terra di basilicata
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Periodico free pressTRANSCRIPT
L’ira funesta dei tifosi italiani
sul web
Una “guerra” di cemento A.A.A. Vendesi diploma
Gli italiani e il cibo: quante preoccupazioni!
L’AZIONE POLITICA DEVE AMPLIARSI
PER SOSTENERE UN PROCESSO DI SVILUPPO
VIVERE SU UN’ ISOLA
Settimanale Freepress
MERCOLEDI’ 30 GIUGNO 2010
ANNO III N. 7
Direttore
ANTONIO SAVINO
VIA A. VIVIANI 15/27 POTENZA
L’IRA DELLA CITTADELLA
Di Palma a pagina 10 - 11
Zappacosta pagine 4 - 5
Romanelli pagina 19 Marganella a pagina 13
PER LA TUA PUBBLICITA’ CHIAMA 0971 1973010 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
TrenoRocky a pagina 18
Cutullè alle pagine 2 - 3
Arlottoa pagina 14
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I30 GIUGNO 2010
2 Basilicata isolata: niente
Il ruolo delle infrastrutture
nello sviluppo economico
della Basilicata è purtroppo
un tasto dolente con il quale
sono costretti a fare i conti non
solo le imprese lucane, ma
anche i singoli cittadini che per
svariati motivi decidono di in-
traprendere un qualsivoglia
viaggio lungo le strade della no-
stra regione. La vita del viaggia-
tore lucano è sempre stata un
autentico incubo: dalla Sinnica
alla Ionica, dalla Salerno - Reg-
gio Calabria alla Potenza -
Melfi, tutte le strade della nostra
regione presentano non pochi
disservizi; la rete ferroviaria
quando è presente crea enormi
disagi sia che si tratti di rete lo-
cale che di rete nazionale; l’ae-
roporto è inesistente e,
nonostante il modesto tentativo
dei vari assessori regionali di
turno, sembra proprio destinato
a rimanere una chimera.
Ma cosa ne pensano i cittadini
lucani? In attesa di riuscire a
contattare un responsabile di
Trenitalia, dell’Anas e l’asses-
sore del dipartimento infrastrut-
ture, opere pubbliche e mobilità
della Regione Basilicata sulla
questione aeroporto e in gene-
rale sulla viabilità lucana, ab-
biamo dato la parola ai cittadini
attraverso interviste telefoniche,
l’analisi dei forum e dei com-
menti lanciati in rete e le inter-
viste dirette. Un comune
denominatore sia che si tratti di
viaggiatori che percorrono
strade, che prendono treni o che
necessiterebbero di viaggiare in
aereo perché costretti a lunghe
percorrenze: tutti si sentono pe-
nalizzati dalle note carenze che
affliggono il nostro territorio.
Quali sono i principali disagi di
un viaggiatore che utilizza il
treno?
Domenico ci testimonia la sua
odissea per raggiungere quoti-
dianamente Foggia dove lavora
in un’azienda edile. In primo
luogo rileva la mancata puntua-
lità e ci racconta che: “Unavolta, di ritorno da Foggiasiamo dovuti scendere all’al-tezza di Melfi perché il trenonon ce la faceva a risalire e ab-biamo dovuto aspettare il trenoda Potenza; così il treno prove-niente da Potenza è ritornato in-dietro con i passeggeri diretti alcapoluogo lucano, quello prove-niente da Foggia, non riuscendoad andare avanti, è ritornatonella città pugliese. Altre voltein una sola carrozza c’erano200 persone, per lo più studentiche ritornavano nei loro paesi altermine delle lezioni e che sisono fermati nelle stazioni pu-gliesi; molti hanno percorso iltratto pugliese senza un posto asedere e in una carrozza nonarieggiata”. Antonella ci racconta che ogni
volta tornare nella sua regione è
una vera e propria impresa. Se è
fortunata che il viaggio in treno
non subisca ritardi fino a Fog-
gia, raggiungere il capoluogo
potentino è sempre un’inco-
gnita. “Molti di noi, privati asuo tempo di un lavoro nella no-stra amata terra siamo costrettia ritornarci, almeno per le ferie,
quasi a dorso di mulo per ritro-vare i nostri affetti e i luoghidove abbiamo lasciato il cuore.Gli aeroporti saranno costosima la nostra vicina Puglia ne haben quattro finanziati quasi in-teramente con i fondi europei,vuol dire che i nostri politici nonsi impegnano abbastanza?”Come dare torto ad Antonella…
Certo percorrere 1000 km alter-
nando regionali ed Eurostar è
senza dubbio un viaggio este-
nuante e un aeroporto in regione
agevolerebbe tale impresa.
Su quali strade ci sono maggiori
difficoltà di percorrenza?
Vito è un giovane imprenditore
della provincia di Matera e ci in-
forma che le aziende lucane
spendono 20% in più delle con-
correnti del nord proprio a causa
delle difficoltà che incontrano
per lo smistamento dei prodotti
e per l’approvvigionamento di
materie prime con trasporti che
avvengono su gomma. Questo è
dovuto alle difficoltà di percor-
renza in tempi brevi delle strade
lucane e alla loro scarsa comu-
nicabilità con le principali arte-
rie del commercio nazionale.
Secondo il nostro intervistato
“bisognerebbe migliorare le
strade a partire dallaSS106 Ionica per un mi-glior collegamento conlo scalo calabrese diGioia Tauro; andrebbemigliorata anche la Bra-danica per avere un mi-gliore collegamento conla Puglia e da lì con ilresto del paese.”Anna viaggia quotidia-
namente con le sue col-
leghe per Venosa dove
insegna. Lamenta le dif-
ficoltà nel percorrere il
tratto di strada Potenza-
Melfi, strada molto fre-
quentata in quasi tutte le
ore del giorno e percorsa
da molti mezzi pesanti
che rallentano il traffico.
La sua pericolosità è
nota e i numerosi inci-
denti mortali mettono in
risalto tutto il suo grado
di rischio.
La Salerno-Reggio Cala-
bria è, senza dubbio, la
strada più contestata so-
prattutto durante il pe-
riodo estivo essendo
passaggio obbligato di
molti vacanzieri per rag-
giungere il litorale tirre-
Laura Cutullè
La parola ai cittadini: “Per cortesia non facciamo ridere i polli,
non siamo in grado di realizzare strade figuriamoci l’aereoporto”
La torre di controllo della pista
Mattei di Pisticci (Mt)
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I
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strade, treni e aeroporti
-nico. Lavori interminabili con
tempi di percorrenza senza pre-
cedenti soprattutto nei tratti in
cui si viaggia ad una corsia. Così
ci testimonia Rocco: “Lauriadista da Potenza 120 km mapercorrere questa strada inun’ora e trenta minuti è un’im-presa impossibile. Lavoro aLauria ed è soprattutto il per-corso che la sera mi riporta acasa che crea numerosi pro-blemi”. All’uscita di Lauria, in-
fatti, non è possibile imboccare
l’autostrada in direzione Nord
perché chiusa e si è costretti ad
un giro complicato e senza fine.
“Strada troppo stretta in alcunitratti che non consente di pas-sare senza fermarsi soprattuttoai camion provenienti da dire-zioni opposte.” Numerose, in-
fine, le critiche sull’eventualità
di pagare il pedaggio su una
strada in pessime condizioni.
Cosa pensate della possibilità di
costruire un aeroporto in re-
gione?
Artemoney di Matera sul web ci
dice: “Ben venga l'aeroporto aPisticci, ma mancano ancora lestrade e le ferrovie. A Materasiamo ancora privi di auto-strade, superstrade e ferrovie!Forse i nostri politici non sonoabbastanza influenti per supe-rare certi ostacoli, posso com-prenderlo. Ma se così è, hannoil dovere di dire pubblicamentequali sono le persone e gli inte-ressi che si frappongono! Lagente che vota lo deve sapere.Per non perdere le poltrone, inostri rappresentanti preferi-scono tacere, troppo comodo!Coloro che non vogliono la fer-rovia a Matera sono in Puglia ein Basilicata, non a Roma, co-
loro che hanno ritardato la rea-lizzazione della Bradanica sonoin Puglia e in Basilicata, non aRoma. Le lotte di campanile fi-niscono per penalizzare tutti, so-prattutto Potenza. Lo si è vistoin questi ultimi anni. Se cresceràMatera, anche Potenza netrarrà giovamento.”Gerardo ci scrive: “�on siamoin grado di costruire collega-menti stradali e ferroviari ade-guati e vogliamo costruire unaeroporto in Basilicata? Ma percortesia, non facciamo ridere ipolli.”Maurizio sostiene che: “L'aero-porto lucano sarà fondamentaleper il turismo regionale in co-stante crescita e per i prodotti arapido deperimento che po-tremmo esportare se solo neavessimo le possibilità.”Domenico non è d’accordo:
La vita del viaggiatore lucano
è sempre stata un autentico incubo
“Ancora questa storiadell'aeroporto. �onserve alla Basilicata. Cisono Foggia, Bari,Brindisi e �apoli checon strade adeguatepossono servire anchel'utenza lucana. Fral'altro, una recente in-chiesta ha fatto notareche i piccoli aeroportiitaliani sono tutti inperdita: debiti copertidalle Regioni. Perchéaggiungerne ancorauno? In realtà a noimanca innanzitutto unadeguato sistema distrade e ferrovie. Sonoqueste che servono ailucani che si muovonoogni giorno per andaree tornare dal lavoro.�on l'aeroporto.”Queste alcune delle te-
stimonianze raccolte.
Sembra proprio che
quell’isolamento fisico,
che da tempo imme-
more caratterizza la no-
stra regione e che è
testimoniato fin dal lon-
tano Ottocento da scrit-
tori e poeti, sia
destinato a rimanere
una costante, senza che
un miglioramento da
più parti auspicato si
materializzi mai. Ora la
parola passa agli addetti
ai lavori se vorranno
dare una risposta ai cit-
tadini.
Disservizi ferroviari
e lavori stradali interminabili
La Stazione ferroviaria
di Potenza
Il viadotto di Picerno (Pz)
POLITICA
30 GIUGNO 2010
4 Nelle giunte ci sonouomini di centrodestra
Come giudica la notizia apparsa
su “Libero” di mercoledì 16 giu-
gno, sulla minoranza interna del
PdL, in virtù della quale martedì
15 si sono riuniti i deputati fi-
niani proprio per fare il punto
sugli emendamenti da presentare
alla manovra? La linea è quella
di incentivare la crescita senza
toccare i soldi. I fondi necessari
potrebbero arrivare dalla cancel-
lazione di alcuni enti tra cui le
province sotto i 400 mila abi-
tanti.
Probabilmente alcuni parlamen-tare tentano una sorta di gioco diposizionamento dal fiato corto per-ché il PdL è figlio di una volontà disemplificazione e di inclusione ma-nifestata dall’elettorato più attualedi alcuni politici che a furia di fre-quentare i palazzi hanno perso ilcontatto con la realtà.Quanto al problema delle pro-vince, deve invece essere affrontatocon serietà e con la consapevo-lezza che sostenere una ammini-strazione costa per il contribuentein termini impositivi e, più ridottoè il numero degli amministrati,maggiori sono i costi che questisono chiamati a sostenere.Da capo della segreteria tecnicadel Sen. Mario Mantovani, sottose-gretario al Ministero delle Infra-strutture, ho lavorato ad una primaipotesi di riduzione delle provincebasata su un numero minimo di-verso di amministrati, (superioread 800 mila) conseguendo delleeconomie interessanti, conclu-dendo però che la riduzione delnumero delle province non può es-sere figlia di un semplicistico ta-glio ma deve vedere momenti diconfronto tra il legislatore nazio-nale, quello regionale ed il territo-rio, che escluda però uno stupido edannoso campanilismo.La fusione tra Forza Italia e Al-
leanza �azionale è stato un sogno
meraviglioso: lei crede che sia
ancora una certezza storica posi-
tiva, oppure il PdL è destinato a
vivere in uno stato precario di fu-
tura scissione?
Più che di fusione parlerei di inclu-sione; ed è oramai una solida re-altà all’interno della quale da
qualche tempo qualcuno ricercauna visibilità che i numeri non giu-stificano, ma non parlerei di statoprecario di futura scissione, per ilsemplice fatto che il PdL lo vuolel’elettorato di centro destra forseancora di più degli stessi partitiche lo compongono. È per questoche sostengo che gli elettori non siinteressano al nome del responsa-bile ma alla capacità che questi hadi affrontare temi e materie com-
plesse; la gente è stufa dei politiciche continuano a parlarsi addossoche eccepiscono vizi di incostitu-zionalità piuttosto che interessi adpersonam ad ogni piè sospinto,giovandosi poi delle stesse normeche in pubblico contestano. La gente vuole vedere risolti i pro-blemi del quotidiano da chi ritieneavvezzo più a fare che a dire evede, piaccia o non piaccia adaltri, un solo riferimento credibilealla guida del PdL : Silvio Berlu-sconiE’ d’accordo sul fatto che le cor-
renti interne, se opportunamente
controllate diventano un fatto
positivo? �el PdL lucano lei ha
creato la corrente di Bondi. In
che stato si trova? Ce ne parli.
