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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE ECONOMICA, POLITICA E CULTURALE • I.P. • ANNO XXXI • N. 2 • MARZO - APRILE 2020 • POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% CB-NO/GENOVA speciale COVID-19 editoriale GIOVANNI MONDINI Virus e burocrazia

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4 editorialeVIRUS E BUROCRAZIAdi Giovanni Mondini

6 ConfindustriaEFFETTI COVIDa cura del Centro Studi e dell’Area Affari Internazionali di Confindustria

10 l’emergenzaRETE DI PROTEZIONEdi Luigi Carlo Bottaro

DECISIONI RAPIDEdi Piera Ponta

LA GENOVA MIGLIOREdi Piera Ponta

PAZIENTI AL CENTROdi Francesco Berti Riboli

DIGITAL FIRSTdi Paolo Piccini

GiovanniMondini

GENOVA IMPRESA Bimestrale

Confindustria Genova

N. 2 / 2020

Editore AUSIND

Via San Vincenzo 2 -16121 Genova

Direzione e RedazioneVia San Vincenzo 2 -16121 Genova

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Direttore ResponsabilePiera Ponta

Comitato di RedazioneDaniela Boccadoro Ameri

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Leopoldo Da PassanoLuciano M. GandiniMassimo Sola

Hanno collaboratoAgostino Banchi, Luca Beltrametti,

Francesco Berti Riboli, Irene Bonetti, Luigi Carlo Bottaro,

Riccardo Braggio, Luciano Caprile, Andrea Carioti,

Emanuele Castagno, Beppe Costa, Andrea De Maria, Giorgio Metta, Roberto Mirra,

Giovanni Mondini, Massimo Morasso,Giorgio Murruni, Matilde Orlando,

Paolo Piccini, Flavio Tonelli, Giuseppe Zampini

Progetto grafico e impaginazioneCreattiva

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Genova Impresa ospita articoli e opinioni che pos-sono anche non coincidere con le posizioni ufficialidi Confindustria Genova. L’editore è disponibile a riconoscere eventuali dirittisu testi o immagini a chi ne rivendichi la proprietà.

S OMM A R I O

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30 imprese & lavoroEXPORT IN QUARANTENAdi Riccardo Braggio

IPOTESI RE-SHORINGdi Luca Beltrametti

A PROPOSITO DI SMART WORKING

LIGURIA NELLA RETEdi Roberto Mirra

PREVENZIONE E CONTROLLOdi Emanuele Castagno

REMOTE WORKINGdi Giorgio Murruni

44 portoOPERATIVI E IN SICUREZZAdi Irene Bonetti

46 finanzaCRITICHE COSTRUTTIVEdi Andrea Carioti

GARANZIA ITALIA

52 turismoTUTTO DA RIFAREdi Beppe Costa

56 cultura & societàINVASIONE ARTISTICA

PENSIERI E PAROLEdi Massimo Morasso

DUCALE ONLINE

UN CAFFÈ CON 5 VAN GOGHdi Matilde Orlando

NOI E L’ARTEdi Luciano Caprile

20 post emergenzaUNA PROPOSTAdi Giuseppe Zampini

24 scienza & tecnologiaIIT VERSUS COVID-19di Giorgio Metta

#BACK2LIFEdi Flavio Tonelli, Andrea De Mariae Agostino Banchi

2/2020

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4 Genova Impresa -Marzo / Aprile 2020

La crisi che stiamo vivendo è molto diversa daquella del 2008/2009 ma, come allora, rappresenta unaminaccia gravissima alle economie di tutta Europa. A cau-sa del coronavirus, è l’intero sistema economico del conti-nente a essere colpito; ma poiché il virus non ha investitotutti i paesi nello stesso momento e con la stessa intensità,nei prossimi mesi vi saranno distorsioni nel funzionamentodelle catene del valore che legano le imprese dei paesimembri. A meno che non si decida di agire in modo coor-dinato e tempestivo a livello europeo.L’effetto sulla crescita del PIL di quest’anno, stimata perdiversi paesi UE, varia da -5 per cento, in uno scenario ot-timistico, a -12 per cento, in uno scenario pessimistico. Guardando a casa nostra, mi rifarei ai numeri riportati dalMinistro dello Sviluppo economico per la presentazionedel DEF: PIL -8%, deficit dal 2.2 al 10.4, debito pubblicodal 134.8 al 155.7, tasso di disoccupazione all’11.6%,reddito da lavoro dipendente -5.7%, investimenti fissi lor-di -12.3%, consumi -7.2%, export -14.4%.Numeri drammatici: nessun indicatore si salva, non c’è al-cuna compensazione. L’introduzione delle necessarie mi-sure di contenimento per limitare la diffusione del virushanno determinato un doppio shock negativo: dal latodella domanda e dal lato dell’offerta. Questa combinazio-ne di fattori ha realizzato lo scenario peggiore possibile,facendo avvitare l’economia italiana in una recessione chesarà profonda. Le misure sin qui adottate dal Governo asostegno delle imprese presentano forti elementi di critici-tà, soprattutto nella loro attuazione; lo dobbiamo eviden-ziare non per spirito di polemica, ma per lanciare un allar-me forte e chiaro: così non ne usciremo.La burocrazia ancora una volta l’ha fatta da padrone. A

partire da fine febbraio sono stati emanati ben 10 decretidirettamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri piùqualche altro decreto a firma del Ministro dello Sviluppoeconomico e del Ministro della Salute, spesso anticipati oaccompagnati da ordinanze/decreti regionali.Ma è proprio un sogno pensare che cittadini e imprese,anziché essere disciplinati attraverso imposizioni burocrati-che (“non puoi fare nulla se non ti autorizzo”), possanoesercitare una qualche forma di autoregolamentazionenell’ambito di misure di contenimento chiare e semplici?E veniamo al DL Liquidità che, dal momento che non pre-vede alcuna erogazione diretta di denaro, sarebbe più ap-propriato chiamare “decreto garanzie”.Alle imprese, prima di tutto, dovrebbero essere pagati icrediti vantati per lavori verso la Pubblica amministrazione.È paradossale parlare di liquidità futura quando da tempolo Stato è un debitore inadempiente con il sistema impresee ritarda i rimborsi dei crediti di imposta. Secondo i datiEurostat, le pubbliche amministrazioni italiane, alla fine del2018, hanno maturato 53 miliardi di euro di debiti verso leimprese fornitrici, collocandosi al primo posto fra le PA eu-ropee. Recentemente il Ministro dello Sviluppo economi-co, Stefano Patuanelli, ha assicurato che lo sblocco dei pa-gamenti verrà inserito nel decreto di prossima emanazionecontenente sempre misure di sostegno all’economia; èuna misura necessaria che sconta già un grave ritardo: au-guriamoci che si recuperi, così come indicato dal Ministro. L’estrema gravità della situazione attuale dovrebbe farpropendere il Governo verso strumenti più radicali, ma altempo stesso ponderati ed efficaci nel valorizzare le im-prese. Come stanno facendo Germania e USA, erogandodenaro a fondo perduto.

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Un’impresa che ha debiti pregressi perché ha continuato apagare forniture, affitti, macchinari, anche senza produr-re, ferma da oltre un mese con mancati introiti, già da pri-ma in affanno in un contesto economico nazionale e in-ternazionale generale non favorevole, dovrà spendere an-cora di più per ripartire, per avere denaro e rimettersi sulmercato sarà costretta a indebitarsi nuovamente. Il debitodovrà poi essere restituito entro 6 anni. Il tutto in un climadi grande incertezza, in cui la popolazione uscirà menoper evitare il contagio e con una conseguente minore pro-pensione agli acquisti e ai consumi diretti.Se queste sono le azioni che il nostro Paese può metterein atto è evidente che non sono sufficienti per sostenere laripresa economica nazionale. Sarà fondamentale l’aiutodell’Europa: l’Italia e i paesi europei hanno bisogno di unprogramma comune per la ripresa (European RecoveryProgram), che miri a rilanciare la crescita economica su ba-si sostenibili. L’Europa deve garantire la libera circolazionedi persone, merci e servizi tra paesi membri. Al contempo,necessita di un piano che finanzi con risorse adeguate e intempi celeri nuovi investimenti pubblici e privati. I 1500 miliardi attualmente previsti dalla Commissione persostenere la ripresa post-coronavirus appaiono per adessoadeguati alla sfida che hanno davanti le economie euro-pee. Tuttavia, per evitare rimbalzi asimmetrici delle econo-mie dei vari stati membri dopo la fase di emergenza, è in-dispensabile che il programma europeo che ne determine-rà l’utilizzo sia implementato rapidamente, al più entrosettembre 2020. Saranno pertanto fondamentali i fondidel Recovery Program, in particolare lo saranno i fondi chespetteranno all’Italia; a prescindere che siano prestiti ocontributi a fondo perduto, sarà fondamentale spenderli

bene e con qualità. Dovranno rafforzare la capacità pro-duttiva del paese con investimenti in tecnologie e infra-strutture e allora, forse, la crescita futura riassorbirà ancheil debito pubblico; se, invece, verranno sprecati e anne-gheranno nella burocrazia per limitarsi a realizzare, all’ulti-mo minuto, qualche giardino o aiuola, allora qualunquedebito è troppo alto già oggi.Se l’amministrazione resta bloccata, se gli investimentinon partono a causa dell’intreccio dei procedimenti ammi-nistrativi che spingono i funzionari a non firmare mai nullaperché rischiano gravi contestazioni, è inutile poi prender-sela con l’Europa: prendiamocela con noi stessi.Si prospettano quindi scenari non proprio idilliaci ma, sep-pure con mille difficoltà, ci rialzeremo, e quando la ripresasarà consolidata dovremo prestare attenzione a chi pensa,già adesso, che cambierà tutto, che i modelli organizzatividelle aziende cambieranno radicalmente - e lo dice quasicome se fosse una minaccia. Ci vuole cautela, è prematu-ro sostenerlo, e saranno gli imprenditori e i loro managera deciderlo, e se cambieranno sarà in meglio, sfruttandola tecnologia.Per concludere, è bene sottolineare e ricordare che lemaggiori spese dello Stato (sanità e pensioni) sono soste-nute dalle entrate fiscali che provengono esclusivamentedal mondo del lavoro. Difendere la base imponibile vuoldire garantire le spese dello Stato; se cala l’occupazionecrolla gran parte del sistema. È necessario, quindi, rimet-tere l’impresa al centro delle politiche di rilancio dell’eco-nomia, perché il lavoro lo crea l’impresa, investendo sulsuo capitale umano, in innovazione e scommettendo sulfuturo.●

Giovanni Mondini è Presidente di Confindustria Genova

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A EffettiCovid

Seconda edizione dell’indagine di Confindustriasulle conseguenze economiche e finanziarie della pandemia per le imprese italiane.A cura del Centro Studi e dell’Area Affari Internazionali di Confindustria

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Il 26 febbraio 2020 è stata avviata la prima indagi-ne online per studiare gli effetti del Covid-19 per le impre-se italiane a cui hanno partecipato quasi 6000 imprese. Il13 marzo sono stati pubblicati i risultati definitivi. Il 67,2%delle imprese già aveva registrato impatti sulla propria at-tività (in Lombardia e Veneto tale dato si attestava intornoal 70%), con i valori maggiori raggiunti nei settori alloggioe ristorazione (il 99% delle imprese aveva segnalato diaver subito effetti negativi), nonché per tutte le attività le-gate al trasporto. Tra gli effetti negativi spiccavano: fattu-rato in calo, come indicato dal 28,7% delle imprese; piùesiguo (5,7%) il numero di quelle che avevano subito soloeffetti legati al danno degli input produttivi; quasi il 22%aveva sperimentato problemi di entrambi i tipi.A seguito della prima edizione dell’indagine, due fattoriprincipali hanno fatto sì che lo scenario per le imprese ita-liane si sia notevolmente deteriorato: prima di tutto l’ap-plicazione delle misure di distanziamento sociale adottateper contenere il diffondersi dell’epidemia, che hanno tro-vato il culmine con i DPCM del 22 e del 25 marzo risultatinel lockdown di molte attività produttive; in secondo luo-go il diffondersi su scala più vasta dell’epidemia, che pro-prio a partire dall’11 marzo è stata dichiarata pandemiadall’OMS. Data la situazione in continuo divenire, Il 4 aprile 2020,Confindustria ha avviato una seconda indagine, di nuovotramite un questionario online, per ascoltare le impreseitaliane (associate e non), cosi da poter comprendere qua-le sia stato l’impatto degli ultimi provvedimenti e le pro-blematiche che ne sono seguite.Come nel caso della prima indagine, l’elevato grado dipreoccupazione ha fatto sì che la partecipazione sia statamolto elevata, seppure in questa occasione il questionarioè stato tenuto online per meno tempo: alla chiusura han-no risposto 4.420 imprese e, dopo la pulitura dei dati,l’analisi qui riportata si basa su 4.154. Il clima emergenzia-le ha anche influito sulla composizione del campione che,per sua natura, non può considerarsi statisticamente rap-presentativo della popolazione delle imprese italiane maaltamente indicativo di come venga percepita l’emergenzastessa su scala territoriale e settoriale.

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Si è assistito a un netto peggioramento rispetto alla perce-zione della prima indagine per il numero di aziende chehanno subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2%contro il 67,2% della precedente). Il peggioramento si èverificato anche per l’entità del danno subito, le impresecon problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il14,4% della precedente indagine.Il 36,5% dei rispondenti, in seguito all’emanazione deiDPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la pro-pria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente. Il26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svol-ge attualmente la propria attività in smart working, men-tre il 43,0% risulta essere inattivo.Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbedover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS ecc.).In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assisti-to ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle

ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le im-prese con meno di 10 dipendenti (con una diminuzionedel 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate).L’84,5% delle aziende che ha partecipato sta riscontrandoproblemi relativi al rallentamento della domanda nel mer-cato domestico e nel mercato internazionale. Il disagio piùevidente è riscontrato per il calo della domanda di benie/o servizi di consumo in Italia. Non meno rilevanti risulta-no essere le problematiche relative alla gestione delle atti-vità riscontrate dal 59,3% dei rispondenti. Il 19,6% degliimprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza dimateriale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavo-ro in sicurezza.Dalle risposte qualitative degli imprenditori emerge chiara-mente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquiditàcon l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad es-sa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibileper limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modospalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovrannoessere ripagate in futuro.È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero lestrategie che metterebbero in atto per superare la crisi.Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sento-no disarmati e non possono che attendere il ritorno allanormalità; interpretato in chiave più ottimistica questo da-to potrebbe indicare che il problema sia gestito come tem-poraneo e che gli effetti, seppure estremamente negativi,auspicabilmente saranno effimeri.

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Sono stati elaborati dati sui seguenti aspetti: stato di aper-tura/chiusura delle aziende e le attuali modalità di gestio-ne del personale; la percentuale di dipendenti che potreb-be usufruire di ammortizzatori sociali; quale sia stata l’en-tità del danno subito dalle imprese, nel mese di marzo2020, rispetto alla normalità, e in che misura ne abbianorisentito il fatturato e le ore lavorate; i danni relativi allacancellazione di fiere o eventi promozionali; l’analisi deglielementi legati al calo della domanda e quelli connessi alledifficoltà di gestione dell’attività da parte delle imprese;infine le strategie che le aziende ritengono sia opportunomettere in atto per fronteggiare la crisi.Intanto si riscontra come ci sia stato un netto peggiora-mento nella percezione della situazione rispetto all’indagi-ne precedente: la percentuale di aziende che nella primaindagine non aveva riportato effetti negativi è scesa dal32,8% al 2,8%, mentre la percentuale di aziende che haricevuto un danno severo è passata dall’11,9% al 37,5%.Aumenta inoltre il numero di aziende che si trova davantial caso più pessimistico e che dovrà ridimensionare la pro-pria struttura aziendale, dal 2,5% al 6,2%.Inoltre, dall’analisi effettuata si evince che molte delle pro-blematiche e delle paure che le imprese avevano manife-stato durante la prima indagine partita il 26 febbraio2020, agli inizi della diffusione del Covid-19 nel nostroPaese, si sono poi concretizzate. Ancora una volta le pre-occupazioni sono legate principalmente alla contrazionedella domanda nel mercato domestico ed internazionale.Gran parte delle aziende italiane racconta le criticità chesta attraversando in merito alla vendita di prodotti, la so-

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praggiunta perdita o insolvenza dei clienti e le conseguen-ti difficoltà a gestire i costi di produzione.Molti dei rispondenti segnalano problematiche legate allagestione del personale per molteplici aspetti: in primo luo-go la paura dei dipendenti di contrarre il virus che generaspesso assenteismo tra coloro che ancora svolgono la pro-pria attività in sede; poi il timore di chi lavora in sede oche presto potrà tornare a farlo per la difficoltà a reperiremateriali sanitari di protezione che permettono di svolgereil lavoro in sicurezza. Non da meno sono le difficoltà relati-ve all’adattamento alla nuova modalità di lavoro “smartworking”. E ancora, vengono alla luce problematiche rela-tive alla limitazione della mobilità internazionale, all’isola-mento che, dopo la diffusione del Covid-19 nel mondo, èdivenuto politica di moltissimi paesi e che ha implicato laconseguente interruzione dei rapporti commerciali.

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Il danno al fatturato legato agli effetti negativi della pan-demia è stato in media del 32,6%, mentre quello delleore lavorate pari al 32,5%. Importante è stato anche il ca-lo percentuale del fatturato imputabile solamente allacancellazione di fi e ed eventi promozionali, del 10,6%.A livello regionale, il calo più significativo del fatturato edelle ore lavorate sembra trovarsi all’interno del Mezzo-giorno, dove Calabria, Campania e Puglia hanno registra-to le maggiori diminuzioni, soprattutto per quanto riguar-da il fatturato. La Calabria arriva a registrare una diminu-zione del 56,3% del fatturato e del 54,3% delle ore lavo-rate. Il Friuli Venezia Giulia, inoltre, anche se colpito inmaniera minore a livello di fatturato, ha registrato comun-que una diminuzione media del 43,3% delle ore lavorate(statistica basata su poche osservazioni).Analizzando la variabile della taglia, invece, le microimpre-se sotto i dieci dipendenti risultano essere più colpite, conuna diminuzione media del 39,7% del fatturato e del37,3% delle ore lavorate. L’impatto medio diminuisce al-l’aumentare delle dimensioni dell’azienda, con l’impattosul fatturato che scende a una diminuzione del 21,9% perle grandi imprese.Analizzando i diversi macrosettori, includendo solamentequelli che hanno ricevuto un numero sufficiente di rispo-ste, emerge che i settori con una diminuzione più marcatasono le aziende che offrono servizi di alloggio e di ristora-zione (con una diminuzione dell’80,8% di fatturato e del63,2% di ore lavorate), delle attività artistiche, di intratte-nimento e sportive (con una diminuzione del 58,0% delfatturato e del 63,0% di ore lavorate; statistica basata supoche osservazioni) e delle agenzie di viaggio e servizi disupporto alle imprese (con una diminuzione del 53,3%del fatturato e del 48,0% delle ore lavorate). Le attività dialloggio e ristorazione e le attività di agenzie di viaggio edi servizi alle imprese sono anche quelle che hanno soffer-to di più la cancellazione di fiere ed eventi promozionali,con una diminuzione del fatturato attribuibile a questoelemento del 28,2% e del 27,5% rispettivamente.Eterogeneo è stato l’impatto anche all’interno del settoremanifatturiero: le aziende dedite alla confezione di abbi-gliamento e pellame sono le più colpite in assoluto, conuna contrazione del 50,0% del fatturato e del 48,9% del-

le ore lavorate. Seguono le industrie non altrimenti specifi-cate con una contrazione del 41,3% per il fatturato e del43,3% delle ore lavorate. Per quanto riguarda i settorimanifatturieri che hanno subito danni dalla cancellazionedi fiere ed eventi promozionali, risultano più colpiti i setto-ri della fabbricazione di articoli in pelle, le industrie di altrimezzi di trasporto, le industrie non altrimenti specificate eil settore della confezione di abbigliamento e pellame.Una delle maggiori problematiche riscontrate dal sistemaproduttivo italiano, con la diffusione del Covid-19 è quellarelativa al rallentamento della domanda domestica o este-ra. L’84,5% su un campione di 4.154 rispondenti segnalainfatti di aver riscontrato problemi in merito, contro il14,9% che dichiara di non averne subiti e lo 0,5% chenon ha espresso il proprio parere.Dall’analisi effettuata emerge che la percezione del rallen-tamento della domanda risulta alta in tutti gli ambiti. Leaziende stanno riscontrando disagi in particolar modo rela-tivi al calo della domanda di beni e/o servizi di consumo inItalia (il 37,9% dichiara di aver subito un’entità di rallenta-mento alta). Il 23,9% non ha invece fornito una risposta. Minore, macomunque consistente, è la parte degli imprenditori chehanno subito un impatto elevato per il calo della domandanei mercati internazionali (21,8%). Per quanto riguarda ilrallentamento della domanda di beni intermedi e/o stru-mentali, nel mercato domestico si registra un’entità di im-patto medio-alta, con il 25% degli imprenditori che dichia-ra di aver subito un impatto medio e il 28,1% un impattodi alta intensità. Stesso trend si verifica nel mercato estero,dove il 18,7% degli imprenditori dichiara di aver subito unrallentamento medio e il 17,0% un rallentamento alto.Anche in questo caso una parte degli imprenditori (39,5%)non ha espresso un parere in merito.

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Come nell’edizione precedente dell’indagine, le difficoltàlegate alla gestione delle attività sono più ridotte rispettoa quelle legate al rallentamento della domanda. Il deterio-rarsi della situazione si è fatto sentire anche dal lato del-l’offerta: il 59,3% dei rispondenti ha dichiarato di aver su-bito disagi legati alla gestione delle proprie attività, controil 16,1% che dichiara di non averne subiti. Il 24,6% dei ri-spondenti non ha espresso il proprio parere.Andando a esplorare più nel dettaglio quali siano i princi-pali problemi nelle operazioni dell’azienda, il 19,6% dei ri-spondenti sta riscontrando forti disagi per la mancanza dimateriale sanitario da utilizzare per lo svolgimento delleattività in sicurezza. Le aziende stanno inoltre riscontrandodisagi a causa della mancata ricezione delle forniture per iprocessi produttivi da altre imprese, con il 15,2% dei ri-spondenti che ha indicato il problema come grave.La problematica che è stata maggiormente riscontrata dairispondenti in merito alla gestione delle attività è però le-gata alla mancanza di liquidità, necessaria a garantire ilnormale funzionamento aziendale.Non è un caso che quando è stato chiesto alle imprese disegnalare quali provvedimenti del governo potessero risul-tare più efficaci per mitigare gli effetti negativi dello shockda Covid-19, l’esigenza che ha accomunato quasi la tota-

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lità dei rispondenti è quella relativa alla necessità di eroga-zione di liquidità.Vengono infatti richiesti dalle aziende aiuti finanziari e fi-nanziamenti a condizioni agevolate (fondo perduto o atasso 0) e con garanzie statali per sostenere e riavviare leattività produttive. Rimanendo infine focalizzati sui provvedimenti che sareb-be necessario mettere in atto, in secondo luogo, si evince,una forte necessità di riapertura seppur graduale delle fab-briche, dei siti produttivi e delle attività commerciali, per laquale le aziende sono consapevoli di dover adottare rigideregole di distanziamento sociale.Gran parte dei rispondenti ha inoltre evidenziato l’esigen-za di sospensione delle scadenze o la riduzione delle im-poste fiscali per l’anno 2020, nonché di adottare interven-ti finanziari a supporto del calo del fatturato e per incenti-vare i consumi. Emerge inoltre la necessità di estenderel’utilizzo di ammortizzatori sociali rispetto alle 9 settimanepreviste in merito al suo utilizzo.Quasi la totalità dei rispondenti richiede infine che sianopianificati interventi per la riduzione dei costi di produzio-ne e adottato un sostegno strutturato per l’occupazione.

