studio geologico dott. alberto gragnani
TRANSCRIPT
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 1
�
�
LOCALITA’ TIMONAIA
COMUNE DI MARCIANA (PROVINCIA DI LIVORNO)
Indagini geologico-tecniche (D.P.G.R. 25/10/2011, n. 53/R)
COMMITTENTE E PROGETTISTA:
Arch. Laura ZERBO
Novembre 2017
Dott. Geol. Alberto Gragnani
PIA
NO
DI
RE
CU
PE
RO
P
dR
n.
6 –
“E
X D
IST
ILL
ER
IA D
I G
RA
PP
A” lo
calità
Tim
on
aia
SSTTUUDDIIOO GGEEOOLLOOGGIICCOO DDOOTTTT.. AALLBBEERRTTOO GGRRAAGGNNAANNII Via Roma 2
57030 Marciana LI P. IVA 01406380491
Cell. 347 6411865 - [email protected] - [email protected]
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 2
SOMMARIO
1 OGGETTO DELLA PRESENTE INDAGINE pag. 2 2 ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DELLE INDAGINI 3 3 UBICAZIONE DELL’IMMOBILE 3 4 DESCRIZIONE DEL TERRITORIO 4 4.1 ELEMENTI GEOLOGICI E STRUTTURALI 5 4.2 ELEMENTI LITOLOGICO-TECNICI 6 4.3 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI 7 4.4 AREE ALLAGABILI 9 4.5 ELEMENTI IDROGEOLOGICI 10 4.6 PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA 11 4.7 PERICOLOSITA’ IDRAULICA 11 4.8 CARTA DELA FATTIBILITA’ 12 5 CONCLUSIONI 14
ALLEGATI Fig. 1 ESTRATTO AEROFOTOGRAMMETRICO scala 1:10.000 Fig. 2 CARTA GEOLOGICA scala 1:5.000 – SEZIONE GEOLOGICA scala 1:2.500 Fig. 3 CARTA LITOLOGICO-TECNICA scala 1:5.000 Fig. 4 CARTA GEOMORFOLOGICA scala 1:5.000 Fig. 5 CARTA DELLE AREE ALLAGABILI scala 1:5.000 Fig. 6 CARTA IDROGEOLOGICA scala 1:5.000 Fig. 7 CARTA DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA scala 1:5.000 Fig. 8 CARTA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA scala 1:5.000 Fig. 9 CARTA DELLA FATTIBILITA’ scala 1:5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 3
STRUTTURA IN OGGETTO
1 OGGETTO DELLA PRESENTE INDAGINE
Le presenti note di ordine geologico, redatte conformemente alle DIRETTIVE
TECNICHE DI CUI ALL’ALLEGATO A AL REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE
DELL’ART. 62 DELLA L.R. 1/2005, APPROVATO CON D.P.G.R. 25/10/2011 N. 53/R,
si riferiscono al Piano di Recupero identificato come: PdR n. 6 – “EX DISTILLERIA DI
GRAPPA” località Timonaia (TAV. 3 b3 - Area di Insediamento: Poggio), previsto
all’Art. 34 della VARIANTE GENERALE al PROGRAMMA di FABBRICAZIONE del
Comune di Marciana (adottata con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 70 del 01/12/2005 ed
approvata con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 77 del 13/12/2007). L’intervento in oggetto,
che vede l’Arch. Laura ZERBO nella duplice veste di proprietaria e progettista delle
opere, si pone l’obiettivo di riqualificare l’edificio artigianale già adibito a distilleria
mediante interventi di ristrutturazione edilizia, e di convertirlo in edificio residenziale
suddiviso in 13 nuove unità abitative dai 44 ai 90 mq cadauna. All’esterno della
struttura saranno individuati un’area a verde pubblico di 528 mq ed un parcheggio
pubblico di 136 mq.
Per quanto abbiamo potuto osservare nelle tavole progettuali, lo sviluppo architettonico
e le dimensioni plano-volumetriche dell’attuale corpo di fabbrica resteranno pressoché
invariate, salvo alcune modifiche marginali per la creazione degli accessi ai vari
appartamenti e per la realizzazione dei relativi giardini pertinenziali al piano terreno.
