spagine della domenica 78

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spagine Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0

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La copertina è dedicata all’Otoporto day! All’interno i contributi di Gigi Montonato, Giacomo Grippa, Marcello Buttazzo, AG per Pe(n)sa differente, Paolo Vincenti, Francesco Pasca, Rocco Boccadamo e un’agenda ricca di appuntamenti…

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Page 1: Spagine della domenica 78

spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0l’opinione

Votare stancadi Gigi Montonato

Votare stanca, ormaisi è capito che in Ita-lia non c’è più vogliadi votare. Un lettoredel “Corriere dellaSera” in una lettera a

Sergio Romano (5 maggio) ha scrittoche secondo lui il poco afflusso alleurne è da attribuire alla concomitanzadella giornata elettorale (domenica, 31maggio) con il ponte del 2 Giugno (an-niversario della Repubblica). Ma la pre-cisazione di quel lettore conferma ildato di fondo: andarsene al mare è me-glio che votare e conferma un altrodato, questo un po’ più vergognoso,che gli italiani, che si piangono ad-dosso perché non arrivano a fine mesecon lo stipendio o con la pensione, inrealtà sono dei “mangia e caca”, i cori-condi, adusi al godimento fisico e deltutto privi di senso civico. Mussolini linobilitava alquanto chiamandoli “pan-ciafichisti”.Erano altri tempi!Molta gente non vota – si dice – perchéè schifata dalle ruberie dei politici, dallacorruzione dilagante, dagli scandaliche si rincorrono per superarsi, dalladelusione sistematica dei tanti che inquesti anni si sono proposti come an-geli del bene e poi, una volta al potere,si sono rivelati geni del male. A chevale votare se la schifezza politica noncessa e anzi si colora di nuove tinte? Qualcuno poteva immaginare che laLega di Bossi, quella di “Roma la-drona”, arrivasse allo schifo dell’appro-priazione di soldi dello Stato perristrutturazioni di case private e laureea citrulli padani? Qualcuno poteva im-maginare che un Alemanno – Msi, neo-fascismo, croce celtica, An, promessosterminatore di ladri e corrotti, generodi Pino Rauti – giunto al potere, met-tesse in essere un’organizzazionecome quella di cui non c’è giorno chenon se ne parli, detta “mafia capitale”?Nemmeno se me lo avesse detto miopadre morto io personalmente l’avreicreduto!Ma chi è la gente schifata, che barattail proprio voto, una delle più grandi con-

quiste politiche dell’individuo, con lacorruzione altrui e dice: io non voto per-ché sono tutti corrotti. E’ un soggettopolitico che si va espandendo a mac-chia d’olio fino a lambire spazi di unacerta sensibilità civica e di una certacultura umanistica. Ma è un soggetto politico che non saguardare a sé stesso, che dimentica diavere dei doveri, che è in debito con laSocietà, con lo Stato e con la Nazione(con le iniziali maiuscole, sissignori).Contadini, artigiani, commercianti, ingran parte evasori fiscali, che godonodei servizi dello Stato, che vanno ascuola gratis, che godono della sanitàgratis, che non sanno ancora – se mailo sapranno! – che cos’è l’Irpef, semprepronti alle scorciatoie, ai raggiri, agliimbrogli. Questi signori preferiscono ilponte vacanziero al voto; preferisconosoddisfare la pancia e il culo piuttostoche il pensiero civile, l’impegno, sia purminimo, di dare un contributo alla vitadel Paese, di non stancarsi di esperiretentativi per migliorarne la situazione. Bisogna sentirli, questi cittadini indegni.Io questa volta il mio voto non lo do anessuno! Ti è, che si prendono dal sot-toscritto! Basta, non vado a votare, va-dano a fare in culo tutti!Forse le parole lette non danno il sensopieno delle parole sentite, perché dettecon la mimica facciale e la gestualitàdella circostanza. Quel che vogliono si-gnificare è che loro, proprietari di unbene che è il voto non intendono piùprivarsene, concederlo a soggetti im-meritevoli. E meschini non si rendonoconto dell’inutilità del loro gesto, dellamortificazione della rinuncia, della vel-leità di una scelta. Mentre essi non vo-tano, nuova genia di ignavi, chi vota,siano essi in pochi o in molti, si erge adarbitro politico del Paese, senza averechiare credenziali, sulla base della ri-nuncia altrui. Prendiamo gli attuali “angeli del bene”,che soni i grillini. Chi sono? A quali va-lori fanno riferimento, a quale ideolo-gia, a quale storia? Sono come libriintonsi, quei libri che una volta per leg-gerli era necessario aprirli col taglia-

carte pagina per pagina. Oh, che sonobravi e belli, i grillini! Come sanno par-lare contro! Ma nel momento in cui do-vessero andare al potere, basterebberole parole generiche di libertà, di giusti-zia, di solidarietà, che non si stancanodi propagandare? Chi farebbe da ga-ranzia alle loro cambiali piene di propo-siti meravigliosi? Prima c’erano i partiti.Oggi c’è la rete, un fantasma inafferra-bile. E’ proprio l’iperattivismo di queste mi-noranze populistiche che dovrebbe al-larmare i cittadini, indurli al voto oggipiù che mai. Finché c’è gente che vota,per gli altri è un suicidio politico non vo-tare. Quando in un teatro quelli sedutiin prima fila, che sono una minoranza,si alzano in piedi, quelli che stanno die-tro, che sono la maggioranza, se vo-gliono godersi lo spettacolo, devonoalzarsi in piedi a loro volta, se non lofanno e continuano a starsene seduticome pelandroni rinunciano ad un lorodiritto. Che non è il voto in sé, maquello di decidere o di dare un contri-buto alle decisioni. L’astensione dal voto dovrebbe a que-sto punto indurre le istituzioni a far ri-corso ad alcuni anticorpi, creare cioèuna democrazia più consapevole e piùtosta. E soprattutto la politica, intesacome organizzazione di uomini e di in-teressi, dovrebbe escludere da sé si-stematicamente la componente marciae preservarsi da contagi, commistioni eintollerabili “solidarietà” di apparte-nenza. Un sistema si salva con le sue stesserisorse. Chi crede nel voto e gli ricono-sce un valore in sé e un potere stru-mentale, dovrebbe servirsene percombattere i nemici e gli speculatori.Se politici impegnati ed elettori etica-mente motivati non sanno o non pos-sono difendere l’interesse comune,prima o poi la spallata al sistema de-bole e corrotto, sotto forma di aiuto, av-viene dall’esterno; ma a quel puntonella polvere non finiscono solo i me-todi (voto e democrazia) ma anche lefinalità.

ma finché c’è chi vota bisogna votare

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0

Si è svolta venerdì 5 giugno a Lecce una conferenza,tenuta dal professore Massimo Cacciari, sulla funzionedelle Università. Sin dal tempo della loro istituzione,dopo il Mille, ha esordito il relatore, i più importanti Co-muni italici ebbero consapevolezza dell'aprirsi alla co-noscenza universale, alla sinergia tra gli indirizzi,

diremmo oggi, umanistici e le "arti" scientifiche, in un diretto confrontofra docenti e studenti e senza "pensieri unici". Il filosofo, ha ribaditol'essenza del comunicare, dell'educare, del formare, concetti, finalitàe metodi ben diversi da quelli dell'informare o dall'istruire. Per Cacciari l'Università, comunque di massa e non di classe, an-drebbe salvata come vero "bene comune", altro che "acqua bene co-mune", ha sorvolanto intanto su aspetti , trucchi e distorsioni, attribuitialla burocrazia ministeriale.A proposito dei casi in cui tradita resta la funzione educativa, interve-nuto nel dibattito, ho chiesto se questo avviene anche, quando ai mi-

nori, persone in "formazione", si somministra l'insegnamento della re-ligione.Non ho ricevuto risposta. Cacciari fa parte del resto di pensatori, "pre-occupati" della vulnerabilità del mondo occidentale, rappresentatodalle misconosciute "radici cristiane". Essi liquidano del tutto il temadella laicità come l'abnorme, diffusa presenza di simboli ed intesta-zioni religiosi, ed il crocifisso, Cacciari, affermò al tempo del ricorsoalla Corte Costituzionale, per defiggerlo, (nov. 2008) che "Cristo sa-rebbe il primo a non volerlo”, per lui invece il problema restava se-condario o da ignorare. In Italia provate a toglierlo o chiedere ditoglierlo e finirà o con l'estromissione dalla Magistratura dell' ex giu-dice Luigi Tosti o con la sospensione per un mese di quel docentedel Nord che l'aveva solo deposto durante l' ora della sua lezione.