•••

È stato infine chiesto alle imprese quali strategie idoneefossero disposte a mettere in atto per superare questomomento di difficoltà. Il 78,2% dei rispondenti ha segna-lato l’intenzione di attendere il ritorno alla normalità.Il 33,4% delle imprese sarebbe invece disposto a ricalibra-re o cambiare il paniere di beni prodotti e venduti, controil 40,2% che invece non lo farebbe. Dall’analisi effettuataemerge inoltre che il 20,1% dei rispondenti è interessatoad aumentare le vendite e-commerce, mentre il 4,2% pro-spetta la chiusura della propria attività.●

L’indagine, completa delle tabelle, è a disposizione sul sito www.confindustria.it

SQUADRA DI PRESIDENZAIl 30 aprile, il Consiglio Generale di Confindustria, su proposta del presidente designato Carlo Bonomi, ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio2020-2024. La votazione è avvenuta a distanza.

Della squadra fanno parte dieci vicepresidenti elettivi: - Barbara Beltrame, con delegaall’Internazionalizzazione;

- Giovanni Brugnoli, con delega al Capitale umano; - Francesco De Santis, con delega alla Ricerca e Sviluppo;

- Luigi Gubitosi, con delega al Digitale; - Alberto Marenghi, con delega all’Organizzazione, allo Sviluppo e al Marketing Associativo;

- Maurizio Marchesini, con delega alle Filiere e alle Medie Imprese;

- Natale Mazzuca, con delega all’Economia del Mare e al Mezzogiorno;

- Emanuele Orsini, con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco;

- Maria Cristina Piovesana, con delega ad Ambiente e Sostenibilità;

- Maurizio Stirpe, con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali.

A questi componenti si aggiungono i 3 vicepresidenti di diritto: - Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria; - Alessio Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori; - Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

Carlo Bonomi ha tenuto per sé le deleghe al Centro Studi,all’Europa e alle Politiche Industriali.

Il 20 maggio l’Assemblea dei delegati eleggerà formal-mente il designato Bonomi alla presidenza di Confindu-stria per il quadriennio 2020-2024.●

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La pandemia del Coronavirus non ha avuto un an-damento previsto e prevedibile. L’arrivo e l’evolversi delladiffusione del Covid-19 non ha seguito i percorsi classicidelle diffusioni delle malattie virali a oggi più note. La“genericità” della sintomatologia e l’estrema contagiositàdell’infezione hanno avuto, di fatto, l’effetto di un “bom-ba” che ha colpito le normali dinamiche sociali e sanitarie:un evento di portata eccezionale.Quindi l’organizzazione non ha potuto che essere “difrontiera”, guardando da un lato alle disposizioni chegiungevano dai vertici Sanitari nazionali e regionali, dal-l’altro a quello che nel concreto ci si trovava ad affrontaresul “campo”.È stato gioco forza ridurre nel brevissimo, sino a chiudere“sostanzialmente” la gran parte dei servizi ambulatoriali,delle visite programmate, degli accessi alle case della salu-te con il fine prioritario di limitare al massimo il diffondersidell’infezione. E contestualmente trovare nuove soluzioniper ridisegnare sul territorio un progetto sanitario concen-trando e riorganizzando le attività su alcuni poli senza maiinterrompere l’offerta di salute e garantendo la presa incarico dei cittadini con necessità indifferibili. Tutte attivitàintrodotte a tempo “zero” e con la massima flessibilità,considerato che Asl3 nella normalità gestisce prestazionisanitarie in oltre cento sedi, con un bacino di utenza di cir-

ca settecentomila abitanti. Le attività messe in campohanno previsto anche l’avviamento di accoglienze telefo-niche con i professionisti per la presa in carico dei bisognisociosanitari emergenti e semplificazioni burocratiche lad-dove necessario e possibile.Parallelamente a questo, la funzione ospedaliera è diven-tata preponderante, non tanto per i numeri degli accessi aiPronto Soccorso quanto per la “gravità” media dei pazien-ti, nella stragrande maggioranza affetti da coronavirus.La stessa suddivisione di ospedali in Covid e non Covid atutti i livelli e in tutta Italia è stata estremamente difficileda attuare, vista la sintomatologia spesso sfumata e spes-so confondente che, anche in seguito a un triage scrupo-loso, non poteva comunque escludere che qualunque pa-ziente non fosse certamente paziente Covid.Evidentemente la disponibilità dei test molecolari tramitetampone orofaringeo con refertazione breve (un’ora tra-mite sonda, i tradizionali sino a cinque ore) avrebbero po-tuto giocare un ruolo estremamente importante nella se-lezione del paziente in zona “grigia”, ma questo tipo didiagnostica ha cominciato a essere fruibile nei diversi sitiospedalieri solo verso la fine di marzo.La vera possibilità da parte di un Presidio ospedaliero dimantenere l’etichetta “non Covid” non poteva che essererappresentata dal non avere accessi in urgenza, sia tramite

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di Luigi Carlo Bottaro

Rete di

L’EM

ERG

ENZA

protezione

© MARCO GOZZI La pandemia ha messo in luce la necessità di sviluppare una medicina

territoriale che coinvolga, insieme alle figure sanitarie, anche i sindaci.

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Pronto Soccorso sia tramite il Punto di Primo Intervento.E qui entra in gioco il ruolo degli ospedali periferici, chesono stati strenuamente difesi dalle Direzione sanitarie, ri-servando gli accessi soltanto a pazienti “provatamente”non Covid e selezionati sia da un triage del tutto e assolu-tamente negativo, sia da una permanenza in area protettaall’interno dell’ospedale centrale.Ma un’importante e corretta gestione ospedaliera non po-trà prescindere da una altrettanto e forse ancora più pe-netrante azione sul territorio.Dove, come già per le epidemie influenzali e per tutte lemalattie infettive che hanno rappresentato un vero allar-me sociale e sanitario, diventa obbligatoria la necessità disviluppare una medicina territoriale che veda al centro iServizi di Prevenzione e Protezione in sinergia con la Dire-zione sanitaria, la Direzione sociosanitaria, i medici di me-dicina generale, i pediatri di libera scelta, i sindaci e il ser-vizio di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro. Obiettivo lacreazione di una rete, anche dal punto di vista informati-co, al fine di prevenire, intercettare e bloccare sul territoriola problematica infettiva limitando ai soli casi ingestibilil’accesso agli ospedali “dedicati”.Per questi motivi si rafforza sempre più l’idea che proget-tualità estremamente importanti e in parte già attive - co-me le campagne antinfluenzali diffuse capillarmente sul

territorio tramite i medici di famiglia, nelle RSA, nei Serviziambulatoriali specialmente verso i soggetti fragili (es. dia-betologia, cardiologia, pneumologia, nefrologia ecc.), ne-gli ospedali (è dell’anno scorso l’iniziativa dell’Ospedaleche vaccina in Asl3 di Genova, all’E.O. Galliera e al Gaslini)- oltre a creare una enorme fonte di protezione nei con-fronti delle patologie infettive diffusive, creano ancheun’importante cultura di igiene di vita, di prevenzione, econtribuiscono a sconfiggere l’insipienza e la superficialitàche troppo spesso attraversano la nostra società.E in questo contesto gioca un ruolo fondamentale la figu-ra del sindaco (sul territorio gestito da Asl3 sono quarantai comuni), che non può far parte della rete sanitaria solosulla carta, senza spesso riuscire a entrare, a tutti gli effet-ti, in un discorso più ampio che lo veda protagonista, al-meno paritetico, insieme alle Aziende sanitarie regionali,per la concreta gestione della salute dei cittadini, metten-do a disposizione i propri servizi, soprattutto amministrati-vi e di controllo del territorio, ricevendo in ritorno, e a in-tegrazione, un “reale e tempestivo” controllo dei servizi edello stato di salute dei propri cittadini.●

Luigi Carlo Bottaro è il Direttore Generale della Asl3

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LA NAVE OSPEDALEUn progetto unico al mondo che ha trasformato in unasettimana un traghetto in una nave ospedale in grado diaccogliere pazienti Covid, che hanno superato la fase criti-ca ma che necessitano ancora di cure di media-bassa in-tensità. Un obiettivo raggiunto grazie al lavoro di squadrafra Regione Liguria, compagnia Grandi Navi Veloci, Rina,Asl3, Comune di Genova, Ordine di Malta, Protezione civi-le, Ospedale Galliera e Liguria Digitale. Ormeggiata al pon-te Colombo, la nave ospedale Asl3 è stata adattata allanuova funzionalità per ospitare, in camere singole dotatedi elevato grado di comfort e assistenza sanitaria dedica-ta, fino a 350 pazienti. Attualmente sono attivi 3 lotti da 25letti con un importante turnover di dimissioni e ricoveri.L’equipaggio sanitario si compone di 13 medici, tra questiil direttore sanitario, 18 infermieri, 11 operatori sociosanita-ri e 4 assistenti sanitarie. Sono previsti a bordo interventispecifici di fisioterapisti per la riabilitazione respiratoria,consulenze infettivologiche e l’utilizzo della telemedicinaper la specialità di cardiologia. Il soggiorno sulla naveospedale consente di liberare posti letto negli ospedalidell’area metropolitana e di fornire una presa in carico ap-propriata e modulata sull’esigenza del paziente. La naveospedale ha iniziato ad accogliere i primi pazienti il 23marzo. Per il progetto della nave ospedale Asl3 lo YachtClub Italiano ha attivato una campagna di crowdfundingtra soci e sostenitori. Le risorse raccolte sono finalizzateall’approvvigionamento delle attrezzature necessarie per leterapie che sono svolte sulla nave. In particolare, sarannoacquistate applicazioni e strumentazioni informatiche per ilmonitoraggio del paziente a bordo (es. telemedicina perconsulenze specialistiche) e dispositivi diagnostici portatiliper radiologia, cardiologia, laboratorio analisi e per provesulla funzionalità respiratoria. Tali strumenti, per la lorostessa natura di maneggevolezza, potranno essere riutiliz-zati a fine emergenza nelle strutture sul territorio di Asl3.●

protezione

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di Piera Ponta

Decisionirapide

L’emergenza Covid-19 ha messo a dura prova il Sistema sanitario nazionale.Occorrono scelte ponderate ma veloci, come quelle del Pronto Soccorso. Lo afferma Paolo Cremonesi,primario al Galliera.

L’EM

ERG

ENZA

© ROBERTO

BOBBIO

Page 15: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

Paolo Cremonesi è il primario del Pronto Soccorsoall’Ospedale Galliera di Genova. Medico in prima lineanella gestione dell’emergenza Covid-19, non solo per ilruolo che ricopre, ma anche per il suo contributo in termi-ni di competenze organizzative alla realizzazione in tempida record della nave-ospedale, che oggi ospita pazientiche hanno superato la fase acuta della malattia. Concludecon un monito: l’emergenza insegni che il sistema sanita-rio non potrà sopportare ulteriori tagli di costi.

Lo scoppio, ma soprattutto la violenza dell’epidemiadi Covid-19, ci ha colto di sorpresa: impossibile pre-vederne le proporzioni o non siamo stati capaci dicoglierne i segnali?In Cina il Covid-19 ha cominciato ha diffondersi nel mesedi dicembre e a gennaio l’epidemia è esplosa. Questo èstato un segnale molto importante, per tutto il mondo,ma noi ci siamo illusi che il contagio si sarebbe fermato là,facendo un grosso errore di sottovalutazione, pur cono-scendo quanto intenso fosse il movimento di persone dae verso la Cina. In molti sostenevano si trattasse di poco più di un’influen-za, ma le notizie provenienti dal Cina sulla rapidità delcontagio e sulla gravità delle complicanze avrebbero do-vuto metterci subito sull’avviso che era molto più che unasemplice influenza.

E praticamente da un giorno all’altro, il Galliera, co-me altri ospedali, si è trovato in piena emergenza. Così è stato. In pochissimo tempo abbiamo avuto grandinumeri di contagiati e molti di loro con patologie impor-tanti, come polmoniti e insufficienze respiratorie gravi,che hanno richiesto un impegno straordinario e il coinvol-gimento massimo di tutta la struttura ospedaliera. Abbiamo dovuto riorganizzare gli spazi. Siamo partiti dalPronto Soccorso, allestendo una postazione esterna dipre-triage dove separare i malati che si presentavano confebbre e tosse - sintomi riconducibili al Covid-19 - da chiricorreva alle nostre cure per motivi diversi. Quindi abbia-mo chiuso alcuni reparti e servizi per riuscire a riservare 4piani di un padiglione ai malati affetti da Covid-19, abbia-mo quasi raddoppiato i posti in terapia intensiva e dispo-sto barelle perfino nella sala d’aspetto del Pronto Soccor-so, trasformando anche quella in un’area operativa. In certi giorni, tra Pronto Soccorso, reparti e rianimazionesiamo arrivati a trattare fino a 180 malati Covid. Insom-ma, una riorganizzazione radicale che ha dovuto via viatenere conto anche dei casi di contagio tra medici, infer-mieri, operatori sanitari.

Una pressione enorme che la nave-ospedale, allestitain tempi da record, ha però contributo ad alleviare.In pochi giorni, grazie alla disponibilità dell’armatoreGianluigi Aponte, un traghetto MSC è stato riadattato areparto a bassa e media intensità di cura dove ospitarepazienti “stabilizzati”, che hanno cioè superato la faseacuta della malattia e che possono proseguire la terapiafuori dall’ospedale, liberando così posti letto per malatipiù gravi.

La nave offre una sistemazione ottimale in cabine dotatedi servizi, che garantiscono l’isolamento dei pazienti, unabuona qualità del cibo e la possibilità di seguire diete spe-cifiche. Inoltre, attraverso percorsi differenziati, i pazientipossono essere accompagnati nelle grandi sale o addirit-tura all’aperto, a respirare un po’ d’aria fresca e a fare unpo’ di moto. A bordo c’è sempre un medico, oltre, ovvia-mente, a infermieri e a operatori sanitari. Al termine dellaconvalescenza, dopo due tamponi negativi, i pazienti ven-gono dimessi direttamente dalla nave. È stata una iniziativa sostenuta con convinzione dal presi-dente della Regione Giovanni Toti ed è il risultato del lavo-ro di squadra della Asl 3 Genovese con gli ospedali Evan-gelico di Voltri, Galliera e San Martino.

A quasi due mesi dal lockdown e, ci auguriamo, su-perata la fase più critica dell’emergenza epidemiolo-gica, per quali aspetti il nostro Paese ha mostrato diessere maggiormente vulnerabile?Innanzi tutto è apparso evidente che l’Italia dipende trop-po dall’estero per l’approvvigionamento di dispositivi diprotezione individuale e di materiale sanitario: siamo an-dati in affanno per la mancanza di mascherine e di venti-latori. Per non ritrovarci in queste difficoltà in futuro, pen-so che sarebbe strategico sostenere una adeguata produ-zione industriale nel settore. Poi c’è il tema dell’autonomia regionale nella gestionedelle emergenze: secondo alcuni la regia deve essere delloStato, mentre altri ritengono che ogni Regione possa de-cidere per sé... ma solo a bocce ferme, per questa emer-genza, si capirà se era bene una cosa o l’altra. Una riflessione più generale, infine, riguarda il nostro si-stema sanitario. Negli ultimi 20 anni, governi di destra, disinistra, tecnici, tutti, indistintamente, hanno tagliato fon-di alla sanità. L’ultimo grande taglio è stato fatto nel2012, durante il governo Monti, con Renato Balduzzi Mi-nistro della Salute, quando i posti letto per acuti venneroridotti a 3 ogni 1000 abitanti e quelli in terapia intensiva a0,7, facendo scivolare il nostro Paese in fondo alla classifi-ca europea, lontano da Francia e da Germania, rispettiva-mente con 6 e con 8 posti in terapia intensiva ogni 1000abitanti. A furia di tagli, il nostro sistema sanitario si è molto inde-bolito, basta un’emergenza - grande o piccola - per met-terlo in crisi e mettere così a rischio pazienti e operatori. Èora urgente riorganizzarlo e adeguarlo ai nuovi fabbisognidegli italiani; ben vengano le spending review, ma che sia-no applicate valutando con attenzione l’appropriatezza dimezzi e di personale; basta tagli a posti letto, medici, in-fermieri, operatori sanitari. Quando capitano grandi eventi come Covid-19, occorrereagire velocemente, i tecnici vanno ascoltati subito. Inve-ce, in Italia, si dà troppo ascolto a chi fa la “filosofia” del-la sanità, persone che lavorano molto a tavolino e chenon hanno mai messo piede in un ospedale. La politica,cui spetta fare sintesi e quindi decidere, deve ascoltare glioperativi, non i filosofi. E le decisioni devono essere comequelle che si prendono al pronto soccorso: ponderate, se-rie ma rapide.●

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Dopo otto anni a Udine come Direttore della Clini-ca Malattie Infettive dell’Azienda Sanitaria UniversitariaIntegrata, dal novembre del 2019 Matteo Bassetti è Diret-tore della Clinica Malattie Infettive al Policlinico San Mar-tino di Genova. Pochi mesi dopo, scoppia l’epidemia diCovid-19 e l’infettivologo genovese si trova ad affrontareun’emergenza di proporzioni inaspettate, nella quale lacittà ha mostrato il suo lato migliore: composta, forte egenerosa.

Ora che la pressione si è un po’ allentata e il coronavi-rus non è più del tutto il perfetto sconosciuto che daun giorno all’altro, tra febbraio e marzo, ha sconvol-to la nostra vita, è possibile fare qualche riflessione sucome è stato affrontato lo scoppio dell’epidemia nelnostro Paese? Ci ha colto di sorpresa, impreparati?Ci siamo trovati di fronte a un virus sconosciuto, che si èrivelato peggiore di quanto non avessimo previsto. I datimessi a disposizione dalla Cina ci avevano confermato chesi trattava di un virus molto contagioso ma a bassa letali-tà; dalle nostre analisi - basate necessariamente su sistemisanitari molto diversi dal nostro - la diffusione di Covid-19nel nostro Paese non si poteva escludere, ma mai avrem-mo immaginato che potesse avvenire con queste propor-zioni. Da un momento all’altro, quello che inizialmenteavevamo considerato come un problema solo cinese, è di-ventato anche il nostro incubo. Non ho difficoltà ad am-mettere che quando abbiamo visto in che stato arrivavanoi primi malati di Covid-19 al pronto soccorso ci siamo im-pressionati. Fino ad allora, il virus con la diffusione più ca-pillare nella popolazione era quello dell’influenza. Il coro-

navirus che provoca il Covid-19 ha una contagiosità eleva-tissima (una persona infetta ne contagia 4, a differenza diqualsiasi altro virus influenzale, che ha un rapporto di 1 a1) e si propaga, quindi, in un periodo molto più breve, conconseguenze pesanti sul sistema sanitario. Io penso che imalati Covid che abbiamo visto in ospedale siano solo unapiccola parte della popolazione contagiata: i dati delle ul-time settimane ci fanno ritenere che l’infezione sia stata esia tuttora molto più diffusa, che in molti siano stati malatisenza neanche saperlo... fatto che, chiaramente, “annac-qua” i dati su ospedalizzazione e mortalità. Al San Marti-no è stato fatto tutto quello che si poteva fare dal puntodi vista organizzativo. La prima riunione della task force li-gure istituita per affrontare l’epidemia si è tenuta il 15gennaio e il 1º febbraio è stata istituita una guardia medi-ca infettivologica H24 ed è stato attrezzato per l’emergen-za il reparto di malattie infettive. Tutto questo quando an-cora non pensavamo che il Covid-19 avrebbe avutoun’evoluzione così rapida e violenta. L’epidemia non ci hacolto impreparati, ma sicuramente ci ha sorpreso.

Dopo l’Italia, a ruota, tutti i paesi europei hanno do-vuto fare i conti col Covid-19.Mi spiace aver verificato che a livello europeo non c’è sta-ta nessuna politica comune. La giustificazione è che, in sa-nità, ogni stato membro si muove in maniera autonoma.Ma a livello di politica generale - mi riferisco alla libera cir-colazione dei cittadini, alla proclamazione delle quarante-ne, all’effettuazione dei controlli... -, gli stati membriavrebbero dovuto essere più compatti nell’adozione dellemisure di contrasto, invece ognuno è andato per la sua

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L’EM

ERG

ENZA

Matteo Bassetti

© ANSA - LUCA ZENNARO

La Genovamigliore

Il Sistema sanitario ha retto alla pressione dell’emergenza da Covid-19 grazie anche al contributo di una città rispettosa delle regole. Ce ne parla il primario infettivologo del San Martino, Matteo Bassetti.

di Piera Ponta

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strada. Le vicine Austria e Francia sono già pronte a riapri-re le scuole, benché in quei paesi l’epidemia sia scoppiatapiù tardi rispetto all’Italia. Anche nella gestione dei primicasi siamo andati tutti in ordine sparso. Rammarica chenon si sia fatto riferimento al European Centre for DiseasePrevention and Control (il Centro europeo per il controlloe la prevenzione delle malattie) nella gestione dell’emer-genza e della graduale riapertura, e stupisce che non ci siauna regia europea per la ripartenza economica.

In questi giorni, in vista dell’imminente riapertura dibuona parte delle attività industriali e commerciali edi allentamento delle restrizioni sociali, è acceso il di-battito tra chi - soprattutto medici e scienziati - so-stiene che non siamo ancora pronti per la cosiddettafase 2 e chi, viceversa, come il mondo delle imprese,spinge per un ritorno, prudente ma convinto, allanormalità. Qual è la sua opinione?Il catastrofismo in Italia trova spazio ogni sera in un bollet-tino di morte; dati forniti senza verificare se si parla di per-sone decedute “per” o “con” il Coronavirus. In quei nu-meri Covid c’è tanta gente che è morta a causa di altrepatologie. Difficile ora, per medici e imprenditori, uscireda un corto circuito mediatico che alimenta l’ansia delrientro sul posto di lavoro per il timore che non sia abba-stanza sicuro. Penso che si dovrà riflettere su un nuovomodo di declinare la sicurezza in azienda, tenendo contoanche della possibilità di diffusione di malattie infettive,che spaventano di più perché sono incontrollabili e colpi-scono a prescindere dalle misure di prevenzione che cia-scuno di noi può adottare. È necessario creare le condizio-

ni affinché si possa tornare a lavorare con serenità, e quin-di assicurare mascherine, distanziamento sociale, spaziadeguati... Se continuiamo a stare in casa ad ascoltarebollettini di morte, la noia e la depressione finiranno perimpadronirsi delle nostre coscienze.

Professore, dopo otto anni a Udine, lo scorso autun-no è rientrato a Genova per assumere l’incarico di di-rettore della Clinica Malattie Infettive del San Marti-no. Pochi mesi dopo, l’emergenza coronavirus. Dalsuo punto di osservazione, come ha reagito la comu-nità cittadina in queste settimane drammatiche?Di fronte al Covid i genovesi - amministratori, sanitari, cit-tadini... - hanno tenuto una compostezza e, allo stessotempo, dimostrato una capacità di reazione davvero uni-che. Le stesse viste durante le alluvioni o per il crollo delMorandi: alla fine si è tutti uniti, tutti insieme a remaredalla stessa parte. L’epidemia, in Liguria, si è abbattutacon la stessa forza che in Lombardia, su una popolazionecon un’età media di circa 10 anni più alta di quella dellealtre regioni. Eppure non è mai mancato un posto letto.Fino a oggi il sistema sanitario ha risposto in maniera ade-guata, negli ospedali e fuori, grazie ai medici di base, chesi sono messi al servizio della popolazione, e all’assistenzadei militi... A questo hanno contribuito gli stessi genovesi,disciplinati, rispettosi delle regole e generosi oltre ogni im-maginazione: abbiamo ricevuto milioni di euro di donazio-ni, cifre che non sono state raccolte in nessun’altra città,ci hanno regalato tablet, televisori, ci hanno portato il ci-bo. Tutto questo con discrezione, con spirito di generositàe sacrificio sinceri.●

Genova Impresa -Marzo / Aprile 2020 15

La Genova

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di Francesco Berti Riboli

Paziential centro

L’EM

ERG

ENZA

L’emergenza ha messo in lucel’elevata qualità organizzativa

e professionale delle strutture sanitarie private.

