speciale scuola media “agosti” scuola media...

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Bollettino di collegamento e informazione della Famiglia Salesiana bellunese 32100 Belluno - Piazza S. Giovanni Bosco, 12 - tel. 0437 34815 - fax 0437 32704 - [email protected] - www.agosti.it

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Scuola ed Educazio-ne si richiamano a vicenda. Le istituzioni pubbliche ne fanno continuamente ri-ferimento. Non ultima circostanza, l’incontro del papa con la scuola italia-

na; per il nostro Istituto, il ricordo del 50mo dell’istituzione della Scuola Me-dia “Agosti”.

Lo scopo è sempre quello di ri-chiamare a tutti l’importanza che la scuola riveste per il suo presente e il suo futuro. La scuola infatti pro-muove la speranza che, operando uniti e con spirito di collaborazione, è possibile favorire il rinnovamento di questa istitu-zione che rappresenta un bene comune

su cui scommettere. Occorre quindi impegno per sostenerla e quali�-carla sempre più sul piano educativo, culturale e formativo.

Parlando ai Salesiani di tutto il mon-do, ultimamente radunati a Roma per il capitolo generale, giustamente il Papa ha ricordato loro che il cammino della maturazione umana dei giovani e la loro pre-parazione ad essere protagonisti nella società si completano a vicenda: amore e fantasia!

In questi anni l’“Agosti”, ispiran-dosi all’esperienza di don Bosco e al suo

sistema preventivo, ha cercato di stare con i giovani cercando di leggere attese e sempre nuovi linguaggi, ben sapendo che quello del cuore rimane il linguaggio fondamentale.

È il motivo per cui si cerca di man-tenere anche nel tempo relazioni e comunicazione tra salesiani, insegnanti e allievi. Lo spirito di famiglia, coltivato nella scuola, è quello che si vive nel quo-tidiano delle nostre famiglie attraverso l’accoglienza, il rispetto, l’aiuto recipro-co, la comprensione, la cortesia, il per-dono e la gioia da curare e mantener vivi: è la scuola della vita che continua!

don Ferdinando Bosello direttore

I ricordi degli ex dirigenti, delle famiglie, degli ex alunni, dei docenti

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dono e la gioia da curare e mantener dono e la gioia da curare e mantener vivi: è la scuola della vita che continua! vivi: è la scuola della vita che continua!

don Ferdinando Bosello don Ferdinando Bosello direttoredirettore

. La scuola infatti promuove la speranza che, operando uniti e con spirito di collaborazione, è possibile favorire il rinnovamento di questa istitu-zione che rappresenta un bene comune

Un 50mo aperto ai tempi

Comunità don Bosco a Belluno Poste Italiane Spa - Sped. in A.P. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/12/04 n. 46) art.1 c.2 DCB BL - In caso di mancato recapito rispedire all’Ufficio C.P.O. di Belluno 32100. Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa.

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Ieri... ...e oggi

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Il prossimo 5 giugno sarà data giubi-lare per la Scuola Secondaria di Primo I o Media“Agosti”, perché ricorrerà il 50° anniversario della sua istituzione, che, come si usava allora, è avvenuta gradual-mente al completamento del suo primo triennio di attività (1962-64).

Una ricorrenza importante, dunque, che il nostro giornalino non può non ri-cordare, dato che il suo primo obiettivo è sempre stato quello di farsi portavoce presso i lettori, soprattutto gli exallievi e le exallieve, delle vicende e delle ini-ziative della media “Agosti”, accanto al racconto della storia e della vita della e�ervescente Scuola Primaria, che oggi popola e riempie di gioiosa esuberanza il grande istituto.

Soddisfazione e nuovo impulso nella continuità

Anche se non avrà manifestazioni celebrative esterne, questo cinquante-simo è per noi motivo di soddisfazione, ma anche di ri�essione e ragione per un rinnovato impulso al compito edu-cativo e didattico di questa bella realtà scolastica.

La soddisfazione nasce dalla conside-razione del vasto lavoro formativo svol-

to tra i ragazzi, dall’im-pegno profuso da tanti insegnanti ed educatori, dai risultati ottenuti in termini di promozione umana, sociale e cultu-rale. Migliaia di alunni hanno ricevuto istruzio-ne e sani principi di vita. Un bilancio ampiamen-te positivo, che tuttavia non ci carica di alcun autocompiacimento.

La ri�essione diventa occasione di veri�ca e di rilancio di un servizio scolastico che si vuole all’altez-za delle s�de del momento presente e risposta puntuale ed e�cace alle aspet-tative delle famiglie e dei loro �gli.

Celebrare i 50 anni di una scuola signi�ca ricordare quanti l’hanno fre-quentata e quanti l’hanno animata e gui-data con l’insegnamento, le direttive, le proposte. Alunni, dirigenti e insegnanti, dunque. A nominarli l’elenco si farebbe troppo lungo.

Grati agli insegnantiÈ doveroso comunque accennare

all’opera di tanti docenti, a cui spetta

uno speciale tributo di riconoscenza. Diversi della prima generazione, so-prattutto salesiani, ci hanno lasciato per andare a ricevere il premio della loro laboriosa giornata terrena. Altri, della seconda e terza generazione, sono anco-ra sul campo, attivi, tenaci, ammirevoli.

Sono quel gruppo meraviglioso di laici, animati da vera passione educa-tiva salesiana, che non nominiamo per rispetto della loro riservatezza, ma che tutti ben conoscono.

