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Riscrivere la storia a fumetti: la spedizione dei Mille PON “IO IN FORUM” – ISTITUTO COMPRENSIVO DI ARADEO (a.s. 2010/2011)

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Page 1: Spedizionedei mille

Riscrivere la storia a fumetti: la spedizione

dei Mille

PON “IO IN FORUM” – ISTITUTO COMPRENSIVO DI ARADEO (a.s. 2010/2011)

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AntefattiAntefattiIn Italia nella primavera del 1860 andava maturando sempre di più una coscienza

unitaria e si cominciava a pensare alla concreta possibilità di un’unificazione della penisola. Le difficoltà erano tuttavia ancora notevoli: da una parte la

Francia non avrebbe accettato un attacco piemontese contro lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico, dall’altra parte l’Austria era sempre lì in agguato pronta ad approfittare di ogni passo falso per tentare un reinserimento. Cavour, dal

canto suo, non godeva più dell’antico prestigio in seguito all’armistizio di Villafranca e alla cessione di Nizza e Savoia alla Francia. Per tutte queste ragioni, sembrava più facile un’iniziativa democratico – repubblicana, che trovava il suo centro nel “ partito d’azione “ il quale contava sull’enorme

popolarità di Garibaldi. A dare l’avvio a una ripresa rivoluzionaria furono gli eventi siciliani quando, contro il giovane ed inesperto sovrano Francesco II, nell’aprile del ’60 esplose l’ennesima rivolta a Palermo. Il partito d’azione convinse Garibaldi ad agire direttamente in Sicilia anche perché Vittorio

Emanuele era disposto ad aiutare i volontari, contro il parere di Cavour il quale, come primo ministro, non poteva compromettersi specialmente agli occhi di Napoleone. Garibaldi ai primi di maggio del ’60 passava all’azione con i suoi

Mille volontari. Il numero esatto, al momento della partenza, era di 1162. Durante una prima sosta sulle coste toscane, finalizzata al rifornimento di armi,

se ne distaccarono 65 con l’ordine di tentare un’insurrezione nello Stato Pontificio. Si ritirarono in seguito altri 9, dopo aver compreso che si sarebbe

combattuto per la monarchia sabauda. Coloro che proseguirono erano in tutto 1088 uomini più una donna, Rosalia Motmasson (che era poi la moglie di

Francesco Crispi, principale mente politica della spedizione). La composizione politica era una sola, quella di sinistra, mentre quella sociale per metà erano

professionisti e intellettuali, per l’altra metà artigiani, affaristi, commercianti e qualche operaio …

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Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, Garibaldi e i suoi Mille volontari salparono dallo scoglio di Quarto sui due vapori “Piemonte “e “Lombardo “ …

Insieme libereremo il Mezzogiorno

d’Italia dai Borboni!

Siamo pronti!

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I Mille, intenzionati a volgere verso Sciacca, puntarono poi a Marsala, poiché informati che il porto della città non era protetto da vascelli borbonici. Lo sbarco avvenne l’11 Maggio…

Approfittiamo del ritardo delle navi borboniche ed inoltriamoci rapidamente verso l’interno!Agli

ordini!

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Era il 14 maggio quando Garibaldi e i suoi Mille, che rivestivano l’ormai leggendaria camicia rossa, giunsero a Salemi. La città ebbe l’onore di essere proclamata la prima capitale d’Italia, titolo che mantenne per un solo giorno …

Dichiaro di assumere nel nome di Vittorio Emanuele re d’Italia la dittatura in Sicilia!

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I Mille ebbero un primo scontro nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro circa 4000 soldati borbonici. Dopo una serie di duelli, i garibaldini erano sfiniti, come fece notare il generale Bixio all’Eroe dei due mondi, il quale però, con una celebre frase, sottolineò la necessità di proseguire …

Temo che sia forza ritirarsi …

Bixio! Qui si fa l’Italia una, o si muore!