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Lo “tsunami” Covid-19 ha avuto sulle aziendesanitarie plurimi effetti: fra gli altri, organizzativo, econo-mico e anche tragico, in particolare per le RSA e i servizisocio-sanitari residenziali.La risposta è stata seria e consapevole: ognuno con i pro-pri mezzi - e le conoscenze che via via si sono evolute - siè dato da fare per affrontare e provare a superare quellache viene definita “fase 1”, per traguardare il momentodella ripresa e della fine del lockdown spinto. Anche se -siamo tutti professionisti della salute - viviamo nella consa-pevolezza che la cosiddetta “fase 2” sarà rappresentatadal tentativo di ricominciare, pur convivendo con la pan-demia. Questo significherà studiare, progettare e metterein atto innovativi sistemi per garantire il distanziamentosociale e, in generale, la sicurezza: modi, tempi, strumentileggermente - in qualche caso molto - diversi rispetto alpassato.Onestamente, la sanità pubblica (come in tutte le parti delmondo) si è trovata sotto alcuni aspetti impreparata difronte a un contagio di dimensioni globali. Ma ha trovatola “sponda” della sanità privata accreditata, già istituzio-nalmente partner del Servizio sanitario nazionale (nellanostra area presente con strutture soprattutto a livello diresidenze socio-sanitarie e poliambulatori e laboratori dianalisi) e delle aziende sanitarie private autorizzate nonaccreditate, quelle che abitualmente si rivolgono alla cre-scente platea di coperture garantite da Fondi e Assicura-zioni e alle cosiddette attività “out of pocket”.Tutti ci siamo subito messi in contatto con la Regione Li-guria e A.Li.Sa, offrendo la disponibilità a collaborare,prendendoci carico di pazienti non Covid di fronte al-l’emergenza degli ospedali cittadini trasformati in struttu-re Covid-19. Le case di cura associate a Confindustria Ge-nova, come ICLAS, ISC e Montallegro, hanno accolto estanno ospitando in convenzione straordinaria pazienti diinteresse chirurgico e internistico di ospedali cittadini.In questo momento eccezionale si tratta di un accordoemergenziale che non trasforma la funzione della sanitàprivata e mette in luce, invece, come nelle nostre aziendesi lavori in sicurezza, seguendo protocolli di elevate qualitàe competenza e come le nostre strutture caratterizzino laloro attività su qualità dei servizi, innovazione tecnologica,elevati standard e organizzazione: tutto questo con ingen-ti costi, grandi sacrifici e rischi imprenditoriali molto eleva-ti. Stiamo anche mostrando, con la professionalità del no-stro personale, che, per noi, i pazienti sono pazienti: qua-lunque patologia e qualunque provenienza abbiano.Così come le case di cura sono diventate, in questo mo-mento, anche sale operatorie e corsie di degenza “distac-cate” degli ospedali pubblici, i laboratori associati a Con-findustria Genova, mettendo a fattor comune le propriestrumentazioni e le proprie competenze, hanno mostratogrande qualità del servizio, perché utilizzano metodicheaffidabili, gestendo in maniera adeguata le procedure diattività.Diverso e molto più complesso il discorso che riguarda lerealtà socio-sanitarie; un sistema disciplinato, verificato ecomplessivamente organizzato sotto diverse sigle e coor-dinamenti (fra cui anche Confindustria), che non com-prende solo RSA per anziani, ma strutture che accolgono

persone fragili come i centri di riabilitazione per disabili, lecomunità terapeutiche per disturbi psichiatrici, dipenden-ze e minori: in Liguria questo sistema opera nella quasi to-talità in regime di accreditamento con il Sistema SanitarioRegionale e accoglie oltre 20.000 persone, con l’impegnodi circa 15.000 addetti.Su questo sistema ha impattato imprevedibilmente, vio-lentemente e subdolamente l’emergenza Coronavirus:quando il 4 marzo è stata decisa, a livello nazionale, la so-spensione delle visite era già troppo tardi. E i centri non di-sponevano ancora in maniera sufficiente dei dispositivi diprotezione individuale e di un adeguato organico in forza. L’acquisizione dei DPI è stata accentrata a livello nazionaleper una prioritaria distribuzione ai centri per acuti e nonalle realtà socio sanitarie. Le prime consegne parziali - ilcui arrivo è stato agevolato da Regione Liguria - sonodell’ultima settimana di marzo.Non solo: le piante organiche, già ridotte, si sono ulterior-mente indebolite perché ASL e Aziende ospedaliere, persopperire all’emergenza, hanno contattato e assunto per-sonale in servizio presso queste residenze.La situazione è diventata drammatica, nonostante l’impe-gno, la passione, il sacrificio del personale. Anche perchémolte delle persone accolte, spesso non autosufficienti,sono sovente nella condizione di non comprendere il per-ché di alcune misure di sicurezza. In questo centri si lavorainfatti abitualmente per offrire “vicinanza”, per far stareinsieme le persone, per sostenere la qualità di vita cercan-do anche di vincere la solitudine che spesso isola chi è piùfragile. E tutto questo è diventato difficile e tragico.Cosa impariamo da questa lezione, da questa esperienzaterribile? Probabilmente il sistema sanitario nazionale va ripensatonella sua intera organizzazione per evitare di arrivare amettere sotto pressione unità di emergenza e di terapiaintensiva, ultima linea di questo fronte che deve invecemeglio organizzarsi sul territorio. Ma soprattutto possiamo affermare che le strutture priva-te, spesso considerate marginali e vassalle, hanno mostra-to di sapersi migliorare, di essere in grado di offrire aiutoper affrontare le emergenze, di far parte di un sistemache oggi, senza i “privati”, avrebbe incontrato maggioridifficoltà. Questa piccola costellazione di strutture, troppo spessopoco valorizzate, ha saputo muoversi ed emergere, so-prattutto grazie alla continua ricerca della qualità, di risor-se umane eccezionali e di investimenti importanti. È stata - è ancora e la sarà per tanto tempo - una provamolto dura sotto molti aspetti. Ma dimostra che anche ilsistema sanitario privato è in grado di affrontare e di par-tecipare alla costruzione di un futuro che può esistere solocon il contributo di tutti.A volte le tragedie e le grandi crisi fanno diventare piùadulti e consapevoli dei cambiamenti che dovremo affron-tare certi che, qualunque siano le modifiche con cui ciconfronteremo, rimarrà immutata la nostra attenzione albene del paziente, al “metterlo al centro” del nostromondo di operatori.●

Francesco Berti Riboli è Presidente della Sezione Sanità e delegato alla Salute e Scienze della Vita nel Consiglio di Presidenza di Confindustria Genova

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Sir Winston Churchill diceva che l’ottimista vedeopportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo inogni opportunità. Liguria Digitale appartiene senza dub-bio alla prima categoria e da quando è cominciata l’emer-genza coronavirus ha dimostrato doti di problem solver,raccogliendo anche i frutti di alcune azioni e progetti siste-mici che stava portando avanti da tempo, sotto la guida diuna Giunta regionale particolarmente avveduta per quan-to riguarda la digitalizzazione dei servizi e il digital first.Il lockdown ha evidenziato come il digitale sia ormai tra ibisogni imprescindibili di persone e aziende e la società in-formatica in-house della Regione Liguria ha accelerato epotenziato il lavoro di digitalizzazione e connettività asupporto di enti e scuole. Lo smart working e i contattiper via telematica non sono mai stati fondamentali e stra-tegici come in questo momento. Nel segno di questa vo-cazione, Liguria Digitale è stata indicata dalla Regione co-me organizzatrice della prossima edizione di C1A0,l’evento dedicato all’intelligenza artificiale, con il supportodi Liguria International, Digital Tree e Mixura. La prima cosa - non scontata - da sottolineare è che lasocietà ha sempre garantito la continuità dei servizidurante l’emergenza: le competenze e le dotazioni tecno-logiche dell’azienda sono al servizio di diversi ambiti perconsentire a cittadini, imprenditori, personale di enti pub-blici e di Asl e ospedali di continuare a lavorare in condi-zione di sicurezza. A causa dell’incremento considerevoledegli attacchi informatici da marzo il nostro team delSecurity Operation Center ha aumentato gli sforzi pergarantire la sicurezza dei nostri dati e la privacy dei cittadi-ni. Non a caso dal 2019 Liguria Digitale ha intrapreso unpercorso che l’ha portata a ottenere numerose certifica-

zioni di qualità proprio nell’ambito della sicurezza e dellastabilità dei sistemi. Tra le aree in cui il supporto dell’azienda è maggiore ci so-no la sanità, lo smart working, gli approvvigionamenti diDPI, la scuola a distanza, la comunicazione legata al-l’emergenza. Se l’emergenza non ci ha colto impreparati lo dobbiamoal fatto che l’azienda lavora in modalità lavoro agile giàdal 2016. Attraverso la nostra infrastruttura digitale, ab-biamo potuto consentire di lavorare da remoto e in sicu-rezza a molti dipendenti della pubblica amministrazione:da Regione Liguria a Filse, da Liguria International ad Ali-sa, da Ligurcapital a Liguria Ricerche, da alcune Asl a di-versi ospedali liguri. Questo ha implicato un aumento ver-tiginoso di alcuni servizi: per dare un’idea, solamente perquanto riguarda la Regione, il numero di email è incre-mentato di 10 volte in un mese. Nello stesso lasso di tem-po si sono svolti 1400 meeting da remoto, con un incre-mento del 930% rispetto al mese precedente. In tema di sanità, oltre al potenziamento dell’assistenza ealla rimodulazione di servizi che ha seguito necessaria-mente la riorganizzazione di interi ospedali, le attivitàhanno riguardato la possibilità per i cittadini di attivare ilfascicolo sanitario elettronico direttamente online con lecredenziali spid, la dematerializzazione delle ricette medi-che via mail e smartphone, la gestione del numero verderegionale per informazioni sul Coronavirus, il progetto“Chiama i nonni”, insieme a Cisco, per consentire agliospiti delle residenze per anziani di vedere e parlare con lefamiglie durante l’isolamento. A questo si uniscono un progetto più complesso in par-tnership con TIM di gestione di big data analytics per ana-

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di Paolo Piccini

Digital firstSanità, smart working, scuola a distanza, bandi online: questo e altro il supporto di Liguria Digitale a cittadini e a imprese durante il lockdown.

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lizzare flussi e spostamenti e lo studio di una app per lageolocalizzazione dei contagi, che dovrà poi raccordarsicon una applicazione unica sul territorio nazionale, comerichiesto dal Governo. I tecnici di Liguria Digitale, inoltre, hanno contribuito al-l’allestimento della nave ospedale GNV Splendid con i ser-vizi di rete necessari al personale medico per collegarsi agliapplicativi e ai pazienti per connettersi in videochiamata eparlare con le famiglie. Come centrale di acquisto Liguria Digitale ha fatto arrivareoltre 6 milioni di dispositivi di protezione individuale (ma-scherine, camici) dalla Cina e dagli Stati Uniti per contodella Regione, che sono andati a rifornire asl, ospedali,aziende e cittadini. Anche in forza di questa esperienza, ildirettore generale, Enrico Castanini, partecipa alla taskforce di Regione per la fase 2.Anche nel campo della formazione e della scuola a distan-za Liguria Digitale ha immediatamente fornito un suppor-to concreto ai docenti delle scuole e degli istituti di istru-zione e formazione professionale liguri per le lezioni da re-moto, grazie al fatto che da quattro anni porta avanti ilprogetto Scuola Digitale Liguria. Dal lockdown abbiamo realizzato diverse iniziative specifi-che per supportare i docenti e le famiglie, mettendo a di-sposizione un digital team per l’assistenza da remoto, va-demecum, tutorial, sondaggi. Per quanto riguarda gli applicativi e i servizi digitali,l’emergenza ha fatto da volano per accelerare una serie dirilasci ai quali l’azienda stava già lavorando in precedenza.Soprattutto per quanto concerne la digitalizzazione deiprocessi amministrativi, Liguria Digitale ha avviato la piat-taforma digitale per gli atti della Giunta “paperless”, ga-

rantendo agli utenti regionali gli strumenti per adempierein sicurezza e con efficacia le attività di competenza. È sta-ta accelerata anche la realizzazione, già prevista, del fasci-colo di liquidazione digitale, che permette alle struttureregionali di gestire i pagamenti in sicurezza. Grazie alla piattaforma “bandi online”, la pubblicazione el’istruttoria dei bandi Covid-19 emanati dalla Regione abeneficio di privati e imprese è stata possibile in modalitàonline.A seguito dell’approvazione dell’Accordo Quadro per laconcessione del trattamento della cassa integrazione inderoga per emergenza sanitaria, Liguria Digitale ha messoa disposizione di aziende e delegati l’applicativo onlineper la presentazione delle domande e l’assistenza tecnica,gestendo più di 15.000 richieste.Anche sul fronte della comunicazione, il supporto alla Re-gione è costante: per divulgare attraverso tutti i canali on-line e offline le misure prese e per la realizzazione delleconferenze stampa quotidiane di aggiornamento sul-l’emergenza Covid-19.In ultimo, è partita la sperimentazione del fascicolo del cit-tadino nel Comune di Genova, per usufruire di molti servi-zi via web, evitando di recarsi fisicamente negli uffici.Se dovessi sintetizzare in modo estremo, direi che il contri-buto di Liguria Digitale è stato nell’accompagnare la pub-blica amministrazione alla transizione al digitale a cuil’emergenza coronavirus ha impresso una accelerazionesenza precedenti. Anche se dettata da una contingenzadrammatica, come l’ottimista di Churchill, è difficile nonvedere un’opportunità di svolta: il digitale è la priorità delfuturo.●

Paolo Piccini è Amministratore unico di Liguria Digitale

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La struttura geopolitica mondiale non sarà piùquella di prima, così come cambierà il modo di produrre.L’impatto economico per il superamento della attuale crisicambierà significativamente il peso relativo di alcuni Stati.La disunione Europea dovrà costringere altri Stati membria rivedere l’egemonia non giustificata di Germania e Fran-cia e l’atteggiamento ostile dei paesi del Nord Europa ver-so una politica economica di sostegno di altri Paesi consi-derati meno virtuosi.La sottostima degli impatti della pandemia sull’economiaUSA porterà a un probabile indebolimento del Paese edella sua leadership. In Cina, a inizio aprile 2020, la produzione industriale eraormai stata riattivata per più del 95% e i voli nazionali ri-presi quasi al 40%. Le stime di alcuni analisti (Jp Morgan, ad es.) danno unaprevisione di un forte recupero produttivo della Cina, chepotrebbe chiudere il 2020 con un PIL > 1.0%, nonostanteil drastico blocco attuato di tutte le attività nei mesi passa-ti. Sarebbe l’unico Paese con un PIL non negativo nell’an-no in corso. La Cina avrà quindi un ruolo maggiore nel commerciomondiale, invertendo di fatto e superando le barriere deidazi alzate dagli Usa nel recente passato.Anche la Russia, oggi apparentemente meno colpita, po-trebbe uscire con un rafforzamento internazionale.

Inoltre, la loro struttura di “democrazia centralizzata” faritenere che in caso di un ritorno di focolai epidemici an-che significativi nel 2021 (alcune curve epidemiologicheoggi lo prevedono, ancorché decisamente mitigati dall’esi-stenza dei vaccini), possano comunque reagire nuovamen-te con una capacità di gestione della situazione a loro van-taggio decisamente superiore agli altri paesi occidentali.L’internazionalizzazione delle imprese, in particolare lemedio piccole, subirà alcuni contraccolpi: nel breve perio-do, per una più difficile logistica di movimentazione mer-ci/prodotti; nel medio-lungo, a causa di azioni di riposizio-namento commerciale dei Paesi che meno hanno sentito(o pare abbiano sentito) gli effetti del Covid‐19 e a causadi una prevedibile persistenza della guerra dei dazi, in cui -per i motivi sopra detti - presumibilmente la Cina giocheràun ruolo da posizione di maggiore forza.La limitazione alla mobilità in alcune aree in cui le nostrePMI stanno operando, in particolare nel continente africa-no, perdurerà più a lungo o comunque quelle aree saran-no a maggiore rischio per le attività.Angoscia e incertezza derivano dall’inadeguatezza del no-stro sistema politico nella gestione del Paese. Siamo difronte a: fallimento della politica sanitaria e industriale delpaese; relazioni geopolitiche di fatto inesistenti: l’Italia chesi chiude e che viene chiusa; l’inutilità dei debiti del Paese,non adeguatamente indirizzati; burocrazia che sempre

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di Giuseppe Zampini

Una propostaDal dramma dellapandemia, l’opportunità per ripensare il Paese.

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Page 23: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

prevale e ferma decisioni; organi istituzionali che danno ilmeglio di se stessi per autoriprodursi; strutture superatecon meccanismi di controllo e interventi inutili e dannosi;autonomie regionali mal gestite, provincie abolite ma chesopravvivono ancora.Covid-19 ha dimostrato la totale impreparazione del Pae-se alle reali emergenze. Un “grande” Paese, così comeuna “grande” azienda, non rimarrà tale a lungo se gestitoda “piccoli” uomini. Ripartiamo quindi da un serio, con-vinto, reale esame di coscienza.È necessario superare il populismo spinto, di cui il Paese èoggi ammantato e impostare rapporti sociali nuovi, con lariscoperta di un’educazione civica e con la percezione cheil bene comune dovrà ritornare elemento di centralità; ri-disegnare la struttura economica, industriale e del terzia-rio; revisionare profondamente l’insieme di leggi e normeesistenti (circa 150.000 in Italia, contro le 15.000 ‐ 20.000di altri Paesi, come Germania e Francia) e privilegiare ilcontenuto, che deve essere chiaro e leggibile; rivedere ilruolo di alcune istituzioni e organi di controllo della Pub-blica Amministrazione che, esercitando in un contestoconfuso di norme il loro ruolo di controllore, talvolta indu-cono conseguenze economiche o ritardi alla comunitàmolto superiori ai supposti vantaggi che ne dovrebberoderivare dal loro intervento; riposizionare il valore dellacompetenza e della professionalità rispetto all’ignoranza.

Un’azione combinata di riduzione del cuneo fiscale, incre-mento del netto in busta paga o delle premialità già oggipossibili, semplificazione fiscale e legislativa, consentireb-be quindi non solo una ripresa più rapida dell’economia,ma costituirebbe anche elemento attrattivo per investi-menti internazionali nel medio termine.Saremo un po’ meno globali e dovremo pensare che alcu-ne attività e settori nel nostro Paese dovranno essere pro-fondamente rivisti. Si faccia una politica di valorizzazionedelle peculiarità ingegneristiche, sistemistiche e tecnologi-che italiane.Si dia spazio all’imprenditorialità giovanile e si agevoli unritorno all’agricoltura supportata dall’alta tecnologia. Ladifesa del territorio passa da questo, non da ulteriori vin-coli e norme.Governare vuol dire scegliere. Scegliere vuol dire avere ca-pacità di decidere. Vi è un solo modo: scegliere la sempli-cità, che è un elemento tangibile nelle azioni, nelle deci-sioni e nella comunicazione. Scegliere la semplicità e lastabilità di percorso per combattere angoscia e paura, percreare fiducia in un sistema che riesca a farsi capire, con ilcoraggio di fare prevalere il bene comune.Semplificare totalmente. Si rifaccia tutto nei fatti, non aparole, magari sbagliando qualcosa, dandosi delle priorità.Si renda il Paese semplice e comprensibile ai nostri cittadi-ni, ma anche alle altre nazioni.La semplicità normativa e legislativa è prioritaria. Vuol direenorme risparmio di tempo e di costi, meno potere di in-terdizione dei singoli gruppi; complessità significa lentez-za, creazione di aree di accesso conoscitivo a pochi, dimi-nuzione dei poteri decisionali, incremento del potere di in-terdizione e quindi corruzione.Vi è bisogno di velocità nella semplicità, è il momento del-la “calma veloce” da opporre al “caos creativo”.Dobbiamo scegliere un modello di sviluppo sostenibile peri prossimi anni, assunto a base di riferimento, e preparareanalisi di sensitività per individuare strade correttive.Non deve esserci contrapposizione fra lavoro e salute, tralavoro e ambiente.Nell’immediato si adottino forme di misura pragmatiche,transitorie, finalizzate a combattere, prevenire e controlla-re la minaccia pandemica attuale, sotto il controllo e/ocon la supervisione delle strutture sanitarie preposte, checonsentano una ripresa delle attività e della vita sociale. In termini prospettici, l’ampia discussione di questi ultimianni sull’Industria 4.0, la progressiva evoluzione tecnolo-gica, lo sviluppo nel campo dei sensori, del cloud compu-ting, dell’analisi dei big data, della robotica di servizio,delle stampanti 3D, utilizzati congiuntamente, costituisco-no condizioni abilitanti per modelli produttivi e attivitàcompletamente nuovi, sia in campo pubblico e privato. Lasostenibilità e il bilancio ambientale saranno una bussolaper tutti. E se finora l’insieme di queste attività ha dato origine amolteplici progetti a livello nazionale per migliorare effi-cienza e produttività, portando con sé la speranza chequesto induca anche un miglioramento delle condizioni dilavoro, sia in termini di riduzione dei lavori usuranti e ripe-titivi sia di maggiore sicurezza, la parola “salute” non vie-ne mai esplicitamente citata come uno degli obiettivi di

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Page 24: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

questi cambiamenti. Oggi, essa deve tornare prepotente-mente al centro della discussione. Le tecnologie citate of-frono uno poderoso strumento di supporto in tal senso,potendo essere strutturate per conoscere e quindi preve-nire, con tecniche di medicina predittiva, eventuali malat-tie di ciascuno.È necessario però definire forme di controllo sugli abusi diviolazione di privacy.La sanità dovrà trovare impulso in termini di struttura,operatori e ricercatori. Si investa nella sanità per attrarrecompetenze, non per disperdere fondi. Livelli retributivi,assetti strutturali fra sanità pubblica e privata, coordina-mento fra strutture ospedaliere gestiti da Asl e Regioni de-vono essere riviste e potenziate. Ricorso alla digitalizzazione per la prevenzione e controllodel diffondersi di malattie e analisi previsionali sulla loroevoluzione devono essere parte e responsabilità di struttu-re centralizzate, competenti e autorevoli.La sanità è uno dei settori strategici su cui lo Stato dovràinvertire la rotta e spendere notevoli risorse.Appare anche inevitabile un cambiamento a più lungo ter-mine del modo di produrre, sfruttando digitalizzazione emodo di esportare. Lo smart working e il telelavoro do-vranno iscriversi al capitolo “Sicurezza” dei dati industrialiche rischiano di essere saccheggiati senza che le aziendeabbiano possibilità di difendersi.Si dovrà recuperare la produzione di alcuni prodotti mer-ceologici che, ancorché a bassa marginalità, possono esse-re strategici per il paese (come dimostrato dalla carenza diDPI nell’attuale crisi sanitaria) - senza escludere, quindi, unintervento dello Stato a supporto del settore. Vi sarà unaccorciamento delle filiere produttive per motivi analoghi. Difficile prevedere una ripresa significativa dei consumi nelbreve e del turismo internazionale prima del 2022.Ecco la necessità di una credibile, forte capacità di gestionedella politica internazionale. Se gli Usa e i Paesi europeinon ci aiutano, apriamo pragmaticamente (politicamente ecommercialmente) ad altri paesi (Russia, Cina...), pur man-tenendo un’identità di cultura e le alleanze occidentali.Cosa si deve fare subito per la ripresa? Quali azioni, qualipriorità? Si riducano drasticamente le tasse per tre anni (ad es. unaflat tax al 20%) e si sospenda il pagamento fino al 31 di-cembre 2020 di tutte le tasse dovute da imprese, catego-rie professionali e artigianali e lavoratori rimasti senza la-voro. La Guardia di Finanza si concentri sui grandi evasori.Per il 2020 si elevi il plafond dei 258 euro annuali per ero-gazioni liberali non soggette ad imposta fino a 1.000 eu-ro all’anno, per le rilevanti esigenze personali dei dipen-denti, così come previsto dall’Art. 51 C.3 del nr. 917 del22/12/1986.Si dia nuovo impulso alle residuali banche del territorio,coordinate/controllate o riassicurate dai più grandi gruppibancari, con una indicazione di prestiti immediati alle im-prese, artigiani e attività del terziario fortemente colpiti,sulla base di semplici autocertificazioni con personale re-sponsabilità o comunque con semplificazioni proceduralidi accesso al credito, restituibili in 10 anni a zero tasso diinteresse. Le banche diventino di fatto rapidi gestori per ladistribuzione di credito e liquidità, garantite dallo Stato.

