sviluppo di nuove metodologie analitiche per lo studio ... · l’analisi dell’espirato risale...
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Chimica Industriale
TESI DI LAUREA
Sviluppo di nuove metodologie analitiche per lo studio dell’espirato umano
Relatore: Prof. Roger Fuoco
Controrelatore: Prof. Vincenzo Mollica
Candidata: Silvia Ghimenti
Anno Accademico 2005-2006
Indice
Riassunto ………………………………………………..…….…. 4
Introduzione e scopo della tesi ………..……………….…….. 5
CAPITOLO 1 Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 1.1 Applicazioni diagnostiche dell’analisi dell’espirato …....….…….….. 8
1.2 Tecniche di campionamento dell’espirato ………………………..... 13
1.3 Metodi di adsorbimento ……...………….………………………..….. 19
1.3.1 Microestrazione in fase solida (SPME) ………………..… 19
1.3.2 Estrazione in fase solida (SPE) …….……………….…… 21
1.4 Desorbimento termico .…….……………………...……………….… 29
1.5 Metodologie analitiche per la caratterizzazione chimica
dell’espirato …………………………………………………………… 34
CAPITOLO 2 Strumentazione e Reagenti …………………………………... 40
CAPITOLO 3 Parte Sperimentale 3.1 Metodo di campionamento e preconcentrazione degli analiti …... 49
3.2 Controllo di qualità dei dati analitici …………………………..…..... 50
3.3 Selezione del materiale delle sacche di campionamento …..….... 52
3.3.1 Calcolo delle concentrazioni ………………………...…… 64
3.4 Verifica delle prestazioni dei tubi di adsorbimento ………………... 66
3.5 Estensione della procedura analitica a campioni con elevata
umidità relativa …………………………………………………..…… 75
3.6 Applicazioni mediche dell’analisi dell’espirato umano ……..…..… 79
3.6.1 Diabete mellito …………………....................................... 79
3.6.2 Cirrosi epatica …………………………………….……….. 87
Conclusioni ........................................................................... 91
Bibliografia ............................................................................ 94
4
Riassunto
Nella recente letteratura sono apparsi alcuni lavori sull’analisi chimica
dell’espirato umano e sulle sue applicazioni nella diagnosi medica. Tale
interesse deriva principalmente dalla non invasività del campionamento
dell’espirato se confrontato, per esempio, con quello del sangue o dei
tessuti. Bisogna, però, sottolineare che quasi tutti i lavori sinora pubblicati
si limitano prevalentemente ad una valutazione qualitativa delle varie
sostanze chimiche presenti.
Il lavoro di tesi svolto ha riguardato l’ottimizzazione di metodologie
analitiche per il campionamento e la determinazione quantitativa di vari
composti chimici nell’espirato umano. Il sistema di campionamento è stato
ottimizzato confrontando sacche di differenti materiali. La bassa
contaminazione di fondo e i costi ridotti, hanno indicato nel Nalophan il
materiale più idoneo. La metodologia analitica messa a punto comprende
la preconcentrazione dei vari composti in tubi di adsorbimento. Il TenaxGR
ed il solfato di sodio sono risultati rispettivamente la fase stazionaria e
l’agente disidratante più idonei. I tubi di adsorbimento sono stati collegati
in linea con un sistema GC-MS per la determinazione dei vari composti di
interesse.
Infine, la procedura ottimizzata è stata applicata preliminarmente all’analisi
di campioni di espirato prelevati da soggetti affetti da alcune patologie
(diabete e cirrosi epatica) fornendo risultati che per quanto preliminari
fanno intravedere la possibilità di interessanti applicazioni in campo
medico.
5
Introduzione e scopo della tesi L’analisi dell’espirato risale alla più antica storia della medicina in quanto,
fin dai tempi di Ippocrate, l’odore dell’espirato umano fu riconosciuto come
un valido mezzo da cui ricavare preziose informazioni sullo stato di salute
della persona, utili in alcuni casi per formulare una diagnosi.
Certi odori alterati che si manifestano nel respiro umano sono gli indicatori
della presenza di particolari malattie [1,2]. Ad esempio è facilmente
identificabile l’odore fruttato dell’espirato di pazienti diabetici, l’odore di
muffa e di pesce legato a malattie del fegato, l’odore simile a quello di
urina nei casi di collasso renale e l’odore putrido nei pazienti con ascesso
polmonare.
L’espirato umano infatti, oltre ai suoi componenti principali, azoto,
ossigeno, anidride carbonica, gas inerti e acqua, contiene sostanze
organiche volatili in tracce, che possono essere di origine endogena,
oppure esogena se assorbite come inquinanti dall’ambiente esterno.
Le sostanze volatili sono disciolte nel sangue che, una volta giunto nei
capillari degli alveoli polmonari, le cede in parte all’aria ivi presente
mediante un veloce processo di diffusione attraverso la membrana
alveolare.
Per questo motivo la composizione chimica dell’espirato riflette le
condizioni metaboliche generali e può fornire informazioni sull’evoluzione
di malattie e disfunzioni del corpo umano o sull’eventuale esposizione a
sostanze inquinanti [1,3,4].
Le prime analisi scientifiche sull’espirato risalgono al 1784 quando,
Antoine Laurent Lavoisier, il padre della chimica moderna, e Pierre Simon
Laplace, fisico matematico, analizzando l’espirato dei porcellini d’India,
dimostrarono che l’anidride carbonica era un normale prodotto della
respirazione [1,2].
Attorno alla metà del diciannovesimo secolo, grazie ad alcuni lavori
pionieristici, furono sviluppati saggi colorimetrici che permisero la
6
rivelazione di composti organici volatili (VOCs) presenti nel respiro in
basse concentrazioni (ppm o minori). Una delle prime analisi
colorimetriche sull’espirato fu sviluppata dal tedesco Nebelthau, il quale,
facendo gorgogliare l’espirato di pazienti affetti da diabete mellito
attraverso una soluzione alcalina di iodio, osservò una rapida e intensa
variazione di colore indotta dalla presenza di una elevata quantità di
acetone emessa dai polmoni [1,2].
L’epoca moderna dell’analisi dell’espirato è iniziata solo nel 1971 quando,
Linuz Pauling, utilizzando una trappola fredda costituita da un tubo in
acciaio inossidabile raffreddato con ghiaccio secco per condensare i
composti organici volatili, evidenziò che un tipico campione di espirato
umano conteneva centinaia di composti organici diversi [2].
Significativi risultati sono stati ottenuti negli ultimi anni mediante tecniche
gascromatografiche accoppiate alla spettrometria di massa GC-MS
[3,33,78].
L’enorme potenzialità di questa tecnica, in termini di efficienza
cromatografica, sensibilità e capacità di identificare composti non noti, ha
permesso di evidenziare i vantaggi legati all’analisi dell’espirato che,
grazie soprattutto alla sua non invasività, sta riavendo sempre maggiori
attenzioni come tecnica di monitoraggio biochimico a fini diagnostici [5] e
preziosa fonte di informazioni complementari per meglio comprendere
quei percorsi metabolici che portano alla formazione di specifici marker e
che non sono ancora del tutto noti [4,6].
Tuttavia, rimangono ancora non completamente risolte alcune
problematiche legate al prelievo del campione, alla sua conservazione ed
alla corretta determinazione della concentrazione dei vari composti
d’interesse.
In questo lavoro di tesi sono state affrontate le problematiche connesse
con i vari stadi dell’analisi dell’espirato: campionamento, conservazione e
pre-trattamento del campione, analisi strumentale. Particolare attenzione è
7
stata rivolta alla determinazione accurata e precisa della concentrazione
dei vari composti ed al controllo ed assicurazione di qualità dei dati
analitici. La procedura analitica messa a punto è stata verificata e validata
mediante l’impiego di soluzioni standard, ed è stata applicata alla
caratterizzazione chimica di alcuni campioni di espirato.
CAPITOLO 1
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici
1.1 Applicazioni diagnostiche dell’analisi dell’espirato
Nell’espirato di pazienti affetti da cancro ai polmoni sono presenti alcani a
basso peso molecolare quali etano, pentano, esano, metilpentano e
derivati benzenici, originati da un’alterazione dei processi di
perossidazione lipidica (stress ossidativo) [4,7]. L’aumento dei radicali
liberi dell’ossigeno all’interno delle cellule cancerose può spiegare in parte
questo tipo di disfunzione metabolica. Specie attive dell’ossigeno sono
costantemente prodotte nei mitocondri e fuoriescono nel citoplasma dove
provocano alterazioni perossidative delle proteine, degli acidi grassi
polinsaturi e del DNA. I radicali liberi dell’ossigeno degradano le
membrane delle cellule e convertono gli acidi grassi polinsaturi in alcani
volatili che vengono emessi nell’espirato. Gli alcani sono convertiti in alchil
alcoli dal citocromo P450 (CYP) miscelato con enzimi ossidasi ed è stato
dimostrato che questi enzimi sono attivi nel cancro al polmone.
L’attivazione degli enzimi CYP nei pazienti affetti da cancro ai polmoni può
accelerare la degradazione degli alcani e metilalcani volatili che sono
prodotti dallo stress ossidativo e si manifestano in variazioni misurabili
della composizione dell’espirato [4,7,8,9,10].
L’isoprene, pur essendo un composto normalmente presente nel respiro
umano può, in concentrazioni elevate, indicare disfunzioni metaboliche
nella produzione di colesterolo, quale ad esempio l’ipercolesterolemia.
Esso si forma dalla decomposizione del dimetilallildifosfato, un intermedio
nel processo di sintesi del colesterolo, attraverso una reazione di
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 9
eliminazione con catalisi acida. La concentrazione di isoprene nell’espirato
varia notevolmente nell’arco della giornata e raggiunge il suo valore
massimo nelle prime ore del mattino, in quanto il colesterolo viene
sintetizzato principalmente durante le ore notturne [4,11,12].
Nell’espirato di pazienti uremici è stata identificata la presenza di composti
azotati, quali metil-, dimetil-, e trimetilammina, e ammoniaca [4,13,14].
Elevate concentrazioni di ossido di azoto, sono state evidenziate in
pazienti affetti da asma o altre infezioni respiratorie [15,16].
Un aumento delle concentrazioni di 8-isoprostano, perossido di idrogeno,
nitriti e 3-nitrotirosina è stato evidenziato nel condensato dell’espirato di
pazienti affetti da infiammazioni ai polmoni [17].
Attualmente, applicazioni di routine dell’analisi dell’espirato comprendono
oltre alla valutazione del livello di etanolo nel sangue [18,19], la
determinazione del 13C, per la diagnosi dell’infezione da Helicobacter
pylori (Breath Test). Gli Helicobacter possiedono un enzima chiamato
ureasi, non presente nell’uomo, che è in grado di metabolizzare l’urea
producendo CO2. Se un paziente infetto assume una dose di urea marcata 13C, l’ureasi negli Helicobacter metabolizza l’urea nello stomaco
generando 13CO2 che viene assorbita dal sangue ed eliminata attraverso
le vie respiratorie [1,20].
Molti composti organici volatili (Volatile Organic Compounds VOCs), come
ad esempio quelli che derivano dagli scarichi delle automobili (benzene)
[21,22], o da varie attività industriali (tetracloroetilene, trimetilbenzene,
toluene e xilene), possono essere assorbiti attraverso la pelle o per
inalazione e quindi possono essere presenti nell’espirato di soggetti
esposti [23,24,25,26].
La determinazione dell’acetone nell’espirato è stata usata come strumento
per la diagnosi del diabete [14].
Il diabete mellito comprende un gruppo di malattie del metabolismo dei
carboidrati nelle quali il glucosio viene utilizzato solo in piccola parte
[27,28].
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 10
La conseguenza di questa patologia è il realizzarsi di condizioni di
iperglicemia (aumento della concentrazione di glucosio nel sangue) e
glicosuria (presenza anormale di zucchero nelle urine) che si concretizza
in una serie di disturbi tra cui sete intensa, bisogno accresciuto di
mangiare, calo ponderale, affaticamento e poliuria.
Il diabete mellito viene comunemente suddiviso in due tipi:
diabete di tipo Ι, o diabete mellito insulino-dipendente (IDDM), detto
anche diabete giovanile poiché si manifesta in bambini e in giovani;
diabete di tipo ΙΙ, o diabete non insulino-dipendente (NIDDM), detto
anche diabete mellito dell’adulto poiché in genere si manifesta in
adulti oltre i quaranta anni.
Il diabete di tipo Ι è una forma patologica dovuta alla distruzione
autoimmune delle cellule beta del pancreas con soppressione più o meno
completa della secrezione d’insulina. Il diabete di tipo Ι si manifesta
precocemente e progredisce rapidamente.
Il diabete di tipo ΙΙ, la forma più comune del diabete mellito, è legato a un
difetto di risposta secretoria o di resistenza all’insulina, anche se essa è
secreta ad un tasso normale, o, più spesso, perfino aumentato. Il diabete
di tipo ΙΙ è caratterizzato da una lenta evoluzione.
Il fegato immette glucosio nel circolo sanguigno mediante il processo di
glicogenolisi regolato da due ormoni prodotti dal pancreas. Il primo,
l’insulina, viene rilasciato dal pancreas dopo pranzo o dopo l’assunzione di
un carico di glucosio e giunge alle cellule epatiche dove simultaneamente,
sopprime la produzione endogena di glucosio e ne facilita l’ingresso nei
tessuti insulino-dipendenti (muscoli a riposo e tessuto adiposo).
Il secondo ormone, il glucagone, viene liberato ogni qual volta la glicemia
scende al di sotto di 800 mg/l. La sua azione consiste nell’attivare la
scissione del glicogeno epatico a glucosio, che passando nel sangue fa
aumentare la glicemia (Figura 1.1).
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 11
Figura 1.1 Rappresentazione schematica del meccanismo di azione dei due ormoni che regolano l’immissione di glucosio nel sangue.
Nei soggetti affetti da diabete, i muscoli e il tessuto adiposo riescono ad
assumere solo piccole quantità di glucosio e la glicemia aumenta.
Nonostante questo, il fegato continua a produrre questo zucchero dalla
scissione del glicogeno (riserva di glucosio) o sintetizzandolo da materiali
non glucidici (proteine). Una volta superata la soglia ematica e renale di
glucosio (iperglicemia), si hanno effetti di glicosuria (presenza di glucosio
nelle urine), poliuria (perdita di acqua ed elettroliti) che provocano a loro
volta polidipsia (sete intensa) e polifagia (senso di fame). L’organismo
tende perciò a produrre glucosio attraverso altre vie metaboliche quali ad
esempio la lipolisi, che causa iperchetonemia e chetonuria (aumento di
corpi chetonici (acido acetoacetico, acido β-idrossibutirrico e acetone) nel
sangue e nell’urina).
In letteratura è infatti riportata la correlazione tra la concentrazione di
acetone nel sangue e quella nell’espirato di pazienti affetti da diabete
[4,29-34].
PANCREAS
Glucagone Insulina
FEGATO FEGATO
Glicogeno Glicogeno
Glucosi Glucosi
Glucosio ematico
Muscolo Cervello
Concentrazione di glucosio < 800 mg/l
Concentrazione di glucosio > 800 mg/l
Glucosio ematico
Muscolo
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 12
In letteratura è inoltre riportata l’esistenza di un equilibrio enzimatico tra
acetone ed isopropanolo (Figura 1.2), regolato anche dal rapporto tra NAD
ossidato (NAD+) e NAD ridotto (NADH), strettamente legato ai processi di
lipolisi.
Figura 1.2 Schema di conversione dell’acetone ad alcol isopropilico attraverso l’alcol deidrogenasi. (NAD= nicotinammide adenindinucleotide; NADH= forma ridotta del NAD).
Quando l’organismo ha bisogno di energia e non riesce a sfruttare il
glucosio presente nel sangue, avviene l’ossidazione degli acidi grassi.
Questa genera NADH che può spostare la reazione verso l’isopropanolo,
in presenza di alti livelli di acetone. Il NAD+ che conseguentemente si
forma può essere utilizzato nuovamente nella lipolisi, causando un
aumento della produzione di corpi chetonici e di ulteriore NADH [35].
L’aumento di acetone dovuto a disfunzioni metaboliche può perciò
determinare anche un aumento di isopropanolo nel sangue, pertanto tale
composto è da considerarsi come indicatore alternativo all’acetone della
patologia considerata.
La diagnosi del diabete si basa, oltre che sul rilievo dei sintomi clinici, sui
dati forniti da specifiche indagini di laboratorio.
Uno degli esami di pratica corrente è la prova di tolleranza al glucosio
(OGTT), o curva da carico di glucosio. Essa consiste nel misurare,
mediante prelievo di sangue, la glicemia del paziente, a digiuno da circa
12 ore, sia prima che nelle ore successive alla somministrazione per via
orale di 150 ml di una soluzione di glucosio al 50%. Dopo due ore dalla
CH3 CH3
OH O
Alcol Deidrogenasi
NADH + H+ NAD+
CH H3C C H3C
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 13
somministrazione la concentrazione di glucosio nel sangue scende, in
soggetti sani, al di sotto di 1400 mg/l.
