spagine della domenica 28

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spagi ne Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri della domenica n°28- 11 maggio 2014 - anno 2 n.0

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Ecco Spagine della domenica, in copertina la velina con le motivazioni della giuria che assegna il Premio Salento nel 1964 a La Malapianta di Rina Durante. La nuova edizione del libro sarà presentata oggi al Salone del Libro di Torino.

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spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo VerriUn omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

della domenica n°28- 11 maggio 2014 - anno 2 n.0

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Matteo Renzi

Diario

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

Il dittatoreL

a gloriosa Respu-blica Romana ave-va una magistraturaparticolare per itempi in cui versa-va in seri pericoli:

la dittatura. Il Senato si sospendevaper il periodo necessario ad usciredalla crisi dopo aver affidato tutto ilpotere ad un dittatore, il quale, a pe-ricolo scampato, rimetteva la caricaallo stesso Senato dal quale l’avevaricevuta. Il più celebre di questi dit-tatori fu Cincinnato, il quale, richia-mato “in servizio” preferì l’aratroalla spada.

Oggi in Italia viviamo qualcosa disimile, senza che nella Costituzionedella Repubblica tanto fosse previ-sto e contemplato. Per una serie dicongiunture economiche e politichesi è pensato di congelare la massimaistituzione, quella del Presidentedella Repubblica, che formalmenteè stato rieletto a stragrande maggio-ranza di consensi. E, pur di fronte aduna sentenza della Corte Costituzio-nale, che ha dichiarato il Parlamentoeletto con una legge incostituziona-le, il Porcellum, si è andati avanticome se nulla fosse, fino a giungereall’affidamento del governo ad unsignor “nessuno”. Matteo Renzi, in-fatti, è capo del governo con una in-vestitura presidenziale che i costitu-zionalisti, non tutti e non in manieraesplicita, giudicano forzata o bor-derline. Per politically correct: biso-gna capire.

***Renzi, che nel volto e nella loque-

la ricorda qualche personaggio boc-caccesco, si è circondato di compar-se in gran parte femminili, le qualigli sono così devote che non osereb-bero mai creargli dei problemi; dellaserie diversamente maschilista.Grillo a parte, che comunque non èconfigurabile come opposizione at-tendibile, non tanto nella qualitàquanto nella quantità, non c’è oppo-sizione. Quella di Forza Italia è, avolerla giudicare benevolmente, unamezza opposizione, dato che per leriforme appoggia il governo e si di-ce pronta ad appoggiarlo se il Paesedovesse trovarsi in ancor più seriedifficoltà.

Nel Pd nessuno osa più fiatare.Nessuno, neppure i rottamati, gliumiliati e offesi. Conviene a tuttiche Renzi vada avanti, perché portail pane a casa, fuor di metafora sem-bra che dal punto di vista elettoralefunzioni.

Renzi, dunque, si trova ad eserci-tare il potere da solo; nella forma

non lo è, ma in sostanza è così. Dice:in settanta giorni abbiamo iniziato leriforme e abbiamo dato ottanta euroa dieci milioni di italiani. Non èmolto quanto è stato fatto, ma non èneanche poco, anche se la solita po-litica degli annunci, di cui fu mae-stro Berlusconi – ricordate lo spottelevisivo con il timbro “fatto”? –,stia facendo capolino, pur nel rispet-toso silenzio dei grandi elettori e deimedia, tutti allineati e coperti. Maprendiamo per credibile quanto diceil Capo e quanto subito dopo repli-ca, con le stesse parole, il gineceo.

La situazione, tuttavia, non sfug-ge a nessuno: Renzi fa quello chevuole. Prende provvedimenti senzasentire le parti sociali; se qualche

di Gigi Montonato

Riuscirà Matteo Renzi a salvare la Repubblica in pericolo?

dissenso emerge nella sua stessamaggioranza pone il voto di fiduciae il suo provvedimento passa. Poiesce in televisione e con iattanza di-ce: la palude voleva fermarmi, manon è riuscita. La palude sarebbequella parte della sua stessa maggio-ranza che lo aveva costretto a porreil voto di fiducia.

In verità – bisogna sempre dire laverità! – sta crescendo una nuovaidea di dirigenza politica a livellogovernativo, che va ben oltre i sin-goli provvedimenti. Non è tanto ildecisionismo in sé quanto il decisio-nismo nella versione Renzi, qualco-sa di più rapido, rude e veloce; tolle-rato e favorito. Renzi è riuscito a farpassare l’idea che tutti, in presenza

di una crisi così minacciosa comequella che stiamo vivendo, devonopiegarsi a qualche sacrificio. Quan-do mai sarebbe stato possibile ridur-re stipendi e pensioni di manager emagistrati? Che, scherziamo? Fossestato non dico Berlusconi, machiunque altro in altro momento, sa-rebbe stato fatto fuori il giorno do-po, salvo che non fosse stato ricove-rato in psichiatria il giorno prima.Renzi è riuscito.

Sta accadendo che anche per il re-perimento di danaro per fare frontead alcune iniziative, come i diecimiliardi per gli ottanta euro in bustapaga per dieci milioni di italiani,Renzi è riuscito a trovarli. Chi altrisarebbe riuscito? Nessuno. Ho sen-tito un esponente del Movimento 5Stelle dire che quando certe propo-ste le facevano loro si rispondevache non c’erano i soldi per farvifronte; quando le ha fatte Renzi isoldi sono stati trovati.

Non ci si meraviglia. Accade tan-te volte anche in piccoli comuni chead un sindaco gradito l’apparato di-ca sempre sì e rimuova gli ostacoli,ad un sindaco sgradito sempre no, eagli ostacoli veri ne aggiunge altrifittizi. Renzi, il “Sindaco d’Italia”,così lui ama definirsi, ha a disposi-zione quella burocrazia che in altrasede dice di voler combattere; maintanto essa lo aiuta a fare quello chevuole. Per il bene del Paese, si capi-sce! La burocrazia è femmina. Chesia spaventata o conquistata da Ren-zi? Può essere una cosa e l’altra, en-trambe sono condizioni femminili.

Dove si vuole arrivare con tuttaquesta premessa? Che se Renzi riu-scirà nel suo intento, di trasformarequesto Paese in qualcosa di moder-no, di funzionale, di pulito, tanto sa-rà dovuto più che al suo genio politi-co a tutta una serie di circostanze.Voglio dire che è normale che riescanel suo intento; non è normale chenon riesca. Se tanto dovesse accade-re, se, cioè, la sua dittatura non riu-scisse a salvare la Repubblica daibarbari esterni e interni, vuol direche non i mezzi gli sono mancati male capacità. Nessuno, infatti, ad ec-cezione di Mussolini, ha governatol’Italia in assenza di oppositori e conun’ampia convergenza di fattori fa-vorevoli.

Ci sarebbe una terza spiegazione,disperante, come disperate erano lecondizioni di quando Mussolini laenunciò: governare l’Italia non è néfacile né difficile, è inutile. Speria-mo che non sia sempre così. In fon-do, ci vogliamo bene.

pagina n°2

della Res Publica

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di Marcello Buttazzo

Migranti

do alla furia delle acque numero-sissime vite umane. In questigiorni, volontari della protezionecivile e operatori di diverse asso-ciazioni si adoperano, in Sicilia,per dare sollievo e primo soccor-so apoveri cristi, che hanno vistola morte in faccia. Purtroppo, inun periodo caldo di campagnaelettorale per le prossime Euro-pee, può succedere che un’emer-genza umanitaria venga demago-gicamente strumentalizzata per“ragioni” di piccolo cabotaggio.

