stati generali - il futuro dell'area nord

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Reggio Emilia

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Stati GeneraliIl futuro dell’Area NordDocumento StrategicoRelazione del Sindaco Graziano Delrio

Reggio Emilia 19 marzo 2010Centro Internazionale Loris Malaguzzi

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1Introduzione

Questo incontro nasce per fare il punto sullo sviluppo di Reggio Emilia e sul futuro dell’Area Nord.Siamo qui perché abbiamo avvertito l’esigenza - rispetto alla città e ai maggiori interlocutori di riferimento che voi qui rappresentate - di chiarire il percorso affinché l’Area Nord possa essere una risorsa al servizio della città di Reggio Emilia. L’Area Nord può essere una risorsa per fare di Reggio Emilia, in una cooperazione di area vasta, una città più competitiva a livello regionale ed europeo. L’Area Nord può essere una risorsa per accompagnare una forte innovazione del nostro modello economico, sociale e culturale.Una opportunità, quindi, al servizio di tutto il sistema e non, semplicemente, una nuova area di espansione di una città di medie dimensioni della provincia italiana. Ragionare in termini di una espansione ci imprigionerebbe in un modello di sviluppo legato alla rendita fondiaria che ha dimostrato tutti i suoi limiti. Lo scorso anno, come Amministrazione Comunale, abbiamo chiamato a raccolta la città per affrontare il tema della crisi e dello sviluppo del nostro sistema nel contesto globale, guardando alle opportunità e alle criticità di Reggio Emilia. Abbiamo chiamato quell’incontro “La Nostra Città”, o Stati Generali, - dizione che abbiamo adotta-to anche oggi - e abbiamo proposto una prospettiva strategica di innovazione del nostro sistema. Abbiamo avviato un processo.Avevamo citato Seneca dicendo che “nessun vento è favorevole per chi non conosce il porto”; avevamo proposto lo scenario delle nuove economie e avevamo indicato una specie di Progetto Apollo che tenesse i piedi ben radicati nelle eccellenze reggiane, un progetto di grande respiro, un sogno. Avevamo affermato che questo progetto poteva prendere corpo proprio qui, in questa specifica zona di Reggio dove c’è il nostro DNA del ‘900: le Reggiane e l’Area Nord. In seguito, abbia-mo condiviso questa visione con molti interlocutori e ambienti cittadini in tavoli dedicati. Oggi vogliamo continuare a ragionare di quella visione. E in particolare dell’Area Nord. Che è un’area molto più ampia rispetto alla zona su cui si è focalizzato il dibattito cittadino. Io la considero una sfida ragionevole. Ambiziosa e ragionevole. Può essere vinta se le istituzioni ci credono, certo, se il Sindaco ci crede, ma soprattutto se la città ci crede, se voi ci credete, a prescindere dal fatto che ci sia oggi qui Delrio.Non possiamo e non vogliamo decidere da soli. Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale si assumono la responsabilità di guida e di coordina-mento del processo, si propongono alla città come agenzia di sviluppo per facilitare relazioni, percorsi e soluzioni, che portino a una innovazione del nostro modello. Una sottolineatura, per essere chiari.In questi mesi, il dibattito sull’Area Nord - molto spesso di corto respiro - si è concentrato su oggetti specifici e su un pezzo abbastanza ridotto di città, molto più ridotto di ciò che noi con-

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sideriamo l’Area Nord. Un tipo di dibattito che non ha aiutato la città a fare alcun passo avanti. Anzi. Credo che sia evidente che l’approccio che vi proponiamo oggi è di tutt’altro genere e profilo. Non per questo non prevediamo scelte concrete e assunzioni di responsabilità, sia soggettive, sia corali. So che alcuni si interrogano su cosa faranno i proprietari delle aree attorno alla stazione, su cosa farà il Comune. Il tema, qui, non è l’abolizione o meno di diritti commerciali o edificatori, è che questi diritti siano al servizio di un grande progetto per la città, obiettivo rispetto al quale abbiamo già visto in queste settimane di dibattito la disponibilità dei principali interlocutori.Non sfuggiamo ai temi sul tavolo. Vogliamo metterli al servizio di una visione.Come Amministrazione abbiamo detto che avremmo ragionato nell’ottica di un masterplan. Ora c’è chi ce ne chiede notizia come se si trattasse di un oggetto misterioso che non vogliamo affrontare.Il masterplan per l’Area Nord è per noi una cornice strategica dentro alla quale fare combaciare il sogno, la visione, con le linee guida perché si realizzi un grande progetto per la città. Visione, idee e linee guida che sono già contenute nella nostra pianificazione strategica, nel Piano Strutturale Comunale e che serviranno di orientamento per il POC, il Piano Operativo Comunale.Il masterplan per l’Area Nord è un processo condiviso e noi oggi qui ci siamo dentro, con le nostre idee, per confrontarle con la città.È un libro mastro da scrivere insieme, che va a inquadrare lo sviluppo, il futuro di Reggio Emilia e di una zona in particolare. Il salto di qualità che vogliamo fare oggi sta per noi completamente dentro questo percorso. L’Area Nord è, secondo noi, il luogo da cui devono riprendere forza il futuro della città e il suo modello di sviluppo.Oggi non vi proponiamo una decisione presa. Però, se tutti lo vogliamo, le decisioni sono prossime.Oggi vi diciamo a che punto siamo dopo un anno, qual è il nostro approccio, quali le opere ne-cessarie, quali i grandi progetti in funzione della visione strategica della città.E vi proporremo un percorso per discutere, per migliorare, per realizzare, attraverso un patto comune, un grande progetto per la città.Al centro del nostro impegno continuiamo a porre la città come bene comune e un’idea di città fondata sulle persone e sulla coesione della comunità, in un futuro sostenibile.

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2Il futuro dell'Area Nord: il contesto strategico