Apprezzamento per la �ducia dei genitori

Quanto agli ex alunni, tutti carissi-mi all’Agosti, ci preme rivolgere ai loro genitori una parola, altrettanto doverosa, di commosso apprezzamento per la loro costante collaborazione, per la �ducia riposta in questa scuola, scuola di prin-cipi, di valori e di vera cultura, per averla scelta, con grandi sacri�ci in molti casi, subendo l’onere ingiusto di una discri-minazione economica anticostituzio-nale, vergognosa, che li ha costretti e tuttora li costringe a pagare due volte un servizio che lo Stato dovrebbe assi-curare gratuito per tutti. Uno scandalo tutto italiano.

Nell’elogiarli per questa testimonian-za di amore puro per i loro �gli non si può che provare commozione e am-mirazione.

SCUOLA MEDIA “AGOSTI” AL TRAGUARDO DEL SUO 50º ANNO DI VITAUn servizio scolastico di riconosciuta rilevanza sociale e culturale

con una signi�cativa proposta formativa basata su principi cristiani

Docenti 1990

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Nell’arco dei 50 anni della scuola media si sono succeduti alla regia dell’Agosti ben 11 direttori. Tre di loro, don Dino Marton (1963-69), don Lino Prezzi (1969-71), don Valentino Pietro Cibin (1980-86) sono deceduti. Don Adriano Lucato (1986-87) fa parte della comunità di Essen (Germania). Gli altri ci hanno inviato alcune apprezzabili considerazioni sulla loro esperienza bellunese.

Da Verona don Luigi Fantinato (1971-74)

“Arrivato all’Agosti nel settembre 1971, mi sono sentito subito a mio agio perché accolto da una comunità di ottimi salesiani che cre-devano nell’educazione dei ragazzi attraverso la scuola.

Salesiani e ragazzi formavamo una vera famiglia e quegli anni hanno segnato il numero più alto di allievi.

Il segreto? La presenza degli insegnanti-educatori ininterrotta tra i ragazzi, fatta di attenzione particolare alle loro necessità. I ragazzi si sentivano amati e hanno sempre corrisposto alle varie attività didattiche e alle iniziative formative.

La scuola media “Agosti” è stata una vera palestra di educazione integrale. È bello ricordarla in questo 50°, prossimi al bicentena-rio della nascita di don Bosco, nel cui nome essa è sorta e tuttora continua a operare”.

Don Luigi sarebbe tornato di nuovo a Belluno a reggere la parrocchia di S.G. Bosco.

Dall’“Agosti” don Vinicio Greggio (1974-80)

“Ubi amatur, non laboratur, et si laboratur, ipse labor amatur” (Sant’Agostino) - dove si ama, non si sente la fatica e, se si sente la fa-tica, la stessa fatica viene amata - È la regola d’oro che ero solito dettare ai ragazzi il primo giorno di scuola e che, ormai nonni, talvolta,

incontrandomi, mi ripetono con orgoglio.La scuola, se vuole essere utile ai giovani, deve quali�carsi sempre

più per aiutare le famiglie a fare dei loro �gli “uomini e donne” veri.“Buoni cristiani e onesti cittadini”, diceva don Bosco, persone

aperte ai valori spirituali, solidali coi loro compagni di viaggio, in un’esperienza educativa bella, dove lo studio, anche se faticoso, piace e magari entusiasma per gli orizzonti che dischiude: questo l’obiettivo anche per il futuro della scuola “Agosti”. Auguri!

Da Torinodon Alberto Guglielmi (1987-91)

“Sono stati anni molto belli, carichi di avveni-menti, che hanno mutato il volto dell’Istituto.

Da ricordare, in particolare, l’auspicata aper-tura della scuola media alle ragazze, favorita dalla disponibilità e dal consiglio di ottime in-segnanti”. Don Alberto, responsabile allora anche della parrocchia Don Bosco, ricorda poi la solenne celebrazione del centenario della morte del Santo, 1988, con l’avvio di tante iniziative per l’animazione “salesiana” del territorio.

Da Schio (VI)don Giulio Dorigoni (1991-97)

“La scuola ‘Agosti’ ti conquista letteralmente, non appena ti accosti ad essa e la conosci: per l’am-

biente in cui è situata: accogliente, attorniato da una straordinaria bellezza di natura; per la struttura, i suoi spazi interni ed esterni, per il gruppo a�atato di docenti laici che vi lavorano, impegnati, simpatici, appassionati; per i genitori che a�dano volentieri i loro �gli a don Bosco per la loro crescita umana e cristiana; per i ra-gazzi che la frequentano, vivaci, disponibili e impegnati. Niente di meglio!”

IL 50° DELLA SCUOLA MEDIA “AGOSTI” NEL RICORDO DEI PROTAGONISTI(direttori, alunni, docenti)

Più che riportare dati di cronaca o aridi quadri numerici (è stato fatto per il quarantesimo), riteniamo maggiormente utile e gradito ai lettori proporre, in queste pagine com-memorative dei cinquant’anni della nostra scuola, la bella serie di testimonianze di coloro che, avendo erogato o avendo fruito di questo servizio scolastico, hanno inteso o intendono con esse rendersi partecipi della ricorrenza giubilare.

Da queste testimonianze emergerà ugualmente, nel si-

gni�cato della sua presenza, nello stile, nei valori, nel clima, nei contenuti, il volto della scuola.

Saranno prima i ricordi degli ex direttori dell’Agosti ad aprire la rassegna. Seguiranno quelli degli ex alunni, sia attraverso la voce di diversi loro genitori, sia attraverso quella di alcuni di loro. Chiuderà la serie di testimonianze la memoria-rievocazione personale di due insegnanti che operano all’Agosti ormai da diversi lustri.

