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sp agin e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri Spagine della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0

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In copertina un'immagine colorata e posterizzata tratta da La Taranta di Gianfranco Mingozzi. Il film è uno dei titoli delle mattinate di proiezioni che il Fondo Verri dedica ai viaggiatori in cerca di visioni...

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spagine

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

Spagine della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0

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della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0

N ichi Vendola è una persona eccessiva. Nonè estremista e neppure radicale. Semplice-mente incontinente. Lo è in ogni sua mani-festazione pubblica, dalla politica allacultura. Del suo privato non dico; non è le-cito dire. Sono fatti suoi.

Sabato, 28 giugno, nel corso del Gay pride a Lecce, unmezzo flop con poco più di un migliaio di manifestanti, si èesibito in una serie di eccessi verbali contro chi non avevaritenuto opportuno, magari anche non condividendo, parte-cipare alla sfilata degli omosessuali in festa. Li ha chiamatiignoranti, intolleranti; ha detto che queste persone puzzanodi medioevo.Premesso che il Medioevo – io lo scrivo con la lettera ma-iuscola – non puzza, anzi è uno straordinario deodorantegiunto fino a noi e andrà oltre in saecula saeculorum, comenon puzza nessun periodo della storia, è aberrante pensareche chi non condivide un modello di vita, un modello socialedebba, solo per questo, meritarsi ogni sorta di contumelia.Per di più da un uomo pubblico.E’ aberrante che non si voglia riconoscere ad altri di averenei confronti degli omosessuali un rapporto di stima e di af-fetto personali ma di non condivisione delle loro aspirazioniche vanno a modificare una concezione della vita sempli-cemente diversa e che ognuno ha il diritto di avere e di col-tivare. Insomma chi non è con gli omosessuali in tutto e pertutto merita la gogna. Se il trend continuerà, in un futuro nonmolto lontano, chi non è omosessuale è un troglodita da te-nere chiuso in qualche gabbia che elementi come Vendolaimmaginano di poter realizzare.Non sono le grandi epoche storiche a puzzare, men chemeno il Medioevo, dieci secoli in cui si viveva, pur nelle dif-ficoltà storiche, nell’ordine costituito dalla natura e dalla sto-ria. Certamente c’erano uomini che puzzavano; così comeci sono ancora oggi persone che puzzano, come ci sonostate e ci saranno in ogni epoca. Queste persone sono ri-conoscibilissime. Non sono quelle che hanno una conce-zione della vita fondata su dei valori da difenderecoerentemente in confronto aperto e leale con gli altri; masono quelle che hanno la pretesa di essere depositariedell’unico e solo giusto e che dimostrano, ove ne avesserola forza, di imporlo agli altri in tutti i modi possibili: con l’of-fesa diretta (intollerante, ignorante, puzzone), col ricattoideologico (se tu avessi un figlio gay che diresti?), con ladiscriminazione e l’emarginazione (chi non la pensa in uncerto modo non è degno di essere considerato una personacivile) e via di questo passo. Persone simili puzzano, sonosempre puzzate dalla preistoria ad oggi.Vendola e i tipi come lui – non intendo riferirmi agli omoses-suali tout court – non vivono il rapporto con se stessi in ma-niera tranquilla; sono disperati.Ostentano sicurezza, orgoglio di essere quello che sono,cercano di mistificare, ce l’hanno coi diversi, in questo casoi normali (si può dire? lo dico solo per esigenza comunica-

tiva). In realtà si odiano, si disprezzano; vorrebbero conta-giare gli altri, giungere ad eliminare ogni sorta di differenza;si comportano come lebbrosi che non tollerano che altri nonabbiano la lebbra. Ecco perché non possono accettare chealtri non partecipino alle loro sfilate e li minacciano e ingiu-riano.Quando Vendola fu eletto per la prima volta alla presidenzadella Regione Puglia si ebbe ragione anche di esserne sod-disfatti. Un omosessuale dichiarato può anche giungere allapresidenza della repubblica. Che male o che bene c’è? E’un fatto normale. Ma un omosessuale che voglia violarel’esistenza di un bambino adottandolo per divenirne padreinnaturale è cosa che si può anche non condividere, senzaper questo essere esposto a pubblico ludibrio. Che non sicondivida l’omosessuale che si esibisce in pubblico in attiosceni è un fatto normale. Che non si condivida il Gay prideè un fatto decisamente normale. Perché lo devono condivi-dere tutti? Che ci siano quelli che considerano i Gay pridedelle indecorose manifestazioni è perfettamente normale.Per quale ragione devono essere tutti d’accordo? C’è gentea cui non piace il carnevale, altra a cui non piace il calcio,altra ancora a cui non piace la ricotta forte. E, allora? Sivuole ridurre l’umanità ad una sorta di gregge?Se Vendola non fosse così disperante e disperato dovrebbeapprezzare le persone coerenti, ancorché con lui in disac-cordo. Piuttosto dovrebbe avere delle riserve nei confrontidi altre che, come l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, sidicono sulla strada della conversione. Per carità, ognunopuò convertirsi quando e come vuole, ma se poi ci sono suf-ficienti motivi – e quelli elettorali sono più che sufficienti –per ritenere la conversione strumentale, finalizzata, alloraquanto meno bisogna nutrire un minimo di diffidenza.La democrazia non può essere la Tav di ogni pretesa so-cialmente nefasta, ancorché appagante sul piano indivi-duale o delle minoranze; e se lo è o lo diventa, peggio perlei. Rinunciare a qualcosa nella vita è una prova di forza,non di debolezza: naturae non artis opus est. Certo, occorre ammettere che oggi essere gay non è unfatto scandaloso e drammatico come anni fa, grazie alle bat-taglie fatte da tante associazioni e da persone coraggiose,ma bisogna anche considerare che la prospettiva incomin-cia a preoccupare. Non è la prima volta nella storia che glieccessi finiscono per azzerare importanti conquiste. Ogginei confronti dei gay si è tolleranti, si può e si deve giungerea non considerarli neppure come diversi, ma se si spingeper la totale condivisione di ogni loro pretesa fino a consi-derare chi dissente da matrimoni e adozioni un reprobo lareazione potrebbe esplodere di qui a qualche tempo. Cisono dei valori irrinunciabili, che appartennero al Medioevoe apparterranno al futuro dell’umanità. Chi pensa che la par-tita dell’umanità si giochi nell’arco di una vita o che certeconquiste o perdite siano definitive non ha capito nientedella storia.

