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Studio dei Sistemi Fotovoltaici Grid-Connected. Matricola: 530501 Corso di laurea specialistica in Ingegneria Elettronica A mamma Giovanna, papà Ezio, Lisa & Andrea. Un sentito ringraziamento all’Ing. Franco Mela e tutta Selco Engineering s.r.l.TRANSCRIPT
Studio dei Sistemi Fotovoltaici Grid-Connected.
Docente Relatore: Prof. Giorgio Spiazzi
Laureando: Piero Ceccato
Matricola: 530501
Corso di laurea specialistica in Ingegneria Elettronica
A mamma Giovanna, papà Ezio,
Lisa & Andrea.
Un sentito ringraziamento all’Ing. Franco Mela
e tutta Selco Engineering s.r.l.
Indice Presentazione dell’azienda………………………………. Pag. I
Capitolo 1 - Introduzione.
1.1 L’EFFETTO FOTOELETTRICO………….……………………… Pag. 1
1.2 FISICA DELLA CELLA FOTOVOLTAICA……………………... Pag. 3
1.2.1 Silicio Intrinseco……………………………………...... Pag. 3
1.2.2 Diffusione e deriva……………………………………... Pag. 4
1.2.3 Drogaggio dei semiconduttori………………………….. Pag. 7
1.2.4 Giunzione pn…………………………………………… Pag. 9
1.2.5 Generazione di una coppia elettrone-lacuna per
assorbimento di un fotone……………………………… Pag. 13
1.2.6 La giunzione pn in polarizzazione diretta……………… Pag. 17
1.3 TIPI DI CELLE FOTOVOLTAICHE……………………………... Pag. 21
1.4 CARATTERISTICA I-V DI UNA CELLA FOTOVOLTAICA…...Pag. 24
1.5 INTRODUZIONE AGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI………….. Pag. 33
Capitolo 2 - Analisi del mercato di inverter grid-
connected 3kW.
2.1 PREMESSA………………………………………………………...Pag. 41
2.2 CARATTERISTICHE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO…... Pag. 46
2.1.1 Parametri d’ingresso (Lato DC)……………………………Pag. 46
2.2.2 Parametri d’uscita (Lato AC)………………………………Pag. 47
2.2.3 Parametri di efficienza……………………………………..Pag. 47
2.2.4 Parametri relativi alla tipologia costruttiva ………………. Pag. 48
2.2.5 Caratteristiche e funzionalità di sicurezza………………… Pag. 48
2.2.6 Caratteristiche meccaniche………………........................... Pag. 50
2.2.7 Ambiente…………………………………………………...Pag. 50
2.2.8 Garanzia…………………………………… ………………Pag. 50
2.3 PRODOTTI COMMERCIALI NEL RANGE 2kW – 4kW………. Pag. 51
2.3.1 Tecnologie a confronto. ……………………………………Pag. 60
2.3.2 Massima efficienza ed efficienza europea delle
varie tipologie....................................................................... Pag. 63
2.3.3 Distribuzione delle varie tipologie………………………… Pag. 68
2.3.4 Stadio d’ingresso e MPPT…………………………………. Pag. 69
2.3.5 Tensione d’ingresso al MPPT e tensione massima…………Pag. 69
2.3.6 Frequenza di funzionamento 50Hz e 60Hz........................... Pag. 69
2.3.7 THD (Total Harmonic Distorsion)………………………… Pag. 70
2.3.8 Garanzia…………………………………………………… Pag. 70
2.3.9 Struttura MASTER – SLAVE……………........................... Pag. 70
2.3.10 Sistemi di comunicazione………………………………… Pag. 71
2.3.11 Design……………………………………... ……………... Pag. 72
Capitolo 3 - Normative. 3.1 PREMESSA……………………………………………………....... Pag. 73
3.2 IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN ITALIA………………………… Pag. 75
3.2.1 Direttiva Enel DK 5940….…………………………………. Pag. 75
3.2.2.1 Schema di collegamento di un impianto di
produzione alla rete pubblica dell’ENEL…………... Pag. 75
3.2.1.2 Dispositivo Generale……………………………….. Pag. 77
3.2.1.3 Dispositivo di Interfaccia…………………………… Pag. 77
3.2.1.4 Protezione di Interfaccia e taratura…………………. Pag. 79
3.2.1.5 Dispositivo di Generatore…………………………... Pag. 80
3.2.1.6 Qualità dell’energia prodotta………………………...Pag. 81
3.2.2 Normative IEC, EN, CEI per inverter fotovoltaici…………. Pag. 86
3.3 IMPIANTI FOTOVOLTAICI NEGLI STATI UNITI…………….. Pag. 100
3.3.1 Articolo NEC 690……………………………………………Pag. 100
3.3.1.1 Sistemi fotovoltaici con tensione superiore ai 600V...Pag. 105
3.3.2 UL1741………………………………………………………Pag. 106
3.4 PANORAMICA SUGLI ALTRI PAESI……………........................Pag. 113
3.4.1 Germania……………………………………………………. Pag. 113
3.4.2 Spagna………………………………………………………. Pag. 117
3.4.3 Australia…………………………………………………….. Pag. 118
3.5 NORMATIVE PER LA MARCATURA CE………………………. Pag. 119 3.6 ELENCO RIASSUNTIVO NORME IEC, EN, CEI PER INVERTER FOTOVOLTAICI…………………. Pag. 120
3.6.1 Norme Generali……………………………………………... Pag. 120
3.6.2 Normative CE………………………………………………..Pag. 124
3.6.3 Norme Stati Uniti…………………………………………… Pag. 130
3.6.4 Norme per l’Australia………………………………………. Pag. 131
Capitolo 4 – Topologie elettroniche.
4.1 PREMESSA………………………………………………………... Pag. 133
4.2 TOPOLOGIE ELETTRONICHE A DOPPIO STADIO……..…….. Pag. 141
4.2.1 Configurazione non isolata: Boost – Full Bridge…………… Pag. 141
4.2.1.1 Modulazione PWM bipolare………………………... Pag. 146
4.2.1.2 Modulazione PWM unipolare………………………. Pag. 149
4.2.2 Configurazione multistringa non isolata:
Boost – Half Bridge………………………………………….Pag. 151
4.2.3 Configurazione isolata: Boost – Full Bridge........................... Pag. 153
4.2.4 Convertitore isolata: Flyback – Full Bridge.………………... Pag. 154
4.2.5 Configurazione isolata:
Push Pull – Inverter a corrente impressa……………………. Pag. 156
4.2.6 Configurazione isolata:
Full Bridge – Inverter a corrente impressa............................. Pag. 160
4.3 TOPOLOGIE ELETTRONICHE PROPOSTE IN
LETTERATURA………………………………………………….Pag. 162
4.3.1 Topologia GCC……………………………............................Pag. 162
4.3.1.1 Introduzione alla topologia GCC……………………Pag. 162
4.3.1.2 Principio di funzionamento del circuito GCC……….Pag. 164
4.3.1.3 Realizzazione pratica del circuito GCC…………….. Pag. 167
4.3.1.4 Analisi del circuito GCC realizzato con chopper a
due stadi……………………………………………... Pag. 170
4.3.1.5 Caratteristica Potenza-Tensione……………………... Pag. 173
4.3.1.6 Conclusioni…………………………………………...Pag. 174
4.3.2 Topologia risonante multicella……………… ……………... Pag. 175
4.3.2.1 Introduzione alla topologia Multicella………………. Pag. 175
4.3.2.2 Analisi convertitore Multicella……………………… Pag. 176
4.3.2.3 Forme d’onda…………………………………………Pag. 180
4.3.3 Topologie multilivello………………………. ……………... Pag. 184
4.3.3.1 Premessa……………………………………………...Pag. 184
4.3.3.2 Convertitore Multilivello Half – Bridge Diode
Calmped (HBDC)…………………………………….Pag. 184
4.3.3.3 Convertitore Cascaded H-Bridge……………………. Pag. 186
4.3.3.4 Configurazione multilivello isolata……………………….. Pag. 187
4.3.3.5 Conclusioni……………………………………………….. Pag. 187
4.4 ALGORITMI MPPT…………………………………………….. Pag. 188
4.4.1 MPPT Perturbe and Observe (P&O)……………………….. Pag. 188
4.4.2 MPPT Incremental Conductance (ICT)……... ……………... Pag. 192
4.4.3 MPPT Costant Voltage (CV)……………………………….. Pag. 195
4.4.4 MPPT Short Circuit Current (SC)…………........................... Pag. 197 Conclusioni…………………………………………………………Pag. 199
Bibliografia
Riviste e testi sul settore fotovoltaico…………….. Pag. 201
Normative…………………………………………. Pag. 200
Testi di Elettronica…………………………………Pag. 203
Articoli IEEE sugli articoli normativi……………...Pag. 203
Articoli IEEE sugli inverter fotovoltaici………….. Pag. 204
Manuali e Data Sheet……………………………… Pag. 206
Presentazione dell’azienda I
Via palladio 19 – 35019 Onara di Tombolo(PD)
Tel. +39 049 9413111 Fax. +39 049 9413311
www.selcogroup.it
Selco s.r.l. nasce nel 1979 e ben presto diventa la realtà italiana più all'avanguardia nella
progettazione e industrializzazione di generatori ed impianti per saldatura ad arco e
taglio al plasma per utilizzi ed applicazioni professionali.
L'innovazione tecnologica, l'apertura verso il cambiamento, la continua ricerca di
maggior efficienza e velocità, il lavoro e lo spirito di squadra caratterizzano la filosofia
aziendale Selco.
La ragione del successo riscosso da Selco su scala internazionale è riassumibile in due
concetti fondamentali: affidabilità totale e tecnologia all'avanguardia.
Nel 2006 Selco s.r.l diventa un Gruppo di aziende controllate dalla Holding Selco
Group S.p.A alla quale fanno capo 12 società.
Presentazione dell’azienda II
SELCO GROUP SPA
SELCO SRL
INTECO SRL
SELCO WELD LTD
SELCO DEUTSCHLAND
SELCO FRANCE SARL
SELCO POLAN SP. ZO.O.
OOO “SELCO RU”
S.C. SELCO ROMANIA S.R.L.
SELCO SOLDADURA SL
SELCO MANUFACTURING
SRL
SELCO ENGINEERING
SRL
SOCIETA’ COMMERCIALI
SOCIETA’ COMMERCIALI ESTERE
SOCIETA’ MANUFACTURING
SOCIETA’ DI INGEGNERIZZAZIONE
SELCO CZECH REPUBLIC S.R.O.
Presentazione dell’azienda III
L’attività di progettazione, produzione e controllo qualità di Selco Group è svolta su
un’area di 12800m2 fra la sede di Onara di Tombolo (PD) e Cittadella(PD).
La progettazione delle schede
elettroniche è realizzata da Selco
Engineering, nel Dipartimento Ricerca &
Sviluppo dove ricercatori e progettisti,
con elevate competenze specialistiche, si
avvalgono delle più sofisticate e moderne
tecnologie. Particolare cura ed attenzione
viene posta sia nella definizione di
soluzioni di design innovative, capaci di
unire funzionalità e sicurezza a linee
moderne, sia nella razionalizzazione e
standardizzazione dei componenti. Sulla base di un' attenta analisi delle diversificate
esigenze del mondo della saldatura, viene condotta una costante e metodologica attività
di ricerca e sviluppo sia di funzioni, parametri e prestazioni che meglio rispondano alle
molteplici esigenze applicative, sia di soluzioni tecnologiche tali da definire prodotti
sempre più affidabili e flessibili in termini di prestazioni.
L'attività produttiva svolta da Selco
Manufacturing s.r.l è una sintesi di
tradizione, raffinatezza tecnologica e
tecniche di produzione
all'avanguardia: le attuali linee di
produzione, automatizzate ed
informatizzate, sono infatti
attrezzate in funzione della massima
flessibilità, con processi e metodi
che consentono agli operatori di
lavorare nelle migliori condizioni.
Presentazione dell’azienda IV
Controlli rigorosi vengono effettuati in ogni fase del processo di produzione, a partire
dal ricevimento delle materie prime e dei semilavorati provenienti dai fornitori. Accurati
test di collaudo, statici e dinamici, vengono inoltre effettuati su ogni singolo prodotto
finito prima che avvenga la fase di imballaggio.
Per Selco Group la qualità significa
attribuire ai prodotti una natura che li
distingua sul mercato. Questo aspetto
della cultura aziendale, focalizzata
sull'innovazione e sulla continua e
costante ricerca di maggior efficienza
ed efficacia, ha ottenuto, oltre al
riscontro pratico di un crescente
successo internazionale, anche un
importante riconoscimento formale: la
certificazione VISIO 9001. Tutti i
prodotti Selco Group vengono
sottoposti ad una rigorosa procedura di
collaudo finalizzata a verificarne la
funzionalità in condizioni ambientali
critiche, la resistenza a forti
sollecitazioni meccaniche ed il rispetto
della compatibilità elettromagnetica. Selco utilizza la componentistica più moderna ed
affidabile reperibile a livello mondiale e, inoltre, progetta e sviluppa internamente
diversi componenti considerati strategici per l'ottimizzazione delle funzioni e delle
prestazioni del prodotto. Tutta la produzione Selco soddisfa, inoltre, le normative di
prodotto IEC/EN 60974-1/-2/-3/-5 sulla sicurezza elettrica e la severa IEC/EN
60974-10 sulla compatibilità elettromagnetica; l'applicazione di queste normative
permette la rispondenza del prodotto Selco alle Direttive Comunitarie ed assicura
all'operatore la massima sicurezza nell'utilizzo.
Presentazione dell’azienda V
Il Servizio di Assistenza Tecnica
assicura rapidità ed efficacia di
intervento: gran parte del Servizio
avviene telefonicamente e tramite
posta elettronica, garantendo ai
Clienti quella continuità e puntualità
di supporto competente che il mercato
internazionale si aspetta. Il
nuovissimo magazzino ricambi
computerizzato assicura un'evasione
rapida e puntuale delle richieste dei
Clienti. Selco Group dispone di un
training centre per la formazione e
l'aggiornamento specialistico del
proprio staff tecnico-commerciale e di
quello dei propri distributori, per
consentire una sempre maggior
conoscenza del prodotto, delle sue
funzioni e potenzialità, e per trasferire alla propria rete distributiva tutte le competenze
tecniche necessarie ad una corretta manutenzione di tutti i prodotti della gamma.
Selco Group, anche grazie a questo costante impegno nella formazione, è in grado di
offrire un servizio di assistenza qualificato mediante la propria capillare rete di
distribuzione.
Selco Group comprende, al 31-12-2006, circa 160 persone di cui 24 dislocate nelle
filiali europee con mansioni tecniche commerciali.
Presentazione dell’azienda VI
1
Capitolo 1 - Introduzione.
1.1 L’effetto fotoelettrico. La prima osservazione dell’effetto fotoelettrico risale al 1887 ad opera di Heinrich Hertz
mentre stava cercando di dimostrare l’esistenza delle onde elettromagnetiche. Questo
fenomeno osservato venne comunque catalogato da Hertz come un fenomeno nuovo e
misterioso. Successivamente con la teoria dei quanti Albert Einsten diede una
spiegazione a tale fenomeno.
L’effetto fotoelettrico consiste nell’emissione di elettroni da parte di materiali, in
particolare i metalli, colpiti da radiazione elettromagnetica di frequenza
sufficientemente alta. In pratica si osserva che l’emissione di elettroni avviene solo se la
radiazione incidente è caratterizzata da una frequenza ν maggiore di una certa frequenza
di soglia ν0.
Gli elettroni emessi, chiamati fotoelettroni, hanno velocità e quindi energia cinetica che
va da zero ad un valore massimo EMAX legato alla frequenza della radiazione incidente
dalla relazione:
( )02
21 vvhvmE MAXMAX −⋅=⋅⋅= (1.1.1)
EMAX
Fig. 1.01 - Energia cinetica
massima dei fotoelettroni in
funzione della frequenza della
radiazione incidente.
ν 0 ν
chiamata Legge di Einstein dove h è la costante di Planck.
2
Si osserva inoltre che l’intensità degli elettroni emessi (cioè il numero di elettroni
emessi per unità di tempo e superficie) è proporzionale all’intensità della radiazione
incidente, mentre la loro velocità e quindi la loro energia cinetica ne è indipendente.
La fisica classica ammetteva che elettroni appartenenti agli atomi superficiali del corpo
irraggiato potessero essere sollecitati ad oscillare dall’azione del campo elettrico
variabile associato alla radiazione elettromagnetica incidente. In base a tale
interpretazione, se le oscillazioni imposte all’elettrone risultassero molto ampie, gli
elettroni potrebbero allontanarsi tanto dal nucleo da essere espulsi dagli atomi. Come
conseguenza la velocità degli elettroni espulsi dovrebbe aumentare all’aumentare
dell’intensità del campo elettrico incidente e quindi, a parità di frequenza, all’aumentare
dell’intensità della radiazione elettromagnetica, contrariamente a quanto si osservava in
pratica.
L’interpretazione dell’effetto fotoelettrico fu data nel 1905 da A. Einstein. Egli suppose
che nell’interazione con la materia le radiazioni elettromagnetiche si comportino come
costituite da quanti di luce, chiamati fotoni, ciascuno dotato di una energia ν⋅h ,
essendo h la costante di Planck e ν la frequenza della radiazione. All’aumentare
dell’intensità di quest’ultima, l’energia di ogni fotone rimane invariata, mentre aumenta
il numero di fotoni che attraversano l’unità di superficie nell’unità di tempo, cioè
aumenta l’intensità del fascio fotonico. Nell’interazione della radiazione con la materia,
un fotone, colpendo un atomo, gli può cedere la sua energia ν⋅h : se questa è maggiore
di quella necessaria per strappare un elettrone dall’atomo, l’elettrone stesso ne viene
espulso ed assume energia cinetica pari alla differenza tra l’energia del fotone incidente
e la propria energia di legame EG.
E’ chiaro che l’effetto fotoelettrico può avvenire solo se l’energia del fotone incidente è
in valore assoluto maggiore di EG, cioè se la frequenza della radiazione incidente risulta
maggiore di EG/h. Da tale teoria deriva inoltre che all’aumentare dell’intensità della
radiazione incidente, dato che aumenta il numero di fotoni incidente (rimanendo
costante la loro energia), aumenta anche il numero di elettroni espulsi, senza che la loro
energia cinetica ne sia influenzata, come si osserva sperimentalmente.
3
1.2 Fisica della cella fotovoltaica.
1.2.1 Silicio intrinseco.
Un cristallo di silicio puro ha una struttura cristallina dove gli atomi sono legati tra loro
tramite legami covalenti formati da quattro elettroni di valenza.
A basse temperatura, vicine allo zero assoluto 0K, tutti i legami covalenti sono intatti e
nessun elettrone è libero per condurre corrente elettrica.
A temperatura ambiente alcuni legami sono rotti per ionizzazione termica e sono quindi
disponibili alcuni elettroni per la conduzione. Quando un legame covalente viene rotto,
l’elettrone abbandona l’atomo, lasciando così lo stesso carico positivamente di una
quantità in modulo pari alla carica dell’elettrone che si è allontanato. Un elettrone di un
atomo vicino può quindi essere attratto dalla carica positiva abbandonando il suo atomo
d’origine. Questa azione di colmare la lacuna esistente nell’atomo ionizzato crea quindi
una nuova lacuna nell’atomo da cui si è staccato l’elettrone che ha colmato la prima
lacuna.
Questo processo si ripete e si è quindi in presenza di un flusso di carica positiva, o di
lacune, che si può muovere attraverso il cristallo e può essere disponibile per la
conduzione di corrente elettrica.
La ionizzazione termica dà un numero di elettroni uguale a quello delle lacune e quindi
una uguale concentrazione. All’interno del cristallo di silicio il movimento degli
elettroni e delle lacune è casuale e gli elettroni vanno a colmare le lacune esistenti
effettuando così una ricombinazione.
In equilibrio termico la concentrazione di elettroni liberi n è uguale al numero di lacune
p e vale:
inpn == (1.2.1.1)
dove ni rappresenta la concentrazione di elettroni e lacune liberi nel silicio intrinseco ad
una data temperatura. Tale concentrazione vale circa:
4
( )TkEi
GeTBn ⋅−⋅⋅= /32 (1.2.1.2)
dove:
B = parametro che dipende dal materiale = 31104.5 ⋅ per il silicio
EG= Energy Gap = 1.12 eV per il silicio
k = costante di Boltzmann = 51062.8 −⋅ eV/K
Si noti che l’energy gap EG è la minima energia necessaria per rompere un legame
covalente nell’atomo di silicio e generare una coppia elettrone – lacuna.
A temperatura ambiente ( ) 310/32 /105.1 cmportatorieTBn TkEi
G ⋅=⋅⋅= ⋅−
1.2.2 Diffusione e Deriva.
Esistono due meccanismi secondo cui gli elettroni e le lacune possono muoversi
all’interno di un cristallo di silico: la diffusione e la deriva.
a) La diffusione è associata al movimento casuale dovuto all’agitazione termica. In un
pezzo di silicio, con concentrazione uniforme di elettroni e lacune, questo movimento
casuale non dà luogo ad un flusso netto di carica. Se invece si realizza un pezzo di
silicio con concentrazione non costante, si avrà un flusso di carica dalla zona più
concentrata a quella meno concentrata con il risultato di una corrente per diffusione.
Concentrazione lacune p
x x
Fig. 1.02 – Esempio di concentrazione non uniforme.
++++ +++ ++ + ++++ +++ ++ +
5
Si consideri, per esempio, la concentrazione di lacune rappresentata in figura 1.02 la
quale rappresenta il profilo di lacune creato lungo l’asse x.
Dall’esistenza di tale profilo lungo l’asse x, risulta una corrente di diffusione di lacune
in tale direzione con modulo proporzionale al gradiente di concentrazione in quel
punto, cioè:
dxdpqDJ pp −= (1.2.2.1)
dove:
Jp = densità di corrente sul piano perpendicolare all’asse x [A/m2]
q = carica dell’elettrone = C19106.1 −⋅
Dp = costante di diffusione delle lacune nel silicio intrinseco= scm212 ⋅ .
Essendo il gradiente dp/dx negativo, si ha una corrente positiva nel verso delle x come
doveva essere.
Nel caso si consideri una corrente di diffusione di elettroni dovuta ad un gradiente di
concentrazione di elettroni si ha:
dxdnqDJ nn = (1.2.2.2)
dove:
Dn = costante di diffusione degli elettroni nel silicio intrinseco = scm234⋅ .
Come si può notare un gradiente di concentrazione negativo dà luogo ad una corrente
nel verso positivo come dà convenzione.
b) L’altro meccanismo di movimento delle cariche all’interno di un semiconduttore è la
deriva. Le cariche si muovono per deriva quando un campo elettrico E è applicato al
6
pezzo di silicio. Gli elettroni e lacune sono accelerate dal campo elettrico e
acquisiscono una componente di velocità chiamata velocità di deriva.
Se un campo elettrico di valore E [V/m] è applicato, le lacune si muovono in direzione
di E e acquisiscono una velocità pari a:
placunederiva Ev µ⋅=_ (1.2.2.3)
dove µp è la mobilità delle lacune ed è espressa in m2/Vs.
Per il silicio intrinseco /Vscm480 2=pµ .
Gli elettroni liberi si muoveranno in verso opposto al campo E e la loro velocità di
deriva sarà pari a:
nelettronideriva Ev µ⋅=_ (1.2.2.4)
dove µn è la mobilità delle lacune ed è espressa in m2/Vs.
Per il silicio intrinseco /Vscm1350 2=nµ .
Così facendo si ha una densità di carica positiva pq ⋅ [C/m3] che si muove lungo la
direzione delle x positive con velocità placunederiva Ev µ⋅=_ . Ne segue che in un
secondo la carica AEpq p ⋅⋅⋅⋅ µ [C] attraverserà la sezione di area A. Dividendo per
l’area A si ottiene la densità di corrente causata dalla deriva delle lacune:
pEpqJ µ⋅⋅⋅= (1.2.2.5)
Con lo stesso procedimento si ricava la densità di corrente dovuta alla deriva degli
elettroni e si arriva così alla densità di corrente di deriva totale che è pari a:
( ) EnpqJ np ⋅⋅+⋅⋅= µµ (1.2.2.6)
7
In fine vale la pene citare la semplice relazione conosciuta come relazione di Einstein,
che esiste tra la costante di diffusione e la mobilità.
qTkDD
Vp
p
n
nT
⋅===
µµ (1.2.2.7)
dove VT è la tensione termica che vale circa 25mV a temperatura ambiente.
1.2.3 Drogaggio dei semiconduttori.
Un cristallo di silicio intrinseco ha una concentrazione di elettroni liberi uguale alla
concentrazione di lacune generate per ionizzazione termica. Queste concentrazioni, ni ,
sono fortemente dipendenti dalla temperatura.
I semiconduttori drogati sono semiconduttori nei quali un tipo di carica predomina
sull’altro. Un silicio drogato nel quale le cariche maggioritarie sono gli elettroni è
chiamato di tipo n, mentre un silicio drogato nel quale le cariche maggioritarie sono le
lacune è chiamato di tipo p.
Un drogaggio di tipo n o p è realizzato semplicemente introducendo degli atomi impuri
in piccole quantità.
Introducendo un atomo pentavalente come il fosforo al posto di un atomo di silicio, si
ha che quattro dei cinque elettroni di valenza del fosforo si legano in legami covalenti
con gli atomi di silicio adiacenti e un elettrone rimane libero. Il fosforo è quindi un
atomo donatore, in quanto dona un elettrone libero al cristallo di silicio.
Così facendo non si generano lacune libere, quindi la carica maggioritaria in un pezzo di
silicio drogato con il fosforo saranno gli elettroni. Se la concentrazione di atomi
donatori è ND all’equilibrio termico, la concentrazione di elettroni liberi nel silicio
drogato di tipo n sarà pari a:
Dn Nn =0 (1.2.3.1)
In equilibrio termico, il prodotto tra la concentrazione di elettroni e lacune deve
rimanere costante e pari ad ni2, pertanto si ricava che la concentrazione di lacune vale:
8
D
innni N
nppnn
2
0002 =⇒⋅= (1.2.3.2)
Essendo ni funzione della temperatura, è chiaro che la concentrazione di cariche
minoritarie, lacune, dipenderà dalla temperatura.
Per produrre un semiconduttore di tipo p basterà drogare il silicio con un elemento
trivalente come per esempio il boro. In questo caso avendo il boro solo tre elettroni di
valenza, tutti e tre gli elettroni andranno a formare legami covalenti con gli atomi di
silicio adiacenti e resterà una lacuna. Per questo motivo gli atomi si chiamano accettori.
Se la concentrazione di atomi accettori è NA, allora la concentrazione di lacune sarà pari
a
Ap Np =0 (1.2.3.3)
In equilibrio termico, il prodotto tra la concentrazione di elettroni e lacune deve
rimanere costante e pari ad ni2, pertanto si ricava che la concentrazione di elettroni vale:
A
ipppi N
nnpnn
2
0002 =⇒⋅= (1.2.3.4)
Un pezzo di materiale drogato di tipo n o tipo p rimane comunque elettricamente neutro.
9
1.2.4 Giunzione pn.
Il termine di giunzione indica la superficie di separazione fra due conduttori o fra un
metallo e un semiconduttore o fra due semiconduttori. In particolare la giunzione pn, è
la superficie di separazione fra due campioni di uno stesso semiconduttore drogato uno
di tipo p e l’altro di tipo n. In campo elettronico, non è possibile ottenere giunzioni pn
ponendo a contatto due campioni dello stesso materiale semiconduttore drogati in modo
diverso, in quanto i difetti della superficie poste a contatto influenzerebbero
negativamente le caratteristiche elettriche. Per questo motivo, una giunzione pn viene
ottenuta drogando in modo diverso due zone contigue dello stesso campione
monocristallino.
Una volta ottenuta la giunzione pn in condizioni di circuito aperto si ha:
ID
IS
Regione di svuotamento
Fig. 1.03 – Giunzione pn in condizioni di circuito aperto.
a) Corrente di diffusione: essendoci una concentrazione di lacune maggiore
nella zona p rispetto alla zona n, le lacune si diffondono attraverso la giunzione
dal lato drogato p al lato drogato n. Allo stesso modo, essendo la
concentrazione di elettroni maggiore nella zona n rispetto alla zona p, gli
elettroni diffondono attraverso la giunzione dal lato n al lato p. Queste due
componenti si sommano e formano la corrente di diffusione ID.
b) Regione di svuotamento: le lacune che si diffondono dal lato p al lato n, si
ricombinano velocemente con gli elettroni maggioritari del lato n e scompaiono
+ + + + + + - - - - - - - - + + + + + + - - - - - - - - regione p regione n+ + + + + + - - - - - - - - + + + + + + - - - - - - - -
+
+
+
-
-
-
10
Questo processo fa si che in prossimità della giunzione alcuni elettroni liberi
scompaiono dal materiale di tipo n.
Così facendo, la carica positiva non può essere neutralizzata dagli elettroni
liberi e rimane scoperta. Nei pressi della giunzione si ha quindi la presenza di
una regione svuotata di elettroni e costituita quindi di carica positiva scoperta.
Analogamente, gli elettroni che si diffondono dal lato n al lato p a causa della
differenza di concentrazione, si ricombinano velocemente con le lacune che
sono carica maggioritaria nella regione p. Così facendo nei pressi della
giunzione si crea una regione di carica negativa scoperta
Nei pressi della giunzione, si ha la presenza di una regione svuotata delle
cariche maggioritarie, che sul lato n sarà costituita da cariche positive e sul lato
p sarà costituita da cariche negative, la cosiddetta regione di svuotamento. La
regione di svuotamento è anche chiamata regione di carica spaziale.
Questa regione di carica spaziale crea nei pressi della giunzione un campo
elettrico, che dà quindi luogo ad una differenza di potenziale ai capi della
giunzione.
Questa differenza di potenziale si opporrà alla diffusione delle lacune nella
regione n, e alla diffusione degli elettroni nella regione p, agendo quindi come
una barriera.
Fig. 1.04 – Andamento del potenziale
potenziale lungo un asse
perpendicolare alla giunzione.
Barriera di potenziale V0
x
11
c) Corrente di deriva ed equilibrio.
Oltre alla corrente dovuta alla diffusione delle cariche maggioritarie, esiste
anche una corrente dovuta alla deriva delle cariche minoritarie attraverso la
giunzione. In special modo alcune delle lacune generate termicamente nel
semiconduttore di tipo n, si diffondono sul lato drogato n e raggiungono il
bordo della regione di svuotamento. In corrispondenza della giunzione, il
campo elettrico spingerà le lacune presenti nel lato drogato n nel lato drogato p.
In maniera analoga, gli elettroni generati termicamente nella regione di tipo p si
diffonderanno fino a raggiungere la regione di svuotamento dove il campo
elettrico le diffonderà sul lato n.
Queste due correnti, gli elettroni che si muovono per deriva dal lato n al lato p
e lacune che si muovono dal lato n al lato p, si sommano formando la corrente
di deriva IS.
In condizioni di circuito aperto, la corrente deve essere nulla, pertanto la
corrente di diffusione risulta in modulo uguale alla corrente di deriva ma
ovviamente con verso opposto.
ID=IS (1.2.4.1)
Questa condizione di equilibrio è garantita dalla barriera di potenziale V0.
Infatti se per qualche ragione la corrente di diffusione aumentasse rispetto alla
corrente di deriva, allora aumenterebbe la carica scoperta da entrambi i lati
della giunzione pn, con conseguente allargamento delle regione di svuotamento
e aumento quindi della barriera di potenziale V0, con conseguente diminuzione
della corrente di diffusione. Allo stesso modo, se aumentasse la corrente di
deriva IS rispetto alla corrente di diffusione, allora diminuirebbe la carica
scoperta con conseguente restringimento della regione di svuotamento e
diminuzione della barriera di potenziale V0, con conseguente aumento di ID fino
a raggiungere l’equilibrio con IS.
Senza tensione esterna applicata il valore di V0 vale:
12
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛ ⋅⋅= 20 ln
i
DAT
nNNVV (1.2.4.2)
Infatti, imponendo a zero la somma tra la corrente di deriva degli elettroni e la
corrente di diffusione degli elettroni e ricordando che dxdVE −= si trova:
0
0ln
0
p
nj
n
n
nn
nn
qkTV
ndn
qTk
ndnD
dV
dxdnqD
dxdVnq
=
⋅==
=+−
µ
µ
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=⎟
⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛= 22 lnln
i
DAT
i
DAj
nNNV
nNN
qkTV (1.2.4.3)
dove NA e ND sono le concentrazioni di drogante sul lato p e sul lato n.
La larghezza della regione di svuotamento vale circa:
(1.2.4.4)
dove εS è costante dielettrica del silicio e vale εS = 11.7ε0.
0112
VNNq
WDA
sdep ⋅⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+=
ε
13
1.2.5 Generazione di una coppia elettrone-lacune per assorbimento di un fotone.
L’energia di un fotone è data da:
][ jouleschhEλ
ν ⋅=⋅= (1.2.5.1)
dove: h è la costante di Plank che vale sjh ⋅⋅= −341063.6 .
c è la velocità della luce smc /10998.2 8⋅= .
ν è la frequenza della radiazione in Hz.
λ è la lunghezza d’onda espressa in m.
Normalmente le energie a livello atomico vengono espresse in electron volt dove
JeV 19106.11 −⋅= e la lunghezza d’onda viene espressa in micrometri [µm]. Per
ricavare l’energia dei fotoni in electron volt, corrispondenti ad una radiazione avente
una lunghezza d’onda espressa in micrometri, basta applicare la seguente relazione.
][][
24.1 eVm
Eµλ
= (1.2.5.2)
Se l’energia dei fotoni eccede l’energy gap EG del semiconduttore allora il fotone sarò
assorbito, produrrà una coppia elettrone – lacuna, e l’energia in eccesso sarà smaltita in
calore. Se l’energia dei fotoni non eccede invece l’energy gap del semiconduttore, il
fotone non sarà assorbito e non produrrà coppie elettroni – lacune.
Banda di conduzione
Energy Gap EG=1.12eV
Banda di valenza
Fig. 1.05 - Energy gap del silicio.
14
Avendo il silicio un energy gap di 1.12eV, l’energia minima che un fotone deve avere
per generare una coppia elettrone lacuna è proprio 1.12eV, che corrisponde ad una
radiazione di lunghezza d’onda λ pari a:
mE
µλ 11.112.124.124.1
=== (1.2.5.3)
La radiazione incidente per i sistemi fotovoltaici è la radiazione solare il cui spettro è il
seguente:
Fig. 1.06 – Andamento della densità spettrale di potenza in funzione della
lunghezza d’onda della radiazione solare.
Il picco della densità di potenza della radiazione solare si trova circa a λ=0.5µm. Si
osservi che, più piccola è la lunghezza d’onda e più alta è l’energia dei fotoni incidenti,
e quindi la radiazione utile incidente su un pezzo di silicio per la generazione di una
coppia elettrone lacuna è tutta la radiazione con lunghezza d’onda inferiore a λ=1.11µm
che è pari a circa il 75% di tutta la densità di potenza.
15
La radiazione con lunghezza d’onda più corta della necessaria porta ad avere oltre che
alla liberazione di una coppia elettrone lacuna, la generazione di calore. In questo modo
della totale energia utile (75% della radiazione solare) solo il 44% può essere convertito
in energia elettrica mentre il restante 56% viene trasformato in calore.
Fig. 1.07 – Radiazione solare utile per la generazione di una coppia elettrone-
lacuna per il silicio.
Una volta che una coppia elettrone lacuna è stata generata per foto-assorbimento di un
fotone, il campo elettrico ai capi della giunzione pn diretto dal lato n al lato p della
giunzione, spingerà gli elettroni sul lato drogato n e le lacune sul lato drogato p. Così
facendo gli elettroni spinti sul lato n e le lacune spinte sul lato p diventano ora cariche
maggioritarie e compare quindi un aumento di tali cariche ai capi della giunzione.
Questo eccesso di cariche maggioritarie appare come una differenza di potenziale ai
terminali, o se un filo connette il lato p con il lato n, come una circolazione di corrente
dal lato p al lato n. La corrente risulterà proporzionale al numero di coppie elettrone
lacune generate.
16
hν
Giunzione IPHO
Coppia elettrone lacuna.
Fig. 1.08 – Verso della corrente generata dai fotoni.
Le coppie elettrone lacune generate fuori dalla giunzione, ma vicino ad esse, possono
essere spinte dal campo elettrico all’interno della giunzione e risultare coppie utili alla
generazione di corrente. Le coppie elettrone lacuna generate lontano dalla giunzione, si
ricombinano prima di raggiungere la giunzione e non risultano quindi utili al processo
di conversione.
Si indichi con τm il tempo di vita di una carica minoritaria, la carica per poter essere
utile al processo di conversione deve raggiungere la giunzione in un tempo inferiore a
τm, il che corrisponde ad una lunghezza di diffusione pari a:
mmm DL τ⋅= (1.2.5.4)
Pertanto dal processo fotovoltaico di assorbimento dei fotoni, si viene a generare una
corrente IPHO che se fatta circolare per un circuito esterno avrà la direzione uscente dalla
regione p ed entrante nella regione n.
- - - n
p + + +
17
1.2.6 La giunzione pn in polarizzazione diretta.
Per completare lo studio di una giunzione pn operante come cella fotovoltaica resta da
analizzare il comportamento della giunzione con polarizzazione esterna applicata. Si
consideri una giunzione pn polarizzata direttamente.
EINT
EEXT
+ V -
I
pn(xn)
np(-xp)
np(x) pn(x)
pn0 ‘
-xp xn
Fig. 1.09 – Distribuzione delle cariche minoritarie in una giunzione pn polarizzata
direttamente e nell’ipotesi che la regione p sia fortemente drogata.
La concentrazione di cariche minoritarie ai lati della regione di svuotamento in
condizione di polarizzazione diretta vale:
+ + + + + + - - - - - - - - + + + + + + - - - - - - - - regione p regione n+ + + + + + - - - - - - - - + + + + + + - - - - - - - -
-
-
-
+
+
+
18
( ) ( )( )TkqVn
VVnnn epepxp T ⋅⋅⋅=⋅= /
0/
0 (1.2.6.1)
nota come legge della giunzione. La concentrazione delle lacune in eccesso, mostrata in
figura 1.09, è una funzione a decadimento esponenziale funzione della distanza data da:
( ) ( )[ ] ( ) pn Lxxnnnnn epxppxp /
00−−⋅−+= (1.2.6.2)
dove LP è una costante che determina la rapidità del decadimento esponenziale, ed è
chiamata lunghezza di diffusione delle lacune nella regione n. Più piccola è LP, e più
velocemente le lacune iniettate si ricombinano con gli elettroni maggioritari, dando
come risultato un rapido decadimento della concentrazione delle cariche minoritarie.
Infatti LP è legata ad un altro parametro conosciuto con il nome di tempo di vita delle
cariche minoritarie in eccesso τP dalla relazione:
ppp DL τ⋅= (1.2.6.3)
Fig. 1.10 – Verso della corrente di diffusione.
Le lacune che diffondono nella regione n, danno luogo alla corrente di lacuna, la cui
densità valutata prima può ora essere espressa nel seguente modo:
( ) ( ) pnT LxxVVn
p
pp eep
LD
qJ //0 1 −−⋅−⋅= (1.2.6.4)
p n diffusione lacune diffusione elettroni
19
In x = xn la densità vale:
( )1/0 −⋅= TVV
np
pp ep
LD
qJ (1.2.6.5)
Analogamente per l’iniezione degli elettroni attraverso la giunzione nel lato p, si ricava
la densità di corrente:
( )1/0 −⋅= TVV
pn
nn en
LD
qJ (1.2.6.6)
dove Ln è la lunghezza di diffusione degli elettroni nella regione p.
Essendo Jp e Jn nella stessa direzione le due componenti si sommano. Moltiplicando per
l’area A la corrente totale vale:
( ) ( )11 /2/2 −⋅⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+⋅⋅⋅=−⋅⎟
⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+⋅⋅⋅= TT VV
An
n
Dp
pi
VV
An
n
Dp
pi e
NLD
NLD
nqAeNL
DNL
DnqAI
I0
che può essere espressa come:
⎟⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎝
⎛−⋅= 10
kTqV
eII (1.2.6.7)
Si noti che questa corrente ha il verso opposto della corrente generata
dall’assorbimento di un fotone IPHO.
20
La corrente in una cella fotovoltaica diventa pertanto esprimibile dalla seguente
relazione:
⎟⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎝
⎛−−= 10_
kTqV
PHOCELLPV eIII (1.2.6.8)
hν
IPV_CELL
Fig. 1.11 – Corrente nella cella PV.
Per poter quindi ottimizzare la fotocorrente bisogna:
● minimizzare le riflessioni dei fotoni incidenti con strati antiriflesso.
● minimizzare la corrente di saturazione inversa.
● minimizzare la perdite resistite della cella.
● massimizzare la lunghezza di diffusione dei portatori minoritari.
● massimizzare la larghezza della giunzione.
n p
21
1.3 Tipi di celle fotovoltaiche. Il silicio è un materiale adatto alla realizzazione delle celle fotovoltaiche avendo un
energy gap di 1.12eV ed essendo il 75% della radiazione luminisa ad energia maggiore
od uguale di tale valore.
Inoltre, è un materiale molto presente in natura di cui si conoscono bene, dall’industria
microelettronica, i processi tecnologici di lavorazione, drogaggio e finitura. Pertanto la
maggior parte di celle fotovoltaiche realizzate oggi giorno vengono realizzate in silicio.
Le celle fotovoltaiche più utilizzate al giorno d’oggi sono realizzate in silicio
monocristallino e sono quelle che hanno il rendimento più elevato tra tutte le celle
disponibili in commercio . Il rendimento di una cella fotovoltaica può essere espresso
con la seguente relazione:
AR
P OUTMAX
⋅= _η (1.3.1)
dove: PMAX_OUT è la massima potenza elettrica ottenibile in uscita.
R è la radiazione incidente espressa in W/m2.
A è l’area.
Per le celle in silicio monocristallino, rendimenti medi sono tra il 12% e il 15%, con
punte del 24%.
Uno svantaggio di tale tecnologia è l’elevato costo di produzione del silicio puro. Con il
metodo Czochralsky si produce un lingotto di silicio puro che viene poi tagliato a wafer
del diametro di 10-12.5cm e dello spessore di 200µm. Quindi dal processo produttivo si
ottengono wafer rotondi, che devono essere ulteriormente lavorati per essere ben
incastonati nella costruzione di un pannello fotovoltaico. Il taglio per dare una forma più
adatta all’incapsulamento, comporta un ulteriore costo con la perdita di materiale utile.
Una soluzione a tale problema può essere l’utilizzo di scarti provenienti dall’industria
microelettronica. Tale industria necessita infatti delle concentrazioni di impurità pari a
10-8 - 10-9 contro i livelli di 10-5 – 10-6 richiesti dall’industria fotovoltaica.
22
Oltre alle celle in silicio monoscristallino, si trovano in commercio celle in silicio
policristallino che hanno un costo di produzione inferiore alle precedenti, ma hanno un
rendimento medio η più basso compreso fra circa l’ 11% e il 14% con punte intorno al
15%. Oltre ad avere un costo di produzione inferiore, è possibile ottenere dal processo
produttivo lingotti ottogonali e quindi il taglio in wafer li rende già adatti per
l’inglobamento in pannelli con una utilizzazione ottimale dello spazio.
Un problema degli impianti fotovoltaici che si è riscontrato e si riscontra tuttora è
l’impatto ambientale visivo che tali impianti hanno. L’industria architettonica, ha
richiesto e richiede tuttora, pannelli fotovoltaici esteticamente più belli e se possibile
flessibili da essere utilizzati nella costruzione di edifici. Per far fronte a tali richieste,
vengono realizzate celle fotovoltaiche a film sottile. Tali celle sono composte da strati
di materiale semiconduttore, non sempre è presente il silicio, depositati generalmente
come miscela di gas su supporti a basso costo come vetro, polimero, alluminio che
danno consistenza fisica alla cella. Una delle più utilizzate celle a film sottile è la cella
in silicio amorfo. Lo spessore del film ottenuto è di 4-5µm contro i 300µm delle celle in
silicio cristallino con immediato beneficio di materiale attivo risparmiato. Il vantaggio
quindi è di ottenere pannelli fotovoltaici flessibili ed esteticamente più gradevoli, ma il
loro rendimento è di molto inferiore ai pannelli fotovoltaici in silicio monocristallino.
Per le celle in silicio amorfo si parla di rendimenti medi attorno al 5%-7%, con punte
che non superano il 10%. Inoltre tali pannelli hanno un problema di stabilità. Dopo le
prime 300-400 ore di lavoro perdono infatti circa il 10% dell’efficienza dichiarata che è
già bassa (effetto Staebler – Wronski).
Questo comporta difficoltà di:
a) Stabilire a priori le vere prestazioni dell’impianto realizzato e il degrado iniziale.
b) Confrontare economicamente in termini di costi/prezzi dei moduli, espressi in
watt, l’amorfo con le altre scelte a pari potenza acquisita.
Per contro il processo produttivo può essere altamente automatizzato, con aumento di
risparmio e aumento della velocità di produzione. Il prezzo commerciale resta
comunque superiore proprio per l’aspetto estetico nonostante il processo produttivo sia
più economico.
23
Per far fronte ai bassi rendimenti delle celle a film sottile al silicio amorfo esistono celle
fotovoltaiche al Cadmio- Tellurio (CdTe) che presentano un rendimento tipico del
10%. Il materiale è un semiconduttore con caratteristiche vicine a quelle delle efficienti
ma costose celle all’arseniuro di gallio (GaAs), realizzate per le applicazioni spaziali. La
tipica cella CdTe è a 4 strati e 3 giunzioni.
Per contro, il cadmio è un elemento tossico e pertanto al termine del ciclo di vita , che
seppur lungo prima o poi arriva, la cella deve essere opportunamente smaltita come
rifiuto tossico con conseguente aumento dei costi.
Per far fronte all’utilizzo del cadmio, si sono realizzate celle CIS (Copper Indium
Diselenide). Tale tipo di cella, sviluppata per la prima volta nel 1974 nei laboratori Bell,
era assai attraente in quanto il materiale presenta una energy gap di 1eV, un ottimo
coefficiente di assorbimento e un costo di preparazione notevolmente inferiore al silicio
cristallino, senza l’utilizzo di materiale tossico quale il cadmio e senza problemi di
stabilità. Per contro, il rendimento è sempre inferiore alle celle in silicio monocristallino
ed arriva a valori tipici inferiori al 10%. La peculiarità che li rende attraenti è il fatto di
poter utilizzare substrati flessibili.
Oggi giorno una tecnologia che sta avendo interesse sono le celle della famiglia III-V.
Le celle fabbricate in strati di Al - In - P di superficie 1cm2 hanno ottenuto rendimenti
attorno al 16% con fill factor (vedere il paragrafo successivo, FFideal=1) pari a 0.854.
Tab 1.01 – Tabella riassuntiva delle prestazioni delle celle fotovoltaiche.
+ Costi di produzione Costo dei Materiali Efficienza Cristallino Amorfo Cristallino CdTe Cristallino CIS Amorfo CdTe CdTe CIS CIS Amorfo -
24
1.4 Caratteristica I-V di una cella fotovoltaica. Dalla fisica della cella fotovoltaica si ha che l’equazione caratteristica I-V di una cella è:
⎟⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎝
⎛−−= 10_
kTqV
PHOCELLPV eIII (1.4.1)
In figura 1.12 è rappresentata tale equazione.
I
ISC
VOC V
Fig. 1.12 – Caratteristica I-V di una cella fotovoltaica.
L’andamento illustrato mostra che le celle fotovoltaiche hanno un limite di tensione e
un limite di corrente.
Il limite di corrente è dato dalla corrente di cortocircuito, ISC, che si ha quando V=0 e in
tal caso vale:
PHOSC II = (1.4.2)
Per ricavare il limite di tensione si ponga a zero la corrente I.
25
0
0
1
01
II
e
eIII
PHOkTqV
kTqV
PHO
=−
=⎟⎟
⎠
⎞
⎜⎜
⎝
⎛−⋅−=
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛≈⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛ +=
00
0 lnlnI
Iq
kTI
IIq
kTV PHOPHOOC (1.4.3)
dove l’ultima approssimazione risulta valida essendo in pratica IPHO>>I0.
Per dare una indicazione dei valori di potenza ottenibili da una cella fotovoltaica, si
consideri che una cella fotovoltaica presenta ai suoi capi una tensione di circa 0.5V e in
essa può circolare una corrente, che dipende dalla superficie della cella, di circa
300A/m2 quando illuminata da una radiazione di 1000W/m2 alla temperatura di 25°C.
I [ A/m2] 300
0.6 V [V]
Fig. 1.13 – Esempio di caratteristica di una cella fotovoltaica.
Tale caratteristica dipende ovviamente dalla radiazione incidente. All’aumentare della
radiazione R [W/m2] incidente, aumenta la corrente prodotta e la tensione a vuoto della
cella, con conseguente aumento della potenza disponibile in uscita.
26
I
R
V
Fig. 1.14 – Caratteristica I-V di una cella fotovoltaica al variare della radiazione
incidente.
La caratteristica I-V dipende dalla temperatura a cui la cella opera.
I
T
T
V
Fig. 1.15 – Caratteristica I-V di una cella fotovoltaica al variare della temperatura.
All’aumentare della temperatura, si registra una diminuzione della tensione a vuoto VOC
e un aumento della corrente di cortocircuito. Valori indicativi delle variazioni sono:
27
CA
dTdI SC
°= 1.0 (1.4.4)
C
mVdT
dVOC
°−= 2.2 (1.4.5)
1%5.0 −°−= CdT
dPMAX (1.4.6)
All’aumentare della temperatura, si registra pertanto una diminuzione della massima
potenza estraibile dalla cella fotovoltaica.
Si consideri per esempio una cella fovoltaica di A=1dm2 illuminata da una radiazione
solare di 1000W/m2 . La cella produrrà circa una corrente di 3A con una tensione di
0.5V per una potenza massima d’uscita pari a:
WIVP 5.135.0 =⋅=⋅=
Questa è comunque la massima potenza estraibile dalla cella, e per poterla estrarre,
bisogna far lavorare la cella nel suo MPP (Maximum Power Point).
I
Im MPP
Vm V
Potenza massima estraibile dalla cella.
Fig. 1.16 – MPP (Maximum Power Point) in una cella fotovoltaica.
28
Se la corrente nel punto di massima potenza vale Im e la tensione vale Vm allora la
potenza massima vale:
mmMAX IVP ⋅= (1.4.7)
che viene anche espressa come:
OCSCmmMAX VIFFIVP ⋅⋅=⋅= (1.4.8)
dove ISC è la corrente di cortocircuito, VOC è la tensione a circuito aperto e FF (Fill
Factor) è un fattore di riempimento. Una cella con una resistenza interna elevata, ha un
piccolo Fill Factor e quindi una bassa potenza massima disponibile. Un Fill Factor
unitario implica una caratteristica I-V rettangolare.
I
ISC
VOC V
Fig. 1.17 - Caratteristica I-V con FF=1
Tipici Fill Factor vanno comunque da 0.5 a 0.82.
A questo punto resta da rappresentare graficamente l’andamento della potenza in
funzione della tensione ai capi della cella. Si esegua punto per punto il prodotto tensione
corrente dalla caratteristica della cella. L’andamento che si ottiene è illustrato in figura
1.18.
29
P
V
Fig. 1.18 – Andamento della caratteristica P-V.
All’aumentare della temperatura la potenza massima disponibile in uscita diminuisce.
Infatti le caratteristiche P-V al variare della temperatura diventano le seguenti:
P
T
V
Fig. 1.19 – Andamento della caratteristica P-V al variare della temperatura.
Per ottenere una adeguata tensione d’uscita, le celle fotovoltaiche vengono connesse in
serie in modo da formare un pannello con una tensione d’uscita adeguata. Tipicamente,
i pannelli fotovoltaici forniscono in uscita una tensione di 12V o suoi multipli.
Ovviamente la tensione di 12V dei moduli deve essere la tensione che il pannello
presenta ai suoi capi in condizioni di irragiamento medio. Al massimo irragiamento tali
pannelli fotovoltaici riescono a fornire anche tensioni di 16-18V.
30
Si consideri una tensione media di 0.5V per cella; un modulo da 12V verrà realizzato
con la connessione in serie di circa 33-36 celle elementari, con una superficie totale di
circa mezzo metro quadrato, per una potenza massima di uscita che va dai 50 ai 70W.
Se si desiderano potenze più elevate, si connettono i moduli in serie e/o in parallelo a
seconda della configurazione che si desidera. Nelle tabelle 1.01, 1.02 ed 1.03 sono
riportate le caratteristiche di alcuni pannelli fotovoltaici commerciali.
Tab. 1.02 - Esempio di Pannelli Fotovoltaici EVERGREEN
ES-110-GL ES-115-GL ES-120-GL ES-170-RL ES-180-RL ES-190-RL
TecnologiaString Ribbon
String Ribbon
String Ribbon
String Ribbon
String Ribbon
String Ribbon
N° Celle 72 72 72 108 108 108 Pp 110W 115W 120W 170W 180W 190W Vp 17V 17.1V 17.6V 25,3V 25,9V 26,7V Ip 6.47A 6.73A 6.82A 6,72A 6,95A 7,12A VOC 21.3V 21.3V 21.5V 32,4V 32,6V 32,8V ISC 7.48V 7.62V 7.68V 7,55A 7,78A 8,05A Diodi bypass si si si si si si
Tutti i dati elencati si intendono in condizioni standard: irraggiamento R=1000W/m2 e temperatura di 25°C.
Legenda: Pp = Potenza tipica d’uscita.
Vp = Tensione d’uscita alla massima potenza.
Ip = Corrente d’uscita alla massima potenza.
VOC = Tensione in condizioni di circuito aperto.
ISC = Corrente in condizioni di cortocircuito.
Fonte www.evergreensolar.com
31
Tab. 1.03 - Esempio di Pannelli Fotovoltaici SHARP
NE - L5E2E NE - Q5E2E NT-175E1 NU - SOE3E NT - S5E3E Tecnologia poli poli mono mono mono N° Celle 54 in serie 72 in serie 72 in serie 48 in serie* 72 in serie Pp 125W 165W 175W 180W 185W Vp 26V 34.6V 35,40% 23,7V 36,21V Ip 4,8A 4.77A 4,95A 7,6A 5.11A VOC 32,3V 43.1V 44.4V 30V 44.9V ISC 5,46A 5,46A 5,40A 8,37A 5.75A Efficienza Cella 14.70% 14,60% 16,40% 15,70% 17,10% Efficienza modulo 13.30% 12,70% 13,50% 13,70% 14,20% Diodi bypass si si si si si
Tutti i dati elencati si intendono in condizioni standard: irraggiamento R=1000W/m2 e temperatura di 25°C.
Legenda: Pp = Potenza tipica d’uscita.
Vp = Tensione d’uscita alla massima potenza.
Ip = Corrente d’uscita alla massima potenza.
VOC = Tensione in condizioni di circuito aperto.
ISC = Corrente in condizioni di cortocircuito.
Fonte www.sharp.com
32
Tab. 1.04 - Esempio di Pannelli Fotovoltaici HELIOS TECNOLOGY
H1500 - 110W
H1500 - 125W
H1540 - 130W
H1540 - 135W
H1540 - 140W
Tecnologia mono mono mono mono mono N° Celle 36 in serie 36 in serie 40 in serie 40 in serie 40 in serie Pp 110W 125W 130W 135W 140W Vp 17V 17V 17.39V 17.40V 17.73V Ip 6.47A 7.36A 7.48A 7.76A 7.90A VOC 21V 21V 22.6V 22,70V 23V ISC 7.22A 8.20A 8.20A 8.45A 8.65A Diodi bypass si si si si si
Tutti i dati elencati si intendono in condizioni standard: irraggiamento R=1000W/m2 e temperatura di 25°C.
Legenda: Pp = Potenza tipica d’uscita.
Vp = Tensione d’uscita alla massima potenza.
Ip = Corrente d’uscita alla massima potenza.
VOC = Tensione in condizioni di circuito aperto.
ISC = Corrente in condizioni di cortocircuito.
Fonte www.heliostecnology.com
33
1.5 Introduzione agli impianti fotovoltaici. I sistemi fotovoltaici forniscono in uscita una tensione e corrente costanti, mentre i
sistemi di alimentazioni da rete sono in tensione alternata monofase sinusoidale di
valore efficace 230V e frequenza 50Hz. Pertanto, il sistema di alimentazione
fotovoltaico necessita di essere connesso ad un dispositivo in grado di convertire la
potenza elettrica continua fornita dai pannelli solari nella potenza elettrica alternata
richiesta. Il dispositivo che si occupa della conversione DC/AC si chiama inverter.
Esistono varie topologie di collegamento dell’inverter all’impianto fotovoltaico.
Una prima topologia consiste nell’utilizzare un
inverter centralizzato. Una serie di stringhe di
pannelli fotovoltaici vengono connesse in parallelo
tra loro per fornire la potenza DC necessaria.
All’uscita sarà presente un unico inverter che
opererà la trasformazione da tensione/corrente
continua in tensione/corrente alternata desiderata.
Questa topologia viene utilizzata per potenze
d’uscita superiori a 10kW e l’inverter ha una
elevata efficienza ed un costo contenuto. Lo
svantaggio di questo tipo di connessione consiste
nel fatto che l’inverter controlla tutto il campo
fotovoltaico e il suo blocco comporta il blocco
dell’intero sistema di alimentazione. Inoltre
l’inverter può ottenere dal campo fotovoltaico
solamente l’MPP dell’intero campo e non l’MPP di
ogni singola stringa o ancora meglio di ogni
singolo pannello.
Fig. 1.20 – Inverter centralizzato per P>10kW
34
Per applicazioni nel campo domestico 3kW –
10kW la soluzione maggiormente utilizzata risulta
quella di collegare più stringhe in parallelo tra loro
ma ogni stringa ha il suo inverter chiamato anche
inverter di stringa.
Questa topologia ha il vantaggio di poter ottenere il
punto di massima potenza MPP di ogni singola
stringa e non solo l’MPP dell’intero campo
fotovoltaico con incremento quindi delle
prestazioni. L’inverter di stringa sta diventando la
topologia standard nei sistemi grid connected.
Una alternativa a questa topologia, che ha gli
stessi vantaggi, consiste nell’utilizzare un unico
inverter centralizzato e collegare all’uscita di ogni
stringa o pannello un convertitore DC/DC che
ottenga il punto di massima potenza relativo al
pannello o alla stringa.
Questa terza soluzione, è una soluzione più economica, che sta prendendo piede in
questi ultimi anni e che garantisce l’opportunità di poter collegare tra loro stringhe di
pannelli fotovoltaici di diverse tecnologie ed orientate in modo diverso. Si pensi ad
esempio al problema dell’installazione dei pannelli fotovoltaici su un tetto di una
abitazione. Lo spazio ridotto costringe ad installare stringhe più piccole o a disporle con
orientazioni diverse. Disporle con orientazioni diversi, significa sottoporle ad
irraggiamenti diversi, e quindi se fossero collegate semplicemente in serie la corrente
dominante è quella del pannello meno illuminato. Così facendo, si riesce ad ottenere i
migliori benefici da tutte le stringhe.
Un’ultima soluzione consiste nell’avere moduli integrati nei singoli pannelli
fotovoltaici. Questa soluzione si adotta soprattutto per basse potenze, da 50W a 400W, e
consistono nell’avere un inverter per ogni pannello.
Fig. 1.21 – Inverter di stringa per 3kW<P<10kW
35
Tale inverter è ovviamente di più difficile
implementazione, in quanto la tensione tipica
d’uscita monofase sinusoidale 230V – 50Hz è di
molto superiore alla tensione d’uscita del pannello
fotovoltaico.
La costruzione dell’inverter verrà trattata più avanti, non è unica, e varia a seconda delle
scelte progettuali e delle normative presenti nei vari paesi. Una prima suddivisione può
essere rappresentata in figura 1.23.
Fig. 1.23 – Suddivisone degli inverter fotovoltaici.
Un problema che può verificarsi durante l’esercizio dell’impianto è relativo ad una
condizione che nella pratica può verificarsi frequentemente: si pensi ad una singola cella
fotovoltaica ombreggiata parzialmente o totalmente. In queste condizioni, il dispositivo
si trova a funzionare come un carico, trovandosi a dover dissipare potenze che danno
origine a riscaldamenti localizzati o, nel caso in cui la tensione fornita dalle altre celle in
Fig. 1.22 – Inverter integrato per 50W<P<400W
36
serie fosse sufficientemente elevata, lo stesso può trovarsi sottoposto ad un valore di
tensione inversa in grado di provocare la rottura del dispositivo.
La massima potenza dissipabile da una cella, che si trova a funzionare come carico,
dipende dalla tecnologia costruttiva ed è un dato che si riesce a conoscere solo
sperimentalmente o applicando modelli matematici. Si consideri una temperatura limite
per cella di 100°C, una cella di silicio cristallino di 100cm2, sottoposta ad un
irraggiamento di 1kW/m2 e ad una temperatura di 25°C è in grado di dissipare dai 20 ai
30W, che però si riducono all’aumentare della temperatura. Qualora la cella fosse
ombreggiata, il limite massimo potrebbe essere, oltre alla potenza, anche la massima
corrente ammissibile sui contatti (20-40A). La tensione in grado di provocare la
conduzione inversa di una cella, che quindi può provocare danni irreversibili, si aggira
generalmente intorno ai 10-30V secondo la tecnologia usata.
Per proteggere i moduli fotovoltaici si utilizzano dei diodi di bypass posti in
antiparallelo al pannello così da escludere la cella contropolarizzata.
1.24 - Diodo di bypass.
1.25 - Diodi di Blocco.
37
Inoltre, quando una stringa ha una tensione a circuito aperto più bassa di quella delle
altre stringhe connesse in parallelo, in mancanza di adeguate protezioni la corrente
tenderebbe a recarsi sulla stringa a tensione minore. In questo caso la protezione
consiste in un diodo, chiamato diodo di blocco, posto in serie alla polarità positiva di
ogni stringa il quale impedisce il ritorno della corrente. Fra i diodi più usati vi è il diodo
Schottky, che è caratterizzato da una bassa caduta diretta con conseguenti basse perdite.
Una volta ottenuta la tensione sinusoidale 230Vrms a frequenza 50Hz esistono vari tipi di
impianti.