Giacomo Grippa(rappresentante D. A. Lecce)

I simboli e le radici dei popolipensamenti

Ad illustrare l’immagine di copertina del romanzo di José Sarmago, “Saggio sulla lucidità” (Ensaio sobre a Lucidez)

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0contemporanea

Cosa resta degli eventitrascorsi? Il passatoè sempre vivo, vibra-tile, riposa nel pre-sente, è una vela dibarche ammarrate e

serene. Ormeggiato passato sullesponde di questa vita, che desiderasolo cogliere fiori di campo, papaveriinsanguinati d’amore. Una vita es-senziale, che s’accontenta di mirareun’alba solitaria e fremente e il volodelle rondini anarchiche, una placidasera, un crepuscolo aranciato, unanotte fruscio di stelle silenziose. Unavita che non insegue più fantasmicon la lattea mantiglia ingannevole,né si perde a elucubrare le magnifi-che questioni vacue, ma s’affaccia aosservare, stupefatta, odore di cielo.E, allora, cosa resta degli eventi tra-scorsi?Rimane la scaturigine d’essenza, ilmidollo che agitò gli adolescenzialianni, che sono ancora scolpiti nellamente. Quelle corse sfrenate con icompagni nei campi sterrati delpaese a inseguire un pallone, queigiochi infantili e selvaggi e fantasiosi.Rimane quel senso di sacralità del-l’amicizia, che da piccoli abbiamo im-parato a coltivare, baluardo contro leingrate e volgari offese di certomondo circostante. Il gioco veniva in-teso non come semplice trastulloquotidiano, ma aveva un significatopiù alto: era il collante che ci tenevauniti, omogeneizzando le nostre esi-stenze proletarie.Il gioco era un potente mezzo di co-municazione, di disvelamento degliistinti, di aggregazione sociale. Cisentivamo affratellati e potevamoconsolare il caduco tempo. Quantearrampicate sugli alberi, quante scor-rerie nelle compagne dei contadini arubare la frutta. Ma il passato non èstato per alcuni di noi, fanciulli gio-cosi, solo gioie, passatempi, sollazzi.A volte, il passato ha lasciato ancheun segno indelebile nelle carni, si èinsinuato nelle membra, ci ha squas-sato l’interiorità. Alcuni di noi sonostati significativamente colpiti dal tra-vaglio, scavati dalla sorte. Negli anniadolescenziali e postadolescenzialialcuni di noi hanno dovuto traversarei loro inferni di tribolazioni, coi ginoc-chi piagati hanno dovuto percorreregli incerti cammini, selciati malage-voli e infuocati. L’ esistenza non èsolo rose e giacinti, non è solospasso e godimento: la vita può es-

sere anche dolore. E va vissuta finoin fondo, è un ineludibile caleidosco-pio di sensazioni. Ogni fatto cheviene, dall’interno e dall’esterno, hail suo passo, la sua ragione. Il pas-sato, talvolta, ci ha procurato angu-stie di varia natura e pugnali dimestizia ci ha inferto nel petto. L’at-teggiamento antropologico più co-struttivo non è certo quello distagnare nella sofferenza, di crogio-larsi con essa: tutt’altro; la soffe-renza va metabolizzata, digerita, vatrasformata in qualcosa d’altro.Dal disagio, soprattutto quello psico-logico, bisogna saper uscire con de-licatezza, in punta di piedi. È vero, ènecessaria sovente molta fatica, ap-plicazione d’intenti, per riuscire adelaborare dispiaceri e ferite sangui-nanti e ad approdare su lidi di sera-fica accettazione. Il lavoro deveessere costante, pervaso d’abnega-zione e amore.

di Marcello Buttazzo

Cosa resta degli eventi trascorsi?Il piacere di essere state giovanianime erranti, alla perenne ricercadella buona stella.Personalmente, custodisco dentro,nelle ossa, anche le antiche melan-conie; e finanche con gelosia unapassata storia fanciullesca di pati-mento esistenziale, che fece vorti-care i venti e scombussolòparzialmente le stanze dell’anima.Oggi, però, quel dolore, che così inti-mamente condizionò i giorni, è statocompreso, decodificato, scomposto,ricomposto. Oggi posso guardare i cieli di giugnocon rinnovata fiducia, scaldarmi alsole del meriggio, aspettare la notteamica. Nonostante l’endemica precarietàeconomica e l’età che avanza, possofermarmi ai bordi del mondo e spe-rare che una nuova aurora verrà.

La vita essenziale

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L'accettazione della propria fragilitàe della morte dona all'uomo quellaconsapevolezza e sicurezza cheprima, travolto dall'impressionedelle cose, egli ignorava. La fragi-lità non significa nullità: anche le

cose più umili acquistano valore perché dall'uomovivificate.La sua voce, oh, la sua voce soave mi sciogliel'anima, mi toglie via qualunque incertezza, qualun-que possibile angoscia. La sua voce: un canto chesi smarrisce nel più dolce dei sogni. I suoi capelli,tenere spighe di grano color oro con mille sfaccet-tature bionde che brillano al sole. E infine ciò cheamavo più di lui: i suoi occhi, un mare tranquillo nelquale mi perdevo. Un'illusoria perfezione.Era il mio nord, il mio sud, il mio est, il mio ovest, lamia settimana di lavoro e il mio giorno di festa, ilmio meriggio, la mia notte, la mia parola, il miocanto... Era il mio tutto, il mio universo.Mi scivolò dalle mani, scappato via come fugge unanimale dal cacciatore, volato via come gli uccelli

d'inverno. Sbagliai a pensare eterno quest'amoree solo ora me ne rendo conto.Le stelle non servono più: spegnetele tutte, una auna; smontate il sole e imballate la luna; strappatele selve e scolate tutto il mare. Eliminate ogni suoricordo. Il piacere è andato via e non potrà più tor-nare. Rimane solo il sapore amaro delle lacrime unvuoto interiore incolmabile; un vuoto infinito, un do-lore nel petto che ad ogni suo ricordo si intensificasempre di più come se il cuore stia per scoppiare.Fuori è tutto cupo, tutto scuro; tutto è un suo ricordoche mi uccide dentro.Un fumo di tabacco ha divorato l'aria, la stanza èun capitolo dell'inferno.Ed eccomi, seduta, il cuore dentro una corazzadura. Mi cacci come un animale selvatico, fuggi viada me ma a me non importa: il tuo amore è un pe-sante macigno che incombe su di me ovunquepossa fuggire.Per te, per me altro mare non c'è che il tuo amore,altra tregua non esiste in questo mondo.Altro sole non c'è che il tuo amore benché io non

so dove o con chi tu sia. Se non fossi tornata daesso ci sarebbero altri suoni a riempirmi il cuore enon solo le mie urla strazianti e i miei gemiti. Dovesei? Non scappare da me. Non fuggire. Rimani qui,ad accarezzarmi i capelli come nelle notti d'estate.Sfiorami dolcemente le candide mani e sorridimicon quel tuo unico sorriso. Non andare via.L'amore non è nel bollire più sodo, non è nell'esserbruciati come carbone ma in ciò che sorge dallemontagne nei petti sopra le giungle di capelli.Amore significa correre in fondo al cortile e sino allanotte corvina con l'ascia lucente tagliare la legna,giocando con la propria forza. Amare è sciogliersidalle lenzuola strappate dall'insonnia, gelosi di Co-pernico. Per noi l'amore non è paradiso terrestre, anoi l'amore annunzia ronzando che di nuovo è statomesso in marcia il motore raffreddato dal cuore.

AGcon Gio Batta Bucciol, Fernando Pessoa, WystanHugh Auden, Vladimir Majakovskj

Ottava edizione di PE(N)SA DIFFERENTELecce, 11/12/13 giugno 2015Palazzo Vernazza, Lecce

Si festeggia l'espressione creativae la bellezza in tutte le sue forme con incontri, cinema, teatro, danza,mostre, performance e tanto altro

Storia di un amoreQuesto racconto ha ispirato l’illustrazione di Efrem Barrotta, divenuta l’immagine dell’edizione 2015 di Pe(n)sa differente

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spagine

L’osceno del villaggio è apiede libero. Si aggira fradi noi, è il concentrato deivizi e delle dissolutezzedegli italiani, è il feno-meno da baraccone nel

gran Circo Barnum della nostra nazione.È una maschera tragica e comica diquest’italietta lunga lunga e stretta stretta,è il mostro che aspetta al varco della no-stra addomesticata e borghese serenità.L’osceno è lo “scemo più scemo” del vil-laggio globale degli anni duemila.Per Nonciclopedia (contraltare online sa-tirico ed irriverente della più nota Wikipe-dia), “Lo scemo del villaggio è un individuoche rallegra la vita dei concittadini urlandoe urinando per strada. Vive nelle piazze edorme sulle panchine, ma a differenza delbarbone non chiede soldi, ha una casache non occupa mai e le gote di un accesocolore rossastro. Potrebbe sembrare chesia perennemente ubriaco, infatti è così”.