Caro Vendola,di Gigi Montonato

Diario politico

Nella fotografia di Roberto PagliaraNichi Vendola, Michele Emiliano, Antonio Decaro, Paolo Foresio e Dario Stefanoa Lecce nel giorno del Gay pride

creda a me, il Medioevo è un deodorante

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Il miracolo della vita nascente suscita inte-resse, stupore, meraviglia. Un embrione chesi forma, che matura, che cresce, è unevento biologico prodigioso. In specie ilmondo cattolico è attento e vigile sui vari si-stemi di tutela etica e giuridica da dare al-

l’embrione. Al contempo, laicamente ci chiediamo: è lecito ri-cercare e sperimentare sulle cellule embrionali? Ed ancora: quando all’embrione si deve dare unapatente d’intoccabilità? E a partire da quale stadio? E, soprattutto, è eticamente corretto che il mondopolitico intervenga doverosamente per “condizio-nare” e “determinare” le grammatiche del vivente? Sono tutte domande moralmente corrette che dacomuni cittadini, ormai completamente immersinella moderna bio-epoca, ci poniamo quasi quo-tidianamente. Si sa, i cattolici hanno una visione diversa, rispettoai laici, relativamente allo Statuto ontologico del-l’embrione. La passata, illiberale, impraticabileLegge 40 sulla procreazione medicalmente assi-stita, piena di incongruenze e di divieti, è stata inquesti mesi smantellata dai tribunali e dalla CorteCostituzionale. È stata aperta la strada per la dia-gnosi genetica pre-impianto e per l’eterologa, chedel resto sono routine in numerosi altri Paesi. Per-siste, però, il divieto di manipolare gli embrioni au-toctoni. Tanti politici del Parlamento italiano, inquesti anni, sulle grandi questioni eticamente sen-sibili, hanno subito il fascino e l’influsso dellaChiesa cattolica, ligia alla sua dottrina. I valori “non negoziabili”, evidentemente, rendonobene da un punto di vista elettorale. Addirittura, alcuni giornalisti liberali, cosiddetti ateidevoti, hanno abbracciato integralmente la pro-spettiva bioetica cattolica. È il caso di Giuliano Ferrara, direttore de “Il Fo-glio”, che ribadisce spesso la sua rigorosissimaconcezione antropologica: “Come si può convi-vere con la produzione di embrioni umani, e conla loro macellazione a scopi di ricerca, senza sva-lutare vita e diritti della persona, dignità dell’esi-stere? Non hanno forse ciascuno una propriastruttura cromosomica? Non sono i singoli, unici, irripetibili Sé, e progeni-tori del nostro stesso Sé, che la cultura dei dirittidovrebbe rispettare universalmente, senza ecce-zioni, per principio?” Forse, il proprio Sé si costruisce meticolosamentecon la fatica e con il pianto, con la gioia e con ildolore, con l’abnegazione di gente con una quan-tomeno abbozzata vita di relazione. Certe analisiperfettamente integrali e irreprensibili denotano

una consistente dose di integralismo. Per i laici,fino ad un certo grado e dinamica di sviluppodell’embrione, non si può parlare di persona, masolo di “progetto di vita”; per i cattolici, invece, giàall’atto dell’unione anfimittica d’uno spermatozooe d’una cellula uovo, si forma un embrione vitale,una persona a tutti gli effetti. Usando parametri diversificati di giudizio morale,i laici e i cattolici approdano a definizioni di vita,che stridono fortemente fra loro. Purtroppo, accade che si confrontino e si scon-trino filosofie ritenute antitetiche, difficilmente con-ciliabili. L’unione d’uno spermatozoo e d’unacellula uovo per formare un embrione rappre-senta, sempre e comunque, un evento. Fuorid’ogni pregiudizio ideologico, l’approccio di me-todo e di considerazione dinanzi alla magnifi-cenza della vita nascente dovrebbe esserediverso, plurale: l’embrione, da subito, appenaformato, è un progetto di vita (come vogliono ilaici) ed è anche vita pulsante ( come ritengono icattolici).Forse, bisognerebbe partire dal presupposto chele due concezioni (laica e cattolica) non s’elidononecessariamente a vicenda; anzi, ognuna di essaapporta un contributo, un fondamento profondoper l’approfondimento, per la discussione. La cul-tura dell’inclusione.

E tutti dovremmo adoperarci per approntare ru-dimenti d’una bioetica quantomeno parzialmentecondivisa. In tal senso, razionalmente, non sicomprende perché mai, in Italia, non si utilizzinoper la ricerca scientifica gli embrioni sovrannume-rari orfani congelati, condannati al limbo ragge-lante dei frigoriferi, destinati comunque ad unlento e irreversibile spegnimento. Il mondo poli-tico, nell’attuale avanzante bio-epoca, ha il do-vere di intervenire e di regolare morbidamente lequestioni, che sono sommovimenti delle co-scienze dei cittadini.L’era che viviamo è politica, le nostre scelte sonopolitiche. È auspicabile che i rappresentanti delleistituzioni, sovente latitanti o fortemente ideolo-gizzati, s’assumano a pieno le responsabilità. “Ilprofilo generale della biopolitica coincide conquello d’un potere destinato a produrre forze, afarle crescere e ordinarle attraverso un’azionesulla vita che mira a gestirla, esercitando su diessa controlli e regolazioni d’insieme”, scrive ilbiochimico Lauro Galzagna ne “La nascita dellabiologia molecolare”.I politici dovrebbero incrementare con gli investi-menti la libertà di ricerca, dovrebbero incorag-giare una vasta socializzazione delleconoscenze, diffondendo capillarmente la culturascientifica fra la gente.

