sussidio adolescenti trento

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009 1 L’annuncio di Papa Benedetto XVI "... e proprio per questo, sono lieto di annunciare ufficialmente che all’apostolo Paolo dedicheremo uno speciale anno giubilare, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009 in occasione del bimillenario della sua nascita !" Siamo quindi riuniti non per riflettere su una storia passata, ir- revocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi oggi. Per questo ho voluto indire questo speciale "Anno Paolino": per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, «la fede e la verità», in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra i discepoli di Cristo. [..] Ciò che lo motivava nel più profondo, era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere ad altri questo amore. Paolo era un uomo colpito da un grande amore, e tutto il suo operare e soffrire si spiega solo a partire da questo centro. I concetti fondanti del suo annuncio si com- prendono unicamente in base ad esso. (Sabato, 28 giugno 2008 Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura)

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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L’annuncio di Papa Benedetto XVI

"... e proprio per questo,

sono lieto di annunciare ufficialmente

che all’apostolo Paolo dedicheremo

uno speciale anno giubilare,

dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009

in occasione del bimillenario della sua nascita !"

Siamo quindi riuniti non per riflettere su una storia passata, ir-

revocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi oggi. Per

questo ho voluto indire questo speciale "Anno Paolino": per

ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro,

«la fede e la verità», in cui sono radicate le ragioni dell’unità tra

i discepoli di Cristo. [..] Ciò che lo motivava nel più profondo,

era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere

ad altri questo amore. Paolo era un uomo colpito da un grande

amore, e tutto il suo operare e soffrire si spiega solo a partire

da questo centro. I concetti fondanti del suo annuncio si com-

prendono unicamente in base ad esso.

(Sabato, 28 giugno 2008 Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura)

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PRIMA PARTEDa Tarso ad Antiochia (passando per Damasco)

SONO UN TIPO… NIENTE MALE!

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 4

TemiL’identità.

La conoscenza di sé.

L’adolescenza è l’età in cui maggiormente viene affrontato il tema della de-

finizione della propria identità. L’adolescente, infatti, comincia a compiere

in modo sempre più approfondito la riflessione su di sé ed inizia a immagi-

narsi in una prospettiva non solo attuale, ma anche futura e/o ideale, pen-

sandosi in termini astratti (“vorrei essere…”). Quest’età si caratterizza per

un profondo senso di inadeguatezza e di svalutazione di sé, dovuto, in parte,

alla percezione del divario tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Ci

si “sente meno” degli altri. La paura rispetto alle proprie possibilità e l’in-

certezza a livello di identità possono portare ad una sensazione di vuoto,

con il rischio di cercare in esperienze “totalizzanti” l’annullamento o l’af-

fermazione di sé. Si apre la strada all’isolamento (ci sono ragazzi che non

vivono senza il walkman), alla rinuncia a sperimentare, o, al contrario, al su-

peramento di sé fino all’estremo, al limite massimo del rischioso, del proi-

bito, del violento. Spesso, si fatica a trovare la vera immagine di sè perché

si cerca la sorgente dell’identità nella direzione sbagliata. Ci si appoggia sul

proprio io, sulla propria capacità di imporsi, di stupire, di risultare simpatici,

per ritrovarsi arrabbiati con sé stessi, chiusi in un personaggio. Ci si perde

in compagnie di gente “tutta uguale”, che cerca le stesse cose, si diverte allo

stesso modo, segue le stesse mode. I modelli di “persone riuscite” che ab-

biamo di fronte non sono rapportabili alla nostra esperienza: si presentano

come perfetti, sublimi, il “massimo” della vita intesa come apparenza e su-

perficialità. Ci si trova così uniformati, invece, di scoprire e valorizzare la

propria originalità. In questa fase è importante aiutare i ragazzi ad acquisire

fiducia in sé stessi senza rinunce o esaltazioni. Quando si impara a guardarsi

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con realismo, stima e fiducia, si liberano nuove energie, si fanno respirare i

desideri, ci si protende in avanti, inventando percorsi nuovi. Ognuno di noi

è unico e irripetibile: ognuno è originale. Anche quando è ben fatta un’imi-

tazione è sempre inferiore all’originale: gli manca la naturalezza, il valore

che è proprio di ciò che è sé stesso. Chi, potendo scegliere, tra l’originale

e la copia, sceglie la copia? Ciò che ciascuno è nel profondo, è ciò che gli

altri veramente si aspettano da lui, perché è ciò che nessun altro potrà

dare loro! Un’altra caratteristica di quest’età è l’approccio globale ai vissuti.

È un momento in cui i ragazzi tendono, per esempio, a considerare un in-

successo scolastico come la bocciatura di tutta la loro persona, senza riu-

scire a distinguere i vari aspetti di sé e della propria realtà. Per questo

l’animatore deve far sperimentare ai ragazzi la loro positività e il loro va-

lore nonostante i limiti e gli insuccessi che la vita può portare. Gesù Cri-

sto ci ha fatto scoprire il senso autentico della nostra identità, ovvero quello

di essere figli di Dio, non schiavi che hanno paura, ma figli, persone libere,

che possono vivere nella gioia e nella pace con sé stessi, con gli altri e con

Dio. Il compimento della nostra umanità si realizza unicamente nella sco-

perta e nell’accoglienza di questo dono.

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- esprimere le loro difficoltà e il loro desiderio di conoscenza di sé;

- individuare i loro modelli di riferimento;

- approfondire il ruolo dell’altro e di Gesù nella loro vita;

- aprirsi a modelli veri di riferimento per la conoscenza e l’accetta-

zione di sé.

ASCOLTARE LA VITAEsprimere le loro difficoltà e il loro desiderio di conoscenza di sé.Individuare i loro modelli di riferimento.

Attività: il flusso del nome.

Su un foglio di carta i ragazzi scrivono il proprio nome da cui fanno partire

otto frecce. Ad ogni freccia ciascun ragazzo scrive una parola riferita a sé

stesso (ad es. carattere, hobby, occupazioni, interessi…).Al termine del la-

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voro si ritirano i vari fogli e si ridistribuiscono in modo causale. A questo

punto ognuno dovrà, in base alle informazioni avute dal foglio, fare un di-

segno. Nel momento della verifica ciascuno spiegherà il suo disegno ed

eventualmente segnalerà le cose che maggiormente lo hanno colpito del fo-

glio che ha in mano.

Per approfondire l’obiettivo: esprimere le difficoltà e il desiderio di cono-

scenza di sé, aprire il dialogo e il confronto con le domande che seguono:

��È stato facile descriversi?

��Chi ti ha rappresentato ti ha visto come ti sei descritto

oppure ha rappresentato un’immagine diversa di te?

��Come ti sei sentito? Cosa ti ha fatto piacere? Cosa non hai gradito?

Che cosa ha detto di te che non conoscevi o conoscevi poco?

��Nella ricerca della conoscenza di te, hai sentito il bisogno

di ricorrere a Dio?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa) Attività: allo zoo.

L’attività pone l’accento oltre che sulle difficoltà e il desiderio di cono-

scenza di sé, anche sui modelli di riferimento.

Entriamo nello zoo, con curiosità ci guardiamo attorno, osserviamo e ve-

diamo che ci sono tante specie di animali che si comportano in modo di-

verso.

Si consegna ad ogni adolescente la scheda allegata, invitandolo a scegliere

l’animale che più lo descrive.

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C’è la lepre:

Fugge per difendersi. È curiosa, fugge anche senza aver verificato se

ci sia un pericolo.

C’è il pavone:

Non passa di certo inosservato con la sua imponente ruota, sembra

riconoscere la sua dignità!

C’è la talpa:

Fa tutto di nascosto. Ama infossarsi. È cieca!

C’è la tigre:

Vive sempre in agguato.

C’è… un altro animale a cui senti di assomigliare? Perché?

Aprire il dialogo e il confronto con le domande che seguono:

��In tutti si fa sentire l’interrogativo: “Chi sono io?”,tu che risposta ti sei dato?

��Cosa significa essere grande?

��Cosa ti fa più paura della tua età?

��C’è un modello di persona a cui vorresti assomigliare, perché?

��Riconosci in te alcuni tratti dell’ animale scelto?Quali puoi modificare? Come?

��Cosa vorresti cambiare di te?

��Nella ricerca della conoscenza di te, hai sentito il bisognodi ricorrere a Dio?

��Secondo te, cosa dà sicurezza interiore ad un giovane?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a semicerchio, collocare su un ripiano o per terra dei poster con

delle immagini di personaggi ritenuti modelli di riferimento per gli adole-

scenti. Sui poster mettere dei lumini a forma di punto interrogativo.Canto,

breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

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Preghiera coraleSignore, donaci di comprenderela verità della nostra vita.Tu, la cui umanità ha conosciutol’entusiasmo e la sconfittala gioia e la tristezza,insegnaci a comprenderequanto è difficile sapere chi siamo.Aiutaci a conoscerci come siamo conosciuti da te.Non permettere che camminiamo ad occhi chiusi,come in un sogno,senza renderci conto di chi siamo e dove andiamo.Aiutaci a riconoscerei condizionamenti interni ed esterniche premono su di noiFacci comprendere che la nostra libertàè fragile, debole, insidiata.Fa’ che impariamo a conoscerci nel fondo di noi stessie, in esso, trovare te che scruti e conosci il nostro cuore.

(Carlo Maria Martini)

Lasciare un attimo di silenzio, ogni adolescente ripete un’espressione della

preghiera o un’invocazione libera ed accende un lume.

Concludere con il Padre nostro… tenendosi per mano.

ASCOLTARE LA PAROLAApprofondire il ruolo dell’altro e di Gesù nella loro vita.

Dal Vangelo secondo Luca (Luca 10,38-42)

Mentre erano in cammino, [Gesù] entrò in un villaggio e una donna, di

nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella di nome Maria,

la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era

tutta presa dai molti servizi. Pertanto fattasi avanti, disse: “Signore, non ti

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curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti?”.

Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,

ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore,

che non le sarà tolta.

��Leggere il testo. ��Divisi in tre gruppetti gli adolescenti cercano di esprimere i sentimenti

e le azioni dei tre personaggi. Ad ogni gruppetto è affidato un personaggio

e due grandi frecce (come da disegno) sulle quale scriveranno i sentimenti

provati dal loro personaggio nei confronti degli altri due del brano evan-

gelico.

��Sempre divisi in gruppetti gli adolescenti cercheranno di attualizzare il

brano (si tratta di drammatizzare una situazione simile per i giorni nostri).

Ogni gruppetto evidenzia la figura del personaggio approfondito.

��Nel grande gruppo ogni gruppetto fa la sua drammatizzazione e condi-

vide i sentimenti dei personaggi. Il tutto può essere applicato su un cartel-

lone dove sono scritti i nomi dei tre personaggi, in modo da formare un

grafico a cerchio.

��Breve commento da parte dell’animatore dove verrà evidenziato il di-

verso modo di realizzarsi di Marta e di Maria: la differenza è data dall’ac-

coglienza vera dentro di sé di Gesù.

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��Dare agli adolescenti due post-it di colore diverso e invitare a comple-

tarli. Su uno ci sarà scritto “Sono come Marta quando...” sull’altro “Sono

come Maria quando...”. Ognuno poi li attaccherà vicino al personaggio di ri-

ferimento.

��Conclusione da parte dell’animatore: l’altro è il criterio di riferimento checonsente e favorisce la mia realizzazione personale; senza di esso corro il rischiodi realizzarmi in maniera “impazzita”, illudendomi di essermi realizzato per dav-vero… Accogliere Gesù è fargli spazio nella propria vita, consentendogli di es-sere “maestro autorevole ed efficace”. È scegliere “la parte migliore”…��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

Sms for you“Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di

Cristo Gesù”. (Fil 3,8)

“Ciò che rende grande l’essere umano è l’impronta di Dio che egli porta

in sé”. (Giovanni Paolo II)

PreghieraDisporsi a semicerchio, porre su un ripiano un’icona di Gesù, un cero ac-

ceso e un cestino. Tenere pronti dei foglietti e delle penne.Canto, breve in-

troduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Preghiera coraleChiamaci, Signore,fa’ che ogni giornosiamo disposti a camminare con te;a consegnartitutto quello che non vorremmo essere,tutto quello che realmente siamo,sappiamo e possediamo.Accresci in noi l’entusiasmo sincerod’incontrarci con tee tra noi,di seguirti sempre più da vicinoaccogliendo in pienezzal’ uomo nuovo che ci proponi. Amen. (A M.. Canopi)

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Lasciare un breve spazio di silenzio in cui ogni adolescente può scrivere di

sè ciò che vuole consegnare al Signore e lo depone nel cestino accanto al-

l’icona. Si può accopagnare il gesto con del sotto usicale.

Concludere con il canto: “Resta accanto a me” o altro.

DALLA PAROLA ALLA VITAAprirsi a modelli veri di riferimento per la conoscenza e l’accettazione di sé.

Attività

Con il Vangelo di Marta e Maria abbiamo scoperto che “scegliere la parte

migliore” significa porsi in ascolto della Parola di Gesù e accogliere in noi

quello che è essenziale per la nostra vita.

Gesù ha chiamato più volte i suoi discepoli a seguirlo, a farlo in modo più

o meno radicale, ma ha sempre chiesto una risposta pronta e la disponibi-

lità a fidarsi di Lui e della Sua parola.

Lo scopo di questa terza parte è far lavorare gli adolescenti su percorsi che

sviluppino la loro capacità critica, proponendo forti figure di riferimento.

Se si volesse lavorare su modelli carismatici e allo stesso tempo vicini ai ra-

gazzi, la figura di Edith Stein (brillante filosofa ebrea che si converte al cat-

tolicesimo e diventa suora di clausura) può essere un esempio del coraggio

di cambiare vita e fare dei progetti radicali, anche considerando gli ostacoli

che ha incontrato a causa di questa sua scelta.

Vi suggeriamo di proporre ai ragazzi una “storia a bivi” interattiva che abbia

come protagonisti ragazzi della loro età. In diversi punti del racconto do-

vranno scegliere, o singolarmente o a gruppetti, delle possibilità diverse di

proseguimento della storia. Lo scopo è far capire, giocando, che ogni scelta

porta a determinate conseguenze.

Per la discussione finale��In che modo scelgo? A caso o analizzando le diverse possibilità oppureancora in base a dei valori? Autonomamente o seguendo il gruppo?

��C’è u n modello che mi guida nelle mie scelte? Riesco ad aprire i mieicriteri di scelta al modello di vita proposto da Gesù?

A conclusione dell’incontro si potrebbe proporre ai ragazzi di vivere la set-

timana che li separa dal prossimo incontro all’insegna della sobrietà e del-

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l’essenzialità (nelle scelte, nel modo di vivere le amicizie, nel modo di man-

giare, negli acquisti, in famiglia, …) per fare spazio alla ricerca della “parte

migliore”.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a semicerchio, porre per terra o su un ripiano un tondo giallo

(sole) con attorno dei nastri arrotolati (raggi). L’animatore o un adole-

scente, accompagnato da un leggero sottofondo musicale, legge il racconto

“La crescita di un cactus”.

La crescitaVolavo leggero, portato dal vento, insieme ad altri numerosi semi in cerca

di una terra buona su cui appoggiarmi per mettere radici. Ho attraversato

mari, incontrato cieli stellati, stormi di uccelli che mi sospingevano a destra

e a sinistra al loro passare.

A un certo punto, m’imbattei in una luce caldissima, avvolgente, che portava

con sé pace e sicurezza e di colpo me ne innamorai. “È il sole”, mi disse un

giorno un vecchio uccello sul quale mi appoggiai per riposarmi durante il

mio viaggio. Da quel momento, il mio vagare prese un significato più pieno,

più appagante: decisi che sarei diventato un bellissimo cactus e avrei of-

ferto al sole il più bel fiore di cactus che si fosse mai visto fino a quel mo-

mento. Ero felice ed eccitato all’idea di darmi così da fare, ma anche un po’

spaventato, perché sapevo che avrei dovuto affrontare tante prove, rese

ancora più difficili dalla mia inesperienza. Ero però fermamente convinto

della mia idea. Tutto questo richiedeva tanta attenzione e pazienza, ma per

questo io ero avvantaggiato, rispetto a tanti altri semi, dal mio stesso nome:

cactus, infatti, in arabo, ha la stessa radice della parola “costanza”, sabra.

Misi radici sin dal primo giorno che toccai terra. Giorno dopo giorno, mi

dedicai alla mia crescita, nutrendomi dal terreno, facendomi accarezzare

dal vento. Curai con infinita pazienza il nascere e lo svilupparsi di una folta

corona di spine, apparentemente innocue, ma sufficientemente appuntite da

proteggermi dagli ospiti indesiderati.

Con il giungere dell’estate, già sapevo che molti sarebbero stati i momenti

di siccità. Per questo avevo immagazzinato l’acqua delle piogge invernali,

custodendola gelosamente dentro di me.

Rinfrancato nel corpo e nell’intimo, cominciai a pensare fieramente a creare

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un fiore di rara bellezza da donare al mio amato sole, un fiore unico, come

unica è ogni pianta nel suo genere. Mi preparai a diventare anche fiore, do-

nandomi generosamente e pazientemente in un’opera di creazione, passo

dopo passo in un rituale di gesti, diedi vita a bellissimi petali vellutati, di un

rosa intenso. Formarono un’elegante corolla, che si dischiuse alle prime ore

dell’alba, in un’armonia di profumo e colore, consapevole di mostrarsi nel

pieno splendore del proprio essere.

Subito il sole si accorse di tanta bellezza e mi avvolse con quel calore e

quella luce che solo lui poteva emanare. Una struggente emozione pervase

tutto il mio essere: le prove, le fatiche nel far crescere me stesso, guar-

dando al sole come al traguardo della mia vita avevano all’improvviso sve-

lato il loro senso più autentico in quel lungo abbraccio con cui il sole mi

fece comprendere quanto io fossi una sua preoccupazione, un piccolo

grande essere su cui appoggiare i propri raggi caldi e rassicuranti.

Lasciare un breve spazio di silenzio.

Preghiere libere di ringraziamento o d’intercessione, ad ognuna srotolare

un raggio del sole.

Ogni due o tre invocazioni cantare: “Dio è amore” (o altro):

Dio è amore, osa amare senza timore.Dio è amore, non temere mai.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della prima unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un possi-

bile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

Spiderman 3 di Sam Raimi (2007)[scheda filmica p. 99]

Will Hunting - genio ribelle di Gus Van Sant (1998)[scheda filmica p.103]

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LIFE’S GOOD

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 8

TemiDestino o progetto?

Vagabondo, turista o pellegrino?

La strada, il camminare.

Scrive padre Cencini: “Quella del cammino è una della più antiche metafore del-l’esistenza umana, tanto è semplice, subito comprensibile, chiara ed evocativa,vera per tutti e in ogni momento ed età. Cammino vuol dire movimento, novità,progresso, scoperta, ma anche incertezza, fatica, meta lontana, sudore… Chicammina manifesta fiducia e un certo ottimismo, ma soprattutto il camminareesprime un corretto rapporto con la natura, consente di contemplare il creato concalma, quasi assaporandolo nei suoi frammenti, senza perderne un dettaglio; maè anche segno di un buon rapporto con il tempo, chi cammina prende la vita concalma, non si lascia dominare dalla frenesia della fretta, preferisce la qualità allaquantità dei giorni da vivere su questa terra. In realtà il cammino ha senso solose si ha un obiettivo, e l’obiettivo è sensato solo se concretamente raggiungibile,tanto meglio se assieme ad altri, così diventa ancor più accessibile. Oggi sonomolti a negare la possibilità di definire un obiettivo esistenziale e la realtà di unatensione verso la verità. La vita cessa così d’essere pellegrinaggio verso una metaprecisa, con due conseguenze:

a) la prima è che il pellegrino è sostituito dal vagabondo, colui che detesta es-sere legato e fissato da qualsivoglia vincolo o legame. E di fatto si guarda bene dal-l’attaccarsi emotivamente troppo alle persone o dall’impegnarsi eccessivamentea lottare per certe cause, ma semmai cerca di trarre il massimo vantaggio dalmomento presente, senza differire la gratificazione né imbarcarsi in avventuretroppo impegnative. Ecco perché oggi vanno di moda le appartenenze corte e lafedeltà è debole, ovvero la relazione è sempre più impoverita e svuotata di senso;

b)la seconda conseguenza è la frammentazione del tempo e la sua riduzioneall’istante presente, in un eterno presente, senza passato né futuro. Il linguaggiogiovanile è sempre declinato al presente. Tutto è visto al presente, ammucchiatonel qui e ora.

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Il senso del cammino è scritto nel DNA della persona: per realizzare la

propria umanità bisogna camminare verso un obiettivo, essere in tensione

verso una verità riconosciuta, ed essere aiutati a concretizzare questo “an-

dare verso” in un progetto, dentro un tessuto sano di relazioni. Come sal-

vare questo DNA profondo nell’esperienza di un adolescente? Come fargli

intuire la bellezza di vivere come pellegrini? È importante aiutare i ragazzi

a scoprire la loro vocazione, incoraggiandoli gradualmente a interrogarsi sul

senso della vita: “Chi sono?”, “Cosa voglio?”, “Dove vado?”, “Cosa centra il

Signore in tutto questo?”. La vita è la cosa più bella che abbiamo: non si può

appiattirla in un eterno presente al quale sopravvivere! Si fanno programmi,

si verificano, si corregge la rotta… si diventa responsabili, cioè “capaci di ri-

spondere”. Responsabili di fronte a chi: a sé stessi? Alla società? Alla pro-

pria famiglia? A Dio? Compito difficile oggi, in un contesto socio-culturale

segnato dalla fragilità, dalla solitudine e dal vuoto. Se ammettiamo di essere

frutto del caso, la vita non è altro che un gioco alla roulette russa, senza

nesso e senza scopo. Se invece poniamo Dio all’origine di questo incontro

di particelle viventi, allora l’esistenza non può che essere una vocazione. La

rivelazione biblica ce ne dà certezza: “In Cristo, Dio ci ha scelti prima che

creasse il mondo, allo scopo che noi fossimo santi e immacolati nell’amore

di fronte a lui” (cf. Ef 1,4). Esistenza è ex-sistentia, uscita di ciascuno di noi

dalla fredda cava del niente per venire alla luce dell’essere: soggetti viventi,

senzienti, intelligenti, volenti, amanti. Creati a immagine di Dio, che è sa-

pienza, libertà e amore. Ogni giorno siamo chiamati a riscoprire e a riscol-pire l’immagine di Dio che ci portiamo dentro. Diventare uomini significa

realizzare il compito che il Creatore ha inserito nelle maglie del nostro es-

sere. A Pitagora fu chiesto quale fosse il compito degli uomini. Rispose con

l’espressione nota: “Contemplare il cielo”. L’uomo è fatto per guardare il

cielo, per sollevare il suo sguardo, sopra le fluttuazioni delle cose che pas-

sano. Dobbiamo guardare il cielo per ritrovarci, per riempire il mondo di

significato. Non per distrarci dalle lotte della storia, ma per impegnarci di

più al servizio dell’altro uomo. Sì, perché diventiamo sempre più immagine

di Dio nella misura in cui aiutiamo gli altri a riscoprire e a riscolpire in sé

l’immagine di Dio. Questo significa aiutare l’uomo a farsi più uomo, sia a li-

vello della vita del corpo (impegno politico per sconfiggere fame, malattie,

disagi, soprusi, guerre), sia a livello della vita dello spirito (promozione della

cultura, della fede, costruzione della civiltà dell’amore).

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ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- riflettere sul significato della vita;

- verificare il loro modo di procedere nella vita (vagabondi, turisti, pel-

legrini...);

- scoprire che la loro vita è una chiamata;

- cercare la “linea portante” della loro vita, un elemento che trasformi

la loro vita in un “cammino”.

ASCOLTARE LA VITARiflettere sul significato della vita.

Verificare il loro modo di procedere nella vita (vagabondi, turisti, pelle-

grini...).

Attività: confronto con testimonianze.Dividere gli adolescenti in piccoli gruppi di 3-4 persone. Consegnare a cia-

scun gruppetto un foglio con alcune testimonianze, scelte tra quelle che

seguono (a discrezione dell’animatore).

Nei gruppi piccoli

��Leggere le testimonianze e sceglierne una a piacere.

��Rispondere alle seguenti sollecitazioni:- Quale stato d’animo/sentimento prova il protagonista

della testimonianza scelta?

- Che senso ha della vita?

Nel gruppo grande

��Ogni gruppetto riporta, sinteticamente, la testimonianza presa in con-siderazione, il senso della vita emerso in essa.

��Scambio di impressioni sulle testimonianze riportate.

��Condivisione degli aspetti che gli adolescenti sentono più vicini allaloro esperienza ed alla loro ricerca sul senso della vita.

��Sintesi di quanto è emerso nella ricerca e nel confronto, avvalersianche dei contenuti della parte formativa dell’animatore.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

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Nel suo blog, una ragazza del Sud studentessa universitaria a Milano che si firmaMay Parker scrive, riferendosi a un amico conosciuto: “È stato lui a farmi vedereun’altra faccia di questa città, quella dei giovani sognatori che si impegnano perottenere ciò che si vuole, per vivere grazie ai sogni e all’impegno, ma quello serio,mica ridere ragazzi. Questa è gente che si sbatte veramente. E qui mi scende unpo’ di tristezza. Trovandomi in un periodo di confusione mentale dovuta a sentieripersi, lasciati, ripercorsi e immaginati, non riesco a non invidiare coloro i qualihanno un sogno e in tutti i modi provano a realizzarlo. Io che di recente il miosogno non so nemmeno quale sia. Vorrei fare la scrittrice, la rockstar, la pittrice.È il dubbio che mi perseguita da un po’ di tempo a questa parte... «Cosa vuoi faredel tuo futuro?»”. Le risponde un lettore, un ragazzo come lei che si firma Loz:“Ogni volta che ti leggo ritrovo le parole che vorrei scrivere io. E mi getti nel ma-gone... cosa voglio fare da grande? Invidio chiunque abbia un progetto, un’idea,un sogno che persegue. Io vivacchio con l’idea che, forse, dovrei metterci piùgrinta, coraggio e voglia. Solo così mi renderò conto se il mio sogno è quello giu-sto”.

Sono figlia unica. Penserai che sono felice, invece no, non lo sono. Mamma e papàmi trattano come una bambina. Mia madre non vuole che metta piede in cucina,perché ha sempre paura che le combini qualche guaio. A volte mi chiudo in ca-mera a leggere, ma dopo qualche tempo mi dicono che sono un parassita. Io misecco moltissimo! Mio padre mi chiama “scricciolo” come se avessi cinque anni.È tempo di smetterla.

(Veronica, 15 anni)

Sono nel mio quindicesimo anno. Mi chiamano “giovanotto”. Io sono un adole-scente. Tutto in me è discordanza e combattimento. Ho un cuore da bambino, mala voce di un uomo. Sembra che non sappia ancora nulla della vita e si abbassala voce per parlare di certi argomenti alla mia presenza. Sono debole e in certigiorni la mia forza mi stupisce. Darei cinque anni della mia vita, sì, cinque anniper farla finita con questa odiosa adolescenza. Ancora cinque anni e sarò vera-mente un uomo. Avrò dei diritti che nessuno oserà prendere in giro. Detesto chemi si prenda in giro.

(Stefano, 15 anni)

(in alternativa)Attività: analisi di una canzone.

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Forse il destino della gente

è quello di viaggiare sempre

e di non fermarsi mai

ogni giorno andare

in posti sconosciuti

in cui non siamo stati mai

è così che mi sento anch’io

con lo zaino in spalla io

guardo lontano e vado via.

Forse in un porto

con un forte odore di gasolio

indeciso mi fermerò

guarderò il mare studierò il

vento

salirò a bordo poi

di sicuro io salperò

sai come mi sento io

con una mela in tasca io

guardo le stelle e vado via.

Tra le onde di una tempesta

stringerò i denti ma di sicuro

ce la farò

poi solo mare poi sole e sale

la prua a ovest

verso il tramonto navi-

gherò…

verso una terra di ombra

e di sole azzurro e arancione

il cielo che mi aspetta là

vento dolce lino e cotone

voci lontane sere di stelle

le vedo già

ecco come mi sento io

apro gli occhi io

e vedo la mia isola.

Ecco come mi sento io

apro gli occhi io

ecco la mia isola

terra di metri poco quadrati

angoli smussati poco appuntiti

la bacerò l’abbraccerò

terra di tempo poco preciso

poco scandito poco contato

l’abbraccerò la bacerò...

(Luca Carboni in “Le band si sciolgono” - 2006)

LA MIA ISOLA

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Per dialogare��Ascoltare il canto, possibilmente con il testo in mano.

��Condividere l’espressione che è piaciuta di più e perché.

��Con l’aiuto della traccia che segue, approfondire alcune espressionidella canzone.

“Forse il destino della gente è quello di viaggiare sempre e di nonfermarsi mai”: la metafora della vita come viaggio ritorna spesso nelle

canzoni, e anche Luca Carboni se n’è lasciato suggestionare. È vero, la vita

è un viaggio nel tempo, ma in una duplice dimensione: tempo cronolo-

gico/biologico (gli anni che passano, l’invecchiamento…) e tempo kairolo-

gico/eterno (tempo della manifestazione di Dio, fino all’incontro finale con

lui). Noi abbiamo un po’ smarrito la seconda dimensione, ricurvi in un oriz-

zonte puramente terreno, incapaci di andare al di là del sensibile, di ciò che

si vede.

“Ogni giorno andare in posti sconosciuti in cui non siamo statimai”: il desiderio di conoscere, esplorare nuove realtà, di fare nuove espe-

rienze è la molla che ci spinge ad andare “oltre”, ed è la spia che ci dice che

stiamo crescendo. Solo quando siamo capaci di uscire da noi stessi per

aprirci alla novità degli altri, dell’Altro, diventiamo veramente adulti e svi-

luppiamo pienamente la nostra personalità.

“È così che mi sento anch’io con lo zaino in spalla io guardo lon-tano e vado via”: è un’immagine che descrive bene la nostra realtà di

viandanti e pellegrini. Quante volte la vita ci chiede di rompere vecchi le-

gami, di lasciare le nostre sicurezze per ripartire verso una nuova mèta

puntando solo all’essenziale, a ciò che ci serve veramente!

“Salirò a bordo poi di sicuro io salperò”: è importante decidersi a

partire e non farsi bloccare dalla paura, mettersi nuovamente in gioco e

imparare a rischiare, prendere con coraggio il largo. È la vita che ce lo

chiede!

