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SPUNTI DIDATTICI - LA RIVOLUZIONE FRANCESE | 1 DI CHE COSA STIAMO PARLANDO? LA RIVOLUZIONE FRANCESE La rivoluzione francese fu un periodo di radicale e a tratti violento sconvolgimento sociale, politico e culturale occorso in Francia tra il 1789 e il 1799, assunto dalla sto- riografia come lo spartiacque temporale tra l’età moderna e l’età contemporanea. A riassumere magistralmente i valori della rivoluzione è il discorso di Danton tenuto nel processo che lo condannerà alla pena capitale: “Coloro che volgeranno lo sguardo su di noi si chiederanno che genere di uomini siamo stati, che non dicano che eravamo peggiori di coloro che abbiamo messo da parte. So che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo, e chiedo perdono per esso a Dio e agli uomini. Non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano bensì un appello, l’ultima e unica risorsa alla sfrenata cieca follia di uomini terrorizzati e gonfi di rabbia. Invece, si è trasformato in un grande assassino di coscienze. Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiu- stizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita, delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello stato, della chiesa e dell’esercito, in ogni singolo distretto tributario di questo nostro grande corpo politico, lo stato di Francia. Ed abbiamo dichiarato che su questa terra, il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre. La libertà che noi abbiamo con- quistato l’abbiamo data a chi era schiavo e la lasciamo al mondo in eredità, affinché moltiplichi e alimenti le speranze che abbiamo generato. Questo è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade, i cannoni e di tutti i reggimenti di cavalleria d’Europa; è una ispirazione, per il sogno comune a tutti gli uomini di qualsiasi paese. Una fame di libertà che non potrà più essere ignorata. Une faim de liberté qui ne peut plus être ignorée.” IVAN Di NOIA , ROMINA RANZATO, MIRCO TREVISAN, CRISTINA RANZATO, RAFFAELE PIZZATTI SERTORELLI. STORIE in CATTEDRA di e con

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SPUNTI DIDATTICI - LA RIVOLUZIONE FRANCESE | 1

DI CHE COSA STIAMO PARLANDO?

LA RIVOLUZIONE FRANCESE

La rivoluzione francese fu un periodo di radicale e a tratti violento sconvolgimento sociale, politico e culturale occorso in Francia tra il 1789 e il 1799, assunto dalla sto-riografia come lo spartiacque temporale tra l’età moderna e l’età contemporanea. A riassumere magistralmente i valori della rivoluzione è il discorso di Danton tenuto nel processo che lo condannerà alla pena capitale:

“Coloro che volgeranno lo sguardo su di noi si chiederanno che genere di uomini siamo stati, che non dicano che eravamo peggiori di coloro che abbiamo messo da parte. So che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo, e chiedo perdono per esso a Dio e agli uomini. Non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano bensì un appello, l’ultima e unica risorsa alla sfrenata cieca follia di uomini terrorizzati e gonfi di rabbia. Invece, si è trasformato in un grande assassino di coscienze.

Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiu-stizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita, delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello stato, della chiesa e dell’esercito, in ogni singolo distretto tributario di questo nostro grande corpo politico, lo stato di Francia. Ed abbiamo dichiarato che su questa terra, il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre. La libertà che noi abbiamo con-quistato l’abbiamo data a chi era schiavo e la lasciamo al mondo in eredità, affinché moltiplichi e alimenti le speranze che abbiamo generato.

Questo è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade, i cannoni e di tutti i reggimenti di cavalleria d’Europa; è una ispirazione, per il sogno comune a tutti gli uomini di qualsiasi paese.

Una fame di libertà che non potrà più essere ignorata.

Une faim de liberté qui ne peut plus être ignorée.”IVAN Di NOIA , ROMINA RANZATO, MIRCO TREVISAN, CRISTINA RANZATO, RAFFAELE PIZZATTI SERTORELLI.