Qui Italia“Ogni giorno la vita è una grande corrita”/e la notte, sulle terrazze del centro è discena la malavita,/ …/ e con la benzinaalle stelle e guasto il motore,/ il mattino di-venta nero, se la macchina non può par-tire…/ “tu ti guardi allo specchio e ti sputiin un ecchio”/ e decidi di tornare a dormiree “buonanotte al secchio!”/ ma intanto stri-scia, striscia, striscia la notizia e non si puòpiù fermare:/ corre voce che “è asciutopazzo o padrone!”/ striscia, striscia e ser-peggia negli ambienti di potere,/ la situa-zione è grave e fa allarmare…/ …/ e frauna stangata che va e una stangata cheviene,/ ci divertiamo con le discrasie diquesta nostra nazione/ Come cantaRenzo Arbore, in un Paese ormai allosbando,/ “tu comandi fino a quando haistretto in mano il tuo telecomando”,/ e da-vanti a quel totem domestico, fra “Porta aPorta” e “Annozero”,/ non distingui piùl’opinione dai fatti, il falso dal vero…/ e “alcontadino non far sapere/ quanto è buonoil formaggio con le pere”/ che, in questo

contesto, non c’entra un “casso”,/ ma mipiaceva la rima e ce lo ho messo./ …/ fra“L’isola dei famosi” e “La Fattoria”, è unasituazione paradossale,/ che nessuno sisforza più di capire,/ è solo un prendi escappa, “la trippa la trippa”,/ “vota Anto-nio!”, ma poi il meccanismo si inceppa/ eallora, sono dolori per la corte e per l’Im-peratore,/ quando è tempo di consegnareil potere,/ e allora è triste, per il leader coni consensi in caduta verticale,/ e tutti prontia saltare sul carro del vincitore/ “morto unpapa se ne fa un altro”,/ e che ce ne fottea noi, in questo paese così scaltro./ E’ fa-cile aver voglia di fuggire/ giù dal Congocampano-lucano, è forte la tentazione,/ oancora più a sud, dal Kenya calabro-pu-gliese, aumenta l’emigrazione,/ è facileaver voglia di fuggire/ e si lavora molto difantasia/ quando proprio non si riesce adandar via./ W Milano! Metropoli del calcioe delle televisioni/ W Milano! Metropolidella finanza e degli affari/ Milano- Tan-gentopoli/ Milano-Italia, Milano Vallettopoli:w la grande metropoli!”

“Poi comincia il lavoro e dimentichi ilcuoro”/ e sei solo un’altra voce nel coro/ “tidistrugge lo stress e dimentichi il sess”,/ lavoce dell’indecenza è solo “spetteguless”,/e non c’è niente che ti tenga su,/ quandola voce dell’inclemenza non arriva più/…/E fra una stangata che va e una stangatache viene,/ la maga pronostica sciagureper la nazione./ E se federalismo non vuolproprio dire fare quel che vuoi,/ io mi tengostretti le mie mogli ed i miei buoi/e fra gli“Amici” di Maria e “Uomini e donne”, è unasituazione surreale,/ che nessuno cercapiù di spiegare/ ma intanto striscia, strisciala notizia e non si può fermare,/ la situa-zione è grave e fa allarmare/ un fil di vocediventa un boato/ e il caos esplode incon-trollato/ corre voce che il Capo sia ormai“andato”,/ e fra i quadri dirigenti, il panicoè subentrato/ corre voce che il Capo siamolto malato,/ e fra peones e franchi tira-tori, c’è aria di sbraco./ Comincia un fuggi-fuggi, fra colombe e falchi/ e di colpo si

svuotano i banchi,/ chi prende il primoaereo, chi inizia a puntualizzare:/ “io c’eroma solo per dovere”,/ e fra sottili distinguoe smaccate prese di distanza,/ gli animaliiniziano una macabra danza/ sul corpo delleone, per potersi spartire/ quello che restadel suo potere/ E’ facile aver voglia di an-dare lontano,/ da questo Sud sempre più“pizza spaghetti e mandolino”./ W Milano!Metropoli del calcio e della moda/ W Mi-lano! Metropoli della grande sfida/ Milano-Tangentopoli/ Milano-Italia MilanoSanitopoli: w la grande metropoli!/ RadioPadania ci ricorda come siamo messimale/ e che il Sud è, per il Paese, comeun grande bubbone,/ ma in questo Paeseche è ormai ridotto ad un cesso,/ noi ri-spondiamo con quel gesto che è semprelo stesso/…”.

In questo brano, scritto diversi anni fa, cer-cavo di fotografare, a mio modo, le debo-lezze e le manie italiane, i luoghi comuni,i tic. In particolare, riflettevo sulla caduta diconsensi che iniziava a verificarsi nei con-fronti del partito di Forza Italia-Pdl e delsuo leader Silvio Berlusconi e sul fuggifuggi dei vari deputati e senatori, propriocome i topi che lasciano la stiva quandohanno sentore di naufragio per fare poiuna fine ancora più veloce. Quella di ab-bandonare la nave quando sta per affon-dare è una oscena abitudine tutta italiana(Comandante Schettino docet) e allostesso modo è una oscena propensione,specie della gattopardesca classe politica,quella di saltare sul carro dei vincitori,come si usa dire, anche quando questocarro (carretto, carroccio) è in corsa,anche col rischio di sfracellarsi a seguitodi una rovinosa caduta. Molto italiano ilvezzo di cambiar casacca, di voltar gab-bana all’occorrenza, di stare insommadalla parte della ragione, che sta poi sem-pre dalla parte del più forte.Purtroppo, il divario di cui parlavo nelbrano, fra Nord e Sud del Paese, oggi èstato colmato in negativo da una crisi eco-nomica e finanziaria che rischia di spazzar

Decadenzadi Paolo Vincenti

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0xxxx

spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0Do oscenità in oscenità

via tutto quanto.Ma certe turpi abitudini tutte italiote re-stano, e sono il portato di quella filosofiapopolare del “tirare a campare”, che tantidanni ha procurato in questo Paese, cheaffoga nell’invidia e nell’ipocrisia. Oscenoè chi predica bene e razzola male. Unesempio calzante di questa incongruenzalogica ed etica fra un comportamento equello precedente, oppure fra quello chesi dice e quello che si fa, è Mario Ca-panna. Ormai un cult, il battibecco televi-sivo fra “Pancho” Capanna che rivendicala legittimità del suo vitalizio sulla base deicosiddetti “diritti acquisiti”, e il “Cicciobello”Massimo Gilletti che si erge a difensoredei più deboli e degli oppressi, nella tra-smissione domenicale “L’Arena”.Ma la storia è piena di esempi eclatanti, dipersonaggi famosi, papi, politici, attori, re-gnanti, musicisti, con una doppia morale,pubblica e privata. Certo, osceno è chipredica bene e razzola male, ma ancor piùchi predica e razzola male. Osceno, ilprete che va a puttane o a trans, che fauso di droga, ancor di più se spinge i ra-gazzini dell’oratorio a fare lo stesso. Inquest’ultimo caso, direi che se il prete raz-zola male ma predica bene è meglio. Cioè,si tratta di scegliere il male minore. Certo,

il “don” potrebbe smettere di essere unrotto in culo e divenire conseguente conquello che va predicando. Ma quando sitratta della chiesa, è proprio il caso di dire,come recitano alcuni cartelli satirici, che“per i miracoli ci stiamo attrezzando”.Osceni sono i cattivi maestri, i profeti dimorte, i mammasantissima delle organiz-zazioni mafiose, gli ideologi criminali,ecc… Osceno è Silvio Berlusconi, unuomo che non accetta l’evidenza dei fattie continua a vivere in un mondo ideale,quello che ha tentato di costruire nell’im-maginario collettivo per tanti anni, senzariuscirci. Venditore di sogni. Sembra undisco rotto, un nastro riavvolto, un déjà vu.Come nel lontano 1994, ancora ho sentitol’altra sera il “cavaliere mascarato” parlaredi un rassemblement dei moderati di cen-trodestra e di “rivoluzione liberale”. Quantevolte Piero Gobetti si sarà rivoltato nellatomba?L’osceno del villaggio è il re del trash, il“catafratto” Andrea Diprè, un cretino moltoseguito sulla rete. Si ritiene un talent scoutperché lancia degli improbabili personaggiche non sanno fare nulla come lui. È il fon-datore di una vera e propria religione, il di-preismo. Ultimamente è al centrodell’attenzione mediatica per il suo vero o

presunto fidanzamento con la pornostarSara Tommasi. Il suo successo è iniziatoda Youtube, dove pubblica una serie di in-terviste a personaggi famosi che spessofanno notizia. Ma io lo ricordo giovanis-simo che, ancor prima della notorietà fra icibernauti, faceva il piazzista di quadrinelle televisioni private a tarda notte.Chissà quante croste avrà smerciato rifi-landole per originali capolavori.Oscena è questa Italia da operetta attra-versata da penosi barbagianni e “dagente infame che non sa cos’è il pudore”,come canta Battiato in “Povera Patria”;questa Italia popolata da “perfetti e inutilibuffoni”, mostri e nuovi mostri. Attraversatasulla scena pubblica da personaggi vellei-tari, cialtroneschi, superficiali, come Bor-ghezio e Calderoli, Alessandra Mussolini,mostri e nuovi mostri again, come Crucianie Parenzo della Zanzara, Sgarbi, Santan-chè, e poi i vari Razzi, Scilipoti, Buonanno,Renato Pallavidini, il professore nazista, laTina Cipollari di “Uomini e donne”, e viacon tanti altri campioni di questo bestiarioumano. E di oscenità in oscenità, l’italia s’èrotta”, oppure “qui la vedo brutta, l’Italia èormai alla frutta!”.

