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spa gine Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri Spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

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Un numero di Spagine molto "partecipato", si riflette sulla situazione politica nazionale, sui "valori non negoziabili" che la chiesa rende negoziabili, sullo scempio di Piazza Tito Schipa, poi le proposte di lettura, di ascolto, di visione... con una Lode a Lindo...

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spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

Spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

spagine

La domanda che pochissimi si fanno in Italia mache moltissimi avvertono come condizione psi-cologica è dove andremo a parare di questopasso; voglio dire procedendo a tentoni e a piùo meno estemporanee e stravaganti proposterenziane. L’ultima di mettere in busta paga i

soldi del trattamento fine rapporto, più conosciuto comebuona uscita, per dare l’illusione ai lavoratori di avere piùsoldi da spendere, di poter consumare di più e di tenere inmoto la catena della produzione e del commercio. Così, li-quidando nei cittadini – è il caso proprio di dirlo – quella spe-ranza di poter disporre a fine rapporto lavorativo di un belgruzzolo per realizzare finalmente qualcosa di importante persé o per i figli. Oppure di dare 80 Euro al mese anche allemamme, con un reddito sotto i novantamila Euro, per ognineonato per i primi tre anni di vita, che rievoca politiche au-gustee e mussoliniane. Si dirà: ma i tempi sono quelli chesono ed è dannoso più che inutile immaginare giornate pri-maverili sotto la pioggia, la neve e il gelo. Insomma, stiamomale e a mali estremi, estremi rimedi, sia pure improvvisatied estemporanei. Il guaio è che i rimedi estremi che vengono agitati non sonotali da scongiurare veramente i mali estremi. Che sono, comeognuno sa, quelli che potrebbe infliggerci la troika europease non dovessimo risolvere la brutta situazione in cui ci siamocacciati per altrui e nostre colpe. Quali potrebbero essere imali estremi? Il taglio, senza pietà e misericordia, come è ac-caduto altrove, di stipendi e pensioni, di unità lavorativesenza porsi tanti scrupoli di articoli 18 o cose del genere. Difronte a questa infelice prospettiva è lecito chiedersi: maRenzi ci porterà davvero fuori o ci incasinerà di più?Se la risposta, pur col beneficio dell’alea, è positiva, alloradovremmo tutti stringerci attorno a Renzi e seguirlo in questasua reconquista come cavalieri dietro al Cid Campeador.Ovvio che non tanto noi semplici cittadini, la cui massimaforza è il voto, dobbiamo sostenerlo nell’impresa ma tutte leforze vive del Paese, dalle politiche alle economiche, alle sin-dacali, passando da quelle assai importanti delle strutture bu-rocratiche.Se, viceversa, si ha più di qualche ragionevole dubbio cheRenzi possa farcela, allora si ha il dovere di metterlo da partee di tornare a far politica seria, attraverso una assunzione diresponsabilità collettiva degna dei più drammatici momentidel Paese e della Repubblica. Penso a Caporetto del 1917,all’8 settembre del ’43, al terrorismo delle Brigate Rosse deglianni Settanta. Penso ad iniziative forti e lealmente coese per-ché credo che l’Italia di oggi sia paragonabile a quelle disgra-ziate situazioni, col minimo vantaggio di essere oggi primadella catastrofe e non dopo. Fino ad oggi la situazione, lungi dal migliorare, è peggiorata.Nel Paese non c’è dibattito politico autentico. Il Parlamento

è semidelegittimato e impotente al punto che non riesce adeleggere due giudici per la Consulta, come già non riuscì adeleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Un’interaclasse politica è annichilita, incapace di avere un confrontoserio e concreto al suo interno. Gli osservatori politici più au-torevoli insistono nell’avere seri dubbi sull’operato di Renzi esia pure con un linguaggio diverso si sono uniti ai critici d’as-salto per dire che il governo Renzi è vuoto, che il personaggiosi agita, straparla, strainsulta, ma intorno ha pressoché il de-serto. I suoi ministri e soprattutto le sue ministre sono di bellapresenza, ma di scarsa efficacia. Dall’ironia di Prodi per il“bellu guaglione” rivolto a Rutelli siamo passati a quella assaipiù velenosa della Bindi per le ministre di Renzi, tali – a suodire – perché belle, quasi dovessero limitarsi a comunicareatmosfere concorsuali di bellezza e che la bellezza fosse diper sé “vaso d’elezione”.Intanto non ci poniamo il problema nei giusti termini: affidarcia Renzi senza riserve o metterlo da parte perché quel chedoveva mostrare lo ha mostrato in tutta la sua inadegua-tezza? Tiriamo a campare tra le caricature esilaranti diCrozza e le crescenti manifestazioni di piazza. Ci limitiamoa parlare e a straparlare pure noi, a sfotterci e a tifare pro econtro Renzi e non ci accorgiamo di scivolare sempre piùverso la soluzione meno desiderabile. Il secondo quesito pesante che dovremmo porci è se restareo meno in un’Europa che ci penalizza, che ci impoverisce,che ci declassa.In Francia Hollande, che certo non gode di grande consenso,ha avuto il coraggio e la forza di sfidare l’Europa in nome diun sacrosanto diritto, quello di fare il bene del proprio paese,a prescindere da accordi precedentemente sottoscritti. Noi inItalia, invece, abbiamo il complesso di non apparire sufficien-temente europeistici e prima di dire mezza parola di dissensonei confronti della politica europea di rigore ci profondiamoin una serie di interminabili salamelecchi di fede europeistica.Renzi fa bene a dire che la Merkel non deve trattare i suoipartner da scolaretti che non fanno i compiti a casa; che l’Eu-ropa la deve smettere con le reprimende epistolari; ma unconto è dirlo da professore a professore, come fa Hollande,un altro da scolaretto discolo e punito a professore severo,come fa Renzi col gelato in mano.Più di un esperto insiste nel dire che noi italiani non torne-remo più alle condizioni pre-crisi, quasi a farci mettere l’animoin pace per l’infelice condizione. Ma se è assodato che staredentro l’Europa, così come oggi è, significa per noi la povertàe la sottomissione, fino a che punto conviene restarci? Forseè giunto il momento di fare dei calcoli come si deve, senzacomplessi e senza paure e di incominciare ad operare peruna uscita che ci consenta di recuperare la nostra condizioneeconomica, ma soprattutto la dimensione culturale e politica.

Dove andremo a parare di Gigi Montonatodi questo passo

della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0Diario politico

di Luigi Mangia

Come tutti ricordiamo i primi giorni disettembre, il Gargano fu colpito da untempo di pioggia devastante. I danniall’agricoltura furono ingenti, di milionidi euro. La popolazione pagò il contosalato con la morte di un giovane im-

prenditore dell’agricoltura garganica. Il Primo Mini-stro, Matteo Renzi, visitò quelle zone distrutte dallaviolenza della pioggia. Vide con i suoi occhi i dannial territorio e all’agricoltura e senza avvertire nes-suna fatica promise impegno tempestivo e interventiadeguati. Il Presidente Renzi promette sempre, amagli annunci, ma non conosce il valore etico delle pro-messe e quindi il rispetto della parola data. Cosìsotto la camicia del Presidente non c’è la memoriae le parole sono impegno vuoto, parole senza re-sponsabilità. Passano i giorni, tanti giorni, ma il rac-conto dei disastri del Gargano, causati dallaalluvione rimangono impiccati all’oblio del Presi-dente senza memoria. In Puglia i renziani sonomolto forti ed hanno come guida uno sceriffo come:l’ex Sindaco di Bari Michele Emiliano. Nel partito diRenzi c’è una regola ferrea non scritta:è vietato disturbare il manovratore,l’opposizione deve essere silenziosa, di poche pa-role, come i bambini che sanno contare fino a tre.L’opposizione invece è libera, ha la parola e conRaffaele Fitto, più volte, fa sentire la sua voce controil Governo che manca di proclamare per decreto lostato di calamità in Puglia per consentire l’utilizzodei soldi necessari per ripristinare la normalità nellezone colpite dalla alluvione. Raffaele Fitto urla con-tro Renzi, Berlusconi frena. La Puglia è laboratoriodi alleanze politiche, di ricerca e di rispetto di inte-resse dei politici di primo livello: leggi la negazionedella autorizzazione a procedere per l’utilizzo delleintercettazioni al Senatore di Molfetta Azzolini, Pre-sidente della Commissione Bilancio del Senatoquindi di soldi. Il Segretario regionale PD MicheleEmiliano non può essere disturbato nella sua poli-tica a “strascico” per la primarie per avere la cer-tezza della poltrona di Presidente della Regione

dopo Vendola. La politica ha le sue regole e sonocome il fuoco sotto la cenere non si vedono e le pa-role non sempre le riescono a raccontare. Il ro-manzo della politica renziana continua, non conoscedifficoltà e l’orologio del palazzo regola la succes-sione dei giorni così arriva quello della Leopolda aFirenze. Il giorno che precede la Leopolda, il Consi-glio dei Ministri finalmente approva il decreto pro-messo ai pugliesi. Il provvedimento risultaparticolare e politicamente interessante perché inesso vi sono i soldi per l’alluvione che aveva colpitola Toscana e le città di Firenze Pisa e Lucca. Tantisoldi mentre per il disastro del Gargano solo diecimilioni di euro contro un danno stimato di trecentomilioni: è semplicemente un elemosina vergognosacontro il Sud che non merita. Renzi ha portato la po-litica dove a nessuno era riuscito neanche al Cava-liere Berlusconi. Il fiorentino infatti ha completato ilmodello personalizzato della politica, rendendo li-quida la forma del proprio partito. Renzi è andatopiù avanti di tutti perché è riuscito a trasformare inComitato elettorale non solo il PD del Nazareno maanche Palazzo Chigi luogo del Governo. Con Mat-teo Renzi è finita la democrazia legata al ruolo poli-tico dei partiti regolati dallaCostituzione ed ècominciata la democrazia del principe in maniche dicamicia in cui il verbo con il quale declinare il nuovoè quello di sostituire con amici fidati i dirigenti checontano nei posti di potere importanti. Dalla villa diArcore a Palazzo Grazioli alla Leopolda la democra-zia dei partiti arriva al capolinea. Bisogna reagireperché siamo tutti coinvolti. Il Sud non è più nel libropaga del quaderno dell’elemosina di quel potere in-capace di vedere la forza e l’intelligenza delle nuovegenerazioni che con fatica hanno imparato a lottareper il futuro che s meritano di avere e che nessunpotere potrà mai più impedire. Al Sud siamo diven-tati ambiziosi orgoglioso di noi stessi non viviamopiù di elemosina. Il Presidente Renzi non si è ac-corto nel suo viaggio in Puglia perché non conosceil Paese che governa.