Gli interventi previsti nel piano di recupero, permetteranno di restituire il necessario
decoro ad un edificio il cui stato di degrado ed incuria è ben visibile a tutti, giacché è
ubicato proprio in adiacenza alla Strada Provinciale.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 4
2 ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DELLE INDAGINI
Le indagini geologico-tecniche di supporto all’intervento descritto, hanno previsto una
fase preliminare tesa alla raccolta delle informazioni bibliografiche esistenti e
certificate, con particolare riguardo agli elaborati che compongono la VARIANTE
GENERALE al PROGRAMMA di FABBRICAZIONE, ed una successiva fase di
approfondimento, tesa a determinare ad una scala di maggior dettaglio le peculiarità
geologico-statigrafiche, litotecniche, geomorfologiche, idrogeologiche ed idrologiche
del sito, anche attraverso le risultanze scaturite da un rilevamento di campagna che
abbiamo esteso ad un ampio intorno dell’area d’intervento. I dati raccolti,
opportunamente restituiti su base cartografica in scala 1:5.000, hanno permesso la
redazione di una serie di carte tematiche di base, dalla cui reciproca sovrapposizione
derivano le cartografie tematiche di sintesi che rappresentano la pericolosità del sito
dal punto di vista idraulico e geomorfologico e la relativa fattibilità dell’intervento
proposto.
Tra gli elaborati previsti dalla normativa vigente, abbiamo omesso la carta delle Zone a
Maggior Pericolosità Sismica Locale (ZMPSL) e quella della Dinamica Costiera, in
quanto ci troviamo in zona a bassa sismicità (categoria sismica 4) e non vi sono tratti
costieri nell’ambito territoriale indagato.
3 UBICAZIONE DELL’IMMOBILE
La struttura della ex Grappa dell’Elba si trova in loc. Timonaia, lungo la Strada
Provinciale che collega l’abitato di Marciana Marina con i centri collinari di Marciana e
Poggio; dal punto di vista amministrativo la proprietà rientra nel Comune di Marciana,
benché in prossimità del limite che segna il passaggio al Comune di Marciana Marina.
Il fabbricato insiste su di un terreno pressoché pianeggiante, alla quota di circa 135 mt
s.l.m., che sulla Carta Tecnica Regionale troviamo alla Sezione n. 328030 con
coordinate UTM pari a:
N = 4738390 E = 1597237
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 5
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
4 DESCRIZIONE DEL TERRITORIO
La descrizione del territorio indagato, avviene attraverso l’esposizione di una serie di
elementi conoscitivi che sono rappresentati nelle così dette carte tematiche di base
(Carta Geologica, Litologico-Tecnica, Geomorfologica, delle Aree Allagabili ed
Idrogeologica), dalla cui reciproca interazione derivano le carte di sintesi (Carta della
Pericolosità Geomorfologica, della Pericolosità Idraulica e della Fattibilità); queste
ultime hanno lo scopo di rappresentare lo stato di pericolosità del sito e la conseguente
fattibilità delle previsioni urbanistiche. Ogni elaborato cartografico evidenzia con una
cerchiatura rossa il lotto oggetto del piano di recupero, così da poterlo immediatamente
associare ai vari caratteri descritti in legenda.
�
Scala 1:25.000
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 6
4.1 ELEMENTI GEOLOGICI E STRUTTURALI
Dal punto di vista geologico, la zona di Timonaia s’imposta in gran parte su terreni di
copertura alluvionale risalenti all’era quaternaria, depositati nell’area del fondovalle
dai torrenti che solcano le pendici settentrionali del M. Capanne; questi materiali sono
andati a coprire un basamento roccioso costituito da formazioni appartenenti al così
detto “anello termometamorfico” del Capanne, rappresentate in quest’area dalle
anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio, e da formazioni magmatiche filoniane fra cui
domina il porfido granodioritico. Queste formazioni litoidi sono direttamente
osservabili nei rilievi collinari che delimitano l’impluvio, dove generalmente si trovano in
condizioni di sub-affioramento (ma non è raro incontrare veri e propri affioramenti
rocciosi). Risalendo più a monte le formazioni dell’”anello termometamorfico” lasciano il
posto alla granodiorite del M. Capanne, che costituisce l’ossatura primaria del rilievo.
Riassumiamo i caratteri peculiari delle formazioni rilevate nei dintorni dell’area
d’intervento:
- Depositi alluvionali quaternari (Al) Si tratta di terreni incoerenti ma piuttosto compattati, caratterizzati da una composizione decisamente eterogenea: infatti si trova una matrice sabbioso-limosa piuttosto fine, a cui si associa in percentuale variabile una frazione di sabbia grossolana e ghiaia; il tutto ingloba numerosi elementi litici (anche di notevoli dimensioni) costituiti prevalentemente da roccia granodioritica.
- Anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio (����a)
Questa formazione rocciosa, che prende il nome dai principali minerali costituenti, deriva dal termometamorfismo di una originario diabase, del quale conserva il colore scuro (tonalità dal nero al marrone), ed il chimismo nettamente basico. Le vicende tettoniche e metamorfiche che hanno coinvolto il litotipo durante l’orogenesi appenninica e la successiva formazione del M. Capanne, ne hanno determinato un’intensa fratturazione che nei livelli più superficiali ha favorito i processi di alterazione fisico-chimica ad opera delle acque di percolazione e degli altri agenti atmosferici, e la conseguente formazione di uno spessore di suolo dell’ordine di 1 – 1,5 mt.
- Porfido granodioritico (����)
Si tratta di una roccia magmatica ipoabissale, messa in posto e consolidata sotto forma di filoni all’interno dei litotipi incassanti il corpo intrusivo del M. Capanne; ha chimismo acido, i componenti principali sono rappresentati da feldspato potassico, quarzo, biotite e plagioclasio, e la struttura è porfirica, con quarzo e feldspato idiomorfi all’interno di una massa di fondo microgranulare. Il colore del materiale varia dal grigio chiaro al “giallognolo” anche in relazione al grado di alterazione. Come abbiamo già sottolineato per le anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio, anche il porfido granodioritico è generalmente ricoperto da una coltre di suolo dell’ordine di 1 – 1,5 mt.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 7
La sezione geologica A-B che abbiamo ricostruito in Fig. 2, evidenzia il probabile
andamento delle formazioni succitate lungo una direttrice trasversale all’asse
dell’impluvio. In corrispondenza del fabbricato oggetto d’intervento lo spessore dei
depositi alluvionali è di circa 15 metri, come si è evidenziato durante la perforazione
di un pozzo ad uso domestico nelle immediate vicinanze (non più di 50 mt di distanza),
che il sottoscritto ha seguito in qualità di direttore dei lavori. A partire da tale profondità,
e per tutto il resto della perforazione, si è incontrata la formazione rocciosa delle
anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio.
4.2 ELEMENTI LITOLOGICO-TECNICI
La Carta Litologico-Tecnica (Fig. 3) raggruppa le formazioni geologiche in unità
litotecniche che, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi
rapporti geometrici, presentano caratteristiche geomeccaniche comuni. A tal fine,
abbiamo distinto i terreni incoerenti di copertura (depositi alluvionali quaternari) dai
terreni lapidei, i quali a sua volta sono stati distinti in due categorie in base al grado
medio di fratturazione.
- Terreni incoerenti di copertura, mediamente cementati, di spessore variabile Si tratta di terreni a composizione eterogenea (limo, sabbia, ghiaia e blocchi), caratterizzati da un certo grado di cementazione; la caratterizzazione geotecnica del materiale generalmente avviene a seguito di prove in sito (es. prove penetrometriche dinamiche), tuttavia sulla base delle caratteristiche composizionali osservate, possiamo valutare i parametri geotecnici fondamentali a titolo indicativo, così come riportato nella tabella seguente.
Peso specifico
������Coesione
����
Angolo di attrito�
����Capacità portante
indicativa
1,9 g/cm3 0,05 kg/cm
2 28° 1,0 kg/cm
2
- Terreni lapidei fortemente fratturati, con alterazione limitata alla sola parte corticale Si tratta di terreni lapidei (corrispondenti alla formazione delle anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio), ricoperti generalmente da un orizzonte di alterazione superficiale dell’ordine di 1/1,5 mt (suolo e/o regolite), e caratterizzati da un’alta densità di fratturazione, spiegabile con il comportamento fragile del materiale nei confronti degli stress e delle deformazioni tettoniche subite. Questi terreni generalmente hanno una bassa propensione al dissesto e risultano stabili anche in presenza di pendenze elevate, in quanto non sono presenti strutture stratificate ne orizzonti caratterizzati da proprietà geomeccaniche particolarmente scadenti. Gli unici fattori di attenzione dal punto di vista geotecnico sono dati dall’intensa fratturazione e dai processi di alterazione superficiale, che ci inducono a prendere in considerazione dei valori caratteristici ragionevolmente cautelativi.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 8
Peso specifico
������Coesione
����
Angolo di attrito�
����Capacità portante
indicativa
2,4 g/cm3 1,0 kg/cm
2 32° 1,5 kg/cm
2
- Terreni lapidei mediamente fratturati, con alterazione limitata alla sola parte corticale Si tratta di terreni lapidei a struttura massiccia (corrispondenti alla formazione del porfido granodioritico), ricoperti generalmente da un orizzonte di alterazione superficiale dell’ordine di 1/1,5 mt (suolo e/o regolite), e caratterizzati da un grado di fratturazione inferiore rispetto al caso precedente, in quanto il materiale nella sua storia geologica non ha subito i medesimi stress e le medesime deformazioni tettoniche. Anche questi terreni hanno una bassa propensione al dissesto, pertanto possono dar luogo a versanti decisamente acclivi senza presentare processi macroscopici d’instabilità. Naturalmente tale considerazione non vale per la coltre di alterazione superficiale, che dal punto di vista geomeccanico presenta i caratteri di un terreno “sciolto” e non più quelli di un materiale lapideo fortemente coeso. Anche in questo caso i parametri geotecnici assunti sono ragionevolmente cautelativi, in relazione ai processi di alterazione che generalmente attaccano la roccia a partire dalla superficie, i cui effetti si riducono progressivamente con l’aumentare della profondità.