Secondo alcuni esponenti poli-tici italiani, le operazioni di sal-vataggio sono controproducenti,perché “sono un irresistibile ri-chiamo per i clandestini”. E c’èaddirittura chi ha chiesto di“bloccare subito un’operazionedemenziale”, che renderebbe ilnostro Paese “di fatto complicedei mercanti di morte”. La politi-ca dovrebbe essere luogo supre-mo della mediazione, dell’eser-cizio dialettico, della critica co-struttiva, della sintesi.

Dispiace che, soprattutto inmomenti particolari, c’è chi pen-sa di vellicare la pancia deglielettori, con la speranza d’otte-nere un facile tornaconto. Nonpossiamo, però, cedere a derivepericolose. Non possiamo crede-re alla deteriore e volgare vulga-ta leghista e di qualcun altro, chescorge nell’immigrato il caproespiatorio, il nemico da abbatte-re, da rimandare comunque in-dietro e ricacciare nella boccadel leone. “L’Italia è un Paese ci-vile, non può abbandonare i mi-granti al loro destino di morte”,ha ripetuto più volte il ministrodella Difesa Roberta Pinotti. Èun fatto di solidarietà, di respon-sabilità, di umana comprensione.Ma c’è anche una istanza politicapiù ampia, di cui tener conto.

Il nostro governo dovrebbe sa-per coinvolgere doverosamentel’Europa, fino a questo momentolatitante sulle grandi questionidell’immigrazione. Servirebbepiù che mai una soluzione euro-pea ai flussi migratori. L’Italia,la Francia, la Germania e gli altriStati dell’Unione dovrebberoconcedere alla Commissione eu-ropea l’onere di governare e si-glare praticabili, trasparenti edemocratici accordi bilateralicon i Paesi a sud del Mediterra-neo.

La vita, per molti,non è un viaggioin prima classe,non è una crocie-ra voluttuosa contutte le luci acce-

se. La vita può anche essere sof-ferenza, vento gelido che soffiasulla faccia, corsa a piedi nudi suselciati di fuoco. Per certuni, lavita è l’eterno cammino senza unmeritato riscontro, il rattristatoscenario dove si rincorrono va-namente speranze, attese, e il de-siderio d’abbracciare il mondo.

A varie latitudini, la cupidigiae la violenza dell’uomo partori-scono guerre, odi, sperequazionisociali, differenze insostenibili,sicché tanti esseri umani vengo-no quotidianamente uccisi, vili-pesi, calpestati, privati della di-gnità e dei diritti, costretti a la-sciare forzatamente le terre na-tie. Essi giocoforza devono subi-re l’oltraggio dello sradicamentoimposto, per potersi guadagnarel’esistenza altrove.

Numerosi migranti alla derivacontinuano ad approdare in Sici-lia e sulle nostre coste meridio-nali. Dalla Libia, dove i controllisono pressoché inesistenti, neiprossimi mesi arriveranno nelnostro Paese, forse, decine e de-cine di migliaia di disperati. Uo-mini, donne, bambini, in fugadalle guerre, dalle dittature, dallepersecuzioni etniche. Gli sbarchiavvengono, ormai, di continuo,senza sosta. E con l’approssimar-si della bella stagione, del tempopiù indulgente e favorevole, gliarrivi sono destinati ad aumenta-re. Per fortuna, la macchina dellasolidarietà, seppur già al collas-so, sta funzionando a pieno regi-me.

I profughi vengono accoltidappertutto: nei palazzetti dellosport, nelle scuole abbandonate,nelle tendopoli, negli istituti peranziani e per disabili, nelle strut-ture religiose.

È, nei fatti, un’emergenza dienorme portata: sbarcano anchedonne incinte, con i bambini ingrembo. Ogni mezzo di fortuna èbuono per tentare la traversataverso lidi meno afflitti, che pos-sano arridere un po’ e dare sollie-vo: si hanno notizie di naufraghiaggrappati a gommoni e a picco-le e fatiscenti imbarcazioni.

L’Italia è un paese strano, con-

traddittorio, ma di certo al co-spetto d’una marea di gente chechiede aiuto, che rischia di per-dere la vita, che lancia lacerantigrida di dolore, ha avuto il pre-gio di aprire il cuore, riuscendoin qualche modo a farsi caricodella urgente e terribile contin-genza. Su tutto, oltre alla passio-ne dei volontari, affascina il pen-siero e l’abnegazione della Chie-sa cattolica, sempre in prima li-nea, pronta a rammentare che an-che Gesù è stato un migrante, underelitto, un profugo.

La Chiesa cattolica, tra l’altro,è molto pragmatica, tanto che ilcardinale Paolo Romeo, senzaampollosi giri di parole, ha dato

una immagine veritiera della cri-tica situazione: “Come lo scorsosecolo i siciliani andavano inAmerica, come tanti sicilianivanno in Germania, adesso que-sti nostri fratelli raggiungono lenostre coste per una vita miglio-re”.

Mesi fa, dopo l’immane trage-dia di Lampedusa, che vide 366persone inghiottite in un crudelee inclemente utero di mare, l’Ita-lia istituzionale ebbe il merito dipredisporre un’operazione mili-tare e umanitaria nel Mar delMediterraneo, denominata “Ma-re Nostrum”, che ha svolto fino-ra azione di prevenzione, di con-trasto alla criminalità, strappan-

pagina n° 3 spagine

Noi e loroSecondo alcuni esponenti politici le operazioni

di salvataggio in mare sono controproducenti,perché “sono un irresistibile richiamo per i clandestini”

Notte, migranti in mare in una illustrazione di Marco Paci dahttp://marcpax.blogspot.it/

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

Nel libro“Il mio nome vuol dire bella faccia -Ti racconto la mia fuga di rabbia e paura” edito da Esperidiper il Comitato Territorialedell’Arci, realizzato nell’ambito deiprogetti attivati dal Sistemadi Protezione per Richiedenti Asiloe Rifugiati, trentadue raccontidi migranti si succedono, passo dopo passo, orrore dopo orrore, speranza dopo speranza. Un libro a più voci: quelle di richie-denti asilo e rifugiati che hanno tro-vato in Italia una nuova vita.Importante il contributo delle politi-che per il Welfare, di Arci per l’im-migrazione, delle persone che giornoper giorno affiancano questi fratellinel duro percorso di riscatto.

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Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28 pagina n° 4

Esserci è importan-te, e bene ha fattoQuotidiano a lan-ciare l’iniziativadi una manifesta-zione contro

estorsioni, racket, malavita orga-nizzata per lunedì 12 maggio.

E’ tempo che la società civilesi mobiliti.

Il 21 marzo scorso la giornataper la legalità e l’impegno indettacome ogni anno da Libera a Lec-ce è stata devastante per l’assolu-to silenzio che l’ha avvolta,c’erano le scuole di ogni ordine edi molte parti della provincia, ac-compagnate da docenti che hannoa cuore l’educazione dei ragazzia vivere nella società.

Si potevano contare sulla pun-ta delle dita invece le personedella cosiddetta “società civile”,quasi fosse un problema d’altri. Emancava la “società civile” aNardò, nell’anniversario dell’as-sassinio di Renata Fonte, assenzesottolineate da Don Ciotti. Orainvece, grazie a Quotidiano, pareche molte adesioni stiano arri-vando, in un periodo in cui nonpassa giorno senza che pallottole,incendi, auto che saltano, minac-ce di chiaro stampo mafioso sia-no sulle cronache. I comporta-menti magari non mafiosi a tuttotondo, ma che potremmo definiremafiogeni sono all’ordine delgiorno, dal voto di scambio, airasati davanti ai seggi a control-lare chi vota e chi no.