La nostra proposta è partita dall’analisi del contesto in cui si trova a competere Reggio Emilia. Dal punto di vista economico Reggio Emilia ha una storia di successi, l’abbiamo visto lo scorso anno. Reggio Emilia ha tutt’ora una situazione di benessere diffuso, pur se ci sono segnali di allar-me dovuti alla crisi. Reggio Emilia è a un bivio. Negli ultimi dati a disposizione dell’Istituto Tagliacarne elaborati da Unioncamere sul Pil pro ca-pite, i dati assoluti sulla ricchezza pongono Reggio ai primi posti in Italia (6° nel 2008 con 33.518 euro pro capite). È un fatto importante perché ci dice della nostra solidità.Tuttavia, lo stesso indicatore letto nella progressione temporale ci dice che dobbiamo stare in guar-dia, perché il Pil a Reggio Emilia cresce meno che in altre città con cui ci vogliamo confrontare. Possiamo e dobbiamo fare di più, decisamente di più.Inoltre Reggio Emilia sta fronteggiando - con grande compostezza - le difficoltà congiunturali.I numeri sono severi.A oggi contiamo in tutto il territorio provinciale, sono dati di fine 2009, circa 25mila lavoratori in cassa integrazione su 60mila addetti dell’industria, 5mila lavoratori interessati da ammortizzatori sociali in deroga, 1.500 lavoratori coinvolti in contratti di solidarietà, 22mila disoccupati iscritti ai centri per l’impiego della Provincia. Sono quindi oltre 50mila lavoratrici e lavoratori colpiti dalla crisi economica: una persona su quat-tro in età lavorativa.Esistono dunque seri motivi di preoccupazione.Avevamo detto lo scorso anno agli Stati Generali che avremmo potuto contare su una ripresa reale, solo se fossimo stati in grado di innovare il nostro modello. Reggio Emilia ha delle eccellenze, ha dei vantaggi, ma si trova a competere in una sfida globale, che vede in gara tutti i territori e le città per accaparrarsi risorse umane e finanziarie. Siamo, come dicevo, davanti a un bivio. Per essere una delle capitali regionali con livelli di eccel-lenza mondiale, Reggio Emilia deve operare scelte di indirizzo impegnative e nette.Per avere successo ci sono delle condizioni necessarie per un territorio:- avere competenze forti e distintive su cui puntare.Queste eccellenze sono i veri motori, i driver per lo sviluppo. Sono abilità del territorio che por-tano imprese, investitori, ricercatori, a scegliere una città rispetto a un’altra; - avere idee: massimizzare innovazione, generare creatività, investire in ricerca e conoscenza.Innovazione, conoscenza, creatività determinano l’attrattività e la competitività di un territorio: attrattività per i talenti in grado di generare vantaggi competitivi e per investimenti mirati. Sono questi gli ingredienti di una nuova economia, l’economia della conoscenza. Non a caso innovazio-ne e ricerca sono al primo posto nei programmi dei governi più dinamici del mondo. Dunque anche le nostre eccellenze debbono spingersi verso nuove frontiere per “attraversar con-fini” diremmo con Malaguzzi. Questo è ciò che intendiamo quando parliamo di creatività, una funzione creatrice che attraversa ogni campo della realtà, la “capacità di costruire relazioni inusuali tra oggetti ordinari”, come la definisce Carla Rinaldi. Reggio Emilia è stata un laboratorio di que-sta elaborazione sulla creatività, come ha ben descritto nel 1973 Gianni Rodari nella “Grammatica della Fantasia” dedicata alla città di Reggio Emilia: “Creatività è sinonimo di pensiero divergente, cioè capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza”.- avere una efficace strategia competitiva: esattamente come fanno le aziende, così la città deve concentrare le risorse sugli obiettivi impor-tanti e indirizzando le scelte strategiche di sistema.

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Emilia Romagna Lombardia

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Da questo punto di vista occorre quindi:- scegliere la visione, il porto verso cui dirigerci - e su questo mi sento di affermare che c’è stata lo scorso anno una condivisione generale;- progettare un piano d’azione efficace, che è questo work in progress, questo percorso dentro al quale siamo e che vi proponiamo;- mobilitare le forze di tutti verso un risultato comune.

TAVOLA 1 - PIL procapite in valori assoluti_2008_Istituto Tagliacarne

TAVOLA 2 - PIL performance_Istituto Tagliacarne

TAVOLA 3 - Dal “modello emiliano” al “modello emiliano europeo”

CARATTERISTICHE PRIMA DOPO

Dimensione economica

Filiere produttive

Meccanica

Agricoltura

Edilizia

Servizi pubblici

Meccanica / Robotica

Slow economy

Nuovi materiali Energia

Educazione

Salute e benessere

Strategie competitiveFlessibilità

Efficienza

Creatività

Ricerca

Competenze e capitale umano

Sapere tecnico

Saper fare

Abilità cognitive

Abilità relazionali

Apertura culturale

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3Le scelte strategiche per Reggio. Vision e modello di sviluppo

Il mondo è cambiato e Reggio Emilia deve, secondo noi, riorientare il proprio modello di sviluppo.Deve farlo preservando le caratteristiche identitarie dell’etica della responsabilità, del buon lavoro, della comunità educante, termini di cui si è servito Howard Gardner per descrivere Reggio Emilia.Quello che abbiamo in mente è un passaggio epocale dal modello che ci ha caratterizzati durante l’economia industriale - il “modello emiliano” - ad uno nuovo e più dinamico, un “modello emi-liano europeo”, adatto a competere nell’attuale economia della conoscenza. L’uscita dalla crisi può essere individuata nella evoluzione aggiornata dei valori fondamentali del vecchio modello, abbandonati durante la fase dell’ultimo ventennio di sbornia neo-liberista. Un orientamento che si dimostra in grande sintonia con molte delle più recenti indicazioni strategiche provenienti dalla Commissione Europea ("Europa 2020") e che può rappresentare una proposta concreta e avanzata per traghettare il Paese fuori dalla crisi.Questa metamorfosi è già in corso e riconoscibile.Un nuovo modello in cui si passa dalla formazione tecnica di massa dei nostri giovani alla prepa-razione universitaria diffusa; dalla cultura come emancipazione alla cultura come precondizione; dalla assimilazione del diverso al dialogo interculturale; dall’educazione come servizio all’educazio-ne come competenza; da un mondo specializzato, rurale, radicato nell’agricoltura e nella meccani-ca verso un futuro possibile fatto di robotica, slow economy, green economy e di un Reggio Approach che coinvolga un sistema.Un nuovo modello che deve permeare tutte le dimensioni: le politiche economiche, le politiche territoriali, le politiche dei servizi e le politiche educative, anche se oggi, ragionando di Area Nord, ci occuperemo essenzialmente delle politiche economiche e territoriali.La visione che, secondo noi, per i prossimi 15 - 20 anni deve servire da orientamento per questo modello che sta cambiando è quella che abbiamo proposto agli Stati Generali dello scorso anno e condiviso nei successivi incontri.

“Vogliamo diventare una città più europea, aperta, interculturale. Vogliamo essere una città basata sul lavoro, con una forte etica della responsabilità. Vogliamo crescere ulteriormente come centro di riferimento ed essere primi al mondo sulle competenze nell’educazione prescolare e scolare.Vogliamo diventare una città moderna e dinamica, proiettata nel futuro, con un modello di

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sviluppo sostenibile, incentrato sulle filiere di eccellenza e tra queste primariamente quelle della meccatronica e delle energie intelligenti.Vogliamo essere tra le prime cinque città in Europa in questi settori”.

Abbiamo inoltre affermato: “Su queste competenze vogliamo essere attrattivi di talenti, capitali e imprese, massimizzandone la creatività e l’innovazione. L’intera economia, che dovrà svilupparsi ulteriormente anche nei settori lontani da questi, dovrà comunque trovare in queste filiere benefici e opportunità per tutti”.Questa è una visione sfidante, ma raggiungibile, perché basata sulla valorizzazione delle compe-tenze strategiche di Reggio, che, come ricorderete, avevamo scelto tra le eccellenze reggiane indi-cate in una piramide. Al vertice del nostro sistema abbiamo posto la competenza più distintiva, quella per cui siamo noti nel mondo, l’educazione. Seguono le competenze che vivono la sfida della più forte competizione: la meccatronica e l’agroalimentare. Quindi le competenze che abbiamo definito “emergenti”: le energie intelligenti e l'edilizia sostenibile, che sono un campo nuovo nel quale ci stiamo muo-vendo, e i servizi. La nostra organizzazione dei servizi pubblici, infatti, sta diventando sempre più una competenza verso la quale dimostrano interesse amministrazioni di ogni parte del mondo.Questa visione, fondata sulle competenze, implica fare delle scelte e mettere in campo tutte le forze.Vedremo più avanti come, facendo perno sul cuore di queste competenze possano prendere cor-po grandi progetti di sviluppo economico, proprio nell’Area Nord in quanto risorsa al servizio della città.

