teoria rivoluzionaria e controrivoluzionaria in geografia

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TEORIA RIVOLUZIONARIA E CONTRO RIVOLUZIONARIA IN GEOGRAFIA E IL PROBLEMA DELLA FORMAZIONE DEL GHETTO Vanessa Galiazzo Simona Granito Comunicazione Interculturale Corso- Geografia culturale A. S. 2013/ 2014 Articolo di David Harvey (1972. Antipode 4) 1

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Page 1: Teoria rivoluzionaria e controrivoluzionaria in geografia

Articolo di David Harvey (1972. Antipode 4) 1

TEORIA RIVOLUZIONARIA E CONTRO RIVOLUZIONARIA

IN GEOGRAFIA E IL PROBLEMA DELLA

FORMAZIONE DEL GHETTOVanessa Galiazzo Simona Granito Comunicazione InterculturaleCorso- Geografia culturaleA. S. 2013/ 2014

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DAVID HARVEY David Harvey (Gillingham, 31 ottobre 1935) è un geografo, sociologo e politologo brittanico. Si occupa di geografia, geopolitica ed è attualmente professore di antropologia al Graduate Center of the City University of New York. Laureato a Cambridge in geografia è autore di alcuni dei saggi che più hanno rinnovato la disciplina negli ultimi decenni. Il suo lavoro ha contribuito a avvicinare la prospettiva della geografia alle scienze politiche e alle scienze etnoantropologiche. In epoca più recente è stato accreditato come colui che ha ripreso le teorie e i metodi marxisti, per formulare un ampio ventaglio di critiche al capitalismo globale.

Trasferendosi dalla università di Bristol a quella di Baltimora, negli Stati Uniti, si posiziona nella nuova corrente emergente del "Marxismo geografico", per indagare la geografia umana, occupandosi di ingiustizie, razzismo. È uno dei fondatori del giornale Antipode, edito presso l'università di Worcester, e dopo essersi occupato della formazione del "ghetto", elabora la creazione di una "teoria rivoluzionaria" valida anche nella pratica.Con l'opera Social Justice and the City (1973), inizia a farsi guidare dal materialismo dialettico, che lo conduce fino ad una delle sue opere principali Limits to Capital (1982).Dagli anni ottanta si occupa della condizione di vita urbana nella società capitalistica, studiando i conflitti sociali e le differenze di classe che si producono nelle moderne città.Nel 1989 ha scritto La crisi della modernità, uno dei testi fondamentali delle scienze sociali sul Postmodernista. Secondo lo studioso, esso è l‘ideologia del tardo capitalismo, e non dell'epoca della postmodernità. Nel 2003 esce La guerra perpetua un saggio sul nuovo imperialismo.

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COME E PERCHÈ NOI ARRIVIAMO A UNA RIVOLUZIONE NEL PENSIERO GEOGRAFICO?

Un’ analisi interessante di come le rivoluzioni e le contro rivoluzioni si verificano, l’ha fornita Thomas Kuhn (Cincinnati, 18 luglio 1922- Cambridge, 17 giugno 1996), storico della scienza e filosofo statunitense. In La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), la sua opera più celebre e conosciuta, Kuhn sostiene che il progresso scientifico non è un cumulo di conoscenze verso la verità, ma un'alternanza tra scienza normale e rivoluzioni scientifiche, a partire da strumenti (paradigmi) che tendono ad articolarsi e specializzarsi.

Ma cos’è un paradigma? PARADIGMA = è un insieme di concetti, categorie, relazioni e metodi che sono

generalmente accettate da tutta la comunità scientifica, in un dato periodo storico.