Vicende fosche che portanoagli onori della cronaca ancheamministratori della cosa pubbli-ca, sono tutte avvisaglie che in-ducono la malavita a dire che “selo fanno loro, tutto è lecito”.

Appalti dati con leggerezza,cosa pubblica trattata come affa-re di famiglia, arroganza, richie-ste ed offerte di favori, a volte dilavoro, fino ad arrivare a pass pa-lesemente falsi. Sono tutti segna-li di un malessere sociale inquie-tante, vischioso, che alla lunga

Domani, lunedì 12 maggio, a Leccela manifestazione promossa dal Quotidiano

Esserci!di Gianni Ferraris

Società

Per dire no al racketnelli solari, gioco d’azzardo, ri-fiuti pericolosissimi lasciati nellecampagne (amianto, pneumaticied altro) e potremmo proseguire,far finta di non vedere o, peggio,dire che non ci riguardano da vi-cino è pura miopia. E la miopia,se non curata, può diventare ceci-tà. Per fortuna gli anticorpi ci so-no tutti, associazioni, giovani emeno giovani, ragazzi e personeanziane che non ci stanno. Se leesplosioni diventano abitudine enon fanno sobbalzare, se ci si ral-legra perché un politico ha rice-vuto pallottole in una busta, lemafie e i comportamenti mafio-geni vincono.

E l’informazione puntuale èuno degli strumenti più efficaciper combattere il malaffare, co-me creare oasi di incontro e di-scussione è esiziale per capire.Quanti sanno, per esempio, che ilgioco d’azzardo è uno dei veicolipiù efficaci per la criminalità or-ganizzata per riciclare denaro ecreare fonti di reddito da usura?E’ sufficiente leggere le cronacheper sapere come ogni mese ven-gano pescati apparecchi da gioco(slot machine) irregolari, trucca-ti, disconnessi dall’erario. In Pu-glia e Calabria si stima che questisiano sotto la media nazionalecon quote che arrivano al 70%. Iltutto a fronte di una propensioneal gioco pari al 100% della medianazionale. E’ più che ipotizzabilela gestione della malavita in que-sto settore, con le conseguenzeper gestori e giocatori che tutticonosciamo.

Ben venga una mobilitazionemassiccia e trasversale, soprat-tutto nei comportamenti quoti-diani. Ben venga una mobilita-zione onesta, non “pelosa”. Sa-rebbe pessimo vedere se si ri-scontrasse la presenza di elettiche poi comprano voti o conce-dono appalti con leggerezza. Ri-schierebbe di veder falsare glisforzi di molti.

può indurre ad alzare il tiro.Ed è strano, pur se in certa mi-

sura comprensibile, che nessuncommerciante, artigiano che ri-ceve pallottole nelle buste o nelleserrande, che si vede andare afuoco l’auto, dichiari di non aversentore di nulla, nè richieste nèminacce.

Senza l’aiuto delle persone lamagistratura poco potrà fare.

Non esistono città mafiose ecittà non mafiose, esiste una ma-lavita che si insinua nei ganglivitali della società, la blocca, lainsidia e alla fine la manovra.Una manifestazione è una grandecosa, però deve proseguire neltempo, occorre riappropriarsi

della legalità in ogni sua forma,senza cercare scorciatoie neppu-re per non pagare una multa perdivieto di sosta, il funzionarioche si concede, alla lunga chiede-rà conto e vorrà essere ripagatoin qualche modo, magari chie-dendo i voti non perché è un buonamministratore, ma perché lui gliamici degli amici li tratta bene.

Mafiosi? Certo che no, sono icomportamenti che sono mafio-geni, che inducono a passare allivello successivo. Nel territorioci sono moltissime criticità che lacronaca ci fa leggere ogni giorno:caporalato per la raccolta di po-modori, malaffare nella gestionedi personale straniero per i pan-

L’appuntamentoalle 18.00 a Porta Napoli

il corteo si concluderà nell’atriodi Palazzo dei Celestini

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pagina n° 5

MMSarteE’ in atto dal 24 marzo Art-icoliamo senza barrierenuovo percorso di poesia visuale rivolto ai bambini

di quattro classi della Scuola Primaria Leonardo Da Vinci di Cavallino e Castromediano a cura di Monica Marzano

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

La parola coraggio èper Raffaele una som-ma di azioni che testi-moniano la grandeforza di volontà e for-za d'animo che occor-

re in ognuno di noi per riuscire a rag-giungere degli obiettivi di qualsiasi na-

tura o grado di importanza. Il coraggionon è degli arroganti ma è soprattuttodei timidi che riescono perfino a gioca-re con i "nemici" .

Il coraggio è di chi non ha nulla mase costretto "gira per il mondo" in cer-ca di un posto migliore e più sicuro incui far crescere i propri figli...un co-

raggio che sfida la morte in nome dellapace e della giustizia e di un mondomigliore.

Nicolò ha avvolto il suo disegno inuna nube scura che simboleggia gli im-previsti della vita, il male in agguato,che non appartiene a una o ad un'altrazona del mondo. Tutti viviamo circon-

dati da possibili negatività e avversità,ma il coraggio di affrontare sempretutto, magari sfoderando anche un lar-go sirriso non ci deve mai abbandona-re. Proprio quel coraggio che ha il ra-gazzo mentre gira intorno al mondocerto che un giorno il suo coraggio saràpremiato

La piccola Maria Se-rena con una sfilzadi metafore ha rive-stito la parola aiutodi immagini davve-ro preziose e di otti-

mo spessore poetico. Aiutarsi portacon più facilità alla realizzazione

dei nostri sogni e sentire l'appoggiodi qualcuno sempre pronto a darciuna mano, non può che procurarci"inondazioni" di forti emozioni.

L'aiuto è l'emblema assoluto del-la solidarietà e delle grandi allean-ze. L'aiuto è un ombrello sotto ilquale la pioggia degli imprevisti e

delle situazioni difficili non deveinfastidirci e preoccuparci più ditanto, una sicurezza al benessere in-teriore.

La piccola Victoria ha apprezzatomolto il concetto di aiuto inteso an-che come un darsi man forte a cer-care i tesori più belli della vita, e

certamente il tesoro più grande èscovare prwziose amicizie sullequali poter sempre contare e per lequali si deve esser sempre pronti alottare!

Nel disegno si respira aria di se-renità quella serenità che solo unamano amica ci può dare.

L’unione fa il coraggio

spagine

Il testo è di Maria Serena Grasso, il disegno di Victoria Montinaro

Il testo è di Raffaele Thiam, il disegno di Nicolò Boccia

La galleria dei lavori della precedente edizione è su www.mmsarte.com

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pagina n° 6

Dopo “Partigiani e Antifascisti di terra d’Otranto”del 2012 e “Partigiani e Antifascisti e deportati di Lecce e provincia” del 2013

per Giorgiani Editore, il nuovo testodi Pati Luceri “Partigiani e deportati deceduti”

Èfresco di stampa,per Giorgiani Edi-tore, il testo di PatiLuceri “Partigia-ni e deportati de-ceduti” relativo al

contributo di lotta e spesso di san-gue della provincia di Lecce allaguerra di Liberazione tra partigianie deportati deceduti.