Peso specifico
������Coesione
����
Angolo di attrito�
����Capacità portante
indicativa
2,50 g/cm3 1,0 kg/cm
2 34° 1,7 kg/cm
2
4.3 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI
La Carta Geomorfologica (Fig. 4) riporta le forme ed i processi di superficie che,
assieme alle caratteristiche geologiche e litologico-tecniche dei terreni, risultano di
particolare importanza nella determinazione delle condizioni di stabilità di un sito e
nella sua propensione al dissesto.
In relazione a quanto sopra, possiamo sottolineare come non siano emerse
situazioni d’instabilità in atto o potenziali, in quanto la morfologia dolce del rilievo in
associazione alla cura e alla manutenzione che vengono prestate al territorio, sia nella
sua componente agricola che in quella urbana, tendono a preservare lo stesso da
processi di erosione e da fenomeni gravitativi. Particolarmente importante è la funzione
dei terrazzamenti antropici realizzati mediante muri di contenimento in pietrame a
secco, che ancor oggi svolgono a pieno la loro funzione, salvo qualche limitato
episodio di dissesto che si può verificare laddove l’attività agricola non si eserciti più da
lungo periodo, o laddove l’azione della fauna di ungulati che popola le aree boschive
sia stata particolarmente incisiva. Anche la rigogliosa copertura vegetale che
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 9
caratterizza queste pendici contribuisce al mantenimento dell’equilibrio geomorfologico,
trattenendo e compattando il terreno con gli apparati radicali.
L’elaborato cartografico mette in evidenza le principali forme e/o processi
geomorfologici osservabili, distinguendole in relazione all’agente morfogenetico
predominante.
FORME / PROCESSI DI NATURA FLUVIO-TORRENTIZIA:
- Depositi alluvionali grossolani e/o accumuli di debris flows (processo inattivo) Riteniamo che i depositi alluvionali quaternari presenti nell’area di Timonaia, dal punto di vista geomorfologico siano classificabili almeno in parte come depositi di debris flows, in quanto riconducibili a delle vere e proprie colate detritico-fangose (debris flows appunto) caratterizzate da un’alta viscosità e un’altissima energia. Caratteristica distintiva di questi depositi è infatti l’assoluta mancanza di selezione granulometrica, a differenza di quanto accade per i depositi derivanti dalla normale attività fluviale o torrentizia. Riteniamo altresì che tale attività sia ormai estinta, in quanto non sussistono più le condizioni morfo-climatiche che hanno prima generato un’alta quantità di materiale detritico alle quote alte del rilievo (ambiente peri-glaciale con intenso crioclastismo), e poi determinato il suo trasporto a valle sotto forma di colate detritico-fangose (periodo paleoclimatico particolarmente umido, caratterizzato da importanti processi di alterazione meteorica con conseguente formazione di una matrice limo-argillosa all’interno delle falde detritiche, con relativa funzione “lubrificante”).
- Alveo torrentizio (forma attiva) Sono stati evidenziati gli alvei dei torrenti che attraversano la zona di Timonaia, naturalmente si tratta di forme legate a processi geomorfologici in corso d’attività.
- Linea di ruscellamento concentrato, ma limitato ad episodi occasionali (forma attiva) Abbiamo evidenziato la presenza di una direttrice lungo la quale per ragioni morfologiche possono concentrarsi le acque superficiali che non defluiscono attraverso la comune rete idrografica; tale processo a nostro avviso risulta d’importanza del tutto marginale e non comporta certamente situazioni di allerta, in quanto l’assenza di un bacino d’alimentazione a monte fa si che i quantitativi idrici in questione siano modestissimi, e probabilmente tali da essere completamente assorbiti dal terreno naturale.