L’elemosina di Renzi

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Cattolici e laici sovente su argo-mentazioni vitali sono in dissi-dio fra loro. Ma in una societàplurale, aperta, in movimento,possiamo accogliere piena-mente l’invito rivolto da sempre

dal professor Francesco D’ Agostino, che insi-ste sul tema della “riconciliazione”. Possiamoaggiungere che, nel vivere civile e nell’ agirequotidiano, sia di prioritaria importanza per tuttala comunità cittadina coltivare una inclinazionealla “pacificazione”. “Pacificazione”, prima cheun antefatto politico, è una pre-condizione es-senziale, un nobile atteggiamento esistenziale,che ci mette in intimo contatto dapprima con noistessi. Alla base d’una corretta comunicazionecon l’altro da sé, c’è un legittimo riconoscimentodi se stessi, della propria identità. Non si puòessere considerati, “visti” dall’interlocutore, senon si ha consapevolezza del proprio sé.Fra cattolici e laici soffiano venti nuovi. Al re-cente Sinodo sulla famiglia la Chiesa cattolicaha aperto ai cittadini omosessuali: “Preziosi perla vita dei partner”. Ovviamente, la dottrina mo-rale della Chiesa resta ancorata sulla sua vi-sione tipica, che non mette mai sullo stessopiano l’unione fra due individui dello stessosesso e il matrimonio canonico fra un uomo euna donna. Ma al Sinodo il documento del car-dinale ungherese Peter Erdo fa ben sperare:“Le persone omosessuali hanno doti e qualitàda offrire alla comunità cristiana: siamo in gradodi accogliere queste persone, garantendo lorouno spazio di fraternità nelle nostre comunità?”.Ora è compito dello Stato laico e liberale giun-gere ad una “riconciliazione” con la comunitàLgbt, che da tempo aspetta che vengano for-mulate appropriate leggi contro l’omofobia econtro la transfobia e sulle unioni di fatto. Ècompito del governo e del Parlamento favorirel’integrazione e la coesione sociale con miratenormative, che tra l’altro ci mettano al passocon gli altri Paesi europei. Indipendentementedall’eventuale adesione di fede di ciascuno dinoi, si avverte in qualche modo il bisogno di fis-sare un sistema di principi e di valori indiscuti-bilmente coinvolgenti. La solidarietà, la sussidiarietà, la reciprocità, lapredisposizione al dono dovrebbero essere pa-radigmi di base d’una unitaria morale di com-portamento, valida per tutti (credenti, noncredenti, diversamente credenti). Certi bioetici-sti cattolici sono critici con alcuni credenti cheapprezzano la Chiesa allorquando denuncial’emergenza ecologica e le degenerazioni d’unospinto e irrispettoso sistema economico e di svi-luppo e, al contempo, storcono il naso sulle te-matiche eticamente sensibili. La comunità deicredenti non è, però, un blocco monolitico. Cisono cristiani che non considerano la pillola delgiorno dopo e la contraccezione in generale ilmale assoluto, che non biasimano i registri sultestamento biologico.

Sul “fine vita” c’è un sentito e frastagliato dibat-tito. Tante sono state le voci autorevoli di reli-giosi che si sono levate per marcare unaposizione originale, che potremmo definire di“riconciliazione” e “pacificazione” fra opposteistanze e visioni antropologiche. Prima dellasua dipartita, il cardinale Martini, aderendo aduna cultura viva, affermò che la sacralità dellavita umana “non riguarda solo il concetto di vitafisica ma anche quello di dignità della vita”. Ineffetti, ragionare per contrapposizioni nette, nongiova ad edificare un pensiero positivo. La co-siddetta sacralità della vita umana (se non con-tempera anche la possibilità di condurre unavita dignitosa o, quantomeno, non di sofferenzaestrema e intollerabile) che senso ha? Il bipolarismo etico e le laceranti frammenta-zioni fra i cosiddetti “paladini pro-life” e i suppo-sti “cultori della morte e del nichilismo morale”sono solo invenzioni di certuni, costruite a ta-volino, per perpetrare grossolani e poco serenimalintesi. Siamo tutti uomini, con vissuti di gioiae di dolore, ed esigiamo rispetto dalle istituzioni,che non dovrebbero mai promulgare leggi di“controllo etico”.A proposito di Chiesa, quella cristiana Valdese,rispettosa del pluralismo dei modelli morali, sibatte da tempo per la diffusione del testamento

biologico. Occorre dire poi che anche tanti sa-cerdoti cattolici non pensano affatto che il corposia un totem o una vestigia “inviolabile" dinanziall’inevitabile, irreversibile deperimento fisico.Sovraccaricare il corpo mortale di valenzeestreme è solo materialismo e biologismo spi-rituale, che nulla hanno di spartire con la verti-gine divina. Sempre su un crinale di“pacificazione”, anche su questioni come quelleeducative, si può trovare un minimo terrenod’intesa fra cattolici e laici. In una società diso-mogenea, con molte zone d’ombra, ben ven-gano le varie agenzie educative, per proporreai giovani sane guide di riferimento. I ragazzinon devono essere mai manipolati, o indottri-nati, ma solo abbeverati con fonti d’acqua fre-sca. È una premura sia dei cattolici che dei laici dare agli adolescentiuna giusta educazione sentimentale, affinchépossano capire la bellezza dei loro corpi e dellaloro spiritualità da proteggere. Le relazioni af-fettive sono preziosissime, si fondano sull’one-sta, sul rispetto, sull’alterità, sull’accettazionedel proprio unico e irripetibile progetto di vita esul riconoscimento del progetto di vita altrui.L’adempimento della propria libertà è la più no-bile aspirazione da raggiungere, nella legittima-zione della libertà delle altre persone.

Contemporanea

Speranzedi Marcello Buttazzo

Una fotografia di Mario Giacomelli

di riconciliazione

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

La sartoria popolare

Accade in città

Nell’ambito del Festival della Condivisione promossodall’associazione SaLUG presso le Manifatture Knos,sarà presentata domenica 26 ottobre alle 16.30 alleManifatture Knos di Lecce la “Sartoria popolare”. Unprogetto finalizzato all'avvio di un laboratorio di sar-toria messo a disposizione della collettività, allestito

negli spazi del Knos. Il progetto, a firma dell’Associazione “Acrobatik”,è finanziato dalla Provincia di Lecce attraverso il bando per attivitàculturali indetto dal Knos (Fondi Europei P.O.FESR 2007-2013. AsseVII azione 7.1.1).L’idea è risultata prima in graduatoria per la sua semplicità e innova-tività, ma anche per i molti risvolti sociali che potrà avere presso lapopolazione. La sartoria popolare, infatti, consiste in un luogo di con-divisione e d’incontro per tessere nuove relazioni e per mettere ingioco la propria creatività a partire da ago e filo.Sarà possibile infatti imparare ad utilizzare le macchine da cucire,reinventare nuovi usi per i propri capi di abbigliamento, decorare ecolorare i tessuti. E per chi lo desidera farne una piccola economiaAnche chi ancora non sa destreggiarsi bene nell’arte della sartoria,avrà la possibilità di apprendere le nozioni di base di taglio e cucito.I moduli di insegnamento partiranno il 3 novembre con quattro diversecorsi: cucire a mano, cucire a macchina. Come e cosa. Primo ap-proccio al taglio ed alla confezione. Dal prototipo al prodotto finito.Restyling e riciclo. Sono previsti 2 incontri settimanali di 4 ore, a partireda novembre fino a febbraio. A seguire, prenderà il via il laboratoriodi “batik”, la suggestiva tecnica utilizzata per colorare e decorare i tes-suti. Per la prima tranche sono disponibili 20 posti, 5 dei quali riservatiagli abitanti del quartiere Santa Rosa - Salesiani, in cui insistono leManifatture.

Vorrei che la piantassero di 'nquacchiare (sporcare) la cittàdi Lecce con disegni o opere di discutibile valore estetico,che poco o niente hanno a che vedere con l'arredo ur-bano (come oggi viene definito). Per esempio: i fiori in-fantili sui marciapiedi sul Viale che porta alla stazione; ifeticci sul Viale degli Studenti, con stupidi cassonetti le-

gati con una catena a una incolpevole sedia - che ad altro ambiva, eche se potesse parlare chiederebbe subito di essere liberata, poichéimpossibilitata ad evadere; o un altro cassonetto con su un brutto dise-gno, che storpia e rovina il contesto in piazza Pellegrino compreso pa-lazzo Vernazza; o altri approssimativi disegni incisi sui marciapiediperiferici. La proposta più imbarazzante è quella di colorare i pali dellalinea elettrica tramviaria (in cauda venenum): mai idea più azzardatapoteva illuminare l'essere umano: orrido, orrido. Il colore attuale deisuddetti pali almeno si mimetizza tra gli alberi dei viali; pensare di cam-biare colore (eccettuato il verde) apporterebbe solo più vistosità all'im-magine già dannosa, di per sé.Insomma, ai fautori di queste ordinarie follie consiglio loro delle bam-bole gonfiabili, per farli divertire altrimenti. Quando poi alle insane ope-razioni si unisce la commiserata buona fede degli amministratori, eccoinstaurata la pericolosa dinamica dell'estetismo moderno. Basta, biso-gna ricorrere ai ripari. Fermare la deriva. Opinare le scelte. Con questoannuncio finale: DECORO e non DECORAZIONE.

di Antonio Zoretti

Corsivo

S i è aperto ieri sabato 25 e conti-nua oggi domenica 26 ottobre, acura dell'Associazione CulturaleSaLUG!, il week end all'insegnadella condivisione e della tecno-logia open source, alle Manifat-

ture Knos, con il GNU/Linux Day 2014 e ilsecondo Festival della Condivision.e

Il GNU/Linux Day si è tenuto ieri 25 ottobre edè una giornata nazionale che si focalizza sullarealtà del Free Software e sul sistema operativoGNU/Linux. Ogni anno nomi noti sulla scenatecnologica-informatica, e non solo, sono invitatia testimoniare il forte contatto esistente tra ilmondo Free Software e il contesto sociale, cul-turale ed economico del nostro Paese.Oggi, domenica 26 ottobre è il giorno del Festi-val della Condivisione. L’iniziativa nasce dal-

l'idea di far conoscere e promuovere le realtàche sono attive sul territorio e che sostengonoil Principio di Condivisione e Consumo Criticodelle risorse a nostra disposizione.Tutte le Associazioni sono invitate a partecipare(di fotografia, di informatica... operanti nel set-tore dei beni di consumo , dell'agricoltura e cosi'via). nel corso della giornata tutte le associa-zioni svolgeranno le attività che meglio le rap-presentino e/o che possano mostrare il lorolavoro svolto sul territorio.Alle 16.00, l’avvio dei talk con il “Processo, pro-gettazione tentativa e gestione. - LUA Labora-torio Urbano Aperto”; a seguire alle 17.30,“Paradigmi di design tra Software e Permacul-ture con Debra Solomon & Jaromil Roio”; alle19.00, “Quando il diritto d'autore è usato percondividere” con Simone Aliprandi. Dopo lacena sociale alle 20.00 un omento conviviale

reso possibile dalle specialità culinarie offertedalle Associazioni partecipanti. Durante questomomento si raccoglieranno fondi per sostenerel'Associazione NO profit SaLug.Alle 22.00 un concerto a cura di SUM Project,saliranno sul parco Cristiano Renna, La bestiaCarenne ed Esquelito.