Nell’espirato di pazienti affetti da cirrosi epatica sono presenti composti
solforati quali etilmercaptano, dimetilsolfuro e dimetildisolfuro, generati
nell’organismo umano da un incompleto metabolismo della metionina,
intermedio del processo di transaminasi [4,14,36,37,38].
La cirrosi epatica è una malattia cronica che colpisce il fegato con un
andamento lento e progressivo.
Le cellule epatiche sane vanno incontro a fenomeni degenerativi e morte e
vengono sostituite da un tessuto fibroso cicatriziale che circonda i noduli
rigenerativi del tessuto epatico rimanente. La presenza di queste
formazioni altera la struttura del fegato e impedisce all’organo di svolgere
le abituali funzioni metaboliche (immagazzinare e trasformare la maggior
parte delle sostanze contenute nei cibi), disintossicanti e di produzione
della bile.
Nelle normali condizioni, le concentrazioni di composti solforati nel sangue
e nel respiro umano sono molto basse. Alterazioni della struttura e della
funzionalità epatica ne provocano un aumento.
La cirrosi epatica aggredisce il fegato generalmente in modo irreversibile;
poiché il trattamento terapeutico può solo bloccarne o rallentarne
l’evoluzione, in molti casi la soluzione finale è rappresentata dal trapianto
dell’organo.
1.2 Tecniche di campionamento dell’espirato
Durante la respirazione, la composizione dell’espirato non è costante e
può essere seguita attraverso la misura del contenuto di CO2, il cui profilo
è schematizzato in figura 1.3 [4,39].
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 14
Nel processo di espirazione possono essere individuate tre fasi. Durante
la Fase Ι viene espulsa l’aria contenuta nel volume morto delle cavità
anatomiche della persona; questa parte di espirato, il cui volume è
mediamente 150 ml su un totale di 500 ml, ha una composizione
sostanzialmente uguale a quella dell’aria inspirata, non contiene sostanze
organiche volatili di natura endogena ed è caratterizzata da un contenuto
molto basso di CO2. Durante la Fase ΙΙ, più breve, la pressione parziale di
CO2 aumenta rapidamente sino ad un massimo di circa 35 mmHg.
Soltanto nella Fase ΙΙΙ viene espulsa parte dell’aria contenuta negli alveoli
insieme alle sostanze volatili rilasciate dal sangue.
Figura 1.3 Profilo di concentrazione della CO2 nell’espirato durante il processo respiratorio.
Le modalità di campionamento dell’espirato sono due:
• Campionamento misto, che include l’intero espirato;
• Campionamento alveolare, che include solo l’aria degli alveoli.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 15
Il campionamento misto è generalmente preferito per la sua maggiore
semplicità, anche se è bene tenere presente che la diluizione dovuta
all’aria del volume morto, seppur modesta (15-20%), può dipendere dalle
condizioni generali della persona, quali la capacità polmonare, la
ventilazione polmonare e il flusso sanguigno [2,4,39]. La capacità
polmonare, infatti, varia in relazione all’età, al sesso, alla corporatura,
perciò in caso di campionamento misto, è importante riuscire a
normalizzare i risultati ottenuti rispetto alla quantità di CO2. La misura della
quantità di CO2 nell’aria alveolare durante l’atto espiratorio, insieme a
quella presente nel campione misto, permette di valutare il fattore di
diluizione dovuto al volume morto anatomico [4,39,40,41].
La ventilazione polmonare e il flusso sanguigno sono principalmente
regolati dai battiti cardiaci. Se il campionamento viene effettuato mentre la
persona sta compiendo uno sforzo o un esercizio fisico, la maggior
circolazione sanguigna determina un incremento della diffusione
attraverso la membrana alveolare delle sostanze con elevato coefficiente
di ripartizione aria/sangue e quindi un aumento della concentrazione delle
sostanze nell’aria alveolare, mentre l’incremento del ritmo respiratorio
(iperventilazione) produce l’effetto contrario [39].
La raccolta del solo espirato alveolare permette di ottenere campioni a
maggiore concentrazione di analiti oltre a portare significativi miglioramenti
alla riproducibilità delle misure e ridurre eventuali contributi dell’aria
ambiente respirata dal soggetto in esame [2,4,42]. Infatti, una difficoltà che
si incontra in questo tipo di misure è la distinzione delle sostanze
endogene dai contaminanti esogeni.
Tale differenziazione può essere effettuata solo comparando i risultati
della misurazione dell’aria ambiente in cui si opera con quelli dell’espirato,
oppure facendo respirare al soggetto aria neutra, preventivamente
purificata, per un determinato tempo prima del campionamento.
Uno dei principali inconvenienti riscontrato nella caratterizzazione
dell’espirato deriva dal fatto che la composizione dell’espirato varia
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 16
nell’arco di una giornata [11] per cui diventa assai complicato confrontare
campioni derivanti da persone diverse soprattutto in assenza di criteri di
normalizzazione dei risultati ottenuti [26].
La correlazione della composizione dell’espirato con le condizioni di salute
dell’individuo, può risultare di difficile interpretazione in quanto la
concentrazione di ogni sostanza nell’aria alveolare varia a seconda della
sua solubilità nel sangue e del valore del coefficiente di ripartizione
attraverso la membrana polmonare [11,26]. Inoltre in molti casi i percorsi
metabolici delle varie patologie non sono del tutto conosciuti [42].
A causa della bassa concentrazione (ppbv-pptv) della maggior parte delle
sostanze presenti nell’espirato umano, dopo il campionamento e prima
dell’analisi, è necessaria una fase di preconcentrazione del campione.
I metodi correntemente in uso per il campionamento e la
preconcentrazione delle sostanze contenute nell’espirato sono i seguenti:
• Metodi chimici: l’espirato viene fatto gorgogliare in una soluzione
che interagisce chimicamente con l’analita d’interesse.
Generalmente un cambiamento di colore della soluzione consente
l’analisi per via spettrofotometrica.
I metodi chimici sono semplici e diretti, ma generalmente poco
sensibili [1,2].
• Metodi criogenici: l’espirato viene fatto passare attraverso una
trappola criogenica costituita da un tubo ad U immerso in un fluido
criogenico (azoto liquido o acetone raffreddato con ghiaccio secco).
Il tubo ad U può essere riempito con sferette di vetro in modo da
aumentare la superficie di condensazione dell’espirato.
Al termine del campionamento la trappola viene riscaldata e i
composti, intrappolati e concentrati, vengono inviati allo strumento
di misura mediante un flusso di gas inerte.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 17
In questo sistema di campionamento, l’elevata umidità presente
nell’espirato può creare problemi derivanti dalla formazione di
ghiaccio che può ostruire la trappola durante la fase di
campionamento [1,2,43].
• Metodi di adsorbimento: l’espirato viene fatto passare attraverso
un tubo contenente un’idonea fase solida (carbone attivo o resine
adsorbenti) che è in grado di trattenere i composti organici
d’interesse.
Questi metodi sono a tutt’oggi i più utilizzati in quanto permettono di
ottenere un elevato fattore di preconcentrazione e di rendere
automatico il trasferimento degli analiti allo strumento di misura,
grazie all’utilizzo di apparecchiature adeguatamente predisposte
[1,2].
Una loro dettagliata descrizione è riportata nel Paragrafo 1.3.
I maggiori inconvenienti riscontrati durante la fase di campionamento sono
legati alla presenza dell’elevata umidità relativa (RH>95%) nel campione.
Nel caso dei metodi di adsorbimento, ad esempio, le interazioni dipolari tra
acqua e analiti polari, riducono il potere di trattenimento della fase
adsorbente utilizzata per il campionamento [44].
Per evitare le interferenze negative dovute all’acqua, sono stati sviluppati
diversi metodi che includono l’uso di agenti disidratanti (Na2SO4 e CaCl2)
attraverso cui far passare il campione, oppure l’uso di membrane con
superfici adsorbenti (MESI, Membrane Extraction with Sorbent Interface)
[45].
Tuttavia questi sistemi presentano limiti causati dalla possibile perdita di
analita e dalla contaminazione del campione [46].
Il campionamento dell’espirato in alcuni casi è effettuato facendo respirare
il soggetto all’interno di un contenitore rigido di opportuna forma e
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 18
dimensione in alluminio, acciaio o vetro, aperto all’estremità che dopo un
tempo prestabilito viene chiuso [37,39,41].
In altri casi vengono utilizzate sacche di campionamento in materiali
plastici quali Tedlar o Mylar [21,39,47]. Il soggetto riempie la sacca
respirando attraverso una valvola che viene chiusa al termine del
campionamento. Con questo tipo di campionamento la contaminazione
esterna è notevolmente ridotta anche se si possono avere perdite di analiti
durante la conservazione a causa della loro permeazione attraverso le
pareti della sacca o per adsorbimento sulla superficie interna [39].
Tra i materiali plastici che hanno trovato applicazione per il
campionamento di effluenti gassosi, i più utilizzati sono il Tedlar, il
Nalophan e il materiale multistrato Cali-5-Bond.
Il Tedlar è un film di polivinilfluoruro caratterizzato da eccellenti proprietà
chimiche, elettriche e di resistenza meccanica; a queste si aggiungono
interessanti caratteristiche di barriera ai raggi UV e di resistenza agli
agenti atmosferici. Il film Tedlar è pertanto particolarmente indicato in tutte
quelle situazioni che richiedono protezione dalla contaminazione e
dall’attacco chimico.
Il Nalophan (polietilentereftalato, PET) è un materiale impermeabile
all’acqua e al grasso; per questo motivo è impiegato principalmente per la
conservazione degli alimenti. Il Nalophan è resistente alla maggior parte
dei solventi organici, olio, acidi deboli e soluzioni corrosive, resiste a
temperature comprese tra -60 °C e 220 °C e non può essere
termosaldato.
Il materiale Multistrato (Cali-5-Bond) è composto da uno strato interno di
polietilene ad alta densità, seguito da poliammide, un foglio di alluminio
che costituisce una barriera alla diffusione, uno strato di
polivinilidencloruro e in ultimo uno strato esterno di poliestere.
Questo materiale è stato progettato specificatamente per il
campionamento, il trasporto e la conservazione di aria ambiente o di
effluenti gassosi.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 19
Inoltre viene indicato in letteratura come materiale particolarmente adatto
quando intercorrono tempi lunghi tra campionamento ed analisi; questo
perché la sua costituzione a più strati sovrapposti garantisce minore
permeabilità e massima resistenza meccanica (grazie al maggiore
spessore e alla presenza di un film di alluminio), insieme ad inerzia
chimica, perché lo strato più interno, a contatto con il campione, è un
polimero inerte. Le sacche in Cali-5-Bond tuttavia presentano livelli
marcati di contaminanti di fondo.
1.3 Metodi di adsorbimento
Le tecniche di preconcentrazione di composti volatili che sfruttano il
principio dell’adsorbimento su fase solida sono la microestrazione in fase
solida (SPME), che si basa sull’impiego di micro fibre di silice fusa
ricoperte con un’opportuna fase stazionaria, e l’estrazione in fase solida
(SPE) che utilizza tubi di adsorbimento contenenti il materiale adsorbente.
1.3.1 Microestrazione in fase solida (SPME)
La tecnica di microestrazione in fase solida (solid phase micro-extraction,
SPME), sviluppata da Pawliszyn nel 1989, riunisce in un unico stadio le
fasi di campionamento ed estrazione degli analiti, non prevede l’uso di
solventi [48,49] e può essere facilmente accoppiata alle tecniche
cromatografiche più diffuse, quali la gascromatografia (GC), la
cromatografia liquida ad elevate prestazioni (HPLC) e l’elettroforesi
capillare (CE) [48].
Il sistema completo utilizzato per la SPME è rappresentato in figura 1.4.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 20
Figura 1.4 Sistema SPME: 1)fibra di silice fusa retraibile, 2)ago d’acciaio, 3)sostegno (holder), 4)setto di silicone, 5)molla, 6)tubo per lo scorrimento del pistone, 7)pistone.
La procedura di preconcentrazione dell’espirato mediante la tecnica
SPME prevede l’esposizione della fibra di silice fusa al campione per un
tempo necessario al raggiungimento dell’equilibrio di ripartizione degli
analiti tra campione e fibra. Appena trascorso tale tempo, la fibra viene
inserita nell’iniettore di un gascromatografo e gli analiti sono così
termicamente desorbiti e trasferiti in colonna tramite il gas di trasporto
[26,48,50,51].
La fibra di silice fusa è rivestita esternamente con un sottile strato di fase
stazionaria, costituita da polimeri o da una loro miscela con materiali a
base di carbone.
In commercio sono disponibili vari tipi di fasi stazionarie di diverso
spessore e polarità che mostrano selettività per differenti classi di analiti.
Tra queste citiamo il polidimetilsilossano (PDMS), più adatto per composti
non polari, il carbowax-divinilbenzene (CW-DVB) e il poliacrilato (PA), più
adatti per analiti polari e il polidimetilsilossano-divinilbenzene (PDMS-
DVB) e il carboxen- polidimetilsilossano (CX-PDMS), di applicazione più
generica [48,50,51,52].
Questa tecnica offre numerosi vantaggi quali l’applicabilità ad ogni tipo di
campione (solido, liquido e gassoso) senza particolari procedure di
preparazione, la facilità d’impiego, la rapidità d’analisi e la possibilità di
effettuare uno screening qualitativo della composizione chimica di
campioni gassosi. Essa comunque presenta limiti dovuti al basso fattore di
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 21
preconcentrazione nel caso in cui siano presenti analiti in tracce e risulta
poco adatta per analisi di tipo quantitativo nel caso di campioni complessi
a causa della competizione nel processo di ripartizione tra i vari composti
[51,52].
1.3.2 Estrazione in fase solida (SPE)
La tecnica di estrazione in fase solida (SPE) si basa sul passaggio del
campione in un tubo di adsorbimento contenente un’opportuna fase
stazionaria, che trattiene le molecole organiche in base alle loro
caratteristiche chimico-fisiche (Figura 1.5).
I tubi di adsorbimento possono essere in acciaio, vetro o acciaio rivestito
internamente in vetro (glass-lined) o in altro materiale inerte.
Figura 1.5 Schema di un tubo di adsorbimento utilizzato per SPE
Il costituente principale delle fasi adsorbenti più utilizzate è il carbone, per
la sua elevata inerzia chimica e la sua stabilità termica [53].
Sono disponibili vari tipi di carboni adsorbenti:
Carbone attivo
Setacci molecolari
Carbone grafitato
Carbone poroso
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 22
Il carbone attivo è generalmente prodotto da un processo a doppio stadio
di carbonizzazione e successiva attivazione attraverso una parziale
gassificazione.
Durante l’attivazione si viene a creare una struttura altamente porosa, che
permette di ottenere un’estesa area superficiale.
I carboni attivi hanno una struttura superficiale molto complessa composta
da vari gruppi funzionali: fenolici, carbossilici, carbonilici, aldeidici, eterici,
perossidici, chinonici e lattonici.
I principali meccanismi di legame includono interazioni idrofobiche,
complessazione per trasferimento di carica, legame a idrogeno e scambi
cationici.
Utilizzando questo tipo di fasi adsorbenti, durante la fase di desorbimento,
si possono avere problemi nel recupero degli analiti a causa della loro
elevata affinità con la fase stazionaria [53].
I setacci molecolari hanno una struttura altamente porosa con micropori
quasi uniformi in diametro e un’ampia area superficiale idonea per la
ritenzione di composti organici. I setacci molecolari sono ottenuti
attraverso una pirolisi controllata di un materiale polimerico, a temperature
solitamente sopra i 400 °C. I meccanismi di adsorbimento includono sia
interazioni di tipo dispersivo (forze di London e di Van der Waals) che forti
interazioni dipolo-dipolo [53].
Il carbone grafitato viene prodotto dal riscaldamento a 3000 °C in
atmosfera inerte di carbone ordinario. Il trattamento termico permette
l’eliminazione dei composti volatili eventualmente presenti e rende la
superficie omogenea e senza micropori, dove i vari composti sono
adsorbiti a seconda della loro dimensione e forma.
La maggior parte della superficie presenta siti non polari (atomi di
carbonio) che hanno scarsa tendenza ad interagire con molecole
contenenti gruppi funzionali e perciò, nei meccanismi di adsorbimento
predominano interazioni di tipo dispersivo [53].
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 23
Il carbone poroso viene prodotto impregnando un appropriato gel di silice
con resine miste di fenolo-formaldeide, fenolo-esammina, saccarosio o
altro materiale.
Dopo la polimerizzazione all’interno dei pori della struttura in silice, il
polimero viene convertito in carbone vetroso mediante riscaldamento a
1000 °C in atmosfera inerte. La parte in silice viene rimossa utilizzando
degli alcali e si ha la formazione dei pori. Infine il materiale viene trattato a
2000-2800 °C in atmosfera inerte, in modo da uniformare la superficie,
rimuovere i micropori e, a seconda della temperatura, produrre un certo
grado di grafitizzazione.
Il carbone poroso ha una superficie idrofobica omogenea e le interazioni
che avvengono sulla superficie dipendono dal riscaldamento finale e da
eventuali trattamenti chimici seguenti [53].