LE GUIDE

UNA REGOLA D’OROUNA REGOLA D’OROUNA REGOLA D’OROPER LO STPER LO STPER LO STUUUDENTE DENTE DENTE

VERA PALESTRA VERA PALESTRA VERA PALESTRA DI EDUCAZIONE INTEGRALEDI EDUCAZIONE INTEGRALEDI EDUCAZIONE INTEGRALE

don Alberto Guglielmi (1987-91)

“Sono stati anni molto

IL NUOVOIL NUOVOIL NUOVOVOLTOVOLTOVOLTO

DELLA MEDDELLA MEDDELLA MEDIIIA A A “““AAA“A“““A“A“A“““A“ GOSTGOSTGOSTAGOSTAAAGOSTAGOSTAGOSTAAAGOSTA III”””

“CONQUISTATO”“CONQUISTATO”“CONQUISTATO”FIN DALFIN DALFIN DALPRIMO GIORNOPRIMO GIORNOPRIMO GIORNO

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Da Gorizia don Giulio Trettel (1997-2006)

“Quale fu la percezione che ebbi quando giunsi (a metà degli anni 90) a Belluno? Mi pare di dover dire che la Media “Agosti” era una scuola piccola ma dinamica, con un’équipe di docenti stabile, che della scuola

avevano fatto una missione educativa. Nel contesto culturale bellunese essa operava con di-

gnità e con proposte alte e innovative dal punto di vista educativo e didattico. Si deve pensare – per ragazzi di quell’età – al valore dell’immagine, al ricorso agli stru-menti audiovisivi: �lmine, poster, videocassette, computer.

Credo però che non si saprà mai apprezzare a su�cien-za l’elemento umano che va oltre le tecniche disponibili. Quell’elemento che consente di instaurare un clima cor-diale e vivace nei rapporti interpersonali, a cominciare dall’accoglienza (nessuno si sente un numero e nulla più!), fatta di saluti, di spontaneità e che favorisce un dialogo educativo destinato a durare nel tempo.

La veri�ca è data dagli ex allievi che ritornano sovente, riconoscenti, al luogo in cui hanno posto le prime fonda-menta della loro personalità umana, sociale, professionale e cristiana.

All’Agosti ho trovato in atto una proposta formativa salesiana che ben assomma i valori della pedagogia di di don Bosco. Una realtà, l’Agosti, che ha dato e continua a dare buoni frutti”.

Da Pordenone don Alberto Trevisan (2006-09)

“A Belluno ci sono capitato quasi a sorpresa e per soli tre anni, ma mi sono bastati per un contatto fresco e felice con la realtà dell’Agosti. Mi riferisco in particolare alla Scuola.

Agile, aggiornata, con spazi e docenti all’altezza. Non voglio far nomi... non devo, altrimenti ne uscirebbe una galleria di ritratti gustosi e di qualità (con rischio di prefe-renze). La Scuola Media (così si diceva ancora)... Tre classi agili, ben caratterizzate, con un gruppetto di monelli e un numero consistente di buona sostanza, se non di eccel-lenza (e non parlo solo di risultati scolastici, ma anche di valenza umana e cristiana). Un corpo docenti preparati ed esperti, anche dal punto di vista educativo e salesiano.

Poi la Scuola Primaria, di più nutrita consistenza nu-merica, con maestre per lo più giovani, ma attente a creare un clima, ad assorbire uno stile. Anche qui un mix di simpatici monelli, di allievi dalla resa serena e sicura e di ragazzini e ragazzine di indubbio talento e di bella promessa.

Il tutto nell’abbraccio (anche edilizio) dell’Istituto “Agosti”, ricco di stimoli e di opportunità: culturali, ar-tistiche, ricreative, sportive... Con gioiose scampagnate nella bella e varia natura circostante.

Era nel complesso una cordiale sintonia, un allegro stare insieme, era una felice realizzazione in Belluno della invenzione educativa di don Bosco”.

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(2006-09)

“A Belluno ci sono capitato quasi

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Cronaca – I

Per il corrente anno che prepara le celebrazioni bicentenarie della nascita di don Bosco, i Salesiani sono stati invitati dal Rettor Maggiore ad approfondire la conoscenza della spiritualità del loro fondatore.

L’invito è stato accolto anche dal ve-scovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, che ne ha fatto argomento di ri�essione per la sua omelia nella con-celebrazione del 31 gennaio scorso, tenutasi nella parrocchia cittadina del Santo, con diversi parroci della forania del capoluogo e con la partecipazione dei membri della Famiglia Salesiana.

“Una spiritualità quella di don Bosco, ha esordito il vescovo, che è stata vissuta con originalità da tante persone legate al mondo salesiano e che continua ad alimentare e a orientare la vita interiore di tantissimi giovani e adulti anche oggi.

Una spiritualità per tutti“La spiritualità, ha continuato, è il

respiro dello spirito, cioè dell’interio-rità di ogni persona, che poi si ri�ette in tutte le dimensioni, anche esteriori, della nostra vita: nel tratto, nel modo di comportarci e di esprimerci.

Essa ha la sua sorgente nel battesimo. In quel momento la nostra vita interiore attinge all’amore della Trinità e ci ren-de capaci di accogliere e di dare amo-re. Qualcosa di immensamente grande, un dono straordinario che coinvolge la nostra responsabilità. Anche Papa Fran-cesco lo richiama spesso. È l’evento che inizia la nostra appartenenza alla Chiesa, che determina la nostra identità di �gli di Dio.

Don Bosco ha intuito �n da piccolo la preziosità di questo dono e la necessità di vivere in pienezza la sua identità cri-stiana. Da questa consapevolezza è nata la sua vocazione di prete, il proposito di dedicarsi ai giovani, e poi quella �oritura di opere che oggi ammiriamo.

Feconda osmosi spirituale tra SantiLa sua è stata una spiritualità di carità

pastorale per la gloria di Dio e la sal-vezza degli altri, una spiritualità �orita e formata, in una feconda osmosi, alla scuola di grandi maestri di spirito, come Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Neri, San Francesco di Sales, Sant’Alfonso, San Giuseppe Cafasso, suo direttore spiri-tuale.

