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    SUNTO MACROECONOMIA

    1) ELEMENTI DI CONTABILITA NAZIONALE

    INTRODUZIONE

    La Contabilit Nazionale il modo per misurare in modo sistematico le grandezze aggregate dellaproduzione e della domanda di beni e servizi di uneconomia, riferite ad un determinato periodo. Tutti ivalori sono misurati in valore (ad es. in euro) e non in termini fisici. La Contabilit Nazionale elaboratadallISTAT, mentre la Banca dItalia fornisce una serie di dati monetari e finanziari di complemento. LaContabilit Nazionale italiana si inserisce in uno schema generale condiviso dai paesi dellUnione Europea;LEurostat,cio lUfficio statistico dellUnione Europea, sovrintende alle corrette applicazione delle normecontabili.I fenomeni inclusi nei conti nazionali sono:

    La produzione di beni e servizi La distribuzione del reddito tra i partecipanti alla produzione Lutilizzo del reddito da parte dei suoi precettori La domanda di beni e servizi a vari scopi

    Non si includono i fenomeni di redistribuzione del reddito, cio il pagamento di persone fisiche per motividiversi da quelli della partecipazione alla produzione (es. i regali tra persone). Inoltre non si includono letransizioni degli strumenti finanziari (es. azioni e obbligazioni) n contratti di indebitamenti o prestiti.Gli operatori da noi considerati sono quattro:

    Le famiglie, cio le persone fisiche che percepiscono redditi di varia natura e che spendono questiredditi in consumo

    Le imprese, cio persone giuridiche o ditte individuali che producono beni o servizi sostenendocosti e cedendo i prodotti ad altri utilizzatori

    Lo Stato che preleva risorse da tasse e contributi e fornisce servizi Il resto del mondo (o Estero), cio linsieme dei soggetti non residenti che compra dai residenti

    (esportazioni da parte dei residenti) e vende ai residenti (importazioni da parte dei residenti).

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    Come in ogni metodologia contabile ogni transazione implica sia il trasferimento del bene o servizio, sia ilpagamento che scaturisce da questo trasferimento.

    LA CONTABILITA INTERSETTORIALE

    Si consideri per semplicit uneconomia chiusa (senza scambi con lestero). Si pensi al sistema produttivocome formato da imprese raggruppate in settori (es. settore agrario, settore chimico, settore deitrasporti). Lattivit dei settori pu essere contabilizzata dal punto di vista dei costi (cio gli acquistinecessari alla produzione), oppure dal punto di vista delle vendite (cio le vendite che i settori produttivieffettuano a altri soggetti). Si noti che non tutto ci che prodotto riesce ad essere venduto, la domandadei beni pu essere superiore o inferiore allofferta, per la Contabilit Nazionale prevede una serie di contiche hanno la caratteristica di quadrare, cio di prevedere per definizione luguaglianza dai due lati delconto. In particolare le imprese possono attingere alle scorte se lofferta inferiore alla domanda, oppuredepositare in magazzino se lofferta superiore alla domanda. Le variazioni dellammontare delle merci inmagazzino prendono il nome di variazione delle scorte e si indicano con S, chiaramente questo avrsegno negativo in caso di diminuzione delle scorte (cio domanda superiore allofferta) e un segno positivo

    in caso di aumento delle scorte (cio offerta superiore alla domanda). Cos baster includere la variazionedelle scorte nel conto domanda/offerta per vedere che i due lati del conto sono sempre uguali perdefinizione. Per convenzione la variazione delle scorte considerata un elemento della domanda (per cosdire il magazzino si comporta come un soggetto che domanda beni alla produzione, ma pu ancheesprimere una domanda negativa cio unofferta).Si deve distinguere tra flussi e stock. Un flusso un ammontare ch scorre durante lanno e alla finedellanno scomparso. Uno stock invece misurabile solo in riferimento ad un istante (per es. allamezzanotte del 31/12 viene misurata la consistenza dello stock e confrontata con quella dellannoprecedente). Per capirsi: lacqua ch esce dal rubinetto un flusso, il livello della vasca uno stock. Cos lavariazione di uno stock tra linizio e la fine di un periodo trae origine da un flusso avvenuto in quel periodo.

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    Nello schema della contabilit intersettoriale si considerano tutte le imprese raggruppate in 3 grandisettori: Agricoltura (A), Industria (I) e Servizi (S). Nello schema i termini X (maiuscolo) che sono alla fine diogni riga o colonna rappresentano il valore della produzione totale dei diversi settori e dellinteraeconomia. La produzione pu essere valutata a prezzi di mercato (cio i prezzi che le impreseeffettivamente incassano dagli acquirenti); oppure ai prezzi base (cio al netto delle imposte come lIVA).

    Da ora in poi useremo i prezzi di mercato. Ogni colonna dello schema sono i costi sostenuti dal settore: cisono i costi intermedi, indicati con x (minuscolo), cio i costi per acquistare da altri settori produttivi i benie i servizi utilizzati per produrre i propri prodotti; poi ci sono i costi dovuti al pagamento di redditi allepersone fisiche o giuridiche che partecipano alla produzione, la somma di questi redditi chiamata ValoreAggiunto (indicato con VA), che infatti la differenza tra il valore della produzione e il totale dei costiintermedi (cio una sorta di aggiunta di valore ai beni e servizi intermedi per ottenere il valore dellaproduzione). Si noti che i costi intermedi includono solo i flussi (cio relativi allanno) e non i beni durevoli ostock (cio linvestimento). Nello schema, essendo solo tre i settori produttivi, ogni settore acquista solo tretipi di beni o servizi intermedi. Per esempio lagricoltura acquista xAA, xIA, xSA, cio acquista da se stessa,dallindustria e dai servizi, dunque il primo suffisso il settore fornitore, mentre il secondo il settoreacquirente. Lungo ogni colonna sulla quarta riga (Totale) c il totale dei costi intermedi di ogni settore:

    per esempio il simbolo x=>Aindica che lagricoltura il settore acquirente, cio il settore che sostiene tuttiquei costi intermedi. La somma dei costi intermedi pi il valore aggiunto costituisce per definizione il valoredella produzione X. Per esempio per lagricoltura vale xAA + xIA + xSA + VAA = x=>A + VAA = XA. Cosa analoga valeper gli altri settori.Ogni riga dello schema si riferisce invece alle vendite effettuate da un settore. Innanzitutto ogni settorevende beni o servizi intermedi agli altri settori produttivi delleconomia, affinch questi effettuino leproprie produzioni. Per esempio lagricoltura vende ai settori produttivi, inclusa se stessa, le tre somme xAA,xAI, xAS e il totale delle vendite dellagricoltura a scopo intermedio indicato con il simbolo XA=>. Ma oltre aci lagricoltura vende anche ad altri utilizzatori, cio agli utilizzatori finali, contrapposti a quelli intermedi.Cio i beni e i servizi finali sono quelli disponibili dopo aver dedotto luso di beni e servizi intermedinecessari alla produzione stessa.Nello schema (essendo uneconomia chiusa) gli utilizzi finali sono solo i Consumi Finali (CF), gli InvestimentiFissi (IF) e la variazione delle scorte (S). Ecco allora che si capisce che gli investimenti che durano pi di unperiodo vengono catalogati tra gli acquisti finali (e non tra gli intermedi). Infatti questo tipo di beni nonserve, se non in piccola parte, per la produzione corrente dei settori; serve invece per provvedere ai bisogniproduttivi futuri dei settori.Si osservi che lungo la medesima riga si trovano beni o servizi omogenei: ad esempio sulla prima riga sonoregistrate le vendite di beni agricoli. Il fatto che ci sia zero nella posizione degli investimenti della prima rigaimplica che nessuno acquista beni agricoli per farne dellinvestimento; infatti i beni utilizzati come benidurevoli sono tipicamente beni industriali. Invece l dove i beni sono acquistati a scopo di investimento (ades. IFI) non si dice chi effettui tali acquisti: potrebbe essere unimpresa industriale, unimpresa di servizi, lostato o anche una famiglia. Si noti che lunica forma di investimento che la Contabilit attribuisce allefamiglie lacquisto di unabitazione nuova, in quanto il passaggio di propriet da una famiglia ad unaltradi unabitazione gi esistenze non costituisce investimento per linsieme delle famiglie.Infine chiaro che i servizi per la loro natura immateriale non possono essere accumulati, quindi nonpossono essere acquistati a scopo di investimento o di variazione delle scorte: cos si spiega perch talivalori sono pari a zero sulla riga dei servizi.Ci dobbiamo ora occupare delluguaglianza contabile tra domanda e offerta dei prodotti. Lofferta misurata dal valore della produzione X di quel settore, mentre i diversi tipi di domanda sono catalogati sullacorrispondente riga. Si consideri per esempio la seconda riga, quella riferita ai beni industriali, per avereequilibrio economico deve risultare soddisfatta luguaglianza: (xIA + xII + xIA) + CFI + IFI SI = XI. Questaidentit ci dice che il valore della produzione pari al totale delle vendite, cio della domanda inclusivadella variazione delle scorte. Analogo discorso vale per gli altri settori produttivi.

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    Il Valore Aggiunto ai prezzi di mercato di ogni settore si compone in gran parte dei redditi distribuiti allepersone fisiche o giuridiche che partecipano alla produzione. Il primo tipo di redditi sono Redditi da lavorodipendente, il secondo il Risultato lordo di gestione. Si dovr poi tenere conto anche delle Imposteindirette versate dalle imprese.I redditi da lavoro dipendente costituiscono le spese che le imprese effettuano per il fatto di avere

    lavoratori dipendenti (sono anche detti costi del lavoro). Essi possono essere scomposti in due parti:1. Le Retribuzioni lorde del lavoro dipendente (lorde perch al lordo dellimposizione diretta: impostesui redditi dei dipendenti e parte dei contributi sociali a carico dei lavoratori)

    2. I Contributi sociali a carico delle imprese (contributi sociali a carico delle imprese dovuti per il fattodi impiegare del lavoro dipendente). I contributi sociali complessivi servono principalmente agarantire ai dipendenti le assicurazioni contro infortuni, malattie ecc. e le pensioni.