Intervenire sulle imprese del terziario è necessario, ma orapare altrettanto rilevante intervenire a sostegno di lavora-tori e famiglie, con un grande investimento sociale, gesti-to dagli istituti previdenziali e canalizzato tramite banchee Poste. Senza interventi combinati di questo tipo, si ri-schia lo scontro sociale.Si parta con un grande piano di opere pubbliche relativealla mobilità di persone e merci, alla trasmissione dei datiin 5G in tutto il Paese, e si dia possibilità ai sindaci di deci-dere sulla gestione del territorio e di nuove opere struttu-rali in modo semplice, con pochi controlli e chiari.La battaglia contro la burocrazia ha visto Governi di diver-so colore perdere. A questo punto, per non attendere itempi biblici delle modifiche legislative che ci dovrannoessere, si propone di stabilire per legge una sola regola:ogni ente che deve rilasciare autorizzazioni, certificazioni,analisi e pareri nel campo delle opere pubbliche e di pro-getti industriali deve rispondere entro 60 giorni, dopodi-ché vale il silenzio/assenso, con la specifica responsabilitàdi chi non ha risposto o di chi eventualmente abbia dichia-rato il falso.In prospettiva, si scelgano i settori industriali strategici perrafforzare l’Italia sui mercati internazionali e per sostenereuna robusta ripresa dei consumi interni; si potenzi lascuola e la formazione dei giovani, fondamentale per af-frontare i problemi di cui sopra; si finanzi la formazionepermanente dei lavoratori nell’ambito degli attuali oraridi lavoro per un massimo di una giornata alla settimana;si riorganizzino le forze armate, non per azioni di offesama di difesa convenzionale e, soprattutto, di difesa batte-riologica e cyber, con strutture, mezzi e uomini orientati agarantire la sicurezza del territorio; si accorcino i tempidella giustizia.L’individuazione di un modello di sviluppo di riferimento ri-chiede conoscenze orizzontali, di geopolitica e di posizio-namento strategico del Paese, ha coinvolgimenti sociali edetici: si propone un “piano Marshall” che venga costruitoda un’Assemblea costituente, formata da un numero limi-tato di personalità di riferimento della società civile che de-ve essere individuata nell’arco di 2 mesi e che dovrà con-cludere il suo lavoro strategico e di visione entro 6 mesi. Per tutti gli altri temi si costituiscano piccoli gruppi, rap-presentativi delle istituzioni governative, dei sindacati edelle associazioni imprenditoriali ma, soprattutto, con lecompetenze necessarie. Si eliminino da questi gruppi dicompetenza coloro che, pur essendolo, sono solo portato-ri di interesse di parte. La Presidenza del Consiglio deveessere il referente di questo sottoinsieme di gruppi.Infine, per i punti prioritari, che richiedono una attuazionerapida e immediata, definito il piano e l’attribuzione dellerisorse economiche, si individui una struttura composta dapersone ad alta capacità gestionale e operativa, guidateda persona di seria competenza manageriale (un Cincinna-to dei tempi di oggi), che procedano senza esitazione allaloro realizzazione, indipendenti dalla politica e immuni daitimori del sistema di controllo (tipo da Corte dei Conti).E tutti, finalmente, ci si ricordi, che una decisione presasupera tutte le precedenti discussioni.●

Giuseppe Zampini è Presidente Confindustria Liguria e delegato all’Internazionalizzazione nel Consiglio di Presidenza di Confindustria Genova

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di Giorgio Metta

IITversusCovid-19

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La call to action ad aziende, istituzioni di ricerca, università per contrastare l’epidemia.

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Nonostante il lockdown e l’importante emer-genza che stiamo vivendo, l’Istituto Italiano di Tecnologia(IIT) è sceso in campo mettendo a disposizione le propriecompetenze e le proprie risorse in termini di personale estrumenti, per rendersi utile a fronteggiare la situazionecreata da Covid-19. Ci siamo attivati in modo fattivo, senza fare troppo rumo-re, ma cercando subito contatti con aziende e ospedali,oltre ai centri di ricerca, per trovare e dispiegare soluzionirapide ai problemi portati dalla pandemia. IIT da semprestruttura le proprie attività di ricerca a partire dalle neces-sità reali della società, ma in questo caso c’era un fattoreineludibile: il tempo di reazione e realizzazione. La rispostasia delle aziende, sia degli ospedali è stata eccezionale.Abbiamo trovato persone entusiaste, pronte a lavorare 24ore su 24 per aiutarci ad aiutare.Abbiamo anche attivato una pagina sul sito di IIT per rac-cogliere i progetti e renderli pubblici - in una modalitàopen source - in modo che chiunque ne potesse benefi-ciare. Una sorta di call to action “IIT Versus Covid-19”aperta ad aziende, istituzioni di ricerca pubbliche e privatee università, per contrastare l’epidemia offrendo supportonegli ambiti di ricerca in cui IIT era già operativo come lasimulazione molecolare, la robotica, l’intelligenza artificia-le, produzione e stampa 3D.I ricercatori IIT, seppur attenendosi alle misure governativeper la prevenzione del contagio, hanno lavorato ad alcuneidee progettuali come la simulazione molecolare per il ripo-sizionamento di farmaci già esistenti, lo sviluppo di compo-nenti per dispositivi di protezione individuale innovativi peril personale sanitario e i pazienti. Diversi team di ricerca IIT hanno dato la loro disponibilità alavorare fianco a fianco con il personale degli ospedali lo-cali per progettare, testare in laboratorio o produrre com-ponenti delle maschere e dei respiratori come sdoppiatori,adattatori e flussimetri mediante tecniche di Stampa 3D.Partendo dai dati condivisi dal network europeo DIH-HERO,IIT ha collaborato anche alla progettazione di respiratori diemergenza per terapia intensiva e sub-intensiva per lestrutture ospedaliere.Ora, attraverso le nostre tecnologie e idee siamo pronti asupportare la cosiddetta fase 2, che non ci può trovare im-preparati. Il nostro intervento in questa nuova fase del-l’emergenza si è focalizzato sulle previsioni di rientro al la-

voro di numerose figure professionali e quindi sul monito-raggio giornaliero dello stato di salute dei lavoratori, perevitare possibili ricadute. Per questo abbiamo realizzato“Ai-Thermometer” un software disponibile online per tut-ti e scaricabile gratuitamente per implementare le caratte-ristiche delle termocamere già in commercio. Parallela-mente, pensando agli stessi scenari, stiamo sviluppandouna tecnologia per il distanziamento sociale, indossabile alpolso come un braccialetto. Il prototipo, nominato “iFeel-You”, è stato realizzato sfruttando i risultati di ricerca ot-tenuti nell’ambito del progetto europeo An.Dy. Questatecnologia è più accurata di quella degli smartphone, maanche complementare a essi, fornendo di fatto la misuradell’ultimo metro in maniera efficiente. Il braccialetto èprogettato per rilevare l’avvicinamento di una secondapersona entro la distanza consigliata per ridurre le possibi-lità di contagio. Sempre per il distanziamento sociale IITha realizzato il software “Social distancing”, che sfrutta leclassiche telecamere dei circuiti interni di videosorveglian-za, per esempio quelle dei supermercati, dei grandi centricommerciali, delle stazioni, per determinare la distanzache intercorre tra le persone. Algoritmi di apprendimentoautomatico e intelligenza artificiale tracciano una mappadell’area e identificano la posizione delle persone senzaregistrare le immagini o rivelarne l’identità. Il softwarecrea statistiche delle violazioni della distanza di sicurezzache saranno utili per individuare quali sono le zone più arischio assembramento.Per quanto riguarda il settore della robotica abbiamo rea-lizzato e messo online a disposizione delle strutture sanita-rie gratuitamente un software e istruzioni ad hoc per as-semblare robot di telepresenza, che consentono di mette-re in contatto con il mondo esterno gli ospiti delle RSA,particolarmente fragili e destinati a lunghe degenze, e ipazienti degli ospedali, e di fornire loro assistenza base ri-ducendo i rischi di contagio agli operatori sanitari. Il pro-getto si chiama “LHF connect” e vede la collaborazione diIIT con l’Università di Pisa. I primi due robot realizzati gra-zie all’iniziativa sono già stati sperimentati presso l’Azien-da Ospedaliera Universitaria di Pisa, la Azienda USL Tosca-na Nordovest di Massa-Carrara e il Centro Polivalente An-ziani Asfarm di Induno Olona.●

Giorgio Metta è Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia - IIT

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#Back2Lifedi Flavio Tonelli, Andrea De Maria e Agostino Banchi

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Verso 10 linee integrate di interventoper la ripartenza del Paese nel rispettodelle declinazioni regionali.

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Dal punto di vista epidemiologico, la contempo-ranea presenza di fatti differenti che discordano in partedalle visioni generali, suggeriscono prudenza e una im-postazione meglio articolata rispetto alla narrativa domi-nante sulla ripartenza. La ripartenza si presenta come delicata e non priva di ri-schi, al punto da indurre politica e tavoli tecnici a svilup-pare in tempi brevissimi un approccio integrato in gradodi individuare quel complesso equilibrio di dati, tecnolo-gia e processi operativi all’interno di quella strettissimaarea di opportunità che sta tra un fattore di replicazioneR0=0,8 (verso 0,9) e un suo intorno ragionevole a uno.Diversi e molteplici sono i fatti da considerare, osservaree mettere in prospettiva operativa quali: le attività pro-duttive sono ferme da oltre 1 mese, malgrado la chiusu-ra “apparentemente totale” (produttiva) si assiste a unariduzione limitata dei contagi con un R0=0,8-0,85 (la Ci-na usciva dal lockdown con un valore R0=0,35), persi-stente filtrazione di nuovi casi che avviene in contesti“familiari” o comunque non specificati e certamentenon in relazione stretta con le attività produttive.Osservando il perimetro di distribuzione nazionale, euro-peo e mondiale del virus e la sua distribuzione geografi-ca pandemica sia con climi freddi (Islanda-Europa) siacon climi caldi (Malesia, Southern Far East), si può rite-nere, a meno di comportamenti anomali del virus, cheavremo una fase endemica estiva e una possibile ripresaepidemica in autunno. È allora possibile iniziare a immaginare un strategia diriapertura, stante la possibilità di ripresa di fiamma epi-demica, grazie all’incremento atteso di tamponi e testsierologici, procedure di Trace-Test-Treat (TTT) e procedu-re già testate in altri paesi? Potrebbe essere la ripresa progressiva, programmata del-le attività, oltre che una necessità del paese, una oppor-tunità di identificare nuovi casi e di eseguire una aggres-siva ed efficace ricerca di tutte le sorgenti di virus e quin-di abbassare R0?La risposta a queste due domande è complessa e pre-senta margini di incertezza che devono necessariamenteessere ridotti con metodi scientifici e l’utilizzo di tecnolo-gie specifiche. La ripresa dovrà necessariamente conver-gere sulle indicazioni che, presumibilmente, emergeran-no dal comitato tecnico-scientifico e dalla task force go-vernativa, mentre per quanto concerne le attività opera-tive economiche e industriali dei vari settori regionali, di-viene urgente e opportuno concentrare l’attenzione sudi un metodo di lavoro che potrebbe essere identificato,a nostro avviso, nelle seguenti linee di intervento.

Linea intervento 1. ADOZIONESi ritiene razionale adottare linee guida nazionali, previoaccordo con le parti sociali, che fissino le regole per lariapertura secondo fasi ben precise e graduali (fase 2 ditransizione, probabilmente per i mesi di maggio, giugno,luglio, agosto e settembre, e poi una fase 3 autunnale invista di un potenziale vaccino e poi forse una fase 4, aprimavera 2021), sviluppando specifiche soluzioni nel ri-spetto delle singolarità regionali per caratteristiche geo-grafiche, economiche e sociali.

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Linea intervento 2. ALLINEAMENTOMolto probabilmente sarà necessario allinearsi a modalità(dispositivi di protezione individuali, test sanitari, sottoscri-zione ad app, procedure di accesso ecc.) omogenee sul-l’intero territorio nazionale per evitare confusione, anchevalutando il volume di DPI derivante dall’obbligo di utiliz-zo per la popolazione interessata, e prevedendone, oltreche l’approvvigionamento o la produzione, la corretta di-stribuzione anche attraverso la grande distribuzione orga-nizzata per calmierare i prezzi.

Linea intervento 3. ADEGUAMENTOSaranno necessari una revisione e un adeguamento delletempistiche delle città attraverso una riapertura graduale(meglio se preceduta da una sperimentazione di 15 giorni)delle attività lavorative e dei servizi, riorganizzando mobili-tà, adeguamento del trasporto pubblico locale, tenendoconto delle necessità di distanziamento, corretto utilizzodei DPI, eventuale scaglionamento degli orari di lavoro, fi-no alla diversificazione dei flussi.

Linea intervento 4. IDENTIFICAZIONEL’identificazione delle possibilità di riapertura delle attivitàoperative dovrà essere eseguita tenendo conto di alcunepriorità come, ad esempio: cantieri edili, in particolarequelli all’aperto, valutando procedure semplificate per laripresa (per la Liguria, di completamento della messa in si-curezza della rete viaria ma non solo); filiere produttivemaggiormente esposte alla concorrenza internazionale,per evitare la sostituzione di tali quote di mercato a van-taggio dei competitor stranieri (ad esempio il settore na-valmeccanico); filiere produttive strategiche per la filieraprimaria e secondaria per evitare che la posizione compe-titiva dei nostri fornitori di primo livello rispetto ad altrenazioni venga meno con sostituzione degli stessi; filierestrategiche di produzione di beni e servizi necessari alla ri-partenza.Su questo punto dovrebbe prevalere un principio di“sovranità” articolato su approvvigionamenti, uso delprodotto e uso del know-how, che mal si presta a essere,almeno in fase emergenziale, gestito attraverso catenelunghe e geograficamente distribuite su altri territoriextranazionali. Fondamentale sarà agire sul regime autorizzativo delleprefetture a favore di una disciplina organizzata sulla pia-nificazione della riapertura di alcune filiere produttive -strategiche o sicure - per il territorio e/o di settore, ancheattraverso un convergente processo di partecipazione del-le rappresentanze delle parti sociali, delle Aziende Sanita-rie e delle INAIL.

Linea intervento 5. SOSTEGNOPer affrontare le riaperture di alcune filiere produttive sarànecessario tenere conto del sostengo all’infanzia, verifi-cando soluzioni per la cura dei bambini in considerazionedella chiusura di scuole, nidi e centri estivi con possibilitàdi consentire, nel rispetto delle regole, una graduale ripre-sa della socialità dei bambini in preparazione al nuovo an-no scolastico regolamentato con nuove regole sociali.

Linea intervento 6. POTENZIAMENTOPotenziare le misure di smart working per mitigare vincolie incompatibilità sopraccitati, poiché smart working noncorrisponde alla attuale situazione di call conference per-manente, lavorando di concerto con la rete nazionale deiCentri di Competenza e dei Digital Innovation Hub.

Linea intervento 7. RESILIENZARagionare sul concetto di scorta strategica di materiale sa-nitario e attrezzature per conversione rapida di repartiospedalieri standard a reparti Covid-19 per eventuali nuo-vi focolai o per un ritorno epidemico (dopo una fase en-demica estiva) in autunno-inverno 2020.

Linea intervento 8. SVILUPPO CULTURALESviluppo di una nuova cultura “industriale, logistica e pro-duttiva in regime Covid-19” attraverso una interazionepianificata e programmata con i Cluster Tecnologici Nazio-nali (come la Fabbrica Intelligente) e i Centri di Competen-za del MISE (come START 4.0), al fine di esporre, condivi-dere e coordinare le misure fino alla scrittura condivisa diun documento programmatico da sottomettere in tempibrevi al Ministero dello Sviluppo Economico.

Linea intervento 9. SVILUPPO TECNOLOGICOStrumenti e tecnologie in grado di supportare questo ap-proccio strutturato esistono, al quale si aggiungono nu-merose APP che sono state sviluppate nelle ultime setti-mane/mesi quali sistemi di video sorveglianza e controllotermografico, braccialetti intelligenti, tecnologie cloud,droni, sistemi di intelligenza artificiale che senza un ap-proccio sistemico non risolvono la situazione né permetto-no di riavviare il paese nelle sue molteplici singolarità ecomplessità.

Linea intervento 10. SOSTENIBILITÀUnire la capacità di proiezione e previsione a un approcciodi Trace-Test-Treat (TTT) che permetta di implementareuno schema di Proiezione-TTT-Adeguamento (P3TA) subase numerica, in grado di lavorare in parte con dati speri-mentali e in parte con dati reali per elaborare scenari diriapertura graduale e progressiva e stimare alcune gran-dezze soglia da non oltrepassare (ad esempio R0=1 omassimo limite di capacità di UTI di una Regione), per l’in-dividuazione della corretta sequenza temporale di controllie verifiche da attuare per prevenire (e non inseguire) po-tenziali - e inevitabili - nuovi focolai epidemici.

Sulla base di tali considerazioni, appare che l’attuale timo-re alla riapertura sia più riconducibile a una “reazione” eaddirittura controproducente rispetto all’effettiva elimi-nazione delle sacche di replicazione virale attualmente inessere. Dopo aver sostenuto fermamente #iorestoacasa èforse venuto il momento di reagire capitalizzando gli sfor-zi e le rinunce resi possibili dal senso civico degli italianiverso un graduale ritorno alla vita normale (o come lo de-finiscono gli autori al #Back2Life).●

Flavio Tonelli e Andrea De Maria sono professori all’Università di Genova; Agostino Banchi è amministratore di Helpy Srl; ha collaborato Poli MD Srl

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Page 32: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

di Riccardo Braggio

in quarantenaEXPORT

Gli effetti della pandemia sul commercio internazionale.

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È arrivato. Imprevedibile per definizione il Ci-gno Nero, l’evento che non può essere previsto èentrato di prepotenza nelle nostre vite sotto formadi pandemia.Soprassedendo, non è questa la sede adatta, sulleimplicazioni sociali ed etiche che l’epidemia com-porta, è invece doveroso come imprenditori ana-lizzarne gli effetti sul commercio, la produzione ela finanza.In particolare vorrei proporre qualche considera-zione su quanto il lockdown sta impattando e im-patterà in futuro sugli equilibri del commercio in-ternazionale.Esistono alcune variabili che rendono quanto maidifficile questa analisi. In particolare ci troviamo difronte a un fenomeno che si sviluppa in tempi emodi diversi nelle diverse parti del mondo.Il contenimento sembra interessare oltre la metàdella popolazione mondiale (al momento in cuiscrivo) e rende questo un fenomeno che non haeguali nella storia del genere umano.Mentre la Cina sta decisamente uscendo dal-l’emergenza (salvo il possibile verificarsi il ripropor-si dell’epidemia) gli USA ad esempio stanno en-trando nella fase critica ma non hanno certamen-te raggiunto il picco. Questo avrà un effetto suicommerci internazionali perché per uno scambiooccorre che entrambi i partner abbiano superatola crisi. Certamente i Paesi come la Cina comince-ranno prima a fare scorte e saranno poi estrema-mente efficaci in particolare a sostituire concor-renti che si trovano in Paesi in ritardo sull’evoluzio-ne della malattia.Resta però la notevole interconnessione dei pro-cessi produttivi che legano sub-fornitori diversi inPaesi diversi. Emblematico il caso di FCA che hadovuto fermare impianti in Slovenia e in Italia(Paesi a quel tempo liberi da infezioni) per man-canza di parti prodotte in Cina. Sicuramente saràimportante anche l’impatto sui fornitori di mate-rie prime ed energia. Sono stati i primi a subire iltracollo del fermo produzione e saranno i primi ariprendersi.Un’altra variabile da considerare è il tipo di pro-dotto/merce/attività di cui ci occupiamo. L’impattosul turismo, ad esempio, sarà molto più forte chenon quello sulla produzione di beni durevoli.Banalizzando il concetto, se avevo in mente dicambiare l’auto non lo farò ora ma ragionevol-mente lo potrò/vorrò fare quando il lockdown saràfinito, mentre se avevo intenzione di acquistare unnuovo vestito di mezza stagione, non procederòcerto all’acquisto in estate. Questo, naturalmente,se il potere d’acquisto delle persone non cambie-rà. È questo uno dei punti focali della fase due.Occorre che la liquidità a disposizione delle impre-se e dei privati non scompaia perché è questol’unico modo per non innescare un meccanismoperverso di recessione irreversibile.Per quanto riguarda il contesto internazionale esi-

stono poi alcune altre variabili a complicare ulte-riormente la situazione.Da molto tempo, ormai, il sistema produttivo ha,giustamente, delegato ad altri (Cina prima eoriente poi) la produzione di beni a basso valoreaggiunto che non garantivano, nel contesto occi-dentale, sufficiente remunerazione dell’investi-mento a causa dei maggiori oneri legati al costodel lavoro.Purtroppo, però, una endemica mancanza di pro-spettiva nelle scelte dello stato (senza differenzaalcuna fra gli schieramenti politici) non ha previstoche la produzione di prodotti strategici per il Paesenon doveva essere delegata al di fuori dei confininazionali. Abbiamo tutti ben presenti le difficoltànel reperire mascherine e altri presidi come pure irespiratori indispensabili per le terapie intensive.Oggi dipendiamo completamente da altri per di-fenderci dal virus.Credo che per il futuro sarebbe importante che ilgoverno imparasse questa lezione e in un modo onell’altro trovasse il modo di favorire e incentivarela produzione di beni strategici. Questa riflessionene porta un’altra. Da moltissimi anni ribadiamo intutte le occasioni che un Paese non vive solo in-centivando l’export. Non sfugge a nessuno cheexport significa apportare un beneficio diretto al-l’economia del nostro Paese, ma non si dovrebbedimenticare l’import (spesso addirittura demoniz-zato). Se non avessimo avuto aziende specializzatenell’importazione di quanto si è rivelato vitale perla nostra sopravvivenza (mascherine, respiratoriecc.) che già avevano contatti con i produttori ditali beni, la situazione sarebbe stata ancora piùdifficile e l’approvvigionamento sarebbe stato limi-tato agli aiuti umanitari di altri Paesi che, si sa, so-no gratuiti solo ufficialmente.Nonostante gli sforzi le imprese di import hannoavuto grosse difficoltà nell’importare tali beni tro-vandosi improvvisamente in concorrenza con similiorganizzazioni di Paesi “amici” che hanno tentatodi dirottare forniture destinate a noi.Sono due le lezioni che dobbiamo imparare daquesta contingenza: favorire la produzione di benistrategici a costo di incentivarne la produzionecon facilitazioni fiscali, e cominciare a pensare al-l’import come a una risorsa. Comprare bene è il primo passo per produrre evendere meglio. Gli strumenti per ottenere da su-bito questi risultati ci sarebbero e si chiamano Zo-ne Franche (dei vari tipi). Se ci decidessimo ad av-viarne un certo numero sul nostro territorio nazio-nale (siamo come sempre agli ultimi posti in Euro-pa anche in questo settore), decidendo di riservar-le ad attività di pubblico interesse, in breve tempovedremmo nascere nuove attività che sarebberoun primo passo verso la rinascita e la ripresa del-l’industria italiana.●