Come rileva il segretario del-l’ANPI di Lecce Maurizio Noceranella sua prefazione, siamo allaterza edizione di un lavoro di ricer-ca che è in se stesso ogni volta unaprima edizione, con nuovi apportidocumentali frutto di una ricercainstancabile operata negli archivi,dalle sedi territoriali ANPI agliIstituti Storici della Resistenza, da-gli Archivi di Stato all’ArchivioVaticano, a volte anche dall’appor-to spontaneo e documentato dei fa-miliari di deportati e resistenti.

***Appare impressionante la mole

di nomi, a volte con numerose no-tizie ma spesse volte con poche escarne. Appare prezioso il valoredocumentale di questo lavoro.Vengono restituite alla memoriapubblica nomi, circostanze, persi-no foto dell’apporto salentino allalotta di Liberazione dal nazifasci-smo che infettò l’Europa e produs-se una guerra totale di più di 50 mi-lioni di caduti di cui più della lametà civili.

Anche per questo libro è facileprevedere che ad ogni presentazio-ne pubblica nei paesi della provin-cia si sprigionerà la memoria fami-liare di più di un partecipante, co-me è già accaduto per i lavori pre-cedenti. In paesi che hanno avutonumerosi partigiani e deportati de-ceduti poche o nessuna targa e la-pide a tenere accesa la memoria.Già nel secondo dopoguerra agì larimozione della guerra e della Re-sistenza, a volte persino gli stessiprotagonisti si chiusero nel silen-zio.

L’ANPI, allora di soli partigianie patrioti e familiari, tenne viva lamemoria e promosse qui nel Salen-to i primi pionieristici studi, da En-zo Sozzo a Salvatore Sicuro, e suc-cessivamente da Maurizio Nocerain avanti.

Anche Enzo Bianco e SalvatoreCoppola hanno prodotto studi si-gnificativi e ora si aspettano nuovistudiosi.

È deprimente che dall’Universi-tà del Salento non vengano ricer-che in questo senso né progetti col-lettivi sulla memoria salentina del-la persecuzione degli antifascisti,dei deportati dopo l’8 settembredel 1943, della partecipazione allaResistenza nel Nord Italia, nei Bal-cani, in Grecia . Così come è depri-mente che le istituzioni locali nonsupportino progetti sulla memoriastorica in alcun modo, tranne qual-che rarissima AmministrazioneComunale. La Regione Puglia hasupportato il progetto da cui nascequesto sito che voglio segnalaresulla memoria partigiana salentina:http://www.testimonidellaresistenza.it/.

L’ANPI provinciale ha sostenu-to, per la sua piccola parte, le pub-blicazioni storiche sull’apporto sa-lentino all’antifascismo e alla lottadi Liberazione del prof. Pati Luceriper l’evidente interesse pubblico diquesti studi.

Opportunamente nella sua pre-fazione Maurizio Nocera scriveche di quest’opera “sarà difficilefare a meno nelle future ricerche”.

Nel futuro prossimo la ricercadovrà fare il salto dalla memoriarecuperata alla storia come narra-zione documentata e come inter-pretazione dei processi di lungadurata e delle fratture di civiltà, nelcontesto di una ripresa notevoledegli studi seri che sono altra cosadall’uso pubblico e politico dellastoria e dell’accondiscendenza alle“revisioni” strumentali.

Sradicare la Resistenza dallamemoria pubblica e dalla Costitu-zione repubblicana di cui pure ècostitutiva è un’azione che perdurada alcuni decenni, in particolaredalla crisi della cosiddetta PrimaRepubblica, ed è cosa purtroppoancora attuale come intenzionalitàpolitica. Resta sempre e ancora darimarcare come la memoria storicasia un bene comune e come l’anti-fascismo sia inscritto nella Costi-tuzione e vada riattualizzato neifrangenti attuali della crisi dellademocrazia.

e la memoriadella Resistenza

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

Libri

di Silverio Tomeo

Anche per questo libroè facile prevedere che ad ogni

presentazione pubblica nei paesi della provincia si sprigionerà la memoria

familiare di più di un partecipante,come è già accaduto

per i lavori precedenti

Il Salento

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pagina n° 7

Appuntazzi Cos’è insegnare in una tavola di Gianluca Costantinispag ineLecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

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Italianitàdi Rocco Boccadamo

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

triamo? Possiamo stare tranquilli?Le autorità competenti hanno com-piuto e predispongono puntualmentei controlli del caso per rassicurarci?

Oltre che per via delle suddettespecifiche note dolenti, provo unsenso di rammarico nel constatareche ormai il mio Paese è caratteriz-zato da frequenti scioperi e/o discesein piazza: ogni volta, una singola ca-tegoria, sia pure sotto la bandiera

della rivendicazione di propri legit-timi diritti, danneggia vistosamente,spesso irrimediabilmente, moltepli-ci, se non tutte le altre, categorie dicittadini.

Un’immane spirale viziosa,un’inconcepibile catena di contro-sensi.

Per non parlare, infine, dell’imoassoluto in cui risultano precipitatifinanche valori e principi elementa-

ri, naturali e fondamentali.A questo punto, che aggiungere?

Semplicemente auspicare che il Pa-dreterno e/o altre divinità poste inalto ci salvaguardino dagli “scivolo-ni irreversibili “ che incombono eintervengano nella maniera più con-sona per rimettere tutti sulla rettacarreggiata.

Sin da quando eroragazzo, nel mio in-timo, ha sempre al-bergato, con impul-si composti ma niti-di, un piccolo e in-

sieme speciale sentimento: il sanoorgoglio dell’italianità, dell’appar-tenenza - sia pure a guisa di granellopiccolissimo - al decantato, ammira-to e stimato “ popolo di santi, navi-gatori e poeti”.

Per di più, a prescindere dall’ef-fetto come anzi riversatosi sulla miapersona, trovo bello sottolineare chesiffatta lusinghiera reputazione go-duta dalla gente del vecchio stivalesi è perpetuata nell’arco di secoli,grazie anche alle implementazioniche man mano sono arrivate a con-quistarsi un posto a fianco delleemerite realtà originarie: si pensialla moda, e al “fai da te”in genere,con etichetta italiana.

Non che il vivere quotidiano nelnostro paese sia stato dispensato daproblemi, disagi, sacrifici e limiti;tutt’altro, di sicuro nessun paradisoin terra.

Però, l’impronta delle qualità,delle eccellenze, delle doti di spiccoverso cui si volgevano gli altri popo-li, quasi a volersi specchiare, hannoper lunghissima pezza costituito,nella penisola, una solida e sanapietra miliare per le coscienze, leazioni e i comportamenti concretidei più.

Purtroppo, come è cambiato, enon da adesso, lo scenario che ci cir-conda!

Al punto, che non sembra affattosintomo di qualunquismo affermareche lo scadimento dei costumi trova-si proprio alla portata degli occhi ditutti.

Lontana, dunque, anni luce la ter-ra di “santi eccetera”, il giornod’oggi il Bel Paese presenta sul pal-coscenico del mondo prevalente-mente un cast di “divi”, di cui, dav-vero, non v’è chi non avrebbe fattovolentieri a meno: faccendieri intri-ganti, maneggioni senza scrupoli, fi-nanzieri, imprenditori e dirigentiche fabbricano carte false e rubano,controllori che non vigilano e forsesono collusi, autorità e politici chelatitano quando, addirittura, nonvanno a braccetto con coloro che simacchiano in prima persona di rea-ti.