“I funzionari dello stato italianoSi fanno prendere spesso la manoInizian bene e finiscono maleCapita spesso che li trovi a rubareE fanno cose che stan bene solo a loroA usufruire di vantaggi esageratiCosì abbandonano ogni tipo di decoroE si comportano come degli impunitiQuesta è la cumbiaLa cumbia di chi cambiaLa cumbia di chi cambia”Jovanotti- Adriano Celentano

“In questa decadenzaLe persone non hanno chanceC'est la décadenceC'est la décadence”Ivano Fossati

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spaginedella domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0

Scendere è il sì ed è ancor poca fatica s’è nondel salire o del chi monta per scale o se n’è ca-rica e tempo o di chi, per esser l’omo n’è il vero,s’è il peso del levare.

Chiamatelo Codice Hammer-Leicester e sono i 18+18 fogliin originale di 29 × 22 centime-tri e lo sono solo se rilegati inpelle e se databili tra il 1504 eil 1508, per altri ancora tra il

1506 e 1510. In una sovrapposizione temporale

lo sfasamento è del due, poco e tanto per unastoria da raccontare. Nella storia recente il Co-dice in oggetto nel 1994 fu acquistato per tren-tuno, circa, milioni di dollari, da Bill Gates, dalfondatore della Microsoft Corporation.Tralasciata la vita di un Codice passata perun’avventura intuita digitale, le domande sono:Ma che faceva Leonardo fra il 1504 e il 1508 oil 1506 e il 1510 quando lo vergava in seppia diinchiostri organici per profondità nei toni e conpenna (appurato stilografica) e nel minuto dopominuto e per Casi e su carta?

Ma soprattutto, che ci voglio fare io con il rievo-carlo e dando priorità ad un nuovo ordine?Per la Storia di un inizio, per Leonardo, siamoin un quadriennio importante sia esso stato ilprimo o il secondo e occorre perciò spenderein pensiero, il tempo.V’è da precisare: che, s’è dal 1504 che s’ha daincominciare, l’anno è di un Leonardo occupatoin fortificazioni (a Piombino) e in idraulica; cheMichelangelo darà inizio al cartone della Batta-glia di Cascina; che, nel 9 di luglio di quell’annomuore il padre, il ser Piero, che nel frattempo

scritture

Del codicedi Francesco Pasca

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spagine

Ch’È del Sole e,dell’Acqua, la Luna

ha lasciato in vita dieci figli maschi e due fem-mine, naturalmente, fra i dieci lo stesso Leo-nardo.Via via nel proseguire: che nel 1505 Leonardoinizia gli studi sul volo degli uccelli; che alla finedell’anno risultano a lui pagati i compensi per lasua Battaglia D’Anghiari; ch’è, importante, perun’altra datazione, conoscere di un Raffaello in-tento a riprodurre con uno schizzo la composi-zione della Gioconda e della Leda; che lo zioFrancesco nel maggio del 1506 muore e lo no-mina suo erede; che parte da Firenze diretto aMilano alla corte di Carlo d’Amboise; ch’è diquel periodo l’inizio della turbolenza giudiziariacontro i fratellastri per il lascito testamentariodello zio. Non è poco se, da un manoscritto conservatooggi al British Museum si evince a mano di Leo-nardo: “A dì 9 luglio 1504, mercoledì…”; se nelCodice Atlantico conservato nella BibliotecaAmbrosiana di Milano v’è ripetuta la stessa datacon:“A dì 9 luglio 1504, mercoledì …”Per meglio comprendere l’importanza psicolo-gica di quel che scrive Leonardo in una data èutile far chiara una cosa, ch’è strano per un pi-gnolo come Leonardo datare l’evento dellamorte del padre di mercoledì, s’era, per queltempo in calendario e nel corretto esser invecedi un martedì. Diremo nell’ovvio che, sarà stato per turba-mento o per averlo ricordato come fugace ri-cordo, come rapido appunto o d’esseresclusivamente per nota da ricordare. In quel tempo d’arte e di scienza, per intenderci,v’era già il bianco gigante del David collocatoinnanzi al Vecchio e v’erano già stati molti nonrisparmi di “elogi” fra Leonardo e Michelangelo.Diremo ancor di più e meglio se ciò sarà statoper altro turbamento, ch’era del medesimotempo e di quel che si è già detto. Non sarà stato digeribile per Leonardo soppor-tare che, la parete di fronte per la decorazionedella sala del Consiglio a Palazzo Vecchio in Fi-renze fosse stata affidata proprio a tal Miche-langelo e in un cimento d’affresco e di frontealla sua e per altra battaglia e per esser consa-pevole nel troppo, nella diversità e per nonesser solo d’Anghiari, ma d’essere l’altra, di Ca-scina.Il taciturno Leonardo suppongo che se ne arro-vellasse. Fra grandi, non di età intendo, è bello il litigio,mette anch’esso ordine a cose quando son peressere del Due. L’importante è il giungere all’Uno della Storia,dell’Arte e del Pensiero.

Pare che, nel litigio e nei distinguo si accre-scano le basi di una Storia e, per quell’Uno ch’èil Due, ch’è pure il dibattito del fare e ch’è es’aggiunge alla fierezza dell’uguale, v’è sempreil tempo per porgere il pensiero in altro e perl’ancora.Leonardo dirà proprio del che fare, nell’ingiuriae nel dissenso: “… la pazienzia fa contra alleingiurie non altramenti che si faccino i pannicontra del freddo, imperocché se ti moltipliche-rai li panni secondo la multiplicazione delfreddo, esso freddo nocere non potra; simil-mente alle grandi ingiurie cresci la patienzia, eesse ingiurie offendere non ti potranno la tuamente” (Leonardo dal Codice Atlantico 115 v.)Per una narrazione si fa presto a passar da unalezione di etica del Leonardo e giungere al-l’aneddoto purché sia esso sempre nel circo-scritto di quell’inizio d’appunti. Ma rieccoci all’ordine reclamato per una rispo-sta, per come è l’uguale evinto da un scorrerenumerato di pagine e titolate in Casi e per es-sere dapprima Codice, poi,per quel che ègiunto a me nell’anastatico o nella sua copia fe-dele.Proseguo. Leonardo nel 1507 conosce Francesco Melzi e,nel frattempo, si celebra il processo che l’op-pone ai fratellastri che ne contestano l’eredità.Si giunge così al biennio 1508-1510 e si inten-sificano gli studi sull’acqua e sulle sue geome-trie. Nel frattempo Michelangelo inizia gliaffreschi della Cappella Sistina e Leonardo pro-segue i suoi studi d’anatomia con Marcantoniodella Torre, poi ancora si interesserà d’idraulicae, importantissimo, nel 1509 viene data allastampa, a Venezia, il De Divina Proportione delPacioli e dello stesso Leonardo.Per concludere, nel 1910 muore Botticelli.

