"tavolo ambiente e comunità" istruzioni per l'uso

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• Lo “Sviluppo reversibile”

“Non c'è più tempo, per correre”.L'azione politica per i territori non può immaginare di continuare, ancora, a seguire le emergenze,soprattutto giornalistiche, nel vano tentativo di poter dare risposte, spesso contraddittorie, nel metodo enelle conseguenze.La necessità evidente, invece, è quella di avere un metodo unico, di sistema, che intrecci le azionidell'uomo sui territori (tutte le azioni), attorno ad un filo rosso ed orienti gli amministratori, le istituzioni, icittadini verso azioni omogenee, capaci di chiudere il cerchio dei bisogni in una catena di mutuesostenibilità, reali anche nel medio/lungo periodo.Occorre, quindi, “avere visione”, per non incartarsi nell'ansiosa ricerca di soluzioni a “presunte emergenze”,solitamente, conseguenza di risposte veloci a pregresse “presunte emergenze”. Se vogliamo continuare aripeterci: “Non c'è più tempo”, almeno, aggiungiamo: “...per correre”.

Concretamente, occorre orientare le azioni antropiche attraverso presupposti di “reversibilità”. Ovvero,desumendo dalla fisica, “verso qualsiasi processo o trasformazione del sistema che, possa svolgersiindifferentemente dallo stato iniziale allo stato finale o viceversa”.

Di seguito, in grossa sintesi, offerti quale spunti di lavoro per la Conferenza Programmatica provinciale delPartito Democratico, del 28 e 29 novembre prossimi, ci sono le linee di azione e soluzione individuate, dalForum “Ambiente e Comunità” della Segreteria provinciale PD di Avellino, durante questo lungo anno diattività sui territori, tra le comunità, le associazioni, i circoli.

Grazie a tutti coloro che ci sono stati e vorranno esserci.

Mario Pagliaroresp. “Ambiente e Comunità”Segreteria provinciale PD

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1. Pianificazione territoriale

E' uno dei punti fondamentali di proposta politica e di amministrazione. Serve ri-vederlaattraverso:

1.1.La cultura del “limite”il concetto di “limite” non più fattore di “diminutio”, ma elemento di opportunità“altra”.

1.2.La cultura della “rete”il concetto di “Rete” contrapposto a quello di “strutturazione autarchica”.

1.3.La reversibilità delle scelte

1.4.L'attenzione al “Consumo del suolo” a) drastica riduzione del consumo del suolo non urbanizzato; b) riuso delle aree già urbanizzate, in modo da evitare ulteriore consumo di

suolo, specie a vocazione agricola; c) efficaci politiche di tutela dell’agricoltura, specie quella di pregio dei prodotto

DOC, DOCG, biologici, biodinamici ed a lotta integrata; d) incentivare il riutilizzo dell'edilizia abitativa inutilizzata, nei programmi di

edilizia abitativa sociale o convenzionata.

1.5.La dignità del “non edificabile”

1.6.La “Rigenerazione urbana” a) riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente;

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b) “sostituzione edilizia”; c) realizzazione di elevati standard di qualitativi, energetici e economicità; d) programmazione di interventi di edilizia sociale, incentivando il mercato

locativo e l’housing sociale; e) rivalutazione degli spazi pubblici, del verde urbano, dei servizi di comunità.

1.7.Il recupero dell'edilizia storica a) “Restauro” non “ristrutturazione”; b) valorizzazione e conservazione = “manutenzione ordinaria”; c) la salvaguardia dei centri antichi e storici e “ri-funzionalizzazione compatibile” d) la valorizzazione di un Bene Culturale, la qualificazione del contorno; e) il restauro dell'edilizia storica, parte dalla scelta di una nuova “destinazione

d'uso compatibile”.

1.8.L'edilizia scolasticaprioritario intervenire sulle caratteristiche, strutturali, funzionali e gestionalidell’edilizia scolastica con: a) la messa in sicurezza strutturale ed impiantistica; b) interventi per il superamento delle barriere architettoniche; c) la trasformazione da contenitori statici a “Civic center”.

1.9.Aree industriali a) PTCP, l'organicità tra vocazione dei territori e scelte industriali b) Ecologia Industriale e del Paesaggio

• “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” (APEA).

