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INFO.TEND _ MARZO / APRILE 2013 anno anno XXV numero 02 “La fede è vita: resurrezione”. www.tendopoli.it Tendopoli ha bisogno di te: rinnova l’abbonamento e invita altri a farlo! Poste Italiane s.p.a. – spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 comma 2 e 3 CN/MC

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La rivista della Tendopoli di San Gabriele, nr. 2 del 2013

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INFO.TEND _ MARZO / APRILE 2013 anno anno XXV numero 02

“La fede è vita: resurrezione”.

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La pagina di Padre FrancescoCarissimi, non potevamo non dedicare al Santo Padre la copertina. La sua parola in questo tempo liturgico, tra la Pasqua e la Pentecoste, ci ha costretti a guardarci dentro, a non essere impiegati o funzionari, ma “profumare di pecora”. Avevo letto che nella sua diocesi aveva iniziato un’evangelizzazione con una tenda piazzata nei centri commerciali, nelle stazioni… quando poi ha detto: “la casa di Dio è la gente” vi confesso che mi è sembrato il nuovo Mosè che esce e si reca alla tenda del convegno e tutto il popolo sulla soglia della propria tenda, esce e si reca ad incontrarlo a Roma per lodare il Signore. Quindi amici, forza e coraggio, con il sacco a pelo e in marcia ascoltiamo la sua parola:

Giovane progetta la tenda: Non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.Giovane Pianta la tenda: La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una

tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio. Cari fratelli e sorelle, nella nostra vita abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così.Giovane Abita la tenda: Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte

che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola:

Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue,

con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Giovane Porta la tenda: «Quando annunciamo Gesù e lo testimoniamo con la nostra vita e con le nostre parole, la Chiesa diventa una madre che genera figli. Ma quando non lo facciamo, la Chiesa diventa non la madre ma una baby sitter che cura il bambino per farlo addormentare: è una Chiesa sopita!»,

Carissimo giovane della Tendopoli, la parola del Santo Padre Francesco ci interpella in prima persona…aiuta chi si è fermato, corregge chi ha sbagliato , rompe chi si è aggiustato. Preghiamo il Signore che aiuti noi e la chiesa a fidarci di Dio e a gridare con la vita SPERA NEL SIGNORE SII FORTE.p. Francesco

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[email protected] vostre [email protected]

Caro padre nell’ultimo incontro vocazionale ci raccontavi di un prete a cui si era recato un giovane per verificare la sua vocazione. Siamo nel 1948 e imperversava la persecuzione verso la chiesa e i preti. La canonica era circondata da compagni che gridavano “a morte i preti”. Il sacerdote prese per mano il giovane e uscì dalla canonica, appena li videro una sassaiola cadde su quelle due persone. Il sacerdote chiudendo in fretta la porta e rientrando chiese al giovane: vuoi ancora farti sacerdote. La risposta del giovane fu affermativa. Io non so se riuscirò a diventare sacerdote Passionista, ma se essere sacerdote è quello che dice il Santo padre è meraviglioso…e sono convinto che se si vivesse questa parola le pietre non le avrebbero gettate. Voglio condividere con te e con gli amici che erano all’incontro questa parola. Al prossimo incontro R. A.

Carissimo, grazie della parola del santo Padre che ci hai mandato tratta dal discorso fatto il giovedì Santo. La condivido con te e con tutti gli amici della Tendopoli. Tuttavia, dissento dall’ultima affermazione: ricorda che anche se un Sacerdote mette in pratica quella parola ed è santo non solo viene preso a sassate ma viene anche messo in croce…quindi buon cammino. P.F.

Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, “le periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede. La gente ci ringrazia perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell’Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: “preghi per me, padre, perché ho questo problema”, “mi benedica, padre”,

“preghi per me”, sono il segno che l’unzione è arrivata all’orlo del mantello, perché viene trasformata in supplica, supplica del Popolo di Dio. Quando siamo in questa relazione con Dio e con il suo Popolo e la grazia passa attraverso di noi, allora siamo sacerdoti, mediatori tra Dio e gli uomini. Ciò che intendo sottolineare è che dobbiamo ravvivare sempre la grazia e intuire in ogni richiesta, a volte inopportuna, a volte puramente materiale o addirittura banale - ma lo è solo apparentemente - il desiderio della nostra gente di essere unta con l’olio profumato, perché sa che noi lo abbiamo.

Così bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle “periferie” dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni. Non è precisamente nelle autoesperienze o nelle introspezioni reiterate che incontriamo il Signore: i corsi di autoaiuto nella vita possono essere utili, però vivere la nostra vita sacerdotale passando da un corso all’altro, di metodo in metodo, porta a diventare pelagiani, a minimizzare il potere della grazia, che si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri, a dare la poca unzione che abbiamo a coloro che non hanno niente di niente.Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di

novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” - questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini.