Competenze distintive

Competenze a livellodella competizione

Competenzeemergenti

Educazione

Meccatronica

Energia /Edilizia sostenibileServizi

Agro-alimentare

TAVOLA 4 - Piramide delle competenze distintive di Reggio Emilia

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4Le competenze di Reggio Emilia: un anno di lavoro

Da un anno a oggi abbiamo compiuto passi avanti, coerentemente con la direzione strategica che ci siamo dati.La città non è stata ferma, nonostante la crisi. Non è stata ferma l’Amministrazione Comunale, nonostante il passaggio elettorale che comunque rappresenta sempre un inevitabile rallentamento delle attività. Siamo ancora agli inizi di questo percorso, e molto c’è da fare, ma la direzione è presa per fare decollare le nostre competenze come driver del sistema territoriale.

Ho pensato quindi di chiedere, a questo punto del nostro incontro, a cinque protagonisti, testimo-ni privilegiati di ciascuna competenza, di farci il quadro di cosa è successo in questo anno in stretto collegamento con le Amministrazioni locali e gli altri soggetti pubblici o privati coinvolti.Iniziamo dunque dalla nostra eccellenza fortemente distintiva, l’eccellenza educativa fondata sull’esperienza dei nidi e delle scuole per l’infanzia. Un’eccellenza continuamente aggiornata e diffusa attraverso Reggio Children che ha collaborazioni con oltre 100 paesi nel mondo e gestisce il Centro Internazionale Loris Malaguzzi - un enorme potenziale che Reggio deve ulteriormente valorizzare. Ascoltiamo quindi ora Carla Rinaldi presidente di Reggio Children.

Abbiamo definito le energie rinnovabili e l’edilizia sostenibile, la ricerca sui nuovi materiali, come eccellenza emergente. Sono campi in cui Reggio può avere carte importanti da giocare grazie alla sua rete di ricerca (ad esempio al Centro Dipartimentale per l’Efficienza Energetica e all’Universi-tà) e grazie ad Enìa oggi una delle principali multiutility in Italia.Invito ad intervenire Andrea Viero, amministratore delegato di Enìa.

La meccatronica è una grande realtà del nostro territorio, conta oltre 200 aziende attive e genera circa il 20% del Pil dell’industria reggiana. È dunque già oggi una grande risorsa del nostro tessuto produttivo. Se guardiamo al futuro, le potenzialità potrebbero essere ancora più grandi. Pensiamo ad esempio alla robotica, lo “sbocco” naturale delle imprese della meccatronica. Lascio quindi la parola ad Aimone Storchi, presidente del Club Meccatronica.

I servizi, a partire dal polo di eccellenza rappresentato dall’Arcispedale Santa Maria Nuova, sono un punto di forza di assoluto rilievo per Reggio, anche pensando alla rete complessiva dei servi-zi alla persona, dei servizi sociali, educativi, culturali. In particolare per quanto riguarda i servizi sanitari, la sfida cui Reggio Emilia si trova davanti è la capacità di competere in una rete globale valorizzando il sistema delle eccellenze e gli alti standard, coniugando assistenza e ricerca. Questo è il senso del progetto di trasformazione dell’ospedale in Irccs, Istituto di ricerca e cura di carattere scientifico. Invito quindi ad intervenire Ivan Trenti, direttore dell’IRCCS Santa Maria Nuova.

Protagonista della nuova economia della conoscenza deve essere - come già è - l’Università degli Studi di Modena e Reggio. Con l’Università abbiamo costruito, insieme a tutte le forze economi-che e sociali, il progetto del Tecnopolo, che per Reggio rappresenterà un’importante occasione. Vorrei che ne parlasse il professor Mauro Dell’Amico, del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria all’Università di Modena e Reggio.

Bene, abbiamo visto come in questo anno siano progredite le nostre eccellenze e quali prospettive possano avere. Tenendo ben presente queste competenze, iniziamo a guardare più nello specifico all’Area Nord.

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5L'Area Nord: una grande risorsa al servizio della visione strategica della città

Lo scorso anno, in chiusura de “La Nostra Città”, avevamo indicato l’Area Nord e le Reggiane come uno dei luoghi di grande trasformazione al servizio del futuro della città, attrattori di talenti e di competenze. Diciamo intanto cosa intendiamo per Area Nord. Un’area con due scale di riferimento da tenere presenti: la scala urbana, cioè la città - in particolare il centro storico - e l’area vasta.Questa è l’Area Nord che ci riguarda. L’Area Nord è grande, va dalla stazione ferroviaria alla stazione mediopadana.L’Area Nord è complessa: non è un vuoto da riempire, ma un pieno da riordinare.L’Area Nord non è una seconda Reggio, non deve diventarlo; è un nodo della rete città.L’Area Nord è la porta verso la modernità: lo è sempre stata e anche oggi può essere questa risorsa.

L’Area Nord è grande e complessa. È molto di più di quanto messo al centro della discussione finora per estensione, storia, strutturazione, valenza strategica. Si diffonde indicativamente tra la ferrovia storica e la nuova linea dell’Alta Velocità, incontrando nella sua estensione due forti pola-rità: le Reggiane, a Sud, e, a Nord, il sistema integrato Fiere, Casello autostradale, Stazione AV, che gravita intorno al "Parco Progetti Calatrava".Tra questi due poli c’è la città pulsante rappresentata dagli insediamenti di San Prospero Strinati, Santa Croce e Mancasale, in cui abitano 12mila persone e in cui c’è una forte presenza di terziario avanzato, di servizi, piccole aziende. Qui il 64% del suolo è urbanizzato mentre la media comunale è del 23%.L’Area Nord è un’area ad altissima infrastrutturazione, percorsa da Est a Ovest dalle linee parallele della mobilità sovralocale, da Sud a Nord dalle infrastrutture a scala locale. Appaiono evidenti le fratture generate dalle grandi arterie autostradali e dalle rotaie, ma sono altrettanto visibili i solchi dei canali e le ampie macchie di verde della campagna. L’Area Nord è un nodo della rete città. Il PSC 2009 individua l’Area Nord come una porzione di rete all’interno della più ampia e articolata città a rete. Non una seconda Reggio, ma un’occasione per Reggio di rafforzare la propria identità e la propria qualità all’interno di rapporti di comple-mentarietà con il centro storico, la città e il territorio d’area vasta in un ottica di alleanza e non di competizione tra i territori.