In don Bosco contempliamo una mi-rabile convergenza di speciali doni di natura e di grazia.

Ci viene subito una ri�essione da fare, ha aggiunto il vescovo: ci si salva non da

soli, ma insieme. È vera sapienza saper cogliere il meglio della spiritualità degli altri, avere emulazione nel bene, gareg-giare nello stimarci a vicenda, ricono-scendo le cose essenziali, necessarie, che ci vengono dall’esempio, dalla presenza degli altri.

Il beato Michele Rua, successore di don Bosco, era solito dire che trovava più pro�tto nell’osservare don Bosco nelle sue azioni più umili e ordinarie che nel leggere un trattato di ascetica.

Preghiamo, ha concluso il vescovo, perché possiamo vivere autenticamente la nostra spiritualità cristiana, battesima-le, nello slancio e nel servizio, sapendo che la spiritualità viene da Dio, ma passa attraverso la presenza e l’esemplarità di ciascuno”.

CRONACA

Mons. Giuseppe Andrich

La spiritualità di san Giovanni BoscoVIVERE IN PIENEZZA LA PROPRIA FEDE

Ángel Fernández Artimenuovo Rettor Maggiore dei Salesiani

I Salesiani hanno un nuovo Rettor Maggiore. È stato eletto il 25 marzo scorso durante il 27° Capitolo Gene-rale della Congregazione. È lo spagnolo Ángel Fernández Artime, che ha svolto la sua attività educativo-pastorale quasi interamente in Argentina, ove ultimamente ricopriva la carica di ispettore.

Egli subentra a Pascual Chávez come decimo successo-re di don Bosco. Enorme il compito che lo attende alla guida di una congregazione che opera in 132 paesi in tempi non facili e nelle situazioni più disparate.

Suo primo impegno sarà quello di inaugurare e di presiedere le celebrazioni del bicentenario della nascita di don Bosco, peraltro già programmate. Esse avranno come epicentro i luoghi storici delle origini dell’opera salesiana: il Colle Don Bosco (Castelnuovo), per l’apertura e la chiusura (16 agosto 2014 e 2015), e Torino-Valdocco, con l’omaggio di Papa Francesco, ma saranno accompagnate da iniziative commemorative in tutto il mondo salesiano, toccando anche l’Expo di Milano.

Nella sua prima intervista don Ángel Fernández, dopo essersi augurato che il carisma salesiano si distingua per una opzione preferenziale per i tutti i giovani, specialmente per gli ultimi, ha detto di aver chiesto a don Bosco la grazia di “avere un cuore come il suo, di sentire e di pensare come lui sentirebbe e penserebbe”. Auguri, don Ángel!

CRONACAL’“Agosti” da gennaio a maggio

L’urna di don Bosco nella parrocchia cittadina del santo, il 26 novembre 2013.

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Si deve dare atto alle brave maestre del doposcuola, guidate da Silvia Di Iulio, di aver trovato anche questa volta la formula giusta per festeggiare il carnevale con l’e-sultanza e l’entusiasmo tradizionali, coin-volgendo tutte le classi in una sequenza stimolante di sorprese, di giochi e prove di memoria e di intelligenza.

Il giocoDa qualche tempo si era sparsa la voce

che a insidiare la tranquillità dei regni di Atsogi era penetrato nel territorio un nemi-co col proposito di scatenare una guerra di conquista.

Al congresso delle regnanti emergono strani comportamenti. È chiaro: una delle regnanti collabora col nemico! È la “cattiva” da scoprire. Chi sarà?

Il gioco è tutto qui. Ogni maestra si presenta in classe mascherata: dalle sue domande, dai quiz, dagli indizi e dalle trac-ce osservabili sui costumi che indossa, i bambini devono scoprire la “cattiva”.

Lo credereste? Il gioco è durato quasi due ore ed è stato coinvolgente e spas-soso.

Chi era la maestra “cattiva”? Spiace, ma lo dovete chiedere ai bambini.

SpassosocarnevaleIn economia ma con tanta fantasia

SCUOLA PRIMARIA

doposcuola, guidate da Silvia Di Iulio, di aver trovato anche questa volta la formula giusta per festeggiare il carnevale con l’esultanza e l’entusiasmo tradizionali, coinvolgendo tutte le classi in una sequenza stimolante di sorprese, di giochi e prove di memoria e di intelligenza.

che a insidiare la tranquillità dei regni di Atsogi era penetrato nel territorio un nemico col proposito di scatenare una guerra di conquista.

In economia ma con tanta fantasiaIn economia ma con tanta fantasiaIn economia ma con tanta fantasiaIn economia ma con tanta fantasia

due ore ed è stato coinvolgente e spassoso.

ma lo dovete chiedere ai bambini.

Cronaca – II

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Cronaca – III

Alla domanda di Veronica De Lorenzi, vicepresidente degli ex allievi, su come aiu-tare i giovani spesso soggetti a dubbi o a crisi di fede, don Rinaldo Ottone, ex insegnan-te di �loso�a presso il liceo classico “Lollino”, da sem-pre attento alle problema-tiche giovanili, ha preferito rispondere citando e com-mentando la poesia di Wi-slawa Szymborska “Le cose sanno che i cuori splendono nell’oscurità”.

“Troppo complesso, ha detto, trattare della crisi o dell’allontanamento dalla fede: si rischia di rimanere ge-nerici e super�ciali. La s�da è seria, comunque. Meglio pro-vare a riagganciarsi, ha conti-nuato, alle cose semplici e originarie”.