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Fase 0 il periodo chiamato pre-paradigmatico, caratterizzato dall'esistenza di molte scuole differenti in competizione tra di loro e l'assenza di un sistema di principi condivisi. In questa fase, lo sviluppo di una scienza assomiglia più a quello delle arti ed è presente molta confusione. A un certo punto della storia della scienza in esame, viene sviluppata una teoria in grado di spiegare molti degli effetti studiati dalle scuole precedenti; nasce così il paradigma. Fase 1 l'accettazione del paradigma. Fase 2 quella che Kuhn chiama la scienza normale. Nel periodo di scienza normale gli scienziati sono visti come risolutori di rompicapi, che lavorano per migliorare l'accordo tra il paradigma e la natura. Fase 3 Durante la fase di scienza normale si otterranno successi, ma anche insuccessi; tali insuccessi, per Kuhn, prendono il nome di anomalie, ovvero eventi che vanno contro il paradigma.Fase 4 Le troppe anomalie causano la crisi del paradigma. Fase 5 Per risolvere questo momento, verranno compiuti nuovi tentativi speculativi fino a quando non verrà accettato un nuovo paradigma in grado di risolvere gli esistenti dilemmi, incorporando gli aspetti più utili del vecchio paradigma. Perciò, un nuovo paradigma è nato e sarà seguito, ancora una volta, dall’inizio di una nuova attività scientifica normale.

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1) Non ci sono spiegazioni di come le anomalie nascono e come, una volta sorte, generano la crisi. Questa critica si scontra sulla distinzione tra anomalie significanti e insignificanti.

2) Il modo in cui un nuovo paradigma diventa accettabile. Kuhn riconosce che accettare un paradigma non è una questione di logica, ma un salto di fede. Un salto di fede basato su cosa? Per Kuhn, il salto di fede è basato sul credo che il nuovo sistema permetterà un’estensione della manipolazione e del controllo su alcuni aspetti della natura. Quali aspetti della natura? Presumibilmente, ancora una volta, sarà un aspetto della natura che è importante nelle attività quotidiane.

3) CRITICA PRINCIPALE astrazione della conoscenza scientifica a partire da una base materialistica

Al contrario di Kuhn, John Desmond Bernal (1901-1971), scienziato britannico, esplora il processo della conoscenza scientifica su base materialistica; l’attività materiale implica la manipolazione della natura nell’interesse dell’umanità. Noi dobbiamo, quindi, aspettarci che le scienze naturali riflettano un impulso per la manipolazione e il controllo su alcuni aspetti della natura che sono rilevanti per gli imprenditori capitalisti. Perciò la manipolazione e il controllo significa manipolazione e controllo negli interessi di un particolare gruppo della società piuttosto che negli interessi della società nel suo intero. Con queste prospettive siamo ben capaci di comprendere la generale spinta del progresso scientifico, nascosta all’interno delle periodiche rivoluzioni scientifiche che Kuhn, così attentamente, aveva descritto.

CRITICHE A KUHN

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LE SCIENZE SOCIALI PER KUHN

KUHN Scienze sociali: «pre- scientifiche» perché non hanno un paradigma consolidato.

CRITICA

Ma una veloce indagine della storia del pensiero nelle scienze sociali, mostra che le rivoluzioni, invece, accadono e che alcune occorrenze sono contrassegnate da molte delle stesse caratteristiche che Kuhn identificava nelle scienze naturali.

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IL PENSIERO DI JOHNSON

Harry Gordon Johnson (1923-1977) è un economista canadese. Johnson, al contrario di quanto creda Kuhn, riesce a fornire una formulazione paradigmatica del pensiero economico. Inoltre, suggerisce che, per essere accettata una teoria, deve presentare cinque caratteristiche principali:1) deve attaccare la centrale proposizione dell’ortodossia

conservatrice, con una nuova, ma accademicamente accettata analisi, che la ribalti;

2) la teoria deve apparire come nuova, ma assorbire, per quanto possibile, i componenti validi o almeno quelli non facilmente contestabili della teoria ortodossa esistente;

3) la nuova teoria deve avere un appropriato livello di difficoltà di comprensione;

4) la nuova teoria deve offrire ai più dotati e meno opportunisti scolari, una nuova metodologia, più invitante di quella correntemente disponibile;

5) devono essere presenti elementi misurabili.

La storia del pensiero geografico, negli ultimi dieci anni, si è esattamente rispecchiata in questa analisi.