Ho terminato la dovuta precisazione l’utile periniziare a soddisfare la prima delle interroga-zioni. Per la seconda o successive inizio a darcorpo col motivo ch’è l’altrettanto e ne sarà ilseguire maestro per la mia scrittura.Dunque, così Leonardo ha attraversato il qua-driennio e, a dir poco, è stato esplosivo e lo fuancor piùper le vicende fra lui e il Michelangelo. (Ma l’ansia della mente non era la pacatezzadel suo gesto, così come l’era in pittura). Al lume del sole di giorno e della candela lanotte si consumava un errore da parte di Leo-nardo.La candela s’accorciava, consumava la sualuce e dava l’imperfetta soluzione alla non deltutto compresa legge di Archimede anche se

spiegata, suppongo, sapientemente a lui dalPacioli. Per me fu così che Leonardo iniziò a riempierepagine su pagine di diagrammi su diagrammi ingeometria, soluzioni di più o meno per lenti tra-vasi di bacini d’acqua in sosta o pronti a traboc-care, di gocce da frangere, e acque da forzarein condotte o far scorrere piane per saper ancorpiù di astronomia, di Sole e di Luna e di musicaper esser acqua da specchiare. Era per saper tutto sulla macchina pulsantech’era la Terra, poi anche della Luna e per co-noscerne il suo processo di rifrazione in luce epoi ancora per regolare l’Arno sia esso per ren-derlo navigabile con grandi navi o per inondarePisa.Nel tanto Leonardo lascia sul Codice numero-sissimi schizzi di idraulica e, contemporanea-mente, altrettanti schizzi per la battagliad’Anghiari su altri fogli e altrettanti per un mairiuscire a volare su altro Codice.Per Leonardo quindi più di un pensare e di undiversificare è il “per un sempre conoscere”. Perlui il poi dell’appuntare diventa, è l’assillo so-prattutto dell’appurare.S’è di scienza che s’ha da parlare, in queltempo, il metodo leonardesco non è della for-mula tipica di un matematico puro ma dell’ap-plicazione di un’intuizione passata attraverso ilfare sperimentale di una geometria costruita perla quadratura del cerchio. Riottenere dalla matematica pura il reso speri-mentale e, scientificamente, da una certa equa-zione non è, non era per le idee dinamiche diLeonardo, non lo era altresì per il ri/formulabilein un “astratto” matematico da ricostruire, seb-bene rispecchiato nel suo particolare. Probabil-mente con un più corretto coefficiente angolareemme sarebbe stata individuatala corretta pen-denza di una retta non verticale in un piano bendefinito,nel cartesiano non solo per le acque maanche per l’aria, per il volo. Di fatto quel checompare in una logica emme non comparenella sua se pur sempre complessa non equa-zione.Evidente ch’è solo il descrivere minuzioso escientifico dell’osservato e lì c’è quel tratto man-cino, v’è anche l’ammirevole confronto con lesagge argomentazioni di Cartesio combinatecon le folli illusioni di un Leonardo scienziato.Leonardo comunque è turbine, è applicazionedi un mezzo, meglio dire la turbina che macinavento e acqua. È scontro di fiumi in turbolenza,è goccia che cava il sasso e si trasforma,esat-tamente così come ne scrive e ne disegna, cosìcom’è proprio e da lui voluta nel Foglio 5 del

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suo recto in: “questi libri contengano, in ne’primi, della natura in sé, ne’ sua moti; li altri con-tengano delle cose fatte da e’ sua corsi, chemutano il mondo di centro e di figura.” (Leo-nardo)Infatti figura, rappresenta e ne fa e ne muta elo fa per prova dell’onda e ne spuntellata i segninei moti, nei riverberi, nelle superfici così comerappresentati per la Lunacon:“delli iscontri de’fiumi, e lor frusso e refrusso; e la medesimacausa lo crea nel mare.” (Leonardo)Sfogliare il CodiceHammer-Leicester è l’ugualedell’andare per acque in turbolenza e per calmadi specchio. Per chi legge non importa posse-derlo nel suo vero, nell’originale, tuttalpiù nonse ne sentiranno gli umori di un sudore e di unlasciare e del poi ritrovarne le impronte, non viè il percorso sudato di quel tempo fra un pen-sare e il fare, non vi si trovano le esatte vibra-zioni di uno scorrere d’inchiostro per seppianello speculare, del motivo di un nuovo margi-nare, aggiungere o cancellare o voltar di pa-gina, sommare.Di contro nel virtuale di un anastatico si avver-tono comunque le logiche di quel porre, del ri-porre, del precisare, del chiosare di due fiumiin: “Se 2 fiumi insieme si scontrano per una me-desima linia, la qual sia retta, e poi infra 2 angoliretti piglino (lor corso), è seguirà il frusso r re-frusso, ora a l’uno fiume, ora all’altro, avanti chesieno uniti…” (Leonardo)Avere fra le mani il primo foglio del CodiceHammer-Leicester di Leonardo è l’aprire ilgiorno dimostrando che, il Sole è nel mezzo eche gli uomini " ...moveranno di sotto al mezzodello nostro emisperio e cammineran per qua-lunche linia a ritrovar l'ombrosa parte di Terra..."Foglio 1- recto (Leonardo)Eccone dunque il motivo del mio racconto edello stare fra fogli. Nel termine corretto ho frale mani Leonardo. Dirò del come e del perché sono io a sfogliarloa leggerlo a goderne con in mano uno spec-chio: per l’esser pur’io di mancino insua scrit-tura, per trovar un diritto, un per me d’esser, insolo, per lettura.Non dal lontanissimo v’è la partenza da un pre-sente, ma dalla mia [L]ISA appunti per viaggiocon il viandante e i suoi colori (edizione in cin-quanta copie numerate e personalmente rile-gate).Un testo anch’esso per parlare di Monna Lisae del grande Leonardo e con all’interno buonaparte dell’aneddotica e della storia per un pre-sunto viaggio avvenuto dopo la morte dellamadre Caterina in Milano e con la partecipa-

zione del Pacioli.[L]Isa è un Testo scritto per far nascere fantasieed interrogativi. L’amico Maurizio Nocera,non-ché poeta, storico e bibliofilo, in uno dei suoitanti viaggi a Milano lo porta con sé,per un suoamico anch’egli bibliofilo, Alessandro Sandel Ni-stor. Allegato è il documento filmico con l’ideadella sovrapposizione nel profilo di uno scorciodi montagna,di paesaggio per altre dolomiti,lelucane, e, per essere stato spunto per viaggio,per [L]Isa.Il testo sovrappone e per una singlos-sia, è altro profilo ese ne fa congettura. Per la “logica” dell’UNO+UNO fa UNO emergeil sottintendere di una conoscenza diretta delLeonardo del paesaggio lucano. La sovrappo-sizione rimanda ad uno studio di cui oggi si di-batte sull’appartenenza o meno del cosiddettoritratto di Acerenza ad un Pixit mea, all’autori-tratto di Leonardo ritrovato appunto ad Ace-renza. Non conosco l’esito completo degli studi in iti-nere su quell’autoritratto, né ho l’opinione nelvisionare quel mio filmato o nel aver fatto leg-gerela mia scrittura,so solo che l’amico Mauri-zio ritorna e, nell’inaspettato, mi porge invisione i testi anastatici sia del Codice Hammer-Leicester sia della Divina proporzione del Pa-cioli/Leonardo.Ghiotta occasione da non perdere. Avere fra lemani il Codice fedelissimo è, per chiunque amiLeonardo,comprendere la filosofia di scritturanel succedersi dei suoi fogli. Con il Leicester tra le mani, personalmente, neho potuto studiare anche la mia percezione, lapretestuosamente comparata alla voluta dispo-nibilità del Leonardo a scriverla, a volerla nelsuo contemporaneo farla diventare multime-diale.Analizzare i processi di un’esecuzione, per meche oggi ne scrivo, mi hanno portato, tuttora miportano all’impaginare per riversare in un miomultimediale, ad immergermi in un digitale cin-quecentesco. Leggere nell’attento guardare, immergersi in unCodice è la sensazione inversa del costruireleonardesco. Chiaro ed evidente quel processo.Prima l’immagine, poi l’adattare un testo all’im-magine, poi seguirne i contorni, poi aggirare,poi puntare il compasso e verificare, poi accer-tare la chiosa e sortirla nell’evidente dell’adat-tare, anche correggere in un pensiero di tagliae incolla. Hammer-Leicester è la meravigliosa avventurada gustare nella totalità dove la differenza di unmultimediale cinquecentesco, meravigliosa-mente, si sovrappone in un multimediale digi-

