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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA
Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria
Studio biometrico dell’occhio del cavallo mediante l’impiego
dell’esame ecografico bidimensionale
Candidato: Mussi Emanuele Relatori: Prof.ssa Citi Simonetta
Dott. Barsotti Giovanni
ANNO ACCADEMICO 2007/2008
Studio biometrico dell’occhio del cavallo mediante l’impiego dell’esame ecografico bidimensionale
Parole chiave: biometria, calibro, cavallo, ecografia bidimensionale, occhio. La biometria dell’occhio è utile per identificare alcune patologie che modificano le dimensioni oculari (micro/macroftalmia, glaucoma, ectasia sclerale, etc). La misurazione ecografica delle strutture oculari può essere eseguita sia con l’esame A-mode che con quello B-mode. La prima tecnica permette di ottenere delle misure più accurate, ma risulta di maggior difficoltà di esecuzione rispetto alla B-mode, che viene maggiormente impiegata nella pratica clinica. Obiettivi: lo scopo del lavoro è stato quello di standardizzare l’esame ecografico oftalmico bidimensionale nel cavallo, cercando di individuare una metodica applicabile nella pratica dell’oftalmologia veterinaria. Materiale e metodi: sono state eseguite misurazioni ecografiche sugli occhi di 25 cavalli (15 femmine e 10 maschi), prelevati post mortem. Queste, sono state confrontate con i dati ottenuti mediante misurazioni dirette con calibro del bulbo oculare e, una volta estratto, del cristallino, allo scopo di valutare l’esistenza di una reale corrispondenza tra le misure ecografiche e quelle reali. I risultati ottenuti sono stati sottoposti a studio statistico. Risultati: dall’analisi dei dati ottenuti dal confronto ecografiche del diametro longitudinale del globo e del cristallino dell’occhio destro sono risultate concordi con le misurazioni fisiche, mentre è stata riscontrata una differenza significativa per quanto riguarda il diametro trasversale del globo e del cristallino e il per il diametro longitudinale del cristallino dell’occhio sinistro. Key words: biometry, B mode ultrasound, caliber, eye, horse.
Ocular biometry is useful to identify some pathologies that change the eye’s dimension (such as micro/macro-ophtalmo, glaucoma, scleral ectasy, etc). The measure of ocular structures can be made with A mode or B mode ultrasound tecniques. The first method is more careful, but also more industrious than the second. So bidimensional ultrasound is more use in clinic pratic than monodimensional. Purpose: make a standardization technique of bidimensional equine ultrasound to apply to the pratic ophthalmology. Methods: we have made an ophthalmic ultrasound exame of twenty five horse’s eyes (fifteen female and ten male) extirped post mortem. The result have been compared with caliber’s measures of the globe and also, after extraction, of the lens, to check the real correspondence between physical and ecographic values. The obtained results have been controlled by a statistic study. Results: from values analisys, the ultrasound’s measurement of the longitudinal diameter of globe and lens of left right, have been agreed with the caliber’s measures, while has been identified a significative difference about of the trasversal diameter of globe and lens and of the longitudinal diameter of left lens.
Indice
Parte generale
Pag. 3 Introduzione
Pag. 5 Anatomia dell’occhio
Pag. 20 Esame ecografico oftalmico nel cavallo
Pag. 29 La biometria oftalmica
Parte sperimentale
Pag. 39 Introduzione
Pag. 39 Materiale e metodi
Pag. 46 Risultati
Pag. 54 Discussione e conclusioni
Pag. 61 Ringraziamenti
Pag. 62 Bibliografia
Introduzione
L’esame ultrasonografico oculare è uno strumento diagnostico di facile esecuzione e
non invasivo per l’animale che assume un ruolo di fondamentale importanza nei casi in
cui particolari patologie, quali insulti corneali, uveiti, cataratta e traumi, inducono
un’opacizzazione del segmento anteriore dell’occhio e impediscono una normale
valutazione della porzione posteriore del globo mediante un normale oftalmoscopio o un
biomicroscopio(16).
Mediante l’esame ecografico è possibile inoltre studiare ed identificare eventuali
alterazioni a carico delle strutture orbitali ed effettuare lo studio biometrico delle
componenti oculari, utile in tutti quei casi in cui determinate patologie determinano una
variazione delle dimensioni oculari (macroftalmo, microftalmo, estasia sclerale,
cataratta, etc)(21).
I primi studi biometrici oftalmici in Medicina Veterinaria risalgono agli Anni Ottanta nel
cane(15) e nel cavallo(7,14). Negli Anni Novanta sono stati eseguiti anche sui Ruminanti(6)
e sul gatto(3). Recentemente tale impiego è stato sperimentato e applicato anche in
Avicoli(4) e Mustelidi(5).
La misurazione ecografica delle strutture oculari può essere eseguita sia con l’esame A-
mode che con quello B-mode. La prima tecnica permette di ottenere una misurazione
più precisa, ma presenta maggior difficoltà di esecuzione rispetto alla tecnica
bidimensionale.
Per questo motivo, attualmente, la tecnica monodimensionale viene utilizzata solo
raramente nella pratica clinica oftalmologica, nella quale è generalmente impiegato
l’esame B mode(20).
La scopo del lavoro è stato quello di standardizzare l’esame ecografico oftalmico
bidimensionale nel cavallo, cercando di ottimizzare una metodica standard applicabile
nella pratica clinica.
Sono state eseguite misurazioni ecografiche su 50 occhi prelevati post mortem da 25
cavalli (15 femmine e 10 maschi) macellati presso il Macello Pubblico di Sarzana.
Sono stati misurati rispettivamente il diametro longitudinale trasversale del globo
oculare, il diametri longitudinale e trasversale del cristallino, la camera anteriore e la
camera vitrea.
I valori ottenuti sono stati confrontati con i dati ottenuti mediante misurazioni dirette con
calibro del bulbo oculare e, una volta estratto, del cristallino, allo scopo di valutare se
esistesse una reale corrispondenza tra le misure ecografiche e quelle reali.
Anatomia dell’occhio del cavallo
L’occhio è l’organo deputato alla vista.
Ha origine da strutture nervose, mesenchimali ed epiteliali, che sviluppandosi durante la
vita embrionale, danno origine al bulbo oculare e ai suoi annessi, costituiti dall’apparato
motore e protettore(13).
Il globo oculare, nel cavallo, è una struttura di forma sub sferica di 4,2-4.5 cm di
diametro longitudinale per 5-5.4 cm per diametro trasversale. E’ contenuto nell’orbita,
struttura ossea delimitata, nella porzione dorso mediale, dalle ossa frontale, lacrimale,
zigomatico, temporale e sfenoide che assume forma di cono con apice mediale base
laterale, disposta sulla porzione latero-dorsale del cranio(13).
Il bulbo oculare è adagiato su un cuscinetto adiposo, detto corpo adiposo dell’orbita,
che gli garantisce protezione contro le azioni pressorie e urti violenti.
A differenza dell’uomo le cavità orbitarie sono orientate lateralmente con un inclinazione
diversa a seconda delle specie (nel cavallo l’angolo di divergenza degli assi orbitari è di
circa 115°). La porzione posteriore del bulbo insieme alla componente muscolare
estrinseca dell’occhio, ai vasi, ai nervi e alla componente ghiandolare, è avvolta da una
Fig.1 Cranio equino
consistente membrana connettivale, detta periorbita. All’interno di questa, il bulbo, la
componente muscolare, nervosa e vascolare sono circondati da un sistema di fasce,
che possono essere distinte in orbitarie e del bulbo. La fascia orbitaria superficiale è
una sottile membrana connettivale adesa alla faccia interna della periorbita. La fascia
orbitaria profonda origina dalle palpebre e dal margine corneale della sclera e si divide
in numerosi setti che separano i muscoli oculari estrinseci (retti e obliqui).
La fascia del bulbo è un involucro di scorrimento posto tra il globo oculare e corpo
adiposo. Cranialmente continua con la fascia orbitaria profonda e caudalmente, a livello
dell’emergenza del nervo ottico, si fonde con la sclera(10).
Approssimativamente le dimensioni dell’orbita negli equini sono 6-6,2 cm di larghezza,
6-6,6 cm di altezza e 8,5-9.8 cm di profondità. Il cavallo ha un campo visuale di circa
350°, come conseguenza della posizione laterale dell’orbita, ma anche dell’estensione
nasale della retina e della forma della pupilla(1).
