telo da pacciamatura biodegradabile

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Spiega ancora Nedo Mannucci: “Le caratteristiche del biopo- limero sono per molti aspetti contrarie a quelle del polietilene e anche questo si è rivelato essere un vantaggio per la coltivazione. Con il calore, infatti, il polietilene tende ad espandersi, perdendo quindi la tensione che gli viene data al momento della stesura sul campo. Il problema di tale caratteristica si vede bene quan- do si alza il vento: il telo non più in tensione inizia a muoversi, facendo spesso scivolare le pian- tine fuori dai buchi. O queste poi vengono manualmente rimesse al loro posto - e questo comporta un impiego di manodopera in più – oppure le piantine che riman- gono intrappolate sotto il telo rischiano di disseccare a causa delle temperature. Al contrario, il telo in amido di mais si restringe con l’aumento delle temperature e non si ha né perdita di tensione né spostamento del telo”. Per la messa in posa? “La messa in posa del telo in biopolimero è del tutto analoga a quella dei teli tradi- zionali e, con modifiche minori, possono essere utilizzate le stesse macchine. Bisogna solo usare l’accortezza di lavorare il terreno per renderlo un poco più omoge- neo e con zolle più piccole rispetto a quanto sarebbe sufficiente per il polietilene. Ma, a parte ciò, la lavorazione e l’utilizzo sono esattamente gli stessi”. La durata dei bioteli è variabile e dipende sia dallo spessore del telo stesso che dalle condizioni ambientali. È quindi fondamentale scegliere il telo giusto in funzione della coltura. Per orticole si utilizzano per lo più teli di spessore 12-15 micron che hanno una durata fino a 6 mesi, il tempo necessario per portare l’orticola a fine ciclo. E dal punto di vista economico? “Considerando i prezzi in €/ metro di lunghezza – e non €/ kg come alla vendita – il biotelo è paragonabile come costo al polietilene. Se poi aggiungo il risparmio di tempo e manodope- ra nelle operazioni di campo ed il risparmio nei costi di smalti- mento, non vi sono dubbi sulla sua competitività economica”. Se infine a questo aggiungiamo i risparmi nei costi ambientali di produzione e smaltimento - diffi- cili da calcolare, ma pur sempre presenti – allora il vantaggio nell’utilizzo dei bioteli per alcune colture diventa più che evidente. PACCIAMATURA Biodegradabile? Perché no Esistono in commercio teli da pacciamatura in amido di mais. L’esperienza di chi li usa ormai da anni dimostra che il prodotto offre numerosi vantaggi. E non solo in agricoltura biologica. I n agricoltura i materiali plastici di sintesi so- no molto utilizzati per la produzione di stru- menti e manufatti, ad esempio per la produ- zione di teli di copertura contro lo sviluppo delle erbe infestanti, di vasi, di supporti per piante o per il rilascio lento di feromoni e di concimi. Le molecole utilizzate per tali manufatti sono poli- meri sintetici, per lo più di derivazione dal pe- trolio. Molto usato per i teli da pacciamatura è il polietilene, indicato anche con la sigla PE, non biodegradabile in tempi utili e che richiede, in quanto plastica, processi di smaltimento par- ticolare. Da alcuni anni però sono presenti sul mercato le cosidette bioplastiche, ovvero poli- meri preparati attraverso processi biologici e a partire per lo più da materie prime naturali che conferiscono loro un’alta biodegradabilità. Una delle molecole più usate per la loro produzio- ne è l’amido di mais che, da molecola di riser- va della cariosside del mais, viene trasformato in materia prima rinnovabile. Esperienza sul campo Una delle prime aziende agricole ad utilizza- re in Italia fogli per pacciamatura in amido di mais è stata l’azienda LU.NE. Verdi che, a Sar- zana (La Spezia), coltiva a verdure circa sei et- tari di terreno in regime biologico. Nedo Man- nucci - titolare dell’azienda – è un convinto so- stenitore dei teli in amido di mais e li impiega ormai in tutte le sue coltivazioni da circa 10 an- ni, dopo aver abbandonato in tutto il polietile- ne: “I vantaggi di questi bioteli sono innumere- voli. Innanzitutto non vi è più il problema dello smaltimento a fine coltivazione”. In quanto as- solutamente biodegradabili e compostabili, a fi- ne coltura essi possono esser lasciati sul campo ed eventualmente incorporati nel terreno insie- me ai residui vegetali, dove vengono completa- mente degradati in poche settimane, in relazio- ne alle situazioni ambientali. “Questo compor- ta una riduzione notevole delle operazioni sul campo e quindi un risparmio di manodopera rispetto ai teli in polietilene che devono inve- ce essere recuperati, puliti e portati sul luogo di raccolta per lo smaltimento. Inoltre, durante le operazioni di raccolta dei teli in polietilene, buo- ne porzioni di telo spesso rimangono sul ter- reno, inquinandolo e rendendo poi necessaria una operazione di bonifica. Questo problema non sussiste con il biotelo che viene degradato ed è in maggior sintonia con la filosofia di pro- duzione biologica”. La biodegradabilità è chia- ramente dunque