“Tra le onde di una tempesta stringerò i denti ma di sicuro ce lafarò”: le prove e le difficoltà non mancheranno e ci toccherà a volte stringere

i denti, remare controcorrente; ma è importante credere che, nonostante tutto,

ce la faremo a realizzare i nostri sogni, a raggiungere la nostra mèta!

“Verso una terra di ombra e di sole azzurro e arancione il cieloche mi aspetta là”: il desiderio di un luogo di pace, di una vita migliore,

di un cielo pulito ci spinge a partire e a compiere il viaggio verso la nostra

isola felice.

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“Terra di tempo poco preciso poco scandito poco contato …aprogli occhi io e vedo la mia isola”: spesso il ritmo frenetico della vita quo-

tidiana, il lavoro, la scuola, la gente, lo stress, sembra insostenibile. Il primo

pensiero è una splendida vacanza su un’isola deserta, lontano da tutto e da

tutti. Un luogo sconosciuto, un posto magico dove vivere tranquilli, in pace

con se stessi e con tutto il resto. L’isola è vista come luogo di rifugio e pace

perché offre la possibilità di allontanarsi dalla solita vita e dai troppi impe-

gni. Ma l’isola non è solo una mèta “fuori di noi”, un luogo da raggiungere. È

anche metafora del viaggio interiore che ognuno deve fare. È suggestivo a ri-

guardo Il racconto dell’isola sconosciuta (1997), di Josè Saramago in cui si

dice che “ogni uomo è un’isola”, un universo a sé. Non è affatto scontato che

ogni uomo conosca bene la sua isola e sappia come far regnare in essa l’equi-

librio: solo pochi lo cercano “lasciando la tranquillità, abbandonando le grandi

navi da crociera per imbarcarsi in caravelle alla ricerca dell’ignoto”. Sara-

mago parla della necessità di un viaggio che ci porti lontano da noi stessi e

ci permetta, così, di osservarci e conoscerci meglio. Un viaggio spirituale

verso una maggiore conoscenza del nostro essere. È simbolica anche l’af-

fermazione del protagonista: “è impossibile che non ci sia un’isola scono-

sciuta”, per dire che alla conoscenza non c’è limite e lo slancio dell’uomo

verso di essa non è mai vano. È impossibile che non esistano isole scono-

sciute, perché una parte dell’essenza delle cose sembra voler rimanere ce-

lata; per quanto l’uomo possa continuare ad imparare, ci saranno sempre

nuovi misteri e zone nascoste ad attirarlo. Il racconto è un invito a non li-

mitarsi a guardare solo all’apparenza, ma ad andare oltre.

Per riflettere��La tua vita è un viaggio: come la vivi?

��Verso dove cammini? Qual è la tua isola felice?

��Credi che anche dentro di te ci sono “zone d’ombra” che non conosci?

��A che punto è il tuo viaggio verso la tua “isola sconosciuta”?

��È possibile un approdo?

Per la sintesi si possono si possono utilizzare i contenuti del sussidio per

animatori.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: la metafora.

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a) L’animatore spiega che cos’è una metafora. Se per esempio noi vogliamo

esprimere che qualcuno è molto amato e stimato, lo diciamo con la meta-

fora “il gallo nel pollaio”. Una metafora è un paragone abbreviato. Successi-

vamente l’animatore scrive il tema su un cartellone in modo che sia visibile

a tutti. Il tema deve essere formulato in modo personale: “La vita per me è

come…”. L’animatore stesso svolge l’esercizio. Ognuno deve avere la possi-

bilità di riflettere per circa 10 minuti su ciò che gli viene in mente intorno al

tema senza essere influenzato dagli altri. Egli scrive in modo anonimo uno o

più paragoni su un foglio.

b)Tutte le metafore devono essere lette. Affinché tutti i ragazzi possano tran-

quillamente esaminarle tutte e averle presenti nel discorso che segue, è pre-

feribile scriverle sul cartellone. Prima di scriverle si invitano i partecipanti a

riflettere ed eventualmente annotare la metafora che trovano più interes-

sante e quella invece che gli sembra più estranea.

c) La discussione si incomincia in questo modo: ognuno a turno dice quale

metafora l’ha maggiormente interessato e quale invece non gli è piaciuta. In

un secondo momento l’animatore chiede ai ragazzi se le metafore ascoltate

fanno emergere concezioni o problemi su cui varrebbe la pena discutere.

d) Se c’è tempo si può dare risposta ad alcune domande.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a semicerchio, sul pavimento tracciare con i sassi una strada, pre-

parare alcune orme.Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di

silenzio.

Preghiera1. Solista La vita è una strada.

Partire.Da quando si nasce sempre bisogna partire, uscire dal presente pendersi verso il futuro.

2. Solista Camminare. Non ci si può fermare, l’esistenza prosegue. L’importante è camminare verso una meta.

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3. Solista La vita invoca una meta,pena il non senso, il vagabondare, il fallimento.Il futuro è davanti a noi, invito a camminare con speranza, da pellegrino aperto alla comunionecon Dio e con i compagni di viaggio.

Breve pausa di silenzio.

Invocazioni libere, ad ognuna deporre sulla strada un’orma. Ogni due o tre

invocazioni cantare: “Il Signore è la mia forza” o altro:

Il Signore è la mia forza e spero in lui.Il Signor è il Salvator.In lui confido, non ho timor, in lui confido, non ho timor.

ASCOLTARE LA PAROLAScoprire che la vita è una chiamata.

Dal Vangelo secondo Luca (Luca 13,6-9, con l’aggiunta di Giovanni 15,16)

Gesù disse questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e

venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono

tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo.

Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora

quest’anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se

porterà frutto per l’avvenire; se no lo taglierai. Non voi avete scelto me, ma

io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vo-

stro frutto rimanga: perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio

nome, ve lo conceda”.

��Preparare un cartellone su cui è disegnato un grande albero spoglio

(tronco e rami) oppure procurarsi un ramo di albero secco.

��Invitare gli adolescenti a pensare ad una situazione che hanno vissuto

in cui si sono sentiti secchi, sterili, senza vita, vuoti.

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��Leggere il brano. Dopo un momento di silenzio far sottolineare e con-

dividere la frase che li colpisce di più dando una spiegazione personale.

��Invitare a pensare ad una situazione/momento della loro vita in cui si

sono sentiti realizzati, vivi, felici. Questa situazione la scrivono su un car-

toncino a forma di frutto (se i frutti sono di diversi tipi il lavoro è più si-

gnificativo: ognuno porta frutto a suo modo, con le sue particolarità. La

chiamata alla vita porta ognuno a dare frutti diversi).

��Breve commento dell’animatore: al seguito di Gesù si scopre che la vita èdono, e perciò stesso impegno che responsabilizza. I frutti – dei quali parla ilvangelo – danno chiara l’idea che la vera realizzazione personale non sta nelvivere per se stessi ma nel “fare qualcosa di bello per Dio”. (Madre Teresa)

��Far notare anche la pazienza di Dio nei nostri confronti: attende i no-

stri frutti.

��Si lancia questa provocazione-sintesi agli adolescenti: “Per portare

frutto dovremmo...”, le cui risposte possono essere scritte sullo sfondo

dell’albero.

��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

Sms for you“Chi sei, o Signore?”.“Io sono Gesù che tu perseguiti”. (At 9,4-5)

“Scioglietevi” davanti a Gesù, perché solo Lui può sciogliere le vostre ansie

e i vostri timori e colmare le vostre attese. (Benedetto XVI)

PreghieraDisporsi a semicerchio, disporre l’albero su cui si è lavorato per la com-

prensione del messaggio della Parola di Dio. Canto, breve introduzione del-

l’animatore, un attimo di silenzio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,16)

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché an-

diate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.

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Preghiera coraleGesù, la vita,è un dono,una responsabilità,un impegno, un investire tutte le nostre potenzialitàche tu ha seminato in noi,e farne qualcosa di belloper Te,per noi stessi,per i fratelli.Tu pazientementeaspetti i nostri ritardi,le nostre fughe,le nostre pigrizie.Aiutaci a non rimandare,a non disattendere la tua fiducia.Solo uniti a teportiamo un frutto che rimane.

Se si vuole la provocazione sintesi finale: “Per portare frutto dovremmo”

si può collocare a questo punto.

Canto.

DALLA PAROLA ALLA VITACercare la “linea portante” della loro vita, un elemento che trasformila loro vita in un “cammino”.

AttivitàL’animatore consegna ai ragazzi una scheda con i punti riportati sotto, chie-

dendo ai ragazzi di stendere, in base alle indicazioni, il proprio progetto di

vita:

��durata prevista (può essere un progetto a breve scadenza, da rinnovaredi volta in volta o un progetto lungo, valido per tutta la vita);

��tre cose concrete, che allo scadere del progetto, si desidera veder rea-lizzate;

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��il titolo del mio progetto potrebbe essere…;

��tre valori che assolutamente non verranno messi in discussione dalla

realizzazione del progetto. Non farà mai…;

��tre cose che si potrebbero anche accettare alla fine della realizzazione

del progetto. Se proprio proprio, potrei anche…;

��il mio progetto non avrebbe senso senza…;

��potrei cambiare il mio progetto solo se…;

��mi auguro che…;

��per realizzarlo ho bisogno di…;

��le persone che ci vedo coinvolte sono…;

��… (l’animatore aggiunge quanto ritiene opportuno)

In conclusione, l’animatore raccoglie tutti i progetti e li ridistribuisce in

modo casuale chiedendo ai ragazzi di leggerli e di indovinare a chi appar-

tiene il progetto (in questo caso si avvisano prima i ragazzi di non scrivere

il proprio nome in copertina).

Per la discussione finale

��È stato difficile stendere il progetto? Perché?

��Il tuo progetto è a breve o lunga scadenza? Cosa ti ha spinto alla

scelta?

��Ti sembra utile pensare, ogni tanto, in modo concreto a cosa desideri

dalla vita? Perché? A cosa di serve?

��Qual è l’indicazione che hai trovato più difficile da inserire nel pro-

getto? Perché?

��Dove ti porta questo tuo progetto?

��Qual è il filo rosso che guida e contraddistingue il tuo progetto?

��Leggendo il/i progetto/i dei tuoi compagni, cosa ti ha colpito?

��Ti sembra che i vostri progetti siano accomunatati da uno stesso per-

corso di fondo?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi in cerchio, porre al centro una ruota. Canto, breve introduzione

dell’animatore partendo da quanto è emerso dall’attività appena svolta.

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PreghieraSolista Una ruota.

Ne ha fatta di strada!da sola, in coppia.Primavera, estate,autunno, inverno.Ha portato attese, speranze,gioie e delusioni.Una ruotagira e rigirasempre attorno al perno.

Tutti Noi, la nostra vita.Una ruota.

Solista Ruota che gira nel tempoche percorre spazi vicini e lontani.Dov’è il nostro perno?

Solista Desiderio di convergereverso un centrodi unificare le energiedi trovare un senso.

Tutti La nostra vitacammino fiduciosoverso Gesù, nostro compagno di viaggio.

Porre al centro della ruota l’icona di Gesù, lasciare un attimo di silenzio, al

termine del quale ogni adolescente comunica la “linea portante” intravista,

che fa della sua vita un cammino.

Concludere con un canto: “Al centro del mio cuore” o altro.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della seconda unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un pos-

sibile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

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Fratello, dove sei? di Joel Coen (2000) [scheda filmica p. 106]

Big fish - Le storie di una vita incredibile di Tim Burton (2004)[scheda filmica p. 108]

La ricerca della felicità di Gabriele Muccino (2006) [scheda filmica p.

109]

SENSAZIONE SOLITUDINE

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 13

TemiLa solitudine, il silenzio.

L’attraversare il deserto è esperienza da buttare o meno?

La sensazione di non essere “in relazione con”, “importante per” per qual-

cuno, il non poter dire di sé perché c’è fretta e comunque non si sarebbe

capiti, la povertà di comunicazione, fanno parte del vissuto di molti ragazzi.

La risposta a questa reale, intima sofferenza, si può agire in mille modi: ore

e ore di navigazione internet, tentativi di rompere la solitudine raccontan-

dosi in un blog, ascoltando musica heavi metal, utilizzando sostanze stupe-

facenti; un modo come un altro per dire “mi sento solo”, “nessuno ha

veramente bisogno di me”, “se sparissi non farebbe nessuna differenza”.

I ragazzi vanno aiutati a vedere nella solitudine un’opportunità per sco-

prire il valore del silenzio, della coscienza, dell’interiorità, non solo un limite

da superare. Saper stare da soli è il primo grande compito per imparare a

vivere; saper ascoltare il silenzio è il solo modo per custodire la propria

umanità e la propria fede, aprendosi a una relazione profonda con il Padre.

C’è uno strato rumoroso, fuori e soprattutto dentro, che impedisce di fare

verità di sé stessi: è creato da beni (occupazioni, spinta al possesso mate-

riale e al consumo, preoccupazione per le proprie cose…), da apparenze

(cura dell’immagine di sé, preoccupazione di creare uno stile secondo il

trend…), da vere e proprie dipendenze (telefonino, auricolare, musica, chiac-

chiera…), ed è intrecciato di emozioni e sentimenti (paura, noia, rabbia,

ansia, insoddisfazione…). Per incontrare sé stessi e Dio occorre oltrepas-

sarlo, uscire dai soliti ambienti, azzardare luoghi nuovi, che risveglino lo stu-

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pore e il gusto del silenzio come momento privilegiato per cogliere il senso

vero del proprio essere e quindi delle proprie scelte. Il silenzio (esterno ed

interno) per confrontarsi con gli altri e con l’Altro, sulla base del quale si

costruirà il futuro. La figura di Gesù, il suo modo affascinante di stare solo

senza sentirsi solo, di viversi continuamente in relazione con il Padre, di vi-

vere una comunicazione intensa e liberante con Dio, può dire molto alle

paure e alle difficoltà relazionali dei ragazzi. L’adolescente va aiutato a guar-

darsi dentro per scoprirsi pensato, voluto e amato dall’infinita tenerezza di

Dio. Questa scoperta è frutto di un cammino personale e comunitario.

Nessuno cresce da solo. Gesù stesso indica il criterio della compagnia fon-

dando una comunità di apostoli, egli abbina all’annuncio la proposta della

sua amicizia. Per condividere ciò che si è nel profondo c’è bisogno di una

relazione affettivamente significativa. La fede si racconta in un clima di re-

ciproca accoglienza e condivisione. L’incontro e la sequela di Cristo, il di-

scernimento della volontà di Dio, la pienezza della vita cristiana maturano

nel confronto con altre persone alle quali poter dire la propria esperienza.

Di qui l’importanza di affrontare il tema dell’accompagnamento spirituale

nella vita dei ragazzi.

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- riflettere sulle loro solitudini (tanti contatti, tante relazioni, tanti suoni,

ma soli?... spesso è dovuto alla difficoltà di accettarsi come si è);

- approfondire la dimensione del “deserto” come cammino verso una

meta, una solitudine come una forma feconda di vita in cui Gesù mi

accoglie, mi stima;

- a trovare nella loro vita degli elementi per accorgersi dell’attenzione

di Dio e a scoprire l’importanza di avere qualcuno che li accompagni

in questo cammino (accompagnamento spirituale).

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ASCOLTARE LA VITARiflettere sulle solitudini (tanti contatti, tante relazioni, tanti suoni, ma soli?...spesso è dovuto alla difficoltà di accettarsi come si è).

Attività: la calza magicaL’attività che segue sottolinea la dimensione della solitudine.

Scrivere su dei cartoncini le domande che seguono, arrotolarli e metterli

in una calza colorata che funge da contenitore misterioso.

Domande

��Perché tanti ragazzi si sentono soli?

��Secondo voi i ragazzi sanno comunicare? Quali difficoltà incontrano?

��Perché sono sempre più le persone che si rivolgono alle chat-line, rifu-

giandosi nella vita virtuale?

��Quali sono i principali vantaggi di questo tipo di relazione. Quali i ri-

schi?

��È vero che la comunicazione virtuale inaridisce il cuore?

��Il cellulare diminuisce la solitudine? Siamo meno soli se sappiamo di

essere sempre rintracciabili?

��Vi è capitato di sentirvi soli? Quando in particolare?

��Come si può superare la solitudine?

L’animatore introduce il tema

��Disporsi in cerchio, far passare la calza a suon di musica, quando si ar-

resta la musica, chi ha in mano la calza magica estrae una domanda e la

legge ad alta voce.

��Raccogliere le domande su di un cartellone

��Alla fine aprire il dialogo ed il confronto sulle domande in relazione

alla solitudine.

Per la sintesi si possono utilizzare i contenuti del sussidio per animatori.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: analisi di una canzone.

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Per dialogare��Ascoltare il canto, possibilmente con il testo in mano.

��Condividere l’espressione che è piaciuta di più e perché.

��Con l’aiuto della traccia che segue, approfondire alcune espressioni.

In una società, come la nostra, caratterizzata dalla fretta e dai rumori esi-

ste ancora lo spazio per il silenzio? La canzone di Ron mette in luce l’im-

portanza del silenzio per l’uomo del nostro tempo.

“Solo nel silenzio c’è una musica che risuona dentro e ti libera”:il silenzio, che spesso ci fa paura, è invece la condizione necessaria e lo spa-

zio per l’ascolto. L’uomo contemporaneo diventa sempre più individualista

e solo perché non è più capace di ascoltare. Occorre passare dalla “paura

del silenzio” al “silenzio della paura”. Ciò è possibile se durante la giornata

siamo capaci di ritagliarci spazi di vero silenzio per ascoltare la voce inte-

riore della nostra anima, per conoscere le sorgenti del nostro essere e li-

berare quelle energie e quelle potenzialità che ci portiamo dentro.

NEL SILENZIO

(Ron in “Adesso!” - 1999)

Solo nel silenzio

c’è una musica

che risuona dentro e ti libera.

Solo nel silenzio

sento che ci sei

non è un movimento,

emozione unica.

Vieni qui, parlami così

come parla il vento agli alberi

guardami, presto abbracciami

lascia uscire tutte le lacrime,

le lacrime.

Solo nel silenzio

non si è soli mai

è un accampamento l’anima.

Porta fino in fondo

la dove c’è Dio

dove sei te stesso e il mondo

non può entrare neanche

se è rotondo.

Vieni qui, parlami così

come parla il vento agli alberi

musica accarezzami

vibra nel silenzio degli uomini

la la la…

Baciami, stiamo ancora qui

qui stretti nel silenzio:

noi piccoli, fragili, unici.

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“Solo nel silenzio sento che ci sei …parlami così come parla ilvento agli alberi”: non c’è ricerca di Dio che non passa attraverso il si-

lenzio della preghiera e dell’ascolto. A volte siamo tentati di cercare Dio nei

grandi fenomeni, in cose straordinarie, in segni speciali e grandiosi. Ma Dio

è lontano dal rumore e dalla spettacolarità, perché sceglie vie più semplici

e nascoste. Elia, uno dei più grandi profeti della Bibbia, sul monte Oreb in-

contra Dio non nel “Vento impetuoso e gagliardo da spaccare le rocce

…né nel terremoto …né nel fuoco …ma nel mormorio di un vento leg-

gero” (cf. 1Re19,9-14). È proprio lì che Dio si manifesta: nel tuo svuotarti

per lasciarti riempire dalla sua presenza.

“Solo nel silenzio non si è soli mai”: il silenzio è lo spazio del con-

fronto con noi stessi, con gli altri e con Dio. Se siamo capaci di vivere fino

in fondo questo valore non avremo più paura di restare a volte da soli. La

peggiore solitudine infatti non è tanto quella fisica ma quella interiore, la so-

litudine dell’anima che spesso porta all’aridità e alla disperazione. L’uomo

più socievole e più capace di comunione è proprio colui che sa vivere fino

in fondo il valore del silenzio come spazio dell’ascolto, del confronto e della

preghiera.Quanto più non siamo capaci di fare silenzio dentro di noi, tanto

più siamo soli. Ecco perché alcuni sociologi parlano di “folle anonime”, senza

un volto né un nome; siamo soli pur in mezzo a tante altre persone. È il

dramma della nostra generazione.

Il silenzio “porta fino in fondo là dove c’è Dio, dove sei te stesso”: il silen-

zio ci permette di ritrovare le radici della nostra umanità, ci svela la nostra

vera identità, chiamandoci ogni giorno a “diventare quello che siamo”. Rien-

trare in noi stessi e lasciarci guidare da quel centro interiore che è Dio

stesso, è importante in una società che tende sempre più a spersonaliz-

zarci, imponendoci dei modi di pensare, volere e agire che non ci fanno

crescere.

Agli occhi di Dio “i grandi” sono coloro che nel silenzio e nel nascondi-

mento ascoltano la Sua voce diventando il lievito della storia con la testi-

monianza della propria vita.

Per riflettere�� Hai paura del silenzio?

��La tue scelte, piccole e grandi, nascono sempre dal silenzio come spa-

zio di ascolto?

��Durante la tua giornata sai riservarti spazi di silenzio?

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PreghieraSedersi per terra a cerchio con le spalle rivolte all’interno del cerchio, luce

soffusa, breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio: la canzone

c’invita ad ascoltare l’infinito che è dentro di noi, nelle piccole cose, nei

gesti quotidiani, nelle persone che ci stanno accanto. Un infinito che si per-

cepisce solo nel silenzio. La solitudine… uno spazio per incontrare Dio

sempre presente?

Ascolto della canzone “Ascolta l’infinito” di F. Mannoia,possibilmente con il testo tra le mani

Potremo ancora giocare la

partita del tempo

magari colorare qualche cartolina

e nelle notti future buttarci via

tenere il cuore lontano dalla nostalgia

e questa voglia di caldo che arriva piano

e questa sete di vita che prende la mano

avremo tavoli pieni di persone contente

e fuori dei motori pieni di benzina

e l’ occasione di vivere fantasie

e di nascondere piccole malinconie

ma la paura e la noia ritorna piano

la solitudine porta così lontano.

Com’ è difficile dire tutto quello che sento

tutte le piccole grandi verità

ed ogni movimento che mi cambierà

e camminare così nell’infinito che ho dentro

che si modifica e cerca libertà

e chiede di capire quello che sarà

se parli piano puoi sentirlo già

ascolta l’ infinito.

Vedremo case tradite dal passare degli anni

ci sembreranno piccole e dimenticate

ritroveremo discorsi curiosità

e quel dolcissimo male ci accarezzerà

ma non avremo parole per dire dov’ è

e l’ abitudine porta così lontano

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non è possibile dire tutto quello che accende

tutte le deboli e forti simmetrie

che lasciano nell’anima le poesie

e quella parte di noi che l’ infinito nasconde

che ci modifica e vuole verità

e sa comunicare quello che sarà

se guardi dentro puoi vederlo già

ascolta l’ infinito.

Far seguire una breve pausa di silenzio, alzare la luce, girarsi all’interno del

cerchio.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16.20)

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva

loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubi-

tavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni,

fino alla fine del mondo”.

Concludere con il canto della tenerezza o altro.

ASCOLTARE LA PAROLAApprofondire la dimensione del “deserto” come cammino verso una meta, una so-litudine come una forma feconda di vita in cui Gesù mi accoglie, mi stima.

Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 4,1-11)

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal

diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.

Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che que-

sti sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivràl’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo con-

dusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse:

“Se sei figlio di Dio, gettati giù poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a

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tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtarecontro un sasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentareil Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte

altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:

“Tutte queste cose io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli ri-

spose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendiculto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo ser-

vivano.

��Invitare gli adolescenti a pensare ad una situazione di solitudine che

hanno vissuto e il cambiamento che ha provocato. In due strisce racco-

gliere i cambiamenti positivi e quelli negativi.

��Lettura drammatizzata del testo di Matteo 4,1-11.

��Procurare una fotocopia ingrandita del testo e invitare ad approfon-

dirlo con la tecnica del taglia-incolla. Ci si può dividere in gruppi. Utiliz-

zando le varie parti del brano, ritagliare e incollare su un cartellone;

ritagliare il testo in tante parti quante si ritiene opportuno: frasi, para-

grafi, dialoghi …, ricreare la scena ispirandosi al titolo: “Gesù e la solitu-dine”. Per rendere più viva la scena, le varie parti del brano vengono

sottolineate, inquadrate, unite con freccie. Alla fine presentare e com-

mentare agli altri gruppi i differenti collages. Spiegare e giustificare la di-

sposizione del testo.

��Breve commento da parte dell’animatore: il deserto, per Gesù, consistenel prendere le distanze dalle persone e dalle cose per essere con se stessi econ Dio. Può darsi che – soprattutto all’inizio – tale esperienza non sia affattogratificante, poiché fa toccare con mano molti limiti e pericoli dai quali l’esi-stenza è continuamente minacciata; ma è evidente che, fuggendo da tale espe-rienza, di quei limiti e pericoli si finisce con l’essere vittime… inconsapevoli. ��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

Sms for you “Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio,

mi ha mandato a te il Signore Gesù”. (At 9,17)

“La folla è chiassosa: per vedere Dio ti è necessario il silenzio”. (Sant’Agostino).

PreghieraDisporsi a cerchio e porre al centro tre grossi ceri. Canto, breve introdu-

zione dell’animatore, un attimo di silenzio.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Preghiera

Tutti Sono solo, Signore, mi sento scoraggiato la più piccola creaturasulla faccia della terra.

Solista “Non temere, tu sei prezioso ai miei occhi,sei degno di stima e io ti amo”. (accendere 1 cero)

Tutti Gli amici mi vogliono sempre allegro e spensierato e quando sonostanco e sfiduciato fanno il deserto attorno a me.

Solista “Io sono con te tutti i giorni della tua vita,sono per te la luce che illumina il cammino”. (accendere 2 cero)

Tutti Mi piacerebbe non deludere le attese delle persone che si fidanodi me, ma ho paura di rischiare, di accontentarmi delle mezze mi-sure.

Solista “Io ti ho fatto come un prodigio,ti sostengo nelle fatiche di ogni giorno”. (accendere 3 cero)

Concludere con la preghiera della fiducia nel Padre: Padre nostro…

DALLA PAROLA ALLA VITATrovare nella vita degli elementi per accorgersi dell’attenzione di Dioe a scoprire l’importanza di avere qualcuno che ci accompagniin questo cammino (accompagnamento spirituale).

AttivitàProporre ai ragazzi un’ora di deserto o un ritiro in cui l’accompagnamento

della riflessione sia la canzone di Jovanotti sotto riportata.

Per la preparazione e la guida del deserto si può chiedere la collaborazione

del parroco, di un religioso, di una coppia di sposi o di un animatore. La sua

presenza potrebbe essere l’occasione per offrire ai ragazzi un confronto

personale sulla presenza di Dio nella loro vita. È bene considerare la pos-

sibilità di realizzare questo momento a livello decanale.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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(in alternativa)

Attività Ascoltare con i ragazzi la canzone di Jovanotti riflettendo insieme su que-

ste domande:

��Quando ti senti solo, come reagisci?

��Che spazio ha Dio nella tua solitudine?

��Quali sono le tue passioni? Che cosa ti fa battere il cuore?

��Per te la solitudine è il momento in cui non senti più niente oppurequello in cui “stare con le antenne alzate verso il cielo”?

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Io lo so che non sono solo

anche quando sono solo…

sotto un cielo di stelle

e di satelliti

tra i colpevoli le vittime

e i superstiti

un cane abbaia alla luna

un uomo guarda la sua mano

sembra quella di suo padre

quando da bambino

lo prendeva come niente

e lo sollevava su

era bello il panorama visto dall’alto

si gettava sulle cose prima del pensiero

la sua mano era piccina

ma afferrava il mondo intero

ora la città è un film straniero

senza sottotitoli

le scale da salire sono scivoli,

scivoli, scivoli

il ghiaccio sulle cose

la tele dice che le strade

son pericolose

ma l’unico pericolo che sento vera-

mente

è quello di non riuscire più a sentire

niente

il profumo dei fiori l’odore della città

il suono dei motorini

il sapore della pizza

le lacrime di una mamma

le idee di uno studente

gli incroci possibili in una piazza

di stare con le antenne

alzate verso il cielo

io lo so che non sono solo…

e rido e piango e mi fondo

con il cielo

e con il fango…

la città un film straniero senza sottotitoli

una pentola che cuoce pezzi di dialoghi

come stai quanto costa che ore sono

che succede che si dice chi ci crede

e allora ci si vede

ci si sente soli dalla parte del bersaglio

e diventi un appestato

quando fai uno sbaglio

un cartello di sei metri dice

tutto è intorno a te

ma ti guardi intorno

e invece non c’è niente

un mondo vecchio che sta insieme

solo grazie a quelli che

hanno ancora il coraggio di innamorarsi

e una musica che pompa sangue nelle

vene

e che fa venire voglia di svegliarsi

e di alzarsi

smettere di lamentarsi

che l’unico pericolo che senti vera-

mente

è quello di non riuscire più

a sentire niente

di non riuscire più a sentire niente

il battito di un cuore dentro al petto

la passione che fa crescere un progetto

l’appetito la sete l’evoluzione in atto

l’energia che si scatena in un contatto…

Fango

(Jovanotti in “Safari” - 2008)

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Per dialogareAscoltare il canto, possibilmente con il testo in mano.

Condividere l’espressione che è piaciuta di più e perché.

Con l’aiuto della traccia che segue, approfondire alcune espressioni.

“Sotto un cielo di stelle e di satelliti ora la città è un film stranierosenza sottotitoli… un cartello di sei metri dice tutto è intorno a tema ti guardi intorno e invece non c’è niente”: le città sono sempre più

anonime, le persone volti senza nome, i rapporti più superficiali e ...si vive la

solitudine. È una contraddizione che, mentre la tecnica permette di comuni-

care in tempo reale anche a distanza, aumenti la solitudine. La TV, internet as-

sorbono tanto del nostro tempo e diminuiscono le occasioni per il dialogo

e le relazioni. C’è da vigilare per non essere assorbiti nel mondo virtuale e

non perdere il legame con la realtà.

“L’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire piùa sentire niente”: il mondo scientifico e tecnico tende a dare poco spazio

a emozioni e sentimenti. Tutto è scontato, non c’è la sorpresa di un incontro,

la meraviglia per il sole che sorge, un bambino che nasce, un gesto di gratuità.

Quando arriviamo ad essere impermeabili alle emozioni, a non saper parte-

cipare alle gioie o problemi altrui, vuol dire che siamo troppo centrati su noi

stessi.

“Stare con le antenne alzate verso il cielo”: cielo vuol dire Dio, il ri-

ferimento ultimo con cui anche nelle difficoltà stabilire un contatto, lanciare

un S.O.S. Pregare è sintonizzarsi sulla stessa lunghezza di Dio e parlargli.