E, schiacciata, danneggiata e re-sa povera dal grande circo di scelle-rati impuniti, ecco un’autentica ma-rea di cittadini ignavi e sprovveduti,ai quali chissà se sarà mai resa giu-stizia e se verranno rifusi, in tutto oin parte, i danni.

Ci si soffermi per un attimo, adesempio, sulla clamorosa vicenda,proprio da prima fila e autentico ca-so di scuola, del noto colosso italia-no del latte o di Parma: se in tantihanno imbrogliato il globo interosottraendo o distruggendo miliardi,falsificando documenti e bilanci ecosì via discorrendo, come sarà sta-to il comportamento dei medesimi aproposito della garanzia della quali-tà e della salubrità dei prodotti ali-mentari recanti il famoso marchio,di cui, su incalcolabile scala, ci nu-

Corsivo

“Italianità”è anche il titolodi un volume curatodal designerGiulio Iacchettidove sono reinterpretati

“gli oggetti di qua-lità che hanno formatola coscienza visivanazionale da un puntodi vista grafico edemozionale”Qui, la moka Bialetti diventaun condominio

http://www.giulioiacchetti.com

pagina n° 10

“Scivoloni irreversibili“ incombono

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Letture

Lecce, 11 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 28

Una produzione let-teraria di moleportentosa nonfornisce alcuna al-lusione sul fattoche ci possa essere

stato un bambino, prima... unbambino ancora presente accantoall'uomo adulto, rimembra il tem-po che è stato.

“Il bambino che era stato” diMimmo Tardio è un racconto dol-cissimo e delicato partorito da unapenna elegante, raffinata, profon-damente poetica. Tardio ama il suopaese, legato alle sue origini, ri-spettoso della famiglia, ricorda ciòche è stato: la perdita del padre a20 anni; “gli anni delle prime pro-ve di sapienza e di ricerca e dellecorse, lente e benefiche, sulle lit-torine delle Ferrovie del Sud-Est”.

Un'autobiografia - edita da Fer-rarelli & D'Andrea - pubblicataqualche anno fa che mi piace quiriproporre.

Una narrazione dove abbonda lastoria... anni bui, inquieti in unaterra descritta sempre con amore egratitudine nonostante le tante av-versità. Una dolce nostalgia perva-de, il desiderio di tornare indietronel tempo, quasi fosse necessario,il passato, per non dimenticare,per rendere ancora più salda lapresenza di ciò che non c’è più.Proprio come può accadere ad unfiglio che avvertendo l'assenza de-gli affetti più cari, per rendere me-no acuta la mancanza, ricorda quo-tidianamente le persone amate co-me in un mantra, come in una pre-ghiera.

È commovente leggere le pagi-ne di questo libretto che accoglieun racconto nato per partecipare al“Festival nazionale Città e paesi inracconto” nel 2007.

La forte suggestione del luogonatio - Francavilla Fontana - e poilo Ionio, Otranto, i viaggi con lamitica littorina con la quale il“bambino” percorreva le varie tap-pe della sua crescita.

Leggiamo: «Il 17 gennaio a se-ra, osservava strabiliato un grandefuoco che si levava al cielo di No-voli, da una grande catasta di le-

gna. Quel rosso, reso più vividodal soffio della tramontana e queimille lapilli, sembravano al ragaz-zo come una grande preghiera le-vata in alto». (p. 24).

Memoria nitida, i ricordi strin-gono il cuore, trattengono le lacri-me. Il padre amato e l'amore rico-noscente verso la madre, il fratel-lo, l'affetto per la casa di famiglia;Mimmo Tardio con dedizione eumiltà racconta il suo ieri come sequel bambino che egli stato nonl'abbia mai abbandonato, era lì, se-duto, silenzioso, aspettava soltan-to di essere ricercato, ritrovato.

L'“Ecce Homo” lo chiama, av-verte il bisogno di farlo conoscere,di palesare quel mondo che gli eraappartenuto, quella terra che anco-ra è la sua vita: il Salento, a volteduro, acre, “bruciato dal rimorso edagli abbandoni”, altre volte gene-roso, accogliente.

Ecco qui “Il bambino che erastato” di Mimmo Tardio è un pre-zioso libello, uno scrigno non piùsegreto perché il poeta, lo scritto-re, il teatrante mette in scena concompostezza, serietà, amore, co-raggio, determinazione la storia diquel bambino che oramai ha presoil volo lasciando il posto al presen-te, ad un uomo adulto, il quale loguarda con un sorriso, con un tie-pido e malinconico sorriso e unacarezza che pare rassicuri.

Lo scrignodi Alessandra Peluso

della memoria

Francavilla Fontana: Torre dell'orologioUlisse in Arte - Rossano Massaccesi su http://www.ulisseinarte.it

“Il bambino che era stato” di Mimmo Tardio

Mimmo Tardio

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«Mi appare chiaro che, senzauna dose notevole di megalomania,non si può intraprendere nulla, an-zi non si può nemmeno pensare.Solo se ci si sente istintivamente ilcentro del mondo è possibile emet-tere sentenze e atteggiarsi a giudiziuniversali. Certo un dubitatore nonè in grado di reagire in modo diver-so. Sfortunatamente questa speciedi mostri è una rarità».

da Fascinazione della cenere, Da Vaugelas a Heideggerr

di Emil Cioran

La Storia è piena diparanoici, di per-sonaggi con maniedi grandezza... an-cora oggi paghia-mo le conseguenze

di ciò che fu nel Secolo scorso, ilculto di personalità e, ai dittatori,son succeduti i leader. Prodotti inscatola inventati e creati da millan-tatori in maschera per comunicareed essere attendibili presso il po-polo. Oratori da bottega, daglioracoli profeti, simulano la retori-ca, ostentano sicurezza e perspica-cia, arguti e desiderosi di dirigeree indirizzare leplebi, rispondonoalle loro richieste concedendosiprofeticamente. Il divino si mostrae venerato dalle mantiche folle deisuoi martiri, servili, senza opinioniche lo danneggino. Lo acclamanotanto a lungo purché duri e offraloro finalmente una esistenza pie-na, di scopo. Accorrono al suo se-guito sognatori e illus: ragionieri,avvocati, notari, professori, indu-striali, dottori, impiegati ecc. ecc.ecc.; cadono ai suoi piedi soprat-tutto le donne, purtroppo.

Ahimè! Ahinoi! Che miseria vedo, che miseria,

in questa straripante società odier-na, dove tutto è spettacolo e spet-trale al tempo stesso.

Gli spettri che abbiamo vedutopotrebbero essere diavoli. Se vuo-le, un diavolo, può prendere anchedolci apparenze. Ci può cogliere inun periodo di crisi, di depressioneo malessere… menandosi a salva-tore. Non mancano certo le occa-sioni al suo intento. Rappresenteràil bene con cui cogliere la coscien-za di tutti.

Atroce! Atroce, troppo atroce.Se c’è ancora sentimento uma-

no, noi non possiamo tollerare tut-to questo. Non possiamo concede-

re che un qualsiasi impostore siaconsiderato condottiero e ridotto auno strame per i desideri e i rap-porti diretti con gli altri. Ripu-gnante.

Essere o non essere: questo è ildubbio. E’ forse più dignitoso pati-re nell’interno dell’animo… o infi-larci, contro lo stato infelice, e op-porsi contro di esso per porre unafine? E quel messaggero, forierodi pace e amore, potrà calmare idolori e le mille offese di cui siamoeredi da millenni?