La scelta della fase adsorbente più idonea deve tenere conto delle
seguenti caratteristiche [53,54]:
• Funzionalità: esprime l’affinità della fase per i vari composti
organici;
• Inerzia chimica: esprime i gradi di reattività della fase nei confronti
delle molecole intrappolate;
• Dimensioni e forma delle particelle: influenzano le condizioni
idrodinamiche relative al passaggio del campione nel tubo e
determinano il valore dell’area superficiale;
• Dimensioni dei pori: un’elevata porosità determina una maggiore
area superficiale totale;
• Area superficiale: influenza il recupero e la riproducibilità del
processo di intrappolamento.
Tra i materiali utilizzabili per l’analisi dell’espirato, tenendo conto della
elevata umidità relativa, è conveniente scegliere un materiale idrofobico
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 24
per limitare le interferenze dovute alla presenza dell’acqua [55]. Nel caso
si debba operare a temperature inferiori a 0 °C, la presenza di vapore
acqueo porta alla formazione di ghiaccio all’interno del tubo, con
conseguenti perdite di analita [44].
Inoltre la presenza di acqua può interferire con le capacità di rivelazione
del detector, modificare i tempi di ritenzione e favorire il deterioramento
della colonna cromatografica [46].
Se il campione è costituito da una miscela di composti con caratteristiche
chimico-fisiche diverse, è utile l’impiego di tubi multistrato, contenenti cioè
più materiali adsorbenti (Figura 1.6) [22].
I tubi multistrato sono consigliati anche quando il campione è di
composizione sconosciuta perchè la presenza di più materiali consente di
ampliare lo spettro di composti potenzialmente trattenuti.
Lana di vetro
fortemedia debole
direzione flusso
Figura 1.6 Schematizzazione di un tubo di campionamento riempito con tre fasi stazionarie, di diversa capacità adsorbente.
Nei tubi multistrato i materiali sono posti in serie in ordine crescente di
capacità adsorbente.
Generalmente durante il desorbimento il gas di trasporto fluisce in
direzione contraria al flusso di campionamento; in questo modo, i
composti che durante la fase di campionamento sono trattenuti per primi,
durante il desorbimento non vengono a contatto con il materiale di
capacità adsorbente maggiore.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 25
I tubi possono contenere da 200 a 1000 mg di materiale adsorbente a
seconda della capacità richiesta e della densità del materiale utilizzato a
parità di volume di fase adsorbente impiegato.
I tubi di adsorbimento sono utilizzabili con campioni sia gassosi che liquidi
applicando diverse tecniche di campionamento. Nel caso di campioni
gassosi, le tecniche utilizzate sono:
campionamento diffusivo
campionamento attivo
Il campionamento diffusivo, detto anche campionamento passivo, è la
procedura di campionamento più semplice dal punto di vista operativo. I
campionatori diffusivi sono esposti all’aria per un certo tempo; i composti
volatili diffondono all’interno del tubo e vengono trattenuti dal materiale
adsorbente. Il campionamento diffusivo richiede tempi lunghi di
campionamento.
Poichè il campionamento diffusivo può essere effettuato solo con tubi
riempiti con un singolo materiale adsorbente, ne consegue che
l’applicazione di ogni singolo campionamento è limitata ai componenti
trattenuti dallo stesso materiale adsorbente.
Per estendere l’applicazione a componenti diversi, occorre esporre
contemporaneamente più tubi riempiti con materiali adsorbenti di diverse
caratteristiche.
Nel campionamento attivo un volume noto di campione viene fatto
passare attraverso il tubo di adsorbimento mediante una pompa di
aspirazione a flusso costante e per un tempo stabilito. Il campionamento
attivo, a differenza di quello passivo, permette di definire il volume di aria
campionato a cui riferire la quantità di analita raccolto nel tubo di
adsorbimento. Inoltre, a parità di tempo di campionamento, permette di
raccogliere quantità maggiori di analiti.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 26
Nel campionamento attivo è possibile utilizzare più materiali adsorbenti
per trattenere composti in un ampio intervallo di punto di ebollizione e
polarità con un unico campionamento.
I diversi materiali possono essere posti nello stesso tubo, separati tra loro
da lana di vetro (tubo multistrato) o in tubi diversi collegati in serie tra loro.
Il flusso di campione nel tubo può variare da un minimo di 10 ml/min fino a
200 ml/min; per i tubi standard con diametro di ¼ di pollice, il flusso
ottimale è di 50 ml/min.
Flussi inferiori a 10 ml/min possono dar tempo agli analiti raccolti di
diffondere lungo il tubo di campionamento mentre con flussi superiori a
200 ml/min il recupero degli analiti può non essere completo.
Il limite inferiore di sensibilità, nel campionamento attivo, è determinato
essenzialmente dalla sensibilità del rivelatore e dalla qualità del bianco,
mentre il limite superiore è determinato dalla capacità adsorbente del
materiale, oltre che dalla caratteristica del sistema gascromatografico
utilizzato per la separazione e la rivelazione dei vari composti.
Volume di breakthrough
Convenzionalmente, viene definito volume di breakthrough il volume di
aria contenente un componente organico gassoso a concentrazione nota
che può passare attraverso un tubo prima che la concentrazione del
componente nel gas in uscita raggiunga il 5% della concentrazione del
gas in entrata. Tale volume definisce la capacità adsorbente del tubo di
campionamento nei confronti di uno specifico analita e dipende dall’affinità
tra la fase stazionaria e l’analita considerato, dalla quantità di fase
stazionaria contenuta nel tubo, e dalla geometria del tubo stesso.
Una misura del volume di breakthrough può essere effettuata facendo
fluire un gas a contenuto noto dell’analita di interesse attraverso un tubo di
campionamento collegato direttamente ad un rivelatore che ne fornisca la
concentrazione in tempo reale.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 27
Finché il materiale contenuto nel tubo è in grado di trattenere il
componente, la risposta al rivelatore sarà nulla, oltrepassando il volume di
breakthrough la risposta aumenterà fino a raggiungere quella del gas in
ingresso (Figura 1.7).
Figura 1.7 Andamento percentuale tipico della quantità di analita in uscita dal tubo, in funzione del volume di gas che lo attraversa (Vb= volume di breakthrough).
La capacità adsorbente di una fase stazionaria può essere influenzata
dall’umidità, perciò anche il volume di breakthrough dipenderà dall’umidità
relativa del campione e la sua valutazione dovrà essere fatta nelle stesse
condizioni di umidità del campione.
Poiché in pratica un campione gassoso a concentrazione costante non è
sempre facilmente realizzabile, esiste un metodo indiretto per valutare la
capacità adsorbente di un materiale: questo metodo definisce il volume di
ritenzione, cioè il volume di gas di trasporto necessario per eluire una
piccola aliquota di analita iniettato in fase vapore all’interno del tubo,
misurato in corrispondenza del massimo del picco (Figura 1.8).
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 28
Figura 1.8 Andamento percentuale tipico della quantità di analita all’uscita del tubo di campionamento in funzione del volume di eluizione.
In pratica, il tubo di campionamento viene collegato direttamente tra
l’iniettore ed il rivelatore di un gascromatografo. Il volume di ritenzione,
espresso in litri, si ottiene moltiplicando il tempo di ritenzione del picco, in
minuti, per il flusso del gas di trasporto, in l/min.
Poiché, generalmente, l’eluizione a temperatura ambiente avviene in
tempi particolarmente lunghi, è possibile eseguire più misure con
temperature scelte in modo tale che il tempo di ritenzione vari tra 2 e 20
min, ed estrapolare il tempo di ritenzione alla temperatura di 20 °C.
I valori di volume di breakthrough calcolati nei due modi non sempre
coincidono. Il valore più affidabile è quello calcolato dal metodo diretto
anche se il metodo cromatografico dà comunque un’indicazione
sufficientemente affidabile della capacità di un tubo di adsorbimento.
Poiché la quantità di analita nel campione, e quindi il volume di
breakthrough, possono variare anche in modo significativo, è opportuno
considerare come volume massimo effettivamente campionabile (Safe
Sampling Volume, SSV), il 70% del volume di breakthrough o il 50% del
volume di ritenzione.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 29
In letteratura sono disponibili i valori di SSV per diversi materiali
adsorbenti e i più comuni solventi organici volatili, per lo più determinati
con il metodo cromatografico. Il valore di SSV è espresso in litri o litri/g di
materiale adsorbente.
Recupero degli analiti dalla fase stazionaria Una volta effettuato il campionamento, il recupero degli analiti dalla fase
adsorbente può avvenire mediante estrazione con una piccola quantità di
solvente organico, oppure tramite un riscaldamento di questa, sotto flusso
di gas inerte.
L’assenza di solventi permette di rilevare i composti più volatili,
normalmente eluiti insieme al solvente, inoltre elimina i costi di acquisto e
smaltimento dei solventi.
1.4 Desorbimento termico
Il desorbimento termico consiste nel desorbire i componenti volatili legati
alla fase stazionaria per mezzo di un repentino riscaldamento e nel
trasferirli direttamente in testa ad una colonna cromatografica, utilizzando
un flusso di gas inerte (tecnica definita “a singolo stadio”, Figura 1.9).
Figura 1.9 Trasferimento degli analiti desorbiti dal tubo direttamente nella colonna cromatografica, tecnica definita “a singolo stadio”
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 30
Benché il tubo di campionamento sia sottoposto ad un riscaldamento
veloce il desorbimento degli analiti intrappolati non è mai altrettanto
immediato così nel trasferimento alla colonna cromatografica si può
verificare un allargamento del segnale cromatografico, con perdita di
efficienza nella separazione dei picchi.
Nei sistemi denominati “a doppio stadio” gli analiti desorbiti dal tubo di
campionamento vengono criofocalizzati in una seconda trappola
impaccata di volume interno ridotto che permette un desorbimento più
rapido ed un trasferimento in colonna con volumi di gas di trasporto più
ridotti.
Per garantire un trasferimento quantitativo degli analiti dal tubo di
campionamento alla trappola di focalizzazione è possibile raffreddare
quest’ultima mediante una cella Peltier (Figura 1.10).
Figura 1.10 Sistema di trasferimento a “doppio stadio” basato sull’impiego di una trappola con materiale adsorbente, raffreddata mediante una cella Peltier.
In alternativa, è possibile focalizzare gli analiti desorbiti dal tubo di
campionamento direttamente in un tratto di colonna capillare mantenuto
ad una temperatura di almeno 100-150 °C inferiore alla temperatura di
ebollizione del componente più volatile che si vuol intrappolare (Figura
1.11).
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 31
Figura 1.11 Sistema di trasferimento a “doppio stadio” basato sull’impiego di un capillare mantenuto a bassa temperatura.
Questo sistema richiede l’impiego di fluidi criogenici e, se non è dotato di
un idoneo controllo di temperatura, è facilmente soggetto alla formazione
di ghiaccio con conseguente blocco del flusso di trasferimento.
L’ottimizzazione dei parametri operativi del sistema di desorbimento deve
raggiungere i seguenti obiettivi:
1. Desorbire completamente gli analiti di interesse dal tubo di
campionamento;
2. Trattenere quantitativamente i composti desorbiti nella trappola di
focalizzazione;
3. Trasferire quantitativamente gli analiti in colonna utilizzando il minor
volume di gas eluente.
I parametri da ottimizzare per raggiungere questi obiettivi analitici sono:
Materiale di riempimento della trappola;
Temperatura di desorbimento del tubo, temperatura di
focalizzazione e desorbimento della trappola;
Tempi e flussi di desorbimento dal tubo e dalla trappola.
Poiché la trappola può operare a temperature inferiori alla temperatura
ambiente e poiché il volume di gas che la attraversa è minore rispetto a
quello che attraversa i tubi di adsorbimento, essa può essere riempita con
un materiale con capacità di ritenzione inferiore a quello utilizzato nel tubo
e con quantità di materiale di riempimento inferiori.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 32
Il desorbimento della trappola avviene in controcorrente per cui è possibile
utilizzare trappole multistrato per campioni con un ampio intervallo di punti
di ebollizione.
E’ necessario selezionare la temperatura di riscaldamento del tubo di
campionamento in modo da desorbire completamente i componenti di
interesse senza però rischiare la loro decomposizione termica.
È comunque sconsigliabile desorbire ad una temperatura prossima alla
temperatura massima indicata per il tubo di campionamento onde evitare
la degradazione del materiale adsorbente ed il conseguente rilascio di
sostanze interferenti.
Durante la fase di focalizzazione la trappola interna al desorbitore può
essere raffreddata mediante effetto Peltier fino a -40 °C, temperatura che
permette di trattenere la maggior parte dei composti di interesse.
Purtroppo, nel caso in cui il campione abbia un elevato contenuto di acqua
occorre mantenere la trappola di focalizzazione sopra gli 0 °C per evitarne
l’occlusione per formazione di ghiaccio.
Anche per la trappola di focalizzazione, la temperatura durante la fase di
desorbimento deve garantire il recupero quantitativo dei componenti
focalizzati ed anche in questo caso sarà limitata dalla massima
temperatura di utilizzo del materiale adsorbente.
Il tempo di desorbimento, sia per il tubo di campionamento che per la
trappola di focalizzazione, deve essere tale da garantire l’estrazione totale
dei componenti di interesse e generalmente varia tra 15 e 30 minuti, in
funzione del flusso di gas di trasporto e della temperatura di
desorbimento.
Il flusso del gas di trasporto durante la fase di desorbimento degli analiti
dal tubo di campionamento deve essere ottimizzato anche rispetto alle
caratteristiche della trappola di focalizzazione. Flussi troppo bassi
possono limitare l’estrazione ed allungare il tempo di desorbimento. Flussi
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 33
eccessivamente alti possono rendere difficoltosa la ritenzione dei
componenti nella trappola di focalizzazione. Normalmente si utilizzano
flussi di 30-50 ml/min anche se l’uso di flussi più elevati è consigliato per il
desorbimento di composti termolabili.
Durante la fase di trasferimento dalla trappola alla colonna cromatografica,
il flusso di gas di trasporto deve garantire un trasferimento quantitativo ed
il più rapido possibile dei componenti di interesse. Il flusso minimo per
avere un trasferimento compatibile con le colonne capillari è di circa 7-8
ml/min.
Il flusso di gas di trasporto nella trappola è dato dalla somma della portata
in colonna e della portata allo split dell’iniettore. Quindi, quando si
utilizzano colonne capillari ad alta risoluzione (0.25-0.32 mm di diametro
interno) con portate in colonna nell’ordine di 0.5 - 2.0 ml/min, è necessario
regolare lo split ad una portata minima di 5-10 ml/min per garantire un
trasferimento sufficientemente rapido.
L’uso dello split abbassa la sensibilità della tecnica, in quanto riduce la
quantità di campione che entra in colonna. Nel caso in cui tale quantità sia
particolarmente bassa è possibile operare in modalità splitless, se si
utilizzano colonne semicapillari con diametro interno pari a 0.53 mm o
colonne impaccate che normalmente operano con portate di gas di
trasporto superiori a 8-10 ml/min.
Uno dei principali campi di applicazione del desorbimento termico è quello
dell’analisi ambientale per la determinazione degli inquinanti organici
volatili e semivolatili nell’atmosfera [22,25], negli ambienti di lavoro
[21,24,56] e nelle emissioni da materiali per costruzione e prodotti per uso
domestico.
E’ ampiamente utilizzato anche per l’estrazione di sostanze organiche
volatili presenti in matrici che non possono essere iniettate direttamente in
un gascromatografo quali campioni solidi, emulsioni, soluzioni saline, ecc.
Ultimamente, tale tecnica ha trovato applicazione anche nello studio dei
composti organici volatili che si trovano nell’espirato umano, a fini
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 34
diagnostici, oppure per valutare l’eventuale esposizione a sostanze
tossiche, attraverso un’indagine non invasiva [57].
I limiti di applicabilità del desorbimento termico riguardano ovviamente i
composti non analizzabili per gascromatografia, i composti che si
degradano a temperature inferiori a quelle richieste per il loro
desorbimento e i componenti con punto di ebollizione elevato (idrocarburi
superiori al C36, IPA, ecc.).
1.5 Metodologie analitiche per la caratterizzazione chimica dell’espirato
Le metodologie impiegate per l’analisi dell’espirato, descritte in letteratura,
si possono suddividere in due gruppi:
• Metodologie analitiche che prevedono una fase di campionamento
e la successiva analisi dei campioni mediante varie tecniche
strumentali;
• Metodologie analitiche che prevedono l’analisi in tempo reale
direttamente sul paziente mediante l’impiego di strumentazione
dedicata.
Nei metodi indiretti di analisi alla fase di campionamento fanno seguito le
fasi di preconcentrazione e di trasferimento degli analiti nel sistema
strumentale.
La prima fase viene generalmente effettuata mediante tubi di
adsorbimento in cui viene fatto passare un predeterminato volume di
campione (estrazione in fase solida, SPE), oppure mediante la tecnica di
microestrazione in fase solida (SPME) [39,48,51].
In considerazione dell’elevato numero di sostanze presenti nell’espirato
umano e della loro volatilità, la tecnica analitica maggiormente utilizzata
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 35
per la loro identificazione e quantificazione è la gascromatografia,
accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS).