TAVOLA 5 - PSC_Piano Strutturale Comunale_poli di eccellenza

1. Città storica

2. Sistema delle ville ducali

3. San Lazzaro

4. Ex Officine Reggiane

5. Parco dello sport e del tempo libero

6. Nuove porte di accesso alla città

7. Via Emilia polo della cultura e del lavoro

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L’Area Nord è sempre stata la porta verso la modernità, anche oggi può essere questa risorsa. Qui Reggio può rappresentare e fondare la propria idea di futuro. Anche questa vocazione è sottolineata dal PSC 2009, che individua nell’Area Nord ben tre dei sette poli di eccellenza della città.L’Area Nord è un’area a forte competenza “produttiva”, che si è affiancata a quella storicamente consolidata nel campo agricolo. Da qui è partita e si è sviluppata l’industrializzazione della città passando dalle Officine Meccaniche Reggiane, qui sono nati quartieri interi di famiglie di lavora-tori, qui, si è polverizzato il primo tessuto industriale fatto di piccole medie imprese, da qui di fat-to, è scaturita la necessità di realizzare il nuovo polo industriale della città, l’area di Mancasale. Se, quindi, assumiamo questa identità dell’Area Nord come porta sulla modernità, dobbiamo chie-derci come vogliamo affacciarci oggi sulla modernità.E insieme al progetto strategico, ai progetti economici di cui vogliamo parlare, ricordiamo che la modernità desiderabile oggi è soltanto quella modernità che sa tradursi in qualità urbana e qualità di vita. Una modernità sostenibile, efficace ma rispettosa, gentile nei confronti delle persone. Le città che emergono e durano nella competizione, e intendo la competizione economica, sono anche quelle città dove si arriva volentieri, dove si dice “come sarebbe bello abitare qui”. Sono vincenti quei sistemi - come dice “Europa 2020” - dove la crescita intelligente, la crescita soste-nibile e la crescita inclusiva vanno di pari passo.

Tutto questo per arrivare a inquadrare bene questa riflessione.Noi abbiamo due scenari possibili davanti, e due logiche di fondo diverse.Avremmo uno scenario in cui si affrontano oggetti specifici, volta per volta, in una logica che guar-da poco più in là degli oggetti stessi. Secondo questa logica l’Area Nord non esiste se non come territorio fatto, appunto, di vuoti e di pieni. Uno scenario di tipo conservativo, ordinario, dove si interviene eventualmente per riqualificare, connettere, non - come stiamo dicendo - per ripensare il nostro sistema. Non affronta il tema del modello di sviluppo di Reggio Emilia.Quello che stiamo proponendo è un altro approccio, in cui a fare da guida è la strategia per il rio-rientamento del modello della città.Un approccio strategico.Un approccio che parta dalle eccellenze e dai valori che devono essere tutelati, per rispondere al meglio alle sfide della competizione globale. Un ripensamento del nostro sistema che inquadri l’Area Nord come risorsa per interventi strutturali in funzione della strategia della città. Un ap-proccio, quindi, che collega l’Area Nord alla strategia per la città.Credo che questo sia il modo corretto per affrontare una questione così rilevante.

Per quanto riguarda l’Amministrazione Comunale, molti tra gli strumenti e le azioni che ha messo in campo finora per ammodernare la città e i suoi servizi sono di tipo strategico, in molti ambiti. Penso al Piano Urbano della Mobilità, al Piano Strategico di Valorizzazione del Centro Storico, penso alla riorganizzazione dei poli dei servizi, penso al processo che stiamo avviando per il Patto sul Welfare e per Officina Educativa, penso alla riorganizzazione strategica dell’Amministrazione Comunale con la definizione di un’Area strategica, e alla elaborazione che ha portato al PSC, che contiene la visione strategica di cui abbiamo parlato.

Sono convinto che la Città possa accogliere questa proposta, questa ragionevole sfida a cimentarsi in un confronto su obiettivi strategici di tutto il sistema Reggio Emilia per riorientare il modello di sviluppo economico dell’intera città. Un approccio strategico per fare dell’Area Nord quella dimensione territoriale, sociale ed econo-mica in cui batta il cuore delle nostre competenze distintive.

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L’Area Nord come risorsa territoriale per fare crescere, in particolare:- l’eccellenza sull’educazione - la meccatronica - le energie intelligenti e l'edilizia sostenibile.

TAVOLA 6 - Dall’approccio “tradizionale” all’approccio strategico

REggiO EMiLiA

Scelta di fondo: accompagnare lo sviluppatore attuale

Scelta di fondo: riorientamento del modello di sviluppo economico

Area Nord NON RiLEVANTE per la strategia della città

Area Nord collegataalla strategia della città

Approccio di tipo STRATEgiCO

Strategia per l’Area Nord in funzione della strategia della città

Approccio di tipo "TRADiZiONALE"

interventi per riqualificareabbellire, rifunzionalizzare, ecc.

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6Masterplan_assi strategici

Dunque, la strategia per l’Area Nord come strategia per la città e viceversa.L’Amministrazione ha lavorato e ha proceduto in quest’area, in linea con le esperienze europee più evolute sul concetto del planning by doing, del “pianificare facendo”, portando avanti di pari passo la visione strategica e la realizzazione dei progetti. Si tratta, ad esempio, dello stesso modo di proce-dere che abbiamo seguito nel Piano di Valorizzazione del Centro Storico.Così, riguardo all’Area Nord - che, come abbiamo visto, ha un alto livello di complessità - grazie alla nuova struttura organizzativa e all’Area di Pianificazione Strategica del Comune di Reggio Emilia, abbiamo iniziato da tempo a mettere in campo pianificazione e progettazione urbana.

Cantieri in corso

Nell'Area Nord, abbiamo diversi cantieri in corso:- "Parco Progetti Calatrava" (ponti, casello autostradale, stazione Alta Velocità), coordinato dall'Unità di Progetto Alta Velocità; - costruzione, attraverso il Masterplan delle Reggiane, di un percorso di trasformazione dell’intera ex area industriale, sviluppando in particolare un disegno che trasforma Piazzale Europa nella cer-niera tra il Centro Storico e il quartiere Santa Croce;- Centro Internazionale Loris Malaguzzi ormai in fase di completamento; - Tecnopolo, con la stipula il 23 dicembre scorso dell’accordo tra la Regione Emilia Romagna, la Provincia e il Comune di Reggio Emilia e l’Università di Modena e Reggio con la riqualificazione del capannone 19 destinato a sede dei tecnopoli, che dal 2012 ospiteranno i centri di ricerca più avanzati dell’Università di Modena e Reggio a servizio delle imprese locali nel campo della meccanica e dell’energia;- progetto per la riqualificazione della Villa Omi Reggiane;- progetto RETE Reggio Emilia Territorio Esteso;- processo di fusione tra Sofiser e Siper con Provincia e Camera di Commercio;- progetto di fusione: Reggio Emilia Innovazione, Rei Demo Center e Industrial Liaison Office.La pianificazione urbanistica, oltre ad adempiere al compito principale di governare le trasforma-zioni del territorio, non ha rinunciato all’ambizione di riorientare le scelte verso una nuova idea di città. Attraverso il quadro normativo e procedurale evoluto del PSC 2009, la pianificazione urba-nistica ha infatti costruito i presupposti per un cambio di orizzonte sull’Area Nord favorendo uno scenario di sviluppo strategico. L’equazione crescita della città e rendita fondiaria oggi non funziona più, né è funzionale a generare sviluppo e ricchezza diffuse. Perché Reggio risponda ai fenomeni di competizione e di internazionalizzazione mantenendo i suoi livelli di eccellenza, benessere e qualità di vita, è funzionale puntare su un nuovo modello econo-mico e territoriale e mettere in campo quanto più possibile politiche integrate.