    In Italia, ad esempio, la paga netta percepita da un lavoratore circa il 50% di quanto il lavoratore costaallimpresa (cio la paga lorda).La seconda grande voce del Valore Aggiunto il Risultato lordo di gestione: si tratta di tutti i redditi diversida quelli da lavoro dipendente (redditi da lavoro autonomo, i dividendi distribuiti alla propriet, gli interessipagati ai finanziatori ecc.). Tutti questi redditi vanno considerati inclusivi delle imposte dirette e dei

    contributi a loro carico. Laggettivo lordo dovuto al fatto che le imprese utilizzano beni capitali fissi chenel tempo si usurano e perdono valore; per questa ragione, al fine di mantenere invariata la capacitproduttiva dei produttori, occorrerebbe ogni anno destinare una quota del risultato di gestione perrimpiazzare la parte dei capitali che si logorata: questa quota si chiama ammortamento. Allora si parla dirisultato lordo di gestione in quanto si incorporano anche gli ammortamenti (invece se possibile loscorporo si parla di risultato netto di gestione). Quindi in Contabilit nazionale laggettivo lordo usato indue sensi diversi a seconda che si riferisca alle retribuzioni del lavoro dipendente oppure al risultato digestione.Infine si deve ricordare che a carico delle imprese rimangono anche le Imposte indirette sui loro prodotti,che devono essere comunque pagate traendo le risorse dal valore aggiunto.Le imposte indirette, al contrario di quelle dirette, non sono caricate su qualche persona ben individuata,bens su unattivit economica (per es. produzione o vendita). Un esempio di imposta indiretta lIVA(Imposta sul Valore Aggiunto) che si chiama cos appunto perch calcolata come percentuale del valoreaggiunto delle imprese. Si osservi che dal punto di vista dellesborso di risorse proprie, lIVA non costituisceun aggravio netto per le casse delle imprese (infatti le imprese versano allerario in caso di debiti versoquesto, ma lo fanno proprio in quanto lhanno incassata dai loro clienti in misura maggiore di quanto nehanno pagata ai fornitori). Quindi il vero pagatore dellIva sono quei soggetti che non hanno diritto didetrarla, cio lo Stato e le famiglie. Per lo Stato si tratta per semplicemente di una partita di giro: leamministrazioni pubbliche pagano IVA sui loro acquisti, IVA che poi rientra per altre vie nelle casse dellostato. Quindi i veri pagatori finali dellIVA sono le famiglie. Quindi in Italia lIVA risulta come una imposta sulconsumo.La somma dei Redditi da lavoro dipendente e del Risultato lordo di gestione costituisce il Valore aggiunto aiprezzi base; laggiunta delle Imposte indirette d infine luogo al Valore aggiunto ai prezzi di mercato.

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    La voce CF (consumi finali) comprende due categorie: i consumi delle famiglie (o spesa delle famiglie) chesono le vere e proprie decisioni di consumo da parte delle persone fisiche private; le spese delleamministrazionipubbliche che includono solo le spese connesse con la produzione dei servizi generaliprodotti dalle amministrazioni pubbliche (difesa, giustizia, sanit, istruzione), infatti questa voce esclude gliinvestimenti pubblici. Cos per convenzione il valore dei servizi generali delle pubbliche amministrazioni

    misurato in Contabilit nazionale proprio come somma dei costi intermedi e del pagamento del personaledelle amministrazioni pubbliche. Inoltre poich questi esborsi vanno a vantaggio soprattutto delle personefisiche, sono inclusi tra i consumi finali.La voce Investimenti Fissi (IF) sono gli Investimenti Fissi Lordi in quanto includono anche il fenomeno degliammortamenti. Se possibile calcolare separatamente tali ammortamenti si parler di Investimenti FissiNetti. chiaro che solo la parte netta degli Investimenti Fissi contribuisce allallargamento dello stock dicapitale degli operatori nazionali. La somma degli Investimenti Fissi Lordi e della Variazione delle scorte chiamata Investimenti Lordi (si noti che scompare laggettivo fissi).

    DALLA CONTABILITA INTERSETTORIALE ALLA CONTABILITA DEL REDDITO

    Si aggregano tutti i settori produttivi in un unico settore delleconomia nazionale, cio si consideraleconomia nazionale come un singolo settore che produce un singolo prodotto. Accade cos che le tre righedello schema precedente diventano ununica riga: si hanno cos singole voci aggregate di venditeintermedie, di consumi finali, di investimenti fissi, di variazione delle scorte e di produzione. Le tre colonnediventano ununica colonna: si hanno singole voci aggregate di costi intermedi, di valore aggiunto e diproduzione.

    Avendo aggregato tra loro tutti i settori scompaiono ovviamente i suffissi. Cos avremo dunque le seguentiidentit valide per tutto il sistema economico:

    x CF IF S = Xx + VA = X

    La prima uguaglianza afferma che la somma delle domande a scopo intermedio e di quelle finali, inclusa lavariazione delle scorte, uguale al valore complessivo della produzione X. La seconda dice che la sommadei costi intermedi pi il valore aggiunto uguale anchessa al valore della produzione delleconomia X.Allora si potr scrivere: x CF IF S = x VA, semplificando:

    VA = CF + IF + Scio il valore aggiunto aggregato (ai prezzi di mercato) uguale al valore aggregato delle vendite di beni eservizi finali. Questa lidentit fondamentale. La somma delle vendite finali CF IF S costituisce laparte delloutput delleconomia che disponibile per gli usi diversi da quelli intermedi: questi ultimi sonoquelli strettamente necessari per sostenere la produzione corrente. Poich il termine produzione gistato utilizzato per indicare la produzione totale (inclusiva della parte venduta a scopi intermedi), perevitare confusioni il termine usato per questa nuova nozione di output sar Prodotto. Quindi il prodotto diuneconomia chiusa pari alla somma CF IF S. Anche il prodotto ha la caratteristica di includere i benivenduti a scopo di ammortamento: si chiamer dunque Prodotto Lordo (PL). Dunque la precedente

    identit fondamentale diventa VA = PL . Poich VA linsieme dei redditi lordi pagati dalle imprese per ilcompenso delle persone fisiche e giuridiche che hanno partecipato alla produzione (pi le imposteindirette) allora ragionevole chiamarlo Reddito (Y). Sar un Reddito lordo poich il risultato di gestione,che una sua componente, anchesso al lordo degli ammortamenti. Quindi lidentit fondamentale della

    Contabilit nazionale diventa Y = PL, cio il reddito lordo contabilmente identico al prodotto lordo.

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    Si noti che:

    Lidentit contabile fondamentale vale solo per il sistema economico aggregato, non vale per ognisettore separatamente. Infatti vi sono settori ad alto valore aggiunto ma che rendono poco agli usifinali (es. lagricoltura) e viceversa (es. il settore energetico)

    Il prodotto lordo PL il valore della produzione finale delleconomia, cio lofferta di beni e servizifinali. Dallaltra parte le voci CF IF S rappresentano la domanda dei beni e servizi finali. Manella Contabilit nazionale lofferta uguale alla domanda. Quindi lidentit tra reddito e prodottopu essere riscritta come identit tra reddito, che misura lofferta, e domanda finale, cioY = CF IF S. Tale identit tra offerta e domanda vale solo nella Contabilit nazionale, cio verasolo se la domanda finale include la variazione delle scorte. Sommando IF e S si ottiene gliInvestimenti Lordi (IL). Quindi lidentit fondamentale diventa:

    Y = CF + ILcio il reddito uguale ai consumi finali pi gli investimenti lordi. Questa identit anche chiamataConto di equilibrio delle risorse e degli impieghi di uneconomia chiusa: Y sono le risorse, ciolofferta; CF IL sono gli impieghi, cio la domanda.

    ENTRATE E USCITE PUBBLICHE

    Si ricordi che la domanda finale include, sia nei consumi sia negli investimenti, domanda di beni e servizi daparte dello Stato, cio la spesa corrente delle amministrazioni pubbliche e gli investimenti pubblici. Inoltrenel valore aggiunto appaiono prelievi che lo stato effettua a carico dei privati.Per quanto riguarda le entrate pubbliche esse comprendono imposte dirette, imposte indirette e contributisociali (e altre voci minori che ora non consideriamo).Le imposte dirette sono quelle che gravano su persone fisiche o giuridiche per il fatto che esse hannopatrimoni o redditi. Le pi note imposte sui redditi sono IRPEF, IRES, IRAP. Le principali imposte di tipopatrimoniale (definite non sulla base di un reddito, che un flusso, ma sulla base di un patrimonio oricchezza, che sono stock) sono ICI, Imposta sulle successioni e sulle donazioni.

    Le imposte indirette sono quelle che gravano su atti economici come la produzione e il consumo: adesempio IVA o lImposta di registro.Dei contributi sociali si gi parlato.Quindi le entrate tributarie sono la somma delle imposte dirette e indirette, senza includere i contribuitisociali. Quindi la pressione tributaria sar il rapporto tra le entrate tributarie e il reddito lordo; invece perpressione fiscale si intende il rapporto tra tutte le entrate pubbliche e il reddito lordo.Per quanto riguarda le uscite pubbliche si tratta di spese delle amministrazioni pubbliche (costi intermedi epersonale per la produzione di servizi generali) e degli investimenti pubblici (detti anche spese in contocapitale). Inoltre tra le uscite pubbliche si devono anche considerare quelle previdenziali e assistenziali.Infine tra le uscite pubbliche sono calcolati anche gli interessi, che vengono pagati ai detentori dei titoli didebito pubblico.

    La differenza tra tutte le entrate pubbliche e tutte le uscite pubbliche prende il nome di saldo del bilanciopubblico. Quando i saldi del bilancio pubblico presentano segno negativo, cio quando le uscite superano leentrate, si parla di disavanzo o deficit pubblico. Il deficit di per s nominato senza il suo segno (ovvero implicitamente negativo), quindi si ha deficit = -saldo di bilancio.

    CASO GENERALE: UNECONOMIA APERTA

    Se si considerano anche scambi con lestero si parla di economia aperta. Gli scambi con lestero possonoriguardare anche stock (ad esempio immobili o titoli finanziari), ma per il momento si considerano soloscambi di beni e servizi (cio flussi). Gli scambi con lestero sono transizioni tra residenti e non residenti. Laresidenza si basa sulla permanenza sul territorio di uneconomia nazionale. Quando le registrazioni sono su

    base interna, cio considerando tutte le attivit produttive e tutte le forme di domanda che avvengono inuna nazione, le corrispondenti grandezze si chiamano appunto interne (includono, ad esempio, quindi,anche le operazioni dovute a turisti stranieri sul territorio nazionale). Quando si vuole invece passare a

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    valutare le stesse grandezze con riferimento ai residenti, o come si dice su base nazionale, esse si chiamanonazionali. Lo scopo del primo tipo di valutazione di misurare lattivit economica che si verifica sulterritorio geografico; lo scopo del secondo tipo valutare i redditi e la capacit di spesa dei soggettieconomici che sono residenti. Si considerino ad esempio i consumi finali: se essi rilevano anche i consumiverificatisi sul territorio, anche da parte dei turisti stranieri, si chiameranno consumi finali interni; se

    invece considerano solo i consumi dei residenti, escludendo quelli dei turisti stranieri ma includendo quellidei residenti quando si trovano allestero, parleremo di consumi finali nazionali.La stessa cosa vale per il reddito o il prodotto: cos avremo il reddito interno lordo o il prodotto internolordo (PIL). Invece a livello di residenti avremo il prodotto nazionale lordo o il reddito nazionale lordo.Le vendite di beni e servizi verso lestero sono le esportazioni e si indicano con X. Gli acquisti di beni eservizi dallestero sono invece le importazioni e si indicano con Z. Le esportazioni sono una domanda dibeni finali prodotti dalle imprese che operano allinterno delleconomia: quella domanda espressa daoperatori non residenti, che si aggiunge a quella degli operatori interni (consumi finali e investimenti lordi).Invece le importazioni costituiscono risorse prodotte allestero e rese disponibili per gli usi allinterno dellanostra economia: esse si aggiungono allora sul lato dellofferta al reddito prodotto internamente dalleimprese, per formare il totale delle risorse disponibili per gli usi finali. Allora il conto di equilibrio delle

    risorse e degli impieghi di uneconomia aperta agli scambi internazionali sar:Y + Z = CF + IL + X

    in cui a sinistra abbiamo lofferta di beni e servizi e a destra la domanda degli stessi. Considerando questaidentit su base interna si ha che gli acquisti effettuati da nostri residenti mentre sono allestero sono daconsiderarsi come importazioni: infatti sono acquisti esteri da parte di nostri residenti. Da unottica invecesu base nazionale gli acquisti allestero dei nostri connazionali devono essere considerati consumi, peroccorre eliminare i consumi dei turisti stranieri che sono come esportazioni. Allora pensando alleimportazioni come a una sorta di domanda negativa si avr: Y = CF + IL + X Z.