• Il ciclo industriale “chiuso”

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2. Tutela Ambientale

Le aree naturali, sono uno dei simboli dell’assenza di un metodo, di una pianificazione. Lediverse emergenze sono trattate come se fossero tutti singoli problemi, a cui dare rispostesingole. L'attenzione, invece, deve essere la riunione in una visione unica. Di metodo.

2.1.Estensione/attuazione delle normative di tutela vigenti a) messa in rete delle aree protette

• individuazione di corridoi ecologici• parchi regionali e aree contigue• individuazione aree ad alta valenza ambientale• Alberi monumentali e biodiversità

b) attuazione di tutele verso le aree di produzioni agricole di pregio

2.2.Sicurezza del territorio a) fondamentali le azioni costanti di monitoraggio e mappatura del territorio; b) manutenzione e rigenerazione del territorio, ri-funzionalizzazione dei territori; c) revisione delle passate scelte di espansione urbanistica a potenziale carica

invasiva ambientale; d) la salvaguardia delle “aree naturali” passa, prima, per la re-introduzione delle

aree naturali nelle filiere produttive compatibili;• cinipide del castagno, abbandono della montagna. Effetti sull’ambiente.

e) le tipologie d'intervento a salvaguardia dei territori, non possono limitarsi amere ipotesi tecnico/tecnologiche.

f) Sempre, ma sopratutto nella programmazione degli interventi di salvaguardiaambientale, serve la convinzione che le risorse finanziarie non siano

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l'obbiettivo di spesa “a breve termine” ma, più concretamente, strumenti diazione positiva “a lungo termine”

g) la legislazione in materia di “attività estrattiva di miniera”

2.3.Inquinamento delle acque a) gli accordi multisettoriali e multiscalari; b) consapevolezza, volontarietà e flessibilità dei processi decisionali; c) governance delle trasformazioni dei territori; d) approccio eco-sistemico; e) condivisione e responsabilità delle comunità; f) azioni condivise di riqualificazione e valorizzazione;

2.4.Inquinamento urbano

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3. Energia

Una programmazione energetica anche a livello locale, è utile a creare opportunità ambientalied economiche, partecipando al fabbisogno nazionale, evitando sterili pratiche speculative. Aquesti risultati si concorre considerando:

3.1.Pianificazione territoriale a) fondamentale un Piano Energetico Regionale per il superamento delle

contraddizioni energetiche sui territori; b) funzionali, “Piani energetici” provinciali e comunali organici c) necessaria la “diversificazione” delle fonti energetiche rinnovabili sui territori;

3.2.Distretti “Green” a) aumento di consapevolezza nelle comunità di essere parte di macrosistemi b) il monitoraggio degli sprechi energetici e idrici, sia nel privato che nel

pubblico, necessario per l'efficienza energetica; c) diffusione sul territorio di programmazioni energetiche fortemente impostate

sull’efficienza e le fonti rinnovabili, quale spunto di crescita economica 3.3.“Green economy”

a) creazione di una “filiera delle rinnovabili” b) opportunità di riqualificazione energetica degli edifici, i benefici economici ed

ambientali derivanti dagli interventi, dalle buone pratiche di risparmioenergetico e dall’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili.

c) Inderogabile l'adozione di “best practices” da parte delle amministrazionilocali a partire dalla propria gestione quotidiana

d) appalti verdi

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4. Materie Seconde (Rifiuti)

Il termine rifiuto è improprio o meglio, sintomatico di un approccio non scientifico dellaquestione. Serve sdoganare il tema dall’accezione culturale di “danno” a quella di “risorsa”.Attraverso:

4.1.adozione della gerarchia della Direttiva Europea 2008/98CE, a) ridurre b) preparazione per il riutilizzo c) riciclaggio d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia, e) smaltimento.