Contemporanea

dell’inclusioneLa vita e la cultura

di Marcello Buttazzo

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spagine della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0Accade in città

zzzzz

Cosedi ordinaria

Praticare la sanità da comunicittadini a volte riserva sor-prese piacevoli, più spesso,parlando di burocrazia, imba-razzanti. ASL di Lecce, bana-lissima pratica di cambio

medico. Arrivo alle 12,15 la signora, genti-lissima e sorridente, mi dice “Lo sportello èaperto al pubblico dalle 8,30 alle 11,30 peròvenga per le otto, altrimenti finiscono i nu-meri e deve ritornare, sa, con la riduzionedel personale allo sportello c’è un solo ad-detto”. Per il resto della conversazione miha fornito informazioni puntuali, precise ecortesissime, una che ne sa, ho pensato. L’indomani alle 8,15 sono lì a cercare il mionumero. In ogni salumeria, supermercato albanco affettati, in panetteria, in uffici diversiesiste una macchinetta dove prendi il tuonumero, un self service. Alla ASL di Leccenon c’è. Dietro una scrivania ci sta la si-gnora sorridente e gentile del giorno prima,mi avvicino con un sorriso in risposta alsuo, lei mi riconosce e mi porge il numerino,identico a quelli delle macchinette. Si vede

che le ristrettezze economiche fanno si chel’ASL possa acquistare i numerini e non lemacchinette. Poi mi siedo sulle panche as-sieme alla folla di chi già stava lì alle sette emezza, ho il 77 e chiamano il 68. La chia-mata però non è un display come dal frutti-vendolo, neppure come dal salumiere, no,è una signora che esce dall’ufficio e chiama.Parlo con il signore che sta vicino a me, sioccupa di immigrati “sono qui per loro, la-voro in un ufficio accoglienza e ci sono milleproblemi”. Qualche considerazione sull’edi-ficio, in stile decisamente del ventennio, conun dipinto sopra gli ex sportelli per il pub-blico che ritrae lavori di campagna, tabac-chine. Non c’è né pesca, né mare. “Liavranno fatti per la bonifica” mi fa notare ilvicino.Finalmente il 77, entro e saluto tutti…Beh, tutti, saluto lui, l’unico impiegato che ri-ceve il pubblico. Fatti i conti ci sono tre per-sone che lavorano, uno ascolta, consiglia esi occupa di pratiche, una ha il compito didare i numerini, la terza di chiamare i nume-rini. In sostanza, due su tre svolgono un la-voro, per quanto dignitoso, assolutamenteinutile, la folla non è poca lì fuori. Esco alle10,30 circa.

Poi debbo prenotare una radiografia. Seuno fuma per quarant’anni non si deve me-ravigliare se poi respira quanto, come e secapita. Vado in parafarmacia (i parafarma-cisti mi stanno simpatici, i farmacisti meno,sembrano nobili in fase di decadenza). Laragazza prende la richiesta, digita sul com-puter e mi dice “A Lecce per metà ottobre,a Maglie e Poggiardo in agosto. Il ticket è di46,50 euro”.Parliamo un po’ e mi fa, visto che devi pa-gare vedi se te la fanno privatamente, almassimo torni e facciamo la richiesta. Vadodal privato e mi dice “in convenzione sono20 euro per metà agosto, a pagamento 40euro e la facciamo immediatamente”. Ma non è la sanità pubblica che costa menoal paziente? Mah… Mistero… Ah, a propo-sito, sappiate che per l’esenzione del ticketsiamo considerati ricchi se guadagniamouna cifra pari o superiore a 8236,31 Euro(688,634 mensili). Non per dire, ma quei 31centesimi fanno la differenza fra un poveroe un ricco. Poi dici che i politici non fannouna mazza, sapete quanto ci vuole per arri-vare a concepire 0,31 euro? Almeno tre in-tere sedute a camere riunite.

sanitàdi Gianni Ferraris

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La tutela della salute degli occhi, il di-ritto alla luce e la riabilitazione visivacome sfida nel terzo millennio. Il 26giugno nella sala conferenze dell’Isti-tuto per ciechi Anna Antonacci si èdiscusso di salute degli occhi, di di-

ritto alla luce e di riabilitazione visiva con esperti,come il Professore Zaccaria Scalinci dell’Univer-sità di Bologna, della Dottoressa Maria RosariaFranco del C.R.V.I. dell’Antonacci del PresidenteAvvocato Castronovo dell’Agenzia Internazionaledella prevenzione della cecità e di Mario BarbutoPresidente Nazionale dell’Unione Ciechi.

***Nell’Istituto Antonacci, luogo della storia della ce-cità salentina, si è approfondito il problema dellacecità nella dimensione personale della vita e so-ciale della politica.La cecità non ha la guida delle stelle nell’orizzontedello sguardo ed i ciechi vivono con disagio lamancanza della loro presenza così come nellospirito del poeta Leopardi si è riflettuto: il poeta èseduto sul monte Tabor ed è circondato da una“siepe” che gli impedisce la visione dellorizzonte.Il limite sensibile sollecita la mente a spaziare nel-l’immaginazione ed il pensiero si rappresenta al dilà di quella siepe regioni sconfinate, silenzi sovru-mani e profondissima quiete che infondono quasi

un senso di sgomento. La cecità è sgomento e l’orizzonte è monotonia,sofferenza. L’Istituto nacque il 10 agosto 1906 come Scuoladi istruzione, ed in quelle mura i ciechi impararonoa vivere e a vincere la cecità come emarginazionesociale.Oggi l’Antonacci ha un ruolo e funzioni diverse, di-venta infatti Centro di servizi per non vedenti, nonsvolge più il ruolo di istruzione.Il Centro dell’ipovisione è l’importante novità delnuovo Antonacci. Il vocabolario della cecità è cam-biato infatti oggi si parla di riabilitazione delle di-sabilità visive ed il ricercatore Scalinci sottolineadi essere le cecità disabilità personale e sogget-tiva. La ricerca è molto impegnata nella riabilitazionevisiva e, quindi, sono molte le soluzioni e le tec-nologie utili alla valorizzazione del residuo visivonelle persone non vedenti.La guerra è culturale perché si è abituati a vederesolo il cieco. Con il bastone bianco, o accompa-gnato da un familiare o da una persona amica enon si vuole vedere l’ipovedente: non esiste nonè considerato cieco.La riabilitazione non è più cultura di frontiera, dipochi illuminati oculisti. Ma è vista come servizioessenziale da essere parte integrante del patto disalute nel nuovo modello di sanità.A Lecce si è di esempio perché abbiamo una Con-