FORME / PROCESSI DI NATURA GRAVITATIVA
- Deposito detritico di versante (processo inattivo) Si tratta di aree caratterizzate da un orizzonte di copertura di origine detritica, formatosi per l’accumulo progressivo di materiale clastico-terrigeno caduto dalle porzioni di versante poste immediatamente più a monte. L’osservazione delle originarie aree di alimentazione e di accumulo, che ad oggi risultano perfettamente stabili e ricoperte da una vegetazione che non presenta indicatori di “stress”, ci fa ritenere che si tratti di processi non più attivi.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 10
FORME / PROCESSI DI ALTERAZIONE METEORICA
- Coltre superficiale di suolo e/o regolite (processo attivo di pedogenesi) La sua formazione è dovuta al processo di alterazione meteorica del materiale litoide, che avviene principalmente nelle aree collinari caratterizzate da roccia sub-affiorante; a seguito dell’attacco fisico-chimico dei minerali costituenti, la formazione rocciosa tende a trasformarsi in un terreno semi coerente (regolite) o addirittura incoerente (suolo vegetale) di spessore variabile a seconda delle zone. Tale processo risulta in corso d’attività, ed è favorito dalle particolari condizioni microclimatiche del versante nord del Capanne, dove si registrano i maggiori tassi di umidità dell’intera isola, che favoriscono le trasformazioni chimiche dei minerali.
4.4 AREE ALLAGABILI
Con la Carta delle Aree allagabili (Fig. 5) si rappresentano i terreni potenzialmente
soggetti a fenomeni di inondazione da corso d’acqua o per insufficienza di drenaggio,
adeguandoci alle indicazioni che il P.A.I. riporta nella Carta di Tutela del Territorio
attraverso la definizione delle aree soggette a Pericolosità Idraulica Molto Elevata
(P.I.M.E.), all’interno delle quali vige l’art. 5 delle Norme di Piano. Fra le aree allagabili
rientrano anche le fasce di rispetto degli alvei torrentizi, che nel P.A.I. comprendono i
terreni posti entro una distanza di 10-15 mt dai cigli di sponda.
Nell’area di nostro interesse le uniche zone di attenzione sono le fasce di rispetto
dei torrenti, mentre il resto del territorio, stante le sue favorevoli condizioni di alto
morfologico (siamo in ambito collinare), presenta una pericolosità idraulica bassa o
irrilevante, in accordo con la distinzione suggerita nell’ALLEGATO A - DECRETO DEL
PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 27 aprile 2007, n. 26/R:
- Pericolosità idraulica bassa – Aree di fondovalle per le quali non ricorrono notizie storiche di inondazioni, poste in situazione morfologica favorevole (di norma 2 mt al di sopra del livello del piede esterno dell’argine o del ciglio di sponda)
- Pericolosità idraulica irrilevante – Aree collinari per le quali non ricorrono notizie
storiche di inondazioni, poste in situazione morfologica favorevole (di norma 2 mt al di sopra del livello del piede esterno dell’argine o del ciglio di sponda)
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 11
4.5 ELEMENTI IDROGEOLOGICI
Nella Carta Idrogeologica (Fig. 6) si riportano le informazioni riguardanti il tipo ed il
grado di permeabilità che caratterizzano i terreni affioranti e/o sub-affioranti all’interno
dell’area esaminata, e si evidenzia l’ubicazione dei pozzi per uso domestico censiti
dalla Provincia di Livorno; non sono stati individuati pozzi per utilizzi diversi da
quello domestico nell’ambito indagato.
FORMAZIONI A PERMEABILITA’ ALTA E MEDIO-ALTA: ACQUIFERI POTENZIALI
PER POROSITA’ PRIMARIA
- Depositi alluvionali Sono caratterizzati da una permeabilità medio-alta, grazie ai vuoti intergranulari presenti tra le particelle solide che costituiscono il terreno, anche se la presenza di una frazione fine di natura limosa limita in una certa misura la trasmissività del materiale. Le potenzialità acquifere dei depositi alluvionali, nell’area esaminata sono limitate dalla loro scarsa estensione areale e dal loro spessore limitato, mentre si fanno progressivamente più interessanti scendendo verso valle e passando nella vera e propria piana alluvionale di Marciana Marina. Riteniamo che nel contesto indagato i depositi alluvionali siano soggetti ad occasionali episodi di saturazione (per lo più nei mesi invernali), e non diano luogo ad una vera e propria falda freatica permanente.
