tecnologie per l'allevamento dei suini

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I SUPPLEMENTI DI 53 A cura di MARIA TERESA TURCHI - Agen. Ter. Bologna e di ELENA CONTINI - Redazione “Agricoltura” Tecnologie per l’allevamento dei suini DIREZIONE GENERALE AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA

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Page 1: Tecnologie per l'allevamento dei suini

i S u p p l e m e n t i d i

53

a cura di Maria tereSa tUrcHi - agen. ter. bologna

e di elena contini - redazione “agricoltura”

Tecnologie per l’allevamento dei suini

DIREZIONE GENERALE AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITà FAUNISTICO-VENATORIA

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i S u p p l e m e n t i d i

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© copyright regione emilia-romagna - anno 2013

Foto di copertinacrpa, big dutchman, Slu

Foto del supplementocrpa, tranne dove espressamente citata altra fonte

coordinamento redazionalemaria teresa turchi, agen. ter., bologna

elena contini, redazione “agricoltura”

Distribuzioneredazione “agricoltura” - Viale della fiera, 8 - 40127 bologna

tel. 051.5274289 - 5274701 - fax 051.5274577e-mail: [email protected]

crpa Spa - corso garibaldi, 42 - 42121 reggio emiliatel. 0522.436999 - fax 0522.435142

e-mail: [email protected]

il Sole 24 ore (bu business media) - Via monte rosa, 91 - 20149 milanotel. 051.6675822

e-mail: [email protected]

Tecnologie per l’allevamento dei suini

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SOMMARIO05 organizzazione e management per strutture all’avanguardia

08 biosicurezza e difesa sanitaria: proteggere azienda e animali

11 con il pavimento fessurato si riduce il consumo idrico

14 meno stress e più comfort se la lettiera è a paglia

18 distribuzione dell’alimento, una scelta importante

21 reparto d’ingrasso: l’alimentazione liquida si diffonde e si rinnova

25 tipi di abbeveratoio e fabbisogno d’acqua: i fattori da considerare

28 arricchimenti ambientali per favorire il benessere

31 la corretta ventilazione incide sulla capacità produttiva

testi a cura di Paolo roSSi e aleSSanDro GaStalDocrpa spa, reggio emilia

con il contributo, per l’articolo di pag. 28, di Sara BarBieridipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità pubblica, università di milano

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Organizzazione e managementper strutture all’avanguardiaLa specializzazione che caratterizza il comparto su-

inicolo italiano ha portato alla creazione di com-plesse strutture di allevamento, nelle quali assumo-no grande rilevanza gli aspetti dell’organizzazione

e della suddivisione del ciclo di produzione (management).Si possono essenzialmente distinguere due fasi: quella di

riproduzione, nella quale si producono i suinetti destinati all'ingrasso e alla rimonta (nel caso di rimonta interna), e quella d’ingrasso, finalizzata alla produzione dei suini da macello. Negli allevamenti a ciclo chiuso sono presenti en-trambe le fasi, mentre in quelli a ciclo aperto ce ne è una sola (riproduzione o ingrasso).

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Utile la suddivisione in settori

Un'ulteriore suddivisione permette di definire i settori o re-parti dell'allevamento, che ospitano soggetti omogenei per età o per fase produttiva:• settoredifecondazione,periverrielescrofe/scrofetteinatte-

sa dell'inseminazione e per la prima parte della gravidanza;•settoredigestazione,perlescrofe/scrofettegravide;• settoredirimontadestinato,quandopresente,all’alleva-

mento delle giovani scrofette nella fase prepuberale;• settoredimaternità (salaparto), cheospita le scrofealcuni

giorni prima del parto e fino allo svezzamento delle nidiate;•settoredipost-svezzamento,perisuinettisvezzatiefinoal

raggiungimento dei 20-30 kg di peso vivo;•settorediaccrescimento,persuinida20-30a50-65kg;• settorediingrasso,persuinida50-65kgfinoalpesofi-

nale di invio al macello (100-110 kg per il suino leggero damacelleria,160-170kgperilsuinopesantedasalumi-ficio).

La progettazione di un allevamento è attività alquanto complessa, soprattutto per i numerosi e diversi elementi che devono essere considerati, che spesso, presi singolarmente, potrebbero portare anche a scelte contrastanti. È sufficien-te ricordare i vincoli territoriali e urbanistici, quelli relativi al benessere animale e alla sanità o i numerosi riferimenti presenti nelle normative ambientali, per rendersi conto della difficoltà dell'atto progettuale.

Come dimensionare l’allevamento

Il progetto di un nuovo insediamento, in genere, prende le mosse dalla definizione del tipo di allevamento e della sua dimensione produttiva, per stabilire numero di posti perogni fase/settore, tipoenumerodiporcilaie,modali-tà di alimentazione e dotazioni necessarie (mangimificio, cucine, stoccaggio), aspetti inerenti al controllo ambientale (coibentazione, ventilazione, riscaldamento, ecc.), esigenze in termini di servizi generali (ingresso, pesa, zone filtro, uf-fici, ecc.) e caratteristiche delle strutture di raccolta e tratta-mento degli effluenti.Una volta stabiliti il ciclo produttivo e la capienza di proget-to (ad esempio il numero di scrofe), gli aspetti essenziali per il dimensionamento delle porcilaie sono i parametri pro-duttivi presi a riferimento (interparto medio d'allevamento, durata in carriera delle scrofe, quota di rimonta, incremen-

ti ponderali medi giornalieri), le tecniche di stabulazione adottate e le disposizioni in materia di benessere animale (direttiva2008/120/CEchestabiliscelenormeminimeperla protezione dei suini).Il numero di posti (P) da predisporre in ogni settore dell'alleva-mento è calcolato in base al numero di suini da ospitare ogni anno (NS) e al periodo di occupazione previsto in giorni (PO). La formula generale è la seguente: P = (NS x PO) / 365. Il periodo di occupazione è la sommatoria dei giorni di du-rata del singolo ciclo d’allevamento (intervallo di tempo in cui i suini sono presenti nel locale in modo continuativo) e dei giorni destinati al vuoto sanitario.Tuttavia, nel dimensionamento dei vari settori, in partico-lare negli allevamenti a ciclo chiuso e da riproduzione, si deve considerare anche l'irregolarità dei cicli di produzione determinata da condizioni stagionali, climatiche e sanita-rie. Il numero di posti è condizionato, inoltre, dal tipo di conduzione adottato nell’azienda, che nella maggioranza degli allevamenti è “in bande” (o per gruppi di produzione). Tale sistema consente una buona organizzazione del lavoro in allevamento, perché in ogni sala ci sono animali della stessa età o nello stesso stato fisiologico; inoltre, permette l'applicazione di un adeguato periodo di vuoto sanitario tra l'uscita di un gruppo e l'ingresso del successivo (“tutto pie-no tutto vuoto”).Un parametro importante da stabilire è lo sfasamento, ov-vero l'intervallo fra le bande, perché da esso dipendono il numero di bande e il numero di locali da predisporre per ciascun settore. Gli sfasamenti adottati variano da 1 a 4 set-timane; la banda settimanale è molto diffusa nei grandi al-levamenti(oltrele300-350scrofeinproduzione),mentreinquelli medi si preferisce lo sfasamento di 2-3 settimane, che consente una migliore organizzazione del lavoro e un’appli-cazione più agevole del "tutto pieno tutto vuoto".

Criteri da seguire per la progettazione

La definizione planimetrica dell'insediamento, ovvero la reciproca dislocazione dei diversi fabbricati di produzione e di servizio, ha grande influenza sui costi di produzione dell’azienda, per gli evidenti effetti sull’organizzazione e sulla produttività del lavoro, sull’efficienza gestionale e sulla sicurezza sanitaria.Gli aspetti essenziali che devono essere considerati nella de-finizione dell’assetto planimetrico dell'allevamento sono il

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flusso di animali, il movimento degli operatori e dei mezzi meccanici e la distinzione fra zone pulite e zone sporche.Per quanto riguarda il movimento dei gruppi di suini (in-gresso e uscita dall’allevamento e spostamento da un setto-re all’altro), l'aspetto prioritario è la reciproca collocazione delle diverse porcilaie, in modo da ottenere un movimen-to a senso unico per il ciclo svezzamento-ingrasso; inoltre è importante predisporre punti di accoglienza dei suini in arrivo, in partenza e di quelli morti (quarantena, zona di raccolta, celle frigorifere).Gli addetti all'allevamento devono massimizzare la compo-nente produttiva del tempo lavorativo; in particolare, deve essere agevolato il controllo degli animali e degli impianti. Pertanto è necessario rendere più comodo ed efficiente lo svolgimento di tutte le operazioni di routine, prevedendo una collocazione logica dei fabbricati di produzione e di servizio, al fine di limitare i tempi necessari per gli sposta-menti.Anche la movimentazione dei mezzi meccanici destinati al trasporto di animali e cose (alimenti, attrezzature, ecc.) deve essere attentamente valutata, con lo scopo di garantire sem-pre un’agevole transitabilità e adeguati spazi di manovra. La rete viaria aziendale, inoltre, dovrebbe permettere la netta se-parazione dei mezzi interni (trattori e muletti) da quelli ester-ni (autotreni per il trasporto di suini e di alimenti).Altro aspetto rilevante è la predisposizione di ingressi controllati e di zone filtro, così come la collocazione delle zone sporche (quarantena, inferme-ria, stoccaggio liquami, rac-colta animali morti) nelle aree perimetrali dell’insediamento, preferibilmente al di fuori della recinzione principale.Infine, un occhio di riguar-do andrebbe prestato alla sistemazione a verde dell'in-sediamento, in una realtà che sempre più vuole l’azienda zootecnica adeguatamente inserita nel paesaggio ru-rale. Le finalità non sono solo estetiche (abbellimento

dell’insediamento, mascheramento di strutture a forte impat-to negativo come le vasche liquami fuori terra), ma anche fun-zionali (protezione delle porcilaie dall’irraggiamento solare, soprattutto verso ovest, limitazione del surriscaldamento delle aree esterne a ridosso del perimetro dei fabbricati, ecc.).La figura 1 evidenzia le indicazioni fornite, con la presen-tazione di uno schema di allevamento a ciclo chiuso per la produzionedisuinipesantidi160kg,con480scrofeinciclo,545scrofeinproduzioneerimontainterna.L'alleva-mentoillustratodisponedi520postiperilcompartofe-condazione-gestazione (compresa rimonta), 110 box parto-allattamento nel settore di maternità, 1.080 posti nel settore dipost-svezzamento,1.620nelsettorediaccrescimentoe4.320 nel settore di ingrasso. L'assetto organizzativo preve-deunapresenzamediadicirca7.960suinieconsente laproduzioneannuadi8.910suinipesantidainviarealma-cello.L'insediamentooccupacirca71.000m2, con un totale di 11.000 m2 di superficie coperta dei fabbricati, dei quali 9.700perleporcilaie.Danotarechelasolafasediingrassonecessitadel56%deiposti,costituisce il50%dellepresenzemedie, rappresen-tapiùdel70%delpesovivomediamentepresenteinalle-vamentoeoccupaoltreil60%dellasuperficietotaledelleporcilaie.