Un gruppo di radiocronisti in web radio in ondasu Radio Flo e Zero Web Radio seguirà in di-retta tutto l'evento commentandolo, mettendomusica ma soprattutto intervistando i parteci-panti. Il progetto fa parte delle azioni finanziatedal Bando per attività culturali presso le Mani-fatture Knos promosso dalla Provincia di Leccee dall'Associazione Culturale Sud Est.

[email protected]

Il festival della condivisione

Basta‘nquacchi

spagine

Prosegue l’ormai annosa vicendadetta “Ex Caserma Massa” diPiazza Tito Schipa a Lecce. Uncantiere ormai nel degrado asso-luto, abbandonato, con una verae propria foresta sugli scavi e con

reperti all’aria aperta. Il progetto di un’aziendaprivata in projet financing con il Comune di Lecceprevede la costruzione sul sito di un parcheggiosotterraneo e di edifici commerciali, amministra-tivi, negozi e abitazioni. Dove ora ci sono scaviaperti prima c’era una caserma militare (Massa,appunto) prima ancora un convento quattrocen-tesco e la chiesa Santa Maria del Tempio. Nelsito si sa per certo che esisteva un cimitero al-l’epoca “fuori le mura” dove ci sarebbero stati iresti di due sindaci della città oltre a quelli di frati.Contro la realizzazione del progetto è sponta-neamente nato un comitato che chiede la salva-guardia degli scavi, la restituzione del sito allacittadinanza, la creazione di uno spazio verde alposto di parcheggi e centri commerciali, soprat-tutto in una realtà in cui i negozi sfitti abbondano. Alla base di tutto ciò c’è una scelta politica pre-cisa, si vuole che il centro città continui ad essereassediato dal traffico o che si vada verso unacittà vivibile, pedonalizzata, ciclabile? Si vogliono auto in pieno centro o sarebbe me-glio fare parcheggi di scambio e servizi navetta? Ne abbiamo parlato con l’avvocato AlessandroPresicce del Comitato per la tutela dell’area ar-cheologica e Caserma Massa.

Da chi è composto il comitato?Il Comitato raduna singoli e associazioni che sibattono, nella nostra città, per evitare lo scempioderivante dalla distruzione, nella odierna PiazzaT. Schipa, delle fondamenta del quattrocentesco

convento e chiesa denominati Santa Maria delTempio. La completa distruzione centralissimo sito ar-cheologico avverrebbe in conseguenza dellarealizzazione, in project-financing, di un centrocommerciale con parcheggio interrato per 500posti auto proprio sull'area degli scavi.

Come si è mosso il comitato fin’ora?Abbiamo mobilitato l'opinione pubblica cittadinae lanciato una petizione affinché il sito venga tu-telato come si conviene ad un bene culturale. Lapetizione è stata firmata da molti esponenti delmondo della cultura, accademico, da ambienta-listi, associazioni tra cui WWF e Legambiente,Italia Nostra, da cittadini e famiglie sensibili, ur-banisti, architetti, insomma dal meglio che la cittàpuò esprimere in termini di competenze e diamore per il territorio. Ha firmato anche il Pre-side della Facoltà di Beni Culturali dell'Universitàdel Salento, il Difensore Civico della Provincia diLecce, il suo predecessore on. Bray.

Con quali esiti?Il Comune di Lecce intende tener fede alla con-venzione di project-financingsottoscritta nel 2010con la ditta attuatrice (De Nuzzo Costruzioni) econsentire la realizzazione dell'inutile centrocommerciale e parcheggio interrato annesso. Ilprocedimento autorizzativo appare però viziatoin più punti e molti passaggi sono stati omessi oposposti rispetto ad un normale iter da seguirsiquando si interviene in una zona che da 500 anniè occupata da strutture storiche di pregio (cfr: de-libera GC n. 4/2013)

Immagino ci sia stato un parere della soprin-tendenza ai beni artistici e culturali.

La Soprintendenza ha inizialmente concesso unparere preventivo "favorevole con condizioni",ma le condizioni poste non appaiono in alcunmodo rispettate nel progetto proposto dal sog-getto attuatore! Ora la Soprintendenza deveesprimersi con un parere definitivo sul progettoapprovato dalla Giunta Comunale con la citatadelibera di Giunta Comunale 4 del gennaio 2013. Diciamo inoltre che il convento e la chiesa diSanta Maria del Tempio furono barbaramenteabbattuti nel 1971 dall'Amministrazione Comu-nale dell'epoca, ma - anche grazie al fatto che ilpiano-strada del 400 è quasi un metro sottoquello attuale - le fondamenta oggi apparse e in-dagate dall'Università del Salento presentano unelevato che in alcuni punti arriva ad un metro e“presentano caratteri di organicità, unità e buonostato di conservazione che le rendono intangibiliai sensi del Codice dei Beni Culturali” (Dalle Os-servazioni ad Assoggettabilità a VIA, punto 3).

I leccesi hanno memoria storica del sito?Moltissimi, nonostante il tanto tempo trascorso,ne sono affezionati. Lo ricordano come la zonadel Tempio, che è stato, oltre che un conventofrancescano per 500 anni, anche un luogo doveleccesi e forestieri si sono curati nei secoli scorsi.Il Soprintendente di Lecce, arch. Canestrini, inun intervento pubblico sulla stampa ha definito ilprogetto del centro commerciale e parcheggiointerrato, un "progetto di scarsa qualità". Perquesto speriamo che la Soprintendenza diLecce, che ha visto alternarsi in questi anni varidirigenti, voglia bloccare il dannoso e insensatoprogetto, che peraltro non rispetta le prescrizioniposte.

La cittàdel degrado

I primi rilevamenti prima dell’esecuzione degli scavi in Piazza Tito Schipa, ottobre 2011

di Gianni Ferraris

della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0Accade in città

Ex Caserma MassaIn Piazza Tito Schipa a Lecceun cantiere abbandonato, con una vera e propriaforesta sugli scavi e con reperti all’aria apertaNe abbiamo parlato con Alessandro Presiccedel Comitato per la tutela dell’area archeologica

La protesta dei parcheggiatori di Piazza Tito Schipa, ottobre 2011La prima recinzione prima degli scavi Resti di colonne e capitelli dopo i primi scavi

Piazza Tito Schipa oggi, la boscaglia domina nel cantiere

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0Letture

Nell’isolamento d’Albania

Resti di colonne e capitelli dopo i primi scavi

“Mangiare è come respirare.Senza si muore. Non potevotrattarla alla leggera la cucinaitaliana. Non potevo raccontarlada solo. Non ne sarei stato ingrado. Doveva essere una cosa

corale. Perché corale è la cucina ita-liana. Avevo paura prima di iniziare,paura che tutto fosse perso per sempreChe a mio figlio non c’era nulla da la-sciare della cucina del sud, della cu-cina d’ItaliaMa ho scoperto che il tesoro è ancorali custodito nel cuore di ognuno.Ho ricevuto le parole belle che ognunoha quando parla della propria cucina.Ricette senza grammi, senza indica-zioni precise come si fa quando si parlad’amore. Mi parlavano di qualcosa diintimo, fragile, qualcosa che potrebbescomparire da un momento all’altro esi stringe forte. E non c’era nulla di ma-linconico, patetico in quelle lettere. MaNulla è per sempre. Bisogna sceglierese questo tesoro si conservi o se lo siveda scomparire a furia di reinventare,alleggerire, infiocchettare, fare ridu-zioni del cazzo. Che il cibo resti lontanodalle mode, che resti linguaggio diognuno. Patrimonio fatto di donne chehanno retto l’Italia intera, piegate daldolore e dalla stanchezza, donne che

hanno caricato chili di limoni, formag-gio, raccolto riso nell’acqua e fatto figligrandi e forti. Gente che è andata viaper sempre in luoghi lontani con quelricettario stretto in mano più importantedi qualsiasi gioiello con il dolore atrocedel non sentire più i profumi della pro-pria terra e riprodurli testardamente inqualsiasi parte di mondo. Che resticibo dell’anima dunque, cura, profondacura per i nostri cari in quell’offrire qual-cosa che si ama a qualcuno che siama. A mio figlio, a ogni bimbo ebimba, che sappiano che una delle ri-volte più belle è conservare ogni sin-gola traccia delle diversità della cucinaitaliana, perché nella vita non ci si deveomologare mai passivamente alle re-gole, alle abitudini, alle leggi imposte,alla globalizzazione dei gusti che ognicosa cancella. Perché la cucina ita-liana è cucina geniale a partir da nulla.Ed ha aiutato a vivere con dignità nelladisoccupazione, nelle ingiustizie, nelleemigrazioni, durante regimi infami,nella guerra, nella fame. Proteggia-moci, soffriggete."

Don Pasta

Don PastaArtusi Remix. Mondadori

Con il patrocinio di Casa ArtusiDal 4 novembre in libreria

Da Artusi per Don Pasta

“La casa in cui trascorremmo l’infanziaa Tirana era una grande villa di trepiani con due ingressi situata nellazona del cosiddetto “Blocco della diri-genza”. Vivevamo nel secondo appar-tamento, al secondo piano. Un giorno

domandai a mia madre cosa fossero quellepiccole finestre con reti d’acciaio, poste sulmuro delle scale tra secondo e terzo piano.Mia madre, pur non essendo un ingegnere,mi rispose che servivano per l’aerazione, maio non le credetti. All’epoca dovevo averecirca dodici anni e pensavo che quelle fine-strelle fossero state volute dall’ex proprietarioper controllare chi avrebbe vissuto da quelmomento nella villa che gli era stata sottrattacon la forza”. E’ l’incipit che apre le 294 pa-gine de “La villa con due porte”, il romanzoautobiografico di Vera Bekteshi in uscita daEdizioni Besa nella Collana Nadir.Vera Bekteshi è abile nel rappresentare, conleggerezza e ironia, il periodo più difficiledella storia albanese, quello della dittatura diEnver Hoxha. E lo fa regalando al lettore la

storia della sua famiglia, che visse fino al1974 in una villa del famigerato Blocco. Dadonna, abbandonata improvvisamente dalmarito, madre, figlia e amica, veste i panni ditestimone del suo tempo e dovrà adattarsi aun’esistenza fatta di soprusi, prigionia e setedi rivalsa. Non più libera e in condizioni di po-vertà estrema, sorprenderà il lettore con ilsuo racconto ricco e sfaccettato delle vite dichi la circonda, vittime e carnefici, ognunocon la propria personalità e il proprio spes-sore, in un mondo crudo e avulso dalla nor-malità.L’autrice è nata e cresciuta a Tirana, nel co-siddetto “Blocco della dirigenza”. Figlia di unmilitare di alto grado, è stata vittima della dit-tatura: dopo il divorzio politico, la perdita dellavoro e l’arresto del padre, ha trascorsoquasi sedici anni di isolamento, con la fami-glia e il figlio, nei più remoti villaggi dell’Alba-nia. Tornata a Tirana nel 1991, nel 1969 si èlaureata in fisica e dal 1997 è dottore in fisica.Negli ultimi anni si è dedicata quasi comple-tamente alla scrittura letteraria.