venzione aggiornata ed un equipe completa, in-terdisciplinare. La riabilitazione visiva infatti è com-plessa ed interessa più competenze: l’oculista, lopsichiatra infantile, lo psicologo, il sociologo, il ti-flologo, ed il pedagogista. L’equipe della Dotto-ressa Maria Rosaria Franco a Lecce,nell’Antonacci, è già una realtà operativa ed ot-tiene ottimi risultati.La riabilitazione per la salute degli occhi è fonda-mentale e deve cominciare già nei primi anni divita del bambino dal nido alla scuola elementare.Strategico è il suo ruolo nella terza età dell’uomoquando cominciano i problemi con la vista e la ria-bilitazione diventa necessaria. L’esperienza dellariabilitazione visiva in Italia è cominciata trentaseianni fa, con la riforma sanitaria del 1978, ma lasua strada non è stata facile; infatti l’articolo 26della legge per lunghi anni è rimasto sulla carta,ancora oggi incompleto. Ora la popolazione dei di-sabili visivi non è diminuita, anzi: i ciechi assolutisono un numero superiore ai 130 mila mentre gliipovedenti superano i due milioni su una popola-zione di sessanta milioni.In Puglia i ciechi sono circa diecimila, gli ipove-denti più di centomila. I numeri dicono che il pro-blema sociale della cecità è rilevante e quindimerita grande attenzione politica.È proprio la politica ad essere in ritardo, mancanoinfatti le linee guida della riabilitazione visiva e diquesto si è occupato anche il Convegno di Lecce.

Il diritto alla luceUn convegno sulla Salute degli Occhi

all’Istituto per Ciechi Anna Antonacci di Lecce

Accade in città

di Luigi Mangia

Ad illustrare la fornella “Duello e trionfo di Davide” attribuito allo scultore Gabriele Riccardi, nell’androne di Palazzo Giaconia dove ha sede l’Istituto Antonacci

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P ipi & Pupukids artwear, gio-vane mar-c h i oi n d i p e n -

dente per bambini hapresentato la nuova col-lezione primavera estate2015 nel corso delle sfi-late e degli appuntamentidell’edizione di PittiBimbo a Firenze dal 26 al28 giugno.Un grande traguardo peril piccolo brand leccesenato dalla passione di tregiovanissimi artisti-im-prenditori grazie al pro-getto Principi Attivi dellaRegione Puglia.

Stefan Labuschagne,sudafricano trapiantato aLecce, anima del mar-chio assieme ad Ales-sandra Zizzi, ricorda che“quando abbiamo vintoPrincipi Attivi nel 2010non avremmo mai imma-ginato che un giorno ilnostro marchio potesseessere riconosciuto e ac-cettato dal comitato crea-tivo del salone ormai piùimportante d'Italia e d'Eu-ropa per le tendenzedell’abbigliamento bam-bino”.

Pipi&Pupu ha come lineguida il rispetto per l’am-biente utilizzando per leproprie collezioni unica-mente cotone organicocertificato unito alla crea-tività di illustratori per l’in-fanzia e proprio perquesto la nuova colle-zione nella prestigiosafiera fiorentina sarà espo-sta nella sezione EcoE-thic - uno spazio dedicatoal cotone organico, l’eco-sosteniblità e marchi eticiassieme ad altri marchiprovenientu da tutto ilmondo.Al cuore del progettodunque c'è la creativitàdegli illustratori per l’in-fanzia con la loro grandecapacità di portarci inmondi che grandi e i pic-coli sognano disegnandoabbigliamento e acces-sory per bambini come t-shirt felpe, tute, costumida bagno, gonne, leg-gings e cappellini. Un progetto all’inizio nonclassificabile nella moda,

ma crescendo e verifi-candone le potenzialità,“la nostra strada” ag-giunge Labuschagne “siavvia verso quello che ilmercato richiede oggi,cioè il rinnovamento conogni stagione e una col-lezione composta da piùtipologie merceologiche”. Allo stesso tempo peròPipi&Pupu resta un mar-chio di abbigliamento perbambini che non segue itrend ma si concentra to-talmente sulle illustra-zioni e sui concept che divolta in volta vengonoproposti agli illustratoriscelti per svilupparli conle loro creazioni. Il marchio ha visto nelleprime tre collezioni la col-laborazione con gli illu-stratori leccesi EfremBarrotta, Vincenzo Zi-chella e FrancescoMaggiore, mentre la col-lezione primavera estate2015 coinvolge quattronuovi giovani illustratoriitaliani ed è composta da4 serie: Under the sea, illustra-zioni di Philip Giordano,artista italo-giapponesepremiato di recente all’In-ternational award for Illu-stration di Bologna.Monstrous, illustrazionidella toscana IlariaGuarducci (giovane illu-stratrice d’infanzia e illu-stratrice del libro “Aspasso con gli alieni”.Princes & princesses, il-lustrazioni di Ilario Al-bano e Simone Miri(giovani illustratori di librie cartoon). Tootyfruity, magliette incotone organico maltintea freddo con colori natu-rali, e con essenze difrutta per creare un’im-magine super fresca ebio.

Un piccolo miracolo natodalla tenacia dei tre gio-vani creativi che hannocolto grazie alla lungimi-ranza del progetto Prin-cipi Attivi, la possibilità difare della propria pas-sione un lavoro vero eproprio.