Riccardo Braggio è Presidente di A.L.C.E. - Associazione Ligure Commercio Estero

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Page 34: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

di Luca Beltrametti Ipotesi re-shoringCovid-19 e le catene internazionali del valore.IM

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A partire dagli anni ’90 del secolo scor-so abbiamo assistito a una progressiva globalizza-zione dei processi economici determinata da mol-teplici fattori che si sono manifestati nel corso deltempo. Due in particolare sono rilevanti.In primo luogo, la crescente apertura della Cina alcommercio internazionale (culminata con l’ingres-so del paese nel WTO nel 2001) ha aperto grandiopportunità per imprese occidentali in cerca dimanodopera a basso costo e contestualmente haaperto un immenso mercato di sbocco per produ-zioni occidentali o anche per produzioni realizzatein Cina da imprese straniere. Ciò è avvenuto in unclima di crescente favore politico alla collaborazio-ne internazionale e al “multilateralismo”. In secondo luogo, lo sviluppo delle tecnologie di-gitali ha abilitato modelli produttivi e organizzativiarticolati su più paesi e su più siti produttivi, ren-dendo possibili forme di comunicazione e di coor-dinamento che altrimenti sarebbero stati impen-sabili. Tali tecnologie hanno agito sia su un pianoimmediatamente produttivo, abilitando lo scam-bio in tempo reale di informazioni (si pensi, peresempio, al trasferimento via internet di file conspecifiche tecniche e disegni), sia su un piano dibusiness, riducendo asimmetrie informative cheimpedivano l’attuazione di processi fortementedecentrati (si pensi alla possibilità di controllo daremoto e in tempo reale di dati).Questi due fattori di cambiamento hanno con-giuntamente reso possibile uno sfruttamento sen-za precedenti di vantaggi competitivi: ci si è avvi-cinati in una misura un tempo impensabile al pa-radigma astratto di produzione di ogni singolocomponente nel luogo nel quale sussistano i mag-giori vantaggi comparati. L’implementazione diquesto approccio ha prodotto una crescita globa-le senza precedenti con l’affermazione della Cinacome grande potenza economica mondiale e conmeccanismi redistributivi che hanno portato a vin-citori e vinti sia su scala globale che su scala na-zionale.Negli anni successivi alla crisi finanziaria del2008/2009 si sono manifestati i primi segnali diinversione di tendenza: fasce importanti di popo-lazione dei paesi occidentali, che erano rimasteescluse dai benefici della globalizzazione (e chenon avevano ricevuto alcuna compensazione),hanno supportato l’affermarsi di forze politiche epersonalità ostili alla globalizzazione e hanno sol-levato dubbi sulla sostenibilità sociale di modellimolto spinti di specializzazione produttiva su scalaglobale, richiamando anche l’attenzione sui note-voli costi “di aggiustamento” economici e socialiall’interno dei singoli paesi. Contestualmente a questi elementi “politici”, an-che fattori strettamente economici hanno indebo-lito gli argomenti per il ricorso a catene di fornitu-ra lunghe e intercontinentali. Innanzi tutto, i differenziali salariali tra Europa

(Usa) e Cina si sono molto ridotti: si consideri che(fonte: National Bureau of Statistics of China) i sa-lari medi cinesi sono aumentati tra il 2010 e il2018 del 122% e sono aumentati di circa 7 voltedal 2000 a oggi. Secondariamente, robotica, in-telligenza artificiale, IoT... costituiscono oggi lepremesse per un recupero di produttività dellamanifattura occidentale. Covid-19 colpisce le economie mondiali in questocontesto di ripensamento e costituisce probabil-mente un ulteriore, radicale, elemento che spin-gerà in favore di un accorciamento delle filiereglobali di fornitura e di processi sempre più inten-si di re-shoring.Due in particolare sembrano essere gli argomentiche inducono a questa previsione. In primo luogo,la pandemia costituisce un enorme shock globaleche ha interrotto le catene di fornitura e ha au-mentato improvvisamente il rischio percepito asso-ciato a tali catene. Tutte le valutazioni economichedevono ovviamente tenere conto sia di vantaggi intermini di costo, sia dei livelli di rischio associati al-le diverse opzioni. Nella misura in cui l’interruzionedi catene internazionali di fornitura fa “aprire gliocchi” sulla presenza di un rischio importante dirottura provocata da eventi imprevedibili di naturasanitaria e non solo, è possibile che “piccoli” ri-sparmi di costo non siano più considerati sufficien-ti per giustificare produzioni in luoghi remoti. In secondo luogo, il salvataggio di moltissime im-prese europee con denari pubblici porrà inevitabil-mente il tema delle condizioni da porre a tali im-prese. Per esempio, già oggi la BCE ha proibito atutte le principali banche europee di pagare divi-dendi nel 2020 (decisione alla quale si è associatala Banca d’Italia per le banche italiane di minori di-mensioni). Sembra ragionevole immaginare checondizioni verranno poste anche in termini di poli-tiche di re-shoring, oltre che di mantenimento deilivelli occupazionali.In sintesi, il processo di globalizzazione che avevaportato allo sviluppo di lunghe catene internazio-nali di creazione del valore ha probabilmente rag-giunto il suo culmine in concomitanza con la crisifinanziaria del 2008. Da quel momento, forze po-litiche ostili a quel processo e un indebolimentodelle logiche economiche sottostanti hanno co-minciato ad agire.La tragica vicenda di Covid-19 inevitabilmente ac-celererà un processo di radicale ripensamento. Ilfatto che i salari italiani siano significativamenteinferiori rispetto a quelli dei principali paesi euro-pei potrebbe costituire un’opportunità importanteper il nostro Paese (e per la Liguria) per attrarreprocessi di re-shoring che si stanno indirizzandoverso l’Europa. Occorre aprire una seria riflessionesu quali siano le condizioni per rendere i nostriterritori attrattivi in questa prospettiva.●

Luca Beltrametti è Professore di Politica Economica al Dipartimento di Economia, Università di Genova

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Nell’ultimo mese, dal confronto con i nostri inter-locutori abituali, tra colleghi, clienti e partner sono emer-si, e abbiamo raccolto a più riprese, diversi aspetti legatial cambiamento del modo di lavorare imposto dalle circo-stanze. Esperienze e vissuti non sempre nello stesso segnoe in diversi ambiti, da chi evidenziava finalmente l’oppor-tunità di transitare velocemente a una nuova “era moder-na” a chi ne coglieva con maggiore preoccupazione gliaspetti psicologici in fieri relativi al nuovo equilibrio lavo-ro-sfera privata, a chi ancora si interrogava su come saràlavorare dopo la fine dell’emergenza. È opinione comuneche inevitabilmente rimarrà traccia nelle organizzazioni eforse anche nel “sistema lavoro”, Italia o mondo a questopunto ci pare che non cambi molto, di quanto stiamosperimentando.Abbiamo peraltro esempi in letteratura che descrivono lastoria come una sequenza discontinua di eventi, come peresempio le guerre e appunto le epidemie, eventi da cui sisviluppano nuovi atteggiamenti o modi di pensare che fa-voriscono l’elezione e l’applicazione di nuove prassi.Ci siamo quindi resi conto che sarebbe stato opportunoorganizzare un supporto per gli aspetti legati alle ricadutedell’emergenza sul capitale umano, e per avere una basecomune da cui poter trarre delle indicazioni oggettive ab-biamo pensato a una survey.Con la collaborazione e il patrocino del Digital Innovation

Hub - DIH Liguria, cui siamo associati, abbiamo realizzatoil questionario dal titolo “Prendi del tempo per rifletteresul primo mese di lavoro a distanza!” con la duplice finali-tà di: 1) favorire la riflessione al partecipante in questomomento di complessità; 2) raccogliere i punti di vista diaziende e persone diverse sul vissuto e sugli scenari che siprospettano per il futuro.La survey è basata sulla matrice SWOT (punti di forza,punti di debolezza, opportunità, minacce, ndr) con unaserie di domande a risposta multipla per ognuna delle 4aree, focalizzando quindi l’attenzione su: le dimensioniche hanno funzionato; le dimensioni su cui è necessarioapportare dei miglioramenti; le opportunità che il parteci-pante intravede all’interno di questa nuova situazione emodalità di lavoro; le minacce che il partecipante scorgenello scenario che stiamo affrontando.L’intenzione di questo articolo è delineare le macroten-denze in termini di percepito e rappresentare quali posso-no essere le possibili azioni collegate.Prima di analizzare quanto emerso dalla survey, di valoreprospettico, vorremmo spendere alcune riflessioni in rela-zione al contesto che stiamo vivendo, a nostro parere utiliper una più giusta lettura di quanto rilevato. Va detto che siamo stati catapultati rapidissimamente inun nuovo contesto, forzati, tranne pochi, a lavorare in ca-sa, o comunque non in ufficio. Possiamo quindi tutti rite-

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A proposito dismart working

L’indagine di Opes Risorse, società di consulenza organizzativa, formazione e selezione sullo “smart working.

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nerci delle cavie del più grande esperimento di utilizzoestremo delle tecnologie digitali senza possibilità di dichia-rarsi “obiettore di coscienza”. Lo stesso vale anche per lasperimentazione di un nuovo “status” che, in alcuni casi,può anche far sorridere pensando alle non rare differenzedi ruolo e priorità tra ufficio e mura domestiche. Al di là della necessaria, e quasi scontata, “abilitazione di-gitale”, rimangono quindi due aspetti importanti: l’attuale“smart working” è stato attivato per necessità di sopravvi-venza, non è il risultato di un percorso di cambiamento dicui si sono condivisi valori, obiettivi e modalità; il nuovo“status” raggiunto così velocemente può portare incer-tezza, forse ridimensionare lo “status” lavorativo e co-stringere a ripensare gli equilibri familiari Certamente è in atto una “disruption” nelle abitudini la-vorative che ha effetto anche sul nostro approccio al lavo-ro, ma non pensiamo sia sufficiente trasferire così sempli-cemente le prassi che stiamo vivendo all’interno delle or-ganizzazioni pensando di ottenere un disegno funzionalealle nuove esigenze. Non possiamo dimenticare che dellosmart working fanno parte anche la responsabilizzazionedelle persone e dei gruppi, la leadership diffusa, la motiva-zione e la collaborazione. Diversamente dovrebbe chia-marsi “home working” o telelavoro. Vediamo di non perdere l’opportunità! Lo spunto è quello di mettere al centro le persone, coltivar-

ne l’autonomia, essere attenti ai loro bisogni e mediarli coni vincoli del contesto aziendale. In sintesi, sarà possibile in-novare solo se si affronta un percorso verso una nuova cul-tura basata su collaborazione, fiducia e condivisione delloscopo (che sono anche i fondamenti del paradigma Agile!).Ed ecco i risultati dell’indagine. Le caratteristiche del campione analizzato riguardano: ilsettore di provenienza (Industria Manifatturiera 13%, La-voratori autonomi 9%, Servizi privati 38%, Servizi pubblici40%); il numero di addetti (da 1 a 14 occupati 25%, da15 a 49 occupati 13%, da 50 a 249 occupati 32%, oltre250 occupati 30%); attività sospesa durante l’emergenzaCovid-19 (no 72%, sì 28%).Lo schema in questa pagina rappresenta la fotografia deitre principali risultati emersi all’interno delle quattro areedi indagine.Concludendo, è possibile affermare che le tendenze di mi-glioramento su cui porre la massima attenzione sono: ge-stione del tempo e pianificazione; sviluppo di nuove com-petenze tecniche o digitali; disagio legato alla sfera psico-logica ed emotiva dei colleghi e collaboratori.Sarà quindi necessario un affiancamento alle realtà che de-cidono di non disperdere l’investimento “forzato daglieventi” attraverso, da un lato, un processo di sviluppo del-la cultura organizzativa e, dall’altro, una serie di iniziativedi sostegno e supporto individuale. Tale processo di cam-biamento richiede una ancora più elevata collaborazionetra Direzione Generale, Direzione Risorse Umane e Busi-ness-Operations per definire i contenuti da trasferire conuna modalità progettuale-operativa basata sulla tecnologiadigitale e orientata alla persona. In questo modo sarannosviluppati sistemi organizzati in cui le persone possano es-sere effettivamente attori protagonisti e responsabili. L’approccio agile, gli spazi di ascolto rivolti ai dipendenti eil “blended learning” possono essere degli esempi di ap-plicazione operativa.●

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Christian Polo Marco Toffanin Massimo Ragazzi

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L’emergenza sanitaria Covid-19 ha modificatosignificativamente il comportamento delle famiglie e delleaziende in Italia, determinando cambiamenti nella mediadi traffico giornaliero, incrementando soprattutto i volumidurante l’orario di lavoro. Sul fronte imprese, in seguito al-l’aumento dello smart working da parte di molte aziende(in TIM abbiamo ora oltre 30.000 dei nostri 45.000 dipen-denti in smart working), la rete TIM ha registrato un au-mento importante nell’uso di strumenti di video-conferen-za e applicazioni di lavoro (aumentate circa tre volte). Inol-tre, le grandi aziende ci chiedono di organizzare reti adhoc per la gestione del lavoro intelligente. Per le famiglie,infine, abbiamo registrato un massiccio aumento dellostreaming video (+75% durante il fine settimana), applica-zioni condivise a scopo educativo e giochi online. L’impat-to sulla rete di questi cambiamenti nella vita privata eaziendale ha determinato a livello nazionale un aumentocomplessivo del 90% dei volumi sulla rete fissa e una cre-scita di circa il 30% su quello mobile, e a livello locale ri-scontriamo incrementi analoghi. Le nostre reti, fisse e mo-bili, stanno gestendo questo aumento senza problemi,avendo aggiunto costantemente capacità di riserva dal-l’inizio della crisi. A partire dal mese di aprile TIM ha avviato in Liguria unimportante piano che già da oggi rende disponibili i colle-gamenti in fibra ottica nelle “aree bianche” di 23 comunidistribuiti sull’intero territorio regionale, che aumenteran-no progressivamente nel corso delle prossime settimane,attraverso l’accensione di 84 armadi stradali collegati allarete FTTC (Fiber to the cabinet). L’iniziativa, che rientra

nell’ambito di un programma nazionale, ha l’obiettivo didare attuazione alle disposizioni emergenziali arrivate dal-le principali istituzioni e autorità del Paese - in particolarecon riferimento all’articolo 82 del decreto “Cura Italia”per l’emergenza Covid-19, all’Ordinanza della Presidenzadel Consiglio e alle misure urgenti di Agcom riguardanti iservizi a banda larga e ultralarga. Un insieme di misure ri-volte agli operatori con la richiesta di adottare tempestiveiniziative atte a potenziare le infrastrutture di rete e a ga-rantirne il funzionamento e l’operatività migliorandone ladisponibilità, la capacità e la qualità, consentendo inoltredi rafforzare la rete gestendo i picchi di traffico di questafase. I 23 comuni della Liguria già oggetto di questo inter-vento sono così distribuiti a livello delle singole province:Genova 5, Imperia 5, La Spezia 3 e Savona 10. TIM, sullabase del programma di copertura, ha già “acceso” i servi-zi a banda ultralarga nei comuni che rientrano nella primatranche di interventi, rendendoli disponibili sia alla cliente-la retail, sia a quella wholesale.A partire dalla prime fasi dell’emergenza sanitaria per ga-rantire continuità dei servizi e manutenzione della rete ol-tre che la salvaguardia della salute di tutto il personaleoperativo, TIM ha messo in atto una serie di attività tra lequali: la manutenzione preventiva sulla rete esterna perprevenire disservizi; la risoluzione dei disservizi dando prio-rità alle eventuali richieste da parte di ospedali o di qual-siasi altra istituzione o ente coinvolto nelle azioni di con-trasto messe in atto per contenere l’emergenza epidemio-logica da Covid-19; l’attivazione di nuove linee ADS/Fibraper garantire alla popolazione lo smart working e la tele-

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di Roberto Mirra

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© CARLO CAPODANNO

nella reteLiguriaTIM per l’emergenza Coronavirus: il digitale che unisce il Paese.

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didattica. In particolare, per i tecnici on field, le attività so-no state riorganizzate in modo da consentire l’adozione ditutte le opportune misure di prevenzione a favore dei la-voratori chiamati a operare presso il domicilio dei clienti:sul territorio della Liguria si contano circa 270 tecnici a cuisono stati forniti i necessari DPI e TIM è stata tra le primeaziende ad adottare un protocollo per gli interventi pressoi clienti.●

Roberto Mirra è Responsabile Field Operations Line Liguria, TIM

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TIM è al fianco di cittadini, scuole, imprese e istituzioni,anche in questo periodo di emergenza. Grazie alla sua in-frastruttura continua a garantire la connettività del Paese,ma non solo. Nell’ambito del progetto “Operazione Risor-gimento Digitale”, ha realizzato diversi interventi e iniziativea supporto delle famiglie e delle aziende oltre a donare,ad esempio, smartphone e SIM agli istituti penitenziari e a30 ospedali della regione Lombardia, potenziare le retimobili per alcune strutture sanitarie in Sardegna e TrentinoAlto Adige, e - insieme a Google e WeSchool - supportarequotidianamente le scuole nello svolgimento della didatti-ca online con piattaforme gratuite. Fondazione TIM hainoltre donato 1 milione di euro a 4 strutture sanitarie na-zionali: Ospedale San Raffaele di Milano, Consorzio per laRicerca Sanitaria - CORIS di Padova, Ospedale Spallan-zani di Roma, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazio-ne “G. Pascale” di Napoli.Maggiori informazioni sono disponibili sul sito corporate diTIM, telecomitalia.com/emergenza-coronavirus.●

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di Emanuele Castagno

Prevenzionee controlloIl RINA verso l’accreditamento della Biosafety Trust Certification.

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Pochissimi settori sono stati risparmiatidalla crisi innescata dal Covid-19.In alcuni, come il turismo, la crisi ha colpito im-mediatamente, azzerando completamente i ri-cavi e gettando gli operatori nello sconforto.La preoccupazione principale degli operatori delmondo del turismo, dell’intrattenimento e deltempo libero, a emergenza finita, è soprattuttorivolta alla necessità di infondere nuovamentefiducia negli utenti dei loro servizi. I timori crescono con la consapevolezza di doverconvivere con la paura del contagio sino aquando non ci sarà una cura efficace o un vac-cino. Queste settimane di lockdown sono statesfruttate dalle aziende per studiare, con le co-noscenze a disposizione sul virus, quali misureadottare per riprendere in sicurezza le attività.L’emergenza ha evidenziato la mancanza di unanorma - utilizzabile anche a fini certificativi -che rappresenti una guida pratica per le orga-nizzazioni che desiderano tornare operative pri-ma possibile, che definisca i requisiti di un siste-ma di gestione per la prevenzione e il controllodelle infezioni.Constatata questa mancanza, con la forte moti-vazione di contribuire alla rinascita del nostroPaese, RINA, ha sviluppato un sistema di gestio-ne certificabile atto a prevenire e controllare ildiffondersi delle infezioni. La certificazione ha l’obiettivo, in fase di ripresadelle attività, di infondere fiducia negli utenti diservizi negli ambiti turismo, tempo libero, intrat-tenimento, mezzi di trasporto, centri congressi,scuole, case di cura e di riposo ecc.Per come è stato progettato, il sistema è imple-mentabile praticamente in ogni settore.L’implementazione supporterà, per chi lo adot-terà, la “business continuity”, fondamentaleper le aziende produttive, il mondo dei servizi eper l’industria in generale. L’organizzazione che svilupperà il sistema diprevenzione e controllo delle infezioni potràrassicurare i propri utenti/clienti grazie alla fidu-cia generata dall’approccio combinato tra nor-me ISO, i requisiti definiti dalla conoscenzascientifica sulla diffusione delle infezioni e conquanto imparato durante l’emergenza attualeda professionisti in prima linea contro il virus.Lo schema ha un focus particolare sull’analisidei comportamenti dell’Organizational BehaviorManagement (OBM), la disciplina fondata sulleleggi scientifiche che spiegano il comportamen-to umano e che ne consentono la previsione e ilcontrollo. Il comportamento umano gioca un ruolo fonda-mentale per il successo di un sistema di gestio-ne della sicurezza sanitaria.A questo proposito, lo schema richiede percorsidi formazione ad hoc sul rispetto rigoroso dellenorme igieniche e di quanto previsto dal sistema

di gestione nel contesto specifico. La prevenzio-ne passa anche dalla sensibilizzazione dei singoliutenti, che saranno invitati a seguire con atten-zione tutte le misure di prevenzione previste.Lo schema si basa su un documento normativogenerale composto da requisiti universalmenteapplicabili e una specifica tecnica di dettaglioper ogni settore, che presenta rischi di infezionee gravità diversi. L’applicazione del documento normativo e dellespecifiche a esso collegate non esime l’organiz-zazione dall’ottemperanza a norme di legge e ada altri documenti eventualmente vigenti e spe-cifici del settore/ambiente di appartenenza edalla normativa nazionale e internazionale di ri-ferimento.Nel caso l’organizzazione avesse altri sistemi digestione si suggerisce di mantenere i requisitidel sistema Biosafety Trust Certification integra-to con questi. Chi desidererà certificarsi dovrà implementare ilsistema di gestione descritto dai documenti diriferimento.La metodologia su cui si basa Biosafety TrustCertification è la seguente: autovalutazione ini-ziale (fotografia processi critici e stato di confor-mità iniziale); analisi dei comportamenti iniziali;individuazione/valutazione/gestione dei rischispecifici dell’organizzazione; controllo del ri-schio residuo eventuale; monitoraggio, raccoltadei feedback e verifica dell’applicazione del si-stema di gestione al fine della sua continuaadeguatezza; osservazione periodica dei com-portamenti; riesame periodico del sistema di ge-stione/miglioramento.Terminato il percorso di certificazione, con esitopositivo, l’organizzazione otterrà la certificazio-ne “Biosafety Trust Certification”, dalla validitàtriennale con verifiche periodiche - la periodicitàdelle quali potrà variare in funzione del conte-sto e delle evoluzioni esterne anche sottol’aspetto normativo. Con l’obiettivo di offrire massima trasparenza,garantire l’integrità e la validità dei certificati ri-lasciati, questi saranno inseriti su blockchain ditipo pubblico (la certificazione dà diritto all’esi-bizione di un logo) e verificabili e visionabili dachiunque.Consapevole del fatto che uno degli obiettividella certificazione è infondere fiducia nei sog-getti portatori di interesse, principio quanto maivalido in questo specifico contesto, RINA ha im-mediatamente avviato con ACCREDIA l’iter diaccreditamento dello schema, a garanzia dellasua affidabilità e del rispetto da parte del RINAnello svolgimento dell’attività dei requisiti dicompetenza, indipendenza e imparzialità richie-sti dalle norme internazionali (ISO 17021).●

Emanuele Castagno è Executive Vice President Certification, RINA

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Secondo un celebre concetto filosofico attribuitoad Eràclito, il mondo è soggetto ad un processo di trasfor-mazione perenne, dettato dal continuo divenire deglieventi. Tutto esiste in quanto scorre, in quanto cambia.“Panta réi”, appunto. Un principio, tanto semplice quanto efficace, che si adattaperfettamente al momento che stiamo attraversando.Questa terribile, maledetta pandemia che sta stravolgen-do le abitudini di vita di tutti noi ha inevitabilmente avutoenormi ripercussioni sul nostro modo di lavorare. Anche iprocessi operativi aziendali si sono dovuti adattare allanuova situazione, tanto inattesa quanto repentina.In un momento come questo, la carta vincente che con-sente di garantire la continuità operativa e la piena effi-cienza è farsi trovare pronti. Specie in un settore comequello ICT. Molte aziende, anche tra quelle più tecnologi-che, stanno scoprendo soltanto adesso le opportunità of-ferte dallo smart working. Un colpevole ritardo, che co-stringe ora ad agire in fretta e nella totale inesperienza,con conseguenze inevitabili sull’operatività e sui rapporticon i Clienti.Tuttavia, per noi di Aitek smart working non vuol diresemplicemente la possibilità di svolgere dalle proprie abi-tazioni le mansioni quotidiane, ma significa supportare inostri Clienti da remoto, sfruttando al meglio le tecnolo-

gie di rete, ovviamente prestando la massima attenzionealla cybersecurity. Da sempre privilegiamo l’uso di strumenti di comunicazio-ne remota rispetto agli spostamenti on-site, garantendo al100% la massima efficienza durante tutte le fasi di unprogetto: dall’offerta all’analisi congiunta con il cliente, fi-no allo sviluppo, test e consegna della soluzione.Qualsiasi progetto, anche di grandi dimensioni, è gestibilein remote working attraverso l’utilizzo di adeguati stru-menti di comunicazione: un sistema di audio/video confe-renza con funzioni di messaggistica istantanea e creazionedi gruppi di lavoro permette allo staff Aitek di essere alli-neato sulle attività lavorative e di organizzare riunioni permostrare al Cliente lo stato di avanzamento di un progetto.Grazie al remote working è garantita la continuità operati-va di attività come il pair programming, una tecnica agiledi sviluppo del software nella quale due programmatorilavorano insieme in una postazione di lavoro: uno scrive ilcodice, l’altro lo verifica in tempo reale. Anche in questomomento in cui non è possibile lavorare a stretto contat-to, il nostro team di sviluppo sta continuando a utilizzarequesta modalità operativa, grazie alla quale i programma-tori possono discutere le problematiche legate alle attivitàdi scrittura del codice, trovare possibili miglioramenti, svi-luppare idee creative.

