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'VI_ERTELJAHRSCHRIFT FOR SOZIAL-UND WIRTSCHAFTSGESCHICHTE HERAUSGEGEBEN VON PROFESSOR DR. HERMANN AUBIN SIEBENUNDVIERZIGSTER BAND 1960 FRANZ STEINER VERLAG GMBH· WIESBADEN

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Page 1: SOZIAL-UND WIRTSCHAFTSGESCHICHTE · Credo ehela cosa migliore sia adottare ilpunto di vista di R. S.LoPEZ, die recentemente, dopo aver indicato la nozione ehe della citd. hanno gli

'VI_ERTELJAHRSCHRIFT FOR

SOZIAL-UNDWIRTSCHAFTSGESCHICHTE

HERAUSGEGEBEN VON

PROFESSOR DR. HERMANN AUBIN

SIEBENUNDVIERZIGSTER BAND

1960

FRANZ STEINER VERLAG GMBH· WIESBADEN

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Che cosa sappiamo delle cittä italiane nell' Alto Medio Evo-Di GINA FASOLI, Bologna

La prima cosa da fare, quando si voglia parlare di citta, ~ precisare ehecosa si intende per citta. Credo ehe la cosa migliore sia adottare il punto divista di R. S. LoPEZ, die recentemente, dopo aver indicato la nozione ehedella citd. hanno gli storici del diritto, gli storici dell'economia, gli storicidelle idee, ecc, ecc. concludeva di esser disposto a valersi di tutti i criteri inuna volta e ad accettare nel novero delle citta tutte quelle ehe per unaragione 0 per l'altra possono "passare l'esame", purehe si specifichi se dall'uno 0 dall'altro punto di vista ci sia qualdie deficienza I. .

La seconda cosa da fare, quando si voglia parlare di citta italiane nell'Alto Medio Evo, e rassegnarsi a sminuzzare questo "Alto Medio Evo" inminori suddivisioni politico-cronologiehe, andre se si e convinti ehe sdiemidi simile tipo male si adattano ad organismi viventi, quali sono le citta,ehe attraverso allo svolgersi dei tempi ed al succedersi delle dominazionivivono la loro vita, con una dinamica loro propria: ma ~ evidente ehe perindividuare con nettezza le varie fasi della vita urbana, bisogna conside-rarla proprio nello svolgersi dei tempi e nel succedersi delle dominazioni.

Le citta italiane me hanno qualehe importanza nella storia urbana delM. E. sono quasi tutte degli antichi municipia, divenuti centri della rela-tiva diocesij ciö non escIude ehe un certo numero di citta romane siascomparso tra it V ed l'VIII secolo, e die per contro siano nate delle nuovecitta, divenute andi'esse centro di diocesi: Comaccbio, Venezia, Perraranel nord; Gaeta e Amalfi nel sud, tanto per dare degli esempi.

Sono citta ehe all'inizio del V secolo erano gia circondate di mura, 0 per10 meno da qualehe specie di fortificazione ehe delimitava 10 spazio ur-bano; citta ehe furone tutte - piu 0meno - centri commerciali e industriali

1 Relazione presentata su richiesta del presidente prof. H. Amman alia riunionedella .Commissione per la storia urbana del Comitato Internazionale di ScienceStoridie", nella riunione tenuta a Bruges nell'ottobre 1959: la relazione dovevaprecisare die cosa sappiamo delle citta italiane, precisamente come dice il titolo;presentata in francese, viene qui tradotta in italiano e completata di note ehenonhanno perö nessuna pretesa di compiutezza. ''. I R. S. LOPEz,Epilogo, .Centro italiano di studi sull'Alto Medio Evo Setti-mane di studio, VI, La citta-, Spoleto, 1959, pp. 738-40. '

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e cbe - a partire da um momento cbe e difficile precisare ma cbe certa-mente non e state eguale per tutte - godettero di un diritto particolare,diverso da quello della campagna intorno, anehe dopo cbe la ebbero assog-getata; cltta cbe molto presto sono state fiere delle loro tradizione reli-giose e civiehe. Sono caratteri cbe non si ritrovano nei castra, moltonumerosi, molto importanti, molto disputati fra i loro piu potenti vicini,e quasi mai protagonisti della loro storia, come invece furono sempre efermamente le citta.

L'opera classica sulla storia della citta italiane nell'Alto Medio Evo equell a del MENGOZZI,pubblicata nel 1914, ehe in una prospettiva rigi-damente unilaterale vuole dimostrare la continuitä delle ciuä italiane comeenti giuridici 3. Accanto a quest'opera dobbiamo mettere un lungo arti-colo di 1. CmAPPELLI, ehe raccoglie una gran quantitä di documenti dal-l'etä Iongobarda al XII secolo, forzandoli talvolta un poco per affermarela persistenza dell'autonomia citradina 4. Prima e dopo di questi duelavori di carattere generale troviamo numerosissimi studi relativi a singolecitcl e di valore molto ineguale; abbiamo lavori relativi a intere regionisoltanto per il sud della penisola 6.

Una questione interessante ehe si presenta subito e sapere se le cittaitaliane hanno subito nel corso del III secolo - 0 piu tardi - quella contra-zione me e cosl largamente constatata in Gallia. Per due citta almeno - Ve-rona e Rimini - si e certe cbe la cinta di eta imperiale ha lasciato fuori deiquartieri molto popolosi, ma si e andre certi cbe essa e molto piu larga diquanto non fosse il perimetro della colonia origin aria. Su questo problemanon c'e nessun lavoro d'insieme.

Non e necessario insistere sulla decadenza del regime municipale, qualece la presentano gli articoli ben noti del Cod ice Teodosiano: ma permeglio comprendere quelle cbe avverrä in seguito, conviene riehiamare idati me si trovano nelle Variae di CASSIODORO,e me sono stati un po'trascurati andre dal MENGOZZI.

