i grandi feudatari di Francia, Germania e

Italia; una quinta (1217 – 1221); la sesta crociata (1228 – 1229) durante la quale Federico II

raggiunse un accordo diplomatico per ottenere Gerusalemme; la settima (1248 – 1254) e l’ottava

crociata (1270) dominate dalla figura di Luigi IX re di Francia.

I protagonisti delle crociate furono gli ordini religiosi cavallereschi formati da cavalieri che

prendevano gli ordini monastici ed erano autorizzati a portare le armi. L’uccisione di un infedele

non era vista come un omicidio e il fondamento ideologico e teorico era ravvisabile nel trattato

De laude novae militiae. Tra di essi si annoverano l’ordine degli Ospitalieri, l’ordine dei monaci

Templari (1119 – 1312), l’ordine dei Cavalieri Teutonici (1190) e l’ordine dei Portaspada

(1202). Tra le città che trassero i maggiori vantaggi dalle crociate bisogna ricordare quelle

commerciali come Venezia e Genova, che estesero il loro dominio commerciale.

Verso Est, invece, si espansero i popoli germanici (Drag nach Osten) seguendo la terza direttrice

dell’espansione cristiana. La spinta maggiore si verificò nel XII secolo quando principi laici ed

ecclesiastici della Sassonia orientale favorirono lo scontro tra a cristianità e gli slavi e il flusso

migratorio verso Est. Esso, inoltre, fu promosso e sostenuto dagli ordini monastico-cavallereschi,

soprattutto Teutonici e Portaspada.

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§ L’Europa tra XI e XIII secolo: espansione agricola e sviluppo urbano

La crescita della popolazione e lo sviluppo dell’agricoltura e dei commerci – Il governo dei Comuni – Lo scontro

tra i Comuni e l’imperatore – Cultura e società tra XI e XIII secolo.

Tra i secoli XII e XIII la popolazione europea, che aveva già cominciato un processo di crescita

a partire dal VII secolo, conobbe un notevole sviluppo dovuto a molteplici fattori, quali la

maggiore disponibilità di risorse alimentari; l’attenuarsi delle pestilenze; lo stanziamento di

popolazioni che, nei secoli precedenti, avevano invaso l’Europa. L’aumento della popolazione

determinò un cambiamento dell’economia agricola: molte terre vergini europee vennero

disboscate e messe a coltura; inoltre vennero colonizzate nuove terre e vennero introdotti nuovi

sistemi di rotazione. In particolar modo nell’Europa centro – settentrionale si diffuse il ciclo

triennale che, rispetto al sistema biennale di età romana, consentiva di produrre di più. Lo

sfruttamento dei boschi, che fino a quel momento era stato di tuti, cominciò a divenire

prerogativa riservata ai signori e la caccia specifica dei nobili. L’espansione agricola fu

accompagnata da una ripresa dei commerci e delle attività mercantili. L’economia di scambio,

che aveva conosciuto un rallentamento nei secoli precedenti, riprese con maggiore vigore nel

momento in cui contadini e signori potettero riversare sul mercato la parte eccedente della loro

produzione. Sul mercato venivano scambiate merci di largo consumo dalla maggioranza della

popolazione mentre signori dei castelli e potenti potevano comperare e vendere merci di lusso.

Negli stessi secoli alcune città europee divennero famose per i grandi mercati e le fiere

periodiche a cui partecipavano mercanti provenienti da ogni regione europea. La ripresa degli

scambi commerciali e una maggiore ricchezza furono accompagnate da un significativo

fenomeno di crescita delle città, maggiormente evidente nella regione delle Fiandre ( Bruges,

Gand), nella regione baltica (Lubecca; qui nacque la Lega Anseatica) e in Italia (regione padana

e le città lombarde; Lucca, Siena, Firenze e le Repubbliche marinare).

Lo sviluppo delle città produsse importanti cambiamenti economici e politici. Infatti, resesi

autonome dai poteri laici ed ecclesiastici, le città crearono forme di autogoverno: i Comuni. Essi

nacquero da associazioni volute dai cittadini più ricchi e potenti sorte per tutelare i loro interessi,

quali la libera circolazione degli uomini e delle merci. Nonostante fossero associazioni di

carattere privato presero il nome di Comuni (lat. communere facere) e si configurarono come

rappresentanti dell’intera comunità. I comuni ottennero l’autonomia prevalentemente attraverso

degli accordi stipulati con il vescovo oppure con il conte locale, talvolta direttamente con il

sovrano. Il principale organo decisionale del comune era l’arengo, ovvero l’assemblea plenaria

dei cittadini, che si riuniva in piazza e deliberava per acclamazione. Con l’ampliamento del

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raggio di azione e potere dei Comuni, l’arengo si rivelò un organo inadeguato e vennero sostituiti

dai Consigli, maggiori e minori, aventi potere legislativo ed esecutivo. Il potere giudiziario,

invece, era affidato a magistrati con un incarico che poteva durare dai sei ai dodici mesi (in Italia

chiamati consoli). La popolazione cittadina costituiva una realtà nuova rispetto a quella dipinta

dalla tripartizione della società tipica del Medioevo: nacque una nuova classe sociale, la

borghesia; alle attività professionali veniva concesso ampio respiro e sorsero anche le Arti o

Corporazioni, a loro volta ripartite in maggiori e minori. Se il fenomeno comunale è stato un

tratto comune a molte regioni europee, in Italia esso conobbe caratteristiche proprie. Esso infatti

si allargò a varie regioni della penisola, soprattutto nel centro-settentrione. Inoltre, in Italia,

anche i piccoli feudatari investirono nel commercio e nell’artigianato. Se nelle regioni

d’Oltralpe, inoltre, le istituzioni comunali ebbero un carattere prevalentemente economico, nella

penisola italiana esse compresero anche tutti gli aspetti della vita politica. I Comuni italiani

attuarono inoltre una politica di espansione territoriale ed arrivarono a sottomettere anche i

territori circostanti (contado).

Dal X secolo l’imperatore tedesco aveva anche il titolo di re d’Italia; l’autorità imperiale, però,

era stata fortemente indebolita dalla vicenda delle investiture. Alla morte di Enrico V in

Germania si aprì un periodo di lotta per la successione tra la famiglia dei Welfen (duchi di

Baviera) – sostenitori del papato - e la casata degli Hohenstaufen (duchi di Svevia) – sostenitori

del potere imperiale. Nel 1152 le due casate raggiunsero un accordo e scelsero come imperatore

Federico I detto Barbarossa, duca di Svevia, che apparteneva ad entrambe le casate. Egli si

proponeva di restaurare il potere imperiale sui comuni italiani. Le città più importanti (es.