“Io lo so che non sono solo anche quando sono solo”: Dio è l’unico

che anche nei momenti di maggior solitudine non ci fa sentire soli. È una pre-

senza amica pronta a tenderci la mano per tirarci su dal fango della nostra

umanità.

“Mi fondo con il cielo e con il fango”:Siamo creature, fatte di terra e Spi-

rito, il racconto della creazione ce lo ricorda (cf. Genesi). Il nostro è un Dio

vicino, si è sporcato le mani coinvolgendosi nella nostra storia e facendosi

uomo come noi.

“La città… è una pentola che cuoce pezzi di dialoghi”: la nostra so-

cietà, sempre più multiculturale, ci pone la sfida dell’integrazione che, però,

non vuol dire annullare tutte le differenze, ma cogliere le diversità culturali

come ricchezza da valorizzare, salvaguardando gli elementi tipici dell’identità

di un popolo. La diversità non deve farci paura e questo può avvenire col dia-

logo. Più ci si conosce, più ci si stima e si apprezzano le diversità.

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“Ci si sente soli dalla parte del bersaglio e diventi un appestatoquando fai uno sbaglio”: un certo tipo di informazione tende a crimi-

nalizzare chi ha fatto uno sbaglio con pesanti etichette, che finiscono per

escluderlo dalla vita sociale precludendogli ogni strada di riscatto. Anche

questa è un’intolleranza da evitare: ogni persona, anche se sbaglia, ha sem-

pre la possibilità di ricominciare.

“Un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli chehanno ancora il coraggio di innamorarsi”: il “mondo vecchio” che

Jovanotti rimpiange è quello fatto di rapporti autentici, cose semplici, amore

vero, dove conta la persona non i soldi o la carriera. La scienza stessa, per

il profitto e interessi egoistici, calpesta i valori della persona. Basta pensare

ai problemi legati alla manipolazione e alla mercificazione della vita umana.

“La passione che fa crescere un progetto”: unire le forze e credere

fino in fondo è il segreto per iniziare a trasformare il mondo. La passione

per gli ideali permette di realizzare grandi sogni. Ma ci vuole tempo, pa-

zienza, capacità di mettersi in gioco per qualcosa che vale veramente. Una

vita senza passione e ideali è piatta, arida, destinata alla noia.

“L’energia che si scatena in un contatto”:coltivare le relazioni, aprirsi

agli altri ci toglie dall’isolamento in cui ci chiudiamo. E quando viviamo la

solitudine “non siamo soli anche quando siamo soli”, basta alzare gli occhi

per scoprire che abbiamo un Padre che ascolta la voce dei suoi figli che gri-

dano a lui e per sentirsi uniti a tutti. È la più grande consolazione che si può

sperimentare!

L’incontro si può concludere con la testimonianza su don Pino Puglisi in cui

si racconta la forza e la bellezza della guida spirituale.

L’angolo della testimonianzaDon Pino Puglisi, sacerdote di periferia a Palermo, ucciso dalla mafia il

15 settembre 1993.

Hanno detto di lui:

“L’ho conosciuto undici anni fa, ho fatto con lui otto campi scuola, sono cre-

sciuta con lui. Quando è morto mi sono sentita come se avessi perso mio

padre. Eppure è incancellabile la mia gioia, la tranquillità che ci ha lasciato.

E mi sono domandata: come mai? Perché ci ha insegnato a crescere come

uomini che possono esprimersi in libertà. Oggi tanti giovani cercano un so-

stegno e vanno dallo psicologo. Molti adulti si sentono in dovere di dare

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consigli. E poi si aspettano che noi subito ci comportiamo come dicono

loro. E ci assillano. Ecco, padre Puglisi aveva un atteggiamento opposto. Non

plasmava, non condizionava, non imponeva nulla, non giudicava, attendeva i

tempi di ognuno di noi. Anche se bisognava aspettare anni: io mi sono for-

mata come persona, con lui, dopo undici anni. Parlando metteva in evidenza

le cose belle, il cammino fatto, anche se piccolo. Diceva: guarda, sei miglio-

rata, ora fai un altro passo. Non ha mai gridato con nessuno. Faceva tutto

con gioia. Ci ha insegnato che Dio è amore perché ci ama. Noi abbiamo ter-

rore di questo Dio, invece Dio è gioia. Ci ha insegnato ad andargli incon-

tro, a sentire la sua mancanza, ad abbracciarlo sempre più. Ho avuto

difficoltà in questi anni ad accettare il passaggio dalla giovinezza all’età

adulta. Non mi piace il mondo degli adulti, la politica, gli interessi, il conti-

nuo inseguimento della ricchezza. Poi “3P” mi ha detto: “Se tu vuoi andare

verso Dio, puoi trovare una tua strada”. Io voglio sottolineare che padre Pu-

glisi non era un prete che agiva da solo, ma viveva inserito nella sua diocesi.

Diceva che ci sono anche tanti aspetti negativi nella Chiesa, ma non per

questo bisogna condannarla in blocco, andarci contro a testa bassa. Anche

in questo caso bisogna essere uomini. Criticare la Chiesa ma essere pronti

a cambiare in prima persona. Padre Puglisi ci ha lasciato un modello da se-

guire con l’impegno non con le parole.

(Laura Mortellaro)

PreghieraDisporre l’immagine “dell’ascoltatore” di Toni Zen (cfr.“Meditazioni con gliadolescenti” di B. HINTERRSBERGER p 48).

Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio, contem-

plazione dell’immagine, comunicazione di ciò che essa suscita.

Preghiera coraleSignore, il rumore in cui viviamonon sempre ci permette di ascoltarci.Sembriamo tutti sordiche vanno per la propria strada,così aumenta l’individualismo,l’egoismo, la solitudine.Ti preghiamo

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insegnaci l’ascolto della tua Parolache richiede silenzioper essere interiorizzata; l’ascolto delle persone che vivono accanto a noi,perché sono voci che assumi tu per parlarci; l’ascolto della vita che parla nei fatti;l’ascolto di una guidaper discernere i segni della tua presenza.Insegnaci l’ascoltoche rende la vita ‘raccolta’, bella, ricca.

Lasciare un breve spazio in cui ogni adolescente scrive su di un foglietto ciò

cui pone attenzione per accorgersi della presenza di Dio nella sua vita…

chi vuole lo comunica e pone il foglietto attorno all’immagine.

Concludere con un canto adatto.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della terza unità.Di alcuni vi suggeriamo anche un possibile

percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino (2004) [scheda fil-

mica p. 109]

Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti (2000)[scheda filmica p. 113]

Into the Wild di Sean Penn (2007) [scheda filmica p. 113]

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SOLI SI MUORE

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 18

TemiLa relazione con gli altri, la comunicazione.

La comunità, la Chiesa.

“Non si può credere da soli”.

L’adolescente tende a vedere nella comunità cristiana un’istituzione in cui

assolvere degli obblighi. A volte prova sentimenti di insoddisfazione, la giu-

dica negativamente nei suoi limiti, perché mette a fuoco i difetti degli uo-

mini che la compongono. Spesso si ferma a questi aspetti senza andare in

profondità, precludendosi la possibilità di conoscerla come realtà animata

da Gesù risorto, costantemente guidata dallo Spirito che rende possibile la

realizzazione di uno stile umanamente impossibile (cf. At 2,42-48). Il cri-

stiano sa che la comunità non è un optional, al contrario, è essenziale. Nel-

l’amore agli altri, infatti, incontriamo, sperimentiamo, accogliamo e doniamo

l’amore di Dio. La comunità è il luogo dove i cristiani cercano di vivere e

di rendere presente questa realtà e così facendo la fanno crescere in loro:

“Nella Chiesa, pur con i limiti e le manchevolezze che essa manifesta, si incon-trano i segni visibili di quell’amore divino, che dà vita e offre alla libertà possibi-lità di crescita. Le testimonianze di accoglienza, di solidarietà, di perdono, diservizio alla vita dei poveri e dei sofferenti che nella comunità cristiana affiorano,anche se spesso in mezzo a incoerenze e debolezze, sono i segni più immediatie quotidiani con cui l’amore di Dio si fa trasparenti” (CdG/1 p. 221). L’espe-

rienza di Chiesa più vicina agli adolescenti, per alcuni forse l’unica, è il loro

gruppo. Perciò valorizzando quest’esperienza si può parlarne ai ragazzi pre-

sentandone la dimensione carismatica (persone con tanti doni, qualità, ca-

ratteri diversi) e comunitaria. Punto di partenza è l’adolescente, le sue

qualità e abilità, che trovano spazio per esprimersi all’interno del gruppo;

gruppo che a sua volta si confronta con la realtà della Chiesa per scoprirne

la bellezza e la ricchezza. L’adolescente, attraverso esperienze vive che lo

coinvolgono direttamente, scopre nella comunità cristiana un luogo di cre-

scita e di confronto per capire la propria vocazione personale.

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ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- evidenziare la bellezza e la fatica della relazione con gli altri e del fare

gruppo;

- scoprire la forza della Chiesa come un gruppo che esiste prima di

me e va oltre me stesso;

- trovare la bellezza dell’essere Chiesa e il loro ruolo all’interno di essa.

ASCOLTARE LA VITAEvidenziare la bellezza e la fatica della relazione con gli altrie del fare gruppo.

Attività: bellezza e fatica nelle relazioniL’attività che segue aiuta a prendere coscienza della bellezza e della fatica

ad intessere relazioni.“Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole”

(Gn11,1). Così la Bibbia sintetizza e idealizza i primordi con cui gli uomini

si mettevano in relazione, con facilità e spontaneità. Forse è capitato anche

a noi di sperimentare la bellezza e la scioltezza della relazione non solo nei

grandi discorsi o nelle banali chiacchiere, ma, soprattutto nella condivisione

delle cose che stanno veramente a cuore. Tuttavia nella relazione speri-

mentiamo anche la fatica, il peso, i blocchi.

Dividere gli adolescenti in due sottogruppi: un gruppo completa la scheda

sulla relazione positiva, l’altro quella sulla relazione difficoltosa.

A. RELAZIONE POSITIVA (dividere il foglio in quattro colonne).

Prima colonna: scrivere brevemente una relazione bella, profonda, riuscita;

indicare persone e situazioni.

Seconda colonna: come si è manifestata la bellezza, la profondità, la libertà

nella relazione descritta (es.condivisione di gioie, timori, dubbi, sconfitte, con-

quiste, aspirazioni, difficoltà, perdono….).

Terza colonna: qual è la radice profonda che rende riuscita, bella, profonda

la relazione descritta? (stima, accoglienza, rispetto, ascolto non giudicante…).

Quarta colonna: cosa si può fare per far crescere la relazione?

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B. RELAZIONE DIFFICOLTOSA (dividere un foglio in quattro colonne)

Prima colonna: scrivere brevemente una relazione pesante, bloccata, non

riuscita indicare persone e situazioni.

Seconda colonna: come si è manifestata la pesantezza, il blocco nella re-

lazione descritta (es. mutismo, pettegolezzo, loquacità, sottintesi…).

Terza colonna: qual è la radice profonda che rende pesante, bloccata la

relazione descritta? (es. uno sgarbo ricevuto, non segretezza, non ascolto,

derisione…).

Quarta colonna: cosa si può fare per risolvere la situazione?

��Ogni adolescente riflette personalmente e completa le domande.

��Condivisione, nel gruppo grande, delle risposte di A e B.

��Dialogo, ricerca, confronto.

Concludere completando le due frasi aperte:

��È difficile mettersi in relazione, fare gruppo quando…

��È bello mettersi in relazione, fare gruppo quando…

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: cosa pensano gli adolescenti della Chiesa.L’attività pone l’accento sulle relazioni all’interno della Chiesa. Si chiede ai

ragazzi cosa pensano della Chiesa. Si prepara un cartellone con tre colonne:

sulla prima si annotano le cose belle, sulla seconda quelle che suscitano

degli interrogativi, sulla terza quelle brutte, negative. Successivamente si

consegna ad ogni ragazzo un foglio e una penna, invitandolo a pensare ad

una persona che per lui è importante, alla quale vuole bene, che stima, alla

quale vorrebbe assomigliare. Gli si chiede di scrivere almeno tre motivi per

cui questa persona è così bella per lui. L’animatore invita ogni ragazzo a

leggere quanto scritto e, sulla prima colonna di un cartellone diviso in due,

scrive le cose uscite. Non importa che i ragazzi dicano il nome della per-

sona a cui si stanno riferendo. Adesso si chiede loro di ripensare alla stessa

persona di prima e di annotare tre cose che ritengono problematiche o ne-

gative: un aspetto del carattere, un’azione che ha compiuto, un atteggia-

mento. Di nuovo si faccia leggere a voce alta ai ragazzi quanto scritto e si

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riportino le cose sulla seconda colonna del cartellone. L’animatore trae le

seguenti conclusioni:

��le persone non sono perfette. Anche quelle che amiamo e stimiamo di

più hanno qualche lato meno bello, che ci piace di meno. Non per questo

smettiamo di amare e stimare le persone a cui abbiamo pensato;

��così è anche di ciascuno di noi: possediamo doni, capacità, talenti posi-

tivi, ma anche qualche limite… le persone che ci vogliono bene ci accol-

gono così come siamo e pure noi dobbiamo imparare ad accoglierci nelle

nostre luci e nelle nostre ombre.

��così è la chiesa: fatta di persone. E, come loro, ha aspetti belli e positivi

ed altri che piacciono meno. Non per questo dobbiamo smettere di

amarla e di desiderare di appartenere ad essa.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a cerchio, mettere al centro un cero acceso, canto, breve intro-

duzione dell’animatore, far passare una corda che tutti tengono tra le mani.

Preghiera coraleSignore Gesù,nelle nostre case, nelle nostre comunità parrocchiali, nei nostri gruppiintona il canto della comunione.Facci sentire la bellezzadi essere legati gli uni agli altri,di appartenere gli uni agli altri in un abbraccio di vita:la vita animata dal respiro stesso dello Spirito,il respiro di Dio-Amore.

(Benedetto XVI)

Liberamente ogni adolescente può esprimere una fatica o un aspetto po-

sitivo della relazione, ogni due o tre invocazioni cantare un ritornello o un

canone di Taizé.

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ASCOLTARE LA PAROLAScoprire la forza della Chiesa come un gruppo che esiste prima di mee va oltre me stesso.

��Invitare gli adolescenti a pensare ad una persona della comunità cri-

stiana (sacerdote, religioso/a, missionario, animatore, catechista…) che ha

lasciato in loro un ricordo particolare di sensibilità, accoglienza, di forte

testimonianza, e condividere. Sono stati momenti in cui si è toccato con

mano una “parte di Chiesa”. Ma cos’è la Chiesa? Come l’ha pensata

Gesù?

��Costruire una carta d’identità della Chiesa su un cartellone sulla quale

si scriveranno:

NOME E COGNOME: Comunità dei credenti in Cristo

DATA DI NASCITA: Circa 2000 anni fa

INDIRIZZO:“Dove duo o tre sono riuniti nel mio nome”

CARATTERISTICHE: _________________________

Per cercare le caratteristiche dividere gli adolescenti in due o più gruppi ai

quali verranno consegnati uno o più brani biblici riportati di seguito. Le ca-

ratteristiche dovranno essere in parole-chiave o brevi frasi.

Matteo 18,15-20: Evidenzia l’importanza dell’ “altro” (sperimentato come

“fratello”) che non viene mai meno, specie nelle situazioni problematiche.

L’importanza del confronto (che modifica: me e anche l’altro). L’importanza

dell’essere in relazione: per consentire al Signore di essere presente nel

mondo - e a noi di essere segno della sua presenza.

Atti 2,42-48: la Chiesa si distingue dall’azione dei suoi membri: eucaristia,

ascolto della parola, unione fraterna, condivisione. Lo stile dei credenti crea

simpatia verso chi è all’esterno.

1 Corinzi 12,12-27: Nella chiesa ci sono varietà di carismi e di ministeri.

Ogni membro ha la sua caratteristica, il suo compito, la sua originalità. Tutto

per rendere completo il “corpo di Cristo”.

Matteo 28,18-20: La chiesa è mandata da Cristo a tutti i popoli; si rivolge

a tutti gli uomini; abbraccia tutti i tempi.

Giovanni 13,34-35 1 Giovanni 3,23-24: la chiesa ha come legge di

amare come Cristo ci ha amati.

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��Ogni gruppetto condivide in assemblea le varie parole-chiave con unabreve spiegazione e le scrive sulla carta d’identità.

��Dopo aver letto tutte le caratteristiche, ognuno evidenzia quella che locolpisce di più o che gli piace di più.

��Al posto della fotografia nella carta d’identità si può mettere una fotodel gruppo con le firme di tutti gli adolescenti.

��Chiedere agli adolescenti: “Quali caratteristiche della Chiesa io manife-sto?”. L’animatore segnerà la caratteristica che l’adolescente pensa di vi-

vere su un “Certificato di appartenenza alla Chiesa” che avrà

precedentemente preparato per ciascun appartenente del gruppo. Que-

sto certificato può essere fatto in un foglio formato A5 con su scritto:

Certificato di appartenenza alla Chiesa

rilasciato a ____________________

per (mettere la caratteristica vissuta dall’adolescente)

firma dell’animatore e timbro della parrocchia.

��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta dopo la qualeverrà consegnato il certificato a ciascun adolescente.

Sms for you “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le mem-

bra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così Cristo”. (1 Cor 12,12)

“La Chiesa è viva, la Chiesa è giovane, essa è viva perché Cristo è vivo”. (Be-

nedetto XVI)

PreghieraPreparare un puzzle con tanti volti, da ricomporre durante la preghiera e

formare il volto di Gesù o altro simbolo. Disporsi a cerchio con un spazio

al centro per ricomporre il puzzle. Canto, breve introduzione dell’anima-

tore, un attimo di silenzio.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Preghiera coraleNoi ti lodiamo e ti ringraziamo, Signore Gesù,perché ti sei manifestatonella ricchezza e nella potenza della tua morte e risurrezionee continui a manifestarti nella tua Chiesa.In essa tu vivi, in essa tu effondi il tuo Spirito,in essa tu ci raduni, al di là di noi stessi e dell’appartenenza ai nostri gruppi,e ci crei tuo corpo visibile nella storia, segno e strumento di unitàper tutti gli uomini.A volte, la tua Chiesa, Signore,ci delude,non risponde alle nostre domande profonde.Aiutaci ad accogliere le sue povertà e le sue debolezze.Aiutaci a riconoscere la testimonianza limpidadi tante persone “belle” che ci scaldano il cuore.

Canto o canone di Taizè, intanto comporre il puzzle.

DALLA PAROLA ALLA VITATrovare la bellezza dell’essere Chiesa e il loro ruolo all’interno di essa.

AttivitàSu un foglio di carta ogni componente del gruppo disegna una chiesa sti-

lizzata con il campanile. Ogni parte rappresenta una caratteristiche della

parrocchia: la zona centrale indica la capacità o meno di accogliere le per-

sone; il tetto della chiesa segnala la partecipazione della gente alle varie at-

tività; il campanile rappresenta le attività rivolte alle persone lontane, che

non frequentano; il tetto del campanile rivela il tono di festa con cui vivono

coloro che collaborano a queste iniziative. Si attribuiscono dei valori ai co-

lori di ciascun pennarello: blu=malissimo, azzurro=male, bianco=neutro,

giallo=bene, arancione=ottimo.

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Dopo aver colorato ciascuno il proprio foglio, si commentano insieme, sof-

fermandosi soprattutto sulla domanda: “Cosa potremmo fare per far sì che

le zone fredde diventino più calde?”.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

Proposta. Organizzare una tavola rotonda con i rappresentanti di altri

gruppi operanti in parrocchia o nel decanato dal titolo “I colori dell’arco-

baleno”, in cui si presentano l’attività, le caratteristiche, i valori ispiratori e

le proposte di collaborazione. È importante che sia preparata bene, che

vengano coinvolti gli adolescenti e, soprattutto, che serva come trampolino

di lancio per un’effettiva collaborazione.

Nel progettare questa serata è opportuno rivolgersi alla segreteria o al co-

ordinamento di pastorale giovanile del decanato per chiedere un aiuto fat-

tivo nel coinvolgimento di tutte le realtà pastorali della zona.

Questa sarebbe anche una bella occasione per costruire con i ragazzi un

cartellone su i due incontri fatti, per poi attaccarli alle bacheche esterne

della chiesa o dell’oratorio.

Preghiera Disporsi a cerchio. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di

silenzio. Ogni adolescente dice quale talento vuole trafficare per scoprire

il proprio ruolo nella Chiesa e pone un piccolo un mattoncino al centro del

cerchio.

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Preghiera coraleTi preghiamo, Signore,apri il nostro cuoreagli amici con cui facciamo Chiesa,perché la fraternità e l’accoglienza reciproca,la responsabilità e il servizioci facciano crescere nell’appartenenzae nella bellezza di essere protagonistinell’edificazione della comunità.Fa’ che mettiamo a frutto i talenti che ci hai dato:le nostre doti, le nostre capacità, la nostra giovinezzaper il bene di tutti. Liberaci dall’illusione di arricchiretrattenendo.Signore, aiutaci a spendere bene i talenti che ci hai dato,a scoprire il nostro posto nella Chiesa.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della quarta unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un possi-

bile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

La terra dell’abbondanza di Wim Wenders (2004) [scheda filmica p.

114]

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SECONDA PARTEDa Antiochia ai confini del Mondo

FREEDOM!

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 22

TemiGlobalizzazione.

Libertà.

Questa unità evoca la voglia di libertà dell’adolescente, aiutandolo a met-

tere in luce il rapporto esistente tra la ricerca di autonomia, sentita spesso

come possibilità di “fare ciò che si vuole”, e la scoperta sempre maggiore

della propria identità e del senso della vita. Nel “villaggio globale” del terzo

millennio le accresciute potenzialità comunicative consentono accessi al-

l’informazione, confronti con altre culture e linguaggi solo ieri inimmagi-

nabili, con evidenti superamenti delle barriere spazio-temporali. Ma queste

prospettive aprono oppure no all’adolescente nuovi spazi di realizzazione

personale? In realtà la globalizzazione presenta tratti problematici; ciascuno

tocca con mano quanto la ricerca di senso si faccia sempre più ardua. Il

cammino proposto, prende le mosse dalle contraddizioni interne a un fe-

nomeno – la globalizzazione – che se lasciato senza regole, rischia di allar-

gare la frattura fra Paesi ricchi e poveri e all’interno degli stessi Stati, fra

cittadini favoriti e meno favoriti. I ragazzi si chiudono facilmente nel loro

mondo, anche quando tutto intorno invia richiami planetari. Per questo è

importante aiutarli a rendersi conto di vivere in un mondo interdipendente,

dove strategie decise a livello internazionale su temi apparentemente lon-

tani, ricadono sulla vita di tutti. Aprire gli occhi sulle realtà più lontane,

prendere parte alle sorti dell’umanità, ci porta a riscoprire il valore della

partecipazione incoraggiandoci a maturare, con intelligenza e responsabi-

lità, decisioni di sincera condivisione, di giustizia, di rispetto della dignità di

tutti. Contemporaneamente si cerca di far emergere il desiderio di affer-

mazione personale, aiutando l’adolescente a prendere coscienza delle pro-

prie “schiavitù”. Fondamentalmente si tratta di far vedere come alcuni modi

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di cercare la felicità (consumismo, individualismo, soggettivismo) e alcuni

condizionamenti (pubblicità, modi di pensare, influenza del gruppo…) siano,

in realtà, “trappole” insidiose per la persona, che minacciano una realizza-

zione autentica. La prospettiva di fondo è quella di far intravedere nel-

l’esperienza cristiana un modo nuovo di rapportarsi alle cose, agli altri e a

Dio. Per questo il confronto con Cristo è determinante. Egli non si è la-

sciato condizionare dai pregiudizi sociali, dal potere, dalla ricchezza, dal suc-

cesso, non si è bloccato neppure di fronte all’incomprensione, alle minacce,

alla paura, ma è vissuto sempre attento e disponibile alle persone e alla re-

altà intorno a lui, in una dimensione libera e gratuita. La sua morte e risur-

rezione, come compimento definitivo della libertà umana nel dono di sé,

costituiscono l’orizzonte di senso e la possibilità stessa del nostro cammino.

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

��guardare al mondo attorno a loro e oltre cogliendo ciò che lo “incatena”;

��fermare lo sguardo a loro stessi scoprendo le loro catene: hanno il desi-

derio di una vita felice, ma spesso sono “legati”;

��scoprire che il Vangelo è un messaggio che rende liberi;

��fare propria la realtà che la vita è bella quando ci si apre al Tu di Dio e agli

altri.

ASCOLTARE LA VITAGuardare al mondo attorno a sè e oltre cogliendo ciò che “incatena”.Fermare lo sguardo su se stessi scoprendo le catene: esiste il desideriodi una vita felice, ma spesso si è “legati”.

Attività: free-shopping.In gruppo si trova una lista di beni che comunemente sono presenti nella

nostra vita (ad es., televisione, videogiochi, motorino, stereo, computer, mac-

china fotografica, cellulare, MP3, i-pod…). I ragazzi, divisi ingruppetti de-

vono trovare, per ogni bene elencato, una situazione che esemplifichi

l’essere schiavo di quel bene e l’essere libero di fronte a esso. Si approfon-

disca chiedendo ai ragazzi le conseguenze del primo caso e quelle del se-

condo. Riassumere dimostrando come alcuni modi di cercare la felicità

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(consumismo, individualismo…) e alcuni condizionamenti (pubblicità, modi

di pensare, influenze delle mode e del gruppo) sono trappole insidiose che

minacciano la realizzazione autentica di sé.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: il mercagioco

Il gioco è una simulazione del mercato e vuole aiutare l’adolescente a guar-

dare il mondo attorno a sé stesso e cogliere ciò che lo “incatena”.

Partecipanti: 4 gruppi: terre delle conifere, dei baobab, dei cactus e dei

bambù.

Durata del gioco: 15-20 minuti per manche (3) e un tempo per riflettere

sul gioco.

Oggetti da produrre per ogni terra e suo valore:

ConifereMacchinari (chiave inglese) valore 1

Grano (pannocchia) valore 1

BaobabMaterie prime (minerali) valore 1

Frutta (ananas) valore 1

BambùPetrolio (intesa come energia) valore 1

Seta valore 1

CactusCaffè valore 1

Tela valore 1

51

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Mercato: una parte della produzione serve per la sopravvivenza, il rima-

nente deve essere scambiato con gli altri prodotti al mercato.

��Ogni terra alla fine della prima manche deve possedere:

1 chiave inglese: macchinari

100 kg di grano

100 kg di frutta

1 vagone di materia prime

1 barile di petrolio

1 bobina di seta

1 bobina di tela

1 sacco di caffé.

��Ogni Terra, mediante l’animatore di gruppo, deve tenere registrato i pro-dotti che produce ogni annata.

��Se una terra alla fine del primo anno non ha tutti i prodotti richiesti (vedisopra) rimane disoccutata e lavora in condizioni svantaggiose es: lavorare

con una mano sola, con i polsi legati, camminare con un piede solo…(a di-

screzione e bontà dell’animatore).

Funzione degli animatori:��un animatore conduce il gioco, modifica le regole di mercato, richiamaalla correttezza delle operazioni

��un secondo animatore coordina il lavoro di SCAMBIO presso il MERCATO

��fa attenzione che i prodotti siano conformi alla richiesta

��gli animatori che sono nelle Terre tengono il conteggio dei prodotti, in-citano alla velocità e alla precisione.

Svolgimento del gioco:

1) disporre per ogni Terra un tavolo

2) consegnare la busta con il materiale base (valutare il numero dei com-

ponenti):

- 2 o 3 sagome in cartoncino del materiale da produrre, vedi scheda sopra

- abbondanti cartoncini

- 3 o 4 matite o biro

- 3 o 4 forbici

- dello spago.

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Nei gruppi delle Terre i ragazzi si suddividono i compiti:

- chi disegna le sagome

- chi le ritaglia

- chi le impacchetta a 3 a3 legandole con lo spago passandolo nel foro fatto

dai gruppi precedenti

- chi consegna il materiale al mercato di scambio e l’animatore della Terra

terrà la contabilità de prodotti .

3) leggere le regole del gioco da rispettare

- le varie sagome ricalcate devono essere ritagliate perfettamente

- si possono usare solo i materiali della busta

- il mercato può intervenire in ogni momento per comunicare e informare

come vuole.

Prima manche (primo anno) 15 minuti

I ragazzi, spinti dagli animatori sono incitati a produrre secondo la logica

dell’accumulo e della competizione, in questo modo la produzione sarà ab-

bondante.

Alla fine della prima manche (annata) ogni Terra ha prodotti sufficienti per

il proprio fabbisogno e per lo scambio ottenendo quello che le manca se-

condo lo schema indicato sopra.

Seconda manche (secondo anno) 15-20 minuti

Scambiare i ruoli dei ragazzi all’interno della Terra.

Il capo gioco, dopo alcuni minuti di gioco comincia inserire della varianti

economiche, lasciando tra una e l’altra dello spazio di tempo.

Esempio:

- una grave inondazione ha sommerso la terre dei baobab e dei cactus,

bloccata la produzione della frutta e del grano per 3 o 4 minuti, dimez-

zato il prezzo perchè avariata

- aumento del prezzo del petrolio a causa di speculazioni economiche

- fermi per 3 minuti i macchinari perché non c’è petrolio

- dimezzato il prezzo del caffé a causa di una forte produzione

Cominciano le prime difficoltà per alcune produzioni. Fare in modo che la

produzione non sia più sufficiente a soddisfare le esigenze di tutti…

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Terza manche (terza annata) 15 minuti

Continuare ancora con alcune penalizzazioni delle Terre.

Arrivare al punto, che le Terre non avranno più prodotti da scambiare.

Saranno in grosse difficoltà a procedere: senza petrolio non funzionano i

macchinari, senza macchinari non ci sono la seta e la tela…

La situazione creerà scontento, malumore soprattutto nelle Terre svantag-

giate.

A questo punto, interrompere il gioco, e riflettere su quanto è avvenuto.

Riflessione:

��Nel mondo c’è una variegata produzione di prodotti necessari per lasopravvivenza della comunità umana intera: perché ciò si realizzi a cosa si

deve prestare attenzione? (interdipendenza)

��I Paesi Poveri detengono importanti ricchezze di materie prime e na-turali. Quali le cause della loro povertà?

��Qual è la causa fondamentale di questa disparità? Cos’è che incatena ilmondo?

��Cf enciclica Sollicitudo rei Socialis,35-38.

��“…un modo dominato dall’ imperialismo non può che essere unmondo sottomesso a “strutture di peccato” quali la bramosia del pro-

fitto, la sete di potere…”.