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Dell’inizio

Letture

Un'arte, fra tutte la più esigente erara, prodigio e grazia, l'arte diosservare, diventare ciò cheguardiamo, empatia e compas-sione, abitare il mondo ribaltan-done le gerarchie. Nessun

antropocentrismo, abbiamo fallito, è un dato difatto. Inorganico, vegetale e animale hanno dainsegnarci molto, moltissimo. Leggi di natura,fatti cosmici, ciclo delle stagioni. È tempo che a parlare siano le cose mute, lestesse che incantano occhi senza macchia,occhi dei primi battiti, delle prime stagioni, delprimo mare. Occhi testimoni di mondi appartatie potentissimi, tanto invisibili quanto onnipre-senti. Occhi dell'Inizio.È tempo di parole nuove - antiche - quelle chela meccanica del mondo, nella foga dell'andarecieco senza gioia né consapevolezza, ha resofossili e imbalsamato in scrigni di ciò che sfuggealla plastica della contemporaneità. Fabiana Renzo rianima mondi, disseppellisceciò che l'uomo senza attenzione confina nellediscariche della dimenticanza. Lo fa con graziacreaturale, innata, con freschezza e limpidezza,voce nel deserto, voce nobile e bambina, testi-mone benedetta di ciò che immobilmente per-dura. Fa ritornare alla luce dei giorni, con eleganza si-mile a una donna in abito lunghissimo e dal por-tamento umile e insieme austero che avanzasulla battigia di gallipoline caotiche spiagge nel-l'ora di agostani aperitivi. Coralli e madreperle, amuleti, stoffe pregiate ebianchissime, organza e percalle. Siamo nelninfeo del mondo, un mondo prima di quel pec-cato dell'origine. Perché nei versi di Fabiana -nei suoi occhi - l'Inizio perdura, è qui, è questomomento. Condizione dell'essere, sguardo at-tento, trasparente, immacolato. “Qui il tempotrova la sua misura/ e nella rotondità di un'aia/come d'incanto si risolve/ l'uguaglianza e la di-versità.” E ancora:“Poi da un'altura si stagliano/improvvise/ grandi pale eoliche/ inchiodatecome giganti teste su una pertica/ a prendernota con un sogghigno/ di quanti oltrepassanoil confine.”Ecco, creatura di grazia. Mantiene alla vita ciòche la vita ci promise invano. Promessa d'in-

canto, promessa d'Attenzione, lettura su molte-plici piani della realtà intorno a noi, verità in fi-gure. Poiché il poeta, diciamo con Cristina Campo, ri-crea quelle figure, le scioglie, mediatore tra Dioe gli uomini, tra l'uomo e le cose, tra l'uomo el'altro uomo, tra l'uomo e i segreti della natura.Attenzione, cura, unico cammino verso il mi-stero, l'Inesprimibile. È una sensibilità proustiana quella della Renzo,ma tutta votata all'hic et nunc, al tempo del suocammino nel mondo. Mondo popolato di pre-senze nivee, vivissime, rese ancor più vive dallafluidità e dal rigore di un lessico forbito, attento,minuzioso, esatto. Caleidoscopiche e armoni-che sincronie di visitatori mondani, passaggi ter-restri e celesti con incursioni costantinell'elemento acquatico poiché Fabiana è crea-tura d'acqua, anche per ragioni biografiche.Così donne, bambini, venti, pesci, coralli, torri,giardini, pietre, barche, spezie, fiori, treni, pre-senze familiari e presenze fugaci come quelleagli snodi del mondo, fantasmi ferroviari e me-tropolitani, di mercati e di piazze, di aeroporti edi marine. Agli uomini è dato di vivere un paradiso già qui,sulla terra, ma a pochi è data la facoltà di abi-tarlo. Ne ha facoltà Fabiana Renzo, capace diascoltare il respiro di ciò che vive, l'invisibile emagico passaggio da una stagione a un'altra,da una luna all'altra, il vibrare e gonfiarsi imper-cettibile di una gemma o di una pancia che ac-coglie, il glorioso alternarsi delle stagioni sullosfondo di un Sud assolutizzato, mitico, intempo-rale eppure attualissimo. Luce metafisica e fa-scino della sua Finibus Terrae. Ne ha facoltà il poeta in perenne ascolto e visi-tazione di misteri ignoti, ineffabili, che preservadall'inclinazione del linguaggio odierno a ridurre,uniformare, scolorire. Non si può nominarli mainquiete e dolci confidenze li fanno compagni digiochi cosmici, siderali. Attenzione alle mute eminute presenze del mondo. Tracce, simboli, vi-sioni.Segreti che Fabiana Renzo coi suoi versi avvi-cina e invita ad avvicinare.

Respiro di risacca di Fabiana Renzo, Kurumuny, 2014

di Ilaria Seclì

Fabiana Renzo è creatura d'acqua...

Così donne, bambini, venti, pesci, coralli, torri, giardini,

pietre, barche, spezie, fiori, treni, presenze familiari e presenze fugaci

come quelle agli snodi del mondo,

fantasmi ferroviari e metropolitani,

di mercati e di piazze, di aeroporti e di marine

diventano caleidoscopiche

e armoniche sincronie di visitatori mondani,

passaggi terrestri e celesti con incursioni costanti nell'elemento

acquatico.

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Musica e vino, parafrasandoposso dire “Io non so parlar divino, l’emozione non havoce…” come cantava più omeno un Celentano d’epoca,invece del vino lui ci metteva

l’amore, però era giovane, ora che siamo sicura-mente meno giovani, forse più maturi cerchiamoemozioni anche in amori altri, nella natura, avolte, come si legge nelle brevi note biografichedell’autore del libro, Pino De Luca “dopo una vitatrascorsa fra scienza e peccato, è approdatoall’e(t)nogastronomia…”.Parlando di vino, anzi dei vini, nella fattispecie diquelli salentini, un osservatore dotto e colto do-vrebbe scrivere frasi come:“rosso cupo, con preponderanza del violaceo;profumi avvolgenti di vaniglia e poi di spezie, finoall’eucalipto. Al palato è morbido, setoso, consi-stente ma molto ben educato…" Bene, non lo scriverò mai per il semplice fatto cheper mia formazione il vino è un liquido da degu-stare, quando proprio voglio fare il raffinato inten-ditore mi faccio guidare da chi mi consiglia cosaabbinare con cos’altro. Altre volte (barbaramente)mi piace rinfrescare un rosso importante in frigo-rifero qualche tempo. Riesco a volte, è vero, acapire se un vino sa di tappo, e riesco a sentire,altre volte, aromi e profumi che non saprò mai aquali spezie si riferiscono, e lì mi fermo, sono unconsumatore più o meno abituale, non un raffi-nato conoscitore. Però sono grato a Pino deLuca perchè, con “Per canti e Cantine”, forse asua insaputa parla anche a me e prova a met-termi a mio agio abbinando la cantina alla mu-sica, ed essendo di una generazione quasicontigua (lui è decisamente più giovane) ricordoi canti che cita, le cantine invece le intravedo e ibicchieri di vino li immagino. E ricordo, i filari diviti che ho visto da sempre. Mi hanno accompa-gnato dal Monferrato alle Langhe, sulle collineToscane, le pianure Romagnole e giù, fino al Sa-lento. Da Fenoglio e Pavese e Paolo Conte, aVerri, Bodini, Mino De Santis. Con l’amore, lamusica ed il vino si può diventare grandi, im-mensi, immortali forse, per dirla con Galeano“siamo tutti mortali fino al primo bacio e al primobicchiere di vino”. Non so se Galeano si è spintotroppo oltre, però manca la prima emozione pro-vata ascoltando Chopin piuttosto che il bolero diRavel o, più prosaicamente ma neppure troppo,il salentino e irridente Mino De Santis che canta“tuttu è cultura, anche se cangia la temperatura”.E ricordo Guccini che nei suoi concerti, accantoalla sua seggiola, aveva una bottiglia di vino. Si, De Luca dice a me, profano, che nei canti enelle cantine (perché non ha messo anche in-canti, nel titolo?) ci si può perdere. Le parole av-volgono perché sono: “come il vino, hanno bisogno del respiro e di

tempo perché il velluto della voce riveli il loro sa-pore definitivo” (Luis Sepulveda) . Così è piacevole farsi accompagnare in questonon immaginifico viaggio fra paesi, città, cantinee produttori attenti e capaci, nominati uno ad uno,da Taranto a Manduria, a Copertino a Brindisi eancora altri, campi di terre rosse, viti e vitigni,canti e cantori. Fare accarezzare il negramaro diCopertino dalla voce di Sangiorgi, il Negramaroe i Negramaro. Oppure sentire irrompere “libiamolibiamo” de La Traviata bevendo bollicine ad Ale-zio. O ancora immaginare il sapore forte e pre-potente di un primitivo bevuto sulle note di“All’alba Vincerò” cantato da Mario Del Monaco.E ancora risentire, perché scordarcene?