Le lettere ehe CASSIODOROscrive alle citta in norne del suo sovrano sonosempre indirizzate agli honoratis, possessoribus, de/ensoribus et curialibus:

• G. MENGOZZI,La citta italiana nell'Alto Medio Evo, Firenze, 1931., L. CHIAPPELLI,La formazione storica del comune italiano, .Archivio Storico

Italiano", 1926-28.I F. CALASSO,Le citta nell'ltalia meridionale dal sec. IX aU'XI, "Atti del III

Congresso Internazionale di Studi sull'Alto Medio Evo", Spoleto, 1959, pp.39-63; G. FAsoLI, Le citta siciliane dall'istituzione del "tema- bizantino al-l'occupazione normanna, ivi, pp, 379-96: cf. la bibliografia citata in questi lavori,

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ci sono lettere per le cittä di Trento, Pavia, Parma, ForB, Istonio, Napoli,Catania, le quali attestano ehe dall'estremo nord all'estremo sud del regnole curiae esistevano ancora ed erano in grado di funzionare. Le Variaeconservano andie le formule di nomina del curator edel dejenson»,

L'autonomia deIla curia e dei magistrati urbani trovava perö un Iimitenell'autoritä del comes che il re mandava come suo rappresentante nellacitt,\. Anche Iasciando da parte le speciali attribuzioni dei comites mandatia Napoli, Siracusa, Ravenna, citta di grande irnportanza militare", leformule non lasciano dubbi in proposito 8. Deve poi essere a quest'epocaehe la competenza della curia subisce una notevole diminuzione di esten-sione territoriale: l'antieo territorio del municipium al di la di un certolimite sembra sfuggirle. 11 re d'altra parte non era disposte a permettereehe i possessores lasciassero la citta per andare a vivere in campagna 11.

Egli dedicö molte eure al restauro delle cittä e sebbene avesse soprattuttodelle preoceupazione militari, non gli mancava un certo gusto urbanistico:restaurando le eitta - egli diceva - et omatus pacis adquiritur et bellinecessitati precaoetur. Gli abitanti erano tenuti a provvedere al manteni-mento degli edifici publici e delle fortificazioni, seeondo le norme tradi-zionali; ma si cercava anche di stimolarne il patriottismo locale e 10spirito civieo 10.

Le verifieazioni areheologiehe di queste notizie non sono aneora moltorieche: una piccola novitä e ehe la prima cinta muraria di Bologna - ehein epoca roman a era una citta aperta - e, a quel che pare, una cintareodoriciana,

Tutto questo, nel quadro di una modesta ma innegabile ripresa econo-mica, neIla quale gli Ebrei avevano forse qualehe parte 11, avrebbe potu toportare ad un risveglio dell a vita urbana: ma le vicissitudini deIla guerragotica pesarono duramente suIle citta, devastate dagli eserciti, dalle epi-demie, dalla carestia, L'organismo munieipale ne fu seosso e scardinato;la classe dei euriali, gia poeo numerosa, si rarefece aneora.

La popolazione delle citta, aeeresciuta da torme di profughi, trovö uncapo, 0 per 10meno un protertore, nel vescovo, ehe si assunse molti compitie molte responsabilitä civili. E a quest'epoea ehe nelle citta si organizzano

• CASSIODORO, Variae, M. G. H. AA., XII: I1, 17; Ill, 9; Ill, 49; IV, 8; IV,45; V, 9; VI, 24; VIII, 2; VII, 11 e 12.

7 Variae, VI, 22-23; VII, 14. 8 Variae, VII, 26. 8 Variae, VIII, 31.10 Variae, I, 28; III 6 e 49; IV, 8 e 24; V, 9.11 L. RIGGINJ, Ebrei ed orientali nell'Italia settentrionale fra il IV ed il VI sec.

d. Cr .• Studia et documenta historiae et iuris" XXV, 1959.

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le prime milizie urbane. Questi problemi sono stati studiati da S. Mo CHI-

ONORY e da P. RASI1l!.

La vittoria dei Bizantini sembrö ristabilire l'antico regime: ma sarebbeimprudente prendere alla lettera cio me dice un cronista dell'epoca:Narses patricius Italiam romano imperio reddidit urbesque dirutas Ti-storaolt totiusque I taliae popo/um •.. ad pristinum reducit gaudium 12 bis.

Di diritto, le citta continuarono ad essere amministrate dalla curia,ma di fatto era al curator nominate dall'imperatore me spettava prov-vedere a tutto cio me riguardava la citt:\. ed it suo patrimonio, cosl me 10si diiamerä andie pater civitatis. Al suo fiance it defensor urbis, elettodalla curia la dove la curia funzionava ancora, 0 da un'assemblea di citta-dini qualificati: ma era un personaggio di poco prestigio, andre se gli eraattribuita l'amministrazione dell a giustizia civile e criminale in primaistanza 13.

Le questioni relative alle citta italiane nell'etä bizantina sono stateriprese in esame di recente da F. DÖLGER: ma la sua documentazione esempre quella utilizzata daI DIEHL: ne poteva essere altrirnenti 14.

L'invasione longobarda modificö notevolmente la condizione dellecitta: quelle <he furono conquistate nel primo avanzare dei Longobardisi trovarono in una situazione di fatto completamente nuova di fronte ainuovi padroni; mentre quelle me rimasero ai Bizantini si trovarono sottoil peso di uno stato di guerra quasi permanente, me - a sua volta ~carnbiö molte cose.

Parlare dell'organizzazione me i Bizantini dettero ai territori <he vole-vano difendere edella formazione di nuove circoscrizioni amministrativee militari, intorno alle citta meglio fortificate me erano ancora in manoloro, non e nostro compito: noi dobbiamo soltanto rilevare <he nelle cittärimaste bizantine risiedono dei funzionari milirari, nominati dall'impera-tore; ehe essi intervengono largamente negli affari civili e religiosi dellacitta, sottratti agli antiehi organi cittadini me finiscono per scomparire.Tra la fine del VI secolo e l'inizio del VII, la curia di Ravenna, - quell ame si conosce meglio - conserva soltanto la funzione della registrazionedegli atti privati. Fra i curiales ce ne sono di analfabeti me firmano con

12 S. MOCHI-ONORY,Vescovi e eitta (sece. IV-VI), Bologna, 1933, parte 11,capp. 11-111, VI; P. RASI,Exercitus italicus e milizie cittadine, Padova, 1937,passim. 12 bis ed. R. CESSI,"Archivio Muratoriano·, 1922, pp. 638-39.