��Come liberarsi da queste catene?

Cfr. enciclica Redemptoris mission, 58-59 “ lo sviluppo di un popolo non de-

riva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali…ma dalla con-

versione del cuore e della mentalità, Gesù, modello di uomo nuovo”.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

Proposta. Testimonianza di una o più persone, che nella loro vita, si sono

lasciate “toccare” dagli ultimi del mondo e stanno cercando di dare una ri-

sposta al loro grido di aiuto. Si possono anche invitare persone che hanno

aderito a progetti diversi in modo da offrire ai ragazzi una panoramica

ampia delle possibilità di intervento che esistono. Per reperire le persone

si può contattare il Centro Missionario.

Per saperne di più. Per approfondire i problemi del Terzo Mondo, della

povertà, dell’emarginazione, del volontariato sociale si possono consultare

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siti internet e riviste specializzate (ad es. MISNA, Asia News, la rubrica

“Agorà” del settimanale Avvenire, riviste missionarie…).

Preghiera

Disporsi a cerchio, porre al centro una catena con anelli di carta. Canto,

breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Preghiera corale

Signore, ho visto un uomovolteggiare nel cielo con il deltaplano.Deve essere bello sentirsi leggeri, liberi,vedere il paesaggio dall’alto!Ma occorre affrontare il rischio di elevarsi,di liberarsi dalle catene che tarpano le ali.Signore, il soffio del tuo Spirito,vinca le mie resistenze,mi aiuti a fare la mia parte.Ti prego, Signore, dammi la gioia di sentirmi libero, riduci il peso dei condizionamenti che mi bloccano,portami in alto!

Ogni adolescente è invitato a condividere ciò che lo ‘incatena’ e rompe un

anello della catena.

Concludere con un canto.

ASCOLTARE LA PAROLAScoprire che il Vangelo è un messaggio che rende liberi.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,18-31)

Un notabile lo interrogò: “Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita

eterna?”. Gesù gli rispose: “Perchè mi dici buono? Nessuno è buono, se non

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uno solo, Dio. Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio,

non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e

tua madre”. Costui disse: “Tutto questo l’ho osservato fin dalla mia gio-

vinezza”. Udito ciò Gesù gli disse: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto

quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni

e seguimi”. Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era

molto ricco. Quando Gesù lo vide, disse: “Quant’è difficile, per coloro

che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio”. Quelli che ascolta-

vano dissero: “Allora chi potrà essere salvato? ”. Rispose: “Ciò che è im-

possibile agli uomini, è possibile a Dio”. Pietro allora disse: “Noi abbiamo

lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito”. Ed egli rispose: “In ve-

rità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o

genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo

presente e la vita eterna nel tempo che verrà”.

��Creare un clima di silenzio, con luci soffuse. Invitare gli adolescenti a

sedersi per terra rannicchiati su se stessi, far chiudere gli occhi e legare

i polsi con una cordicella. In questa posizione raccontare la seguente sto-

ria:

Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia.L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilottocrebbe insieme ai pulcini.Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando diessere uno di loro.Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava scuo-teva le ali alzandosi da terra qualche decimetro.Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra dise, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso e ele-gante, in mezzo alle forti correnti d’ aria, muovendo appena le robuste ali do-rate.La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. “Chi è quello?” chiese.“È l’aquila il re degli uccelli”, rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi in-vece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.” E così l’aquila visse e morìcome un pollo, perché pensava di essere tale.Chiedere: “Che sensazioni avete provato? Che cosa ne pensate?”. Cercare di

collegare la storia con l’incontro precedente.

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��Leggere il brano del Vangelo con questa struttura:

��Ecco alcuni spunti per comprendere il brano: - Il testo si divide in due sezioni. Nella prima si ha una domanda che falli-

sce; nella seconda una domanda che ha successo. Fate considerare il parallelismo.

- Le due sezioni cominciano con una questione riguardante la salvezza, la

vita piena. Le domande sono tuttavia poste in maniera diversa: “Che cosa devo fare

per…?”; “Allora chi potrà essere salvato?”. Dove sta la differenza tra le due domande?- Nella seconda sezione del testo, qual è l’elemento che permette di en-

trare nel Regno: la stretta osservanza o la fiducia in Dio? La vita eterna, piena viene

considerata come una conquista o come un dono?

Un notabile lo interrogò: “Maestro

buono, che devo fare per ottenere

la vita eterna? ”. Gesù gli rispose:

“Perché mi dici buono? Nessuno è

buono, se non uno solo, Dio.

Tu conosci i comandamenti: Non

commettere adulterio, non uccidere,

non rubare, non testimoniare il falso,

onora tuo padre e tua madre”. Co-

stui disse: “Tutto questo l’ho osser-

vato fin dalla mia giovinezza”.

Udito ciò, Gesù gli disse: “Una cosa

ancora ti manca: vendi tutto quello

che hai, distribuiscilo ai poveri e

avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e

seguimi”. Ma quegli, udite queste pa-

role, divenne assai triste, perché era

molto ricco.

Quando Gesù lo vide, disse: “Quan-

t’è difficile, per coloro che possie-

dono ricchezze entrare nel regno di

Dio. È più facile per un cammello

passare per la cruna di un ago che

per un ricco entrare nel regno di

Dio!”.

Quelli che ascoltavano dissero: “Al-

lora chi potrà essere salvato? ”. Ri-

spose: “Ciò che è impossibile agli

uomini, è possibile a Dio”.

Pietro allora disse: “Noi abbiamo la-

sciato tutte le nostre cose e ti ab-

biamo seguito”.

Ed egli rispose: “In verità vi dico, non

c’è nessuno che abbia lasciato casa o

moglie o fratelli o genitori o figli per

il regno di Dio, che non riceva molto

di più nel tempo presente e la vita

eterna nel tempo che verrà”.

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Il brano si riferisce alle “catene” che impediscono la libertà, ma rivela anchel’amore di Gesù: “Dio, per il quale nulla è impossibile”… neppure spezzare le ca-tene di coloro che decidono di seguirlo come discepoli…

��Gesù dice: “Una sola ancora ti manca… vendi… vieni e seguimi”. Invi-

tare gli adolescenti a pensare ad una cosa, un atteggiamento, che li rende

“legati” (scriverli sul laccio che è stato utilizzato all’inizio per legare i polsi).

��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

Sms for you “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi”. (Gal 5,1)

“C’è chi oggi dice che il rispetto della libertà del singolo renda ingiusto

cercare la verità, compresa la verità su che cosa sia bene. Cari amici, la ve-

rità non è un’imposizione. Né è semplicemente un insieme di regole. È la

scoperta di Uno che non ci tradisce mai; di Uno del quale possiamo sem-

pre fidarci”. (Benedetto XVI)

Preghiera Disporsi a cerchio. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di

silenzio

Preghiera coraleSignore, tu ci hai chiamatile “mie pecore”, forse hai sbagliato.Siamo pipistrelli amanti della notte,perché temiamo la libertà del Giorno.La libertà che ci hai donatonel Giorno luminoso della tua risurrezione,dagli orizzonti infinitispazzati dal vento dello Spirito.Libertà che ci hai regalato con il tuo Vangeloche ha saputo superaretradizioni finte e condizionamenti,stereotipi e pregiudizi.

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Libertà che ci invitaa prendere il largo,ma noi continuiamoad essere ciechi e mutiper timore di essere trasformati in aquile.Svegliaci, Signore,siamo troppo pipistrelli!

DALLA PAROLA ALLA VITAFare propria la realtà che la vita è bella quando ci si apre al Tu di Dio e agli altri.

L’angolo della testimonianzaAnnalena Tonelli, missionaria forlivese, ha vissuto per oltre trent’anni fra

i Somali. È deceduta in seguito ad un attentato a Brama il 5 ottobre 2003.

“Sono nata a Forlì nel 1943. Lavoro in sanità da più di trent’anni, ma non sonomedico. Sono laureata in giurisprudenza in Italia e sono abilitata all’insegnamentodella lingua inglese nelle scuole superiori in Kenya. Ho certificati e diplomi di con-trollo della tubercolosi in Kenya, di medicina tropicale e comunitaria in Inghilterra,di leprologia in Spagna. Ho lasciato l’Italia nel gennaio del 1969. Da allora vivoal servizio dei somali. Volevo seguire Gesù e scelsi di essere per i poveri. Per Luifeci una scelta di povertà radicale, anche se povera come un vero povero io nonpotrò mai esserlo. Vivo il mio servizio senza un nome, senza la sicurezza di unordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno sti-pendio, senza versamento di contributi per quando sarò vecchia. Ma ho amici cheaiutano me e la mia gente, soprattutto quelli del Comitato contro la fame nelmondo di Forlì. Partii decisa a «gridare il Vangelo con la mia vita» sulla scia di Char-les de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatré anni dopo, gridoil Vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a farlo sino allafine. Questa la mia motivazione di fondo, insieme a una passione da sempre in-vincibile per l’uomo ferito e diminuito senza averlo meritato, al di là della razza,della cultura e della fede. Sono praticamente sempre vissuta con i somali, in unmondo rigidamente musulmano. In Kenya prima e ora qui a Borama non c’è nes-sun cristiano con cui possa condividere. All’inizio tutto mi era contro. Ero giovanedunque non degna né di ascolto né di rispetto. Ero bianca dunque disprezzatada quella razza che si considera superiore a tutte. Ero cristiana dunque oltrag-

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giata, rifiutata, temuta. E poi non ero sposata, un assurdo in quel mondo in cuiil celibato non esiste e non è un valore, anzi è un disvalore. Solo chi mi cono-sce bene dice e ripete senza stancarsi che io sono somala come loro e sonomadre autentica di tutti quelli che ho salvato. Quella dell’”Ut unum sint” (cfr.Gv 17,21) è stata ed è l’agonia amorosa della mia vita, lo struggimento del mioessere. È una vita che combatto e mi struggo, io povera cosa, per essere buona,veritiera, non violenta nei pensieri, nella parola, nell’azione. Ed è una vita checombatto perché gli uomini siano una cosa sola. Ogni giorno al Tb Centre noici adoperiamo per la pace, per la comprensione reciproca, per imparare in-sieme a perdonare. Oh, il perdono, com’è difficile il perdono. I miei musulmanifanno tanta fatica ad apprezzarlo, a volerlo per la loro vita. Eppure la vita haun senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell’amore. La mia vita haconosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte.Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne deimiei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, lasua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con la convin-zione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Ed è allora che la nostra vitadiventa degna di essere vissuta. Io impazzisco, perdo la testa per i brandelli diumanità ferita; più sono feriti, più sono maltrattati, disprezzati, senza voce, dinessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. E questo amore è tenerezza,comprensione, tolleranza, assenza di paura, audacia. Questo non è un merito.È un’esigenza della mia natura. Ma è certo che io in loro vedo Lui, l’agnello di Dioche patisce nella sua carne i peccati del mondo. Ma il dono più straordinario, ildono per cui ringrazierò Dio e loro per sempre, è il dono dei miei nomadi del de-serto. Musulmani, loro mi hanno insegnato la fede, l’abbandono incondizionato,la resa a Dio, una resa che non ha nulla di fatalistico, una resa rocciosa e arroc-cata in Dio, una resa che è fiducia e amore. I miei nomadi del deserto mi hannoinsegnato a tutto fare, tutto incominciare, tutto operare nel nome di Dio”.

Per riflettereDa quali catene la scelta di Annalena l’ha liberata?

L’amore per Dio e per gli altri ha guidato la vita di Annalena: ritieni che

questo possa essere possibile nel mondo d’oggi? Pensi che solo con scelte

radicali e lontane da te questo sia realizzabile?

Che cosa “da in più” alla tua vita l’aprirsi agli altri e a Dio?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

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Questo tema ci propone con forza di uscire dal nostro piccolo mondo per

aprirci agli altri; infatti, abbiamo scoperto che se ci spingiamo verso Dio e

verso il fratello, ci incamminiamo sulla strada della felicità.

Per concretizzare questa scoperta, si propone di “costruire” un’occasione

di servizio di gruppo, nelle modalità e nella realtà più opportune (vedi in-

troduzione al sussidio animatori).

All’inizio del servizio e alla fine gli animatori invitano ad una semplice pre-

ghiera che possa dare il “la” all’attività. Dopo questa esperienza è oppor-

tuno svolgere una verifica che si concentri su ciò che nel servizio svolto ha

reso i ragazzi più felici e su cosa desiderano portare con loro.

PreghieraDisporsi a cerchio, disseminare immagini con situazioni di povertà. Canto,

breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

1. Solista Signore quante volte ti ho chiesto,perché non fai niente per quelli che muoiono di fame?Perché non fai niente per quelli che sono malati?Perché non fai niente per quelli che non conoscono l’amore?Perché non fai niente per quelli che subiscono ingiustizie?Perché non fai niente per quelli che sono vittime della guerra?Io non capisco, Signore.Allo tu mi hai risposto.

2. Solista Ho fatto tanto; io ha fatto tutto quello che potevo:ho fatto te!

1. Solista Ora capisco, Signore.Io posso sfamare chi ha fame.Io posso visitare chi è malato.Io posso amare chi non è amato.Io posso combattere le ingiustizie.Io posso creare pace.Ora ti ascolto, Signore, ogni volta che incontro un fratello tu mi chiedi:“Perché non fai niente?”.Aiutami, Signore, ad essere …. preghiere libere.

Ogni adolescente esprime un impegno concreto di dono agli altri, oppure

richiamare l’impegno assunto dal gruppo.

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Canto: “Oggi Cristo non ha mani” o altro.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della prima unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un possi-

bile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki (2005) [scheda filmica

p. 115]

Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco TullioGiordana (2005) [scheda filmica p. 119]

IL MODO PIÙ BELLO PER GUARDARE IL MONDO

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 29

TemiScienza e fede.

“La ragionevolezza della fede”.

Il gusto di ragionare.

“Chi sei?” il nostro è un Dio ancora sconosciuto.

L’adolescenza è una tappa importante nella maturazione intellettuale della

persona: l’adolescente, a differenza del fanciullo, infatti, comincia ad avver-

tire assai nitidamente l’esigenza di giustificare e sistemare le proprie “co-

noscenze”. Alla ricerca, com’è, del senso della vita, ha bisogno di certezze

che spesso fonda sulla razionalità acquisita (come esercizio della matura-

zione intellettuale). L’adolescente va aiutato a sviluppare il dono dell’intel-

ligenza, con essa può “intus legere”, cioè leggere dentro, in profondità la

realtà. L’intelligenza che sviluppa la capacità razionale, e l’intelligenza della

fede, che nasce dall’ascolto della Parola di Dio, portano ad una compren-

sione profonda dei fatti. Per “ascoltare e conoscere la verità di Dio” non è

sufficiente manovrare criticamente l’uso della ragione. È importante anche

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avere un cuore ben disposto. Bisogna, sì, confidare nelle possibilità della ra-

gione, ma anche essere consapevoli dei suoi limiti, propriamente “scienti-

fici” e conoscitivi. La ragione umana ha la capacità di attingere Dio ma in

maniera indiretta, riesce a “conoscerlo” precisamente come mistero. Di

modo che questa conoscenza razionale di Dio dispone ad accogliere

un’eventuale rivelazione di lui nella storia. Scrive Benedetto XVI nell’enci-

clica Spe salvi: “Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più

la fede e la speranza nella sfera privata e individuale”. Secondo il Pontefice

“oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il

mondo hanno bisogno di Dio, del vero Dio, altrimenti restano privi di spe-

ranza”. La scienza, insiste il Pontefice, “contribuisce molto al bene del-

l’umanità ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore,

che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande

speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio”. “In questo, come in

altri passi del Nuovo Testamento, la parola speranza – ha rilevato il Papa -

è strettamente connessa con la parola fede: è un dono che cambia la vita

di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che

cosa consiste questa speranza, così grande e così affidabile da farci dire che

in essa noi abbiamo la salvezza? Consiste in sostanza nella conoscenza di

Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù,

con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto,

il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza

incrollabile”.

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- evidenziare il contrasto tra scienza e fede (la scienza spiega molte

cose, ma certe cose non sono spiegabili scientificamente);

- scoprire la fede come uno stile di vita che dà sapore alle cose, è sale

e lievito del mondo (scienza e fede sono su due piani diversi);

- ragionare sulla fede con umiltà scoprendo che la vera grandezza sta

in uno stile, una direzione da prendere.

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ASCOLTARE LA VITAEvidenziare il contrasto tra scienza e fede (la scienza spiega molte cose,ma certe cose non sono spiegabili scientificamente).

Attività: il processo.L’animatore simula un processo, domandando provocatoriamente ai ragazzi

se è possibile dimostrare l’esistenza di Dio. I ragazzi si dividono in gruppi

a seconda di ciò che pensano (favorevoli, contrari, indecisi). Il dibattito ri-

sulterà molto animato. La presenza di più fazioni rende opportuna una sud-

divisione dei partecipanti che non sia soltanto spaziale (cioè quando i

favorevoli vanno a destra, i contrari a sinistra e gli indecisi al centro), ma

anche cromatica: ogni componente del gruppo può scegliere di mettersi a

tracolla un nastro (precedentemente preparato dall’animatore) di colore

differente a seconda della propria collocazione. Tale fascia può essere cam-

biata se, durante il dibattito, qualcuno decidesse di passare dall’altra parte:

è una variabile che l’animatore può inserire. In questo caso, si eviti che il

cambiamento di opinione provochi confusione: sarà chi gestisce l’incontro,

quando lo riterrà opportuno, a domandare: “Qualcuno intende modificare

la propria posizione all’interno del gruppo?”.Raccogliere su di un cartellone

le motivazioni dei favorevoli, dei contrari e degli indecisi. Sintetizzare

quanto è emerso nel gruppo ed invitare “ riflettere ulteriormente sul rap-

porto ragione fede scoprendo la grandezza dell’intelligenza, ma anche i

suoi limiti, propriamente scientifici e conoscitivi”.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: film

Visionare il film “Il decalogo 1” di Krzysztof Kieslowski. Sezionare alcuni

passaggi; in particolare si consiglia di utilizzare il dialogo in cui il protagoni-

sta, Havel, dialoga con il papà e la zia sulla morte e sull’esistenza di Dio. Per

aprire il dialogo e il confronto si possono utilizzare le domande che se-

guono:

��Quali domande si pone il bambino?

��Come risponde il papà?

��La risposta del papà soddisfa il bambino? Perché?

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��Il bambino rivolge la stessa domanda alla zia, qual è la sua risposta?

��La risposta della zia soddisfa il bambino? Perché?

��Voi cosa avreste risposto?

��Vi siete posti anche voi questi interrogativi?

��Quale risposta vi siete dati?

Per la sintesi si possono utilizzare i contenuti del sussidio per animatori.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraCanto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Preghiera coraleSignore, grazie!Se mi accontentassi del desiderio di Te,il quale mi porta a cercartisenza sapere dove trovarti,sarei sempre lungo le stradecon il desiderio insoddisfattoo l’illusione di averti trovato.Ti ho trovato davvero, perché tu mi sei venuto incontrosulle mie tracce,sulle mie strade:Uomo tra gli uomini.Se Tu non mi avessi cercatonon ti avrei trovato.Signore grazie!

(Primo Mazzolari)

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ASCOLTARE LA PAROLAScoprire la fede come uno stile di vita che dà sapore alle cose, è sale e lievitodel mondo (scienza e fede sono su due piani diversi).

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,22-26)Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo.

Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo aver-

gli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qual-

cosa? ”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo come

degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi

ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo

rimandò a casa dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”.

��L’animatore presenta al gruppo riunito un cubo abbastanza grande,

sulle facce stanno diverse immagini (possono essere fotografie, frasi, dise-

gni…) e lo posiziona al centro. Chiedere agli adolescenti cosa vedono: è

importante in questo primo momento far emergere che, secondo la po-

sizione di chi guarda, è possibile vedere cose diverse. Insistere chiedendo

agli adolescenti di decidersi per una risposta: alcuni vedranno solo una

faccia con una delle immagini, altri uno spigolo del cubo in cui si intrave-

dono due o tre immagini, se ci sono riflessi di luce alcuni percepiranno le

immagini distorte, qualcuno dirà delle cose che vanno al di là di quello

che veramente vedono, alcuni chiederanno di muovere il cubo in modo

da poter guardare le altre facce – ma il cubo deve rimanere nella stessa

posizione, dall’inizio alla fine.

��Dopo un po’ proseguite facendo notare come, quando osserviamo una

realtà, non possiamo pensare che la nostra prospettiva sia unica. La pro-

spettiva cambia e cambiano anche le ombre e le luci. Si tratta, infatti, di

stimolare un dialogo sui diversi modi di vedere le cose, sottolineando che

per vedere bene una realtà occorre avere il coraggio di mettersi in un’al-

tra prospettiva, in un altro lato. Qual è invece il nostro atteggiamento più

frequente? Più che cercare di cambiare posizione, noi chiediamo a ciò

che guardiamo di muoversi: la realtà, però, è quella che è! Siamo noi in-

fatti, a doverci muovere, a imparare a guardare da un’altra prospettiva, ad

andare incontro a chi vede la realtà da un altro punto di vista, arrivando

pian piano ad assumere il modo di guardare di “un Altro”, di Dio.

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��Leggere il brano del Vangelo e chiedere: “Secondo voi, Gesù che cosa in-tendeva dire agli ascoltatori con questo brano pensando al tema che stiamosvolgendo?”. Ascoltare le loro risposte e poi dare una breve spiegazione

del brano.

La guarigione progressiva del cieco di Betsaida può essere letta come esem-

pio di discepolato e di fede che conduce a vedere “chiaramente”, cioè in

profondità e verità, oltre la visuale semplicemente fenomenica consentita

dalla cultura e dalla scienza…

L’episodio narra di una guarigione a tappe, “progressiva”: come mai? L’evan-

gelista non scrive per cronaca, ma per una comunità, cioè per i cristiani che sì,

hanno cominciato ad aprire gli occhi: cercano di capire Gesù, i suoi criteri, il

suo Vangelo, ma c’è ancora tanta cecità in loro: non vedono come vede Gesù.

“Vedi qualcosa?” Questa domanda la pone a noi, che vogliamo seguirlo, per-

ché vuole che noi verifichiamo fino a che punto il nostro sguardo è in sin-

tonia con il suo sguardo, con il suo modo di vedere, di valutare. Quanto è

facile illudersi di vederci bene solo perché ci diciamo cristiani. Quanto è fa-

cile dimenticare che la profondità dello sguardo cristiano, della coscienza

cristiana, è un’acquisizione progressiva, all’insegna di grande pazienza.

“Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano” è il dramma della

“cosificazione” degli uomini, particolarmente evidente in molti atteggiamenti

e comportamenti della cultura e degli uomini di oggi: le persone ridotte a

cose di cui disporre, da manipolare e da asservire a fini prestabiliti. Forse anche

il nostro sguardo ha bisogno di maggiore limpidezza? Non è più saggio am-

mettere che la terapia del Signore su di noi è tutt’altro che conclusa? E desi-

derare che quelle sue dita tornino ancora a posarsi sui nostri occhi? La

laboriosa azione di Gesù sul cieco è il prezzo da pagare per essere definitiva-

mente guariti e diventare capaci di vedere bene anche a distanza. Riconoscia-

molo e dichiariamo con onestà: “Credo di vedere uomini, ma vedo alberi che

camminano”. A volte ci prende la presunzione di vedere tutto, bene, a distanza,

secondo i parametri della scienza e della cultura odierna, mentre siamo ancora

per via e quello che vediamo non è tutto, ma è una visuale ancora parziale.

��Dopo la spiegazione si può fare questa provocazione: “La scienza, la cul-tura, in che cosa blocca la mia fede?”. Le risposte verranno scritte su delle

sagome a forma di occhiali che l’animatore avrà precedentemente prepa-

rato e consegnato ad ogni adolescente.

��Ognuno cercherà poi di trasformare questi impedimenti in un impe-

gno concreto, al positivo.

��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

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Sms for you “Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annuncio”. (At 17,23)

“L’uomo supera infinitamente l’uomo”. (Pascal)

PreghieraDi sporsi a cerchio, porre su di un ripiano un cero acceso ed una ciotola

con del sale. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di silen-

zio.

Solista Signore, io credo, io voglio credere in te.

Tutti Signore, fa’ che la mia fede sia piena, penetri il miomodo di giudicare le cose.

Solista Signore fa’ che la mia fede sia libera

Tutti abbia il concorso personale della mia decisione.Solista Signore, fa’ che la mia fede sia forte

Tutti non tema le contrarietà e le avversità; resista alla fa-tica della critica e della dialettica.

Solista Signore, fa’ che la mia fede sia gioiosa

Tutti dia pace e letizia alla mia vita.Solista Signore, fa’ che la mia fede sia operosa

Tutti dia volto e ragione alla carità.

(Paolo VI)

Signore fa’ che la mia fede…(ogni adolescente esprime una sua invocazione)

e pone nella ciotola accanto al cero acceso un pizzico di sale.

Concludere con un canto.

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DALLA PAROLA ALLA VITARagionare sulla fede con umiltà scoprendo che la vera grandezza sta in uno stile,una direzione da prendere

AttivitàQuesto tema è stato impegnativo e per confermare la bellezza e la possi-

bilità che fede e scienza stiano insieme, gli animatori sono invitati a cercare

una persona inserita in parrocchia (medico, ingegnere, professore…) che

abbia fatto studi scientifici, per raccontare al gruppo la sua esperienza di

fede e di ragione.

Per organizzare quest’incontro è importante illustrare prima al testimone

quale percorso è stato fatto finora con i ragazzi su questo tema.

Il testimone dovrebbe essere in grado di parlare non solo della sua vita, ma

anche cercare di far riflettere i ragazzi sul fatto che fede e ragione non

sono in contraddizione quando esse operano in maniera corretta.

Il testimone sarà l’esempio che “l’uomo che accetta Dio per fede non ri-

nuncia alla sua natura di essere dotato di ragione” (S. Anselmo).

Vi proponiamo anche di fare un cartellone o un articolo sul giornale de-

canale che possa raccontare alla comunità ciò che avete fatto e approfon-

dito sul tema della scienza e della fede.

PreghieraDisporsi a cerchio, porre al centro una ciotola con dei chicchi, un cero ac-

ceso e un piattino dove raccogliere i grani. Canto, breve introduzione del-

l’animatore, un attimo di silenzio.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-32)Gesù espose un’altra parabola e disse: “Il regno dei cieli si può parago-

nare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo

campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più

grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uc-

celli del cielo e si annidano fra i suoi rami”.

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Preghiera coraleLiberaci, Signore, dalla paura e da tutte le paureche ci paralizzano.Confermaci nella fede;rendi forte e dolce il nostro affidamento a Te.Aiutaci a fare della nostra vitaun evento pasquale,un passaggiodallo scetticismo alla fiducia,dalla scoraggiamento alla speranza,dall’indifferenza alla solidarietàdalla tristezza alla gioia

da…a… (ogni adolescente può comunicare la nuova direzione intravista

e pone nel piattino accanto al cero un chicco di grano).

Concludere con un canto.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della seconda unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un pos-

sibile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

Giuseppe Moscati di Giacomo Campiotti (2007)Lourdes di Lodovico Gasparini (2001) [scheda filmica p. 120]

Il decalogo 1 di Krzysztof Kieslowski (1990) [scheda filmica p. 120]

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IL GRANDE INVITO

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 32

TemiIl rapporto con il divertimento, e con il corpo.

Sballo/gioia.

Esorcizzare l’instabilità con il piacere.

L’Eucaristia: il farmaco contro l’individualismo.

Il divertimento sembra l’obiettivo principale della vita di tanti ragazzi. La

molla che tutto determina e muove. Così si fanno notare mentre galoppano

a briglia sciolta incontro allo sballo del sabato sera, lanciandosi come folli

lungo l’autostrada con la patente appena fatta e l’auto di grossa cilindrata

comprata da papà, mentre si avvicinano a sostanze proibite con la loro fragile

esperienza, mentre inseguono la felicità illudendosi di trovarla nell’avere, nel

possesso, nel consumo di beni e persone. Nelle notti dancing, tra musica

forte, balli e alcool, i ragazzi si “spogliano” in maniera artefatta, del proprio

Sé, per ricongiungersi agli altri, cercando di sottrarsi all’ansia e alla paura. In

realtà, la cosiddetta “cultura dello sballo”, contrassegnata da condotte

disinibite e molto audaci, nasconde altro. Nel momento in cui si cerca la fe-

licità, l’amore, la speranza, la pace, la giustizia, si chiede un significato pieno

per la propria vita. Privi di questo orizzonte si sperimenta – come accade

oggi a tanti uomini – l’incertezza, il vuoto, l’angoscia. Vivere da “exstasyati“

significa, per paradosso, costringersi a vivere perennemente infelici, a due

passi da quella felicità che si desidera, ma già di nuovo spenti nel momento

in cui l’effetto chimico immancabilmente finisce… significa fuggire conti-

nuamente da sé stessi e dalla vita “impastata” anche di sofferenza e smarri-

menti, di delusioni e fallimenti. Solo nella certezza di un significato, la vita si

illumina e noi riusciamo ad accettare noi stessi, gli altri, il mondo. I ragazzi

vanno provocati a scavare dentro di sé, prendendo un desiderio qualsiasi e

andando alla sua radice, senza accontentarsi di fermarsi all’oggetto imme-

diatamente cercato, ma andando sempre indietro… di desiderio in deside-

rio, per scoprire che dietro ogni cosa cercata c’è un progetto incolmabile

di felicità, dietro ogni persona e ogni affetto desiderato, c’è il volto di Dio.

L’uomo desidera Dio, non può negare la sete di infinito, di assoluto, di eterno

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che si porta dentro. Ci incanta la bellezza di un tramonto, di un fiore, di un

volto e vorremmo che quell’incontro non finisse mai. I frammenti di verità

che faticosamente riusciamo a trovare, si presentano spesso frammisti ad er-

rori, incertezze e parzialità; ci rinviano sempre ad una verità incontaminata,

sottratta all’inquietudine del dubbio. Quando sentiamo la spinta a donarci,

sperimentiamo spesso l’insufficienza della nostra generosità e vorremmo

intraprendere la strada di un amore totale, gratuito, irreversibile. Solo Dio

può spegnere il desiderio di Dio. Nella nostra ricerca incontriamo Gesù.

Andiamo da Gesù con le nostre domande ed egli risponde ravvivando ul-

teriormente la nostra ricerca: “Che cosa cercate?”, spingendoci ad appro-

fondire la nostra stessa domanda, fino a scoprire un senso più profondo:

“Chi cercate?”. È lui che ci accompagna all’incontro con Dio. Alla luce della

sua parola leggiamo la nostra vita. Conoscendolo di persona scopriamo che

si è realizzato donandosi. Lo stesso chiede a noi: essere dono per gli altri.