Informazioni sulla composizione dell’espirato possono essere ottenute
anche da misure dirette effettuate mediante varie tecniche di spettrometria
di massa (SIFT, Selected Ion Flow Tube [58,59,60] e PTR-MS, Proton
Transfer Reaction Mass Spectrometry [59,60,61,62,63]). Queste tecniche
consentono di eliminare tutti gli stadi di prelievo e trattamento del
campione e sono potenzialmente in grado di fornire risposte in tempo
reale.
La tecnica SIFT, originariamente sviluppata per la determinazione delle
costanti di velocità di reazioni in fase gassosa, recentemente è stata
applicata anche all’identificazione e alla quantificazione di gas presenti in
tracce in campioni di aria e di espirato.
Una corrente di ioni primari, con un determinato rapporto massa/carica (ad
esempio H3O+), è generata da una sorgente ionica. Il fascio di ioni primari
è indirizzato all’interno di un tubo, contenente un flusso di gas di trasporto
inerte (ad esempio He) per mezzo di un filtro di massa a quadrupolo.
Il campione gassoso è introdotto all’interno del tubo ed entra in contatto
con il fascio di ioni primari, la collisione tra le molecole provoca un
trasferimento di un protone dagli ioni primari a ciascuna molecola di
analita, che si carica positivamente e non subisce alcuna frammentazione.
Alla fine del tubo i vari ioni prodotti, formatisi dalla protonazione dei diversi
analiti, sono separati tra loro e dal fascio di ioni primari in base al rapporto
massa/carica, attraverso un altro filtro di massa a quadrupolo.
Successivamente sia gli ioni prodotti che quelli primari, rivelati e contati,
forniscono come risultato uno spettro di massa.
Lo ione H3O+ è un ottimo donatore di protoni, in quanto la maggior parte
delle sostanze organiche di interesse ha una maggiore affinità protonica
rispetto all’acqua, inoltre non interagisce con il gas di trasporto avendo
invece quest’ultimo una minore affinità protonica rispetto all’acqua.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 36
Quando la concentrazione degli analiti nel campione è molto bassa la
quantità di ioni primari che reagiscono è minima, rispetto al totale e la
quantità di ioni prodotta dall’analita è proporzionale al valore di pressione
parziale nel campione [58,60].
La tecnica PTR-MS si basa fondamentalmente sullo stesso principio della
tecnica SIFT. In Figura 1.12 è riportato uno schema del sistema PTR-MS.
Figura 1.12 Schema del sistema PTR-MS: HC, hollow cathode; SD, drift region; VI, Venturi type inlet.
Una sorgente di ioni esterna produce ioni H3O+ da vapor d’acqua puro che
entrano nel tubo di flusso in cui circola continuamente il campione e sono
soggetti a collisioni non reattive con alcuni dei più comuni componenti
presenti nell’aria (N2, O2, Ar, CO2, …).
Gli ioni H3O+ trasferiscono il loro protone esclusivamente alle molecole di
sostanze organiche volatili (VOC) che hanno un’affinità protonica più alta
di quella dell’acqua, dando luogo alla reazione esotermica:
H3O+ + VOC → VOCH+ + H2O
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 37
La tecnica PTR-MS si differenzia dalla tecnica SIFT in alcuni accorgimenti
apportati per aumentare la sensibilità del metodo.
Il sistema opera con una sorgente di ioni a catodo cavo che permette di
produrre una elevata densità di ioni primari indirizzandoli nel tubo senza
l’ausilio di un preselezionatore. Inoltre all’interno del tubo viene introdotto
solamente il campione evitando diluizioni dovute alla presenza di un gas di
trasporto. Per effetto delle suddette particolarità si può ottenere un
aumento della sensibilità di due ordini di grandezza rispetto alla tecnica
SIFT [61].
Le due tecniche permettono di effettuare misure frequenti e rapide senza
procedure di preconcentrazione e separazione del campione e di
caratterizzare le sostanze unicamente secondo il loro rapporto
massa/carica; pertanto l’identificazione chimica non è possibile e deve
essere fornita da altre tecniche [60,64,65].
E’ infatti necessario effettuare preventivamente un’analisi qualitativa del
campione incognito, e conoscere così i prodotti ionici che si formano, per
poter quantificare gli analiti presenti nel campione.
In alcuni casi per effettuare un’analisi quantitativa si ricorre alla
separazione gascromatografica poiché possono essere presenti prodotti
ionici di diversi analiti aventi lo stesso rapporto massa/carica oppure si
possono formare complessi o dimeri con massa coincidente con quella dei
prodotti ionici dell’analita [60,61].
Negli ultimi anni sono stati sviluppati spettrometri “a mobilità ionica” (IMS,
Ion Mobility Spectrometry), strumenti ragionevolmente piccoli ed efficaci
per la determinazione di VOCs a livello dei ppbv soprattutto in aria [66,67].
L’analisi con gli spettrometri a mobilità ionica si basa sulla
caratterizzazione delle sostanze chimiche attraverso le mobilità proprie
degli ioni in fase gassosa sotto un elevato campo elettrico.
Tipicamente uno spettrometro a mobilità ionica è costituito da una camera
di ionizzazione con una sorgente di radiazioni β o UV, un iniettore di ioni,
un tubo di flusso di ioni ed un collettore di ioni (piatto di Faraday).
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 38
Il gas di trasporto, tipicamente aria o azoto, trasporta le molecole di analita
in fase vapore nella camera di ionizzazione dove vengono ionizzate
mediante una serie di reazioni ione-molecola. Gli ioni sono poi iniettati nel
tubo di flusso aprendo periodicamente l’otturatore a griglia dell’iniettore e
viaggiano attraverso il tubo di flusso in un campo elettrico costante contro
un flusso di gas neutro verso il collettore di ioni.
Un elevato numero di collisioni tra gli ioni e il gas di flusso previene la
possibilità di avere molecole neutre nel tubo di flusso e di formare
agglomerati.
Gli ioni sono rivelati selettivamente sulla base dei loro unici tempi di flusso
attraverso il tubo di flusso. La mobilità degli ioni degli analiti è determinata
dalla velocità di flusso posseduta dagli ioni nel campo elettrico nella
regione di flusso alla pressione atmosferica e che ha un valore compreso
nel range 100-350 Volt/cm.
Gli spettrometri a mobilità ionica hanno il vantaggio di non richiedere il
vuoto per funzionare e l’aria dell’ambiente può essere utilizzata come gas
di trasporto.
A causa della limitata selettività degli spettrometri, specialmente per la
rivelazione di miscele complesse, risulta necessaria una pre-separazione.
Per questa ragione gli spettrometri a mobilità ionica sono spesso
accoppiati a sistemi gascromatografici standard o multicapillari (GC-IMS)
[59,60,66,67].
Recentemente, per misurare i composti volatili presenti nell’espirato, sono
state sviluppate tecniche spettrofotometriche di analisi potenzialmente più
rapide dei metodi convenzionali.
La spettroscopia laser di assorbimento si basa sulla misura
dell’attenuazione della luce laser dipendente dalla lunghezza d’onda dopo
che questa è passata attraverso il campione gassoso nella cella di
assorbimento. La regione del medio-infrarosso (λ=3-10 µm) è di
particolare interesse per questo scopo dato che le transizioni vibrazionali
fondamentali della maggior parte delle molecole danno origine a forti linee
di assorbimento in questo intervallo spettrale.
Caratterizzazione chimica dell’espirato umano: applicazioni e metodi analitici 39
Uno dei maggiori vantaggi delle tecniche spettroscopiche con sorgenti
laser è la possibilità di effettuare misure dirette in tempo reale dei
componenti presenti in tracce nell’espirato con una sensibilità dell’ordine
di grandezza delle pptv. Inoltre la spettroscopia è in grado di fornire
informazioni sulla concentrazione degli analiti presenti nel campione
durante le varie fasi di espirazione, diversamente dalle altre tecniche di
analisi che forniscono informazioni integrate sulla completa fase
espiratoria [59,68].
Accanto alle tecniche analitiche tradizionali, negli ultimi anni si stanno
inoltre sviluppando tecniche strumentali innovative basate sull’impiego di
sensori [6,13,63,69].
Ad esempio, sono stati realizzati dei biosensori per l’analisi di etanolo ed
acetaldeide nell’aria espirata, immobilizzando su degli elettrodi gli enzimi
alcol ossidasi (AOD) e aldeide deidrogenasi (ALDH) [70].
Inoltre, i sensori di gas di tipo MOS (ossido metallico semiconduttore)
sembrano rappresentare un valido approccio metodologico all’analisi del
respiro per l’ampia gamma di gas rilevabili, per l’elevata sensibilità, la
rapidità di risposta e la semplicità realizzativa dei dispositivi.
La scarsa selettività del sensore rimane comunque il fattore limitante che
può essere solo in parte superato mediante l’impiego di una matrice (o
array) di sensori non selettivi. L’utilizzo contemporaneo di più sensori e
l’applicazione di un’analisi multivariata permettono di ottenere utili
informazioni sulla composizione chimica del campione, sebbene la
risposta dei sensori dell’array non sia univocamente correlabile alla
concentrazione di un singolo composto (come nel caso classico
dell’analisi chimica), quanto piuttosto alla combinazione di tutte le
sostanze chimiche contenute nel campione [74].
Di recente, sono stati presi in considerazione array di sensori per
applicazioni in campo medico, in particolare per la diagnosi di patologie
quali diabete, cancro al polmone, asma o altre infezioni respiratorie
[31,63,71,75,76,77,79].
CAPITOLO 2
Strumentazione e reagenti
Nel corso delle misure sperimentali effettuate in questo lavoro di tesi è
stato utilizzato un Gascromatografo, Trace GC ultra, interfacciato con un
desorbitore termico, STD 1000, (DANI instruments, Italia) ed uno
spettrometro di massa quadrupolare, Trace DSQ, della Thermo Electron
Corporation (USA), ionizzazione ad impatto elettronico ed acquisizione in
TIC “total ion current” o SIM “selected ion monitoring”.
La separazione cromatografica è stata condotta su una colonna capillare
DB-624 Agilent Technologies (diametro interno di 0.25 mm, spessore del
film 1.4 µm, lunghezza 60 m), con fase stazionaria costituita dal 6% di
cianopropilfenilsilossano e il restante 94% da dimetilpolisilossano; gas di
trasporto: elio Grado 6.0 IP, fornito dalla ditta RIVOIRA (Italia).
In Tabella 2.1 è riportato il programma di temperatura utilizzato per
l’analisi gascromatografica:
Tabella 2.1 Programma di temperatura utilizzato per l’analisi gascromatografica di campioni di espirato.
Programma di temperatura del forno
35 °C (10 min), 4 °C/min fino a 200 °C (0 min), 20 °C/min fino a 250 °C (10 min)
Iniettore Split
Temperatura Iniettore 200 °C
Flusso Split 14 ml/min
Rapporto Split 6
Flusso He Costante a 2.4 ml/min
Il desorbitore termico STD 1000 è dotato di una trappola di focalizzazione,
montata al suo interno, impaccata con 70 mg di Tenax GR. Il
Strumentazione e reagenti 41
termodesorbitore può operare nelle modalità Analysis, Conditioning e Trap
Routine.
Il ciclo completo di desorbimento a doppio stadio è stato effettuato nella
modalità operativa Analysis. In particolare, il tubo, dopo una prova di
tenuta a freddo, era riscaldato per un tempo prestabilito (desorbimento
primario, Figura 2.1). Contemporaneamente, un flusso di gas inerte
trasferiva i componenti desorbiti nella trappola interna contenente una
fase stazionaria opportunamente scelta, mantenuta a bassa temperatura,
dove questi venivano rifocalizzati.
Figura 2.1 Configurazione “Analysis” del termodesorbitore: desorbimento primario e trasferimento degli analiti dal tubo alla trappola.
Nella fase successiva, la trappola era riscaldata molto rapidamente per la
durata prevista nel metodo ed i composti erano trasferiti dal gas di
trasporto nella colonna cromatografica (Figura 2.2).
EV elettrovalvola, V valvola a sei vie, DCP pressostato , FM flussimetro, PM manometro
EV chiusa EV aperta
Strumentazione e reagenti 42
Nello stesso momento il campionatore inviava un segnale di start al
gascromatografo per dare inizio all’analisi cromatografica.
Figura 2.2 Configurazione “Analysis” del termodesorbitore: desorbimento degli analiti dalla trappola di criofocalizzazione e trasferimento nella colonna cromatografica.
Al termine di questa fase lo strumento si riportava nelle condizioni iniziali
ed era pronto per analizzare il tubo successivo.
Il sistema è stato utilizzato anche per condizionare e pulire sia il tubo di
adsorbimento che la trappola di focalizzazione. Infatti, in modalità
Conditioning, i tubi di adsorbimento erano riscaldati ad una temperatura
prefissata (più alta di quella usata per il desorbimento degli analiti) e per
un tempo prestabilito in presenza di un flusso di gas ausiliario (Figura 2.3).
Questa operazione permetteva di eliminare eventuali impurezze dal tubo
prima del suo utilizzo per il campionamento.
EV elettrovalvola, V valvola a sei vie, DCP pressostato , FM flussimetro, PM manometro
EV chiusa EV aperta
Strumentazione e reagenti 43
Figura 2.3 Configurazione “Conditioning” del termodesorbitore: condizionamento del tubo per eliminare eventuali impurezze.
Infine nella modalità operativa Trap Routine, la trappola era prima
sottoposta ad una prova di tenuta e successivamente riscaldata ad una
temperatura prefissata e per un tempo prestabilito in presenza di un flusso
di gas ausiliario per eliminare eventuali impurezze (Figura 2.4).
EV elettrovalvola, V valvola a sei vie, DCP pressostato , FM flussimetro, PM manometro
EV apertaEV chiusa
Strumentazione e reagenti 44
Figura 2.4 Configurazione “Trap Routine” del termodesorbitore: condizionamento e pulizia della trappola.
Le analisi sono state eseguite nelle condizioni sperimentali riportate nelle
tabelle 2.2, 2.3 e 2.4.
Tabella 2.2 Modalità “Analysis”
Temperature [°C] Tempi [min] Pressioni [KPa] Flussi [ml/min]
Desorb.Tubo 250 Desorb.Tubo 5 Aux gas Press. 72
Valvola 200 Desorb.Trap 5 Aux gas Flow 35
Adsorb.Trap 5
Desorb.Trap 250
Transfer line 200
EV elettrovalvola, V valvola a sei vie, DCP pressostato , FM flussimetro, PM manometro
EV chiusa EV aperta
Strumentazione e reagenti 45
Tabella 2.3 Modalità “Conditioning”
Temperature [°C] Tempi [min] Pressioni [KPa]
Flussi [ml/min]
Desorb.Tubo 310 Desorb.Tubo 30 Aux gas Press. 110
Valvola 200 Desorb.Trap / Aux gas Flow 60
Transfer line 200
Tabella 2.4 Modalità “Trap Routine”
Temperature [°C] Tempi [min] Pressioni [KPa]
Flussi [ml/min]
Desorb.Trap 300 Desorb.Tubo / Aux gas Press. 110
Valvola 200 Desorb.Trap 30 Aux gas Flow 60
Transfer line 200
I tubi di adsorbimento sono stati forniti dalla Supelco, ed erano impaccati
con le seguenti fasi stazionarie:
250 mg di TenaxGR, una miscela composta dal 70% di Tenax TA
(resina polimerica porosa a base di 2,6-difenil-p-fenilossido) e dal
30% di grafite;
90 mg di CarbopackY, 115 mg di CarbopackB (carboni grafitati) e
150 mg di Carboxen1003 (setacci molecolari).
La fase in TenaxGR presenta un alto volume di breakthrough per molti
composti organici volatili (da C6 in su per idrocarburi e da C3-C4 in su per
composti polari), una bassa affinità per l’acqua e resiste fino a
temperature di desorbimento di 300 °C.
Tali proprietà la rendono un adsorbente ideale per l’intrappolamento di
sostanze volatili contenute in campioni gassosi con elevata umidità
relativa, come ad esempio l’espirato umano.
Strumentazione e reagenti 46
Nei tubi di adsorbimento a tre fasi i materiali sono posti in serie in ordine
crescente di costante di ripartizione (Figura 2.5). Durante il desorbimento,
il gas di trasporto veniva fatto fluire in direzione contraria al flusso di
campionamento; in questo modo, i composti che durante la fase di
campionamento erano stati trattenuti dal primo strato di fase stazionaria,
durante il desorbimento non venivano a contatto con le altre fasi che li
avrebbero ritenuti in modo così forte da richiedere tempi troppo lunghi di
eluizione o temperature troppo elevate di desorbimento.
Figura 2.5 Tubo di campionamento impaccato con tre fasi stazionarie, a diverso fattore di ritenzione.
Nei tubi multistrato, la combinazione di più materiali adsorbenti consente
di effettuare uno screening di un ampio spettro di composti organici volatili
con caratteristiche chimico-fisiche anche molto diverse (volatilità, polarità,
ecc.), come ad esempio quelli contenuti nell’espirato umano.
Queste tre fasi resistono a temperature di desorbimento di 400 °C.
I carboni grafitati sono materiali idrofobici e adatti per ritenere composti
con massa molecolare medio-alta mentre i setacci molecolari sono adatti
per analiti a basso peso molecolare.