    GRANDEZZE NOMINALI, INFLAZIONI E GRANDEZZE REALI

    Come gi detto tutte le grandezze sono espresse in valore e non in quantit. Quindi si dovr avere uncomune metro di misura, che quello monetario. Cio gli statistici nazionali devono valutare il valore ineuro di ogni singola merce prodotta e domandata: questo valore sar il prodotto tra la quantit e il prezzounitario. Sommando tutti questi valori si ottiene il PIL aggregato.Accade per, poich le grandezze della contabilit sono espresse in valore, che un loro incremento da unanno a un altro, non sia necessariamente sintomo di un aumento dei livelli di attivit. Infatti potrebbeessere che sia solo aumentato il prezzo oppure solo la quantit. Il fenomeno per cui i prezzi aumentano neltempo si chiama inflazione, che viene misurata tramite il tasso di inflazione, cio la percentuale diaumento dei prezzi da un anno ad un altro. Ogni singola merce subisce un suo tasso di inflazione, quindi permettere in relazione tutti i tassi di inflazione si usa un tasso di inflazione medio.Quando una grandezza misurata come prodotto tra la sua quantit e il suo prezzo dellanno in corso, sidice che quella grandezza espressa a prezzi correnti, oppure in termini nominali.Prendiamo ad esempio la benzina. Sia Q0 la quantit di benzina consumata nellanno zero, sia Q1 la quantitconsumata nellanno uno, sia P0il prezzo vigente nellanno zero e P1il prezzo dellanno uno. Chiamato iltasso di inflazione della benzina (cio laumento percentuale del suo prezzo) si avr per definizione:P1 = P0 (1 + ) e cio P0 = P1/(1). Il termine (1) viene chiamato indice del prezzo della benzina, o anchedeflattore, nel senso che dividendo il prezzo P1 per il deflattore si ottiene il prezzo P0dellanno precedente.In un certo senso si eliminata linflazione in quanto si riportato il prezzo dellanno 1 al prezzo dellanno0. Analogamente se chiamiamo g il tasso di crescita della quantit consumata di benzina, avremo:Q1 = Q0(1+g).Dalle espressioni precedenti segue che la relazione tra i valori nominali del consumo di benzina dei due annipu essere espressa come Q1P1 = Q0(1+g)P0(1).Se allora conosciamo i valori nominali del consumo di benzina nei due anni e conosciamo il tasso diinflazione della benzina, possiamo calcolare il tasso di crescita della quantit consumata.

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    Infatti dividendo lespressione Q1P1 = Q0(1+g)P0(1) per Q0P0 otteniamo (Q1P1)/(Q0P0) = (1g)(1), allora(1+g) = [(Q1P1)/(Q0P0)+/(1) da cui otteniamo g = *(Q1P1)/(Q0P0)+/(1) 1Il termine [(Q1P1)/(Q0P0)+ lindice di incremento nominale del consumo di benzina. Deflazionando (ciodividendo) tale incremento nominale per il deflattore di benzina (1) otteniamo il termine (1g) cheinvece chiamato indice di quantit. Alla fine abbiamo ottenuto il tasso di crescita g della quantit

    consumata di benzina.Il altri termini conoscendo la crescita del consumo di benzina in termini nominali e il suo tasso di inflazionepossiamo calcolare la crescita del consumo di benzina in termini cosiddetti reali, cio in termini di quantit:quindi si deflazionato la crescita del consumo di benzina.Se ad esempio i valori a prezzi correnti nei due anni del consumo di benzina sono rispettivamente 200 e210. Allora lindice di incremento nominale dato da 210/200 = 1,05. Quindi il tasso di incrementonominale stato 1,05 1 = 0,5, ovvero il 5%. Se inoltre sappiamo che il tasso di inflazione della benzina stato il 2,5%, cio il deflattore 1,025, si pu ottenere il tasso di crescita della quantit consumata:[210/200]/(1,025) 1 = 1.05/1,025 1 = 1,0244 1 = 0,0244 = 2,44%.In realt se i tassi di incremento nominale e di inflazione non sono molto elevati pi semplice calcolare iltasso di crescita della quantit come semplice differenza tra il tasso di incremento nominale e il tasso di

    inflazione, bench sia solo unapprossimazione. Nellesercizio precedente avremmo ottenuto5% - 2,5% = 2,5% che infatti vicino a 2,44%.Inoltre conoscendo il valore nominale della grandezza nel secondo anno e dividendolo per il deflattore,ovvero (Q1P1)/(1) = Q1[P1/(1)+ = Q1P0 si ha la quantit dellanno uno moltiplicata per il prezzo dellannozero. In questo caso si dice che la grandezza valutata ai prezzi dellanno zero. Se tutta una serie di datiannuali di una certa grandezza valutata ai prezzi di un medesimo anno, per esempio quello iniziale, si diceche quella serie valutata a prezzi costanti dellanno iniziale (contrapposto a prezzi correnti), o anchevalutata in termini reali (anzich nominali). questa la valutazione che indica le variazioni nel tempo di unagrandezza depurandole dalle variazioni dei prezzi e considerando, dunque, le sole variazioni di quantit.Questi calcoli possono essere applicati a tutte le grandezze macroeconomiche, come il PIL: basta dividere ilvalore nominale di un qualsiasi anno per il deflattore medio del PIL (1 + tasso di inflazione medio) diquellanno, ottenendo cos il PIL di tale anno valutato ai prezzi del primo.Ad esempio il PIL italiano nel 2006 stato 1480 miliardi di euro, mentre nel 2007 stato 1536 miliardi dieuro. Quindi lincremento nominale tra i due anni stato 1536/1470 = 1,037, cio il tasso di crescitanominale stato il 3,7%. Sappiamo inoltre che il tasso ufficiale di inflazione medio tra 2006 e 2007 stato il2,3%, cio il deflattore stato 1,023. Quindi per calcolare il tasso di crescita reale del PIL si deve calcolare:[1,037/1,023]1 = 1.014 = 1,4%. Si ricordi che lo stesso risultato si poteva allincirca otteneresemplicemente facendo 3,7% - 2.3% = 1,4%. Quindi il tasso di crescita reale del PIL italiano tra 2006 e 2007 stato circa 1,4%.Inoltre possiamo calcolare il PIL italiano del 2007 ai prezzi del 2006, cio a prezzi costanti dividendo il valorenominale per il deflattore: 1536/1,023 = 1501 miliardi di euro circa. Il tasso di crescita reale, cio a prezzicostanti tra 2006 e 2007 si pu anche calcolare a partire dal rapporto tra 1501 (PIL 2007 ai prezzi del 2006)e 1480 (PIL 2006 ai prezzi del 2007), ovvero 1501/1480 1= 0,014 = 1,4% (cio lo stesso risultato di primama ottenuto con un altro metodo).

    2) DOMANDA E REDDITO DI EQUILIBRIO IN UNECONOMIA SEMPLICE

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    IL PRINCIPIO DELLA DOMANDA EFFETTIVA

    Si passa ora alla teoria macroeconomica. La variazione delle scorte (che nella contabilit nazionale avevaaiutato a far s che la domanda fosse uguale allofferta) un segnale che qualcosa non va. Limpresa ha

    prodotto troppo o troppo poco rispetto alla domanda intenzionale, cio quella effettivamente espressadagli utilizzatori: non c equilibrio tra offerta e domanda intenzionale di beni e servizi.Chiamiamo domanda aggregata (DA) il totale della domanda intenzionale (cio al netto della variazionedelle scorte) che le imprese devono soddisfare. Ricordando che il reddito Y rappresenta il valoredellofferta, cio beni finali prodotti, la condizione di equilibrio tra offerta e domanda sar: Y = DA. Sequesta uguaglianza soddisfatta allora la variazione delle scorte sar pari a zero. Ma se tale identit non soddisfatta si pu avere eccesso di domanda se Y < DA, oppure eccesso di offerta se Y > DA.Chiamiamo mercato dei beni il luogo dove si confronta la domanda aggregata e lofferta aggregata dibeni.

    Se vogliamo rappresentare questa situazione utilizzando un grafico che riporti sugli assi il reddito e ladomanda aggregata, le possibili posizioni di equilibrio Y = DA saranno tutti i punti sulla bisettrice. Il punto A infatti un punto di equilibrio. Invece il punto B essendo sopra la bisettrice avr DA > Y quindi rappresentaun eccesso di domanda. Viceversa un punto come C, che sotto la bisettrice, avr DA < Y, quindirappresenta un eccesso di offerta.

    Per studiare come il sistema reagisca agli squilibri ci riferiremo alla teoria macroeconomica di Keynes (anni30 del 900). La teoria precedente, quella che Keynes definiva classica, riteneva che il sistema avesse unasola posizione di equilibrio, ovvero quella che corrispondeva alla piena occupazione, cio il caso in cui tuttele imprese assumono tutti i lavoratori disposti a lavorare. Il livello di occupazione si determinaconsiderando i fenomeni della produzione e delluso del lavoro da parte delle imprese. Per questa ragionela teoria classica anche chiamata offertista, nel senso che si accontenta di studiare il lato dellofferta deibeni. Infatti di fronte ad aumenti o diminuzioni della domanda dei beni, le imprese vorrebbero modificareluso di lavoro, ma non possono perch il sistema sta gi operando in piena occupazione. Allora gli effettitemporanei delle variazioni esogene di domanda si scaricheranno su variazioni dei prezzi dei beni e/o disalario. Per tra gli anni 20 e gli anni 30 si verificarono elevati livelli di disoccupazione e la teoria classicanon sapeva spiegarsi questo fenomeno. Infatti la teoria classica riteneva correttamente che le imprese nel

    produrre distribuiscano redditi pari al valore dei beni finali prodotti, e credeva anche (scorrettamente) cheil reddito distribuito si traducesse sempre interamente in domanda. Una parte del reddito distribuito finisce