Fig. 1 - Schema planimetrico di allevamento suinicolo a ciclo chiuso per la produzione di suini pesanti di 160 kg, con 480 scrofe in ciclo e rimonta prevalentemente interna.

1. Zona filtro per automezzi

2. Zona filtro per uomini

3. Uffici

4. Pesa

5. Carico e uscita suini

6. Ricovero macchine e attrezzi

7. Porcilaia per fecondazione

8. Porcilaia per gestazione

9. Porcilaia per maternità

10. Porcilaia per svezzamento

11. Porcilaia per accrescimento

12. Porcilaia per rimonta

13. Porcilaia per ingrasso

14. Infermeria-isolamento

15. Centrale termica

16. Cabina elettrica

17. Deposito

18. Centro preparazione alimenti

19. Porcilaia per quarantena

20. Deposito e carico animali morti

21. Vasca liquami

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Biosicurezza e difesa sanitaria:proteggere azienda e animaliL’importanza del controllo sanitario degli alleva-

menti è talmente evidente che non occorre sot-tolinearla: le frequenti emergenze sanitarie che si sono manifestate nel comparto zootecnico in

questi ultimi anni hanno sensibilizzato anche l’uomo della

strada al tema della salubrità e qualità degli alimenti di ori-gine animale.La difesa sanitaria, oltre ad essere un obbligo morale dell’al-levatore nei confronti della collettività, è il principale mezzo che si ha a disposizione per ottenere dall’attività d'alleva-

Ingresso di un allevamento suinicolo dotato di cartello di divieto di accesso ai non addetti ai lavori.

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mento un reddito soddisfacente. Animali ammalati o soffe-renti, infatti, non sono in grado, a parità di altre condizioni, di fornire prestazioni zootecniche analoghe a quelle di ani-mali sani e in molti casi non forniscono alcuna produzione.La biosicurezza può essere definita come l’insieme dei fatto-ri che contribuiscono alla difesa dell’allevamento dalla dif-fusione di malattie; tali fattori possono configurarsi come regole di comportamento, tecniche gestionali o assetti orga-nizzativi e strutturali. Un primo aspetto riguarda l'ingresso di malattie dall'ester-no; in questo caso sono importanti le tecniche di protezione fisica, quali recinzioni perimetrali, quarantena, zone filtro per uomini e mezzi, percorsi e movimentazioni interne, ecc. Un secondo aspetto riguarda l'insorgenza di malattie all'interno dell'allevamento: risultano essenziali le condizio-ni ambientali dei ricoveri, che dipendono dall’adeguata pro-gettazione e realizzazione delle strutture, dalle tecniche per il controllo ambientale (ventilazione, riscaldamento, ecc.), dai sistemi adottati per l’alimentazione e l’abbeverata, dalle tecniche di asportazione dei reflui e dall'applicazione attenta delle norme igienico-sanitarie di base (pulizia e disinfezione, vuoto sanitario, derattizzazione, controllo delle mosche). In ultima analisi, è importante che l'azienda adotti un piano di biosicurezza concordato tra allevatore e veterinario respon-sabile e che si impegni ad applicarlo rigorosamente, formando in modo adeguato tutte le maestranze. Tale piano deve fare riferimento alle normative vigenti a livello nazionale e locale.

Punti d’accesso

Proteggere l’azienda dall’ingresso indesiderato di terzi è innan-zitutto una questione di sicurezza personale, per scongiurare il rischio di furti, manomissioni o vandalismi; ma cingere l’inte-ro perimetro dell’allevamento con adeguati muri o recinzioni metalliche è necessario per impedire l’ingresso a potenziali vettori di patogeni (uomini, animali, mezzi meccanici). Ogni azienda dovrebbe avere un ingresso principale attra-verso il quale possano passare le persone e i mezzi autorizza-ti; la collocazione ideale è nelle immediate vicinanze del fab-bricato che ospita gli uffici, i locali di servizio e l’eventuale abitazione del custode. Il suo accesso dalla strada principale deve essere comodo, privo di ostacoli e adeguato al transito di mezzi pesanti (autotreni).L’ingresso principale deve essere dotato di cancello e degli opportuni cartelli di divieto di accesso e di pericolo.

In prossimità dell'ingresso è bene prevedere un apposito anello di disinfezione per automezzi, munito di valvole ma-nuali per il funzionamento parziale (solo dal basso per la disinfezione delle ruote e del telaio).

Quarantena

Immettere capi dall'esterno è un’operazione delicata, per il potenziale pericolo di introdurre malattie nell’allevamento; gli stessi animali acquistati si trovano in un ambiente completa-mente nuovo, con un assetto sanitario differente. Pertanto è necessario ospitarli in apposite strutture, dette di quarantena, realizzate in un’area lontana da quella in cui sono collocate le porcilaie di produzione e con via d’accesso indipendente; esse devono avere un certo numero di box e i posti totali devono essere calcolati in base al tipo di animali da introdurre, al loro peso vivo medio e alla frequenza d’ingresso. Per sfruttare meglio i locali di quarantena è bene suddi-videre l’arrivo dei lotti di riproduttori in diversi momenti dell’anno. È preferibile adottare tecniche di stabulazione analoghe a quelle delle porcilaie di destinazione, per favorire l’ambientamento dei suini nel momento del trasferimento ai nuovi ricoveri. Inoltre, è bene prevedere un locale specifico per il lavaggio e la disinfezione esterna dei suini in ingresso, con pareti interne facilmente lavabili e pavimento totalmen-te fessurato e sottostante fossa di raccolta dei liquami.

Infermeria

I locali di infermeria sono utilizzati per l’alloggiamen-to di suini malati o feriti. L’allontanamento imme-diato dei capi ammalati dai locali di produzione è una prassi igienico-sanitaria importante per limitare il rischio dell’eventuale con-tagio di altri suini allevati nello stesso ambiente, e per potere realizzare un tempe-stivo e agevole intervento terapeutico. Anche gli ani-mali feriti o debilitati vanno isolati dal gruppo, perché

Durante la pulizia dei locali l’operatore deve essere dotato di idonei dispositivi di protezione individuale.

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non sono più in grado di competere alla pari con i compa-gni del box, soprattutto per l’alimentazione.

Percorsi e zone filtro

È molto importante un’organizzazione interna che preveda movimenti a senso unico dei suini, senza possibilità di ritorno, se si eccettuano il trasferimento delle scrofe “svezzate” dalla maternità alla fecondazione e l’eventuale passaggio dei suinetti dallosvezzamento/accrescimentoalsettoredirimonta.Fondamentale è anche separare nettamente le zone pulite da quelle sporche, con viabilità specifica per ognuna. Si può far-lo realizzando una prima zona, pulita, comprendente le por-cilaie di produzione e delimitata dalla recinzione principale o interna; al suo esterno deve essere prevista una seconda zona, sporca, che ospita le strutture a maggiore rischio sanitario e che possono avere contatti con l’esterno, come l’ingresso principale con l’edificio dei servizi generali, la quarantena, la raccolta degli animali morti, lo stoccaggio degli alimenti e degli effluenti zootecnici. Questa seconda zona è a sua volta protetta dalla recinzione secondaria o esterna.Zona interna ed esterna sono in contatto tramite le cosiddette zone filtro, strutture attraverso le quali possono passare solo entità autorizzate e secondo una determinata procedura. Ogni zona filtro, ovviamente, può essere allestita in modo differente in base all’entità che deve filtrare (uomini, animali o mezzi).

Per quanto riguarda gli automezzi esterni il filtro più efficace è certamente quello di mantenerli fuori dalla recinzione prin-cipale, predisponendo punti di scarico e di carico di animali e prodotti sul perimetro della recinzione e prevedendo un ade-guato parco macchine interno (trattori, carri, muletti).Per i mangimi acquistati la soluzione preferibile è collocare i sili di stoccaggio in prossimità della recinzione principale, prevedendo sul lato esterno un’area adeguatamente dimen-sionata per la manovra degli autotreni destinati al trasporto e allo scarico dei prodotti (figura 1).

Tecnica del “tutto pieno tutto vuoto”

La conduzione in bande è il presupposto per l’applicazione di un rigido calendario di interventi igienico-sanitari nei locali d’allevamento. La tecnica del “tutto pieno tutto vuoto” (all-in all-out) consiste nel riempire il più rapidamente possibile uno stesso locale, in modo da avere animali con uguali caratteri-stiche fisiologiche o di crescita, svuotandolo completamente a fine ciclo, per sottoporlo ad accurate operazioni di pulizia e disinfezione e ad un congruo periodo di vuoto sanitario.Questa tecnica è però difficilmente applicabile nei settori di fecondazione-gestazione, perché la loro organizzazione è assai complessa e prevede un continuo spostamento di ani-mali di diverse categorie (scrofe vuote, scrofe gravide, scro-fette prima e dopo la fecondazione, verri).

Fondamentali sono le operazioni di pulizia dei locali, soprattutto nei settori che ospi-tano i suini più giovani e più sensibili alle malattie: occorre ottenere la massima effi-cacia nell’abbattimento della carica patoge-na negli ambienti. Nell’effetuare la pulizia l’operatore deve essere dotato di idonei di-spositivi di protezione individuale, in parti-colare per le vie respiratorie e per gli occhi, considerata la tossicità dei detergenti usati e l’elevata carica microbica presente.Il vuoto sanitario che segue la disinfezione ser-ve a completare il risanamento dell’ambiente, favorendo la morte dei germi ancora presenti che non trovano un substrato organico su cui insediarsi e consentendo l’asciugatura dei lo-cali. La durata minima del vuoto sanitario è di 2-3 giorni, purché le operazioni di pulizia e disinfezione siano state accurate e complete. Fig. 1 - Esempio di zona filtro per l’introduzione di mangimi acquistati.

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Con il pavimento fessurato si riduce il consumo idrico

L'impiego dei pavimenti fessurati nell'allevamento dei suini ha preso le mosse da esigenze di tipo ambientale, in particolare per limitare l’utilizzo dell'acqua nelle operazioni di pulizia e allontana-

mento delle deiezioni dalle aree di stabulazione. La pulizia “a secco” delle porcilaie ha rappresentato un'importante evoluzione nel modo di allevare: alla riduzione dei consumi idrici si aggiunge il vantaggio della minore diluizione dei liquami, con benefici in termini di costi di stoccaggio, tra-sporto e spandimento sui campi.I pavimenti fessurati sono utilizzati per l'allevamento dei suini riproduttori (scrofe, scrofette e verri) e di quelli in ac-crescimento e ingrasso, sia in stabulazione individuale (gab-bie per scrofe gestanti), che collettiva. La pavimentazione fessurata è realizzata mediante lastre prefabbricate di calce-struzzo armato poste in opera sui muri perimetrali che de-limitano le sottostanti fosse, o su travi sostenute da pilastri.