Chi vuole salvare la propria vita, la perde: chi, come lui, scoprendosi amato

da Dio, fa’ di se stesso e della propria vita un dono, trova il segreto che dà

senso al vivere, anche quando fosse fatica o dolore. L’incontro con Cristo

non censura i progetti e i frutti della ricerca umana, ma li discerne, li assume

in un quadro più grande, li conduce a quella pienezza cui l’uomo anela. Colui

che ha detto: “Io sono la verità”, non ci offre verità astratte, ma ci introduce

nella vita. Egli è anche “la vita” e “la via” per raggiungerla (Gv 14,6).

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- esprimere che cosa produce loro gioia e come si divertono;

- comprendere che la loro ricerca di divertimento nasconde una ricerca;

- capire che la risposta a questo loro desiderio di felicità trova origine nel-

l’incontro e nella comunione con Gesù Eucaristia;

- precisano alcuni aspetti e occasioni in cui loro stessi possono vivere la

logica del dono.

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ASCOLTARE LA VITAEsprimere che cosa produce gioia e come ci si diverte. Comprendere che la ri-cerca di divertimento nasconde una ricerca più profonda.

Attività: elaborare testimonianze.Si invitano i ragazzi a riflettere sul tema del divertimento. Per aprire il di-

battito si possono utilizzare i seguenti articoli di giornale. L’animatore legge

l’articolo o gli articoli che ha scelto insieme ai ragazzi, suddividendoli a

gruppetti se il gruppo è numeroso.

Rave party. Lunedì 24 settembre 2007 sul Blog Meteolive.leonardo.it

“sheva78” ha scritto: “Sabato mattina, ore 4 ... i vetri iniziano a tremare!

Cosa sarà? Incredibile ma vero, musica hardcore a palla ... rave party ad un

km da casa mia! X 3 notti e 2 giorni consecutivi, musica a palla, e gente de-

vastata completamente in giro x le strade del mio piccolo paese senza che

nessuno potesse far niente! Ovviamente x tre notti, anche noi abbiamo

dormito (si fa’ x dire) con la musica assordante. Sabato pomeriggio, nel mio

paese abbiamo assistito a scene incredibili, con persone che arrivavano a

piedi dalla stazione Pontedera! (che x la cronaca dista 13 km dalla zona

della festa). In serata, pullman e camper in arrivo da ogni posto (molti gli

stranieri dalla Francia/Olanda/Germania/Spagna). Gli anziani del paese, che

assistevano increduli a tutto ciò! Sabato notte oltre 5000 persone si tro-

vavano nella campagna, molte delle quali, in uno stato di devastazione as-

surda ... il tutto senza che le forze dell’ordine potessero far niente (o non

volevano far niente). Ieri sera, con dei miei amici siamo andati sul posto ed

ho visto cose che in uno stato normale, non sono normali! Gente appog-

giata alle casse che sparano oltre 150 decibel di musica (misurati con un cel-

lulare) tecno ed hardcore. Libera vendita di sostanze di ogni tipo, in appositi

tavoli, come al mercato! Ovviamente la gente arrivava ... passava davanti le

forze dell’ordine, andava (se voleva) a fare spesa, e poi se ne tornava via

come se niente fosse. Una decina gli incidenti stradali (senza conseguenze)

in zona in 3 notti. Sabato notte, chiusa x 5 ore, la statale Valdinievole, per-

ché le macchine parcheggiate ovunque non permettevano più il transito! In-

credibile ma vero, il 50% forse più delle persone, erano ragazze, molte delle

quali davvero belle, in stati però che non si possono commentare! Penso

veramente che il nostro stato sia arrivato al capolinea se permette cose si-

mili, senza dire e fare niente! PS: Oggi, dopo 3 notti insonne, sono a lavoro,

così ... Ciao a tutti”.

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Velocità e sballo. Luca, 17 anni, un motorino truccato: “Farsi male? Non

è ancora successo. Io non sono tra i più veloci, alcuni di noi diventano fa-

mosi nel giro perché sono davvero spericolati”. “È divertente, spettacolare,

è una cosa che ti gasa. E poi rischia solo chi fa certe gare”. Luca ha 17 anni,

studente di un istituto tecnico, e una passione per i motorini truccati. E

con la sua compagnia il sabato sera, dopo le 21, si ritrova dietro al bowling

di Mirano, periferia urbana, campi e capannoni a lato della provinciale dove

centinaia di adolescenti si danno appuntamento per sfide di velocità con

scooter elaborati, «cinquantini» solo sulla carta, e che subito dopo si tra-

sformano in bolidi, proiettili volanti con motori da 80 e anche 100cc che

viaggiano ben oltre 120 km/h. “C’è un po’ di tutto. Quella principale è di ve-

locità. Si parte da fermi e vince chi arriva per primo alla fine del rettilineo.

Poi ci sono le sfide per chi resta di più impennato, le gare di velocità con

le gambe piegate sotto la sella, in pratica uno guida lo scooter in ginocchio.

Alcuni corrono con il casco, altri senza. La sfida più pericolosa è quella a fari

spenti contro le auto che escono da via Don Orione. L’obiettivo è quello

di andare diritti senza cambiare la traiettoria per far spostare l’auto, ma è

molto difficile. Quindi vince chi si scansa per ultimo”.

Io e… l’alcol. Il mio nome è Damiano e in queste righe voglio raccontarvi

come ho conosciuto l’alcol. Era il 1982 quando venni chiamato al servizio

di leva; mi mandarono a fare l’alpino, prima a Merano e poi a Bolzano. Fu

proprio qui che cominciai a fare le guardie e questo significava stare fermo,

all’aperto, a volte anche di notte. Per sopportare il freddo ci davano delle

bustine di cordiale (40 gradi)… fu così che incominciai… Finito il militare,

non davo però a tutto ciò molta importanza, anche perché per un po’ di

tempo sono rimasto un bevitore moderato e quindi l’alcol non mi creava

problemi. Ma nell’arco di due anni le cose sono radicalmente cambiate. Se

all’inizio infatti mi bastava bere a giorni alterni, poi ho iniziato a farlo tutti

i giorni finché, nell’ultimo periodo, mi alzavo al mattino e cominciavo a bere

alcol ancora prima di fare colazione. Un giorno, passando per caso, vidi la

sede dell’Associazione Amarcord. Io sapevo che dovevo trovare il modo di

risolvere quello che nel frattempo era diventato un grave problema, così co-

minciai a frequentare questa Associazione e poi, da lì, iniziai ad andare al ser-

vizio Alcologia di Sesto San Giovanni, e devo dire che in entrambi i posti ho

trovato persone che mi hanno saputo ascoltare e dare dei buoni consigli.

Io però ero evidentemente ancora troppo debole e così mi capitava ancora

di bere e, dopo una sbronza peggiore delle altre, venni addirittura ricove-

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rato all’Ospedale di Sesto dove rimasi 7 giorni, ma appena uscito da lì andai

a bere al bar di fronte! Naturalmente nel frattempo le cose avevano iniziato

ad andare male anche in famiglia: litigavo sempre con mia moglie, mia madre

non voleva più vedermi e io continuavo ad andare al lavoro pieno di alcol

e questo mi rendeva naturalmente incapace di svolgere le mie mansioni e

complicava i rapporti con i colleghi. Alla fine decisi di farmi ricoverare al-

l’Ospedale di Villa Turro, dove rimasi per tre settimane durante le quali do-

vetti seguire un programma che comprendeva un lavoro in gruppo (incontri

tra persone con lo stesso problema) e la partecipazione a corsi di educa-

zione sanitaria (una dottoressa ci spiegava cosa poteva capitarci in deter-

minate situazioni e come i nostri organi rispondevano alle bevande

alcoliche). Da quando sono stato dimesso, vado lì mensilmente a fare gli

esami del sangue e settimanalmente partecipo ai gruppi multifamiliari. Nel

frattempo continuo a frequentare l’Associazione Amarcord dove ho la pos-

sibilità di incontrare persone che hanno avuto esperienze simili alla mia e

che, come me, adesso vogliono aiutare gli altri. Un messaggio importante

che voglio infatti mandare a tutti è che, con la forza di volontà e il soste-

gno degli altri, è possibile uscire dal tunnel della dipendenza alcolica. Oggi

sono un marito normale, un papà affettuoso con i propri figli e un uomo

che tornerà a lavorare.

Il supermarket della droga.Antonella ci ha fatto l’abitudine a quella pol-

vere giallina, quei granelli che avanzano dalla sniffata, sulla tavoletta del wc,

in uno dei bagni della discoteca. E spiega alla sua amica Francesca, che guarda

stupita: «È ketamina, non la conosci?». È una delle nuove droghe che utiliz-

zano i ragazzi baresi, giovani, anche minorenni, con pochi soldi nelle tasche

e l’insana voglia di “provare”. La chiamano anche “cat Valium”, o in modo più

innocuo, come una nota marca di cereali, “Special K”, come se fosse di casa,

insomma. In realtà è un anestetico dissociativo, utilizzato in veterinaria so-

prattutto sui cavalli, disponibile in farmacia in forma liquida e quindi inietta-

bile come l’eroina, o trasformabile in polvere (basta un microonde, dicono),

e quindi inalabile come la cocaina. Circola nelle discoteche, nei locali not-

turni, e dà quello che i ragazzi, anche minorenni, cercano: la “bolla”, e cioè

la sensazione di essere sospesi, di fluttuare con la mente che si distacca dal

corpo, attraversando esperienze fortemente dissociative, viaggio tra la vita

e la morte. È pericolosa, come tutte le altre droghe, costa poco e si sta dif-

fondendo a macchia d’olio. Ma il panorama dello sballo dei giovani è ampio,

molto di più. «C´è una droga per ogni tasca», spiegano allarmati gli investi-

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gatori che operano in questo campo. E per l’uscita del sabato sera c’è da sce-

gliere, tanto che anche gli spacciatori si sono adeguati, diversificando l’offerta.

Sulla bancarella clandestina c´è l´eroina, richiesta dai vecchi tossicodipen-

denti, e quindi non può mancare. Prezzo di listino: 25-30 euro a dose. Roba

da vero supermarket. Ma c’è anche la cocaina, così diffusa che Bari è stata

soprannominata la “seconda città bianca”, dopo Ostuni si intende, che vanta

ben più gradevoli peculiarità di questo colore. Per la cocaina i prezzi sono

calati, tanto da essere sempre più alla portata dei ragazzi che con 40 euro

se ne portano via una dose (di circa mezzo grammo). La sniffano, ma la fu-

mano anche, in associazione con sostanze di altro tipo come la marijuana:

sigari, chiamati “blunt” che hanno un costo contenuto, tanto da essere ven-

duti anche a 10 euro. Ancor più a buon prezzo per i giovani sono le pastic-

che di ecstasy: se ne trovano anche a 5 euro ciascuna, e la serata è garantita.

E non inducano in errore giovani abbronzati, giacca attillata e spalle musco-

lose, che si aggirano nei locali con la bottiglietta dell’acqua. Non è una nuova

tendenza, ma semplicemente un modo per i “salutisti” di assumere Mdma

(metildiossimetanfetamina), il principio attivo dell’ecstasy comprato in pol-

vere e sciolto in acqua o nei cocktail colorati. Insapore e inodore, è ancor

più pericoloso se somministrato all’insaputa di chi crede di bere bevande

analcoliche. «Succede - ammette Andrea, 16 anni - Io e i miei amici stiamo

sempre attenti quando abbiamo il bicchiere in mano. Le ragazze del nostro

gruppo se lo tengono stretto, sanno che rischiano di andare fuori di testa e

magari essere coinvolte in rapporti sessuali che non vogliono».

Per un fine settimana volontaria. Ce n’è voluto prima che dicessi sì al-

l’amica che non stava più nella pelle di raccontarmi com’era andata la volta

precedente in cui io non avevo partecipato.

Il mio problema se andavo con lei era come avrei potuto raccontare ai mie

amici che avevo passato un fine settimana al ricovero invece della discoteca.

Sono andata con Anna un fine settimana al ricovero per anziani della mia

città. In quei giorni non so quante carrozzine ho spinto per il giardino. Tra

una passeggiata e l’altra qualcuno di loro mi diceva “É bello stare con te,

godere della tua compagnia…” Mi sentivo un po’ goffa, non sapevo cosa ri-

spondere, ma avvertivo che le parole che mi dicevano erano sincere

Ero felice, come non lo ero da tanto tempo, soprattutto, quando riuscivo

a far sorridere qualcuno degli ospiti. Avvertivo che in me cresceva la bel-

lezza di essere dono per qualcuno. Provare per credere! Grazie, Anna, per

aver insistito tanto.

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Per riflettere e confrontarsi��Quali sensazioni hai provato nell’ascoltare queste situazioni?

��In base alla tua esperienza diretta o indiretta corrispondono alla re-altà?

��Parecchi giovani pensano che divertimento è uguale a sballo. Sei d’ac-cordo con loro, oppure pensi diversamente? Perché?

��Qual è ingrediente fondamentale che serve per divertirsi?

��Cosa ti potrebbe impedire di divertirti veramente?

��Quando è stata la volta che ti sei divertito il massimo?Fondamentalmente cosa cerca un adolescente nel divertimento?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)Attività: giocoPreparare un gioco di squadra avventuroso, dopo il gioco:

Valutare il livello di partecipazione e coinvolgimento.

Esprimere le emozioni e le sensazioni vissute.

Qual è l’ingrediente fondamentale per divertirsi?

Cosa ti potrebbe impedire di divertirti veramente?

Quando è stata l’ultima volta che ti sei divertito al massimo?

Fondamentalmente cosa cerca un adolescente nel divertimento?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

Proposta. Testimonianza di una o più persone che, nella loro vita, hanno

sperimentato il vuoto, il non senso, dopo aver vissuto momenti di “sballo”.

Preghiera

Disporre un orcio con tanti nastri colorati quanti sono gli adolescenti; met-

tersi in cerchio. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di si-

lenzio.

Ogni adolescente estrae dall’orcio un nastro colorato ed esprime cosa gli

dona gioia.

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Preghiera coraleSignore, noi desideriamo la gioia. Ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo!Tutto il mondo la desidera.Ma c’è gioia e gioia:c’è quella che dura un’ora soltantoe quella che dura per sempre.Ti preghiamo, insegnaci la gioiaquella vera,insegnaci a riconoscerla dentro di noi,a custodirla,e a diffonderla.La gioia verache cerchiamosei tu, Gesù.Ti ringraziamoper tutte le personeche sanno comunicare gioiaperché sono nella gioia.

ASCOLTARE LA PAROLACapire che la risposta a questo desiderio di felicità trova origine nell’incontroe nella comunione con Gesù Eucaristia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio

amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore,

come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo

amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia

piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come

io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per

i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi

chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi

ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto co-

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noscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costi-

tuiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché

tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo

vi comando: amatevi gli uni gli altri.

- La sala viene appositamente preparata per creare il clima e favorirela riflessione (es. porre al centro una stuoia con un cero, la Bibbia, dei

cuscini o degli sgabelli intorno).

- Lettura del testo evangelico: ognuno lo legge personalmente con ac-compagnamento di sottofondo musicale.

Si chiede di sottolineare la parola che è ritenuta più importante nel

testo.

- Si chiede di esprimere qual è stata la parola sottolineata e perché.

- La parola viene scritta su un cartellone e personalmente ognunodice un interrogativo che la parola scelta gli suscita dentro.

- Viene chiesto ad ogni adolescente di dare un titolo al brano cheviene scritto sulla fotocopia.

- Far esprimere i vari titoli che sono stati dati al brano.

��L’animatore propone una domanda per lanciare l’approfondimento:“Perché Gesù parla di GIOIA nell’ultima cena? Dopo aver ascoltato le rispo-

ste offrire una sintesi di spiegazione.

Evidenziare il fatto che Gesù parla della sua gioia la sera dell’ultima Cena, dopo averlavato i piedi ai discepoli e nell’ora in cui sta per far dono della sua vita. L’Eucaristiaè sempre celebrazione della gioia di Gesù, condivisa e partecipata da coloro che im-parano a donarsi per amore, sull’esempio di lui (“Fate questo in memoria di me”).��Proporre poi il seguente stimolo: “Queste parole di Gesù nell’ultima cenaquali passi mi invitano a compiere nella mia vita di credente?��Proporre ad ogni adolescente di portare al centro della stanza un og-getto che ha su di sé e che può essere simbolo della loro gioia di donarsi

agli altri. In alternativa si possono procurare delle immagini simboliche e

far scegliere quale per loro esprime la gioia del dono di se stessi.

��Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

Sms for you “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. (At 20,35)

“Cari giovani, la felicità che cercate, la felicità che avete diritto di gustare ha

un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth, nascosto nell’Eucaristia”.

(Benedetto XVI)

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Preghiera (si può programmare una breve adorazione eucaristica)

L’animatore introduce il momento di adorazione, canto

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)

breve pausa

Preghiera Tutti Pane del cielo sei tu Gesù, via d’amore, tu ci fai come te.1. Solista Signore, disponici ad adorare il sacramento della nuova ed

eterna alleanza che tu hai stipulato con noi.

2. Solista Mangiando questo pane tu rimani in noi e noi rimaniamo in

te.

3. Solista Tu sei il pane che da vita, senza di te non possiamo vivere.

4. Solista Facci pane da distribuire, pane da spezzare, pane da condivi-

dere.

5. Solista ….

Padre nostro.

Canto conclusivo.

DALLA PAROLA ALLA VITAPrecisare alcuni aspetti e occasioni in cui si può vivere la logica del dono.

AttivitàLeggere insieme ai ragazzi quello che il Papa ha detto sull’Eucaristia a Co-

lonia.

Erano venuti per mettersi a servizio di questo Re, per modellare la loro rega-lità sulla sua. Era questo il significato del loro gesto di ossequio, della loro ado-razione. Di essa facevano parte anche i regali - oro, incenso e mirra - doni chesi offrivano a un Re ritenuto divino. L’adorazione ha un contenuto e comportaanche un dono. Volendo con il gesto dell’adorazione riconoscere questo bambinocome il loro Re al cui servizio intendevano mettere il proprio potere e le pro-

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prie possibilità, gli uomini provenienti dall’Oriente seguivano senz’altro la trac-cia giusta. Servendo e seguendo Lui, volevano insieme con Lui servire la causadella giustizia e del bene nel mondo. E in questo avevano ragione. Ora però im-parano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di co-mandi e dall’alto di un trono. Ora imparano che devono donare se stessi - undono minore di questo non basta per questo Re. Ora imparano che la loro vitadeve conformarsi a questo modo divino di esercitare il potere, a questo modod’essere di Dio stesso. Devono diventare uomini della verità, del diritto, dellabontà, del perdono, della misericordia. Non domanderanno più: Questo a checosa mi serve? Dovranno invece domandare: Con che cosa servo io la presenzadi Dio nel mondo? Devono imparare a perdere se stessi e proprio così a tro-vare se stessi. Andando via da Gerusalemme, devono rimanere sulle orme delvero Re, al seguito di Gesù. Cari amici, ci domandiamo che cosa tutto questo significhi per noi. Poiché quelloche abbiamo appena detto sulla natura diversa di Dio, che deve orientare lanostra vita, suona bello, ma resta piuttosto sfumato e vago. Per questo Dio ciha donato degli esempi. I Magi provenienti dall’Oriente sono soltanto i primi diuna lunga processione di uomini e donne che nella loro vita hanno costante-mente cercato con lo sguardo la stella di Dio, che hanno cercato quel Dio chea noi, esseri umani, è vicino e ci indica la strada. È la grande schiera dei santi- noti o sconosciuti - mediante i quali il Signore, lungo la storia, ha aperto da-vanti a noi il Vangelo e ne ha sfogliato le pagine; questo, Egli sta facendo tut-tora. Nelle loro vite, come in un grande libro illustrato, si svela la ricchezza delVangelo. Essi sono la scia luminosa di Dio che Egli stesso lungo la storia hatracciato e traccia ancora.

Ogni ragazzo e animatore pensa ad un gesto concreto di dono (tempo per

aiutare un compagno a studiare, una parte della propria mancia data per…)

scrivendolo su un bigliettino. I foglietti sono letti dai ragazzi al gruppo e poi

raccolti in un cesto.

È importante avvisare i ragazzi che nell’incontro successivo ognuno condi-

viderà le difficoltà e i successi legati alla realizzazione dell’impegno preso.

Il gruppo, partecipando alla Messa della comunità si impegna ad animarla.

Uno dei segni di questa celebrazione sarà il cesto coi biglietti raccolti.

PreghieraDisporre al centro del cerchio un grosso pane. Canto, breve introduzione

dell’animatore, un attimo di silenzio.

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Preghiera corale Fa’, o Signore, che l’Eucaristia sia il centro, il modello,la forza plasmatrice della nostra gioia.O Dio, in Gesù, ti doni a noie ci apri ad uno sguardo nuovo sulla nostra vita.Dona ad ogni cristiano, ad ogni comunità parrocchiale, ad ogni gruppodi trovare nell’eucaristia la forza per decentrasied andare oltre se stesso,per uscire dalla propria schiavitùed entrare nella libertà e nella gioiache tu ci regali.Fa’ che la smettiamo di domandarci, di fronte alle scelte quotidiane,“quanto mi serve”chiederci invece “come posso servire?”come tu, Gesù, in ogni Eucaristia,ci inviti alla tua cena e ci servi.

Concludere l’incontro con un pezzo di pane da consumare insieme. Ogni

adolescente, mentre prende il pezzo di pane, dice con chi lo vuole spez-

zare… “come può servire”.

Concludere con un canto adatto.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della terza unità.Di alcuni vi suggeriamo anche un possibile

percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

L’olio di Lorenzo - atto d’amore di Gorge Miller (1993) [scheda fil-

mica p. 121]

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“NIENTE PAURA, CI PENSA IL MAGO…!”

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 37

TemiMagia e fede.

Mascherate dietro atteggiamenti spavaldi e aggressivi, i ragazzi nascondono

spesso ansie e paure che faticano a confessare a sé stessi e agli altri. L’eso-

terismo e la superstizione trovano terreno fertile nella loro solitudine e fra-

gilità. Oroscopi, amuleti e tarocchi sembrano essere diventati i compagni

di strada di molti adolescenti, vittime inconsapevoli di un vero e proprio

bombardamento esoterico dei mass media. Non a caso l’oroscopo di alcune

riviste per teen agers, invita apertamente i lettori a compiere piccoli riti:

“Per l’Ariete – il 13 del mese scrivi su un foglietto rosso il nome del ragazzo

che in questo periodo ti piace tantissimo. Tempo una settimana e la situa-

zione miglio rerà”. E poi: “Attenta alle interroga zioni a sorpresa nelle ultime

due settimane del mese: affrontale indossando qualcosa di giallo”. Spesso i

rituali diventano più complessi. Per risolvere i problemi della vita i ragazzi

dovrebbero bere infusi di menta, mettere grani di riso in con tenitori di cri-

stallo, esporre ciondo li ai raggi del sole, tenere foglie di betulla sotto il cu-

scino e un pizzico d’artemisia dentro le scarpe. È la cultura del non impegno.

Invece di sforzarsi per raggiunge re un obiettivo, si sceglie la strada del-

l’amuleto e del rito magico. Si è portati a credere che esiste una “magia

buona”, in grado di risolvere le difficoltà quotidiane: la solitudine, l’assenza

di dialogo in famiglia, le crisi a scuola o sul mondo del lavoro. In questo

modo c’è il rischio di consolidare tra i giovani una vera e propria “menta-

lità esoterica”. Spesso ritroviamo queste caratteristiche anche negli atteg-

giamenti/comportamenti religiosi degli adolescenti in cui prevale

prevalentemente un coinvolgimento emotivo o un bisogno di adeguamento

e/o rassicurazione. A volte la loro esperienza religiosa è contraddistinta dal

tentativo di manipolare un dio-magico. È comodo ricorrere a un Dio-idolo

perché risolva i problemi di un compito in classe… basta una preghiera e

una candela accesa. D’altronde si vedono tanti campioni che per vincere, tra

gli amuleti utilizzano pure una croce. Dio diventa una sorta di slot-machine:

butti dentro qualcosa perché faccia il miracolo. Credere in lui è pura magia.

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Affrontando e confrontando queste tematiche, i ragazzi scoprono la pre-

senza di Gesù nella loro vita, non come un intruso, ma come amico che so-

stiene e offre speranza. Con il suo aiuto si possono vincere il male e la

morte. Credere in Dio è fidarsi e affidarsi. Con Lui la vita di tutti i giorni

assume una veste nuova. Se abbiamo paura, se ci sembra di non farcela, se

stiamo male per un dolore, un dispiacere, un peccato, un torto, una pre-

potenza subita, un senso di colpa che ci tormenta, un rimorso… Lui c’è.

Oltre il nostro orizzonte ristretto: Lui c’è.

ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- prendere coscienza delle loro paure e insicurezze (nei confronti degli

altri e del futuro) e come queste si manifestano (superstizione, magia,

ritualità...);

- comprendere che l’uomo da solo si perde e quindi è importante fis-

sare lo sguardo su Gesù (Pietro sulle acque?);

- convincersi che le paure non vanno evitate o esorcizzate, ma affron-

tate condivise e affidate (a Dio).

ASCOLTARE LA VITAPrendere coscienza delle paure e insicurezze (nei confronti degli altrie del futuro) e come queste si manifestano (superstizione, magia, ritualità...).

Attività: trasmissioni televisive.Su molte reti private vanno in onda trasmissione televisive condotte da

maghi e chiromanti. Videoregistrate alcune puntate e rivedetele in gruppo.

Cercate di capire se le telefonate sono gratuite, quante volte il mago, più

che vedere il futuro, ripete le medesime cose con i diversi clienti, se pub-

blicizza il suo studio, che tipo di risposte danno a coloro che hanno chia-

mato. Fate poi confluire queste conclusioni su un cartellone inchiesta.

Successivamente aprite il dibattito con i ragazzi.

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Per riflettere��Come mai molte persone consultano maghi e chiromanti?

��Un antico detto dice: “Gli altri ci possono influenzare”: sei d’accordo?

��Cosa pensi del fenomeno degli oroscopi?

��Possiedi qualche oggetto portafortuna? Quale potere gli attribuisci?

��Se un indovino ti predicesse il tuo futuro come lo accoglieresti?

��Ti appassiona la magia? Pensi abbia un fondamento scientifico?

��C’è una risposta più grande alle nostre insicurezze, al nostro deside-rio di felicità, alla nostra voglia di futuro?

Per la sintesi si possono utilizzare i contenuti del sussidio per animatori.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a semicerchio, porre al centro l’immagine delle mani che si pro-

tendono, particolare della cappella Sistina, ricoperta con dei foglietti.Canto,

breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Preghiera coraleSignore Gesù, sciogli, ti pregoi nostri timori, le nostre paure, le nostre indecisionii nostri blocchi nelle scelte importanti,nel futuro che ci attrae e ci inquieta,nelle amicizie,nel perdono, nel rapporto con gli altri, negli atti di coraggio.Sciogli i nostri blocchi, davanti a te, Signore!

Ogni adolescente dice una sua paura o una sua insicurezza e toglie uno dei

foglietti che ricoprono l’immagine delle mani che si protendono, particolare

della cappella Sistina.

Concludere con il Padre nostro.

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ASCOLTARE LA PAROLAComprendere che l’uomo da solo si perde e quindi è importante fissarelo sguardo su Gesù (Pietro sulle acque?).

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,22-33)

Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’al-

tra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì

sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde,

a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di

loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, fu-

rono turbati e dissero: “È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. Ma

subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli

disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli

disse: “Vieni! ”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle

acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, co-

minciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami! ”. E subito Gesù stese la

mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ”. Ap-

pena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si pro-

strarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio! ”.

��Creare un clima di silenzio e attenzione dopo di che si invitano gli

adolescenti a bendarsi gli occhi.

��Far pensare alle loro paure, alle loro difficoltà nei loro ambiti di vita.

Fare qualche attimo di silenzio.

��L’animatore:

- legge il brano del Vangelo molto lentamente,

- fa ripetere una frase che li ha colpiti di più o che gli è rimasta im-

pressa, e - fa dire il perché,

chiede agli adolescenti: “Cosa avresti fatto se fossi stato al posto di Pie-tro?”- fa togliere le bende e condividere le risposte.

- cerca poi di proporre un parallelo tra le situazioni esistenziali degli

adolescenti (emerse nell’incontro precedente) e la situazione di Pie-

tro.

��Rileggere il brano del Vangelo e dare una sintesi del significato del

brano. Il mare è simbolo della realtà che ci circonda nel corso della nostra vita;

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essa ci forma, ci arricchisce, talora ci condiziona, ci frena, ci spaventa... Il marein tempesta richiama tutto ciò che appare ineluttabile e sembra illusorio potersuperare…Ma la fede, quando è relazione viva con Gesù, può far maturare la convinzionedella sua indefettibile presenza: se anche lui è sulla barca con noi, noi siamo co-munque dalla parte del più forte.��Consegnare un foglio A4 ai ragazzi e invitarli a scrivere una profes-

sione di fede in Gesù. Possono iniziare così:

Gesù mi fido di te…��Se gli adolescenti hanno creato un bel clima si possono leggere le loro

“professioni di fede” dopo di che con quel foglio costruiranno una barca

da appoggiare al sasso usato per la preghiera finale.

Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera.

Sms for you “Noi apparteniamo a Dio: per questo non dobbiamo pensare che Dio sia si-

mile all’oro, all’argento, e alla pietra”. (cfr. At 17,29)

“Voi ambasciatori di speranza: chi sbaglia è amato da Gesù”. (Benedetto XVI).

PreghieraDisporsi a cerchio, mettere al centro un’icona di Gesù appoggiata da un

grosso sasso. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 2,4)

Stringendovi a Gesù, pietra viva, rigettata dagli uomini,ma scelta e preziosa davanti a Dio.

Preghiera corale Signore Gesù,ti ringraziamo, perché hai vinto le esitazioni e le pauredi Simon Pietro,perché gli hai dato di non chiudersi in se stessoma di credere in te.Ti offriamo, Signore, le nostre paure, le nostre reticenzele nostre rigidità.

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Trionfa tu su di noi.Rendi pronto il nostro cuore come hai reso pronto Simon Pietro.Signore, talvolta ci fai poveri,ci lasci sul mare in tempesta, dormiperché comprendiamoche solo tu colmi i nostri desideri,cancelli le nostre paure e le nostre incertezze.Sali, Signore, sulla nostra barca,non lasciarci in preda allo sconforto.Aiutaci a stringerci a te, pietra viva,a convincerci della indefettibile presenza.