Direzione del Flusso di desorbimento
Direzione del Flusso di Campionamento
Lana di vetro silanizzata
Strumentazione e reagenti 47
Sono stati, inoltre, impiegati una pompa a membrana per gas NMP 50
della KNF ITALIA (Italia), utilizzata per il trasferimento del campione dalla
sacca di prelievo ai tubi di adsorbimento, ed un flussimetro digitale a bolla
di sapone della Humonic Inc (USA).
Infine, per quanto riguarda le sacche di campionamento, sono stati
utilizzati i seguenti materiali:
Nalophan: film di polietilentereftalato (PET) dello spessore di 20
µm.
Tedlar: film di polivinilfluoruro (PVF) di spessore compreso tra 10 e
50 µm.
Multistrato (Cali-5-Bond): cinque strati di diverso materiale
assemblati per formare un unico materiale flessibile di 140 µm di
spessore.
Le sacche di campionamento in Nalophan erano confezionate al momento
del loro impiego da un rotolo di Nalophan (PET) fornito dalla Tillmanns
S.p.a. (Milano), un’estremità era chiusa con delle fascette, mentre
nell’altra era inserito un tubo di acciaio, necessario per collegare la sacca
al tubo di adsorbimento.
Le sacche di campionamento in Tedlar sono state fornite dalla SKC (USA)
e quelle Multistrato (Cali-5-Bond) dalla Alltech (Italia).
Pentano, isoprene, acetone, dimetilsolfuro, solfuro di carbonio,
isopropanolo, 2-metilpentano, esano, 2-butanone, 2-pentanone,
esafluoroisopropanolo, dimetildisolfuro, toluene, esanale, 4-eptanone, 2-
eptanone, eptanale e benzaldeide, sono stati forniti dalla Sigma Aldrich
con una purezza dichiarata superiore al 99.8%.
Soluzioni standard preparate con questi composti sono state utilizzate per
valutare la stabilità nel tempo del campione raccolto nelle sacche di
campionamento e per verificare le prestazioni dei tubi di adsorbimento.
Strumentazione e reagenti 48
Acetone-D6, isopropanolo-D8 e toluene-D8, deuterati al 99.8%, sono stati
forniti dalla ARMAR Chemicals (Svizzera) e sono stati utilizzati come
standard interni per la normalizzazione delle aree dei segnali dei
cromatogrammi.
Lo standard interno è stato preparato iniettando 5 µl dei tre composti
marcati puri in un pallone da 2 litri, termostatato a 40 °C. L’utilizzo di un
agitatore magnetico ha permesso di ottenere una miscela gassosa
omogenea. Durante il trasferimento del campione nel tubo di
adsorbimento, attraverso un setto, venivano iniettati 200 µl di miscela
gassosa dello standard interno contenenti rispettivamente 435 ng di
acetone-D6, 445 ng di isopropanolo-D8 e 470 ng di toluene-D8.
CAPITOLO 3
Parte sperimentale
3.1 Metodo di campionamento e preconcentrazione degli analiti
Il campionamento di espirato o di aria è stato effettuato mediante una
sacca di materiale opportuno. Prima della preconcentrazione degli analiti
nel tubo di adsorbimento, la sacca è stata riscaldata a 40 °C per 5-10
minuti per eliminare l’eventuale condensa. La sacca è stata poi collegata
al sistema di preconcentrazione per il trasferimento del campione nel tubo
di adsorbimento. L’intera apparecchiatura è schematizzata in figura 3.1.
Utilizzando una pompa con un flusso di aspirazione di 100 ml/min, un
volume noto di campione (0.5 l) è stato fatto passare in un tubo di
adsorbimento riempito con una fase stazionaria (TenaxGR: 70% 2,6-
difenil-p-fenilossido e 30% grafite) capace di trattenere gli analiti di
interesse.
Figura 3.1 Schema del sistema di trasferimento dell’espirato dalla sacca ai tubi di adsorbimento.
SACCA di campionamento
Cartuccia di Na2SO4
Setto per iniezione dello standard interno
TUBO DI ADSORBIMENTO
Pompa
Flussimetro
Termostato 40 °C
Parte sperimentale 50
Tra la sacca e il tubo di adsorbimento, è stata posta una cartuccia di
disidratante (Na2SO4 anidro) per trattenere l’umidità presente nel
campione, ed un setto attraverso il quale sono stati iniettati 200 µl di
standard interno (miscela gassosa contenente acetone-D6, isopropanolo-
D8 e toluene-D8, preparata come descritto nel Capitolo 2) necessario per
la normalizzazione delle aree dei vari segnali di interesse.
3.2 Controllo di qualità dei dati analitici
Nel corso delle misure e’ stato effettuato un controllo giornaliero dei valori
dell’area dell’acetone-D6, dell’isopropanolo-D8 e del toluene-D8 riportando
in grafico l’area media giornaliera e confrontandola con l’area media totale
e i limiti di attenzione (± sd) e i limiti di controllo (± 2 sd).
Nella tabella 3.1 e nei grafici 3.2, 3.3 e 3.4, sono riportati i valori del
controllo giornaliero dell’area dei tre composti deuterati riferiti alle misure
effettuate utilizzando una stessa miscela di standard interno.
Tabella 3.1 Valore medio, deviazione standard e coefficiente di variazione
(CV%) delle aree dei segnali di acetone, alcol isopropilico e toluene deuterati, relativi alle misure effettuate utilizzando una stessa miscela di standard interno.
Acetone-D6 Isopropanolo-D8 Toluene-D8
Media totale area 2.7E+07 8.7E+07 1.5E+08
SD 0.3E+06 0.9E+07 0.2E+08
CV % 11 % 10 % 13 %
Parte sperimentale 51
29-M
ar-0
6
30-M
ar-0
6
31-M
ar-0
6
3-Ap
r-06
6-Ap
r-06
20-A
pr-0
6
21-A
pr-0
6
24-A
pr-0
6
26-A
pr-0
6
27-A
pr-0
6
28-A
pr-0
6
2-M
ay-0
6
4-M
ay-0
6
5-M
ay-0
6
8-M
ay-0
6
11-M
ay-0
6
12-M
ay-0
6
15-M
ay-0
6
16-M
ay-0
6
23-M
ay-0
6
29-M
ay-0
6
1,5x107
2,0x107
2,5x107
3,0x107
3,5x107
4,0x107
B
B
A
Area
med
ia d
el s
egna
le (u
.a.)
Giorni
ACETONE-D6
A
Figura 3.2 Valore dell’area media giornaliera del segnale dell’acetone-D6, relativo alle misure effettuate utilizzando una stessa miscela di standard interno. Il valore di riferimento è l’area media calcolata su tutte le misure effettuate (linea tratteggiata), ± sd (A) e ± 2 sd (B) (sd = deviazione standard).
29-M
ar-0
6
30-M
ar-0
6
31-M
ar-0
6
3-A
pr-0
6
6-A
pr-0
6
20-A
pr-0
6
21-A
pr-0
6
24-A
pr-0
6
26-A
pr-0
6
27-A
pr-0
6
28-A
pr-0
6
2-M
ay-0
6
4-M
ay-0
6
5-M
ay-0
6
8-M
ay-0
6
11-M
ay-0
6
12-M
ay-0
6
15-M
ay-0
6
16-M
ay-0
6
23-M
ay-0
6
29-M
ay-0
6
4,0x107
6,0x107
8,0x107
1,0x108
1,2x108
1,4x108
B
BA
Area
med
ia d
el s
egna
le (u
.a.)
Giorni
ISOPROPANOLO-D8
A
Figura 3.3 Valore dell’area media giornaliera del segnale dell’isopropanolo-D8, relativo alle misure effettuate utilizzando una stessa miscela di standard interno. Il valore di riferimento è l’area media calcolata su tutte le misure effettuate (linea tratteggiata), ± sd (A) e ± 2 sd (B) (sd = deviazione standard).
Parte sperimentale 52
29-M
ar-0
6
30-M
ar-0
6
31-M
ar-0
6
3-Ap
r-06
6-Ap
r-06
20-A
pr-0
6
21-A
pr-0
6
24-A
pr-0
6
26-A
pr-0
6
27-A
pr-0
6
28-A
pr-0
6
2-M
ay-0
6
4-M
ay-0
6
5-M
ay-0
6
8-M
ay-0
6
11-M
ay-0
6
12-M
ay-0
6
15-M
ay-0
6
16-M
ay-0
6
23-M
ay-0
6
29-M
ay-0
6
8,0x107
1,0x108
1,2x108
1,4x108
1,6x108
1,8x108
2,0x108
2,2x108
B
B
A
Area
med
ia d
el s
egna
le (u
.a.)
Giorni
TOLUENE-D8
A
Figura 3.4 Valore dell’area media giornaliera del segnale del toluene-D8, relativo alle misure effettuate utilizzando una stessa miscela di standard interno. Il valore di riferimento è l’area media calcolata su tutte le misure effettuate (linea tratteggiata), ± sd (A) e ± 2 sd (B).
Come si può osservare dai grafici, nel corso delle misure, solo in pochi
casi si è riscontrata una variazione delle aree dei tre composti deuterati
che andava al di fuori dei limiti di attenzione (A) e, solo in un caso per
l’acetone-D6 e due casi per il toluene-D8, appena al di fuori dei limiti di
controllo (B).
3.3 Selezione del materiale delle sacche di campionamento
In un precedente lavoro di tesi, sono state confrontate le prestazioni di tre
diversi materiali da utilizzare per le sacche di campionamento
dell’espirato:
Nalophan: film di polietilentereftalato (PET) dello spessore di 20
µm;
Parte sperimentale 53
Tedlar: film di polivinilfluoruro (PVF) di spessore compreso tra 10 e
50 µm;
Multistrato (Cali-5-Bond): cinque strati di diverso materiale
(dall’interno verso l’esterno: polietilene ad alta densità, poliammide,
foglio di alluminio, polivinilidencloruro e poliestere) assemblati per
formare un unico materiale flessibile di 140 µm di spessore.
Al fine di valutare in modo più approfondito l’eventuale rilascio di composti
chimici da parte del materiale delle sacche e la stabilità chimica dei vari
composti d’interesse, è stato condotto uno studio dettagliato sui tre
materiali sopracitati.
Le prove di rilascio sono state effettuate riempiendo le sacche con aria
pura per circa l’80% della loro capacità (6 l per il Nalophan, 2.5 l per il
Tedlar e 10 l per il Cali-5-Bond). L’aria contenuta in ciascuna sacca è stata
analizzata, dopo circa 30 minuti, mediante preconcentrazione degli analiti
su fase stazionaria TenaxGR secondo la procedura descritta nel
Paragrafo 3.1.
In figura 3.5 sono riportati i cromatogrammi relativi ad un campione di aria
pura, addizionato degli standard interni deuterati, contenuto in sacche di
Nalophan, Tedlar e Cali-5-Bond, utilizzate così come erano state fornite
dalle ditte produttrici.
Come si può osservare dai cromatogrammi in figura 3.5, sia il Nalophan
che il Tedlar rilasciano minori quantità di contaminanti rispetto al Cali-5-
Bond. In particolare sono stati identificati i seguenti composti: 2-metil-1,3-
diossolano (RT=17.75), circa 20 ppbv, per il Nalophan, N,N-
dimetilacetammide (RT=32.99), circa 20 ppbv e fenolo (RT=36.80), circa
80 ppbv, per il Tedlar. Oltre ad essere presenti in concentrazione molto
bassa, tali molecole non sono mai state evidenziate in campioni di
espirato umano; quindi non rappresentano possibili interferenti.
Parte sperimentale 54
Figura 3.5 Cromatogrammi ottenuti mediante GC-MS, modalità TIC, relativi ad un campione di aria pulita contenuto per circa 30 minuti in una sacca di Nalophan (cromatogramma blu), Tedlar (cromatogramma rosso) e Cali-5-Bond (cromatogramma verde).
Tempo (min)
Abbo
ndan
za R
elat
iva
0
5
10
0
5
10
0
5
10
0 5 10 15 20 25 30 35 40
24.608.32
38.91 40.3337.29
34.44
26.50
35.90 17.75
3.18 19.35
24.608.30 36.80
34.44 26.50
40.3338.91
35.64 32.99
3.16
24.60 34.88 8.52 30.7526.5034.44
38.46 33.09 40.33
15.5923.34
29.89 32.95 27.49 41.91
18.2515.28 19.3621.14
10.84 3.17
Acetone-D6
Acetone-D6
Acetone-D6
Isopropanolo-D8
Isopropanolo-D8
Isopropanolo-D8
Toluene-D8
Toluene-D8
Toluene-D8
Parte sperimentale 55
Il rilascio maggiore è stato osservato per il Cali-5-Bond. Tra i composti
rilasciati in maggior quantità si evidenziano acetone (RT=8.52), etilacetato
(RT=15.59), benzene (RT=18.25), 2-etil-3-metil-1-pentene (RT=23.34),
toluene (RT=24.82), 1-metossi-2-propilacetato (RT=30.75), 2,2,4,6,6-
pentametileptano (RT=34.88) e terziarbutossimetilossirano (RT=35.82).
Alcuni di questi composti sono comunemente presenti anche nell’espirato
umano, e quindi rappresentano una forte limitazione all’impiego di questo
materiale.
Ripetendo le analisi dopo un tempo di permanenza di circa 15 ore del
campione di aria nelle sacche, si è osservato che mediamente la quantità
dei composti citati, aumentava di un fattore circa 10 per il Nalophan, circa
5 per il Tedlar e solo dell’11% per il Cali-5-Bond.
E’ stata inoltre valutata la possibilità di ridurre i livelli di contaminanti
rilasciati dalle sacche Cali-5-Bond mediante una serie di cicli di
decontaminazione. L’operazione di decontaminazione, ripetuta per cinque
volte, è stata effettuata cambiando l’aria all’interno della sacca dopo un
suo completo svuotamento.
Figura 3.6 Cromatogrammi ottenuti mediante GC-MS, modalità TIC, relativi ad un campione di aria pulita contenuto in una sacca Cali-5-Bond prima (cromatogramma verde) e dopo decontaminazione (cromatogramma magenta).
Tempo (min) 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Abb
onda
nza
15.59
23.34
23.92
18.25
17.1615.28 19.36 21.14
14.7610.84 19.0922.15
12.52 16.1911.40 10.41 21.52 22.66 14.57 20.1312.91 13.1812.13
23.33
18.2317.1316.63 19.3414.75 22.64 9.62 20.53
Parte sperimentale 56
In figura 3.6 sono riportati i cromatogrammi relativi ad un campione di aria
di purezza controllata raccolto in una sacca Cali-5-Bond prima e dopo
cinque cicli di pulizia. Come si può vedere, i cinque cicli di pulizia hanno
ridotto notevolmente il livello di contaminazione, che per alcuni composti è
risultato maggiore del 90%.
Il passo successivo è stato quello di valutare le prestazioni dei tre materiali
considerati dal punto di vista della stabilità nel tempo del campione
raccolto nelle sacche.
A tal fine è stata utilizzata una miscela standard in fase vapore costituita
dai 18 componenti riportati in tabella 3.2. In questa lista sono stati inclusi
composti chimici con caratteristiche diverse di polarità e volatilità,
abbastanza rappresentativi dei possibili composti presenti nell’espirato e
derivanti sia da processi metabolici (composti endogeni come ad esempio
isoprene, acetone, isopropanolo, ecc.) che da contaminazione dell’aria
ambiente (composti esogeni come ad esempio il toluene).
La miscela standard gassosa è stata preparata a partire da una soluzione
standard madre realizzata ponendo in un vial conico 50 µl di ciascuno dei
composti puri in fase liquida. E’ stato dapprima preparato un campione
della miscela in fase vapore, iniettando 20 µl di miscela standard madre in
fase liquida in un pallone da 2 litri, termostatato a 40 °C in cui sono state
realizzate le concentrazioni teoriche riportate in tabella 3.2 e calcolate
secondo la relazione:
⎟⎠
⎞⎜⎝
⎛ ⋅⋅=
VV
C lρ310
dove ρ è la densità del composto in fase liquida (g/ml), Vl è il volume del
composto in fase liquida iniettato (µl) e V è il volume del pallone (l).
Le sacche in Nalophan e Multistrato sono state riempite con un flusso di
aria di 500 ml/min per un volume totale di 10 litri.
Durante la fase di riempimento delle sacche sono stati iniettati nel flusso di
gas 20 ml di miscela standard in fase vapore prelevati dal pallone da 2 litri.
Parte sperimentale 57
La sacca in Tedlar è stata invece riempita, con lo stesso flusso, fino ad un
volume di 30 litri in cui sono stati introdotti 20 ml di miscela standard in
fase vapore, ottenendo per questa tipologia di sacca un fattore di
diluizione tre volte maggiore rispetto alle altre due tipologie di sacche.
Tabella 3.2 Concentrazione della miscela standard preparata nel pallone da 2 l
e nelle sacche di diverso materiale.