Pregi e difetti dei due tipi di box

Negli interventi di adeguamento di vecchie porcilaie, ma anche in recenti nuove realizzazioni, si utilizza la tipologia a pavimento pieno con defecatoio esterno a pavimento fes-surato, soprattutto per scrofe gestanti e suini da ingrasso. Questa scelta consente di semplificare i lavori di ristrut-turazione e limitare i relativi costi. Rispetto alle soluzioni con fessurato integrale, permette inoltre una migliore de-ambulazione dei suini (a patto che la superficie del box sia sufficientemente pulita e quindi non scivolosa), garantisce un maggiore comfort termico durante la stagione fredda e limita i consumi di energia elettrica in quanto non prevede ventilazione artificiale.Per contro, essa richiede interventi manuali per la pulizia del pavimento pieno, soprattutto in presenza di situazioni non ottimali (ventilazione naturale difficoltosa, temperatu-ra e umidità relativa elevate), nelle quali i suini tendono a non rispettare la zona di riposo.

La soluzione con pavimento parzialmente fessurato è un'e-voluzione della tipologia con defecatoio esterno. La presen-za di una zona distinta di defecazione, interna al ricovero, consente un maggior controllo delle basse temperature nei periodi invernali ed è quindi particolarmente indicata per la fase di accrescimento. Il rapporto tra zona con pavimento fessurato e zona con pavimento pieno può essere assai varia-bile;nellesoluzionipiùdiffuseilfessuratooccupada1/3a1/4dellasuperficiedelbox.Il box a pavimento totalmente fessurato è la tipologia più impiegata nelle nuove realizzazioni, soprattutto per l'ingras-so, grazie alla possibilità di eliminare la pulizia manuale del pavimento e di ridurre la superficie coperta complessiva; inoltre, garantisce migliori condizioni igieniche della pavi-mentazione.A fronte di questi vantaggi, però, si devono ricordare alcuni inconvenienti, fra i quali l'esigenza di un attento controllo ambientale per limitare la risalita di gas nocivi dalle fosse dei liquami, e il minore comfort termico per gli animali durante lastagionefredda.Conlapavimentazionetotalmentefessu-

Porcilaia con box a pavimento fessurato.

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rata, poiché non è prevista una zona di defecazione distinta, si può contenere la superficie complessiva del box, riferendola esclusivamente all'esigenza di spazio minimo per capo.

Nuove regole in vigore dal 12 dicembre 2012

Lanormativasulbenesseredeisuini(direttiva2008/120/CE,versione codificata) ha inserito specifiche disposizioni sulle pavimentazioni zootecniche. Innanzitutto i pavimenti de-vono essere non sdrucciolevoli e privi di asperità, per evitare lesioni da cadute o da sfregamento; inoltre, essi devono co-stituire una superficie rigida, piana e stabile.Un aspetto di grande importanza che riguarda le pavimen-tazioni fessurate di calcestruzzo armato è quello delle di-mensioni di fessure e travetti. In tabella 1 sono riportate la larghezza massima delle fessure e quella minima dei travet-ti, per categoria suina.Purtroppo in questa tabella non si è tenuto conto del fatto che in Italia i suini all'ingrasso destinati alla produzione di salumi raggiungono pesi molto maggiori del suino medio europeo da macelleria; è infatti paradossale che per un sui-nodi160-170kgdipesovivovengarichiestaunafessuradi 18 mm, quando per una scrofetta di 120-130 kg se ne ammette una di 20 mm. Questa stortura, evidenziata sin dal2004dalCrpa,èstatafinalmentesanatadallacircolareesplicativadel12/12/2012delministerodellaSalute,secon-do la quale la fessura massima per il suino pesante è pari a 20mm.Conbuonapacedituttiquegliallevatoriche,co-

struendo nuove aziende o ristrutturandone di esistenti per l'ingrassodopoil31/12/2002,sonostaticostrettiadinstal-lare pavimenti fessurati con fessure di 18 mm.

Tolleranza per travetti e fessure

Altra questione di grande rilevanza, non considerata dalla normativa, è quella della tolleranza dimensionale; appare chiaro a tutti, infatti, che un pavimento fessurato di calce-struzzo armato è un manufatto prefabbricato che non può avere un elevatissimo livello di precisione nella sua costru-zione.Ciò significachegià in fasedi installazione (pavi-mento nuovo) possono sussistere differenze misurabili nella larghezza di fessure o travetti diversi dello stesso pannello.Bisogna poi considerare che i pavimenti sono soggetti ad usu-ra, per effetto dell'ambiente particolarmente aggressivo nel quale sono inseriti (presenza di deiezioni, gas e residui d'ali-mento), con il risultato che i bordi dei travetti possono corro-dersi nel tempo, aumentando di fatto la larghezza delle fessure. È quindi corretto inserire il concetto di tolleranza, fissando una percentuale entro la quale si ritiene comunque adegua-talamisura.Esiste,alivelloeuropeo,unaspecificanormariguardante le pavimentazioni prefabbricate di calcestruzzo utilizzatenegliallevamentizootecnici(EN12737:2004+A1- Precast concrete products - Floor slats for livestock), adotta-tadall’ItaliacomenormaUNIEN12737(2008).Inessavengono riportate le caratteristiche dimensionali delle pa-vimentazioni fessurate, comprese le tolleranze (maximum

Tab. 1 - RequisiTi dei pavimenTi fessuRaTi di calcesTRuzzo peR suini allevaTi in gRuppo.CATEGORIA SUINA MASSIMA LARGhEZZA FESSURE (mm) MINIMA LARGhEZZA TRAVETTI (mm)

Lattonzoli 11 50

Suinetti(1) 14 50

Suini all'ingrasso 18 80

Scrofette(2) e scrofe 20 80(1) Suini dallo svezzamento all'età di 10 settimane(2) Scrofette dopo la fecondazione

Tab. 2 - dimensioni nominali e TolleRanze peR pavimenTi fessuRaTi peR suini.CLASSE DI CARICO LARGhEZZA TRAVETTI (mm) LARGhEZZA FESSURE (mm) TOLLERANZA (mm)

Lattonzoli e suinetti in svezzamento 50-80 10-14 ±2

Suini in accrescimento e ingrasso 80-120 14-18 ±3

Scrofette dopo la fecondazione, scrofe e verri 80-120 14-20 ±3

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permitted dimensional deviations).Nella tabella 2, limitatamente alle classi di carico che com-prendono anche i suini, sono riportate tali caratteristiche; le tolleranze risultano pari a 2 mm per i piccoli suini e a 3 mmpertuttiglialtri.Ciòsignifica,adesempio,chelefessu-re più ampie di un pavimento fessurato per scrofe possono raggiungere la larghezza massima di 23 mm.Secondo l'autorevole parere della Commissione europea,questi standard possono essere considerati dagli Stati mem-bri nel momento dell'applicazione delle norme sul benessere. Per tale ragione il ministero della Salute ha inserito il concet-to della tolleranza nella circolare esplicativa già menzionata.

Una norma specifica per scrofe e scrofette

Oltre alle disposizioni relative a fessure e travetti, le scrofe sono interessate da una specifica norma che riguarda l'e-stensione della superficie a fessurato, rispetto a quella totale del box collettivo.La superficie libera complessiva per suini riproduttori alle-vatiingruppodeveesserealmenoparia1,64m2 per una scrofettadopolafecondazioneea2,25m2 per una scrofa, maalmeno0,95e1,3m2, rispettivamente, devono essere a pavimento pieno continuo.La norma, però, aggiunge che la parte a pavimento pieno puòessereriservata,pernonoltreil15%,alleaperturedisca-rico. Tale frase ha ingenerato confusione e incertezza fra gli addetti ai lavori, perché i termini appaiono contraddittori. Inizialmente è stato supposto che tali aperture potessero rap-presentare griglie o pozzetti di scarico o fessure per lo sgron-

dodeiliquami,mail15%sembraunasuperficieconsidere-vole per questi elementi: se si ipotizza un box da 10 scrofe, la parte piena è pari a 13 m2eilsuo15%corrispondeaquasi2m2. In seguito ha preso piede, fra le interpretazioni a livello europeo, quella che considera che la porzione a pavimento pieno continuo possa essere realizzata con un pavimento fes-surato nel quale la percentuale di vuoto (fessure) non superi il15%dellasuperficietotaledellaporzionestessa.Nella figura 1 viene riportato un box collettivo a pavimen-to parzialmente fessurato per 10 scrofe gestanti; i principali parametri dimensionali, rispettosi delle disposizioni norma-tive, sono:•areatotaledelbox=2,43m2/capo;•areautileperanimali=2,25m2/capo;•areaapavimentopienocontinuo=1,3m2/capo;• frontetruogolo=0,5m/capo;• larghezzatravetti=80mm;• larghezzafessure=20mm.Se si sostituisce il pavimento pieno continuo con un pavi-mento fessurato dotato di fessure di 20 mm e di travetti di 100 mm (figura 2), si ottiene una soluzione che rispetta il vincolodel15%diaperturenellaporzione“piena”;quest'ul-tima potrebbe essere definita come pavimento pieno con fessure. Di fatto, la pavimentazione risulta totalmente fessu-rata, ma con due differenti tipologie di pavimento.Sulla scorta di tali considerazioni, anche nel nostro Paese si è recentemente sposata questa linea interpretativa (circolare del ministero della Salute), per non imporre agli allevamenti italiani una situazione più restrittiva rispetto a quella di altri partner europei.

Fig. 1 - Box a pavimento parzialmente fessurato per 10 scrofe gestanti. Fig. 2 - Stesso box di figura 1, con porzione piena dotata di fessure.

pavimento pieno con fessure (<15%)

pavimentofessuratopavimento pieno

pavimentofessurato

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Meno stress e più comfort se la lettiera è a paglia

Le norme riguardanti il benessere degli animali e gli effluenti zootecnici hanno portato allo studio e alla sperimentazione di tecniche d'allevamento innova-tive, che prevedono l’impiego di lettiere di paglia,

in alternativa a sistemi di stabulazione più tradizionali.Il principale vantaggio nell’utilizzarle riguarda certamente l'ambiente d’allevamento meno stressante, che può com-portareunariduzionedellemorsicatureacodee/oorecchie.La lettiera, infatti, fornisce un arricchimento ambientale impareggiabile, con il quale i suini possono manifestare appieno comportamenti naturali (grufolazione, mastica-

zione, pulizia del corpo). Un altro importante vantaggio è il maggiore comfort termico durante il periodo invernale: a parità di peso dei suini da ingrasso e di livello alimentare della razione, ad esempio, la temperatura critica inferiore vieneabbassatadi5-7°Crispettoallastabulazionesupa-vimento fessurato. Infine, bisogna considerare il risparmio nei costi d’investimento - in quanto gli edifici sono sempli-ci, privi di fosse per i liquami e quasi mai dotati di impianti per il controllo ambientale - e la produzione di letame in sostituzione totale o parziale del problematico liquame.Per contro, l’allevamento su lettiera impone una maggio-

Porcilaia a lettiera.