Se la maglietta

La collezione di Pipi&Pupu a Firenzeper gli appuntamernti di Pitti Bimbo

Produzioni

http://www.pipipupu.com/shop/Il negozio on-line

non è solouna maglietta

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spagine Spagine della domenica n°36 - 6 luglio2014 - anno 2 n.0

"Una efficace introduzione narrativaconsente all'Autore di condurci nellaconoscenza storica e geografica delterritorio pugliese dell'Arneo. Utilizzain tal senso richiami espliciti all'eco-nomia e all'umanità di quella regione

riconducendoli ad una ritrattistica fortequanto pertinente e ad un verismo asciuttoquanto rigoroso": così la commissione sele-zionatrice del "VII Corigliano Calabro" premial'ultimo lavoro del fotografo leccese UldericoTramacere.Il portfolio presentato da Tramacere in Cala-bria è costituito da dieci immagini in bianco enero riguardanti la comunità marinara diPorto Cesareo. Il corpus si apre con scenetratte dai giorni della festa in onore della Ma-donna del Perpetuo Soccorso, come il giocodella cuccagna e la caratteristica proces-sione a mare. Successivamente, sempre abordo della medesima imbarcazione, il lavorosi concentra su una battuta di pesca, dallaquale emerge non soltanto la tradizione ma-rinaresca ma anche la sua evoluzione.Nonostante il tono reportagistico del pro-getto, Tramacere utilizza un linguaggio sim-bolico e dei toni lirici tali da superare lacontingenza spazio-temporale degli scatti etrasmettere una calda ed intima emotività.Questo portfolio è, in realtà, parte di un piùampio progetto al quale Tramacere ha lavo-

rato per oltre un anno. Il fotografo ha rivolto ilsuo sguardo non soltanto alla realtà marinadel territorio d’Arneo, ma anche al suo entro-terra: nell’intero progetto sono infatti presentiaspetti come l’agricoltura e la pastorizia, lecomunità dei piccoli borghi, le testimonianzeviventi del secondo dopoguerra.Si tratta, dunque, di una ricerca documenta-ristica alla quale si affianca una più intima ri-cerca di radici individuali e collettive, condottaper mezzo di linguaggi eterogenei e di un’ef-ficace apertura interpretativa.Il Festival di Corigliano Calabro in provinciadi Cosenza è la quarta tappa dell'undicesimoPortfolio Italia, il concorso nazionale organiz-zato dalla FIAF - Federazione Italiana Asso-ciazioni Fotografiche. L'evento si è svoltopresso il Castello Ducale della cittadina ca-labrese nelle giornate di sabato 28 e dome-nica 29 giugno, durante le quali lacommissione ha effettuato le letture dei por-tfolio presentati.La giuria, composta da Kim Cunningham,Luciano Ferrara, Cosmo Laera, Attilio Lauria,Fulvio Merlak, Pippo Pappalardo, Daniela Si-dari e Giancarlo Torresani, ha premiato"Arneo" consentendo così a Tramacere diaccedere alla finale del concorso, che si svol-gerà al Centro Italiano della Fotografia d'Au-tore di Bibbiena (Arezzo) il prossimo 29novembre.

Fotografia

Siamo tutti su una stradail recitaldi Andrea Riveraa Melpignano

Il 19 luglio, alle 21.30, a Melpignano,in Piazza San Giorgio, Andrea Rivera, presenta Siamo tutti su una strada.

Andrea Rivera racconta la sua storia: dalle strade di Trastevere alle strade italianeattraverso il teatro canzone. Sulla scia di Giorgio Gaber, RIvera non racconteràsolo la sua storia ma anche quella dell’Italia contemporanea, con i suoi pregi ei suoi difetti, presentando il suo nuovo disco: “Verranno giorni migliori” ( Ed. FioriRari) con l’idea di legare la musica al teatro con toni critici e costruttivi sulleonde e i costumi della società di oggi. Ad accompagnare l’artista romano sul

palco Alessio Bonomo, cantautore e direttore artistico della rassegna “SummerKult” che pre-senterà il suo ultimo cd “ Tra i confini di un’era”.AL’attore è nato a Roma, il 23 marzo del 1971 è conosciuto per i suoi interventi comici nellatrasmissioni di Serena Dandini, Parla con me, dove veste i panni del "citofonista" ed è interpretedella sigla finale e The Show Must Go Off dove con le "interviste doppie" dove interpreta en-trambi gli "intervistati tipo".A Roma è molto noto come animatore delle notti trasteverine in numerosi locali e per le strade,dove si è esibito come chitarrista, cercando un nuovo modo di comunicare basato sulle tecnichedegli artisti di strada e del teatro canzone. Proprio questo filone teatrale, da lui ripercorso sullascia di Giorgio Gaber, denunciando con toni fortemente critici le mode e i costumi della societàdi oggi, gli è valso nel 2004 la menzione della giuria al PremioGaber, per "talento e coraggio".Al cinema, è stato uno dei protagonisti del film Dentro la città di Andrea Costantini, nel 2004; èstato inoltre fra gli interpreti del film per la tv Il generale Dalla Chiesa, di Giorgio Capitani. Nel2006 ha condotto, su SkyTV, il programma Iride Caffè.Il 1 maggio 2007, in occasione della festa del lavoro, è stato fra i conduttori del tradizionaleconcerto del Primo Maggio a Roma. Ha presentato anche il 1 maggio 2014 a Taranto con LucaBarbarossa e l’attore Michele Riondino.

Spettacolo

Il comico romano in una illustrazione per il disco “Verranno giorni Migliori”

UldericoTramacerecon l’Arneoper PortfolioItalia

Ulderico Tramacere premiato a Corigliano Calabro

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I l Salento Sound Festival si svolge ognianno a Supersano ed è all’ottava edizione.Ha portato sul palco diversi artisti interna-zionali lasciando però sempre un posto im-portante a quelli salentini. Quest’annoapriranno il concerto i Bunda Move e come

ospite principale ci sarà il singer internazionaleShaggy. Lorenzo Contini, tra i fondatori del fe-stival, ci racconta le novità in questa intervistaesclusiva.

Ciao Lorenzo. Ottava edizione del SalentoSound Festival, cosa c’è di nuovo?Questo festival si propone di dare innanzitutto ri-salto al Salento e ad artisti salentini. Ogni annoabbiamo avuto almeno un gruppo del posto comegli Apres La Classe oppure i Boom Boom Vibra-tion prima che si sciogliessero. Quest’anno comenovità ci sarà il gruppo Bunda Move ad aprire ilconcerto dove presenterà il nuovo disco.