Canto.

DALLA PAROLA ALLA VITAConvincersi che le paure non vanno evitate o esorcizzate, ma affrontate condi-vise e affidate (a Dio).

Negli incontri precedenti sono emerse le paure dei ragazzi e la necessità

di affidarsi a Gesù, come ha fatto Pietro, per cercare di superarle. Affidarsi

non è un’alienazione, ma un guardare con fiducia a Chi solo può aiutarci.

Tuttavia anche il discepolo scelto da Gesù non riesce a tenere lo sguardo

fisso su di Lui e cade. Anche noi abbiamo difficoltà a guardare in faccia le

nostre paure e a chiamarle per nome. Forse la paura che può riassumere

tutte le altre è quella del futuro.

Il Papa a Sidney ci ha invitati ad essere testimoni audaci e non timorosi

della vita.

Dal Discorso di Papa Benedetto XVI in occasione della GMG di Sidney

Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani, a un mondo diviso e frammen-tato? Come possiamo offrire la speranza di pace, di guarigione e di armonia aquelle “stazioni” di conflitto, di sofferenza e di tensione attraverso le quali voi avetescelto di passare con questa Croce della Giornata Mondiale della Gioventù? L’unità

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e la riconciliazione non possono essere raggiunte mediante i nostri sforzi soltanto.Dio ci ha fatto l’uno per l’altro (cfr. Gn 2,24) e soltanto in Dio e nella sua Chiesapossiamo trovare quell’unità che cerchiamo. Eppure, a fronte delle imperfezioni edelle delusioni sia individuali che istituzionali, noi siamo tentati a volte di costruireartificialmente una comunità “perfetta”. Non si tratta di una tentazione nuova. Lastoria della Chiesa contiene molti esempi di tentativi di aggirare o scavalcare le de-bolezze ed i fallimenti umani per creare un’unità perfetta, un’utopia spirituale.

Carissimi giovani, abbiamo visto che è lo Spirito Santo a realizzare la meravi-gliosa comunione dei credenti in Cristo Gesù. Fedele alla sua natura di datore einsieme di dono, egli è ora all’opera mediante voi. Ispirati dalle intuizioni di san-t’Agostino, fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole siala vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione!

Domani quello stesso dono dello Spirito verrà solennemente conferito ai nostricandidati alla Cresima. Io pregherò: “Dona loro lo spirito di sapienza e di intelletto,spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e riempili dello spiritodel tuo santo timore”. Questi doni dello Spirito – ciascuno dei quali, come ci ricordasan Francesco di Sales, è un modo per partecipare all’unico amore di Dio – nonsono né un premio né un riconoscimento. Sono semplicemente donati (cfr. 1Cor12,11). Ed essi esigono da parte del ricevente soltanto una risposta: “Accetto”!Percepiamo qui qualcosa del mistero profondo che è l’essere cristiani. Ciò che co-stituisce la nostra fede non è in primo luogo ciò che facciamo, ma ciò che riceviamo.Dopo tutto, molte persone generose che non sono cristiane possono realizzareben di più di ciò che facciamo noi. Amici, accettate di essere introdotti nella vita tri-nitaria di Dio? Accettate di essere introdotti nella sua comunione d’amore?

Per riflettere��Che cosa ci aiuta a tenere lo sguardo su Gesù per superare le nostrepaure?

��Quali valori ci indicano che il nostro sguardo è fisso nella giusta dire-zione?

Parlando del futuro e del nostro essere testimoni dell’Amore, si potrebbe

organizzare un incontro con i ragazzi che hanno ricevuto o riceveranno

presto il sacramento della Confermazione.

È un modo per responsabilizzare gli adolescenti sul futuro del gruppo e

della comunità e per essere loro stessi annunciatori di quell’Amore che

hanno incontrato.

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Si può preparare con il messaggio del Papa un piccolo segno da regalare a

tutti i partecipanti.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi in cerchio. Porre al centro un corda con diversi nodi. Canto, breve

introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Preghiera coraleQuando riconosciamo i nostri limiti e le nostre fragilitàed abbiamo il coraggio di cominciare qualcosa si grandeDio è con noi.Quando accettiamo le nostre debolezze, senza ingigantirleed abbiamo l’umiltà di chiedere e di cercareDio è con noi.

Ogni adolescente condivide come intende superare la paura condivisa negli

incontri precedenti e scioglie un nodo della corda

Canone di Taizè ogni due o tre interventi oppure canto conclusivo.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della quarta unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un possi-

bile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

The Truman Show di Peter Weir (1998) [scheda filmica p. 122]

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CON LO SPIRITO GIUSTO!

IntroduzioneVedere allegato animatori p. 41

TemiPronti a dare la vita.

“Io non mi vergogno del Vangelo”.

Il Cristianesimo è l’incontro vivo con Cristo. Un incontro che si può spe-

rimentare:

- nell’ascolto del Vangelo;

- nei Sacramenti;

- nella comunione della comunità cristiana;

- nella carità di tanti discepoli.

Il cristiano sa che questo dono non può tenerlo per sé: un Amore offerto

con eccesso e gratuità lo rende capace, a sua volta, di esagerare, di essere

autentico testimone della Pasqua offrendo al mondo gioia, novità, speranza.

Tutti insieme, come tanti pezzi di un meraviglioso “puzzle” vivente, ciascuno

porta il suo prezioso contributo rispondendo alla chiamata che il Signore gli

rivolge: diventare testimone del suo Amore. La dimensione missionaria e

apostolica è connaturale con l’identità del credente, a ogni età, in ogni am-

biente e situazione. Fede e vita viaggiano sullo stesso binario. Se desideriamo

davvero essere sale della terra e luce del mondo occorre che la Parola di

Gesù sia vissuta e predicata. L’annuncio autentico del Vangelo passa attra-

verso la testimonianza dei singoli cristiani e di una comunità viva, capace di

incarnare “la buona notizia” nella concretezza della vita. Non sempre chi ci

circonda la pensa come noi, non sempre crede in ciò che crediamo noi. Ca-

pita che ci sia qualcuno che non ci capisce o che, addirittura, ridicolizza le

nostre convinzioni. In questi momenti la testimonianza è impegnativa, ri-

chiede coraggio, soprattutto per gli adolescenti, che sentono forte il timore

di esporsi, di mettersi in gioco a carte scoperte con i coetanei. La sfida è aiu-

tare i ragazzi a “fare esperienza di Gesù”, a far incontrare il loro vissuto quo-

tidiano con la proposta del Vangelo. Per questo è importante che la comunità

cristiana e gli animatori siano testimoni coerenti: il primo “lavoro” da fare a

vantaggio degli adolescenti è proprio quello di prendersi cura della propria

esperienza di fede, personale e comunitaria, del proprio rapporto con la Pa-

rola, del proprio incontro con Gesù; il resto viene dopo.

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ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:

- evidenziare la bellezza dell’autenticità nelle varie situazioni della loro vita

(e quindi anche le loro maschere, la vergogna di vivere e parlare del Van-

gelo);

- comprendere che la proposta del Vangelo mi rende felice, coerente,

uomo/donna fino in fondo;

- mettersi in gioco per il Vangelo scoprendone la bellezza e ricercando le

occasioni per farlo.

ASCOLTARE LA VITAEvidenziare la bellezza dell’autenticità nelle varie situazioni della vita (e quindianche le maschere, la vergogna di vivere e parlare del Vangelo).

Attività: i cerchi concentriciAd ogni ragazzo viene dato un foglio sul quale sono disegnati alcuni cerchi

concentrici. Al centro si scrive la parola FEDE. Diamo ai ragazzi un elenco

di ambienti (ad es. famiglia, scuola, lavoro, sport, gruppi di amici…). Ogni

ragazzo scriverà dentro ogni cerchio concentrico quali sono gli ambienti in

cui testimonia ed annuncia la propria fede. Se sono situazioni in cui la pro-

pria testimonianza è maggiore, scriverà vicino al cerchio centrale, mentre

se sono luoghi dove si trovano in difficoltà o non lo si è mai fatto, si scri-

vono lontani. Segue una discussione generale, dove l’animatore cercherà di

insistere sulle motivazioni che ci portano a testimoniare con maggiore o

minore forza la nostra fede:

��Per te dov’è più facile o più normale testimoniare?

��Perché? Cosa ti facilita?

��Al contrario, cosa ti rende difficile testimoniare in altri ambienti?

��Cosa puoi fare per superare queste difficoltà?

Al termine dell’incontro si può fare una specie di classifica generale e rias-

sumerla in un cartellone di sintesi.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

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(in alternativa)AttivitàSi dividono i ragazzi in tre o più gruppi. L’animatore presenta ai ragazzi que-

sta situazione: “Immaginate di diventare padrino o madrina di un bambino.

Pensate se è maschio o femmina. Decidete di scrivere al bambino/a una let-

tera per il battesimo, un augurio di felicità. Raccontategli perché vale la pena

seguire Gesù, quali sono i suoi insegnamenti, quali difficoltà potrà incontrare

nel testimoniare la sua fede (fate qualche esempio concreto), come potrà af-

frontare queste situazioni. Comunicategli ciò che, secondo voi, dovrebbe sa-

pere, per riuscire nella vita. Dategli il vostro miglior consiglio. Prendete ora

un foglio e scrivete la lettera. Dategli un nome, mettete la data e firmatela.

Avete quindici minuti di tempo…”. Al termine del tempo ci si rimetta in

cerchio e si leggano le lettere preparate nei lavori di gruppo. Ci si confronti

su quanta chiarezza e coraggio di posizione risulti dagli scritti.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi a cerchio, porre al centro un’icona di Gesù coperta con una ma-

schera o con tanti pezzi di carta quanti sono i ragazzi. Canto, breve intro-

duzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

L’animatore introduce la preghiera sintetizzando quanto è emerso nell’at-

tività e invita a condividere una loro difficoltà a testimoniare il Vangelo.

Canto del canone Misericordias Domini più volte, intanto togliere la ma-

schera o i pezzi di carta (puzzle).

Preghiera coraleSignore, aiutaci a non rimanere a gallacome legni secchi, ma ad andare nel fondo delle cose, degli eventi, della vitadove la tua grandezza s’incontra;dove la tua bontà innamora, dove la tua bellezza mette gioia.Signore, se togliamo dalla nostra vitala crosta polverosadelle maschere che ci mettiamoscopriamo una pittura stupenda.ScopriamoTe, il Tuo volto.

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ASCOLTARE LA PAROLAComprendere che la proposta del Vangelo mi rende felice, coerente, uomo/donnafino in fondo.

Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 5,13-16)

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa

lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato e calpe-

stato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una

città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla

sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che

sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché ve-

dano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei

cieli”.

��Portare all’incontro una coppetta di sale e una lampada.

Far gustare il sale: e interagire con gli adolescenti sull’importanza del sale

nei cibi (si può anche far loro assaggiare cibi senza sale).

Spegnere la luce e accendere la lampada: far notare la differenza da quando

la lampada è sotto il tavolo, a quando è messa sopra e in alto.

��Leggere il brano (un versetto ciascuno) e fare un po’ di silenzio per in-

teriorizzarlo. Far ripetere la frase che li ha colpiti di più.

��Dividere in due gruppi: ad uno è dato di approfondire il paragone del

sale e ad un altro quello della luce. Dare queste provocazioni :

- Che cosa vuol indicare Gesù con questo paragone?- Per un adolescente della nostra età cosa può significare?

I risultati possono essere riportati su un cartellone attraverso risposte

scritte o una rappresentazione grafica (foto, immagini, disegni).

��L’animatore cerca di fare una sintesi: “sale” e “luce” sono simboli elo-quenti per rendere ragione dell’esperienza cristiana: dicono la sua identità e ilsuo effetto nel mondo. Il fatto di credere in Gesù e di seguirlo rende la vita “sa-porosa” e “luminosa” ovunque sia vissuta, in tutte le situazioni e in ogni am-biente in cui ci si trovi…��Si può concludere formulando agli adolescenti questo interrogativo:

“Gesù, la mia fede, in che modo mi fa muovere e accompagna la mia vita?” Dopo un po’ di silenzio lasciare spazio alla condivisione.

Terminare con il lancio dell’sms e la preghiera proposta.

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Sms for you “Tutto posso in colui che mi dà la forza”. (Fil 4,13)

Preghiera Disporsi in cerchio. Canto, breve introduzione dell’animatore, un attimo di

silenzio.

Preghiera coraleO Dio della “buona notizia”,aiutaci a trovare nel Vangeloquel tesoro che ogni uomo cercae per il quale vende tutto.

Manda il tuo Spirito,perché apra la nostra vita alla speranzanata con la risurrezione di Gesù,e animi nel nostro intimouna gioia così grande e profondada non poter più tenere per noi stessiquesta “buona notizia”.

Manda il tuo Spirito,perché diventiamo testimoni e annunciatori“di Gesù con la vita e le parole”.

DALLA PAROLA ALLA VITAMettersi in gioco per il Vangelo scoprendone la bellezza e ricercando le occasioniper farlo.

Attivitàa) Si dividono i ragazzi in gruppetti di 5-6 elementi. Ogni gruppetto dovrà

creare autonomamente un breve spot pubblicitario sulla testimonianza (5

minuti al massimo), che risponda a queste caratteristiche:

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rappresentare una situazione concreta in cui la testimonianza cristiana non

viene accettata o è difficoltosa;

b) dare una soluzione a questa situazione, nel senso di rappresentare una

maniera intelligente di testimoniare comunque;

c) portare uno slogan;

d) far esprimere tutti i componenti del gruppetto.

Naturalmente si dia campo libero per quanto riguarda le scenografie e si

stimolino i ragazzi a produrre un minimo di canovaccio/copioni conse-

guente a una discussione interna al gruppetto. Alla fine si commentano gli

spot insieme ai ragazzi, soffermandosi sull’efficacia del messaggio proposto.

Esempi di situazioni:

1. i compagni di scuola ti invitano a una festa il sabato pomeriggio, ma tu

sei impegnato in oratorio;

2. in piazza davanti alla chiesa, i tuoi amici ci danno dentro in quanto a be-

stemmie e parolacce…

… e così via.

Cosa ti è parso più importante? Cosa meno?

Da cosa hai capito che quella persona è cristiana?

Quali caratteristiche ritrovi in te? Quali vorresti avere? Perché?

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

(in alternativa)AttivitàSpiegare il senso profondo della testimonianza attraverso la lettura del se-

guente testo del Cardinale F.X.N. Van Thuan:“È vivendo il presente che si

possono adempiere bene i doveri di ogni giorno. È vivendo il presente che

le croci diventano sopportabili; è vivendo il presente che si possono co-

gliere le ispirazioni di Dio, gli impulsi della sua grazia. È vivendo il presente

che possiamo costruire fruttuosamente la nostra santità. Bisogna essere

l’amore nel momento presente, con Dio e con tutti... Se non posso fare

nulla in una data circostanza, o per una persona cara in pericolo o malata,

posso però fare quello che si vuole da me in quel momento: studiare bene,

pulire bene, pregare bene”.

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Dopo la lettura, sottolineare che tutti siamo chiamati a vivere il dono della

santità giorno per giorno, non compiendo per forza opere grandi, ma

agendo ognuno nella propria quotidianità.

Concludere l’incontro con la preghiera proposta.

PreghieraDisporsi in cerchio, porre al centro il Vangelo e un po’ di lievito. Canto,

breve introduzione dell’animatore, un attimo di silenzio.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,33)

“Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso

e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti”.

Preghiera, ogni adolescente dice un’invocazioneGesù,tu sei la Parola che deve essere detta,la Verità che si deve raccontare,la Via su cui procedere,la Luce che si deve accenderela Gioia che si deve condividere,la Pace che si deve seminare,l’Affamato che si deve nutrirel’Assetato che si deve dissetare.

Ogni adolescente indica una possibilità in cui essere testimone del vangelo

e pone un pizzico di lievito nella ciotola accanto al vangelo. Ogni due o tre

espressioni cantare un canone di Taizè.

FilmVi segnaliamo alcuni film che propongono spunti di riflessioni interessanti

per lo sviluppo della quinta unità. Di alcuni vi suggeriamo anche un possi-

bile percorso di lettura per impostare il lavoro di gruppo.

I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000) [scheda filmica p. 123]

Romero di John DuiganMadre Teresa di Fabrizio Costa (2003)

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SCHEDE FILMICHE

NOTE PER UN CINEFORUM DI GRUPPO

PRIMA DEL FILM��Presentate il film con poche parole che attivino l’attenzione delgruppo per mirarla a quegli aspetti della vicenda che riguardano il cam-

mino svolto in precedenza.

DOPO IL FILM��Partite sempre chiedendo agli adolescenti cosa li ha colpiti, cosa gli èpiaciuto di più o cosa, al contrario, ha suscitato in loro interrogativi e

perplessità.

��Analizzate la vicenda dei protagonisti rilevandone i passaggi fondamentali.

��Non dimenticate di far dire agli adolescenti quali valori ed atteggia-menti presentati nella pellicola possono diventare punto di riferimento

per scelte concrete della loro vita quotidiana.

N.B. La visione di un film e la sua discussione comportano tempi più lun-

ghi di una normale riunione di gruppo. A volte vale la pena anticipare l’ora-

rio dell’incontro; a volte vale la pena dividere la visione ed il dibattito in due

serate (anche se questa scelta fa perdere l’immediatezza delle risonanze

emotive). In ogni caso si abbia sempre cura di visionare prima il film e di

preparare gli ambienti e i materiali in modo da evitare dispersioni: fate in

modo che tutti possano vedere e sentire in modo dignitoso.

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Prima parte(da Tarso ad Antiochia, passando per Damasco)

SONO UN TIPO…NIENTE MALE!

Spiderman 3 di Sam Raimi (2007)

A partire dal film…Le nostre vite, le nostre storie, il nostro passato, sono immagini riflesse in uno

specchio ormai in frantumi. Sono frammenti rinchiusi nelle nostre memorie,

nei luoghi oscuri del nostro perdersi, dove le immagini si intersecano, so-

vrappongono, come nei sogni. Riparte da qui Spider-Man 3, dai titoli di testa,

che sembrano raccontarci gli antefatti, brandelli di memoria rifratta attraverso

specchi dilaniati, irricomponibili. E’ un po’ il segno della nostra illusione di voler

sempre ricomporre noi stessi, in battaglie impossibili contro un divenire dei

nostri corpi, delle nostre menti e dei nostri desideri che continuamente mu-

tano, trasformandoci giorno dopo giorno in qualcos’altro. E tutto Spider-Man

3 è fatto di continue, inafferrabili, irrefrenabili mutazioni. Superato il passato,

non ricomponibile, appunto, ecco il presente. Che per Peter Parker è fatto di

meravigliosa felicità... Ma quanto è stupida e ingenua la felicità, stato impalpa-

bile e magnifico che tutti cerchiamo e nel quale viviamo accecati dagli affetti

e dall’amore, che ci impediscono di vedere. Di vedere il fallimento dell’altro,

sovrapponendogli troppo spesso noi stessi, fino a cancellarlo.

Incontrare Peter Parker in questo terzo film della saga di Spider-man è in-

contrare un uomo diverso da come siamo abituati a riconoscerlo nei fu-

metti che ce lo hanno sempre presentato.

L’eroe amato e celebrato da tutta la popolazione di New York cede il passo

ad un personaggio inquietante, sicuro della sua forza ma incerto sulle strade

da percorrere, fiducioso nelle sue capacità ancor più amplificate, ma dubbioso

sul da farsi per tenere in piedi una vita, la sua, che sembra scivolargli di mano.

La tentazione di barattare la sua identità di semplice fotografo con quella

più accattivante del vendicatore invincibile si insinua poco a poco nel suo

cuore; il bene e il male, facce contrapposte della doppia personalità che

ogni essere umano porta in sé, si affrontano senza esclusione di colpi – e

di cedimenti – nell’animo di Parker, che dovrà lottare anzitutto contro se

stesso per non abbandonarsi al fascino del potere e della prevaricazione.

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A tu per tu con i personaggi… Proviamo ad ascoltare e a con-frontarci con quello che hanno da dirci.

PeterQuando ti accorgi di essere, fondamentalmente, “desiderio di essere Dio”,

ti scopri in possesso di una rabbia e di una forza mai avuta, ma diventi un

altro da te. Affascinante e affascinato da te stesso, o meglio dal “lato oscuro”

che si è impossessato di te, ti ritrovi, improvvisamente, solo. Da corpo

amante e amato divieni un essere potente e solitario, perduto dentro un

dolore impossibile e una sete di vendetta contro tutti quelli che ti hanno

portato a quella sofferenza che vivi come una vera e propria ingiustizia.

Sono condannato ad essere libero? Davvero è sempre possibile vincere un

destino avverso? Che armi hai per combattere il tuo peggior nemico, te

stesso?

L’amico Harry: Quale aspro sapore lascia l’impossibilità di dimenticare. Forse l’orrore del

vuoto che, ingannandomi, cerco di modellare a mia difesa, andrebbe final-

mente in frantumi restituendomi i colori, i suoni, la danza leggera e appas-

sionata dell’amore. Ma sono diviso tra il gusto vivissimo della vita e l’infinito

nero della malinconia che confonde le sensazioni, nutre le ossessioni, gua-

sta il sapore del vivere. E sono qui con questo rancore incomprensibile e

il sentimento di dover recuperare il tempo perduto per dare compimento

a questa vita. Forse è questo lacerante senso di dispersione, di dispera-

zione, a parlarmi di essa e di quell’errare volto alla sua continua ricerca.

La zia May:Ti regalo il mio sogno conservato da sempre dentro un anello, un sogno

d’amore che nasconde un segreto. Ti regalo la chiave per non perderti nel

dolore del dover attraversare ed accettare l’esistenza, mostrandoti che

proprio grazie al dolore puoi riuscire a scoprire te stesso, appropriandoti

della consapevolezza che essere veramente significa essere per l’altro. Nella

fragilità discreta e saggia del mio corpo, solcato ma non corrotto dalla sof-

ferenza della perdita, vive la possibilità dell’amore come verità difficile da so-

stenere e da abbracciare, una verità che travalica il principio della giustizia,

che eleva l’essere e lo proietta oltre la sua instabilità, che dona la forza di

liberarsi della paura per ascoltare e rispettare il prossimo. Oltre l’oscuro

desiderio di essere altro da sé che rovina e distorce la propria essenza,

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oltre l’impossibilità di re-inventare un passato ormai perduto e che da sof-

ferenza si tramuta in necessità di vendetta, io esisto come segno di un’unità

possibile che restituisce alla vita non l’illusione della felicità, ma la capacità

di scegliere e quindi di possedere la propria esistenza.

Lo zio BenCaro Peter strappa la vendetta dalla tua vita e riconcilia il tuo animo nella

pace di chi ti ama. La vendetta e l’odio ti obbligheranno soltanto alla soli-

tudine. Hai già il dono di una mutazione e per quella conserva la parte di

umanità che ti è rimasta. Non desiderarne un’altra che non ti appartiene...

Il tuo migliore amico, tienilo sempre come fidato, non ha creduto in te e

questo passato, come molti altri, ti perseguita. Ma la tua purezza vincerà a

patto che tu non commetta l’errore di trascurare chi ti vive accanto e

l’amore che ti porta... Non commettere mai più l’errore di regalare ad altri

ciò che condividi con chi ami, fosse pure un bacio... Sii te stesso...

VenomHo pregato perché il Dio che ci guarda dall’alto ascoltasse la mia sete di

vendetta e ti punisse, ho desiderato la tua morte, volevo cancellarti dalla

faccia della terra... Ma la casa del Signore non ha tuonato. Ha taciuto davanti

alla distruzione dell’essere che ha osato sfidare l’uomo divenuto ragno. Solo

il tuo grido di dolore dall’alto del campanile ha riempito l’aria e ricompen-

sato la fine della mia vita con la forza del fluido nero. Ti sei spogliato del-

l’anima buia e primordiale che ti aveva in principio sedotto, scudo violento

e animalesco che avevi indossato per viltà, cercandovi le risposte. Solo io

ho saputo accoglierne l’energia vitale e distruttiva, ma chi osa verrà ri-

compensato.

Mary JanePer me le critiche a una voce che sembra incapace di farsi sentire, per te

le chiavi della città, una parata e un bacio di troppo. E’ troppo. Subisco gli

inferni della solitudine, della rivalità, dell’insicurezza. L’insicurezza è mor-

tale, perfettamente in grado di vincere anche il ferro e il cerchio di un

anello. Ci rincorriamo, da qualche parte c’è qualcosa di te che agonizza. Lo

sento. Continuo a vivere. Cerco alternative. Cerco di farle funzionare.

L’abisso ha forme vischiose che non so. Il male umano ti veste inedito, di

nero, ti cambia i capelli e le parole. Non so che succede. Guida l’istinto di

amarti. Amare è amare le debolezze. Amare è sentire e anticipare.

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Gwen stacyCaro diario,

credevo davvero che Peter fosse diverso. Con le lacrime agli occhi devo am-

mettere di essermi sbagliata. Eppure in classe mi sorrideva, con quegli occhi

sinceri, timidi. Mi faceva sentire meno sola e meno inutile. Certo, non sono

come Mary Jane. Non sono brava con i numeri, non so cantare, né recitare.

Prigioniera della mia bellezza ho imparato ad essere sempre perfetta. Chi

sono forse nessuno se l’è chiesto mai. Gwen Stacy, capelli biondi, occhi az-

zurri. Esco di scena ancor prima di entrare. Sono solo un’arma con cui fe-

rire, una parte dello show di cui Peter è il protagonista, lanciato a tutta

velocità con l’intento di centrare l’obiettivo, cieco nell’ultimo fatale attacco.

Usata per fare invidia, tradita per vendetta.

Flint MarkoOccorre un cuore saldo, duro come la roccia e limpido come il diamante,

per andar avanti. So già quel che ti dicono... tuo padre è un criminale.

Forse…Mi hanno detto che avrei potuto scegliere. E’ vero, probabil-

mente…avrei potuto essere un uomo giusto, un onesto lavoratore, con il

sudore e la fatica avrei potuto guadagnare i soldi che sarebbero serviti a

guarirti... In fondo io ho scelto, ho seguito l’unica via che mi era data, quella

di prender su di me il peso del tuo dolore...

Il mondo degli uomini mi ha osservato con freddezza e distacco e mi ha

condannato senza possibilità d’appello. Ma c’è stato qualcuno che ha sa-

puto guardare oltre, a ciò che in realtà ero e sono. Nonostante mi abbia

odiato con tutte le forze, sino alla morte, ha saputo perdonarmi.

Qualche provocazione- Ci sono stati momenti della tua vita in cui ti sei sentito frantumato, di-

sperso in tante esperienze diverse, incapace di cogliere la tua vera identità?

- Ti sei mai accorto di essere talmente preso dalla tua immagine o dai tuoi

problemi da non renderti conto delle difficoltà delle persone più care?

- Quali occasioni o sensazioni di “potere” hai sperimentato? Come utilizzi

le possibilità di eccellere in un settore qualsiasi di cui la natura ti ha dotato?

- Quanto sei disposto ad accogliere un amico a prescindere dai suoi errori,

dalle sue debolezze, dal male che può farti? Perché?

- Pensi che la moderazione sia una scelta praticabile? Che cosa può gua-

dagnare la persona dal non eccedere nell’uso dei beni e della forza di cui

dispone?

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- La capacità di scegliere che cosa si deve e che cosa non si deve fare è una

virtù o un sintomo di debolezza? Perché?

- Sei d’accordo con l’idea che chi ha più poteri ha anche più responsabilità?

- Quali ‘poteri’ pensi di avere? Quali responsabilità ne derivano?

- Ritieni che nella vita sia sempre possibile scegliere o pensi che talvolta le

circostanze decidono per noi?

- Perché alcune persone riescono a prendere le distanze dal male ed altre,

invece, si lasciano attrarre da esso? Che cosa ritieni che le condizioni?

- Dove si può attingere la forza per strapparsi di dosso il male che è in noi?

- Dagli insegnamenti ricevuti o dall’amore per qualcuno?

- Credi di più a un gesto di perdono spontaneo ed immediato o a un atto

che deriva da un cammino di riconciliazione? Quale idea trasmette il film?

Will Hunting - genio ribelle di Gus Van Sant (1998)

Il film. Nei quartieri poveri a sud di Boston, Will Hunting, venti anni, vive

in modo precario e disordinato insieme ad alcuni amici teppisti e guadagna

qualcosa, lavorando come inserviente nel dipartimento di matematica del

famoso MIT. Tra una chiacchiera e l’altra, e in incontri occasionali, Will si

lascia andare ad improvvise citazioni storiche e risolve senza fatica un

proble-ma di matematica che sembrava difficilissimo. Tutto ciò attira

l’attenzione del prof. Lambeau, che comincia a seguire Will fin quando il

ragazzo, arrestato dopo l’ennesima rissa in un bar, viene condannato alla

prigione. Lambeau interviene e ottiene la libertà, promettendo al giudice di

affidarlo, per un ade-guato trattamento, ad uno psicologo. Dapprima Will

deride i medici che prova-no a curarlo, poi Lambeau decide di affidarsi a

Sean, vecchio compagno di università. I due cominciano a parlare. Sean ha

perso da poco la moglie, ed è un vuoto che non riesce ancora ad assorbire.

Will lo capisce e se ne serve per metterlo in difficoltà. Tra i due si instaura

un rapporto difficile ma molto schietto che tuttavia sembra sfociare in una

rottura. Molto seccato per l’anda-mento delle cose, Lambeau rimprovera

aspramente Sean, facendo riaffiorare antichi attriti dei tempi dell’università.

Intanto Will, che ha rifiutato importanti proposte di lavoro, conosce Skylar,

una studentessa di Harvard, con la quale inizia una relazione. Skylar gli

confessa di essere innamorata ma lui rifiuta qualunque discorso affettivo,

memore delle delusioni e delle violenze ricevute durante l’infanzia e

l’adolescenza. Avendo passato le stesse difficoltà, Sean trova finalmente gli

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argomenti e le parole giuste per arrivare ad una nuova comprensione con

il suo paziente, che alla fine scoppia in lacrime e si lascia convincere ad

andare in California a raggiungere la ragazza che lo ama. Will allora parte

sull’auto che gli amici gli hanno regalato per i suoi 21 anni.

Una possibile letturaWill ha paura. Di molte cose.

Ha paura di lasciare le sole piccole certezze che ha, perché ogni cambiamento non

riguarda mai un solo aspetto isolato, ma coinvolge interamente la persona. Accet-

tare di cambiare implica lasciare il mondo di periferia in cui è cresciuto e che co-

nosce a perfezione. Significa separarsi dagli amici di sempre, di cui ha provato la

fedele lealtà.