Dell’occhio vengono descritti tre assi:
- asse orbitale: dal centro della base all’apice dell’orbita
- asse ottico: passante per i poli del bulbo oculare
- asse visuale: collega il punto di massima visione della retina con l’oggetto
visualizzato .
Il globo oculare presenta una parete costituita da tre tonache concentriche, fibrosa,
vascolare e nervosa, e contiene al suo interno il cristallino, lente biconvessa trasparente
dotata di notevole elasticità, fondamentale per il processo visivo.
Quest’ultimo suddivide l’occhio in due distretti: una porzione anteriore, suddivisa
dall’iride in camera anteriore, compresa tra la cornea anteriormente e l’iride, e la
camera posteriore, tra l’iride e la faccia craniale del cristallino, che contiene umor
acqueo, e la camera vitrea, tra la faccia posteriore del cristallino e il fondo dell’occhio,
che contiene invece umor vitreo(13).
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La coroide si estende su gran parte del globo e continua cranialmente nel corpo ciliare
a livello dell’ora serrata della tunica nervosa. E’ costituita da tessuto connettivo ricco di
fibre elastiche, organizzato, dall’esterno verso l’interno, in diversi strati: sovracoroide
(strato di connettivo lasso ricco di cellule pigmentate), strato vascolare (ricco di vasi
sanguigni che derivano dalle arterie ciliari e sono drenati dalle vene vorticose), tapetum
lucidum (strato riflettente che occupa il fondo del bulbo oculare, in maniera più o meno
estesa a seconda della specie), lamina corio-capillare e lamina basale.
Nel cavallo il tapetum lucidum è di forma semilunare ed è posto superiormente alla
papilla ottica.
Il corpo ciliare, poco sviluppato nella specie equina, è una formazione anulare
localizzata nella porzione anteriore dell’occhio, che sporge con i suoi processi nella
cavità del bulbo, tra camera posteriore e vitrea.
Inizia in corrispondenza del passaggio tra parte ottica e parte cieca della retina in
corrispondenza di una formazione lineare, detta ora serrata.
E’ costituito da due porzioni anulari che si continuano una nell’altra: l’orbicolo e la
corona ciliare. Sulla sua superficie esterna è applicato il muscolo ciliare. L’orbicolo
ciliare è una stretta zona anulare, in continuità con la corioide, rilevato nella sua
porzione centrale nelle pliche orbicolari.
La sua porzione interna è tappezzata dalla retina. La corona ciliare appare come una
zona circolare posta anteriormente all’orbicolo. La sua superficie interna, rivestita dalla
retina, è percorsa da rilievi, detti processi ciliari (nel cavallo ne sono presenti un
centinaio). Tra questi decorrono i solchi ciliari, da cui originano le fibre zonali, tese tra
corpo ciliare e cristallino a costituire l’apparato sospensore del cristallino.
La corona è in rapporto esternamente con il muscolo ciliare, responsabile
dell’accomodamento(10).
L’iride è una continuazione del corpo ciliare ed appare come un diaframma contrattile
posto appena cranialmente al cristallino, perforato nella sua porzione centrale dal
forame pupillare o pupilla. Quest’ultima risulta circondata dal muscolo sfintere della
pupilla che, mediante la sua contrazione, regola il passaggio della luce attraverso il
cristallino.
L’iride è costituito da una porzione uveale e da una retinica. La porzione uveale è
costituito da uno stroma connettivale, in continuità con quello del corpo ciliare, ricco di
vasi, rilevato nei processi iridei.
La faccia anteriore dell’iride è tappezzata dall’endotelio della camera anteriore, che
continua cranialmente con quello della cornea. La faccia posteriore è rivestita da un
epitelio in doppio strato pigmentato. Nei Ruminanti e nel cavallo alcune propaggini di
questo possono debordare, più frequentemente sul margine pupillare superiore, verso il
foro pupillare in rilievi detti corpora nigra. Lo strato più esterno di quest’epitelio è
costituito da cellule mioepiteliali che, nel loro insieme, formano il muscolo dilatatore
della pupilla(10).
Tunica nervosa o retina: è la membrana più interna dell’occhio ed è formata da due
lamine, una più esterna costituita da cellule pigmentate, e una interna occupata da
cellule nervose.
La porzione della retina anteriore all’equatore del bulbo, come detto, va a costituire
l’iride e il corpo ciliare; quella posteriore è la parte ottica, perché contiene i fotorecettori.
Quest’ultima è costituita da una catena di tre neuroni, che, dalla periferia al centro,
sono:
- cellule dei coni e cellule dei bastoncelli
- cellule bipolari
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leghino uno o più fotorecettori.
Le cellule ganglionari sono neuroni di grosse dimensioni, il cui neurite va a costituire il
nervo ottico.
A livello retinico esistono anche altri tipi cellulari: le cellule orizzontali (che si trovano
nella zona di contatto tra le cellule bipolari e i fotorecettori e fungono come elementi di
connessione tra le due cellule), le cellule amacrine (localizzate a livello del neurite delle
cellule bipolari ed entrano in connessione nella sinapsi tra cellule bipolari e multipolari)
e le cellule di Müller (che appartengono alla nevroglia e costituiscono un rivestimento
isolante per tutti gli elementi della retina).
In sezione, la retina risulta costituita da dieci strati (dall’esterno verso l’interno):
- epitelio pigmentato (cellule pigmentate della lamina esterna della retina)
- strato dei coni e dei bastoncelli
- membrana limitante esterna (propaggini dei recettori e cellule di Müller)
- strato dei granuli esterni (fibre esterne dei fotorecettori)
- strato plessiforme interno (sinapsi tra fotorecettori e cellule bipolari)
- strato dei granuli interno (pirenofori cellule bipolari, cellule amacrine ed orizzontali)
- strato plessiforme esterno (sinapsi tra cellule bipolari e multipolari)
- strato cellule multipolari
- strato delle fibre nervose (neuriti cellule multipolari)
- membrana limitante interna (cellule di Müller) (13).
Le camere dell’occhio: il bulbo oculare è costituito da tre camere: anteriore, posteriore e
del vitreo.
La camera anteriore è delimitata dalla cornea e dall’iride e comunica con la posteriore
attraverso il foro pupillare(13). La pupilla nel cavallo adulto è orizzontale ed ellittica(1).
Quest’ultima è posta tra iride e faccia anteriore del cristallino.
Entrambe le camere contengono umor acqueo, liquido viscoso contenente sali, glucosio
e proteine. L’umor acqueo è prodotto dai corpi ciliari e riassorbito presso il plesso
venoso della sclera(13).
Il volume di umor acqueo presente in un cavallo adulto va da 1.6 a 2.4 ml(1).
La camera del vitreo è delimitata dalla faccia posteriore del cristallino e dal fondo
dell’occhio e contiene il corpo vitreo.
Questo è una sostanza trasparente, gelatinosa, ricca di acqua, il cui stroma è costituito
da una trama di sottilissime fibrille che costituiscono la membrana vitrea. Tale struttura
fibrillare è imbevuta da un materiale meno consistente, costituito per massima parte da
acqua (99%), sali, proteoglicani, glicoproteine, detto umor vitreo.
La faccia anteriore del vitreo appare scavata in una struttura concava detta fossa
ialoidea, determinata dal cristallino(13).
L’occhio equino contiene in media 28 ml di umor vitreo(1).
Cristallino: è una lente biconvessa trasparente collocata trasversalmente dietro l’iride ed
è accolto nella fossa ialoidea del vitreo(13).
La sostanza del cristallino è costituita da una porzione corticale e da una porzione
centrale, più consistente, detta nucleo.
La lente è avvolta da una membrana elastica, detta capsula del cristallino(10).
La porzione equatoriale di questa serve da attacco alle fibre zonali con cui la lente si
aggancia alla lamina basale del corpo ciliare(1).
Sotto di questa si trova l’epitelio del cristallino, di tipo cubico monostratificato, le cui
cellule aumentano in altezza procedendo verso l’equatore per poi disporsi, nella
porzione posteriore, in file meridiane dette fibre del cristallino. Tali fibre sono disposte in
strati concentrici e sono distinte in periferiche (anucleate e di minor consistenza) e
centrali (di maggior consistenza). Queste ultime vanno a costituire il nucleo del
cristallino(10).