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re superficie per capo rispetto alle tipologie tradizionali di porcilaia, allo scopo di mantenere la lettiera in condizioni accettabili di pulizia, e presenta maggiori oneri di mano-dopera per le operazioni di distribuzione, cura e asporta-zione. Inoltre, durante il periodo estivo possono insorgere problemi legati alla difficoltà di dispersione del calore da parte dei suini allevati su paglia; per questo motivo è molto importante che i ricoveri siano di tipo aperto, per favorire il massimo ricambio d'aria.La lettiera è utilizzabile per ogni categoria suina (scrofa ge-stante e in maternità, suinetto in post-svezzamento, suino in accrescimento e ingrasso) e secondo differenti schemi progettuali. In modo particolare si addice ai suini da svez-zamento e da ingrasso e alle scrofe in gestazione.

La manodopera aumenta quando la lettiera è permanente

Nei settori di post-svezzamento o ingrasso il box prevede una zona di riposo-esercizio con lettiera di paglia e una di alimentazione sopraelevata a pavimentazione piena o fessu-rata. Le due aree sono collegate mediante una rampa con pendenzadel20-25%odadueotregradoniconalzatadi0,18-0,25m.Sesiutilizzailpavimentofessuratoinzonadi alimentazione è consigliabile predisporre fosse poco pro-fonde (0,3-0,4 m), pulite mediante raschiatore meccanico. Nel post-svezzamento si può prevedere, nella zona a lettie-

ra, un pannello orizzontale sospeso, eventualmente regola-bile in altezza mediante funi, che crea una nicchia protetta nella quale gli animali, durante la stagione fredda, trova-no un ambiente termicamente più confortevole rispetto a quello delle altre zone del box. Le superfici utili di stabula-zione consigliate per suini in svezzamento e ingrasso sono riportate nella tabella 1.Nel settore di gestazione la zona sopraelevata può prevedere le poste singole di alimentazione, che garantiscono a ogni scrofa il

Tab. 1 - supeRfici uniTaRie di sTabulazione consigliaTe nei box a leTTieRa peR suini da svezzamenTo e ingRasso.

pESO VIVO (kg)

LETTIERA pERMANENTE(m2/capo)

LETTIERA INCLINATA (m2/capo)

Suino di 30 kg 0,50 0,45

Suino di 40 kg 0,60 0,50

Suino di 50 kg 0,70 0,60

Suino di 60 kg 0,80 0,65

Suino di 70 kg 0,90 0,70

Suino di 85 kg 1,00 0,80

Suino di 110 kg 1,20 1,00

Suino di 130 kg 1,35 1,10

Suino di 160 kg 1,55 1,25

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

regolare consumo della propria razione alimentare. Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa tipologia d’alle-vamento sono pari a 3,3 m2/capo,dicui2,1m2/capoalettiera.In alternativa, per le scrofe gestanti è possibile utilizzare grandi gruppi dinamici, in cui è prevista un’ampia zona di riposo a lettiera permanente e una zona di alimentazione-defecazione a pavimentazione piena o fessurata, con l'impiego di impianti di alimentazione elettronica per il razionamento individuale. Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa ti-pologiad’allevamentosonopariacirca2,7m2/capo,dicui 1,6m2/capoalettiera.Nella tipologia di box a lettiera permanente la paglia viene aggiunta regolarmente (ogni 1-2 settimane) e la lettiera vie-ne rimossa generalmente alla fine del ciclo d’allevamento, mediante trattore munito di caricatore a benna. Per agevo-lare queste operazioni è meglio predisporre cancelli in gra-do di chiudere momentaneamente i suini nella zona senza lettiera e ampi portoni alle testate del ricovero. In alternati-va è possibile prevedere tamponamenti laterali in materiale leggero e completamente apribili, ad esempio fissando delle tavole di legno sui cancelli in tubi d’acciaio.I limiti maggiori di questa tecnica riguardano le onerose richieste di manodopera per le operazioni di distribuzione della paglia e di rimozione della lettiera, oltre che l’elevata superficie da attribuire a ciascun capo alloggiato. Proble-mi si sono evidenziati, nell'allevamento del suino pesante, relativamente alla qualità delle carcasse e delle carni degli animali macellati.

Con la stabulazione inclinata minor consumo di paglia

Questa tecnica di stabulazione viene utilizzata generalmente per i suini da ingrasso. Il box è a lettiera integrale e prevede una zona di alimentazione-riposo nella parte più alta e una di defecazione in quella inferiore; le due aree sono delimitate da un piccolo gradino di circa 0,1 m. Questa tipologia preve-delapavimentazioneinpendenzadel6-8%versounacorsiadi raccolta e asportazione delle deiezioni, non accessibile agli animali(figura1apag.17).Grazie all'inclinazione del pavimento e all'azione di calpe-stamento, la lettiera scende verso la parte inferiore del box e si raccoglie, assieme alle deiezioni, nella corsia di asportazione. Le superfici utili di stabulazione consigliate per suini in svez-zamentoeingrassosonoriportatenellatabella1dipag.15.

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Box parto con lettiera di paglia.

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La distribuzione della paglia può essere effettuata dagli stes-si suini che la prelevano da un apposito contenitore posto nella parte più alta del box; ai lati del dispensatore di paglia sono collocate due mangiatoie a tramoggia per il mangime secco. L'asportazione del letame dall'apposita corsia avviene mediante un semplice raschiatore meccanico posto al di fuo-ri della portata degli animali. Gli abbeveratoi sono collocati nella zona di defecazione, in modo da impedire che le even-tuali perdite idriche bagnino l’area di riposo a lettiera.Fra gli aspetti più interessanti di questa forma di stabula-zione, rispetto alla lettiera permanente, si ricordano:• l'automazionedell'asportazionedelledeiezioni,checon-

sente un notevole risparmio di manodopera;• la limitazione delle emissioni gassose nel ricovero, in

quanto le deiezioni possono essere allontanate anche tutti i giorni;

• laminoresuperficieoccupataeilminoreconsumodipa-glia.

Soluzioni utili per produrre letame al posto del liquame

Nel settore d’ingrasso sono state messe a punto soluzioni in cui l'impiego di paglia nella sola zona di defecazione ha lo scopo di produrre letame anziché liquame. Ogni box prevede una zona di riposo-alimentazione, priva di lettiera, conpavimento inpendenzadel2%circa verso l'areadidefecazione; quest'ultima è più bassa dell'area di riposo di 0,1-0,15m,cosìdafavorirnel'individuazionedapartedeisuini e per delimitare in modo preciso l'area a lettiera. La distribuzione della paglia può avvenire mediante macchine srotolatrici di balloni o macchine “lancia paglia”. Per l’asporta-zione della lettiera si può utilizzare un raschiatore meccanico, oppure si può intervenire con la trattrice dotata di lama ra-schiante, dopo avere chiuso i suini nella zona di riposo.Una diversa soluzione prevede la realizzazione di una corsia di defecazione esterna su lettiera, collegata ai box interni mediante idonee aperture. Tale corsia può essere realiz-zata inpendenzatrasversaledel3-4%versounacunettadi raccolta; corsia e cunetta sono separate da un cancello divisorio sollevato di 0,1 m da terra. Il letame, per effetto della pendenza del pavimento e del calpestio degli animali, si raccoglie nella cunetta da dove verrà asportato mediante un trasportatore a palette.Anche per il settore di maternità vengono proposte nuove

tipologie di stabulazione delle scrofe e dei lattonzoli che fanno uso di lettiera, spesso in abbinamento ad una mag-giore libertà di movimento per la scrofa (soluzioni senza gabbia), ma con una buona protezione dei suinetti dai pe-ricoli di schiacciamento.

Fig. 1 - Box a lettiera inclinata: a) zona di alimentazione-riposo; b) zona di defecazione; c) mangiatoie a tramoggia; d) dispensatore di paglia.

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Distribuzione dell’alimento,una scelta importante

Gli alimenti e le modalità adottate per la loro som-ministrazione incidono sulle performance e sullo stato di salute degli animali allevati, come evi-denzialadirettiva98/58/CEchecosìrecita:“Agli

animali deve essere fornita un’alimentazione sana adatta alla loro età e specie, e in quantità sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali. Gli alimenti e i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni…”. Inoltre, la direttiva2008/120/CEstabilisceche“tutti i suinidevonoessere nutriti almeno una volta al giorno”.L'alimento può essere somministrato in modo razionato oppure ad libitum (a volontà). La scelta tra i due sistemi dipende dall'età del suino e dall'indirizzo produttivo, oltre chedaltipodiformulazioneadottato.Conl’alimentazione

razionata, ossia effettuata a pasti distribuiti nella giornata, si deve assicurare un sufficiente fronte al truogolo ad ogni suino. L’impossibilità di accedere contemporaneamente all'alimento, infatti, peggiora le performance dei soggetti più deboli del gruppo e aumenta la disomogeneità del box. D'altronde, ciò è anche imposto dalla suddetta direttiva 2008/120:“Seisuinisonoalimentatiingruppoenonad libitum o mediante un sistema automatico di alimentazio-ne individuale, ciascun suino deve avere accesso agli ali-menti contemporaneamente agli altri suini del gruppo”.Conlasomministrazionead libitum l'alimento è sempre presente nelle mangiatoie o nei truogoli e i suini vi possono accedere con continuità. Pertanto è possibile contenere il frontedellamangiatoiaal20-30%rispettoaquelloneces-sario per la somministrazione razionata.

Scrofe gestanti, scrofette e verri: tecniche innovative

La necessità di un rigoroso razionamento alimentare per le scrofe gestanti è uno dei motivi della diffusione delle soluzioni stabulative con po-sta singola, nelle quali si evita ogni problema derivante dalla competizione alimentare. L'a-limento, secco o in broda, vie-ne somministrato meccanica-mente in truogoli comuni, in mangiatoie singole o anche a terra, a seconda del tipo di sta-bulazione e delle attrezzature previste. Nel caso di truogoli lineari occorre prevedere un fronte di almeno0,5mperAlimentazione a fissaggio biologico in box collettivo per scrofe gestanti.