Non è abbastanza quello che abbiamo fatto, quello che è stato fatto fino ad oggi.Occorre fare di più e fare meglio, con maggior coordinamento e maggiori energie in campo.I dati sul Pil e sugli investimenti ci lasciano intravedere potenziali criticità per il nostro futuro laddove non interveniamo per ridare slancio alla nostra crescita. Oggi Reggio Emilia non è un centro di reti e flussi, come invece vorrebbe e potrebbe essere. Le presenze turistiche sono circa 420 mila all’anno. Confrontato con il numero di abitanti, si tratta di un indice di 2,5. Se consideriamo che la media dell’Emilia Romagna è 12,1 e quella dell’Italia è 6,2 il divario è evidente.

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Gli arrivi al casello sono stati nell’ultimo anno circa 4,5 milioni. Una performance rispettabile, ma non comparabile con gli arrivi a Milano, 150 milioni, pur se la scala è diversa.Questo significa che la nostra città è ancora un centro solamente locale.Alla luce della possibilità di Reggio di diventare una città meglio collegata con l’Europa, alla doman-da se questi flussi siano sufficienti, la risposta, secondo me, è “no”.Se vogliamo dare concretezza alla visione che prima ho ricordato occorre fare della nostra città, rispet-tando la sua vocazione e le sue tradizioni, un reale centro attrattore, vivace, dinamico e creatore di benessere e sviluppo per tutta la comunità. Rimanendo dunque in questa logica strategica, abbiamo formulato gli assi strategici e il processo da seguire come primo schema ordinatore del masterplan dell’Area Nord.Tre sono gli assi su cui lavorare: l'asse delle Infrastrutture (Asse 1), l'asse dei Progetti Urbani (Asse 2) e l'asse dei Grandi Progetti (Asse 3). Da questi assi discendono tre obiettivi:1. realizzare il nodo mediopadano per mettere in rete la città con l’area vasta e l’Europa.Primo obiettivo è realizzare le opere infrastrutturali necessarie perché la stazione dell’Alta Velocità sia più di una fermata per il treno veloce, perché sia la porta della città e soprattutto un vero nodo intermodale dell’area padana in dialogo con diverse modalità di trasporto.2. generare l’effetto città per produrre qualità urbana. Secondo obiettivo è diffondere l’effetto città in termini di qualità urbana su tutta l’Area Nord: riordi-nare, riqualificare, pensando soprattutto alle persone che qui vivono e lavorano.3. potenziare le competenze distintive per sviluppare il nuovo modello economico della città.Terzo obiettivo è potenziare le eccellenze reggiane, arrivando ad avviare grandi progetti in cui si rispecchi il nuovo modello per lo sviluppo della città e il passaggio da un’economia prettamente in-dustriale a un’economia della conoscenza.

Entriamo nello specifico di questi tre assi di sviluppo del masterplan.

ASSE 1_infrastruttureRealizzare il nodo intermodale mediopadano Il nodo intermodale mediopadano verte sulla capacità della stazione dell’Alta Velocità di rappor-tarsi con l’autostrada. Per realizzare la stazione, ad oggi è stato costruito il viadotto, sono stati messi in prova i prototipi della copertura e la ditta aggiudicatrice dell’appalto ha consegnato a Italferr il progetto esecutivo. L’attivazione della fermata è prevista per il 2012.Realizzare il nodo intermodale mediopadano significa aprire un’altra prospettiva rispetto alla sta-zione dell’Alta Velocità. Significa mettere in campo le opere e le azioni necessarie, essenzialmente in-frastrutture, che servono a dare concretezza al collegamento di Reggio Emilia con l’Europa. Significa anche che non solo per le vicine Modena e Parma, ma per l’area vasta, ovvero per i territori nel raggio di 60 km da Reggio, centri importanti come Mantova, Cremona, i distretti di Sassuolo, Carpi, Ma-ranello, sia facile e conveniente prendere il treno a Reggio. Opere che stanno principalmente in capo alla responsabilità pubblica e alla concertazione di Am-ministrazione Comunale, Provincia, Regione, con altri enti e soggetti pubblici, da RFI e Ferrovie Emilia-Romagna, ad Autostrade, e così via.

La porzione di territorio che sarà più interessata dalla trasformazione infrastrutturale del nodo me-diopadano, è l’area del "Parco Progetti Calatrava", e cioè l’area che gravita intorno alla nuova sta-zione dell’Alta Velocità, al nuovo casello autostradale e che ha nell’architettura dei tre ponti e della stazione il display territoriale, il landmark che la identifica, che dà visibilità alla nostra città.La stazione mediopadana dell’Alta Velocità non deve essere un oggetto che genera altra città

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- come abbiamo visto accadere in Europa e non sempre felicemente - bensì un nodo intermodale a servizio dell’area vasta e a servizio della città, un nodo che permetta a Reggio di diventare uno sno-do logistico di flussi ad alto contenuto di innovazione, fondamentale per tutta l’area mediopadana. La stazione deve essere un’area specializzata nell’ambito del sistema mobilità, una piattaforma di interscambio modale, di sosta, di attestazione, un concentratore e diffusore di mobilità.A sostegno di questa potenzialità, c’è un fatto importante che differenzia la nostra stazione e la ren-de unica: la fermata in linea. Questo vuole dire che i treni che si fermeranno a Reggio Emilia – a differenza dei treni che passeranno a Parma e a Modena, per intenderci – saranno treni molto più competitivi, perché non dovranno conteggiare, nel tempo di percorrenza nel tratto Milano - Bologna il tragitto da e per la stazione storica. Affinché questa visione, molto legata alla mobilità veloce, si realizzi occorrerà prevedere, da e per la sta-zione, efficaci collegamenti con l’area vasta e con la città.Per quanto riguarda i collegamenti con l’area vasta, occorre: - potenziare la rete ferroviaria regionale e realizzare una connessione intermodale tra stazione e auto-strada intercettando i flussi dell’Autostrada del Sole e dell’Autostrada del Brennero, con l’obiettivo di estendere il bacino d’utenza della stazione e creare sinergie più forti tra questa e il territorio; - rendere più efficaci i collegamenti ferroviari e stradali: rendere attrattive le connessioni ferro-

TAVOLA 7 - Il nodo intermodale mediopadano_area vasta

TAVOLA 8 - Il nodo intermodale mediopadano_Italia Europa

distanze su stradatempo di viaggio

aereo automobile treno TAV

ITALIA

Reggio Emilia - Milano 147 km 1h (+2)* 2h 1h 30’ 40’Reggio Emilia - Firenze 159 km 45’ (+2)* 2h 10’ 1h 50’ 50’Reggio Emilia - Roma 430 km 1h (+2)* 5h 42’ 4h 30’ 2h 10’Reggio Emilia - Napoli 627 km 1h (+2)* 8h 7h 3h 35’

EUROPA

Reggio Emilia - Monaco 528 km 1h 25’ (+2)* 6h 46’ 8h 40’ 5h 30’Reggio Emilia - Lione 574 km 1h 15’ (+2)* 7h 26’ 8h 2h 35’Reggio Emilia - Francoforte 813 km 1h 35’ (+2)* 10h 20’ 10h 23’ 8h 35’Reggio Emilia - Parigi 927 km 1h 45’ (+2)* 12h 50’ 12h 53’ 4h 40’Reggio Emilia - Barcellona 1074 km 1h 45’ (+2)* 13h 40’ 14’ 40 5h 20’Reggio Emilia - Amsterdam 1226 km 2h 20’ (+2)* 15h 38’ 13h 7h 30’Reggio Emilia - Madrid 1668 km 2h 15’ (+2)* 21h 14’ 19h 20’ 8h 20’

* Tenendo conto di un tempo d’attesa all’aeroporto di 2 ore circa (check-in), si può stimare che il treno AV sia conveniente per tratte fino a 800 km.