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    in consumo delle famiglie, una parte per rimane non spesa (risparmio) e secondo i classici si dovrebbetradurre interamente in investimento da parte delle imprese.Keynes aveva lopinione che in realt non fosse vero che i risparmi si traducessero automaticamente ininvestimenti, perch queste due grandezze derivano da comportamenti indipendenti di imprenditoriseparati (le famiglie le imprese). Se il reddito (cio lofferta) aumenta, il consumo e il risparmio delle

    famiglie aumentano. Ma non detto che gli investimenti delle imprese aumentino a sufficienza percompensare laumento del risparmio delle famiglie: la domanda potrebbe essere inferiore allofferta. Seinvece accadesse che aumenti la domanda senza un preventivo aumento di reddito avremmo un eccesso didomanda. Allora pu accadere che le imprese producano di pi o di meno rispetto al livello della domandaaggregata di beni. Cos le imprese avranno variazioni indesiderate di scorte e reagiranno aumentando laproduzione in caso di eccesso di domanda e diminuendola in caso di eccesso di offerta. Allora poichloccupazione tendenzialmente oscilla assieme alla produzione, pu essere a livelli inferiori rispetto allapiena occupazione.Secondo Keynes non vero che la domanda dipenda meccanicamente dallofferta, n che questultima siafissata dalle imprese al livello di piena occupazione. Semmai vero il contrario: le imprese per deciderequanto produrre, guardano a quale il livello di domanda, e il livello di occupazione dipende poi da quanto

    le imprese hanno deciso di produrre. Lidea che le imprese adeguino lofferta alla domanda aggregata chiamata da Keynes principio della domanda effettiva. La nozione domanda effettiva equivalente adomanda aggregata: la domanda espressa intenzionalmente dagli operatori delleconomia, al netto ciodella variazione delle scorte, che costituisce domanda solo per la contabilit nazionale e non per lamacroeconomia.Dalla pozione di squilibrio le imprese adottano politiche di produzione che riportano allequilibrio:

    1. Se c eccesso di domanda: Y < DA => Y aumenta => Y = DA2. Se c eccesso di offerta: Y > DA => Y diminuisce => Y = DA

    Stando cos le cose non detto che le imprese producano sempre al livello di piena occupazione, comepretendevano i classici. Perch ci accada occorre che il sistema economico esprima un livello didomanda effettiva (intenzionale) pari al reddito di piena occupazione. In assenza di ci non c alcunprocesso spontaneo che spinga il reddito di equilibrio verso la posizione di piena occupazione.

    LA CONDIZONE DI EQUILIBRIO IN DIVERSI TIPI DI ECONOMIA

    Abbiamo finora considerato la domanda come una voce singola (aggregata appunto), ma sappiamo che la

    domanda di beni e servizi finali si compone di diverse voci. Si ricordi che la macroeconomia vuole spiegarecosa accade in seguito alle scelte dei grandi operatori (famiglie, imprese, stato, resto del mondo).

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    Definizione delle grandezze rilevanti per il sistema economico:

    Y Reddito Misura lofferta di beni e servizi finali prodotti dalle imprese interne: ovveroquello che in contabilit nazionale chiamato PIL

    C Consumo

    (delle famiglie)

    La spesa delle famiglie residenti per lacquisto di beni di consumo; include gli

    eventuali consumi effettuati allestero dai residenti, esclude gli eventualiconsumi effettuati dai non residenti sul territorio nazionale

    I Investimento(privato)

    Lacquisto di beni durevoli per la produzione da parte di imprese private;include, anche se si tratta di livelli modesti, lacquisto di abitazioni nuove daparte delle famiglie; esclude gli investimenti pubblici (strade, scuole ecc)

    G Spesa pubblica Le spese correnti dello stato per la fornitura di servizi, pi gli investimentipubblici; esclude la spesa per trasferimenti (previdenza, assistenza ecc.)

    T Tassazione Tutte le somme che lo stato preleva, a titoli di imposta o contributo, dai redditidei privati; include il totale dei trasferimenti dallo stato ai privati (con segnonegativo)

    YD Reddito disponibile

    (delle famiglie)

    Il reddito al netto della tassazione: YD = Y T; si noti che include i trasferimenti

    da stato a privati (come detto nella riga sopra)S Risparmio L a parte del reddito disponibile non spesa per consumi: S = YD C

    X Esportazioni Lacquisto, da parte di non residenti, di beni e servizi prodotti allinterno;include i consumi dei turisti stranieri sul territorio nazionale

    Z Importazioni Lacquisto, da parte di residenti, di beni e servizi prodotti allestero, esclude iconsumi allestero dei residenti

    Abbiamo detto che lequilibrio del mercato dei beni richiede che la domanda effettiva sia pari allofferta,cio al reddito prodotto. Alcune delle voci della tabella non costituiscono domanda rivolta alle imprese, macostituiscono, per cos dire, unassenza di domanda. Queste sono: il Risparmio, cio la parte del redditodisponibile non spesa in consumi; la Tassazione, che va a diminuire il reddito disponibile per i privati e

    quindi la loro capacit di spesa; le Importazioni, che sono domanda di beni prodotti allestero.Si possono avere tre tipi principali di economia:

    1. Economia chiusa senza intervento pubblico Y = C + I2. Economia chiusa con intervento pubblico Y = C + I + G3. Economia aperta con intervento pubblico Y = C + I + G + X Z

    LA FUNZIONE DI CONSUMO

    Se la domanda aggregata (DA) data, fissato un qualsiasi livello di questa, il reddito vi si deve adeguare perrealizzare lequilibrio sul mercato dei beni. Per non tutta la domanda aggregata pu essere consideratadata al variare del reddito: una quota importante della domanda aggregata, il consumo, dipende a sua volta

    dal reddito. Se il reddito aggregato delle famiglie aumenta, allora anche il consumo aggregato aumenta. Sinoti che un aumento del reddito aggregato include anche il caso di persone che prima non ricevevanoreddito e ora lo ricevono (per il fatto di aver trovato unoccupazione).Per il momento invece consideriamo dato linvestimento.La relazione tra reddito e consumo dunque crescente, si chiama funzione del consumo ed del tipoC = C0 + bY

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    Come si vede la funzione del consumo possiede un intercetta C0, la cui interpretazione che quando ilreddito pari a zero, esiste comunque un livello minimo ed essenziale di consumo, pari appunto a C0.Ma lintercetta della funzione pu essere anche interpretata in un altro modo: il consumo aggregato puanche dipendere da variabili diverse dal reddito (ad es. ricchezza, risparmi passati, tasso di interesse ecc.),ma ora analizzeremo solo gli effetti del reddito sul consumo, prendendo come dati i movimenti di ricchezza

    (che uno stock, mentre il reddito un flusso) e il tasso di interesse.Importante anche il coefficiente angolare b, che misura la variazione del consumo in seguito ad unaumento unitario del reddito. b sempre inferiore a 1 perch se, ad esempio, il reddito di una famigliaaumenta di cento euro, molto probabile che il suo consumo aumenti di meno di cento: la parte residuaviene risparmiata. b viene chiamata propensione marginale al consumo.Lintercetta C0 invece detta consumo autonomo, in quanto non dipende dal reddito. La parte diconsumo che invece aumenta al crescere del reddito detta consumo indotto. Allora per analogia gliinvestimenti, che stiamo considerando come dati, sono investimenti autonomi. Pi in generale lafunzione di consumo si divide quindi in una parte detta domanda autonoma, cio C0 + I; e in una parteindotta, la domanda indotta che bY.

    IL REDDITO DI EQUILIBRIO

    In una semplice economia chiusa senza intervento pubblico la condizione di equilibrio data da Y = C + I(dove gli investimenti sono quelli intenzionali). Per non detto che il mercato dei beni sia sempre inequilibrio, tuttavia accettando il principio della domanda effettiva, esiste sempre una tendenza versolequilibrio, perch le imprese adattano prontamente lofferta, cio il reddito, alla domanda aggregata.Dunque la domanda di equilibrio sempre tendenzialmente rispettata. La condizione di equilibrio puessere espressa come Y = C0 + bY + I, si noti che il termine Y, cio il reddito, deve essere lo stesso sia asinistra che a destra della relazione. In altri termini stiamo cercando un valore del reddito che rappresentalofferta tale per cui la domanda aggregata indotta da quel reddito, sia proprio uguale allofferta, cio alreddito. Tale valore del reddito si chiama reddito di equilibrio.Matematicamente il reddito di equilibrio dato da:

    1. Y = C0 + bY + I in cui il reddito lo stesso sia nella Y a destra che nella Y a sinistra2. Y bY = C0 + I3. Y(1 b) = C0 + I4. Y* =

    0 + I] si aggiunto lasterisco per ricordare che si tratta del reddito di equilibrio.

    Graficamente il reddito di equilibrio dato da:

    Partendo dalla condizione di equilibrio Y = C0 + I + bY sappiamo che il lato destro la domanda aggregata,quindi possiamo scrivere DA = C0 + I + bY. Allora nel grafico la retta DA la domanda aggregata che dipende

    dal reddito, via consumo indotto. una retta in cui la variabile dipendente DA, quella indipendente Y,lintercetta (C0 + I) e il coefficiente angolare dato dalla propensione marginale al consumo b. Nel punto

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    in cui le due rette si intersecano troveremo lunico valore di equilibrio del reddito. Infatti solo incorrispondenza di Y la domanda pari allofferta.Si osservi che il livello di equilibrio della domanda aggregata DA = Y* in ordinata, pu essere scompostonella somma di due parti, come evidenziato dalla figura: la prima parte la domanda autonoma (C0 + I) chenon dipende dal reddito; la seconda parte la domanda (consumo) indotta dal reddito di equilibrio (bY*).

    IL MOLTIPLICATORE KEYNESIANO

    Il principio della domanda effettiva afferma che se leconomia fosse fuori dal suo equilibrio Y, alloralofferta cambierebbe per adeguarsi alla domanda. Per ora sappiamo che la domanda a sua volta dipendedal reddito: quindi assisteremo ad un processo di inseguimento da parte del reddito nei confronti delladomanda. Quando la domanda varia, il reddito vi si adegua, ma tale variazione del reddito provocaunulteriore variazione di domanda per consumi.Per dimostrare che si raggiunger comunque un equilibrio si prenda ad esempio il caso dellaumento di unadomanda autonoma, ad esempio per aumento di investimenti.