tale attuale. (Suppongo che, al di là delle pos-sibilità economiche di Bill Gates, quel ricco ma-gnate ne ha intravisto proprio quella modernità) In una pagina si ha il potere del fermarsi nelloscoprire. In un foglio recto o verso si ha il poteredi affermare e far diventare il persistere dell’at-tenzione. In un caso o più casi, su alcuni disegni, si ha lostato di abbandono dell’immergersi nelle osser-vazioni e mettere ancor più in luce la grande ca-pacità di concentrazione di Leonardo. In una somma di fogli si ha dapprima la fram-mentazione delle sue particole poi la compren-sione dei fenomeni naturali così come voluti dalui per esprimerli(le) in energia. Il Codice è stato per me come uno grandeschedario aperto alla conoscenza e per coseche non è dato vedere nel semplice o nel ba-nale di un’osservazione.Ho avvertito che esiste un microcosmo di segnosovrapponibile ad un altrettanto microcosmochiamato per quel ch’è nell’intimità della mate-ria con la voce utilizzata, della cosiddetta parti-cola e ne ha, io stesso ne ho, attribuitol’energia.Leggere è stata l’ulteriore sorpresa e saperedell’ennesima intuizione,di una materia noninerte che s’aggrega e diventa pulsante, ingrado di produrre altra materia per altra energiada fare corona in un infranto di goccia d’acqua.Contrariamente a come perviene tra le mani lascrittura dell’Hammer-Leicester non è del nor-male apparire e leggere nel fascicolato, bensì,di contro,è il seguire il suo vero verso così comevoluto e scritto da Leonardo. È l’identica filosofia dello scrivere margine dopomargine, da destra a sinistra. La prima paginadel primo foglio è per noi la quarta, l’ultima è pernoi la prima. Ilprimo segue il successivo dei fogli o carte,dunque,questi verranno dapprima distesi e, viavia, compilati e sovrapposti come sopra de-scritto. Il 18esimo diverrà così il primo. Il Codiceultimato verrà poi piegato come se fosse fasci-colato e la lettura dovrà invece seguire la filo-sofia di scrittura così come voluta dal Leonardo.Grandiosa manipolazione ch’è il più e l’oltre delformale, la voluta per l’ulteriore farci girare in-torno nel comprenderla. Non nascondo di es-sermi ritrovato per l’ennesima volta nellosmarrito di un dialogo da costruire. Infinita èstata la gioia nel rileggere il Codice. Altrettantanell’averla avuta dall’amico Maurizio Nocera.Oggi non posso che esserne grato.La preziosa percezione che mi ha reso, sia perl’idea del chiosare per un inizio e per disegni nel

scritture

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della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0scritture

marginare,sia per quel che è stato il ristudiaremi ha ritrovato nell’utile della mia paziente rico-struzione di altro Codice. Naturalmente sonoandato oltre la normale stesura dello stesso.Manipolare immagini e suoni e parole e proie-zioni geometriche è stato come inseguire lapossibilità di trovarmi in altra avventura, in altrae alta sensazione, in altra e diversificata oppor-tunità per più profonda conoscenza di una gra-fia. Per il terminato dell’approccio, d’obbligo è, ful’uso di specchio e non sostai solo sui margini

dell’anastatico ma ne precipitai per scanneriz-zarlo in un digitale mentale pagina dopo pagina,foglio dopo foglio. Del poi è stato il nuovo ana-statico, il nuovo piacere di un illusione, del pos-sedere financo la scrittura del Leonardo.Così è stato e in punta di seppia e per grazia diun amico, e per il nuovo. Su quel margine hoscritto:

Non v’è cosa che sia e non tira anco pe’ i Soli,che il sia la potenzia del diaccio e per come il sivede trascinar li massi in valle e sia puro la

Luna ch’è quel lume per far pur io commentarioper fogli, per far pagine e per casie lìne sarebbein gravità e quivi n’è per l’ideale. Saria varietà anco pe’ i siti e per velocità d’ac-que dentro alli sua fiumi per far movereinchio-stro, per metter l’obliqua dei fondi, per farscorrere lumi e per far loro veloce il proseguirein valli.Poi il moveregrato è chi fu per causa, per quelche ho qui scritto e letto e per esser qui a rac-contare.

Francesco Pasca

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spagine

Édal 1999 che sono solitoinaugurare la mia perso-nale stagione estivaconcedendomi una set-timana di vacanza alleIsole Tremiti.

Inizialmente, mi portavo in macchina sinoa Termoli e, da lì, m’imbarcavo sulla mo-tonave per S. Domino, il fazzoletto di terrapiù esteso, giustappunto, delle Diomedee.Ultimamente, invece, ho apportato unamodifica al programma del viaggio,uscendo dall’autostrada a Foggia e, dadetto capoluogo, volando per circa ventiminuti in elicottero, sino a guadagnare lamedesima destinazione.Così, riguardo alle modalità di sposta-mento, a tutt’oggi.Sennonché, nell’anno 2000, non so dietroquale spinta, mi venne in mente d’inserireuna sosta intermedia nella combinazioneautovettura – motonave, cioè a dire: par-tire dalla natia Marittima subito dopopranzo, quindi, una volta arrivato all’al-tezza della città dauna, compiere una de-viazione verso S. Giovanni Rotondo,pernottare in tale località e, il giorno suc-cessivo, rendere di buon mattino, onde ag-girare code e confusione, una rapida visitadevozionale a Padre Pio (ora, come ènoto, S. Pio) e proseguire, poi, in direzionedi Termoli.Cosicché, in quell’occasione, intorno alle17.30 mi trovai già a S. Giovanni Rotondo,un sito che, a onore del vero, non visitavoper la prima volta, essendovi già passatofugacemente, insieme con i miei famigliari,durante uno dei tanti tragitti Monza –Lecce.Guarda caso, per la cena e il pernotta-mento, avevo prenotato in uno dei nume-rosi nuovi hotel sorti nel paese sulla sciadel richiamo del Frate di Pietrelcina, strut-tura dalla denominazione, non esatta-mente casuale, bensì, forse, influenzatadal misticismo del clima d’insieme lì aleg-giante, di “Albergo degli angeli”.Avendo prestabilito di visitare il sepolcrodel venerato religioso il mattino dopo, in at-

tesa del pasto serale e, a seguire, del ri-poso notturno, pensai di raggiungere apiedi il sagrato del Santuario.Si era a cavallo fra maggio e giugno e, inquel pomeriggio, faceva caldo; ad ognimodo, seduto all’ombra su una panchina,stavo e mi sentivo bene e, perciò, in certosenso, fui stimolato a sostare a lungo, os-servando il consistente ma tranquillo e si-lenzioso flusso di pellegrini e/o visitatori inentrata e in uscita dal luogo sacro.Uno spettacolo, se si vuole, interessantee vario, spunto utile per riflession multi-formi e variabili, a seconda delle figure edei volti anonimi che avevo agio d’incro-ciare.E però, evidentemente, tali sequenze nondovevano appagarmi completamente, seè vero che, in un dato momento, sentii ilbisogno d’entrare in una vicina rivendita ditabacchi – cartoleria e acquistare, nientepoco di meno che, un foglio e busta.

Nel taschino del giubbotto leggero, avevodi mio una penna, con il che presi a scri-vere:

“Caro Padre Pio, come vedi, sono ritor-nato. Non per il desiderio, neppure mi-nimo, di rivedere questa località, bensì perla voglia e il bisogno, irrefrenabili, di “in-contrarti” nuovamente da vicino. Qui in-torno, rispetto alla prima volta, ho notatoforti cambiamenti, mi ha colpito, soprat-tutto, l’interminabile infilata di baracche ebancarelle, le cui esposizioni, camuffatecome oggetti legati alla tua venerazione,si sostanziano, spesso, in mere paccotti-glie inutili e pacchiane. Ma sia, pur nonavendo potuto fare a meno di scorgerla, lascena, dentro di me, è scivolata indiffe-rente. Piuttosto, caro Padre Pio, sto pen-sando, mi vado chiedendo, che cosa tidirò, in silenzio, domattina, sfilando al co-spetto delle tue spoglie. Ne avrei di debo-lezze, difetti, limiti e mancanze di cui farticenno e confidenza! Mi soffermo a riflet-tere sul punto, ma è come se vagassi nelvicolo cieco dell’incertezza. Tuttavia, dai,

credo che, alla fine, non ti dirò proprionulla, del resto, tu, sai già tutto di me”.Così, da cima a fondo, la scrittura sul fo-glio. Mentre, come effetto e seguito nellarealtà, l’operazione compiuta sedendosulla panchina del piazzale del Santuarioebbe una seconda parte: sul foglio pie-gato, l’apposizione della nota “t’invio unacartolina speciale da S. Giovanni Ro-tondo” e, sulla busta, l’indicazione delnome e cognome di mia moglie quale de-stinataria, completato con il relativo chiaroe preciso indirizzo postale.