Ricollegandosi quindi al testo della poetessa polacca, ha a�ermato, in sin-tesi stringata, senza oltraggio al premio Nobel e alla bravura argomentativa del relatore, che nel comportamento delle “cose” (alberi, foglie, vento, uccelli, in-setti...) c’è una logica che svela il senso del loro situarsi e del loro atteggiarsi nella realtà. Analogamente nell’amore di due innamorati a�ora una luce che rischiara il mistero delle loro esistenze.

Altrettanto succede nell’ambito della fede, ha sottolineato don Rinaldo, nel-la quale i credenti percepiscono la luce che illumina il mistero della loro vita, una luce che risplende nel buio dell’e-sistenza.

Si tratta di constatazioni “originarie”, che fondano il nostro rapporto con la

realtà, tanto evidenti che an-che “le cose sanno...”.

Il ruolo delle maniNello sviluppo del suo ra-

gionamento, reso più acces-sibile dallo scorrere del testo sullo schermo, don Rinaldo ha insistito molto sul ruolo delle mani, vere mediatrici tra le cose e il pensiero. Le cose non arrivano alla testa, ha detto, senza la mediazione delle mani. Nello stretto rap-porto tra il pensiero e le cose si radica il basilare principio di realtà che è all’origine del conoscere.

La rottura di quel rappor-to, aggiungiamo noi, storica-mente, ha condotto l’uomo a quella estraniazione dalla

realtà di cui so�re ancora: è la deriva dell’idealismo e del sensismo fenome-nologico. Una rottura nata dal sospetto che le “cose”, piuttosto che messaggere di verità, siano fonte di inganno.

Urge, secondo don Rinaldo, riappro-

priarci di quel rapporto fondante del pensiero perché l’uomo ritrovi il suo equilibrio psicologico e spirituale.

Il discorso vale pari pari per la fede. La coscienza mai spenta nel credente della preziosità del suo rapporto interio-re con Dio va recuperata e rinvigorita, come luce che brilla nell’oscurità e fa intravedere il senso vero della vita.

Nutrire la fedeScendendo su un terreno più pratico,

don Rinaldo ha aggiunto in�ne che il problema della fede è custodire questo dono, tenere accesa la luce “originaria”. La fede è come una piantina: se non la si nutre, muore.

Se non si percepisce la fede come va-lore cardine della propria vita, si �nisce per a�darsi a pseudovalori e per entrare in un dramma senza uscita.

La fede è un cammino, ha in�ne di-chiarato, riferendosi alla propria espe-rienza di assiduo frequentatore di ardui percorsi dolomitici (L’Alta Via n° 1 in 24 ore – 2005). Attraverso il “camminare” si arriva a comprendere cose inesprimi-bili, inspiegabili malgrado tutti i nostri

discorsi. Ed ha esortato a fare questa esperien-za, soprattutto cam-minando di notte. “Si viene fuori, ha detto, veramente trasformati, riconciliati col mondo, con le cose, con se stessi, con la fede. Non è cosa da poco se si pensa alla condizione dell’uomo d’oggi, interiormen-te scisso, frammentato, smarrito”.

8 febbraio: Exallievi ed Exallieve in convegnoRi�essioni sulla fede di don Rinaldo Ottone

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Cronaca – IV

È il momento dell’addio per i convittori della maturità, per i ragazzi di terza media e per alcuni bambini della scuola primaria.Tutti però sono chiamati a ripartire per nuovi percorsi formativi.Auguriamo loro di far tesoro delle tante cose buone imparate all’Agosti e di continuare con crescente impegno ad apprendere le tantissime che rimangono da scoprire.

Cosa signi�ca essere“EXALLIEVI O EXALLIEVE”di don Bosco?

Dal saluto col quale il presidente Nicola Dal-lo ha aperto il convegno dell’8.02.14

“Signi�ca, in sostanza, essere coscienti de-gli insegnamenti, dei valori, non solo culturali ma anche formativi, che abbiamo ricevuto nella scuola di don Bosco, sentire il desiderio

di ravvivarli, di approfondirli e di renderli operativi nel cammino di crescita e di realizzazione del nostro program-ma o progetto di vita, ispirati e guidati sempre dalla �gura di don Bosco, santo e maestro dei giovani.

Signi�ca sentirci amici fra noi, tenerci in relazione, avere la gioia di incontrarci, di parlarci, di stare insieme in allegria. Don Bosco ci vuole onesti nella vita, ci vuole impegnati, ci vuole cristiani convinti e coerenti.

Il ritrovarci tra noi è sempre un’occasione per confron-tarci, arricchirci, chiarirci e consolidarci nei valori cari a lui, in linea col suo sogno di vederci felici nel tempo e oltre il tempo”.

LAUREE (segnalate)Partecipiamo, congratulandoci, alla letizia di

LORENZO GIANNONE, salesianoSociologia – IUSVE – VE

STEFANO MORETTITecniche della Prevenzione – PD

DAVIDE TIBOLLAScienze Giuridiche - UD

NozzeVivissime felicitazioni a

Mariano e Patrizia3 maggio 2014

Con tenerezza e gioia diamo il benvenuto a

Matteodi Daniele e Luana

15.03.14

Giuliadi Gianfranco e

Sabrina05.09.13

Caterinacon Gacomo

di Manuel e Emanuela10.06.12

Proposte estive 2014Per BIMBI da 3 a 5 anni Scuola dell’Infanzia “don Bosco” dal 30 giugno al 25 luglio

Per BAMBINI 1ª 2ª 3ª primaria Istituto “Agosti” dal 9 giugno al 25 luglio

GREST per BAMBINI e RAGAZZIdalla 4ª primaria alla 2ª secondaria Oratorio “don Bosco” dal 16 giugno all’11 luglio

COMMIATO E RIPARTENZA

Quinta A

Terza media

Quinta B

Convittori

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Quando oltre 40 anni fa partii da Zoppè di Cadore per andare dai Salesiani all’Agosti a fre-quentare la scuola media, ero intimorito dalle premurose raccomandazioni dei miei familiari. La vita di collegio veniva descritta come improntata ad una rigida disciplina, a cui adattarsi in assenza di alternative. All’epoca, infatti, quasi tutte le famiglie della Val di Zoldo erano costrette a siste-mare i propri �gli in collegio, a causa della loro stagionale occupazione nelle gelaterie all’estero.