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Dopo Calatafimi, Garibaldi proseguì verso Palermo. L’ingresso in città avvenne il 27 maggio …

Siciliani,Il generale Garibaldi Dittatore a nome di S. M. Vittorio Emanuele Re d' Italia, essendo entrato in Palermo stamattina 27 maggio, ed avendo occupata tutta la città, rimanendo le truppe napoletane chiuse nelle caserme, e nel forte di Castellamare, chiama alle armi tutti i comuni dell'Isola, perché corrano nella metropoli al compimento della vittoria

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Seguirono tre giorni di duri scontri, finché il 30 maggio i duosiciliani chiesero un armistizio. Il 6 giugno le truppe che difendevano il capoluogo siciliano capitolavano in cambio del permesso di lasciare la città e ottenendo l’onore delle armi …

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Rinforzatosi con l’arrivo di nuovi volontari, il corpo dei garibaldini verso la fine del mese di giugno mosse da Palermo verso la conquista dell’isola. Il 20 luglio a Milazzo le truppe borboniche subirono una pesante sconfitta …

Avanti così e saremo ricompensati delle

gravi perdite subite!

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I Garibaldini ultimarono la conquista dell’isola, dopodiché passarono sul continente, risalendo liberamente la Calabria e la Basilicata. Intanto, il re Francesco II abbandonava Napoli per portare l’esercito fra la fortezza di Gaeta e quella di Capua. Così, il 7 settembre, Garibaldi poté entrare in città accolto da liberatore …

Viva l’Italia una! Una!

Una!

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Il 1° ottobre , con la battaglia del Volturno, Garibaldi stroncò l’estremo tentativo di riscossa dei Borboni, che erano costretti a rinchiudersi a Gaeta …

Vittoria su tutta la linea!

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Dopo il plebiscito del 21 ottobre per l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna, conclusosi con esito favorevole,

l’impresa dei Mille può considerarsi terminata solo con lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860 a Teano. In quell’occasione il re ricevette in consegna i poteri

sui nuovi territori e contemporaneamente furono sciolte le forze garibaldine …

Saluto il primo Re d’Italia!

Grazie!

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Le truppe garibaldine non furono incorporate nell' esercito regolare, come richiesto, e al pranzo “della vittoria” Garibaldi non fu nemmeno invitato. In conseguenza di questo atteggiamento , l’Eroe dei due mondi, deluso e sdegnato, partì il 9 novembre per l’isola di Caprera, non prima di aver promesso ai suoi seguaci che ben presto sarebbe tornato a lottare per la liberazione di Roma e Venezia …

Arrivederci in primavera sulla via di Roma!

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QUEL CHE SUCCESSE POI …… è noto: Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia il 17 marzo 1861. E Garibaldi? Non aveva rinunziato al proposito di fare di Roma la capitale d'Italia, e nel 1862 marciò verso la città. La minaccia di un'azione da parte di Napoleone III convinse però il governo italiano a stroncare l'iniziativa: sull'Aspromonte Garibaldi fu battuto, ferito e fatto prigioniero da soldati italiani. Trasferito a La Spezia, fu liberato poco dopo. Nel 1866, allo scoppio della guerra, Garibaldi accettò di nuovo il comando dei volontari, che guidò, in Trentino, alla vittoria di Bezzecca (21 luglio). Dopo questa campagna, tornato all'antico proposito, più che mai attuale, di liberare Roma, Garibaldi diede inizio a un'intrepida azione, che però -- dopo un successo contro i papalini a Monterotondo -- si concluse infelicemente a Mentana (3 novembre 1867). Seguirono la prigionia e il ritiro a Caprera. Dall'isola Garibaldi si allontanò solo una volta, nel settembre 1870, per offrire i suoi servigi alla Francia, contribuendo alla liberazione di Digione (1871). Deputato (1881), favorì negli ultimi anni della sua vita l'affermarsi della I Internazionale e del movimento operaio.