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Johnson introduce il termine di CONTRO- RIVOLUZIONE.

Possiamo anticipare che la forza che guida la formazione del paradigma nelle scienze sociali è la manipolazione e il controllo dell’attività umana e dei fenomeni sociali nell’interesse dell’umanità . A questo punto, le domande che sorgono sono: chi sta controllando chi? In quale interesse sta controllando quello che c’è ? Se il controllo è esercitato nell’interesse di tutti, chi definisce il pubblico interesse? Tutto sembra farci pensare, come ci insegna la storia, che le basi sociali ed economiche siano concentrate all’interno di piccoli gruppi chiave della società.

Le scienze sociali formulano concetti, categorie, relazioni, metodi che non sono indipendenti dalle relazioni sociali esistenti che sono presenti nella società. Perciò i concetti usati sono loro stessi il prodotto dei fenomeni che loro sono designati a descrivere.

Una teoria rivoluzionaria sopra il quale un nuovo paradigma è basato, sarà generalmente accettata solo se la natura delle relazioni sociali rappresentate nella teoria sono attualizzate nel mondo reale.

Una teoria controrivoluzionaria è una teoria che tratta con una teoria rivoluzionaria, in modo che i temuti cambiamenti sociali che l’accettazione della teoria rivoluzionaria potrebbe generare, sono prevenuti dall’essere realizzati (è una forza che spinge contro il cambiamento).

Es: processo di rivoluzione e contro rivoluzione nelle scienze sociali > Economia politica: Adam Smith e Ricardo/ Karl Marx.Es: processo di rivoluzione e contro rivoluzione nelle scienze naturali > Scoperta dell’ossigeno: Priestley/ Lavoiser.

TEORIA CONTRO RIVOLUZIONARIA

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GEOGRAFIA QUANTITATIVA

Negli anni ‘50/’60, nell’ambiente anglosassone, nasce una «geografia nuova», termine designato per il nuovo apparato paradigmatico nato con la «rivoluzione quantitativa», in contrasto con i metodi qualitativi e approssimati della tradizionale geografia.La nuova geografia è, invece, in grado di dare «risposte», attraverso la formulazione di leggi scientifiche, utilizzando metodologie analitiche- quantitative. In seguito all’ innovazione tecnologica (calcolatori e personal computer, ecc…) e al problema dell’urbanizzazione, si decide di analizzare i fatti umani, interpretandoli da un punto di vista puramente statistico.

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TORNANDO ALLA DOMANDA INIZIALE:COME E PERCHÈ NOI DOVREMMO ARRIVARE A UNA RIVOLUZIONE GEOGRAFICA?

La rivoluzione quantitativa ha fatto il suo corso; non può dire nulla di nuovo ormai, siamo davanti a un forte cambiamento di visione. ANOMALIA: usiamo delle sofisticate teorie e metodi di lavoro che non dicono nulla di rilevante sugli avvenimenti che ci circondano. Ci sono diversi problemi su cui non siamo in grado di dire nulla di profondo: problema ecologico, problema urbano, problema del mercato internazionale.

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IL NOSTRO PARADIGMA È PRONTO PER ESSERE SUPERATO!

Come raggiungiamo una rivoluzione nel pensiero geografico? Ci sono alcune possibilità :

1) potremmo abbandonare la strada positivista per provare un approccio idealista nella speranza che tutto migliori grazie alla formulazione di teorie giuste ed eque. C’è il rischio di perdersi nella formulazione di paradigmi che non hanno riscontro nella realtà.

2) potremmo abbandonare la base positivista del 1960 per preferire un approccio fenomenologico. Questo approccio apre a più possibilità perché mantiene un rapporto con la realtà, anche se è facile cadere nell’idealismo o ritornare nell’ingenuo positivismo.

MIGLIORE STRATEGIA usare taluni aspetti del positivismo, materialismo, fenomenologici. Questa sovrapposizione è spiegata nella teoria marxista.