STORIE in CATTEDRA

di e con

SPUNTI DIDATTICI - LA RIVOLUZIONE FRANCESE | 2

APPROFONDIMENTI

LA RIVOLUZIONE AMERICANA

Fu il conflitto che, tra il 1775 e il 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d’America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna. A partire dal 1778 la guerra, iniziata come ribellione indipenden-tistica locale, si trasformò in un conflitto globale tra le grandi potenze europee per il predominio sui mari e nei territori coloniali. La Francia entrò in guerra a fianco degli americani e, in alleanza anche con la Spagna e le Province Unite, cercò di sfidare il predominio britannico e di ottenere la rivincita dopo la sconfitta nella guerra dei sette anni.

La Gran Bretagna invece poté rafforzare il suo corpo di spedizione in America reclutando numerosi contingenti di truppe mercenarie tedesche. Dopo alterne

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO

Dopo il successo della Rivoluzione Francese l’Assemblea Nazionale Costituente decise di assegnare a una speciale Commissione di cinque membri il compito di sti-lare una Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino da inserire nella futura costituzione, nell’ottica del passaggio dalla monarchia assoluta dell’Antico Regime a una monarchia costituzionale.

L’impatto di questa elencazione di principi fu innovativa e rivoluzionaria allo stesso tempo. Sei settimane dopo la presa della Bastiglia e sole tre settimane dopo l’abo-lizione del feudalesimo, la Dichiarazione attuò uno sconvolgimento radicale della società come mai era avvenuto nei secoli precedenti.

“I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle scia-gure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessante-mente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti […]”

COME NE STIAMO PARLANDO?

Com’è possibile fare didattica attraverso il teatro?

Quattro attori in un piccolo palcoscenico, simile al praticabile di Commedia dell’Arte, cercheranno di trasmettere non solo concetti ma soprattutto stimolare il desiderio di conoscenza.

La banda mimante è uno stile recitativo d’invenzione contemporanea che richiama il linguaggio cinematografico e si basa quindi su competenze metalinguistiche molto usate e sfruttate dalle nuove generazioni.

L’obiettivo è catturare l’attenzione dei ragazzi in modo accattivante per predisporre l’amore per la ricerca, la scoperta, la bellezza e il piacere della lettura, del teatro, della cultura.

Con STORIE in CATTEDRA si vedranno quindi gli attori letteralmente “sopra la cattedra” scolastica che attraverso lo stile della pantomima e della narrazione raccon-teranno in pochi minuti l’approfondimento didattico proposto.

vicende, la sconfitta britannica contro le forze franco-americane guidate dal gene-rale George Washington e dal generale Jean-Baptiste de Rochambeau, segnò una svolta decisiva della guerra. Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine al conflitto. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito, che dovette cedere alla Francia il Senegal, Santa Lucia e Tobago, alla Spagna la Florida e Minorca e alle Province Unite le sue colonie asiatiche. La Francia tuttavia, nonostan-te alcuni successi, non riuscì a strappare alla Gran Bretagna il dominio dei mari e la corona britannica mantenne il possesso delle Antille e del Canada mentre buona parte dell’India rimaneva sotto il controllo dell’East India Company.

SPUNTI DIDATTICI - LA RIVOLUZIONE FRANCESE | 3

SPUNTI DI RIFLESSIONE

1. LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ

“• La LIBERTÀ consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui”

“• UGUAGLIANZA poiché la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite; ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede”

2. IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI?

La più incredibile contraddizione della Rivoluzione Francese sta forse nel fatto che cercando di conseguire diritti fondamentali per la dignità dell’essere umano, si sia arrivati a una delle rivendicazioni più sanguinarie della storia.

Secondo Dewey, per esempio, non esistono dei valori che debbano essere ac-quisiti a ogni costo, ma qualsiasi valore può essere rifiutato nel momento in cui la sua realizzazione rende sproporzionato il rapporto mezzi-fini. Anche in questa cosa c’è forte interdipendenza tra mezzi e fini così che il mezzo non è inteso come qualcosa di estrinseco al fine ma una parte frazionaria di esso cioè una sua parziale realizzazione.