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viarie e fluidificarle al massimo. Per il traffico stradale lavorare alla riqualificazione e completamento della rete stradale portante e al completamento delle connessioni esterne alla città, in particolare la via Emilia Bis e la tangenziale Nord.Sarà importante ottenere un aumento del numero di treni veloci che si fermano a Reggio. Ma per aumentare l’offerta di treni occorre lavorare sulla domanda e allargare il bacino di utenza all’area vasta avvicinando la stazione ad altri ricettori, lavorando sull’attrattività del nodo, sui tempi di raggiungibilità, sulla comodità di arrivo e di accesso all’area, favorendo l’integrazione dei mezzi di trasporto pubblico.

Nel contesto della mobilità autostradale, che contempla il nuovo casello con la copertura di Cala-trava, un approfondimento serio merita il rapporto possibile tra la stazione e l’autostrada, grazie alla realizzazione della quarta corsia dell’A1.La prossimità unica tra la nuova linea ferroviaria AV e l’Autostrada A1 rappresenta una potenzialità di una connessione diretta tra le due infrastrutture.Infatti il tracciato dell’Autostrada e la stazione mediopadana, che sono paralleli, potrebbero essere messi in comunicazione, oltre che con il casello, con un’area di sosta dedicata, che permetterebbe di arrivare ai treni, senza uscire dalla tratta autostradale.Questa è una possibilità affascinante e che va esplorata approfonditamente con Autostrade per l'Italia Spa. Questa idea potrebbe portare a un’area di sosta integrata autostrada-stazione mediopadana, che invoglierebbe gli utenti ad usufruire di entrambe le infrastrutture, scendendo direttamente in stazione dall’autostrada.La realizzazione della quarta corsia autostradale rappresenterebbe un’occasione unica per una conte-stuale realizzazione di quest’area di sosta.Inoltre l’integrazione tra la linea AV e l’autostrada A1 sarebbe in grado di migliorare la multimoda-lità dell’area. La stazione estenderebbe il proprio bacino di utenza consentendo a parità di tempo di essere accessibile ad un territorio più esteso, attraendo utenti ad esempio anche dall’A22. L’autostrada avrebbe a sua volta un ritorno significativo. L’area, così intesa, sarebbe un caso pilota per l’Autostrada del Sole. L’idea di una stazione intermodale, connessa con l’area vasta e con la città, sposa e approfondisce le suggestioni proposte dall’architetto Calatrava per realizzare il fronte sud dell’infrastruttura con un disegno integrato e restituendo alla stazione il volto rivolto alla città. Sono sollecitazioni che abbia-mo accolto con favore e che sottolineano la nostra idea riguardo alla stazione.

TAVOLA 9 - Nodo intermodale A1_stazione AV_ area di sosta integrata_schema concettuale

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La stazione non guarda a Nord generando altra città, ma guarda a Sud, guarda la città: è la porta della città, così come auspicato anche da Calatrava, si affaccia sulla dinamicità di Reggio Emilia e del suo sistema di area vasta.Il nodo intermodale dell’area padana sarà il primo luogo di accoglienza e di relazione per chi arriva in città: la sua reception. E quindi dovremo pensarlo come il primo luogo dove si percepisce la nostra qualità delle relazioni, come la porta di casa che si apre davanti a un ospite atteso, fornendo le infor-mazioni necessarie per sostare e vivere bene a Reggio.

Abbiamo detto che il nodo mediopadano deve essere anche al centro di una rete di mobilità cittadina e quindi che occorre per i collegamenti con la città realizzare progetti di:- mobilità logica: ottimizzazione rete stradale - mobilità eco: greenway ciclabili e mezzi elettrici - mobilità pubblica: tramvia

Credo che sia molto importante ragionare su una mobilità sostenibile ed efficiente, che coniughi il rispetto dell’ambiente con il soddisfacimento delle esigenze dei cittadini, una mobilità eco e logica. Le principali azioni riguardo le infrastrutture stradali che intendiamo portare avanti in quest’area sono la definizione di via Morandi come asse di distribuzione principale Nord - Sud e politiche di riqualificazione e moderazione delle velocità per le strade di quartiere, trasformando le strade resi-denziali in spazi sicuri e di qualità.

Riguardo la mobilità ciclabile, il PUM, il Piano Urbano della Mobilità, prevede la realizzazione nell’Area Nord di 5 delle 12 ciclovie portanti e la realizzazione di tre “greenways”, tra cui ad esempio via Petrella, per la mobilità di svago e per “vivere” il territorio rurale di quest’area.

Sarà fondamentale che l’Area Nord abbia un efficiente sistema di trasporto pubblico. Il nodo intermodale a Nord interagirà con il Centro di Interscambio CIM, che il PUM definisce come elemento di forte qualificazione e di connessione nell’integrazione tra il sistema suburbano/metropolitano ferroviario e il sistema urbano su gomma.Sarà quindi importante mettere in rete il trasporto locale, sfruttando le 50 fermate ferroviarie presen-ti, anche se non tutte attive, tra la linea storica e le tre linee locali.

TAVOLA 10 - Collegamenti principali tra l'Area Nord e il Centro Storico

Gonzaga

Samoggia MorandiGramsci

Reggio Guastalla

Petrella

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Ma l’innovazione decisiva potrebbe essere la realizzazione, in tutto il tratto urbano, di una tramvia, che colleghi centro storico e stazione mediopadana. La tramvia, come si può vedere nelle maggiori città europee, permette una maggiore frequenza di corse ed è un sistema assolutamente permeabile. Un sistema che non rappresenta una cesura, come il treno, ma che può convivere con il resto della città, in modo più “urbano”, meno rumoroso.Realizzare una tramvia nell’Area Nord è una strada complessa, perché l’unico modo di percorrerla è quello di trasformare l’attuale linea ferroviaria. È però una strada possibile da concertare e progettare insieme a Regione e FER, Ferrovie Emilia Romagna. La tramvia rappresenterebbe un collegamento efficiente tra la stazione e il centro storico, ma anche con i quartieri che attraversa, permettendo più fermate rispetto al treno locale. Ci porterebbe quindi dentro la dimensione che analizzeremo tra poco, cioè la qualità dello spazio pubblico.

ASSE 2_progetti urbaniGenerare l’effetto città per produrre qualità urbana

Dal secondo asse strategico del masterplan, i Progetti Urbani, discende l’obiettivo di diffondere l’ef-fetto città nell’Area Nord per produrre qualità urbana.Parto dall’esempio della tramvia per parlare di questo. Dalla ferrovia alla tramvia si passa da una infra-struttura che separa ad una infrastruttura che unisce e genera città pubblica.La tramvia non è più un retro, un limite, dei quartieri dell’Area Nord, ma diviene un affaccio, un nuovo fronte, un fronte su cui si sviluppa, dalla stazione Alta Velocità fino al centro storico, passando per la città dello sport del Giglio e le Reggiane, la nuova città pubblica. La tramvia diviene la spina dorsale urbana lungo cui si attesta il susseguirsi di spazi pubblici che genera l’effetto città.La nuova tramvia genera una centralità fisica e relazionale, genera una piazza - parco lineare per il quartiere, il cardine da cui partire per riqualificare una struttura urbana che invece è disordinata e ge-nerica. Diventa l’occasione per invertire i fenomeni di crisi e degrado in atto e rigenerare quel senso di comunità che si manifesta quando i cittadini si riconoscono nei luoghi in cui vivono.