Nervo ottico: origina a livello della papilla ottica dove vanno a congiungersi i neuriti delle
cellule ganglionari. Da qui, attraversata la coroide e la sclera, si immette nel canale
osseo per poi penetrare nella scatola cranica e convergere nel chiasma ottico(13).
Annessi oculari: costituiscono gli apparati motori e protettori dell’occhio.
Fig.4 Annessi oculari
L’apparato motore dell’occhio è costituito dai muscoli estrinseci, tutti striati, che con la
loro contrazione regolano il movimento del globo oculare: muscoli retti, obliqui, retrattori
del bulbo.
I muscoli retti sono quattro, distinti laterale, mediale, dorsale e ventrale. Originano dal
fondo dell’orbita e si portano cranialmente sulla fascia del bulbo e, anteriormente
all’equatore, si inseriscono sulla sclera.
I muscoli obliqui sono due, dorsale e ventrale. Iniziano dal fondo dell’orbita e terminano
sulla porzione dorso-mediale e ventro-laterale del globo.
Il retrattore del bulbo origina dal margine del canale ottico e termina sulla porzione
posteriore del bulbo.
I muscoli estrinseci vengono innervati dal nervo abducente (m. retto laterale e retrattore
del bulbo), trocleare (m. obliquo dorsale) e oculomotore (tutti gli alti muscoli).
L’apparato protettore del globo è costituito dalle palpebre, dalla congiuntiva e
dall’apparato lacrimale. Le palpebre sono distinte in superiore e inferiore, unite
all’estremità del margine libero a livello delle commessure(13).
Le palpebre sono composte di una sottile lamina cutanea, sovrastante il muscolo
orbicolare delle palpebre, il tessuto connettivo stromale e la lamina congiuntivale(1).
Nella palpebra si distinguono il margine fisso, che continua con la cute della testa, il
margine libero, che definisce la rima palpebrale, e due faccie, una interna, tappezzata
dalla congiuntiva, epitelio pavimentoso stratificato appoggiato su una lamina propria
connettivale, ed una esterna, rivestita da cute e ricca di peli e ghiandole sebacee e
sudoripare.
Dal margine libero superiore hanno origine le ciglia, tra le quali sono presenti ghiandole
sudoripare (ghiandole di Moll) e sebacee (ghiandole dei Zeis). Sulla porzione interna del
margine sboccano i dotti delle ghiandole tarsali, o di Meibonio, (40-50 nella palpebra
superiore, 30-35 in quella inferiore) che secernono sebo, necessario per stabilizzare il
film lacrimale.
Sulla cute palpebrale inferiore sono presenti numerosi peli tattili(13).
Nell’angolo mediale dell’occhio è presente una piega congiuntivale, sostenuta da una
struttura cartilaginea a forma di T, detta terza palpebra o membrana nittitante(10).
Questa, applicata direttamente sul bulbo oculare, esplica azione protettiva nei confronti
dell’occhio, produce e distribuisce sul segmento anteriore dell’occhio il film lacrimale(1).
La struttura cartilaginea risulta costituita da cartilagine ialina ed elastica e presenta un
peduncolo, ricoperto dalla ghiandola della terza palpebra, che procede in profondità
nell’orbita oltrepassando il fondo del sacco congiuntivale(10).
La congiuntiva della terza palpebra è costituita da un epitelio stratificato squamoso e da
un sottostante stroma connettivale ricco di vasi e ghiandole(1).
Sulla faccia esterna della cartilagine sono presenti le ghiandole superficiali, a
secrezione mista; su quella interna è invece presente la ghiandola della terza
palpebra(13). Quest’ultima sovrasta la base della terza palpebra, immersa nel corpo
adiposo extra orbitale. Produce gran parte del film lacrimale(1).
Il sistema lacrimale è costituito dalle ghiandole di Meibonio, che producono la
componente lipidica del film lacrimale, dalla ghiandola lacrimale principale e dalla
ghiandola della terza palpebra (componente acquosa) e dalle cellule congiuntivali
caliciformi (componente mucosa). Il secreto così prodotto viene distribuito sull’occhio
dalle palpebre e dalla membrana nittitante(1).
Le ghiandole lacrimali principali sono formazioni di piccole dimensioni localizzate
nell’angolo dorso laterale dell’orbita. Sono di tipo tubulo alveolare composto e
secernono un secreto, le lacrime, che viene riversato nel fornice congiuntivale superiore
con 12-16 dotti. Nei fornici sono presenti anche ghiandole lacrimali accessorie. Le
lacrime si raccolgono nel sacco congiuntivale e, dopo aver esercitato la loro funzione
lubrificante e umettante sul bulbo oculare, vengono eliminate attraverso le vie
lacrimali(13).
Le vie lacrimali iniziano a livello dell’angolo nasale della commessura palpebrale, su
una zona rilevata detta papilla, presso la quale è presenta una piccola depressione, il
punto lacrimale. Da questo punto originano dei brevi canali lacrimali che fanno capo al
sacco lacrimale, il quale rappresenta la prima parte del dotto naso-lacrimale, che,
attraverso l’osso mascellare, raggiunge la fossa nasale omolaterale. Tutte le vie
lacrimali sono tappezzate da un epitelio pavimentoso stratificato, ricco di cellule
mucipare(13).
Vascolarizzazione e innervazione dell’occhio: il globo oculare è raggiunto da tre sistemi
arteriosi: il sistema arterioso della corioide, quello retinico e quello congiuntivale. Il
primo apporta sangue alla corioide, al corpo ciliare e all’iride. Il sistema retinico è
costituito da diversi rami derivanti dalla arteria oftalmica esterna. Il sistema
congiuntivale, dopo essersi suddiviso nelle arterie congiuntivali anteriori e posteriori,
vascolarizza la congiuntiva.
Il sistema venoso è satellite delle arterie(10) ed è costituito dalle vene ciliari, anteriori e
posteriori, e dalle quattro vene vorticose che convergono nella vena oftalmica.
L’innervazione sensitiva è garantita dai rami del trigemino(13).
Quest’ultimo è costituito da due rami principali, il nervo oftalmico e il mascellare. Da
questi originano diversi rami sensitivi che raggiungono le varie strutture oculari(11).
L’innervazione motrice dei muscoli estrinseci è sostenuta dai nervi abducente, facciale,
trocleare e oculomotore(13). Le ghiandole lacrimali risultano innervate da fibre
simpatiche e parasimpatiche che prendono origine dai nervi lacrimale e zigomatico,
derivanti dal facciale. La ghiandola della terza palpebra è innervata dal nervo infra-
trocleare(10).
Esame ecografico oftalmico nel cavallo
Tecnica d’esame
Il primo impiego dell’esame ecografico nello studio delle strutture oculare risale al 1956
in Medicina umana.
In Medicina Veterinaria venne introdotto in oftalmologia alla fine degli Anni Sessanta
con la metodica A mode. L’applicazione dell’esame ecografico bidimensionale risale al
1980(11). Negli ultimi decenni tale metodica ha assunto una posizione sempre più
rilevante tra gli esami complementari in oftalmologia(17).
L’esame ultrasonografico oculare è uno strumento diagnostico di facile esecuzione e
non invasivo per l’animale che assume un ruolo di fondamentale importanza nei casi in
cui particolari patologie, quali insulti corneali, uveiti, cataratta e traumi, impediscono una
normale valutazione della porzione posteriore del globo mediante un normale
oftalmoscopio o un biomicroscopio(16).
Mediante l’esame ecografico è possibile inoltre studiare le strutture orbitali e identificare
eventuali forme patologiche a carico di questo distretto(20).
I soggetti in esame sono generalmente contenuti mediante il travaglio e sottoposti ad
una blanda sedazione con Detomidina Cloridrato (0,02-0,04 mg/Kg IV) o Xilazina
cloridrato (0.3-0.4 mg/Kg IV). In caso di trauma o dolore oculare può essere aggiunto
butorfanolo (0.01-0.02 mg/Kg IV). Nei soggetti più tranquilli è sufficiente l’utilizzo di
anestetico topico (ossibuprocaina cloridrato o,4% - Novesina®). Nella maggior parte dei
pazienti non sono necessari blocchi nervosi(21).