Milano) non volevano sottomettersi tanto che l’imperatore decise di scendere, per la prima volta,

in Italia tra il 1154 e il 1155. Federico stipulò un accordo con papa Eugenio III: in cambio

dell’appoggio papale, Federico si impegnò contro l’autonomia comunale romana. Nel 1155

Federico venne incoronato imperatore da papa Adriano IV. Quattro anni dopo Federico, sceso

nuovamente in Italia, riuscì a sottomettere Milano e altri comuni. Con la Dieta di Roncaglia

Federico emanò l’editto Constitutio de regalibus con cui ribadiva la sua concezione dell’autorità

dell’imperatore. Nel 1159, però, vene eletto papa Alessandro III, sostenitore della causa papale e

lo scontro con l’imperatore si riacutizzò: Federico I nominò un antipapa, Alessandro lo

scomunicò ma dovette fuggire in Francia. Anche le città cominciarono a ribellarsi: Milano venne

distrutta dal Barbarossa nel 1162 ma molte città strinsero accordi politico-militari e nel 1167

nacque la Lega lombarda, capeggiata proprio da Milano. Federico decise di scendere

nuovamente in Italia nel 1174 ma la spedizione si rivelò un fallimento fino alla sconfitta decisiva

del 1176 avvenuta a Legnano. Federico scelse la soluzione diplomatica: nel 1183 firmò la pace

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di Costanza con i comuni italiani. Nonostante la sconfitta nelle vicende italiane, Federico riuscì a

consolidare il proprio potere in terra tedesca. Nel 1189 partecipò alla terza crociata e morì

durante il viaggio per annegamento. A lui successe il figlio Enrico IV, il quale diverrà marito di

Costanza d’Altavilla.

Dal XII secolo l’istruzione uscì dalle pareti dei conventi e dei monasteri: da prerogativa di

monaci ed ecclesiastici, essa si estese alla società laica anche per soddisfare le esigenze della

nuova classe mercantile: saper leggere e scrivere ma soprattutto, saper far di conto. Le università

nacquero proprio nel medioevo: esse sorsero talvolta come associazioni di studenti, talaltra come

associazioni di professori. Una delle più antiche università è quella di Bologna fondata, secondo

la tradizione, nel 1088. Tra le più antiche università vanno ricordate quella di Parigi, Oxford e

Salamanca.

La vita media nel periodo preso in esame era inferiore ai quarant’anni, motivo per il quale

difficilmente, nelle famiglie, non vi erano ascendenti di terza generazione. La società medievale

era composta, pertanto, prevalentemente da “giovani”.

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§ L’Europa del 1200: regni feudali e monarchie nazionali.

La Francia da Ugo Capeto a Luigi IX – L’Inghilterra e Guglielmo il conquistatore – La Spagna – Federico II e la

fine dell’impero universale.

Nel Regno dei Franchi occidentali, nato con la disgregazione dell’impero carolingio, dopo la

deposizione di Carlo il Grosso nell’887, sono saliti al trono sovrani con poco potere. La

situazione cambiò quando venne eletto Ugo Capeto nel 987. La dinastia dei Capetingi da lui

fondata riuscì a consolidare il potere grazie all’ampliamento dei propri territori e attraverso una

astuta politica matrimoniale. Nel corso del XII secolo i Capetingi dovettero affrontare la famiglia

dei Plantageneti, fondata da Enrico Plantageneto. Solo il re capetingio Filippo Augusto riuscì a

mettere fine alla minaccia quando intentò un processo per fellonia contro Giovanni Senza Terra

(figlio di Enrico Plantageneto). Per rendere esecutiva la sentenza, Filippo Augusto intraprese una

guerra che lo portò a conquistare molti dei territori dei Plantageneti e che culminò nel 1214 con

la battaglia di Bouvines. La vittoria di Filippo su Giovanni Senza Terra segnò l’inizio della

unificazione politica della Francia. Filippo Augusto morì nel 1223; a lui successe Luigi VIII

(1223 – 1226) e quindi Luigi IX il Santo, il cui regno durò dal 1226 al 1270. Desideroso di

rafforzare il prestigio monarchico, ebbe pieni poteri dal 1242 e intraprese una politica che mirava

a rafforzare l’egemonia della dinastia reale sulla Francia. Nel 1259 firmò la Pace di Parigi con

l’Inghilterra e i Plantageneti riconobbero la loro condizione di vassalli del sovrano francese in

quanto duchi di Aquitania.

Angli e Sassoni si erano insediati in Inghilterra dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente;

unitisi sotto una unica corona, dal XI incominciarono a fronteggiare le incursioni dei normanni.

Questi ultimi, nonostante la resistenza di Alfredo il Grande, riuscirono a stanziarsi nel nord

dell’isola. Nel contempo si stanziarono anche in Francia dove ottennero dal re franco Carlo il

Semplice i territori destinati a costituire il ducato di Normandia. Nel 1066 il duca normanno

Guglielmo I, detto il Conquistatore, salpò alla volta delle coste inglese e dopo aver sconfitto

l’anglosassone Aroldo II nella Battaglia di Hastings si fece incoronare re d’Inghilterra a

Westminster. Guglielmo, infatti, era imparentato con il sovrano inglese Edoardo III il

Confessore, morto senza figli. Egli introdusse in Inghilterra il sistema vassallatico ma conservò

anche in parte il sistema governativo inglese; inoltre procedette a una organizzazione del

territorio con un censimento portato a termine nel 1086 (Domesday Book). Guglielmo morì nel

1087. Gli succede il figlio Guglielmo il Rosso. Nel 1100 sale al trono Enrico I, fratello di

Guglielmo il quale conquisterà la Normandia. Nel 1135 Enrico I muore dopo aver ottenuto che

fosse riconosciuta come erede al trono la figlia Matilde che aveva sposato Goffredo

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Plantageneto. Nel 1154 divenne re il figlio di Matilde e Goffredo, Enrico II Plantageneto il quale

rafforzò ulteriormente le strutture del regno inglese. Nel 1164 emanò inoltre le Costituzioni di

Clarendon con cui rivendicava il diritto di nominare vescovi e abati e limitare le competenze del

Tribunale ecclesiastico. Immediatamente si scontrò con l’arcivescovo di Canterbury, Thomas

Beckett il quale fu costretto a cercare rifugio in Francia. Beckett ritornò in Inghilterra solo nel

1170 ma fu ucciso e il re venne ritenuto colpevole della sua morte. Poco dopo Enrico fu costretto

ad abrogare le Costituzioni di Clarendon. Nel 1189 Enrico II muore e gli succede il figlio