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ogni scrofa alloggiata, mentre per quelli circolari un fronte dialmeno0,36m.Nella gestazione, soprat-tutto nella seconda fase che fa seguito all'accertamento della gravidanza, sono stati recentemente introdotti si-stemi elettronici che preve-dono la distribuzione indi-vidualizzata dell'alimento secco per mezzo di autoali-mentatori. In questo modo il mangime può essere di-stribuito automaticamente nell'arco dell'intera giornata, con i vantaggi di una corret-ta alimentazione individuale delle scrofe, in relazione al peso e allo stato produttivo e sanitario dell'animale, e di una maggiore tranquillità degli animali. Il computer, inoltre, restituisce automaticamente e giornalmente infor-mazioni relative ai soggetti che non hanno consumato la quantità di mangime programmata, allo stato sanitario dei suini, alle scorte alimentari presenti negli stoccaggi, al con-sumo totale di alimento e ai consumi unitari per le singole scrofe. Altri vantaggi sono rappresentati dal limitato spreco di mangime e dal minor fabbisogno di manodopera azien-dale.Ciascuna stazione individuale di alimentazione puòservire fino a 30-40 scrofe.Un’altra tecnica innovativa, studiata per limitare la compe-tizione alimentare nella stabulazione collettiva delle scrofe gestanti, è l’alimentazione a secco con fissaggio biologico. Si tratta di una distribuzione lenta ma costante dell’alimen-toperognipostodialimentazione(circa100g/min),perimpedire che le scrofe più voraci cerchino nuovo mangime nel posto occupato da altre compagne; il tentativo, quindi, è quello di “fissare” biologicamente le scrofe alla mangia-toia, in modo che ciascuna possa assumere indisturbata la propria razione d’alimento.Il sistema consente, a costi d’investimento abbastanza con-tenuti e senza il ricorso a poste singole di alimentazione, di distribuire l’alimento secco a gruppi di 8-12 scrofe, li-

mitando fortemente lo stress derivante dalla competizione alimentare, tipico dell’allevamento tradizionale in gruppo. Il sistema è quindi in perfetta sintonia con quanto stabilito dalla direttiva: “Le scrofe e le scrofette allevate in gruppo devono essere alimentate utilizzando un sistema atto a ga-rantire che ciascun animale ottenga mangime a sufficienza senza essere aggredito, anche in situazione di competitività”. Le scrofette sono alimentate a razione e il mangime può essere distribuito nei truogoli oppure a terra; in entrambi i casi deve essere garantito a tutti gli animali del box l'accesso contemporaneo all'alimento. Per quanto riguarda i verri, la razione alimentare è ristretta, per non peggiorare le performance riproduttive, e viene di-stribuita manualmente in albioli di calcestruzzo o in man-giatoie di lamiera zincata.

Scrofe allattanti e lattonzoli: sperimentazioni recenti

L'alimento, in genere, è presentato alla scrofa allattante in forma secca e distribuito manualmente o automaticamen-te in due pasti giornalieri. Un discreto interesse stanno

Autoalimentatori per scrofe gestanti.

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

suscitando gli impianti automatizzati che provvedono alla somministrazione dell'alimento in forma bagnata, con un rapportosecco/liquidovariabileda1/2a1/4;inalcunetipo-logie la broda viene distribuita in un truogolo accessibile da quattro scrofe disposte a raggiera intorno ad esso.La mangiatoia della scrofa è generalmente del tipo singolo a cas-setta, in lamiera zincata o acciaio inox, ma può essere anche del tipo a piatto o a scodella, in metallo o in calcestruzzo speciale.Conladiffusioneormaigeneraledellosvezzamentoprecoce,l'alimento (mangime prestarter) viene messo a disposizione della nidiata fin dalla seconda settimana, per stimolare preco-cemente l'attività degli enzimi gastrici. La mangiatoia per i sui-netti di solito è costituita da un piccolo contenitore in lamiera o plastica, che viene appeso a un divisorio o fissato al pavimen-to; nelle gabbie parto-svezzamento è necessaria una seconda mangiatoia, del tipo a tramoggia, per i suinetti svezzati.Recentemente è stata proposta l'alimentazione liquida an-che per i suinetti sottoscrofa, con il duplice scopo di elimi-nare lo stress e i problemi digestivi derivanti dal passaggio dall'alimentazione liquida (latte) a quella secca e di prose-

guire con tale forma di somministrazione del mangime per tutta la vita del suino.

Suinetti in post-svezzamento: c'è interesse per l’alimentazione liquida

In questo reparto l'alimento secco viene distribuito ad libi-tum con sistemi manuali o meccanici, in mangiatoie mul-tiposto a tramoggia d’acciaio inox, lamiera zincata o pla-stica. La distribuzione automatica è effettuata con sistemi a rosario o a spirale che prevedono singole calate, dotate di saracinesca, in grado di rifornire le mangiatoie.In alternativa alle tramogge multiposto si possono adotta-re quelle monoposto, con paletta dosatrice del mangime azionata dai suini ed abbeveratoio incorporato (tramogge “mangia e bevi”). Altre tipologie innovative di tramoggia consentono al suinetto di alimentarsi a secco oppure di farsi la “zuppa”, grazie alla presenza di un piatto dispensatore di mangime secco e di mangiatoie a vaschetta laterali con ab-beveratoio a bottone sovrastante.

Attualmente si registra un forte interesse nei confronti dell'alimentazione liquida anche per questa fase del ci-clo di produzione del suino. Il motivo principale risiede nella possibilità di alimen-tare in questo modo i suini per tutto il ciclo d’alleva-mento, eliminando i trau-matici cambi di alimenta-zione da liquido a secco fra maternità e svezzamento e da secco a liquido fra svez-zamento o accrescimento e ingrasso, con benefici per la salute dei soggetti e le per-formance zootecniche.Nel caso di alimentazione ra-zionata si deve garantire l'ac-cesso contemporaneo di tutti i suinetti del box al mangi-me; perciò si impiegano truo-goli lineari con fronte di 0,24 m per ogni capo di 30 kg. Mangiatoia multiposto a tramoggia.

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Reparto d’ingrasso: l’alimentazioneliquida si diffonde e si rinnova Nel reparto d’ingrasso l'alimentazione ad libitum

viene preferita per la prima fase (accrescimento o “magronaggio”); per suini di peso superiore l'alimentazione è generalmente razionata. Per

quanto riguarda il tipo di confezionamento, l’alimentazio-ne liquida tende a diffondersi sempre più, interessando oggi anche le prime fasi di allevamento. Una sensibile riduzio-ne del lavoro si ottiene adottando sistemi di alimentazione computerizzati, che permettono anche un deciso miglio-ramento dei parametri produttivi, grazie alla possibilità di impostare precisi piani di razionamento alimentare.L'alimentazione liquida in broda rende indispensabile l'im-

piego del truogolo, che condiziona la forma e le dimensioni delbox.Conl’alimentazioneabroda,effettuataapastidi-stribuiti nella giornata, si deve assicurare un sufficiente fron-te al truogolo ad ogni suino (tabella 1 a pag. 22), come è sta-to sottolineato nell'articolo precedente. Per l'alimentazione ad libitum a secco si utilizzano le mangiatoie a tramoggia nelle versioni pluriposto e monoposto.Le tecniche innovative per la somministrazione dell’alimen-to che sono state proposte negli ultimi anni fanno riferimen-to a sistemi di alimentazione liquida ad libitum e a sistemi dialimentazionesecco/liquidopersuiniinaccrescimentoeingrasso. Inoltre, vengono proposti sistemi di alimentazione

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

per grandi gruppi, con possibilità di pesatura individuale dei suini e di separazione dei capi che si discostano dalla media di gruppo, per uniformare le partite di animali a fine ciclo in uscita dall'allevamento.

Somministrazione automatica a volontà

Questo sistema è stato messo a punto per permettere la somministrazione automatica a volontà dell'alimento in formaliquida.Considerandolapartemeccanica,ilsistemanon si discosta da un normale impianto per la preparazione e la distribuzione della broda e prevede, quindi, una vasca

di preparazione e una pompa che provvede al prelievo del-la broda e alla sua immissione nella rete di distribuzione. Quest’ultima è generalmente costituita da tubazioni di Pvc e prevede un circuito di andata e ritorno. Dalla tubazione principale si distaccano le singole calate che pervengono ai truogoli. I truogoli sono sempre di tipo doppio, in modo da utilizzare una calata per ogni coppia di box adiacenti, e di dimensioni alquanto ridotte: si ritiene sufficiente un fronte pari a circa 1 m per ogni box anche di 30 capi.Le caratteristiche fondamentali dell'impianto sono quelle della parte elettronica, che prevede un'unità centrale e tante unità periferiche quanti sono i truogoli. L'unità centrale è co-

Tab. 1 - dimensioni consigliaTe di TRuogoli peR suini da ingRasso.CATEGORIA E pESO VIVO FRONTE pER TRUOGOLI LINEARI (m/capo) FRONTE pER TRUOGOLI CIRCOLARI (m/capo)

Suino di 50 kg 0,28 0,22

Suino di 85 kg 0,34 0,26

Suino di 110 kg 0,37 0,28

Suino di 130 kg 0,39 0,30

Suino di 160 kg 0,42 0,32

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stituita da un elaboratore elettronico che controlla il funzio-namento dell'impianto e consente l’impostazione del piano alimentare. Si possono impostare quattro pasti giornalieri di qualsivoglia durata e per fare ciò è sufficiente selezionare, per ogni pasto, l'ora di inizio e quella di fine distribuzione: si ottiene in tal modo un'alimentazione “razionata-a volontà”. Se invece si preferisce un'alimentazione ad libitum vera e propria si selezionerà il primo pasto per la durata di 24 ore, annullando gli altri. Il computer controlla anche il riempi-mento della vasca di miscelazione, richiamando dagli stoc-caggi i diversi componenti della razione (mangimi secchi, siero, acqua) e i tempi di miscelazione della broda.Le centraline periferiche, montate sui tubi di calata, per-mettono, mediante apposito regolatore, di variare la quan-tità di pastone da distribuire in ogni truogolo. Inoltre, sono in grado di comunicare al computer se il rispettivo truogolo habisognodiessererifornitoomenod'alimento.Ciòèpos-sibile grazie a un semplice sistema di regolazione costituito da una sonda in acciaio posta all'interno del truogolo e da una seconda asta, sempre in acciaio, applicata a fianco della calata; entrambi gli elementi sono collegati alla centralina.Il computer invia, a intervalli prefissati, segnali di controllo a ciascuna centralina: se all'interno del truogolo vi è suf-ficiente pastone da immergere le sonde, l'impulso passerà dall'una all'altra sonda ritornando alla centralina e quindi al computer, identificandosi come risposta negativa alla do-manda del computer stesso. Se, al contrario, la quantità di broda nel truogolo è scarsa o addirittura nulla, l'impulso elettrico non potrà ritornare al computer e ciò equivarrà a una richiesta di pastone; que-sto verrà quindi versato nel truogolo, in quantità prefissata, mediante l'apertura della valvola pneumatica di quella cala-ta. Ovviamente, il sistema di regolazione si interrompe allo scadere del periodo prefissato per quel pasto e riprenderà all'inizio del pasto successivo.L'impianto si propone come interessante alternativa alla tradizionale somministrazione razionata di pastone nei truogoli lunghi. Uno dei vantaggi più evidenti è la mag-giore tranquillità degli animali all'interno del box, che si ripercuote positivamente sulla salute e sulla produttività dei suini.Un limite tipico dei sistemi di alimentazione a volontà è la più difficile individuazione precoce di eventuali forme patologi-che in uno o più soggetti del gruppo; infatti, mentre con l'ali-mentazione razionata l'agitazione e la lotta per la conquista del

“posto a tavola" mettono chiaramente sotto gli occhi dell'o-peratore eventuali suini che rimangono in disparte o che si muovono a fatica, con l'alimentazione ad libitum la situazione all'interno di ciascun box appare per lo più tranquilla, con la maggioranza degli animali in atteggiamento di riposo.