    Questo aumento fa spostare verso lalto lintercetta da AUT1 (AUT perch misura la domanda autonoma) aAUT2. Dunque la curva di domanda aggregata si sposta da DA1 a DA2. Linclinazione della DA non muta,perch supponiamo che la propensione marginale al consumo b, non sia variata. Per questo spostamento siha prima un reddito di equilibrio Y*1 e poi un reddito di equilibrio Y*2. Dunque accade che laumento degliinvestimenti da prima provoca un disequilibrio, cio un eccesso di domanda, ma la reazione delle imprese,che aumentano la produzione (cio il reddito), ristabilisce lequilibrio. chiaro che siccome linclinazionedella retta DA inferiore a 1, mentre quella della bisettrice pari a 1, esister sempre unintersezione tra idue, cio un equilibrio.Avremmo avuto lo stesso grafico se ad aumentare fosse stato il consumo autonomo anzich linvestimento.Si nota dal disegno che laumento del reddito maggiore allaumento della domanda autonoma (OA > OB).Ci vuol dire che in seguito ad un aumento della domanda autonoma, leconomia effettivamente raggiungeun nuovo livello di equilibrio, ma che il reddito di equilibrio aumenta pi di quanto la domanda autonomastessa si aumentata. Questo perch se ad esempio gli investimenti aumentano di 100 allora le impreseproducono 100 in pi per soddisfare la domanda aggiuntiva. Ma maggior produzione significa maggiorreddito e quindi, a sua volta, aumenta anche il consumo indotto. Il consumo indotto per generatore dinuova domanda, per cui le imprese dovranno soddisfare anche questa, incrementando ulteriormente laproduzione. Insomma ad ogni aumento di reddito consegue un nuovo aumento di domanda, che a suavolta stimola nuovo reddito. Questo processo si fermer: supponiamo che la propensione marginale sia paria 0.5 (infatti deve essere inferiore a 1). Ricordando che la propensione marginale al consumo misuraquanto aumenta il consumo ogni volta che il reddito aumenta di un euro, si ha che dopo il primo aumentodel reddito di 100, i consumi aumenteranno di 50 (infatti 100x0,5 = 50). Questa nuova domanda faaumentare la produzione e il reddito di altri 50, che a sua volta far crescere il consumo di 25 (infatti

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    50x0.5 = 25). Il processo continuer e il consumo aumenter di 12,5, poi di 6,25 ecc. ma ogni passo lamet del precedente. Sommando tutti i termini 100 50 25 12,5 6,25 si ha 200 ( una seriegeometrica).Quindi abbiamo detto che se la domanda autonoma aumenta di un certo ammontare, allora il reddito diequilibrio aumenta di pi di quellammontare. Il rapporto tra aumento del reddito di equilibrio e aumento

    della domanda autonoma detto moltiplicatore, pi precisamente moltiplicatore keynesiano delmercato dei beni, che sar sempre maggiore di 1. Da una parte c una forma di domanda che dipende dalreddito, il consumo indotto e dallaltra parte il reddito dipende dalla domanda per il principio delladomanda effettiva: questi due meccanismi si alimentano a vicenda, facendo s che il moltiplicatore siamaggiore di uno.Nel nostro esempio il moltiplicatore vale 200/100 = 2. facile capire che il valore del moltiplicatore dipendedal valore della propensione marginale al consumo: infatti tutti i passi che dobbiamo sommare per ottenerelincremento complessivo del reddito dipende da b. Quanto pi grande la propensione marginale al

    consumo, tanto pi grande il moltiplicatore. Il moltiplicatore si calcola risolvendo

    .

    Riassumendo: quando la domanda autonoma varia anche il reddito di equilibrio varia, e il rapporto tra ledue variazioni dato dal moltiplicatore keynesiano. Allora ogni volta che conosciamo il moltiplicatore e

    lammontare della variazione della domanda autonoma, possiamo calcolare di quanto varier il reddito diequilibrio moltiplicando quella variazione per il moltiplicatore, che a sua volta pu essere calcolatoconoscendo la propensione marginale al consumo. Ad esempio se la propensione marginale al consumovale 0,75 allora il moltiplicatore vale 4. Allora se la domanda autonoma varia i 100, possiamo calcolare ilreddito di equilibrio: 4x100 = 400.

    IL RISPARMIO

    Il risparmio (S) per definizione la parte del reddito non spesa per consumi: S = Y C. Allora considerandoil risparmio si ha Y = C + S. Sappiamo che la condizione di equilibrio Y = C + I. Allora possiamo eguagliare ledue relazioni: C + S = C + I, da cui otteniamo che S = I. Questa uguaglianza un ulteriore modo per

    esprimere la condizione di equilibrio: in uneconomia chiusa senza intervento pubblico, lequilibrio sulmercato dei beni si ha solo se il risparmio uguale allinvestimento. Quanto appena affermato non implicache il risparmio determini linvestimento. Infatti solo una volta noto il reddito possiamo calcolare quantovale il consumo e dunque anche il reddito per differenza: dunque il risparmio dipende dal reddito. Ma ilreddito, a sua volta, dipende dalla domanda autonoma dal moltiplicatore. Quindi, nota la propensionemarginale al consumo, e dunque il moltiplicatore, se conosciamo quanto vale la domanda autonoma(consumo autonomo pi investimenti) sappiamo calcolare il reddito di equilibrio; a partire da questultimovalore possiamo poi, attraverso la funzione del consumo, calcolare il consumo nella posizione di equilibrio,e infine, per differenza rispetto al reddito, anche il risparmio di equilibrio.Ecco che in base al principio della domanda effettiva, prima dobbiamo conoscere a quanto ammonta ladomanda autonoma, in particolare linvestimento, e solo dopo possiamo calcolare il risparmio.

    Consideriamo dato il consumo autonomo: se a partire da un equilibrio linvestimento varia, allora variaanche il reddito di equilibrio, di conseguenza varia anche il risparmio, in misura sufficiente a rendere dinuovo vera la condizione S = I.Perveniamo dunque alla conclusione che sono gli investimenti che, quando crescono o diminuiscono, fannocrescere o diminuire il reddito e dunque il risparmio. Allora il nesso causale I => S. Il sistema economico in grado di generare in modo endogeno un livello del risparmio che pari agli investimenti. Ma il risparmionon svolge solo un ruolo passivo, anzi a sua volta influenza leconomia: se ad esempio le famiglie decidonodi risparmiare di pi ( una decisione autonoma delle famiglie, non dovuta ad un precedente aumento direddito) allora si avr una diminuzione del consumo, ma poich il consumo fa parte della domandaaggregata, una diminuzione della domanda aggregata provoca una diminuzione del reddito. Dunque se ilrisparmio autonomo aumenta, allora il reddito diminuisce. Questo perch il risparmio S = Y C, ma

    C = C0 + bY. Allora si pu scrivere S = Y C0 bY, cio S = -C0 + (1 b)Y. Come si vede il risparmio unafunzione lineare del reddito, con unintercetta negativa che costituisce il risparmio autonomo ( negativo inquanto corrisponde al risparmio che si ha con un reddito pari a zero), ma in corrispondenza di un reddito

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    nullo abbiamo un consumo autonomo positivo; allora per definizione il corrispondente risparmio deveessere negativo (zero meno il consumo autonomo positivo). La funzione inoltre ha un coefficiente angolaredato da uno meno la propensione marginale al consumo (questo coefficiente angolare la propensionemarginale al risparmio). Infine laddendo (1 b)Y il risparmio indotto. Un aumento del risparmioautonomo allora dato da un aumento del termine -C0, che equivale ad una diminuzione del termine C0 (in

    quanto ha un meno davanti), cio una diminuzione del consumo autonomo.Questo fenomeno talvolta conosciuto come il paradosso del risparmio o paradosso della parsimonia, inquanto nellaccezione popolare il risparmio unattivit virtuosa, invece fa diminuire, a parit di altre cose,il reddito. Questo perch il risparmio una non domanda: se aumenta il risparmio, allora il consumodiminuisce, facendo diminuire il reddito per il principio della domanda effettiva.

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    3) IL BILANCIO DELLO STATO E LECONOMIA

    ENTRATE, SPESE E BILANCIO PUBBLICO

    Lo stato ha entrate ed uscite e quindi un suo bilancio. Le uscite, cio le spese dello stato per beni e servizi

    sono la spesa pubblica. Le spese di tipo redistributivo, come il pagamento di pensioni e sussidi, non sonocontabilizzate allinterno della spesa pubblica in quanto sono trasferimenti, cio sono pagamenti ma nonrisultano da una prestazione lavorativa o da cessioni di beni al settore pubblico. I trasferimenti sonoconsiderati voci negative delle entrate pubbliche (T). Le entrate pubbliche si compongono di movimenti daprivato a stato (mediante tassazione) e da stato a privati (mediante trasferimenti). Quindi le entratepubbliche vanno interpretate come entrate pubbliche nette. Tra le uscite pubbliche(G) ci sono dunquesolo le spese per lacquisto di beni e servizi (incluso il pagamento di redditi ai dipendenti dello stato e allespese per investimenti pubblici).Le entrate pubbliche nette sono formate dalle voci positive delle imposte dirette e indirette e dei contributisociali, e dalle voci negative dei trasferimenti alle famiglie. Si ricordi che le imposte dirette sono quelle chesi caricano sulle persone fisiche o giuridiche per il fatto che queste hanno redditi o ricchezze; le imposte

    indirette vengono caricate su qualche atto economico: produzione, consumo, scambi. Infine i contributisociali sono prelievi obbligatori di certi enti pubblici per finanziare le assicurazioni sociali.Le imposte dirette sui redditi e i contributi sociali sono commisurati ai redditi distribuiti; le imposteindirette sono commisurate alla produzione o ai consumi. Dunque unimportante fetta delle entratepubbliche dipende dal reddito. Le imposte di tipo patrimoniale sono, invece, autonome rispetto al reddito.Infine anche i trasferimenti non dipendono dal reddito nazionale.Dunque continuando a indicare con T lammontare delle entrate pubbliche nette (a volte chiamate persemplicit solo imposte o tassazione) si pu immaginare che esse abbiano una componente autonomarispetto al reddito e una, invece, che vi dipende: cos da avere una relazione lineare del tipo T = T0 + tY,dove T0 la tassazione autonoma netta, mentre tY la tassazione indotta, cio dipendente dal reddito. Ilparametro t l aliquotadella tassazione (detta anche aliquota marginale), poich il coefficiente

    angolare della funzione della tassazione e indica lincremento della tassazione dovuto ad un aumento delreddito di un euro. Laliquota t sar ovviamente inferiore a 1: non si possono prelevare tasse di unammontare maggiore del reddito. Nei sistemi di tassazione non ci sono aliquote costanti, ma aliquotecrescenti per scaglioni di reddito: questo tipo di tassazione si dice progressiva. A livello macroeconomicoper, quando il reddito cambia, laliquota media non varia di molto, perch se vero che aumentano isingoli redditi, anche vero che aumenta il numero di persone che guadagna un reddito pari al redditomedio preesistente (inoltre le variazioni del reddito nazionale da un anno allaltro sono modeste).Allora si ipotizza che laliquota t sia costante per variazioni non ampie di reddito.Ricordando che il saldo del bilancio pubblico sono le entrate diminuite delle uscite (T G) e il deficit

    pubblico invece G T, allora possiamo dire che il saldo del bilancio pubblico = T0+ tY G

    Il bilancio pubblico contiene componenti autonome e componenti indotte. La spesa pubblica una

    decisione autonoma del governo e la componente autonoma della tassazione T0 non dipende dal redditocorrente. Daltra parte il saldo del bilancio pubblico non dipende solo da decisioni proprie del governo,perch la tassazione indotta tY varia al variare del reddito, e le variazioni del reddito possono dipendereanche dalle decisioni di privati (variazioni degli investimenti o del consumo autonomo). Dunque il bilanciodello stato migliora quando il reddito aumenta.

    BILANCIO PUBBLICO E REDDITO DI EQUILIBRIO

    La spesa pubblica svolge il ruolo di domanda nel mercato dei beni: infatti sono acquisti diretti da parte delleamministrazioni pubbliche (incluso il pagamento di redditi ai dipendenti pubblici). Invece la tassazione Tsvolge un ruolo contrario, nel senso che ogni suo aumento fa diminuire la domanda. Infatti il

    reddito disponibile delle famiglie = Yd = Y T = Y T0 tY. Si ricordi che per ipotesi la tassazione autonomainclude i trasferimenti ai privati (pensioni ecc.) cambiati di segno. Quindi dalla precedente espressione,quando si sottrae la tassazione autonoma dal reddito vuol dire che si sommano i trasferimenti alle famiglie.