un valore aggiunto al prodot- to biotelo, proprio per via di tutte le operazioni – e quindi costi ed energia - che esso permette di risparmiare. A questo si potrebbe aggiunge- re una riflessione di carattere ambientale, quale la riduzione nell’utilizzo delle plastiche e di con- seguenza nell’utilizzo di materie prime non rin- novabili per la loro produzione. f di Maria Luisa Doldi INFO&CONTATTI g www.cersaa.it g www.luneverdi.com g www.protema.com Biotelo e carta vengono distesi contemporaneamente, in un unico passaggio. La macchina utilizzata è la stessa utilizzata in precedenza per la stesura del foglio in polietilene, con modifiche minori. I vantaggi continuano PROTEMA Pionieri dei teli in amido di mais U na delle prime aziende italiane a produrre teli per pacciamatura in amido di mais è stata Protema, nei pres- si di Milano. “Biotelo” è il marchio registrato dall’azienda ma è ormai divenuto sinonimo di telo da paccia- matura biodegradabile. Oggi Protema produce per l’Italia circa 200-250 tonnellate all’anno di biotelo. Vi sono situazioni in cui il biotelo presenta ulteriori benefici: “Si pensi ad esempio alla situazione di colture da paccia- mare su terreni presi in affitto – aggiunge Paolo Turconi, direttore tecnico e commerciale presso Protema - che poi devono quindi essere restituiti senza alcun residuo. L’utilizzo di un telo che si autodegrada è sicuramente un van- taggio rispetto ad altri prodotti che invece lasciano residui sul campo”. Vi sono ancora applicazioni dove il biotelo ha i suoi limiti - colture in serra per esempio – ma l’esperienza pluriennale di chi con grande spirito pionieristico lo ha iniziato ad utilizzare sin dall’inizio mostra come le potenzialità applicative di tale prodotto siano molte e in parte ancora inesplorate e che sono moltissimi i campi in cui questi biopolimeri possono sostituire le plastiche di sintesi. BIOTELO + CARTA La soluzione vincente La pacciamatura è uno dei metodi più antichi e ancor validi per il contenimento delle erbe infestanti. Soprattutto in regime biologico, un contenimento che si basi su metodi agronomici è fondamentale, dovendo limitare il ricorso a mezzi chimici. Vi sono però erbe – gramigna, Cyperus, equiseti, ecc. – che riescono col tempo a bucare sia il telo in amido di mais che quello in polietilene. Se questo succede a fine ciclo colturale, non costituisce un grosso problema: le colture hanno già una certa dimensione e l’erba non le soffoca. Ma se per esempio si coltiva basilico da taglio per la produzione di pesto, allora la coltura deve rimanere libera da erbe fino alla fine del ciclo. “La presenza di erbe come il Cyperus era per noi un problema grave nella coltivazione del basilico da taglio” spiega Nedo Mannucci, che coltiva su due ettari basilico per la produzione di pesto. “Il basilico destinato alla produzione del pesto deve essere privo di qualunque erba per tutto il ciclo colturale, ovvero da aprile a fine agosto. Se il Cyperus, col tempo, diventa troppo alto, “inquina” il prodotto”. La soluzione doveva essere qualcosa che mantenesse i vantaggi del biotelo - biodegradabilità, mantenimento della tensione – ma gli desse maggiore resistenza alla penetrazione di tali erbe su tutto il ciclo colturale. “In febbraio abbiamo sperimentato la stesura di una doppia pacciamatura - carta e biotelo – dapprima in tunnel, su melanzane e su una superficie limitata”. I risultati? Sorprendenti, per diversi aspetti! “Innanzitutto la carta svolge una funzione isolante e limita le escursioni termiche nel terreno, addolcendo le massime e le minime. Questo si manifesta in una crescita anticipata, più veloce e regolare delle piante. In secondo luogo la carta limita il contatto del biotelo con il terreno, rallentandone i processi di degradazione che avvengono ad opera dei microrganismi del suolo ed aumentandone la durata. Ed infine - e questa era la soluzione che cercavamo - conferisce al biotelo resistenza anche contro le erbe infestanti più forti … ed il basilico cresce senza un filo di Cyperus ad inquinarlo, da aprile ad agosto!”. L’utilizzo della doppia pacciamatura - biotelo + carta – ha anche effetti positivi sul mantenimento del grado di umidità del terreno. Nedo Mannucci pianta il suo basilico in terreno ben impregnato d’acqua e poi - grazie alla pacciamatura doppia - la necessità di irrigazioni è notevolmente ridotta: “Quest’anno l’unica acqua che il terreno ha ricevuto è stata quella piovana. Nonostante questo, il basilico è arrivato a fine stagione senza problemi e sintomi di disseccamento… e con il vantaggio di un minore attacco da malattie fungine, Fusarium in primis”. La stesura avviene in contemporanea con il foglio di amido di mais tramite l’aggiunta di un rullo alla macchina di stesura. I costi? Ovviamente sono maggiori perché si utilizza il doppio del materiale, ma il sistema rimane ancora competitivo: “Il costo della manodopera per tener pulito il basilico sarebbe stato sicuramente più elevato!”. 12 OTTOBRE 2011 © RIPRODUZIONE RISERVATA GUIDA ALL’INVESTIMENTO PRODUZIONI A VALORE AGGIUNTO