Secco-liquido: sono i suini a scegliere il tipo preferito

Questo sistema di somministrazione ad libitum dell'ali-mento (automatic dry/wet feeder), proposto da alcune ditte

Box con mangiatoia per alimentazione ad libitum secco-liquido.

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

delNordEuropa,consenteaisuinidiconsumareapiaci-mento mangime secco oppure bagnato.L'attrezzatura predisposta per la presentazione dell'alimen-to agli animali è costituita da una scodella d'acciaio inox di forma rettangolare o circolare; in alcuni modelli si di-stinguono un piatto dispensatore e due mangiatoie a va-schetta poste lateralmente. Le dimensioni variano in base alla taglia dei suini da alimentare: le mangiatoie a pianta rettangolarehannolunghezzadi60-100cm,larghezzadi30-40cmealtezzadi12-16cm; lemangiatoie circolarihannoundiametrodi40-50cm.Un tubo di calata regolabile in altezza versa il mangime secco nella mangiatoia e il flusso di farina o pellets è pro-porzionale all'altezza prescelta. In altri modelli è presente un serbatoio a tramoggia per il mangime, della capaci-tàdi60-150litri,dalqualesidiparteiltubodispensato-re. In genere è presente un dispositivo terminale mobile che, azionato dal grugno dei suini, permette l'erogazione dell'alimento (bacchetta metallica, elemento rotante, pen-dolo di plastica o di metallo). Al di sopra della mangiatoia sono posizionati due o più abbeveratoi a bottone aziona-bili dai suini mediante il naso; l'acqua erogata si raccoglie nel contenitore e può essere bevuta dall'animale che l'ha richiesta.Gli animali possono consumare direttamente il mangime secco versato nella mangiatoia, oppure possono bagnare la farina azionando l'abbeveratoio e finalmente assumere l'alimento umido. Il sistema, studiato per lo svezzamento e l'ingrasso di suini leggeri, oltre a lasciare all'animale la scelta del tipo di confezionamento dell'alimento, assecon-da il suo istinto di grufolamento. Altri vantaggi sono l'as-sunzione lenta del mangime, la limitazione degli sprechi alimentari e il miglioramento degli indici di conversione dell'alimento.Sono disponibili differenti modelli adatti per le diverse fasi di crescita del suino; ogni unità è in grado di servire 45-60suini inpost-svezzamentodai7ai25kgdipesovivo e 30-40 capi all'ingrasso fino a 100-110 kg.Queste mangiatoie possono essere collocate in corrispon-denza del divisorio tra due box, potendo così servire due gruppi di suini, oppure al centro di un box, in modo che i suini di un singolo gruppo possano accedervi da due lati; in quest'ultimo caso è importante che il box presenti suffi-ciente larghezza da permettere ai capi in transito di passare agevolmente dietro a quelli che stanno mangiando. Mangiatoia per alimentazione ad libitum secco-liquido.

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Truogolo per alimentazione liquida ad libitum.

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Tipi di abbeveratoio e fabbisognod’acqua: i fattori da considerareL'acqua è un elemento essenziale per garantire il benes-

seredeisuini.Atalepropositoladirettiva2008/120/CE, più volte citata, afferma che “a partire dallaseconda settimana di età, ogni suino deve poter di-

sporre in permanenza di acqua fresca sufficiente”, mentre la direttiva98/58/CE, riguardante laprotezionedeglianimalinegli allevamenti, stabilisce che “le attrezzature per la sommi-nistrazione di mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite e installate in modo da ridurre al minimo le possibi-lità di contaminazione degli alimenti o dell'acqua e le conse-guenze negative derivanti da rivalità tra gli animali”.Il sistema più razionale per fornire acqua di bevanda ai suini è quello di utilizzare gli abbeveratoi automatici. Questi, di norma, consentono l'erogazione nel momento stesso in cui l'animale la richiede, garantendo freschezza e igiene ben su-periori rispetto alla somministrazione nel truogolo.Gli abbeveratoi per suini possono essere di tre tipi:•a imbocco, quando permettono l'immissione diretta

dell'acqua nella bocca del suino che l'ha richiesta; con-sentono la somministrazione di acqua fresca e pulita agli animali. Fra i diversi i modelli disponibili sul mercato si ricordano quelli a succhiotto (certamente i più diffusi), a morso e a spinta;

•a tazza, quando l'acqua dapprima si raccoglie in un con-tenitore a forma di tazza o di vaschetta e successivamente può essere bevuta dall'animale. I principali vantaggi sono i minori sprechi idrici e la maggiore facilità di abbeverata rispetto ai modelli a imbocco; per contro, forniscono ac-qua con caratteristiche igieniche non sempre ottimali e richiedono più frequenti interventi di pulizia. Nei modelli più diffusi, utilizzati per scrofe, verri e suini all’ingrasso, la tazza è dotata di una valvola la cui apertura è ottenuta dalla spinta del muso dell'animale su una bacchetta o su una paletta;

•da truogolo, di funzionamento analogo ai precedenti ma privi di vaschetta, da installarsi in un truogolo o in una mangiatoia. Si tratta di abbeveratoi a spruzzo o a bacchet-

ta che erogano l'acqua in seguito alla pressione del grugno dell'animale. I suini bevono in modo naturale; inoltre, tali abbeveratoi permettono all'animale di inumidire il mangi-me e riducono in modo consistente gli sprechi, anche se il livello igienico dell'acqua non sempre è ottimale, in parti-colare quando la somministrazione avviene in un truogolo.

La tipologia di abbeveratoio deve essere scelta in base alla categoria di suini allevati, al sistema di stabulazione e al tipo di alimentazione adottati.

Indicazioni durante la gravidanza

In condizioni climatiche non critiche i consumi idrici gior-nalieri delle scrofe in gestazione variano da 8-12 l/capoduranteiprimitremesidigravidanzafinoa15-20l/caponell'ultimo periodo.Il tipo di somministrazione dell'acqua di bevanda varia in base alla tecnica di stabulazione adottata e alla tipologia di

Abbeveratoio a imbocco.

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

attrezzatura prevista per l'alimentazione: nella stabulazione individuale, di norma, si adottano abbeveratoi a spruzzo o abacchettaconportatadicirca2,5l/mininstallatiall'in-terno delle mangiatoie singole o al di sopra dei truogoli comuni, oppure si prevedono erogatori a succhiotto posti sopra alle mangiatoie. Nella stabulazione collettiva si prefe-riscono gli abbeveratoi ad imbocco, dei tipi a succhiotto o amorso,conportatadi1,5l/min.I fabbisogni idrici giornalieri di scrofette da rimonta e verri possonoesserevalutatirispettivamentein5-10l/capoein10-15 l/capo.Perleprimesiimpieganoabbeveratoideltipoaim-bocco o a bacchetta; per i secondi si preferiscono gli abbe-veratoiatazzettaconportatadicirca2l/min.

Nel reparto maternità quantità elevate

I fabbisogni idrici delle scrofe allattanti sono molto elevati e variano in proporzione alla quantità di latte prodotto. A livello indicativo si può considerare un consumo giornalie-romediodi20-30l/caponell'arcodellequattrosettimaned'allattamento, ma in alcune situazioni estreme, come ad esempio in presenza di condizioni climatiche estive partico-larmente sfavorevoli, si possono registrare punte di consu-moanchedi50litri.I suinetti alimentati con latte materno non necessitano di ulteriori fonti idriche; è buona norma, comunque, mettere a disposizione l'acqua fin dai primi giorni di vita, per consen-tire un più facile apprendimento dell'uso degli abbeveratoi. Il consumo da parte dei lattonzoli aumenta rapidamente con l'inizio dell'assunzione dei mangimi prestarter. Media-mente si può considerare un consumo giornaliero d’acqua dibevandadi0,1l/caponelleprimeduesettimanedivitaedi0,3-0,4l/caponell'ultimasettimanad'allattamento.In ogni box parto sono previsti, di norma, due abbeveratoi, uno per la scrofa e uno per i suinetti, mentre l'abbeveratoio unico del tipo a tazzetta, in grado di servire contemporaneamente la scro-fa e la nidiata, non è consigliabile a causa della sua scarsa igiene.L'abbeveratoio per la scrofa è prevalentemente dei tipi a im-bocco e a bacchetta, posizionato sopra o all'interno della mangiatoiaedeveavereunaportatadicirca2l/min.Perisuinetti è possibile prevedere sia abbeveratoi a tazzetta (con portata di 1 l/min) che a succhiotto (con portata di 0,5 l/min);iprimiconsentonounpiùfacileapprendimentodaparte dei lattonzoli ma sono meno igienici. L'abbeveratoio dei suinetti è posizionato sulla parete posteriore del box e, comunque, il più lontano possibile dalla zona di riposo.

Svezzamento e ingrasso: consumi variabili

Il consumo dell'acqua di bevanda da parte dei suinetti au-menta rapidamente con l'inizio dell'assunzione dei mangi-mi prestarter. I fabbisogni medi giornalieri, per suinetti in svezzamentodai6ai25kgdipeso,varianoda1a5l/capo.La somministrazione avviene generalmente tramite abbeve-ratoiaimboccoconunaportatadicirca1l/min.Pressioniall’erogatore superiori a 2,5-2,8 bar possono comportaresprechi idrici e difficoltà d’uso da parte dei suinetti.Di regola l'abbeveratoio è installato sul lato opposto a quello del-la mangiatoia, per favorire la turnazione dei suinetti all'alimento

Nel box parto si deve prevedere un piccolo abbeveratoio per i lattonzoli.