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    Il reddito disponibile delle famiglie , allora, influenzato dal bilancio pubblico in due modi: diminuito dallatassazione vera e propria, ma aumentato dai trasferimenti.La decisione di consumo da parte delle famiglie deve dipendere dal reddito effettivamente a disposizionedopo la tassazione, cio dal reddito disponibile. Il reddito nazionale Y continua ad indicare il pagamentolordo di redditi da parte delle imprese (il valore aggiunto ai prezzi di mercato, ovvero il PIL); il reddito

    disponibile invece al netto dei prelievi dello stato. Dunque si dovr immaginare una funzione del consumopi generale, dove il consumo dipende dal reddito disponibile, cio dal reddito nazionale prodotto dalleimprese al netto della tassazione T (reddito Y meno tasse prelevate dai redditi delle famiglie, pitrasferimenti). Il consumo autonomo sar chiamato C0, mentre il consumo indotto sar bYd e valeb(Y T0 tY). Dunque la funzione del consumo sar C = C0 + b(Y T0tY). Allora lintera domandaaggregata che sta sul lato destro della condizione di equilibrio sar DA = C0 + b(Y T0 tY) + I + G, e peravere equilibrio sul mercato dei beni occorre che DA sia uguale allofferta, cio al reddito Y.Allora si pu determinare il nuovo reddito di equilibrio in cui, questa volta, la componente autonomainclude, oltre al consumo autonomo e allinvestimento, anche la spesa pubblica e, con segno negativo, latassazione: il coefficiente angolare ancora positivo e inferiore a uno e dipende dalla propensionemarginale al consumo, ma anche dallaliquota della tassazione.

    Matematicamente questo equilibrio si trova con:1. Y = C0 + b(Y T0 tY) + I + G dove I primi tre addendi rappresentano il consumo delle famiglie2. Y b(1 t)Y = C0 bT0 + I + G3. Y[1 b(1 t)] = C0 bT0 + I + G4. Y* =

    C0 bT0 + I + G] in cui

    il moltiplicatore ed maggiore di uno (perch il suo

    denominatore inferiore di uno).La domanda autonoma include, oltre a consumo autonomo e investimento, anche la spesa pubblica e latassazione autonoma. Queste ultime due grandezze hanno, per, effetti opposti sulla domanda: unaumento della spesa pubblica costituisce un aumento della domanda di beni, mentre un aumento dellatassazione induce una diminuzione della domanda di beni (via riduzione del reddito disponibile).Inoltre la presenza della tassazione indotta, e cio dellaliquota marginale t, fa s che per ogni euro di

    reddito prodotto dalle imprese, alle famiglie arrivi una somma pi piccola di quelleuro: dunque a parit dipropensione marginale al consumo, la parte del reddito prodotto dalle imprese che si traduce in consumodelle famiglie inferiore rispetto a prima. Il processo di interazione tra domanda e reddito, che d luogo almoltiplicatore keynesiano, dipende dal fatto che a ogni singolo processo, una parte del nuovo redditoprodotto dalle imprese, si traduce in nuova domanda per consumi. Adesso a causa della tassazione questaquota inferiore rispetto a prima, quindi anche la somma totale di tutti i passi sar pi piccola. Allora perogni dato aumento della domanda autonoma, il reddito di equilibrio ora aumenta meno di prima. In altritermini il moltiplicatore keynesiano inferiore rispetto a prima (infatti il denominatore del moltiplicatoreprima era solo costituito da 1 b, invece ora 1 b + bt). Inoltre si noti che il moltiplicatore si riduce selaliquota t aumenta.Riassumendo si pu affermare che:

    1. Se la tassazione aumenta (vuoi nella parte indotta dal reddito, vuoi nella parte autonoma), allora ilreddito di equilibrio diminuisce.

    2. Se la spesa pubblica o i trasferimenti alle famiglie aumentano, allora il reddito di equilibrioaumenta.

    Ma la tassazione costituisce entrata per il bilancio del settore pubblico, mentre la spesa pubblica e itrasferimenti sono uscite. Dunque un aumento delle entrate oppure una riduzione delle uscite fa diminuireil reddito di equilibrio (e viceversa): ne segue che un miglioramento del bilancio pubblico ha un effettodepressivo sul reddito, mentre un suo peggioramento (ovvero un aumento del deficit pubblico) ha uneffetto espansivo sul reddito. Le manovre sul bilancio pubblico hanno dunque una duplice faccia: ogniaumento di spesa (o riduzione di tassazione) costituisce un peggioramento del deficit pubblico, ma allostesso tempo costituisce uno stimolo allattivit privata, si tratta di maggior domanda rivolta direttamente

    alle imprese, oppure maggior reddito disponibile alle famiglie di coloro che lavorano nel settore pubblico.Allora quando il deficit pubblico aumenta, leconomia privata (famiglie e imprese), riceve dallo stato pi diquanto debba versare nelle casse pubbliche.

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    DEFICIT, DEBITO E TASSO DI INTERESSE

    Se il governo opera in deficit vuol dire che spende cifre superiori alle proprie entrate. Per fare cio ilgoverno si deve indebitare e come ogni debito dovr essere restituito maggiorato di interessi. Il governo siindebita emettendo titoli, cio limpegno della restituzione del debito. Il mercato su cui vengono trattati i

    titoli al momento della loro emissione detto mercato primario dei titoli. Se alla scadenza il governo nonha risorse per la restituzione allora emetter nuovi titoli per ottenere il denaro necessario alla restituzione.Si deve sapere che un sottoscrittore di titoli non obbligato a tenere quei titoli sino alla loro scadenza,infatti esiste un mercato secondario dei titoli, la Borsa, sul quale si possono vendere titoli in possessoprima della scadenza, posto che si trovi chi li vuole comprare. Ci che conta per il governo il suo rapportocon i privati nel loro complesso: il fatto che i privati scambino titoli gi esistenti sul mercato secondariolascia invariato lindebitamento del governo. Ogni deficit annuo d luogo a nuovo indebitamento che vacoperto con nuove emissioni di titoli. La somma di tutti gli indebitamenti degli anni passati costituisce lostock complessivo del settore pubblico e i chiama debito pubblico. Siccome ad ogni nuovo indebitamento,cio deficit, il debito si incrementa pro tanto, allora vale la seguente relazione tra il debito dellanno t e

    quello dellanno prima: Debitot = Debitot-1 + Deficitt. Si noti che il debito uno stock mentre il deficit un

    flusso. Inoltre il debito pu diminuire in un anno e ci accade se il deficit di quellanno negativo (cio sec un surplus di bilancio).Un governo se opera in deficit, non solo non ha entrate sufficienti per restituire i debiti, ma non le haneppure per pagare gli interessi annui: allora deve continuare a indebitarsi. Allora anche gli interessi, oltrele spese per servizi e investimenti pubblici, costituiscono spesa pubblica e contribuiscono a generare deficit.Il deficit pubblico pu essere diviso in due parti: la spesa pubblica primaria la spesa pubblica al netto diquella per interessi ( una spesa che il governo deve sostenere normalmente, anche se non avesse debito,poich si tratta dei suoi compiti istituzionali). Il deficit primario la spesa per interessi. Allora avremo:

    Deficitt = Deficit primariot + Interessit. Per semplicit si suppone che il deficit primario sia nullo. Il rischio del

    debito pubblico nasce quando i potenziali acquirenti cominciano ad avere timori sulla restituzione futura enon acquistano pi titoli, provocando panico finanziario. Si potrebbe pensare che per invogliare il pubblico

    ad acquistare titoli basti innalzare il tasso di interesse riconosciuto ai sottoscrittori: questo avviene neimomenti di sfiducia e questa parte di interesse aggiuntiva si chiama premio per il rischio. Ma conlaumento del tasso di interesse aumenta ulteriormente il carico delle spese per interessi annui, e dunque ildeficit e il debito. Ricordando lipotesi semplificatrice che il deficit primario sia zero, allora si ha cheDeficitt = Interessit. Unendo le definizioni si ha Debitot = Debitot-1 + Interessit.Gli interessi sono il prodotto tra il debito preesistente e il tasso di interesse medio vigente nellanno t. Adesempio: se il debito alla fine dellanno scorso 1000 e il tasso di interesse di questanno il 5%, alloradurante lanno dovr pagare per interessi una somma pari a 5%x1000 = 0,05x1000 = 50. Allora in generale

    avremo Interessit = Debitot-1i.

    Unendo le espressioni otteniamo: Debitot = Debitot-1 + Debitot-1i = Debitot-1(1 + i).Dunque anche in assenza di deficit primario il debito pubblico si cumula nel tempo con un ritmo dato dal

    termine (1 + i). In effetti il tasso di interesse si pu interpretare come il tasso di crescita del capitale darestituire. Questa progressione del debito esponenziale, in assenza di correttivi, tende a crescere semprepi velocemente.La crescita del debito pubblico per non va vista indipendentemente da altre variabili macroeconomiche. Lacapacit di restituzione del debito infatti dipende dallandamento delle entrate del soggetto debitore. Perquanto riguarda il governo, le entrate pubbliche dipendono dal reddito nazionale, essendo ad essoproporzionali. Quindi se il debito cresce, ci pu non costituire un grave problema se anche il redditocresce a sufficienza: allora il debito pubblico va valutato in relazione al reddito. Daltra parte la disponibilitdei privati a detenere titoli del debito pubblico dipende a sua volta dalla loro ricchezza totale. Ora, benchla ricchezza non sia facile a misurarsi, si pu affermare che essa sia in qualche modo in relazione col redditonazionale, almeno nel lungo periodo.

    Allora un buon indicatore della gravit del problema del debito pubblico il rapporto tra debito pubblico ereddito( o PIL). Infatti molto frequente sentir parlare del rapporto Debito/PIL.

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    Per definizione il reddito evolve ad una velocit che il tasso di crescita del reddito (g). La variazionepercentuale del PIL, cio il suo tasso di crescita dallanno t 1 allanno t, infatti per definizione:

    g =

    =

    da cui g(PILt-1) = PILt PILt-1, ovvero g(PILt-1) + (PILt-1) = PILt, infine PILt = PILt-1 (1 + g).

    per misurare come cambia nel tempo il rapporto Debito/PIL si dovr tenere presente:

    =

    =

    ne segue che il rapporto debito/PIL cresce nel tempo se il tasso di

    interesse maggiore al tasso di crescita del reddito.