PER FESSURAZIONE
- Anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio Rappresentano la migliore formazione acquifera della zona, in quanto l’abbondanza e la frequenza delle fratture è tale da conferire alla roccia degli alti valori di trasmissività ed un’elevata capacità d’immagazzinamento idrico. Non è da escludere che la falda localizzata nelle anfiboliti sia in comunicazione con quella più effimera localizzata nei depositi alluvionali, che potrebbe rappresentare per la prima una fonte periodica di ricarica. Con i dati a disposizione non possiamo fornire indicazioni sulla profondità della superficie piezometrica e sulle sue variazioni stagionali.
FORMAZIONI A PERMEABILITA’ MEDIA E/O MEDIO-BASSA: ACQUITARDI
PER FESSURAZIONE
- Porfido granodioritico La permeabilità del porfido granodioritico non è proprio delle migliori, in quanto la formazione non è interessata di una rete di fratture molto fitta; inoltre le fessure tendono ad occludersi per il deposito dei minerali argillosi che si formano a seguito dell’alterazione dei feldspati. In relazione alle caratteristiche descritte, questa formazione si può considerare solo parzialmente permeabile, e dunque può essere definita un “acquitardo”. Anche in questo caso non disponiamo di elementi utili a definire le caratteristiche della falda idrica sotterranea.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 12
4.6 PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA
La Carta della pericolosità geomorfologica (Fig. 7), attraverso la sintesi dei precedenti
temi trattati, rappresenta la probabilità che si verifichino sul territorio indagato processi
di dissesto riconducibili a fattori geologici e geomorfologici, distinguendo le seguenti 4
classi di pericolosità:
Pericolosità geomorfologica molto elevata (G. 4) Aree in cui sono presenti fenomeni attivi e relative aree d’influenza. Pericolosità geomorfologica elevata (G. 3) Aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con indizi di instabilità connessi alla giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza. Pericolosità geomorfologica media (G. 2) Aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto. Pericolosità geomorfologica bassa (G. 1) Aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa.
Da quanto descritto fino ad ora, emerge che l’area indagata non è caratterizzata da
fattori predisponenti al dissesto geomorfologico, dunque è stata classificata
prevalentemente in classe G.1, salvo le porzioni di versante caratterizzate da spessori
di copertura detritica, alle quali è stata assegnata prudenzialmente la classe G.2.
4.7 PERICOLOSITA’ IDRAULICA
Con questo elaborato (Fig. 8), si mettono in evidenza gli ambiti territoriali soggetti a
pericolosità derivante da rischio di inondazione e/o di difficoltoso drenaggio delle acque
di superficie, attraverso la seguente distinzione:
Pericolosità idraulica molto elevata (I. 4) In mancanza di uno specifico studio idrologico-idraulico, si considerano in questa classe le aree dichiarate a Pericolosità Idraulica Molto Elevata nel P.A.I. vigente, nonché le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono contestualmente le seguenti condizioni:
a) Vi sono notizie storiche di inondazioni b) Sono morfologicamente in situazione sfavorevole, di norma a quote
altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a 2 mt sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 13
Pericolosità idraulica elevata (I. 3) In mancanza di uno specifico studio idrologico-idraulico, si considerano in questa classe le aree di fondovalle per le quali ricorra almeno una delle seguenti condizioni:
a) Vi sono notizie storiche di inondazioni b) Sono morfologicamente in situazione sfavorevole, di norma a quote
altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a 2 mt sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda.
Pericolosità idraulica media (I. 2) In mancanza di uno specifico studio idrologico-idraulico, si considerano in questa classe le aree di fondovalle per le quali ricorrano le seguenti condizioni:
a) Non vi sono notizie storiche di inondazioni b) Sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote
altimetriche superiori a 2 mt rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.
Pericolosità idraulica bassa (I. 1) Si considerano in questa classe le aree collinari o montane, anche prossime ai corsi d’acqua, per le quali ricorrano le seguenti condizioni:
a) Non vi sono notizie storiche di inondazioni b) Sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote
altimetriche superiori a 2 mt rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.
Come già anticipato nel par. 4.4, le uniche zone di attenzione dal punto di vista del
rischio idraulico (I.4) sono le fasce di rispetto dei torrenti che attraversano la zona di
Timonaia (il Fosso della Nivera, che è quello più prossimo all’area d’intervento, ed il
Fosso Santino che si sviluppa a maggiore distanza); il resto del territorio indagato è
caratterizzato da pericolosità idraulica bassa o media, a seconda che si tratti di zone
poste sui rilievi che delimitano l’impluvio (I.1) o all’interno dell’impluvio stesso (I.2).