Continua lo strumento di condivisione con i lettori della Storia meravigliosa che siamo chiamati a vivere, con i suoi dubbi, le sue difficoltà ma anche le gioie e la Speranza.Scrivete le vostre lettere all’indirizzo di posta elettronica: [email protected]

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Forse assomiglio alla volpe della favola di Esopo, ma mi sono sempre reputato fortunato per non essere nato ricco. Per natura sono pigro e fatalista, e credo che se avessi potuto contare su delle rendite, o su un qualche patrimonio, avrei fatto ancor meno di quel poco che sono riuscito a fare.Inoltre, ho sempre pensato che vivere nel lusso possa diventare un fardello molto pesante da portare: sazietà, noia, vizi, sensi di colpa e accidenti del genere. No, meglio continuare a credere ai consigli di saggi e filosofi: la più grande ricchezza che possiamo sperimentare è una buona dose di amore donato e ricevuto, di serenità, di stima da parte degli altri.All’alba del pensiero umano, i saggi greci e orientali si ponevano già quella cruciale domanda: quali sono le cose che rendono piacevole e positiva l’esistenza? I nostri intelligenti antenati non tardarono a capire che vivere in modo sereno e soddisfacente non richiede affatto il possesso di ricchezze. Se possediamo molti beni, ma non siamo capaci di relazioni empatiche, di contatti umani sinceri e profondi, non saremo mai felici. Al contrario, se abbiamo poco o niente, ma viviamo una vita di affetti, di libertà, di pace, non saremo mai infelici. Molti ricchi (ma non solo loro) si befferebbero di queste conclusioni evangeliche. “E’ vero”, direbbero, “la

ricchezza non dà la felicità, ma aiuta”; oppure “i soldi in sé non migliorano la vita, ma permettono di ottenere i mezzi per migliorarla”. Inoltre, diranno ai saggi i detrattori delle “verità” filosofiche, dovete ammettere che vivere circondati da stima, amore e serenità è spesso una pura dichiarazione di intenti, essendo arduo per chiunque riuscire a possedere tutti e tre questi beni preziosi.Istintivamente, tutti noi proviamo sentimenti di invidia, sospetto, astio, per coloro che vivono nel lusso. Ma anche nella ricchezza c’è distinzione. Ci sono

Il luogo più povero della terrai nababbi che non perdono occasione per ostentare le loro illimitate possibilità economiche, e quelli che hanno una cultura della ricchezza, e che si tengono lontani da ogni ostentazione.Sono i primi, tuttavia, a essere più inafferrabili: frequentano case, luoghi e ambienti sempre esclusivi, viaggiano in jet privati, elicotteri e yacht. Ma ci pensano le cronache mondane a svelare le loro esistenze: si scambiano informazioni sui “personal trainer” e sugli “house-hold manager”; indossano solo capi griffati; si incontrano al Four Season’s di New York, al Ritz-Carlton di Mosca, al Burj-al-Arab di Dubai, all’Atlantis delle Bahamas; i loro bambini paiono manichini addobbati dal miglior vetrinista della Fifth Avenue. Dunque, i miliardari non sono tutti uguali; e forse non c’è argomento, più di quello della ricchezza, che debba indurci alla prudenza del giudizio. Per cominciare, sapevate che i neo-ricchi americani (e non solo americani) sono quasi tutti individui che non hanno ereditato il loro patrimonio, ma se lo sono guadagnato iniziando dal basso, rischiando in proprio e lavorando sodo all’idea che li ha portati al successo? E sapevate che molti dei paperoni del mondo (Bill Gates, Ted Turner, Warren Buffet, Carlos Slim, David Rockefeller) sono dei grandi benefattori dell’Umanità, e che alcuni di essi (come Charles Feeney, il re dei Duty Free Shops) hanno abbandonato il business e investito tutto il loro patrimonio in attività di

quali sono le cose che rendono

piacevole e positiva l’esistenza?

beneficenza?Ma ci sono altri punti di vista da considerare. Per esempio, gli schiavi dello shopping compulsivo, i ricchi dediti alla caccia incessante di oggetti esclusivi e costosi, lo fanno solo per vizio, per brama di possesso, per ostentare le loro possibilità finanziarie? Gli psicologi sostengono che le cose che vogliamo possedere a ogni costo sono spesso dei surrogati a bisogni che non riusciamo a interpretare. Vorremmo il miglior capo di cachemire perché in realtà abbiamo bisogno di calore umano, vorremmo vivere nell’agiatezza per poter allargare la nostra base sociale, vorremmo poter

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di Marina, e un’immagine più tragica di quella di una poetessa di valore assoluto costretta a scrivere queste cose: Alla sorella Anastasija Ivanovna Cvetaeva, da Mosca, il 17 dicembre russo 1920: “Io e Alja (la figlia - n.d.a.) viviamo sempre nella stessa casa, nella stanza da pranzo (le altre sono state occupate). La casa è saccheggiata e devastata. Un tugurio. Nella stufa mettiamo i mobili”.All’amica Olga Eliseevna Cernova, dalla Boemia, il 3 dicembre 1924 (parlandole dell’imminente nascita del figlio, che chiamerà Georgij – n.d.a.): “L’evento avrà luogo tra due mesi e mezzo, e io non ho nulla, neanche il nome dell’ospedale. Non sono stata neppure una sola volta dal dottore – insomma è tutto nelle mani di Dio. C’è bisogno di talmente tante cose che mi gira la testa: oltre ai vestitini e panni vari – la carrozzella, la tinozza per il bagno – da dove le faccio saltar fuori? Siamo indebitati fino all’osso, io questo mese non ho guadagnato nulla”. All’amico Nikolaj Pavlovic Gronskij, dalla Francia, nel febbraio 1931: “Non vi avanzano, per caso, un po’ di franchi? Stiamo morendo di fame. Tutte le risorse di denaro sono finite di colpo, e la Novaja Gazeta non ha preso il mio articolo”.All’amica Anna Antonovna Teskovà, dalla Francia, il 27 gennaio 1932: “Siamo nella più nera miseria, non abbiamo pagato l’affitto (su 1300 franchi avevamo spedito un anticipo di 700, la padrona di casa ce li ha rimandati indietro perché li voleva tutti insieme), e noi, naturalmente abbiamo cominciato a spenderli perché non abbiamo di che vivere…”.Al Soviet del Litfond (una volta tornata nell’Unione Sovietica), da Cistopol (Repubblica Tatara), il 26 agosto 1941: “Chiedo di essere assunta come sguattera nella mensa del Litfond di prossima apertura”. (Cinque giorni dopo, non essendo riuscita ad ottenere un lavoro, Marina Cvetaeva si impiccherà nella cittadina tatara di Elabuga).Un’intera vita di miseria, sofferenza, delusioni, per la grande anima russa che scrisse: “Della poesia hanno bisogno soltanto le cose di cui nessuno ha bisogno. E’ il luogo più povero di tutta la Terra. E il più sacro”.Rabbia, incredulità, dolore, accompagnano la lettura dell’epistolario di Marina Cvetaeva, dove le lettere di questo tenore superano nel numero quelle, di grande valenza letteraria, dove parla di arte, di .05MARZO / APRILE 2013 anno XXV numero 02 _ www.tendopoli.it