L’esame può essere eseguito mediante tecnica A-mode e B-mode.
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La scansione B-mode fornisce un’immagine bidimensionale in tempo reale delle
strutture osservate (Fig.6)(2)
Fig. 6 Immagine B mode occhio equino
La tecnica ecografica B mode può essere eseguita mediante l’impiego di diversi tipi di
trasduttore (sonde convex, lineari, settoriali) ad una frequenza compresa tra 5 e 10
mHz.
In funzione del fatto che la frequenza della sonda è inversamente proporzionale alla
capacità degli ultrasuoni di attraversare i tessuti, il tipo di sonda e la sua frequenza
vengono scelti in base al tipo di struttura oculare in esame(21).
Per cui per studiare la porzione anteriore dell’occhio vengono utilizzate sonde a
maggior frequenza (10 mHz). Viceversa per il segmento posteriore e la regione retro
bulbare, trasduttori da 6-7.5 mHz(18).
Recentemente, sono stati applicati anche l’esame Color Doppler e Doppler Pulsato per
lo studio della vascolarizzazione dell’occhio e peribulbare, e l’esame ecografico ad alta
frequenza (con trasduttori fino a 50 MHz), per uno studio più dettagliato delle strutture
oftalmiche(2).
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I trasduttori vengono posizionati parallelamente alla fessura palpebrale e danno un
sezione del globo oculare, lungo l’asse visivo, nella quale, per convenzione, il canto
mediale è localizzato nella porzione destra dell’immagine, mentre il laterale a sinistra(21).
Durante l’esecuzione dell’esame ultrasonografico B-mode, si procede a un esame
topografico, mediante cui si valutano localizzazione, forma ed estensione delle lesioni,
ad una valutazione dinamica e quantitativa delle strutture oculari(2).
Dell’occhio possono essere valutate le seguenti misurazioni:
- diametro longitudinale globo (DLG:dalla superficie esterna della cornea fino alla
faccia posteriore della sclera)
- diametro trasversale globo (DTG:distanza tra due porzioni equipolari della sclera
misurata all’equatore del globo)
- diametro longitudinale cristallino (DLC:distanza tra la faccia anteriore e quella
posteriore del cristallino, misurata dalla porzione esterna della
capsula)
- diametro trasversale del cristallino (DTC:distanza tra i due punti di attacco del
cristallino sui corpi ciliari)
- camera anteriore (CA:tra faccia interna della cornea e porzione esterna della
capsula anteriore del cristallino)
- camera del vitreo (CV:porzione esterna della capsula posteriore del cristallino e
faccia interna retina).
Fig.8 Immagine schematica delle misurazioni del globo oculare eseguite mediante l’esame ecografico bidimensionale
Anatomia ecografia bidimensionale
L’immagine ecografica B-mode dell’occhio sano è caratterizzata da una struttura
sferica, a contenuto anecogeno, ben delimitata anteriormente e posteriormente da
strutture iperecogene(2).
Del globo oculare vengono visualizzate le sue tonache, la cornea, la camera anteriore, i
corpi ciliari, il cristallino, la camera vitrea e lo spazio retro bulbare (nervo ottico,
componente muscolare, orbita) (Fig.9 a e b).
Fig. 9aLegenda
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Fig.10 Corpora nigra; * distanziatore (dito di guanto) Il cristallino (C) è in condizioni fisiologiche anecogeno, delimitato da un rinforzo di
parete anteriore e posteriore. Caudalmente a questo si trova la camera del vitreo (E)
che appare anch’essa anecogena.
La retina non è generalmente distinguibile dalle altre tonache che costituiscono la
parete del globo oculare.
F
Fig. 11 D: camera vitrea; F: nervo ottico; G: muscoli; H: orbita
A livello retro bulbare (Fig.12) si evidenzia il nervo ottico (F), struttura triangolare
ipocogena con base aderente alla porzione posteriore del bulbo oculare, circondato
dalla componente muscolare (G) e da quella adiposa(21).
La b
Introdu
La biom
scienza
compo
statistic
La misu
umana
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La misu
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Diversi studi sono stati condotti per valutare se esistesse una differenza significativa tra
le misurazioni ottenute con la tecnica A mode e quella B mode.
In uno studio condotto da Hamidzada e Osubeni nel 1999 su occhi di cammello estratti
al momento della macellazione, sono state identificate delle differenze significative tra le
misurazioni ottenute con le due tecniche: i valori biometrici ottenuti in B mode dello
spessore della cornea e della camera anteriore apparivano sovrastimati rispetto a quelli
A mode, mentre quelli del diametro longitudinale del cristallino, della camera del vitreo e
del globo apparivano sottostimati.
In un primo momento gli Autori imputarono le differenze ottenute ad errori sviluppati
nello svolgimento dell’esperimento, in particolar modo dovuti alla presenza di artefatti.
Ripetendo lo studio cercando di minimizzare al massimo le variabili descritte, arrivarono
alla conclusione che tra le misure ottenute con le due metodiche non vi fosse una
differenza significativa.
In uno studio condotto da Roger et al. (1986) tali differenze sono state valutate su occhi
di cavallo, anche essi estratti al macello. Dall’analisi dei dati ottenuti gli Autori sono
arrivati alla conclusione che esiste una differenza significativa solo nelle misurazioni
dello spessore della cornea e della camera anteriore.
In un lavoro eseguito da Hussein e coll. (1995), non è stata identificata nessuna
differenza significativa tra le misurazioni A mode e B mode su occhi di bovini e ovini.
Biometria oculare nelle diverse specie animali
L’impiego dell’ecografia per la misurazione delle strutture oculari venne primariamente
applicato in Medicina Umana.
I primi studi biometrici oftalmici in Medicina Veterinaria risalgono agli Anni Ottanta nel
cane(15) e nel cavallo(7,14). Negli Anni Novanta sono stati eseguiti anche sui Ruminanti(6)
e sul gatto(3). Recentemente tale impiego è stato sperimentato e applicato anche in
Avicoli(4) e Mustelidi(5).
Attualmente mentre tale applicazione dell’ecografia svolge ancora un ruolo di
fondamentale importanza in Medicina Veterinaria, in quella Umana è stata sostituita da
metodiche più sofisticate e precise.
Cavallo
Nel cavallo sono stati condotti studi sia su occhi estratti al momento della macellazione
che in vivo.
In un lavoro condotto da Rogers e coll. (1986), è stato seguito l’esame ecografico
bidimensionale di 95 occhi equini estratti alla macellazione.
I valori rilevati sono stati confrontati con quelli ottenuti mediante la misurazione diretto
con un calibro, dopo aver congelato l’occhio.
Sono state eseguite le misurazioni riportate in tabella, ottenendo i seguenti valori medi
(Tab.1):
B Mode Calibro
Cornea 2.33 1.58
Camera anteriore 4.22 4.49
Iride 2.50 1.66
Corpo ciliare 3.99 3.97
Lente 11.93 12.25
Vitreo 17.37 18.73
Retina 2.20 -
Diametro longitudinale globo 39.4 40
Tab. 1 Valori medi (in mm) misurazioni occhi equini estratti. Da Roger e coll. (1986)
Dall’analisi dei dati gli Autori sono arrivati alla conclusione che, fatta eccezione per la
cornea e per il diametro trasversale del globo, non vi era una differenza significativa tra
misure ecografiche e fisiche.
Tale differenza era, secondo gli Autori, da imputarsi alla deformazione subita dal globo
oculare nel processo di congelamento.
In uno studio di McMullen e coll. del 2006 è stato effettuata la valutazione biometrica
delle strutture oculari in 14 cavalli adulti, mediante la tecnica
B-mode, impiegando una sonda da 12,5 mHz. E’ stata utilizzata la tecnica trans
corneale, interponendo, dopo aver inoculato sulla superficie oculare un anestetico
locale, un distanziatore tra trasduttore e cornea costituito da un dito di guanto
contenente acqua distillata.
Sono stati rilevati seguenti valori medi (Tab.2):
Camera anteriore 5.63
Diametro longitudinale cristallino 11.75
Diametro longitudinale globo 39.23
Tab. 2 Valori medi (in mm) strutture oculari equine in vivo. Da McMullen e coll. (2006)
Ruminanti
Le misure biometriche ecografiche dell’occhio sono state eseguite anche nei Ruminanti.