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e l'occupazione più uniforme della gabbia o del box. In pre-senza di pavimentazione par-zialmente fessurata devono essere collocati in corrispon-denza della zona fessurata.Il fabbisogno idrico dei su-ini all'ingrasso varia note-volmente in base al tipo di alimentazione adottato, al peso del suino e alle con-dizioni climatiche del rico-vero. I consumi giornalieri indicativi passano da 4-7 l/capopersuiniinaccresci-mento(25-50kgdipeso)a7-15l/capopersuininell'ul-tima fase d'ingrasso (oltre i100kgdipeso).Consomministrazione liquidadell'ali-mento la richiesta di acqua supplementare è notevolmente ridottaoaddiritturanulla,inrelazionealrapportoliquido/mangime della razione.L'erogazione avviene tramite abbeveratoi a imbocco e a spruzzo,conportatenell'ordinedi1,5l/min.Vengonouti-lizzati anche quelli a bacchetta, specie per la fase di accre-scimento, spesso in abbinamento con le mangiatoie mono-posto a tramoggia, dette “mangia e bevi”.

Calcolare il numero giusto di abbeveratoi

Indicativamente un abbeveratoio a imbocco può servire finoa10-15suiniall'ingrassoenonpiùdi5-6scrofege-stanti stabulate in gruppo. Quando la somministrazione dell'alimento è razionata, ad esempio due volte al giorno, è buona norma non superare i 10 suini per ogni abbeveratoio a imbocco; infatti in tale situazione la richiesta d'acqua si concentra in un breve periodo immediatamente successivo al pasto, con conseguente aumento della competizione fra gli animali e, quindi, inevitabile crescita degli sprechi idrici. D’altronde, un modesto numero di capi per abbeveratoio può portare ugualmente a maggiori sprechi in conseguenza dell'aumento dei punti di erogazione dell'allevamento.Per quanto riguarda gli abbeveratoi a tazza, le indicazioni più accreditatefissanounmassimodi15capiperognierogatore,mentre gli abbeveratoi da truogolo devono essere previsti in

un numero di uno ogni 2-4 suini stabulati nel box.Un criterio di ordine generale, che è sempre consigliabile nella stabulazione in gruppo, è quello di prevedere almeno due erogatori per ogni box, posti a una certa distanza fra loro; in questo modo non solo si limita il rischio che i suini rimangano senz’acqua in seguito alla rottura dell’ab-beveratoio, ma si consente agli animali dominati del gruppo di accedere più facilmente a un punto di abbeverata: l’abbeveratoio, infatti, può essere sottopo-sto a “controllo” da parte dei soggetti dominanti. La distanza alla quale porre i due abbeveratoi può esse-re parametrata alla dimen-sione del corpo dei suini: si consiglia, in particolare, una distanza almeno ugua-le al doppio della lunghez-za degli animali, conside-rando il peso medio finale dei suini nel box; ad una tale distanza dovrebbero ridursi gli atteggiamenti aggressivi dei suini presenti nell’area di abbeverata.

Mangiatoia “mangia e bevi” monoposto.

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Arricchimenti ambientaliper favorire il benessere

Nei settori di post-svezzamento e ingrasso le prin-cipali soluzioni stabulative adottate non sono in grado, generalmente, di soddisfare i comporta-menti naturali tipici della specie, quali il grufo-

lamento,l’esplorazioneelaricercadicibo.Ciòpuòcausarenegli animali situazioni di stress, con manifestazioni com-portamentali anormali, quali stereotipie e apatia, che posso-no dare luogo a fenomeni estremamente dannosi, come le morsicature di code e orecchie. L'utilizzo di arricchimenti ambientali all'interno dei box può contribuireallariduzionedell’incidenzae/odellagravitàdiquesticomportamentiindesiderati.Ladirettiva2008/120/CE,allaqualepiùvoltenegli articoliprecedentiabbiamofatto riferimento, indica che “… i suini devono avere accesso permanente a una quantità sufficiente di materiali che con-sentano loro adeguate attività di esplorazione e manipolazio-ne (paglia, fieno, legno, segatura, compost di funghi, torba o un miscuglio di questi) senza comprometterne la salute”. Inoltre, una disposizione specifica per suinetti e suini all’in-grasso sottolinea che “qualora si manifestino segni di lotta violenta, occorre immediatamente indagare le cause e adot-tare idonee misure, quali fornire agli animali abbondante paglia, se possibile, oppure altro materiale per esplorazione”.Ancheleindicazionidell’Efsa(Autoritàeuropeaperlasicu-rezza alimentare) e quelle delle associazioni animaliste pres-so l’Oie (World organisation for animal health) richiedono l’accesso costante a una qualche forma di arricchimento ambientale, inteso come presenza di substrati manipolabili, ossia materiali che permettano ai suini comportamenti tipi-ci della specie e che, nello stesso tempo, non abbiano effetti negativi sulla salute degli animali.La capacità di un materiale di stimolare l’animale aumenta in relazione ad alcune proprietà del materiale stesso, che sono indispensabili anche a conservarne la sua funzione nel tempo. Le principali proprietà che dovrebbe avere un arric-chimento ambientale sono di seguito elencate.•Complesso: il suino è un animale estremamente intelli-Paglia distribuita in modeste quantità mediante rastrelliera.

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gente, con un comporta-mento articolato; tanto più un materiale stimola e mantiene l’interesse dell’animale, tanto più l'animale si mantiene oc-cupato.

•Distruttibile e variabile: un materiale che non può essere distrutto diventa rapidamente poco interes-sante per il suino, che deve poter modificare l’oggetto attraverso la masticazione.

•Ingeribile: i suini sono abituati a masticare e ingerire ciò che trovano nell’ambiente. La sazietà riduce la motivazione a grufolare.

•Con proprietà nutrizio-nali: i suini potrebbero trarre beneficio dall’inge-rire o masticare gli oggetti che trovano nel box, quali fibra, vitamine, sali, ecc.

•Pulito: se il materiale si trova a terra, va mantenu-to pulito, perché il suino perde rapidamente inte-resse per ciò che è imbrat-tato da feci e urine.

Privilegiare la paglia, ma in modeste quantità

La paglia distribuita sul pavimento del box in grande quan-tità (lettiera) è l’arricchimento ambientale che meglio sti-mola il comportamento esplorativo, riducendo l’incidenza di comportamenti negativi quali il cannibalismo e l’aggres-sività eccessiva. La lettiera di paglia (meglio se a fibra lunga, fresca e aggiunta giornalmente) può essere masticata, gru-folata, ingerita. Inoltre, essa migliora il comfort termico e fisico della zona di riposo.Per contro il costo della paglia, l’ingente richiesta di ma-nodopera per la gestione della lettiera e l’incompatibilità

con alcune tipologie di allevamento (pavimento grigliato o fessurato, in particolare con sistemi di evacuazione rapida delle deiezioni mediante tubazioni), non favoriscono il largo impiego di questo materiale in Italia. Attualmente è scon-sigliabile l’utilizzo di altri materiali, anche se previsto dalla normativa, perché la loro efficacia è controversa. La paglia può essere presentata al suino in modeste quantità (100-200 g/capo), distribuita direttamente sul pavimentodelbox(“aterra”)oinrastrelliere/dosatori,oppurecompres-sa in blocchi o grossi pellets. Queste soluzioni sono meno efficaci rispetto alle lettiere, ma decisamente migliori rispet-to a oggetti non distruttibili, quali catene, oggetti sospesi, giochi e dispenser di mangime. Il principale svantaggio di tali sistemi è l’aumento dei costi, legato all’elevata richiesta

Tronchetto di legno sospeso a catena.

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di manodopera, all’eventuale acquisto di attrezzature (per esempio le rastrelliere) e alla quantità di paglia, che spesso si perde nelle fosse sottostanti (con possibili problemi per i sistemi di evacuazione), tutto ciò non completamente com-pensato da una riduzione dei fenomeni di cannibalismo.

Possibile usare materiali alternativi

I materiali da lettiera sono più o meno incompatibili con la presenza del pavimento fessurato e di sistemi di allonta-namento rapido degli effluenti zootecnici. In questi casi, la notadelministerodellaSalute (2marzo2005)permettenegli allevamenti esistenti di impiegare materiali alternativi, anche non distruttibili, che non risultino comunque dan-nosi o tossici per i suini.Fraimaterialipiùutilizzatiricordiamolecatene/cordeso-spese, gli oggetti (tronchetti di legno, tubi di gomma mor-bidaoanellidigommarigida)sospesiacatene/cordeeglioggetti a terra, quali mattoni in cotto, cartoni, palle, trot-tole, tronchetti di legno, giochi di gomma, ecc. Qualora si

scelgano questi materiali occorre considerare che, se l’arric-chimento non è modificabile (la cosiddetta “distruttibilità”) osesiimbrattafacilmenteconfeci/urine,risultasicuramen-te meno efficace nella sua capacità di attrarre il suino, con ripercussioni sul manifestarsi di fenomeni di aggressività e di morsicatura. Questi oggetti non vengono utilizzati per grufolare, ma possono essere morsi e masticati.

Oggetti sospesi in legno: attraenti ed economici

In generale gli oggetti sospesi posti a livello della testa del suino sono più attraenti rispetto a quelli forniti a terra, per-ché tendono a richiamanare l’attenzione degli animali. Poco interessanti sembrano essere gli arricchimenti di plastica so-spesi a catene, mentre discreti risultati si sono ottenuti so-spendendo a una catena un tronchetto di legno. Si tratta di una soluzione economica per il basso costo dei materiali utilizzati e per i tempi di lavoro decisamente ridotti (sosti-tuzionedeltronchettoogni7-10giorni).Lasceltadeltipodi legno è importante: utilizzando un legno morbido non si espongono i suini al rischio di ingerire pericolose schegge e, nello stesso tempo, si permette loro di masticare.Un’altra possibilità interessante consiste nel fissare al muro (adun’altezzadalpavimentodicirca15-20cm)untubo,intero o sezionato per il lungo, al cui interno posizionare un tronchetto di legno. Questo oggetto è libero di muoversi e i suini possono spostarlo in diverse direzioni e morsicarlo; il tronchetto, una volta consumato, può essere facilmente sostituito.Alcuni oggetti si distruggono nel tempo (chiaramente con tempi diversi a seconda del materiale), come i mattoni in cotto o i fogli di cartone. Sono economici e consentono al suino di morsicare e masticare, ma vanno sostituiti frequen-temente. Altri arricchimenti, come catene sospese o palle e trottole a terra, durano nel tempo e possono restare in alle-vamento per diversi cicli produttivi. Risultano interessanti per l’allevatore perché richiedono una limitata manutenzio-ne. Si consiglia l’utilizzo di questi oggetti in abbinamento a materiali distruttibili e grufolabili.Un’ultima soluzione consiste nell’utilizzo di corde sospese: la loro efficacia nell’occupare i suini (in particolare da svez-zamento) e la sostenibilità economica dovuta al basso costo del materiale e ai tempi di lavoro ridotti (sostituzione della cordacircaogni15giorni)lerendonoparticolarmentein-teressanti.

Corda sospesa, un arricchimento ambientale di estrema semplicità.