Per canti e cantinedi Gianni Ferraris

La copertina del libro edito da Kurumunye l’autore Pino De Luca

“…La fatica è di piùSulle braccia scureLacrimeNon ne abbiamo piùFacce scolpite e dureVoglia di cambiareBella terra miaNata allu soliForte terra miaAll’odio e all’amuriE sacra como stu cieluGrande co’a stu mariTutta la vogghiuTutta la vogghiu liberari…” cantava in un Festival di Sanremo il secoloscorso da Mariella Nava da Taranto. E ascoltarlamentre si beve un negramaro figlio della forteterra da liberare dall’ipocrisia, dai rifiuti forse.Terra grande, immensa, imprigionata fra i duemari. “Una zattera” per citare un altro immensosalentino, il regista, autore, attore Mario Perrotta. Oppure sedersi e sorseggiare un rosato di ne-gramaro, perché altro non può essere, secondoPino, il vino rosato se non di uve Negramaro.Perché il rosato non è del Salento, ma è il Sa-lento stesso. Ne ha i profumi, la luce, la forza.Chissà, questa domanda la giro all’autore, se neha anche le contraddizioni di essere un rosso fer-matosi a mezza strada. Sorseggiare e ascoltaremusica di rinascita e di colori intensi, albe e tra-monti che fanno rima con amori e la leggera pe-santezza di sentimenti forti e avvolgenti,ascoltando la primavera di Vivaldi.A leggere il viaggio salentino di De Luca, piutto-sto che le colline monferrine o langarole, terre dinobilissimi vini che si chiamano Barolo, Barba-resco, Barbera, il misconosciuto (ingiustamente)Grignolino ecc., mi è venuto in mente il liguresciacchetrà. Vitigno coltivato su terrazzamentiche guardano il mare delle Cinque Terre. Terrenostrappato alle rocce, ripulito, dove si producequella meraviglia. Forse saranno quelle rocceche vedo spuntare di tanto in tanto dalle terrarossa di Salento a ricordarmelo, chissà. O forsela vicinanza del mare. E non si può parlare di Li-guria, mi consentirà Pino, senza riascoltareCreuza de ma di Fabrizio De Andrè. Quei sen-tierini che fanno tornare alla mente contadini conla vanga in spalla. Ho fatto una digressione geo-grafica anche se, ammetto e concordo pur nellamia enoica ignoranza, con Pino “…Abbiamo viniin Salento che non temono assolutamente imaestri d’altre parti d’Italia e nemmeno quellid’oltralpe…”, ma sui vini francesi non facciamodigressioni, quando vorranno imparare a vinifi-care, l’Italia intera li accoglierà con gioia e senzafar loro pesare una pur evidente superiorità.

Pino De Luca, Per Canti e Cantine Kurumuny editore - € 12,00

Non possiamo bere tutto il vino del mondo,ma è nostro ineluttabile dovere provarci

Pino De Luca

Letture

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Letture

Ovvero, perché mi son bevuto il cervello per un rom

anzo descritto inutile

Perché può, è inutile un romanzo. Di motiviper chi legge ve ne possono essere tanti,magari nella convinzione: “sei più forte diloro (di lui). Puoi vincere. Non ti far fre-gare”, oppure trovarti alla fine o durante ilrincorrere delle pagine, quando si è certi diessere nella “calamità naturale” di unascrittura. Di motivi per chi scrive, forse,UNO, il solo. Infatti l’autore per giustificare quell’inutilese ne disfa come di un fardello di memoriainquieta, repentinamente, addossando lacolpa ad un altro/altri. Il boomerang di 237 pagine di Manlio Ra-nieri per Musicaos:ed Smartlit 06, nel suoesordio, viene evitato egregiamente e a es-sere colpito resta ancora una volta il let-tore. L’altrettanto con il suo reso è metaforadi un tal Giacomo Lavermicocca, l’altroscrittore. Un altro che insegue un altro è latrama. Il blog che insegue se stesso connomi, sovrapponibili nell’intento, ma diver-sificati negli approcci è il messaggio, non èpiù quello digitale.Sebbene, oltre ad non averlo richiesto - enon sono stato costretto a leggerlo - loleggo. Capire le ragioni di un inutile è l’ol-tre, è il che ed il perché scriverlo, anchefarlo leggere, ovvero farlo incappare anchenell’inutile "PARANOIA" semi/seria delloscrittore. Nell’odierno si apprende che, Fa-cebook, Twitter e i tant’altri blog servonoper preparare e poi tappare le attese, perspendere energie o per costruire alterna-tive con messaggi di ritagli non digitali mareali: ATTENTO, LAVERMICOCCA. È questo l’altro aspetto dell’immaginario, èil monito a: Pubblicare? Leggere? Attento,Lavermicocca prim’ancora c’è scrivere.Scrivere! Scrivere! Ma dal prim’ancora,ch’è l’immaginare, s’è il nuovamente ba-nale, non è il pubblicare? Attento! Pubbli-care? Pubblicare! Attento Lavermicocca, lo stile deve esserepiano, il “Fuori” deve essere la scrittura tra-sversale di chi attende nella palude nasco-sta di e in un blog.“Scendere in campo” per il lettore è il chivuole anche il “fuori” dalla sensazione eche sia il dunque e che sia l’Ahi! Il me neduole.Le avvisaglie sono così, sono e fanno dif-ferenza e lasciano, diventano “il sottile”, lasembianza sagomata dall’ombra di un blogch’è una vacca, ch’è grigia per essersi pa-lesata all’imbrunire di un pixel e per averosato campagne di guerra in sordina.(É)? Sì proprio con l’acuto e non col grave.Ma è il facile ed [è] perché s’è dato nel MAI

Diavolo!

di Francesco Pasca

e, nel ciò, se n’è descritto per sensazione.Beh! Si sarà detto Giacomo: Ora ne ho,quindi, scrivo e qualcuno leggerà in pubbli-cazione di altro show, di altro populismo, dialtra democrazia non più sorretta da Costi-tuzione ma da blog continuamente lento esoffocante del nuovo essere politico. Per me che leggo lo farà per il prima e peril poi ed è, sarà scrittura in quel dubbio. È,sarà il prospettando, sarà solo per l’imma-ginare. È il semplice nel rinforzo di un ricor-sivo posposto, forse, in un “non volevodiventare un politico di professione”. È ansia in quel che si prefigura e nel quantosi possa accumulare in altra ansia e in al-trettanti accumuli di tensione. Nell’immagi-nare, leggere, divento anch’io azione,l’Azione del: “che mai sarà”.Com’(É)? Qui è inutile riprendere l’acuto nelgrave. Giacomo è nell’anch’io giovane, fa ilvirgolettato per azione. Ma, al contempo,scrive, legge e pubblica anche dell’immagi-nare, e, per chi ne legge, dovrà essere il sì,

trovarsi nei meandri del target, nella suagiusta durata, nell’implementazione.Forse è questo il motivo che farà scaturire:“Ambition makes you lokk pretty ugly/Kic-king, squealing, gucci little pyggy/You dont’tremember/You dont’t remember…”L’interesse è presto detto: Lettura/scrittura,“benvenuta nel mondo della politica(?)”.Ma nell’inutile, chi mai potrà leggere senzaquell’immaginare? Magari io da lettore la-scerò, Giacomo lascerà perdere o prendereil romanzo come il fare quotidiano politico.Giacomo mi dà il sé ed è nel chi è, è giànell’immaginare e non solo per potenzialilettori o elettori, né per solitari editori o percompratori stampatori. Chi scrive e vive iperché, mai dovrà preoccuparsi della ri-sposa: “Criterio oggettivo un cazzo, Gia-como”. Nell’Oggi, non vi è quel sapere di ...:Di che cosa avrà bisogno uno scrittore perdecidere di fare politica in un libro? Vedereil bianco di una pagina non è forse l’inutilitàdel riempirla? Comunicare con l’inutile nonè forse il solo scrivere? Così! Ma anche se si è detto nella defini-zione, così ama Giacomo (Manlio Ranieri),così amerà richiamarsi nel mondo confuso,nella malferma visione di una nebbia fitta. Così forte è il bisogno del ritornare a scri-vere?Così è quell’(É): Sì! Così è l’[È] ma nondella signora annoiata che passa dal Solealla Luna per durata, per dinamica frescuradi un corpo lettera, per comunicazione eper esser vacca all’imbrunire nel grigiore. Oppure "Così" (È) quella di Giacomo nell’in-certo o nell’intellettuale ch’è nell’apparentesuperfluo, così è che lo sento esclamarenelle 237 pagine del suo detto “inutile”:«Orsù, la Terra non muove, ch’è fatta perdimora e per essere grave nei corpi, perdire e sapere, per non solo stampare, nonper solo leggere prim’ancora dell’imbrunireo nel volare. Per me non è fare o finta d’edi-tare.» Un bel libro, giovane, da leggere comodo,scelto con cura dalla collana diretta da Lu-ciano Pagano per la altrettanto giovaneCasa Editrice Musicaos:ed.Buona lettura!

L’immagine di copertina del libro edito da Musicaos:ed

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Open dance , UaU... di XE

Out-Er, ovvero OutElectronic Recor-dings, durante lagiornata di dome-nica 26 ottobre,ospita artisti, tecnici e

professionisti del settore musicale percondividere teorie e tecniche sullacomposizione e la resa ottimale dibrani musicali. L’evento si svolgeràalla Masseria Ospitale, Torre Chiancadalle 16 alle 24 e vede coinvolti artistidi musica elettronica internazionali,tecnici del suono, giornalisti e organiz-zatori di eventi.

In occasione del dodicesimo disco diOut-ER, Holzwege EP, prodotto da Si-mone Gatto e remixato dallo storicoproduttore olandese e maestro nel-l’uso del sintetizzatore Legowelt, ap-passionati e addetti al settore sarannoinvitati ad assistere a lezioni teorichee pratiche tenute dal team Out-ER,che si pone l’obiettivo di trasmettere i

propri metodi lavorativi (artistici, tec-nici, manageriali, promo-zionali) nelmercato delle etichette discograficheindipendenti. Dopo la prima parte teo-rica, si ter-ranno alcune performancein vinile, in cui ogni artista Out-ER por-terà i suoi migliori dieci dischi di sem-pre. Questa parte ricreativadell’evento vedrà protagonista Or-lando Voorn, artista olandese famosoper essere il primo ad entrare in con-tatto con la cultura della musica elet-tronica di Detroit e averla diffusa inEuropa nei primi anni ’90.

Simone Gatto, compositore neretino,condurrà la prima parte del workshope toccherà temi quali il rapporto trasuono e sensazioni evocate e il pro-cesso empatico che lega la perfor-mance dell’artista all’audience,eseguirà inoltre una performance liveal termine della quale somministreràun questionario di verifica per stabilirele sensazioni generate nel pubblico.

Giuseppe Petrelli, sound engineer esound designer libero professionista,condurrà la parte tecnica del wor-kshop, illustrerà come approcciare ilmissaggio di un brano, quali elementievidenziare e quali meno, con qualistrumenti e criteri trucchi ottenere laresa ottimale di un brano.