Hussein e coll. (1995), hanno misurato le strutture oculari di 60 bovini e 60 ovini,
prelevandoli al momento della macellazione. Hanno effettuato, immergendo i globi
oculari in soluzione salina allo 0,9% a 21° di temperatura, l’esame ecografico trans
corneale A-mode e B-mode. Poi, dopo aver congelato l’occhio, hanno misurato
direttamente le strutture oculari mediante un calibro.
Sono stati misurati lo spessore della cornea, la camera anteriore, il diametro
longitudinale del globo, il diametro longitudinale del cristallino e la camera vitrea,
ottenendo i valori medi riportati in tabella (Tab.3):
Bovini A mode B mode Calibro
Cornea 1.4 1.4 1.1
Camera anteriore 6.2 6.3 5.8
Diametro longitudinale cristallino
11.3 11.3 12.4
Camera vitrea 13.7 13.9 15.6
Diametro longitudinale globo 31.3 31.5 33.2
Ovini
Cornea 0.75 0.77 0.9
Camera anteriore 4.3 4.2 3.5
Diametro longitudinale cristallino
8.2 8.2 9.4
Camera vitrea 10 10 11.5
Diametro longitudinale globo 23 23 24.2
Tab. 3 Valori medi (in mm) strutture oculari bovine e ovine. Da Hussein e coll. (1985)
Dall’analisi dei dati ottenuti, gli Autori hanno concluso che la differenza presente tra le
misurazioni in A-mode e quelle in B-mode non può essere considerata significativa. Lo
è invece quella tra misure ecografiche e misure con il calibro. A loro parere ciò deve
essere associato alla lieve deformazione che il globo oculare subisce con il
congelamento.
Cammello
In uno studio condotto da Osubeni e Hamidzada nel 1999 è stata eseguita la
misurazione ecografica mediante metodica A-mode con un trasduttore a 10 mHz, degli
occhi di 22 cammelli, estratti al momento della macellazione. L’ecografia è stata
eseguita immergendo i globi oculari in acqua distillata a 20°.
Dall’analisi dei dati ottenuti gli Autori hanno osservato una maggior dimensione delle
strutture oculari del cammello rispetto al suino e al cane, ma minore rispetto al cavallo e
bovino e hanno ottenuto i seguenti valori medi (Tab.4):
Camera anteriore 5.26
Diametro longitudinale cristallino 10.93
Camera vitrea 14.85
Diametro longitudinale globo 31.05
Tab. 4 Valore medi (in mm) misurati nel cammello. Da Osubeni e coll. (1999)
Cane
Nel cane i primi studi biometrici risalgono agli anni Ottanta. In uno studio eseguito da
Shiffer e coll. nel 1980, è stata effettuata, su soggetti sedati, la misurazione biometrica
col solo impiego dell’ecografia A-mode mediante un trasduttore a 10mHz, di 32 occhi di
cani con assenza di patologie oculari. Dallo studio sono stati ottenuti i valori medi
riportati in tabella (Tab.5):
Camera anteriore 4.95
Diametro longitudinale cristallino 7.14
Camera vitrea 9.51
Diametro longitudinale globo 21.6
Tab. 5 Valori medi (in mm) misurati nel cane. Da Shiffer e coll. (1980)
Mediante altri due studi condotti rispettivamente da Cottrill e coll. (1989) e Shiffer e coll.
(1985) sono state effettuate le misurazioni ecografiche monodimensionale,
bidimensionali e fisiche per razza canine brachicefale e dolicocefale. Sono stati ottenuti
i seguenti valori (Ta.6):
DOLICOCEFALI BRACHICEFALI Fisica B mode A mode Fisica B mode A mode
Camera anteriore 4,0-6,0 2,0-5,5 2,0-5,0 3,0-5,5 2,0-5,0 2,0-5,0
Cristallino 5,0-8,0 6,7-8,9 6,7-7,8 5,0-8,0 6,7-8,9 3,3-10,0
Camera vitrea 8,5-12 9,0-10,0 6,0-11,0 8,0-12,0 7,5-10,0 5,5-10
Diametro longitudinale
globo
19,5-22,0
18,3-23,4
16,8-22,8
18,0-20,0
17,8-22,8
15,7-23,3
Tab. 6 Valori medi (in mm) delle strutture oculari nelle razze canine brachicefale e dolicocefale. Da Cottril
e coll. (1989) e Shiffer e coll. (1985)
Gatto
In uno studio condotto da Gilger e coll. (1998), sono state determinate le dimensione di
alcune strutture oculari nel gatto mediante l’impiego della tecnica A mode. Il lavoro è
stato condotto sugli occhi di 35 gatti adulti, di cui 25 in vivo e 10 cadaveri.
I gatti appartenevano a diverse razze e non presentavano alterazioni patologie oculari.
Non sono state rilevate differenze significative tra i valori dei due occhi e sono stati
ottenuti i seguenti valori medi (Tab.7):
In vivo Cadaveri
Camera anteriore 5.07 4.38
Diametro longitudinale cristallino 7.76 7.95
Diametro longitudinale globo 20.91 19.82
Tab. 7 Valori medi (in mm) dimensioni componenti oculari nel gatto. Da Ginger e coll. (2006)
Avicoli
In una lavoro pubblicato nel 2006 da Gumpenberger e coll. è stato eseguito lo studio
biometrico di 190 occhi di specie avicole (diurne e notturne) mediante l’esame
ecografico bidimensionale con una sonda convex da 5-7 mHz. I valori ottenuti
(rappresentati nella tabella seguente) sono stati confrontati con quelli ottenuti mediante
l’esame tomografico. Tutte le procedure sono state eseguite su soggetti sedati.
Piccione Poiana Gheppio Gufo
Cornea 0,62 0,83 0,52 0,79
Camera anteriore 1,3 2,9 1,9 2,7
Diametro longitudinale cristallino 3,3 5,5 4,3 6,3
Diametro trasversale cristallino 6,5 12,7 9,4 10,4
Camera vitrea longitudinale 6,1 13 8,2 6,5
Camera vitrea trasversale 12,4 25,4 16,4 /
Diametro longitudinale cristallino 11,6 22,7 15,6 15,9
Diametro trasversale cristallino 14,2 27,5 18,2 /
Parete posteriore 0,56 0,68 0,82* 0,52
Tab. 8 Valori medi (in mm) misurazioni ecografiche delle componenti oculari di diverse specie avicole. Da
Gumpenberger e coll. (2006)
Furetto
L’esame biometrico è stato eseguito anche nel furetto.
In uno studio del 2007 condotto da Hernandez-Guerra e coll. è stato eseguito l’esame
ecografico oftalmico bidimensionale, mediante un trasduttore da 7.5 mHz, di 22 furetti,
13 maschi e 9 femmine, sedati. Sono stati misurati la camera anteriore, il diametro
longitudinale del cristallino, la camera vitrea e il diametro longitudinale del globo
ottenendo i seguenti dati medi (Tab.9):
Camera anteriore 1.31
Diametro longitudinale cristallino 3.42
Camera vitrea 2.26
Diametro longitudinale globo 7
Tab.9 Valori medi (in mm)strutture oculari nel furetto. Da Hernandez-Guerra e coll. (2007)
Parte sperimentale
Introduzione
Lo scopo dello studio è stato quello di verificare se esistesse una reale corrispondenza
tra le misure delle strutture oculari ottenute mediante l’impiego delle esame ecografico
bidimensionale e quelle ottenute mediante la misurazione fisica diretta con un calibro, al
fine di standardizzare la tecnica ultrasonografica applicata.
Materiale e metodi
Lo studio si è svolto eseguendo esami ecografici su occhi estratti post mortem da
cavalli macellati presso il Macello Pubblico di Sarzana.
In accordo con il direttore del Macello, con i veterinari responsabili del servizio ispettivo
operanti presso la struttura e con i proprietari degli cavalli macellati, sono stati prelevati
entrambi gli occhi insieme ai tessuti molli perioculari, dopo l’abbattimento, una volta
separata la testa dalla restante carcassa, mediante dissezione dei tessuti peribulbari
con l’utilizzo di bisturi (Fig.13).