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    4) LINVESTIMENTO E LEQUILIBRIO DEL MERCATO DEI BENI

    LA TEORIA KEYNESIANA DELLINVESTIMENTO

    Sino ad ora gli investimenti sono stati considerati una variabile esogena. Ma gli investimenti sono una parte

    importante della domanda autonoma (assieme a consumo autonomo, spesa pubblica e tassazioneautonoma) e conoscendo la domanda autonoma e il moltiplicatore si pu determinare lequilibrio sulmercato dei beni. Investimento significa acquisto, da parte delle imprese, di beni reali durevoli da utilizzarsinella produzione (in questa voce anche incluso lacquisto di case nuove da parte delle famiglie). Nellinguaggio comune si definisce investimento anche lacquisto di titoli finanziari: invece in macroeconomiaquesta operazione non investimento, ma acquisto di titoli appunto. Allora per differenziare si pudividere in investimento reale e investimento finanziario.La principale caratteristica dellinvestimento di essere unoperazione economica che implica un costoiniziale e d rendimenti (cio ricavi derivanti dalla produzione aggiuntiva dovuta al nuovo investimento) perpi periodi. I rendimenti futuri di un nuovo investimento dipendono dalla domanda futura dei beni prodottidallimpresa che effettua quellinvestimento.

    Il fatto che linvestimento (macchinario, edificio o altro) perduri per pi periodi significa che, mentre il suocosto di acquisizione sostenuto solo allinizio, i rendimenti si verificheranno per pi periodi futuri. Neseguono due implicazioni:

    1. I rendimenti futuri non sono conosciuti con certezza, a differenza del costo iniziale di acquisizione2. Per poter valutare i rendimenti e confrontarli con il costo iniziale, al fine di decidere se vale la pena

    effettuare linvestimento, occorre rendere tutte le grandezze omogenee dal punto di vistafinanziario, cio attualizzare le grandezze future.

    Se le aspettative sulla domanda futura, e quindi sui profitti futuri, sono ottimistiche, le imprese sonoincentivate a investire. Ma linvestimento a sua volta un elemento della domanda autonoma, e quindi, viail moltiplicatore, fa aumentare anche il reddito e i consumi, cio la domanda aggregata. In altri terminiunaspettativa di domanda futura elevata fa aumentare di fatto la domanda gi a partire da oggi.

    Altrettanto pu accadere nellaltra direzione, cio verso il basso: aspettative pessimistiche sulla domandatendono a far diminuire gli investimenti e dunque la domanda. Quindi vi una certa tendenza delleaspettative di auto-realizzarsi. Questo accade perch nel sistema vi incertezza e soprattuttointerdipendenza: siccome gli operatori non hanno modo di conoscere il futuro, cercano di prendere leproprie decisioni guardando a ci che fanno gli altri. Linterdipendenza tra gli operatori duplice: da unaparte vi un processo imitativo che fa propagare le opinioni da un operatore allaltro. Dallaltra parte vi una retroazione positiva: per via del moltiplicatore, quando molti operatori investono, molti altri vedonoaumentare la domanda dei propri prodotti. Tale auto-alimentazione del processo fa s che la domanda diinvestimenti possa crescere o decrescere piuttosto rapidamente. allora difficile creare una teoria formaledelle aspettative, che quindi saranno considerate esogene.Quanto allattualizzazione delle grandezze future: si ipotizzi che unimpresa consideri la possibilit di

    mettere in atto un certo progetto di investimento (per una durata di n anni) che comincer ad avere profittia partire dallanno prossimo. Supponiamo che limpresa abbia gi formulato le sue aspettative direndimento per tutti gli n periodi: queste aspettative saranno indicate con R1, R2, R3, , Rn. K sar invece ilcosto iniziale da sostenere oggi (K un valore certo). Sia dato un interesse i comunemente accettato oggisui mercati finanziari. Siccome i rendimenti futuri vanno confrontati con il costo odierno per prendere unadecisione oggi, occorre attualizzare i rendimenti futuri e confrontarli con il costo dellinvestimento che siprogetta di sostenere oggi (chiaramente essendo K odierno, non va attualizzato). Ogni rendimento futurova scontato alla data odierna dividendolo per (1 + i) elevato allesponente della distanza nel tempo di quel

    rendimento, ovvero:

    Chiaramente questo investimento sar

    effettuato solo se maggiore di K. Dopo questa valutazione, il totale degli investimenti intrapresi (cio soloquelli considerati convenienti), costituisce linvestimento macroeconomico I.Supponiamo che, dati il costo iniziale, i rendimenti attesi e il tasso di interesse, un certo progetto siaconveniente. Supponiamo ora che il tasso di interesse aumenti: risulta chiaro che sempre pi difficile che

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    laspettativa sia maggiore di K (infatti il tasso di interesse i al denominatore). Allora si pu affermare che iprogetti di investimento vengono scartati man mano che il tasso di interesse cresce. Allora si pu affermareche linvestimento aggregato diminuisce quando aumenta il tasso di interesse (oppure aumenta quando iltasso diminuisce).Gli utilizzi delle risorse sono due: impegnarle in investimenti reali, cos da acquistare beni di investimento

    per effettuare produzione di beni e ottenere ricavi e profitti; darle a prestito sul mercato finanziario, cioacquistare titoli che danno come rendimento il tasso di interesse. ovvio che al crescere del tasso diinteresse il secondo utilizzo diventa sempre pi attraente, e quindi linvestimento reale diminuisce. Maquesto risultato valido anche per imprese che per investire devono prendere a prestito le risorsenecessarie: su quel prestito dovranno pagare gli interessi, allora man mano che il tasso di interesseaumenta, aumenta anche il costo di rimborso e linvestimento reale diventa sempre meno conveniente.Se invece le aspettative circa la domanda futura migliorano si ha che i progetti di investimento che eranoconvenienti lo sono ancora di pi e alcuni di quelli non convenienti possono diventarlo. Allora nededuciamo che linvestimento aggregato delleconomia aumenta quando le aspettative delle imprese circala domanda futura migliorano. Infatti gli investimenti aggregati sono una funzione crescente delleaspettative di domanda futura e funzione decrescente del tasso di interesse.

    LEQUILIBRIO DEL MERCATO DEI BENI E LA CURVA IS

    Lequilibrio del mercato dei beni si determina moltiplicando la domanda autonoma per il moltiplicatorekeynesiano. Ora per sappiamo che date le aspettative sulla domanda futura, linvestimento (che partedella domanda autonoma), diminuisce allaumentare del tasso di interesse. Quindi possiamo affermare cheesiste una relazione decrescente tra il tasso di interesse e il reddito di equilibrio: un aumento del tasso diinteresse fa diminuire linvestimento, cosa che provoca una riduzione del reddito di equilibrio (e viceversa).Allora ad ogni valore diverso del tasso di interesse corrisponde un diverso livello del reddito di equilibrio. Lacurva che rappresenta tutte queste combinazioni tra tasso di interesse e reddito di equilibrio detta curvaIS. Questo nome deriva dal fatto che la condizione di equilibrio sul mercato dei beni rappresentata dallarelazione I = S.

    La curva IS decrescente in quanto al crescere del tasso di interesse il reddito di equilibrio diminuisce, inseguito alla diminuzione degli investimenti. Nella figura si vede che tutti i punti sulla retta sono situazioni diequilibrio, mentre punti come A e B non sono di equilibrio. Per esempio in B il tasso di interesse troppoalto, dato il reddito, per garantire un equilibrio: vi sono investimenti troppo bassi e quindi c un eccesso diofferta. Alternativamente si pu dire che vi un reddito troppo elevato, dato il tasso di interesse, alloraconcludiamo di nuovo che c un eccesso di offerta. Nel punto A accade il contrario e rappresenta unasituazione di eccesso di domanda.

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    Quando il mercato dei beni non in equilibrio, per il principio della domanda effettiva, se c eccesso didomanda il reddito (lofferta) che aumenta per raggiungere il livello della domanda aggregata (frecciaverso destra). Se invece c un eccesso di offerta il reddito diminuisce (freccia verso sinistra).Si ricordi che il reddito di equilibrio, dato il moltiplicatore, dipende anche da altre voci della domandaautonoma, come il consumo autonomo, la tassazione autonoma e la spesa pubblica. Quando una di queste

    voci si modifica anche il reddito di equilibrio si deve modificare, a parit del tasso di interesse e cio degliinvestimenti. Dunque una modificazione di una delle altre voci di domanda autonoma, cio una variazionedel reddito a parit del tasso di interesse, provoca uno spostamento della curva IS, in quanto il reddito diequilibrio cambia senza che il tasso di interesse sia cambiato.Supponiamo per esempio che aumenti la spesa pubblica: allora il reddito aumenta di un certo ammontarepari alla variazione della spesa pubblica moltiplicata per il moltiplicatore. Ci avvenuto senza che il tassodi interesse variasse, per cui graficamente abbiamo uno spostamento della IS verso destra.Se aumenta il consumo autonomo, di nuovo la curva IS si sposta verso destra.Se invece aumenta la tassazione autonoma la IS si sposta verso sinistra perch c una riduzione delconsumo autonomo.Si pu anche analizzare cosa accade quando mutano le aspettative delle imprese circa la domanda futura:

    questo fenomeno provoca, come sappiamo, un aumento degli investimenti a parit del tasso di interesse.Pertanto leffetto sulla IS di un miglioramento delle aspettative sar di nuovo uno spostamento versodestra, con un aumento del reddito di equilibrio (il contrario accadr quando peggiorano le aspettative).Allora per ogni diverso livello del tasso di interesse esiste un diverso livello di equilibrio di reddito. Tuttavianon si deve pensare che il tasso di interesse possa assumere qualunque valore arbitrario.

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    5) IL MERCATO DELLA MONETA ED IL SUO EQUILIBRIO

    CONCETTO DI MONETA

    Moneta tutto ci che viene accettato da chiunque nel sistema economico come mezzo di pagamento. Gli

    insiemi degli oggetti utilizzati come moneta, emessi e garantiti da unautorit pubblica, si chiama monetalegale o circolante. I sistemi monetari si basano sul cosiddetto carattere fiduciario: si accetta moneta daqualcuno poich a sua volta qualcuno la accetter da me. Allora da qui sorge limportanza di avere buoneistituzioni che mantengano la fiducia nel sistema esistente. Ad esempio le banche centrali sono spessoimpegnate ad evitare elevate inflazioni, cio aumenti dei prezzi di beni e servizi, che faranno perdere valorealla moneta. Inoltre per il pagamento di un debito si accetta la moneta legale, mentre non si accettano titoli(ad esempio i BOT) o beni durevoli (ad esempio case): infatti pur essendo entit trasformabili in moneta,queste trasformazioni prevedono pagamento di costi aggiuntivi e il loro valore varia nel tempo. Quindi lacaratteristica della moneta di essere accettata da chiunque, perch non richiede costi di conversione e haun valore piuttosto certo ( uno strumento finanziario piuttosto sicuro) si chiama liquidit. Tuttavia glioperatori non accettano solo moneta legale in pagamento dei loro crediti: infatti comune accettare

    assegni da banche private purch siano credibili (cio solo se esiste un depositoin conto corrente da cui ilcliente pu prelevare senza preavviso e senza costi). Inoltre si accettano anche pagamenti tramite vari tipidi carte bancarie (che necessitano sempre di un conto corrente su cui appoggiarsi). Ne segue che un contocorrente essenziale per poter effettuare pagamenti credibili senza usare banconote. Si badi che non tutti idepositi che un cliente possa effettuare presso una banca costituiscono per lui liquidit (cio moneta); peresempio un deposito vincolato richiede che si preavvisi o si abbia unautorizzazione prima di ogni prelievo etale prelievo implica dei costi.Un conto corrente pu essere costituito in due modi:

    1. Da una parte un cliente pu depositare dei fondi liquidi (circolante o assegni) in quel conto; oppureil suoi datore di lavoro pu far pervenire i suoi compensi su quel conto. Di conseguenza il clientepu prelevare o staccare assegni fino ad esaurimento dei suoi versamenti.