Questo è auspicabile devota-mente.

Sognare anche. E forse solo il sogno ci è dato di

sognare. Son troppi ormai i rac-conti di creduloni che ascoltavanoi governanti di turno profonda-mente, che scossi, dopo, rivelava-no l’inganno. Noi dobbiamo anco-ra accettare che simile sorte tocchianche ai nostri figli? Davanti anoi? Ne seguiremo il dramma, sen-za contegno, così che stupirà anco-ra l’onestà della gente? No!

Siamo noi che, finalmente morsi dalla curiosità e dal dubbio,dobbiamo svegliarci e sperimentare un po’ di vita autentica...

Max Stirner, pseudonimo del filosofo anarchico Johann Kaspar Schmidt(Bayreuth, 25 ottobre 1806 – Berlino, 26 giugno 1856)

Essere unicidi Antonio Zoretti

Letture

E’ ora di agire in modo diverso,più appropriato, consono. Ora cheloro sono intenti profondamente inaltri pensieri e attività, ora possia-mo contraccambiare dell’offesa edanno ricevuto. Ma, questo inten-to lo dobbiamo pure esaminare at-tentamente: una persona malvagiae astuta ha tradito le nostre aspetta-tive e, per questo motivo, noi que-sta persona la mandiamo via?

Cioè la assolviamo?Questo è restituire il favore e

non vendetta.I Capi non hanno mai rimorsi,

né coscienza. Sono attori che so-pravvivono alle lunghe carriere si-mulatorie, simulacri dell’altrui vi-ta, frequentata solo apparentemen-te e riferita come lettera morta diparole defunte.

Siamo noi che, finalmente morsidalla curiosità e dal dubbio, dob-biamo svegliarci e sperimentare unpo’ di vita autentica e disporci avere passioni: e tra le tante… deci-diamo per la “partecipazione”, ilconfronto, l’opinione, l’obiezione,l’analisi critica, il pensiero autono-mo, le idee, l’astrazione, il dissen-so… e il dubbio, soprattutto il dub-bio.

E non emularci e sacrificarci pervolere del Podestà di turno, che fadi noi dei poveri, degli schiavi, cimette nel popolo, nella Storia, cirende maggiori o maggioranze. Diquesto dobbiamo prendere co-scienza, per non consegnarci alleader edessere schiacciati da posi-zioni già decise e prestabilite.

Il confine non transita nella sto-ria, e neanche dentro una strutturastabilita, e neanche nel “popolo”.In nome del popolo ci inseriscononel linguaggio maggioritario. Ma,a questo punto è proprio il popoloche manca, cioè coloro dei quali laStoria non tiene conto.

Bisogna essere antistorici nellastoria. Essere minoranza. Un dive-nire minoritario universale. E allo-ra l’uomo può risorgere, con unacarica politica particolare. La nuo-va politica sorgerà come ciò chenon rappresenta niente, ma comeciò che propone e forma una co-scienza di minoranza, conquistan-do e producendo la propria luce, ilproprio determinato cambiamento.In questo stato ci si sentirà menosoli, altrimenti si è solo massa,massa in sé, massa di automi. Po-tenzialmente, un nuovo diveniredella coscienza. Ne va della nostra

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democrazia e dei nostri valori.Aspettando fiduciosi l’insorge-

re di tale sentimento… pertantoabbiamo potuto sottolineare che IlRe è nudo, riprendendo la famosafrase della fiaba di Anderson, dovesolo un bambino mise a nudo il Re,appunto, dicendogli che non avevaniente addosso; mentre i suoi con-siglieri gli avevano confezionatoun abito cangiante con la magnifi-ca proprietà di essere invisibileagli stolti, agli ignoranti e agli stu-pidi. Da allora, tale espressione haassunto un preciso significato sim-bolico, cioè quando si mettono a

nudo le debolezze delle pubblicheautorità.

Ecco dimostrato il sistema chesubordina l’individuo, cioè unaforma patologica di ossessione e dipregiudizio che si traduce nellaschiavitù delle gerarchie. Dopo laconquista delle minoranze, la li-bertà autentica la si potrà raggiun-gerecon l’io singolo: l’individuo.Ne consegue una società di uominiliberi, non gerarchizzata, dove lapropria forza sia costituita daun’associazione di individui, me-diante una insurrezione dei singoli,appunto.

Questo parte finale è tratta dalpoderoso pensiero di Max Stirnernel suo L’unico e la sua proprietà(1845), che ci ha rivelato quale al-to volo abbia spiccato la sua volon-tà.

Non lasciamoci ingannare dal-l’utopia che scaturisce dal testo;dietro quel messaggio, quegli stra-ni concetti è celata tutta la sua pro-fonda convinzione, tutta la sua fi-losofia. Purtroppo, come soventesuccede, i geni passano invano,l’umanità si comporta come se nonfossero mai esistiti. Comunque,noi non ci daremo mai per vinti:

noi siamo al di sopra di tutto, ec-cellere si deve e dubitare, sempredubitare. Poiché la certezza nonesiste, viene sempre prima il dub-bio, e anche dopo… soprattutto neldelirio del linguaggio massificatodove si chiacchera soltanto, finan-che negli emisferi dei Palazzi…Noi invece dobbiamo essere e pen-sare solamente in chiave unica.Fuori da infusi e invasamenti: «Lagente esige la libertà di parola percompensare la libertà di pensiero,che invece rifugge» scriveva SorenKierkegaard, c’è da riflettere...

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Søren Aabye Kierkegaard (Copenaghen, 5 maggio 1813 – Copenaghen, 11 novembre 1855)

spagine

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E’ nata l’Associazione fondata da un gruppo di genitori e di amici di personeche soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare

Psycommunity, la co-munità online deglipsicologi italiani,presenta la 7ª edizio-ne del Maggio di In-formazione Psicolo-

gica, la prima campagna nazionale diprevenzione del disagio psichico, per-ché “non c’è salute senza salute menta-le”!

Anche quest’anno gli psicologi Mipdi Lecce partecipano all’iniziativa na-zionale con l’organizzazione di colloquigratuiti, a chiunque ne farà richiesta, e 4appuntamenti aperti al pubblico, com-pletamente gratuiti: si è iniziato il 9 e il10 maggio, con “Storie di vita ed incon-

tri mancati”; si prosegue il venerdì 16 esabato 17 maggio, alle 17.00, con “Il cir-colo delle emozioni”. Per partecipare ènecessario effettuare la prenotazione sulsito ufficiale www.psicologimip.it/lec-ce o telefonare al numero 380.1887467(referente provinciale Lecce).

***Il MIP nasce nel 2008 per favorire la

conoscenza della figura dello psicolo-go-psicoterapeuta e permettere di com-prendere che consultare lo psicologonon ci sottrae dalle sofferenze future, maci permette di essere più preparati ad af-frontarle e, soprattutto, ci consente difarlo con maggiore serenità.

Pertanto, l’opportunità offerta del

colloquio gratuito, all’interno del MIP,costituisce un’occasione utile ad appro-fondire e migliorare la conoscenza di sestessi, imparare a riconoscere i punti didebolezza e quelli di forza, a individuarele strategie più efficaci per fronteggiareuna certa situazione.