Quando tre decenni dopo, io e mia moglie abbiamo scelto la scuola dell’Agosti per i nostri due �gli, non lo abbiamo fatto per necessità di lavoro, né abbiamo invocato il modello di disciplina di allora. Abbiamo, invece, positivamente valutato il servizio educativo o�erto per la sua completezza e per la sua coerenza con i nostri orientamenti. Domenico Sagui Pascalin

Otto anni all’Agosti: tre come alunno della scuola media e cinque come convittore (ho fre-quentato poi l’ITI “Segato”). Dal presente riscopro e rivaluto il passato:

- una certa sensibilità, tuttora viva, per le “cose dello spirito”,- una preparazione linguistica e culturale validissima per la mia carriera professionale,- la condivisione di tempo, esperienze, confronto con gli amici che ha fatto la di�erenza.Tanto che a mia moglie e a me è venuto spontaneo indirizzare allo stesso “ambiente formativo”

anche Sara e Deborah, due delle nostre tre �glie.Don Bosco ha fatto proprio un gran bel lavoro! Bertino De Podestà

Il motivo è semplice: perché volendo bene alle nostre �glie abbiamo accettato la s�da di crescerle sapendo che non sono nostre ma ci sono “solo” a�date. A noi spetta accompagnarle nei loro passi.

Nella scuola salesiana abbiamo trovato persone che hanno assecondato e accompagnato la nostra opera educativa. Di questo ancora oggi, a distanza di anni, siamo molto grati e conserviamo intatta la �ducia con cui siamo entrati la prima volta nella scuola.

Sappiamo che oggi è di�cile mantenere aperta una scuola paritaria cattolica in un contesto che vorrebbe omologare tutto e tutti. Il nostro augurio è che non vengano mai meno le ragioni che hanno mosso i salesiani quando hanno “posato la prima pietra” dell’Agosti. Rudy e Anna Zerbinati

La nostra esperienza familiare all’istituto “Agosti”? La scuola è stata frequentata da tre quarti dei nostri �gli, con momenti di gioia e con qualche arrabbiatura, ma mai con tristezza. Abbiamo sperimentato che la “Società dell’Allegria” di don Bosco è ancora attuale e viva.

Per noi educare signi�ca introdurre la persona nella realtà tutta intera, come da sapienza cristiana. Come genitori volevamo essere aiutati a educare i �gli in un contesto sereno, certi che l’esperienza cristiana venisse trasmessa. Da ridire su qualcosa? Su “frammenti”, talvolta, di un insieme però di indiscusso valore, con un’apertura al dialogo quale non abbiamo sperimentato altrove.

Se tornassimo indietro, sceglieremmo nuovamente e con entusiasmo il percorso educativo dell’Agosti. Con forza lo sce-glieremmo, anche se niente ci sostiene economicamente in questo paese dove c’è libertà di tutto tranne che di educare. Oggi è più che mai necessario educare i �gli. Giorgio Giacchetti – Donatella Da Corte

Avere �gli è condizione privilegiata per maturare un’autentica coscienza della realtà. Perché, mentre li si avvia alla scoperta della vita, bisogna ridarsi sempre le ragioni di ciò che

andiamo a proporre, il motivo per cui vale la pena che seguano quanto viene loro proposto. È un lavoro. E siccome lavorare è fatica, poter contare su una scuola che ci sostenga in

questo lavoro è stato per noi un criterio importante di scelta, maturata di fronte all’esperienza già raccolta da altri amici, che avevano prima di noi iscritto i �gli alla scuola dei Salesiani.

I nostri �gli possono dire di essere stati guardati nell’interezza della loro persona, di essere stati accompagnati nella loro formazione non solo ad acquisire una preparazione adeguata, ma anche a trovare risposte alle domande di senso che ri�ettono i loro bisogni profondi.

Abbiamo trovato un aiuto grande in questa scuola e ne stiamo già raccogliendo i frutti. Alberto Lazzaretti - Anna Boranga

LE FAMIGLIE

SCUOLA CHE SCUOLA CHE SCUOLA CHE SCUOLA CHE SCUOLA CHE SCUOLA CHE SSSSSSOOOOOOSSSSSSTIENE L’IMPEGNO EDUCATIVO DELLA FAMIGLIATIENE L’IMPEGNO EDUCATIVO DELLA FAMIGLIATIENE L’IMPEGNO EDUCATIVO DELLA FAMIGLIA

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DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN DON BOSCO HA FATTO PROPRIO UN GRAN BBBEL LAVOROEL LAVOROEL LAVORO

COMPLETEZZA E COMPLETEZZA E COMPLETEZZA E COMPLETEZZA E COMPLETEZZA E COMPLETEZZA E CCCCCCOERENZA OERENZA OERENZA OERENZA OERENZA OERENZA CCCCCCON I NOSTRI ORIENTAMENTION I NOSTRI ORIENTAMENTION I NOSTRI ORIENTAMENTION I NOSTRI ORIENTAMENTION I NOSTRI ORIENTAMENTION I NOSTRI ORIENTAMENTI

pietra” dell’Agosti.