Più che di corrente di Bondi parle-rei di riferimento alla segreteria�azionale del PdL di cui Bondi èun più che autorevole esponente
dal quale ho avuto momenti di so-stegno nel corso della tentata can-didatura alle scorse elezioniregionali. �on dobbiamo pensarealle correnti di democristiana me-moria, dobbiamo pensare invecead una sensibilità più spiccataverso grandi temi della societàcontemporanea, che consenta dialimentare un momento di dibattitoche sembra assente dalla scena na-zionale, sostituito da inutili ten-
sioni politiche su questa o quelladichiarazione di Tizio o di Caioche spostano l’attenzione su temioggettivamente di modesto inte-resse.La nostra regione, l’ho detto piùvolte, risente maggiormente l’as-senza di temi importanti nel-l’agenda politica ed è per questoche ho ritenuto necessario costi-tuire una associazione che vedràufficialmente la luce prima dellevacanze estive.Un’associazione che si rivolge atutta l’area mediterranea (storica-mente depressa), ed alle nuove leveper dare avvio ad un percorso distudio sullo sviluppo sostenibilesociale ed economico di quel con-testo, con l’intento di coinvolgeree formare la classe dirigente di do-mani.Ritengo che il tanto temuto federa-lismo possa essere una leva per il
riscatto dell’area mediter-ranea e in particolare perla nostra regione; bastipensare alla vocazioneagricola di parte dei no-stri territori, a quella turi-stica, paesaggistica,archeologica, alle risorseendogene.Credo che a breve biso-gnerà pensare ad un con-vegno sulle fontienergetiche rinnovabilinel quale settore la nostraregione potrebbe farla dapadrona. È da tempo cheparlo della nostra regionecome di una sorte di cas-saforte dell’energia ecredo che prima o poi ciarriveremo.In una dichiarazione alla
stampa, criticando l’at-
tuale dirigenza del suo
partito, lei ha dichiarato
che bisogna “dare spazio
ad una classe dirigente
troppo spesso messa da
parte per strategie politi-
che personali e ancora
più spesso mortificata in
favore di logiche illogi-
che o forse fin troppo lo-
giche”. Può essere più
esplicito, possibilmente
con nomi e cognomi?
La classe dirigente èquella che da anni staoperando sul territorio aqualsiasi livello, e chespesso per ragioni incom-prensibili viene rimandataad altre occasioni. Mi ri-ferisco alle candidatureapicali che da qualchetempo, esclusa quella re-gionale, non sempre ve-dono coinvolti esponentidel PdL. Pur senza togliere alcun-ché a chi è stato poi can-didato, non è un misteroche se le candidature alleamministrative del 2009avessero visto interpreticandidati del PdL, il risul-tato sarebbe potuto esserediverso o, perlomeno que-sto è quello che pensa la
Saro Zappacosta
Lo sostiene Lorenzo Larocca del PdL, che si chiede:“Non può essere invece che chi doveva valutarli
non abbia avuto la capacità di farlo?” L’azione dei Consiglieri Regionali Rosa, Castelluccio e Mattia
PO
LIT
ICA
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gente. Vero è che con i se ed i manon si fa la storia, però candidatiautorevoli ne avevamo: ad esempioMattia alla Provincia che avrebbepotuto produrre altri esiti che si sa-rebbero riflessi anche l’anno suc-cessivo alla regione.Se deve buttare giù dalla torre
tra la corrente finiana di Digilio
e quella gasparriana di Gianni
Rosa chi farebbe precipitare? E
perché?
Il problema è inverso: bisogna chetutti scendano dalla torre e fac-ciano politica tra la gente. IL PdLnon nasce per escludere ma per in-cludere soprattutto la gente quellache dalla politica vuole risposteimmediate, e concrete. �on si ap-passiona per chi sta sulla torre maquali tempestive soluzioni si rie-scono a trovare. Quando il Presidente del Consigliodice di avere pochi poteri nella suaveste, c’è chi strumentalmente so-stiene che vuole mortificare la Co-stituzione sulla quale ha giurato,facendo finta di non capire che èsolo l’appello di chi vorrebbe fareed è impedito a fare da tante purlegittime complessità che, elabo-rate in momenti storici diversi(contrappesi istituzionali, piuttostoche equilibri tra cattolici e comu-nisti, o ancora emergenza di tan-gentopoli ed altro ancora), oggirisultano anacronistiche o, perlo-meno, parte di esse non più attuali.Prevede che oltre alla sua cor-
rente, tra gli ex azzurri potreb-
bero nascerne altre? Le diamo la
possibilità di lanciare un appello.
Lo faccia.
Lo ripeto, non è questione di cor-rente ma di affrontare i grandi temilocali e contemporanei: il lavoro,l’ambiente, l’economia le infra-strutture. L’opposizione ha il do-vere di sollecitare il governoregionale su questi temi e che ciòavvenga tramite i settori o tramitei singoli poco importa. L’appello èovviamente ad alimentare un dibat-tito necessario senza il quale sem-bra non esserci alcun problema.Invece sappiamo le tante criticitàdella nostra regione.�onostante ci siano tre correnti
nel PdL c’è ancora del tandem
Viceconte – Taddei. �el 2010, è
possibile riscontrare vicende
umane e politiche di siffatta na-
tura?
�on ne farei una questione di nomima di metodo. Voglio ricordare chei buoni risultati alle politiche del2006 e quelli ancora migliori dellepolitiche del 2008 che portò adeleggere ben 6 parlamentari delcentro destra sui 13 assegnati alla
Basilicata, è figlia di una strategiaelettorale e politica messa incampo proprio da Viceconte che hadato i suoi frutti. Vedere la solida coesione di unaclasse dirigente composta da can-didati, consiglieri regionali, pro-vinciali e dirigenti di partito, hafatto da trascinamento ad un con-senso che poi è venuto. Si era riu-sciti a coinvolgere gli attivisti e a
far maturare la convinzione chesulla scia di quella attività gli annisuccessivi (2009 e 2010) sarebberostati produttivi anche per l’aspettoamministrativo.Invece ci si è persi o forse seduti suquel risultato e abbiamo registratol’ennesima sconfitta nei capoluo-ghi, alle provincie ed alla regione.Politica di centro destra: lei ha
dichiarato che “ il centro - destra
prima ed il PdL poi, troppo
spesso è stato utilizzato come una
sorta di diligenza con la classe di-
rigente a trainare e questo o quel
personaggio quale passeggero
che, eletto in vari organismi isti-
tuzionali, quasi mai ha poi aderito
né politicamente ne nelle istitu-
zioni al centro destra e, sempre
più frequentemente, ha preferito
aderire ad altri soggetti politici”.
Chi sono i dirigenti che hanno
trainato la diligenza e quali perso-
naggi essa ha portato alla elezione
?
Basta leggere i candidati apicali
delle ultime tornate elettorali dal 99al 2004 fino a quelle più recenti.Come si ricorderà, non sempre icandidati esterni al Pdl hanno poiaderito al gruppo nelle rispettiveistituzioni, e questo politicamentenon paga, perché sembra quasi cheil centro destra abbia bisogno dialtri pur autorevoli candidati nondisponendone di propri. �on paganemmeno sotto l’aspetto dell’entu-
siasmo poiché si autorizza la gentea pensare che è sempre il turnodegli altri e che il proprio non arri-verà mai, circostanza che non con-sente neanche un naturale ricambio
di classe dirigente.E poi ha continuato:
“Gran parte della
stessa classe dirigente
che si è avvicendata
negli anni, ritenendo
di non trovare ade-
guati spazi ha prefe-
rito emigrare in altri
soggetti politici tro-
vando meritati con-
sensi”. A quale
periodo storico si rife-
risce e chi sono i per-
sonaggi a cui fa
riferimento?
E’ sempre lo stesso pe-riodo : quello che vadal 94 all’attualità e ipersonaggi cui mi rife-risco è possibile tro-varli in giunta o inposti di responsabilitàregionali, evidente-mente tanto incapacinon dovevano essere.�on può essere inveceche chi doveva valu-tarli non abbia avutola capacità di farlo?Il suo giudizio sugli
ultimi avvenimenti
politici alla Regione
Basilicata dove sem-
bra che il centro de-
stra sia morto e
seppellito.
La sua considerazioneè ingenerosa. Bastipensare alle tante de-nunce esposte da Rosa,alle proposte sull’uti-lizzo delle royalties perle infrastrutture formu-late da Castelluccio,alle tematiche proposteda Mattia per il mondoagricolo e forestale, al-l’attività del capo-gruppo Pagliuca edalle attività svolte incommissione da altriconsiglieri. Il numeroridotto dell’opposi-zione, aggiunto allacircostanza che nontutti quelli eletti tral’opposizione sono fun-zionali al centro de-stra, fanno apparireannacquata l’attivitàdell’opposizione, manon è così. Certo sisente la mancanza diun coordinamento chesupporti gli eletti nelleistituzioni e che orga-nizzi il movimento sulterritorio.
Uno sguardo al futuro.
Per una iniziativa di Lorenzo La-rocca, in arrivo - in Basilicata -un’Associa-zione che si rivolge a tutta l’areamediterranea e alle nuove leve, per dareavvio ad un percorso di studio sullo svi-luppo sostenibile sociale ed economico delcontesto depresso, con l’intento di coinvol-gere e formare la classe dirigente
”
“
Sarà incentrata sulle cinque “A’’: arte,
archeologia, artigianato, ambiente e
agroalimentare, l’ offerta turistica del
“Centro di valorizzazione del patrimonio tu-
ristico, produttivo e culturale della provincia
di Matera’’, che sarà ospitato dal 15 luglio al
15 settembre negli ambienti dell’Antiqua-
rium di Metaponto. La decisione è emersa a
Matera al termine di un incontro promosso
da presidente della Camera di commercio di
Matera, Angelo Tortorelli, a cui hanno parte-
cipato il segretario generale Federico Sisti, il
presidente dell’azienda speciale Cesp Gio-
vanni Coretti, il sindaco di Bernalda Leo-
nardo Chiruzzi, con la Provincia di Matera,
rappresentata dall’assessore al Turismo An-
gelo Garbellano, il soprintendente per i Beni
Archeologici della Basilicata Antonio De
Siena e l’Apt dal dottor Giuseppe Peluso in
rappresentanza del Direttore generale Giam-
piero Perri, che hanno firmato il protocollo
d’intesa per l’avvio delle attività. L’intesa
prevede un sostegno finanziario di Ente Ca-
merale,Apt ,Provincia e Comune di Bernalda
per la gestione del sito messo a disposizione
dalla Soprintendenza per i Beni archeologici
della Basilicata. Nello specifico la Camera di
commercio, attraverso l’azienda speciale
Cesp, assicurerà la gestione e le organizza-
zione delle attività promozionali con partico-
lare riferimento alle mostre espositive rivolte
al pubblico. L’Apt fornirà materiale promo-
zionale per il front office, realizzerà la segna-
letica direzionale e azioni con la Provincia
per promozione e o produzione di materiale
editorale. La Provincia assicurerà servizi di
vigilanza e cura del verde con il Comune di
Bernalda. Quest’ultimo, tramite Pro Loco e
una cooperativa, si occuperà dei servizi di ac-
coglienza interna, di gestione dei servizi di
pulizia e manutenzione del verde circostante.
Le parti faranno conoscere nei prossimi
giorni eventi e manifestazioni, soprattutto se-
rali, che potranno essere svolte a ridosso delle
Tavole Palatine, La riapertura del “Centro’’,
dopo la positiva esperienza dello scorso
anno, conferma la validità di una strategia
che utilizza appieno le potenzialità di una
struttura come l’Antiquarium e dell’annessa
area archeologica, in grado di intercettare tu-
risti in transito lungo la statale “Jonica’’ o che
risiedono in località costiere di Puglia e Ba-
silicata. La visita all’Antiquarium ha cataliz-
zato l’attenzione, soprattutto nelle ore
pomeridiane, sull’offerta storico culturale dei
luoghi, degli itinerari tematici presentati dai
31 Comuni, dell’artigianato delle produzioni
tipiche o legate alla tradizione della “Magna
Grecia’’, fino ai sapori dei prodotti del Di-
stretto ortofrutticolo di qualità del Metapon-
tino e delle “Terre del Pane’’. “ Il riutilizzo
-ha detto il presidente della Camera di com-
mercio, Angelo Tortorelli – di uno come spa-
zio espositivo e informativo
dell’Antiquarium di Metaponto sta confer-
mando la validità di una esperienza, che rap-
presenta il luogo ” naturale per quanti, in
transito sulla statale 106, vogliano conoscere
l’offerta del Metapontino e partire lungo iti-
nerari che conducono a Matera, nei centri
della montagna e della collina. L’altro aspetto
positivo è la conferma di una sinergia avviata
con altri soggetti istituzionali come la Soprin-
tendenza ai Beni Archeologici per la ge-
stione, l’Apt, il Comune di Bernalda, la
Provincia di Matera e i consorzi di operatori,
per rivitalizzare e promuovere beni culturali
e ambientali, legandoli a fattori produttivi.