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Esistono in commercio teli da pacciamatura in amido di mais. L’esperienza di chi li usa ormai da anni dimostra che il prodotto offre numerosi vantaggi. E non solo in agricoltura biologica.

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Page 1: Telo da pacciamatura biodegradabile

Spiega ancora Nedo Mannucci: “Le caratteristiche del biopo-limero sono per molti aspetti contrarie a quelle del polietilene e anche questo si è rivelato essere un vantaggio per la coltivazione. Con il calore, infatti, il polietilene tende ad espandersi, perdendo quindi la tensione che gli viene data al momento della stesura sul campo. Il problema di tale caratteristica si vede bene quan-do si alza il vento: il telo non più in tensione inizia a muoversi, facendo spesso scivolare le pian-tine fuori dai buchi. O queste poi vengono manualmente rimesse al loro posto - e questo comporta un impiego di manodopera in più – oppure le piantine che riman-gono intrappolate sotto il telo rischiano di disseccare a causa delle temperature. Al contrario, il telo in amido di mais si restringe con l’aumento delle temperature e non si ha né perdita di tensione né spostamento del telo”. Per la messa in posa? “La messa in posa del telo in biopolimero è del tutto analoga a quella dei teli tradi-zionali e, con modifiche minori, possono essere utilizzate le stesse macchine. Bisogna solo usare l’accortezza di lavorare il terreno per renderlo un poco più omoge-neo e con zolle più piccole rispetto a quanto sarebbe sufficiente per il polietilene. Ma, a parte ciò, la lavorazione e l’utilizzo sono esattamente gli stessi”. La durata

dei bioteli è variabile e dipende sia dallo spessore del telo stesso che dalle condizioni ambientali. È quindi fondamentale scegliere il telo giusto in funzione della coltura. Per orticole si utilizzano per lo più teli di spessore 12-15 micron che hanno una durata fino a 6 mesi, il tempo necessario per portare l’orticola a fine ciclo. E dal punto di vista economico? “Considerando i prezzi in €/metro di lunghezza – e non €/kg come alla vendita – il biotelo

è paragonabile come costo al polietilene. Se poi aggiungo il risparmio di tempo e manodope-ra nelle operazioni di campo ed il risparmio nei costi di smalti-mento, non vi sono dubbi sulla sua competitività economica”. Se infine a questo aggiungiamo i risparmi nei costi ambientali di produzione e smaltimento - diffi-cili da calcolare, ma pur sempre presenti – allora il vantaggio nell’utilizzo dei bioteli per alcune colture diventa più che evidente.