Will ha paura di voler bene a Skylar: amare è sempre un rischio, perché è un inve-

stimento totale. È stato ferito negli affetti così tante volte che ormai non ci crede

più: preferisce la fuga.

È un genio, ma ha paura di mettere in gioco le sue capacità. Finché si tratta di di-

scussioni al bar o di difendersi in tribunale, non c’è problema. Ma lo spaventa l’idea

di impegnarsi seriamente, metodicamente, sentendo la responsabilità di usare al

meglio quanto ha ricevuto.

Will non si fida degli adulti che lo hanno sempre maltrattato. Con Sean è sempre

in bilico tra il desiderio di affidarsi e il bisogno di aggredire per proteggersi: è attratto

dalla sua forza di carattere e dalla sua autentica umanità, ma teme di esporsi troppo.

Sta per compiere i ventun anni, sta diventando un adulto anche lui. Eppure

ha paura di scegliere, di dare alla propria vita una direzione precisa. Non sa

decidersi per un lavoro stabile e per una persona da amare tutta la vita,

perciò è stupito dal racconto di Sean che aveva rinunciato alla finale di ba-

seball per chiacchierare con la donna che sarebbe poi diventata sua moglie.

Sono in molti ad aiutare nella sua crescita. Chuckie, ad esempio, con la sua

amicizia fedele: lo va a prendere ogni mattina con il caffé, insieme agli amici

organizza per lui la festa di compleanno, col dono eccezionale di un’auto-

mobile. Soprattutto lo aiuta con il dialogo semplice e schietto che c’è tra

loro. È importante lo scambio di battute al cantiere, quando lo invita a par-

tire, a prendere il largo, a non sprecare l’occasione che gli viene offerta. Si

dimostra amico sino al punto da incoraggiare Will ad allontanarsi da lui.

Anche Jerald Lambeau ha un ruolo chiave nel cammino di maturazione vis-

suto da Will. È lui a tirarlo fuori dal carcere perché è il primo a credere nelle

straordinarie potenzialità del giovane. Nel terreno comune della matema-

tica c’è grande intesa tra i due. Certamente commette anche degli errori,

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perché lo vorrebbe a sua immagine ed anche perché entra in competizione con

la genialità di Will. Ma in ogni caso manifesta chiaramente la stima che ha per il

ragazzo, e non è cosa da poco.

Skylar regala a Will il suo amore. Cerca di mettersi sulla sua lunghezza d’onda e

al tempo stesso gli prospetta orizzonti nuovi, diversi. Non ha paura di manife-

stare i suoi sentimenti. Lo ama, ma non si lascia annientare da lui, dalla sua per-

sonalità. Lo dimostra la coscienziosità con cui prepara gli esami, malgrado le

insistenze di Will per andare a divertirsi. Anche la partenza per la California de-

nota la sua costanza nel portare avanti gli impegni assunti. Per Will questo suona

come una garanzia: se Skylar sa tener fede alla parola data, allora non lo abban-

donerà, se soltanto lui riuscirà a fidarsi dell’amore.

Ultimo nella lista, ma primo per importanza, è Sean. Egli è capace di rompere gra-

dualmente la difesa granitica dietro cui Will si è trincerato. Sean si espone in

prima persona: consapevole che Will non si fida di nessuno, gli regala alcuni det-

tagli preziosi della sua vita, come l’amore per sua moglie Nancy e le scelte che

ha fatto in nome di questo amore e di cui non è pentito. Sean è autentico con

Will, non gioca a fare l’esperto, il superuomo: quando non ha risposte, sa tacere.

Si lascia mettere in discussione dalle parole di sfida del ragazzo. Ha sinceramente

a cuore il bene di Will, non tenta di manipolarlo secondo i suoi personali criteri.

Provengono dallo stesso quartiere, ci sono somiglianze nel loro passato e Sean

non se ne vergogna. Anzi, le fa diventare luogo d’incontro con Will.

Non ha paura di fare domande semplici, dirette, che obblighino il giovane genio

a fare chiarezza dentro di sé.

Lo rispetta, ma lo spinge avanti, oltre, verso mete più alte. Lo fa crescere. Lo

aiuta a spogliarsi delle certezze antiche, dei suoi punti di vista distorti, per adot-

tare una logica nuova, che profuma di gratuità e di speranza. Il regista non ci dice

che ne sarà di Will: parte per “occuparsi di una ragazza” e non sappiamo quali

incontri ed avvenimenti segneranno il suo andare. Sappiamo, però, che ora è

un’altra persona rispetto al Will che abbiamo conosciuto all’inizio del film: sa

scegliere.

Per riflettere��Quali sono le capacità di Will? E le sue paure più grandi?

��Quali sono i tuoi doni più grandi di intelligenza, di sensibilità, di carat-

tere, di abilità...?

��Come ti senti di fronte al cambiamento? Ti entusiasma o ne hai timore?

��Nel progettare il tuo futuro ti confronti con qualcuno di cui hai fiducia?

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LIFE’S GOOD

Fratello, dove sei? di Joel Coen (2000)

Ambientazione. Il film, “liberamente tratto” dall’Odissea di Omero, ci

racconta il viaggio pieno d’imprevisti di un moderno Ulisse. La storia, una

grande avventura on the road, si svolge totalmente lungo le strade dello

stato della Louisiana e del Mississipi. Quasi tutte le scene del film sono am-

bientate lungo la strada. L’immagine dell’uomo che questa storia ci da è

quella di essere in cammino; la vita è vista come un viaggio avventuroso.

Per riflettere��Com’è fatta la tua strada? È una via retta, un sentiero misterioso, un

treno da cui ti lascio trasportare?

��Come stai sulla strada? Cammini? Stai fermo?

��Ti sento più vagabondo, turista o pellegrino?

��Sai dove andare?

��Chi ti accompagna in questo viaggio?

��… (l’animatore può aggiungere altre domande che ritiene importanti)

Le motivazioni profonde. Emerge, in maniera velata, un altro tipo di ricerca;

il viaggio concreto diventa un viaggio interiore: il generico desiderio di fortuna-

realizzazione, diventa un bisogno di ricevere delle risposte. “Ognuno cerca delle

risposte” viene ripetuto più volte. Si passa dal desiderio al bisogno che nasce

nel profondo. La risposta implica qualcuno con cui entrare in relazione, che ri-

sponda ai miei desideri. Questo porta a passare da un idea di “libertà = fuga”

(nonostante scappino sono sempre braccati da vicino) all’idea di libertà = es-

sere Salvati (la preghiera finale di Everet Ulisse).Da notare i testi delle canzoni

che accompagnano il film: sono spirituals e canzoni country nelle quali ricorre

il tema del bisogno di libertà (“I’ll fly away” ® un giorno volerò via come un uccellodalle sbarre della gabbia) e attesa di salvezza (“Man of constant sorrow” ® sonoun uomo che ha sempre sofferto, che ha vissuto guai per tutti i giorni della vita… maun giorno ci incontreremo di nuovo sulla spiaggia dorata di Dio ).

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Per riflettere��Senti il bisogno di risposte?

��Senti il bisogno di essere salvato-liberato?

��… (l’animatore può aggiungere altre domande che ritiene importanti)

Tentazioni lungo il cammino. Una salvezza a buon mercato, un facile

messianismo rappresentato dalla setta di battisti; una salvezza che non ri-

chiede un cambiamento personale uno spogliarsi (l’abito bianco è visibil-

mente indossato sopra abiti quotidiani). È un voler “non dovere rendere piùconto di niente ne agli uomini ne a Dio” come dice Delmar. Rimanere schiavi

dei nostri desideri immaturi, le lavandaie-sirene che li distolgono dal loro

cammino facendo leva sulle loro pulsioni. Il male non sta nel desiderio, ma

nell’agire in maniera totalmente subordinata ad esso, spinti solo dal biso-

gno di essere gratificati. Questo abbandonarsi ai nostri bisogni superficiali

ci fa rimanere immaturi (non a caso il canto delle sirene è una ninnananna

“Go to sleep you little baby”) e ci rende prigionieri (Pit è arrestato di nuovo).

Per riflettere��Cosa ti frena e distoglie nel tuo cammino?

��… (l’animatore può aggiungere altre domande che ritiene importanti)

La figura di Dio. Omero nell’Odissea dice: ”Tutti gli uomini hanno bisogno

degli dei”; in questo caso potremmo dire: “Tutti gli uomini hanno bisogno di

trovare Dio”. Guardando con attenzione è possibile leggere negli avvenimenti

narrati l’immagine di Dio. Un Dio che all’inizio del cammino, nella persona del

vecchio vagabondo cieco, legge nel cuore e nella vita dei tre protagonisti:“Voicercate una grande fortuna, voi che ora siete in catene troverete una grande for-tuna… che però non è la fortuna che cercate. Ma prima dovrete viaggiare, per-correre una strada lunga e accidentata”. È un Dio che stupisce per la sua

capacità di leggere nella realtà dell’uomo, ma viene visto ancora come un

Dio “cieco” che “non lavora per l’uomo” (così si definisce il vecchio). Il cammino

che i tre faranno darà loro la possibilità di maturare quest’immagine di Dio:

non più un Dio “cieco” che “non lavora per l’uomo”, ma un Dio provvidente,

che accompagnato l’uomo alla scoperta del suo desiderio, attende la sua pre-

ghiera e lo salva (la provvidenziale inondazione).

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Per riflettere��Come percepisci la presenza di Dio? È un Dio cieco o provvidente?

��… (l’animatore può aggiungere altre domande che ritiene importanti)

Il finale. Everet sembra arrivato: ha ricevuto la Salvezza, la Risposta che

cercava perché è stato capace di scoprire e pronunciare la vera Domanda

che si portava nel cuore. Ma nonostante questa occasione, ritorna al suo

modo di fare, continua a ritenersi autosufficiente. Il suo cammino dovrà

continuare. Il finale del film rimane aperto. Il film inizia con l’immagine di

Everet incatenato con gli altri carcerati e si chiude con l’immagine di lui

“legato” con uno spago alla sua famiglia, immagine meno esplicita della

prima ma che comunque ci fa capire che il suo cammino alla ricerca di ri-

sposte e libertà non è ancora concluso. Everet continua a camminare lungo

la strada che continua a incrociarsi con il percorso del vecchio girovago

cieco.

Per riflettere��Cosa pensi di questo finale? Come “doveva” concludersi la ricerca diEveret?

Big fish - Le storie di una vita incredibiledi Tim Burton (2004)

Il film. Nel corso degli anni Edward Bloom è diventato famoso per le

storie che spesso racconta sulla propria vita: avventure incredibili e

mirabolanti che lo hanno portato in giro per il mondo prima di fare ritorno

nella cittadina di Ashton. Ora, anziano e costretto a letto da una malattia,

Edward riceve la visita del figlio Will e subito inizia a ripetere quei racconti

ai quali Will però non crede. Ecco Edward da giovane innamorato di Sandra,

che riusciràa conquistare solo dopo fatiche e umili lavori in un circo. Ecco

ancora Edward soldato in guerra alle prese con due cantanti gemelle

siamesi coreane, con una strega con un occhio di vetro in grado di vedere

il futuro, con un grosso pesce che rifiuta di farsi acciuffare. Tutto viene

rivissuto, e intanto Will cerca di far capire al padre il proprio bisogno di

conoscerlo meglio, scindendo finalmente la verità dalla fantasia. Quando

Edward si aggrava e viene ricoverato, ad una sua precisa domanda Will

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inventa senza volerlo una risposta e allora capisce cosa il padre gli ha voluto

dire. Edward muore. Al funerale sono presenti tutti i personaggi di una vita.

Tempo dopo Will, divenuto padre, a sua volta intrattiene con varie storie il

figlioletto. “Così un uomo diventa immortale”.

La ricerca della felicità di Gabriele Muccino (2006)

Il film. Chris Gardner è un padre di famiglia che fatica a sbarcare il luna-

rio. Nonostante i lodevoli e coraggiosi tentativi di tenere a galla il matri-

monio e la vita famigliare, la madre (Thandie Newton) del piccolo

Christopher, che ha solo cinque anni (Jaden Christopher Syre Smith) non

riesce più a sopportare le pressioni dovute a tante privazioni e, incapace di

gestire la situazione, decide di andarsene. Chris, trasformato in un padre sin-

gle, continua a cercare ostinatamente un impiego meglio retribuito utiliz-

zando le sue notevoli capacità di venditore. Alla fine riesce ad ottenere un

posto da praticante presso una prestigiosa società di consulenza di borsa,

e sebbene si tratti di un incarico non retribuito, lo accetta con la speranza

che alla fine del praticantato avrà un lavoro e un futuro promettente. Pri-

vato dello stipendio, Chris e il figlio, vengono sfrattati dall’appartamento e

costretti a dormire nei ricoveri per i senza tetto, nelle stazioni degli auto-

bus, nei bagni pubblici o ovunque trovino un rifugio per la notte. Nono-

stante i suoi guai, Chris continua ad essere un padre affettuoso e presente,

usando l’amore e la fiducia che il figlio nutre per lui come spinta per supe-

rare tutti gli ostacoli che incontra sulla sua strada.

SENSAZIONE SOLITUDINE

Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino (2004)

Il film. Titta Di Girolamo, commercialista di Salerno, da otto anni vive in

un comodo albergo del Canton Ticino, in Svizzera. Divorziato dalla moglie,

le telefona spesso, ma i tre figli non vogliono parlare con lui. Le sue gior-

nate trascorrono nella solitudine e nell’ozio, seduto sempre allo stesso an-

golo a lui riservato nella hall, oppure intento ad osservare il lago da una

panchina. La sera, qualche partita ad Asso Pigliatutto con un coppia di ric-

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chi decaduti. Un paio di volte alla settimana il dottor Di Girolamo riceve

una valigia piena di denaro da recapitare in una grande banca: è l’unica va-

riazione nella monotonia dei suoi giorni. L’uomo ha un’altra abitudine con-

solidata: da 24 anni, sempre e solo una volta alla settimana, ogni mercoledì,

alle dieci in punto, fa uso di eroina.Taciturno, meticoloso, sempre elegante,

Titta scoraggia ogni tentativo di approccio da parte di coloro che passano

nell’hotel. Lentamente però, un piccola incrinatura va fendendo il suo muro

di riservatezza e solitudine: il dottor Di Girolamo si lascia raggiungere dal

sorriso di Sofia, giovane cameriera al bar dell’albergo, che non si rassegna

alla laconiche risposte e ai silenzi che riceve dall’abituale cliente. Titta mette

sull’avviso se stesso: “Non sottovalutare le conseguenze dell’amore”.

Una possibile letturaTitta Di Girolamo afferma convinto che nella vita di ogni persona c’è

almeno un segreto inconfessabile. Ne ha tanti lui stesso: segreti che

protegge accuratamente, perché “quando due persone conoscono un

segreto, allora non è più un segreto”. I suoi segreti inconfessabili, Titta

li nasconde sotto numerosi strati di abitudini consolidate, di ritmi im-

mutabili, di piccoli gesti quasi rituali. Sono la sua difesa, la sua corazza,

ed insieme il riempitivo delle sue giornate. A volte si tratta di piccole

cose: la cura per l’abbigliamento, le innumerevoli sigarette accese con

gli stessi gesti misurati, il posto nella poltrona d’angolo per osservare

la gente con l’occhio freddo di chi mette gli altri sotto il microscopio.

E poi il pagamento della camera esattamente il primo del mese, senza

dimenticare le partite a carte della sera, ma sempre e solo ad Asso Pi-

gliatutto, il gioco che ha imparato nella sua infanzia. Il dottor Di Giro-

lamo soffre d’insonnia e ha trovato un modo particolare di riempire le

notti: ascolta con uno stetoscopio le conversazioni nella camera di

fronte alla sua. Riempie la sua solitudine con la vita degli altri, con le

loro preoccupazioni e i loro dialoghi.Tra i riti privati a cui ricorre c’è

il cambio d’abito, dallo stile casual a quello assai più elegante, per an-

dare in Banca a depositare il denaro e poi la pretesa di far contare a

mano le banconote dagli impiegati. Come motivo adduce la fiducia, af-

fermando con una certa autorevolezza: “Non bisogna mai smettere di

aver fiducia negli uomini: il giorno che accadrà sarà un giorno sba-

gliato”. Può anche darsi che gli piaccia ascoltare il fruscio delle banco-

note che, nel sonoro del film, somiglia tanto al suono della risacca del

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mare. C’è un ultimo rito a cui Titta è fedele da 24 anni: la dose di eroina

ogni mercoledì alle 10 del mattino. Non sa dire di se stesso se è un tos-

sicodipendente o se non lo è: non si sente estraneo alla droga, ma la

controlla attraverso appuntamenti perfettamente scanditi. Quest’ul-

timo rito è pure uno dei suoi segreti inconfessabili, ma non è l’unico.

Di sicuro non ci tiene a manifestare il proprio fallimento esistenziale:

nei riguardi della moglie, da cui ha divorziato, e che sopporta svoglia-

tamente le sue numerose telefonate. Nei riguardi dei tre figli, che evi-

tano ogni contatto con lui. Nei riguardi del padre, che non cerca più,

di cui non ha notizie, tranne quelle assai scarne che gli porta il fratel-

lastro Valerio. Un fallimento professionale è anche all’origine del suo ul-

timo segreto inconfessabile, il più amaro, il più cupo. Di Girolamo,

commercialista affermato, era stato a suo tempo stimato e famoso per

gli ottimi risultati delle sue mediazioni commerciali. Ma ha fallito pro-

prio quando ha dovuto maneggiare un’ingente somma per conto di

Cosa Nostra. L’errore commesso avrebbe dovuto pagarlo con la vita,

ma invece di ucciderlo, la mafia ha preferito utilizzarlo come servo di

lusso: lo ha confinato in quell’albergo a gestire una piccola tappa del

lungo giro per il riciclaggio di denaro sporco. In questa vita monotona

e grigia, in un’esistenza “priva di immaginazione” come la definisce lo

stesso Titta, s’insinua l’imprevisto: Sofia. È lei l’unica che riesce ad aprire

una breccia nel muro di indifferenza che l’uomo ha eretto attorno a sé.

Bastano gli sguardi: quelli palesi, da dietro il bancone del bar e dalla

poltrona d’angolo, e quelli rubati, dalla finestra che guarda sulla strada

o dallo specchio che riflette l’immagine della giovane che si cambia per

indossare la divisa dell’albergo. Di Girolamo non trova il coraggio di av-

viare una conversazione o forse ne rifugge per l’abituale prudenza, visto

che annota sul suo taccuino: “Non sottovalutare le conseguenze del-

l’amore”. E quando, costretto quasi da Sofia, decide di accostarla, con-

sidera con ironica sincerità: “Forse, sedermi a questo bancone è la cosa

più pericolosa che ho fatto in tutta la mia vita!”. Il dottore sicuro di sé

al limite dell’arroganza, si trasforma in un adolescente innamorato, e

l’apatica indifferenza diventa ora attesa, travaglio, dubbio, emozione,

perché se qualcuno diventa importante nella propria vita, può anche far

soffrire. Infatti, quando Sofia, per un incidente, non si presenta all’ap-

puntamento, l’amara conclusione è una sola: “Non sono mai stato

amato da nessuno, io…!”. Ma quali sono le conseguenze dell’amore?

Nella vita di Titta la conseguenza più evidente è quella di una nuova li-

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bertà. Una libertà che lo scomoda, perché mette in discussione la sua

vita e il suo ruolo fino a quel momento. Gli fa guardare in faccia il con-

tinuo bluff che è chiamato a sostenere: “Per assicurarsi una buona riu-

scita il bluff deve essere sostenuto fino in fondo, fino all’esasperazione.

Non c’è compromesso: non si può bluffare fino a metà e poi dire la

verità. Bisogna essere pronti ad esporsi al peggior rischio possibile: il

rischio di apparire ridicoli”. Di Girolamo si rende conto che la sua vita

è come congelata, nella prigione di una gabbia di lusso, e si risveglia dal

suo torpore rassegnato: “Voi vi siete rubati la mia vita e io mi sono

preso la valigia vostra!” risponde al boss che lo interroga, e nel pro-

nunciare queste parole smette di tremare e alza gli occhi, fiero. Si ap-

propria dei soldi di Cosa Nostra, ma non li usa per sé: sono un dono

per Sofia e poi per gli anziani Carlo e Isabella, di cui conosce l’umilia-

zione segreta e sofferta.Titta riconosce di essere stato un pavido per

tutta la sua vita, ma trova il coraggio per non lasciarsi piegare ancora

una volta. Commentando l’aspirazione di Carlo a morire in modo non

banale, aveva osservato: “Ci vuole molto coraggio per morire in modo

rocambolesco” e il solitario commercialista dimostra molto coraggio

andando incontro ad una morte terribile con sobria dignità. Paga con

la vita la sua nuova libertà. Morendo resta persuaso di una certezza: che

l’affetto sincero, l’amore vero, permangono sempre. Niente può can-

cellare la loro realtà. Per questo, Dino Giuffrè, compagno d’infanzia di

Titta, non più sentito per vent’anni, sarà colui che non smetterà di ri-

cordare il suo migliore amico. E anche Sofia, non dimenticherà. Perché

la memoria del cuore è un’altra conseguenza dell’amore.

Per riflettere� La vita solitaria di Titta Di Girolamo è piena di gesti abituali, di piccoli ri-

tuali: prova a ricordarne qualcuno. A cosa servono, secondo te, queste con-

suetudini rispettate al millimetro?

� “Quando si è stati amici una volta lo si è per tutta la vita”: sei d’accordo

con questa affermazione del protagonista? Perché, secondo te, Titta non ha

più cercato il suo amico d’infanzia, Dino Giuffrè?

� Perché Di Girolamo si impossessa della valigia con il denaro?

� La sua scelta finale, può essere considerata una scelta di libertà?

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Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti (2000)

Il film. Tornato a Torino dopo una vacanza nella natia Calabria, Luigi, affermato

dirigente d’azienda, non riesce a togliersi dalla mente Rosario, un ragazzo

conosciuto al cimitero del paese: sepolta c’é la madre, vittima di una faida,

mentre il padre é in carcere. Rosario, quindici anni, è silenzioso, composto,

scontroso, solitario. Luigi, separato dalla moglie, ha un figlio coetaneo, Matteo,

che, all’opposto, é svogliato, dispersivo, inconcludente e sfoga la sua

insoddisfazione dipingendo e ascoltando musica. Luigi si rivolge a don Lorenzo,

un sacerdote che in città manda avanti una comunità per giovani disagiati e, con

il suo aiuto, fa arrivare Rosario a Torino. Qui il ragazzo, che ha un forte

sentimento religioso, entra nella vita della comunità, lavora in biblioteca, serve

la Messa. Luigi fa incontrare Rosario e Matteo. Tra i due c’é all’inizio una

inevitabile distanza. Quando qualche confidenza comincia a farsi avanti, alcuni

episodi relativi a piccoli furti scavano profonde incomprensioni. Luigi (che non

riesce a gestire il rapporto d’affetto con l’amica Serena) fa di Rosario il

bersaglio delle proprie difficoltà personali, lo accusa di abuso di fiducia, lo

respinge. Quando arriva l’ultimo dell’anno, Rosario é in comunità con gli altri,

Luigi é solo, Matteo va ad una festa ma quasi subito esce. Tornato a casa,

avverte all’improvviso una vuoto che lo porta a tentare il suicidio. Telefona a

Rosario che arriva in tempo, proprio poco prima dell’ingresso in casa anche

di Luigi che soccorre il figlio e scaccia a male parole l’altro. Per Rosario é

troppo. Chiama don Lorenzo per dirgli che sta per tornare in Calabria. Don

Lorenzo cerca senza successo di fargli cambiare idea. Adesso Rosario legge un

libro davanti al mare, mentre Luigi e don Lorenzo cercano di capire meglio il

comportamento di ciascuno in questa vicenda.

Into the Wild di Sean Penn (2007)

Il film. Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo,la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Queste le righe di La felicità

familiare di Tolsoj che il giovane Christopher McCandless, detto Alexander

Supertramp, ha sottolineato sulla sua copia del libro. Nel 1990, dopo essersi

laureato con il massimo dei voti, Alex raccoglie tutti i suoi risparmi (25.000

dollari in totale), li dà in beneficenza, fa perdere le proprie tracce e se ne va

in Alaska, dove viene ritrovato morto dentro a un vecchio autobus in disuso.

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Nel ’92 lo scrittore e scalatore americano Jon Krakauer ne ha ripercorso i

passi, parlando con le persone che lo hanno conosciuto. Tutto descritto nel

romanzo-cronaca Nelle terre estreme (ed. Corbaccio). Da quelle pagine, fatte

di natura glaciale e furore, Sean Penn ha tratto una pellicola dal cuore sel-

vaggio e inquieto, in cui il protagonista si riduce a pelle e ossa per eccesso

di fede nella natura e umana disattenzione. Alex, in questi testi, parla in prima

persona, in un ideale e struggente monologo interiore: “Mi solleverò/Bru-ciando dei buchi neri nei ricordi bui/Mi solleverò/Trasformando gli errori in oro”.

SOLI SI MUORE

La terra dell’abbondanza di Wim Wenders (2004)

Il film. Berretto verde in congedo, Paul percorre le strade di Los Angeles

su un furgone dotato di ogni attrezzatura: é alla ricerca di tipi sospetti e di

ogni situazione che possa nascondere qualche pericolo per l’incolumità

degli abitanti. Dopo un lungo periodo vissuto tra Africa ed Europa, la

giovane Lana torna a Los Angeles e prende servizio alla Missione

Downtown, che opera a favore della numerosa comunità dei senzatetto.

Lana crede fortemente nella possibilità di riscatto degli ‘ultimi’ e prega per

essere in grado di dar il proprio contributo in questa opera. Non è facile

ma infine Lara riesce ad avvicinare Paul, a dirgli che lei é una sua nipote

dimenticata da tempo e lui l’unico legame con la famiglia della madre.

Carattere solitario, Paul accetta la presenza della ragazza e insieme sono

testimoni della morte, in apparenza casuale, di un barbone mediorientale.

L’indagine su questo episodio porta zio e nipote a conoscersi meglio e a

trovare un nuovo slancio vitale.

La California, luogo-sintesi di tutte le possibili contraddizioni, é ‘land of

plenty’, ossia la terra dell’abbondanza: gioco di parole per mettere a nudo

un paradosso che si muove tra incertezze, esagerazioni, pretese, scarsi

esami di coscienza. È l’America la terra di una abbondanza non solo sul

versante del “di più” dei beni di consumo, ma anche su quello del fondo di

un’angoscia che più affiora più viene respinta come un’ospite indesiderata.

Da europeo avveduto, Wenders non muove banali critiche o facili denunce

(che volentieri lascia a chi mette in campo l’ideologia): evidenzia semmai le

ferite profonde, quelle interiori, e cerca di guarirle con le armi della

comprensione, del dialogo, della compassione.

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SECONDA PARTEDa Antiochia ai confini del Mondo

FREEDOM!

Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki (2005)

Il film. Il mago Howl, bellissimo ed egoista, vive in un misterioso castello,

in grado di viaggiare da un posto all’altro grazie al potere di Calcifer, il de-

mone del fuoco. Sophie, giovane cappellaia, incontra casualmente l’affa-

scinante mago e ne resta colpita. La perfida Strega delle Lande, da sempre

bramosa di conquistare il cuore di Howl, punta da gelosia verso Sophie,

la tramuta in una vecchietta ricurva e malconcia. Sophie trova rifugio pro-

prio nel Castello Errante, dove si mette a servizio come governante. La

sua bontà, la generosità e la vitalità che sa comunicare, sia pure sotto le

sembianze invecchiate, toccano il cuore di Howl che comincia a riconsi-

derare le sue scelte e le responsabilità che gli vengono dall’enorme po-

tere che possiede. La forza dell’amore di Sophie spezza la maledizione

della Strega e libera Calcifer ed Howl dalla reciproca schiavitù.

Una possibile letturaIl maestro Miyazaki dimostra ancora una volta di saper coniugare la poeti-

cità del tratto nel disegno animato, con la profondità di temi esistenziali.