“TORNASSIMO INDIE“TORNASSIMO INDIE“TORNASSIMO INDIETTTRO? RO? RO? SSSCEGLIEREMMO DI NUOVO,CEGLIEREMMO DI NUOVO,CEGLIEREMMO DI NUOVO,

CON ENCON ENCON ENTTTUSIASMO, QUESUSIASMO, QUESUSIASMO, QUESTTTO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATTTTTTO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCAO PERCORSO EDUCATO PERCORSO EDUCA IVO”IVO”IVO”IVO”IVO”IVO”

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Qualcuno su cui contare e di cui �darsi è nel desiderio di ogni uomo. Nasce così una rete di rapporti basati sulla sintonia di valori condivisi: nasce l’appartenenza.

È appunto dall’interno di questa appartenenza che ci è giunto il giudizio positivo sulla scuola “Agosti”, dove abbiamo trovato preti e laici che ci sostengono davvero, insegnanti che guardano i ragazzi come persone prima che come studenti.

Fornire loro ipotesi di signi�cato per la vita, accompagnarli con dolcezza e fermezza alla scoperta della realtà, ci sembrano obiettivi di un percorso formativo ideale. Che poi la loro giornata si apra con l’invocazione di Colui che ha cambiato la storia ed è meta di tutti, non può che riempirci di gratitudine. Ra�aella e Alberto De Biasio

Quello che abbiamo sempre cercato di fare è di educare i nostri �gli ad usare il proprio cuore, cioè a giudicare se quello che accade o imparano corrisponde e va incontro al desiderio di in�nito che hanno...

Per noi la scelta della scuola dei salesiani prioritariamente ci è sembrata adatta a questo tentativo e questo è quanto, a proposito della scuola, ha scritto uno dei nostri �gli...

“L’Agosti per oltre 10 anni è sempre stato per noi qualcosa di più di una scuola. L’Agosti è come una famiglia, è qualcosa di più grande che ti abbraccia, ti aiuta, ti educa, ti fa crescere. Ma soprattutto impari a pensare con la tua testa, sviluppa al meglio tutte le potenzialità di ogni bambino. Per questo ciò che si impara

qui di�cilmente si impara in altri posti e non si dimentica più. Grazie!” Tiziano – Adriana – Giovanni e Maria Gomiero

GLI EXALUNNI – LE EXALUNNE

Dopo l’esperienza positiva col fratello Andrea, i miei genitori hanno deciso di fare replica anche con me.

Così da Soverzene sono approdato all’Agosti, dove avrei trascorso, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, due periodi: quello di alunno della scuola media e quello di obiettore in servizio civile.

Il ricordo più bello, in entrambi i casi, va (udite udite! n.r.) ai momenti di svago, che si rivelavano un toccasana per le lunghe ore di lezione del mattino e una felice ricarica per lo studio pomeridiano.

Questo ritmo un po’ spartano è servito a me e ai miei compagni come base per i successivi impegni scolastici. Giudizio? Piena promozione all’Agosti! Nicola Savi

Gli anni trascorsi all’istituto Agosti sono stati intensi e formativi: la disciplina scolastica si è co-niugata con la formazione cristiana e questa esperienza mi ha forgiata come persona.

Ogni anno, con entusiasmo, partecipo all’incontro tra gli ex allievi: una gradita iniziativa che mi permette di confrontarmi e di ascoltare altri coetanei, che, come me, hanno scelto come maestro don Bosco. Silvia Casagrande

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Trovandomi a tracciare una breve testimonianza per i 50 anni dall’istituzione della scuola media “Agosti”, vengono in mente come un �lm i fotogrammi di quegli anni (1996-99) visti col senno di poi, i volti di tante persone, i fatti e i momenti passati. La scuola media “Agosti” si è rivelata soprattutto una palestra di vita, che ha saputo o�rirmi solide e valide esperienze formative, sia sul piano della didattica e dei contenuti, sia sul piano umano, personale e spirituale. E poi la conoscenza

della �gura di don Bosco, le soddisfazioni, le amicizie, l’ambiente familiare, e – mi ha sempre colpito – l’intesa con i ragazzi delle altre classi: il tutto in una strada a volte in salita, a volte in discesa.

Dopo di me sono passati in quelle aule i miei fratelli Paolo, Francesco e Michele, e anche secondo loro gli anni passati all’Agosti sono stati positivi e ne conservano un buon ricordo. La scuola “Agosti” per noi oggi resta sempre un luogo dalle porte aperte, e lo sperimentiamo negli incontri annuali degli ex allievi e frequentando i vicini ambienti dell’oratorio e della parrocchia: per tutti c’è sempre un sorriso, una parola di saluto. Giorgio Reolon

Ricordo con gioia gli anni trascorsi alla media “Agosti” come i più formativi di tutta la mia carriera scolastica, sia intellettualmente che personalmente. L’Agosti è una vera scuola di vita che non solo mi ha in-segnato nel modo giusto nozioni ancor oggi utilissime, ma ha anche contribuito a formare la mia personalità.

Questa mia seconda famiglia chiamata Agosti, composta da persone meravigliose che mi hanno toccato il cuore, mi rende orgogliosa e mi fa ben sperare per il futuro delle nuove generazioni che continuano a essere formate in essa e che, oggi più che mai, hanno bisogno di una guida forte e sicura, capace di portarli a realizzarsi come persone con valori e sani principi. Veronica Polito

Più volte mi è stato chiesto come mai avessi fatto le medie all’Agosti... La risposta a questa do-manda l’avevano data a me i miei genitori quando io stesso chiedevo loro come mai mi iscrivessero proprio in quella scuola e non in altre. L’esperienza fatta da mio padre, mi dicevano, era stata più di un semplice passaggio, più di una semplice fruizione di servizi, era stata un’esperienza di crescita intellettuale ed umana e, come ogni genitore che desidera il meglio per i propri �gli, anche loro avevano deciso di dare a me e a mia sorella Gabriella la possibilità di crescere da tutti i punti di vista in una scuola che non dà solo “istruzione” ma “educazione”. Maurizio De Rocco Ponce

I tre anni trascorsi all’Agosti sono stati per noi un periodo di gioia, serenità, divertimento, pre-ghiera, giochi, studio: i tornei di pallavolo e lo spirito di squadra che ci univa; gli incontri in trasferta organizzati dall’MGS e tutti i ragazzi e le ragazze che in quelle occasioni abbiamo potuto conoscere; i “salottini” e l’opportunità o�ertaci di condividere senza disagio le nostre più intime paure e i nostri problemi; le recite natalizie, le castagnate, i ritiri spirituali... un bagaglio di insegnamenti che custodiamo gelosamente, un’esperienza che ancora oggi ricordiamo con molta gioia.