In seguito alla parte didattica, vi saràuna parte ricreativa, in cui LucianoEsse, Limo, Buck, Summed, Mirror 1,Simone Gatto, Santorini e Alfredo Ca-forio suoneranno i loro migliori dieci di-schi di sempre. Ospite speciale dellaparte ricreativa sarà Orlando Voorn,direttamente da Amsterdam, leggendavivente della musica elettronica euro-pea, il quale conta moltissime collabo-razioni con illustri produttori delsettore quali Juan Atkins e Blake Bax-ter ed è tutt'oggi responsabile di in-fluenzare moltissimi artisti emergentidel settore.O

ut-ErI suoni di Out Electronic Recordings alla Masseria Ospitale

Prosegue con un nuovo imperdi-bile appuntamento Open Dance,la rassegna dedicata al teatro-danza e alla danza contempora-nea organizzata dai CantieriKoreja di Lecce col sostegno del

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Re-gione Puglia. In scena domenica 26 ottobrealle 20.45 UaU… lo spettacolo della Compa-gnia XE di Firenze. Fondata e diretta dalla co-reografa e regista Julie Ann Anzilotti, laCompagnia nasce nel 1991 come possibilità diricerca e di approfondimento del rapporto tra lin-

guaggio coreografico e linguaggio teatrale e dal1997 svolge la sua attività di produzione e for-mazione. Utilizzando un metodo che fa riferimento allamemoria e all’immaginazione, la coreografa in-sieme alle danzatrici della compagnia, esplorale intermittenze del cuore e i loro ritmi per tra-durli in movimento e per restituirli all’armonia diuna danza che comunica la ricerca di profonditàe di emozione.Proseguendo l’analisi di una tematica così com-plessa come quella della memoria su cui laCompagnia lavora da qualche anno, lo spetta-

colo fa riferimento a processi che coinvolgono iricordi d’infanzia e quegli aspetti della fragilitàumana che possono diventare veri punti diforza. Gli scritti e le opere dello scultore AlbertoGiacometti (1901-1966) e alcuni racconti delpoeta Dylan Thomas (1914-1953) hanno solle-citato le intuizioni delle tre interpreti."Il tempo dell’azione è un assoluto presente –sostiene J. A. Anzilotti - con tempi della memoriae tempi dell’ipotesi che vi s’infiltrano senza pre-avviso, a volte sotto altre vesti, a volte con pre-potenza e altre sommessamente."

in Agenda

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

in Agenda

Ipoeti leccesi ospiteranno, lunedì 27 otto-bre, i poeti brindisini, nel Fondo Verri diLecce (via Santa Maria del Paradiso n° 8).Protagonista della serata la Poesia, ap-punto. Cioè, quello che rispecchia inpieno le loro tendenze e anche l’orizzonte

in cui essi si muovono. Insieme, cercheranno didare lustro ai loro movimenti, sintetizzati per in-tero nelle loro composizioni poetiche o formulemetriche, ritmiche.Attraverso una serata, dunque, amici, studiosi ecollaboratori ripercorreranno il sentiero artisticoe il cammino da essi frequentato, e in cui sisono riconosciuti. A conclusione del percorsoconsolideranno il ricordo della loro devozionealla poesia, a conferma e a testimonianza del-l’ormai riconoscimento attribuitogli: essere con-siderata una delle più belle arti.Espressione artistica che secondo AlessandraPeluso si avvicina al cuore. Libera e rara, origi-nale; e che genera il ritmo, il quale in poesia,come in prosa, è più importante del significato. La raccolta di poesie di Alessandra: “RitornoSorgente” ne è la prova evidente. Ella sarà pre-sente nella serata sopra citata, e noi ci senti-remo meno soli con i suoi versi accanto. Se lasolitudine ci assale e la malinconia ci svilisce unlibro – il suo libro – ci è vicino a rassicurarci e aproteggerci. A volte serve pure addormentarsicon esso vicino, nelle notti rotte solo dai silenzi.Nelle ombre del sogno può toccarci in un baciocome un angelo caduto. Fino a stupirci, travol-gerci, come un quadro pungente che ritorna digiorno. Come una sorgente di vita… musicatadi sinfonie profonde – dolci, allegre, andanti –che modulano tutto e niente.La sua poesia parla, è un suono la sua voce. Ilsuo testo si legge tutto d’un fiato, come unvento… è una musica dolce per le nostre orec-chie. Ella ci parla, ci invoca nelle notti serene,richiama anche uccelli addormentati tra i silen-ziosi rami, e riecheggia invano l’amore adorato.Ella erra sulla terra per trovare risposta, cercaanche nelle stelle lontane, contemplando il cieloprofondamente… Ella degnata a noi si rivolge,fa in modo che noi l’ascoltiamo, anche per unsolo istante! E’ un’aria d’ascolto la sua, che con-tinua, continua… E noi viviamo in questo so-noro, che è la sua poesia! Così che domaniavranno termine le nostre fatiche terrene. E tro-veremo almeno una parola. Una parola sola:Amore!Quando io, melodiosamente, mi avvicinai a leg-gere la sua raccolta una visione di grazia miprese. Vicende infaticabili mi apparvero, comenuvole sospinte dal vento, con le stelle dentroal cielo serale. Esse ornavano oscurità indebo-

La contrada dei poetiAl Fondo Verri, per Artigiana - La Casa degli Autori

Lunedì 27 ottobre, dalle 19.00, un incontro di poesia

Voci e versi da Lecce e Brindisidi Antonio Zoretti

lite, facendo salire biancore e levità. Così io in-contrai il suo libro, nel Fondo Verri. Immersonell’abbandono lo ascoltai. Mauro non s’ac-corse neppure della mia presenza, tanto era ilsilenzio che tale esperienza emanava, ricca dinote liete che toccano il cuore, come un baciodato durante il suono del mare. Questo non si può intendere logicamente, nonc’è bisogno quindi di spiegarlo. E’ l’armonia so-nora insita nei suoi versi che pervade i nostrisensi, seguono le singole parole. Con descri-zioni rare, ma dense di significato. Fatti che nonsono mai accaduti fuori dal suo soffio poetico.Tutto è incanto, musica, sensualità astratta epotente! Alessandra fa scorrere la linfa vitale neisuoi frammenti. E’ un continuo ininterrotto cheabbiamo davanti agli occhi, col capo chino e leciglia abbassate. Abbiamo tutti bisogno di an-dare a fondo, mettendoci l’animo dentro. Fin dalprimissimo inizio, da quando apriamo il libro ci

mostra il sorriso porgendoci la mano, e noi ri-maniamo presi. Alessandra ci avverte e dice su-bito che di amore si tratta. E per quanto ciriguarda non ignoravamo che fosse amore.Alessandra parla di lei con calore, senza ri-serve.Proviamo leggerezza nel leggere Alessandra in“Ritorno Sorgente”, con la sensazione di pen-sare e di muoverci, pur stando fissi come unmasso. Per non soffrire di malinconia e tri-stezza: ella ci arricchisce di gioia e contentezza.La sua poesia è come la sabbia di una riva li-vellata da una schiuma frizzante. Ella si forma,si onda e si smonta. I granelli leggeri si disper-dono, senza sbocco balzano all’indietro. Ilsuono tacito la isola in oscurità oceaniche, e inapparenza si prolunga allegra. Alessandrad’amore ci riempie e fremente sale come labrezza del mare.“Il dolore è esperienza, il resto o è bellezza o èun bluff” - ella dichiara.“La voce della bellezza parla sommessa: essas’insinua soltanto nelle anime più deste” – disseF. Nietzsche. Alessandra è un caso di questi.Ho ricercato l’altra sera al Fondo Verri il suolibro adorato. L’ho invocato la sera dopo, in-vano. Per trovare “Alessandra Ritorno Sor-gente” ho riecheggiato il suo nome, ostinato.Tutto trovai, tranne il suo testo. Devo errare an-cora; poiché non trovo nulla a lei uguale. L’hocercata tra le stelle a vanire… nelle mensolesui muri addormentati, rovistato tra gli scaffali,ho visitato la libreria intera senza trovarla mai.Guardo Piero e Mauro a me intorno… hannopietà di me, ma io non mi scoraggio. Io ho de-vozione per lei soltanto! Dimmi che sei lì… fache io ti senta, che io ti trovi… Ancora un mo-mento, dico agli altri; e poi avranno termine lemie ricerche terrene. Addio, ancora un minuto…per il suo ritrovo. Addio, ci rivedremo ancora?Addio, almeno una parola, ti prego… Dimmi checi sei… - Alessandra Ritorno Sorgente scom-pare.Riapparirà come d’incanto nella serata di lunedì27 ottobre prossimo, intitolata: “La contrada deipoeti”. I poeti leccesi incontrano i poeti brindi-sini. Ospiti: Mimmo Tardio, Daniela Tateo, DinoTrisolino, Giovanni Valente, Clara Nubile – LaraCarrozzo, Elio Corianò, Maurizio Leo, MaurizioNocera, e dulcis in fundo Alessandra Peluso. Enella lettura delle poesie si presteranno MauroMarino e Marcantonio Gallo, musicate dallacantante Paola Petrosillo. Essi si abbandone-ranno ai loro sentimenti, che torneranno pre-senti proprio perché non dimenticati. Marivissuti nel ricordo della lettura. A presto, quindi,sperando che saremo in tanti.

Il Mefisto di Morgagnispagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

in Agenda

M ercoledì 19 novembre, alle21.00, al Teatro Paisiello diLecce (in Via Palmieri), avràluogo la prima assoluta de “IlDottor Mephisto”, per la ri-scrittura e regia teatrale di

Davide Morgagni. “Il Dottor Mefisto”, di DavideMorgagni, è la riscrittura, concertata nel Re-quiem di Verdi, de “La tragica storia del DottorFausto” di Christopher Marlowe.