Il Moralista

Il luogo più povero della terracomprare oggetti costosi e appariscenti per essere ammirati e trattati da persone di rango.Personalmente, quando mi imbatto in scene di lusso sfrenato, due pensieri si affacciano alla mia mente; il primo corre verso l’opposta condizione di chi non ha niente, di chi dal banchetto del mondo è rimasto escluso, ed è un pensiero di rabbia, di impotenza, di pena. Il secondo, umanamente consolatorio, mi suggerisce

che chi ha già tanto, e vuole sempre di più, sta solo cercando di colmare un vuoto dell’anima.Non c’è alcun dubbio sul fatto che quanto più ci distacchiamo dalle cose materiali tanto più cresciamo interiormente. Epitteto, vissuto nel I secolo d.C., ne fa una questione di libertà: l’uomo sarà tanto più libero quanto più saprà restare indifferente ai beni esteriori, interessandosi a quelli interiori. La storia dell’Umanità è piena di spiriti eletti che hanno disdegnato le cose materiali per coltivare un’esigenza assoluta.Uno dei massimi esempi, in questo senso, è stato offerto da quella che personalmente considero, insieme a Emily Dickinson, la più grande poetessa di ogni tempo. Sto parlando della letterata russa Marina Cvetaeva, nata a Mosca nell’ottobre 1892, morta il 31 agosto 1941. Questa stella del firmamento poetico condusse quasi tutta la sua esistenza in condizioni di estrema indigenza e solitudine. Non solo; rifiutando di piegarsi alle tendenze politiche in atto nella Russia pre-comunista e poi nella Russia Sovietica, dovette sopportare l’ostracismo, le persecuzioni e i giudizi sprezzanti (e falsi) dell’intellighenzia schierata con il potere dominante. Non esiste, nella storia della letteratura mondiale, una parabola umana ed artistica paragonabile a quella

poesia, di letteratura. Ma il mondo delle lettere, fortunatamente, ama accogliere gli individui che nella vita non sono riusciti. La povertà, la solitudine e il dolore, che immiseriscono l’uomo comune, sono dei formidabili alleati dei grandi spiriti. “Gli anni felici”, scrive Proust nella Recherche, “sono anni perduti, si aspetta una sofferenza per lavorare. E’ il dolore a sviluppare le forze dello spirito”.Distacco dalle cose materiali, solitudine e sofferenza sopportate con eroica abnegazione, assoluta dedizione alla poesia: ci sono indizi più sicuri per farci capire che Marina ha posseduto la massima ricchezza spirituale, la fusione totale fra vocazione ed esistenza? “Non amo la vita come tale”, scriveva il 30 dicembre 1925 all’amica Anna Antonovna Teskovà, “la vita per me comincia ad avere senso – cioè ad acquistare significato e peso – solo trasfigurata, e cioè nell’arte. Se mi prendessero al di là dell’oceano – in paradiso – e m’impedissero di scrivere, io rinuncerei all’oceano e al paradiso”.E all’amica Vera Nikolaevna Bunina, dalla Francia, il 20 marzo 1928: “Detto questo, con vergogna, come sempre quando si tratta di denaro – che io disprezzo, e che con la stessa moneta mi ricambia (chi riuscirà a odiare di più: io i soldi o i soldi me??) – accludo la mia domanda”.Ci sono persone che hanno trascorso l’intera esistenza negli agi e nelle ricchezze, soddisfacendo ogni voglia, ogni capriccio. Altre hanno vissuto di valori diversi, più intimi e profondi. Un’altra donna nata povera, Francoise d’Aubigné, ma dotata di tale fascino e intelligenza da diventare la moglie morganatica del Re Sole, e passare alla storia col nome di Madame de Maintenon, diceva: “Non davo alcun peso alle ricchezze, ero infinitamente al di sopra dell’interesse, ma volevo l’onore”.Come e più di lei, Marina Cvetaeva non dava alcuna importanza ai beni esteriori. Spesso chi vive una vita accontentandosi di godere delle ricchezze materiali scompare per sempre dalla scena del mondo. Marina, che ha perseguito l’unico lusso di credere nella propria grandezza, vi resterà in eterno. Coraggio, indipendenza di giudizio, amore per la libertà e per la bellezza del Creato: Marina Cvetaeva ha estratto questo dal mondo, trasfondendolo in poesia e facendone l’essenza di ogni giorno, di ogni attimo della sua vita. Armando Santarelli

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a cura di Marco Cola

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Il mondo della Chiesa …

gloria gli uni con gli altri. Semplificando, ci sono due immagini di Chiesa: la Chiesa evangelizzatrice che esce da se stessa; […] o la Chiesa mondana che vive in sé, da sé, per sé. Questo deve illuminare i possibili cambiamenti e riforme da realizzare per la salvezza delle anime. Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive “della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare”» (Jorge Mario Bergoglio)(SANDRO MAGISTER, http://chiesa.espresso.repubblica.it/, 27 marzo 2013).