Concentrazione Composto RT m/z pallone [ppb] sacca [ppt] Pentano 6.27 43 313 626 Isoprene 6.98 67 350 700 Acetone 7.77 58 395 790 Dimetilsolfuro 7.97 62 424 847 Solfuro di carbonio 8.27 76 630 1260 Isopropanolo 8.38 45 495 990 2-metilpentano 9.55 43 327 653 Esano 11.67 57 330 659 2-butanone 14.36 43 400 800 2-pentanone 20.01 43 400 800 Esafluoroisopropanolo 21.23 99 809 1618 Dimetildisolfuro 22.59 94 523 1046 Toluene 23.45 91 435 870 Esanale 25.92 44 400 800 4-eptanone 29.73 71 400 800 2-eptanone 30.44 43 400 800 Eptanale 30.67 70 400 800 Benzaldeide 32.69 105 525 1050
Da ciascuna sacca sono stati prelevati 250 ml ad un flusso di 50 ml/min
mediante una pompa aspirante, facendoli passare in un tubo di
adsorbimento con fase stazionaria TenaxGR. I prelievi sono stati effettuati
immediatamente dopo la preparazione della miscela e dopo 3, 6, 24, 48 e
72 ore.
Per poter valutare la riproducibilità delle misure e per normalizzare le aree
dei picchi dei cromatogrammi, durante la fase di trasferimento del
campione direttamente nel tubo di adsorbimento, attraverso il setto sono
stati iniettati nel flusso di aspirazione 50 µl dello standard interno in fase
gassosa contenente isopropanolo-D8 e toluene-D8.
Parte sperimentale 58
Nelle figure 3.7, 3.8 e 3.9 sono riportati, per le tre tipologie di sacche, i
valori medi delle aree dei segnali dei composti presenti nel campione,
normalizzate rispetto al toluene-D8 e al valore medio iniziale, in funzione
del tempo di permanenza all’interno delle sacche.
Parte sperimentale 59
Pent
ano
Isopr
ene
Acet
one
Dim
etils
olfu
roSo
lfuro
di c
arbo
nio
Isop
ropa
nolo
2-m
etilp
enta
no
Esan
o
2-bu
tano
ne
0
20
40
60
80
100
120
140 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hNalophan
2-pe
ntan
one
Esaf
luoro
isopr
opan
oloDi
met
ildiso
lfuro
Tolue
ne
Esan
ale
4-ep
tano
ne
2-ep
tano
ne
Epta
nale
Benz
aldeid
e
0
20
40
60
80
100
120
140 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hNalophan
Figura 3.7 Valore medio delle aree dei segnali dei composti presenti nel campione raccolto nella sacca in Nalophan, normalizzato rispetto al toluene-D8 e al valore medio iniziale.
Parte sperimentale 60
Pent
ano
Isopr
ene
Acet
one
Dim
etils
olfur
oSo
lfuro
di c
arbo
nio
Isopr
opan
olo2-
met
ilpen
tano
Esan
o
2-bu
tano
ne
0
20
40
60
80
100
120 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hTedlar
2-pe
ntan
one
Esaf
luor
oisop
ropa
nolo
Dim
etild
isolfu
ro
Tolue
ne
Esan
ale
4-ep
tano
ne
2-ep
tano
ne
Epta
nale
Benz
aldeid
e
0
20
40
60
80
100
120 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hTedlar
Figura 3.8 Valore medio delle aree dei segnali dei composti presenti nel campione raccolto nella sacca in Tedlar, normalizzato rispetto al toluene-D8 e al valore medio iniziale.
Parte sperimentale 61
Pent
ano
Isopr
ene
Acet
one
Dim
etils
olfu
roSo
lfuro
di c
arbo
nio
Isopr
opan
olo2-
met
ilpen
tano
Esan
o
2-bu
tano
ne
0
20
40
60
80
100
120
140
160 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hCali-5-Bond
2-pe
ntan
one
Esaf
luoro
isopr
opan
oloDi
met
ildiso
lfuro
Tolue
ne
Esan
ale
4-ep
tano
ne
2-ep
tano
ne
Epta
nale
Benz
aldeid
e
0
20
40
60
80
100
120 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hCali-5-Bond
Figura 3.9 Valore medio delle aree dei segnali dei composti presenti nel campione raccolto nella sacca Cali-5-Bond, normalizzato rispetto al toluene-D8 e al valore medio iniziale.
Parte sperimentale 62
Sulla base di questi risultati, ed assumendo che una variazione del ± 10%
sia attribuibile agli errori sperimentali, si possono fare le seguenti
considerazioni:
a) Nalophan
• entro le 24 ore, nessuna variazione apprezzabile;
• entro le 72 ore, soltanto dimetildisolfuro, toluene ed eptanale
hanno evidenziato perdite apprezzabili, intorno al 20%;
• benzaldeide, notevole diminuzione dell’area del segnale in
funzione del tempo di permanenza del campione nella sacca: 20%
dopo 3 ore, 35% dopo 6 ore, 60% dopo 24, 70% dopo 48 ore e
80% dopo 72 ore.
b) Tedlar
• entro le 6 ore, acetone (-20%), isopropanolo (-15%) ed esanale (-
25%) presentano variazioni significative anche se contenute che si
mantengono circa costanti nelle ore successive;
• entro le 24 ore, il toluene (-20%) presenta una variazione
significativa anche se contenuta che si mantiene costante nelle
ore successive;
• entro le 48-72 ore, l’esafluoroisopropanolo presenta perdite del
30%;
• benzaldeide, presenta perdite pari al 25% dopo 6 ore, 50% dopo
24 ore e 60-70% dopo 48-72 ore. c) Cali-5-Bond
• entro le 24 ore, variazioni poco significative ad eccezione
dell’acetone;
• entro le 48-72 ore, esanale, eptanale (-15%) e benzaldeide (-25%)
presentano variazioni significative anche se contenute. Solfuro di
carbonio ed esafluoroisopropanolo presentano perdite del 30%;
• acetone, aumento dell’area del segnale del 20% dopo 24 e 48 ore
e del 40% dopo 72 ore, probabilmente dovuto ad un rilascio da
parte del materiale costituente la sacca.
Parte sperimentale 63
Nel caso del Tedlar e del Nalophan la diminuzione di alcuni composti è
probabilmente dovuta a processi di diffusione attraverso le pareti delle
sacche; mentre nel caso del Cali-5-Bond le variazioni sembrano essere
legate soprattutto a fenomeni di adsorbimento sulle pareti.
Tuttavia la bassa contaminazione di fondo e i costi estremamente ridotti
che consentono il monouso senza dover effettuare cicli di pulizia delle
sacche in Nalophan, hanno confermato come ottimale la scelta di questo
tipo di materiale per il campionamento dell’espirato umano.
Pertanto, il campionamento dell’espirato è stato effettuato mediante
sacche di Nalophan (PET) del volume di circa 10 litri, preparate al
momento dell’impiego da un rotolo di Nalophan. Un’estremità era chiusa
con delle fascette, mentre nell’altra era inserito un tubo di acciaio,
necessario per collegare la sacca, nella fase di campionamento, ad una
valvola di non ritorno ed un boccaglio sterile e, successivamente, al tubo
di adsorbimento (Figura 3.10).
Figura 3.10 Sistema di campionamento dell’espirato
Valvola di non ritorno
Boccaglio sterile
Sacca di Nalophan (PET)
Parte sperimentale 64
3.3.1 Calcolo della concentrazione
Per determinare le concentrazioni sperimentali dei vari composti
costituenti il campione e poter confrontare queste ultime con quelle
teoriche, nel corso delle misure di stabilità nel tempo, sono stati calcolati i
fattori di risposta (K) dei vari composti rispetto al toluene-D8 secondo la
relazione:
iD
DiCA
CAK
⋅⋅
=8
8
dove Ai e Ci sono rispettivamente l’area del picco cromatografico (u.a.) e
la concentrazione teorica (ng assoluti campionati sul tubo) dell’i-esimo
composto e AD8 e CD8 sono rispettivamente l’area del picco cromatografico
(u.a.) e la concentrazione teorica (ng assoluti campionati sul tubo) dello
standard interno aggiunto (toluene-D8).
Le aree Ai e AD8 sono relative alle analisi effettuate iniettando, attraverso il
setto, nel flusso di aspirazione 250 µl della miscela dei 18 composti in fase
vapore e 50 µl dello standard interno in fase gassosa contenente
isopropanolo-D8 e toluene-D8 durante la preconcentrazione di 250 ml di
aria sui tubi di adsorbimento con fase stazionaria TenaxGR.
Utilizzando i fattori di risposta (K), per ogni campione di miscela standard
in fase vapore, preparato nelle sacche di diverso materiale, sono state
determinate le concentrazioni sperimentali dei vari composti secondo la
relazione:
VKACA
CD
Disperi
1
8
8 ⋅⋅
⋅=
dove Ai è l’area del picco cromatografico (u.a.) del generico composto, AD8
e CD8 sono rispettivamente l’area del picco cromatografico (u.a.) e la
concentrazione teorica (ng assoluti campionati sul tubo) dello standard
Parte sperimentale 65
interno aggiunto (toluene-D8), K è il fattore di risposta e V è il volume
campionato (l).
Le concentrazioni sperimentali sono state determinate anche mediante
curva di taratura costruita per ogni composto presente nel campione.
Per questo, durante la fase di preconcentrazione di 250 ml di aria
direttamente nel tubo di adsorbimento con fase stazionaria TenaxGR,
sono stati iniettati, attraverso il setto nel flusso di aspirazione, volumi noti
di miscela standard in fase vapore prelevati dal pallone da 2 litri. In tale
flusso sono stati iniettati, attraverso il setto, anche 50 µl dello standard
interno in fase gassosa contenente isopropanolo-D8 e toluene-D8.
Le curve di taratura sono state costruite riportando in grafico i valori delle
aree dei picchi cromatografici di ciascun composto normalizzate rispetto
allo standard interno in funzione delle concentrazioni note del composto.
Tabella 3.3 Concentrazioni teoriche e sperimentali della miscela standard
preparata nella sacca di Nalophan.
Concentrazione sperimentale [ppt] Composto Concentrazione
teorica [ppt] Fatt. risp. Taratura
Pentano 626 618 661 Isoprene 700 768 782 Acetone 790 760 875 Dimetilsolfuro 847 931 1072 Solfuro di carbonio 1260 1317 1228 Isopropanolo 990 906 940 2-metilpentano 653 629 689 Esano 659 637 761 2-butanone 800 799 833 2-pentanone 800 800 819 Esafluoroisopropanolo 1618 1821 1166 Dimetildisolfuro 1046 1147 1699 Toluene 870 963 1031 Esanale 800 712 771 4-eptanone 800 863 850 2-eptanone 800 797 771 Eptanale 800 837 801 Benzaldeide 1050 999 655
Parte sperimentale 66
Per ogni campione di miscela standard in fase vapore diluita, preparato
nelle sacche di diverso materiale, sono state ricavate le concentrazioni dei
vari composti mediante confronto con la rispettiva curva di taratura a
partire dai valori delle aree dei segnali di ciascun composto normalizzate
rispetto allo standard interno.
In tabella 3.3 sono riportate, per il campione di miscela standard preparato
nella sacca in Nalophan, le concentrazioni teoriche e quelle sperimentali
calcolate con i metodi sopra descritti.
Sulla base dei risultati ottenuti, si può affermare che il metodo basato sui
fattori di risposta è quello che consente di ottenere i risultati più
soddisfacenti.
In pratica, le concentrazioni sperimentali di tutti i composti considerati
sono in ottimo accordo con i valori teorici entro ± 10%. Mentre utilizzando
le curve di taratura sono state riscontrate differenze significative per
dimetilsolfuro (+27%), esafluoroisopropanolo (-28%), dimetildisolfuro
(+62%), toluene (+19%) e benzaldeide (-38%).
3.4 Verifica delle prestazioni dei tubi di adsorbimento
Per verificare le prestazioni dei tubi di adsorbimento impaccati con diversi
tipi di fasi stazionarie, sono state eseguite misure sistematiche utilizzando
miscele gassose a concentrazione nota.
La miscela standard di gas è stata preparata a partire da una soluzione
standard madre in fase liquida realizzata per miscelazione di 100 µl dei
composti puri in fase liquida riportati in tabella 3.4. Al fine di semplificare la
parte sperimentale, in queste misure è stato utilizzato un numero ridotto di
composti, includendo un alcol (isopropanolo), due chetoni (acetone,
metiletilchetone), un alcano (esano), un contaminante (toluene) e anche il
dimetildisolfuro, implicato nelle patologie del fegato.
Parte sperimentale 67
Per valutare la quantità massima di analiti trattenuti nei tubi di
adsorbimento, sono state preparate miscele gassose (ST1) a
concentrazione nota vaporizzando un volume di 20 µl della miscela
standard sopra descritta in un pallone da 2 litri; durante l’operazione di
miscelazione il pallone è stato termostatato a 40 °C.
5 ml della miscela gassosa ST1 sono stati iniettati nelle sacche di
Nalophan durante la fase di riempimento con aria pura. Il riempimento
delle sacche è stato effettuato con un flusso pari a 500 ml/min per un
tempo di 30 min.
La tabella 3.4 riporta le concentrazioni dei vari composti nella miscela ST1
e le concentrazioni finali nelle sacche di campionamento.
Tabella 3.4 Concentrazione della miscela standard preparata nel pallone da 2 l
e nella sacca di Nalophan.
Concentrazione Composto ST1 [ppmv] sacca [ppbv] Acetone 305 102 Isopropanolo 370 123 Esano 172 57 Metiletilchetone 249 83 Dimetildisolfuro 253 84 Toluene 211 70
In considerazione dell’elevato contenuto di umidità nei campioni di
espirato umano, e dell’effetto negativo della presenza dell’acqua sulla resa
di trattenimento degli analiti nel tubo di adsorbimento, le prove sono state
effettuate utilizzando un sistema di preconcentrazione in cui il tubo di
adsorbimento era preceduto da una cartuccia contenente un agente
disidratante. In particolare, volumi crescenti (0.25 l, 0.5 l e 1 l) di miscela
contenuta nella sacca sono stati fatti passare nel tubo di adsorbimento ad
un flusso di 100 ml/min.
Le prove sono state effettuate utilizzando tubi impaccati con TenaxGR e
tubi contenenti tre fasi (CarbopackY-CarbopackB-Carboxen1003). Inoltre
sono stati utilizzati solfato di sodio anidro e perclorato di magnesio come
agenti disidratanti.
Parte sperimentale 68
Le analisi sono state condotte nelle condizioni sperimentali riportate
nella tabella 3.5.
Tabella 3.5 Parametri operativi del desorbitore termico durante le fasi di
desorbimento e trasferimento in colonna.
Fasi stazionarie
TenaxGR CarbopackY-CarbopackB-Carboxen1003
Desorb.Tubo 250 330 Adsorb.Trap 5 -10 Temperature
[°C] Desorb.Trap 250 250 Desorb.Tubo 5 5
Tempi [min] Desorb.Trap 5 5
Flussi [ml/min]
Aux gas Flow 35 35
Nelle figure da 3.11 a 3.14 sono riportati gli andamenti delle aree dei
segnali relativi ai vari analiti considerati al variare del volume campionato
per le diverse condizioni sperimentali utilizzate.
Parte sperimentale 69
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.250.0
5.0x106
1.0x107
1.5x107
2.0x107
Agente disidratante: Na2SO4
Are
a de
l seg
nale
(u. a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato Tubi TenaxGR
Acetone
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.250.0
5.0x106
1.0x107
1.5x107
2.0x107
2.5x107Agente disidratante: Mg(ClO4)2
Are
a de
l seg
nale
(u. a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato Tubi TenaxGR
Acetone
Figura 3.11 Andamento dell’area del segnale relativo all’acetone al variare del volume campionato, mediante tubi di adsorbimento impaccati con diverse fasi stazionarie e utilizzando due diversi agenti disidratanti.
Parte sperimentale 70
0.25 0.50 0.75 1.000
1x107
2x107
3x107
4x107
5x107
Agente disidratante: Na2SO4
Are
a de
l seg
nale
(u. a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato Tubi TenaxGR
Isopropanolo
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.250
1x107
2x107
3x107
4x107
5x107Agente disidratante: Mg(ClO4)2
Are
a de
l seg
nale
(u. a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato Tubi TenaxGR
Isopropanolo
Figura 3.12 Andamento dell’area del segnale relativo all’isopropanolo al variare del volume campionato, mediante tubi di adsorbimento impaccati con diverse fasi stazionarie e utilizzando due diversi agenti disidratanti.
Parte sperimentale 71
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.250
1x107
2x107
3x107
4x107
5x107
6x107Agente disidratante: Mg(ClO4)2
Are
a de
l seg
nale
(u. a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato Tubi TenaxGR
Metiletilchetone
Figura 3.13 Andamento dell’area del segnale relativo al metiletilchetone al
variare del volume campionato, mediante tubi di adsorbimento impaccati con diverse fasi stazionarie e utilizzando come agente disidratante Mg(ClO4)2.
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.250.0
2.0x107
4.0x107
6.0x107
8.0x107
1.0x108
Are
a de
l seg
nale
(u.a
.)
Volumi campionati (l)
Tubi Multistrato, Na2SO4
Tubi TenaxGR, Na2SO4
Tubi Multistrato, Mg(ClO4)2
Tubi TenaxGR, Mg(ClO4)2
Dimetildisolfuro
Figura 3.14 Andamento dell’area del segnale relativo al dimetildisolfuro al
variare del volume campionato, mediante tubi di adsorbimento impaccati con diverse fasi stazionarie e utilizzando due diversi agenti disidratanti.