Tutto ciò quindi per dare una connotazione‘autoctona’ al festival?Assolutamente sì. Ogni anno abbiamo avuto ar-tisti internazionali ma ritagliando in particolareuno spazio importante per artisti salentini.

A proposito di artisti internazionali, que-st’anno sarà Shaggy a chiudere il festival.Perché avete scelto proprio lui?Noi abbiamo scelto di rimanere sulla lineaska/reggae e dunque sui ritmi in levare. Shaggypoi è un valido artista e piace davvero tanto. Ciaspettiamo molte persone.

Cosa vi spinge ogni anno ad organizzare il Sa-lento Sound Festival?La gente che ce lo chiede ma soprattutto la no-stra grande passione. Non facciamo nulla perlucro, ogni anno il concerto è stato gratis, soloquest’anno ci sarà un contributo volontario di dueeuro perché nessuno ci dà una mano ma è tuttoautofinanziato. Un piccolo aiuto per tutte le spesedel festival che sono davvero tante.

Pensi che questo evento possa cambiarequalcosa a Supersano?Credo proprio di sì. Ogni anno ha portato ungrande movimento di giovani ed un incrementodi turisti che affollano trattorie e B&B favorendo ipiccoli imprenditori e i commercianti locali. E’stato sempre così dalla prima edizione del festi-val. Anche quest’anno stiamo già avendo delle ri-chieste di prenotazione. Un piccolo contributoculturale ed economico per Supersano e per ilSalento.

Lascia un messaggio a chi sta leggendo que-sta intervista...Ci saranno degli ospiti, delle grosse sorprese cheadesso non possiamo dire. Venite in tanti perchéne vale davvero la pena.

Al Salento Sound Festival arriva ShaggyL’appuntamento per l’ottava edizione

è il 4 agosto a Supersano

Musica

di Alessandra Margiotta

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spagine

Ci sono Momenti… Ci sono Momenti che durano un Attimo.Ci sono Momenti Infiniti.Il Tempo, come l’Amore, è Benedizione, Salvezza, Vita.Il Tempo, come talvolta l’Amore, è Maledizione, Dannazione, Morte.Il Tempo è Gioia e Dolore.Poi, ogni cosa contiene anche l’altra.Poi, il Tempo contiene l’Amore.Poi, l’Amore contiene la Vita.C’è il tutto nel niente.C’è il niente in ogni cosa.C’è che di tutto e di niente rimane sempre qualcosa.Com’ogni corpo è capace di disvelare, sempre e co-munque, in un modo qualunque, un’anima o qual-cosa che (chiamatela come volete) le somiglia.Com’ogni anima che, per essere, necessita d’un in-volucro.Com’ogni suono che, per diventare musica, ha bi-sogno d’essere organizzato e, prim’ancora, ispiratoe mosso.Spesso di musica (e con e per la musica) ho scritto.Spesso di musica ho parlato.Spesso, molto più spesso, senza non ho vissuto.

I l mio lutto è stato senza musica (se escludo ilsuono strepitoso del silenzio…), a lungosenza musica, senza alcuna musica, senzatutta la mia musica. Esclusi gli orribili suonidell’assenza lungo la lunga strada della me-tabolizzazione della mancanza… Escluso il

suono sordo del mistero d’essere.

Sono ripartito dal buon J. J. Cale (anche lui altrove,da un anno ormai).Poi, antichi ritmi, ritmi ancestrali, ritmi tribali, ritmiprimitivi…E l’amato jazz (che di tutti quei ritmi possiedel’anima).Il tremito è giunto qualche giorno fa: il suo nome è“Free Souls”, ultimo lavoro dell’eclettico NicolaConte, uscito il ventisei maggio scorso. L’ho ascol-tato esattamente un mese dopo, il ventisei giugnoscorso, il giorno del mio compleanno (ch’è anchequello di mio padre, sebbene all’anagrafe risulti – incerte carte - il ventotto, come mia figlia Andre, o –in altre – il ventinove…; così almeno ci è semprepiaciuto credere… per un fatto di famiglia: come zio

Antonio e suo figlio Max…). Me ne han fatto dono(del CD intendo) i miei figli (insieme a tre righid’Amore…), che conoscono i miei gusti musicali e(bene) si son fatti consigliare dal tizio della musiche-ria, dove l’hanno acquistato.

Così, da una settimana ormai, nel mio stereo, girasempre “Free Souls”, e mi fanno compagnia leanime libere del sound (stessa radice di soul) di Ni-cola Conte, del suo Combo e dei tanti musicistiospitati per quest’ultima produzione musicale delpoliedrico artista pugliese (di origini, ma di respirointernazionale).L’ho scoperto (una vita fa) su un promo della Putu-mayo World Music, contenente otto tracce d’artistidiversi: “Putumayo Grooves”. Il pezzo di NicolaConte era “Missione A Bombay” (tratto da “BossaPer Due”), un jazz intriso d’elettronica e echi esotici,più groove che swing, e mi ha fatto (in quel 2003)venire in mente “Le avventure indiane di GiuseppeBergman” di Milo Manara. Parafrasando un’altraopera di Milo Manara (su testi dell’immenso HugoPratt), si potrebbe dire (per “Free Souls” di NicolaConte) che “Tutto ricominciò con un’estate indiana”. “Free Souls” contiene suoni e melodie che vengonoda lontano e, in certi casi, da molto lontano. Delletredici tracce contenute, cinque appartengono allamigliore tradizione jazz, blues e bossa, e sono statesapientemente riprese da Nicola Conte; le rima-nenti otto tracce sono da ascrivere allo stessoConte (con varie collaborazioni di artisti nazionali einternazionali).“Ahmad’s Blues”, composta dal pianista jazz statu-nitense Ahmad Jamal (nome che Frederick Rus-sell Jones – lontano parente di Malcom X -

di Vito Antonio Conte

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della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0