Allo stesso modo è attraverso la consapevolezza del fine da raggiungere che ven-gono stabiliti i mezzi per perseguirlo. In questo senso se compio un lavoro che mi piace il mio lavoro non sarà svolto per un fine ben preciso ma sarà esso stesso un fine in quanto gratificante di per sé.

JACQUES LOUIS DAVID

Sarà uno dei maggiori e principali rappresentanti dell’iconografia legata non solo alla rivoluzione ma anche a Napoleone Bonaparte. Nel 1788 David esegue il “Ritratto di Lavoisier e della moglie”, ma Antoine Lavoisier è anche esattore delle imposte e responsabile dell’amministrazione delle munizioni e gli esplosivi dell’esercito. Anche il dipinto “I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli” provoca timori nelle autorità, poiché si teme un paragone tra l’intransigenza del console Lucio Giunio Bruto, che non esitò a sacrificare i figli che cospiravano contro la Repubblica, e la debolezza di Luigi XVI rispetto al fratello conte d’Artois, favorevole alla repressione dei rappresen-tanti del Terzo Stato. Dal 1786 David aveva frequentato gli ambienti dell’aristocrazia progressista conoscendo, tra gli altri Chénier, Charles de Bailly e Condorcet e, nel sa-lotto di Madame de Genlis, Bertrand Barère, Barnave e Alexandre de Lameth, prossi-mi protagonisti della Rivoluzione. All’annuncio dell’assassinio di Marat, il 13 luglio 1793, la Convenzione incarica David di fare per Marat quel che aveva fatto per Lepeletier. Amico di Marat, David era stato tra gli ultimi ad averlo visto ancora vivo. Egli si occupa anche dei funerali, che si svolgono il 16 luglio nella chiesa dei Cordeliers. In ottobre, la tela è terminata e viene esposta, nella sala delle sedute della Convenzione, dal no-vembre del 1793 fino al febbraio del 1795. Con “La morte del giovane Barra” David realizza il suo terzo e ultimo quadro sul tema dei martiri della Rivoluzione: l’esempio è dato, questa volta, dal caso di un giovanissimo tamburino di 13 anni, Joseph Barra, ucciso dai vandeani per essersi rifiutato di gridare «viva il re».

“• FRATELLANZA ovvero non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi”

Quelle sopra riportate sono citazioni tratte dalla Dichiarazione dei diritti dell’uo-mo e del cittadino entrate a far parte della Costituzione del 1795 e soprattutto riconosciute e divenute motto nazionale della Repubblica Francese per anto-nomasia; insieme al tricolore formano probabilmente il connubio simbolico più rappresentativo del movimento rivoluzionario.

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3. RICCHEZZA e POVERTÀ

Esistono pareri discordanti sull’accettabilità morale e sull’utilità della disuguaglian-za, e su quanta disuguaglianza sia necessaria o tollerabile in una società. Sostan-zialmente, le opinioni di valore sulla disuguaglianza possono assumere una triplice veste.

Da un lato, vi è chi elogia la disuguaglianza come necessaria e utile poiché forni-sce uno stimolo proficuo alla crescita economica, in quanto innesca una benefica competizione, individuale e collettiva, tra soggetti diseguali: questo processo, però, può esprimersi solo a condizione che gli operatori si muovano in una situazione di libero mercato, priva di significativi condizionamenti e interventi pubblici.

D’altro canto, vi è chi, pur auspicandone il superamento, considera la disugua-glianza come un elemento congenito alla stessa natura del sistema capitalistico, necessario al suo funzionamento: sarà lo stesso sistema capitalistico a determina-re il superamento quando si producano laceranti disparità economiche e sociali.

Vi è, infine, chi la considera invece come un problema sociale ed economico, so-prattutto quando raggiunge particolari intensità: secondo questa visione, politiche di contrasto alla disuguaglianza si ripercuotono positivamente sull’intero sistema economico e sociale e non solo su coloro i quali sono gli immediati beneficiari di quelle politiche.

La disuguaglianza economica varia tra le società e nei diversi periodi storici: tra strutture o sistemi economici, guerre passate e future, differenze nella capacità degli individui di creare ricchezza, sono tutti fattori in grado di generare disugua-glianza economica.

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