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CONFRONTO: GEOGRAFIA MARXISTA E GEOGRAFIA POSITIVISTA

Elementi in comune:• Base materialistica;• Usano un metodo analitico.

Differenza principale il positivismo si limita a descrivere la realtà, cercando di comprenderne i significati. Il marxismo, invece, vuole cambiare la realtà. IL METODO

GEOGRAFIA MARXISTA GEOGRAFIA POSITIVISTAUtilizzo della logica dialettica (è un processo di comprensione che segue l’interpretazione degli opposti, incorporando le contraddizioni e i paradossi e i punti del processo di risoluzione) Questo modello ci permette di invertire l’analisi, considerando le soluzioni come dei problemi e le questioni come soluzioni.

Utilizzo della logica aristotelica (le ipotesi sono considerate vere o false e una volta categorizzate rimangono tali).

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LA SCUOLA DI CHICAGO

I geografi, inizialmente, hanno preso ispirazione dalla SCUOLA SOCIOLOGICA DI CHICAGO, in modo particolare, da due esponenti Park e Burgess. La scuola dell'ecologia sociale urbana, meglio nota come scuola di Chicago dalla sua sede, è stata la prima scuola di sociologia urbana negli Stati Uniti d’ America. Essa comprende un ampio numero di studiosi che operarono a Chicago nei primi tre decenni del XX secolo. Questi studiosi mettono in evidenza che le città hanno una certa regolarità nella struttura dello spazio. Questo struttura spaziale è tenuta assieme da forme di derivazione culturale di solidarietà sociale, che Park and Burgess chiamano: «The moral order».

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Friedrich Engels (1820-1895) è stato un economista e filosofo tedesco, fondatore con Karl Marx del materialismo storico e del materialismo dialettico. Engels, già 80 anni prima di Park e Burgess, aveva fatto importante scoperte: 1) Aveva messo in evidenza il fenomeno della zonizzazione concentrica, interpretandolo in termini di classe economica . 2) Aveva individuato il meccanismo di mercato, presente nelle società capitaliste, come forza generatrice della struttura urbana.

FRIEDERICH ENGELS

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La sua descrizione di Manchester è acuta e vale la pena riportare alcuni caratteristiche delle città:• Manchester contiene al suo interno un centro commerciale piuttosto esteso ed è costituito quasi

interamente da negozi. • Quasi l’intero distretto è abbandonato dagli abitanti ed è deserto durante la notte.• Il quartiere è tagliato da alcune vie principali su cui il traffico si concentra. Al piano terra ci sono i

negozi. • Con l’eccezione del quartiere commerciale, in tutta Manchester e in tutta Salford and Hulme, ci

sono aree completamente occupate da quartieri operai intorno al centro commerciale.• Al di là di questa cintura, vive la media borghesia, disposto in modo regolare nelle vicinanze dei

quartieri operai. • L’alta borghesia vive in ville isolate, con aria salutare, e raggiunge facilmente la zona centrale con

un autobus.• La parte più lussuosa è dell’ aristocrazia monetaria che può prendere la strada più breve per

attraversare tutto il distretto dei lavoratori senza vedere il degrado di quei quartieri.• Questa netta divisione tra i quartieri poveri è ricca è dovuta a dei motivi oggettivi:

1) I negozi sono costretti da condizioni materiali a cercare di posizionare le proprie attività sulle strade principali; 2) Il valore della terra è dato dalle condizioni del quartiere. La descrizione di Engels può essere applicate alla maggior parte delle città americane, segno che le città capitalistiche tendono ad essere simili, perché le forze di base sono uguali (somiglianza tra gli scritti di Engels e le relazioni governative di quegli anni della Kerner Commission Report)

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Sembra evidente che sia necessario seguire l’approccio di Engels e lasciare perdere Park and Burgess.

La tradizione maggiormente ostile all’approccio di Engels è l’analisi di Thunen. Johann Heinrich von Thünen Duke (1783-1850) è stato un economista tedesco, pioniere della teoria della localizzazione dei fatti economici, specialmente di quelli attinenti all’agricoltura, ampliata da Alonso e Muth al mercato urbano della terra.