* * *Rientrato in hotel, consumai un pasto gu-stoso e insieme leggero, cui seguì unsonno pienamente riposante.Verso le cinque del giorno seguente, mi ri-trovai sveglio e fresco, per le sei, già as-solto al mio desiderio – dovered’incontrarmi in modo ravvicinato conPadre Pio (solamente un gruppo di devotisalentini era stato più mattiniero di me), miavviai in macchina con destinazione Ter-moli.Raggiunto l’arcipelago, ricevetti una tele-fonata da mia moglie, interessata a saperecome fosse andato il viaggio, la sosta a S.Giovanni Rotondo e l’arrivo nel villaggio tu-ristico.Oltre a rassicurarla, con l’occasione, misembrò opportuno e gentile informarla chele avevo spedito una speciale cartolina dalpaese di Padre Pio.Purtroppo, passarono giorni, settimane emesi, ma quell’invio postale mai fu recapi-tato alla destinataria. Di disguidi del ge-nere,.. ce ne sono e ce ne possono esserea iosa, però… giusto quella busta con unacomunicazione personale al venerato Per-sonaggio doveva finire così?Si vede che Padre Pio volle tenere le mieinespresse confidenze tutte per sé.A mia moglie, che non si dava pace, do-vetti, quindi, riferire a voce il contenutodello scritto colloquiale con l’attuale Santo;al contrario, non ho mai ritenuto di aderireall’invito di redigere materialmente, per laseconda volta, quella particolare lettera.

Quel viaggio alle Tremiti...di Rocco Boccadamo

con sosta a S. Giovanni Rotondo e una lettera a Padre Pio

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0in agenda - un incontro

“anna” continua la ricercasull'immaginario incon-trando i filmmaker ne-wyorkesi Ernie Larsen eSherry Millner. Iniziandocon una programma-

zione di film brevi la domenica e conti-nuando il lunedì, il tentativo é quello dicreare un inventario di film che apra aduna narrazione collettiva. I film che verranno proiettati fannoparte dell'archivio che i filmmakers por-tano in viaggio mettendolo in dialogocon luoghi e persone che incontranonel loro cammino. Particolare atten-zione a film che trasversalmenteesplorano zone di conflitto, di confini edi inadeguatezza.Ernie e Sherry sono una coppia di ar-tisti newyorkesi, videomakers speri-mentali, filmmakers militanti, scrittori,ardenti anarchici e femministi, curatoridi una serie di proiezioni video tra cuiState of Emergency e Cinematic Am-munition: the visual impact of globalunrest, a volte anche insegnanti,amanti del fotomontaggio, archivisti difilm indipendenti. Insieme hanno rea-lizzato diversi film situazionisti, tra cuiPartial Critique of Separation, due anti-documentari che si interrogano sul ri-definire i confini del concetto dicriminalità, e una serie di video semi -autobiografici che si concentrano sul-l’analisi delle strutture autoritarie indi-spensabili al capitale.

Per maggiori informazioni potete scri-vere ad [email protected]

La ricerca di “anna”Oggi domenica 7 e domani lunedì 8 giugno, alle 20.30all’Ammirato Culture House “anna” incontra i filmmaker Ernie Larsen e Sherry Millner

New Page, uscite di giugno 2015: Luc FierensNew Page, narrativa, poesia, teatro, in store. Nelle vetrine dei negozi. Romanzi brevi, di cento parole. Nelle vetrine dei negozi. Nel respiro subliminale dell’ora. Un movimento letterario fondato nel 2009 d

a Francesco S. Dòdaro, in Italia, con diramazioni e adesioni internazionali. Ultimo ad aderire al movimento è l'autore belga Luc Fierens.

https://newpageinstore.wordpress.com/2015/06/04/np_28_fierens/

in agenda - editoria

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0in agenda

Guido Crepax - Valentina in bicicletta

C’è tempo fino al 15 giugno per parteciparea una settimana di laboratori tra gioco etecnica dedicata ai ragazzi del Sud Sa-lento. Conoscere tutti i segreti delle bici-clette e scoprire gli incantevoli itinerari delloro territorio: tutto questo è il laboratorio

Salento Ciclocamp, proposto dall’associazione Città Fer-tile in collaborazione con Salento Bici Tour, all’interno delprogetto “SAC Salento di Mare e di Pietre”.Il laboratorio è rivolto particolarmente a ragazzi dai 14 ai 18anni che avranno tempo fino al 15 giugno presentare lapropria candidatura. Saranno selezionati in 15 e potrannopartecipare gratuitamente a questa prima edizione, che siterrà dal 22 al 27 giugno a Sannicola. Per quasi una settimana i partecipanti impareranno a ripa-rare la propria bicicletta, cambiare una camera d’aria, strin-gere i freni, ma anche abbellire la propria due ruote graziealle tecniche di bike e light desgin. Ma non solo: in sella allebiciclette (messe a disposizione dall’organizzazione) sco-priranno il territorio del SAC, apprendendo le tecniche di fo-

tografia del paesaggio e dei beni culturali. L’esplorazionedegli itinerari cicloturistici permetterà, infine, di realizzare laprima caccia al tesoro in bicicletta che sarà aperta a tutti esi terrà il prossimo Ottobre. Per iscriversi è necessario compilare entro il 15 giugno ilmodulo di iscrizione presente sul sito: http://www.cittafer-tile.itIl Salento CicloCamp conta con il patrocinio della RegionePuglia e dell’Unione europea, ed è rivolto in particolar modoai ragazzi residenti nei comuni del Sac (Sistemi ambientalie culturali) “Salento di Mare e di Pietre”: Alezio, Alliste, Ara-deo, Collepasso, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Pa-rabita, Racale, Seclì, Sannicola, Taviano, Tuglie. Sarannocomunque prese in considerazione candidature di ragazziresidenti in altri Comuni. Salento Bici Tour si occupa di mobilità sostenibile ed edu-cazione ambientale. Città Fertile è un’associazione volta apromuovere l’inclusione e lo sviluppo di strategie urbanepartecipate.

Info: [email protected]

L’arte della bicicletta

Entro il 15 giugno le iscrizione per partecipare

al Salento Ciclocamppromosso dall’Associazione

Città Fertile

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0musica - novità

Music in Black &il #Nuovo-Mei2015 pre-sentano Donnein black, lacompi la t ion

che raccoglie le voci femminili italiane diblack, soul e reggae music. La track listè formata da tredici brani, tredici vocicercate e selezionate da AlessandraMargiotta, giornalista salentina e redat-trice del sito Music in Black con il quale

promuove tutta la black music. L’uscita della compilation è prevista peril mese di giugno 2015 in occasionedella Festa della Musica del 21 giugnoprossimo, sulla quale il MEI e la Rete deiFestival stanno organizzando in retel’evento Buongiorno, Musica, che uniràterritori, prodotti a kilometro zero, ri-prese web innovative con gli artisti indi-pendenti ed emergenti, e saràpresentata durante lo svolgimento del#nuovomei che quest’anno torna rinno-

vato e si svolgerà dal 1 al 4 ottobre a Fa-enza.

La track list sarà composta dalle voci, lemigliori in Italia in ambito black, di: Az-zurra, Francisca, Jahba, Jennifer Villa,La Marina, La Nena, Layla Jallow, SimpleMomy, Sista Namely, Sistah Awa )nellafoto) , Tizla, Vahimiti e Valentina Benagliae presentano tutte brani originali e ine-diti.

C’èLa cultura deiTao... al

Fondo Verri,un audio libro

che è necessario acquistaree conservare nella propria

biblioteca per ascoltare la "fiaba" contadina

di Antonio L. Verri... e persostenere l'attività delFondo a lui intitolato.

La cultura dei Tao. l’immagine della copertina

Donne in black

In uscita per la Festa della Musica la compilation a cura di Alessandra Margiotta

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spaginedella domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0

in agenda

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spagine

La scena musicale negli anni novanta, sarà iltema dell’incontro “Torna la rassegna “Rock At-titude” ideata dal Cineclub Fiori di Fuoco, con“Gli anni novanta tra musica e cinema”, venerdi19 giugno, alle 20.00, a Lecce, alle OfficineCulturali Ergot (Ingresso con tessera Cineclub)

Una serata di ascolti e di visioni per riesaminare a distanza divent’anni l’ultima generazione di rocker prima dell’avvento degliMP3. Sulle ceneri del punk e della new wave, sbocciavano inquel decennio giovani disillusi, solitari, senza ambizioni e riferi-menti politici ma capaci di produrre canzoni destinate a lasciareil segno. Dalla rivoluzione Grunge di Nirvana, Pearl Jam e Alicein Chains, alla scena Indie americana di Sonic Youth, Pixies,Violent Femmes, Jane’s Addiction, sino al Brit Pop di Oasis eStone Roses, tanti dischi memorabili chiudevano il millennio.Grazie alle testimonianze degli ospiti e del pubblico alternatealle immagini di pellicole cult, si ripercorreranno le esperienzesonore nineties, con uno zoom su Salento e dintorni. Interver-ranno, tra gli altri, Mauro Marino, Marcello Nitti, Sergio Chiari,Dario Brandi, Sergio Luceri.