13 CH. DIEHL,ttudes sur l'administration byzantine dans l'Exarchat de Ra-venne, Parigi, 1888, Libro 11, capp. 11 e Ill.

U F. DÖLGEll,Die frühbyzantinische und byzantisch beeinflußte Stadt, .AttiIII Congr.- eit., pp. 67-100.

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una croce; alle sedute si presenta una minoranza ristretta, cinque 0 seipersone; qualcuno non degna nemmeno di recarvisi personalmente e si fasostituire da un parente P,

Le cose non vanno diversamente altrove, ed alIo stesso modo ehe l'ammi-!listrazione cittadina si risolve in un regime militare, la popolazione sistratifica militarmente, in funzione della difesa della citta .. Se Gregorio Magno indirizzava ancora le sue lettere clero, ordini etpopulo, it Liber Diurnus, alIa fine del VII secolo, ci presenta gli abitantidelle citta classificati in optimates, exercitus et populos 16.

Optimates ed exercitus spiegano una certa attivita politica ed ammi-nistrativa; nel corso del sec. VIII, durante le lotta per le immagini, que-st'attivitä conduce - per 10meno in certe citta - a manifestazioni autono-mistiche ehe si estendono a tutta la circoscrizione amministra tiva emilitare dicui la citta e il centro. E a questo momento ehe ci si deve rifare quando sivuole srudiare 10 sviluppo dell'autonomia dei ducati bizantini di Venezia,di Roma, di Napoli 17. Ma - per la scarsezza delle fonti e per la mancanzadi buoni lavori ehe utilizzino quel poco ehe ä -le nostre informazionisulla vita urbana nell' Italia bizantina fra il VII e I'VIII secolo sono an-cora meno soddisfacienti di quelle, pur tanto scarse, ehe abbiamo perl'Iralia longobarda, terra d'elezione, qualehe secolo dopo, dei comuni.

La cronaca dell'invasione longobarda parIa frequentemente di distru-zioni di citta: ma sarebbe molto imprudente prendere alla lettera dellenotizie ehe in molti casi possono essere formule topiehe 0 argomenti pole-mici,

L'avanzata dei Longobardi dal Friuli a Benevento, da Pavia a Genova eBologna, si realizzö nel corso di centosessanta anni e in circostanze ehenon furono sempre e dovunque le stesse. Puö darsi ehe al tempo di Alboino,deliberatamente attento a riattaccarsi alla tradizione gotica 18, i Longo-bardi abbiano seguito nei confronti delle citta la polirica dei loro mode1li:quello ehe e certo e ehe ilvescovo di Treviso pote ottenere dal re un diplo-ma di protezione per la sua ehiesa, cosa ehe in realtä significava un diplomadi protezione per la citta stessa, ehe ilpastore spirituale non poteva abban-donare alIa sua sorte per salvare soltanto la ehiesa. Anehe il racconto del-

15 Cf. DIEm, lococit.16 Liber diurnus, ed, TH. SICKEL,Wien, 1888, LX, LXII, LXXXII.17 Cf. R. CESSI,Venezia ducale, Le origini, Padova, 1928; O. BERTOLlNI,Roma

di fronte e Bisanzio e ai Longobardi, Bologna, 1941; M. SCHIPA,Il ducato diNapoli, "Armivio Storico per le Prov. Napoletane", XII, 1887.

18 G. P. BOGNETTI,S. Maria di Casrelseprio e la sroria religiosa dei Longo-bardi, .Santa Maria di Castelseprio", Milano, 1948, cap. I, passim.

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l'entrata di Alboino a Pavia puo eonsentire l'ipotesi di una certa modera-zione nei confronti dei cireadini 19.

11 trattamento fatto alle eittl durante l'interregno pub essere statearbitrario e dispotieo; rovinoso, andre; ma la nozione di "citta", del valoregiuridico della qualifica di "civitas" non andö perduto, poldie ne1643 il reRotari, furioso per la resistenza aecanita oppostagli dalle cittl della Ligu-ria marittima ne feee distruggere le mura e ordinö ehe fossero d'allora inpoi ehiamate non eittl, ma vici20•

Le liste episcopali di molte cittl italiane presentano delle interruzioniproprio negli anni ehe seguirono immediatamente l'invasione longobarda.Qualdie veseovato sparl addirittura per sempre'": ma si tratta di eentrigil in deeadenea. Che forti nuclei di Longobardi si stanziassero neUe cam-pagne e lasciassero nella toponomastica una traccia indelebile nel eorsodei seeoli, non contraddice l'insediamento dei capi in cittl, di cui anzi-tutto apprezzavano la qualitä di luoghi fortificati. Qualehe volta accantoal duca, 0 invece del duca, si trova - dopo la restaurazione dell amonardiia - un gastaldo, rappresentante del re: duchi e gastaldi prendononome dalla citta in cui risiedono, ma non si sa se essi si siano mai occupatidi questioni cittadine: la quasi totale carenza di norme di polizia urbananelle leggi longobarde autorizza a credere ehe - andre se non si trovapiu traceia delle curiae - qualehe resto dell'antica autonomia amministra-tiva sopravvisse. Se la qualifiea di eitta poteva essere tolta e soppressaper punizione, e evidente ehe da questa qualifiea derivavano dei diritti,sia pure entro quei ristretti Iimiti giuridiei e topografici a cui li avevanoridotti la forze delle cose e la volontä degli uomini nel corso degli ultimicentocinquant'anni.

:t: molto prohabile del resto ehe delle sfumature, talvolta molto sensi-hili, differenziassero una eittl dall'altra 22: tuttavia, si pUDeogliere qualehetratto, valevole per tutte, spigolando nell' opera omnia dei nostri piugrandi "longobardistic e soprattutto rifletendo di nuovo sui documenti,per quanto scarsi !3.

- 18 PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, II, 12 e 27.to FREDEGARIO,M. G. H., SS. rer. merov. Il, pp. 156-157.t1 Cf. su queste punto i lavori di F. LANZONI,Le diocesi d'Italia dalle origini

at sec. VII, Faenza, 1927 e la bibliografia ivi citata.t! G. P. BOGNETrI, Problemi di metodo ed oggetti di studio nella storia delta

eitd italiana dell'Alto Medio Evo, .Centro italiano ••• Settimane ••• VI, LacittaC cie, p. 75 e segg.