Un mistico. Una persona con una profonda spiritualità e vicino alla gente. Ma anche un uomo di governo, autonomo e che non sfugge davanti alle

«È opinione diffusa, avvalorata da numerose testimonianze, che l’intenzione di eleggere papa Jorge Mario Bergoglio crebbe sensibilmente tra i cardinali la mattina di sabato 9 marzo, quando l’allora arcivescovo di Buenos Aires intervenne nella penultima delle congregazioni – coperte da segreto – che precedettero il conclave». (Sandro Magister) Ecco alcuni passaggi dell’intervento del card. Bergoglio. «Evangelizzare presuppone nella Chiesa la “parresìa” di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mi¬stero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si

ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico […] La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene conto, crede di avere luce propria; smette di essere il “mysterium lunae” e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa): quel vivere per darsi

Questa vuole essere una pagina aperta sul mondo. Riporteremo notizie di attualità, che ci sembrano interessanti riguardanti la vita della Chiesa, e il mondo che le gira intorno nel bene e nel male.IL CARD. BERGOGLIO PRIMA DEL CONCLAVE: SE LA CHIESA NON ESCE DA SE STESSA È MALATA

decisioni. Questo è in sintesi il ritratto di papa Francesco tracciato dal cardinale peruviano Juan Luis Cipriani Thorne, in una intervista con Vatican Insider, di cui riportiamo alcuni passi. « Com’è maturata l’elezione del Papa latinoamericano?C’era una grande inquietudine tra i cardinali sul fatto che il successore di Benedetto XVI fosse un latinoamericano; si trattava di una specie d’idea fissa presente anche fra i cardinali statunitensi. Tra loro è nato un sentimento “anti-

italiano” del quale non saprei indicare l’origine e che non condivido, ma questo spirito si è esteso anche tra le porpore italiane. Questo aspetto, unito al peso dei cattolici in America Latina, hanno reso facile la ricerca di un cardinale proveniente da questa regione.Perché l’hanno eletto? Lui è un uomo di poche parole, semplice e con una profonda spiritualità. Tutti noi scopriremo, lentamente, la sua capacità di contemplazione e il suo spirito quasi mistico. E’ anche provvisto di una personalità molto forte: è un uomo capace di prendere decisioni, autonomo, d’azione e che – al contempo - ha sempre amato l’essenziale della vita. Credo che prenderà delle decisioni, che porterà la Chiesa sulla via della preghiera. Lui è fatto così e lo dimostrerà. Questo per quanto riguarda i gesti, ma a livello dottrinale credo che avremo una continuità con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. […]In tanti lo vedono come un rivoluzionario…

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ARCIVESCOVO DI LIMA SU PAPA FRANCESCO: “UN MISTICO MA ANCHE UN UOMO DI GOVERNO”

Non bisogna appropriarsi del Papa secondo schemi ideologici; lui è assolutamente al di là. Ha lanciato l’idea di una Chiesa povera e per i poveri, ma non si può interpretare dentro una cornice ideologica come quella, ad esempio, della teologia della liberazione. Vorrebbe dire ridurre un uomo con un’enorme capacità intellettuale e il cui amore verso Cristo lo riporta alle prime fonti dello spirito cristiano». (ANDRES BELTRAMO ALVAREZ, http://www.vaticaninsider.it/, 21 aprile 2013)

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… La chiesa nel mondo.In questa rubrica desideriamo esporre brevemente il pensiero della Chiesasu alcuni problemi di attualità. Ci serviremo della parola del magisteroin particolare del Papa e dei vescovi.

Nella messa della domenica delle Palme, celebrata il 24 marzo scorso in Piazza San Pietro a Roma, papa Francesco esorta i fedeli alla gioia e alla speranza. Ecco un passo dell’omelia. «E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù»(http://www.vatican.va, 24 marzo 2013)

Nella messa crismale di giovedì santo, papa Francesco invita i sacerdoti ad uscire da se stessi per essere vicini alla

gente, partecipando alle loro gioie e alle loro sofferenze. Riportiamo qui di seguito un passo dell’omelia. «Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco - non dico “niente” perché, grazie a Dio, la gente ci ruba l’unzione - si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” - questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini. È vero che la cosiddetta crisi di identità sacerdotale ci minaccia tutti e si somma ad una crisi di civiltà; però, se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti. È bene che la realtà stessa ci porti ad andare là dove ciò che siamo per grazia appare chiaramente come pura grazia, in questo mare del mondo attuale dove vale solo l’unzione - e non la funzione -, e risultano feconde le reti gettate unicamente nel nome di Colui del quale noi ci siamo fidati: Gesù.Cari fedeli, siate vicini ai vostri sacerdoti

PAPA FRANCESCO:IL CRISTIANO NON PUÒ MAI ESSERE TRISTE

con l’affetto e con la preghiera perché siano sempre Pastori secondo il cuore di Dio».(http://www.vatican.va, 28 marzo 2013)

Domenica 21 aprile, in occasione della giornata mondiale per le vocazioni, il papa, nel messaggio del “Regina Coeli”, invita i giovani a rispondere alla chiamata del Signore e tutti i fedeli a pregare per le vocazioni. «A volte Gesù ci chiama, ci invita a seguirlo, ma forse succede che non ci rendiamo conto che è Lui, proprio come è capitato al giovane Samuele. Ci sono molti giovani oggi, qui in Piazza. Siete tanti voi, no? Si vede… Ecco! Siete tanti giovani oggi qui in Piazza. Vorrei chiedervi: qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito? Non sento? Ecco… Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo voi? Siete d’accordo? Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! Dietro e prima di ogni vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, c’è sempre la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un nonno, di una madre, di un padre, di una comunità… Ecco perché Gesù ha detto: “Pregate il signore della messe – cioè Dio Padre – perché mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,38)». ((http://www.vatican.va, 21 aprile 2013)