Fig.13 Teste equine separate dalla carcassa, prima del prelievo degli occhi
I globi oculari, una volta muniti di riconoscimento per distinguere i due controlaterali,
sono stati trasportati in appositi contenitori che permettessero il mantenimento a
temperatura di refrigerazione.
Lo studio è stato effettuato su 50 occhi, prelevati da 25 cavalli, 10 maschi e 15
femmine, di età compresa tra 5 e 156 mesi, tutti Indigeni, eccetto un Purosangue
Inglese.
Trasportati presso la Sezione di Diagnostica per Immagini del Dipartimento di Clinica
Veterinaria della Facoltà di Medicina Veterinaria di Pisa sono stati sottoposti ad esame
ecografico transcorneale.
L’esame si è svolto con un ecografo carrellabile Toshiba Core-vision utilizzando due tipi
di sonde multifrequenza: una settoriale da 5 mHz e una lineare 7.5 mHz (Fig. 14 e 15).
Fig. 14 E
L’occhi
E’ stato
distillat
misurat
una so
Ogni m
medio.
Sono s
- diam
pos
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all’e
- diam
del
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sui
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obo, poi, u
siderazion
ea fino alla
della sclera
e e quella
attacco del
sterna dell
eriormente.
con acqua
ma è stato
utilizzando
ne il valore
a porzione
a misurata
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cristallino
la capsula
a
o
o
e
e
a
e
o
a
- camera del vitreo (porzione esterna della capsula posteriore del
cristallino e faccia interna retina).
Fig. 16 Immagine schematica misurazione diametro longitudinale globo (DLG) e trasversale globo (DTG)
Fig. 17 Immagine schematica misurazione diametro longitudinale cristallino (DLC), trasversale cristallino (DTC), camera anteriore
(CA) e vitrea (CV)
Esegui
sono st
Fig. 18 A
Fig. 20 globo
Infine,
caudalm
diamet
te queste,
tati misura
Asportazione
Misurazione
tramite
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ro trasvers
il globo è
ti diametro
e tessuti perib
e diametro t
un incisio
corpo cilia
sale e long
è stato libe
o trasversa
bulbari
rasversale d
one con
are è stato
itudinale (F
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ale e longitu
Fig. 19peribulb
del Fig. 21del glob
bisturi lu
o esposto
Fig 22, 23,
essuti perib
udinale de
9 Globo ocbari
1 Misurazionbo
ngo il d
il cristallin
, 24 e 25).
bulbari e, m
el globo (F
culare libero
ne diametro
iametro t
no e anche
mediante u
ig. 18, 20 e
o dai tessut
longitudinale
rasversale
e di quest
un calibro,
e 21).
ti
e
e, appena
to misurati
a
i
Fig.22 A
Fig 24 Mcristallino
Apertura glob
Misurazione do
bo oculare
diametro trassversale del
Fig.23 Es
Fig. 25 Mdel cristal
strazione del
Misurazione dllino
cristallino
diametro long
gitudinale
Risultati
E’ stato sempre possibile eseguire tutte le misurazioni prefissate.
Tutte le misurazioni effettuate sono state registrate su moduli pre-stampati al momento
dell’esecuzione dell’esame ecografico.
Dopo di ché i dati sono stati trasferiti su un foglio di lavoro di Microsoft Excel e
sottoposti a studio statistico. Nella tabella 10a e 10b sono riportati i valori delle
misurazioni ecografiche dei sei parametri presi in considerazione: diametro
longitudinale e trasversale del globo, diametro longitudinale e trasversale del cristallino,
camera anteriore e camera vitrea. Solo dei primi quattro è state effettuato anche lo
studio biometrico con il calibro.
Questo è stato eseguito sia per l’occhio sinistro che per il destro.
Età Razza Peso DTG DLG DTC DLC CA CV DLG c DTGc DTCc DLCc 12F met 200 44 33,2 18,3 10,8 2 15 32,1 43 18 10,2 48F PSI 400 47,9 36,1 20 11,4 3 18 36 42,5 19,3 11 7F met 200 44,8 32,1 19,6 10,8 2,2 14 31,5 44 18,7 10 36F met 350 43,6 33,8 18 12,3 3 13 32,6 43 18,1 12
156M met 400 50 41,7 20,8 13 5,3 20 42 49 21 12,5 5M met 200 42 35,6 16,8 11,3 4 16 36,6 42 16,8 11
144M met 500 54 40,5 21,8 12,3 4,2 21 42,3 52,3 21 12 60M met 400 51,4 40,6 20,8 12,1 3,8 16 39 48 21,3 12,5 12F met 200 46,4 33,6 17,9 11,1 3 15 34 45 17 11,1
120F met 420 51,5 39 19,8 12,7 4,8 20 40 49,5 20 12,4 84F met 400 48 37,1 19 11,5 3,7 16 38,6 47 18,4 12
132M met 450 52,2 41,3 21 13,8 4,2 19 41 51,3 21 13,5 156F met 500 50,4 42 21 14,2 4 19 42,3 51,4 21,3 14 8M met 200 45,8 33 17,9 11,1 3,2 16 32,5 45 17 10,9 12F met 200 46,5 34,2 18,6 12,1 3,8 16 33,7 43 17,9 11,8
108M met 450 51,8 41,2 19,8 13,5 4 19 50,2 40,3 18,7 13 60F met 400 50,2 40,2 19,8 12,5 3 16 39,5 49,3 19 12,5
144M met 500 51,4 41,6 21,5 13,4 4,2 20 41 50,6 20,5 12,9 8M met 200 44,9 32,5 17 11,1 3 15 32,6 44 16,6 10,9
108F met 400 52 40,2 20,3 12,8 4,9 20 40 51 21 12,5 48F met 350 44 34,2 18,5 12,8 3,5 13 34 43,8 18,1 12,4 60F met 400 46,5 41 19,5 12,2 3,3 15 39,4 46 19,5 12,5 10M met 200 46,4 33,4 17,9 11 3 16 34,2 45,2 17,5 11,1 96F met 400 44,5 40,2 21 12,3 4 21 41 46 20 13
144F met 400 43 41 21,9 12,4 4,2 19 45 43 20 12,5 Tab. 10 a Sono riportati segnalamento e peso dei 25 cavalli in esame con le misurazioni effettuate - Occhio destro Legenda: DTG= diametro trasversale globo; DLG= diametro longitudinale globo; DTC= diametro trasversale cristallino; DLC= diametro longitudinale cristallino; CA= camera anteriore; CV= camera vitrea. La lettera “c” affiancata alle sigle precedenti si riferisce alle misurazioni eseguite con calibro.
Età Razza Peso DTG DLG DTC DLC CA CV DLGc DTG c DTCc DLCc 12F Met 200 44,6 33 18,6 11 2,2 14,3 32,1 44 17,5 11 48F PSI 400 46,9 36,6 19 11,4 3 17,6 36 42 9,6 10,8 7F Met 200 43,5 32 17,4 11 2 15 31,5 43 16,9 10,5 36F Met 350 43,5 35,4 18 12,2 3,2 18,6 35 43,2 18,2 11,7
156M Met 400 50,2 41,7 20,8 13,3 5,6 18,2 42 50 21 13 5M Met 200 41,7 35,6 16,6 11,1 3,9 16,2 36,6 42,1 16,4 11
144M Met 500 53 41,7 21,2 12,9 4,2 21 41 51,2 19,5 12,3 60M Met 400 51,4 40 20,8 12,1 3,7 16,5 38,6 48 21 12,5 12F Met 200 46,6 34 17,9 11 3 16,2 34 44 17,6 11,2
120F Met 420 52,3 39,2 19,8 12,7 5 17,7 40 50 20,5 12 84F Met 400 48,8 37,7 19 11,5 4 17,7 38,1 48,6 19,5 11,3
132M Met 450 54,8 43,3 21,2 13,5 4 20,4 41,7 52 21,5 13,5 156F Met 500 50,2 42 21,5 13,8 3,7 19,4 42,1 50,3 22 13,6 8M Met 200 46 34,5 16,8 11 3,2 16,5 35,2 45,6 16,5 11,2 12F Met 200 46,6 34 18,3 11,9 3,5 18,2 33,2 45,9 17,6 11,2
108M Met 450 51 40,6 19 13,1 3,8 18,4 40,3 50 18,3 12,4 60F Met 400 51 39,7 20,1 12,1 3,2 16,2 39 50,2 18,8 11,8
144M Met 500 52,4 42,5 21,8 13,4 4 20,4 41,7 51,6 20,9 12,9 8M Met 200 45,2 33,8 15,8 10,9 3 15,9 34,9 45 15,4 10,8
108F Met 400 52,3 40,5 20,6 12,9 5 19,8 39,9 51,7 20,5 12,7 48F Met 350 44,3 34,9 18,3 13,2 3,6 18,7 34,8 44,8 18,2 12,2 60F Met 400 47,1 40,5 20,1 11,9 3,2 15,9 40,3 47 18,9 11,5 10M Met 200 46,8 34,5 18 11 3,4 16,5 34 44,8 17,3 11,1 96F Met 400 45 40 20,5 12,2 4 21 39,5 44,7 19,9 12
144F Met 400 44,5 40 21 12,3 4 20,8 45 40,2 20,5 12 Tab.10 b Sono riportati segnalamento e peso dei 25 cavalli in esame con le misurazioni effettuate - Occhio sinistro Legenda: DTG= diametro trasversale globo; DLG= diametro longitudinale globo; DTC= diametro trasversale cristallino; DLC= diametro longitudinale cristallino; CA= camera anteriore; CV= camera vitrea. La lettera “c” affiancata alle sigle precedenti si riferisce alle misurazioni eseguite con calibro.