Riccardo I Cuor di Leone (1189 – 1199).Mentre quest’ultimo era impegnato in Terra Santa, il

fratello Giovanni Senza Terra tramava di sottrargli la corona; dopo che i due si riappacificarono,

alla morte di Riccardo, Giovanni salì al trono e proseguì lo scontro con Filippo II Augusto e il

francese dovette cedere tutti i territori a Nord della Loira. In seguito ad una controversia con il

papato, Giovanni fu scomunicato e ottenne il perdono del papa solo dopo aver rinunciato al

regno di Inghilterra e di Irlanda (riottenuti solo come beneficio feudale). Baroni ed ecclesiastici

inglesi si sollevarono allora contro Giovanni costringendolo a firmare nel 1215 la Magna Charta

Libertatum. Alla morte di Giovanni salì al potere il figlio Enrico III il quale riprese lo scontro

con la Francia e cercò di limitare il potere della curia baronale. I baroni, guidati da Simone di

Montfort, insorsero e costrinsero il sovrano a emanare gli Statuti di Oxford nel 1258; essi

prevedevano l’istituzione di un consiglio di quindici baroni che si può collocare alla origini del

parlamento inglese.

Agli inizi della Reconquista il territorio della penisola iberica era diviso in piccoli regni fra i

quali solo quello di Castiglia e quello di Aragona avrebbero acquisito una certa importanza. La

Castiglia accelerò la politica di riconquista degli ultimi territori rimasti sotto il controllo degli

arabi. Riconquistò Las Navas de Tolosa nel 121 e l’Andalusìa (Cordoba, 1236; Siviglia, 1248).

L’Aragona gettò le basi di un dominio commerciale sui mari conquistando le isole Baleari nel

1235 e la Valencia nel 1238.

Nella penisola italiana, tra XI e XII secolo, il prestigio del papato era notevolmente accresciuto e

il potere dei papi sempre più forte. Alla fine del XII secolo, in particolare, l’autorità pontificia

raggiunse il suo massimo potere con l’elezione di Lotario dei Conti di Segni, papa con il nome di

Innocenzo III. Egli riprese la politica teocratica di Gregorio VII e ribadì la superiorità del papa

sul potere temporale. La sua azione politica fu significativa tanto che sottomise con vincolo

feudale terre e patrimonio di San Pietro. Alla morte di Costanza d’Altavilla il papa si assunse

addirittura l’incarico di tutore di Federico re di Sicilia5. Innocenzo III intervenne anche nella

5 Secondo gli accordi di Melfi era feudatario del pontefice.

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politica europea schierandosi a fianco del guelfo Ottone IV di Brunswick nella lotta per la

successione imperiale. Ottone, ottenuto il riconoscimento ufficiale a Francoforte, però accampò

pretese sull’Italia e il papa, a questo punto, sostenne la candidatura di Federico, ultimo degli

Hohenstaufen, avvicinandosi peraltro anche al re di Francia. La vittoria di quest’ultimo a

Bouvines rappresentò anche un successo per la politica del papa. Innocenzo III fu anche un

acceso oppositore delle eresie, tanto che nel 1208 bandì una crociata contro i catari; già nel 1202

si era fatto promotore della Terza crociata e convocò a Roma il IV Concilio Lateranense (1215).

Infine si sforzò di inquadrare all’interno della struttura ecclesiastica i nuovi ordini religiosi sorti

in quel periodo come l’ordine francescano e quello domenicano. L’ordine apostolico, invece, fu

dichiarato eretico durante il Concilio di Lione del 1274.

Il pupillo di Innocenzo III, Federico II di Hohenstaufen (1194 – 1250) divenne a pieno titolo re

di Sicilia nel 1208 e fu incoronato nel 1212 re di Germania. Nel 1208 aveva sposato Costanza

d’Aragona. Nonostante avesse promesso a papa Innocenzo che non avrebbe riunito le corone di

Sicilia e Germania, alla morte del pontefice venne meno al patto. Papa Onorio III ratificò tale

unione a patto che ne beneficiasse solo Federico e non gli eredi e che organizzasse una nuova

crociata. Nonostante le promesse, la politica di Federico II era tutta tesa al rafforzamento del

proprio potere e, in generale, del potere imperiale. Egli voleva mantenere il potere imperiale in

Italia e i principali antagonisti, pertanto, erano i comuni e la Chiesa. I comuni nel 1226 si

organizzarono in una nuova Lega Lombarda mentre il successore di papa Onorio, Gregorio IX si

scontrò con Federico il quale fu scomunicato perché continuava a rimandare la crociata promessa

al suo predecessore. Nel 1227 Federico organizzò la spedizione ma preferì conquistare

Gerusalemme con la diplomazia anziché con le armi. Di conseguenza, Gregorio IX non ritirò la

scomunica e indisse una crociata contro la Sicilia. Federico, rientrato in Italia, costrinse il

pontefice a firmare gli accordi di Ceprano (1230). Dal punto di vista politico, Federico, al fine di

dare vita a uno Stato solido, emanò le costituzioni di Melfi che trattavano il diritto pubblico, la

procedura giudiziaria, il diritto privato e penale. Il proposito di Federico di assoggettare tutta

l’Italia, però, non era venuto meno e nel 1237 si scontrò con i comuni riuniti nella nuova Lega

Lombarda (1237) e li sconfisse. Milano, Alessandria e Brescia continuavano però a resistere

riaccendendo il fronte antimperiale. Nel 1238 Federico conferì al figlio naturale Enzo la corona

di re di Gallura e di Torres, territori su coi il papa vantava dei diritti; il pontefice scomunicò

nuovamente Federico e questi invase i territori della Chiesa costringendo il papa alla fuga. Questi

nel 1245 durante il concilio convocato a Lione dichiarò Federico II deposto. L’imperatore

dovette fronteggiare ostilità e la sconfitta a Vittoria nel 1248 e a Fossalta nel 1249. Nel 1250

morì improvvisamente lasciando la cotona imperiale al figlio Corrado e a Manfredi, fratellastro,

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la nomina come reggente del regno di Sicilia. Nel 1254 morì prematuramente anche Corrado e il

trono imperiale rimase vacante fino al 1273 (quando venne eletto Rodolfo I d’Asburgo). Alla

morte di Corrado, in Italia, Manfredi usurpò il trono a Corradino figlio di Corrado e appoggiò i

ghibellini. Ottenne anche una significativa vittoria a Montaperti nel 1260. Il pontefice Urbano

IV, però, temendo problemi per lo Stato pontificio, offrì il regno di Sicilia al francese Carlo

d’Angiò in cambio di un intervento contro Manfredi (1263). Nel 1266 Manfredi morì durante la

battaglia di Benevento in cui stava combattendo contro i francesi chiamati dal papa. Nel 1268

Carlo d’Angiò sconfisse ed uccise anche Corradino.