TAVOLA 11 - Da ferrovia a tramvia_analisi

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Due anni fa, mi è stato chiesto in un’intervista come vedessi, in una battuta, la Reggio del futuro, quale fosse il mio sogno. Ho risposto che immaginavo questo: un professionista che arriva velocemente da Milano alla stazione mediopadana, prende la metropolitana di superficie, oggi direi la tramvia, attra-versa quartieri ben abitati da famiglie che hanno trovato a Reggio lavoro, servizi, qualità di vita, e arriva in centro storico dove assiste a uno spettacolo all’aperto da una distesa in una piazza riqualificata.Da allora abbiamo camminato in questa direzione, e abbiamo ancora strada da fare. Ma il sogno è questo. Questa è la prospettiva che abbiamo in mente, tenere insieme tutto: il centro storico, il cuore della nostra identità e delle nostre relazioni, i nostri cittadini e la qualità della loro vita, i nostri ospiti e il nostro modello di sviluppo.In questi anni abbiamo lavorato prendendo a riferimento le persone, soprattutto le più deboli, gli anziani, i bambini, per estendere l’effetto città, perché la città diventi conviviale, cioè rispondente alla convivenza, alla coesione della comunità.Le persone sono il metro di misura della città pubblica, per progettare servizi, infrastrutture, sosteni-bilità, cultura, educazione, impresa, ricerca e innovazione. La nostra idea di città, fondata sullo spazio pubblico come luogo del confronto, dello scambio, delle relazioni tra le persone, del vivere insieme, è espressa nel Piano Strutturale Comunale 2009 con molta chiarezza.Siamo impegnati per estendere l’effetto città dal centro storico ai quartieri e alle ville, per esprimere

TAVOLA 12 - Infrastruttura come nuovo fronte per generare effetto città (Bilbao_Bordeaux)

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quel livello di qualità della vita, non solo in termini di servizi, di sicurezza, di cura del territorio, ma anche in termini di opportunità, di convivenza e di relazioni che i cittadini si attendono nella città in cui vivono e progettano il proprio avvenire.La nostra volontà è fare sì che anche nell’Area Nord si vengano a realizzare quelle condizioni di eccel-lenza nella qualità del vivere che rappresentano uno dei punti di forza di Reggio e che sono la condi-zione necessaria sulla quale tutti gli altri interventi si vanno ad inserire. La filosofia che guida la nostra opera intende porre rimedio ad alcune “derive”, quali la dispersione urbana e la crescita disordinata, lo sprawl e la carenza in alcuni servizi. Intendiamo per questo migliorare ciò che già esiste con interventi di riqualificazione dello spazio pubblico, delle funzioni e con il potenziamento della rete dei servizi. L’Area Nord è un esempio di porzione di città diffusa, priva di ordine e di centri, ma con molte spe-cializzazioni. È una porzione importante della città del ‘900, cui il nuovo strumento urbanistico del PSC riconosce il valore di città.I quartieri e le ville dell’Area Nord (Mancasale, San Prospero Strinati, Santa Croce) rientrano in quella città diffusa, densa, ormai definita, formatasi attorno ai borghi storici divenuti quartieri, da ammoder-nare attraverso azioni leggere di gestione e manutenzione qualitativa dei tessuti esistenti che il PSC 2009 individua come la città da rigenerare. Nella ricerca di centralità occorre poi fare leva, come individua il PSC, su questioni di fondo relative alle trasformazioni urbane delle grandi aree dismesse, alle rigenerazioni urbane delle aree prive di identità e qualità, alle riqualificazioni delle aree che hanno perso o stanno perdendo di significati, fino alla creazione di nuove realtà urbane. Tutto questo, lasciando respiro, poiché un altro tema di fondo è il rispetto e la valorizzazione dei vuoti urbani, da reinterpretare in chiave infrastrutturale, strutturale o paesaggistica.Nello stesso tempo la strategia alla base dell’effetto città, va a trasformare il quartiere da semplice propaggine della “città sparpagliata e generica” a vera e propria realtà territoriale con marchi di nuova qualità urbana.La città pubblica, dunque, quale unica componente territoriale, economica e sociale in grado, per dimensioni e potenzialità, di generare nel breve e medio periodo processi virtuosi, è alla base della strategia di rigenerazione urbana del quartiere.

TAVOLA 13 - PSC_piano dei servizi_ambiti

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ASSE 3_grandi progetti Potenziare le competenze distintive per sviluppare il nuovo modello economico della città

Terzo asse, ma centrale in questa visione strategica del masterplan, è dotare di Grandi Progetti di svi-luppo economico le nostre competenze distintive.Grandi progetti della città in grado di attivare capitali e talenti della città, ma anche di attrarre capitali e talenti esterni. Grandi progetti in grado di interpretare l’innovazione del nostro modello economico.Ci siamo chiesti quali possano essere questi grandi progetti e cosa possa fare l’Area Nord per essere la risorsa che fa da volano. Credo che l’ideazione di questi grandi progetti debba essere della città e delle sue forze, mentre all’Am-ministrazione spetti il compito di agenzia di sviluppo.L’Amministrazione deve realizzare quello che riguarda le sue competenze, ma non può fare scelte di questo tipo e realizzarle da sola. Per renderci meglio conto di cosa hanno fatto altre città interverrà tra poco l’ingegner Paolo Borzatta, senior partner dello Studio Ambrosetti.La nostra proposta è che gli ambiti in cui sviluppare grandi progetti per l'Area Nord siano alle Fiere e alle Reggiane.Nell’Area Nord, come abbiamo visto, esiste uno spazio enorme a ridosso del centro storico della città: le Reggiane. Quest’area ha rappresentato molto per il passato della città. Oggi credo che possa rappresentare altrettanto per il futuro.Le Reggiane sono già state oggetto di un lungo studio di un masterplan. Abbiamo cercato di aprirle alla città, con l’Open Day e il Remida Day, siamo pronti a investire tramite l’accordo di programma sul capannone 19 e il progetto di riqualificazione di parte del Centro di Interscambio della Mobilità, in Piazza Europa, una grande piazza su cui si affacceranno il Tecnopolo e il Centro Internazionale Loris Malaguzzi.Nella nostra visione le Reggiane dovrebbero diventare il contenitore fisico del “cuore pulsante” delle competenze di Reggio. Vorremmo che in questo luogo si sviluppasse l’energia propulsiva per creare conoscenza, innovazione, creatività sui nostri settori di punta: l’educazione, la meccatronica, le energie intelligenti e l’edilizia sostenibile.Vogliamo che l’area delle Reggiane diventi più di un parco tecnologico, mettendo assieme competenze diverse. Direi quasi un Parco della conoscenza, dell’innovazione e della creatività che guarda al mondo.Oggi i nuclei di questi grandi progetti ci sono già e le testimonianze che abbiamo ascoltato ne hanno dato conto.Penso a Reggio Children e al Centro internazionale Malaguzzi localizzati nell’area delle Reggiane. Questa nostra eccellenza ha un potenziale enorme da esprimere. Mi riferisco alla possibilità di espan-sione dell’attività educativa e a quella della creatività che può essere importante per le aziende di Reg-gio e per chi vorrà venire nella nostra città a sviluppare le sue conoscenze.Penso ai Tecnopoli che sono un buon passo nella direzione auspicata, pur se credo dobbiamo investire di più in termini di apertura e convinzione. Credo che su questo substrato favorevole - i Tecnopoli, l’Università e la rete di conoscenza di Reggio - si possano innestare nuovi ed ulteriori elementi. Se volessimo una lettura davvero internazionale del Parco della conoscenza, dell’innovazione e della creatività potrebbe essere il Parco del Reggio Emilia Approach, che rappresenta il nuovo modello di sviluppo economico, mutuando dalla nostra eccellenza distintiva la parola più simbolica e più nota nel mondo.Questi grandi progetti potrebbero avere un’interfaccia, una sinergia con altri grandi progetti nell’Area Nord, in un’altra realtà esistente, sulla quale credo sia necessario investire come sistema e territorio, e cioè le Fiere di Reggio Emilia.