assunse nel 1952 dopo la sua conversione al-l’Islam), è interpretata meravigliosamente da Mela-nie Charles.Breve digressione su Ahmad Jamal: è stato (alungo ignorato dalla critica – anche per la sua fe-deltà al Midwest: prima Pittsburgh, luogo di nascita,e poi Chicago, dove a lungo diresse il suo club, l’Al-hambra, rispetto a New York, luogo d’elezione deijazzisti più noti negli anni cinquanta -) un innovatoredel piano jazz, uno dei primi (nella seconda metàdel XX secolo) a diversificarsi dallo stile bop (intro-dotto dal pianista Bud Powell) in voga in queglianni, prediligendo la leggerezza del funky, ispiratoalla musica caraibica, sempre con virtuosismi e cre-scendo, e mai abbandonando l’uso dell’attacco fortee del rilascio altrettanto forte e improvviso. Jamalera amatissimo da Miles Devis, che lo consideravaun “grandissimo pianista che non ha mai avuto il ri-conoscimento che gli spettava”. Col nome di “Fritz”Jones accompagnò (giovanissimo) la grandeDinah Washington. Due suoi brani (“Music, Music,Music” e “Poinciana”) sono stati utilizzati da ClintEastwood nel suo film “I Ponti di Madison County”(tratto dall’omonimo romanzo di Robert JamesWallace).“If I Should Lose You”, scritta da Ralph Rainger eLeo Robin, già interpretata da monumenti qualiNina Simone e Frank Sinatra, è cantata da MarvinParks (che, per quel che posso dire, non fa rimpian-gere le precedenti interpretazioni).

Altra digressione: questa volta sul brano: fu utiliz-zata (1936) nel remache del film muto (western)“Rose of the Rancho” (1914). Il testo è un’intensa edelicata dichiarazione d’amore: “Se dovessi perderti

Musica

/ Le stelle cadrebbero dal cielo / Se dovessi perderti/ Le foglie appassirebbero e morirebbero / Gli uccelliin Maytime / Canterebbero un ritornello solitario / Eio vorrei vagare / Odiando il suono della pioggia /Con te accanto a me / Nessun vento in inverno sof-fierebbe / Con te accanto a me / Una rosa fiorirebbenella neve / Ti ho dato il mio amore / Ma i ho vissutoun sogno / E vivere sarebbe invano / Se ti perdessi”.“Baltimore Oriole”, di Hoagy Carmichael e PaulFrancis Webster, è magistralmente reso da Brid-gette Amofah, della quale ancora dirò.“Sandalia Dela”, composta da Claudio Luiz (de Ca-stro), uno dei maggiori (benché trascurato) autoridi bossanova (todo sentimento e todo Brasil), è ungioiello (interpretato – tra gli altri – da Duke Pear-son e portato al successo da Stan Getz – con FloraPurin –) reso ancor più lucente dalla voce di HeidiVogel.L’ultimo dei pezzi “ripresi” da Nicola Conte è “OdeTo Billie Joe”, che, a giudizio di chi scrive, è mera-vigliosamente fantastico, un pezzo con le palle econ il cuore. Visceralmente cantata dalla già citataBridgette Amofah: sei minuti che vorresti non finis-sero mai!Nuova digressione: “Ode To Billie Joe” è il singolocol quale l’allora sconosciuta Bobbie Gentry scalzòdalle classifiche, nel 1967 in America, niente menoche “All You Need Is Love” dei Beatles, vendendoquasi un milione di copie in breve tempo, cosìdando popolarità e celebrità durature alla Gentry,tant’è che il testo (narrazione della vita quotidiana –duro lavoro nei campi - nell’assolato e povero en-troterra del Delta del Mississippi e l’indifferenza –dei familiari – e l’estrema sensibilità – di altri… - difronte alla morte: suicidio del giovane Billie Joe, lan-

ciatosi nella corrente del Tallahatchie…) ha ispiratoun film e il mistero che aleggia nei versi della Gen-try è fonte inesauribile di fascino sino a oggi (ancheper i temi connessi al fatto principe e al modo in cuil’autrice li ha trattati…). “Era il tre di Giugno / Un’al-tra sonnolenta, polverosa giornata nel Delta / Io erofuori a tagliare il cotone / E mio fratello raccoglievafieno / E all’ora di pranzo ci fermammo, / E cammi-nammo fino a casa per mangiare / E mamma gridòdalla porta sul retro / <Ricordatevi di pulirvi i piedi>/ E poi disse che aveva avuto delle notizie la mattinada Choctaw Ridge / Oggi Billie Joe MacAllister èsaltato giù dal Tallahatchie Bridge. / Papà disse amamma, facendo girare il piatto dei piselli, / <Be’,Billie Joe non ha mai avuto un briciolo di buon-senso, / Passa i biscotti per favore / Ho ancora cin-que acri da arare nella parte bassa> / Mamma disseche era comunque un peccato per Billie Joe / Sem-bra che non succeda mai niente di buono a Choc-taw Ridge, / E adesso Billie Joe MacAllister è saltatogiù dal Tallahatchie Bridge. / E mio fratello disse chericordava quando lui e Tom e Billie Joe / Mi miserouna rana giù per la schiena al cinema di CarrolCounty / E non ero forse io a parlargli dopo lamessa la scorsa domenica sera? / <Prendo un’altrafetta di torta di mele. Sai, mi sembra strano / L’hovisto proprio ieri al mulino a Choctaw Ridge / Eadesso mi dici che Billie Joe è saltato giù dal Talla-hatchie Bridge>. / Mamma mi disse <Tesoro, cos’èsuccesso al tuo appetito? / Ho cucinato tutta la mat-tina e non hai toccato nemmeno un boccone. / Quelgiovane e carino predicatore, Brother Taylor, è pas-sato oggi, / Ha detto che gli farebbe piacere cenarecon noi Domenica. A proposito, / Ha detto che havisto una ragazza che ti somigliava molto su aChoctaw Ridge / E lei e Billie Joe stavano buttandoqualcosa giù dal Tallahatchie Bridge>. / Un anno èpassato da quando abbiamo sentito la notizia di Bil-lie Joe / Mio fratello ha sposato Becky Thompson,hanno comprato un negozio a Tupelo / C’è stato unvirus in giro, papà l’ha preso ed è morto la prima-vera scorsa / E adesso mamma non ha più vogliadi fare granché / E io, passo parecchio tempo a rac-cogliere fiori a Choctaw Ridge / E li lascio caderenelle acque fangose giù dal Tallahatchie Bridge”.Ce ne sarebbe da dire…“Ode To Billie Joe”, nel CD in parola, è superba-mente arrangiato da Gaetano Partipilo.Gli altri otto pezzi sono tutti di ottima fattura. Unanota particolare per la traccia numero tre, “FreeSouls”, che dà il titolo al CD, e (una volta ancora) achi la intepreta: Bridgette Amofah. Il risultato com-plessivo è d’un’estrema gradevolezza, frutto dellacapacità di Nicola Conte di recuperare, creare, as-semblare, giocare con diversi stili musicali, inven-tare nuove strutture e armonizzare il tuttoavvalendosi di musicisti e voci straordinarie. Tuttimeritano un plauso. Soprattutto quelli che non homenzionato. Per conoscerli, però, procuratevi “FreeSouls”. Farò un’eccezione per Luca Alemanno,ch’è figlio di questa nostra Terra. Ascoltate questoCD, è un passo importante verso la scoperta del-l’anima e il connubio con madre Natura. È l’Amorefatto Suono.