PAPA FRANCESCO AI SACERDOTI: SIATE PASTORI CON L’ODORE DELLE PECORE

IL PAPA AI SEMINARISTI ROMANI: “NON CONFORMATEVI ALLA MENTALITÀ DEL MONDO”

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QUANDO!I° Tabor: da lunedì 8 luglio (pomeriggio)a domenica 14 Luglio (con il pranzo)II° Tabor: da lunedì 15 luglio (pomeriggio)a domenica 21 luglio ( con il pranzo) DOVE!I° Tabor CAMPO FELICE (AQ)RIF. ALANTINO - Tel. 0862.73719II° Tabor A SASSOTETTO all’HOTEL SIBILLA 0733. 651102 A CHI!Ai ragazzi e ragazze dai 12 ai 14 anniPERCHE’!Per vivere sui monti un’esperienza di gioia e di amicizia con “i piedi poggiati sulla roccia e lo sguardo rivolto verso Dio.INFORMAZIONILa partecipazione al Tabor è di 190 euro Il pranzo per i genitori di domenica è di 18 euro. Portare lenzuola e asciugamani, scarpe da montagna o da ginnastica e non dimenticare qualche maglia pesante.Chi suona qualche strumento musicale lo porti pure, impor-tante anche un quaderno e una penna per manifestare la propria creatività.RIVOLGERSI a:Primo Tabor: Pina 329.9617845 Secondo Tabor: Franca - Pierluigi Liberati 339.2300194 0737.84632

8.14/07primo Tabor

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nuova piaga nella nostra società proponendo iniziative che mirano a ridurre la moltiplicazione delle sale scommesse in ogni quartiere, l’accesso facilitato alle slot-machine (oggi una ogni 350 abitanti), l’allargamento della possibilità di poker-on - line etc. Ma questo non basta bisogna passare da una cultura della morte a una della vita, bisogna avere il coraggio e l’umiltà di ammettere i propri errori, di sentire il dolore dei drammi che si sono consumati, di fare scelte impopolari e rimettere al centro l’uomo, la sua dignità e non gli interessi di

lasciano la loro pensione alle slot-machine. Alle casalinghe che riducono la spesa per non rinunciare alla giocata , agli studenti che rinunciano a giorni di scuola per frequentare sale da gioco. E’ un’epidemia che sta rovinando il tessuto della nostra società (le famiglie) di cui nessun dottore si prende cura tanto meno lo stato che a dicembre dello scorso anno ha fatto arrivare in rete le macchinette mangiasoldi, basta un computer o un cellulare collegato a internet e si può scommettere d o v u n q u e inserendo codice fiscale e numero di carta di credito. Che cosa fare? Come reagire contro questa nuova piaga nella nostra società che è chiamata ludopatia e che da poco tempo è considerata male sociale tanto da essere curata attraverso il servizio sanitario nazionale. Uno psicologo che si occupa di queste patologie compulsive alla domanda su cosa fare per curare le persone affette da questa malattia ha risposto affermando che “Ti salva l’aiuto della famiglia”.E’ vero specialmente quando la famiglia nonostante tutto continua ad amarti, è l’amore dei tuoi cari che ti da la forza per ricominciare per tornare ad avere la speranza di una buona vita. Diverse associazioni di cittadini hanno iniziato una dura lotta contro questa

Credere significa Amare con tutto se stessi come Gesù ci ha amato, senza risparmio fino alla fine, donandosi fino alla morte e alla morte di croce in una totalità d’amore che spaventa e inquieta l’umana comprensione.Quando non si Ama non si ha fede, e la non vita è la proposta del non amore.La non vita è l’assenza di fede, ed è sempre in agguato, sempre pronta a inserirsi nella vita di chi non sa nutrire la fede tutti i giorni e si lascia condizionare dalle tentazioni del secolarismo e di una cultura drogata dal dio denaro e dagli idoli del potere, una cultura della morte sempre pronta a fare adepti.L’ultimo ritrovato di questa cultura della morte è l’intensificarsi del gioco d’azzardo. Mai come in questi ultimi anni si è avuto un incremento così rapido di questa industria del male legalizzata. Si contano in 35 milioni gli italiani coinvolti, dalle slot -machine alle lotterie, alle partite di video-pocher, con un fatturato di questa “industria” di 80 miliardi di euro, di cui 10 sono entrati nelle casse dello stato che continua incurante a concedere deleghe per nuovi giochi alle società concessionarie. Il tragico sviluppo di tale scempio sono le 800 mila persone che hanno sviluppato una dipendenza patologica e più di due milioni, sono le situazioni a rischio dove il dramma spesso irreversibile è dietro l’angolo. Questa nuova “droga” invisibile perché si nasconde nelle pieghe della società non esclude nessuna categoria sociale, dai padri di famiglia che vi perdono i loro stipendi , la loro dignità e spesso anche la famiglia, ai giovani che scommettono ciò che riescono a racimolare, agli anziani che la solitudine rende facili prede delle sale giochi e che

La Fede è vita...La non vita:le slot- machine.

a cura di P. Pino Simeoni / [email protected]