Nell’incontro “Storie di vita ed in-contri mancati” (tenutori il 9 e il 10 mag-gio), lo psicologo è intervervenuto nelfacilitare la verbalizzazione e la condivi-sione di storie di vita ed emozioni congruppi di lavoro pratico-esperienziali diBen-essere e Psicologia sul tema dellebiografie emozionali e i legami familiarie di coppia, analizzando tutti i vari pos-sibili momenti critici (l’adolescenza, la

separazione coniugale, il lutto, il gravi-danza, la menopausa, l’invecchiamen-to).

Nel prossimo incontro “Il circolo del-le emozioni” (16 e 17 maggio, dalle 17),si porrà invece maggiore attenzione allopsicologo-psicoterapeuta come “media-tore centrale” nell’ascolto di singoleproblematiche legate al vivere quotidia-no, come il lavoro, le relazioni sociali, lacoppia. Ampio spazio, in particolare, sa-rà dato al delicato ruolo della figura deigenitori e del sistema genitori-figli, sianell’età infantile che nella transizioneadolescenziale.

Gli incontri sono aperti a tutti (dal-l’adolescente all’adulto)

Venerdì 9 maggio,presso il Centro perla Cura e la Ricercasui Disturbi delCompor tamentoAlimentare del

DSM della ASL Lecce, l’Associazio-ne dei familiari e amici Madama-Dorè, da poco costituitasi, ha incon-trato il Senatore Dario Stefano e ilSindaco di Lecce Paolo Perrone.Erano presenti anche il Direttore Ge-nerale Valdo Mellone, il Direttoredel DSM Serafino De Giorgi, oltrealla Responsabile del Centro Cateri-na Renna, Rocco Melcarne e tuttigli altri operatori, i pazienti e i lorogenitori.

L’incontro è stato occasione perdiscutere su anoressia, bulimia e di-sturbo da alimentazione incontrolla-ta, patologie di notevole rilevanza so-ciale e in crescente aumento. La Pre-sidente Anna Lucia Graziuso haelencato quelli che sono gli scopi del-l’Associazione: sostenere e aiutareconcretamente le persone affette dadisturbi del comportamento alimen-tare e le loro famiglie tutelandone idiritti fondamentali; promuovereazioni dirette a sensibilizzare l’opi-nione pubblica e le Istituzioni sullanecessità di migliorare le condizionidi assistenza e di vita attraverso an-che concrete azioni legislative, nor-mative oltreché assistenziali; colla-borare con i servizi preposti alla curae all’assistenza sostenendone le atti-vità. È la prima volta che rappresen-tanti Istituzionali chiedono di incon-trare genitori e pazienti nel loro luo-go di cura e prendono atto delle atti-vità del Centro di eccellenza attivopresso la ASL Lecce. I soci hannopotuto parlare della loro esperienza edel difficile percorso della guarigio-ne, sottolineando l’importanza di ri-cevere le giuste cure e la necessitàche si possa disporre sul territorio ditutti i livelli, dal meno al più intensi-vo, di assistenza.

***Il Centro per la Cura e la Ricerca

sui Disturbi del Comportamento Ali-mentare del DSM della ASL Lecceistituito nel 1998 è dotato di ambula-torio e day hospital e opera con unprotocollo di intervento all’avan-guardia, integrato e multidisciplina-re, che pone attenzione agli aspetti

non solo psichiatrici e psicologici maanche medici, nutrizionali e sociali.In queste malattie della mente, infat-ti, anche il corpo è purtroppo coin-volto con conseguenze e complican-ze alla quali bisogna porre la giustaattenzione per scongiurare un esitoinfausto.

Il protocollo è in perfetta sintonia

con le linee di indirizzo emanate dal-l’Istituto Superiore di Sanità e dalMinistero della Salute e tanti pazientie tante famiglie vengono curate concompetenza, passione e abnegazionenonostante le gravi carenze di organi-co.

Questo è stato uno dei punti nodaliaffrontati durante questo incontro.Implementare l’organico consenti-rebbe di curare molti più pazienti, didedicare attenzione alla prevenzionedelle ricadute purtroppo molto fre-quenti in queste patologie e di aprirefinalmente la prima Residenza tera-peutico-riabilitativa intensiva dellaRegione Puglia.

Il trattamento residenziale è utileper quei casi più gravi e più comples-si che ancora oggi possono ricevererisposta solo in altre Regioni con no-tevole dispendio di risorse affettiveed economiche a carico delle fami-glie e dei Servizi sanitari pubblici,nonostante presso la ASL Lecce illuogo fisico dove effettuare i ricoveriè pronto e aspetta solo di essere final-mente aperto agli utenti. Perché que-sto accada è necessario però imple-mentare l’organico con personalecompetente e specializzato nel cam-po dei disturbi dell’alimentazione .

***Il Senatore Dario Stefano e il Sin-

daco Paolo Perrone hanno voluto co-noscere personalmente i componentidell’Associazione, dimostrando tuttala loro disponibilità e sensibilità nelfarsi promotori degli interventi di po-tenziamento delle cure attualmenteofferte, accendendo la speranza dipazienti e soprattutto di genitori che,tra mille difficoltà, sostengono gior-nalmente i loro ragazzi in una batta-glia lunga e difficile che comportaenormi sacrifici. La Presidente a no-me di tutti ha ringrazia sentitamente,certa che questo incontro rappresentiil primo momento di una fattiva eproficua collaborazione tra genitori eistituzioni sanitari.

Accade in città

Quattro appuntamenti per il Maggio di Informazione Psicologica

Conoscere le emozioni

MadamaDorè,primo atto

Due momenti dell’incontro

con Dario Stèfano e Paolo Perrone

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La Compagnia di Io ci provo, è tornata in scena, dal 5 all’8 maggio,

nella sala della Casa circondariale di Borgo San Nicola con l’Ultima cena di Alfredo Traps,la regia di Paola Leone

adattamento a cura di Mariano Dammacco del racconto “La Panne”del drammaturgo svizzero Friedrich Durrenmatt

Éla terza volta in scenaper “Io ci provo” e, afuria di provarci, il la-boratorio rivolto aidetenuti della sezionemaschile della “Casa

circondariale Borgo San Nicola” ci rega-la, di anno in anno, “emozioni” semprepiù certe sul fronte della costruzione tea-trale.

L’adesione al lavoro di una Compa-gnia, al suo “segno ”, è sempre emozio-nale: il rapimento degli occhi, della com-plessità cognitiva, s’innerva nel sentiredello spettatore, spettacolo dopo spetta-colo, con il crescere di quel “segno” chesi fa necessità, espressione e lingua.

E se la necessità è il motore miglioreper trovare motivo in un attore, questi at-tori, di necessità, ne hanno da vendere.Sentirsi liberi da detenuti, attraversareterritori prima estranei alla loro vita, sag-giare la propria capacità comunicativa,dimenticare un sé invadente spesso pre-so dall’orgoglio quando ostaggio di co-dici malavitosi, è pratica che muove bi-sogni, necessità, che mutano in stile, innuovi comportamenti, in altra vita.

Eroica la perseveranza della registaPaola Leone, nella suo credere e nel suochiedere, nel suo alzare ogni volta il tirodella rappresentazione, sfidando il sensocomune e quello particolare che detta leregole della vita carceraria.

“Il carcere scompare con lo spettaco-lo” dice qualcuno e la sfida di FactoryCompagnia Transadriatica, trova alleatiper far progetti e continuare a lavorare incarcere tra dentro e fuori; quest’anno ilsostegno finanziario è venuto dalla Chie-sa Valdese, con il patrocinio della Regio-ne Puglia, della Provincia di Lecce, delComune di Lecce, del Teatro PubblicoPugliese.