4.8 CARTA DELLA FATTIBILITA’
La Carta della Fattibilità (Fig. 9), attraverso la sintesi dei temi precedentemente trattati
e l’analisi dell’intervento oggetto del presente studio, definisce le condizioni di
attuazione dello stesso, attraverso le seguenti 4 classi:
Fattibilità senza particolari limitazioni (F1) Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali non sono necessarie prescrizioni specifiche ai fini della valida formazione del titolo abilitativi all’attività edilizia. Fattibilità con normali vincoli (F2) Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali è necessario indicare la tipologia d’indagini e/o specifiche prescrizioni ai fini della valida formazione del titolo abilitativi all’attività edilizia.
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 14
Fattibilità condizionata (F3) Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali, ai fini dell’individuazione delle condizioni di compatibilità degli interventi con le situazioni di pericolosità riscontrate, è necessario definire la tipologia degli approfondimenti di indagine da svolgersi in sede di predisposizione dei piani complessivi di intervento o dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi. Ai fini di una più agevole e precisa definizione delle condizioni di attuazione delle previsioni e/o delle indagini di approfondimento da effettuare, si possono distinguere due sottoclassi denominate F3 GEOM. e F3 IDR. che individuano nelle condizioni di pericolosità geomorfologica o di pericolosità idraulica i rispettivi fattori di attenzione. Fattibilità limitata (F4) Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali la cui attuazione è subordinata alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza che vanno individuati e definiti in sede di redazione del medesimo atto di pianificazione, sulla base di studi e verifiche atti a determinare gli elementi di base utili alla predisposizione della relativa progettazione. Ai fini di una più agevole e precisa definizione delle condizioni di attuazione delle previsioni e/o delle indagini di approfondimento da effettuare, si possono distinguere due sottoclassi denominate F4 GEOM. e F4 IDR. che individuano nelle condizioni di pericolosità geomorfologica o di pericolosità idraulica i rispettivi fattori di attenzione.
Con la seguente tabella conclusiva si fornisce un riepilogo dei principali temi affrontati,
si indica la fattibilità dell’intervento proposto, corrispondente alla classe F2, e si
indicano le problematiche che dovranno essere ulteriormente approfondite a supporto
del progetto esecutivo, che a nostro avviso devono riguardare la caratterizzazione
geologica/geotecnica del terreno di fondazione, anche ai fini della progettazione
con criteri antisismici, la valutazione della stabilità geomorfologica del sito alla
scala del lotto d’intervento, l’approfondimento delle problematiche relative al
corretto inserimento della struttura dal punto di vista ambientale (es. modalità di
smaltimento dei reflui domestici), e la caratterizzazione sismica del terreno di
fondazione conformemente a quanto prescritto nella normativa vigente.
�
�
�
INTERVENTO ZONA PERIC. GEOM. PERIC.
IDRAULIC. FATTIBILITA’
PROBLEMATICHE DA APPROFONDIRE
SUCCESSIVAMENTE
Recupero di fabbricato ad
uso artigianale e sua
trasformazione in edificio
residenziale
Area di fondovalle alluvionale
localizzata in ambito
pedemontano
G1 Pericolosità
bassa
I.2 Media
F2 Fattibilità
con normali vincoli
Caratterizzazione geologico-stratigrafica e geotecnica del suolo di
fondazione; valutazione del grado di stabilità
geomorfologica del sito alla scala del lotto d’intervento;
approfondimento delle problematiche connesse al corretto inserimento della struttura dal punto di vista
ambientale; caratterizzazione sismica del suolo di fondazione
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 15
5 CONCLUSIONI
La presente indagine, svolta a supporto del Piano di Recupero identificato come: PdR
n. 6 – “EX DISTILLERIA DI GRAPPA” località Timonaia (TAV. 3 b3 - Area di
Insediamento: Poggio), previsto all’Art. 34 della VARIANTE GENERALE al
PROGRAMMA di FABBRICAZIONE del Comune di Marciana, nel rispetto delle
DIRETTIVE TECNICHE DI CUI ALL’ALLEGATO A AL REGOLAMENTO DI
ATTUAZIONE DELL’ART. 62 DELLA L.R. 1/2005, APPROVATO CON D.P.G.R.
25/10/2011 N. 53/R, ha condotto alla definizione di una
classe F2 di fattibilità
per l’attuazione dell’intervento, che svincola la committenza dall’esecuzione d’indagini
di dettaglio di particolare impegno, ma comporta solamente l’esecuzione di un’indagine
geologica di supporto alla progettazione, con la quale si dovranno approfondire le
tematiche indicate nella tabella di cui al paragrafo precedente.