Pacciamatura

Biodegradabile? Perché noEsistono in commercio teli da pacciamatura in amido di mais. L’esperienza di chi li usa ormai da anni dimostra che il prodotto offre numerosi vantaggi. E non solo in agricoltura biologica.

In agricoltura i materiali plastici di sintesi so-no molto utilizzati per la produzione di stru-menti e manufatti, ad esempio per la produ-

zione di teli di copertura contro lo sviluppo delle erbe infestanti, di vasi, di supporti per piante o per il rilascio lento di feromoni e di concimi. Le molecole utilizzate per tali manufatti sono poli-meri sintetici, per lo più di derivazione dal pe-trolio. Molto usato per i teli da pacciamatura è il polietilene, indicato anche con la sigla PE, non biodegradabile in tempi utili e che richiede, in quanto plastica, processi di smaltimento par-ticolare. Da alcuni anni però sono presenti sul mercato le cosidette bioplastiche, ovvero poli-meri preparati attraverso processi biologici e a partire per lo più da materie prime naturali che conferiscono loro un’alta biodegradabilità. Una delle molecole più usate per la loro produzio-ne è l’amido di mais che, da molecola di riser-va della cariosside del mais, viene trasformato in materia prima rinnovabile.

Esperienza sul campo Una delle prime aziende agricole ad utilizza-re in Italia fogli per pacciamatura in amido di mais è stata l’azienda LU.NE. Verdi che, a Sar-zana (La Spezia), coltiva a verdure circa sei et-tari di terreno in regime biologico. Nedo Man-nucci - titolare dell’azienda – è un convinto so-stenitore dei teli in amido di mais e li impiega ormai in tutte le sue coltivazioni da circa 10 an-ni, dopo aver abbandonato in tutto il polietile-ne: “I vantaggi di questi bioteli sono innumere-voli. Innanzitutto non vi è più il problema dello

smaltimento a fine coltivazione”. In quanto as-solutamente biodegradabili e compostabili, a fi-ne coltura essi possono esser lasciati sul campo ed eventualmente incorporati nel terreno insie-me ai residui vegetali, dove vengono completa-mente degradati in poche settimane, in relazio-ne alle situazioni ambientali. “Questo compor-ta una riduzione notevole delle operazioni sul campo e quindi un risparmio di manodopera rispetto ai teli in polietilene che devono inve-ce essere recuperati, puliti e portati sul luogo di raccolta per lo smaltimento. Inoltre, durante le operazioni di raccolta dei teli in polietilene, buo-ne porzioni di telo spesso rimangono sul ter-reno, inquinandolo e rendendo poi necessaria una operazione di bonifica. Questo problema non sussiste con il biotelo che viene degradato ed è in maggior sintonia con la filosofia di pro-duzione biologica”. La biodegradabilità è chia-ramente dunque un valore aggiunto al prodot-to biotelo, proprio per via di tutte le operazioni – e quindi costi ed energia - che esso permette di risparmiare. A questo si potrebbe aggiunge-re una riflessione di carattere ambientale, quale la riduzione nell’utilizzo delle plastiche e di con-seguenza nell’utilizzo di materie prime non rin-novabili per la loro produzione.

f di Maria Luisa Doldi

info&contattig www.cersaa.itg www.luneverdi.comg www.protema.com

Biotelo e carta vengono distesi contemporaneamente, in un unico passaggio. La macchina utilizzata è la stessa utilizzata in precedenza per la stesura del foglio in polietilene, con modifiche minori.