Tutti i dati ottenuti sono stati poi valutati e sottoposti a test statistici per verificare la
corrispondenza tra le misurazioni ecografiche e quelle fisiche. Questo è stato
ovviamente eseguito su tutti i dati ad eccezione delle misurazioni della camera anteriore
e della camera vitrea.
Innanzitutto per ogni occhio, ognuna delle 6 dimensioni (diametro longitudinale e
trasversale del globo, diametro longitudinale e trasversale del cristallino, camera
anteriore e camera vitrea ) è stata sottoposta a test per verificare se i valori fossero
distribuiti normalmente all’interno del loro insieme.
Poi sono stati appaiati tra loro i dati da confrontare e analizzati con t-test in caso di dati
accoppiati e con Wilcoxon test per dati non accoppiati; sono stati valutati non
significativi i valori di P> 0,05.
Di seguito sono riportati i risultati di tali test (Tab. 11 a e b).
Variabile Diff.Media Std Dev. P
DLG/DLGc -0.47 2.14 0.281
DTG/DTGc 1.52 2.50 0.0056
DLC/DLCc 0.17 0.35 0.024
DTC/DTCc 0.43 0.60 0.0015
Tab. 11 a Risultati correlazione misure ecografiche e misure fisiche occhio destro
mediante Test T di Student (segue)
Variabile Diff.Media Std Dev. P
DLG/DLGc 0.04 1.25 0.850
DTG/DTGc 1.19 1.44 0.0004
DLC/DLCc 0.28 0.33 0.0003
DTC/DTCc* - - 0.0074
Tab. 11 b Risultati correlazione misure ecografiche e misure fisiche occhio sinistro
mediante Test T di Student e di Wilcoxon* (per DTC e DTCc) (segue). Legenda: DTG= diametro trasversale globo; DLG= diametro longitudinale globo; DTC= diametro
trasversale cristallino; DLC= diametro longitudinale cristallino; CA= camera anteriore; CV= camera vitrea. La lettera “c” affiancata alle sigle precedenti si riferisce alle misurazioni eseguite con calibro.
Dall’analisi dei risultati ottenuti nello studio statistico è stata identificata una differenza
statisticamente significativa per le misurazioni dei diametri trasversali sia del globo che
del cristallino e per il diametro longitudinale del cristallino dell’occhio sinistro.
Abbiamo inoltre voluto verificare se esistessero delle differenze significative in funzione
di altri parametri, quali l’età, il peso, il sesso, e tra le misurazioni dell’occhio destro e
sinistro.
Prendendo in considerazione dapprima l’età, ci siamo accorti che l’aumento di questa
corrispondeva con un incremento del peso vivo dei cavalli studiati.
Questo ci ha permesso di suddividere i soggetti in esame in due gruppi:
- Gruppo 1: soggetti fino ai 24 mesi (fino a 200 kg)
- Gruppo 2: soggetti dai 25 ai 156 mesi (sopra i 200 kg)
Erano presenti 8 soggetti fino ai 24 mesi (4 maschi e 4 femmine) con un peso medio di
200 kg e 17 soggetti da 25 a 156 mesi (6 maschi e 11 femmine), con peso medio di 419
kg.
La tabella 12 riporta i valori medi delle misurazione delle strutture oculari studiate, sia
ecograficamente che meccanicamente.
Cavalli fino a 24 mesi MISURE
ECOGRAFICHECALIBRO
Sinistro
Destro
Sinistro
Destro
CA 3.02 3 - -
DLC 11 11.16 11.05 10.87
DTC 17.42 18 17.1 17.43
CV 16.1 15.3 - -
DLG 33.98 33.45 33.93 33.4
DTG 45.12 45.10 44.3 43.9
Cavalli da 25 a 156 mesiMISURE
ECOGRAFICHECALIBRO
Sinistro
Destro
Sinistro
Destro
CA 3.95 3.94 - -
DLC 12.7 39.51 12.20 12.54
DTC 20.15 20.26 19.9 19.8
CV 18.72 17.9 - -
DLG 39.78 39.51 39.70 40.22
DTG 49.33 48.96 47.97 47.29
Tab. 12 Valori medi (in mm) ottenuti dall’esecuzione dell’esame biometrico ecografico e fisico (con calibro) per due gruppi di cavalli in esame
Anche in questo caso è stato eseguito uno studio statistico per verificare se esistesse
una significativa differenza di dimensioni con l’aumento del peso e dell’età.
Riportiamo in tabella 13 i valori di P ottenuti.
MISURE ECOGRAFICHE
CALIBRO
Sinistro Destro Sinistro Destro CA 0.004 0.004 - -
DLC 0.001 0.001 0.003 0.001
DTC 0.001 0.001 0.0005 0.001
CV 0.006 0.009 - -
DLG 0.001 0.002 0.001 0.001
DTG 0.004 0.006 0.0124 0.0195
Tab. 13 Valori di P rilevati per categorie di peso ed età
Per tutti i casi esaminati è stata riscontrata una differenza significativa ed è stato
osservato in entrambi gli occhi un incremento delle dimensioni sia ecografiche che
fisiche delle strutture oculari studiate, proporzionale all’aumentare del peso dell’animale.
Successivamente è stato studiato se esistesse una differenza significativa fra le
misurazioni eseguite con studio ecografico e con calibro in maschi e femmine.
I risultati dello studio statistico sono riportati nella tabella 14.
Occhio destro
Occhio Sinistro
Occhio destro
Occhio sinistro
DLG 0.209 0.290 CV 0.331 0.814
DTG 0.142 0.158 DLGc 0.350 0.415
DLC 0.743 0.574 DTGc 0.521 0.160
DTC 0.978 0.849 DLCc 0.931 0.302
CA 0.227 0.244 DTCc 0.934 0.889
Tab. 14 Valori di P rilevati nel confronto tra misure effettuate nei maschi e nelle femmine
Non sono state riscontrate differenze significative tra i valori misurati nei maschi e quelli
misurati nelle femmine.
Infine è stato eseguito il confronto tra le misurazioni, sia ecografiche che fisiche, rilevate
per occhio sinistro e per quello destro. I risultati dello studio statistico sono ripostati
nella seguente tabella.
DLG 0.043 CV 0.0254
DTG 0.060 DLGc 0.687
DLC 0.347 DTGc 0.196
DTC 0.060 DLCc 0.097
CA 0.919 DTCc 0.235
Tab. 15 Valori di P dal confronto tra valori misurati per l’occhio destro e per il sinistro
Dall’analisi dei dati ottenuti non è stata riscontrata nessuna differenza ad eccezione
delle misure ecografiche della camera vitrea (P= 0,0254).
Non siamo riusciti a dare una spiegazione logica a tale risultato.