ANALISI DI THUNEN: diversi gruppi della popolazione hanno differenti risorse e i ricchi ovviamente impongono le loro scelte sui poveri.È interessante notare come molte proposte di gruppi liberali (progettisti, gruppi per i diritti sociali, ecc…) sostengono il necessario ritorno all’equilibrio formulato da Alonso e Muth: le persone povere possono vivere solo nei posti in cui si possono permettere di vivere (problema evidenziato da Engels)

ANALISI DI THUNEN

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COME POSSIAMO INDENTIFICARE UNA SOLUZIONE PIÙ RIVOLUZIONARIA?

L’unica proposta valida è eliminare le condizioni che rendono valida la teoria di Muth bisogna eliminare il meccanismo di competizione per offerta nell’acquisizione della terra.La gara d’appalto dovrebbe essere sostituita da un mercato socialmente controllato e un controllo sociale del settore abitativo (es. Cuba, Havana). Il vero meccanismo che dà origine al fenomeno è il funzionamento del mercato, tipico delle società capitalistiche: IL MERCATO BASA IL SUO FUNZIONAMENTO SULLA SCARSITÀ .

PARADOSSO DEL CAPITALISMO: nel capitalismo aumenta sempre la capacità di produrre, ma il mercato per funzionare ha bisogno della scarsità; questo è il vero dilemma del capitalismo. Molte istituzioni sono predisposte a mantenere la scarsità come la finanza, la legge, l’ educazione, ecc…, supportando, in questo modo, il processo di mercato. Anche se tutti gli operatori commerciali (proprietari di casa, banche e altri istituti finanziari, imprenditori, edili e così via) si comportassero in modo eticamente corretto, il problema abitativo non verrebbe risolto per la natura del capitalismo: la scarsità viene creata in una parte della città, in modo tale che il mercato funzioni.

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Ancora troviamo un riscontro tra le descrizioni proposte da Engels e i problemi urbani contemporanei.

Ecco come Engels ha descritto i tentativi di rinnovamento urbano nel diciannovesimo secolo:

La borghesia ha solo un metodo di risoluzione chiamato Haussman: la continua violenza sui quartieri operai, soprattutto nelle zone centrali, viene mascherata come una pratica per il benessere comune. I quartieri malsani vengono fatti sparire, per poi ripresentarsi da un’ altra parte. La stessa necessità economica che le ha prodotte in primo luogo, li produrrà da un'altra parte successivamente. Finché il capitalismo non verrà superato è impossibile pensare di trovare delle soluzioni a qualsiasi ingiustizia subita dai lavoratori. (Engels 1935) La veridicità della tesi di Engels, è sostenuta da altri analisti che ammettono la gravità della situazione, ma non mettono in discussione il capitalismo.

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Il compito di una vera teoria rivoluzionaria capire i meccanismi che governano il capitalismo.

Cosa bisogna fare?

• Evitare l’ennesima indagine empirica sui disagi dei lavoratori che serve solo per espiare il senso di colpa della classe ricca, senza affrontare le questioni fondamentali, che stanno alla base dei problemi sociali nel capitalismo.

• Il compito immediato da affrontare è la costruzione di un nuovo paradigma per il pensiero geografico sociale attraverso una profonda critica dei costrutti analitici esistenti.

1) Questi concetti non devono essere formulati in astrazione. Essi devono essere forgiati realisticamente rispetto agli eventi che ci circondano.

2) Dobbiamo essere in grado di stabilire le teorie favorevoli al mantenimento dello status quo e quelle utili a creare un futuro migliore.

Una rivoluzione del pensiero scientifico è raggiunta solo con concetti guida e idee, categorie e relazioni, in un sistema di pensiero superiore, in grado di giudicare i problemi reali, opponendosi a sistemi di pensiero grotteschi. Sarà necessaria una messa in discussione delle teorie esistenti, non sarà facile, ma nulla andrà perduto di questo sforzo.