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§ La crisi del Trecento

Dopo alcuni secoli di espansione economica, nel Trecento la popolazione europea smise di

crescere e la produzione agricola diminuì in maniera significativa. Nonostante l’espansione delle

terre coltivate e l’introduzione della rotazione triennale, dell’aratro e del sistema di traino degli

animali, il rendimento dei terreni rimaneva molto basso e ormai tutte le terre erano state messe a

coltura. Le attività pastorali, inoltre, si erano notevolmente ridotte a causa della distruzione di

boschi e pascoli. Verso la fine del secondo decennio del XIV secolo tutta l’Europa conobbe

raccolti scarsissimi. Una seconda ondata di carestia si diffuse intorno al 1338 – 1340. La crisi

colpì anche le attività commerciali e finanziarie, tanto che alcune importanti banche e

compagnie, come i Bardi e i Peruzzi, fallirono. La situazione precipitò nel 1348 quando si

diffuse in tutta Europa la Peste, chiamata anche Morte nera, una malattia che non ricompariva in

Europa dal VI secolo. Il punto di diffusione della malattia furono gli scali commerciali dei porti

genovesi sul Mar Nero; attraverso Costantinopoli, le navi portarono il virus in Sicilia e in

Provenza. La mortalità fu altissima tanto un terzo della popolazione europea su stroncato dalla

peste. Le situazioni più drammatiche si verificarono nelle città. L’ignoranza in merito alla

malattia spinse a cercare i colpevoli della diffusione del morbo in alcuni gruppi, come le donne o

gli ebrei; la popolazione pensava inoltre che la peste fosse una punizione inviata da Dio agli

uomini tanto che venivano organizzate processioni, pellegrinaggi ed esposizioni di reliquie. In

realtà, durante queste cerimonie collettive il pericolo di contagio accresceva notevolmente. In

alcune città europee si cercò di fronteggiare la situazione organizzando interventi di pubblica

sanità (a Venezia venne creata una apposita magistratura, i Savi alla sanità) e allestendo ospedali

e lazzaretti.

La diminuzione degli abitanti determinò anche l’abbandono di campagne e molti villaggi

soprattutto quelli che erano sorti in luoghi impervi. Molti terreni tornarono incolti e sui campi

tornarono boschi o prati naturali che sarebbero stati destinati al pascolo degli ovini. L’aumento

del pascolo ebbe come principale conseguenza l’implementazione dell’industria della lana. La

diminuzione della popolazione portò importanti cambiamenti:

- Nelle campagne la mancanza di manodopera spinse a introdurre strumenti più leggeri e

vennero, in alcune regioni, sperimentate nuove tecniche di irrigazione. Inoltre aumentò

l’allevamento bovino.

- Nelle città il mercato si orientò verso prodotti a basso costo e di minore qualità. Inoltre si

diffuse il lavoro a domicilio.

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Inoltre si diffusero nuovi contratti agrari il più importante dei quali fu quello di mezzadria.

Nella seconda metà del secolo la crisi sfociò in aperte rivolte sia nelle campagne che nelle città.

In Francia nel 1356 la popolazione parigina insorse guidata da Etienne Marcel; nel 1358 toccò ai

contadini francesi dei dintorni di Parigi (jacquerie). Le conseguenze furono pesantissime e

Marcel fu assassinato. In Inghilterra contadini del Kent e dell’Essex si ribellarono nel 1381 al

seguito della diffusione delle idee di John Wycliff. Le idee del teologo Wycliff trovarono ampio

credito tra i contadini e i suoi seguaci vennero chiamati con il nome di Lollardi. Nel 1379 anche

la popolazione della città fiamminga di Gand si sollevò mentre in Italia la rivolta più importante

fu quella dei Ciompi a Firenze (1378).

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§ Gli Stati nazionali e l’Italia degli Stati regionali

La cattività avignonese – La repubblica romana di Cola di Rienzo – La fine dei poteri universali - La guerra dei

Cent’anni – La crisi comunale e la nascita delle signorie: la formazione degli Stati regionali.

Nel corso del XIII secolo i sovrani che erano riusciti a costruire una base per il loro potere nel

periodo precedente riuscirono a consolidare le proprie monarchie attraverso la riorganizzazione

del sistema fiscale, la trasformazione dell’esercito e l’allargamento dei territori controllati. In

Francia il rafforzamento del potere del re era stato avviato da Filippo II Augusto (1180 – 1223) il

quale aveva riportato una decisiva vittoria a Bouvines nel 1214. All’inizio del Trecento il

sovrano Filippo IV il Bello si rivelò un fervido sostenitore del potere temporale e arrivò a

scontarsi con papa Bonifacio VIII perché il sovrano francese si arrogava il diritto di tassare gli

ecclesiastici e giudicare i vescovi nei tribunali regi. Bonifacio, allo scopo di arginare le pretese di

Filippi IV, emanò la bolla Unam Sanctam nel 1302. Filippo, invece, convocò gli Stati generali e

avviò una campagna per screditare il papa che fu arrestato per ordine di Filippo ad Anagni nel

1303 (Schiaffo di Anagni). La sconfitta del pontefice segnò una ingerenza sempre maggiore

della Francia sul papato che culminò nell’elezione al soglio pontificio di Bertrand de Got,

Clemente V (1305- 1314) che decise di spostare la sede papale ad Avignone (Cattività

avignonese, 1309 – 1377). Il papato cercò allora di porsi al centro di una chiesa universale forte

ed indipendente dall’autorità civile. Potenziò il proprio apparato amministrativo e burocratico e

implementò Camera di Curia e Tribunali apostolici. Nel 1377 papa Gregorio XI (1370 – 1378)

decise di riportare la sede pontificia a Roma ma molti cardinali non avevano condiviso la

decisione del pontefice. Nel 1378, all’elezione di papa Urbano VI, alcuni di loro denunciarono

brogli e gli contrapposero un ginevrino, Clemente VII, che scomunicò Urbano e riportò la sede

papale in Francia. Questo episodio aprì lo scisma della Chiesa d’Occidente (1378 – 1414, un

periodo durante il quale vi furono due Chiese e due papi). La situazione si risolse solo nel 1414

durante il Concilio di Costanza. Nel 1417 l’assemblea conciliare elesse unanimemente papa

Martino V, al secolo Oddone Colonna. Questi non contestò mai la superiorità del concilio al

contrario del suo successore, Eugenio IV. Si aprì un vero scontro tra i successori di papa Martino

e i conciliaristi, sostenitori del concilio che terminò solo nel 1449 quando l’antipapa Felice V

abdicò e venne eletto papa Niccolò V. Negli stessi anni in Francia, Inghilterra e Germania le

autorità laiche formalizzarono le aspirazioni ad avere delle chiese nazionali.

Durante gli anni della cattività avignonese a Roma scoppiò una insurrezione popolare guidata da

Cola di Rienzo che si impadronì del Campidoglio e si proclamò tribuno della pace. Cola di

Rienzo portava avanti una politica antinobiliare contro le famiglie romande dei Colonna, degli

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Orsini e dei Caetani che avevano causato continui disordini. Il pontefice inizialmente sostenne

Cola tanto che nel 1353 poté ritornare in città grazie all’appoggio di papa Innocenzo IV. Cola,

però, era ormai inviso al popolo e nel 1354 rimase ucciso. Nel giugno dell’anno precedente il

papa aveva emanato una bolla apostolica per nominare legato pontificio il cardinale Egidio di

Albornoz che, a capo di truppe mercenarie, entrò a Roma e ristabilì l’autorità pontificia. Nel

1357 emanò le Costituzioni egidiane (rimaste in vigore fino al 1816), una raccolta di leggi che

ratificavano l’assetto della Chiesa e le prerogative del governo pontificio.

Durante il concilio di Lione papa Innocenzo IV aveva deposto Federico II di Svevia e aveva

invitato i principi elettori a nominare un successore6. Quest’ultimo venne eletto solo nel 1273:

Rodolfo d’Asburgo (1273 – 1291). Gli imperatori cercarono di far valere la propria autorità in

ambito internazionale ma solo in Italia settentrionale si ebbero scontri tra guelfi e ghibellini. Nel

1310 Enrico VII di Lussemburgo scese in Italia con l’intento di pacificare le lotte fra fazioni ma

non vi riuscì e si fece coinvolgere; così il suo successore, Ludovico IV. Diversamente dai suoi

predecessori, invece, Carlo IV si interessò prevalentemente degli interessi in terra tedesca e

rafforzò la propria dinastia attraverso una politica matrimoniale. Strinse accordi con i sovrani di

Francia e con il pontefice; scese in Italia due volte, la prima nel 1355 per essere incoronato

imperatore da papa Innocenzo IV e la seconda nel 1368-1369 per convincere papa Urbano V a

riportare la sede pontifica a Roma. Nel 1356 emanò la Bolla d’oro con cui andava a regolare il

numero e la qualifica dei principi elettori. Alla sua morte venne eletto il figlio Venceslao (1378 –

1400) che, in Italia, si limitò a legittimare il potere di Gian Galeazzo Visconti. Nel 1400 venne

deposto e venne eletto Roberto, conte palatino del Reno. Nel 1410 i principi elettori scelsero

Sigismondo di Lussemburgo il quale convocò con editto imperiale il concilio di Costanza allo

scopo di riunificare la Chiesa; si propose come mediatore nella guerra dei Cent’Anni; legittimò

molti signori della penisola italiana nel 14147 e nel 1433

8. L’unica figlia di Sigismondo sposò

Alberto II d’Asburgo il quale, alla morte del suocero nel 1437 ne ereditò le corone e le unì ai

suoi domini. Nel 1438 Alberto venne eletto re di Germania e con lui ebbe inizio la dominazione

degli Asburgo sul Sacro Romano Impero definito, pochi anni dopo, Sacro Romano Impero della

nazione tedesca. Federico III d’Asburgo, re di Germania nel 1440, fu l’ultimo imperatore che si

fece incoronare dal papa. Riuscì a far sposare il figlio Massimiliano a Maria di Borgogna, figlia

6 Grande interregno dell’impero, 1254 – 1273.

7 Gian Galeazzo Visconti aveva ottenuto la legittimazione del proprio potere da Venceslao con la nomina a duca di

Milano nel 1395; conte di pavia (1396) e duce di Lombardia nel 1397. Amedeo VIII, conte di Savoia, ottenne la

legittimazione del proprio potere nel 1416 pagando una grossa somma in ducati a Sigismondo di Lussemburgo.

Amedeo VIII sarà poi eletto antipapa con il nome di Felice V. 8 Nomina di Gianfrancesco Gonzaga come marchese di Mantova.

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di Carlo il Temerario duca di Borgogna (1467 – 1477) garantendogli così di ereditare anche i

territori borgognoni. La corona di Federico III passò poi al figlio per via dinastica.

Tra XIV e XV secolo l’evoluzione delle monarchie europee portò alla costruzione di regni

fortemente centralizzati chiamati “nazionali”. Essi riunivano popolazioni che parlavano la stessa

lingua, avevano stessi costumi e usanze. Si fondavano, oltre che su un efficiente apparato

burocratico, su una comune identità culturale e sul senso di appartenenza ad una nazione. La

formazione degli Stati nazionali fecero venir meno la forza di signori locali, imperatore e papa.

La Confederazione svizzera nasce grazie alla volontà popolare. Già nel 1291 le comunità locali

si erano riunite nella Confederazione elvetica; l’indipendenza dall’Austria asburgica venne

raggiunta nel 1386. L’identità nazionale spagnola invece venne costruita dall’alto, dalla volontà

dei sovrani “cattolicissimi” Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, unitisi in matrimonio

nel 1469. Esso avviò l’unificazione politica della penisola iberica proseguita nel 1492 con la

conquista del Regno di Granada e nel 1512 con l’annessione di quasi tutto il territorio del Regno

di Navarra. Per i sovrani la religione cattolica divenne il collante delle popolazioni spagnole

tanto che furono istituiti Tribunali dell’inquisizione anche al fine di espellere dal paese ebrei e

moriscos.

La storia della Francia e quella dell’Inghilterra erano legate dalla Battaglia di Hastings; i due

regni furono caratterizzati da un fitto intreccio di interessi, parentele, cultura ma il rafforzamento

del potere francese mal tollerava la presenza inglese. La crisi scoppiò nel 1328 quando si estinse

la dinastia capetingia con la morte di Filippo il Bello. Edoardo III, il re d ‘Inghilterra, in virtù dei

suoi rapporti di parentela con il sovrano francese, reclamò la successione al trono. Il regno di

Francia però venne assegnato a Filippo IV Valois; il re d’Inghilterra non accettò la scelta e

sbarcò in Francia con le sue truppe dando inizio alla guerra dei Cent’anni (1334 – 1453). Il

sovrano inglese mirava a conservare i domini nel sud-ovest della Francia e a conquistare le

Fiandre. Edoardo riuscì addirittura ad imprigionare il sovrano Giovanni II e con il trattato di

Bretigny a ottenere l’Aquitania. Il conflitto in Francia si riaccese alimentato anche allo scontro

tra due fazioni nobiliari francesi, gli armagnacchi e i borgognoni (sostenitori degli inglesi).