Discussione e conclusioni
Lo scopo principale dello studio è stato quello di verificare se esistesse una reale
corrispondenza tra le misure delle strutture oculari ottenute mediante l’impiego delle
esame ecografico bidimensionale e quelle ottenute mediante la misurazione fisica
diretta con un calibro, al fine di standardizzare la tecnica ultrasonografica applicata.
Dal confronto tra i valori ecografici e quelli ottenuti mediante misurazione diretta delle
strutture oculari, le misurazioni ecografiche del diametro longitudinale del globo e del
cristallino dell’occhio destro sono risultate concordi con le misurazioni fisiche, mentre è
stata riscontrata una differenza significativa per quanto riguarda il diametro trasversale
del globo e del cristallino e il per il diametro longitudinale del cristallino dell’occhio
sinistro.
Per quanto concerne le dimensioni della camera anteriore e della camera vitrea,
avendo eseguito, per tali strutture, solamente misurazioni ecografiche, non è stato
possibile confrontarle con quelle fisiche.
Le differenze riscontrate, a nostro parere, potrebbero derivare da imprecisioni
nell’esecuzione delle misurazioni ecografiche dovute alla difficoltà nell’ottenere una
risoluzione precisa nella scansione delle strutture oculari.
Per quanto riguarda il diametro trasversale del globo non è stato spesso possibile
ottenere un immagine nitida e precisa delle tonache del globo oculare perché a
differenza dei limiti anteriori e posteriori, evidenti come sottile linee iperecogene, i
margini laterali apparivano spesso sfumati e isoecogeni con i tessuti perioculari.
A nostro parere ciò, in molti casi, ha pregiudicato la corretta esecuzione della
misurazione di tale diametro (Fig.26).
Fig 26 Immagine bidimensionale globo oculare; si può notare come in questo caso i limiti laterali siano sfumati.
Per quanto concerne il diametro trasversale del cristallino per l’esecuzione della
misurazione sono stati presi come riferimenti i punti di inserzione della lente ai corpi
ciliari, evidenti ecograficamente come due punti iperecogeni presenti nello spessore dei
corpi ciliari stessi (Fig. 27).
Fig.27 Attacco del cristallino ai corpi ciliari
In molti casi questi riferimenti sono stati visualizzati con molta difficoltà e ciò, a nostro
parere, può aver impedito una misurazione precisa del diametro trasversale del
cristallino.
La presenza di differenze significative potrebbe essere anche conseguenza della
naturale deformazione subita dall’occhio nel periodo di tempo compreso tra il prelievo al
macello e l’esecuzione dell’esame ecografico. Tale teoria sarebbe confermata anche
dalle alterazioni morfologiche riscontrate in alcuni casi a carico del settore anteriore
dell’occhio e in particolar modo della camera anteriore
I risultati ottenuti sono in accordo solo in parte con l’unico lavoro scientifico presente in
bibliografia e condotto da Roger e coll. nel 1986, in 95 cavalli, riguardante la valutazione
biometrica dell’occhio equino estratto alla macellazione mediante l’esame
ultrasonografico bidimensionale e il confronto tra misure ecografiche e fisiche ottenute.
Nel nostro lavoro infatti sono stati ottenuti valori medi delle dimensioni oculari
ecografiche e fisiche in accordo non solo con quelli rilevati da Roger et al., ma anche
quelli riscontrati da McMullen e coll. nel 2006; in vivo, su 14 cavalli.
Per quanto riguarda la correlazione tra misure ultrasonografiche e fisiche invece, nello
studio di Roger e coll. è stata rilevata una differenza significativa solo per lo spessore
della cornea (da noi non studiata) e per la dimensione del diametro trasversale del
globo, come nel nostro caso, ma non per il diametro longitudinale e trasversale del
cristallino.
La discordanza presente è probabilmente da imputarsi alla diversa metodica utilizzata
da Roger e coll. per l’esecuzione del loro studio.
Nel loro caso infatti, il globo oculare è stato completamente immerso dal momento del
prelievo e per tutta l’esecuzione dell’esame ecografico, in soluzione fisiologica a 25° per
evitare una sua disidratazione e deformazione, procedura che non è stata inserita nel
nostro protocollo.
Per l’esecuzione dell’esame ecografico gli Autori hanno impiegato una sonda settoriale
da 7,5 mHz identico per tipo e per frequenza a quello utilizzato nel nostro studio solo
per la misurazione del diametro trasversale del globo, per cui la discordanza rilevata per
le altre misurazioni potrebbe anche essere associata a questa differenza nella scelta
dei trasduttori.
Per quanto riguarda l’esecuzione dello studio biometrico con il calibro Roger e coll.
hanno congelato e successivamente tagliato il globo lungo il piano sagittale.
Ciò ha probabilmente permesso, oltre che di misurare anche lo spessore della cornea e
dell’iride (non eseguite nel nostro caso), di ottenere una misurazione più precisa delle
strutture in esame, nonostante la deformazione dell’occhio conseguente al processo di
congelamento sia ritenuta dagli Autori causa della presenza di una differenza
significativa tra misure ecografiche e fisiche del diametro trasversale del globo.
Nel nostro lavoro non abbiamo inoltre riscontrato corrispondenza nella misurazione del
diametro longitudinale del cristallino dell’occhio sinistro.
Non sappiamo trovare una spiegazione a tale risultato dal momento che la metodica
utilizzata è identica a quella impiegata per l’occhio destro e la misurazione risultava
facilitata dall’ottima visualizzazione delle linee iperecogene anteriori e posteriori del
cristallino, riferibili all’interfaccia faccia anteriore del cristallino-camera anteriore e faccia
posteriore del cristallino-camera vitrea.
Per quanto riguarda gli altri parametri da noi studiati, non sono stati presi in
considerazione da Roger e coll. l’età e il peso. Nel nostro studio abbiamo rilevato un
incremento delle dimensioni delle componenti oculari proporzionale all’incremento di
peso dei soggetti in esame.
Non è stato inoltre eseguito dagli Autori un confronto tra misure ottenute per l’occhio
destro e per il sinistro. Per questo motivo non abbiamo avuto a disposizione un mezzo
di paragone per lo studio dei risultati del nostro studio, che non hanno evidenziato
differenze significative tra le misurazioni.
Non abbiamo riscontrato inoltre differenze significative tra i valori misurati in maschi e
femmine. Tale risultato è in accordo con lo studio condotto da Roger e coll., anche se in
questo caso sono stati presi in considerazione nello studio statistico solo il diametro
longitudinale e quello trasversale del globo.
In conclusione possiamo affermare che siamo riusciti solo in parte ad ottimizzare la
tecnica d’esame a causa dei problemi frequentemente riscontrati nel ottenere un
immagine precisa delle componenti oculari da studiare.
Probabilmente una delle cause principali di questa mancata corrispondenza per diversi
parametri, tra la misurazione ecografia e quella effettiva, pensiamo che possa essere
attribuita, alla luce della bibliografia consultata, al tempo intercorso tra la macellazione e
lo studio.
L’occhio veniva prelevato verso le 9 del mattino e lo studio ecografico non veniva
eseguito prima delle 14 del pomeriggio.
Nonostante che i campioni venissero trasportati in contenitori refrigerati, probabilmente
si assisteva ad un processo di disidratazione e deformazione del globo oculare, che per
quanto non apparisse macroscopicamente, poteva essere sufficiente ad alterare i
risultati.
Abbiamo comunque ottenuto le dimensioni medie di tutte le strutture oculari proposte e
queste sono coerenti con quelle ottenute sia post mortem che nei cavalli in vivo nei
precedenti studi.
In funzione di ciò possiamo affermare che l’esame ecografico bidimensionale è una
metodica molto valida per lo studio morfologico dell’occhio e può essere applicata
inoltre per la valutazione biometrica delle strutture oculari, anche se, in quest’ultimo
caso, presenta difficoltà nel riuscire ad identificare una metodica d’esame
standardizzata.
Ringraziamenti
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito, in qualsiasi maniera, allo svolgimento di
questo studio, in particolar modo la Prof.ssa Simonetta Citi e il Dott. Giovanni Barsotti.
Un ringraziamento particolare va a tutti i veterinari in servizio presso il Macello Pubblico
di Sarzana, in particolar modo al Dott. Pastine, e a tutti gli addetti della struttura per la
disponibilità data.
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