Sulla scia di un romanzo inglese, il regista nipponico fa decollare la fantasia

per raccontare una parabola quanto mai attuale sulla sete di potere.Vi sono

due Paesi in guerra, ma non viene mai specificato quali siano, né perché si

combattano a vicenda, dando come sottinteso che ogni guerra è una guerra

per il potere sull’altro. Dalle scene che celebrano l’epopea gloriosa delle pa-

rate di piazza, in mezzo a una folla festante, bandiere e fanfare, si passa ai

bombardamenti distruttivi, all’orrore e alla morte, che sinteticamente Cal-

cifer descrive come “odore di creature e ferro bruciati”. Howl, mago assai

temuto per il suo grande potere, sembra indifferente a quanto sta avve-

nendo intorno: il suo Castello Errante gli permette di spostarsi di continuo,

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di sfuggire così al pericolo e alle responsabilità. La Maestra Suliman, maga

al seguito della corona, lo convoca più volte ma egli rifiuta di presentarsi al

Palazzo Reale. Howl sa che malgrado le parole di apparente saggezza, Suli-

man sta cercando di riportare il potere del giovane mago sotto il suo con-

trollo, perché sottilmente lo teme. Dal canto suo la Strega delle Lande,

famigerata per la sua crudeltà e il suo potere malefico, ambirebbe anch’essa

ad avere sotto il suo dominio il giovane Howl. Ne è invaghita e vorrebbe

possederne il cuore, poiché è il cuore del Mago a tenere legato lo Spirito

del Fuoco. La situazione di stallo creatasi tra i tre maghi è ribaltata proprio

da Sophie che non ha poteri magici, si considera bruttina e insignificante,

non ha ambizioni particolari e si accontenta del suo modesto lavoro di mo-

dista. I Maghi sono assetati di potere: già ne posseggono, ma ne vogliono an-

cora di più, sempre di più! Suliman e la Strega delle Lande cercano il potere

per dominare gli altri, per asservirli, per trasformarli in nera gelatina senza

pensiero e senza sentimenti, oppure per lanciarli a bordo di macchine da

guerra, senza rimorsi e senza pietà.Calcifer e Howl si sono legati a vicenda

con un patto che pesa come una maledizione, al solo scopo di ottenere

maggior potere da usare a vantaggio personale. Calcifer, che era una stella

cadente, ha preteso di nutrirsi del cuore di Howl così da centuplicare la sua

forza e la sua energia. Howl, invece, ha rinunciato al proprio cuore per ot-

tenere in cambio gli straordinari servigi di Calcifer. Il Demone del Fuoco

anima il Castello Errante, lo protegge, lo rende invisibile agli occhi dei più

e all’occorrenza lo fa spostare di luogo e mutare completamente al suo in-

terno. Il giovane mago, privo di cuore, senza più un’anima, ha la possibilità

di tramutarsi d’aspetto a suo piacere e persino diventare un uccello sel-

vaggio, temibile e possente. Ma è vuoto, dentro, con un’unica preoccupa-

zione: quella dell’estetica. Sia Howl che la Strega delle Lande si servono del

potere magico per modificare il proprio aspetto fisico, così da sembrare di-

versi da come sono realmente. La Strega ha molti anni e molta crudeltà

addosso, ma si serve della magia per continuare ad apparire giovane e im-

ponente. Howl è assai ricercato nell’abbigliarsi e nell’uso di magici cosme-

tici che mutano il suo aspetto naturale. Quando, rimettendo in ordine,

Sophie scambia alcune boccette di tintura per capelli, il mago ne fa una vera

tragedia e arriva a disperarsi affermando: “Senza avere la bellezza non c’è al-cuna ragione di vivere!”. È Sophie che lo riconduce alla ragione facendolo

guardare attorno a sé, invece di limitarsi a rimirare la propria immagine

nello specchio. È lei che gli fa notare l’orrore di quanto avviene intorno, ri-

chiamandolo alle responsabilità che derivano dal grande potere che il mago

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detiene. L’avere tra mani doni tanto grandi ha reso i maghi chiusi in sé stessi,

ripiegati sui loro personali interessi, indifferenti alle sofferenze altrui. Sophie

non ha alcuna dote speciale, ma dimostra ben presto di essere ricca di ri-

sorse interiori. Esteriormente diviene decrepita, ricurva, rugosa, il corpo le

si fa dolorante e la fatica si fa subito sentire, ma il suo coraggio e la sua de-

terminazione non vengono meno. Si mette sulle tracce di Howl e si inse-

dia nel Castello Errante, prendendosi cura del piccolo Markl e facendosi

valere persino con Calcifer che, suo malgrado, accetta di comportarsi da

docile focherello, obbedendo ai voleri della vecchietta. Sophie ha il potere

dell’amore, il potere di chi sa voler bene, volere cioè il bene dell’altro. Ac-

cetta di liberare Howl dalla schiavitù che lo lega a Calcifer, così da rendere

libera anche la stella. È fedele, perseverante, anche quando sembra che non

vi siano vie d’uscita, come ad esempio dopo la distruzione del Castello. Si

finge la madre del mago per andare a perorare la sua causa davanti alla

maestra Suliman. E non si lascia intimorire: parla chiaro, con il coraggio della

verità, denunciando i raggiri compiuti dalla maestra sotto la parvenza delle

buone intenzioni, dimostrando di amare Howl nonostante i suoi difetti: “Laragione per cui Howl non voleva venire qui, ebbene: l’ho capita. Questo posto èstrano: fate fare scalinate a persone anziane, anche se invitate da voi; le portatein strane stanze, proprio come fosse una trappola!... Howl non avrebbe un’anima,dicevate? Certamente è egocentrico, un codardo e non si capisce cosa gli passiper la testa, però lui è una persona corretta, vuole solo vivere libero.” Quando la

Strega delle Lande perde ogni potere e ritorna ad essere una povera non-

nina un po’ svanitella, Sophie mette da parte ogni risentimento e si prodiga

per lei con ogni premura e tanta benevolenza. La Strega l’aveva trasformata

in una vecchia, lanciando una maledizione, quasi che invecchiare fosse qual-

cosa di terribile. Al di là degli acciacchi e delle fatiche, Sophie dimostra con-

cretamente come la sua condizioni diventi benedizione per tutti coloro che

l’avvicinano. Per Howl, prima di tutto: stando accanto a Sophie, egli inizia a

cambiare, a riscoprire il senso della responsabilità. Vedendo passare un di-

rigibile sopra di loro, Howl sospira tristemente: “Una corazzata che va a

bruciare città e persone…” Sophie si chiede: “Saranno nemici? O amici?” ma

il mago, che ha assistito alle terribili battaglie conclude amaro: “Gli uni o glialtri, è la stessa cosa!”. Sotto i bombardamenti, quando la giovane invita il

Howl a restare al sicuro, egli rifiuta: “Sono già fuggito a sufficienza. Finalmenteho trovato una persona che sento di dover proteggere, sei tu”. Sophie è una

presenza di benedizione anche per il povero spaventapasseri Testa di Rapa,

tanto gentile e tanto solo: l’affetto della giovane lo rende di nuovo Principe,

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ponendo fine all’incantesimo che lo teneva prigioniero e permettendogli di

tornare al suo regno per interrompere la guerra iniziata da troppo tempo

(resta una curiosità: chi dà inizio ad una guerra è una “testa di rapa”? Il finale

del film è davvero consolante: Howl ha di nuovo il suo cuore e può impie-

garlo al meglio, dichiarando il suo amore a Sophie, tornata al suo aspetto gio-

vanile. Markl è felice perché ormai diventeranno una vera famiglia, con la

Nonnina meno capricciosa del solito. Il cagnolino Hee rifiuta il suo ruolo di

spia di Suliman, per gustarsi le coccole degli amici.Calcifer, ormai libero, sce-glie di restare a servizio degli amici, in un Castello Errante ancora più splen-

dido, perché l’energia dello Spirito del Fuoco ora è alimentata dall’amore.

Dell’antica maledizione Sophie conserverà per sempre i capelli incanutiti,

perché il sacrificio compiuto per amore lascia segni che non svaniscono. Lo

sguardo d’amore di Howl trasfigura questo segno e sa cogliere una bellezza

diversa: sfiorando i capelli d’argento di Sophie, il mago si commuove affer-

mando che ora racchiudono il colore della luce delle stelle.

Per riflettere� In che modo avviene il primo incontro tra Howl e Sophie? Perché laStrega delle Lande si accanisce contro la giovane cappellaia?

� In che modo Howl e Calcifer sono legati l’uno all’altro?“Senza avere la bellezza non c’è alcuna ragione di vivere” afferma Howl: sei

d’accordo? Perché?

� Che cosa scopre Sophie di se stessa, quando viene trasformata di colpoin una vecchina? La vecchiaia è una maledizione?

� Suliman, Howl, Calcifer, la Strega delle Lande, sono tutti assetati di po-tere: per quale scopo?

� Grazie a Sophie, tutti scoprono un diverso orizzonte: qual è il potere chepossiede la timida ragazza?

Quando sei nato non puoi più nascondertidi Marco Tullio Giordana (2005)

Il film. Al centro della vicenda è Sandro, un ragazzo di dodici anni, cre-

sciuto in una famiglia bresciana benestante. Il padre, Bruno, è un piccolo

imprenditore, la madre, Lucia, lavora anch’essa in ditta, nell’amministra-

zione. Durante una crociera in barca a vela nel Mediterraneo, Sandro

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cade nottetempo in mare. Quando gli altri se ne accorgono e tornano

indietro, non riescono più a trovarlo; con orrore si rendono conto che

il bambino dev’essere affogato. Invece è riuscito a salvarsi. Ormai giunto

allo stremo delle forze, Sandro viene avvistato da un barcone di migranti

clandestini. Sfidando la rabbia degli scafisti che vorrebbero tirare dritto,

qualcuno si tuffa e lo tira a bordo. È Radu, un ragazzo rumeno di dicias-

sette anni che viaggia in compagnia della sorella minore, Alina. È l’inizio

per Sandro di un avventuroso viaggio di ritorno verso l’Italia. L’incontro

con gli altri passeggeri – l’eterogeneo gruppo di extracomunitari, gli sca-

fisti, i due ragazzi rumeni di cui diventa amico - offre a Sandro l’occasione

di scoprire un mondo completamente diverso e di misurare la propria

capacità di adattamento. Impara a dividere l’acqua, a scaldarsi stringen-

dosi agli altri, a subire la prepotenza del più forte, a mordere come un

animale che deve difendersi. Finalmente la nave riesce a raggiungere l’Ita-

lia, Sandro può riabbracciare i genitori. Ma qualcosa dentro di lui è cam-

biato; il viaggio lo ha messo alla prova. Misuratosi con la solitudine, la

paura, le aspettative e le disillusioni, Sandro è ora oltre la “linea d’ombra”

che separa l’adolescenza dal mondo degli adulti. Una volta varcatane la

soglia, nulla sarà più come prima.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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IL MODO PIÙ BELLO PER GUARDARE IL MONDO

Lourdes di Lodovico Gasparini (2001)

Il film. Il film si sviluppa su tre piani narrativi diversi, ma intimamente colle-

gati tra loro. Si racconta la crisi interiore di un medico dell’800, Henri Guil-

laumet, incapace di confrontarsi con tutto ciò che non è scientificamente

spiegabile e parallelamente l’arricchimento spirituale di un giovane giornalista

di oggi, Bernard Guillaumet, che nel corso di un reportage a Lourdes si inter-

roga per la prima volta sul senso della vita. Attorno ai due ruota Bernadette,

una povera contadina che si trova suo malgrado coinvolta in una vicenda più

grande di lei. Tre personaggi quindi che si scontrano con un Evento che scon-

volge le loro esistenze e ciascuno di loro arriva a un approdo, in cui la fede e

la sua apparente illogicità trovano una comprensione più profonda.

“Il decalogo 1” di Krzysztof Kieslowski (1990)

Il film. Il professore universitario Krzystof vive a Varsavia (separato dalla

moglie) con il decenne Pawel. Il piccolo ha ereditato dal padre la passione

per i computer e manifesta doti di eccezionale intelligenza. Egli adora la zia

Irene che, profondamente cattolica, risponde ad alcune sue domande sulla

fede, domande che quando poste al padre, rimangono solo degli

interrogativi, con elusive o insoddisfacenti risposte. Per il professore, la

Ragione e la Scienza sono misura di tutto. Un giorno del duro inverno

polacco i calcoli del computer offrono tutti i dati più certi circa la solidità

della crosta ghiacciata di un laghetto cittadino. Pawel calza i pattini nuovi,

dono di papà, e va a giocare. Ed ecco l’imprevisto: la lastra di ghiaccio cede

e il bambino muore. Sconvolto, il padre si scaglia, nella vicina Chiesa in

costruzione, contro l’altare, chiedendosi invano fra le lacrime come

l’assurdo si sia potuto verificare e il perchè di quella morte, mentre tutti gli

elementi forniti dal computer apparivano razionali e rassicuranti. Il film è

una domanda sull’esistenza di Dio e sulla sufficienza o insufficienza della

ragione a dare risposta a tutte le domande, anche a quelle poste da un

bambino.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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IL GRANDE INVITO

L’olio di Lorenzo - atto d’amore di Gorge Miller (1993)

Il film. Nel luglio del 1983, alle isole Comore, il piccolo Lorenzo Odone,

di 5 anni, figlio di Augusto, un economista italiano, che lavora per la World

Bank, e di Michaela, una glottologa irlandese-americana, diventa amico di un

giovane negro, Omouri. Pochi mesi dopo trasferitosi a Washington, Lorenzo

ha improvvise crisi, sia a scuola che a casa, e comincia a camminare con

difficoltà. Dopo moli esami medici, i genitori apprendono che il loro unico

figlio è stato colpito da una malattia rarissima ed ereditaria la

adrenoleucodistrofia, l’ALD, che viene trasmessa dalla madre e colpisce

solo i maschi e che causa una degenerazione del cervello. I medici non

hanno cure per questo morbo conosciuto da poco, e per il bambino due

anni di vita, sempre più penosa, perché diventerà cieco e paralizzato. I

genitori, pur essendo straziati, non si arrendono, e si rivolgono ad un

anziano dottore, Gus Nikolais, che consiglia una dieta, per tentare di ridurre

i grassi nel sangue di Lorenzo, ma invece i grassi aumentano, e presto il

piccolo parla male ed è paralizzato. Gli Odone cercano poi inutilmente

aiuto, rivolgendosi ai coniugi Muscatine, che dirigono un’associazione di

famiglie, i cui figli sono stati colpiti dall’ALD. Infine Augusto decide di

mettersi a studiare con la moglie, nella biblioteca dell’Istituto di Sanità, tutto

il materiale, che può riguardare quella malattia. Poiché i rapporti di Michaela

con le infermiere professioniste, che consigliano il ricovero del bambino in

ospedale, sono molto difficili, viene a vivere in casa Odone una sorella di lei,

Deirdre Murphy e, poco dopo, la coraggiosa madre trova in biblioteca

notizie su di un esperimento fatto in Polonia sui topi, del quale si parla poi

al primo simposio sull’ALD, che viene finanziato dai coniugi Odone, e al

quale partecipano molti medici di vari paesi. Alcuni di essi accennano all’olio

d’oliva, cioè all’acido oleico, che viene sperimentato sul bambino, mentre

Nikolais collabora in modo non ufficiale. I grassi del sangue del piccolo

malato cominciano subito a calare e giungono al 50%, quello sarà dunque

l’olio di Lorenzo. Intanto però il bambino, ormai paralizzato, ha difficoltà ad

ingoiare la saliva, e ciò gli provoca delle dolorosissime convulsioni, durante

la quale la madre lo aiuta con pazienza e coraggio infiniti. Poiché gli Odone

vogliono comunicare agli altri genitori i benefici effetti dell’olio, si scontrano

coi Muscatine, che invece seguono solo la medicina ufficiale. Poi anche

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Deirdre viene cacciata da Michaela, quando esorta lei e Augusto a non

vivere solo per Lorenzo. Frattanto le crisi convulsive del bambino sono

sempre più gravi e frequenti e il medico gli somministra invano i sedativi,

perciò crede che la morte sia vicina. Augusto decide di riprendere con la

moglie gli studi in biblioteca, per scoprire perché l’olio ha ridotto i grassi

solo al 50%; egli cerca gli acidi grassi a lunghissima catena, e scopre che

l’acido fatto coi semi di colza, difficile da reperire, può completare la cura

per Lorenzo. Procuratosi quest’olio Deirdre lo prova su di sé, mentre

giunge accanto a Lorenzo l’amico Omouri, chiamato dalla instancabile

madre. Superata la strumentalizzazione presto inizia la cura con il nuovo

acido, che porta le analisi del bambino a livelli assolutamente normali, ed egli

ricomincia a respirare senza l’aiuto di una macchina. Ora Nikolais annuncia

esperimenti e riconosce il ruolo fondamentale avuto dagli Odone nelle

ricerche. Ma i due sposi temono che per il loro figlio sia troppo tardi: invece

Lorenzo riprende lentamente a comunicare, dapprima battendo le ciglia,

poi muovendo il mignolo della mano.

“NIENTE PAURA, CI PENSA IL MAGO…!”

The Truman Show di Peter Weir (1998)

Il film. La vita di Truman Burbank nella cittadina di Seahaven scorre

all’apparenza tranquilla: lui lavora come agente assicurativo, ha una moglie

infermiera in ospedale, e i vicini di casa tutte le mattine lo salutano con un

cordiale ‘buon giorno!’. Truman a dir la verità avverte un po’ il peso di

questa routine, e progetta di fare viaggi, visitare altri paesi, fare nuove

esperienze. Ma al momento di concretizzare queste idee, qualcosa sempre

lo rimanda indietro: l’impiegata dell’agenzia gli dice che i posti sono esauriti,

e anche in macchina il traffico impedisce di uscire di città. Truman si scontra

con ostacoli che col passare del tempo cominciano ad apparirgli strani e

inspiegabili. Quando, finalmente deciso ad andare a fondo di questi

fenomeni, si confida con l’amico Marlon, quest’ultimo commette l’errore

che rivela l’inganno. Seahaven non è mai esistita: è solo un gigantesco studio

televisivo di Los Angeles dove Truman, del tutto ignaro, vive dalla nascita,

dove tutto è azionato meccanicamente e le persone (moglie, amici, colleghi

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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di lavoro) sono attori appositamente ingaggiati. Dalla nascita la vita di

Truman va in onda 24 ore al giorno, ed è il più grande successo della storia

della televisione. Ma ora Truman ha capito e Christof, il regista di questo

perfido gioco, deve arrendersi alla sua voglia di ribellarsi.

CON LO SPIRITO GIUSTO!

I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000)

Il film. Giuseppe Impastato, giovane siciliano di Cinisi, è vicino di casa di

Gaetano Badalamenti, il boss mafioso locale. Tra le loro abitazioni c’è la di-

stanza di cento passi: il rifiuto di Peppino a percorrerli rappresenta la sua

resistenza per non lasciarsi assorbire dall’orizzonte della mafia. Adolescente,

sfida le regole imposte dalla mafia e prende posizione come può, contro

tutti, persino contro suo padre. Si schiera contro la mentalità corrente at-

traverso i comizi e le mostre fotografiche in piazza, con il giornalino indi-

pendente e Radio Aut, l’emittente libera che ha fondato. Parla chiaro, senza

mezzi termini. Denuncia “Mafiopoli” e tutti i suoi notabili. Un personaggio

troppo scomodo perché avversari tanto potenti lo lascino vivere.

Una possibile letturaGiuseppe Impastato non è un “santo”: il discorso religioso non traspare

dal film, non sappiamo se si sia interrogato a riguardo. Ma con la sua vita è

stato certamente “luce del mondo, sale della terra”. Luce, per il suo deside-

rio di verità e di onestà, perché non si è mai arreso alle “tenebre” che lo

circondavano. Sale, perché nella sua breve esistenza non si è mai rassegnato

alla mediocrità e al conformismo. Non ha permesso a se stesso di diven-

tare “insipido”. Al contrario, ha incarnato l’invito che il Papa ribadisce que-

st’anno ai giovani di tutto il mondo: “Nulla vi accontenti, che stia al di sottodei più alti ideali”.Peppino è un ribelle. Uno che non lascia in pace e che non

si dà pace. Ma la sua non è semplicemente l’irrequietezza dei vent’anni. È il

dibattersi di chi si sente imbrigliare sempre più in un meccanismo strito-

lante, ancora più pericoloso, perché genera assuefazione. Per questo si

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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trova ad urlare nella notte, al fratello Giovanni: “ …98, 99, 100. Sai chi abitaqua? Lu zi’ Tano ci abita qua. Cento passi ci sono da casa nostra! Cento passi!Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar… alla fine ti sembranocome te. […] Noi ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi. Prima di abi-tuarci alle loro facce. Prima di non accorgerci più di niente!”.Peppino respinge

l’indifferenza e il silenzio, comuni in chi gli vive accanto. Rifiuta di ignorare

quello che accade sotto i suoi occhi, di fare finta di niente. Sente l’urgenza

di tenere desta l’attenzione, di disturbare le coscienze che si sono abituate

allo stato delle cose.Rifiuta di lasciarsi spegnere, distrarre dal suo impegno

di agente disturbatore per la comunità in cui vive. Sa bene che troppi aspet-

tano proprio questo: che rinunci per dedicarsi ad altro.In un’estate di con-

testazioni giovanili, anche la denuncia di Peppino rischia di essere smorzata

da altri discorsi, più accattivanti e meno scomodi, come quelli proposti dai

giovani hippies che per un periodo frequentano Radio Aut. Ma lui non ci sta

e il perché lo confida al microfono: “Viene voglia di piantare tutto e andare viadietro a loro. Ma qui non siamo a Parigi, non siamo a Berckeley, non siamo a Wo-odstock e nemmeno all’isola di White. Qui siamo a Cinisi, in Sicilia. Dove nonaspettano altro che il nostro disimpegno, il rientro nella vita privata. Per questoho voluto occupare simbolicamente la radio. Per richiamare la vostra attenzione.Ma non voglio fare tutto da solo. Bisogna che ognuno di noi ritorni al lavoro cheha sempre fatto: cioè informare, dire la verità”.L’avvio della radio era stata una

decisione importante. Non uno svago, ma il linguaggio che gli concede il

più grane margine di libertà. Rappresenta il suo rifiuto a lasciarsi gestire: “Ame mi basta che ci sentano a Cinisi. […] Quando tira vento, quando c’è sole,quando c’è pioggia. Quando non mi danno il permesso di fare un comizio, quandomi sequestrano il materiale… L’aria non ce la possono sequestrare”. Conosce

le potenzialità dello strumento radiofonico, usa l’ironia, il tono scanzonato

e irriverente, tiene desta l’attenzione con la risata. La sua scelta di non farsi

addomesticare, si concretizza nella sua candidatura alle elezioni comunali,

come spiega lui stesso a Stefano Venuti: “Quello che ho fatto alla radio, lo faròin consiglio comunale. Li controllo, li marco stretti. Li costringo a rispettare le leggi”.Sono in molti a reputarlo un pazzo. Suo padre, Luigi, ha solo questa preoc-

cupazione: mettere a tacere il figlio, fermare questo giovane incosciente.

Arriva ad aggredirlo, a cacciarlo di casa per questo, dopo l’articolo di de-

nuncia sul giornalino “L’Idea socialista”. Persino davanti alla bara di Peppino,l’unico commento del cugino Anthony è in questo senso: “Peppino... sanguepazzo”.Eppure non è uno sconsiderato né si è messo a rischio per sprezzo

del pericolo. Anzi, ha paura. Sa che sta mettendo in gioco la sua vita, che con

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le sue parole firma la sua condanna a morte. Ma non tace. Risulta scomodo

ai politici locali quando ha il coraggio di tenere i comizi in piazza proprio

sotto le finestre del sindaco, per denunciare gli intrallazzi di mafia nelle de-

cisioni dell’amministrazione comunale. Peppino sarà scomodo anche da

morto, al punto che polizia e magistratura cercheranno di chiudere sbri-

gativamente il caso decretando l’accaduto un suicidio. Sua madre negli ul-

timi vent’anni si è battuta perché la verità venisse a galla, perché i colpevoli

dell’omicidio venissero individuati, perché la voce coraggiosa del figlio non

si spegnesse. Davanti alla bara, quando Anthony considera che dopotutto

Peppino “era uno di noi”, Felicetta interviene: “No. Non era uno di voi. E io ven-dette non ne voglio”. I “padroni di Cinisi” si sentono onnipotenti, convinti di

avere potere di vita e di morte su Peppino. E in effetti ne decretano la

morte. Ma non riescono a far tacere le sue idee, il fermento che ha avviato

agendo su tanti fronti, facendo crescere una coscienza comune. Ne è segno

tangibile quanto è stato fatto da chi ha raccolto il testimone lasciato da

quest’uomo che ha dato tutto, persino la sua stessa vita per affermare con

dignità quello in cui credeva.

Per riflettere� Quella di Peppino Impastato, è solo ribellione adolescenziale?

� Perché sceglie di servirsi della radio, per le sue denunce?

� Secondo Peppino il rischio maggiore di fronte alla mentalità di mafia èquello di “non accorgersi più di niente”: sei d’accordo? Perché?

� Si può affermare che con la sua vita Peppino Impastato è stato “luce delmondo, sale della terra”?

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Sono un tipo…

niente male!

Life’s good

Sensazione

solitudine

Soli si muore

Titolo San Paolo

La formazione “farisaica” ad “essere bravo”,

fervente, zelante… ma per servire Dio da

protagonista “impazzito”, come piaceva a lui

(non come piaceva a Dio). Atti 7,57-58;8,1; Ga-

lati 1,13.14; Fil 3,4-7.

La chiamata sulla via di Damasco: a essere

servo/strumento/collaboratore di quel vero

protagonista che è Dio (Gesù Cristo). Atti 9,1-

25.

Dopo il Battesimo) il “tempo del deserto” (in

Arabia), durante il quale mettere ordine nella

sua nuova/vera personalità. Vedi: Galati 1,15-

17.

L’incontro con gli Apostoli a Gerusalemme.

Nessuno matura senza il confronto serio con

quelli che c’erano prima di lui. Atti 8,26-30; Ga-

lati 1,18; 2,1-2.Schem

a s

ussid

io - p

rim

a p

arte

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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L’identità.

La conoscenza

di sé.

Destino

o progetto?

Vagabondo, turista

o pellegrino?

La strada,

il camminare.

La solitudine,

il silenzio.

L’attraversare

il deserto

è esperienza

da buttare

oppure no?

La relazionecon gli altri,

la comunicazione.La comunità, laChiesa. “Non si

può credereda soli”.

Tema Obiettivi

Gli adolescenti sono invitati a:

- esprimere le loro difficoltà e il loro desiderio di

conoscenza di sé;

- individuare i loro modelli di riferimento;

- approfondire il ruolo dell’altro e di Gesù nella

loro vita;

- aprirsi a modelli veri di riferimento per la cono-

scenza e l’accettazione di sé.

Gli adolescenti sono invitati a:

- riflettere sul significato della vita;

- verificare il loro modo di procedere nella vita

(vagabondi, turisti, pellegrini...);

- scoprire che la loro vita è una chiamata;

- cercare la “linea portante” della loro vita, un ele-

mento che trasformi la loro vita in un “cammino”.

Gli adolescenti sono invitati a:

- riflettere sulle loro solitudini (tanti contatti, tante

relazioni, tanti suoni, ma soli?... spesso è dovuto

alla difficoltà di accettarsi come si è);

- approfondire la dimensione del “deserto” come

cammino verso una meta, una solitudine come

una forma feconda di vita in cui Gesù mi accoglie,

mi stima;

- a trovare nella loro vita degli elementi per ac-

corgersi dell’attenzione di Dio e a scoprire l’im-

portanza di avere qualcuno che li accompagni in

questo cammino (accompagnamento spirituale).

Gli adolescenti sono invitati a:

- evidenziare la bellezza e la fatica della relazione

con gli altri e del fare gruppo;

- scoprire la forza della Chiesa come un gruppo

che esiste prima di me e va oltre me stesso;

- trovare la bellezza dell’essere Chiesa e il loro

ruolo all’interno di essa.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Schem

a s

ussid

io - s

eco

nda p

arte

Freedoom!

Il modo più bello

per guardare

il mondo

Il grande invito

“Niente paura,

ci pensa il mago…!”

Con lo Spirito

giusto!

Titolo San Paolo

A Filippi (prima città dell’Europa), Paolo annuncia

un vangelo che libera le persone e restituisce loro

dignità, ma l’annuncio cozza contro gli interessi di

pochi privilegiati e l’apostolo lo paga a caro

prezzo. Atti 16,11-40.

Ad Atene - metropoli mondiale della cultura e

delle scienze - regnano i “parolai” e quelli che

sanno sempre una pagina più del libro. “La scienza

che gonfia” impedisce di apprezzare e di accogliere

il vangelo. Atti 17,16-34.

A Corinto, città di affari e di divertimenti, domina

l’individualismo. Anche la comunità cristiana ne è

contagiata. L’Eucaristia - in quel clima - non è più

la “Cena del Signore”.1Corinzi 11,17-34.

A Efeso, metropoli-cuccagna del commercio reli-

gioso pagano, il vangelo manda in crisi l’economia

della città… Un’economia che si regge sulla falsità

dei furbi e sull’ignoranza della gente non sta in

piedi. Atti 19,23- 20,1.

A Roma, capitale dell’Impero Romano, Paolo giunge

prigioniero, ma anche nel suo soggiorno coatto

trova il modo di annunciare il vangelo. Nessuna si-

tuazione problematica, nessun ostacolo, può bloc-

care o rendere impotente chi vive la sua esistenza

come missione, al seguito di Gesù. Atti 28,16-31.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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Globalizzazione.Libertà.

Scienza e fede.“La ragionevolezzadella fede”. Il gustodi ragionare. “Chi

sei?” il nostro è unDio ancora scono-

sciuto.

Il rapporto con ildivertimento, e conil corpo. Sballo/gioia.Esorcizzare l’instabi-

lità con il piacere.L’Eucaristia:

il farmaco control’individualismo.

Magia e fede.

Pronti a dare la vita.“Io non mi vergogno

del Vangelo”.

Tema ObiettiviGli adolescenti sono invitati a:- guardare al mondo attorno a loro e oltre cogliendo ciòche lo “incatena”;- fermare lo sguardo a loro stessi scoprendo le loro ca-tene: hanno il desiderio di una vita felice, ma spes-so sono“legati”;- scoprire che il Vangelo è un messaggio che rende liberi;- fare propria la realtà che la vita è bella quando ci si apreal Tu di Dio e agli altri.

Gli adolescenti sono invitati a:- evidenziare il contrasto tra scienza e fede (la scienzaspiega molte cose, ma certe cose non sono spie-gabiliscientificamente);- scoprire la fede come uno stile di vita che dà sapore allecose, è sale e lievito del mondo (scienza e fe-de sono sudue piani diversi);- ragionare sulla fede con umiltà scoprendo che la veragrandezza sta in uno stile, una direzione da prendere.

Gli adolescenti sono invitati a:- esprimere cosa produce loro gioia e come si divertono;- comprendere che la loro ricerca di divertimento na-sconde una ricerca;- capire che la risposta a questo loro desiderio di felicitàtrova origine nell’incontro e nella comunione con GesùEucaristia;- precisano alcuni aspetti e occasioni in cui loro stessi pos-sono vivere la logica del dono.

Gli adolescenti sono invitati a:- prendere coscienza delle loro paure e insicurezze (neiconfronti degli altri e del futuro) e come queste si manife-stano (superstizione, magia, ritualità...);- comprendere che l’uomo da solo si perde e quindi è im-portante fissare lo sguardo su Gesù (Pietro sulle acque?);- convincersi che le paure non vanno evitate o esorcizzate,ma affrontate condivise e affidate (a Dio).

Gli adolescenti sono invitati a:- evidenziare la bellezza dell’autenticità nelle varie situazionidella loro vita (e quindi anche le loro ma-schere, la vergo-gna di vivere e parlare del Vangelo);- comprendere che la proposta del Vangelo mi rende felice,coerente, uomo/donna fino in fondo;- mettersi in gioco per il Vangelo scoprendone la bellezzae ricercando le occasioni per farlo.

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Sussidio adolescenti 2008 - 2009

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INDICE

Prima parte(da Tarso ad Antiochia, passando per Damasco)

Sono un tipo… niente male! ________________________________________pag. 2

Life’s good __________________________________________________________________pag. 12

Sensazione solitudine __________________________________________________pag. 25

Soli si muore_______________________________________________________________pag. 40

Seconda parte(da Antiochia ai confini del mondo)

Freedoom!__________________________________________________________________pag. 49

Il modo più bello per guardare il mondo _______________________pag. 62

Il grande invito ____________________________________________________________pag. 71

“Niente paura, ci pensa il mago…!” ______________________________pag. 83

Con lo Spirito giusto! __________________________________________________pag. 91

Schede film _________________________________________________________________pag. 98

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Annotazioni

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Annotazioni

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