Una esperienza, come evidenziato lo scorso
anno, che sta anticipando alcune direttive na-
zionali contenute nella legge Urbani. Tutto
questo continuerà a vedere la nostra Camera
di commercio svolgere un ruolo propositivo
e di stimolo nella creazione di opportunità
per il sistema produttivo locale’’.
REGIONE
630 GIUGNO 2010
La Camera di Commercio sostiene le Reti d’Impresa
La Camera di Commercio di Potenza, in linea con quanto
proposto nel “Patto di Sistema” da Confindustria Basilicata,
è pronta a fare da subito la sua parte nel sostenere le Reti di
Impresa. L’Ente camerale ha infatti apportato una variazione al
proprio bilancio, rafforzando no-
tevolmente il Fondo Unico della
Finanza innovativa - la dotazione
è stata quasi triplicata, da poco
meno di 140.000 euro a 435.000
euro – per preparare il terreno
all’emissione di Bandi a sostegno
delle alleanze tra imprese. Le reti
d’impresa vanno oltre il concetto
di Distretto e consentono, alle
aziende di minori dimensioni, di
aggregarsi e pensare in grande ma
senza perdere la propria identità -
spiega il presidente della Cciaa di
Potenza, Pasquale Lamorte –.
Ecco perchè le alleanze tra imprese, attraverso accordi di coope-
razione e collaborazione (in cui le aziende committenti, fornitrici
e subfornitrici di una stessa filiera lavorano per competere insieme)
rappresentano oggi un modello di sviluppo fondamentale per i
comparti tradizionali del nostro sistema produttivo. I vantaggi sono
diversi: facilitare e migliorare le competenze e i processi legati alle
commesse, più certezze nella programmazione del lavoro, più ve-
locità nei pagamenti, maggiore liquidità a disposizione delle im-
prese”. La Camera di Commercio di Potenza si impegna, quindi,
ad avviare al più presto le procedure di attivazione dei Bandi. “In
un momento di grande difficoltà
come quello che sta vivendo il no-
stro sistema economico – continua
Lamorte - coinvolgere tutti i pro-
tagonisti dello sviluppo nella corsa
al mercato attraverso un impegno
di collaborazione e cooperazione
è determinante. Il Patto proposto
da Confindustria propone un mo-
dello di sviluppo moderno, che è
in linea con la nostra filosofia “del
fare” ed è per questo che abbiamo
deciso di intervenire, da subito, ed
in maniera concreta. Se vogliamo
veramente creare un modello di
sviluppo sostenibile e duraturo, gli enti e i governi territoriali,
l’università, gli operatori del credito, le parti sociali ed economiche
devono “fare squadra” verso obiettivi comuni e condivisi”.
Info-Expo 2010 all’antiquarium di Metaponto
Il Presidente
Lamorte Pasquale
7
POLITICA
30 GIUGNO 2010
PDL covo di serpenti
L’intervista dell’Onore-
vole Giuseppe Moles
rilasciata al nostro
giornale e pubblicata merco-
ledì scorso, dal titolo ‘L’isola-
mento di un deputato ’ ha
lasciato il segno.
Forte, inconfondibile, tanto da
diventare un marchio per il
Popolo della Libertà, questo
segno è rimasto impresso per
il quadro dei contenuti in essa
riportati e a causa di tre argo-
menti che meritano di essere
rivisitati e ricordati:il primo è
un’assurda quanto ingiusta di-
scriminazione politica ma al
tempo stesso umana che ra-
senta quella razziale esercitata
nei confronti di Giuseppe
Moles; il secondo argomento è
rappresentato dall’immagine
lasciata dal Popolo della Li-
berà nella fase pre- elettorale
delle elezioni regionali, che la
sedicente classe dirigente del
partito dovrebbe penetrare e
mai dimenticare; terzo argo-
mento, infine,il ‘il giallo ’ che
avviluppa l’onorevole Guido
Viceconte, in una nuova di-
mensione; che in molti pensa-
vano non esistesse, ma che
solo l’onorevole Giuseppe
Moles ha evidenziato - nell’in-
tervista- nel solo interesse del
suo partito.
ASSURDA E I�GIUSTA
DISCRIMI�AZIO�E
Ho tentato di provocare l’ono-
revole Moles, con una do-
manda in cui evidenziavo la
comune impressione che il
parlamentare del PDL fosse
‘un fantasma ’ per motivi
ignoti. Questa la risposta di
Moles:
“Le racconto un aneddoto.Proprio in occasione dellaprima manifestazione delPDL per le politiche della miaPotenza, fecero il loro inter-vento tutti i candidati al Par-lamento, annunciati di voltain volta da quello che era ilmio coordinatore provinciale.Io aspettavo il mio turno, mail sullodato coordinatore co-
Saro Zappacosta
Secondo Giuseppe Moles, “quelli che fanno la politica del Pdl” impediscono a Viceconte
“di poter compiere le scelte necessarie e svolgere il compito di fare sintesi”.
Vincenzo Taddei: “Eminenza grigia del Pdl”. Chi sono i falsi?
minciò a dare la parola a consiglieriregionali, poi provinciali, poi sinda-cali… solo su sollecitazione del so-lito Viceconte questa persona miguardò dal palco e mi chiese:“vuoidire qualcosa anche tu?’’, io risposiche forse sarebbe il caso e lui di ri-mando, “si ma solo per due minuti’’. Quindi ho continuato a fare lamia campagna elettorale sempre piùda solo , girando in lungo e in largola Basilicata contando solo sullemie forze e sul grandissimo aiuto,anche organizzativo, di amici, soste-nitori e iscritti. Questo era ed è ilclima, e le basti sapere che sonol’unico parlamentare che non èstato inserito nel CoordinamentoRegionale del PDL’’.Mi chiedo ancora, cari lettori, se il
Coordinatore Provinciale di allora,
Mariano Pici, si è reso conto del
grave atto di discriminazione perpe-
trato ai danni di un iscritto e candi-
dato del suo partito, oppure ritiene di
aver agito nel rispetto dei valori de-
mocratici. Credo, infatti, che Mariani
non concepisca minimamente il si-
gnificato della parola ‘’Democra-
zia’’, perché quando si manca di
rispetto in pubblico comizio, dinanzi
ad una moltitudine di elettori, ad un
iscritto e candidato, in maniera così
evidente, sgarbata,offensiva ed umi-
liante, delle due l’una: o si è espres-
sione del nazismo,comunismo e
fascismo messi insieme e lo si vuole
imporre al prossimo- come ha fatto
Mariano Pici nei confronti di Giu-
seppe Moles- oppure si è privi di
buon senso, buona educazione e re-
sponsabilità dirigenziale. Scelga lui.
Quanto al fatto che “questo era ed è
il clima ’’, noi non ci meravigliamo
affatto: da mesi sosteniamo che nel
PDL i soprusi, la violenza morale, la
soppressione di cariche ufficiali i
colpi di mano e le pugnalate alle
spalle, sono all’ordine del giorno,e di
conseguenza non ci meraviglia nep-
pure il fatto che una figura candida
politicamente come quella dell’ono-
revole Giuseppe Moles, non faccia
parte – come tutti gli altri parlamen-
tari – del Coordinamento Regionale
del PDL. Di questa ennesima offesa,
che rasenta la discriminazione raz-
ziale oltre che politica, dovranno ri-
spondere, ovviamente, Guido Vice-
conte ed Egidio Digilio, coordinatore
Regionale il primo e coordinatore Vi-
cario il secondo, dinanzi alla giuria
dell’elettorato di destra e del partito
VERITÀ I�CO�TESTABILI
Massimi dirigenti, che insieme a cor-
tigiani ed altri dirigenti, dall’intervi-
sta di Giuseppe Moles rilasciata a
Terra, escono fuori con le ossa rotte.
Il perché lo si comprende da questo
passaggio, che è un atto di accusa
preciso:’’c’è stata invece superficia-lità e presunzione(anche nel con-fronto con Martorano)-hadichiarato Moles al settimanale‘’Terra’’- ritardo enorme nellascelta del candidato della Regione,singoli protagonisti al di fuori di unprogetto unitario, interessi perso-nali, scelte di candidati sbagliate,esclusioni immeritate, territorisenza candidati ed altri con troppicandidati, alleanze mancate o ten-tate all’ ultimo momento. Ed infineaddirittura una parte del partito si èmossa esclusivamente per riusciread eleggere alcuni candidati; ciò èassurdo, un partito vero ha il doveredi sostenere tutti i suoi candidati, enon di lavorare solo per far eleggerequalcuno che è stato sempre candi-dato a qualsiasi cosa ma che non haneanche un voto, con l’effetto didanneggiare altri. Quindi, i nostrielettori, che non sono stupidi, nonhanno votato per il PDL, per il can-didato presidente e per nostri candi-dati.IL GIALLO DI TUR�O:
CHI SO�O
I VERI COLPEVOLI?
Parola chiara in questa notte buia del
PDL di Basilicata, che nell’intervista
di Giuseppe Moles, pesca un ro-
manzo giallo tutto da studiare, un
quiz che va sciolto, per leggere an-
cora meglio il dramma che vive il
maggior partito d’opposizione. Dice
il parlamentare Moles: “Il problemavero è costituito da quelli che un la-voro vero non lo hanno mai fatto; eche quindi fanno politica soprat-tutto per mantenere il proprio posti-cino. La mia critica va quindi, atutte le scelte assurde di quelli chefanno la politica del PDL in Basili-cata attraverso decisioni personali,
sostegno dei solitipersonaggi e senzavoti, ripicche, esclu-sioni, e ciò senza maidare spiegazioni anessuno; non mi ri-ferisco a Guido Vice-conte, e lo vogliosottolineare bene- haprecisato GiuseppeMoles- ma a queipersonaggi che sisentono più realistidel Re che fanno edisfano a loro piaci-mento per mantenereun piccolo poterepersonale, aumen-tando in realtà le dif-ficoltà ed impedendospesso proprio a Vi-ceconte di poter com-piere le sceltenecessarie a svolgereil compito di fare sin-tesi”.Bene, se fino ad oggi
negli ambienti poli-
tici si accomunavano
Viceconte, Digilio,
Taddei, Latronico e
Tisei in una accolita
di amici, responsabili
di tutti gli errori che
hanno distrutto il
PDL, dopo l’intervi-
sta di Moles, le cose
cambiano: Viceconte,
infatti, sembra vit-
tima di un gruppetto
di personaggi che in
effetti comandano, e
poi fanno ricadere
tutte le colpe su di
lui.
Quale sarà la ve-
rità?Un solo fatto è
certo: Vincenzo Tad-
dei è l’eminenza gri-
gia del PDL in virtù
della sua scaltrezza,
furbizia ed esperienza
politica. E questa ve-
rità è nota a tutti.
gestiti da privati e alle fami-
glie costano. Altrove questo
servizio è offerto dai co-
muni. Per gli asili nido c’è
una lunga lista d’attesa. Nei
nuovi quartieri è inconcepi-
bile che non siano state pre-
viste strutture scolastiche.
L’universo degli anziani,
poi, è abbandonato a se
stesso. Il volontariato do-
vrebbe essere sostenuto
dalle amministrazioni: oggi
è solo di facciata. In com-
missione abbiamo affron-
tato, con l’Assessore
Regionale alla Sanità, il
dramma delle dipendenze,
aprendo anche un dibattito
sulla comunità L’Aquilone,
che da oltre un anno ha
chiuso i battenti. Potenza si
deve riqualificare sotto il
profilo delle politiche so-
ciali.
COSA ACCADE I� CITTÀ
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830 GIUGNO 2010
Una città senza qualità
L’ATTUALE GIU�TA E L’OPPOSIZIO�ENoi dichiarammo che la giunta San-
tarsiero era di basso profilo: tale si è
rivelata. Ci troviamo di fronte ad un
Sindaco “faraone” che ha militariz-
zato il suo partito. Il Sindaco soffre
di una eccessiva ansia di controllo
(vedi la polizia locale, la cultura e la
programmazione), non esiste un sano
gioco di squadra né una partecipa-
zione corale. Spesso in commissione
la difficoltà degli Assessori, con tutto
il rispetto per il lavoro che svolgono,
si percepisce perché un solo uomo è
al comando. Un anno fa sono andati
via due Assessori (Urbanistica e La-
vori Pubblici): non si è capaci di rim-
piazzarli. Per la prima volta, grazie al
contributo dell’opposizione, all’in-
terno del consiglio comunale s’è
aperto un vero confronto su quelli
che sono i temi generali della città.