Credere significa aderire a Dio stesso,affidandosi a lui e dando l’assenso a tutte le verità da lui rivelate, perché Dio è laVerità. Significa credere in un solo Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.(Catechismo della Chiesa cattolica, n°27 pag.21)

parte.Bisogna trovare il coraggio dell’amore di cui è impregnata la vita , bisogna riconoscerlo l’amore e mettersi al suo servizio scopriremo che è l’unica strada per vivere bene, per una buona vita . Vivere l’amore ci riconcilia con noi stessi con gli altri con il mondo, vivere l’amore ci fa scoprire uomini veri , liberi senza padroni, ci fa costruttori d’infinito . Vivere l’amore per una società giusta per condividere “una buona notizia” per vivere un incontro quello con una persona che è l’Amore e che ha un solo nome Gesù. La fede nel Dio di Gesù è vita e salva ed è l’unica terapia efficace per ogni male e per ogni uomo che tale si voglia definire.

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appesa al muro nelle aule di chimica.Altre informazioni per l’identikit dei neutrini sono le loro proprietà affascinanti: avendo una massa estremamente piccola, (che ancora non si è riusciti a misurare con esattezza) interagiscono molto raramente con la materia in generale e possono così attraversare enormi spessori di ogni sorta, come tutto il Sole e tutta la Terra senza subire ne deviazioni, ne stop sul loro percorso e per di più alla velocità

Nel cuore della montagna si studia il cuore del sole. Questo avviene nel più grande laboratorio sotterraneo del mondo, che non è dislocato ne negli Usa ne in Giappone .. ma nella nostra bella Italia. Dove? Ad un tiro di schioppo dal santuario di San Gabriele: sotto la grande montagna del Gran Sasso, che permetteva al santo di elevarsi fino alle altezze del cielo, avviene uno studio senza pari al mondo. Si studia la misteriosa particella chiamata neutrino. E altre ancora più sfuggenti di cui non si conosce la natura, che vengono classificate come “materia oscura” (o “dark matter” dicendola all’inglese). Il fascino di questa particella (finita alla ribalta verso settembre del 2011 per aver battuto il limite della velocità della luce, notizia poi smentita ..) mi ha afferrato durante la visita che ho fatto, per la prima volta in vita mia, ai laboratori del LNGS (Laboratorio Nazionale Gran Sasso) dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) inaspettatamente proprio il giorno della festività di San Gabriele (27 Febbraio). Un’occasione rara, dunque un’occasione di valore. Cominciamo dunque col conoscere i dei protagonisti dell’articolo! I neutrini sono le particelle più elusive finora scoperte. Il loro studio è estremamente interessante e ci da’ importantissime informazioni in molti campi della fisica: dalla struttura della materia alla struttura stellare, alla cosmologia. Essi sono un pezzo fondamentale del “modello standard”, una sorta di mappa delle particelle prime della materia analoga alla tabella periodica degli elementi che si trova

a cura di Marco Staffolani

della luce. I neutrini sono generati da diverse sorgenti, ma quelli che maggiormente investono la

Terra provengono proprio dal Sole. Ma andiamo con ordine per capire come e perché la nostra stella partorisca questi famigerati speedy gonzales del mondo subatomico. Il sole produce una quantità indescrivibile di energia (di cui beneficia anche il ciclo vitale terrestre) attraverso reazioni chiamate di fusione nucleare che avvengono a circa 15 milioni di gradi (uh che caldo!): in soldoni a questa

temperatura 4 atomi di idrogeno si possono fondere insieme per formare un solo nucleo di elio. Dal computo totale di questa reazione viene fuori energia a volontà e anche (tanti) neutrini che seppur forgiati nel cuore solare scappano via da questa fornace in tutte le direzioni alla velocità della luce.“Alcuni” di questi neutrini (tanto per intenderci stiamo parlando di un numero di miliardi di miliardi) dopo appena 8 minuti e mezzo dalla loro creazione e dopo aver “volato” per circa 150 milioni di Km, colpiscono (o meglio attraversano) la Terra. Tra essi solo pochi, pochissimi (e qui parliamo di decine, massimo centinaia

La parola del creato.

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al giorno) interagendo con gli strumenti vengono catturati e misurati sotto al Gran Sasso e negli altri laboratori dislocati nelle profondità della Terra. Questi rilevatori “nascosti” sfruttano infatti l’effetto di bloccaggio che km di roccia offrono per evitare che la rara captazione dei neutrini sia confusa con quella di altre particelle che vengono a tutti gli effetti schermate. Che cosa hanno scoperto i fisici dai risultati sperimentali? Fino agli anni 2000 c’era un grosso mistero riguardo ai cosiddetti “neutrini mancanti”: il modello matematico, in base all’energia emessa dal sole, aveva previsto un tot di neutrini mentre i rilevatori di tutto il mondo ne registravano circa la metà? Dove erano quelli mancanti? Gli scienziati avevano fatto male i loro calcoli? No! L’annoso problema sembra essersi risolto ultimamente proprio grazie a degli esperimenti che hanno confermato l’ipotesi di un fisico italiano (Pontecorvo): l’ “oscillazione dei neutrini”. In pratica i neutrini non sono tutti dello stesso tipo .. ne esistono almeno di 3 tipologie diverse