I vantaggi continuano

Protema

Pionieri dei teli in amido di maisUna delle prime aziende italiane a produrre teli per pacciamatura in amido di mais è stata Protema, nei pres-

si di Milano. “Biotelo” è il marchio registrato dall’azienda ma è ormai divenuto sinonimo di telo da paccia-matura biodegradabile. Oggi Protema produce per l’Italia circa 200-250 tonnellate all’anno di biotelo. Vi

sono situazioni in cui il biotelo presenta ulteriori benefici: “Si pensi ad esempio alla situazione di colture da paccia-mare su terreni presi in affitto – aggiunge Paolo Turconi, direttore tecnico e commerciale presso Protema - che poi devono quindi essere restituiti senza alcun residuo. L’utilizzo di un telo che si autodegrada è sicuramente un van-taggio rispetto ad altri prodotti che invece lasciano residui sul campo”. Vi sono ancora applicazioni dove il biotelo ha i suoi limiti - colture in serra per esempio – ma l’esperienza pluriennale di chi con grande spirito pionieristico lo ha iniziato ad utilizzare sin dall’inizio mostra come le potenzialità applicative di tale prodotto siano molte e in parte ancora inesplorate e che sono moltissimi i campi in cui questi biopolimeri possono sostituire le plastiche di sintesi.

BioteLo + carta

La soluzione vincente La pacciamatura è uno dei metodi più antichi e ancor validi per il contenimento delle erbe infestanti. Soprattutto in regime biologico, un contenimento che si basi su metodi agronomici è fondamentale, dovendo limitare il ricorso a mezzi chimici. Vi sono però erbe – gramigna, Cyperus, equiseti, ecc. – che riescono col tempo a bucare sia il telo in amido di mais che quello in polietilene. Se questo succede a fine ciclo colturale, non costituisce un grosso problema: le colture hanno già una certa dimensione e l’erba non le soffoca. Ma se per esempio si coltiva basilico da taglio per la produzione di pesto, allora la coltura deve rimanere libera da erbe fino alla fine del ciclo. “La presenza di erbe come il Cyperus era per noi un problema grave nella coltivazione del basilico da taglio” spiega Nedo Mannucci, che coltiva su due ettari basilico per la produzione di pesto. “Il basilico destinato alla produzione del pesto deve essere privo di qualunque erba per tutto il ciclo colturale, ovvero da aprile a fine agosto. Se il Cyperus, col tempo, diventa troppo alto, “inquina” il prodotto”. La soluzione doveva essere qualcosa che mantenesse i vantaggi del biotelo - biodegradabilità, mantenimento della tensione – ma gli desse maggiore resistenza alla penetrazione di tali erbe su tutto il ciclo colturale. “In febbraio abbiamo sperimentato la stesura di una doppia pacciamatura - carta e biotelo – dapprima in tunnel, su melanzane e su una superficie limitata”. I risultati? Sorprendenti, per diversi aspetti! “Innanzitutto la carta svolge una

funzione isolante e limita le escursioni termiche nel terreno, addolcendo le massime e le minime. Questo si manifesta in una crescita anticipata, più veloce e regolare delle piante. In secondo luogo la carta limita il contatto del biotelo con il terreno, rallentandone i processi di degradazione che avvengono ad opera dei microrganismi del suolo ed aumentandone la durata. Ed infine - e questa era la soluzione che cercavamo - conferisce al biotelo resistenza anche contro le erbe infestanti più forti … ed il basilico cresce senza un filo di Cyperus ad inquinarlo, da aprile ad agosto!”. L’utilizzo della doppia pacciamatura - biotelo + carta – ha anche effetti positivi sul mantenimento del grado di umidità del terreno. Nedo Mannucci pianta il suo basilico in terreno ben impregnato d’acqua e poi - grazie alla pacciamatura doppia - la necessità di irrigazioni è notevolmente ridotta: “Quest’anno l’unica acqua che il terreno ha ricevuto è stata quella piovana. Nonostante questo, il basilico è arrivato a fine stagione senza problemi e sintomi di disseccamento… e con il vantaggio di un minore attacco da malattie fungine, Fusarium in primis”. La stesura avviene in contemporanea con il foglio di amido di mais tramite l’aggiunta di un rullo alla macchina di stesura. I costi? Ovviamente sono maggiori perché si utilizza il doppio del materiale, ma il sistema rimane ancora competitivo: “Il costo della manodopera per tener pulito il basilico sarebbe stato sicuramente più elevato!”.

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