***Le pareti del tunnel, che dopo i can-

celli d’entrata immette nel complessodelle sezioni, cambiano colore: l’odoredi vernice fresca chiama lo sguardo alsoffitto: da giallo diventa grigio. Poiguardi le pareti, tinte di un tenero glicine,colore non proprio istituzionale, pensi. Ilcolpo d’occhio lascia ben sperare sul fu-turo di questo carcere che sperimenta -tra i tanti progetti attivati al suo interno -anche la costruzione dal basso di nuovispazi sociali come la barberia o la stanzadel telefono….

Quel colore glicine bene si accordacon gli abiti degli attori, già in scena, perl’arrivo in sala degli spettatori. Rossobordeaux la giacca, rosa i pantaloni, rosae marrone le scarpe dei due camerieri inattesa. Che eleganza, che eleganza! An-che gli altri, portano toni raffinati, accor-dati, borghesi… Un tango apre la scena

con il primo giro di molti giri di bicchie-rini. I due, a turno, vengono avanti a con-trollare il pubblico, occhiate lunghe, untempo tenuto, serafico, autorevole. E tut-to diviene liquido, assorbi la scena primadelle parole e poi godi quando cristalliz-zandosi tutto si ferma, immobile, nel di-venire quadro, pittura proprio, come inchiusura, quando evocato, è l’ordine diLeonardo: la sua ultima cena.

***Rimbalzi di voci introducono la sto-

ria. La panne di una Maserati e il prota-gonista, per caso, si trova coinvolto inuna serata tra soli uomini. Si sa, i maschi,quando giocano fanno sempre sul serio:a loro, avendolo già fatto per lavoro, pia-ce far processi: “noi quattro qui seduti aquesto tavolo siamo ormai in pensione eperciò ci siamo liberati dell’inutile pesodelle formalità, delle scartoffie, dei ver-bali, e di tutto il ciarpame dei tribunali.Noi giudichiamo senza riguardo alla mi-seria delle leggi e dei commi”. Un tribu-nale severo, un tribunale privato dovegodere - inanellando la giusta strategiaprocessuale - della libertà d’eccedere…Un giudice, un pubblico ministero, unavvocato e l’imputato. In quella per luifatale sera, sarà il commesso viaggiatoreAlfredo Traps - interpretato dal veteranodella compagnia Alessio Pallara - unreato lo si trova sempre e se indagandoindagando viene fuori il morto, è fatta, ilsenso di colpa farà il resto, in assenza delboia.

Una storia grottesca in cui “il destinomuove da dietro le quinte e si compie, fa-cendo giustizia”, si legge nel comunicatoche accompagna lo spettacolo e ancora:“I dieci attori-detenuti - Gjeli Luftar,Alessio Pallara, Gertian Zaho, GaetanoSpera, Maurizio Mazzei, Marco Errini,Francesco Chiarillo, Benjamin Islamaj,Elis Dedei, Pierluigi Bolognese - in no-me della giustizia invitano il pubblico ariflettere. Non si tratta di definire una giu-stizia ideale, un dover essere, che indicala strada da seguire per realizzare o avvi-cinarsi a ciò che vi è di perfetto. Si trattapiuttosto di seguire le strade tortuose,grottesche, spesso feroci, lungo le qualila giustizia trova la sua realizzazione”.

***Lo spettacolo tenutosi dal 5 all’8

maggio è stato proposto nel giorno deldebutto ad un pubblico di soli detenuti, ilgiorno dopo agli studenti di istituti dellescuole superiori di Lecce, poi ancora alpubblico prenotato e alla stampa e nel-l’ultimo giorno di replica agli studentidei corsi di Logica e teoria dell’argomen-tazione giuridica e di Procedura ed ese-cuzione penale dell’Università del Sa-lento, accompagnati dai loro docenti.

Del far giustizia!

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Teatro

di Mauro Marino

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Alcuni attori della compagnia Io ci provo

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Copertina

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“La Malapianta” di Rina Durante, (premio Salento1964), ristampato da Zane editrice nell’ambito delprogetto “Rina Durante il mestiere del narrare”, saràpresentato da Alessandro Leogrande e Massimo

Melillo, oggi domenica 11 maggio, al SaloneInternazionale del Libro di Torino.

In un momento di grande visibilità, soprattutto turistica, per il sa-lento, è davvero una grande occasione poter far conoscere unadelle voci che meglio ne ha saputo scandagliare e narrare lavera anima.L’obiettivo principale del progetto è quello di stimolare unnuovo interesse letterario e antropologico intorno alla figura e al-l’opera di Rina Durante, avendo cura di trasmettere il valoredella sua produzione letteraria e della sua ricerca antropologicaalle giovani generazioni. Soprattutto Rina Durante deve tornaread essere letta e studiata, e riportata ufficialmente al suo posto,nell’ambito dell’importante patrimonio letterario del novecentopugliese. Promuovere la conoscenza della persona, della scrit-trice di romanzi, della ricercatrice e della giornalista il cui pen-siero, la scrittura e lo spirito battagliero seppero restituire ad altavoce dignità e identità alla cultura popolare. La Supervisionescientifica del progetto è del Prof. Antonio Lucio Giannone –Docente di Letteratura Italiana Contemporanea – Dipartimentodi Studi Umanistici - Università del Salento, che ha curato anchela ristampa del libro.Nell’ambito del progetto è stato realizzato un sito internet uffi-ciale dedicato a Rina Durante, www.rinadurante.it, con taglioscientifico e promozionale, contenente tutte le informazioni ri-guardanti l’autrice e la sua produzione letteraria, tutte le inizia-tive legate alla sua persona e realizzate in sua memoria. Primo e unico romanzo di Rina Durante, “La malapianta” videla luce nel 1964 presso Rizzoli nella collana “Zodiaco”, nellaquale erano apparsi, tra l’altro, volumi di giornalisti-scrittori fa-mosi, come Indro Montanelli e Oriana Fallaci. Ambientato nel Salento e, in particolare, in una ristretta areageografica che comprende tre piccoli comuni, Melendugno,Cannole e Calimera, il romanzo narra la storia della famigliaArdito, composta da Teta e Rosa e dai loro rispettivi figli, in unarco di tempo che va dalla fine degli anni Trenta alla caduta delfascismo. Come afferma nell’introduzione a questa nuova edizione il prof.Antonio Lucio Giannone, “Il romanzo, di primo acchito, farebbepensare a un’opera tipica del neorealismo al quale rimandano in-dubbiamente alcune caratteristiche, come l’ambientazione me-ridionale, la scelta di personaggi appartenenti alle classisubalterne, l’arretratezza delle condizioni di vita in cui essi vi-vono, nonché il riferimento a precise coordinate storiche e geo-

La Malapiantadi Rina Durante

al Salone del libro di Torino

La copertina della nuova edizione de La malapiantaedita da Zane e il seguito (in copertina la prima parte) della “velina” con le motivazioni della giuria che assegnail Premio Salento a La malapianta. Dall’archivio fotografico e documentale di Caternia Gerardi

grafiche. Ma nel 1964, com’è noto, il conte-sto storico-letterario italiano era assai diversoda quello dell’immediato dopoguerra e deiprimi anni cinquanta nei quali sorge e si svi-

luppa la tendenza neorealista. “La mala-pianta” si allontana dai canoni neorealistici esi avvicina a forme e modi più sperimentali emoderni’ di narrativa”.