U Citiamo i nomi senza indicare i titoli delle opere: SCHUPFER,BESTA,LEICHT,BOGNETrI.

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Gli abitanti delle cid. continuavano, per prima cosa, a diiamarsi cioes:ciD potrebbe essere sol tanto una reminiscenza di innegabile valore idealesenza importanza giuridica, se altri fatti non ci persuadessero del contra-riol!4. Le leggi longobarde me riconoscevano l'esistenza ed i1 valore dellaconsuetudo loci, parlano andre in maniera inequivocabile di fabola interolcinos, di congregatio populi, di conuentus ante ecclesiam, e mentre puni-scono le riunioni me turbano 0 possono turbare la pace e l'ordine, proteg-gono di un'ammenda molte pesante it conoentus ante ecclesiam.

Non si sa dii convocasse questo conuentus; chi 10 presiedesse; ma si same in questa assemblea si trattavano le questioni relative agli interessicomuni: lavori pubbliei, manutenzione delle fortificazioni compresa; messain valore delle terre di proprietä delle cittä.concessione del diritto di citta-dinanza agli stranieri; salute pubblica 25. L'esistenza in molte citd. diindividui me portano il titolo di notarius civitatis lascia intendere me ledeliberazioni dell'assemblea erano messe per iseritto: ciD comporta l'esi-stenza di un luogo dove depositare e conservare questi documenti, ma laprima domus civitatis me si incontra e quella di Cremona, nel 998.

In qualme citta si trovano anche dei funzionari me portano i1 vecdiionorne di curator; a Milano si trova un perequator, norne me evoca l'ideadella ripartizione dei tributi, e me e andre questo un vecdiio norne romano.t possibile me curator e perequator fossero nominati dal duea 0 dal ga-stalto, con i1 consenso dei cittadini, me pertanto riconoscevano in essi illoro rappresentante 28.

I testi indicano dei contingenti armati con i1 norne della citta di prove-nienza. t certo me gli abitanti delle citta erano diiamati alle armi e siriunivano secondo il quartiere in cui abitavano, di modo me it rapportodi vicinato si rafforzava con un rapporto di solidarietä militare: ma sa-rebbe mol to arrisdiiato vedere in questa designazione dei contingenti ar-mati con il norne della citta un indizio di un'attivita militare autonomadella citta, distinta da quella del duca 0 del gastoldo, agenti del rel!7.

Nel fatto invece me in molte citta ci fosse una zecca, e me le monetedie ne uscivano portassero il norne della ciuä, si pUD intravvedere 0 per

!4 t un'indieazione me si trova in molti docc, del Codiee diplomatieo longo-bardo a eura di L. ScmAPAllELU,.Fonti per la Storia d'Italia" nn. 62-63.U Edicta ceteraeque leges Langobardorum, M. G. H., SS. in us. sdiol., Roth.,

8, 179, 346, 343, eee. Cf. V. FAINELLI,Codiee diplomatieo veronese, Venezia,1940, p. 205, a. 837. e M. G. H., Capit. reg. franc. I, p. 200, n 95, a. 790.ze Rinviamo per le relative referenze doeumentarie a L.CmAPPELLI,eit.,.Arm.

Stor. It.- VII, (1926) pp. 44-47.r7 P. es. P. D., Hist. Lang., V, 17, 39, 41.

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10 meno supporre la partecipazione della collettivitä urbana a l'eserciziodi un diritto regio, correlativamente ad un'attivitä economica gia pro-gredita %8.

Nei documenti privati dell'etä longobarda, si vedono agire personaggimolto ricchi e molto in alto nella scala soeiale, ma andie personaggi piumodesti: artigiani e mercanti. Eimercanti, fin dal 750 furono driamatialle armi alle stesse condizioni dei proprietari di immobili 20.Della sistemazione dei Longobardi nelle citta non abbiamo aneora uno

studio d'insieme, sebbene per qualcuna - Milano, Bologna, Pistoia, Spo-leto ecc, - si abbiano delle indieazioni precise ehe perö non implicanouno studio d'insieme sulle condizioni urbanistiche 30. Bisogna pero metterein rilievo ehe e all'epoea longobarda ehe si trova la prima manifestazionedi quel patriottismo cittadino me sara una delle note caratteristiehe deicomuni. t durante il regno di Luitprando ehe un chierico deIla diiesamilanese scrive il Carmen de Mediolano civitate 81.

Si potrebbe discutere se in questi frammenti diseontinui ed eterogenei sidevono riconoscere delle manifestazioni di continuitä locale, continuitäattraverso il cambiamento e l'adattamento, 0 se si deve dare una parte -e quale parte - all'imitazione da una citta all'altra, alia reincarnazione diantiehe tradizioni non dimenticate andre se interrotte 82. Ma andre arnmet-tendo l'iniziale diversitä delle condizioni da una citta all'altra bisognaammettere - per 10meno come ipotesi di lavoro - ehenegli ulrimi tempidel regno longobardo in tutte le citta si era stabilita una certa uniformirä,ehe la legislazione carolingia rispettö e raflorzö. Cio ehe differiva e ehespiega certe evoluzioni ulteriori, era 10 spirito, la disposizione degli abi-tanti e ciö per ragioni strettamente locali, ehegli storici cercano di spiegarecon ragioni economidie di fondo e con motivi psicologici suseitati da capidi particolare abilid., ehe creano una tradizione.

11periodo carolingio non ha risvegliato nei nostri studiosi un interessespecifieoe molto spessosi e raccolto sotto 10 stessocolpo d'ocdiio, sotto la

18 Corpus nummorum italicorum, IV, p. 455. G. FASOLI,Aspetti di vita econo-miea e soeiale neU'ltalia del sec. VII, .Centro italiano ••• Settimane ••• V:I caratteri del sec. VII in Occidente", Spoleto, 1958, p. 142 e segg.H Edicta, cit, Ahist., 2-3.JO E. SCHAFFllAN,Ober einige langobardische Herzogstädte in Italien, .Archiv

für Kulrurgesdiidite" XXVIII (1938); G. P. BOGNETTI,Milano Longobarda, nella"Storia di Milane", vol. II, Milano 1955; CHIAPPELLI,Pistoia nell'Alto MedioEvo, Pistoia, 1932; per Bologna, studi in corso di G. FASOLI.

at M. G. H. Poetae ae. car., I. 24.at G. P. BOGNETTI.Problemi di metodo, cie., p. 75.

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stessa prospettiva, i1IX ed il X secolo, cioe l'epoca carolingia, quella dei red'Italia e quella degli imperatori della casa di Sassonia.

Nei capitolari carolingi per l'Italia, si trovano pocbissime disposizionidi carattere generale relative alle citta, ai problemi di ogni genere die sipresentano alle collettivitä urbane e ehe evidentemente restavano affidatialle eure degli organi locali sotto il controllo del conte, ehe era il rappre-sentante del re nella cittä, ma die non fu mai il feudatario della cittastessa u.

La minaccia delle incursioni saracene e avare, la mancanza di sicurezzaaU'interno del paese, accentuarono il carattere militare die la citta nonaveva mai perduto, ma non impedirono la nascita di innumerevoli fond a-zioni pie fuori delle mura, in quella fascia ehe qualehe cittä indica addi-rittura come ,.i corpi santi" e ehe nel sentirnento degli abitanti era effetti-vamente una cintura protettrice, Non abbiamo perö degli studi specificisulla topografia religiosa delle citta, salvo die per Milano e per Pavia 3'.

I capitolari favorivano la concentrazione delle forze 10caH intorno alvescovo, quando prescrivevano die comites et iudices seu reliquus populusobedientes slnt episcopo35, e mentre il potere e soprattutto ilprestigio deivescovi cresceva accanto e contro quello del conte - e su questo problemaabbiamo 10 studio fondamentale di S. Prv ANO 36 - la popolazione citta-din a spiegava la sua attivita sul terreno die le era proprio.

La citta era riconosciuta ufficialmente come luogo di residenza deglielementi non feudali, p~sti - in quanto tali - sotto il particolare con-trollo del vescovo: elementi non feudali, cioe proprietari di allodii e dicapitali liquidi, come ha dimostrato recentemente un breve ma preziosostudio del SESTAN37•

Capitali Iiquidi investiti nel commercio e nelle industrie, nel senso ehealIa parola ,.industria" si pUe>dare nel IX secolo: nelle citta italiane,artigiani e mercanti non sono mai spariti; forse, continuando una tradi-zione romana, hanno sempre continuato ad avere le loro botteghe ed i lorolaboratori uno accanto all'altro, nella strada ehe prendeva nome dalla loro

" Particolarmente interessante su questo problema F. NICCOLAI,Citta e si-gnori, Bologna, 1941.

14 V. p. es. Liber de laudibus civitatis ticininensis, in RR. 11. SS. X. ed. XI, 1.IS M. G. H., Capit. reg. franc. I, 78, c. 10.a. S. PIVANO,Stato e diiesa da Berengario ad Arduino, Torino, 1904: ~ l'opera

classica, andre se molti punti sono stati poi ripresi in esame da altri studiosi.It1 E. SESTAN,Per la storia della citta nell'alto M. E., .Studi in onore di A.

Sapori·, Milano, 1958, p. 121.

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specialitä, Cib <he e discusso - a parte il volume dei beni prodotti e com-merciati - e l'esistenza di associazioni fra artigiani e fra mercanti: si pubritenere, con P. S. LEICHT, <he all'epoca longobarda ci fossero ancora deiresti dell'antica organizzazione romana, e <he questi resti siano statiutilizzati dai Carolingi, quando misero in piedi una nuova organizza-zione dellavoro <he fu applicata an <he nei paesi transalpini S8.

Comunque, artigiani e mercanti e proprietari di allodi avevano da direla loro parol a nel conoentus cioium, e su molte questioni: nelle citta sitenevano delle fiere; la antidie zecche non erano sparite - e su questo puntobasta vedere gli studi del MONNERETDEVILLARDedel LOPEZ-; c'era daprovvedere ai lavori pubblici per la parte <he era di competenza deicittadini e gravava sul bilancio della citta, fondato - a quel <he pare -sulla riseossione di imposte indirette. E c'era an <he da regolare 10 sfrutta-mento dei beni appartenenti alla eitta e all'elezione dei funzionaricittadini.I capitolari ordinavano: oicedomini, praepositi, aduocati, centenarii,

scabini cum comite et populo eliganturs9• L'elezione del vescovo in con-correnza con il dero locale, era un fatto <he non si ripeteva tanto spesso,ma le questioni relative ai beni eeclesiastiei si ripresentavano molto spesso,ed andre su queste i cittadini, come e noto, avevano il diritto ed il doveredi esprimere la loro opinione.

Si pub tuttavia credere <he in tutti questi affari, ed in molti altri, non cifosse una netta differenza tra cib <he era di competenza del conte e cib <heera di competenza dei cittadini. Si ha anzi l'impressione <hesotto ilregimepatemalista dei primi Carolingi la tendenza fosse alla sovrapposizionedell'autoritä del conte sulla volontä dei cittadini.

Come per l'epoca longobarda, nemmeno per l'epoca carolingia si saquale fosse l'aurortä <he convocava il conventus; pub darsi <he quandole circostanze 10 ridiiedevano, il conuentus nominasse delle commissioniristrette, come quelle <he si trovano largamente documentate piu tardi,quando il movimento comunale e gia avviato; ma sarebbe imprudentesostenere <he i consciliarii di cui parla un capitolare siano dei consigliericittadini, come e stato affermato:", Le riunioni dei cioes avvenivano semprenello stesso luogo, evidentemente per ragioni pratidie; la ripetizione diquesti conoentus si tradusse nella toponomastiea: a Milano si chiama

as P. S. LEICHT, Corporazioni romane e arti medievali, Torino, 1937.38 M. G. H., Capit. reg. franc. I, 105, c. 3.40 M. G. H., Capit. reg. franc. I, 101, c. 2.

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assamblatorium illuogo di fronte alIa cattedrale, ehe piu tardi si chiameräconsulatus ciolum 41.

Le rieherehe del GUALAZZINI hanno per contro scartato una connessionediretta fra il conuentus ciolum e le localitä ehe in numerose citta italianesono indicate come parlascium, perilassium, perlaslum e simili, per stabilireun'etimologia ehe non ha niente a ehe vedere con il verbo parlare e con leassemblee in cui si parla 41.

La documentazione relativa alle citta ed alle istituzioni urbane in etacarolingia non e molto ricca: tuttavia, e malgrado la gia accennata ten-denza paternalistica carolingia, la personalitä giuridica della collettivitäurbana non fu mai misconosciuta: essa poteva infatti rivolgersi al tribunalepubblico per la difesa dei suoi diritti, Dal canto suo, la collettivitä urbanaera animata da un sentimento patriottico nel quale si mescolavano I'amoreper il luogo natale nella sua realta fisica, la fedelta alle sue tradizionireligiose, gli interessi economici, le necessitä difensive e militari: testisignificativi, la Veronae rythmica descriptio, i Carmina mutinensia 43.

I torbidi ehe seguirono la rnorte de Ludovico II rinforzarono le dispo-sizioni al particolarismo dei signori laid ed ecclesiastid, ma rafforzaronoanehe le tendenze particolaristidie delle citta. Le divisioni interne, le in-cursioni saracene e ungare dell'epoca dei re d'ltalia, spinsero ulteriormenrele forze locali alla ricerca di soluzioni particolari per i problemi generali,Cosl, se la dominazione carolingia aveva segnato - a quel ehe pare -un tempo di arresto nello sviluppo delle istituzioni urbane, l'epoca deire d'ltalia apre una nuova fase nella storia della citta. D'altra parte, dallafine del sec. IX la documentazione comincia ad essere piu abbondante epermette di puntualizzare l'evoluzione interna di un certo numero di dtta,ma appunto per questo i problemi si moltiplicano in tutte le direzioni 44.

Una copiosa serie di diplomi regi ed imperiali rnostra ehe per tutto ilsecolo X la tendenza e ancora quella dell'ulteriore accrescimento deipoteri del vescovo, a svantaggio del conte, ma i vescovi-conti veri e proprifurono molto pochi: tra nord e centro d'Italia, appena diciassette e tuttiin dtta ehe si possono dire citta minori 44bi,.

41 G. GIULlNI,Memorie spettanti alia storia di Milano, Milano, 1854,VII, 1,90-91. 4! U. GUALAZZINI,Parlascio e Perilascio, Milano, 1957.'s Pubblicati rispettivamente in RR. 11. SS. VI, 1 eRR. 11. SS. VI, 2." Per quest'ultima parte le citazioni sono ridotte al minimo: l'esposizione e

fondata soprattutto su G. FASOLI,Le incursioni ungare in Europa nel sec. X,Firenze, 1945; G. FASOLI,I re d'Italia (888-962) Firenze, 1949e C. G. MOR,L'eta feudale, Milano, 1952.

"bis C. G. MOR,op. cit., pp. 75-76.

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I documenti comunque dimostrano me i vescovi - come del resto in partedovevano inevitabilmente fare andie i conti - si valevano della collabo-razione dei cioes, i quali da secoli riconoscevano nel vescovo illoro protet-tore, ma erano andre in grado di fargli una risoluta opposizione se egliledeva in qualme modo i loro interessi: abbiamo notizie molto precise perModena, Torino, Verona, Milano, Cremona.

Non ~ il caso di insistere sulle ben note funzioni militari degli abitantidella cirtä, me le incursioni saracene e soprattutto ungare rendono piuurgenti e piu evidente nelle loro manifestazioni. 11 vescovo qualme voltane e l'organizzatore secondo le linee tradizionali: ricostruzione dellemura, servizio di guardia e di difesa, organizzato come in passato sullabase della regione della citta in cui ciascuno abitava. :t da sottolineare ilfatto me le circoscrizioni militari, civili e religiose finiranno per coinci-dere: quartieri,o sestieri,o terzi; vicinie, cappelle, contrade, sono altempostesso divisioni civili e religiose, me assumono nomi diversi nelle diversecitta; argomento studiato in minima parte e molto tempo fa 45.

Bisogna d'altra parte ricordare me se al tempo delle incursioni saracenee soprattutto delle incursioni ungare gli abitanti dei sobborghi e dellecampagne intorno si rifugiano in cittä, quando poi gli invasori si ritiranoi rifugiati non ritornano tutti alle loro antidie sedi: e cic>si risolve in unaccrescimento demografico delle citd, con tutto cio me ne consegue dalpunto di vista economico e sociale. :t certo in relazione con questo accre-scimento demografico me nel X secolo comincia la segmentazione dellaplebsurbana in cappelle me diventeranno parrocchie, Ma it X secolo e andrel'epoca ehe vede il rinovellamento della vita canonica. SuI primo puntonon abbiamo un lavoro d'insieme, ma soltanto dei buoni contributi 10-cali 4S; sul secondo, attendiamo la pubblicazione degli atti di una ..setti-mana di studio" organizzata nell'estate 1959 dalla Universitä Cattolica diMilano.I testi del X secolo ci parlano an me di decisioni collettive dei cioes:

quando i Bolognesi ed i Modenesi leticavano per i confini delle rispettivediocesi (969), Mantova, Verona e Brescia erano gia unite in una speciedi unione monetaria: se il coniare la monera era privilegio del vescovo,spettava ai cittadini decidere della mixtio argent; et ponders; quantitas:cosa ehe implica l'esistenza di organi locali capaci di deliberazioni tecnidieed un sistema di relazioni interurbane ufficialmente sviluppate (945).

45 P. SELLA, La vicinia come elemento costitutivo del comune, Milano, 1908.48 P. es. P. SAMBIN, L'ordinamento parrccdiiale di Padova nel M. E., Padova,

1941 ed 1. NANNI, La parrocdiia studiata nei docc. Iucchesidei seccoVIII-XIII,Roma 1948.

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I cioes prendevano andre deliberazioni piu propriamente politiche: lecronadie ci dicono me nell'894 i Milanesi, praemissa legatione, si assog-gettarono ad Arnolfo di Carinzia, e me i Pavesi li imitarono. Nel 934 iVeronesi invitano Arnolfo di Baviera a venire in Italia. Episodi del generesono ricordati al tempo di Arduino: i cittadini dell'una 0 dell'altra cittaprendono posizione per lui 0 contro di lui. Bisogna pertanto ehiedersi mecosa si intendeva con questi nomi collettivi; Milanesi, Pavesi, Veronesi,ecc, Bisogna diiedersi se queste decisioni erano preso 0 no nel conoentuscivium e se tutti gli abitanti della citta. intervenivano di diritto nel con-ventus stesso.

Possiamo cereare una risposta a queste domande nelle lettere di Rateriodi Verona: in una egli dipinge con la causticieä ehe gli e propria un'assem-blea dove tota penes civitas a/fuit, me risponde con dei clamori alle propo-sizioni presentate dal conte di Verona, per sconfessare l'amministrazionedel vescovo, me e 10 stesso Raterio. Nell'altra ci mostra me a prenderedecisioni di importanza politica capitale era una minoranza ristretta dicittadini notabili. La cosa non sorprenderä nessuno. E molto probabileme tutti gli abitanti, andre quelli dei sobborghi, fossero chiamati al-l'assemblea quando si trattava di giudicare l'azione del vescovo. Forse gliabitanti dei sobborghi erano esclusi dall'assemblea quando si trattava didisporre dei beni della cittä; ma quando si trattava di questioni piu deli-cate, come quelle della moneta 0 di una scelta politica carica di conse-guenze, le decisioni erano prese da una minoranza meglio qualificata, piuo meno regolarmente eletta, 0 forse nemmeno eletta, me derivava dallasua preminenza sociale la pretesa di prendere delle decisioni in nome dirutta la cittt

Le fonti narrative me parlano di questa classe dirigente, parlanode ordine illorum qui iura et leges civitatis asserebant, di domini civita-tis, di concilium seniorum 47 la mancanza di un vocabolo preciso, diun'espressione tecnica per indicare questa specie di consiglio minore,lascia capire me la sua fisionomia giuridica non era ancor definita. Tuttavia,quando si vedono dei diplomi concessi ai ciues di Genova 0 di Cremona,e evidente ehe la ridiiesta e stata fatta da una delegazione me rappresen-tava la citd e me usciva dalla elite cittadina. E la composizione socialedi questa elite me deve per un momento almeno tratteuere la nostraattenzione.

f7 C. G. MOR, op. cit, pp. 76-77 e V. CAVALLARI, Una coniuratio citta-dina nel sec. X, .Scritti in memoria di S. Mochi-Onory", Milano, 1958,pp. 312-13.

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I diplomi regi ed imperiali parlano di cioes maiores, mediocres, minores:e molto probabile me con queste espressioni si volessero indicare non delleclassi diiuse, ma dei gruppi di persone me si distinguevano per il loromodo di vivere e per il prestigio di cui erano circondate in relazione conla loro ricdieza immobiliare 0 mobiliare, e dei doveri militari me ne conse-guivano.All'epoca carolingia, mercanti ed artigiani d'ogni specie sono ben docu-

mentati eben documentati sono i mercati, la cui ubicazione e disposizioneha attirato meno interesse dell'aspetto giuridico. Ben documentate andiele fiere periodidie ed il commercio a grande distanza, al di 13. delle Alpi,nettamenre indicato dall'esistenza di stazioni doganali 48.

La rete delle strade, dei fiumi e dei canali navigabili, dei porti fluvialie ancora piuttosto mal conosciuta: abbiamo soltanto dei lavori relativi azone ristrette. Ma quel poco me si sa e sufficiente per affermare me i1movimento delle derrate e delle mercanzie non era irrilevante. Parimenti,l'attivitä delle zecdie locali e la varietä delle monete in circolazione, perquanto non sufficientemente studiata, ci assicurano me i mercanti, e conessi gli artigiani, i monetarli, i cambiatori e quelli me gia si davano adoperazioni finanziarie, avevano buone possibilitä di arricdiire: le Hono-rantie civitatis Papie parlano esplicitamente dei negotlatores ••• magniet honorabiles et mutum dioites, e gratificano di epiteti simili imonetarii.Una categoria me nelle citta italiane godeva di un prestigio considere-

vole era quella degli iudices. Essi erano certamente degli esperti della genreme aveva studiato in qualme scuola di diritto, e la questione delle scuolee andi'essa strettamente legata allo sviluppo delle cittä, Lasciando daparte la questione delle scuole, me ci porterebbe troppo lontano, si deveconfessare me non sappiamo da dii i giudici ricevessero illoro titolo, seerano nominati dall'alto 0 eleni dal basso. E quello me ci confonde di piue me ci sono degli iudices civitatis 0 de cioitate, me presenziano soltantoai placita missatica, anme molto lontano dalla citta da cui prendononorne.

Come i negotiatores acquistano terre, cosl gli iudices cercano di otteneredei benefici, dei feudi d'ufficio ed entrano nella classe dei secundi milites,quella classe eterogenea ed irrequieta di piccoli feudatari me vivono dipreferenza nelle cinä, accanto ai loro signori laici od ecclesiastici, meandi'essi, per dovere d'ufficio 0 per elezione, vivono in citta, e sono tutticonglobati nella categoria dei cioes, maiores mediocres, minores,

48 Per tutte le questioni relative al mercato, opera fondamentale, andle dis-cutabile in molte parti, e quella di F. CARLI, 11mercato nel M. E., Padova, 1934.

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Che cosasappiamodelle citd italiane nell' Alto MedioEvo 303

Considerando la composizione sociale della popolazione cittadina nonbisogna dimenticare ehe la nota caratteristica della societä italiana dallameta del sec.X in avanti e l'estrema mobilitä dei gruppi e degli individui.Non bisogna nemmeno dimenticare l'affluenza dei rustici, liberi 0 servi,ehe vengono a cercare miglior Fortuna, ed anehe questo contribuisce al-l'ingrandimento della citta .. Sull'ingrandimento delle citta non abbiamo uno studio d'insieme: ab-

biamo soltanto una quantitä di notizie sparse in studi relativi alle singolecitta, nelle quali si distingue la civitas antiqua dalla civitas nova.La presenza in citta di grandi e piccoli feudatari pone un problema di

qualehe interesse: le citta italiane sono state membrate fra signori diversi,come si dice ehe siano state le citta francesi? Lo studio della questione eappena cominciato: sembra ehe, anehe in Italia, grandi e piccoli signoriimmunisti si siano imparoniti di certi luoghi di importanza strategica odeconomica - 0 l'uno e l'altro insieme - come porte, ponti, porti, castelliecc.: tuttavia questa dipendenza di varie parte della citta da signoridiversi per certe manifestazioni di autoritä, non intaccö minimamentela possibilitä di azione colletiva dei cives 0 l'azione particolare di certigruppi di cloes, quando si trattava di interessi generali 0 quando si trat-tava di interessi particolari dei negotiatores, degli arimanni, dei secundimilites, dei nobiles.Un aspetto interessante dell'agire collettivo dei cives ehe si incontra

con i calcoli politici della casa di Sassonia, e la tendenza ad inserirenel sistema feudale le citta e la loro organizzazione, ehe raccoglie queglielementi socialmente differenziati di cui abbiamo parlato: il mezzo e laconcessioneai cives del comitatus della citta, magari a danno del vescovo,come tentarono di fare i Cremonesi, nel 998.In quest'epoca, 10 spirito civico ed ilpatriottismo locale si esprimono

non piu con composizioni poetiehe ma con cronaehe; le prime cronadiecittadine sono quelle di Milano.Quanto si e detto fin qui si riferisce alle citta dell'Italia longobarda. Per

l'Italia bizantina bisogna considerare separatamente il nord ed il sud, enel nord bisogna distinguere Venezia da Ravenna. Venezia, in una ecce-zionale posizione geografica, si da delle istituzioni troppo note perehe sene parli qui. Ravenna, soggetta alla nominale autoritä del Papa, gode neIIX secolo di un'autonomia molto larga, sotto la guida di un'aristocraziaurbana ehe ha riehiamato in vita i vecehi nomi di curia e di curiales. ManeI corso del sec. X quando l'arcivescovo di Ravenna si trasfonna in unprincipe territoriale, signore di tutta la Romagna, Ravenna perde la sua

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autonomia e non la ritroverä ehe nel corso del sec. XI, quando diventeräun comune.

Per le cittl dell'ltalia meridionale, i vecehi lavori dello SCHIPAedelCARABELLESE,le osservazioni del PONTIERI, trovano illoro coronamentonegli scritti del CALASSO411.

Dal IX al X secolo le cittl del sud sono state it punto d'appoggio delleazioni militari e politiehe di coloro me si disputavano it dominio dellaregione, Longobardi, Bizantini, Franehi, Saraceni, E questo significavaassedi, assalti, devastazioni, distruzioni. Le citta non erano perö predepassive: per difendersi, esse organizzano delle milizie urbane, sulla basedelle divisioni topografiche all'interno della citd ..

L'immigrazione piuttosto forte dall'interno verso le cittl della costa hacome conseguenza un accrescimento delle citta, la formazione di nuoviagglomerati, la formazione di una civitas nova accanto alla civitas antiqua.

La quali£i.ca di civitas resta in uso ed i cioes, al sud come al nord, sonoclassificati in maiores, mediocres et minores, Al sud come al nord si trovanoassemblee di ciues, ed in mezzo alle lotte di cui sono l'oggetto, nelle cittasi formano dei partiti me prendono posizione per l'uno 0 per l'altro deicontendenti e - bene 0 male - rappresentano un'opinione pubblica.Senondie i germi di una ulteriore evoluzione autonomista, parallela aquella delle citta del nord edel centro d'ltalia sono rimasti soffocati dalladominazione normanna,

La storia delle citta di Sicilia presenta nell'Alto Medio Evo aspettimolto diversi da quelli delle citta del resto d'Italia ",

NeU' Alto Medio Evo le cittä siciliane erano molto meno estese e popolatedi quel ehe erano nell'ultima eta imperiale. Sotto la minaccia saracenaesse si trasformarono in fortezze, presidiate dai Bizantini e dagli abitantistessi. Con la conquista saracena esse divennero centri politici, militari,amministrativi, religiosi dei Musulmani, ma restarono andie centri reli-giosi ed amministrativi per i Cristiani me non avevano abiurato,

Le cittä, situate nelle posizioni me Fenici e Greci avevano scelto con laloro £i.nezza di mercanti, conservano la loro funzione di centri economiciper gli abitanti dell'isola e per i mercanti me vengono dai paesi d'oltre-mare, cristiani 0 musulmani, e conoscono - stando ai cronisti arabi _una prosperitä, di cui I'ardieologia non ha scoperto alcuna traccia,t soltanto dopo la meta del sec. XI me le cittl siciliane ridiventano

cristiane, a prezzo di una guerra molto dura, di distruzioni spaventevoli,del cambiamento etnico di una buona parte della loro popolazione. Molti

et Cf. n, 5. &0 Cf. n. 5.

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Checosa sappiamodellecitd italianenell'AltoMedioEvo 305

Musulmani si ritirano in Africa ed illoro posto e preso in parte dai Nor-manni, in parte - certo piu larga - da genti dell'Italia meridionale 0

addirittura dell'Italia del nord. Ma la participacione degli abitanti al-l'amministrazione della citta fu sempre molto debole: il potere sovrano eraforte, i funzionari periferici molto controllati e - soprattutto - l'am-biente economico e sociale era molto meno dinamico di quello dell' Italiadel nord, dove, proprio in quel tempo, stavano prendendo forma i primicomum.

Giunti a questo punto, nessuno si aspetterä di sentir parlare dell' originedei comuni e delle teorie relative. Tuttavia si puö osservare die la conti-nuita della vita cittadina e di una amministrazione almeno parzialmenteautonoma da parte dei cioes fa pensare ehe la formazione del comune nonsia un fatto cosl rivoluzionario come si pensava un tempo: si tratta, moltoprobabilmente, di un'iniziativa dei cioes maiores, circondati dalle loroclientele di medlocres e mlnores, per imporre le loro nuove esigenze eco-nomidre da una parte al conte od al vescovo immunista, dall'altra aglistessi cioes mediocres 0 minores. Essi trovarono il momento favorevole altempo della lotta per le investiture, nei disordini ehe si scardinarono in-torno ai vescovi ortodossi 0 scismatici: e questo e profondamente radicatonella tradizione cirtadina piu remota, di cui abbiamo seguito le linee Fon-damentali.

VSWG 47,3 20