Abbiamo fatto opposizione in modo
costruttivo e non pregiudiziale: in si-
nergia con tutti i gruppi (tante anime
coordinate dal sottoscritto), ci siamo
pronunciati su numerosi aspetti. Sul
piano strutturale metropolitano; sul
turismo; abbiamo presentato 5 emen-
damenti in merito al dibattito sul bi-
lancio; abbiamo sostenuto una
battaglia contro l’aumento della
TARSU e sottoscritto la richiesta per
trattare ad hoc la grande criticità di
“Bucaletto” (l’incontro avverrà il 6
luglio). L’opposizione è stata deter-
minante quando si è discusso di
provvedimenti come il forum giova-
nile, l’inclusione sociale, il regola-
mento della nuova illuminazione in
città e dell’azienda ATL. Il Regola-
mento Urbanistico, tanto decantato in
campagna elettorale, è fermo. Il
piano strutturale metropolitano, dopo
l’approvazione preliminare a novem-
bre, è in stallo. La città è retrocessa
sul tema della qualità della vita. Per-
ché l’affluenza al voto, nell’ultima
tornata elettorale, è calata in maniera
impressionante? La gente non si
sente partecipe. Abbiamo i partiti ri-
dotti a ectoplasma, liquidi, leggeri.
Oggi il Sindaco amministra con la
politica degli annunci, lanciando tre
comunicati al giorno o riciclandone
di vecchi. C’è uno scarto notevole tra
ciò che si scrive nei rapporti e la re-
altà.
U�A VISIO�E A�TIQUATA Santarsiero ha una visione antiquata
del capoluogo. Negli anni ‘70 si so-
steneva che la qualità della vita sa-
rebbe migliorata dotando la città di
determinati strumenti urbanistici.
Oggi si è tornati a questo indirizzo
vetusto: più cantieri si aprono, più
benefici trae la città. Approvati i
piani regolatori, sono usciti fuori gli
scempi edilizi. Non c’è una idea pre-
cisa sulla qualità delle opere. Si pensi
a Parco Aurora, Piazza delle Regioni,
la nave di Cocuzzo, il nodo ospeda-
liero e del Gallitello (Santarsiero ne
parla come del suo fiore all’oc-
chiello). Siamo sicuri che nell’area
del Gallitello il problema del traffico
sarà risolto o avremo le solite code di
auto che devono immettersi su via
Vaccaro? Se non si pensa all’ipote-
tico abbattimento delle Pagliarelle
questa criticità non avrà mai fine. Se-
condo noi, una città che si fonda sulla
qualità della vita, del verde, delle po-
litiche sociali e del tempo libero è
possibile. Si comincia dai piccoli in-
terventi. Questo è il fulcro dello
scontro tra l’opposizione e Santar-
siero. Potenza - lo dico con amarezza
- è allo sbando. Si assiste ad un lento
declino. Ci stiamo trasformando in
una città grigia e di provincia.
TARSU E RIFIUTILa questione dei rifiuti è ingoverna-
bile ormai. A che punto è la raccolta
differenziata? E’ sufficiente osser-
vare i cassonetti dell’immondizia e
quelli stracolmi del multi materiale.
Con la trasformazione dell’ACTA in
S.p.A. non c’è stato alcun salto di
qualità. L’inceneritore è un mausoleo
che macina soldi. La discarica è
chiusa. La TARSU è lievitata e ce ne
accorgeremo a novembre: avremo un
aumento medio di 60 euro a famiglia.
Questo perché il costo del trasporto
schizzerà, in quanto dal primo luglio
i nostri rifiuti saranno dirottati su
Matera. Non siamo all’emergenza
Napoli solo perché Potenza è di ri-
dotte dimensioni. Eppure, nonostante
questo, non si riesce a governare la
faccenda.
POLITICHE SOCIALI Parliamo dei bambini. I Centri Estivi
ospitano i piccoli nel periodo di chiu-
sura delle scuole. Ma i Centri sono
Michela Di Palma
Il contributo di Giuseppe Molinari sulle questioni
inerenti la città di Potenza
L’incontro di Giuseppe Molinari
con il direttore di Terra Antonio Savino
migliore utilità economica e,
al contempo, garantire un
buon servizio. Da noi, invece,
la trattativa avviene esclusiva-
mente in forma privata: sui
trasporti, sulla cultura, sulla
pubblicità, sulla gestione degli
impianti sportivi. Il tema
dell’energia, inoltre, è messo
in secondo piano. Sul Comune
grava un pesante debito con-
tratto con l’Enel. Nella mag-
gior parte degli altri comuni,
su ogni lampione e su ogni
edificio vi sono pannelli foto-
voltaici da almeno 5 anni. An-
cora, per la cultura si è
sprecato denaro oltre misura:
troppi musei in una città a bas-
sissima vocazione turistica. I
musei funzionano a Firenze, a
Roma e a Napoli, non a Po-
tenza.
LE PRIORITÀ DI PO-
TE�ZA
Noi crediamo che la città
abbia priorità che non possono
essere trascurate. La qualità
della vita; la cura del verde
pubblico; impianti sportivi po-
livalenti nei rioni; collega-
menti tra i quartieri; la
congiunzione tra il trasporto
meccanizzato e quello su
gomma; la delocalizzazione
dello stadio; il recupero del-
l’area del Basento col suo
parco fluviale. Potenza do-
vrebbe dotarsi di una serie di
servizi di eccellenza, come la
facoltà di medicina per rivalu-
tare anche il nostro ospedale.
Bisogna intervenire sul mer-
cato immobiliare perché
prima o poi la bolla scoppierà:
non è giusto che i giovani
siano costretti a ripiegare su
Pignola, Tito, Satriano. Biso-
gna riconoscere un merito al
nostro Sindaco: ha messo su
un sistema pubblico traspa-
rente sulle questioni cimite-
riali. Ma sulla realizzazione di
un secondo cimitero in città
nutriamo seri dubbi. Bisogna
attenersi ai dati, alle richieste,
altrimenti si rischia di avere
un cimitero di serie A ed uno
di serie B, come accaduto in
alcune città.
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30 GIUGNO 2010
9
Non si vuol prendere in conside-
razione l’annosa questione della
delocalizzazione dello stadio Vi-
viani: siamo l’unico capoluogo
che ospita il campo sportivo nel
cuore della città. Abbiamo pro-
posto di riqualificare la Cip Zoo:
realizzando lo stadio, un campo
sportivo polivalente, una pi-
scina. Il Pala Pergola è in uno
stato drammatico. Non si avvia
una trattativa seria con il CONI
al fine di riaprire la struttura di
Monte Reale. A Potenza grava la
questione della qualità delle
opere pubbliche. Guardiamo a
Piazza delle Regioni. Prima è
stato previsto il verde pubblico,
poi hanno steso asfalto e ce-
mento: è questo amore per la
città? Potenza dovrebbe avere
uno scatto di orgoglio perché si
percepisce un malessere diffuso.
I trasporti sono allo sbando. Si
continua a prorogare la conces-
sione alla COTRAB. Santarsiero
si vanta di avere il trasporto
meccanizzato più lungo d’Europa. Ma
il traffico si è ridotto dal 15 gennaio,
quando si è inaugurato l’ultimo tratto
della scala mobile? Erano previsti due
parcheggi sulla Fondovalle: se ne sta
realizzando uno solo, in forte ritardo.
Potenza è l’unico capoluogo d’Italia
dove gli autobus extraurbani entrano e
circolano liberamente in città. Eppure
non è difficile localizzare tre grandi aree
per lo stallo e prevedere collegamenti
navetta. Qui dovrebbe intervenire la Re-
gione finanziando una stazione termi-
nale per gli autobus, proprio come
avviene a Roma presso la stazione Ti-
burtina. Si renderebbe un servizio all’in-
tera regione. La metropolitana, poi, io
credo non abbia alcun senso in una città
come Potenza.
IL CE�TRO STORICO
Se non si agisce in maniera intelligente
e mirata sul tema della chiusura al traf-
fico, nel centro storico, via Pretoria ri-
schia di morire. Gli interessi
commerciali, nel frattempo, si sono spo-
stati in un’altra area della città, in centro
gli uffici sono sempre di meno, ci sono
pochi studi professionali. Si ri-
schia di fare un favore ai soli re-
sidenti. Chiuso il centro storico,
poi, la “corona” che fine farà?
Via Mazzini, via Acerenza, viale
Dante deperiranno?
SPESE CORRE�TI
Sul Comune di Potenza pende
un mutuo di milioni di euro. In
questi anni l’attuale Giunta non
è stata capace di mettere in
campo una seria azione di risa-
namento, fatta anche di sacrifici
e di lotta agli sprechi. Santar-
siero ha partecipato alla protesta
contro i tagli della finanziaria a
livello nazionale, eppure in que-
sti giorni ha portato gli oltre 120
stabilizzati da part time a full
time. Noi abbiamo proposto di
portare il numero degli Assessori
da dieci a otto. Per non parlare
dei dirigenti. Potenza è ai primi
posti nella classifica dei comuni
più spreconi. Le gare di appalto
si fanno perché il Comune, o
l’ente gestore, deve ricavare la
e servizi carentiLa risposta dell’opposizione al forum
del sindaco Santarsiero in redazione
Giuseppe Molinari
ed il Condirettore di Terra Luigi Pistone
CITTA’
30 GIUGNO 2010
10 Quando i pregiudizi
Questa è la storia di Mi-chele a cui capita tra lemani una testata locale
fresca di stampa, mentre beve uncaffè. Ancora Bucaletto. Ancorasbattuto in prima pagina. Ancorauna volta un rapporto, scritto e fo-tografato, di un quartiere senzasperanze di redenzione. Un pe-noso quadretto di incuria e disa-gio sociale: un rione lasciato aimargini di un percorso fatto di di-menticanze, indifferenza e osti-lità. L’articolo pone l’accento,senza indugi e senza reticenze,sui residenti di Bucaletto quali es-seri di bassissimo lignaggio. De-linquenti affini a praticheassociabili al peggio della mala-vita napoletana. Questo il succo,assai spremuto, del pezzo propa-gato. Mentre Michele legge gli siavvicina un uomo. Getta an-ch’egli un’occhiata all’articolo,probabilmente solo a titoli e som-mari, poi tutto il suo disprezzo sidipinge in volto. Michele si allon-tana e comincia il suo turno lavo-rativo. Pensa: che il signore inquestione sia un discendente deiSavoia? La verità è che Micheleè uno degli onesti residenti di unquartiere etichettato come ghettodagli anni ’80, quando decine diprefabbricati vennero realizzaticome riparo temporaneo per queiterremotati senza più casa néidentità. È forse questa la lorocolpa? Trent’anni di attese. Di-versi Sindaci si sono succeduti.Ogni campagna elettorale haavuto come motore propulsore dipropaganda (personale) Buca-letto. Al grido “Presto avrete levostre case” i candidati Sindaci sisono fatti belli, bellissimi e si sonfatti beffa di quanti attendono, avolte inermi a volte combattivi,una casa. Michele ci parla di unarassegnazione che non è da lui. Èun ragazzo di ventisei anni ap-pena che, con grande educazionee nonostante tutto con esemplarerispetto per le istituzioni bugiardee infingarde, ci parla del suo rionee della sua gente. Amici, parenti,
conoscenti. Una cittadella pienadi pecche, certo, ma anche digente perbene. “Per fortuna ho unlavoro, contribuisco in famigliacol mio stipendio, mi do da fare.Sono onesto e tanti come me losono. Ma perché la gente ci trattacome cittadini di serie B? È forseuna colpa vivere ancora da terre-motati in un prefabbricato”? Mi-chele ci ricorda il caso di Luca, ilgiovane morto circa due anni fain un incendio divampato nel suoprefabbricato. “Hanno scritto lepeggiori ingiurie sul mio amico.Luca non era un santo ma nem-
meno un disadattato. Se l’episo-dio fosse avvenuto altrove, tantemenzogne non sarebbero statepartorite dai giornali e dalla po-polazione. È morto un ragazzo,un giovane. Hanno screditato lasua dignità di persona pure da de-funto”. Il percorso di vita del no-stro amico Michele non è statouna passeggiata. La sua famigliaviveva in viale Dante. In seguitoal sisma dell’80 finì in tenda alrione Francioso. Poi alla Luigi LaVista, che accoglieva un numerosovradimensionato di terremotati.Ancora, in roulotte per qualche
anno, poi di nuovo alFrancioso, stavolta in unprefabbricato. Quattordicianni di trafila, di sposta-menti, di fatiche, di di-sagi, primadell’assegnazione del-l’ennesimo prefabbricatodi cinquanta metri qua-drati a Bucaletto. La fa-miglia di Michele è inattesa di una casa, dun-que, da trent’anni. Ne èpassata di acqua sotto iponti, anzi di cemento.L’edificazione in città
Michela Di Palma
Bucaletto: la gente del rione raccontata da un ragazzo
che non si arrende all’ostilità della città
11
CITTA’
30 GIUGNO 2010
feriscono a morte
prosegue da anni a ritmi forsen-nati, quasi una corsa contro iltempo che vede spuntare edificiresidenziali ovunque ed in tempirecord. E gli alloggi destinati aglieterni terremotati? L’ATER haconsegnato recentemente trentaalloggi ai residenti del quartiere.Ci giunge voce che famiglie po-sizionate agli ultimi posti dellagraduatoria magicamente hannoottenuto l’agognato apparta-mento. Michele occupa un postodi tutto rispetto nella stessa gra-duatoria. È una sorpresa consta-tare che nulla si muove per lui e
la sua famiglia. Questione di santiin paradiso, di miracoli che non sispiegano, di misteri di una cittàvotata al sibillino. “Vogliamo par-lare dell’amianto?”. E qui, caroamico, ci sarebbe da avviare unasana lucida inchiesta di cui noi diTerra ci occuperemo prossima-mente. Da quasi vent’anni fortu-natamente è bandito: dunque nonè previsto nelle nuove costru-zioni. Ma quelle vecchie che locontengono? La bonifica sarebbestata immediata se non ci fossestata quell’incuria tutta italiananel provvedere ai danni ambien-
tali e alla salute umana provocatiproprio dall’uomo. L’amianto dun-que convive nelle abitazioni delquartiere. Da una vita. Così comeda una vita si attende il risana-mento. L’indignazione non pagaevidentemente. Le denunce degliambientalisti - come se fosse undovere solo di questi ultimi par-larne - costantemente vengono gri-date e poi relegate in undimenticatoio che sa di segrega-zione, di classismo, di negligenza.L’amianto è nei tetti dei prefabbri-cati. L’amianto viene respiratomentre inesorabile stupra l’organi-
Una cittadella piena zeppa di pecche e disagio sociale
ma anche di gente perbene
smo di gente fino a qual-che anno fa ignara. “Soche a quarant’anni laschiena e le ossa mi da-ranno problemi, so che lamia salute, quella di miamadre e di tanti che vi-vono a Bucaletto è giàcompromessa”. I prefab-bricati sono roventi inestate e gelidi nei lunghiinverni potentini. Ma lasalute è un diritto sacro-santo. E qui la gente siammala: un mal dischiena forse non fa noti-zia (eppure stiamo par-lando di una cittadella dipiù di duemila persone,sono duemila schiene in-validate o che si appre-stano a diventarlo) mal’amianto ha conseguenzeben più gravi. “La verità èche sono rassegnato. Nonci spero più in una casaper me e mia madre. Legraduatorie vengono sca-valcate senza rispetto perchi è in lista da anni; leamministrazioni gover-nano ciò che secondo loromerita di esser governato;la gente ci ha etichettatoed io mi sento ormai inca-pace di combattere i pre-giudizi”. Una lezionel’abbiamo ricevuta anchenoi, stavolta: l’educazioneed il garbo con cui il no-stro amico denuncia l’uni-verso dei tabù e dellassismo valgono moltopiù dell’onda di pregiu-dizi che si abbatte da sem-pre su Bucaletto e sullasua gente. Questa è la sto-ria di Michele. Non cono-sciamo le altre storie deisuoi “vicini di casa”, masperiamo siano migliori.
della nostra città, un’emergenza
da segnalare all’attenzione di
tutti. Questo - continua - al fine
di creare azioni di concerto tra
cittadini, operatori sociali e isti-
tuzioni politiche, per offrire idee
e soluzioni che coinvolgano tutti
i sentieri sociali, come già
espresso palesemente dalla de-
nominazione dello stesso pro-
getto: dal walfare all’ambiente,
dal lavoro alla sanità”. “Al di là
di ogni possibile classificazione
e individuazione del problema
povertà, diventa necessario - in-
terviene Marina Buoncristiano -
che si proceda ad una revisione
del fare politica, una politica che
si apra ad una rivisitazione della
sua missione stessa. L’obiettivo
- dice - è quello di dare una con-
CITTA’
30 GIUGNO 2010
12 Nuovi sentieri per uscire dalla poverta’
In Italia sono circa 975 mila
le famiglie povere, oltre due
milioni e mezzo quelle che
vivono con meno di mille euro al
mese. Aumenta, quindi, il par
terre di persone che versano in
condizioni di disagio, trascinate
vorticosamente nella spirale
delle “Nuove Povertà”. Questo è
quanto emerge dal Convegno di
presentazione del progetto “Sen-
tieri Sociali”, che si è tenuto lo
scorso 23 giugno nella sala del
Consiglio Provinciale. Conve-
gno promosso da Giovanni Pel-
liccia, commissario cittadino del
gruppo “Giovani dell’Unione di
Centro”, in collaborazione con la
responsabile della Caritas Dioce-
sana di Potenza, Marina Buon-
cristiano. Come sono cambiati i
poveri? Esiste correlazione tra
povertà e disuguaglianza? Cosa
fa lo Stato per contrastare questo
fenomeno incalzante? Gli econo-
misti, soprattutto in questo pe-
riodo di dura recessione,
mettono le mani avanti: “Tutto
dipende dalla soglia di consumi
al di sotto della quale si viene
considerati poveri”. Dichiara-
zioni che hanno un retrogusto di
laissez-faire: si attende che
prima o poi una “mano invisi-
bile” rimetta un po’ di ordine e
risolva i problemi. Sembra, dun-
que, difficile arginare questa
piaga che necrotizza trasversal-
mente il nostro Paese e, soprat-
tutto, la dimensione locale entro
la quale viviamo: un fenomeno
complesso, legato a cambiamenti
sociali culturali e storici delle so-
cietà contemporanee il cui con-
trasto è un impegno arduo in
assenza di uno sforzo sostanziale
sul piano dell’informazione e
della sua conoscenza. “Questo
progetto- afferma Giovanni Pel-
liccia- rappresenta un momento
di rottura rispetto al passato,
nonché un punto di incontro e
dialogo, un riflettore su un pro-
blema del sostrato sociale della
nostra regione e, in particolare,
creta risoluzione a problemi che
da tempo, ormai, attanagliano
l’intero Paese ma, soprattutto, la
nostra dimensione locale che,
seppur versante in una situazione
di disagio, non è scevra di risorse
e potenzialità che possono essere
valorizzate”. Presenti al tavolo di
discussione anche l’avv. Aurelia
Latorraca dell’Associazione
SOS Consumatori, che ha sotto-
lineato una precisa correlazione
tra il fenomeno della povertà e il
continuo indebitamento delle fa-
miglie lucane, spesso vittime di
strozzinaggio bancario e delle
pullulanti finanziarie. Un impor-
tante contributo, poi, è rappre-
sentato dalla presenza
istituzionale del Presidente del
Consiglio Provinciale, Palmiro
Sacco, e del Vice Presi-
dente della Giunta Re-
gionale di Basilicata e
Assessore all’Ambiente,
Agatino Mancusi, che
hanno assicurato un pre-
ciso impegno dell’Am-
ministrazione nei
confronti di problemi so-
ciali di fronte ai quali
non si può tacere fa-
cendo, altresì, leva su
una forte sensibilizza-
zione delle famiglie e dei
cittadini stessi. Sovver-
tire, dunque, i sentieri da
percorrere per fuoriu-
scire dalla Povertà.
Si è tenuto lo scorso 23 Giugno il convegno di presentazione
del progetto “Sentieri Sociali”
Luca Arlotto
Un momento del convegno
“Sentieri Sociali”
CITTA’
30 GIUGNO 2010
13La “Potenza” del cemento
Èdi questi giorni la notiziadella consegna dei lavori re-lativi alla tanto vituperata
nave sorta a Rione Cocuzzo. Unastruttura imponente oggetto di accesecritiche e mobilitazioni da parte deglistessi residenti, che hanno avvertitoquesto progetto come una depreda-zione di un ampio spazio e di visuale,problema questo che coinvolge so-prattutto le abitazioni poste ai primipiani dei palazzi circostanti, che af-facciandosi alle finestre provano unsenso di oppressione, sentendosiquasi “murati vivi”. Un impatto negativo, dunque, te-nendo conto della soggettiva perce-zione degli abitanti di un rione chegià nella sua struttura non è scevro diproblemi e contraddizioni. Un mo-stro che mangia un altro mostro: unaguerra di cemento.Tutto, però, si è esaurito in una sem-plice polemica, visto che a brevequesta nave salperà.Critiche che hanno già fatto, datempo, il giro di Internet nei variforum o chat, in cui si sollevanodubbi, non tanto relativamente al-l’impatto estetico, quanto sulla desti-nazione d’uso che coinvolgerà lastessa struttura. Vari gli accostamentiipotizzati: si pensi ad esempio alGuggenheim di Bilbao, una strutturaavveniristica adagiata sull’acqua che,a detta dei polemici chatters, da unsenso di libertà e non di oppressionecome l’ecomostro del Serpentone,rappresentando un importante mo-tore di rigenerazione da un punto divista culturale nonché economico.Per capirne di più, noi di Terra ab-biamo intervistato un membro delcomitato di quartiere, il sig. PaleseDino, che ci ha dato qualche infor-mazione circoscritta in merito.Sig. Palese si è parlato in questi
giorni di una prossima consegna
della “nave” di cemento posta nel
vostro Rione. Sa fornirci qualche
informazione in merito?
Per quanto concerne le date, in re-altà, non riesco a fornire informa-zioni precise. Si è detto che laconsegna potrà avvenire intorno allametà di luglio. Una collocazionetemporale pressoché incerta, vistoche dal punto di vista tecnico sitratta di una struttura ancora incom-piuta. Si vedano, ad esempio, i locali
sottostanti ancora transennati o, an-cora, il prato che deve essere ancoraultimato.Veniamo ora alle critiche mosse nei
confronti di questa colata di ce-
mento. E’ cambiato qualcosa ri-
spetto alle intenzioni progettuali di
partenza?
Si tratta di una lunga storia. Bisognaretrodatare tutto al lontano ’97,quando si è incominciato a parlar, eanche nel nostro capoluogo, di unarigenerazione urbana. L’architetto,ormai defunto, Enric Miralles avevain mente un altro progetto per la ri-qualificazione stessa del rione: rea-lizzare una sorta di “GrandCanyon”, un parco che partisse dalleparti basse del Serpentone fino araggiungere la parte superiore (doveoggi è ubicata la nave). Laddove,oggi, è posta questa imponente strut-tura, sarebbe sorta un’isola pedo-nale, in modo da restituire agliabitanti del rione, uno spazio entro ilquale muoversi tranquillamente. Unprogetto che è stato svuotato di tutte
le intenzioni originarie.A lungo si è dibattuto per far sì che
questa imponente costruzione ve-
nisse abbattuta. Come mai non è
stato fatto nulla, alla luce di un’im-
portante serie di azioni civiche per-
petrate dagli stessi cittadini?
Per quanto si tratti di una strutturanon gradita, l’abbattimento dellastessa non risulta possibile, nono-stante le accese polemiche e diatribesorte in seno alla costruzione di que-sta nave. La ragione di ciò è da col-legarsi alla questione dei FondiCEE. Si tratta, infatti, di fondi vinco-lati: l’abbattimento di questa gigan-tesco mostro di cemento avrebbecomportato una restituzione di dettifondi da parte del Comune alla Co-munità Europea. Ciononostante,come comitato di quartiere, abbiamorichiesto un’ultimazione dei lavorialmeno decorosa, che lenisse inqualche misura l’impatto di questacostruzione.Quindi, siete complessivamente
soddisfatti rispetto alla prosecu-
zione stessa dei lavori?
In effetti, grazie a questa vi-rata del progetto inizialesiamo riusciti ad ottenere,almeno, un “verde ce-mento”. Soddisfatti, inoltre,poiché è prevista la possibi-lità di rendere questa strut-tura funzionaleall’accoglienza di localiche in qualche modo pos-sano fungere da punti di ag-gregazione sociale.Dunque, la virtù sta nelmezzo: saggio non è coluiche sa riconoscere il bene oil male, ma colui che sa ac-cettare il male minore.Forse, è connaturata allanostra dimensione localel’abitudine ad adeguarsi ri-spetto a scempi che ormaispuntano dappertutto dis-sennatamente.
Simona Marganella
A breve verrà consegnato il progetto della “Nave”
a rione Cocuzzo
TE
RR
AM
IA30 GIUGNO 2010
14 I pifferi di montagna Siamo andati per suonare
e, invece ce le hanno suonate
Luca Arlotto
Ebbene si. Questa è
la fine toccata in
sorte alla nazionale
azzurra nel decisivo match
contro la Slovacchia.
Siamo andati per suonare
e, invece, ce le hanno suo-
nate. Una partita densa di
tensione che ha rammari-
cato quanti hanno creduto
in una nazionale degna di
portare in alto il titolo
mondiale guadagnato
eroicamente quattro anni
fa. E, intanto, l’ira funesta
dei tifosi defraudati di un
sogno, imperversa su Fa-
cebook. Numerose le pa-
gine innervate di sarcasmo
e aspre critiche nei con-
fronti della squadra e del
suo Commissario Tecnico,
Marcello Lippi. Già tra-
pela simpaticamente dal
social network che l’alle-
natore della Nazionale si
darà a LIPPI…CA o, an-
cora, diventerà il cuoco
della Nazionale di Calcio,
sostituendo quello del ce-
lebre spot della Nutella.
Anatemi davvero pungenti
nei confronti di colui che,
in ogni caso, ci ha traghet-
tati qualche anno fa dritti
dritti verso la vittoria. Certo
è che, quest’anno, non si sa
ancora per quale strano ar-
cano, ha disorientato i tifosi
e, soprattutto, i giocatori in
campo che non hanno se-
guito una reale strategia.
Già prima dei Mondiali, in
ogni caso, si erano sollevati
vaticini su una probabilis-
sima disfatta della nostra
Nazionale, forse per l’as-
senza di molti giocatori che avreb-
bero potuto rendere, a detta di
molti tifosi e non, le partite inte-
ressanti e sollecitare il gioco in
campo. Ma al di là di ogni perso-
nale teoria fantacalcistica, quel
che è certo è che il vero consape-
vole martire di questa bufera,
Marcello Lippi, dovrà fare i conti
ancora per un bel pezzo non solo
con la scottante ironia della
stampa estera che ormai erge a
vessillo la nostra sconfitta, ma
anche con la rabbia dei tanti
italiani. Anche perché in
Africa tutte le mattine,
quando sorge il sole, un
leone si sveglia e sa che
dovrà correre più della gaz-
zella o morirà di fame. In
Italia tutte le mattine, un
Lippi si sveglia e sa che
dovrà correre più dei tifosi,
che se lo prendono gli
fanno un mazzo così!!!
U’ pastor’ ha prdut’ i buoij e mo và truvenn’ i corn’
(Il pastore ha perso i buoi e va trovando le corna)
Megli’ nu quintal n’gap, ca cient gramm n’cul�
(Meglio un quintale in testa che cento grammi in
quel posto)
Si l’amic vu perd truov’c a zit e priest’c i sold
(Se vuoi perdere un amico trovagli una fidanzata
e prestagli dei soldi)
Quann s zapp e quann s pot nun gè nsciun ri
nipot�quann s vai a vrgnà zij ra quà e zij ra dà!!!
(Quando si zappa e quando si pota non c’è nes-
suno dei nipoti, quando si va a vendemmiare zii
da qua e zii da la)
Chi appartiene alla categoria degli sbadati e fa scorrere l’acqua
del rubinetto oltre il dovuto magari mentre si lava i denti o fa lo
shampoo, aziona la lavastoviglie o la lavatrice a mezzo carico,
innaffia le piante quando c’è il sole piuttosto che al tramonto;
insomma chi considera infinita la risorsa idrica, faccia atten-
zione: le sentinelle dell’acqua sono in agguato.
Ques’estate i circa 44.765 studenti delle scuole primare e di
primo grado della Basilicata, posati gli zaini e i libri, avranno un
compito importante da svolgere.
A loro Acquedotto Lucano ha chiesto di aderire e di rendersi
protagonisti della campagna “Occhio agli sprechi” per la salva-
Coinvolti circa 45 mila studenti
delle scuole lucane
ATTENTI AGLI SPRECHI! LE SENTINELLE
DELL’ACQUA VI GUARDANO
Parte la campagna informativa per il risparmio idrico
di Acquedotto Lucano
guardia e la valorizzazione della risorsa
idrica. Come? Semplicissimo. Basterà
seguire i dieci consigli riporati sui volan-
tini messi a loro disposizione. Si tratta di
suggerimenti che possono essere messi
in pratica in prima persona dai bambini o
fatti osservare da loro ai più grandi, per
esempio, nel caso del lavaggio dell’auto
di famiglia. Il bambino/sentinella potrà ri-
cordare al padre che per far brillare la
carrozzeria dell’auto non serve far scor-
rere litri e litri di acqua ma basta racco-
gliere la quantità necessaria in un
secchio o se per strada, avvista una per-
dita d’acqua, potrà chiedere a mamma e
papà di chiamare il numero verde di Ac-
quedotto Lucano per segnalarla.
La campagna, importante per la sua va-
lenza sociale e ambientalista, ha il du-
plice scopo di far acquisire ai bambini
uno stile di vita improntato al rispetto
della risorsa idrica e di farli diventare
esempio di comportamento per gli altri.
Basterà un po’ di impegno e tanta buona
volontà, qualità che di certo non man-
cano ai giovani lucani. Non è un caso che
Acquedotto Lucano abbia pensato prorio
a loro.
“I ragazzi – spiega Egidio N. Mitidieri,
Presidente di Acquedotto Lucano – sono
il veicolo più immediato e più efficace per
far arrivare un messaggio all’intera so-
cietà. In loro deponiamo molta fiducia
perché se, informati e guidati corretta-
mente, possono diventare adulti consa-
pevoli. Il nostro intento è spiegare in
modo semplice ai più giovani e di conse-
guenza a chi sta loro vicino che con pic-
coli gesti quotidiani ognuno può fare la
propria parte per contribuire al rispetto e
alla salvaguardia della risorsa idrica e
per diventare modello di comporta-
mento”.
CHI PALLEGGIA �FESTEGGIA
1730 GIUGNO 2010
Johannesburg - Mondiali 2010. Luci,
suoni, rumori. Una tesa sfida tra nazioni
rende frizzanti e febbricitanti le giornate
africane. Tifosi si riversano per strada e acco-
rate urla, con sano spirito campanilistico, so-
stengono le squadre in campo. Ma questa
idillica armonia si spezza quando ci si sposta
nelle zone che non sono interessate da questo
“Mega Evento”: si tratta, infatti, di quelle aree
sulle quali le luci dei riflettori non si sono ac-
cese. Forse è proprio per le persone che vivono
in queste zone dimenticate che deve levarsi il
tifo di tutti. Poiché sono loro che combattono
una vera partita. Solo che per loro non è impor-
tante partecipare… ma vincere!
LUCA ARLOTTO
TRAMA DEL FILM CITY ISLAND:
Benvenuti a City Island, un angolo molto bello e sconosciuto di
New York dove vivono i Rizzo, un'improbabilissima e incasina-
tissima famiglia in cui nessuno è perfetto, e tutti mentono a
tutti...Vince, il patriarca, è sull'orlo di una crisi di nervi, preso tra
un lavoro insoddisfacente come guardia carceraria, le proprie
frustrate ambizioni d'attore (il suo idolo è Marlon Brando), e le
preoccupazioni che gli vengono dal resto della famiglia. Scopre
infatti che la figlia Vivian, per guadagnare un po' di soldi e scap-
pare da casa, fa la spogliarellista di nascosto; la moglie, che si
sente insoddisfatta e trascurata, decide di tradirlo con un ex
carcerato. Come se non bastasse, l'ex carcerato è figlio illegit-
timo di Vince. Il figlio più piccolo, invece, sviluppa una preoccu-
pante passione adolescenziale per donne obese...
Sala: 1 Posti a sedere:284A-TeamOrari: 20.00 22.15
Sala: 2 Posti a sedere:1935 appuntamenti per farlainnamorareOrari: 19.00 21.00
Sala: 3 Posti a sedere:
193L'imbroglio nel lenzuoloOrari: 18.30 20.30
Saw VIOrari: 22.30
Sala: 4 Posti a sedere: 193City IslandOrari: 18.30 20.30 22.30
Sala: 5 Posti a sedere: 204
Poliziotti FuoriOrari: 19.15 21.30
Sala: 6 Posti a sedere: 174The Hole in 3DOrari: 19.30 21.30
Sala: 7 Posti a sedere: 48Sex and the City 2Orari: 22.00
PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA RANIERI
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IL B
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1830 GIUGNO 2010
TrenoRocky
oltre il 90% dei prodotti
alimentari vengono pro-
dotti in aziende del Nord
Italia.
Sarebbe auspicabile af-
frontare il problema con
delle politiche regionali
serie. Partire da un pro-
getto di filiera tale da ga-
rantire sia il produttore e
sia il consumatore. Si po-
trebbe pianificare il costo
dall’origine, senza gravare
sui consumatori. Tutto
questo potrebbe servire
da traino per promuovere
i prodotti alimentari lucani
che non hanno nulla da in-
vidiare ai tanti marchi eu-
ropei che si vantano della
“garanzia” e della “qua-
lità”. In questo modo,
oltre ad incrementare le
vendite e le esportazioni,
potremmo anche tutelare
le nostre produzioni tipi-
che e, in clima di federali-
smo fiscale, non
dovemmo far arricchire
altre regioni. In questo
modo eviteremmo di far
crescere l’industria agroa-
limentare del nord. I Lu-
cani devono imparare,
prima che sia troppo tardi
a capire che con il federa-
lismo fiscale pagheremo
molte più tasse per avere
dei servizi più o meno ef-
ficienti, a differenza di
Regioni più ricche che pa-
gheranno meno di noi per
avere servizi di qualità mi-
gliore rispetto ai nostri.
Per questo impariamo a
comprare i nostri prodotti,
quelli di qualità. Ricor-
diamo di mangiare poco
ma buono, così come fa-
cevano i nostri nonni !!
dalla legge (DM n.209 del 27/2/96
e successive modifiche), che stabi-
lisce i criteri generali di utilizzo ed
enumera gli additivi autorizzati.
Alcuni coloranti sono di origine na-
turale (vegetale), altri sono sintetici
(ottenuti chimicamente in laborato-
rio). E' importante verificare il
grado di tossicità che hanno. I co-
loranti sono sostanze che conferi-
scono un colore ad un alimento o
che ne restituiscono la colorazione
originaria, ed includono compo-
nenti naturali dei prodotti alimen-
tari e altri elementi di origine
naturale, normalmente non consu-
mati come alimenti né usati come
ingredienti tipici degli alimenti. Al-
cuni sono consentiti dalle leggi ita-
liane e dall'Unione Europea, mentre
in altri paesi del mondo sono stati
vietati. Non è stato facile racco-
gliere questi dati e forse alcuni pos-
sono non essere precisi o
aggiornati, c'è tanto in materia e
tante contestazioni da parte di or-
gani eletti alla protezione dei con-
sumatori. Le pressioni commerciali
sono sempre fortissime e non è pos-
sibile debellare in poco tempo certi
ingranaggi economici in nome
della salute. Se il consumatore è in-
formato, evita prodotti a rischio e
conduce il produttore ad abbando-
nare certi additivi, facilitando poi
così la legge a fare il suo corso.
Senza farsi prendere dal panico,
dare uno sguardo ai coloranti con-
tenuti nei prodotti che diamo ai no-
stri bambini, può essere utile a non
esagerare con le dosi quotidiane.
Su alcuni coloranti c'è concordanza
di giudizio fra le varie legislazioni,
per esempio questi additivi sono
stati proibiti nel dopoguerra e oggi
l'UE non li consente: E103, E105,
E106, E107, E111, E121, E125,
E126, E130, E152, E181, E197,
E201, E236, E237, E238, E240,
E264, E636, E637.
Alcuni sono proibiti addirittura per
motivi estranei alla salute!
Quando c'è una dose giornaliera
massima accettabile è necessario
verificare se tale dose può comun-
que essere superata in circostanze
in cui vengono aggiunti altri ali-
Mangiamo sano … ma locale, o meglio lucano
Il formaggio è stato prodotto
con derivati adulterati! Il
succo di frutta non contiene
frutta! I biscotti con tanti grassi
vegetali! La cioccolata è senza
burro cacao! Il glutammato fa ma-
lissimo….. E gli spaghetti radioat-
tivi? Ah no, io compro solo pane
bianco, già affettato e confezio-
nato! Quanta apprensione intorno
alla nostra tavola. E quante bugie.
Ma a chi dobbiamo credere? L'ap-
prossimazione in cucina non fun-
ziona, nemmeno per preparare un
piatto di spaghetti. Meglio verifi-
care quanto Tv, Web, giornali,
radio ci propinano ogni giorno:
mentre ci scanniamo sugli OGM,
già mangiamo frutta, verdura e ce-
reali derivati da modificazioni ge-
netiche indotte da radiazioni
nucleari (perché nessuno lo dice?);
abbiamo il terrore della chimica
ma ci dimentichiamo che, per
esempio, la vanillina è un estratto
della lavorazione del petrolio e
che molti alimenti contengono so-
stanze cancerogene. L’ultimo al-
larme: la mozzarella blu, prodotta
in Germania. Mostri come la fra-
gola, pesce, carne e altre diavole-
rie occupano il nostro
immaginario, ma quali sono dav-
vero i rischi che corriamo? Come
trovare un aiuto a non farsi ingan-
nare da messaggi troppo facili ed
emotivi. E’ semplice, basta leggere
l’etichetta!! Ma è tutto vero quello
che scrivono sull’etichetta? Su
molte etichette troviamo termini
come "quantità netta", o "ingre-
diente" …. e che dire dei coloranti
e dei conservanti? I coloranti sono
identificati dalle sigle da E100 a
E199 e servono per dare un
aspetto e un colore più gradevole
al prodotto. I conservanti antimi-
crobici sono identificati dalle sigle
E200 a E297, gli antiossidanti
acidi (E296-E321), gli antiossi-
danti (E325-E385) gli addensanti,
gelificanti e stabilizzanti (E400 a
E495), anti-agglomerati (E500 a
E599), gli esaltatori del gusto
(E600 a E699), sostanze varie
(E900 a E1520).
L’utilizzo di additivi è regolato
menti contenenti additivi, a tal
punto che la dose giornaliera viene
facilmente superata. Per questo è
importante leggere l’etichetta.
L’etichetta è (o meglio dovrebbe
essere) la carta d’identità dei cibi
ed è anche il più grande strumento
di difesa a disposizione del consu-
matore. Da che difendersi? Natu-
ralmente da tutto ciò che è poco
salutare per noi. Se è vero che
siamo ciò che mangiamo, nell’era
dei supermercati e dei cibi pronti,
l’unico modo che abbiamo per sa-
pere cosa stiamo mettendo in
bocca è leggere l’etichetta… Stor-
diti dagli spot pubblicitari, tirati
per la giacchetta dai promoter,
confusi da sigle e nomi impronun-
ciabili, il consumatore spesso la-
scia un po’ al caso la scelta dei
prodotti che compra, senza pen-
sare al complesso gioco di marke-
ting che lo induce a compiere la
sua scelta. Da qui l’esigenza di
orientarsi e capire che cosa passa
tra le nostre mani dallo scaffale al
carrello della spesa e, soprattutto,
come tutelarci leggendo e “deci-
frando” l’etichetta.
Da un’indagine condotta nel 2007
da Ipsos per il Movimento difesa
del cittadino, solo il 45% degli ita-
liani controlla sempre l’etichetta
quando acquista un alimento. Un
altro 27% dichiara di farlo spesso.
Ciò significa che più di un italiano
su due fa la spesa di corsa e butta
buste e scatolame nel carrello
senza curarsi troppo del contenuto.
Ma quanto siamo sicuri dei tanti
prodotti provenienti da altri Paesi
Comunitari (vedi il caso della
mozzarella blu) per non esitare su
provenienze dubbie, come quei
Paesi esteri che non garantiscono
neanche il minimo di igiene?
Importante sarebbe consumare
prodotti biologici o meglio ancora
locali. Ma in Basilicata, produ-
ciamo tanti alimenti in grado di
soddisfare la nostra richiesta in-
terna e soprattutto che permette-
rebbero di non pagare i
sovrapprezzi applicati ai cibi a
causa del trasporto? Basta guar-
dare l’etichetta e accorgersi che
IL B
EL
PA
ES
E
1930 GIUGNO 2010
Diplomificio Italia
E’ l’esercito dei privatisti,
ragazzi che avendo perso
uno o più anni di scuola
(poi recuperati tutti insieme nella
formula, da supermercato, “due o
tre in uno”), sono spinti dai geni-
tori a prendere per forza quel
“pezzo di carta”. Come? Sem-
plice, molto più di quel che si
possa pensare..... Basta andare in
uno dei tanti “diplomifici” italiani
ed essere pronti a tirare fuori la
carta di credito (di mamma e
papà, si intende!) ed alla fine di
tutto ci si ritrova con lo stesso di-
ploma di chi a scuola (quella
vera!) ci è andato. Le tariffe, se-
condo quanto accertato dalla
Guardia di Finanza, variano dai
4mila ai 10mila euro, a seconda
del trattamento desiderato.... Le
opzioni sono diverse, si va dalla
preparazione del solo esame, alla
preparazione personalizzata di un
anno di con maturità semplice
semplice al termine. Un gioco da
ragazzi, seppur benestanti. Un fe-
nomeno, quello dei diplomifici,
che non conosce crisi e che attra-
versa tutta l’Italia del malaffare.
Se negli istituti statali solo quattro
studenti su 100 si presenta da
esterno, nei privati la percentuale
sale all’11% sul totale dei candi-
dati, con un aumento del 15% ri-
spetto al 2009. Studiare in una
scuola privata "seria", come ne
esistono centinaia in Italia, o pre-
sentarsi solo al momento del-
l'esame contribuendo così al
business dei diplomifici sono due
cose ben diverse.
Gli istituti privati non sono quindi
tutti uguali.... Ma come distin-
guere quelli che facilitano chi non
ha voluto o potuto frequentare la
scuola da quelli che si compor-
tano in tutto e per tutto come una
scuola pubblica? E com'è fatta la
mappa dei diplomifici italiani?
Una mini-classifica si può tentare,
partendo da quelli che, per pre-
senza di studenti "esterni", supe-
rano di oltre dieci punti la media
nazionale. Quelli che accettano i
privatisti, anzi li incoraggiano, e
magari li preparano anche attra-
verso i propri canali paralleli, con
tanto di tutor che durante l'anno
aiutano gli sventurati giovani a
fare la minor fatica possibile.
Oltre al "Rousseau" di Viterbo,
che vanta addirittura il 44 per
cento di privatisti (89 esterni con-
tro 112 interni), c'è "Il Nazareno"
di Pescara (47 candidati esterni,
pari al 24 per cento), l'Icos di
Lecce (32 per cento di privatisti),
il "Pascoli" di Palmi (in provincia
di Reggio Calabria, col 31 per
cento) il "Quasimodo" di Siracusa
(27 per cento di esterni).
Inchieste e processi si concen-
trano soprattutto al Sud. A Pa-
lermo qualche anno fa venne
scoperto un traffico di diplomi au-
tentici consegnati in bianco dal
Ministero e assegnati a studenti
bocciati, in cambio di sostanziose
somme di denaro. Per evitare que-
sto genere di frode, da quest'anno,
il Miur ha avviato la produzione
di nuove pergamene in carta fili-
granata, più difficili da falsificare.
Più difficili se non impossibili da
prevenire i trucchi a esame in
corso: i compiti in classe fatti da
qualche insegnante compiacente o
l’arrivo “miracoloso” delle solu-
zioni dei compiti che dopo qual-
che ora si trovano su internet.
Sono ventiseimila e non hanno frequentato neanche un giorno di scuola.
Ma, magicamente, si presentano, superandolo, all’esame di maturità
Il diplomificio però inizia il suo la-
voro già dall’inizio dell’anno sco-
lastico: entro novembre, gli
aspiranti privatisti devono presen-
tare domanda all'Ufficio scolastico
provinciale esprimendo fino a tre
opzioni sugli istituti dove vorrebbe
sostenere l'esame. In pratica, il
candidato cerca di scegliersi se non
una commissione "amica" quanto
meno una non troppo severa. E si
arriva così in dirittura d’arrivo, in
vista dell’esame di Stato.... Dopo
essersi visto assegnare la scuola
desiderata, il candidato sostiene in
maggio un "pre-esame" con i soli
docenti dell'istituto privato dove
poi darà la maturità: naturalmente
il servizio ha un costo (le famose
"tasse") e non è particolarmente se-
lettivo; questa sorta di pre-esame
serve a testare le conoscenze del
maturando ed a riferire poi alla
commissione d’esame sulle stesse.
Poi arriva l'esame, come per tutti
gli altri. Che fine fanno i privatisti?
Quelli delle statali vengono deci-
mati (27 bocciati su 100 nel 2008),
nelle paritarie se ne salvano parec-
chi di più: solo 14 bocciati su
cento.
Ma come si può influire sui com-
missari d’esame? Non dovrebbero,
questi, essere seri e rigorosi nella
valutazione dei nostri giovani stu-
denti? Per capire come funziona il
“mondo scuola privata” basta leg-
gere su alcuni blog le
lamentele degli inse-
gnanti precari che lavo-
rano negli istituti
privati..... e se ne sco-
prono delle belle! D.
N., 38 anni, da dieci in-
segnante di inglese in
un linguistico privato,
per esempio scrive:
"Appena arrivata qui
mi hanno fatto passare
la fantasia dicendomi
che non dovevo "distur-
bare" i ragazzi. I com-
piti in classe si fanno
col libro aperto davanti,
le interrogazioni su un
tema a piacere. Spesso i
privatisti sono studenti
che già conosciamo e
che non hanno frequen-
tato regolarmente. Il
pre-esame è una burla.
Quanto ai commissari
esterni, non so e non
voglio sapere come
vengono incoraggiati a
promuovere chi non se
lo merita. E ovviamente
non si denuncia.... per-
ché rischiamo di per-
dere il posto e lo
stipendio che ci danno
per (non)fare il nostro
lavoro”.
Che dire di più? Nella
Repubblica delle ba-
nane succede anche
questo.... e succede che,
grazie a questi sistemi
ben poco leciti, ti ritrovi
un ignorante, bocciato
per ben tre volte ad un
esame di stato, come
consigliere regionale in
una delle regioni più
ricche della nostra me-
ravigliosa Italia.... ma
tant’è, siamo la Repub-
blica delle banane!
Loredana Romanelli
TERRAMONDIALE
2030 GIUGNO 2010
Loredana Romanelliaspettava di più da tutti.
Ci si aspettava di più da
un tecnico capace come
Lippi, che però non ha
esitato a lasciare a casa
fior di giocatori (e
penso al solito Cassano)
per portare in Sudafrica
gente che non ha certo
brillato (vedi lo juven-
tino Marchisio che sem-
brava un fantasma in
campo) e che ha fatto
giocare nonostante le
prove deludenti; ci si
aspettava che Lippi
cambiasse in attacco già
dopo la prima partita,
per dare spazio a Qua-
gliarella e Pazzini, e to-
gliere uno Iaquinta
alquanto incapace di
combinare qualcosa di
buono là davanti. Ci si
aspettava di più da un
gruppo, che forse
gruppo non è stato; ci si
aspettava di più dai sin-
goli: da un Cannavaro
che con i suoi 36 anni,
forse era in debito d’os-
sigeno a correre dietro a
ragazzini di 20-25 anni,
dagli atri difensori, che
sono stati capaci di
prendere 5 gol in 3 par-
tite, da un attacco inca-
pace di andare in gol.
Ora bisogna ripartire da
Prandelli, un allenatore
“giovane” ma che ha
mostrato le sue capa-
cità... D’altronde ci
possiamo consolare con
le parole di Gigi Buffon
“Motivi per essere otti-
misti in chiave Nazio-
nale? Uno: peggio di
così non potrà più an-
dare...".
rebbe un gol per passare ai
quarti. Ed infatti un gol arriva,
peccato sia quello della Slovac-
chia, al 28': sugli sviluppi di un
corner Vittek anticipa Chiellini
e batte Marchetti: 2-0 e la nostra
difesa che continua a fare acqua
da tutte le parti. Al 36' bella
azione di Quagliarella e gol di
Di Natale che ci regala l’illu-
sione di potercela fare. E infatti
al 39' arriva il gol di Quaglia-
rella, ma la rete è annullata per
un fuorigioco davvero millime-
trico. Al 44' rete di Kopunek,
che segna la fine dei sogni ita-
liani e a nulla serve il bellissimo
gol di Quagliarella.
A fine gara lacrime e sorrisi: le
lacrime di Quagliarella ed i sor-
risi di Hamsik, capitano slo-
vacco, due napoletani che si
ritroveranno, tra qualche setti-
mana in ritiro con spirito di-
verso. E a fine gara anche
l’analisi della partita nelle pa-
La mammaha calato la pasta
Sarebbe stato bello essere
qua a scrivere di trionfi
italiani, di una squadra
capace di salire sul tetto del
mondo per due mondiali di se-
guito.... Sarebbe stato bello ur-
lare come aveva fatto Fabio
Caressa in Germania, sarebbe
stato bello poter gridare da-
vanti al mondo intero “Il cielo
è blu sopra Johannesburg!”.... e
invece, a quattro anni dal
trionfo di Berlino, ci si ritrova
a parlare di un’Italia che più
brutta non si era mai vista!