Parte sperimentale 72
I risultati ottenuti permettono di fare le seguenti considerazioni:
• acetone ed isopropanolo mostrano, all’aumentare del volume di
campionamento, nel caso di utilizzo del solfato di sodio e di
campionamento sui tubi multistrato, un andamento lineare. Si
osserva invece uno scostamento dalla linearità per volumi maggiori
di 0.5 litri nel caso di campionamento sui tubi TenaxGR e utilizzo
del solfato di sodio come disidratante. Utilizzando come
disidratante il perclorato di magnesio si osserva invece un
significativo scostamento dalla linearità per volumi inferiori al litro,
per entrambe le fasi stazionarie, probabilmente dovute ad una
interazione del perclorato con l’analita;
• il metiletilchetone mostra, all’aumentare del volume di
campionamento, nel caso di utilizzo del solfato di sodio, un
andamento lineare per entrambe le fasi stazionarie. Utilizzando
come disidratante il perclorato di magnesio si osserva invece un
significativo scostamento dalla linearità per volumi inferiori al litro,
per entrambe le fasi stazionarie, probabilmente dovute ad una
interazione del perclorato con l’analita;
• esano, dimetildisolfuro e toluene mostrano, all’aumentare del
volume di campionamento e per entrambi i disidratanti, un
andamento lineare sia nel caso di campionamento sui tubi
TenaxGR che sui tubi multistrato.
Gli scostamenti dalla linearità osservati, nel caso di utilizzo dei tubi
TenaxGR e del solfato di sodio, dipendono dal volume di breakthrough
che a temperatura ambiente e per volumi maggiori di 0.5 litri, determina
una perdita significativa di analita, a causa della sua eluizione da parte del
campione stesso. I tubi a tre fasi sembrano avere recuperi più correlabili
con il volume di campionamento, anche se presentano una maggiore
criticità nei confronti dell’umidità residua.
Per meglio indagare l’interferenza degli agenti disidratanti da utilizzare per
il campionamento dell’espirato sono state effettuate prove introducendo
circa 20 g di tali sostanze direttamente nella sacca prima della
Parte sperimentale 73
preconcentrazione di 500 ml di espirato. Il campione di espirato è stato
lasciato a contatto con l’agente disidratante per alcune ore prima di essere
trasferito nel tubo di preconcentrazione. Oltre agli agenti disidratanti
precedentemente considerati è stata verificata l’efficacia del solfato di
calcio anidro (drierite, 97% CaSO4 anidro e 3% CoCl2).
La preconcentrazione degli analiti è stata effettuata su tubi di
adsorbimento a tre fasi (CarbopackY-CarbopackB-Carboxen1003),
essendo il TenaxGR praticamente insensibile alla presenza di umidità.
La figura 3.15 riporta esempi di cromatogrammi, relativi alla
preconcentrazione di 500 ml di espirato, in cui è mostrato il picco relativo
all’acqua che evidenzia l’efficacia degli agenti disidratanti considerati.
Figura 3.15 Cromatogrammi ottenuti mediante GC-MS, modalità “TIC –extracted ion” (ione molecolare dell’acqua m/z=18), relativi ad un campione di espirato umano raccolto in sacche contenenti tre diversi agenti disidratanti: Na2SO4 anidro (cromatogramma blu), Mg(ClO4)2 (cromatogramma rosso), CaSO4 + CoCl2 (cromatogramma verde).
Tempo (min)
Abbo
ndan
za R
elat
iva
4.25 4.334.28 5.32 5.39
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0 5.5 6.0 6.5 7.0 7.5 8.0 8.5 9.0
20 40 60 80
100
20 40 60 80
100
20 40 60 80
100
5.665.986.336.70 7.06 7.42 7.77 8.30 8.500.15 0.470.92 1.19 1.70 1.89 2.332.65 4.123.663.08
4.22
0.06 0.57 4.695.085.425.796.136.636.88 7.27 7.64 7.98 8.31 8.840.88 1.20 1.53 2.22 3.072.43 3.49 4.03
4.26 4.294.25
4.945.285.726.016.386.75 7.14 7.51 7.90 0.06 8.25 8.580.460.78 1.13 1.49 1.86 2.36 2.782.953.47 4.06
Parte sperimentale 74
I cromatogrammi mettono in evidenza l’ottimo potere disidratante del
perclorato di magnesio rispetto agli altri due sali, il quale purtroppo, come
si può osservare dalla figura 3.16, determina variazioni significative,
intorno al 50%, delle concentrazioni degli analiti ossigenati con particolare
riferimento all’acetone. Per quanto riguarda invece i composti idrocarburici
la presenza dei tre agenti disidratanti non altera significativamente il
recupero di tali composti (Figura 3.17), essendo le variazioni osservate
contenute entro il ± 3%.
Figura 3.16 Cromatogrammi ottenuti mediante GC-MS, modalità “TIC –extracted ion” (ione molecolare dell’acetone m/z=58), relativi ad un campione di espirato umano raccolto in sacche contenenti tre diversi agenti disidratanti: Na2SO4 anidro (cromatogramma blu), Mg(ClO4)2 (cromatogramma rosso), CaSO4 + CoCl2 (cromatogramma verde).
7.9 8.0 8.1 8.2 8.3 8.4 8.5 8.6 8.7 8.8 8.9 9.0Tempo (min)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100 8.49
8.758.79 8.858.888.938.268.30 8.428.378.117.99 8.057.91
8.49
8.228.14
8.49
8.69
Abb
onda
nza
Rel
ativ
a
Parte sperimentale 75
Figura 3.17 Cromatogrammi ottenuti mediante GC-MS, modalità “TIC –extracted ion” (ione più abbondante dell’esano m/z=57), relativi ad un campione di espirato umano raccolto in sacche contenenti tre diversi agenti disidratanti: Na2SO4 anidro (cromatogramma blu), Mg(ClO4)2 (cromatogramma rosso), CaSO4 + CoCl2 (cromatogramma verde).
In conclusione, pur ottenendo un minor abbattimento del contenuto di
umidità del campione, il solfato di sodio sembra essere l’agente
disidratante più idoneo tra quelli considerati.
3.5 Estensione della procedura analitica a campioni con elevata umidità relativa
Poiché i campioni di espirato umano presentano un elevato contenuto di
umidità relativa, le prove di stabilità nel tempo sono state ripetute
utilizzando una miscela standard in fase vapore (18 componenti) satura di
H2O (umidità relativa RH=98%).
E’ stato dapprima preparato un campione di miscela in fase vapore,
iniettando 20 µl di miscela standard madre in fase liquida nel pallone da 2
Tempo (min)12.1 12.2 12.3 12.4 12.5 12.6 12.7 12.8 12.9 13.0
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100 12.49
12.61 12.69 12.7812.8312.8712.03 12.9112.10 12.3712.1712.21 12.27
12.50
12.49
12.76
Abbo
ndan
za R
elat
iva
Parte sperimentale 76
litri, termostatato a 40 °C. La sacca in Nalophan è stata riempita con 10
litri di aria pura, con un flusso di 500 ml/min, fatta passare attraverso un
gorgogliatore contenente acqua ultrapura, ottenuta con
un’apparecchiatura PureLab Classic, Pro, USF Elga.
Durante la fase di riempimento della sacca sono stati iniettati nel flusso di
aria 20 ml di miscela standard in fase vapore prelevati dal pallone da 2 litri.
Dalla sacca così riempita sono stati prelevati 250 ml ad un flusso di 50
ml/min mediante una pompa aspirante, facendoli passare attraverso una
cartuccia contenente solfato di sodio anidro, collegata ad un tubo di
adsorbimento con fase stazionaria TenaxGR. Al solito, i prelievi sono stati
effettuati immediatamente dopo la preparazione della miscela e dopo 3, 6,
24, 48 e 72 ore. Anche in questo caso, per poter valutare la riproducibilità
delle misure e per normalizzare le aree dei picchi dei cromatogrammi,
durante la fase di trasferimento del campione direttamente nel tubo di
adsorbimento, attraverso il setto sono stati iniettati nel flusso di
aspirazione 50 µl dello standard interno in fase gassosa contenente
isopropanolo-D8 e toluene-D8.
Nella figura 3.18 sono riportati i valori medi delle concentrazioni dei
composti presenti nel campione normalizzati rispetto al toluene-D8 e alla
concentrazione iniziale in funzione del tempo di permanenza all’interno
della sacca.
Parte sperimentale 77
Pent
ano
Isopr
ene
Acet
one
Dim
etils
olfur
oSo
lfuro
di c
arbo
nio
Isopr
opan
olo2-
met
ilpen
tano
Esan
o
2-bu
tano
ne
0
20
40
60
80
100
120 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hNalophan
2-pe
ntan
one
Esaf
luoro
isopr
opan
oloDi
met
ildiso
lfuro
Tolue
ne
Esan
ale
4-ep
tano
ne
2-ep
tano
ne
Epta
nale
Benz
aldeid
e
0
20
40
60
80
100
120
140 0 h 3 h 6 h 24 h 48 h 72 hNalophan
Figura 3.18 Valore medio della concentrazione dei vari composti presenti nel campione, raccolto nella sacca in Nalophan, normalizzato rispetto al toluene-D8 e alla concentrazione iniziale.
Parte sperimentale 78
Assumendo, come fatto in precedenza, che una variazione del ± 10% sia
attribuibile agli errori sperimentali, i risultati ottenuti permettono di fare le
seguenti considerazioni:
• entro le 24 ore, i composti presentano mediamente variazioni
contenute entro il 15%, soltanto la benzaldeide conferma il
comportamento anomalo, con perdite intorno al 60%;
• entro le 48-72 ore, i composti presentano mediamente perdite
significative anche se contenute (20-40%), mentre la benzaldeide
risulta ridotta a circa l’80%.
Le prove di stabilità nel tempo sono state ripetute anche con campioni di
espirato umano utilizzando la stessa procedura analitica descritta in
precedenza. In figura 3.19 sono riportati, per i vari tempi in cui è stata
effettuata l’analisi, i valori medi della concentrazione di alcuni composti
presenti nell’espirato normalizzati rispetto alla concentrazione iniziale.
Pent
ano
Isop
rene
Acet
one
Dim
etils
olfu
ro
Isopr
opan
olo
Esan
o
2-Pe
ntan
one
Tolu
ene
Epta
nale
0
20
40
60
80
100
120
140
0 h 24 h 48 h 72 h
Figura 3.19 Valore medio della concentrazione dei componenti più significativi presenti nel campione di espirato raccolto nella sacca in Nalophan, normalizzato rispetto alla concentrazione iniziale.
Parte sperimentale 79
Come si può osservare dal grafico, entro le 24-48 ore, i composti
presentano mediamente variazioni contenute entro il 15-20%, soltanto
l’esano, il toluene e l’eptanale presentano variazioni più consistenti,
comprese tra il 30 ed il 50%, che sono comunque molto accettabili tenuto
conto che il livello dei vari analiti nel campione di espirato preso in
considerazione è di due-tre ordini di grandezza inferiore a quello delle
miscele stantard.
I risultati ottenuti mostrano comunque che, entro le 48 ore, il campione
raccolto nella sacca in Nalophan rimane abbastanza stabile; e quindi è
consigliabile effettuarne l’analisi entro due giorni.
3.6 Applicazioni mediche dell’analisi dell’espirato umano
Nella parte conclusiva di questa tesi sono state avviate alcune indagini
preliminari relative all’applicazione dell’analisi dell’espirato a patologie di
grande interesse dal punto di vista medico.
3.6.1 Diabete mellito
Questa applicazione, per quanto non abbia ancora portato a risultati
soddisfacenti, ha permesso di mettere in evidenza la necessità di
conoscere in modo approfondito la relazione tra la presenza di un
determinato composto chimico nell’espirato, correlato a specifici processi
metabolici, e l’alterazione della sua concentrazione a causa
dell’esposizione diretta del soggetto al composto considerato o ad altre
sostanze chimiche esogene che ne possono alterare il contenuto,
attraverso i vari processi metabolici del nostro organismo.
L’acetone, come detto nel Capitolo 1, rappresenta un marker del diabete,
esso è infatti un prodotto metabolico della perossidazione degli acidi
Parte sperimentale 80
grassi, che entra in funzione quando il livello di glucosio nel sangue
raggiunge valori elevati, come nel caso di soggetti diabetici.
Al fine di verificare le prestazioni della procedura messa a punto, sono
stati analizzati campioni di espirato prelevati da 32 soggetti di controllo e
da 20 pazienti affetti da diabete mellito di tipo ΙΙ.
I soggetti di controllo (14 maschi e 18 femmine), tra cui anche personale
infermieristico, avevano un’età compresa tra 25 e 63 anni.
Dei pazienti considerati, 16 maschi e 4 femmine di età compresa tra 50 e
80 anni, 11 erano in regime di ricovero mentre 9 erano ospiti della
struttura ospedaliera per un controllo ambulatoriale.
Il campionamento e l’analisi dell’espirato di tali pazienti è stato condotto
nelle stesse modalità e condizioni sperimentali descritte nelle tabelle 2.1 e
2.2.
In Figura 3.20 sono rappresentati, in ordine crescente, i valori della
concentrazione di acetone presente nei campioni di espirato dei pazienti
diabetici, normalizzati rispetto allo standard interno e confrontati con il
valore medio relativo al gruppo di soggetti presi come “controllo”.
P1 P7 P5 P14 P6 P10 P11 P8 P17 P12 P18 P16 P9 P15 P13 P20 P19 P4 P3 P20
500
1000
1500
2000
2500
Con
cent
razi
one
acet
one
[ppb
v]
Identificativo Paziente
Figura 3.20 Valore della concentrazione di acetone nell’espirato dei pazienti diabetici rispetto alla media dei controlli, indicata con la linea tratteggiata.
Parte sperimentale 81
La concentrazione media di acetone nel gruppo di controllo è risultata
essere pari a 370 ppbv, con una deviazione standard di 140 ppbv, mentre,
la concentrazione media di acetone nei soggetti affetti da diabete è
risultata pari a 590 ppbv, (1.6 volte più alta), con una deviazione standard
di 425 ppbv.
I risultati ottenuti, sebbene evidenzino una certa differenza tra i valori medi
dei due gruppi, indicano anche una elevata variabilità della concentrazione
di acetone nell’espirato. Infatti, il livello di acetone della maggior parte dei
pazienti è risultato molto vicino al valore medio dei controlli. Solo in pochi
casi, il livello di acetone nell’espirato dei pazienti è risultato
significativamente superiore a quello di controllo. Ciò rende tale
valutazione critica ed evidenzia una apparente contraddizione con quanto
riportato in letteratura circa la possibilità di discriminare, attraverso questo
parametro, tra pazienti affetti dalla malattia e soggetti di controllo.
Anche il contenuto di alcol isopropilico nell’espirato, come detto nel
Capitolo 1, risulta correlato al contenuto di acetone. Infatti, esso è
coinvolto nell’equilibrio enzimatico acetone/isopropanolo, legato ai
processi di lipolisi e regolato dal rapporto tra NAD ossidato (NAD+) e NAD
ridotto (NADH).
In effetti, effettuando la determinazione nei campioni di espirato anche di
questo composto, è risultato che la concentrazione media di alcol
isopropilico nei pazienti è pari a 95 ppbv, 2.7 volte superiore di quella dei
controlli, pari a 35 ppbv. Anche in questo caso, se ai valori medi si associa
la deviazione standard (120 ppbv per i pazienti e 40 ppbv per i controlli), si
osserva una elevata variabilità dei dati sperimentali.
Nella figura 3.21, i pazienti sono stati riportati nello stesso ordine della
figura 3.20, relativa all’acetone.
Parte sperimentale 82
P1 P7 P5 P14 P6 P10 P11 P8 P17 P12 P18 P16 P9 P15 P13 P20 P19 P4 P3 P20
50
100
150
200
250
300
350
400
450
Con
cent
razi
one
isop
ropa
nolo
[ppb
v]
Identificativo Paziente
Figura 3.21 Valori delle concentrazioni di isopropanolo dei pazienti diabetici rispetto alla media dei controlli, indicata con la linea tratteggiata.
Come si può vedere, solo in un caso (P2) ad un elevato contenuto di
acetone corrisponde un altrettanto elevato contenuto di isopropanolo. In
tutti gli altri casi non c’è nessuna correlazione apparente. Inoltre, solo
pochi pazienti presentano un livello di isopropanolo nell’espirato più
elevato dei controlli. Si può quindi concludere che, anche il contenuto di
alcol isopropilico non presenta una significativa differenza tra pazienti e
controlli.
Nello stesso periodo, su pazienti diversi dai precedenti, sottoposti al test di
tolleranza al glucosio, sono state condotte alcune misure del contenuto di
acetone nell’espirato, sempre con l’obiettivo di evidenziare una possibile
correlazione tra glicemia ed acetone.
Come detto nel Capitolo 1, questo è un test diagnostico per il diabete e
prevede il monitoraggio della glicemia nelle ore successive alla
somministrazione di una quantità definita di glucosio. La glicemia tende a
salire dopo la somministrazione dello zucchero per poi scendere, in
soggetti che non presentano il diabete, sotto 1400 mg/l dopo circa due
ore. Nel caso in cui i valori di glicemia dopo due ore non siano scesi al di
Parte sperimentale 83
sotto di 1400 mg/l, la curva da carico viene definita patologica e al
soggetto viene diagnosticato il diabete.