Insoddisfatto dei saperi umani e degli “scribimercenari”, deciso a darsi alla negromanziaper aspirare al predominio universale e all'artetotale, esoterica, Fausto invoca il diavolo, alquale rende l'anima e tutto se stesso.Il Dottor Fausto è un visitato, e al ritmo dell'in-vocazione, complice l'inedito montaggio del-l'opera verdiana, finalmente appare a Mefisto.E di questo Mefisto vestito da sposa, da serva-padrona danzante, sua proiezione, assume lavoce messaggera, per andare oltre il Discorsodominante, il discorso dell'accademia teatrale,per farla finita con l'inferno, in un perpetuo di-venire femmina...L'opera di Marlowe, fra le prime versioni in as-soluto delle vicende di Faust, è una macchinasovversiva, che va oltre ogni “borghesia” delsenso, una macchina burlesca, destabilizzante,che sottrae l'inferno all'aldilà, proprio perchél'inferno non esiste, se non in scena, nella poe-tica attoriale, coreografato, sagomato, amplifi-cato dalla orchestrazione fonica.Il Dottor Fausto è ateo, isolato in un mondo cri-stiano, terrorizzato dalle bestemmie e troppovicino alla fede per risultarne indifferente. Chri-stopher Marlowe, scomparso all'età di venti-nove anni, ha scritto alcune delle pagine più

alte del teatro elisabettiano e, come scrisse ilpoeta e premio Nobel per la letteratura T. S.Eliot: “In Faust, Marlowe andò oltre: ruppe ilverso, guadagnando d'intensità, nell'ultimo so-liloquio; e sviluppò un nuovo e importante tonodiscorsivo nel dialogo di Faust col diavolo”, unohumour selvaggio, comico e terribilmente serio.La regia di Davide Morgagni restituisce a que-st'opera la serietà di un montaggio essenziale,nel quale musica, testo e danza sono in sim-biosi, sulla scena. Insieme al regista, la danza-trice Valentina Sciurti e Beatrice Perrone, alsuo debutto sulla scena.Davide Morgagni è nato a Lecce nel 1977. Silaurea in Filosofia. Nel novembre del 2013 de-butta alla scrittura e regia teatrale con "Riccar-dino III", da William Shakespeare.Nel 2014 ha pubblicato “I pornomadi” (musi-caos:ed), romanzo dal quale è stato tratto unreading.Valentina Sciurti nasce a Lecce nel 1989, stu-dia danza classica e sperimenta differentiforme di danza contemporanea tra Italia, Ger-mania e Inghilterra. Nel 2012 inizia la sua ri-cerca come danzatrice indipendente. Nelgennaio 2013 fonda Blooddancecompany di cuiè coreografa e regista. Produce "NO EXIT"(2013) e "L'altra mano dell'amore" (2014)

Teatro Paisiello – LecceMercoledì 19 Novembre 2014 – Ore 21.00

INGRESSO UNICO 10€info e biglietti 334.6572108 – 389.9904568

PrevenditaCaffè Letterario

Via Guglielmo Paladini, 46, - Lecce0832.242351

Al Teatro Paisiello di Lecce il 19 novembreuna riscrittura da Marlowe

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Nel volgere lo sguardo versol'alto, in direzione della di-stesa turchina, può talvoltacapitare, specialmente du-rante le frequenti giornateterse e serene del correnteperiodo autunnale, di co-

gliere uno spettacolo non consueto, che, al-meno secondo il mio sentire, affascina inmodo profondo. Il riferimento attiene alle immense macchie,color grigio scuro, di storni in movimento, unaserie di rapidissimi ghirigori, dalle forme piùsvariate, autentici ricami, mutevoli neglischemi e nei contorni, da un attimo all’altro.Dalle piroette dei minuscoli alati, sembraquasi trasparire un senso di gioia e di diverti-mento.V’è inoltre, che chiunque alzi e tenga l’atten-zione fissa lassù, non può fare a meno di pen-sare che nessuna umana maestria pittorica odi cesello sarebbe in grado di dar vita, congetto talmente istantaneo, ad analoghi, mira-bili e versatili disegni sul palcoscenico az-zurro.Personalmente, devo aggiungere, non senzachiedere venia agli scettici che dovessero leg-gere le mie note, che la visione in discorsom’ingenera, dentro, anche autentici moti edeffetti suggestivi, per un attimo sembrandomi,inspiegabilmente, di scorgere due volti affac-ciati da altrettanti piccoli squarci nello scenariopullulante lassù. Volti, che ho sempre vivi estagliati indelebili negli occhi e non solo lì: ilprimo, di mia madre, il secondo, invece, d’unaMadonna, esattamente della Madonna Bruna,così sono solito appellarla per via della tona-lità dell’incarnato, effigiata in un antico e ve-nerato quadro esistente nella BasilicaSantuario De Finibus Terrae, in Leuca, sullapunta del Tacco d’Italia. Ritornando al concreto, si tratta di foltissimetribù di piccoli volatili, giustappunto gli storni,della famiglia dei passeracei, intente a com-piere processi migratori, soprattutto per pro-prie esigenze d’ambientamento climatico chestimolano la comprensibile ricerca dell’habitatmaggiormente congeniale.Nel corso di tali spostamenti, che possono co-prire distanze notevoli, accade, anche, che gliuccelli si concedano brevi soste, sempre e im-mancabilmente a livello di schieramento com-plessivo.Alla luce del sopraggiungere, ancorché dipassaggio, di simili moltitudini viventi, se iltransito e la presenza sono coincidenti confasi di raccolto dei frutti della terra - ad esem-pio, adesso, le olive, che, come noto, manmano che maturano, cadono, in parte, spon-

Scritture

Il disegno del cieloI miei amici storni: a Lecce, in questi giorni e a Roma,

nel ricordo di una storica nevicata e di un giuramento con stellette

taneamente e gradualmente sul terreno op-pure restano a posare per un certo lasso ditempo su appositi teli a rete sistemati ai piedidelle piante - viene a montare, qua e là, qual-che complicazione o perplessità o timore.In altri termini, gli “ospiti” in discorso non sonovisti propriamente di buon occhio da taluniproprietari di campi e/o agricoltori, paven-tando, quest’ultimi, che gli storni, per il loro nu-trimento, facciano man bassa dei frutti.A questo punto, però, scaturisce spontaneaun’osservazione: ma, il fenomeno, non do-vrebbe rientrare e inquadrarsi nell'ambito deimillenari processi della natura, delle stagionie degli equilibri tra vegetazioni e fauna?Si diceva prima, di fermate intermedie dellenuvole di pennuti e, al riguardo, v’è la pecu-liarità che, sovente, gli stazionamenti hannoluogo all'interno dei centri abitati, scegliendo,le creature del cielo, di prendere fiato stando-

sene per un po’ appoggiate, o appollaiate,sulle chiome e fra i rami delle piante e/o alberiche svettano, conferendo salutare verde, neiquartieri cittadini.Gradita e piacevole riprova di ciò, mi è stato

dato di avere in un recente pomeriggio, pas-seggiando a Lecce nei dintorni di Piazza Maz-zini, per la precisione lungo via Zanardelli,impreziosita da una bella infilata di giovani magià svettanti alberi del genere “ficus”.E si trovavano concentrati, a tratti saltellanti ea tratti semicelati fra quelle chiome, gli amicistorni, venuti a salutare la capitale del ba-rocco, protagonisti di un rumorosissimo con-certo a base di svelti e reiterati cinguettii,senza limiti, infiniti.Al che, ha decisamente arrestato i suoi passiil comune osservatore di strada, con l’intentodi vivere da vicino la presenza degli uccellini,idealmente rivedendo ancora una volta, inalto, anche i loro assembramenti, nel caratte-ristico formato variabilissimo e geometrica-mente incontrollabile.Molti i passanti che si sono fermati come me,fra stupore e allegria per il bizzarro concertofuori programma: così, l'incontro a tu per tucon gli storni, nella città dove attualmente ri-siedo.Tuttavia, il freschissimo spettacolo non l'ho re-gistrato e assimilato alla stregua d’episodioisolato e localmente circoscritto. Mi ha, bensì,richiamato alla mente un’identica e ancor piùgrande esibizione, tra gli alberi che abbelli-scono, a Roma, la piazza antistante alla sta-zione Termini.Ricorreva la festività dell'Epifania del 1965,sulla capitale, la sera e la notte precedenti,era caduta un’eccezionale nevicata, si circo-lava esclusivamente a piedi, affondando sulmorbido manto bianco, e io, che abitavo lì perragioni di lavoro, dovevo recarmi a Rieti, adassistere al giuramento del mio primogenito,da poco partito per il servizio militare.Avanti di salire sul pullman di linea che, conuna certa fatica mi avrebbe poi consentito diraggiungere la cittadina della Sabina, fui ina-spettatamente gratificato dal buongiorno peropera di una foltissima tribù di storni, che,contrariamente alle persone, davano a ve-dere d’essere completamente indifferenti al-l’eccezionale precipitazione.Storni, dunque, nell’attualità del ragazzo diieri e storni correlati a stagioni lontane,quando andavo veleggiando intorno ai qua-ranta.Adesso come allora, ad accompagnarmi, unasorta di personale marcata simpatia nei con-fronti di tali simpatici volatili.

di Rocco Boccadamo

Tempi ModerniIl suono dei Nuju

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

I l gruppo Nuju nasce nel 2009 a Bologna. E’ formato da validi artisticalabresi che da cinque anni arricchiscono la loro produzione mu-sicale cercando di dare un contributo per la società. Il 15 ottobre èuscito il singolo Tempi Moderni accompagnato dal video e presen-tato ai sostenitori con una festa.

Siete nati nel 2009, avete già tre dischi in attivo e a gennaio 2015uscirà il quarto, diverse collaborazioni, video, insomma una vastaproduzione in soli cinque anni.In realtà il gruppo è nato nel 2009 ma noi già venivamo da altri progetticon grande esperienza alle spalle. Con il nostro incontro è nata l’esi-genza di raccontare determinati argomenti e l’abbiamo fatto con i primitre dischi che in realtà potrebbero rappresentarne uno. Quello che usciràa gennaio è un po’ il secondo disco. La festa del 15 ottobre era un modoper ‘ripartire’ in una nuova avventura.

Il 15 ottobre è uscito il singolo e video Tempi Moderni . Al primoascolto si nota uno stile diverso dal solito, questo indica un cam-biamento, uno sguardo verso altri generi musicali?In realtà tutto fa parte di un percorso, di una evoluzione. Avevamo biso-gno di raccontare una storia tutta contenuta nei tre dischi, il primo rap-presenta la precarietà, il secondo la frenesia e il terzo l’indignazione.Questo ha fatto di noi una realtà musicale crescente con tanti concertinell’anno facendoci conoscere. Riguardo a quello che sarà il nuovosound dei Nuju c’è da tener conto dell’uscita di un componente e il suostrumento che è la fisarmonica portando a valorizzare di più i sintetizza-tori, ma in realtà siamo sempre noi, i Nuju con tanto del passato ed ‘in-cursioni’ del nuovo. Si cresce, si evolve.

Questo cambiamento di stile potrebbe però allontanare i vostri so-stenitori…In realtà Tempi Moderni è un brano che è stato scritto già da tempo ma

non è mai stato inserito nell’album in quanto è un brano di speranza enoi in quel momento non sentivamo l’esigenza di farlo uscire come inveceè successo adesso. Il nuovo sound è una naturale evoluzione, ma siamosempre noi, i Nuju.

A gennaio esce il quarto album, è possibile conoscere qualche an-teprima?Sarà l’evoluzione dei Nuju con tanto di identità sonora. Anche i testi fa-ranno parte di questo percorso musicale. Vi consigliamo di ascoltarlo.

L’etichetta discografica del nuovo disco sarà anche questa volta MkRecords. Come è nato questo incontro?Abbiamo iniziato a lavorare con loro nel secondo disco, sono di Cosenzae ci siamo trovati subito in sintonia soprattutto per dare una mano ad unarealtà del Sud. Lavorano molto bene e sono in evoluzione continua.