Meggie, Moira, Elisabetta, Luana

Jesolo 2014

I tre anni trascorsi all’Agosti sono stati per noi un periodo di gioia, serenità, divertimento, pre

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Agnese Burigo Curti

Sono giunta all’Agosti nel marzo del 1988 per una sup-plenza e da quella primavera non l’ho più lasciato, proprio perché vi ho trovato una Casa, in cui mi sono senti-ta accolta e stimata, in cui è stato sempre bello e facile

collaborare con i direttori, i presidi, i colleghi, che nel tempo si sono succeduti, perché si condividevano gli stessi valori ideali e la medesima passione educativa.

Avevo conosciuto l’ambiente salesiano da ragazza e ne ero rimasta subito entusiasta.

Diventata insegnante di lettere, ho impegnato la mente e il cuore nell’improntare i rapporti con gli alunni alla familiarità e alla amorevolezza. Quando in seguito sono arrivata all’Agosti, ho scoperto che quel metodo che io consideravo ideale e al quale miravo da tempo, corrispondeva al metodo educativo di don Bosco. 

In questi lunghi anni tanti volti, tanti sguardi, tanti sorrisi mi si sono impressi nel cuore, ho condiviso emozioni e  sentimenti, apprensioni e impreviste gra-ti�cazioni, ho vissuto intensamente moltissimi rapporti di reciproca �ducia, cercando di accompagnare ragazzi e ragazze nel tratto di cammino non facile della pre-adolescenza, trasmettendo quanto di bello, buono e vero anch’io avevo ricevuto dai miei educatori tutti. 

 Recentemente ho incontrato una mia ex alunna che, stupitasi per la mia “resistenza   sul campo”, mi chiedeva quale fosse il mio segreto. Ho risposto di essere stata agevolata nel mio impegno e incentivata nella mia duplice passione: quella per la mia materia, che ancora mi a�ascina, e quella per i giovanissimi, che quotidianamente ci o�rono o ci inducono ad assumere la loro prospettiva che non può essere che quella della speranza.

GLI INSEGNANTI

Applausi a Mara Salvador,con noi da trent’anni Docenti 2014

Flavio Battiston

Caro don Bosco,sta volgendo a termine il mio 20° anno di

insegnamento nella tua casa e sento il bisogno di scriverti. Leggendo e studiando la tua vita, e soprattutto cercando di imitare il tuo stile, ho

visto e vedo all’opera ogni giorno la Provvidenza che, credo, sia quella che ha fatto incrociare le nostre strade nel 1994 e da allora la mia con quella di centinaia di ragazzi. Nei tre anni in cui ho avuto la fortuna di averli accanto sono stati per me non solo alunni, ma un po’ fratelli e sorelle minori, amici, nipoti. Non scrivo �gli perché sarebbe mancare di rispetto ai loro genitori che svolgono un ruolo insostituibile per ciascuno di noi. Ho cercato di ascoltare i loro di-scorsi, ma ancora di più i loro silenzi, li ho aspettati, incoraggiandoli, a volte li ho abbracciati quando le parole erano inutili. In questo mi sono stati di esempio e di aiuto gli altri docenti con i quali ho lavorato qui all’Agosti e per questo, con mia moglie, ho a�dato loro l’istruzione dei miei �gli. Fra tutti devo un ringraziamento speciale alla professoressa Agnese Burigo, vera maestra nell’arte di insegnare sia per la didattica sia per l’amore per i ragazzi.

Insieme ai ragazzi ho conosciuto, specie da preside, tante famiglie che mi hanno messo a parte delle ansie, dei successi e delle paure che sempre accompagnano la crescita dei ragazzi. Con molti genitori ho instaurato un legame di condivisione profonda di valori e di scelte educative. Con tutti ho cercato di ribadire l’importanza di non ab-dicare alla fatica e alla gioia di educare.

Per ultimo, ma non certo per importanza, ti ringrazio per aver-mi messo accanto i tuoi �gli, i salesiani, che mi hanno guidato e aiutato a crescere. In ognuno ho ritrovato tratti della tua personalità ricca e sempre da scoprire. Il clima di famiglia, l’importanza dello studio, l’armonia del cortile, gli spettacoli teatrali… ciascun salesiano ha portato a Belluno un frutto di quell’albero maestoso che tu hai piantato e accudito a Valdocco.

A�do me, i miei alunni, le loro famiglie e i salesiani a te, a Mamma Margherita, a Maria Ausiliatrice e ad un angelo speciale di nome Arianna perché ci diate la sapienza e la luce per compiere le scelte giuste per educare onesti cittadini e buoni cristiani.

Ciao. Flavio

IMPEGNATA “MENTE E CUORE”IMPEGNATA “MENTE E CUORE”IMPEGNATA “MENTE E CUORE”

Caro don Bosco,

LETTERA A DON BOSCOLETTERA A DON BOSCOLETTERA A DON BOSCOLETTERA A DON BOSCOLETTERA A DON BOSCOLETTERA A DON BOSCO