L’amoreè suonoNicola Conte è compositore e produttore a Bari, sua città nataleha curato la direzione artistica del mitico club “FEZ”

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spagine della domenica n°36 - 6 luglio 2014 - anno 2 n.0

Copertina Al Fondo Verri il ciclo di matinée

dedicate ai “viaggiatori”

I l Salento è nei suoi riti integro, intenso, unico.Un ricordo ormai… È così in ciò che ha perso:“sanato” dal tempo, “risolto” dalla modernità chedi riti ancora ha bisogno per sentirsi viva, utile,efficace, “corale”. Da questa riflessione nascel’idea delle mattinate di proiezioni de “Il Salento

nel film etnografico”, prima iniziativa di “Artigiana-Lacasa degli autori” progetto del Fondo Verri che rientranel Programma delle attività culturali della RegionePuglia per il 2014.La rassegna è realizzata dal Fondo Verri con la dire-zione artistica di Mauro Marino e Piero Rapanà in col-laborazione con Giovanni Chiriatti e la casa editriceKurumuny. Un ciclo di appuntamenti tematici rivolti soprattutto allafruizione giornaliera del pubblico dei viaggiatori, dei tu-risti, che sempre più numerosi attraversano le stradedel centro storico di Lecce desiderosi di scoprire i “se-greti” della terra che generosamente li accoglie.I film e i documentari di carattere etnografico che sa-ranno proposti nel ciclo delle matinée sono scelti dalcatalogo delle produzioni di Kurumuny, casa editricespecializzata in pubblicazioni di carattere multimedialeriguardati la storia, la cultura e la musica del nostroterritorio.

Saranno proposti al pubblico: “La Taranta”, film del1962 di Gianfranco Mingozzi (durata 20 minuti); “Sten-dalì Canti e immagini della morte nella Grecìa Sa-lentina”, film del 1960 di Cecilia Mangini (durata 11

minuti); “Il male di San Donato” film del 1965 di LuigiDi Gianni (durata 10 minuti); "Fata Morgana" film del1962 di Lino Del Fra (durata 11 minuti).Disponibili nella collezione del Fondo Verri, in una par-ticolare sezione dedicata al film di ambientazione sa-lentina: “Pizzicata” film del 1996 di EdoardoWinspeare (durata 95 minuti); “L’Arneide” film del2002 di Luigi del Prete (durata 59 minuti); “Italian SudEst” film del 2003 di Fluid Video Crew (durata 120 mi-nuti); “Ritorno a Kurumuny” film del 2003 di PieroCannizzaro (durata 36 minuti); “Il sibilo lungo dellaTaranta” film del 2005 di Paolo Pisanelli (durata 88 mi-nuti), “Hanna e Violka” un film del 2009 di RossellaPiccinno (durata 56 minuti).

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Salento: Movies and Memories

A program of movies and documentary filmsorganized by Verri Fund in collaboration with Kurumuny publishing house.Matinée shows:Monday to Friday, 9:30/ 12:30 7-25 July18-29 August2-19 September

Salento might still seem untouched, intense, unique, whenseen through its rituals, …but in reality, rituals faded out overtime, they are only reminiscences.

Yet, in modern days there is the need for rituals to feel alive,strong, in harmony with ourselves.Salento: Movies and Memories stems from this reflection, itis the first initiative of ‘Artisan-the house of authors’, a Verrifund’s project part of Puglia's cultural program 2014.The initiative is particularly thought for all tourists and visi-tors who wander with curiosity in Lecce’s alleyways, sear-ching for the secrets of a land that warmly welcomes them.The program of the matinée shows will be selected from Ku-rumuny’s productions. Kurumuny is the publishing housespecialized in multimedia publications of documentary filmsand movies on history, culture and music of Salento.

Selected program

“La Taranta”, directed by Gianfranco Mingozzi , 1962,lenght: 20’; “Stendali, songs and images on the death ofGrecia Salentina”, directed by Cecilia Mangini, 1960,length: 11’; “The Ilness of San Donato”, directed by Luigidi Gianni, 1965, length 10’; “Morgan the Fairy”, directed byLino del Fra, 1962, length: 11’.

***In a special section dedicated to the film's contemporary set-ting of Salento: “Pizzicata”, directed by Edoardo Winspeare,1996, lenght: 95’; “L’Arneide”, directed by Luigi del Prete,2002, lenght: 59’; “Italian Sud Est” film del 2003 di FluidVideo Crew 2003, lenght: 120’; “Ritorno a Kurumuny” di-rected by Piero Cannizzaro 2003, lenght: 36’; “Il sibilolungo della Taranta”, directed by Paolo Pisanelli, 2005,lenght: 88’; “Hanna e Violka”, directed by Rossella Piccinno,lenght 56’.