    2. Dallaltra parte pu accadere che la banca conceda un fido (credito) ad un cliente che riscuote lasua fiducia. In questo secondo caso il cliente pu operare allo scoperto (ovviamente si paganointeressi sullo scoperto)

    Si osserva che nel caso del fido o del prestito il cliente pu disporre di liquidit senza aver preventivamenteversato fondi liquidi sul suo conto. Questa liquidit gli stata messa a disposizione dalla sua banca, quindianche le banche, in effetti, possono creare nuova moneta. Un fido infatti corrisponde a una disponibilitliquida non coperta da un precedente versamento monetario da parte del cliente.Allora esistono due forme di moneta: il circolante e i conti correnti dai quali si possono staccare assegni oeffettuare pagamenti tramite carta di credito. La somma delle consistenze delle due forme di monetaesistenti in ogni momento costituisce il totale della moneta esistente in quel momento. Poich spesso iconti correnti vengono chiamati depositi si utilizzer questa terminologia, pur sapendo che i conti

    correnti costituiti per fido o prestito non hanno alle spalle un versamento (cio un deposito) da parte delcliente.

    CARATTERISTICHE DELLA MONETA

    La moneta mezzo di scambio, fondo di valore e unit di conto:1. La propriet di essere mezzo di scambio specifica della sola moneta. Solo in casi eccezionali altri

    oggetti vengono usati al posto della moneta in pagamento di un debito.2. Che la moneta sia un fondo di valore significa che essa mantiene il suo valore, cio pu trasferire

    ricchezza nel tempo e nello spazio. Tale caratteristica qualitativa posseduta da tutti gli stockpresenti nelleconomia, reali o finanziari. Tutti gli altri stock diversi dalla moneta hanno un valore

    variabile nel tempo. Viceversa la moneta ha un valore piuttosto stabile: solo inflazioni elevatepossono portare limiti a questa stabilit. Ma possono esistere limiti alla stabilit anche nello spazio:

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    per esempio la moneta di un certo paese A potrebbe non essere gradita ad altri paesi per il fattoche il paese A non riscuote, politicamente ed economicamente, la fiducia dei non residenti.

    3. Dire che la moneta svolge la funzione di unit di conto significa dire che tutti i calcoli economicisono espressi in quellunit.

    Queste tre propriet della moneta costituiscono la sua caratteristica principale: la liquidit.

    MONETA, STOCK FINANZIARI E SPECULAZIONE

    Si ricordi che la moneta a livello macroeconomico costituisce uno stock. La sensibilit comune ci porta apensare che le consistenze monetarie nei bilanci familiari costituiscano un flusso, perch ne entra un certoammontare ogni mese, che poi viene speso lungo il mese dalla famiglia. Tuttavia la moneta il solo mezzocon cui lerogatore (per esempio unimpresa) paga il reddito al percettore (per esempio un dipendente). Manon bisogna confondere il reddito con la moneta: per esempio se il reddito annuo di una famiglia 30000euro ci non significa che si accumulino nel conto della famiglia 30000 euro in moneta. Ogni mese entramoneta per 2500 euro, moneta che poi defluisce per via delle spese effettuate. Inoltre bench possaapparire che per la famiglia la moneta sia un flusso (ne entra e poi ne esce), le cose cambiano quando si

    considera congiuntamente imprese e famiglie. Al momento della paga degli stipendi avviene untrasferimento di moneta dalle imprese alle famiglie. In seguito, quando le famiglie spendono per acquistarebeni prodotti dalle imprese avviene un trasferimento al contrario. A livello di sistema la quantit di monetapresente nelleconomia rimasta invariata.La moneta va dunque pensata come uno stock. Si ricordi che il fatto che una grandezza sia uno stock nonsignifica che essa non possa variare; significa semplicemente che possibile misurarne la consistenza in undato istante. Al contrario per i flussi (come ad esempio il reddito) ha senso solo una misura lungo tutto unperiodo di tempo; non esiste il reddito di un singolo istante. In particolare la moneta uno stockfinanziario. Gli stock finanziari si contrappongono agli stock reali come abitazioni, impianti, terreni ecc. inquanto il valore dei primi non dipende dalle loro caratteristiche fisiche intrinseche. Piuttosto il valore deglistock finanziari dipende da sottostanti rapporti di fiducia tra gli operatori. Quasi tutti gli stock finanziari(come tutti gli stock) hanno la caratteristica di essere variabili nel tempo, usualmente in relazione aldesiderio della collettivit di detenerlo. Quando molti soggetti vorrebbero comprarne e pochi venderne, ilprezzo di mercato aumenta e ci costituisce un guadagno per i detentori di quel momento. Il contrarioaccade quando tutti vorrebbero vendere quegli stock e nessuno acquistarli: il suo prezzo di mercatodiminuisce.Invece la moneta ha un valore stabile: addirittura per definizione la moneta il punto di riferimento pertutti i valori. Per la relativa stabilit della moneta (tranne casi eccezionali di inflazione) e la variabilit delprezzo degli altri stock si produce la speculazione. La speculazione lattivit che consiste nel tentativo diottenere guadagni nel conto capitale sulle compravendite di stock: cio si cerca di comprare quando ilprezzo ritenuto basso e di vendere quando il prezzo alto.Questa attivit ha come conseguenza che se una significativa parte degli operatori si convince che un certostock, reale o finanziario, aumenter di prezzo in futuro, essi si precipitano oggi a comprarlo. Ma nel fareci fanno aumentare gi il prezzo ora. Se questultimo aumento di prezzo convince altri operatori che quelprezzo ancora in fase di ascesa, e quindi conviene comprare quello stock, allora il prezzo sale ancor di pi.Il contrario accade quando ci si convince di una prossima discesa del prezzo. Dunque le operazioni suimercati speculativi possono produrre importanti oscillazioni dei prezzi degli stock, indipendentemente daaltri fenomeni che possono indurre prezzi alti o bassi. Quindi la cosa importante per uno speculatore nonrimanere tra gli ultimi a credere che il prezzo continuer a scendere o salire. Non appena una quotasignificativa di speculatori si convince che la fase ascendente o discendente sta per finire, essi cominciano avendere o comprare, facendo invertire la fase. Allora anche sui mercati finanziari (cos come per gliinvestimenti) le aspettative tendono ad auto-realizzarsi. Ci pu provocare una notevole instabilit deiprezzi degli stock.La compravendita di stock finanziari avviene sui mercati finanziari, cio le borse. Tali operazioni dicompravendita sono scambi di titoli contro moneta. I diversi titoli finanziari esistenti e scambiati sui mercatifinanziari sono stati emessi inizialmente da qualche operatore che aveva bisogno di moneta: quindi

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    costituiscono per lui un debito e invece sono un credito per chi li ha acquistati (potrebbero essere azioni,obbligazioni di varia natura o prestiti a breve termine).Si noti che lacquirente iniziale del titolo non obbligato a detenerlo per sempre. I mercati finanziari sonoappunto il luogo dove i titoli gi esistenti possono essere scambiati prima della loro scadenza: per taleragione si parla di mercati secondari, mentre i mercati primari sono quelli su cui si tratta di titoli di nuova

    emissione, cio il collocamento di prestiti.

    IL TASSO DI INTERESSE

    Se si ha carenza di moneta, ovviamente non la si pu acquistare con moneta. Chi ha bisogno di moneta laprende a prestito emettendo un titolo, cio un foglio con cui promette di restituire il prestito entro unacerta data futura, e vende quel foglio, in cambio della moneta che vuole ottenere. Chi invece possiedetitoli perch li ha comprati sui mercati secondari li pu rivendere, ovviamente senza limpegno ariacquistarli ad una certa data futura.I soggetti preferiscono avere scorte liquide piuttosto che avere ricchezza incorporata in stock non liquidi,titoli o altro. Infatti gli stock oltre a comportare costi per essere convertiti in liquidit, hanno anche una

    incertezza intrinseca relativamente al loro valore. Questo atteggiamento degli operatori verso la liquidit sichiama preferenza per la liquidit.Invece chi compra il titolo cedendo moneta, rinuncia a detenere della liquidit, per la quale per ha unacerta preferenza. Dunque quando si acquista un titolo, privandosi della liquidit, non sufficiente ricevereun foglio il cui valore alla scadenza lo stesso della quantit di moneta ceduta: si pretende di ricevere in piun compenso per la rinuncia alla liquidit. Questo qualcosa in pi linteresse. Poi si chiama tasso diinteresse la somma che si pretende come interesse dopo un anno per aver prestato un euro, oltreovviamente alla restituzione di quelleuro. Il tasso di interesse si esprime in forma percentuale. La moneta ei conti correnti sono liquidi quindi non pagano alcun interesse. Gli stock finanziari diversi dalla moneta,invece devono pagare un tasso di interesse annuo ai loro detentori per compensare la loro mancanza diliquidit.Il mercato su cui avvengono i prestiti a breve termine (cio entro lanno) si chiama appunto mercatomonetario. Chiaramente il livello del tasso di interesse vigente in un certo momento dipende dalladomanda e dallofferta di liquidit presenti in quel momento sul mercato della moneta: il tasso di interesse infatti proprio il mezzo della liquidit e, come accade su tutti i mercati, il prezzo si muove a seconda didomanda e offerta. Il tasso di interesse cresce quando c eccesso di domanda di moneta sul mercatomonetario e viceversa. Che ci sia molta domanda di moneta significa che una maggioranza di operatoripreferisce essere su posizioni liquide, anzich detenere altri strumenti finanziari. Questo accadetipicamente quando molti degli operatori sono pessimisti circa il valore futuro degli altri strumentifinanziari, i titoli. Si noti che tutto ci vale se lofferta di moneta data, per cui il maggiore o minoredesiderio della collettivit di detenere moneta si confronta con una disponibilit di essa complessivamentefissa. Se invece lofferta di moneta dovesse variare, anche questo fatto avrebbe effetti sul valoredelleccesso di domanda di moneta e dunque sul livello del tasso di interesse.In sintesi, data la disponibilit di moneta in aggregato, in generale un tasso di interesse elevato associatoa periodi di incertezza finanziaria. Dunque il tasso di interesse del mercato monetario variabile nel tempoin relazione alla domanda di moneta, che dipende a sua volta dagli umori del mercato, cio allapreferenza per la liquidit e dipende dalla quantit di moneta complessivamente disponibile.

    TASSO DI INTERESSE E PREZZO DEI TITOLI

    Il mercato monetario quello in cui si d e si prende a prestito moneta per un periodo breve, cio siscambia moneta contro titoli a breve: su tale mercato che si determina il tasso di interesse, a