4.2.applicazione di sistemi di gestione per a) tendere alla chiusura del “ciclo dei rifiuti”, in ottica di “filiera corta” b) la diminuzione dei livelli complessivi di produzione; c) analisi della gestione a partire da scala territoriale macro; d) attuare “processi partecipati” nella scelta, attuazione e gestione dei “piani

industriali di smaltimento” e) analizzare le opportunità della separazione tra la gestione della raccolta e

dello smaltimento f) garantire elasticità nell'applicazione dei “piani industriali di smaltimento”

attraverso feedback/monitoraggi continui e terzi; g) organizzare la raccolta sul territorio per aree omogenee, sulla base

dell'economicità della raccolta a scala territoriale; h) perseguire, prima la condivisione in rete ed ottimizzazione degli impianti di

smaltimento, poi, la creazione di nuovi; i) aumento della consapevolezza delle comunità locali verso visioni di sistema e

non meramente localistiche;

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j) una raccolta differenziata spinta nell'ordine del 70-80%; k) la soluzione, nella raccolta differenziata, del contrasto tra rifiuti “raccolti” e

quelli “effettivamente smaltiti”; l) incentivare la riduzione degli imballaggi, l'attivazione dello scambio e del

riuso. m) premialità per le comunità virtuose e “succes fee” per progettisti e dirigenti dei

piani; n) legare la scelta dei modelli e dei flussi di raccolta differenziata all’impiantistica

di recupero effettivamente disponibile in condizioni logistiche accettabili; o) la considerazione delle economie su scala territoriale macro;

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5. Turismo

Troppo diffusamente, è considerato come la soluzione di tutti i problemi di sviluppo locale.Ovviamente, non può essere vero. Sicuramente, può essere un importante strumento ma solose inserito in una filiera di produzione e restituito al mercato. Sottratto, quindi, all'occasionalitàdelle programmazioni e delle gestioni che lo contraddistingue in provincia e che poco o nulla,hanno portato in termini di ricaduta strutturata sui territori.

5.1.Impresa culturale a) il turismo è impresa, serve tendere ad offerte professionali; b) il volontariato può essere sussidiario, in una offerta di filiera; c) il pubblico deve favorire le iniziative, il mercato deve giustificarle d) puntare, non ai grossi flussi turistici, ma al turismo di qualità,

5.2.Fare “rete” a) creare sinergie di filiera, anche con territori limitrofi.

5.3.Turismo e territori a) incentivare una “economia del paesaggio”; b) promuovere la formazione e l'aggiornamento degli operatori c) coerenza nella partecipazione a disciplinari comunali e sovracomunali di

certificazione, di promo-commercializzazione alle imprese

5.4.Emigrazione come risorsaAl fine di separare la potenzialità dalla retorica, è giunto il momento di interveniree di ribaltare il paradigma di una piaga, quale quella migratoria, in risorsapropulsiva per questo territorio.

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a) Promuovere le strategie dell'export dei prodotti tipici verso la rete dei consumidegli italiani all’estero

b) incentivare il “turismo familiare”, c) Offerta di strumenti di conoscenza della storia e tradizioni delle comunità,

rivolta agli oriundi di seconda terza e quarta generazione.

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6. Le Emergenze

Le emergenze ambientali, ereditate in decenni di assenza di visioni di sistema, vanno affrontatecon decisione, ma sempre inserendole in ottica di insieme promuovendo, non sterili propostetecnicistiche ma alternative di metodo.

6.1.Modelli di “sviluppo irreversibile” a) le trivellazioni petrolifere

6.2.Le conseguenza della mala-produzione a) Isochimica b) Valle del Sabato

6.3.I rischi della mala gestione a) “Grande Progetto Sarno”

6.4.Area vasta e Città Metropolitana a) il rischio della “Doppia periferia”

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• credit

Si ringrazia per gli importanti contributi al Forum, in questo anno di attività:

• Sabino Aquino - geologo• Rosario Caravano - Circolo PD “Laboratorio Democratico” – Avellino• Antonio De Feo - Circolo PD “E. Berlinguer” – Serino• Virgilio D'Adamo – Circolo PD – Gesualdo• Michele Genua - Circolo PD – Frigento• Annalisa Gimigliano - Circolo PD – Santa Lucia di Serino• Raffele Giusto - Circolo PD – Fontanarosa• Rocco Lafratta - geologo• Adamo Patrone - Circolo PD – Bagnoli Irpino• Maurizio Petrillo - Circolo PD “Laboratorio Democratico” – Avellino• Toni Ricciardi - Direzione provinciale PD• Armando Sturchio – Circolo PD Caposele• Claudio Mazzone – Circolo PD Senerchia• Ferdinando Zaccaria – dott. agronomo

...ma, su tutti, per aver orientato le nostre azioni:

• Ugo Morelli

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