Avete partecipato attivamente al progetto ‘Musica contro le mafie’.Può servire davvero a combattere tutto ciò?Il progetto di Musica contro le mafie è legato a Libera e già questo è unagaranzia. A noi non interessa parlare di antimafia ma di responsabilità. Ilprogetto comunque nasce innanzitutto come un contest musicale, poi di-venta un libro con il cd allegato e infine un documentario presentato ingiro per le scuole a sensibilizzare le coscienze dei nostri giovani.

Lasciate un messaggio a chi sta leggendo l’intervistaI Nuju nascono come una realtà piccola ma nel tempo si sono fatti cono-scere ed apprezzare. Cresce sempre di più il numero delle persone checonoscono le nostre canzoni. A gennaio uscirà il nuovo album e invitiamotutti a seguire i nostri live rinnovati nella scenografia e anche negli arran-giamenti. Abbiamo anche un sito www.nuju.it e le pagine su facebook etwitter.

La musica do Spagine

Tempi ModerniIl suono dei Nuju

di Alessandra Margiotta

http://www.nuju.it/

spagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

in Musica

Gli ingredienti, i composti chimici, i principi attivi,le categorie letterarie, le mensole per gli ori equelle per l'argento, gli epigoni, i vegani, leprevisioni meteo, la scadenza degli alimenti,la media dei voti, i chilometri per litro di ben-zina, gli umori della moda, i sondaggi, le so-

glie e le misure di gradimento e quelle per lo schifo. L'immisurabile cosmo, a ben guardare e per opera dell'uomo,ci ha impiegato poco a ridursi a poca cosa, così le parole, ilcaos, i pensieri. Tanto ha fatto che il mare ci è entrato nel sec-chiello, ma non per opera di Grazia. E tutto il pensabile e fattibile, tutto l'ineffabile, in un messaggioaffidato alla bottiglia. Dall'Immenso al liofilizzato, fatto pugno di note e trite cose, inserie. Giovanni Lindo fa la differenza, ostile a compiacere. Qui si se-parano le strade tra chi procede per ossido del pensiero e chile mappe di volta in volta le riformula. Avere la capacità di essere dove si sta è prodigio dell'uomo ingrazia, analizzare l'ogni cosa del vivere privato e sociale consguardo teso, terso, nuovo, senza sponde né cordoni di pro-tezione è fatto prometeico. E non si perdona. Lo sguardo è quello che sappiamo, barbarico severo fragileprofetico. Anche il corpo testimonia Altro, tensione costante,verticale. La storia e l'Inenarrabile. Ci vuole coraggio per viveree per vivere sono necessari pensieri coraggiosi. E ci vuole At-tenzione.La vita è mistero e non è riducile a grossolane, mediatiche for-mule, dice, ma senza prediche, lo dice per sé: restituisco com-plessità alla mia figura, alle Creature, al Creato. Il mistero ègrande e grande è lo stupore per la Creazione. Lindo. Spiritobarbarico e montanaro. Attento. Gli anfibi sono gli stessi, salivano sui palchi di m'importa 'nasega, si impolveravano galoppando e si impolverano ora, nellastalla e nella chiesa. Le litanie sono nastri rossi che gli baciano la fronte dai tempi diMaddalena. Il Mistero si ignora o si accoglie. Giovanni lo ha accolto, ne èLui stesso traccia, storia, testimoninza, presenza. Guardo allasua esistenza come ad un'offerta, inanellarsi nella Grazia enel dolore, di preghiere in forma di canzoni, pensieri e parole.Da sempre. Vivo uomo di montagna, non plastica ma legno e acciaio. L'at-tenzione. Barbaro con facoltà di parola arreso al Mistero.La parola testimonia l'impegno dell'esistere e dello stare almondo, modo autentico, scorticato, sofferto, gioioso, poetico.Poeta. Spia nella notte ciò che si farà aurora. L'occhio percorredistanze siderali, visibile e invisibile, parola della comunicazionee parola ineffabile, felicità e infelicità, popoli e parole estinti euomini e verbi dell'oggi. I conti che nelle tasche altrui non tor-nano, qui si fanno chiari, e il progresso non illude chi non vuolee sa che la gioia è la stessa di cento, mille anni fa e il dolorepure, uguale. Nascita vita morte e quel che si accoglie in formedi prodigio, di miracolo. La tecnologia non aggiunge letizia alcuore. E per quanto lo specchio dei tempi l'ha visto vigile e attento,dai tempi ha preso sempre le distanze, considerato poco lospazio dell'attuale a fronte dell'intemporale moto delle cose,leggi di natura, lo spazio visto dalle nuche delle montagne, ledistese dei deserti, il vivo che non muore. Ci vuole coraggio.

Lode a Lindodi Ilaria Seclì

FLYING CIRCUS

TEMPORARY - SMALL PRESS - BOOKSTORE

copertinaspagine della domenica n°49 - 26 ottobre 2014 - anno 2 n.0

Editoria

F lying Circus - Temporary SmallPress Bookstore è un progetto chesi propone come grande vetrinanel cuore di Bari - e come luogotemporaneo di fruizione dell’edito-ria, di ricerca delle immagini e di

scambio culturale. L’obiettivo del progetto è dicondurre il fruitore a una conoscenza sensibiledi tutto ciò che il mondo delle immagini, speri-mentando costantemente, produce attraverso lapubblicazione di libri d’arte, giornalismo dise-gnato, fumetti ma anche autoproduzioni, seriee zines. Il bookstore, allestito in un locale adia-cente al Pub Flying Circus sito nel centro storicodi Bari e affittato per l’occasione, servirà a ritro-vare la concezione tradizionale del libro e delleproduzioni visive in cui, ciò che risulta material-mente tangibile, riacquista valore e si carica dinuovi signifcati comunicativi e progettuali.Il locale, in linea con lo spirito dell’iniziativa econ la filosofia che da più di un anno anima ilpub, verrà allestito con complementi d’arredoderivanti da materiale di risulta e da pezzi di mo-bilio riciclati. Il bookstore, che resterà in attivitàdal 7 al 24 dicembre 2014, sarà un luogo dovededicarsi del tempo e aprire le menti. All’internoè prevista: promozione e vendita di una riccagamma di libri della piccola e media editoria il-lustrata; autoproduzioni italiane ed estere; rivi-ste specializzate nelle arti visive conun’accurata selezione della stampa più setto-riale e di diffcile reperimento.Inoltre sono previsti nella programmazione al-cuni eventi satelliti connessi tra loro per temati-che, i quali saranno allestiti negli spazi messi adisposizione dai partner del progetto. Fra que-sti: workshop sulla produzione di fumetti; di ri-sografia e tecniche di stampa; dedicatiall’infanzia; mostre di illustrazione e fumettistica;incontri con autori. La particolare scelta del pro-gramma risiede nella natura stessa del pubFlying Circus il quale, oltre a svolgere regolariattività commerciali, si propone da semprecome una fucina culturale per il territorio tramiteiniziative di socializzazione e di formazionecome workshops, laboratori, proiezioni ed espo-

sizioni. Il motore di questo progetto è l’irrefrena-bile fiducia nella cultura, nella sua diffusione eproduzione nella società contemporanea. Il bo-okstore sarà un luogo aperto alla contamina-zione dei saperi e delle abilità grazie alleproposte dei singoli e delle realtà associative,territoriali e non, promotore di attività destinatialla diffusione del progetto. La comunicazionedell’evento prevede performances ad opera diillustratori, materiale pubblicitario e cartelloni-stica autoprodotta ed eventi promozionali a ca-rattere culturale e musicale. Il bookstore sipropone come uno speciale punto d’incontroculturale, accessibile a tutti, capace di costruireun rapporto forte con il quartiere e la città al fnedi diventare esso stesso punto di contatto e discambio tra persone e realtà inedite.Tra gli eventi aggregativi, vi saranno letture, in-contri con autori e performace di illustratori e ar-tisti che si accompagneranno a eventi serali atema musicale.Sono invitati a partecipare tutti coloro che ope-rano nel campo della comunicazione visiva tra-mite l’editoria e il giornalismo illustrato,la fumettistica e tutte le arti visive legate allastampa e alla diffusione di immagini.Case editriciIl progetto è rivolto a tutte le piccole e mediecase editrici indipendenti, legate al mondo del-l’illustrazione. Con la propria adesione sarà pos-sibile inviare 4 o più copie per ogni titolopresente in catalogo, le quali saranno destinateall’esposizione e alla vendita per tutta la duratadell’ iniziativa. Le case editrici sono inoltre invi-tate a segnalare eventuali titoli in uscita in mododa potereventuantualmente organizzare presentazioni oincontri con autori le cui spese di viaggio, vittoe alloggio saranno a carico dell’organizzazione.RivistePossono partecipare tutte le riviste di settore,inviando qualsiasi tipo di materiale inerente alladivulgazione di opere illustrate. La partecipa-zione è gratuita e senza limiti di quantità di copieda inviare. È possibile inviare anche materialedi archivio, numeri di anni precedenti ed even-

tuali edizioni limitate il cui valore è cambiato neltempo.Zines autoprodotteSi invitano tutti i collettivi, le crew e i singoli ar-tisti a partecipare con le loro zines di recente odatata stampa, inviando il proprio materiale alfine di raccoglierne una quantità considerevoleper comprendere l’evoluzione e le metamorfosidelle autoproduzioni.IllustratoriUn’area del bookstore sarà destinata al lavorodei singoli illustratori, i quali sono invitati a par-tecipare inviando del materiale quali posters,immagini o proprie opere, che saranno espostee messe in vendita insieme ai prodotti editoriali.Termini e condizioni per aderire La partecipa-zione al progetto è del tutto gratuita. Le speseper l’invio delle copie saranno a carico del par-tecipante mentre, a carico dell’organizzazione,le spese per la restituzione dei resi invenduti.L’organizzazione trattiene il 40% dei profitti dellavendita per ogni copia. Se tutte le copie sarannovendute prima del termine del bookstore, saràpossibile effettuare un secondo invio di mate-riale a carico dell’organizzazione, sul quale saràapplicata la stessa percentuale.Diventare sponsor dell’iniziativaPer supportare l’iniziativa in modo più attivo èpossibile versare un contributo di 40 euro all’or-ganizzazione. Questa si impegna a sponsoriz-zare il brand del partner garantendogli visibilitàsu tutta la comunicazione dell’evento e sullepiattaforme social. Inoltre il Flying Circus si im-pegna ad ospitare e organizzare le presenta-zioni delle future 6 uscite dello sponsor, per unperiodo valido fino a marzo 2015. La spedizionedel pagamento e del materiale venduto, saràinoltrata entro e non oltre il 31 gennaio 2015.

Chi fosse interessato a proporre unproprio laboratorio, un workshop ouna performace è invitato a contattarciall’indirizzo:[email protected]

Nel centro storico di Bari dal 7 al 24 dicembre

un bookstore dedicato al libro, all’editoria

e alle produzioni visive