Info: www.leccefilmfest.itContatti: [email protected]

Il Cineclub Fiori di Fuoco presenta venerdi 19 giugno, alle 20.00alle Officine Culturali Ergot a Lecceuna serata dedicata alla scena musicale degli Anni Novanta

Rockattitude

della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0in agenda - teatro

Andrà in scena al Fondo Verri, mercoledì 10 giu-gno, inizio dello spettacolo ore 21.30, “PalauPalau” spettacolo di Agostino Aresu che “indaga eriflette” sulla trasformazione dei luoghi: dei paesicome delle città, delle coste come delle campa-gne, dei quartieri come delle strade. Partendo dai

racconti d'infanzia di un bambino, si ripercorre la storia di un paese,di un rione e di un crociale di vie in particolare, dove il protagonistaincontra i suoi coetanei, tutti i vicini delle case intorno e attraverso ilgioco e l'avventura viaggia da un rione all'altro per scoprire il paese,la vita. Dalle parole e dal suono prendono vita i personaggi, sospesiin uno spazio fisico e immaginario, si materializzano le voci e le frasinella lingua del luogo, il gallurese, e il racconto diventa immagine emovimento. E' un periodo di trasformazione per il nord Sardegna, ilturismo sta facendo prepotentemente il suo ingresso e il paese e idintorni diventano, agli occhi del bambino, una Costa Smeralda inminiatura. Egli vede trasformare i luoghi della sua infanzia in uncampo bombardato da mine che una ditta edile aveva posto in es-sere per scavare un terreno, prima luogo di giochi e scorribande epoi diventato complesso edilizio di appartamenti e negozi turistici.Una cartolina “dolceamara”, cruda e innocente come nella visionedi un bambino, che parlando di sé racconta di un luogo, di un paese,di una zona che in pochi anni è diventata meta del turismo di massa,passando dalla strada bianca all'asfalto, da una catàddhara a CostaSmeralda. "Primma lu paesi era unu stagnu… primma di l’asfaltu,primma di divintà campu sportivu e primma ancora di divintà par-cheggiu… E lu stagnu era stagnu primma di tuttu! E lu stagnu… di-vintàa mari."Lunedì 22 giugno al Fondo Verri nuovo appuntamento con AgostinoAresu (in veste di regista) che con Daniela Diuirisi (artista sonora) eArianna Fumagalli (artista visiva) presenta “Viaggio Invisibile – Odis-sea Visionaria” un progetto artistico multidisciplinare che ha presoforma attraverso azioni di arte relazionale e partecipata che conti-nuano ad essere alimentate. Un progetto che sotto forma di instal-lazioni visive, sonore e azioni performative site-specific, ha portatol’arte in spazi inusuali.

Al Fondo Verri mercoledì 10 giugno, alle 21.30lo spettacolo “Palau palau” di Agostino Aresu

Storiadi un paese

in agenda - musica

Agostino Aresu

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spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0in agenda

“C’è una linea obliquache attraversa la vita.Una linea che intersecaincontri e pensieri, an-date e ritorni, aspetta-tive e fallimenti. Su

quella linea si incontrano i destini deipersonaggi di questo libro. Il tempodanza con loro al ritmo delle occa-sioni perse”.

Un noir - L’ombra della madre” diPaolo Vincenti - in cui si intreccianoin modo incredibile i destini dei prota-gonisti, Francesca, Riccardo e Fabri-zio, sospesi tra la routine delquotidiano e i riti misterici di un pas-sato che si perde nella notte deitempi.Quale valore assume il culto della

Grande Madre Cibele nella vita disor-dinata della protagonista femminiledell’opera? Francesca è una docentedi Storia delle religioni, una donnacolta e intelligente, con molti nodi irri-solti nella propria vita, a partire da uncomplicato rapporto con la madre.E chi è davvero Fabrizio, suo examante e come lei adepto del culto diCibele, che alla fine del racconto saràal centro di una rivelazione sconcer-tante? A Riccardo il compito di dipanare ilbandolo della intricata matassa, di ri-comporre i pezzi di un quadro che sitinge di colori foschi, di mettere or-dine nella vita di una donna che lo hatravolto, in un turbine di mistero esensualità, scardinando ogni sua cer-tezza, demolendo ogni equilibrio.

Una storia intrigante, narrata con unascrittura versatile, densa, imprezio-sita da un’interessante ricerca sto-rico-religiosa che ci riporta moltoindietro nel tempo.

Il nuovo libro di Paolo Vincenti saràpresentato in prima assoluta a Tu-glie, mercoledi 10 giugno alle 19.30presso il Frantoio Ipogeo (Museodella Radio), a cura della casa edi-trice Kurumuny e dell’Associazione“Amici della Biblioteca”. Dialoghe-ranno con l’autore, lo scrittore LivioRomano e l’editore Gigi Chiriatti.L’attore Michele Bovino leggerà al-cuni passi del libro ed eseguirà breviinterventi musicali. Introduce PaolaSperti.

I destinie le occasioniperdute

Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Fondo Verri

esce la domenica a cura di Mauro Marinoè realizzato nella sede

di Via Santa Maria del Paradiso, 8.a , Leccecome supplemento a L’Osservatore in Cammino

iscritto al registro della Stampa del Tribunale di Leccen.4 del 28 gennaio 2014

Spagine è stampato in fotocopia digitale a cura di Luca Laudisa Studio Fotografico San Cesario di Lecce

Programma delle Attività Culturali della Regione Puglia2015 Artigiana - La casa degli autori*SpagineFondo Verri Edizioni

Il nuovo libro di Paolo Vincenti sarà presentatoin prima assoluta a Tugliemercoledi 10 giugno, alle 19.30nel Frantoio Ipogeo (Museo della Radio)a cura della casa editrice Kurumuny e dell’Associazione “Amici della Biblioteca”

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spagine

Quarta edizione dell’Ortoporto day, manifesta-zione voluta per sostenere il progetto di agri-coltura sociale che prevede il coinvolgimentodei pazienti psichiatrici che vivono all'internodella Crap "Villa Libertini", dove ha sedeanche la locale condotta di Slow Food Lecce.

L’appuntamento sabato 13 giugno nei luoghi della ComunitàRiabilitativa Assistenziale Psichiatrica “Villa Libertini”, in viaAntonio Miglietta 5, a Lecce.L'evento consente di finanziare e sostenere il progetto di agricol-tura sociale che prevede il coinvolgimento dei pazienti psichiatriciche vivono all'interno della Comunità Riabilitativa AssistenzialePsichiatrica, dove ha sede anche Slow Food Lecce.

Nell'orto (recentemente ampliato e rinnovato) si coltivano ortaggivari, frutta, la cipolla rossa di Acquaviva (presidio Slow Food) e ipomodori fiaschetto che serviranno, anche quest'anno, per larealizzazione della salsa firmata Ortoporto. L’obiettivo del pro-getto è quello di incrementare le competenze dei pazienti psi-chiatrici, con la prospettiva di aprire all’ipotesi di una produzionea fini commerciali dei prodotti, con potenziale sviluppo occupa-zionale fino alla formazione di una cooperativa sociale di tipo B,ed un auspicabile reinserimento nel mondo produttivo, alla finedi un percorso riabilitativo psichiatrico.

Nel corso della serata saranno degustati prodotti salentini gra-zie alla collaborazione con alcune aziende che sostengono ilprogetto (Campagna Amica - Coldiretti Lecce, La buona tavolaa casa tua, Lilith golf Restaurant Masseria San Pietro), con No-bili Pasticci della chef Sara Latagliata e con la Comunità delcibo sostenibile le Cesine. In abbinamento i vini delle aziendeCandido, Cantele, Cantina Sandonaci, Cantina Coppola 1489e le birre artigianali di B94. I pazienti sforneranno inoltre panee pizzi con lievito madre e cotti nel forno in pietra costruito al-l'interno del Crap. Il servizio sarà garantito dagli scout delgruppo Agesci e dagli studenti dell'Istituto professionale stataleservizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera diOtranto.

Spazio anche alla musica con il progetto "Beirut World Beat" diSalvatore de Simone e i sassofonisti Roberto Gagliardi e Ales-sandro Semeraro. Ortoporto ospiterà anche la graffiante ironiadi Andrea Baccassino. Nella struttura è nata, infine, una piccolabiblioteca per i pazienti e per i curiosi. A tutti i partecipanti al-l'Ortoporto Day sarà chiesto di donare un libro (di qualsiasitipo) nuovo o usato per arricchire gli scaffali.

Inizio ore 20.00Ingresso 20 euro(menù completo - posti limitati)

Info e prenotazioni3476758177 - [email protected]

Ortoporto day

della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0in agenda - agricoltura sociale

L’appuntamento sabato 13 giugno

nei luoghi della CRAPComunità Riabilitativa

AssistenzialePsichiatrica

“Villa Libertini”in via Antonio Miglietta 5

a Lecce