Le misure sono state effettuate su 16 pazienti (6 maschi e 10 femmine di
età compresa tra 35 e 76 anni) sottoposti al test di tolleranza al glucosio
(OGTT), in regime di day-hospital.
Ai soggetti sottoposti a tale test è stato prelevato un campione di espirato
sia prima che dopo la somministrazione di glucosio, in corrispondenza di
ogni prelievo di sangue effettuato per determinare la glicemia.
Il campionamento e l’analisi dell’espirato di tali pazienti è stato condotto
nelle stesse modalità e condizioni sperimentali descritte nelle tabelle 2.1 e
2.2.
Nella figura 3.22 (a-b) sono riportati i valori delle concentrazioni di acetone
nell’espirato in funzione del tempo di prelievo, insieme ai valori di glicemia.
I dati sperimentali ottenuti, pur evidenziando una sostanziale differenza tra
il contenuto medio di acetone nell’espirato dei soggetti con curva
patologica rispetto a quelli con curva non patologica, ancora una volta non
hanno permesso di confermare in modo statisticamente significativo
l’esistenza di una relazione tra acetone nell'espirato e glucosio nel
sangue. Infatti l’acetone presenta un andamento tendenzialmente
decrescente sia nel caso di curva patologica, che non patologica.
Parte sperimentale 84
0
700
1400
2100
2800
3500
0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120
0
100
200
300
400
500
600
700
800
Con
cent
razi
one
Acet
one
[ppb
v]
Tempi di prelievo del campione di espirato (minuti)
Glic
emia
[mg/
l]
(a)
0
700
1400
2100
2800
3500
0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120 0 30 60 90 120
0
100
200
300
400
500
600
700
800
Con
cent
razi
one
Ace
tone
[ppb
v]
Tempi di prelievo del campione di espirato (minuti) (b)
Glic
emia
[mg/
l]
Figura 3.22 Valore della concentrazione di acetone (barre) nell’espirato di pazienti sottoposti al test di tolleranza al glucosio al tempo 0, e dopo la somministrazione di glucosio. I punti sono relativi ai valori di glicemia misurata ai vari tempi di osservazione. (a) curve da carico patologiche; (b) curve non patologiche.
Parte sperimentale 85
Sulla base di questi risultati poco soddisfacenti, è stata avviata una
valutazione critica di tutti gli stadi della procedura, con particolare
attenzione alla possibilità di contaminazione ambientale.
Pertanto, sono state condotte misure sistematiche del contenuto di
acetone ed alcol isopropilico nell’aria ambiente contemporaneamente al
prelievo dell’espirato sia di pazienti che di controlli. Dai risultati ottenuti, è
stato possibile evidenziare che, mentre l’acetone era presente
nell’ambiente a livelli di concentrazione molto più bassi rispetto a quelli
misurati nell’espirato, l’isopropanolo era in genere presente a livelli di
concentrazioni ben al di sopra di quelli normalmente misurati nei campioni
di espirato e con una variabilità di circa due ordini di grandezza: da 10 a
800 ppbv (contenuto nei pazienti e nei controlli da 40 a 100 ppbv).
In seguito alla evidenza di questa inaspettata presenza di isopropanolo
nell’aria ambiente, è stata condotta una rapida indagine circa le possibili
fonti di tale “contaminazione”. Tale indagine ha portato ad individuare
come sorgente primaria un disinfettante, largamente utilizzato sia per
disinfettare la cute dei pazienti sia per la pulizia degli ambienti, che ha
proprio l’isopropanolo come uno dei componenti principali.
In presenza di una tale contaminazione ambientale, e della relazione
metabolica tra acetone ed isopropanolo, è risultato quindi abbastanza
facile spiegare l’elevata variabilità del contenuto di questi due composti
soprattutto nell’espirato di pazienti che erano quelli esposti in modo più
prolungato ed a livelli del tutto imprevedibile.
Al fine di confermare l’esistenza dell’equilibrio enzimatico tra acetone ed
alcol isopropilico ed ottenere una valutazione preliminare della cinetica del
processo, sono state effettuate alcune prove facendo inalare ad un
soggetto volontario una quantità, ampiamente al di sotto dei limiti di
tossicità, di acetone-D6 e successivamente di isopropanolo-D8. Queste
prove preliminari avevano lo scopo di verificare la reale produzione in
seguito ad esposizione, nel primo caso di isopropanolo, e nel secondo di
acetone, entrambi marcati.
Parte sperimentale 86
L’analisi dell’espirato del soggetto volontario è stata inoltre ripetuta ad
intervalli di tempo successivi dal momento dell’esposizione, per poter
valutare la cinetica di smaltimento di tali composti.
In Figura 3.23 sono riportati, per i vari tempi di analisi, i valori delle aree
dei segnali di acetone ed isopropanolo deuterati e non, presenti nei
campioni di espirato del soggetto volontario.
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0
1000000
1E7
1E8
Are
a (u
.a.)
Tempi di prelievo del campione di espirato (ore)
Acetone-D6 Isopropanolo-D6 Acetone Isopropanolo (a)
0.00 0.25 0.50 0.75 1.00 1.25 1.50 1.75
1000000
1E7
1E8
(b)
Area
(u.a
.)
Tempi di prelievo del campione di espirato (ore)
Isopropanolo-D8 Acetone-D6 Isopropanolo Acetone
Figura 3.23 Valori delle aree (in scala logaritmica) dei segnali di acetone ed isopropanolo, nei diversi tempi di prelievo del campione di espirato del soggetto volontario a seguito dell’inalazione di acetone-D6 (a) e isopropanolo-D8 (b).
Parte sperimentale 87
Come si può osservare, la presenza di isopropanolo deuterato dopo
inalazione di acetone deuterato e quella dell’acetone deuterato dopo
inalazione di isopropanolo deuterato, è stata riscontrata sin dal primo
campionamento, avvenuto circa 15 minuti dopo l’esposizione. Nelle due
ore successive, nel caso dell’esposizione ad isopropanolo deuterato, si è
osservato un rapidissimo decadimento del contenuto di quest’ultimo
nell’espirato pari a circa tre ordini di grandezza. Contemporaneamente, è
stata osservata una diminuzione dell’acetone deuterato prodotto dal
metabolismo dell’isopropanolo deuterato e un aumento alquanto
imprevisto e sorprendente del tenore di acetone ed isopropanolo non
marcati. Risulta pertanto abbastanza evidente, da questi pochi risultati,
che l’esposizione di un soggetto ad isopropanolo esogeno può
determinare variazioni significative sui processi metabolici responsabili
della produzione di isopropanolo endogeno; e quindi che l’elevata
variabilità osservata sul contenuto di acetone ed isopropanolo
nell’espirato, potrebbe essere attribuita, in una certa misura, anche alla
contaminazione ambientale sopra descritta.
3.6.2 Cirrosi epatica
In prossimità della conclusione del lavoro di tesi, c’è stata anche la
possibilità di analizzare l’espirato di alcuni pazienti sottoposti a trapianto di
fegato.
L’obiettivo di queste misure preliminari riguardava la possibilità di
diagnosticare eventuali crisi di rigetto d’organo e monitorare la ripresa
della funzionalità epatica. A questo scopo è stata effettuata l’analisi di
campioni di espirato di pazienti in regime di ricovero pre- e post-trapianto
di fegato.
Il campionamento e l’analisi dell’espirato di sette pazienti (6 maschi e 1
femmina di età compresa tra 19 e 63 anni), affetti da cirrosi epatica, è
Parte sperimentale 88
stato condotto nelle stesse modalità e condizioni sperimentali descritte
nelle tabelle 2.1 e 2.2.
Dai risultati ottenuti, è stata riscontrata la presenza del segnale relativo al
gas anestetizzante (sevoflurano) e ad un suo metabolita
(esafluoroisopropanolo) in tutti i cromatogrammi relativi ai campioni di
espirato dei pazienti sottoposti a trapianto di fegato.
Nei grafici 3.24 e 3.25 è riportato l’andamento dei valori dell’area di tali
segnali nel tempo. Come si può osservare, questi dati, anche se relativi ad
un numero molto limitato di casi, confermano la capacità del metodo
sviluppato di seguire una cinetica di smaltimento, nel caso in esame del
gas anestetizzante e del suo metabolita principale.
Parte sperimentale 89
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 160.0
2.0x107
4.0x107
6.0x107
8.0x107
1.0x108
1.2x108
1.4x108
1.6x108
1.8x108
Area
sev
oflu
rano
(u.a
.)
Giorni Post-Trapianto
Paz.1 Paz.2 Paz.3 Paz.4 Paz.5 Paz.6 Paz.7
Figura 3.24 Area del segnale relativo al gas anestetizzante, a diversi tempi (giorni post-trapianto) di prelievo del campione di espirato dei pazienti sottoposti a trapianto di fegato.
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 160.0
5.0x106
1.0x107
1.5x107
2.0x107
2.5x107
Giorni Post-Trapianto
Area
esa
fluor
oiso
prop
anol
o (u
.a.)
Paz.1 Paz.2 Paz.3 Paz.4 Paz.5 Paz.6 Paz.7
Figura 3.25 Area del segnale relativo ad un metabolita del gas anestetizzante, a diversi tempi (giorni post-trapianto) di prelievo del campione di espirato dei pazienti sottoposti a trapianto di fegato.
O F
F F
F
FF
F
F F
F
F
F
F OH
H
Parte sperimentale 90
Poiché il metabolismo epatico è la via principale di eliminazione di
moltissimi farmaci e le malattie epatiche più gravi sono in grado di alterare
in maniera rilevante tale metabolismo, sembra possibile ottenere
indicazioni sulla ripresa della funzionalità epatica proprio mediante la
valutazione della cinetica di smaltimento del gas anestetizzante,
eseguendo, nei giorni successivi al trapianto, l’analisi dell’espirato.
Ovviamente il metodo deve ancora essere standardizzato mediante lo
studio della cinetica di smaltimento da parte di un fegato sano per poter
ottenere dati di riferimento.
Questa possibile applicazione risulta particolarmente importante se si
considera che nel periodo post-trapianto, il chirurgo ha solo una via per
verificare la funzionalità del fegato: la biopsia, tecnica molto invasiva e non
sempre praticabile, se confrontata con l’analisi dell’espirato.
Conclusioni La composizione chimica dell’espirato umano riflette le condizioni
metaboliche generali e può fornire utili e preziose informazioni sullo stato
di salute della persona e sull’eventuale esposizione a sostanze inquinanti,
grazie al rapido equilibrio di diffusione attraverso la membrana alveolare
fra le sostanze volatili disciolte nel sangue e l’aria presente negli alveoli
dei polmoni. L’analisi dell’espirato rappresenta perciò un’interessante
procedura di monitoraggio non invasivo per prevedere l’insorgere di
malattie e disfunzioni del corpo umano e seguirne l’evoluzione durante il
trattamento medico.
Le principali difficoltà che sinora hanno impedito l’applicazione di una
metodologia standardizzata dell’analisi dell’espirato sono legate, oltre al
campionamento e a problematiche connesse con l’analisi strumentale, alla
variabilità nella composizione dell’espirato stesso.
Il lavoro di tesi svolto ha riguardato l’ottimizzazione di metodologie
analitiche per il campionamento e la determinazione quantitativa di vari
composti chimici presenti nell’espirato umano.
La procedura impiegata per le analisi è costituita dalle seguenti fasi:
raccolta dei campioni di espirato in sacche di opportuno materiale,
preconcentrazione dei vari composti in tubi di adsorbimento mediante
estrazione in fase solida (SPE), separazione degli analiti mediante
gascromatografia e rivelazione tramite spettrometria di massa.
Il sistema di campionamento è stato ottimizzato confrontando sacche di
differenti materiali quali il Nalophan, il Tedlar ed il Cali-5-bond. La
comparazione tra i suddetti materiali è stata effettuata mediante prove di
rilascio di composti chimici da parte del materiale delle sacche e di
stabilità chimica dei vari composti d’interesse, utilizzando miscele standard
gassose a concentrazione nota. Il Nalophan, per la bassa contaminazione
di fondo ed i costi ridotti che ne consentono il monouso, è risultato il
materiale più idoneo per la realizzazione delle sacche di campionamento.
Conclusioni 92
A causa della bassa concentrazione della maggior parte delle sostanze
presenti nell’espirato, dopo il campionamento e prima dell’analisi, è
necessario uno stadio di preconcentrazione del campione. Quest’ultima è
stata realizzata mediante l’impiego della tecnica SPE che prevede
l’adsorbimento di un prefissato volume di campione su un’opportuna fase
stazionaria. Dopo un primo desorbimento termico degli analiti dal tubo di
adsorbimento, si ha una loro focalizzazione in una criotrappola ed infine
un ulteriore desorbimento che trasferisce gli analiti dalla trappola alla
colonna cromatografica.
La scelta della fase stazionaria è stata effettuata valutando le prestazioni
dei tubi di adsorbimento impaccati con diversi tipi di fasi stazionarie quali il
TenaxGR ed il CarbopackY-CarbopackB-Carboxen1003. In
considerazione dell’elevato contenuto di vapore acqueo presente
nell’espirato, e dell’effetto negativo della presenza dell’acqua
sull’efficienza del processo di ritenzione degli analiti nel tubo di
adsorbimento, sono state effettuate prove introducendo nel sistema di
preconcentrazione una cartuccia contenente un agente disidratante. In
particolare, è stata verificata l’efficacia del solfato di sodio anidro, del
perclorato di magnesio e del solfato di calcio anidro. Il TenaxGR,
caratterizzato da una bassa affinità per l’acqua, ed il solfato di sodio sono
risultati rispettivamente la fase stazionaria e l’agente disidratante più
idonei.
La procedura analitica sviluppata è stata, infine, applicata all’analisi di
campioni di espirato prelevati da soggetti affetti da alcune patologie,
diabete e cirrosi epatica, e da soggetti sottoposti al test di tolleranza al
glucosio.
Nel caso del diabete, i risultati ottenuti, per quanto preliminari, hanno
confermato la correlazione tra contenuto di acetone nell’espirato e
diabete, ed hanno permesso di evidenziare per la prima volta che anche
l’isopropanolo può essere utilizzato come marker di questa patologia.
Queste misure hanno anche permesso di mettere in evidenza la necessità
di conoscere in modo approfondito la relazione tra la presenza di un
Conclusioni 93
determinato composto chimico nell’espirato, correlato a specifici processi
metabolici, e l’alterazione della sua concentrazione a causa
dell’esposizione diretta al composto considerato o ad altre sostanze
chimiche esogene che ne possono alterare il contenuto, attraverso i
processi metabolici del nostro organismo.
Nel caso della cirrosi epatica, i primi e parziali risultati ottenuti, hanno
permesso di evidenziare la possibilità di ottenere utili indicazioni sulla
ripresa della funzionalità epatica nei giorni successivi al trapianto
mediante la valutazione della cinetica di smaltimento del gas
anestetizzante presente dell’espirato. Questa possibile applicazione
dell’analisi dell’espirato risulta particolarmente importante se si considera
che nei giorni immediatamente successivi al trapianto, il chirurgo ha solo
una via per verificare la funzionalità del fegato: la biopsia, tecnica molto
invasiva e non sempre praticabile, se confrontata con l’analisi
dell’espirato.
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Ringraziamenti Un sentito ringraziamento al mio relatore Prof. Roger Fuoco, il quale mi ha
seguito in questo anno di tesi con grande professionalità offrendomi utili
consigli e suggerimenti grazie ai quali ho potuto portare a termine il mio
percorso di studi con serenità.
Un grazie grandissimo anche al Prof. Ceccarini, alle Dott.se Trivella e
Lenzi, a Fabio Di Francesco e poi ancora agli straordinari Massimo Onor e
Sara Tabucchi per come hanno saputo comprendermi ed aiutarmi giorno
per giorno trasmettendomi una gran voglia di fare. In un clima di grande
armonia, di generosa collaborazione e di contagiosa allegria sono riusciti a
farmi sentire a mio agio e molto serena, per cui posso affermare che per
realizzare questa mia tesi la loro presenza e la loro guida sono state
davvero preziose e determinanti.
Molte sono ancora le persone che ho conosciuto nel contesto in cui in
quest’anno ho lavorato per la tesi: Emanuela Pitzalis, Marco Mascherpa,
Roberto Spinello, Alessandro D’Ulivo, Emilia Bramanti, Manuela Cempini,
Giacomo Pacchi, Karin Jacovozzi, Daniele Costanzo e Pietro Salvo. A tutti
loro rivolgo un sincero ringraziamento per ogni forma di aiuto che mi
hanno generosamente offerto, per la cordialità e l’affetto dimostratomi e
per le ore felici trascorse insieme.
Infine un immancabile grazie con tutto il cuore alla mia mamma, a Laura
mia sorella e Lucanos il suo ragazzo, che non mi hanno mai fatto mancare
il loro sostegno ed il loro incoraggiamento e mi sono stati sempre vicini
come meglio non avrebbero potuto fare.