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Le Fiere, così come le conosciamo, sono un elemento in trasformazione. Legate alla tradizione agro-alimentare del nostro territorio - che è un’eccellenza che va ben al di là dei nostri confini comunali - sono oggi specializzate su eventi di alto livello di nicchia. Credo che sulle Fiere occorra pensare ad un grande progetto, affinché possano diventare un ulteriore elemento di forza di Reggio, l’Expo del sistema economico dell’area vasta.L’eccellenza agroalimentare deve trovare qui una nuova potenzialità per esprimersi, ma nello stesso tempo le Fiere potrebbero proporsi ad altri ambiti di eccellenza, come un vero Expo mediopadano di nuova generazione, estremamente tecnologico e in sinergia con il Parco della conoscenza, innova-zione e creatività di Reggio Emilia.Le Fiere possono essere rimodernate sfruttando i valori esistenti per diventare un sistema di qualità collegato al nostro modello e alle nostre competenze distintive.Per fare tutto questo occorrono, naturalmente, la condivisione e il supporto della città e del territorio, e non solo della dimensione locale, ciascuno per il proprio ruolo, le proprie responsabilità e il proprio contributo.

Competenze distintive

Competenze al livellodella competizione

Competenzeemergenti

Educazione

Meccatronica

Energia /Edilizia sostenibile

TAVOLA 14 - Piramide delle competenze distintive_Area Nord

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7Masterplan_il processo da seguire

Siamo arrivati ora alla proposta operativa per tradurre i nostri obiettivi, e siamo quindi a proporvi un percorso per discutere di questa prospettiva, mettendo in comune sia proposte, sia azioni.Per quanto detto finora, crediamo che sia necessario avviare diversi tavoli di lavoro: gruppi di pro-getto relativi alle competenze e un gruppo di lavoro trasversale dedicato ai compiti della pubblica amministrazione.

Ciascuno di questi gruppi di progetto avrà un responsabile che dovrà coordinarne le azioni.Questa è la nostra proposta: il gruppo di progetto Reggio Children, guidato da Reggio Children, il gruppo di progetto Meccatronica, guidato dal Club Meccatronica,il gruppo di progetto Energia/Edilizia sostenibile, guidato da Enìa,infine il gruppo di progetto Infrastrutture e Progetti urbani che sarà guidato dall’Amministra-zione Comunale.

A ogni gruppo affidiamo la missione di condividere e formulare il progetto operativo di sviluppo della competenza distintiva.Parteciperanno stakeholder, interlocutori prioritari, che verranno convocati su invito del respon-sabile del tavolo.

Abbiamo ipotizzato tre fasi di lavoro per i gruppi di progetto delle competenze.Una prima fase di analisi e diagnosi, per analizzare il settore di riferimento della competenza di-stintiva, definire le strategie di sviluppo e la matrice dei prodotti e mercati, esplorare la disponibi-lità degli investitori.Una seconda fase di pianificazione e programmazione per stabilire gli obiettivi quantitativi di breve e medio periodo e per pianificare le azioni da mettere in campo.Una terza fase di valutazione preventiva, per valutare la fattibilità del progetto e redigere il piano economico finanziario.Il gruppo di progetto condotto dall’Amministrazione Comunale di Reggio Emilia dovrà garantire il coordinamento e la sintesi tra i progetti di sviluppo delle competenze distintive e i progetti di trasformazione del territorio.

Abbiamo ipotizzato un impegno temporale di circa sei mesi. Indicativamente, la prima fase in aprile e maggio, la seconda in giugno e luglio e l’ultima a settembre. Un arco di tempo che permetta poi all’elaborazione dei tavoli di fornire elementi per gli strumenti di pianificazione del Comune. Questo processo sarà accompagnato da una rendicontazione periodica delle attività e da un’opera costante di comunicazione e dialogo rivolta alla città, per garantire il più possibile trasparenza, condi-visione e partecipazione su questa importante azione per il benessere e il futuro della nostra città.Un’ultima idea, infine: approfittando dei tanti amici illustri di Reggio Emilia costituirò un piccolo comitato di saggi per la città. L’obiettivo è avere degli advisor permanenti di grande visione sul mondo per dare prospettive e letture diverse. Questi amici di Reggio non avranno poteri formali. Mi incontrerò con loro periodicamente per tenerli aggiornati sullo stato della città e ascoltare i loro consigli.

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Missione

Visione

Obiettivi

Piano d’azione

Scelte strategiche

Prefigurazione della situazione futura desiderata per la città

Programma d’azione complessivo

Ragione d’essere della città

Obiettivi misurabili, prograssivi di breve, medio e lungo periodo

Modi più efficaci perconseguire gli obiettivi

TAVOLA 15 - Gruppi di progetto_sviluppo del processo_schema

Sindaco Graziano DelrioAssessore alle Risorse del Territorio Ugo FerrariAssessore alla Mobilità, Infrastrutture e Lavori pubblici Paolo GandolfiAssessore ai Progetti Speciali Mimmo Spadoni

Direttore Generale Mauro BonarettiDirettore Area Pianificazione Strategica Massimo MagnaniDirigente Politiche per la Mobilità Alessandro MeggiatoDirigente Pianificazione e Qualità Urbana Maria SergioDirigente Unità di Progetto Alta Velocità David Zilioli

Staff del Sindaco Luisa Gabbi, Chiara Piacentini

Servizio Comunicazione Relazioni Esterne e Marketing

Contributi di:Paolo Borzatta Senior Partner The European House AmbrosettiMauro Dell’Amico, Direttore Dipartimento di Scienze e Metodi dell'Ingegneria - Università di Modena e Reggio Emilia Carla Rinaldi, Presidente di Reggio ChildrenAimone Storchi, Presidente del Club MeccatronicaIvan Trenti, Direttore Generale Azienda Ospedaliera Santa Maria NuovaAndrea Viero, Amministratore Delegato ENIA

Consulenza: The European House AmbrosettiProgetto grafico: Jack Blutharsky

Si ringraziano tutti i colleghi dell’Area Pianificazione Strategica che hanno collaborato alla redazione di questo documento.

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