…i fisici usano dire che hanno “sapori” differenti. Di queste tre famiglie, una è particolarmente difficile da rilevare. Il risultato sperimentale dunque risponde alla domanda dei neutrini mancanti con la teoria dell’oscillazione: i neutrini che arrivano sono quelli previsti e l’apparente mancanza nel conteggio è motivata dal fatto che durante il “volo” che si compie dal Sole alla Terra parte dei “viaggiatori” si trasformano in un “sapore” diverso da quello con cui sono partiti, più difficile da percepire. Dunque il mistero si risolve e si infittisce: per quale motivo il neutrino oscilla? La particella più intrigante della fisica degli ultimi anni oltre a passare indenne milioni di km adesso può anche nascondersi sotto mentite spoglie… insomma una spia

con i fiocchi per i “ricercatori” di tutto il mondo.Anche Dio ama nascondersi per farsi cercare… e solitamente, come il neutrino, non si lascia afferrare facilmente… Agostino diceva in modo lapidario: “se lo capisci non è Dio”. Nelle poche volte in cui l’uomo sembra comprendere qualcosa su Dio (come le poche volte in cui riesce a “catturare” un neutrino…) poi sia Dio che la particella sembrano farsi beffe di lui: gli lasciano in mano poche risposte e tanti interrogativi. Il mistero svelato torna a ri-velarsi. Cioè torna ad essere mistero. Marco Staffolani

Per chi volesse approfondire: [email protected]

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sia che “perdiamo”?? Vivremo nella gioia costante. “Non siate mai uomini, donne tristi. Un cri-stiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tan-te cose, ma dall’aver incontrato una Persona: Gesù... Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. Portiamo a tutti la gioia della fede!”.Questo ha ribadito anche Papa Francesco in questa sua prima domenica delle Palme. E come si può manifestare questa gioia sempre?? Incontrando delle persone che insieme a te, lottano e si allenano tutti i giorni, come una vera squadra; si fanno forza l’uno con l’altro, senza vergognarsi di parlare liberamente di Dio, senza aver paura di essere derisi o essere pesanti. Conoscenze che vanno dalla famiglia al lavoro; dalle amicizie sportive a quelle più strette. Nel film, l’allenatore con sua moglie e la sua squadra, lottano insieme, proprio contro queste debolezze, questi “giganti” della paura e del fallimento che colpisco-no l’uomo nel corso della sua vita terrena. Identifico nella figura del coach, proprio Dio che ci sprona sempre a fare di meglio, a dare tutto il meglio che è in noi e a non mollare mai, sia per il bene della squadra (la Chiesa cattolica), sia perchè lui tiene ad ognuno di noi: “Fa’ del tuo meglio, non mollare! Mi hai promesso che facevi del tuo meglio, non mollare!!”.Poi ci dice ancora, che tutto questo può

Ciao ragazzi!Oggi volevo parlarvi di un tema a cui io tengo molto e credo inte-ressi anche a voi: la Fede come elemento importante per la nostra vita.Il film di cui vi parlo oggi è l’esatto esem-pio di come io vorrei fosse la mia vita con la fede: Affrontando i giganti, uscito nelle sale nel 2006. Diretto e interpretato da Alex Kendrick nel ruolo del protago-nista Grant Taylor, è la storia di un alle-natore di football americano, che, scorag-giato da tutto quello che gli accade nella sua vita, compreso le sconfitte della sua squadra, cerca insieme a quest’ultima e all’amore per sua moglie, di rimettersi in gioco puntando tutto sulla fede in Dio. Un uomo in cui io mi ci sono ritrovato tantissimo, perchè rispecchia quello che sto provando, sopratutto in questo ulti-mo periodo della mia vita. Un uomo che pur essendo figlio di Dio non riesce a mettere in pratica la sua fede. Ma quando ci prova, comincia a vedere la Parola che crea, la Fede che muove e Dio che opera mandando benedizioni a chi crede che l’impossibile diventi possibile. Io voglio vivere questo. Voglio mettere Gesù al primo posto in tutto ciò che fac-cio, dalla mattina quando mi sveglio, alla sera quando vado a dormire. Non sarebbe bello che in qualsiasi cosa si faccia, si pensi a Dio ringraziandolo e lodandolo sempre, sia che “vinciamo”,

La Fede è Vita!essere possibile, solo se ognuno di noi smetta di pensare che lo scopo ultimo di una squadra sia la vittoria; solo se smetta di pensare a se e ai suoi fini, piuttosto che credere nel fratello e amarlo più di se stes-so -“...se vinciamo ogni partita ma fallite in questo, è come non aver fatto nulla”.Io oggi non mi sono arreso a questi “gi-ganti”, ma anzi, stò continuando a cercare questa “squadra”, questa scuola di vita di cui ho un bisogno disperato, perchè da solo non vado da nessuna parte. E in attesa di trovarla, preparo “il campo per la pioggia”, come ha spiegato quell’anziano al coach, nel momento del suo più totale scoraggiamento.E’ un film questo, che ci presenta stru-menti essenziali per accrescere la nostra fede. Ritroviamo quindi l’importanza del-la preghiera personale e di intercessione; la bellezza del progetto uomo-donna nel sacramento del matrimonio, il quale ci in-segna che nulla è impossibile ad una cop-pia di sposi che si affida completamente a Dio. La bellezza della vita, dell’amicizia, dello stare insieme, della fedeltà e unità nell’amicizia. E ancora, la bellezza di un vero rapporto padre-figlio, dove anche la disabilità viene annullata difronte alla