Sembrava che gli inglesi stessero avendo la meglio quando le sorti del conflitto mutarono anche

grazie all’intervento di Giovanna d’Arco che sostenne le truppe francesi durante la liberazione di

Orleans. La guerra terminò nel 1453 con la sconfitta inglese. Il primo re della Francia dopo la

guerra dei Cent’Anni fu Luigi XI (1461 – 1483)il quale portò avanti una decisa politica di

ampliamento territoriale tanto che nel 1480 fu annesso il ducato d’Angiò e nel 1491 quello di

Borgogna. L’Inghilterra, in seguito alla sconfitta, dovette abbandonare tutti i possedimenti oltre

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la Manica ad eccezione di Calais e dovette affrontare, al proprio interno, un conflitto che vedeva

contrapposte due importanti famiglie nobiliari: i principi di Lancaster e quelli di York (Guerra

delle due rose) che si contendevano la successione al trono. La guerra venne vinta dalla famiglia

Lancaster che pose sul trono Enrico VII Tudor.

Mentre in Europa si formavano i primi Stati nazionali, In Italia le signorie feudali e i Comuni

cittadini si aggregarono in Stati di maggiore ampiezza territoriale chiamati Signorie o Principati

in cui i poteri erano concentrati nelle mani di una sola persona. Nel XIII secolo il ducato di

Milano si trasformò in signoria con la famiglia Visconti. Una volta estintasi, si instaurò il

dominio di Francesco Sforza, un capitano di ventura. Genova e Venezia all’inizio del Trecento,

si scontrarono per il controllo dei traffici commerciali: Genova fu sconfitta dagli Sforza mentre

Venezia restò indipendente e costituì un governo oligarchico e aristocratico. Tra XIV e XV

secolo a Firenze dominò la famiglia dei Medici. Con Cosimo il Vecchio si ebbe una signoria di

fatto che affermò il primato di Firenze. I suoi successori fecero della città un centro europeo. A

Napoli la autorità degli Angioini venne meno ma nel 1442 Alfonso d’Aragona conquistò il regno

ricostituendo l’unità politica dell’Italia meridionale. Le ostilità fra gli Stati italiani cessarono

quando essi stipularono la Pace di Lodi nel 1454 con cui riconobbero i rispettivi possedimenti.

La pace firmata però dimostrò la sua fragilità e numerose congiure scoppiarono lungo la

penisola. In particolare, a Milano nel 1476 Galeazzo Maria Sforza venne ucciso e Ludovico il

Moro, suo nipote, si impadronì del potere e chiamò il suo aiuto il re di Francia Carlo VIII. La

morte di Lorenzo il Magnifico (1492) e la discesa di Carlo VIII in Italia (1494) segnarono

l’inizio delle guerre d’Italia. Gli Stati italiani si unirono in una Lega e dopo la battaglia di

Fornovo (1495) Carlo VIII rientrò in Francia e Napoli tornò agli Aragonesi. La politica di

espansionismo verso l’Italia proseguì con il successore di Carlo VIII, Luigi XII. Quest’ultimo si

alleò con Venezia e il papa e si impadronì di Milano e di Napoli, grazie anche all’alleanza con il

re di Spagna Ferdinando il cattolico. Al momento di spartirsi i territori italiani, i francesi e gli

spagnoli scelsero la via delle armi (guerra franco-spagnola, 1503 – 1503)9. Gli spagnoli

cacciarono la dinastia aragonese e si impossessarono di Napoli mentre il Ducato di Milano passò

sotto il controllo francese.

9 Durante questo conflitto ebbe luogo la celebre Disfida di Barletta (1503).

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§Tra Rinascimento ed esplorazioni: il Quattrocento e il Cinquecento.

Prima che Colombo scoprisse l’America, quei territori erano abitati da popolazioni con

caratteristiche molto diverse dall’una all’altra. Tra il II secolo a.C e il X secolo in America

centrale si era sviluppata la civiltà dei Maya, l’unica nel continente a conoscere la scrittura. I

Maya erano organizzati in città stato a capo di ognuna delle quali vi era un sacerdote-re.

L’economia si basava sull’agricoltura ed erano molto sviluppate la matematica e l’astronomia.

Dal X secolo la civiltà Maya declinò per cause ancora sconosciute. Nel XIII secolo, negli stessi

territori precedentemente occupati dai Maya giunsero dal nord gli Aztechi. Al vertice della

società vi era il re-dio e particolare importanza aveva la casta dei sacerdoti. La civiltà azteca era

tecnologicamente avanzata e una fitta rete stradale garantiva floridi commerci. La civiltà azteca

conobbe la fine a causa della conquista degli spagnoli guidati da Cortés nel 1519. Prima

dell’arrivo dei conquistadores, inoltre, in America Meridionale prosperava anche la civiltà degli

Incas. Questi ultimi furono conquistati dagli spagnoli guidati da Francisco Pizarro nel 1532.

I viaggi compiti dagli europei alla scoperta ed esplorazione del globo terrestre si moltiplicarono

nei secoli XV e XVI. Le spedizioni non erano motivate solo dall’interesse scientifico ma anche

da quelli economici in quanto si rendeva necessario trovare nuove vie commerciali per l’Asia

orientale. Genova sentiva questa necessità perché, rispetto a Venezia, era in una condizione di

svantaggio. Quindi i genovesi cominciarono ad interessarsi alle rotte atlantiche e a frequentare i

porti di Lisbona e Anversa. Alcuni di loro, per conto dei sovrani del Portogallo, raggiunsero la

Guinea e Capo Verde. Cercando le vie per le Indie, i navigatori si orientarono verso due vie:

verso Sud, costeggiando l’Africa e verso ovest, verso l’oceano Atlantico. Il primo itinerario fu

seguito da Bartolomeo Diaz che arrivò a doppiare Capo delle Tempeste (Capo di Buona

Speranza). L’idea di attraversare l’oceano fu invece prospettata da Cristoforo Colombo (1451 –

1506) alla corte di Lisbona dapprima e poi alla regina Isabella di Castiglia. Per suo conto iniziò il

viaggio il 3 agosto 1492. Dopo due mesi e nove giorni Colombo approdò nel nuovo continente.

Nel luglio 1497 il portoghese Vasco de Gama ripercorse la rotta di Diaz e giunse fino a Calicut,

aprendo la via delle indie. I portoghesi nel 1554 crearono a Macao la loro base commerciale e le

basi dell’impero coloniale portoghese. La Spagna proseguì sulla rotta atlantica; Caboto e Cabral

confermarono l’ipotesi che le terre scoperte da Colombo appartenessero ad un continente nuovo,

ma la certezza arrivò solo in seguito alle esplorazioni di Amerigo Vespucci. Ferdinando

Magellano, invece, si pose il problema di cercare un passaggio verso ovest riuscendovi nel 1519.

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I conquistadores spagnoli giunti nel nuovo continente sfruttarono sia le terre che le popolazioni

autoctone. Attraverso l’istituto dell’encomiendas gli spagnoli perseguirono i loro interessi

economici e si comportarono con brutalità nei confronti delle popolazioni locali. La mortalità

degli indigeni fu tale che, ad un certo punto, si sopperì alla mancanza di manodopera attraverso

l’importazione dall’Africa di schiavi neri.

La colonizzazione portoghese, invece, secondo gli accordi del Trattato di Tordesillas, interessò

soprattutto l’Africa e l’Asia. I portoghesi vi fondarono scali commerciali.

Le conseguenze della scoperta dell’America furono molte: il centro dei commerci si spostò dal

Mediterraneo all’Atlantico; iniziò il colonialismo europeo sugli altri continenti; nacquero la tratta

dei neri e il commercio triangolare.

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§ Riforma e Controriforma. L’Europa di Carlo V

Nei secoli precedenti il XVI secolo, la Chiesa di Roma era stata oggetto di aspre critiche a causa

di alcuni suoi “mali”: simonia, concubinato e nepotismo. L’esigenza di una riforma era sentita in

maniera profonda da molti, fra i quali spiccò la figura di Martin Lutero (1483 – 1546). Egli

sosteneva che la salvezza dell’individuo dipendeva solo dalla sua fede; affermava che era

necessario che ogni persona potesse leggere a Bibbia (libero esame) tanto che la tradusse in

tedesco. La rottura con la Chiesa di Roma avvenne in seguito alla cosiddetta vendita delle

indulgenze. Luterò affisse 95 tesi sulla porta della cattedrale di Wittemberg in cui riassumeva il

suo pensiero e le critiche nei confronti della Chiesa romana. Lutero fu scomunicato ma il suo

movimento, chiamato Riforma, si diffuse ampiamente grazie all’appoggio dei principi tedeschi e

alla diffusione della stampa. Durante la Dieta di Worms nel 1521 Lutero fu condannato

dall’imperatore e bandito dall’impero. La sua predicazione, però, innescò delle rivolte sociali: la

rivolta dei cavalieri e la rivolta dei contadini (1524 -1525). Entrambe furono represse nel sangue.

I sostenitori della chiesa di Roma, intanto, cercavano di estendere l’editto anti-luterano ma i

principi tedeschi protestarono e si unirono nella Lega di Smalcalda. Dalla Germania, intanto, la

riforma si estese ad altri paesi: la Svizzera, in cui si diffuse il calvinismo (dal nome del teologo

francese Giovanni Calvino); in Inghilterra la chiesa anglicana nacque in seguito al rifiuto del

papa di sciogliere il matrimonio tra Enrico VIII e Caterina di Aragona. Il re fece comunque

annullare il matrimonio e il papa lo scomunicò. Enrico rispose staccandosi dalla chiesa di Roma

con un Atto di Supremazia (1534).

La curia di Roma come reazione si impegnò sia nel rinnovamento interno (Riforma cattolica) che

contro il protestantesimo (Controriforma). Papa Paolo Farnese (1534 – 49) convocò nel 1545 il

Concilio di Trento (che si concluse solo nel 1563). Il concilio riformò il Cattolicesimo al suo

interno; sancì l’obbligo del celibato e di residenza dei sacerdoti; introdusse il catechismo e i

seminari e riaffermò i dogmi cattolici. Per combattere i nemici della fede la Chiesa si affidò ai

Tribunali dell’inquisizione e alla Congregazione dell’indice. Il movimento di riforma della

Chiesa fu accompagnato dalla nascita di nuovi ordini religiosi come la Compagnia di Gesù,

fondata nel 1534 da s. Ignazio di Loyola.

Il sogno dell’impero universale: Carlo V. Re di Germania e imperatore dal 1508, Massimiliano I

si sposò con Maria di Borgogna, erede deli diritti sulla Borgogna, sulle Fiandre e sui Paesi Bassi.

Loro figlio Filippo sposò Giovanna la Pazza, figlia ed erede dei sovrani “cattolicissimi” spagnoli.

Nel 1500 nacque Carlo che, alla morte del nonno, ereditò la Corona d’Austria (con Paesi Bassi,

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Borgogna, Stati tedeschi) e la Corona di Spagna (con le colonie americane e i territori italiani).

Carlo voleva completare la sua ascesa politica con il titolo di imperatore ma Francesco I re di

Francia cercò di opporsi. Carlo letteralmente comperò il titolo e venne incoronato nel 1519.

Il desiderio di Carlo di restaurare l’autorità imperiale incontrò numerosi ostacoli: in Spagna la

popolazione percepiva Carlo come uno “straniero” e si sollevò; in Germania molti principi

avevano aderito al protestantesimo e la volontà di Carlo di imporre l’ortodossia cattolica provocò

la nascita della Lega di Smalcalda. Quest’ultima si scontrò più volte con l’imperatore. Sul fronte

della politica estera, Carlo doveva affrontare il problema dei turchi. Il contrasto tra la Francia e

Carlo portò allo scoppio delle guerre d’Italia (1521 – 1529). Carlo voleva impossessarsi del

ducato di Milano (francese dal 1516) e nel 1525, sconfitti i francesi, assegnò il governo del

ducato a Francesco II Sforza. La Francia rispose promuovendo la Lega di Cognac. Carlo reagì

inviando in Italia i lanzichenecchi che sconfissero l’alleanza nemica ed entrarono a Roma e la

saccheggiarono nel 1527. Gli scontri con la Francia ripresero con Enrico II (1547 – 1559).

Quest’ultimo si alleò anche con i principi tedeschi ma Carlo reagì firmando con loro la Pace di

Augusta (1555). Carlo V nel 1556 abdicò e divise il suo impero in due parti: a Filippo II assegnò

la Spagna, i domini italiani, i Paesi Bassi e le colonie americane mentre al fratello Ferdinando I

diede i domini asburgici, la Boemia e l’Ungheria. La guerra franco-asburgica continuò tra Enrico

II e Filippo II e terminò solo con la firma della pace di Cateau - Cambresis (1559) che sancì il

dominio spagnolo in Italia.

Anche in Francia le tensioni politiche si intrecciarono con i conflitti religiosi: la famiglia dei

Borbone, ugonotti, si scontrò con i Guisa, cattolici. Entrambi miravano al trono retto da Caterina

de’ Medici. L’episodio più crudo fu la “notte di San Bartolomeo” in cui migliaia di ugonotti

giunti a Parigi per il matrimonio di Enrico IV di Borbone furono trucidati. Enrico IV10

si convertì

al Cattolicesimo per salvaguardare la corona e promulgò l’Editto di Nantes nel 1598

riconoscendo la libertà religiosa dei suoi sudditi (salvo alcune limitazioni territoriali).

10

“Parigi val bene una messa”

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§ L’Europa tra il 1550 e il 1650

Il lungo regno dello spagnolo Filippo II (1556-98) coincise con l’apice della potenza spagnola in

Europa. Il territorio sotto il controllo spagnolo comprendeva la Spagna, le colonie americane, i

possedimenti italiani e i Paesi Bassi (v. carta). La monarchia era un insieme di domini diversi e

Filippo II portò avanti una politica di rafforzamento del potere centrale: Madrid venne

proclamata capitale nel 1558; il re esercitava un potere assoluto ed era anche il capo della

Chiesa. Dal padre Carlo egli ereditò il problema legato all’espansione dell’impero ottomano. Nel

1570 il sultano Selim II occupò l’isola di Cipro, che era sotto il controllo dei veneziani. Per

iniziativa di papa Pio V venne creata una Lega Santa che riuniva le flotte di Spagna e Venezia.

Nel 1571 presso Lepanto la Lega santa sconfisse la flotta turca. Nel 1580 Filippo II ereditò anche

il Regno del Portogallo e unificò così la penisola iberica. Filippo II durante il suo regno dovette

affrontare la ribellione dei Paesi Bassi, una insurrezione sostenuta da motivi politici, fiscali e

religiosi. Gli Asburgo, che controllavano il territorio prima della Spagna, avevano sempre

rispettato l’autonomia dei Paesi Bassi ma Filippo II, invece, era desideroso di affermare il potere

spagnolo in maniera autoritaria. Operò una oppressione fiscale e religiosa soprattutto nei

confronti dei protestanti calvinisti. Nel 1566 la popolazione si sollevò guidata da Guglielmo I

d’Orange fino a diventare una guerra aperta. Con l’appoggio di Inghilterra e Francia vennero

attaccati anche i galeoni spagnoli tanto che a Madrid venne chiamato in nuovo governatore, il

duca Alessandro Farnese, con ‘incarico di condurre le trattative di pace. Il 23 gennaio 1579 le

province del sud, che avevano deciso di proseguire la guerra, si unirono con il nome di

Repubblica delle Province unite divenuta poi Olanda il cui riconoscimento ufficiale avvenne solo

nel 1648 con la pace di Westfalia.

Un’altra potenza europea era l’Inghilterra di Elisabetta I (1558 – 1603), figlia di Anna Bolena ed

Enrico VIII Tudor. L’ostilità fra i due paesi fu subito evidente: dapprima con una guerra corsara

poi con un vero conflitto. Dopo la parentesi di Maria la sanguinaria, Elisabetta aveva ripristinato

il protestantesimo e l’Atto di supremazia che garantiva alla corona il controllo della Chiesa

anglicana. Filippo II, sostenuto anche dal papa, invece, voleva portare sul trono Maria Stuart,

cattolica e cugina di Elisabetta. Dopo un tentativo di omicidio compiuto ai danni della regina,

Elisabetta scatenò una persecuzione contro i cattolici e Maria Stuart fu condannata a morte. Nel

1588 l’Inghilterra si scontrò apertamente contro la Spagna che voleva occupare l’Inghilterra con

la sua Invincibile armada. Nonostante il nome, gli inglesi sconfissero l’armata spagnola.

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La situazione italiana era di crisi: il centro dei traffici commerciali si era spostato dal

Mediterraneo all’Atlantico; l’attività manifatturiera aveva subito un forte rallentamento che

aveva colpito anche il mercato dei beni di lusso e le esportazioni cominciarono a diminuire.

Banchieri e imprenditori italiani pensarono di impiegare i loro capitali per acquistare terre

anziché rischiare investimenti. Più della metà della penisola italiana era sotto il controllo politico

di Madrid e lo sfruttamento fiscale spagnolo era gravosissimo. Il generale stato di malcontento si

trasformò in rivolte popolari: Napoli (1647), Palermo (1648), Messina (1674).

Nella prima metà del Seicento entrò in crisi anche il mondo germanico in cui scoppiò la guerra

dei Trent’Anni (1618 – 1648). In Boemia erano forti senso di identità nazionale e l’opposizione

dei calvinisti. Il 23 maggio 1618 una folla invase il palazzo reale di Praga e lanciò dalla finestra i

delegati dell’imperatore cattolico Ferdinando II (defenestrazione di Praga) dando l’avvio alla

guerra. La successiva elezione a re della Boemia del protestante Federico V fece schierare gli

Stati europei:

- Sostenitori degli Asburgo: Spagna, Baviera, Sassonia, Polonia

- Sostenitori di Federico: Stati protestanti germanici, Inghilterra, Olanda.

Nel 1620 gli Asburgo sconfissero i boemi nella battaglia della Montagna Bianca (Praga) e

iniziarono la persecuzione dei protestanti. La Spagna colse l’occasione per attaccare l’Olanda.

Contro l’Austria scesero in campo anche Svezia e Danimarca ma dopo l’uscita della prima

intervenne anche la Francia di Luigi XIII desiderosa di limitare l’espansione austriaca. Il

conflitto terminò nel 1648 quanto venne firmata la Pace di Westfalia: l’imperatore Ferdinando III

riconosceva la vittoria francese. La Francia ottenne Alsazia e Lorena e il versante settentrionale

dei Pirenei.

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§ Bibliografia

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del Seicento, DeAgostini Scuola, Novara 2012

Collier, Martin – Rees, Rosemary, History in progress, 1066 – 1603, Heinemann, Pearson

Education Limited, 2008

Montanari, Massimo, Il tempo e le cose, Storia del Medioevo al Seicento, Edizione rossa, Editori

Laterza, Roma – Bari 2014

§ Per saperne di più…

Delort, Robert, La vita quotidiana nel Medioevo, Laterza

Grado Giovanni Merlo, Inquisitori e inquisizione nel Medioevo, Il Mulino

Grado Giovanni Merlo, Streghe, Il Mulino

Le Goff, J., Il Medioevo raccontato da Jacques Le Goff, Laterza, 2010

Pirenne, Henry, Le città del Medioevo, Laterza

Settia, Angelo, Proteggere e dominare. Fortificazioni e popolamento nell’Italia medievale,

Roma, Viella 1999