Novembre 2017
Dott. Geol. Alberto Gragnani
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 16
ESTRATTO AEROFOTOGRAMMETRICO SCALA 1 : 10.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
Fig. 1
Area in oggetto
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 17
CARTA GEOLOGICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
SEZIONE GEOLOGICA Scala 1:2.500
Fig. 2
������
���
Depositi alluvionali quaternari (Al)
Anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio (�a)
Porfido granodioritico (�)
������
�����
A B
A
B
������
�����
���
Fabbricato in oggetto
Strada Provinciale Uviale di Marciana
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 18
CARTA LITOLOGICO-TECNICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 3
Terreni incoerenti di copertura, mediamente cementati, di spessore variabile
Terreni lapidei fortemente fratturati, con alterazione limitata alla sola parte corticale
Terreni lapidei mediamente fratturati, con alterazione limitata alla sola parte corticale
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 19
CARTA GEOMORFOLOGICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 4
Depositi alluvionali grossolani e/o accumuli di debris-flows (processo inattivo)
FORME / PROCESSI DI NATURA FLUVIO-TORRENTIZIA
Alveo torrentizio (forma attiva)
Linea di ruscellamento concentrato, ma limitato ad episodi occasionali (forma attiva)
FORME / PROCESSI DI NATURA GRAVITATIVA
Deposito detritico di versante (processo inattivo)
FORME / PROCESSI DI ALTERAZIONE METEORICA
Coltre superficiale di suolo e/o regolite (processo attivo di pedogenesi)
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 20
CARTA DELLE AREE ALLAGABILI SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 5
Ambito A1 – fascia di tutela del corso d’acqua nella quale è vietata la realizzazione di qualunque manufatto
Pericolosità idraulica bassa – Aree di fondovalle per le quali non ricorrono notizie storiche di inondazioni, poste in situazione
morfologica favorevole (di norma 2 mt al di sopra del livello del piede esterno dell’argine o del ciglio di sponda)
Pericolosità idraulica irrilevante – Aree collinari per le quali non ricorrono notizie storiche di inondazioni, poste in situazione
morfologica favorevole (di norma 2 mt al di sopra del livello del piede esterno dell’argine o del ciglio di sponda)
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 21
CARTA IDROGEOLOGICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 6
Depositi alluvionali
FORMAZIONI A PERMEABILITA’ ALTA E/O MEDIO-ALTA: ACQUIFERI POTENZIALI
PER POROSITA’ PRIMARIA PER FESSURAZIONE
Anfiboliti ad orneblenda e plagioclasio
FORMAZIONI A PERMEABILITA’ MEDIA E/O MEDIO-BASSA: ACQUITARDI
PER POROSITA’ PRIMARIA PER FESSURAZIONE
Porfido granodioritico
UBICAZIONE POZZI CENSITI DALLA PROVINCIA DI LIVORNO
Uso domestico
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 22
Classi di pericolosità:
G1 Bassa
G2 Media
G3 Elevata
G4 Molto elevata
CARTA DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
Fig. 7
G1 G1
G1
G2
G2
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 23
Pericolosità idraulica molto elevata – I.4
Pericolosità idraulica elevata – I.3
Pericolosità idraulica media – I.2
Pericolosità idraulica bassa – I.1
CARTA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 8
I.2
I.1
I.1
Studio geologico Dott. Alberto Gragnani 24
FATTIBILITA’ DELL’INTERVENTO
CARTA DELLA FATTIBILITA’ SCALA 1 : 5.000
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
�
� � � � � � �
�
Fig. 9
INTERVENTO ZONA PERIC. GEOM. PERIC.
IDRAULIC. FATTIBILITA’
PROBLEMATICHE DA APPROFONDIRE
SUCCESSIVAMENTE
Recupero di fabbricato ad uso artigianale e sua trasformazione in
edificio residenziale
Area di fondovalle alluvionale
localizzata in ambito
pedemontano.
G1 – Pericolosità bassa
I.2 - Media
F2 Fattibilità
con normali vincoli
Caratterizzazione geologico-stratigrafica e geotecnica del suolo di
fondazione; valutazione del grado di stabilità
geomorfologica del sito alla scala del lotto d’intervento;
approfondimento delle problematiche connesse al corretto inserimento della struttura dal punto di vista
ambientale; caratterizzazione sismica del suolo di fondazione
G1 – Bassa
�
G2 – Media
�
PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA
�
I.2 - Media
�
PERICOLOSITA’ IDRAULICA
�
I.1 - Bassa
�
I.4 – Molto elevata
�
F2