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potenza di Dio. L’importanza della lettu-ra della Parola, il glorificare e amare Dio in ogni caso. Vediamo trasformare poi il football, da uno sport irruento, a un mez-zo per onorare Dio, ed anche un modo per servirlo, con grinta, passione e deter-minazione. La visione è assolutamente scorrevole e piacevole ed adatta non solo agli adole-scenti ma a tutta la famiglia. E’ un vero e proprio film cristiano tanto che sorprende trovarlo a noleggio nelle comuni videote-che. Per chi non vuole acquistarlo, c’è la visione gratuita e completa cliccando su questo link http://www.youtube.com/watch?v=6byNA5Pnfv4. Una bella carica di fede in azione.Da non perdere...Per concludere vorrei farvi leggere questa

poesia di Madre Teresa di Calcutta, che non è altro che la sintesi di quello detto oggi. Si chiama “Inondami del Tuo Spi-rito, Gesù”.Aiutami, Signore Gesù a diffondere il tuo amore, dovunque io vada.Inonda la mia anima del tuo Spirito e della tua vita.Diventa padrone del mio cuore in modo così completo che tutta la mia vita sia una irradia-zione della tua.Fà o Signore Gesù, che ogni persona che avvici-no possa sentire la tua presenza dentro di me e guardandomi, non veda me, ma veda te in me.Resta in me, Signore Gesù, così splenderò del Tuo stesso splendore e potrò essere luce agli altri.Ciak e buona visione!

Matteo Zingaretti

TendaGiovani Nord:14.16 Giugno 2013

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Ligabue: atto di fede!Sono il più inadeguato ad “aprire” una rubrica, dunque ho preferito lasciar spazio alle parole del Santo Padre.Come sempre vi segnalo anche il link youtube dove poter ascoltare il brano di questo numero: http://www.youtube.com/watch?v=yeZ6axPF2sA

Buon ascolto!!Giacomo

Il TestoLigabue - atto di fede

Ho visto belle donne spesso da lontano, ognuno ha il proprio modo di tirarsele vicino; e ho visto da vicino chi c’era da vedere, e ho visto che l’amore cambia il modo di guardare.

Ho visto film di guerra e quelli dell’orrore e si vedeva bene che non erano invenzione; ho visto mari calmi e mari tempestosi, e ho visto in sala parto la potenza delle cose.

RIT. È tutto scritto ed è qui dentro e viene tutto via con me; tu che cosa vedi, tu che cosa vedi: c’è ancora un orizzonte lì con te!!

Di tutta la vita passata questo è il momento, di tutta la vita davanti questo è il

“Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua! Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri; soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto!! C’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato e del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia!! Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Cari fratelli e sorelle, Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14). Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace. E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero.” (Papa Francesco I)

momento; vivere è un atto di fede mica un complimento. Questo è il mio atto di fede, questo è il tuo momento.

Ho visto tanti giuda tutti in buona fede e ho visto cani e porci fatturare a chi gli crede, ho visto la bellezza che ti spacca il cuore

e occhi come il mare nel momento del piacere.

RIT. E come la vedi la vedi ma è tutto come la vedi, c’è chi vuol solo passare ad un altro rimpianto.

Ho visto tanti pezzi per un mosaico solo e certi giorni ho visto che c’è niente da capire ho visto solo per come io sapevo che c’era luce anche nelle notti

più cattive

RIT. E come la vedi la vedi ma è tutto come la vedi, c’è chi vuol solo passare ad un altro rimpianto.

vivere è un atto di fede nello sbattimento, questo è il mio atto di fede, questo è un giuramento

Essere un artista del calibro di Lucia-no Ligabue non dev’essere cosa faci-le, specie arrivati a questo punto, con vent’anni di carriera alle spalle, concer-ti sold-out ovunque, singoli sempre az-zeccati e album che sono entrati nella

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Note sotto il Gran Sasso

storia della musica italiana. Cosa c’è di non facile in tutto questo? C’è che ne-gli anni bisogna mantenere una certa credibilità, c’è che l’attesa per i nuovi dischi da parte della stampa e dei fan è sempre più pressante, c’è che - come dice il Liga stesso - più ci si espone più si rischia di essere sotto giudizio.E quando si trattano temi come la fede o la religione, il giudizio è sempre lì, dietro l’angolo. Stavolta non voglio commentare, anche perché, come vi accennavo all’inizio, non mi sento la persona giusta per spiegare certi argo-menti, ma voglio lasciarvi alcune frasi che a me hanno colpito in modo par-ticolare e che mi sento di suggerirvi di

analizzare, magari nei vostri gruppi du-rante l’incontro di preghiera.“..e ho visto che l’amore cambia il modo di guardare..”“..e ho visto in sala parto la potenza delle cose..”“..tu che cosa vedi: c’è ancora un orizzon-te lì con te..”“..vivere è un atto di fede mica un com-plimento..”“..ho visto solo per come io sapevo che c’era luce anche nelle notti più cattive..”

Ancora una Santa Pasqua e una pre-ghiera per me.A presto!!Giacomo

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Auguri Flavio

Tendopoli info.tendbimestrale d’informazione dell’associazione TENDOPOLI - S. GABRIELE ONLUS

DirezioneP.Le S. Gabriele, 2 - 62010 Morrovalle (MC)Tel. 0733.222272 (lun e mer dalle 21 alle 23)

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Direttore ResponsabilePadre Francesco Cordeschi

Redattori Armando Santarelli, Giacomo Petruccelli, Maria Cristina Teti, Mario Cappelluti, Matteo Zingaretti, Padre Giuseppe Simeoni, Padre Marco Cola, Marco Staffolani.

Fotografie Fototeca Tend

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Stampa Grafiche Martintype (Te)

Spedizione Gruppo Tend Trodica

Benvenuto Gabriele!Un grande augurio aGiovanni Garofalo eIsabel Santos perl’arrivo del loro piccoloGabriele.

Diamo il benvenutoa Flavio figlio di Lucia edi Fabrizio.

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Monica Manganelli in una foto che la ritrae da piccola.Questa foto recuperatacasualmente tra tante altre, documenta come ècresciuta la Tendopolidel Venezuela.