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di Giorgio Murruni

Remoteworking

Aitek vanta 20 anni di esperienza nella gestione da remoto di grandi progetti.

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La tutela della riservatezza dei nostri Clienti è da sempreuna delle mission di Aitek. Ecco perché, così come tutto ilnostro software è progettato per eliminare il rischio di cy-berattacchi e manomissioni esterne, le informazioni sensi-bili legate ai progetti non sono ospitati su datacenteresterni ma sono conservate in house. Infatti, Aitek nonutilizza piattaforme di file sharing on-line ma ha imple-mentato sul proprio datacenter una piattaforma per lacondivisione remota di documenti e files con i propriClienti, l’accesso alla quale è opportunamente protetto emonitorato.La scelta di operare da remoto per gestire progetti in giroper il mondo risale ad oltre 20 anni fa, quando ancora iClienti davano per scontato la presenza fisica e l’uso diret-to degli apparati. A partire dagli anni a cavallo del nuovo millennio, soluzio-ni complesse e geograficamente distribuite sono state im-plementate dagli uffici Aitek per garantire la sicurezza an-che in contesti operativi critici, come l’installazione di si-stemi di video sorveglianza presso cinque centri commer-ciali in Portogallo, o la gestione - tramite collegamento vi-deo GSM - della rete di telecamere installate lungo i circa110 chilometri dell’Autostrada dei Fiori. Una modalità operativa che ha subito prodotto notevolibenefici in termini di efficienza e risparmio di risorse, man-

tenendo inalterata l’affidabilità e la sicurezza delle soluzio-ni. Nel corso degli anni abbiamo proseguito su questastrada. Fra le più recenti soluzioni, gli impianti di videosorveglianza e video analisi per la nuova linea Cityringendella metropolitana di Copenaghen sono stati interamen-te configurati e supportati direttamente dalla nostra sede.In servizio dal settembre 2019, la nuova linea Cityringen,con i suoi 15,5 km di lunghezza e 17 nuove stazioni, èstata dotata di una soluzione software in grado di gestirecirca 1000 telecamere (posizionate all’interno delle stazio-ni, a bordo dei treni, nei depositi e lungo la linea) e di tra-smettere le immagini alla sala di controllo. Inoltre unaserie di moduli software di video analisi interamente pro-gettati e realizzati dal team di sviluppo di Aitek consento-no il rilevamento in tempo reale di eventi pericolosi per lasicurezza delle persone, della circolazione ferroviaria e del-l’infrastruttura. Per fare ancora qualche esempio di progetti gestitimediante remote working, citeremo gli impianti di video-sorveglianza e videoanalisi dell’imponente viadotto (37km!) che attraversa la baia di Kuwait City, configurati emessi in servizio da remoto su infrastruttura VMware eintegrati con il locale sistema di traffic monitoring perpermettere alle autorità cittadine di rilevare in tempo realeogni criticità.

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Analogamente, è stato sviluppato da remoto il network diDigital Signage per le stazioni ferroviarie dell’alta velocitàspagnola di Madrid-Atocha, Valencia e Albacete, basatosulla piattaforma software TVIP di Aitek, che consente latrasmissione su monitor e totem digitali interattivi di con-tenuti multimediali, pubblicità e informazioni di servizio. E ancora, il sistema per l’esazione del pedaggio presso trebarriere dell’autostrada M4 in Russia, una delle più impor-tanti arterie stradali del paese, che collega Mosca con lecittà del bacino del Don; l’impianto di videosorveglianzaper una tratta ferroviaria ad Abu Dhabi, la soluzione di vi-deo analisi per la metropolitana del Cairo... sarebbe super-fluo elencarli uno per uno, abbiamo operato da remoto intutti i nostri progetti in giro per il mondo. Il successo del remote working ha permesso ad Aitek diampliare i propri mercati verso aree geografiche come ilMedio Oriente e il Sud America e di consolidare le par-tnership con importanti soggetti industriali e system inte-grator di livello internazionale. Un risultato eccellente peruna PMI!

Anche in questo momento particolare, Aitek è pertanto ingrado di implementare qualunque soluzione che non pre-veda la messa in campo di oggetti fisici, senza alcuna limi-tazione di tipo tecnico. Ma non è tutto: Aitek può ospitaresulle proprie infrastrutture informatiche server virtuali eVPN e offrire anche singoli servizi ai Clienti in difficoltà acausa della situazione contingente.Grazie agli indubbi vantaggi in termini di efficienza opera-tiva, la gestione remotizzata di impianti distribuiti è desti-nata a diventare la normalità nel prossimo futuro. Aitek èpartita con grande anticipo e ha avuto ragione, disponen-do oggi di una grande esperienza in materia. Restano da vincere alcune resistenze da parte di chi predi-lige ancora la presenza on site e un uso “locale” degli ap-parati. L’auspicio è che le problematiche emerse in questidifficili giorni possano convincere anche coloro che hannouna visione più tradizionalista dell’organizzazione del lavo-ro. Perché “Panta réi”, tutto scorre, tutto cambia.●

Giorgio Murruni è responsabile Marketing e Comunicazione di Aitek Spa

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IA E DISTANZA DI SICUREZZANella battaglia contro la diffusione del Coronavirus, l’In-telligenza Artificiale fornisce un valido supporto per verifi-care il rispetto della distanza di sicurezza tra le personein luoghi all’aperto, sui mezzi di trasporto pubblico oall’interno di uffici e aziende.Tra la vasta gamma di funzionalità di video analisi cheAitek ha nel proprio catalogo, uno specifico algoritmoelabora i flussi video provenienti da telecamere di sicu-rezza per rilevare la distanza fra le persone all’interno diun’area monitorata e generare segnalazioni di allarme intempo reale. L’utilizzo di soglie configurabili permette di eliminare falsiallarmi o gli eventi di breve durata, ad esempio generatida persone che non rispettano il distanziamento perpochi istanti perché semplicemente incrociano il lorocammino. Inoltre, le soglie spaziali e temporali possonovariare in base alla situazione osservata: per fare unesempio, l’algoritmo può essere configurato in modo dagenerare un allarme quando due persone si trovano auna distanza inferiore a un metro e mezzo per almeno30 secondi, ma la soglia temporale può ridursi a 20secondi se la distanza è inferiore a un metro o se vi sonopiù di due persone sotto la soglia minima di distanza, ecosì via.Nata dall’esperienza Aitek nello studio e realizzazione diapplicazioni avanzate di video analisi per la sicurezza fisi-ca e di infrastrutture critiche, la soluzione per il rileva-mento della distanza fra le persone rappresenta un effi-cace esempio di applicazione delle tecnologie di intelli-genza artificiale nella vita di tutti i giorni, che coniuga lamassima affidabilità dei risultati con il pieno rispetto dellaprivacy, dato che la soluzione non effettua alcun ricono-scimento personale.Il modulo per il distanziamento è facilmente attivabile neisistemi Aitek (ma anche in impianti di terze parti) sempli-cemente acquistando la relativa licenza.●

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Strategiche per il Paese, industria chimica e lo-gistica sono state fin dall’inizio escluse dal lockdown perCovid-19. Le attività di trading e deposito costiero di Atti-lio Carmagnani AC Spa non si sono quindi mai fermate eper questo ci riteniamo privilegiati. Abbiamo dovuto peròmodificare progressivamente approccio e modo di lavora-re, per adattarci a nuovi scenari e a disposizioni semprepiù stringenti, spesso anticipandole, e trovando nel nostropersonale la flessibilità e la collaborazione indispensabiliper reagire. Smart working per chi lavora in ufficio e suddivisione indue turni per chi lavora in deposito sono state le prime so-luzioni per contenere il virus, ma anche per garantire con-tinuità al business. Inevitabile il confronto con i sindacatiper condividere le nuove modalità di lavoro e l’uso dellacassa integrazione per la riduzione di orario legata ai tur-ni. Prezioso il supporto di Confindustria Genova. Attivata una copertura assicurativa per i dipendenti in ca-so di ricovero per Covid-19, con il medico competente ab-biamo concordato la tutela dei soggetti a rischio (allergici,asmatici, con patologie pregresse), attraverso ferie o smartworking. Maschere a filtri e guanti, già in uso per la tuteladei lavoratori del deposito, sono ora obbligatori per tutti.

All’ingresso misuriamo la temperatura, vietando l’accessocon più di 37,5º. Incrementata l’igienizzazione delle areecomuni e la sanificazione dei condizionatori negli ambien-ti chiusi, abbiamo rimodulato gli spazi aziendali, tra cuimensa e spogliatoi. Limitiamo l’ingresso a terzi e abbiamocreato accessi separati per gli autotrasportatori. Per le riu-nioni usiamo piattaforme online, definendo precisi ordinidel giorno per essere efficienti. Talvolta le limitazioni creano insofferenza, ma cerchiamodi motivarle, lavorando insieme per obiettivi, pianificandoi giorni e le settimane e ringraziando tutti per la capacitàdi adattamento. L’impegno è dare continuità all’attivitàcon estrema attenzione alla salute e al benessere dellepersone, in un clima di dialogo, condivisione e confronto:sarà il lavoro di squadra a farci vincere la sfida. Il mio sug-gerimento per chi si prepara a ripartire è riprogrammare leattività con queste misure, che cambiano il modo di lavo-rare. Auspico poi che l’emergenza non sia una scusa perritardare i pagamenti e aumentare i costi delle attività. Afare la differenza saranno il senso di responsabilità e la ca-pacità degli imprenditori di anticipare gli scenari.●

Irene Bonetti è direttrice Deposito Costiero Attilio Carmagnani AC Spa

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di Irene Bonetti

Operativi e in sicurezza

L’emergenza sanitaria ha dettato un nuovo modo di lavorare:la testimonianza di Carmagnani.

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COVID-19 UPDATEL’aggiornamento a fine aprile sull’andamento dei traffici portuali durante l’emergenza.

I dati sono elaborati a cura della Direzione Pianificazione e Sviluppo e dello Staff Marketing e Comunicazione dell’Autoritàdi Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.www.portsofgenoa.com

Secondo l’ultima indagine realizzata dall’IAPH (InternationalAssociation of Ports and Harbors) sugli effetti del Covid-19, loscenario globale del trasporto marittimo mostra un chiaro peg-gioramento rispetto alle settimane precedenti. Il 42% dei portiintervistati dichiara cali moderati di navi mercantili (da -5% a -25%), ma 1 su 10 denuncia viceversa decrementi significativi(oltre il 25%). Alcuni tra i porti maggiori evidenziano una dimi-nuzione negli scali di ultra large vessel compresa tra il 25 e il50%. Tuttavia, la riduzione dei servizi marittimi sulle rotte di lun-go raggio è stata spesso controbilanciata da nuovi servizi fee-der a livello regionale. Quasi la metà dei porti registra una dimi-nuzione di navi rinfuse e merci varie, pari a circa 8 punti per-centuali in più rispetto all’ultima settimana. Il mercato delle cro-ciere e del trasporto passeggeri è quello più colpito dall’emer-genza Covid-19. Circa i due terzi degli intervistati dichiaranoche il numero di navi passeggeri è sceso di oltre il 50%, inalcuni casi addirittura ha registrato un calo superiore al 90%.

PORTI EUROPEIL’impatto della pandemia è evidente osservando i dati trime-strali dei traffici nei porti europei. Durante il primo trimestre, ilporto di Rotterdam ha registrato un calo del 4,7% del trafficocontainer (3.549.670 TEU) e un calo generale del 9,3% (pari a112,4 milioni di tonnellate). Secondo l’Autorità portuale, i trafficiscenderanno ancora da aprile in avanti e la diminuzione subase annua potrebbe raggiungere il 20%, a seconda delladurata delle misure restrittive e della successiva fase di ripresadelle attività produttive e commerciali. Nel mese di marzo, iltraffico merci nel porto di Barcellona è sceso dell’8,3%, deter-minando un -6,2% nel primo trimestre. In particolare, il trafficocontainer è diminuito del 18,9% assestandosi a 219.827 TEU.A Valenza, il traffico container evidenzia un calo del 4,1%durante il primo trimestre, toccando 1,29 milioni di TEU, a cau-sa del crollo del 9,8% nel mese di marzo.

I PORTI DI VADO LIGURE, SAVONA, PRA’, GENOVADurante il primo trimestre 2020, il traffico complessivo nei porti di Vado Ligure, Savona, Pra’ e Genova ammontava a16.050.177 tonnellate, corrispondenti a un -5,4% rispetto al2019, a seguito della perdita di 1 milione di tonnellate nel mesedi marzo. Dopo il boom nei primi due mesi dell’anno, a seguitodel fermo dell’attività crocieristica introdotto a marzo, alla finedel primo trimestre il traffico passeggeri era sceso a 296.908persone, pari a -21,5%.

Traffico containerIl primo trimestre 2020 ha risentito sia dell’impatto della pan-demia sia dell’avvio dell’operatività al Vado Gateway, il terminal

container inaugurato a dicembre 2019. Il nuovo terminal, oltrea riequilibrare i volumi di traffico tra Genova e Savona, ha giàdimostrato la sua capacità di attrarre traffici anche da altri por-ti. Questo ha contribuito alla buona performance del compar-to. A marzo, il volume di merci containerizzate era sceso del5,3%, registrando un totale di 208.962 TEU, ma nonostante ilrallentamento dell’attività industriale dovuto al lockdown, il pri-mo trimestre del 2020 ha chiuso a 663.671 TEU, in aumentodel 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Esaminando ivolumi di traffico con l’hinterland - il segmento più legato alladomanda del mercato - si rileva che durante il primo trimestre2020 le esportazioni sono aumentate del 2,9% su baseannua, mentre le importazioni sono leggermente diminuite,scendendo a 288.345 TEU (un calo dell’1% se paragonatoallo stesso periodo del 2019). Il calo di container importati èuna diretta conseguenza del blocco della produzione in Cinanei primi mesi dell’anno, oltre che della riduzione di molti servi-zi rivolti all’Europa.

Merci varieLe merci varie hanno evidenziato un trend stabile nei primi duemesi del 2020, ma il calo registrato a marzo ha condizionato la performance dell’intero trimestre, che ha chiuso in calodell’8,9%, perdendo circa 330.000 tonnellate rispetto al perio-do corrispondente del 2019. In particolare, nel mese di marzo,è stata registrata una forte riduzione nei servizi Ro-Ro, sia ver-so il Nord Africa che le isole maggiori (Corsica, Sardegna, Sici-lia e Malta) con ricadute anche sui porti di Vado Ligure, Savo-na, Pra’ e Genova. Il porto di Genova ha chiuso il primo trime-stre 2020 con una perdita del 6,1%, mentre i porti di Savona eVado Ligure hanno sofferto un calo ancora peggiore, chiuden-do a marzo con -8,3%. A causa del blocco della maggior partedei servizi delle Autostrade del mare, ci si attendono volumi incalo anche in aprile.

RinfuseI prodotti petroliferi hanno evidenziato un risultato negativo (-5,9%) e altre rinfuse liquide sono scese dell’11,9%. L’unicorisultato positivo è stato registrato negli oli vegetali, con unaumento del 17,9%. I prezzi del petrolio straordinariamentebassi di fine aprile hanno avuto ripercussioni su quello delgreggio, che potrebbe spingere le importazioni nei prossimimesi a causa di azioni speculative da parte delle società di raf-finazione, anche in caso di perdurante contrazione delladomanda. Le rinfuse solide hanno registrato un deciso calo(-46,5%) a causa di una domanda di mercato debole e, più inparticolare, del completamento delle principali opere infrastrut-turali nell’area portuale.

PasseggeriIl traffico passeggeri si è completamente fermato nel mese dimarzo a causa della pandemia di Covid-19 e, di conseguenza,i dati del primo trimestre sono negativi. Oltre 165.000 passeg-geri hanno transitato nei terminal crociere di Savona e di Geno-va, evidenziando un calo del 25,8% rispetto ai primi tre mesidel 2019, mentre il settore traghetti ha registrato una diminu-zione di circa 15.000 passeggeri (-15,3%). Nel rispetto dellerecenti disposizioni, tutti i servizi di trasporto passeggeri sonostati sospesi e non ci si aspetta che possano riprendere a bre-ve, con eccezione di sevizi pre-autorizzati verso le isole mag-giori operati da Tirrenia, che ha ripreso le attività grazie a nuovoaccordo finanziario negoziato con il supporto del MInistero del-le Infrastrutture e dei Trasporti.●

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La pandemia da Coronavirus ha causato la peggiorcrisi sanitaria ed economica dal secondo dopoguerra, de-terminando condizioni straordinarie nel contesto econo-mico mondiale e ancor più nazionale. È evidente che in ta-le contesto la finanza per le aziende, e in particolare per lePMI (imprese che fatturano sino a 50 milioni di euro ehanno fino a 250 dipendenti), deve essere finanza straor-dinaria per poter affrontare efficacemente e in tempi rapi-

dissimi le minacce e i problemi incombenti. In tal senso,nella Gazzetta Ufficiale dell’8 aprile 2020, è stato pubbli-cato il D.L. 8 aprile 2020 n. 23, rubricato “Misure urgentiin materia di accesso al credito e di adempimenti fiscaliper le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, non-ché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga deitermini amministrativi e processuali” (cosiddetto “DecretoLiquidità”).Tale Decreto ha tra i suoi obiettivi il sostegno

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di Andrea Carioti

costruttive

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Nonostante il nome, il Decreto Liquidità è insufficiente ad assicurare adeguato supporto alle PMI.

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alla liquidità, con la mobilitazione di 400 miliardi di garan-zie per il supporto delle imprese e dell’export, anche po-tenziando l’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI.È bene chiarire subito che il Decreto è un provvedimentotramite il quale lo Stato pone a disposizione delle garan-zie, garanzie attraverso le quali le aziende creano nuovodebito nei confronti delle banche, che forniscono la liqui-dità. Le aziende, naturalmente, saranno chiamate nel cor-so degli anni a ripagare il debito contratto con il sistemabancario.Sul Decreto, dal punto di vista delle PMI, si possono for-mulare le seguenti osservazioni: 1) è troppo basso l’impor-to massimo di 25.000 euro che viene garantito al 100%dal Fondo di Garanzia per le PMI: per importi superiori su-bentra infatti la garanzia della banca, che comportaun’assunzione della responsabilità della banca stessa chedeve valutare il merito creditizio dell’impresa, merito credi-tizio che non potrà non essere restrittivo in un momentocritico per le nostre imprese grazie agli effetti del prolun-gato lockdown, con peggioramento dei rating e delleprospettive reddituali; 2) durata e complessità delle proce-dure: per quanto sopra rilevato in relazione ai finanzia-menti oltre i 25.000 euro, non sono sostanzialmente mu-tate le procedure, tutt’altro che rapide, che le impresehanno sinora conosciuto per ottenere un finanziamentobancario; l’istruttoria bancaria comporta settimane, senon mesi, per l’erogazione del credito, mentre lo scopodovrebbe essere quello, in un momento di massima diffi-coltà, di garantire liquidità immediata; 3) tempi troppostretti per il rimborso, al massimo sei anni: in questo casonon si ravvedono particolari colpe del Governo, che simuove all’interno del quadro regolatorio degli aiuti di sta-to definito da parte dell’Unione Europea con il TemporaryFramework che prevede tale limite massimo; ciononostan-te, pare opportuno evidenziare che i tempi del rimborsonon sembrano congruenti con una crisi economica che -per venir riassorbita positivamente dalle nostre aziende - sistima necessiterà oltre un decennio. Nel testo attuale, il Decreto appare pertanto insufficientea garantire liquidità immediata e incondizionata al tessutoeconomico delle nostre PMI: le aziende, molte di esse an-cora forzatamente chiuse, provengono infatti già da unoscenario decennale di crisi. Le previsioni sono di un -8%del Pil nel 2020. Ci sono preoccupanti segnali di tensioninei pagamenti da parte dei fornitori (tra i quali, sovente,lo Stato o le grandi aziende con significativo maggiore po-tere contrattuale). Le PMI spesso si dice siano il motore delnostro sistema economico; ma se manca l’olio nel motoredella macchina, bisogna inserirlo all’istante, senza esita-zione, altrimenti “grippa” e si rompe irrimediabilmente.Se un uomo sta affogando in mare, gli lanciate il salva-gente o lo sottoponete a un questionario sul perché si tro-va in mare, sulle sue prospettive di vita, sulle sue capacitànatatorie o altro? Serve innanzitutto immediata liquidità: senza se e senzama. Subito dopo occorre pensare all’economia.Di seguito alcune proposte dal mondo delle PMI genovesiche, a nostro modo di vedere, potrebbero aumentare l’efficacia del Decreto Liquidità: 1) aumentare la garanzia dello Stato al 100%, almeno per i prestiti sino a 800.000

euro, così da garantire in toto le banche sulla solvibilitàdelle imprese con conseguente eliminazione dell’istrutto-ria sul merito creditizio e delle possibili tensioni nell’imme-diato sul nostro sistema bancario; 2) utilizzare unicamenteun’autocertificazione del possesso dei requisiti da partedegli imprenditori in luogo dell’istruttoria bancaria, conpene certe e severe per chi dichiara il falso; 3) allungare itempi del rimborso ad almeno dieci anni; 4) sospenderegli adempimenti fiscali sino a fine anno per le imprese indifficoltà; 5) consentire l’immediata compensazione tracrediti e debiti - quali Iva, Inps, Inail, fiscali, ecc. - con loStato (alcune pubbliche amministrazioni pagano con ritar-di pesantissimi), al fine di liberare subito liquidità per leimprese; 6) escludere tutti i finanziamenti concessi in ese-cuzione del Decreto Liquidità dalla valutazione del ratingdelle imprese e del loro merito creditizio; 7) estendere lederoghe all’abbattimento del capitale sociale per perditeoltre il limite attuale del 31 dicembre 2020 ed escluderetutti i finanziamenti concessi in esecuzione del Decreto Li-quidità dagli indicatori previsti dalla nuova normativa sullacrisi di impresa; 8) elaborare una strategia volta alla ricapi-talizzazione delle PMI entrate in crisi a causa e nel perdu-rare dell’emergenza sanitaria, attivando importanti azionidi sostegno volte a riequilibrare la posizione finanziariadelle aziende che si troveranno eccessivamente indebitatee che dovranno investire per ripartire; sotto questo aspet-to, oltre al ruolo centrale che potrà svolgere lo Stato an-che attraverso società come Cassa Depositi e Prestiti, sarànecessario ricercare altresì supporto nei capitali privati persostenere la ripresa delle aziende. In tal senso, una straor-dinaria leva potrebbe essere quindi rappresentata dal mer-cato finanziario (soprattutto attraverso il ruolo catalizzato-re del risparmio tradizionalmente esercitato da banche efondi di private capital): qualora adeguatamente stimolatocon agevolazioni fiscali ad hoc, infatti, il mercato finanzia-rio potrebbe affiancarsi alle misure di sostegno già eroga-te dallo Stato con i decreti di emergenza e dare origine,così, a un sistema integrato e virtuoso di fondi pubblici-privati teso al rilancio delle nostre PMI, anche in un’otticadi maggiore competitività internazionale.Certo, l’ideale sarebbe che l’immissione di liquidità fosse afondo perduto, ma purtroppo la nota situazione deficitariadel debito pubblico italiano non ce lo consente. In questasituazione sarà necessario far ripartire con vigore la nostraeconomia, in modo che le aziende possano essere messenella condizione di ripagare il debito “da Coronavirus”.In conclusione necessitiamo, oltre che di una forte e im-mediata iniezione di liquidità, di un nuovo Piano Marshalldi investimenti pubblici per recuperare la domanda inter-na, di un quadro regolatorio con leggi meno numerose epiù chiare che favorisca il mercato e la concorrenza, diuno Stato chiamato a controllare il sistema economico, diuna nuova fiducia nelle imprese e di una concreta riformaper una burocrazia “buona” che operi secondo criteri diefficienza e di merito. A nostro modo di vedere, questi sono gli ingredienti perdire a noi stessi e a chi ci osserva in Europa e nel Mondo:ce la faremo!●

Andrea Carioti è Presidente Piccola Industria di Confindustria Genova e Vice Presidente di Confindustria Genova con delega all’Accesso al Credito

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SACE è pienamente operativa con “Garanzia Ita-lia”, il nuovo strumento straordinario per sostenere, attra-verso la garanzia di SACE e la controgaranzia dello Stato,la concessione di finanziamenti alle attività economiche ed’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19, comeprevisto dal Decreto Liquidità (n. 23 dell’8 aprile). La missione di SACE è il sostegno al Sistema Paese e alleimprese italiane attraverso coperture assicurative e garan-zie finanziarie: proprio queste ultime sono lo strumento

con cui è stata chiamata a intervenire dal Decreto, in lineacon il ruolo tipicamente anticiclico che SACE ha sempresvolto a supporto del tessuto economico nazionale. Il rilascio delle garanzie a favore delle banche avverrà onli-ne attraverso il portale dedicato “Garanzia Italia” svilup-pato da SACE, dove gli istituti di credito potranno inserirele proprie richieste e ottenere le relative garanzie, contro-garantite dallo Stato, in tempi brevi. Ad esempio, per le imprese con fatturato in Italia inferiore

48 Genova Impresa -Marzo / Aprile 2020

FINAN

ZA

GaranziaSACE entra in campo a supporto delle imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19.