Brutta non solo perché delu-
dente nei risultati (siamo usciti
fuori dal mondiale senza nem-
meno una vittoria, ultimi nel
nostro girone.... e non era mai
successo), ma soprattutto per-
ché incapace di esprimere una
parvenza di gioco. Siamo stati
sovrastati fisicamente, tattica-
mente e per gioco espresso, da
avversarie davvero modeste; e
se i due pareggi iniziali (con
Paraguay e Nuova Zelanda) ci
avevano lasciati perplessi, la
sconfitta con la modesta Slo-
vacchia (che ha fatto la parte
del Brasile) non può non la-
sciarci allibiti!
La partita inizia male per l’Ita-
lia.... La Slovacchia sembra
stia giocando la partita della
vita e parte alla grande, aiutata
dall’inconsistenza della nostra
nazionale. E così, al 25' quando
De Rossi sbaglia un disimpe-
gno, ne approfitta Vittek e
segna: 1-0 Slovacchia. All'in-
tervallo andiamo sull’ 1-0 e con
gli azzurri fuori dal Mondiale.
Nel secondo tempo l'Italia si
presenta in campo con Maggio
per Criscito e Quagliarella per
Gattuso. Al 10' Di Natale si di-
vora un gol. Subito dopo Lippi
manda Pirlo in campo per
Montolivo, e l’Italia sembra ri-
trovare una parvenza di gioco.
Al 21' la più grande occasione
azzurra: tiro di Quagliarella e
clamoroso salvataggio sulla
linea di Skrtel. All'Italia baste-
role lucidissime di Gattuso,
alla sua ultima partita con la
nazionale, di Chiellini e di De
Rossi, concordi nel sottolineare
la pessima figura fatta in
campo. Anche Cannavaro,
nell’ultima conferenza stampa
in terra d’Africa ha sottolineato
l’amarezza per una delle serate
più brutte in assoluto nella sto-
ria del calcio italiano: “Nes-
suno si sarebbe aspettato un
Mondiale così concluso all'ul-
timo posto del girone. Sia come
risultati che come mancanza di
gioco. Credo che questa sia
stata la figura peggiore in asso-
luto di una Nazionale". Lippi
difende i suoi, assumendosi le
colpe di una disfatta epica, ma
adesso a poco serve interro-
garsi sul perché di questa figu-
raccia mondiale, cercare i
colpevoli del fallimento ita-
liano e fare processi ad allena-
tore e giocatori... Certo ci si
Italia fuori dal mondiale dopo la sconfitta
con la Slovacchia. Mai così male in un mondiale
La disperazione di Di Natale
Un momento della partita contro la Slovacchia
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MO
ST
RE
30 GIUGNO 2010
Le immaginidel Risorgimento
Aperta a Potenza l’esposizione
“Iconografia del Risorgimento Italiano nel libro illustrato”
Dal primo luglio tutti potranno ammirare, nella Bi-
blioteca Nazionale di Potenza, la mostra bibliogra-
fica “L’iconografia del Risorgimento italiano nel
libro illustrato”, allestita in occasione delle celebrazioni del
150° anniversario dell’Unità d’Italia. Le opere esposte, che
riguardano un arco di tempo che parte dalla fine del 1800 e
arriva ai giorni nostri, consentono di porre a confronto
l’evoluzione dell’immagine nel libro a stampa. Le esposi-
zioni, oggetto della mostra, non hanno il compito di narrare
la vicenda, ma quello di raccontare il libro e pertanto non
seguono il filo cronologico degli eventi.
Le illustrazioni dei testi sono stati divisi in grandi temi,
all’interno dei quali si percepiscono, i diversi modi di la-
vorare degli artisti, i periodi storici a cui appartengono le
opere, la simpatia suscitata dai personaggi, l’enfasi che un
determinato soggetto ha provocato nell’autore.
Giovedì 1 luglio, sempre alle 18,30, il Quartetto “Euterpe”
di flauto, clarinetto, fagotto e pianoforte, eseguirà “Musica
per l’Unità d’Italia”, con musiche di Verdi, Chopin, Mozart,
Ciaikovski e Mameli-Novaro.
Costituito recentemente, da quattro amanti e appassionati
di Musica, con l’intento di far conoscere le possibilità tim-
briche e sonore dei quattro strumenti. I componenti del
gruppo intendono proporre e valorizzare la musica classica
e moderna, nonché offrire al pubblico i più celebri brani del
repertorio tradizionale, attraverso trascrizioni e adattamenti
fatti dagli stessi componenti del quartetto. La mostra, che
rimarrà aperta fino al 30 luglio, avrà i seguenti orari: lunedì
- venerdì dalle 9 alle 19; sabato dalle 9 alle 13,30.
GRADINATA 2 TORRI, 85100 POTENZA TEL. 333 1494963 www.caprioliricami.com
COMPETITIVITA’
Anche se non è stato un plebiscito di sì, come preventivato alla vigilia, a Pomigliano d’Arco il referendum messo in atto dalla Fiom per contrastare il di-
segno strategico di Marchionne ha fatto scuola. Intanto, il fronte comune di quello che poteva ritenersi il blocco unitario della classe operaia non esiste
più. Qualcosa incominciò a scricchiolare già trent’anni fa con la storica marcia dei quarantamila dai cancelli di Mirafiori. Visto lo spauracchio congiun-
turale, in parecchi non se la sono sentiti di cavalcare a ritroso i dettami Fiat. Meglio, dopotutto, una rivisitazione del contratto di lavoro; meglio una de-
curtazione delle pause pranzo in favore di una produttività competitiva che perderla per sempre, la busta paga. La famiglia va pur sempre mantenuta, il
mutuo è praticamente pane quotidiano. Certo, la faccenda fa tanto taylorismo anni cinquanta (il ritorno del Man Machine di krafteriana memoria?) però
bisogna rileggere il tutto anche con la logica odierna. E, quella dei giorni nostri, deve far necessariamente i conti con la dannata globalizzazione. O ci si
adegua altrimenti si resta fuori. O si compete in termini quantitativi (la vedo proprio dura con i cinesi) oppure bisogna insistere sulla qualità. Argomento,
quest’ultimo, su cui pare voglia insistere l’ad di Corso Marconi. Il quale, dal suo punto di vista, non batte ciglio: la Panda in Polonia si produce benis-
simo e sarebbe un sacrificio non da poco trasferire l’intero armamentario in Campania. Stesso discorso, a tratti addirittura più spigoloso, quello ascoltato
a Toronto da Emma Marcegaglia. Il leader di Confindustria non ha risparmiato rimbrotti a Cgil e assenteisti, a proposito di competitività.
In sostanza, il solo stabilimento di Tychy si attesta su parametri di poco al di sotto dell’intero comparto produttivo italiano.
Melfi, naturalmente, compreso.
SINENicola Melfi
30 GIUGNO 2010
22LIBERARTE
Specchiandosi sulle donne
In mostra a Civitanova Marche Alta ritratti femminili
tra Otto e Novecento
Michele De Luca
La presenza a Civitanova
Marche, nei primi anni
del Novecento, della
giovane Sibilla Aleramo che ha
ambientò proprio qui il suo ro-
manzo d’esordio, “Una donna”,
ha rappresentato lo spunto cul-
turale per una ricognozione su
come la figura femminile sia
stata rappresentata nelle arti, in
un periodo in cui tra le donne
cominciava a manifestarsi una
forte ansia di cambiamento ri-
spetto ai ruoli tradizionali. Il pe-
riodo, quello a cavallo tra Otto
e Novecento, è un periodo em-
blematico, che l’arte dell’epoca
seppe cogliere con grande atten-
zione e sensibilità. Un “tran-
sito” - questo dell’altra metà del
cielo - che in qualche decennio
seppe approdare a nuove condi-
zioni, a “consapevolezze” quasi
rivoluzionarie, ad immagini
nuove, che trovarono nelle arti
figurative uno specchio fedele e
negli occhi di pittori e scultori
uno sguardo davvero “innamo-
rato”. E’ quanto ci racconta una
accattivante mostra allestita tra
gli stucchi settecentesci del-
l’Auditorium di Sant’Agostino
a Civiranova Marche Alta, uno
degli angoli più suggestivi della
regione, a pochi metri dalla casa
natale di Annibal Caro, il cele-
brato traduttore dell’ “Eneide”.
“Uno sguardo sulle donne: dai
Macchiaioli a Modigliani” (que-
sto il titolo della mostra curata
da Stefano Papetti), propone
(dal 18 luglio al 17 ottobre) un
affascinante percorso espositivo
scandito da oltre cinquanta ca-
polavori di grandi maestri come
Balla, Modigliani, Carrà, De
Carolis, Licini, Morelli, Ghi-
glia, Primo Conti, Tranquillo
Cremona e tanti altri forse meno
noti al pubblico più vasto, per il
quale le loro opere inedite rap-
presenteranno una sorpresa, la
vera novità di questa esposi-
zione, al cui approfondimento
sarà d’aiuto sicuramente la pun-
tuale schedatura redatta da En-
rica Bruni e Andrea Viozzi. In
sei sezioni sono presentati i vari
ruoli che le donne ricoprirono, da
quello “eterno” di madri, a quello
di lavoratrici, di artiste, di sedu-
centi conquistatrici, di recluse
“loro malgrado” in conventi e mo-
nasteri, di “donne fatali” e di
muse ispiratrici dell’opera dei
loro compagni artisti. La mostra,
realizzata dal Comune (che ha
realizzato il catalogo con testi
anche di Marisa Vescovo e Mar-
cello Verdenelli), dalla Pinacoteca
Marco Moretti e dall’Azienda
Teatri di Civitanova, punta
l’obiettivo sulle opere che si con-
servano prevalentemente nelle
collezioni pubbliche e private
marchigiane, aprendo così anche
una finestra sulle motivazioni cul-
turali che sono alla base di scelte
che le contraddistinguono, oltre
ad offrire in visione opere scono-
sciute o poco note, come il toc-
cante ritratto della signora
Simboli eseguito nel 1928 da
Balla, opere di struggente sensua-
lità come “Dopo la lettura” di Na-
poleone Grady, “Dolore” di
Giuseppe Amisani, o sculture
come “Nudo femminile” di Atti-
lio Selva e ”Estasi” di Giuseppe
Renda, che – si dice - colpì un
consumato “viveur” come il gran-
duca Wladimiro di Russia.
Intanto emergono anche altri stili
di vita, meno frivoli come quelli
dei quadri di Domenico Morelli”
e di Antonio Pratella sulla condi-
zione delle suore, o più “popo-
lari”, ma non meno seducenti:
basti guardare un quadro di incre-
dibile dolcezza come “Le bura-
nelle” di Camillo Innocenti, le
opere dedicate all’universo con-
tadino di Marco D’Avanzo, Au-
gusto Mussini, Nazzareno
Orlandi e Ludovico Spagnolini.
E, finalmente, anche il mondo
della pittura, considerato per
molto tempo luogo riservato agli
uomini, nei primi anni del Nove-
cento, conta alcune rappresen-
tanti femminili, sia tra le artiste
(come Giulia Panichi, Imelda
Santini e Giulia Centurelli, di cui
si espone un intenso autoritratto)
che tra le modelle, tra cui la fa-
mosa Lina Ciucci, moglie di
Adolfo De Carolis, che la immor-
talò nel 1899 nella sua
prima xilografia intito-
lata “Il ritratto della fi-
danzata”. E infine c’è la
donna, al di fuori di
ruoli “catalogati” o di
immagini più o meno
stereotipate, colta nella
sua più intima essenza
di fascino e poesia:
come ha saputo fare Si-
gismondo Mayer de
Schanensee nel suo bel-
lissimo olio “Pensiero
dominante”. A propo-
sito dell’affascinante ri-
tratto della moglie
Nanny dipinto da Licini
negli anni Venti, una
delle chicche della mo-
stra, ci dice Papetti:
“L’adorazione per Li-
cini convinse Nanny,
appartenente ad una fa-
coltosa famiglia della
ricca borghesia sve-
dese, ad abbandonare le
consuete abitudini di
vita per seguire il ma-
rito a Monte Vidon
Corrado, il remoto ca-
stello sui monti Sibil-
lini, dove i due
vivranno per più di
trenta anni in una per-
fetta simbiosi sentimen-
tale, appagati dalla vita
semplice di quei luoghi
e dalla bellezza degli
incantevoli panorami
appenninici. Per la-
sciare al marito tutto lo
spazio necessario a dare
corso alla sua fervida
attività artistica, Nanny
abbandona anche la pit-
tura, rinunciando ad
una passione coltivata
con successo negli anni
giovanili, soverchiata
dalla prorompente per-
sonalità di Licini”.
30 GIUGNO 2010
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