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La corretta ventilazione incide sulla capacità produttivaIl controllo ambientale dei ricoveri zootecnici è tema

di primaria importanza per l'attività d'allevamento, in quanto da esso dipendono in buona misura la salute e la capacità produttiva degli animali e, di conseguenza,

ilredditodell'allevatore.Ciòsaràtantopiùveroneiprossimianni e decenni, se le previsioni non molto incoraggianti sui cambiamenti climatici del nostro pianeta troveranno con-ferma.

Porcilaia con ampia finestratura per la ventilazione naturale.

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

Gli interventi attuabili per il controllo ambientale delle por-cilaie sono numerosi, ma i più importanti sono certamente l’isolamento termico, il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione. Quest'ultima, in particolare, è finalizzata alla creazione e al mantenimento di un ambiente idoneo alla vita e al benessere degli animali (e dell’uomo), oltre ad essere essenziale per evitare il deterioramento precoce dei materiali edili, delle attrezzature e degli impianti presenti negli edifici.La ventilazione apporta l’ossigeno, allontana i gas nocivi e le polveri, elimina il vapore acqueo in eccesso e asporta il calore sensibileanimale.Essadevegarantireunricambiod’aria ottimale nelle diverse stagioni dell’anno; per questo occorre calcolare in modo adeguato le portate minima e massima per le condizioni climatiche estreme (inverno ed estate), prevedendo poi sistemi manuali o automatici in gra-do di variare la portata stessa sulla base dei cambiamenti delle condizioni interne ed esterne.Le tecniche di ventilazione adottate nei ricoveri per suini possono affidarsi al movimento dell’aria indotto da naturali effetti fisici (ventilazione naturale o statica), oppure preve-dere l’impiego di ventilatori di vario tipo azionati da motori elettrici (ventilazione artificiale o dinamica).

La tecnica naturale è la più semplice

Questa tecnica è apprezzata per la sua semplicità e per il fatto che non comporta consumi elettrici elevati; i consumi possono essere anche nulli, se non è previsto un sistema di regolazione automatico. La ventilazione naturale sfrutta la forza ascensionale termica dell'aria (effetto camino) e i mo-vimenti dell'aria causati dal vento (effetto vento).L'effetto camino risulta evidente soprattutto d’inverno, quando la differenza di temperatura fra interno ed esterno è maggiore, e tende a incrementarsi all'aumentare del disli-vello fra uscite e ingressi dell'aria. L'effetto vento, che risulta poco controllabile in quanto i moti convettivi orizzontali sono influenzati da molti fattori, è però fondamentale nel periodo estivo; infatti in presenza di adeguate aperture di ventilazione è in grado di muovere grandi masse d'aria an-checonunventodivelocitàmodesta(0,5m/s).Le uscite dell'aria, preferibilmente collocate in corrispon-denza del colmo del tetto, possono essere realizzate median-te una fessura continua protetta dalla pioggia (cupolino), oppure con una serie di camini di ventilazione. Per evita-re che il vento influisca negativamente sulla ventilazione è consigliabile proteggere le uscite d'aria mediante appositi deflettori. Le prese d'aria sono poste sulle pareti laterali e possono essere costituite da finestre o da aperture chiudibili con reti frangivento.

Quando utilizzare i ventilatori elettrici

La ventilazione artificiale si realizza con l'impiego di ven-tilatori elettrici; i modelli più diffusi nelle porcilaie sono sicuramentequellielicoidaliapalelarghe(diametrodi350-650mm),caratterizzatidallarotazionesuunasseparalleloa quello del flusso d'aria che creano.Una volta stabiliti il numero e la dimensione dei ventilatori in grado di fornire le portate richieste, è necessario individuare un sistema di regolazione, manuale o automatico, per l'ade-guamento delle portate alle mutevoli condizioni climatiche. La regolazione può essere affidata a una centralina collegata aduna sonda termometrica e/o igrometrica; la variazionedella velocità di rotazione, da cui dipende la portata, può essere a gradini (posizioni prefissate) o continua. In alternati-va, è possibile prevedere ventilatori a portata fissa (on/off fans) e attuare la regolazione mediante un sistema automatico di accensione e spegnimento di uno o più ventilatori.Ventilatore elicoidale.

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Il principale vantaggio della ventilazione artificiale è che il flusso d'aria risulta svincolato dall'andamento dei moti convettivi; così si può ventilare in modo contrario a quanto avverrebbe naturalmente, ponendo i ventilatori in basso e le presed'ariainalto.Ciòèutileinpresenzadipavimentofes-surato, per garantire il rapido allontanamento dei gas nocivi che si originano dalle fosse di raccolta dei liquami. La scelta del sistema di ventilazione artificiale dipende dalla tipologia costruttiva dell'edificio, dalla sua organizzazione interna, dalla tecnologia di allevamento, dalle condizioni climatiche esterne e da situazioni contingenti che vanno accuratamen-te esaminate caso per caso.È comunque necessario predisporre un sistema di sicurezza in grado di avvertire l'allevatore in caso di eventuali guasti all'impianto di ventilazione (allarmi a suoneria) e di supplire a momentanei black-out (dispositivi automatici per l'apertu-ra delle finestre per la ventilazione di soccorso). Un aspetto spesso trascurato della ventilazione artificiale è quello del controllo e della regolare pulizia dei ventilatori; un venti-latore sporco, infatti, può ridurre la propria portata d'aria anchedel40%.

Nel periodo invernale va limitata l’umidità

Durante la stagione fredda è necessario limitare l'innalza-mento dell'umidità all'interno dei locali d'allevamento, per evitare che il tasso igrometrico dell'aria superi i livelli massi-mi consigliati per la categoria suina allevata; inoltre, si deve evitare che il vapore acqueo arrivi a condensare sulle super-fici interne dell'edificio, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono.Per questi motivi la ventilazione invernale viene calcolata con riferimento alla produzione di vapore acqueo da parte degli animali; inoltre si tiene conto dell'evaporazione dalle deiezioni, dall’acqua di abbeverata e dalle acque di lavag-gio, considerando che per 1 Wh di energia calorica sensibile “convertita”sihalaproduzionedi1,47g/hdivapore.La portata di ventilazione dipende in misura rilevante dalla differenza fra l’umidità assoluta dell’aria interna (xi) e quella dell’aria esterna (xe); il volume unitario minimo di ventila-zione (Vmin in m3/h)sipuòquindicalcolareconlaseguenteformula: Vmin = XaT / Δx, dove XaT è la produzione totale divaporeacqueonell’ambiented’allevamento(g/h),men-

Tab. 1 - poRTaTe di venTilazione inveRnali ed esTive peR alcune caTegoRie di suini (m3/h per capo).

CATEGORIA E pESO VIVOVENTILAZIONE INVERNALE

VENTILAZIONE ESTIVA MINIMAIN bASE AL VApORE IN bASE ALLA CO2

Suinetto di 5 kg 2,2 3,6 15

Suinetto di 10 kg 3,7 5,9 25

Suinetto di 20 kg 6,6 9,4 40

Suino di 40 kg 12,1 14,6 60

Suino di 60 kg 17,1 18,5 95

Suino di 80 kg 19,3 20,8 105

Suino di 100 kg 20,5 22,2 115

Suino di 120 kg 21,4 23,1 145

Suino di 150 kg 22,2 23,8 160

Scrofa gestante di 200 kg 28,6 30,9 210

Scrofa allattante di 200 kg(1) 29,1 41,6 300

Verro di 250 kg 30,1 32,4 220

(1) compresa nidiata

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TECNOLOGIE pER L'ALLEVAMENTO DEI SUINI

tre Δx è la differenza di umidità assoluta fra aria interna ed esterna(g/m3). In alternativa, la portata minima di ventilazione può essere commisurata all’esigenza di espellere il biossido di carbonio (anidride carbonica) in eccesso. Una formula utilizzabile a tale scopo è la seguente: Vmin = BC / (bci – bce), dove BC è la produzionedibiossidodicarboniodeglianimali(l/h),bci è la concentrazione massima tollerabile di biossido di carbo-nioall’internodelricovero(variabileda2a3l/m3 d’aria) e bce è la concentrazione media dello stesso gas nell’aria ester-na(paria0,35l/m3).Nella tabella 1 di pag. 33 si riportano valori di riferimen-to della ventilazione invernale per alcune categorie di sui-ni, calcolati con entrambe le metodologie descritte e aventi come standard climatico quello della pianura emiliana.

D’estate portare al massimo la ventilazione

In estate è importante aumentare la ventilazione sino ai livelli massimi possibili, per sottrarre agli ambienti d'alle-vamento il calore sensibile prodotto dagli animali. Questo infatti, se accumulato nell’ambiente, peggiorerebbe ulterior-

mente la situazione termica già critica, a causa degli ele-vati valori termici che spes-so superano la temperatura critica superiore (Tcs) della maggior parte delle catego-rie animali.In genere ci si pone come obiettivo il mantenimento di una temperatura interna di poco superiore alla tempera-tura dell’aria esterna; la por-tata di ventilazione richiesta (Vmax in m3/h),quindi,vienecalcolata con la seguente formula: Vmax = s / (c x Δt), dove s è il calore sensibile prodotto dagli animali (W), c è il calore specifico dell’a-ria(inmedia0,36W/m3°C) e Δt è la differenza fra tem-peratura interna ti e tempe-ratura esterna te (°C).Nella

pratica il Δt viene definito sulla base della categoria animale, prevedendovaloripiùbassi(1,5-2°C)perglianimaliadulti,particolarmente sensibili al caldo, e maggiori per i suini più giovani(2-3°C).È bene assumere come temperatura interna di calcolo un valorenontroppoalto, intornoai29-30°C, inmododaevitare un ingiustificato abbassamento della ventilazione massima per effetto della riduzione del s. Infatti, se è vero che all’aumentare della ti la produzione di s cala, è altret-tanto vero che nel complesso la situazione microclimatica peggiora (surriscaldamento delle strutture con aumento del-la temperatura radiante) e che quindi, in assenza di sistemi di raffrescamento, l’unico intervento possibile è mantenere un’elevata ventilazione dell’ambiente.Nella tabella 1 di pag. 33 si riportano valori di riferimento della ventilazione estiva per alcune categorie di suini; tali portate sono da ritenersi minime, nel senso che sono quelle che bisogna assolutamente garantire nelle condizioni di cal-colo assunte (zona climatica della pianura emiliana). Portate anche maggiori, soprattutto per gli animali adulti, possono sicuramente giovare al benessere dei suini allevati, per gli effetti sulla riduzione dello stress termico.

Centralina elettronica per il controllo della ventilazione.

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Supplemento ad “agricoltura” n. 3 - marzo 2013direttore reSponSabile: Franco SteFani

reg. trib. di bologna n. 4269 del 30 - 3 - 1973progetto grafico e impaginazione: Satiz s.r.l., moncalieri (to)

Stampa: Satiz s.r.l., moncalieri (to)

ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIAITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE