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UN SERPENTE DA BIFORCARE
Anno IV numero 1 - 07 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
Santità, stiamo con leiIl nostro Papa è addolorato, perchè prose-
gue nel mondo il martirio dei cristiani. In or-
dine di tempo, è toccato a decine di egiziani
morire per la propria fede, barbaramente ag-
grediti dai musulmani che con il loro grande
Imam hanno lanciato un aspro attacco a Be-
nedetto XVI. Siamo arrivati a questo: I catto-
comunisti saranno contenti, dopo aver fatto
morire Oriana Fallaci di crepacuore. Nel suo
libro “La rabbia e l’orgoglio” nove anni fà ha
previsto quanto accade oggi. “Oh, si, miocaro, la crociata all’inverso. La crociatadei nuovi mori dura da tempo. E’ ormai ir-reversibile è per avanzare non ha biso-gno di eserciti che a colpi di bombardaabbattono le mura di Costantinopoli.Cannoneggiate dalla nostra misericordia,dalla nostra debolezza, dalla nostra ce-cità, dal nostro masochismo, le muradella nostra città sono cadute, l’Europasta diventato una grossa Andalusia. Perquesto i nuovi mori con la cravatta tro-vano sempre più complici, fanno semprepiù proseliti...” grazie ai cattocomunisti fe-
lici e contenti, desiderosi di vedere spe-
gnersi la nostra civiltà cattolica. Con Oriana
Fallaci, aggiungiamo solo questo:“Cullarcinell’indulgenza o nella tolleranza o nellasperanza, un suicidio. E chi crede il con-trario è un illuso”.
a pagina 4
07 GENNAIO 2011
UN BILANCIOCHE SCOTTA
La Commissione Europea
ha designato il 2010 come
Anno Europeo della lotta
alla povertà e all’esclusione so-
ciale. L’iniziativa, che ha visto la
partecipazione attiva non soltanto
delle Istituzioni europee, ma
anche dei 27 Stati membri del-
l’Unione, di numerose organizza-
zioni nazionali e dei cittadini, ha
avuto l’obiettivo di diffondere le
tematiche e i problemi connessi
alla povertà e all’emarginazione
delle persone disagiate, e di ela-
borare proposte e soluzioni co-
muni.
Ognuno dei Paesi membri è stato
chiamato a sviluppare un pro-
gramma nazionale.
Quello italiano, elaborato dal Mi-
nistero del Lavoro e delle Politi-
che Sociali, è stato presentato a
Milano lo scorso febbraio, in oc-
casione della giornata che ha
inaugurato in Italia l’Anno Euro-
peo.
Tra gli argomenti affrontati la
partecipazione sociale, la respon-
sabilizzazione dei cittadini e i
processi di inclusione attiva delle
categorie più deboli, come mi-
nori, disabili e senzatetto.
Numerose sono state le iniziative
organizzate nell’arco del 2010 in
tutta la penisola, dai seminari alle
tavole rotonde, ai convegni.
Durante il mese di aprile si è
svolto un ciclo di seminari tema-
tici dal titolo “Strategie locali di
lotta alla povertà:città a confronto”,
dedicato ai responsabili delle politi-
che sociali delle maggiori città ita-
liane per un confronto costruttivo
sulle diverse problematiche e sulle
strategie da adottare. Al centro del-
l’attenzione tematiche di grande at-
tualità, tra cui l’emergenza abitativa
di particolari categorie di persone,
quali immigrati e rifugiati, il soste-
gno alle famiglie numerose, i feno-
meni di esclusione e ghettizzazione.
Particolarmente interessanti , per il
coinvolgimento dei cittadini di ogni
fascia d’età ed estrazione sociale,
sono stati alcuni concorsi legati al-
l’elaborazione di opere ispirate al-
l’emarginazione.
Tra gli altri, il concorso “Invisibili”,
rivolto agli studenti di fotografia
degli Istituti Superiori d’Arte e De-
sign e alle persone direttamente in-
teressate dal problema della
povertà. Scopo del concorso è stato
quello di dare voce e visibilità a chi
vive ai margini della società, cattu-
randone volti ed espressioni negli
scatti dei giovani artisti emergenti.
Durante la cerimonia di chiusura
dell’Anno Europeo, che ha avuto
luogo a Bruxelles lo scorso 17 di-
cembre, sono stati illustrati i nume-
rosi progetti elaborati nell’ambito
dell’iniziativa dai diversi Paesi, at-
traverso parole, video, fotografie e
pubblicazioni.
Sono intervenuti, oltre ai rappre-
sentanti di numerose organizza-
zioni impegnate nella lotta alla
povertà, il Presidente del Parla-
mento Europeo, Jerzy Buzek, il Presi-
dente del Consiglio Europeo, Herman
Van Rompuy, e il Presidente della Com-
missione Europea, José Manuel Bar-
roso.
Per quanto riguarda il nostro Paese, la
chiusura dell’Anno Europeo è stata ce-
lebrata a Milano lo scorso 13 dicembre.
L’evento, che ha visto la partecipazione
di esperti e rappresentanti di associa-
zioni no profit e di volontariato, è stato
l’occasione per fare un bilancio delle
iniziative intraprese durante il 2010,
nell’ottica di un programma di conti-
nuità in vista del 2011, che sarà l’Anno
Europeo del volontariato.
Giusi Santopietro
Si è concluso lo scorso 17 dicembre l’Anno Europeo della lotta alla povertà.
Coinvolgimento attivo e responsabilizzazione dei cittadini
2
Ognuno dei paesi membri UE è stato chiamato
a sviluppare un programma nazionale
In ambito comunitario, il tasso di povertà si misura attraverso l’In-cidenza del rischio di povertà. Tale indicatore individua le persone
considerate a rischio, sulla base di una valutazione in termini relativiche tiene conto della media nazionale dei redditi disponibili delle fa-miglie.Si considera a rischio di povertà la fascia di popolazione che disponedi un reddito relativo inferiore al 60% della media del Paese di ap-partenenza.In tutta Europa, il 16,6 % della popolazione, che equivale a circa 80milioni di persone, ha superato tale soglia. In Italia la percentuale èmaggiore della media europea, riguardando ben il 18,7% dei citta-dini.Tra i Paesi con il tasso di povertà più basso figurano quelli nordici equelli dell’Europa centro-orientale, mentre i livelli più alti di povertàrelativa si registrano nell’area del Mediterraneo e in quella baltica.
COME FUNZIONA IL MONITORAGGIO DELLE FAMIGLIE POVERE
Il prossimo 17 gennaio sarà l’ultimo giorno utile
per prendere parte al concorso cinematografico
organizzato dall’Ufficio delle pubblicazioni del-
l’Unione Europea. L’iniziativa è rivolta agli stu-
denti degli Atenei dei 27 Paesi membri dell’Unione
e dei Paesi appartenenti allo Spazio economico eu-
ropeo, e mira alla realizzazione di cortometraggi
promozionali per i servizi online EU Bookshop e
Ted.
Tra i requisiti richiesti per la partecipazione al con-
corso, la comprensibilità dei filmati e la possibilità
di adattarli agevolmente a ciascuna delle 23 lingue
ufficiali dell’Unione.All’autore del lavoro vincente,
per ciascuno dei due Servizi, verrà assegnato un
premio di 5.000 euro; 3.000 e 1.000 euro saranno
consegnati rispettivamente ai secondi e terzi classi-
ficati.La cerimonia di premiazione, che avrà luogo
a Lussemburgo, presso la sede dell’Ufficio delle
pubblicazioni dell’Unione Europea, è prevista per
il mese di febbraio 2011.
La crociata modernaPreoccupazioni
della chiesa copta
CIAK SI GIRA SPOT
07 GENNAIO 2011
3
L’UE premia
i giovani cinefili
Direttore Responsabile
A�TO�IO SAVI�O
Direttore Politico
SARO ZAPPACOSTA
Redattori
Agnese AlbiniLuca Arlotto
Laura CutullèSerena Danese
Michela Di PalmaSimona MarganellaLoredana Romanelli
Giusy Santopietro
Impaginazione &Grafica
Francesco Pietro Falotico
Stampa
Martano Editrice Modugno (BA)
Reg. Trib. Potenza �°375del 24 04 2008
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d’areamediterranea
Il Natale copto - celebrato il 7
gennaio - e' una festa assai sentita
in Egitto, Paese dove Gesu' tra-
scorse parte dell'infanzia, nonostante
la stragrande maggioranza della po-
polazione sia di fede musulmana. E'
una ricorrenza festeggiata con solen-
nita' ed entusiasmo soprattutto dal
2002, quando il presidente Hosni
Mubarak proclamo' il Natale festa
nazionale e non piu' solo di una mi-
noranza.
Neanche la strage di Capodanno
nella chiesa di Alessandria costata la
vita a oltre venti copti, a detta dell'ex
segretario generale dell'Onu Boutros
Boutros-Ghali, egiziano, riuscira' ad
impedire ai cristiani-copti di affollare
le chiese del suo Paese il prossimo 7
gennaio. Ogni anno la piu' impor-
tante comunita' cristiana del Medio
Oriente - in Egitto si contano tra i
sette e gli otto milioni di copti, circa
il 10% della popolazione - si riversa
a mezzanotte nelle chiese per cele-
brare solennemente la Nativita' se-
condo il rito ortodosso. Prima tra
tutte la cattedrale di San Marco, al
Cairo. I seguaci della Chiesa copta ri-
conoscono, infatti, nell'apostolo
Marco il proprio primo Papa, dal
momento che fu lui ad introdurre il
Cristianesimo in Egitto.
Il 7 gennaio corrisponde per i copti
al 29/o giorno del mese di ''kiahk''
che segna la fine di un periodo di
quaranta giorni durante il quale i fe-
deli non mangiano carne e prodotti
di provenienza animale come uova e
formaggi. Con questo digiuno si vo-
gliono ricordare i quaranta giorni
passati da Mose' sul Monte Sinai per rice-
vere le tavole dei Dieci Comandamenti. Il
fulcro della festa del Natale copto e' nella
messa di mezzanotte che sancisce la fine
del periodo di digiuno.
Seguono poi i festeggiamenti in famiglia
con la tradizionale consegna dei doni ai
bambini e la cena di Natale con un piatto a
base di pane, riso, aglio e carne bollita
(''fatta''). Al mattino successivo si usa fare
visita ad amici e parenti portando in dono
il ''kahk'', ossia un particolare tipo di bi-
scotto, per continuare a festeggiate questo
giorno in compagnia. Un anno fa in alto
Egitto otto cristiani furono falciati a colpi
d'arma da fuoco all'uscita di una chiesa
proprio la notte di Natale. Dopo la strage
di Capodanno la stampa egiziana ha de-
nunciato il rischio di una escalation di vio-
lenze interconfessionali. Intanto, in vista
del 7 gennaio le autorita' del Cairo hanno
rafforzato la sicurezza intorno alle Chiese.
A�SA.IT
07 GENNAIO 2011
Strada degli orrori
La strada statale 658 Po-
tenza – Melfi (ss 658) è
ormai conosciuta in tutta
Italia a causa dei numerosi inci-
denti- molti dei quali mortali- che
hanno coinvolto i malcapitati au-
tomobilisti di passaggio in Basi-
licata. Il tratto è composto da una
carreggiata per senso di marcia e si di-
rama dalla strada Statale 407 Basen-
tana,all’altezza di Vaglio di Basilicata.
L’inadeguatezza delle corsie rende la
statale incapace di gestire con sicurezza
la viabilità dei mezzi,ed è proprio l’in-
tensa concentrazione di questi ultimi a
rendere la strada lucana molto perico-
losa. I tir che rallentano il traffico,in-
fatti,inducono gli automobilisti impru-
denti ad azzardare sorpassi
pericolosi,che sempre più frequente-
mente si concludono con impatti fatali
con le auto che provengono dal senso
opposto. L’arteria collega il capoluogo
con Melfi e Venosa ed ha un importanza
prioritaria per tanti pendolari che devono
raggiungere quotidianamente l’indotto
Sata di melfi. Oltre a chi per necessità
deve percorrere l’itinerario con il cuore
in gola,tanti sono i turisti di passaggio
indirizzati ai laghi di Monticchio e ai
piccoli paesi nei dintorni. Da circa
vent’anni,ormai, si fa richiesta di creare
due corsie per senso di marcia,ma lo
scarso interessamento delle comunità lo-
cali ha fatto sì che ogni proposta di in-
tervento venisse accantonata. Nel
frattempo cresce a dismisura la protesta
dei viaggiatori lucani,che sperano di ri-
svegliare dal torpore l’interesse degli ad-
detti ai lavori. Uniti,nella speranza di
porre fine alla scia di sangue,molti si
sono ritrovati a condividere il problema
sulle pagine di facebook, su un link,il cui
titolo non da spazio all’immaginazione:
“Vogliamo le quattro corsie sulla Po-
tenza- Melfi”! Testimonianze e
racconti di tante persone che
hanno perso i propri cari fanno
riflettere su una cosa impor-
tante:sul valore della vita. Allora
perché lasciare che la non cu-
ranza e l’indifferenza di
molti,troppi, faccia pagare le
conseguenze a chi non ha colpa?
Ad ognuno la libertà di inven-
tarsi una risposta. Nel frattempo
la gente continua a morire e pur-
troppo senza un perché! Tante
associazioni onlus, sparse su
tutto il territorio nazionale, si ri-
trovano a condividere il dolore
per chi non c’è più. Anche le fa-
miglie del capoluogo lucano
sono scese in piazza per ricor-
dare le vittime della strada. Tante
candele ed una marcia silenziosa
in onore dei loro parenti. Un
gesto utile non solo per comme-
morare, ma necessario a scuotere
le coscienze di chi continua a
non dare peso al problema della
sicurezza stradale.
Agnese Albini
4In Basilicata troppi incidenti:
sale il bilancio delle vittime
La SS 658 si guadagna il primatodi “strada della morte”
TERZO POLO SIO TERZO POLO NO
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Bipolarismo secco – centrodestra alternativo al cen-trosinistra – oppure uno
dei grandi partiti, PDL e PD, al-leato con il Terzo Polo? Sononodi storici che, probabilmente,saranno sciolti con la riconfermadel governo Berlusconi e tutto di-pende dalla scelta che faràl’UDC: dentro o fuori il governo.Cerchiamo di capirne qualcosa.Replicando al Presidente del Se-nato, Renato Schifani, che avevaauspicato una politica di ripresapolitica dopo le festività natalizieall’insegna di “meno scontro epiù confronti in parlamento” ri-cordando che il voto anticipatorappresenti “un trauma e non unbene”, il leader centrista ri-sponde ribadendo la bontà dellascelta di dar vita alla nuova ag-gregazione che la vedrà al vertice
del Terzo Polo. “L’alleanza del Terzo Polo – ha dettoCasini – nasce da un’analisi della situa-zione italiana, da un bipolarismo chenon funziona. C’è bisogno di un’alleanzacon metodologie nuove, non cercata in-torno ad un leader”. Un De Profundisquello cantato dal leader dell’UDC al si-stema bipolare, che ovviamente provocala reazione risentita da parte del PDL. “In Italia come in Europa il bipolarismoè apprezzato e accettato dalla maggiorparte degli elettori ed è apportato da va-lidissime ragioni” – afferma il capo-gruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto,osservando che in Italia “la spinta bipo-lare e accentuata da un antiberlusconi-smo militante e fine a se stesso che tendead estremizzare, “ o di qua o di la”. Daqui l’attacco a Casini: “ �on può cre-dere – taglia corto Cicchitto – di riuscirea cancellare le ragioni oggettive chedanno vita al bipolarismo.
Semmai dovrebbe giungere alla consape-volezza che prima o poi i fatti, le opinionie i programmi gli imporranno di sce-gliere da che parte stare. E, dunque, indifficoltà è la posizione terza forzista,non quella bipolare”. Comunque sia, c’è un fatto: Pier Ferdi-nando Casini continua a respingere le si-rene berlusconiane, mettendo i paletti neiriguarde delle offerte del PD. Una posi-zione rigida, che in un momento difficilecome quello attuale, sinceramente da la….. a critiche obiettive e ad attacchi giu-stificati. O di qua o di la: è la condizionestorica che lo detta. La politica dei dueforni, non ha mai portato del bene allanostra �azione, se ne convinca l’UDC eil suo leader che non sembra rendersiconto che la Chiesa non vede di buon oc-chio l’alleanza tra il cattolico Casini e iltroppo laicista Fini e preferirebbe l’UDCalleato al PDL.
Certi stranidirigenti del PD
Veltroni&company stanno distruggendo
il loro partito
Masochismo grave ed acuto, o/e clamorosa
mancanza di alternative politiche?
Valli a capire questi diri-genti del Partito Demo-cratico…È un’impresa!
Sembra infatti che nel PD ci sonoamari che non finiscono mai.Quello tra la ledersi della sinistrae Veltroni appartiene a quest’ul-tima specie. E dire che Walter cel’ha messa tutta per farlo finire: haportato il partito ai suoi minimistorici, ha distrutto una strutturache sembrava indistruttibile, haperso Roma in modo clamoroso eha sfasciato la sinistra come nes-sun avversario politico avrebbe sa-puto fare. Nonostante questo, igrandi elettori democratici sem-brano pronti a puntare di nuovotutto su di lui. O è un caso di ma-sochismo grave e acuto, o è clamo-rosa mancanza di alternative. Fa iltifo per Veltroni, Barbapapà di Re-pubblica, Eugenio Scalfari, se-condo il quale Vendola starà fuoridal Pd, e la sfida sarà tutta tra Ber-sani e Veltroni. E siccome la ge-stione dell’attuale segretario vienedescritta come fallimentare, non civuol molto a capire per chi batte ilcuore del Partito- Repubblica e, diconseguenza, della sinistra:
l’Obama sbiadito, il Kennedy di Traste-vere, ossia Veltroni. Pocero Pier LuigiBersani. Che nonostante tutto, vuole“un’alleanza costituente” che comprendaTutti, da Vendola a Fini. E c’è chi diceVendola si e Fini no, chi non vuole Ven-dola ma solo Casini, chi Vendola si e DiPietro no, chi Fini sì a tutti e due, chi dice“arrangiamoci con chi ci sta” e chi dice
“chi vivrà vedrà”. La solita sinistra, in-somma. E del resto, conserva sempre ilsuo fascino la proverbiale battuta diD’Alema: “ solo l’esistenza della destrarende la sinistra un male necessario”. Vadacome vada, fatto sta che Bersani è statoaccusato perché Prodi e Fioroni, ex mar-gheritini, sono sul piede di guerra, accu-sando il segretario di non avere una linea
politica chiara, ma di ondeggiareogni volta a seconda della con-venienza, facendosi dettare itemi di volta in volta da Di Pie-tro, Vendola, Casini e ora ancheGianfranco Fini. Per i rivoltosiArturo Parisi, Mario Barbi, An-tonio La Forgia, Fausto Recchia,Andrea Papini, Albertina Solianie Giulio Santagata, il Pd “haperso il bandolo”, le paroleguida “hanno smarrito il lorosenso” e ora occorre riaprire ildibattito interno per ritrovare lecoordinate e per dare vita a “unafase nuova di ricerca che nonpuò più essere contenuta nei ri-tuali e nelle procedure di par-tito”. Gli ulivisti avvisano: d’orain avanti, mani libere sulla sceltae stop agli umanismi, decide-remo volta per volta se appog-giare la segreteria. Vale a direcaos all’ennesima potenza, conrischio scissione alle porte.
PierferdinandoCasini
WalterVeltroni
SilvioBerlusconi
Saro Zappacosta
07 GENNAIO 2011
La kermesse del pesce
Ormai le feste natalizie
stanno per giungere al
termine, infatti con l’Epi-
fania tutte le feste vanno via!!
Molti di noi, in questo periodo
hanno gustato pietanze a base di
pesce, ma tutto ciò che ci è stato
venduto e/o cucinato, sarà stato
pescato nei mari italiani? I risto-
ranti e le pescherie che lo hanno
offerto ai propri clienti, dove lo
hanno acquistato? Ma il nostro
mare è in grado, ancora, di offrirci
le tante varietà richieste dal con-
sumatore?
Purtroppo molte specialità ittiche
e fra queste le cozze, sono arri-
vate a quintali, stivate nei tir fri-
gorifero, dalla Grecia. La Puglia,
come ad esempio Brindisi, che è
uno dei maggiori porti di attracco
di traghetti con tir frigorifero,
hanno scaricato e rifornito i forni-
tori, i quali a loro volta hanno
provveduto a rifornire le pesche-
rie e di conseguenza a far bandire
le nostre tavole con molluschi e
soprattutto con le cozze nere. In-
fatti, in questo periodo, le cozze
che si sono vendute nelle pesche-
rie o che hanno preparano i risto-
ranti, erano di provenienza
ellenica.
L’allarme era partito da Taranto,
già prima di Natale, dove il pre-
giato frutto di mare, allevato sto-
ricamente nei Due Mari e famoso
in tutto il mondo per sapore e qua-
lità, soffre della concorrenza col-
tivata in Grecia.
La Confcooperativa della Città Jonica,
insieme ad altri produttori di mitili, ave-
vano chiesto un intervento immediato,
alle autorità italiane, per salvaguardare
il prodotto e fornire la giusta informa-
zione, ai consumatori, sulla prove-
nienza delle cozze. Anche in Basilicata,
ovviamente incorriamo nel problema di
come essere sicuri se consumiamo mi-
tili coltivati a Taranto o altrove. Le eti-
chette, purtroppo, non sempre
consentono l’identificazione, a diffe-
renza di alcuni supermercati che hanno
evidenziato la giusta provenienza!
Il nodo più annoso è che i prodotti ittici,
provenienti dalla Grecia costano di
meno e allora perché il consumatore
deve sempre pagare lo stesso prezzo di
un prodotto italiano?
In genere il prezzo medio delle cozze,
che arrivano dalla Grecia, è stato di 40
centesimi al chilo, quello del prodotto
locale si attestava intorno ai 45 cente-
simi al chilo. Non è poco se quegli spic-
cioli si rapportano ai quantitativi enormi
che entrano in Puglia, attraverso la fron-
tiera brindisini e di la portati anche in
Basilicata.
Secondo alcuni esperti del settore non è,
però, solo il prezzo più vantaggioso a far
pendere la bilancia commerciale in fa-
vore del prodotto greco, ma ci sarebbe
anche una quota di “concorrenza sleale”,
infatti in alcuni tir viaggiavano spesso,
occulti in mezzo alle cozze, anche altri
frutti di mare più pregiati e più costosi,
come ostriche e tartufi, che arrivavano
al circuito di vendita completamente in
nero. In questo modo, esenti da tasse, il
guadagno è superiore e non c’è più pos-
sibilità per i produttori tarantini di essere
competitivi. Questa situazione può fun-
zionare se la maglia dei controlli all’ar-
rivo è larga! D’altronde è difficile poter
controllare l’intero carico di tutti i tir in
arrivo a Brindisi. Meglio sarebbe stato
quello di confrontare la quantità di pro-
dotto importato con la capacità degli im-
pianti di depurazione pugliesi.
La questione si articola quindi su più li-
velli: senz’altro quello di una concor-
renza spietata ma forse anche quello di
un fiorente mercato nero. Il terzo, non di
meno, riguarda la sicurezza alimentare.
Molto spesso, anche nelle nostre pesche-
rie lucane, ormai vengo spacciate per ta-
rantine delle cozze che non lo sono
affatto! Inoltre, non sappiamo se tutto il
prodotto venga effettivamente depurato
all’arrivo in Italia. E la domanda che ci
poniamo è sempre la stessa: “come fac-
ciamo a stabilire che le cozze greche
siano sicure?” Non dimentichiamoci che
nel mese di settembre 2010 la Grecia
era alle prese con la fioritura di
un’alga tossica! Ci sono dei controlli,
anche in Basilicata, sui prodotti ittici
provenienti da altre regioni, o meglio
da altri Paesi?
Le cozze di Taranto, insomma hanno
una fama meritata, sono migliori
anche se costano un poco di più. Se
poi ci sono dei casi di gastroenterite,
casi che già aumentano normalmente
in questo periodo, non si dia la colpa
alle cozze pugliesi. Di tarantine, in
questo periodo, in giro in Basilicata
ce ne sono state davvero poche. Ser-
vono maggiori controlli e interventi
drastici per il settore, ma il problema
dovrebbe essere risolto all’origine.
Una volta, oltre alle cozze di Taranto
erano rinnomate anche quelle di
Brindisi, la cosiddetta brindisina. In
questi periodi di maggior richiesta,
da parte dei consumatori, il prodotto
in commercio non ha una tracciabi-
lità della propria provenienza. Una
volta si gustava cruda, in riva al
mare. Molti ristoranti, soprattutto in
estate, avevano dei tavoli sugli sco-
gli, e al chiarore della luna e al suon
di musica, sgusciavano ai loro clienti
le cozze che gustavano con una
spruzzatina di limone! A nostro pa-
rere, trovarsi in un’atmosfera magica
come questa descritta è più che pia-
cevole, ma potrebbe avere dei risvolti
negativi. Il nostro consiglio è quello
di ascoltare buona musica, sorseg-
giare un buon bicchiere di vino, ma
non mangiare assolutamente pesce
crudo, ne valgono le feste e soprat-
tutto …. la salute!
TrenoRocky
Con l’andata via delle feste si riduce il mercato ittico
molte specialità sono arrivate dalle coste del metapontino
6
Manca poco affinché il
sogno di molti cittadini
lucani si realizzi: ve-
dere la Terra di Basilicata alzarsi
in volo. Ebbene si: nonostante una
brusca virata subita dalla Pista
“Enrico Mattei” di Pisticci scalo
(Matera)nei primi mesi del 2010,
a seguito di alcune irregolarità
ravvisate nei lavori di allunga-
mento dell’aviosuperficie in Val
Basento, il Pm di Matera, Valeria
Farina Valaori, ha autorizzato
l’esecuzione di alcune opere al-
l’interno della pista. Tale autoriz-
zazione consente, inoltre, di
completare l’impiantistica dell’-
hangar e di allestire i sistemi di
strumentazione aeronautica della
torre di controllo. L’Autorità in-
quirente – in accoglimento del-
l’istanza del Consorzio per lo
Sviluppo industriale della Provin-
cia di Matera difeso dall’Avv.
Bruno Oliva – ha riconosciuto che
le opere che non interferiscano
con suolo, sottosuolo, acque su-
perficiali e sotterranee e che
hanno carattere di urgenza, pur
con leggere movimentazioni di
terreno, non collidono con le con-
dizioni dettate dal Ministero
dell’Ambiente. Una svolta posi-
tiva, dunque, per dar corso al com-
pletamento dei lavori e appagare,
finalmente, il sogno lucano che ri-
schiava di essere infranto. Recise,
quindi, le zavorre che condanna-
Qui si vola puntando i piedi per Terra
Il Pm di Matera, Valeria Farina Valaori,
ha autorizzato la prosecuzione dei lavori
della pista Enrico Mattei di Pisticci
07 GENNAIO 2011
7
vano i cittadini della Basilicata a rimanere
coi piedi per terra, si avvicina a passi
svelti il sogno di rimanere sospesi a mez-
z’aria e, forse, di più: vedere la propria
Regione attestarsi a buon diritto tra le aree
del Mediterraneo pronte a riorganizzare i
voli dello stivale, tale da consentire il po-
tenziamento di un indotto turistico, con
tutti i riflessi positivi che ne conseguono.
Si infrange, così una maledizione tramu-
tatasi in un anelito di speranza e fiducia.
La stessa che ripone nell’autorità giudi-
ziaria materana il Commissario del Con-
sorzio, Ing. Gaetano Santarsia, nonché lo
stesso primo cittadino di Pisticci, Michele
Leone, che appresa la notizia, ha auspi-
cato ad una celere ripresa dei lavori e un
altrettanto veloce epilogo degli stessi per
offrire all’intero territorio lucano quel
salto in alto che le si deve per un suo con-
creto sviluppo. Un’occasione che può de-
rivare da questo aeroporto per la sua
stessa posizione baricentrica. Una solu-
zione definitiva, o quasi, alla naufragante
situazione dei trasporti e dei collegamenti
verso le zone della costa jonica: di fatto,
molti turisti devono interrompere i propri
voli nella vicina Campania o Puglia, per
trasferirsi nelle mete vacanziere prescelte
sostenendo qualche sacrificio.
Per qualche strana coincidenza sembra
che i destini delle due “Terre” di Basili-
cata siano inestricabilmente le-
gati: il nostro giornale, infatti,
ha esordito il 19 maggio 2010
proprio con un reportage sul-
l’aviosuperficie Mattei, raccon-
tandone la condanna su di essa
gravante. Oggi, a qualche mese
di distanza sembra che en-
trambi, la nostra Regione e il
nostro giornale, siano pronti a
spiccare, nuovamente, il volo “à
deux”. Un positivo auspicio,
quindi, che fa trepidare in attesa
di allacciare le cinture e volare.
Luca Arlotto
“Con l’ultimazione dell’intervento di messa in sicurezza e la de-
finizione dell’iter di provincializzazione della strada di bonifica Ba-
rile – Ginestra, che avverrà nelle prossime settimane, la Provincia
di Potenza procede con efficacia nell’attuazione degli obiettivi as-
sunti ad inizio consiliatura: completamento delle incompiute e
progressiva messa in sicurezza della viabilità esistente di propria
competenza. Mantenendo così fede agli impegni presi, resti-
tuendo in questo modo certezze, competenze e responsabilità
su un tratto di viabilità che in questi anni si era reso riconoscibile
come “la strada di nessuno””.
Lo ha dichiarato il Presidente della Provincia di Potenza Piero
Lacorazza che nei giorni scorsi, assieme all’assessore alla Via-
bilità Nicola Valluzzi, al direttore dei lavori ing Angelo Barbano e
all’impresa esecutrice dell’opera, ha effettuato un sopralluogo
sulla strada di bonifica, dove si sono conclusi i lavori di ammo-
dernamento e messa in sicurezza, finanziati dalla Regione Basi-
licata lo scorso 8 aprile con i fondi liberati del Por 2000-2006.
Erano presenti anche il vicepresidente del Consiglio provinciale
Donato Sperduto, i consiglieri dell’area Gammone e Murano e il
sindaco di Ginestra Fabrizio Caputo.
I lavori, finanziati dalla Regione per 700 mila euro e consegnati
all’inizio del mese di agosto, sono stati completati con anticipo ri-
spetto al termine contrattuale fissato per il prossimo 30 gennaio
e ciò consente di accelerare la conclusione dell’iter di provincia-
lizzazione dell’arteria, avviato il 23 dicembre 2009 dalla Giunta
provinciale.
“Infine - ha annunciato l’assessore Valluzzi - nelle prossime set-
timane si potrà dunque procedere alla consegna della strada
dall’Ente Irrigazione, soggetto che realizzò l’arteria negli anni ’70.
In poco meno di cinque mesi, dunque, si porta a conclusione
un’annosa questione, legata alla perpetrata assenza di interventi
di manutenzione e di precise responsabilità su una strada che
nessuno ha mai voluto gestire e che per 30 anni ha causato tan-
tissimi disagi alle comunità interessate”. (r.s.)
La strada di nessuno presto a regime
07 GENNAIO 2011
AFFOGARENEL CONSOCIATIVISMO
COLPIRE
COLPIRE COLPIRE!
Quello che non fa la classe po-
litica nella sua massima espres-
sione – maggioranza e
minoranza – lo fa la stampa:
colpire, colpire e colpire. A giu-
sta ragione, doverosamente,
schiettamente ed inevitabil-
mente. Chi sbaglia, va giù, ine-
sorabilmente. Per chi non vuole
capire, c’è un sol rimedio, il ta-
glio della testa politica, visto e
considerato che ormai il cer-
vello è stato portato all’am-
masso . E di conseguenza, si
affonda irrimediabilmente
nella melma della vergogna,
della indegnità politica, na-
scondendo il tutto sotto un sor-
riso ebete che sa tanto di
protervia e spudoratezza:
tanto, perché il popolo è bue di-
cono loro e non reagisce.
I SILURI
DI A�DREA DI CO�SOLI
Questa volta invece c’è qualcuno
che ha reagito, con le sue armi, la
penna, attraverso una lettera
aperta nei confronti del popolo
lucano, pubblicata su “Il Quoti-
diano della Basilicata” del 27 Di-
cembre 2010. Autore
dell’articolo è stato Andrea Di
Consoli che affrontando l’ultimo
caso di sanitopoli esplorò in Lu-
cania, riferendosi alla smentita
pervenuta , dall’Ufficio Stampa
della Regione Basilicata, ha af-
fermato: “Dire che la notizia de
Saro Zappacosta
8
“Il Giornale” siatutta trita e ritrita” èuna bugia a tutti glieffetti, e i cittadinilucani perbene nonpagano le tasse persentirsi dire dellebugie da parte di chigoverna a spese no-stre, su nostra de-lega – la RegioneBasilicata”. E come
se ciò non bastasse,
affonda il coltello
nelle “ferite” rappre-
sentate da esponenti
politici con i loro at-
teggiamenti, preci-
sando: <<“E’proprio questa sen-sazione di strapoterea indignare, questaguasconeria strafal-
ciona e un po’ megalomana che porta ilPresidente della Regione a dire che unanotizia inedita è “trita e ritrita”; questaconvinzione – di una decina di persone:i geniali Luongo, gli ineffabili e pirotec-nici Viti, e poi i Lacorazza, i troppi Pit-tella, i taciturni Antezza – nel poterpensare “qui comandiamo noi” >>.
Quindi Andrea Di Consoli si chiede:
“Vincenzo Folino? Continua la politicadella loquacità roboante a tavola e dellalingua di legno in pubblico, avviata al-l’indomani dal suo insediamento allaPresidenza del Consiglio Regionale.Una delusione totale, francamente”.Non solo rappresentanti istituzionali al
setaccio del collega, ma anche i partiti
maggiori presenti nell’Ente. Leggiamo
cosa dice del Partito Democratico: “Michiedo pure cosa voglia dire il Segreta-rio Regionale del PD che in ogni circo-stanza ripete che –Bisogna andare conla modernizzazione della Basilicata-”.Come si fa ad essere così ineffettuali eastratti a trent’anni? Cioè, come si fa aparlare di modernità in una situazionedi fatto oligarchica, ai limiti della satra-
pia? Ci sono ore in cui la diploma-zia diventa stucchevole. Siccomenon parlo a nome di nessun popolo,non ho paura di dire che vorrei chei trentenni lucani, non gli somi-gliassero neanche un po’”. Dulcis
in fundo, Andrea Di Consoli si sof-
ferma sul Popolo della Libertà di
Basilicata. E afferma: “Mi chiedosolo con che faccia i signori Vice-conte, Latronico, Taddei e Pagliucapossano ancora continuare a pre-sentarsi alle elezioni proponendosiquale alternativa all’attuale oligar-chia putiniana”.AD OG�U�O IL SUO
Bene amici lettori: ad ognuno il
suo. Sulle domande poste dal col-
lega sugli uomini del Partito Demo-
cratico tocca ad altri commentare.
Su quelli del Popolo della Libertà
mi propongo io, per i motivi che
tutti sanno. Per dire subito che i di-
rigenti del partito ai massimi livelli
c’è una sola considerazione da fare
è una sola risposta da dare: sono i
veri colpevoli delle continue e umi-
lianti sconfitte che hanno distrutto
il Popolo della Libertà e chi perde
deve dimettersi. Personalmente li
ho invitati per ben due volte, dopo
le elezioni amministrative comu-
nali e provinciali e dopo l’umiliante
sconfitta alle elezioni regionali,
pubblicamente su altro organo d’in-
formazione. Oggi li invito ad an-
dare a mietere il grano, ma non per
i motivi precedenti – l’umiliazione
delle sconfitte – ma per un fatto
morale, perché la loro reazione alle
illuminanti parole di Di Consoli,
dimostra in maniera chiara e lam-
pante che tra opposizione e mag-
gioranza c’è un chiaro ed evidente
consociativismo.
AZIO�E POLITICA
E FALSO GARA�TISMO
E’ vero: Vito De Filippo e Vincenzo
Folino, godono ancora della nostra
considerazione – e la riconfer-
miamo - perché fino al terzo grado
di giudizio vige la presunzione
d’innocenza. Ma un fatto è il ri-
spetto umano, un fatto l’azione po-
Guido Viceconte
Vincenzo Taddei
Cosimo Latronico
Il Coordinatore del PdL lucano, Guido Viceconte, è stato fatto oggetto
di particolari attenzioni de il “Quotidiano della Basilicata”, del Merco-
ledì 5 Gennaio 2011.
A pagina 8, uno specchioetto ironico, l’Agenda di Viceconte, so-
stiene: “Far sapere a certi giovinastri del PdL di Potenza che nonc’è posto per loro nel partito. Dirgli che noi abbiamo una strate-gia precisa che nessuno potrà mai ostacolare: votare il PdL efar votare il Pd. Farglielo capire con le buone, oppure conl’espulsione”.
Dall’ironia al voto, il passaggio è breve. Nel dare i voti a dieci politici
lucani, il giornale, a pagina 10, colloca Viceconte all’ultimo posto
(Dopo Agatino Mancuso, Vito De Filippo, Egidio Digilio, Vincenzo Fo-
lino, Sergio Lapenna, Franco Stella, Antonio Autilio, Rosa Mastrosi-
mone, Ernesto Navazio) affibiandogli un secco tre. Questa la
motivazione del voto: “Invisibile. Esiste. Certo che esiste. Se nesente parlare tutti i momenti a ogni incontro del PdL. Con orgo-glio di chi non dimentica mai di elencarne le qualità e di ricor-darne l’amicizia, Guido Viceconte è l’essenza stessa di unpartito che in Basilicata non vince mai o quasi, ma che a Romafa sfracelli. Lui nella capitale è pezzo da novanta tra i fedelissimi di SilvioBerlusconi in persona. In Basilicata si limita a mantenere tuttofermo come a metà degli anni novanta. Certo più spesso a tele-fono che di persona, ma c’è chi giura che di capi come lui dav-vero ce ne sono pochi: Gli altri infatti vincono”.
Viceconte nel mirino della stampa di sinistra
07 GENNAIO 2011
9Tre parlamentari del PDL
per “coerenza”, evidenziano
la loro debolezza politica.
litica. Un fatto è il garantismo,
un altro fatto è l’esigenza della
lotta politica per il trionfo dei
propri colori. I vertici del PdL,
evidentemente non hanno le idee
chiare oppure amano nascon-
dersi dietro un garantismo che
puzza di ignavia. Perché il loro
comportamento è stato ridicolo,
assurdo, incredibile dinanzi al
quale la base elettorale del par-
tito ha manifestato una ribel-
lione interiore che grida
vendetta. Hanno compreso, cioè
che con questi dirigenti non vin-
ceranno mai perché sono deboli
e pensano solo ai fatti loro. Vale
a dire, il consociativismo. La
conferenza stampa di fine anno
è stata loquace in proposito.
Quando una giornalista ha chie-
sto al Senatore Cosimo Latro-
nico quale fosse la posizione del
partito di destra sulla vicenda sa-
nitopoli, si è sentita rispondere:
“Il centrodestra è coerente per-ché non ha una linea a Roma
ed una in Basilicata”. Garantisti a
Roma per difendere Berlusconi per
cui garantisti anche a Potenza nel di-
fendere i nemici politici, in poche pa-
role. Ma non hanno compreso che a
Roma i giustizialisti di Bersani &
company, tentano di distruggere Ber-
lusconi senza pietà perché è lotta po-
litica, mentre a Potenza, i vertici del
PdL con il loro garantismo sembra
che portino in gloria chi è rimasto in-
cappato in una vicenda giudiziaria
che potrebbe creare un grosso prece-
dente politico e non hanno compreso
un altro aspetto del problema questi
dirigenti senza intuito politico: che
con il loro atteggiamento hanno
smentito l’azione de“Il Giornale”
quell’ organo d’informazione di de-
stra che invece ha fatto esplodere il
caso sanitopoli a livello nazionale e
che ora si vede distruggere lo scoop
giornalistico – politico, per il sem-
plice fatto che tre parlamentari lu-
cani, tutto possono fare, tranne
politica, perché sono consociativi con
la maggioranza. Quanta ipocrisia,
quante falsità: quanta vergogna,
sono costretti a digerire migliaia di
elettori di destra, condannati a non
poter mai vedere la vittoria dei pro-
pri colori, perché questi colori sono
sporcati dai massimi dirigenti del
PdL.
LA PROVA
DEL CO�SOCIATIVISMO
Se pensate che su quanto affermo
non ci siano prove, amici lettori, è
sbagliato. Non ci sono documenti, è
vero, ma c’è un atto giornalistico di
una collega de “Il Quotidiano della
Basilicata” Rosa Maria Aquino, che
dalla conferenza stampa (dove erano
presenti Viceconte, Taddei e Latro-
nico – i tre parlamentari in odore di
consociativismo) se ne è uscita dalla
conferenza stampa, carica di mera-
viglia. La collega ha così espresso il
suo testamento di morte per il PdL,
attraverso questo passaggio di un ar-
ticolo semplicemente veritiero, che
vi proponiamo quale nostra prova di
accusa: “Se tutti gridavano però lecarte dell’inchiesta da un lato, le re-pliche dall’altro – molto più assor-dante apparire in silenzio di unacerta parte politica per il PdL ap-punto, che dall’opposizione avrebbepotuto sparare un paio di cartucce,se non sulla questione giudiziaria,almeno sulla questione morale, cheun appalto finito sotto indagine hamesso prepotentemente al centrodell’agenda politica lucana. Inveceil PdL per sua stessa ammissione èstata tirata dalla giacchetta tantoche nella nota conferenza stampadel Mercoledì 29 Dicembre 2010,non c’è stato nemmeno bisogno difare la domanda: “Siamo garantistia Roma, per le vicende legate al Pre-mier, così come lo siamo a Potenza,con questa storia della sanità”. Cosìhanno risposto gli onorevoli presentiaffermano Rosa Maria Aquino ri-cordando però che costoro confi-dano nel corso della giustizia”. GIUSTIZIA DIVI�A
Anche noi, in quella umana, ma so-
prattutto in quella divina perché solo
un miracolo potrà salvarci dal futuro
ancora più fosco e avvilente di
quello attuale, grazie ad un conso-
ciativismo indegno che ormai do-
mina incontrastato tra la
maggioranza e l’opposizione. La se-
conda puntata al prossimo numero.
Iconsiglieri comunali Nicola
Becce e Antonino Imbesi
(PDL) hanno annunciato
nel corso di una conferenza
stampa di uscire dall’inter-
gruppo di opposizione. Ed
hanno anche chiesto che vi
sia maggiore chiarezza all’in-
terno dello schieramento di
centrodestra del consiglio co-
mune di Potenza. Hanno
spiegato di «non riconoscere
più la 'leadership' di Giu-
seppe Molinari», candidato
sindaco del centrodestra e
coordinatore dei gruppi con-
siliari di opposizione, e di
«non tollerare più la man-
canza di chiarezza nel cen-
trodestra», partendo dalle
posizioni dei Dec e dell’Mpa
per arrivare fino a quella del
consigliere regionale Roberto
Falotico «che – hanno evi-
denziato – è stato candidato
dal centrodestra con un
passo indietro del Pdl». Im-
besi e Becce hanno confer-
mato la loro «fiducia al
partito», chiedendo però a Vi-
ceconte «una maggiore pre-
senza sul territorio e a
Potenza, perchè con la sua
autorevolezza ed esperienza
si possono vincere le compe-
tizioni elettorali». I due consi-
glieri hanno poi illustrato la
loro attività dall’inizio della le-
gislatura: Becce ha presen-
tato 160 atti, “tra
interpellanze, interrogazioni e
ordini del giorno mentre, per
quanto riguarda Imbesi, sono
state presentate 80 interpel-
lanze, 42 interrogazioni, due
mozioni, 22 ordini del giorno
e cinque petizioni popolari.
IL RISVEGLIO DELLA STAMPA
IMBESI E BECCE(PDL) CONTROMOLINARI COORDINATORE DEL CENTRODESTRA AL COMUNE DI POTENZA
NUOVA SVOLTA DI SILVIO BERLUSCONI:
ADDIO PDL, ARRIVANO I “POPOLARI”
Si respirava nell’aria Silvio Berlusconi ha intenzione di
azzerare ogni contenzioso con Fini per cui eliminerà il
nome del suo partito, il Popolo della Libertà. Con intuito
politico ha deciso di creare una casa nuova di zecca
che dovrà ospitare tutti i moderati. Il nome è pronto: Po-
polari. Così, secco e a prova di sigle. Così, asciutto e
resistente a storpiature e acronimi. L’obbiettivo politico
è facilmente intuibile: il nuovo nome “Popolari” servirà
per riprendere in maniera diretta la famiglia europea,
nella quale si trovano oggi gli eurodeputati del Popolo
della Libertà. La suddetta scelta, servirà per saldare al
centro, il nuovo schieramento, e sottrarlo alle derive che
gli ex di An rischiano di accentuare ora che nel PDL rie-
scono a dare le carte, in maniera diretta, anche grazie
al peso di Larussa e Gasparri.
Niente nuovi predellini, quindi come lo stesso Berlusconi
ha precisato affermando che “Alla mia età devo stare
attento ai gradini”. Il progetto restyling è in fase avanzata
è utto deve essere pronto qual’ora la Lega non si ac-
contenti dell’allargamento della maggioranza al quale
lavora il Cavaliere, e spinga per il voto anticipato a pri-
mavera.
Si attendono gli eventi
07 GENNAIO 2011
UNA NUOVA CURAALL’ATTESA
Finalmente possiamo porre
la parola “fine” alle lunghe
attese dei degenti tra le
corsie dell’Ospedale San Carlo
del capoluogo potentino. Si è de-
ciso infatti, dopo un’attenta ana-
lisi sul biennio 2009-2010 che ha
messo in luce una situazione
poco florida della stessa azienda
ospedaliera, di lenire una situa-
zione che di fatto ha sempre inte-
ressato i cittadini lucani:
attraverso un vigoroso riallinea-
mento organizzativo concernente
il biennio 2010-2012, l’Asp sta
tendendo ad un costante miglio-
ramento dell’accessibilità e della
qualità delle cure. Ciò in ottem-
peranza alla legge 12/2008 di
riassetto organizzativo e territo-
riale del servizio regionale che,
da un lato, ha reso agevole il rap-
porto tra aziende e cittadini, ri-
dotto l’accesso presso l’AOR,
almeno per le patologie di media
e bassa complessità e l’introdu-
zione di nuove tariffe, meno one-
rose delle precedenti.
L’Azienda ospedaliera ha, infatti,
ricucito un logoro rapporto coi
cittadini del territorio di riferi-
mento, stabilendo un nuovo si-
stema di prenotazione:
la classe B prevede che i degenti
con patologie gravi, dovranno at-
tendere al massimo dieci giorni
dalla richiesta del proprio medico
curante;
la classe D, comprende tutti quei
pazienti per i quali non sono riscon-
trate patologie urgenti dovendo, di
fatto, attendere trenta giorni per una
visita e sessanta per una prestazione
strumentale.
Dulcis in fundo, la classe P, concerne
prestazioni che non influenzano la
prognosi o prestazioni di controllo.
Insomma, una messa al bando degli
ipocondriaci pronti a riversarsi per
lievi malori, esistenti o meno, nelle
già affollate e critiche corsie ospeda-
liere. Priorità a problemi e patologie
degni di nota.
Alacre, dunque, il lavoro del nuovo
organo direttivo che ha cercato di
dare rinnovato vigore al secondo
ospedale più grande d’Europa ma,
non certo in pole position in quanto
a prestazioni nei precedenti anni:
infatti, si sta rilanciando un’inizia-
tiva già emersa nel 2009, quella del
Day service, declinato sotto varie
forme:
day service senologico, ortopedico
e presso la Cardiologia medica, il
day service per la diagnosi e la te-
rapia dell’ipertensione polmonare.
Inoltre, l’ASP ha puntato sull’aper-
tura degli ambulatori la terza dome-
nica di ogni mese, per garantire conti-
nuità nelle visite specialistiche: attività
già in corso dal 2009 ma implementata
come dovuto.
Un buon auspicio, quello con cui si apre
questo nuovo anno: di certo, l’augurio
scaramantico che ogni cittadino fa a sé
e ad altri è quello di vedere sempre più
sfoltite file agli ingressi dell’Ospedale.
E non solo per snelliti tempi d’attesa.
Simona Marganella Un contenimento dei tempi di attesa, in accordo alla nuova intesa
Stato-Regioni, per il biennio 2010-2012
Riorganizzazione nell’azienda
ospedaliera “S.Carlo” di Potenza
L’iniziativa del “RedditoPonte”, promossa dalla
Regione Basilicata e fina-lizzata all’impiego di gio-vani disoccupatilucani,culmina con la pubblicazione delle graduatorie definitive - giàdisponibili sul sito. 621,i fortunati diplomati e laureati che potrannocollaborare per due anni con le aziende locali, in cambio di un cor-rispettivo di 500€ mensili. Al termine del periodo di formazione,verràofferto loro un “voucher occupazionale” da spendere o pressol’azienda,come incentivo all’assunzione o da investire per l’avvio diuna nuova attività imprenditoriale. L’obiettivo di questo intervento èmirato a tamponare il profondo disagio economico e a catalizzare gliinvestimenti nella regione,tanto prolifica ma poco valorizzata. Il Pordi Basilicata e il Fondo Sociale Europeo hanno elargito circa 34 mi-lioni di euro a sostegno di questo progetto,attuato per la prima voltain Italia. L’intento prioritario mira alla professionalizzazione deinuovi addetti ai lavori,che dovranno acquisire competenze specifi-che,necessarie per adempiere alle mansioni richieste dal settore.Stage,cooperazione diretta con gli imprenditori e contatto con leaziende saranno garantiti per i due interi anni di tirocinio,al fine di
preparare al meglio i nuovi lavoratori.E’ comprensibile il dispiacere dei tantiche sono rimasti a casa,speranzosi dicogliere un’opportunità vantaggiosa.Diverso sarà per i più fortunati che si
rimboccheranno le maniche in una nuova sfida. In attesa di coglierele prime impressioni da parte dei giovani selezionati, è d’obbligoporsi degli interrogativi. Ci sarà un vero lieto fine o sarà solo fumonegli occhi? Si riuscirà a limitare la “fuga di cervelli”? Ad ognunola libertà di ipotizzare una risposta. �el frattempo resta forte la fidu-cia che questo buon inizio possa fungere da trampolino di lancio perl’attuazione di iniziative analoghe,che possano far parlare della Ba-silicata,non solo per i suoi paesaggi,ma anche per la sua ricchezza.
AG�ESE ALBI�I
10
IL SOGNO DIVENTA REALTA’
Un “ponte” per la felicità: poche centinaia di euro per ridare il sorriso
621=totale ammessi;
tra i 621, 484 donne(ossia i 4/5 del totale);
404=ammessi diplomati;
217=laureati;
7200=numero domande
pervenute alla Regione (10 volte in più rispetto ai posti a disposizione)
I NUMERI DELLE DOMANDE
07 GENNAIO 2011
Un ponte mai attraversato
Il sovrappasso pedonale di via
di Giura si inserisce all’in-
terno del Piano Operativo
Regionale Basilicata 2000-2006,
il quale prevedeva la realizza-
zione di programmi integrati di
sviluppo urbano.
L’Accordo di Programma stipu-
lato nel 2005 tra la Regione Ba-
silicata e il Comune di Potenza,
in attuazione al Progetto Inte-
grato di Sviluppo Urbano della
città di Potenza, si poneva “gli
obiettivi di potenziamento del-
l’attrattiva urbana, riqualifica-
zione dei quartieri cittadini,
sistemazione e recupero delle
aree degradate, rafforzamento dei
servizi alla persona e alla comu-
nità”.
Il ponte è costituito da una strut-
tura in acciaio dotata di tiranti e
da una passerella in legno, ed è
dotato di un servo scala per con-
sentire l’accesso ai disabili.
Uno dei due appoggi del ponte
interessa una piazzetta attigua
alla terrazza del centro commer-
ciale dell’ex palazzo delle Con-
fcooperative, l’altro, invece,
finisce all’interno dell’ampia ro-
tatoria di via Di Giura, tra terra
ed erbacce, con una rampa di ben
32 gradini.
Il ponte di via Di Giura era stato
pensato come elemento di con-
giunzione tra Rione Risorgi-
mento e Parco Aurora. Oltre alla
funzione di attraversamento pe-
donale per connettere la zona li-
mitrofa all’area del vecchio
ospedale San Carlo con la rotato-
ria, esso si sarebbe dovuto inse-
rire all’interno di un più ampio piano
di riqualificazione urbana. Il ponte
avrebbe dovuto rappresentare uno
degli elementi compositivi di un pro-
getto organico per la creazione di
un’area verde destinata a momenti di
sosta e di aggregazione, dotata di pa-
vimentazione, alberi, un’adeguata il-
luminazione e una fontana.
L’Accordo di Programma individua
come soggetti destinatari dell’opera
i residenti del quartiere.
E sono proprio gli abitanti del rione
a manifestare un sostanziale malcon-
tento per la realizzazione dell’opera.
“Il fallimento del progetto è rappre-
sentato dalla mancata fruizione
dell’opera realizzata” spiega l’Ing.
Roberto Tricomi, promotore del-
l’attività del Comitato di Quartiere
di Parco Aurora fin dagli anni ’90 e
abitante del rione. “L’opera è pre-
gevole tecnicamente e architettoni-
camente, ma noi ci chiediamo: è
accessibile? Lo è dal punto di vista
della normativa, ma non di fatto.
Pensiamo a una donna con un pas-
seggino o a una persona anziana.
La rampa di accesso al ponte è uti-
lizzabile solo da adulti sani, ossia
dal 20% della popolazione del
quartiere”, e aggiunge “l’opera, in
sostanza, pur inserendosi in un pro-
getto di riqualificazione, non ha
portato nessun valore aggiunto”.
Il ponte, ad oggi, non è mai stato inau-
gurato, né utilizzato e la rotatoria di via
Di Giura appare come un cantiere
aperto.
“Il nostro è un quartiere completamente
abbandonato. Chi ha voglia di passeg-
giare tra il fango e le siepi?” continua
l’Ing. Tricomi, facendosi portavoce
degli abitanti di Parco Aurora, che si
domandano che fina abbia fatto il pro-
getto integrato per la realizzazione
dell’area verde, e conclude “Non sono
soltanto soldi spesi male, sono occa-
sioni sprecate per il territorio.”
Giusi Santopietro Il sovrappasso di via Di Giura,è rimasto sospeso nel nulla.
E gli abitanti di Parco Aurora ringraziano
A più di due anni dalla data prevista
per l’ultimazione, il ponte è ancora inutilizzato
11
Costo totale del P.O.R.: € 39.573.334,00Importo totale del finanziamento: € 628.000,00Importo dei lavori: € 405.687,78Contributi P.O.R.: 100%Quota massima raggiunta: 7.50 mt
Altezza del parapetto: 1,40 mt
Lunghezza dell’attraversamento: 47,50 mt
Tutti i numeri del ponte
07 GENNAIO 2011
A NOI LA FANTASIA NON S’È INCEPPATA!
Il cancello sta a guardia distudenti e professori, ma so-prattutto delle automobili del
personale. Varcato e ampliatosil’orizzonte visivo, si ha l’impres-sione di trovarsi in un luogo a ca-vallo tra la realtà e la fantasia.Oggi, il Polo Universitario diMacchia Romana ha mutatosembianze. La realtà, troppospesso sprovvista della capacitàdi ingentilirsi, è data da quel nu-mero eccedente di auto parcheg-giate in un campus che potrebbeessere votato ad una destinazionepiù raziocinante ed educata. Ov-vero, soprattutto, alla popola-zione che vive l’ateneoquotidianamente, a quei giovaniche hanno il diritto di vivere inun ambiente consono alle ore distudio, di confronto e socializza-zione. La fantasia, al contrario,deve essersi stancata di restareingabbiata nelle aspettative. Per-ché s’è messa a strillare. Tuttociò accade nello spazio battez-zato “Campus Botanico” e che faparte di un progetto culturale,nato nel 2009, promosso dall’as-sociazione potentina “Sui gene-ris” in collaborazione constudenti, professionisti e artisti.Lo scopo dell’iniziativa è la ri-qualificazione e il recuperodell’area. Rosso, giallo, lavanda,arancio. Sull’asfalto, sulle pan-chine in pietra, sulle pareti e suimuri, sui gradini: i ragazzi che
hanno contribuito - lavorando sodo persettimane - all’iniziativa di rendere piùvivibile, dinamico e scanzonato l’am-biente universitario, hanno pennellatocome imbianchini in jeans e camiciasciogliendo i vincoli della monotonia edella noncuranza. Il grigio è stemperato,l’arancio sull’asfalto sorprende, la la-vanda sorride, il rosso si fa notare senzaessere stridente, il giallo felicita. Bellatrovata, abili i ragazzi che hanno lan-ciato la proposta e che si son dati dafare, armati di pennelli e barattoli di ver-nice, ma anche di volontà e d’inventiva.Ma forse non era bastevole dissentire,
attraverso il colore, all’asfalto che fada padrone nelle nostre vite di pro-vincia. I ragazzi, dopo settimane dilavoro, hanno poi pensato al verdequello vero, quello che pulsa, chebrilla di luce propria, che è l’essenzastessa della vita. In corrispondenza diogni pennellata hanno abbinato spe-cie vegetali del medesimo colore. Lalavanda che si lega all’omonima to-nalità, la fotinia che si fonde colrosso, la ginestra in connubio con ilgiallo, la potentilla che segue l’aran-cio. Ad ogni colore è abbinata più diun’essenza. Dunque, il verde, eccololì, finalmente felice d’essere, comeun bambino che in città chiede spaziper esprimersi e non ne trova, per poimiracolosamente conquistarsi un can-tuccio di tutto rispetto. Ma non è datoaccontentarsi, perché un motorefiacco ed usurato può esser miglio-rato sempre un pò di più. Irrompe, aquesto punto, con garbo e meraviglia,il “Giardino delle luci e dei colori”.Un’installazione naturale in coesionecon il verde stentato di un’aiuola uni-versitaria. Ciottoli impastati di pol-vere bianca, cortecce d’albero, fiori,arbusti. A illuminare l’aiuola ci pen-sano certe insolite sfere bianche che,a sera, si accendono diventando comesentinelle a guardia di un sito verdeda difendere gelosamente. La luceche emettono si vede anche dallastrada, da lontano. E magari stampasorrisi incuriositi e compiaciuti sullefacce dei passanti, assuefatti a benaltro. Forse è così: sguardi rassegnati
e inespressivi sono la conseguenzadi un impatto duro e mesto con lacittà. Magari è così: anche i gio-vani e i giovanissimi, in città, nellanostra città, si lasciano andarecome sporte di plastica in mezzo almare. Ma tant’è. C’è chi caccia latesta fuori dal sacco, chi non si la-scia trascinare ma nuota controcor-rente perché ha spalle ampie eneuroni naturalmente dopati di pas-sione. “La mia fantasia è incep-pata: ho bisogno di un piccolodispiacere”, ha scritto Leo Longa-nesi. È ciò che accade in una cittàcome Potenza: qualche dispiaceredi troppo, per una realtà stantia eaddormentata sugli allori ormaimarci, può incoraggiare il cambia-mento. È come vedere il bicchieremezzo vuoto o mezzo pieno. Al-lora, bravi i fautori dell’iniziativa.Perché il colore, in città, rifletteuno stato mentale che da arrende-vole si tinge anch’esso di rosso e digiallo. Bravi perché il verde è vit-tima prediletta e purtroppo silen-ziosa di contumelie e non viene piùconsiderato fonte di vita e batti-stero di felicità. Bravi perché leteste che riflettono e agiscono sonocome grano lanciato in un campoincolto. A voi la fantasia no, nons’è inceppata.
Michela Di Palma Il Campus Botanico presso il Polo Universitario di Macchia Romana:
un piccolo miracolo fatto di colori, luci e verde.
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DI TUTTA L’IMMONDIZIAUN FASCIO
Povera città di Napoli, dolo-rosamente associata alloscandalo dei rifiuti e a
tutto ciò che ne consegue, per icittadini, per il turismo e l’econo-mia, per lo stato pietoso dellecose. La drammaticità della ge-stione scellerata del fenomenopare, per adesso, circoscritta a ta-lune realtà urbane e regionali checontengono, già di per sé, criti-cità da ricercarsi nel tessuto ur-bano assai complesso, in unbacino d’utenza smisurato, nel-l’abuso e nella criminalità che incerti territori infierisce surrogan-dosi allo Stato. L’allarme lanciatogià da tempo da scienziati, ammi-nistratori, associazioni ambienta-liste e addetti ai lavori sullaquestione fa temere il peggio. Fatemere il rischio di perderne ilcontrollo e di non poter più sop-perire, una volta incancrenitosi ilfenomeno dei cassettoni stra-colmi, a certe deplorevoli dina-miche gestionali. Potenza vive,recentemente, uno stato di confu-sione circa l’amministrazione deirifiuti urbani. La discarica al col-lasso, le richieste di convoglia-mento della spazzatura verso sitiche si prestano non sempre “ami-chevolmente”, un inceneritorespento e osteggiato, appelli lan-ciati dal Comune, dall’ACTA,dagli ambientalisti affinché si in-coraggi i cittadini - molto spessoi primi responsabili di un malco-stume standardizzato - alla rac-colta differenziata. Ci sidomanda, a malincuore, perchéesortazioni di questa natura ven-
gano male o per nulla recepiti. Ep-pure i cassonetti già subissati sonosotto gli occhi di tutti. Eppure lasgradevolezza di certi odori che aleg-gia lungo strade e siti di raccolta so-praffanno i cittadini. Eppurebasterebbe così poco quanto menoper arginare il fenomeno, rendendoconsuetudine una azione così sem-plice, quale la raccolta differenziatada operare in casa propria, la stessache oggi viene confusa per ecologi-smo. Non è ecologista il cittadinoche ha dotato la propria cucina di dueo più contenitori per vetro, plastica ecarta. Non è ecologista chi non gettaindistintamente ogni tipologia di ri-fiuto e materiale nel secchio dellaspazzatura. Non è ecologista chi sireca al supermercato portando con séla sporta per la spesa evitando, così,la diffusione incontrollata di plastica
che continua ad essere prodottasolo perché ciascuno di noi lo con-sente, essendone fruitore indiscri-minato. È educato, rispettoso diprecise norme che ormai nessunopuò ignorare, è intelligente e ligioal dovere chi non fa di tutta l’im-mondizia un fascio. A fare la diffe-renza è la differenziata. AlcuniComuni della provincia di Potenzasono già partiti con una buonaazione sul campo: la raccolta del-l’umido relegata ad un paio digiorni a settimana, così il recuperodella plastica, del vetro e dellacarta. La spinta dunque c’è, sep-pure manchi in Basilicata un im-pianto di compostaggio per i rifiutiumidi: come ci ricorda l’ormai no-torio dossier di Legambiente sui“Comuni ricicloni” del 2010, que-sta risulta l’unica efficace alterna-
tiva ad inceneritori e discariche, checonsentirebbe di ridurre lo smaltimentoa percentuali ridottissime. Purtroppo, adoggi, i piccoli Comuni virtuosi si tro-vano costretti a trattare la frazione or-ganica fuori regione. È di questi giornil’ordinanza del Sindaco di Matera, Sal-vatore Adduce, che vieterà, dal primogennaio, l’utilizzo delle buste in pla-stica: nella città saranno distribuite diecimila sporte realizzate con materiale ri-ciclabile. Nessuna operazione di ostru-zionismo, di minacce di disastri,nessuna opera di convincimento do-vrebbe esser fatta: il cittadino che ge-nera rifiuti dovrebbe, moltosemplicemente - perché semplice è lapratica della raccolta differenziata- , farpropria una azione che non costa fatica,né dispendio di soldi ed energie, né do-lore.
Michela Di Palma Rifiuti: a fare la differenza
è la differenziata.
“La raccolta porta a porta da prendere ad esempio dai piccoli
Comuni della provincia”.
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L’ultima ricamatrice
Il Presidente dell’ANDE, Ninni
Fanelli Laguardia l’ha definita
l’ultima ricamatrice del centro
storico di Potenza in occasione
della premiazione donna dell’anno
2010
Perché è stata premiata?
Ho ricevuto questo premio dal-l’A�DE, l’Associazione ItalianaDonne Elettrici, che ha lo scopo didare “diritto di cronaca” alledonne. Sono stata premiata perchéartigiana di un mestiere che ormaista scomparendo, che è quellodella ricamatrice.Com’è nata la sua attività?
Sono originaria di Lavello, vivo aPotenza da 20 anni. Per 15 anni holavorato come precaria all’Uni-versità. Poi, 5 anni fa, come suc-cede a tutti i precari, e non solo aloro, sono stata mandata via conl’augurio di trovare un nuovo posodi lavoro. Alla soglia dei 40 anni,non sapevo cosa fare.Il ricamo è sempre stata una pas-sione. Sono andata a ricamare perla prima volta d’estate, a 8 anni,ricamo da sempre. Mia madre nonvoleva vedermi giocare per stradae mi mandava dalle ricamatrici.All’inizio la vivevo come una puni-zione. Ho aperto questo negozio 3 annifa. La mia è un’attività commer-ciale, ma soprattutto artigiana. Il mio lavoro consiste nel ricamaremanufatti rigorosamente a mano,dalla prima all’ultima piega.
Lavoro su commissione, soddisfo i desiderie i gusti della gente mettendoci la tecnica. Accanto a lavori importanti come primiletti, tende e tovaglie. Eseguo anche ram-mendi, anche questo fa di me una ricama-trice.Oltre ad essere un’artigiana, sono unacommerciante, e, su richiesta, forniscoanche consulenza tecnica alle mie clientiche mi chiedono consigli. Questo piccolo negozio sta diventando unpunto di riferimento per le signore cheamano dilettarsi con il ricamo. E’ la stessaatmosfera che si creava da mia madre, hopreso tutto da lei.Lo scorso anno ho partecipato ad un pro-
getto di creazione d’impresa attraversoil mentoring, durato circa 6 mesi, anchese il ricamo non si apprende in cosìpoco tempo.E’ proprio il caso di dire “impara l’artee mettila da parte”. All’Università svolgevo un lavoro chenon ha mercato, allevavo insetti. Adesso posso dire “sono una ricama-trice”, ha una valenza diversa dal puntodi vista passionale e sentimentale.Ho la fortuna di fare quello che a mepiace, di gestirmi. Adesso avrei grandidifficoltà a tornare ad un lavoro comequello che svolgevo primaIl negozio è comunicazione. Mi sembradi stare ancora a casa con mia madre,al piano terra, quando la gente, pas-sando, ci salutava e noi riconoscevamole persone dal suono della loro voce.Quali difficoltà ha incontrato
nell’intraprendere la sua attività?
Grandi difficoltà non ce ne sono state.Il problema iniziale è stato quello di tro-vare un locale che potesse darmi visibi-lità. I locali in via Pretoria eranoeconomicamente inaccessibili, così, percirca un anno sono rimasta nell’ombra. Poi, per fortuna ho trovato il locale incui lavoro oggi. Il mio punto di forza è l’impegno. Sonoconvinta che l’impegno paga sempre.Oggi sto puntando sul passa parola. Cosa ha significato
per lei questo premio?
Una consacrazione, soprattutto perchénon faccio parte di nessun circuito e dinessuna associazione. Sono l’unica ar-tigiana ad essere stata premiata ac-canto a personalità appartenenti a
categorie importanti nel campo del-l’informazione, della medicina, delcinema e della musica, alcune dellequali anche abbastanza note. �on socome esprimere la sensazione che hoprovato: volavo. Devo dire, però, che sono rimastacon i piedi per terra, sono già tornataquella che ero e ho subito ripreso re-golarmente la mia attività.Tra poco la notorietà finirà e speroche il prossimo anno il mio premioverrà assegnato ad un’altra “per-fetta sconosciuta”.Quale messaggio vuole lasciare alle
donne del 2011?
Imparate un’attività manuale, fabene in sé per svariati motivi, perchéti fa stare con te stessa, aiuta a riflet-tere e, soprattutto, riabilita alla len-tezza in una società frenetica. E poiè creativa. Il ricamo, per esempio, tipermette di tirar fuori un manufattoda un semplice pezzo di stoffa. Moltesignore che frequentano il mio nego-zio grazie al ricamo confezionanocon le proprie mani regali per di-verse occasioni, mettendoci tantapassione.Infine, può essere anche utile: unamia cliente con il ricamo controllaperfino l’insonnia.I sogni possono realizzarsi. Ognunodi noi ha una propria collocazionenella società, basta cercarla. �on c’èbisogno di essere i migliori in ognicampo, credo ci sia spazio per tutti.
Giusi Santopietro C’è anche un’artigiana tra le quindici personalità lucane che lo scorso 28
dicembre sono state premiate dall’ANDE come Donne dell’Anno 2010-2011
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Teresa Caprioli nel suopiccolo atelier
Nel borgo antico
di Potenza
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TANTI OCCHI
Recentemente ha costi-
tuito un’associazione
onlus denominata Svi.
Med., vuol dirci di cosa si tratta?
SVI. MED. È l’acronimo di Svi-luppo del Mediterraneo e già ladenominazione chiarisce le inten-zioni dell’associazione. Ritengoinfatti che l’area mediterranea dicui l’Italia fa parte a pieno titolorappresenta la cerniera tra la pro-duzione ed il mercato; ossia tra ilmondo che produce beni ed ilmondo che dovrà usufruirne, uti-lizzarli, ecc. Con la SVI.MED., quindi vor-remmo contribuire a far emergerele possibilità di crescita dei paesibagnati dal Mediterraneo che anostro avviso possono rappresen-tare la locomotiva dello sviluppoeuropeo e mondiale a breve emedio termine.Ci faccia capire….:
L’Italia dal 1951 intuì che l’Eu-ropa sarebbe stata una grande oc-casione di crescita sociale edeconomica, quindi contribuì a fon-darla certa che, se per un versol’Europa poteva essere una splen-dida occasione di crescita del no-stro paese in modo particolare delmezzogiorno, il nostro paese eraed è l’unica vera cerniera tral’Europa e i paesi bagnati dal Me-diterraneo meridionale: dalla pe-nisola arabica a quella Ellenica,dall’Africa settentrionale, fino allostretto di Gibilterra.
Le premesse del 1951 ci sono ancoratutte: i paesi bagnati dal mediterraneomeridionale sono in forte fase di svi-luppo in parte rallentato da tensioni po-litico-religiose, e il nostro paese,soprattutto la parte territoriale con-traddistinta con il termine di mezzo-giorno può essere un traino formidabileper l’economia di tutta la nazione.Ma …… ne ha parlato con Bossi ??:
Veda, Bossi rivolge le sue “attenzionipolitiche” ad una parte delimitata dellanazione cavalcando il risentimento na-turale di ogni persona: se non c’è la-voro è colpa dei meridionali chesottraggono lavoro ai locali (oggi di-remmo colpa degli extracomunitari) sepiove è colpa di Roma ladrona; e, sem-brerà strano, non è raro trovare tra ipiù accaniti sostenitori del Bossi-pen-siero, proprio ex meridionali quasicome se si trattasse di un taglio del cor-done ombelicale per assurgere ad unasorte di riscatto sociale nei confronti diuna terra matrigna che li ha costretti ademigrare e che comunque non ha con-sentito loro di sviluppare le potenzialitàdi cui spesso fanno mostra nella comu-nità ove vanno a stabilirsi.Per tornare a Bossi, poi basterebbe leg-gersi il libro Terronia di Pino Aprile percomprendere, se mai ce ne fosse biso-gno, come il mezzogiorno pre unitarionon fosse poi arretrato rispetto al nordanzi.In sintesi già prima dell’unita d’Italiail Sud poteva rappresentare un trainoper tutto il paese se la storia non avessepreso un’altra piega. Ovviamente, poi-
ché chi vince oltre a scrivere la storiacomanda e chi comandava rappresen-tava e rappresenta gli interessi com-presi tra il Po e le Alpi, nasce ilmeridione assistito e la questione me-ridionaleE… allora??:
Allora, con l’associazione SVI.MED.vorremmo far emergere tutte le poten-zialità dell’area mediterranea, Italiain testa, che mi creda sono tantissime.L’aspetto innovativo dell’associazioneè di rendere disponibili, per il rag-giungimento degli scopi associativi,competenze e sensibilità in più settori,costituendo all’occorrenza una rete di“esperti” con competenze nel settoresociale – scientifico - tecnologico percontribuire al miglioramento dellaqualità della vita e dello sviluppo so-stenibile delle comunità dell’Area me-diterranea.Prime iniziative:
non voglio anticipare alcunché ma leassicuro che stiamo lavorando ad al-cuni argomenti veramente interessanti
che ci porteranno a richiedere il coinvol-gimento delle amministrazioni locali edel governo nazionale. Ma quello chedeve far riflettere è che gli associati sonodistribuiti in tutta Italia, dalla Lombardiaall’Emilia, dalla Campania, alla Sicilia,passando ovviamente per la Puglia e lanostra Basilicata.A proposito e la politica ??:
La politica deve fare la sua parte ascol-tando le proposte che verranno formulatee valutando se, e quali di queste, possanoessere meritevoli di approfondimento e diulteriori sviluppi. L’associazione rivol-gerà i propri appelli e le proprie propostea tutte le componenti politiche nazionalie locali.L’esigenza di un’associazione??
Abbiamo ritenuto che la forma associa-tiva fosse la più percorribile rispetto al-l’idea di proposta che avevamo e cheoggettivamente dovrebbe appartenerealla politica. Sinceramente sembra quasiche da qualche tempo la politica sia piùinteressata da altre logiche: chi ammini-stra da quelle, pur legittime di gestire ilpotere e meno legittime di gestire, attra-verso il potere, il consenso; l’opposizioneda logiche di posizionamento di alcunecomponenti e anche in quel caso da lo-giche di gestione del consenso perseguitospesso in modo miope e esclusivamentepersonale. Entrambi comportamenti chespesso fanno disamorare la gente e so-prattutto i giovani dalla partecipazionedemocratica ad organizzazioni politicheanche perché non vedono prospettiva dicrescita ne culturale ne professionale.Una sorta di situazione di stallo nella
Nasce la SVI.MED.
Un’associazione onlus che punta
allo sviluppo dell’area mediterranea
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quale abbiamo ritenuto oppor-tuno portare una boccata di ariache ci auguriamo sia fresca e diadinamicità ad una comunità, inspecie quella lucana, che da di-versi lustri sembra compressa trasistemi immobili e privi di dina-micità sociale, economica e cri-tica. �ella quale a pagare ilprezzo maggiore sono proprio igiovani.Quindi la SVI.MED. ??
La SVI. MED., elaborerà propo-ste da formulare alle comunità edagli amministratori al fine di con-tribuire alla crescita sociale edeconomica delle comunità inte-ressate, indirizzato prevalente-mente ai territori sottoutilizzati,che non dovrà compromettere lesuccessive potenzialità dei terri-tori, ne arrecare danni maggioridei benefici che eventualmenteprodurrebbe alle comunità; chesia in sintesi una crescita sosteni-bile che consenta alla genera-zione presente di soddisfare ipropri bisogni senza compromet-tere la possibilità delle genera-zioni future di soddisfare i loro.Riteniamo che solo partecipandoattivamente alla costruzione di unprogetto strategico, che sia dav-vero condiviso e partecipato, sipuò raggiungere l’obiettivo di mi-gliorare la qualità della vita edello sviluppo dei nostri territorial fine di contribuire alla realiz-zazione del progetto di “demo-crazia partecipata”, per unosviluppo sostenibile dell’econo-mia, della società e della cono-scenza.La struttura dell’associazione ?L’associazione tratterà quattromacro temi : 1) Cultura, forma-zione, informazione; 2) Ambiente,territorio e turismo; 3) Servizi ereti per le attività produttive; 4)Ricerca e sviluppo risorse dispo-nibili e fonti energetiche rinnova-bili.In che modo verrà trattato il
tema della cultura, la forma-
zione e l’informazione:
Con la cultura, formazione e in-formazione si elaboreranno pro-cessi di crescita sociale, deigiovani al fine di formare laclasse dirigente del futuro cheabbia consapevolezza e cono-scenza dei temi sociali, economici
e politici delle comunità di cui dovrannoessere protagonisti.Verranno fornite occasioni di dibattito edi confronto sui grandi temi contempora-nei al fine di elaborare proposte di solu-zione ai vari quesiti che portino allosviluppo di un know-how metodologicoper l’approccio ad ogni tematica sempliceo complessa che sia.L’ambiente, il territorio e il turismo:
Con l’Ambiente, il Territorio e il Turismo,ci si propone di fornire stimoli e proposteper accelerare il processo organizzativo etecnico per una tutela ambientale e terri-toriale fornendo dei supporti conoscitivied efficienti per dare energie allo sviluppodelle realtà locali, attraverso la predispo-sizione di Piani e Progetti atti ad offrirevalidi modelli di progettazione e gestionedella tutela delle zone naturali ed agri-cole, delle zone costiere, tutela del terri-torio con nuove tecniche di integrazionefra naturalità e artificialità; sviluppo edimplementazione della vocazione turisticadei territori con la consapevolezza cheper rendere vivibile il territorio sono que-sti i temi su cui confrontarsi.Quale approccio avrete per i servizi e le
reti per le attività produttive
Attraverso i Servizi e le reti si cercherà diformulare proposte tese alla riduzione delgap di una atavica arretratezza di svi-luppo delle reti e dei servizi alle impresesia intermini di potenzialità offerte dallanuove tecnologie sia in termini di infra-strutture reali e virtuali.Verrà sviluppato il dibattito sulla neces-sità dell’incremento dei servizi alle im-prese ed ai cittadini e delle reti produttive,di filiera ecc. per consentire uno sviluppoauto propulsivo, per mettere a valore lerisorse umane, le istituzioni di ricerca edi alta formazione e il sistema della for-
mazione, incrementando l’utilizzo dellenuove tecnologie dell’informazione (ter-ritorio digitale) e di assoluta eccellenzainternazionale nel campo della forma-zione, della conoscenza e della ricerca.La ricerca e lo sviluppo di risorse di-
sponibili e fonti energetiche rinnovabili.
Argomento abbastanza impegnativo:
Attraverso la ricerca e sviluppo di risorsedisponibili e fonti energetiche rinnovabilisi cercherà di stabilire un collegamentosempre più stretto tra settore pubblico,produttivo e il sistema U�IVERSITA’/RI-CERCA che deve fungere da guida al ser-vizio dell’intera società. Insieme con laqualità della vita e della vivibilità del ter-ritorio, questa è una condizione necessa-ria per attrarre maggiori e qualificatiinvestimenti dall’estero nei diversi settoriproduttivi e nei servizi avanzati. Vi è poi l’aspetto di tutto rilievo dell’ener-gia oramai diventato un bene di consumoper le comunità ed un al fattore di costoper la produzione il cui valore intrinseco,come è noto, è determinato dalla disponi-bilità delle fonti dalle quali è prodotta edalla semplicità dei processi produttivi edi distribuzione. I combustibili fossilisono preminenti, ma ragioni di opportu-nità geopolitica ed ambientale impon-gono un cambiamento radicale nel mondodella produzione energetica. Peraltronelle aree dove è in corso la coltivazionedegli idrocarburi l’ambiente sta pagandoun prezzo troppo pesante senza alcun be-neficio concreto per le comunità, le qualivedono il territorio sempre più depaupe-rato e assistono ad un irreversibile de-grado territoriale, ambientale e dellasalubrità.Questo assunto è ormai condiviso dallacomunità scientifica e, in larga parte,dalla comunità politica, ma le indicazioni
provenienti dalle amministrazionipubbliche in materia di produ-zione ed approvvigionamentoenergetico sono generalmentemiopi e spesso contraddittorie.Oggi il mercato dell’energia vedela produzione concentrata nellegrandi centrali termoelettriche,dove avviene la conversione dellefonti primarie (fonti fossili). Lenuove opportunità vanno cercatein due grandi ambiti: Il risparmioenergetico e l’investimento in ri-cerca per rendere vantaggioso edappetibile l’uso delle fonti ener-getiche alternative, eolico, foto-voltaico e soprattuttoidroelettrico e nucleare.Inoltre è opportuno svilupparestudi e ricerche sull’impiego qualicombustibili dei rifiuti per finiproduttivi attraverso la trasfor-mazione del calore indotto da ri-fiuti organici stoccati in energiaelettrica o prodotti organici utiliz-zabili per fini energetici (biogas,biodiesel, ecc.)Ci proponiamo inoltre di stimo-lare e promuovere l’attenzionedelle Pubbliche Amministrazioni,della imprenditoria e della citta-dinanza per l’incentivazione delletecnologie sostenibili, sia in ter-mini di uso dell’energia che intermini di prodotto, che diano im-pulso alla competitività delleaziende nel Mezzogiorno che,anagraficamente più giovani,possono risultare più pronteanche ad accogliere l’innova-zione.
SUL MEDITERRANEOIl gruppo elaborerà proposte
per gli amministratori, enti e comunità locali
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Un casoinquietante
Rottura epocale dei rapportitra Don Marcello Cozzi eil giornale “il Quoti-
diano”. Un fatto che si è impostoalla nostra attenzione perché imotivi della rottura suscitano in-terrogativi inquietanti che do-vranno essere scioltinecessariamente, se si vuole chela città di Potenza viva in unclima di serenità – almeno appa-rente – e se si vuole che la sere-nità torni a dominare incontrastatain alcune abitazioni di potenza. Interrogativi inquietanti.
Se li pongono ormai in molti, tracoloro che avevano una forma diossequioso rispetto nei confrontidel capo dell’istituzione antimafiadella Lucania. E non è cosa dapoco, visto e considerato che èormai convinzione di una miriadedi potentini, che non è da uomo diDio, tradire il segreto confessio-nale e perseguitare con pervicaciauna famiglia incolpevole, in nomedi un mal compreso senso di giu-stizia. La rottura
La rottura tra il sedicente prete e“Il Quotidiano”è esplosa quandoil primo dicembre, il giornale ri-porta una dichiarazione di Giu-seppe Postiglione, ex presidentedel Potenza calcio, che avrebbeaffermato, riferendosi a DonCozzi: “non p…di aver toltosenza autorizzazione alcuna oredi colloquio alla mia famiglia
quando ero in carcere, per venire a car-pire la mia buona fede utilizzata poi perviolare l’inviolabile segreto professio-nale a meri fini commerciali” che “sidiletta a partecipare alla stesura dellibro (“le mafie nel pallone” n.d.r.) ealla successiva presentazione, conti-nuando cori ad infierire sui miei fami-liari, con questa assurta pantomima”.Comportamento da prete? A voi la ri-sposta, dopo aver appreso che il giornodopo si vivrà il secondo atto della vi-cenda, poiché si viene a sapere che pro-prio in occasione della presentazionedel libro nella Chiesa di Santa Cecilia,il giovane collega Pietro Scognamiglio,è stato insultato da due militanti di Li-bera e apostrofato da uno di loro come“galoppino di Postiglione”. Quantobasta, insomma, ad indurre Paride Le-porace ad affermare nell’editoriale inprima pagina quanto segue: “è pur-troppo, invece, un fatto certo che i mi-litanti della nobile associazione di donCozzi a Potenza, abbiamo preso una de-riva comportamentale degna della peg-
giore intolleranza democratica”. Quanto basta, insomma, a giustificare itanti dubbi che la maggior parte dei po-tentini nutre sulla coerenza fideistica diun sedicente prete, che sembra goderenell’assistere al vuoto spirituale che hadeterminato intorno a se con un’azioneda giustizialista ingiusto, che non cono-sce limiti e confini. Le origini della rottura
Se c’è stata rottura il primo dicembre traDon Marcello Cozzi e il Quotidiano, bi-sogna ricordare che il fuoco covava sottola cenere da quando cioè il prete ha chie-sto al Presidente della Repubblica diconvocare il Consiglio Superiore dellaMagistratura, per giudicare la condottadella dottoressa Felicia Genovese, tito-lare delle indagini sul caso Claps. Al giornale di Paride Leporace, questarichiesta non scende giù, tanto chequando il 23 novembre si apprende cheNapolitano ha trasmesso al CSM la let-tera di Don Marcello, “Il Quotidiano”affronta di nuovo l’argomento conun’analisi lucida e obiettiva di Andrea
Di Consoli, dal Titolo: “A chi fa co-modo pensare che Cannizzaro e Ge-novese siano responsabili diqualcosa?”. Interrogativo che il col-lega sottopone all’attenzione dei po-tentini, squarciando il velodell’ipocrisia e dell’omertà che carat-terizza anche la classe politica lucanae mettendo in evidenza verità incon-testabili. Andrea Di Consoli si do-manda: “ Fa comodo pensare cheFelicia Genovese e Michele Canniz-zaro siano gli esponenti di una oscuracupola massonico-politica-mafiosa-giudiziaria? Bene, si faccia pure aqualcuno comodo evidentemente facomodo e, evidentemente, il velenopiace, e a qualcuno ci si nutre con vo-luttà. Ma a che pro? E soprattutto abeneficio di chi?Sono quasi due anni che MicheleCannizzaro chiede un incontro pub-blico – anche a Piazza Prefettura –con Don Marcello Cozzi. Su questoil prete coraggioso nicchia, fa finta diniente, si affida alla massima “calatijuncu ca passa la china”… Il pro-blema che io pongo – precisa Andreadi Consoli- riguarda le accuse infon-date che Don Marcello Cozzi grida inogni dove contro Michele Canniz-zaro e Felicia Genovese. È davveroimpossibile chiarire questa vicenda –visto che Cannizzaro non è indagato,né è mai stato rinviato a giudizio – inun pubblico dibattito? Fa così maleprovare a disintossicare il clima av-velenato che c’è in Basilicata. Op-pure si pensa di tenere alto il climadel sospetto e della accusa per tentialtri anni ancora? E se la risposta è sichi ne trae giovamento?L’ora della verità
“Sfida all’Ok Corral”? Anche Terrase lo augura. Crediamo infatti cheDon Marcello Cozzi abbia tutto l’in-teresse ad agguantare la sfida che gliha proposto Michele Cannizzaro. Daun confronto in Piazza Prefettura po-tremmo sapere se davvero esiste unacupola massonico- politica- mafiosa-giudiziaria che continua ad avvele-nare il clima, se davvero si vuole te-nere alto il clima del sospetto, oppurese c’è davvero chi vuol trovare gio-vamento in una guerra continua traCozzi e Cannizzaro, e – soprattutto –chi è. È l’ora della verità. Cannizzarola chiede. Farà altrettanto Don Mar-cello?
Saro Zappacosta
Don Marcello Cozzi
e le polemiche con gli organi di stampa
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Don MarcelloCozzi
MicheleCannizzaro
Da qualche giorno si è ap-
presa la notizia della
morte di Isabelle Caro,
giovane modella francese, che
non è riuscita a vincere la sua bat-
taglia contro un “mostro” che le
ha fagocitato la vita già dall’età di
15 anni. Conosciuta per essersi
messa “a nudo” nei servizi foto-
grafici di Oliviero Toscano, la
giovane mannequin si è resa pro-
tagonista, col suo corpo ormai
provato e consumato, di una cam-
pagna dal titolo “NO ANORE-
XIA”, promossa dal marchio
Nolita, fashion brand del gruppo
Flash&Partners di Tombolo, in
provincia di Padova. Un tentativo
di comunicare alle giovani gene-
razioni, e non solo, quanto sia im-
portante prendersi cura della
propria vita piuttosto che divo-
rarla o lasciarsela divorare. Im-
magini vivide e crude che, nel
lontano 2007, sollevarono pole-
miche e invettive nei confronti del
foto reporter che ha deciso di rac-
contare una cruenta realtà attra-
verso l’impietoso “occhio” del
suo obiettivo: “C’è una bellezza
nella tragedia. Il paradosso è che
ci si sconvolge davanti all’imma-
gine e non di fronte alla realtà. Io
ho fatto, come sempre, un lavoro
da reporter: ho testimoniato il mio
tempo”. Il male del secolo, dun-
que: un flagello che ancora coin-
volge frange sempre più
consistenti di giovani e meno gio-
vani di tutto il mondo a ritmi sem-
pre più incalzanti. Si stima,
infatti, un progressivo aumento
DIVORARSI L’ESISTENZA Vite spezzate per rincorrere un vano
ideale estetico
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dei disturbi alimentari, anoressia e buli-
mia, nel corso dell’ultimo decennio. Per-
centuali man mano in crescita che
interessano particolarmente il sesso fem-
minile rispetto a quello maschile, in un
rapporto di 9 a 1. Una bestia che insorge
generalmente nell’adolescenza o la prima
giovinezza. Frequente nelle società occi-
dentali, questo disturbo alimentare è il
coacervo di molteplici aspetti contra-
stanti della personalità dei soggetti col-
piti: eccessiva enfasi della snellezza
come prerequisito di successo e riuscita
sociale, autostima sempre meno robusta
e dipendente, spesso, dal giudizio altrui,
controverse relazioni familiari e fattori
socio – culturali veicolati dai mass media
e instillati nella fragili menti di queste
persone. Unica cura, al momento ritenuta
efficace, prevede una pratica di counse-
ling dietetico-nutrizionale, psicoterapia e
farmacoterapia: una sorta di monitorag-
gio che consente di invertire la rotta di
scoretti comportamenti nutrizionali, non-
ché di ricucire quella sfera sistemico-re-
lazionale, principale causa di tale
disturbo. Siamo, quindi, di fronte ad una
situazione che lascia accapponare la
pelle. Giovani ragazzi e ragazze che vi-
vono contro sé stessi, sul filo di un rap-
porto di amore e odio con il cibo: infatti,
loro non vivono più il pasto come un mo-
mento di condivisione e comunicazione,
ma come un consumo solitario o come
una forma di protesta. Una protesta che
molte volte produce significati, gratifica
o consente un controllo della situazione
nell’immediato ma produce, nel tempo,
sensi di colpa, malessere, sofferenza e
gravi rischi per la salute, sia che si tratti
di “abbuffarsi” o di “digiunare”. Sarà pur
vero che “non di solo pane vive l’uomo”,
ma è altrettanto vero che senza
di esso compromettiamo seria-
mente la nostra saluta e, tal-
volta, in modo irreversibile.
Quanto di reale c’è nell’inse-
guire un ideale di bellezza sur-
reale? Chi stabilisce, poi, il
discrimine estetico che ci cata-
loga come belli o brutti? Baste-
rebbe solo riscoprire un
equilibrato legame con noi
stessi, senza essere schiavi di
un contraddittorio rapporto col
cibo. La bellezza, sembrerà ba-
nale, ma è evanescente. Non è
tutto. In fondo, nessuno è per-
fetto!
Simona Marganella
“Dopo la recente sentenza della Corte costituzionale, sulle Comunità montane si deve
andare ai tempi supplementari”. Lo sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata,
Nino Falotico, che auspica la ripresa del confronto con il governo regionale alla luce
della sentenza della Corte costituzionale che ha di fatto ripristinato il fondo per lo svi-
luppo e gli investimenti destinato alle Comunità montane, confermando, allo stesso
tempo, che la disciplina e il finanziamento ordinario degli enti montani sono appan-
naggio delle Regioni in base all’articolo 119 della Costituzione.Per il segretario della
Cisl “al di là del merito giuridico e delle conseguenze finanziarie della sentenza è op-
portuno che sulla governance territoriale si riattivi il confronto con le parti sociali con
un duplice obiettivo: fornire le necessarie garanzie al personale delle soppresse Co-
munità montane, pari a circa 300 unità, cui va aggiunto il personale precario; assicurare
la continuità dei servizi sul territorio, ampliandoli come era stato previsto nella legge
istitutiva delle comunità locali, con particolare riferimento al settore della forestazione
che, in assenza di un ente preposto, rischia di subire notevoli contraccolpi, anche sul
piano contrattuale”. Secondo Falotico “la soluzione transitoria partorita in consiglio
regionale, con la quale si sono liquidate tanto le Comunità montane quanto le annun-
ciate Comunità locali, definendo al contempo una fase di transizione di sei mesi,
rischia di non avere approdi significativi, con il paradosso che in Basilicata non ci
sarà alcun livello amministrativo in grado di svolgere le funzioni finora assicurate
dalle Comunità montane, perdendo così le risorse derivanti dal citato fondo per lo
sviluppo, e questo proprio mentre la Corte costituzionale ripristina il fondo nazionale
per lo sviluppo e gli investimenti e il governo si appresta a varare il relativo decreto,
così come richiesto insistentemente dall'Uncem nazionale e come annunciato dai mi-
nistri Fitto e Calderoli, con il quale saranno stanziate anche le risorse per il rinnovo
del contratto nazionale”. “Proprio per scongiurare il rischio di un vuoto amministra-
tivo”, il segretario della Cisl avanza la proposta di “un tavolo di concertazione con
Regione, Uncem, Province e Anci per definire una soluzione partecipata che tenga
insieme pluralismo istituzionale e rigore finanziario e che assicuri allo stesso tempo
un forte presidio del territorio, specie di quello montano che presenta specificità e bi-
sogni che vanno tenuti in debita considerazione”.
La falce dell’anoressia miete ancora vittime.
La modella francese, Isabelle Caro, perde a soli 28 anni la sua battaglia
contro il “mostro” che le ha mangiato la vita
Comunità montane, riprendere la discussione
Marco Carta ha qualche santo in
paradiso. Dopo aver vinto,
senza peraltro meritare piena-
mente, un’edizione di “Amici”, la scuola
di canto e ballo che vede tra i maestri
Garrison, Albo Busi (sic!) e Grazia Di
Michele, è andato a Sanremo, prima di
lui ci era andato anche Denis, un altro
prodotto di Amici e ,incredibile a dirsi,
ha anche vinto. Ha meritato? Meglio
non commentare. Facciamo i cattivi, te-
niamo sempre ben in mente che “ a
pensar male si fa peccato, ma spesso
ci si azzecca”. Allora, autore e produt-
tore della canzone è Paolo Carta, il
nome non dirà molto ai non addetti, ma
tale personaggio è il compagno di
Laura Pausini, se a ciò aggiungiamo
che Marco Carta è uno dei pupilli di
Maria De Filippi e diventa più spiega-
bile il successo. Per ciò che riguarda la
categoria Nuove Proposte ha vinto Ro-
salba Pippa, in arte
Arisa. 26enne è nata a Genova e vis-
suto a lungo a Potenza, il sindaco della
sua cittadina potentina, Pignola
l’aspetta per una grande festa, anche
se ora vive a Roma. Ha ottenuto, di di-
ritto, la partecipazione al Festival di
Sanremo 2009 essendo una delle due
vincitrici di SanremoLab, il concorso
promosso dal Comune di Sanremo.
Last but not last, anzi forse è l’ele-
mento fondamentale per il successo, la
timida ragazza ha frequentato il Cet,
l’università della musica, di Mogol, e la
sua canzone è stata scritta da un au-
tore della scuola. Siamo di fronte a due
“casi” musicali sapientemente costruiti.
Ogni tanto Sanremo è stato, e così do-
vrebbe essere, teatro di sperimenta-
zione musicale, a volte vince una
musica diversa, l’ultimo caso del ge-
nere è rappresentato da Piccola Or-
chestra Avion Travel, ma nel caso di
Carta o Arisa non c’è nessuna speri-
mentazione. E’ solo marketing. E nes-
suno degli artisti se la prende più di
tanto, un caso limite in tal senso fu
Luigi Tenco, ma oggi ognuno sembra
prenderla come un gioco ed una ve-
trina. Ma Sanremo è una gara. Povia,
quello dei bambini e dei piccioni che
poi sono i nonni, ha sposato la linea
“ambientale” del problema gay anziché
quella genetica, in tal modo ha potuto
portarlo nel luogo di musica più conser-
vatore e retrivo d’Italia. Alla luce di ciò
assume nuova luce il coraggio di Luca
Barbarossa che, nel lontano 1987,
l’anno della morte di Villa e del trionfo
dell’inedito trio Morandi-Tozzi-Ruggeri,
osò parlare, con la sua “L’amore ru-
bato”, della violenza sessuale. Un caso
molto attuale. Anche la presenza di
Maria De Filippi nel teatro dell’Ariston
non è del tutta casuale, nei corridoi si
vocifera di una sua “voglia” di passare
in Rai, il suo contratto è in scadenza e
sinora non è stato rinnovato. Da parte
sua c’è la volontà. Vedremo. Così
come staremo a vedere se Marco
Carta e Arisa saranno meteore o su-
pernove nel firmamento delle stelle.
DUE CASI COSTRUITI
Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Na-
biha Akkari, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Annarita
del Piano.
Ivano Marescotti, Michele Alhaique, Mehdi Mahdloo,
Luigi Luciano, Anna Bellato, Bruno Cesare Armando
Comico - Italia 2011. – Medusa
Checco, security di una discoteca della Brianza, sogna
di fare il carabiniere ma viene respinto al colloquio.
Grazie alla raccomandazione di uno zio presso il ve-
scovo di Milano, si ritrova a lavorare come addetto alla
sicurezza del Duomo. Qui conosce Farah, una ragazza
araba che si finge studentessa di architettura per av-
vicinare la Madonnina, ai piedi della quale medita in re-
altà di depositare una bomba per vendicare l'uccisione
della sua famiglia. Checco abbocca immediatamente
all'amo di Farah –lui pugliese di madre tarantina e lei
“francese di madre bina”- ma quel che la ragazza non
può immaginare è che la maggior minaccia per il pros-
simo e per il patrimonio artistico italiano è rappresen-
tata da Checco stesso: un esplosivo connubio di
ignoranza e beata, razzista ingenuità.
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QUALCOSA É CAMBIATO
In principio era rotocalco dei
cambiamenti. Un auspicio o
forse un positivo pronostico
che noi di “Terra di Basilicata”
non abbiamo intenzione di pro-
crastinare.
Un impegno che abbiamo tacita-
mente assunto nei confronti dei
nostri lettori affinché la nostra
terra possa avere una nuova pro-
spettiva.
Sia ben chiaro, questo non è un
vano tentativo di incensamento
ma una concreta registrazione dei
cambiamenti in corso da quando
la nostra redazione ha spiccato il
volo.
Sì, il volo al quale ormai nessuno
più credeva, un sogno destinato a
frustrazione, che oggi vede la
luce: proseguono, infatti, i lavori
per il completamento della pista
Matte, dando lustro alle speranze
e alle aspettative dei cittadini di
questa splendente terra. Splen-
dore che ha luminosamente rive-
stito i vicoli e le viuzze del Borgo
Antico potentino,grazie anche ad
un intenso lavoro dell’ammini-
strazione comunale.
La stessa, che nel suo alacre
agire, non è riuscita a colmare i
suoi ”fossi” e non solo quelli dei
nodi viari. Tra i tanti, forse, solo
quello di Gallitello è stato sciolto,
dando un’importante spinta in
avanti ai lavori ma, di fatto, con-
dannando ancora Rione Murate
al frastuono del traffico cittadino.
Trambusto di cui ci si potrà libe-
rare solo quando sarà possibile
godere di una rilassante passeg-
giata tra le terrazze della Villa del
Prefetto, alla quale abbiamo de-
dicato grande attenzione, la
stessa dedicata dagli amministra-
tori locali pronti ad intervenire
concretamente affinchè possa ria-
prire i suoi battenti.
Sicuramente il potere della penna
deve ancora sortire tutti i suoi ef-
fetti: molte le cose che sono cam-
biate, molte altre quelle che
dovranno ancora trovare una so-
luzione. Il riferimento in tal caso
è al pericoloso “sacrario” dal
Piazzale delle Regioni che non
offre, come paventato da più
parti, un luogo di socializzazione per le
cospicue frange di popolazione anziana
ma, semplicemente, un modo in più per
generare caos nel già compromesso traf-
fico cittadino. O, ancora, la tanto conte-
stata nave di Rione Cocuzzo che
allegoricamente dovrebbe simboleggiare
l’Arca dell’Alleanza… forse quella che
dovrà salvarci nel caso in cui le cose in
questa città non accennino a cambia-
Simona Marganella
Il rotocalco dei cambiamenti
torna ad alzare la voce in maniera spregiudicata
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07 GENNAIO 2011
menti significativi. Di certo, l’impegno
assunto con voi lettori è il nostro co-
stante punto di riferimento, la linea
guida che permette di guardare in pro-
spettiva. Forse c’è stato chi ha creduto
ironicamente che il nome del nostro
giornale ci avesse portato in qualche
modo sfortuna… che ci avesse fatto ri-
manere “per Terra” in ogni senso. A di-
spetto di tutto, dimostreremo come
questo giornale possa continuare
nell’opera iniziata. Credendo
sempre e comunque nel forte de-
terrente della scrittura. La Terra
di Basilicata è tornata a tremare!
FORUM CON IL SINDACO E I REDATTORI DI TERRA
07 GENNAIO 2011
Prati e la “purezza” della pittura
Francesco De Luca
Oltre l’effimero della mostra a Trento resta
il bel catalogo edito da Silvana
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Inspiegabilmente ignoto alla
Garzantina dell’arte, dove
non avrebbe certo sfigurato
tra Francesco Prata, pittore ber-
gamasco del Cinquecento, e
Hugo Pratt, celebrato creatore
di Corto Maltese, Eugenio
Prati, uno dei più apprezzati pit-
tori trentini dell’Ottocento,
nasce il 27 gennaio 1842 a Cal-
donazzo, in Trentino ed è il pri-
mogenito di dieci figli; il padre,
Domenico Prati, è geometra e
proprietario terriero, la madre,
Lucia Garbari, è parente di Tul-
lio Garbari, pittore d’arte sacra
dei primi del 900. Nel 1854 fre-
quenta i corsi di pittura dell’Ac-
cademia di Belle Arti di
Venezia ed è allievo di Miche-
langelo Grigoletti autore di
opere religiose (pale d’altare),
del classicista Pompeo Mol-
menti esponente della pittura
veneta del tempo e del pittore
austriaco Karl von Blaas della
corrente dei “nazareni”. Prati
partecipa al realismo veneto as-
sieme ai suoi compagni di stu-
dio tra cui Giacomo Favretto,
Guglielmo Ciardi, Luigi Nono.
Nel 1866 sceglie di proseguire
gli studi artistici a Firenze, dove
frequenta l’Accademia di Belle
Arti e segue i corsi di pittura del
ticinese Antonio Ciseri, uno
degli esponenti di rilievo del
tardo purismo toscano. A Fi-
renze frequenta il Caffè Michelan-
giolo, uno dei luoghi di ritrovo dei pit-
tori macchiaioli da cui acquisisce il
concetto soprattutto dei colori tenui e
caldi, con particolare attenzione alla
lezione di Giovanni Fattori, Telemaco
Signorini e Silvestro Lega. Viene ispi-
rato dalla pittura dei fratelli Domenico
e Gerolamo Induno della scapigliatura
milanese, da Tranquillo Cremona e da
Daniele Ranzoni. Riesce a liberarsi da
molteplici influenze artistiche e ad in-
dividuare un proprio stile che piace al
pubblico e alla critica del tempo per la
sua unicità e nella varietà di espres-
sioni che rinnova in continuazione.
Nel 1879, dopo aver sposato Ersilia
Vasselai, termina il soggiorno fioren-
tino e si trasferisce con la moglie ad
Villa Agnedo dove continua la sua at-
tività molto intensamente, e, nel 1897
si trasferisce ad Ala presso il conte An-
tonio Pizzini, dove resterà per tutto il
resto della sua vita, fino alla morte che
lo coglierà, nel 1907, all’età di sessan-
tacinque anni, dopo una breve ma ine-
sorabile malattia.
Una bella mostra (“Eugenio Prati. Tra
Scapigliatura e Simbolismo”), pro-
mossa ed organizzata dal Mart ed alle-
stita nella splendida sede di Palazzo
delle Albere a Trento, rendendogli do-
veroso ed adeguato omaggio con un
progetto espositivo, curato da Ga-
briella Belli, Alberto Pattini e Alessan-
dra Tiddia, ha offerto l’occasione per
la pubblicazione di uno splendido ca-
talogo realizzato da Silvana Editoriale,
che “resta” come fondamentale contri-
buto per restituirci un profilo quanto
più completo della figura e dell’opera
del pittore, indagando in particolare,
con una rigorosa riconsiderazione sto-
rico-critica, sul rapporto fra la sua
produzione e l’arte verista di fine Ot-
tocento, proprio in quella fase di tran-
sizione verso il simbolismo, a cui
l’artista si avvicinò grazie ad una serie
di relazioni internazionali. Ecco dun-
que, riprodotte splendidamente nel vo-
lume, le sue opere più significative,
dai dipinti veristi, sia quelli del suo pe-
riodo veneziano come quelli più legati
ai temi della quotidianità contadina
della terra trentina, fino alla sua sta-
gione simbolista, profondamente in-
fluenzata dalla cultura letteraria e
musicale di fine secolo, mediante le
quali si cerca di restituire all’occhio
del visitatore (ma anche all’attenzione
degli studiosi, in particolare con i
densi approfondimenti proposti dal ca-
talogo) un’idea di pittura molto vicina
al modello segantiniano, che si
esprime attraverso soggetti legati alla
semplicità del quotidiano e della vita
rurale, ma interpretati in chiave lirica
e spirituale.
Ci si immerge così con grande parteci-
pazione e godimento dello sguardo in
una pagina della nostra pittura
inconfondibilmente ottocente-
sca, percorsa da una sorta di se-
renità creativa, lungi da
tentazioni innovative provocate
dalla temperie impressionista o
divisionista all’epoca in gran
fermento. Specie nella fase più
matura della sua vicenda crea-
tiva, che coincide con il suo
“ritorno” alle terre d’origine,
Prati si concentra su una sua
personale ed originale visione
della “modernità”, al servizio
di una stringente urgenza nar-
rativa che, come scrive Ga-
briella Belli, direttrice del
Mart, “introduce nel piano
della composizione elementi di
forte spiritualità, affini per certi
aspetti al misticismo simboli-
sta”, spogliando via via le pro-
prie tele di ogni effetto
decorativo o pittoresco; per
giungere, dando prova straordi-
naria di modernità, ad una pit-
tura “pura”, fatta di materia,
colore e luce.
1 Figura di donna2 Eugenio Prati3 Nozze d’oro
18964 Zanella
“In una pubblica-zione realizzata daSilvana Editoriale
sono raccolte le imma-gini delle sue opere doveemerge il rapporto tra lasua produzione e l’arteverista di fine ‘800
”
d’areamediterranea
Un centro di gravità perma-nente? Ebbene, no! Questaperla di Battiato non basta a
descrivere un centro storico, quello diPotenza, ormai costretto a collassaresu se stesso. Un Borgo antico il nostrodepauperato e ormai snaturato ri-spetto allo splendente passato che loha sempre contraddistinto. Il luogod'elezione dello “struscio” serale, cro-cevia di incontri e lunghe chiacchie-rate, luogo per lo shopping tra glistorici negozi che da sempre sononell'immaginario di Via Pretoria, haperso col tempo il suo fascino e il suoglamour. Ha visto disperdersi nelnulla la sua componente attrattiva.Forse, ma a detta di qualcuno sicura-mente, colpa della tanto vituperata emillantata Zona a Traffico Limitatoche, a tutt'oggi rappresenta una pe-santissima zavorra sulla zona bari-centrica di Potenza. Un gianobifronte: misure miranti a deconge-stionare il traffico nelle zone centralie a consentire facile sosta ai molti re-sidenti, da un lato, colpo di mortaioper molti negozi costretti a chiuderedall'altro. Situazione al limite del-l'umana sopportazione per i tanticommercianti che hanno visto, triste-mente, calare il sipario sulle storicheattività che hanno da sempre rappre-sentato il fiore all'occhiello dellazona di “Sopa Putenz'”.Proviamo a guardare in prospettiva, acavalcare la triste onda emozionaleche con la stessa potenza devastatricedi uno tsunami ha travolto il Borgoantico. “È un'espressione che, ormai, non ciappartiene più” - commenta laconica-mente L. addetta alle vendite di unotra i più storici negozi potentini “vi èuna scarsa cura da parte dell'Ammi-nistrazione locale nel far si che ilpunto nevralgico di Potenza torni a ri-fulgere come un tempo. Via Pretoriaha perso quella forza gravitazionaleche, anni fa, la vedeva sempre affol-lata. Scarse iniziative, vicoli e viuzze
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
La Potenzadel centro
Anno IV numero 1 - 07 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
abbandonate al loro degrado e nulla,dico nulla, si fa per renderle compatibiliagli appetiti e ai gusti di tutti”.Giovanni De Marco, tra i più attivi com-mercianti del borgo cittadino, da un can-tuccio del sua storica bottega, prendecoraggio nel descrivere l'angosciosa si-tuazione che riguarda il non più floridostato di salute del commercio centrale e,con moderato livore, prova a indicarci leragioni sottese a questa inevitabile ma,pur sempre curabile, cancrena.Sig. De Marco, lei è tra i più fervidi so-stenitori di un'associazione “La Potenzadel Centro”, un'associazione di “via”nata grazie ad una legge regionale e al-l'ardimentoso sostegno di molti com-mercianti. Ma si sa, c'è un prima e undopo: qual era la situazione un tempo?Le forme di associazionismo presenti sulterritorio potentino erano la Confcom-mercio e la Confesercenti. Un tempo lo-calizzate proprio al centro, oggi aimargini dell'estrema periferia. Neglianni per motivi interni ed esterni e, non-dimeno, per ragione di costi, queste dueassociazioni hanno visto perdere quoteconsistenti di iscritti e, di conseguenza,il loro peso nonostante la voglia di farapparire florido il loro stato di salute.
Calo di iscritti? Forse, sistematicamente,venivano inappagate le aspettative deiconsociati?Certo. Nel tempo sono state man manodeclinate le reali esigenze e rivendicazionidegli stessi commercianti. Sicuramente,però, non è soltanto un problema endo-geno quello che ha coinvolto le due citateassociazioni di categoria. Un problemaconnaturato agli stessi potentini è un'ec-cessiva mancanza di dinamismo. Per cuisi è andati in rotta di collisione: da un lato,esigue risposte da parte di queste associa-zioni, dall'altro, scarsa capacità da partedei consociati di tenere salde in mano leredini della situazione. Nascono così le associazioni del centrostorico tra cui “La Potenza del Centro”.quali sono i punti di forza e quali quelli didebolezza? E, se ci sono, quali i risultati?Difficile dirlo ora vista la sua prematuranascita. Di certo valuteremo quanto ab-biamo fatto cercando di concentrarci sullereali criticità. Per ciò che concerne i puntidi forza, sicuramente la nostra propositi-vità e la capacità di trattare problematicheche riguardano proprio lo stato di benes-sere e malessere del nostro Centro. È ne-cessario, infatti, operare dapprima unadiagnosi e poi cercare di capire come in-
tervenire concretamente. Mi pare di capire che una velatainvettiva è rivolta alla ZTL. S'hada fare non s'ha da fare. Eppure cisono centri di importanti agglo-merati urbani e demografici chevivono da tempo una situazionesimile ma non hanno perso la loroenergica vitalità. Forse il prolemache riguarda concretamentel'aspetto commerciale è da attri-buirsi ad altre ragioni. non trova?Due sono le ragioni che hanno tra-scinato in un perverso collasso ilnostro centro storico. Da un latolo spostamento nelle zone perife-riche degli uffici, quali la Re-gione, l'Asp ed altri, nonché lapresenza di grandi spazi commer-ciali che, per forza di cose, convo-gliano il maggior numero dicittadini. inoltre, cammin facendo i consu-matori sono diventati sempre piùesigenti. Vivono l'esperienza d'ac-quisto come un momento ludico.Esigenza che poco collima conl'organizzazione tradizionale deinegozi presenti nel nostro Borgo.Qui, entrando nei negozi si è abi-tuati a vedere lo stesso proprieta-rio dell'attività commerciale dietroal bancone, senza neanche un sor-riso abbozzato. È più gratificanteimmergersi in negozi con forme ecolori moderni, con commessepredisposte al sorriso che possanoinvogliare all'acquisto. Quali le prospettive?Studiare a fondo il problema, tro-vare situazioni che possano farconvergere gli interessi di tutti, re-sidenti e commercianti, nonchédei tanti cittadini che vogliono ac-cedere al centro senza problemi.Per far ciò è necessario operareproposte e scelte rispettose dellastoria comune. Una storia e unpassato che non possono esserestravolti.
Luca Arlotto