Italia

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a 1,5 miliardi di euro e con numero di dipendenti, semprein Italia, inferiore a 5.000, e per tutti i finanziamenti di im-porto fino a 375 milioni di euro la procedura avverrà entrole 48 ore. La richiesta prevede quattro fasi: 1) l’impresa richiede allabanca (o soggetto abilitato all’esercizio del credito) un fi-nanziamento con garanzia dello Stato; 2) il soggetto fi-nanziatore verifica i criteri di eleggibilità, effettua l’istrut-toria creditizia e, in caso di esito positivo del processo didelibera, inserisce la richiesta di garanzia nel portale onli-ne di SACE; 3) SACE processa la richiesta e, riscontratol’esito positivo del processo di delibera, le assegna un Co-dice Unico Identificativo ed emette garanzia, controgaran-tita dallo Stato; 4) il soggetto finanziatore eroga al richie-dente il finanziamento richiesto con la garanzia di SACEcontrogarantita dallo Stato.Il finanziamento sarà garantito da SACE e controgarantitodallo Stato al 90% per imprese con meno di 5.000 dipen-denti in Italia e con fatturato fino a 1,5 miliardi di euro eal 70-80% per le grandi imprese con numero di dipen-denti o fatturato superiore. Potrà avere una durata fino a 6 anni, con 24 mesi di pre-ammortamento e importo non superiore al 25% del fattu-rato del 2019 o al doppio della spesa salariale annuale peril 2019. Potranno essere richiesti anche più finanziamenti dallastessa impresa, sempre nel rispetto di questi limiti. Lo stesso Decreto prevede per tutte le PMI (imprese fino a499 dipendenti) l’intervento prioritario diretto del FondoCentrale di Garanzia, a tal fine rafforzato, con garanziapubblica del 100% per i prestiti fino a 800mila euro. Lostrumento, che potrà essere richiesto fino al 31 dicembre2020, sarà disponibile per qualsiasi tipologia di impresacon sede in Italia indipendentemente dalla dimensione,dal settore di attività e dalla forma giuridica. In base alle disposizioni del Decreto, i finanziamenti devo-

no essere destinati a sostenere costi del personale, investi-menti o capitale circolante impiegati in stabilimenti pro-duttivi e attività imprenditoriali localizzati in Italia. Si trattaquindi di nuovi finanziamenti che non potranno in nessunmodo essere utilizzati per il rifinanziamento di esposizioniin essere. Il portale di SACE “Garanzia Italia” dedicato alle banche èstato pensato come un percorso digitale, semplice e velo-ce, in grado di ricevere e gestire richieste per operazionisingole o multiple, consentendo di effettuare i controlli diconformità sui documenti in maniera automatizzata. Tuttociò con l’obiettivo di fornire alle imprese nel minor tempopossibile la liquidità necessaria a fronteggiare l’emergenzaCovid-19. Fin dal 9 aprile SACE ha creato canali di comunicazionediretti e trasparenti con tutti gli Stakeholder - non solobanche ma anche imprese - interessati a Garanzia Italia:un Customer Care dedicato; un’ampia sezione sul sitoaziendale sacesimest.it / garanziaitalia, che a oggi ha regi-strato decine di migliaia di contatti, dedicata all’orienta-mento e all’indirizzamento sugli strumenti disponibili.Questa sezione comprende: i) un sistema di FAQ costante-mente aggiornate e integrate ii) la modulistica relativa aGaranzia Italia; iii) un simulatore che dà una prima indica-zione dell’importo del finanziamento garantito e un orien-tamento verso lo strumento più adeguato tra SACE e Fon-do Centrale di Garanzia, a seguito dell’inserimento di al-cuni parametri economici e finanziari dell’azienda relativial bilancio 2019. A questi si aggiungono i webinar, seminari formativi onli-ne dedicati allo strumento Garanzia Italia, in fase di rea-lizzazione insieme ad associazioni di banche e impreseche hanno già visto il coinvolgimento di diverse centinaiadi utenti. Per maggiori informazioni sull’iniziativa, contattare il nu-mero verde di SACE 800 020 030.●

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Tuttoda rifare

Tra i settori dell’industria, il turismo è quello che più sta soffrendo gli effettidell’emergenza sanitaria. E che subirà i maggiori stravolgimenti alla riapertura. Ne parliamo con Beppe Costa.

TURI

SMO

Beppe Costa

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Vice presidente di Confindustria Genova con delega a Tu-rismo e Cultura, Beppe Costa è Presidente di Costa Edutainment,il gruppo che a Genova gestisce l’Acquario, il Galata Museo delMare con il sottomarino Nazario Sauro e il percorso Dialogo nelBuio, oltre a Bigo e Biosfera. A fine febbraio, a scuole già fermema prima che l’emergenza da Covid-19 imponesse il lockdownper tutte le attività, l’Acquario si era attrezzato con proposte al-ternative al percorso di visita tradizionale. Tante le idee condivisenei vari tavoli istituiti per prepararsi alla fase 2 e, soprattutto, perprovare a immaginare una fase 3, ma i problemi da affrontare,soprattutto per le piccole realtà del settore, restano enormi.

L’industria del turismo è quella che sta pagando il prezzopiù alto all’emergenza sanitaria e il ritorno alla “normali-tà”, dal punto di vista della libera circolazione delle perso-ne, purtroppo non sembra essere dietro l’angolo. Quali mi-sure ritiene possano essere messe in atto - oltre a quelle ditipo finanziario - per sostenere gli operatori del settore?Innanzi tutto, ci vorrebbe un po’ di supporto di tipo economico,tenendo conto che il turismo sarà penalizzato non solo per il pe-riodo del lockdown, ma per tutta la stagione 2020 e in parte an-che per la prossima, perché, con la chiusura delle frontiere e leconseguenti ridotte possibilità di spostamento, i turisti stranierinon si vedranno. Servono certamente interventi a fondo perdutoper affrontare le difficoltà nell’immediato, ma servono anche mi-sure di tipo economico, che siano di supporto alle aziende anchenel medio-lungo periodo. E poi, ovviamente, ci deve essere unforte impulso alla promozione. Mi auguro che Stato, Regioni,Comuni investano con criterio risorse nel turismo. Con criteriovuol dire concentrarsi su quegli eventi che più di altri possono por-tare persone e, quindi, avere ricadute significative sul territorio.

C’è già qualche idea di destagionalizzazione dell’offertaturistica per recuperare almeno un po’ del terreno fin quiperduto - magari conciliabile con la ripresa della scuola?Proprio in questi giorni si sta parlando di anticipare l’avvio delnuovo anno scolastico: inutile dire che una decisione del genereaggraverebbe la già drammatica situazione del turismo; comeCosta Edutainment ci siamo già attivati per fare presente le diffi-coltà e per chiedere, per quanto possibile, di mantenere invaria-to il periodo di riapertura delle scuole. L’ipotesi di riprogrammarea inizio autunno le visite scolastiche - che costituirebbero unafonte di ricavo importante - si scontra proprio con quella che èstata la prima iniziativa presa dal Governo per contenere il con-tagio da Covid-19, e cioè annullare le gite di classe. Obbligo im-posto ancora prima della chiusura dei musei. Mi pare difficile,quindi, che a settembre possano riprendere le attività didatticheesterne. A esser sincero, ho anche qualche dubbio che lo si pos-sa fare la prossima primavera. Temo che le uniche gite scolasti-che possibili saranno virtuali. Per mantenere il contatto con lescuole, prima che si decidesse di prolungarne la chiusura finoall’autunno, noi ci stavamo organizzando per andare nelle classia raccontare quello che facciamo in Acquario. Più in generale,anche se è vero che, come detto prima, le restrizioni alla mobilitàtra i Paesi costringeranno a scegliere destinazioni turistiche “diprossimità”, dobbiamo considerare le minori disponibilità finan-ziarie e di tempo delle persone, perché con il lockdown le azien-de hanno lavorato meno o non hanno lavorato affatto, hannoincassato poco o addirittura niente, e quindi difficilmente si po-trà contare sul tradizionale periodo di ferie estive. Per Genova,

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una struttura come l’Acquario, che vive in prevalenza diturismo italiano (fatta esclusione per il mese di agosto),costituirà una base solida da cui partire per incrementare ilnumero di visitatori in città, ma solo se quando potrà ria-prire, insieme ai musei, sarà anche permessa la circolazio-ne tra una regione e l’altra.

Recentemente il Comune di Genova ha siglato un ac-cordo di collaborazione con il Comune di Parma percondividere inziative di marketing turistico e cultura-le verso l’estero. In considerazione delle restrizioni inatto, non si potrebbero immaginare anche partner-ship tra città italiane - o territori - mirate a una pro-mozione reciproca?Perché no? Si potrebbero immaginare partnership con To-rino e Milano, tenendo conto che, allo stesso tempo, sonoanche nostri concorrenti, piuttosto che con Bergamo oBrescia. Alla fine ci rivolgeremo tutti quanti agli stessi inter-

locutori: dovremo essere bravi a diversificare l’offerta, valu-tando anche la possibilità di uno “scambio” promozionalemare-montagna. Tutto dovrà essere riportato a una di-mensione più locale; Milano, per esempio, in questi ultimianni stava vivendo una stagione turistica importantissima,basata sulla moda e rivolta prevalentemente a un’utenzastraniera. Ora dovrà ripensare tutto in chiave perlomenonazionale. Per tutti i luoghi turistici, di arte e di cultura, lapriorità è riorganizzarsi, nei tempi e nei modi di accoglierei visitatori, e dotarsi di tutti i dispositivi necessari a una ria-pertura in sicurezza. Sfida non semplice, anche dal puntodi vista finanziario, soprattutto per le piccole realtà. Manon abbiamo alternative: il mondo è cambiato e non saràdiverso da così per i prossimi 24 mesi.● (P.P.)

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LAURA GAZZOLOVice presidente Sezione Turismo e Cultura di Confindustria GenovaDirettore AC Hotel Genova by Marriott

Con un’emergenza sanitaria ancorain atto, sebbene alla vigilia della tantoattesa fase 2, il tema della promozio-ne della destinazione si presentamolto complesso. La destinazioneGenova deve essere promossa pun-

tando anche sul completamento del nuovo ponte sul Pol-cevera, che rappresenta una specie di doppia ripartenzaper l’intera regione. Sappiamo già che ci vorranno parec-chi mesi perché le aziende del turismo si risollevino e tor-nino a un risultato economico positivo. Lo scoppio del-l’epidemia è stato un evento talmente dirompente che tut-ti noi abbiamo bisogno ancora di tempo per prendere co-scienza di ciò che è accaduto... Dobbiamo traghettare ilmondo, a ogni livello, oltre questo momento, cercando difare scelte strategicamente giuste, che tengano in consi-derazione la possibilità che fatti simili possano riaccaderein futuro. A livello di strutture ricettive non abbiamo pro-blematiche relative alla gestione del cliente: come tante al-tre aziende, applichiamo un protocollo per la salute e la si-curezza che rende tranquilli noi e i clienti. Ecco, quello chedobbiamo trasmettere è un messaggio di tranquillità. Intempi normali, i turisti vengono a Genova e magari scel-gono il nostro albergo perché siamo bravi a promuoverela città e la nostra offerta è interessante, ma in questomomento eccezionale, a prescindere dalle varie restrizio-ni, la gente non si muoverà se non si sente sicura. C’è an-cora troppa paura, soprattutto nella generazione dei qua-ranta-cinquantenni, convinti che niente avrebbe potutosconvolgere a tal punto il loro modo di vivere. Questa crisinon è paragonabile a nulla. Finché la situazione non si sa-rà stabilizzata, gli alberghi rischieranno di riaprire solo perpochi ospiti. Guardando in prospettiva, la cosa peggioreper il turismo è lo sbarramento tra una nazione e l’altra. Ilturismo di prossimità va bene, ma dobbiamo essere pron-ti quando le frontiere riapriranno. Anche se ci vorrà ancoratempo.●

RENZO BALBIMembro del Consiglio direttivo della Sezione Turismo e Cultura,Presidente e Amministratore Genovarent Srl

Come molti altri operatori del turismoe della cultura, anche le società diautonoleggio stanno pagando a unprezzo altissimo il lockdown impostoper contenere la diffusione dell’epide-

mia di Covid-19. Da fine febbraio, con la chiusura dellescuole, sono stati sospesi i servizi di scuola bus (per iquali solo Genovarent aveva impegnato dieci mezzi) ecancellate le gite. Per non parlare dei viaggi all’estero, chenon potremo riprendere fino a quando non sarà stato tro-vato un vaccino. Siamo fermi anche con le trasferte spor-tive (non penso si ricomincerà prima dell’autunno) e con iservizi alle navi da crociera - fascia di mercato, questa,molto importante per il settore dell’autonoleggio, ma chenon sta dando ancora indicazioni certe sui tempi della ri-partenza. Un altro settore che ha dovuto fermarsi - e noidi conseguenza - e che dovrà reinventarsi è quello deicongressi. Nel frattempo è nato il COBIT, Comitato BusItaliani Turismo, che raggruppa 250 società di autonoleg-gio, da Bolzano a Palermo, allo scopo di condividere ideee progetti per superare questo periodo difficile.Per esempio, vorremmo tentare la carta del turismo do-mestico, proponendo dei tour di qualche giorno per grup-pi di una ventina di persone: “mini pacchetti”, nei qualicoinvolgere albergatori e ristoratori, da offrire a prezzi inte-ressanti per invogliare le persone a tornare a viaggiare. Epoi potrebbe nascere qualche opportunità nel trasportopubblico locale, per contribuire a una più efficiente e sicu-ra riorganizzazione della mobilità integrando autobus di li-nea e metropolitana con i nostri mezzi, soprattutto a parti-re da settembre, quando riapriranno le scuole e il lavororiprenderà a pieno ritmo. Milano e Torino sembrano inte-ressate a prendere in considerazione questa nostra offer-ta, che abbiamo sottoposto anche all’attenzione della Re-gione Liguria. Il problema è che in termini di riaperture emisure di sicurezza dal Governo non arrivano disposizionichiare, e questo accresce le incertezze e la paura. Noi,come Genovarent, stiamo investendo moltissimo in sicu-rezza, dalla sanificazione dei mezzi alla dotazione di tutti idispositivi di protezione e igienizzazione, per autisti e pas-seggeri. A bordo dei nostri pullman si può stare tranquilli.●

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Invasioneartistica

Bisio, Dighero, Lavia, Signoris,Solenghi calcano il palcoscenicovirtuale del Teatro Nazionaledi Genova.

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Davide Livermore

© FRANCESCO M

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Dal primo gennaio 2020 Davide Livermore è ilnuovo direttore del Teatro Nazionale di Genova. Unico re-gista insieme a Luca Ronconi ad aver aperto per due annidi fila la stagione alla Scala, artefice di un record di bigliet-ti venduti con “Elena” di Euripide all’ultimo festival di Si-racusa, non appena insediato al timone dei nostri teatripubblici Livermore si è trovato a dover fronteggiare una si-tuazione di crisi senza precedenti. La drammatica emergenza causata dal Covid-19 ha travol-to il mondo del teatro, che ha dovuto interrompere la suaattività, così come è accaduto per la maggior parte delleproduzioni ritenute “non indispensabili” in Italia, con lachiusura forzata e l’impossibilità di proseguire la stagionein calendario.

Direttore Livermore, i teatri sono chiusi. E l’impres-sione è che dovremo fare a meno ancora a lungo del-lo spettacolo dal vivo, perlomeno nelle sue modalità“tradizionali”. Come pensa di reagire a questo inau-dito stato delle cose?Intanto, stiamo reagendo lavorando a spron battuto. ConAlessandro Giglio, che è il Presidente del CdA del Teatro,ci siamo preoccupati, innanzitutto, dell’ottantina di perso-ne fra artisti, tecnici di palcoscenico e personale d’ufficio ed’amministrazione che sono impegnati in teatro, metten-doli in cassa d’integrazione, per garantirne così a un tem-po il posto di lavoro e lo stipendio. Poi siamo entrati in una sorta di letargo controllato. Maun letargo attivissimo, perché questo che stiamo vivendoa causa dell’emergenza da coronavirus è un tempo fon-damentale per immaginare il nostro futuro. In teatro, co-me al di fuori di esso. Quantomeno nell’immediato, an-che una volta superata l’emergenza sanitaria nulla saràcome prima. L’eccezionalità della sciagura che ci è piombata fra capo ecollo ci lascia in eredità almeno un sentimento importan-te: la nostalgia per la bellezza e per le cose di valore. Euna di queste cose di valore è sicuramente il teatro.

Come vi state orientando per immaginare questo al-dilà dell’emergenza?Nel nostro futuro prossimo, vediamo luoghi e rappresen-tazioni che possono essere accoglienti e rassicuranti per ilpubblico, che in questo momento ha voglia di tutto fuor-ché di stare in uno spazio chiuso con delle persone di fian-co. Gli assembramenti saranno ordinati dalle indicazionigovernative, naturalmente, ma è fondamentale per noiimmaginare nuove modalità di fruizione. Stiamo lavorando sull’identificazione di spazi scenici nonconvenzionali, facendo appello alla nostra fantasia perprogettare un’invasione artistica di piazza e di altre realtàurbane. L’intenzione, è radicare ancora di più il teatro nelterritorio. Già prima della pandemia, su indicazione delSindaco Bucci stavo lavorando al progetto di un grandeevento per l’apertura della stagione 2020-2021, prevista il12 ottobre. Adesso che non possiamo più ragionare in termini di sta-gione, quantomeno nell’immediato, stiamo cercando di ri-modulare l’idea, pensando a come poter rendere accessi-bili gli spazi che avevamo attenzionato, anche nell’ottica

di utilizzarli, in seguito, per altre iniziative. E stiamo ipotiz-zando di occupare ulteriori spazi non “canonici”, percreare palcoscenici all’aperto, magari sotto delle granditettoie, così da consentire la messa in scena di spettacoliproposti anche da altre produzioni. Siamo uno dei teatri più importanti d’Italia e d’Europa, eper questa ragione, oltre alle nostre abbiamo sulle spallela responsabilità del movimento teatrale del nostro territo-rio nel suo complesso. Riuscire a creare un palcoscenicoche possa ospitare anche altre iniziative teatrali locali, amio avviso sarebbe una cosa molto importante.

Questa difficile svolta del tempo torna a insegnarciche il teatro non è solo opere, prodotti da consuma-re, ma anche comunità... Esistono strumenti onlineche provano a mantenere, recuperare e sollecitare ilsenso della comunità, come i social, le chat, i webi-nar. Cosa ne pensa? State facendo qualcosa in questadirezione?Il teatro è la celebrazione della comunità. Dobbiamo reim-possessarci di questa consapevolezza, e mettere finalmen-te una linea netta e chiara sulla differenza fra arte e “en-tertainment”. L’arte è una cosa che deve produrre unoStato, l’entertainment è tutta un’altra cosa, e spetta al pri-vato. Con l’arte si educano le persone, le generazioni; conl’entertainment si passa del tempo insieme in modo ma-gnifico, talvolta in modo anche molto artistico, il che mi fafelice... però è fondamentale tenere distinte qualità e fun-zioni, ed è essenziale che il teatro nella sua accezione arti-stica venga preso in carico dallo Stato, come elemento estrumento di educazione della propria gente. Altrimenti rischiamo, com’è successo negli ultimi venticin-que anni, di delegare troppo alla televisione spazzatura. Inquesti giorni così difficili, abbiamo lanciato molte iniziati-ve. Si tratta, per noi, di riempire il vuoto del teatro con unpieno di attività alternative. Ci stiamo muovendo per mo-dificare e ampliare anche la nostra presenza in internet,ma senza ansia da presidio social. Mi piace sottolineare, in particolare, lo spazio che abbia-mo aperto su Primocanale, l’emittente televisiva, leadersul territorio, con la quale abbiamo creato il programma“Primocanale Nazionale”, che è un contenitore di teatro,d’esperienze e di performance d’attore. Coordinati daGiorgio Gallione, in questi giorni di resistenza umana e diprofondi cambiamenti della nostra quotidianità, ClaudioBisio, Ugo Dighero, Gabriele Lavia, Carla Signoris, TullioSolenghi e altri grandi nomi del panorama nazionale stan-no portando direttamente a casa del nostro pubblico dellebelle performance, registrate ad hoc. Per lo stesso format, Marco Sciaccaluga ha creato “Ci saràuna volta il teatro”, un bellissimo contenitore di memoriee aneddoti teatrali che allo stesso tempo diverte e inse-gna, mentre Giorgio Scaramozzino va proponendo letturedi fiabe e filastrocche per i più piccoli. Ci siamo mossi e cistiamo muovendo, insomma, per ricordare a tutti che lospettacolo più grande sarà ritrovarci. E per far sentire ainostri affezionati, e a quanta più cittadinanza possibile,che il Teatro Nazionale di Genova sta continuando a farequello cui è votato da sempre: che è fare arte, con ognimezzo, in qualsiasi condizione.●

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Page 60: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

Pensierie paroleMolti - troppi - letterati e filosofi discettano e scrivono sull’epidemia. Qualche consiglio di lettura “fuori dal coro”.

Antonio Scurati, in un numero recente del “Cor-riere della Sera”, osserva come il Covid-19 fra le altre coseavrebbe la nobile missione di rendere gli odierni cinquan-tenni (o giù di lì) finalmente adulti. Forse di fronte alla dif-fusione di un virus così devastante i letterati dovrebberotacere, dirà il disgustato; e l’impressione permane anchealla lettura di alcuni testi “prêt à penser” (e altrettanto“prêt à publier”) di alcuni fra i poeti di riferimento, oggi,in Italia, spesso così mediocri e così stolti negli assunti chevolentieri si vorrebbe non fossero mai stati scritti. Nel no-me della pandemia e in margine ai suoi effetti, nel giro didue mesi sono state pubblicate dosi piuttosto rilevanti discempiaggini, che tutte scontano il peccato originale diattribuire alla malattia un significato: che non può essere,evidentemente, se non un significato moralistico. Se an-diamo indietro con la memoria, anche quella infarcita disole reminiscenze scolastiche, non ci torna in mente alme-no qualche pagina ispirata, dove la peste è un flagello diDio, la tisi il derivato di un malsano struggimento d’amore

e l’epilessia un male demoniaco? E, più in qua nel tempo,anche fuor di letteratura, non è capitato a ciascuno di noidi imbatterci in qualche strampalato editoriale benpensan-te, nel sottofondo sermoneggiante del quale lateva l’ideadell’HIV come un’imperscrutabile punizione per dei com-portamenti “innaturali”?Ciò che è indiscutibile è che il virus - fra i letterati e i filo-sofi - sta dando il la a un abuso di tesi compiaciute. L’arro-ganza dell’intelligenza critica si può giustificarla, forse, so-lo quando veicola intelligenza: e si rimane sorpresi, invece,di fronte a chi crede che un paio di elementari idee di ca-rattere pseudo-visionario o para-politico possano svolgereun qualche ruolo educativo o di orientamento. Tale auto-investitura, complici, magari, alcuni direttori editoriali, èrozza; è sufficiente esporla per vedere quanto sia fuoriluogo. Da fine febbraio a oggi, intorno al nuovo Coronavi-rus sono state scritte tante cose quasi irriferibili anche dapreclari filosofi e sociologi; fra queste spiccano quellemesse in rete da Giorgio Agamben, che dopo essere rima-

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di Massimo Morasso

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Page 61: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

sto, con Vittorio Sgarbi (se, nel frattempo, Sgarbi non hacambiato idea), l’ultimo dei giapponesi noti che negano lapandemia, sta insistendo con le sue prediche all’interopianeta, che si farebbe menare per il naso dagli “invento-ri” del virus. Ora, non si tratta, qui, di entrare nel meritodelle singole argomentazioni, di avvalorarle o viceversaconfutarle, e, insomma, di prendere anche noi posizionefra complottismi, millenarismi da “fine del mondo”, eco-revisionismi e quant’altro offra il mercato sempre più af-follato dell’opinione. Per parte nostra, al contrario, viste lecose a dir poco deludenti che siamo indotti a leggere,pensiamo quasi, ormai, di dover deplorare “a-priori” chiuna posizione personale la prende, oggi, sulla pagina. Per-lomeno fra coloro i quali, facendo parte del mondo dellacosiddetta intellighenzia - e potendo avere, dunque, unqualche potere di influenza sull’opinione dei più - discet-tano senza ritegno di una realtà così letteralmente mo-struosa e incidente sulle nostre vite (e le altrui morti), purnon avendo che scarso o nullo titolo per farlo. E questo,ribadito il senso della libertà di parola come valore, sem-plicemente, perché non sanno, o, esattamente come noi,sanno troppo poco, di che cosa stanno parlando: e perciòquando parlano, parlano a vanvera. La verità, pensiamo, è che virus ed epidemie costituisconoda sempre un soggetto irresistibile, sia per gli scrittori e ipensatori sia per i loro lettori. Virus ed epidemie, e le loroiperboli, le pandemie, sono dei carichi da novanta per chipuò permettersi di lavorare con le metafore. Per il morali-sta e l’allegorista che vive nei maestri di scrittura e pensie-ro (!) convocati (o, anche, i più, auto-convocatisi) a dir su-bito la loro sul Covid-19, nella sua verità esso non è tantose stesso, un virus, un parassita nocivo capace di procura-re una malattia, o, come in questo caso, anche la morte,quanto il segno di qualcosa d’altro: per lui, per quel mo-ralista-allegorista, il vero virus è l’ignoranza, il razzismo, lapaura, il riscaldamento globale, il capitalismo; perfino ilbenessere in sé, e la sua spensieratezza, nell’accezionetorva di Scurati, che, una volta posto in cattedra corampopulo, non riesce a tacitare la voluttà di bacchettare tuttiquelli che non hanno “mai conosciuto il morso della guer-ra” e non sono stati “mai sfiorati dal sentimento tragicodell’esistenza”.Lasciando stare dove sono gli editoriali, gli interventiestemporanei e le poesie d’occasione a firma d’autore,per non parlare degli instant book, e le riproposte, bestseller delle vendite on line, dei romanzi-profezia (su tutti,al di là dei sempreverdi “La peste” di Camus e “Cecità” diSaramago, “L’ombra dello scorpione” di Stephen King e ilpiù profetico di tutti, “Abisso” di Dean Koontz, che nel1981 s’immaginò una pandemia da polmonite virale sca-tenata a... Wuhan!), la sorpresa più gradevole fra quellemesse a disposizione dall’editoria nostrana nell’ancor bre-ve tempo che ci separa dallo scatenamento del contagio è“Sulla paura. Parole in soccorso ai tempi del coronavirus”.Si tratta di un volumetto pubblicato dalle minuscole edi-zioni pugliesi Animamundi che raccoglie le voci di 26 au-tori internazionali, di ogni latitudine, i quali esprimono inversi o in prosa le loro considerazioni sul sentimento mol-to umano e universale della paura. Invece di incontrareuna specie di doppio o di fantasma ripensato (male) della

cronaca, com’è nel caso maldestramente esemplare del-l’intervento di Scurati, o il frutto (acerbo e anche saccente)di una sua revisione storica, com’è nel caso degli svolazziiperurani di Agamben e di altri filosofi, nei testi di “Sullapaura” il lettore può trovare una rispondenza ai suoi timo-ri, che sono quelli eterni della morte, della sofferenza, del-la perdita dei propri affetti; ma anche un sostegno, unasperanza, un appello alla responsabilità, alla solidarietà ealla fiducia.L’incanto speciale delle pagine di questa raccolta a più te-ste deriva dalla sensibilità del curatore Giuseppe Conoci,che alla propria, e a quella di alcuni scrittori e poeti italianicontemporanei, accosta le parole abitate dal genio di Rai-ner Maria Rilke, Simone Weil, Henry David Thoreau, Ru-dolf Steiner, William Butler Yeats e Patrick Kavanagh. Il li-bro, che esiste sia in forma cartacea sia in versione e-bo-ok, è un “work in progress” suscettibile di ampliamenti eintegrazioni, e non è in vendita. Chi lo desidera, decide dasé il proprio libero contributo, che l’editore assicura di uti-lizzare per la copertura delle spese di stampa e, in caso dieccedenza, di impiegare per le successive tirature. Per co-loro che, anche in questo tempo tragicissimo e sospeso,restano amici dell’idea della letteratura come sostegnospirituale, quest’iniziativa così anomala può essere davve-ro una nuova occasione di far pace con le parole “creati-ve”, e con chi si prende la responsabilità di scriverle.●

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Page 62: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

Tutto chiuso: aziende, università, scuole, negozi e...musei. Le dolorose, doverose azioni governative miranti alcontenimento e alla gestione dell’emergenza epidemiolo-gica hanno avuto pesanti conseguenze anche sulle “pun-te di diamante” fra le nostre istituzioni culturali. Tuttavia,pur in un contesto storico così eccezionalmente negativo,proprio la chiusura dei musei ha reso evidente, in positivo,che la relazione fra musei e pubblici esiste, ed è, anzi, tan-to più necessaria quanto meno le istituzioni museali han-no possibilità di contatto con il visitatore fisico. Con colui,cioè, che la museologia tradizionale ha riconosciuto fino aieri come unico vero visitatore. A riflettere su strategie eprospettive di management del sistema dei luoghi di cul-

tura in Italia è Serena Bertolucci, direttore di Palazzo Duca-le per conto di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.

La chiusura per le imprese culturali di ogni ordine egrado si sta rivelando una calamità, in un ambito cheregistra già livelli precari di sostenibilità. In questigiorni, ci stiamo avviando finalmente verso una nuo-va fase. Cosa ci lasciano in eredità questi due terribilimesi, sotto il profilo del management culturale?Sono d’accordo con Einstein quando dice che le crisi sti-molano l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. È nel-

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L’emergenza Covid ci ha fatto scoprire la cultura “in assenza di vertigine”. Parola di Serena Bertolucci.

Serena Bertolucci

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la crisi che il meglio di ciascuno di noi affiora. Questi tem-pi bui ci hanno dato moltissime opportunità, che è statoun bene aver saputo cogliere. Anche se soltanto virtual-mente, i luoghi della cultura, le collezioni d’arte e le rifles-sioni d’autore, condivise tramite conferenza, non sonomai state così accessibili come in questo periodo. Tutti,perfino le istituzioni con pochi mezzi, hanno trovato solu-zioni intelligenti e piene d’inventiva per raggiungere il loropubblico, dimostrando grande capacità di resilienza. Manon solo: questa costrizione a dover parlare a molti conmezzi diversi, anche “anomali” e comunque innovativi, cihanno fatto riflettere sui nostri linguaggi, su come dob-biamo porci con le persone e parlare con loro.

Come si è mosso Palazzo Ducale per tenere acceso ilsuo dialogo con il pubblico?Noi di Palazzo Ducale abbiamo deciso di divulgare le no-stre iniziative sia online sia in tv, dove ci siamo attivati conPrimocanale per offrire molti contenuti ed esperienze. Inquesto modo, abbiamo consentito a un vasto pubblicoche aveva voglia di cultura, di vedere e ascoltare alcunedelle conferenze e degli incontri degli anni scorsi, e di go-dere della visita virtuale delle mostre che siamo stati co-stretti a chiudere “fisicamente”: la mostra “Anni Venti”,la mostra di Banksy e quella su Hitchcock. Sui nostri canalisocial abbiamo messo a disposizione un articolato pro-gramma di conferenze, con degli appuntamenti fissi cosìcome eravamo abituati a fare con i nostri eventi di sala. Ilrisultato in termini numerici è molto incoraggiante, conun migliaio di visualizzazioni su Facebook, su temi nonproprio facili. Un’altra iniziativa, assolutamente inedita inItalia, nella quale crediamo molto, è “La mostra che nonc’è”. Si tratta di una mostra virtuale - trasmessa sui nostricanali social a partire dal 2 maggio - che vuole restituirealla memoria capolavori lontani e dimenticati che appar-tengono alla storia della nostra città. Tra i venti capolavorigenovesi in giro per il mondo che abbiamo scelto, ci sonoopere eccezionali (Bernardo Strozzi, Caravaggio, vanDyck...) che sarebbe impossibile portare fisicamente insie-me nello stesso luogo, per cui, almeno in questo caso, ildigitale non è una soluzione d’emergenza, ma l’unica via,l’unico “mediatore culturale” utile a poter realizzare econdividere un’idea. Chiediamo di sostenere quest’azioned’avanguardia con un piccolissimo contributo, che serviràa finanziare le altre mostre. Ci vorrà del tempo, prima dipoter tornare a un sistema tradizionale d’offerta. Gli ap-puntamenti, ormai “classici”, dei grandi eventi come “Lastoria in piazza”, sono stati tutti rinviati. Ma stiamo già la-vorando per il futuro, pensando alle mostre che ci atten-dono post-Covid. L’intelligenza che ci viene richiesta inquesti giorni non può essere quella novecentesca, maquella dei videogamer. Con tempi di reazione veloci e so-luzioni rapide. Speriamo di poter riuscire a riaprire, per unpo’, la mostra di Banksy, mentre per la mostra di Miche-langelo, che apriremo in autunno, dovremo rivedere l’alle-stimento e dilatare gli orari d’apertura.

Più in generale, cosa vi aspetta nel futuro prossimoventuro?Dovremo lavorare di più in rete, mettendo insieme le po-

che risorse rimaste. La crisi ci ha ridotto sull’orlo del collas-so economico, ma quando sarà finita ci troveremo di fron-te a una domanda di cultura, e di luoghi della cultura, as-solutamente senza precedenti. L’attraversamento di questitempi così sfidanti ci sta facendo capire che dobbiamocambiare, e che dobbiamo essere pronti ad accogliere lasfida. In estrema sintesi, l’emergenza da coronavirus hadato evidenza scioccante a un processo che, fino a un pa-io di mesi fa, forse, non era ancora condiviso in modounanime: il crollo in atto dell’antitesi fra cultura “alta” ecultura “bassa”. In questi mesi, sta emergendo un’ideaunitaria di cultura, per cui ci troviamo di fronte, finalmen-te, alla cultura “in assenza di vertigine”. Si tratta di unoschock potenzialmente molto rivitalizzante, che dovrà farei conti, però, con la realtà della grave sofferenza delle isti-tuzioni culturali, e con quello che per ora noi managerculturali sentiamo come un dolorosissimo silenzio della“task foce” governativa sull’esigenza di un sostegno per ilrientro della cultura, benché quasi tutti, ormai, si siano re-si conto dell’importanza strategica di questo settore nel si-stema-paese.

Quali sono i compiti che sente più stringenti, per chicome lei si occupa di gestione manageriale del patri-monio culturale?La mancanza di attenzione alla cultura che stiamo scon-tando ha radici profonde. In Italia, si è fatto tanto che si èfinito col far percepire la cultura come qualcosa di non ne-cessario. L’italiano è l’unica lingua al mondo che hal’espressione “roba da museo” in accezione negativa, perdire di cose inutili, polverose, non contemporanee. Noistorici dell’arte abbiamo sempre avuto la tendenza a par-lare un po’ per noi stessi. Ma, ormai, fra le nostre respon-sabilità storiche c’è anche quella, prioritaria, di far capire aquanta più cittadinanza possibile, e di riflesso alle nostreclassi politiche, che la roba da museo è una roba buona enecessaria. Il problema è che siamo ancora figli di unatradizione che vede la cultura come una cosa d’élite, de-stinata a pochi. Il mio “non pubblico”, la fascia dei “non-frequentatori” abituali del Ducale e delle altre realtà d’in-teresse turistico-culturale sul territorio si allarga spavento-samente dai 14 ai 45 anni, perché il patrimonio culturaleappare ancora incomprensibile ai più, e si tende spesso,ancora oggi, a considerarlo come qualcosa di “altro” e dislegato dalla vita attiva. Noi, che ci occupiamo professio-nalmente di arte e di cultura dobbiamo fare autocritica,ed essere capaci a re-immaginare parte della nostra fun-zione. Questo momento di difficoltà ci ha aiutato, quanto-meno, a capire meglio che siamo dei custodi, e non deiproprietari del patrimonio che siamo chiamati a gestire. Ilcompito cui dobbiamo votarci, rispetto ai nostri “colleghi”del passato, è acquisire maggiore competenza e autorevo-lezza gestionale, e comunicare persuasivamente, dati allamano, l’importanza anche economica del nostro compar-to. La verità è che la cultura come fattore di crescita e diinnovazione può fare la differenza. Ma, in questo momen-to, non è ancora nozione sufficientemente diffusa che, sele cose funzionassero come dovrebbero, i musei e gli altriluoghi di cultura in Italia sarebbero trainanti per valorieconomici intorno al 2% del PIL.●

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Un caffècon 5

Van GoghMeravigliarsi e conoscere

l’arte al tempo del distanziamento sociale.

La pandemia di Covid-19 colpisce duramente, tra glialtri, anche il settore artistico e culturale, un compartofondamentale per l’economia italiana (secondo quantostimato su Artribune, in una sola settimana di arresto for-zato di ogni attività culturale si è registrata una perdita dicirca108 milioni di valore aggiunto per la nazione) ed es-senziale anche per la qualità della nostra stessa vita.Con l’emergenza, nel giro di 24 ore si è reso necessario unblocco totale - e a tratti surreale - di tutte le tradizionaliattività museali, con migliaia di operatori, professionsiti eimprese, insieme a milioni di potenziali visitatori, tutti“congelati” fino a data da destinarsi. Questa situazione, già di per sé molto difficile da fronteg-giare, diventa ancora più critica in un contesto di scarso ri-conoscimento del valore della cultura, spesso delegittima-ta e ampiamente svilita nella scala valoriale comunementepiù diffusa. Le istituzioni museali, quindi, impegnate nellavalorizzazione delle proprie attività e del proprio ruolo, ma

costrette a operare a porte chiuse, sono alle prese con iltentativo di reinventarsi e riposizionarsi su nuovi canali,per mantenere vivo il rapporto con il pubblico, per crearenuove occasioni di diffusione culturale - sia divulgativa cheeducativa - e per immaginare forme inedite di fruizione. In questo contesto, ci si chiede quale ruolo potrà assume-re la tecnologia nel mitigare l’impossibilità di recarsi fisica-mente al museo.L’avvicinamento al digitale da parte del mondo della cultu-ra, in realtà, è già in atto da diversi anni, anche se in alcu-ni contesti avviene più timidamente che in altri.A oggi, sono numerosi i musei che condividono le lorocollezioni online, considerando la digitalizzazione delleopere d’arte come una grande opportunità per la promo-zione del patrimonio e per una più ampia accessibilità allostesso. Qualche esempio dal mondo arriva da Washington, doveil celebre istituto di ricerca Smithsonian ha recentemente

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di Matilde Orlando

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pubblicato 2,8 milioni di immagini ad alta risoluzionedelle proprie collezioni su una piattaforma online ad ac-cesso aperto. Un altro esempio arriva dai Musei di Pari-gi, che solo pochi mesi fa hanno messo in free downlo-ad oltre 100mila capolavori. Anche guardando al nostro territorio si possono indivi-duare alcune realtà che si stanno muovendo nella stessadirezione, come Fondazione Ansaldo, da anni impegna-ta in un articolato progetto di digitalizzazione del mate-riale raccolto nella propria Fototeca, con il dupliceobiettivo di garantirne una migliore tutela da un lato edi permetterne una più ampia diffusione dall’altro. Le potenzialità del digitale però non si esauriscono af-fatto nella semplice presenza online delle collezioni. L’ICOM, International Council of Museums, ha raccoltoalcune delle best practice più stimolanti, che raccontanocome certe istituzioni particolarmente all’avanguardiasiano riuscite a ideare iniziative d’eccezione per rag-giungere il proprio pubblico da remoto, grazie al digita-le. Tra gli altri, ICOM segnala la straordinarietà della di-retta Facebook, avvenuta già lo scorso 14 agosto 2017,che ha permesso di riunire le cinque versioni di uno deisoggetti artistici più conosciuti e apprezzati al mondo: iGirasoli di Vincent van Gogh.Il collegamento online ha unito la National Gallery diLondra, la Neue Pinakothek di Monaco di Baviera, il Phi-ladelphia Museum of Art, il Van Gogh Museum di Am-sterdam e il Sompo Museum di Tokyo. A differenza delle suggestive - e gettonatissime - mostremultimediali su Van Gogh, in cui si celebra l’“experien-ce” e le opere vengono ingrandite, proiettate e animatefino a far volare i corvi sui campi di grano, l’obiettivo deicinque musei che espongono i Girasoli non era tanto laricerca di spettacolarità, quanto piuttosto la creazionedi una nuova opportunità per narrare ulteriori sfaccetta-ture della vita e della poetica del pittore olandese, pro-prio a partire da un soggetto che, per dirla con le suestesse parole, è “il fiore che unisce la terra e il sole”.Oggi, nel fronteggiare le restrizioni imposte dall’emer-genza Covid-19, musei, gallerie e fondazioni culturali diogni dimensione e tipologia si appoggiano più che maial digitale e ai social media per superare i propri spazi fi-sici di condivisione. Gli esempi sono davvero infiniti e daogni dove pullulano hashtag, stories, dirette streaminge visite virtuali. I progetti più creativi e strutturati riescono non solo areplicare contenuti visivi sui dispositivi dei “fruitori dacasa”, ma soprattutto - come nel caso delle cinque ver-sioni dei Girasoli, ma anche in tantissimi altri - a costi-tuire per loro un “filo narrativo” tra le opere, un cam-mino, un racconto capace di fondere la meraviglia conla conoscenza.Pur nell’incertezza di questo periodo, è il momento, perogni museo, di mettersi in ascolto del pubblico (effetti-vo e potenziale) e di essere più che mai poroso e per-meabile per comprendere desideri, aspettative ed esi-genze dei propri fruitori. Non per dare loro né più némeno di ciò che chiedono, ma per dare vita, a partiredalla propria identità, a risposte culturali inedite, ricchee inaspettate.●

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Page 66: speciale COVID-19Virus eburocrazia Editoriale Speciale Covid-19 d i G i o v a n n i M o n d i n i 4Genova Impresa -Marzo /Aprile 2020 La crisi che stiamo vivendo è molto diversa da

e l’arteIl tempo ha assunto una inattesa e sconosciutamisura in queste giornate di forzata reclusione. Tutti noi,abituati alla frenesia di un presente in perenne evoluzio-ne, dove le ore correvano talora più veloci dei pensieri edelle relative azioni, ci troviamo adesso a recuperare emo-zioni sconosciute e impensabili nel recente passato. E pro-prio il passato, magari quello più lontano, ci viene in aiutoe ci fa capire il valore della memoria, della nostalgia, delrecupero di momenti dimenticati nel fondo dei cassetti otra le pagine di un libro che mai avremmo letto o riletto onel semplice piacere della casa che ci accoglie con un ab-braccio mai recepito prima. E tutto ciò ha il sapore di un risarcimento di quel “fuori”che ci è stato tolto. Anche le mostre d’arte ci sono preclu-se ma l’arte vive a prescindere dalle esposizioni e noi pos-siamo goderla forse ancora più intensamente se riuscia-mo a penetrarne il significato e le suggestioni al di là dellacontemplazione di un dipinto o di una scultura nel corsodi un evento espositivo; e ciò vale sia che siamo attrattidal Beato Angelico o da Lucio Fontana. Se andiamo a re-cuperare su un catalogo o su un volume le immagini delleopere dell’artista preferito e abbiamo la condizione d’ani-mo di indagarlo in profondità, forse troveremo il motivodi tanta predilezione. Ed è ciò che succede anche rimiran-do sulle pareti delle nostre abitazioni i quadri che sonofrutto di una scelta magari a suo tempo non adeguata-mente valutata. Tali opere, al di là del loro valore venale,sono il nostro specchio: raccolgono e diffondono quel la-to dell’inconscio difficilmente rivelabile. Addirittura si diceche chi acquista un’opera d’arte per appenderla su unaparete di casa lo fa per non lasciare ad altri quella parte disé che l’opera ha assorbito. E di ciò ce ne possiamo soloaccorgere nei lunghi momenti di sopportazione di untempo che oggi si è fermato con noi. E questo è un rega-lo insperato di non poco conto per la maggior conoscen-za di se stessi.●

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di Luciano Caprile

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Tempo di riflessioni.

Noie l’arte