Un primo esempio è un impianto stand alone, cioè un sistema autonomo di
alimentazione che utilizza solamente l’impianto fotovoltaico. Uno schema di principio
di tale tipologia di impianto è la seguente:
Fig. 1.26 - Schema di principio di un sistema stand alone.
Tale tipologia d’impianto non prevede il collegamento alla rete di alimentazione
standard. Finché l’impianto è in grado di produrre energia, oltre ad alimentare i carichi
dell’utilizzatore si provvederà anche a ricaricare un banco di accumulatori che servirà a
fornire l’energia durante le ore notturne nelle quali il campo fotovoltaico non produce
energia e viene staccato dall’impianto dal sistema di controllo. Questo tipo d’impianto
si utilizza soprattutto nelle zone dove non arriva la rete elettrica pubblica.
Altri esempi d’impianti sono i sistemi grid-connected, cioè sistemi che sono connessi
anche alla rete elettrica pubblica. Un primo schema di principio è riportato in figura
1.27 nel quale bisogna inserire un opportuno circuito di interfaccia per poter
CAMPO FOTOVOLTAICO
REGOLATORE DI CARICA
BATTERIA CARICO IN C.C.
INVERTER CARICO IN C.A.
38
interfacciare il sistema di alimentazione alla rete elettrica pubblica, che richiede
caratteristiche ben precise di valore nominale di tensione, frequenza e sfasamento.
Fig. 1.27 - Primo schema a blocchi di un sistema grid-connected. Questo sistema durante le ore del giorno alimenterà i carichi dell’utilizzatore con
l’energia proveniente dal campo fotovoltaico e se questa è in eccesso rispetto alle
richieste, la immetterà nella rete elettrica pubblica e gli verrà pagata come energia
rinnovabile prodotta. Durante le ore notturne il sistema riceverà l’alimentazione dalla
rete elettrica pubblica pagandola.
Il beneficio è notevole, durante le ore notturne il consumo di energia richiesto è assai
inferiore a quello delle ore giornaliere. Inoltre, il corrispettivo che l’ente pubblico paga
per ogni kW/h prodotto è circa tre volte il costo del kW/h pagato a tale ente in quanto si
tratta di produzione di energia rinnovabile.
CAMPO FOTOVOLTAICO INVERTER
UTENZA
QUADRO ELETTRICO DI INTERFACCIA
RETE
39
In Italia, per esempio, il Ministro delle Attività Produttive di concerto col Ministro
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha emanato il 28/07/2005 il Decreto
Ministeriale previsto all'art. 7 comma 1 del D.Lgs 29/12/2003 n° 387, che definisce i
criteri per l'incentivazione dell'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaico.
Successivamente l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha adottato il
14/09/2005 la Delibera n° 188/05 nella quale è stato individuato il GRTN (ora GSE)
quale "soggetto attuatore" che eroga le tariffe incentivanti.
Il 6 febbraio 2006 è stato firmato il secondo decreto fotovoltaico che amplia e integra il
DM28/07/2005. L'incentivazione interessa gli impianti fotovoltaici della potenza da 1
kW sino a 1000 kW entrati in esercizio dopo il 30/09/2005 a seguito di nuova
costruzione o rifacimento totale o potenziamento di un impianto preesistente.
Gli impianti fotovoltaici che potranno essere realizzati sono stati suddivisi in tre
differenti classi di potenza alle quali verranno riconosciute, per venti anni, le tariffe
incentivanti riportate nella tabella 1.01.
Impianto FV Potenza in kW Tariffe incentivanti € / kWh Classe 1 1 ≤ P ≤ 20 0,445 (servizio di scambio sul posto) Classe 2 20 < P ≤ 50 0,460
Classe 3 50 < P ≤ 1.000 0,490 (valore massimo soggetto a gara)
Tab. 1.01 – Tariffe riconosciute in Italia.
Le tariffe incentivanti riconosciute sono incrementate del 10% qualora i moduli
fotovoltaici siano integrati in edifici di nuova costruzione ovvero in edifici esistenti
oggetto di ristrutturazione
Esistono anche applicazioni dedicate. Si pensi ad esempio ad un sistema fotovoltaico
che deve far funzionare una pompa. Uno schema di principio è rappresentato in Fig.
1.28.
Fig. 1.28 - Applicazione dedicata.
CAMPO FOTOVOLTAICO INVERTER POMPA Azionamento a
frequenza variabile
40
41
Capitolo 2 – Analisi del mercato inverter grid connected 3kW. 2.1 Premessa. Questa tesi di laurea specialistica è articolata in tre punti fondamentali:
● Analisi del mercato di inverter per applicazioni grid connected da 3kW.
● Analisi delle topologie elettroniche proposte in articoli specialistici.
● Normative UE, USA, ecc. per l’immissione in commercio di questa tipologia di
prodotti.
Dopo una breve introduzione panoramica sui sistemi fotovoltaici effettuata nel Capitolo
1 si analizzerà lo stadio fondamentale di un impianto grid connected; ovvero lo stadio
inverter.
L’inverter è la sezione dell’impianto fotovoltaico che si occupa di convertire la potenza
continua fornita dal campo fotovoltaico nella potenza alternata da immettere in rete.
Fig. 2.01 – Blocco Inverter.
In commercio si trovano inverter fotovoltaici che si possono ricondurre essenzialmente
a tre filosofie costruttive:
1) Inverter fotovoltaici con trasformatore a frequenza di linea.
2) Inverter fotovoltaici con trasformatore ad alta frequenza.
3) Inverter fotovoltaici senza trasformatore.
= ≈
42
Una schematizzazione a blocchi delle tre tipologie può essere la seguente:
a) Schema a blocchi inverter con trasformatore a frequenza di linea.
b) Schema a blocchi inverter con trasformatore ad alta frequenza.
c) Schema a blocchi inverter senza trasformatore.
Fig. 2.02 – Schema a blocchi degli inverter PV commerciali: a) con trasformatore
LF. b) Con trasformatore HF. c) Senza trasformatore.
43
Come si può notare tutte e tre le tipologie presentano in ingresso uno stadio chiamato
MPPT (Maximum Power Point Tracking). Scopo di tale blocco è quello di inseguire il
punto di massima potenza del campo fotovoltaico.
I
ISC
Im MPP
Vm VOC V
Fig. 2.03 – Caratteristica di una stringa fotovoltaica.
L’inverter opera su una struttura multistringa, sarà necessario, perciò, decidere in fase
progettuale il massimo numero di stringhe collegabili in ingresso e il numero di MPPT
interni. Alcuni inverter sono in grado di gestire più stringhe in ingresso, presentando un
solo MPPT, gestiscono il parallelo delle stringhe e non il MPP di ogni singola stringa.
IN Sting A
IN String B
Fig. 2.04 – Esempio di ingresso di un inverter che riceve in ingresso più stringhe
ma con un solo MPPT.
MPPT
44
Altri inverter presenti in commercio associano ad ogni stringa d’ingresso un circuito
MPPT in modo da sfruttare al massimo i vantaggi della topologia multistringa e ricavare
la massima potenza da ogni singola stringa.
IN String A Al resto del circuito.
IN String B Al resto del circuito.
Fig. 2.05 – Esempio di ingresso inverter multistringa con più MPPT.
A valle di tale blocco, comune a tutte le tipologie costruttive, ogni soluzione circuitale
ha i suoi blocchi funzionali e ogni tecnologia ha i suoi pregi e difetti.
Nelle soluzioni con trasformatore a frequenza di linea si hanno i seguenti vantaggi:
a) Presenza di un trasformatore di isolamento che garantisce l’isolamento
galvanico tra il campo fotovoltaico e la rete elettrica.
b) Non viene immessa in linea una componente continua grazie alla presenza del
trasformatore a 50 Hz.
c) Con il rapporto spire del trasformatore N1:N2 si può dimensionare lo stadio di
potenza a monte, con livelli di tensione più bassi e alzare il livello di tale
tensione solo all’ultimo stadio.
Per contro:
a) Un trasformatore a 50Hz è ingombrante e pesante.
b) La presenza del trasformatore comporta un abbassamento del rendimento
dell’inverter a causa delle inevitabili perdite intrinseche al componente.
MPPT
MPPT
45
Per ovviare ai limiti della tipologia a trasformatore di linea si può utilizzare una struttura
che fa uso di un trasformatore ad alta frequenza. Così facendo si ottengono:
a) Dimensioni e peso dell’inverter ampiamente ridotti rispetto al caso precedente.
b) E’ garantito l’isolamento galvanico tra il generatore fotovoltaico e la linea.
c) Qualche stadio di potenza opera con livelli di tensione minori.
d) Perdite nel trasformatore minori rispetto al caso precedente.
Per contro:
a) E’ necessario controllare la componente continua immessa in rete che deve
rispettare i livelli imposti dalle normative vigenti.
Per ultimo, una tipologia costruttiva che sta prendendo sempre più piede in questi ultimi
anni risulta essere la tipologia senza trasformatore. Questa tipologia garantisce
sicuramente il massimo rendimento tra tutte le tipologie esistenti in quanto l’assenza del
trasformatore evita le perdite dissipative intrinseche del componente stesso.
Per contro viene a mancare l’isolamento galvanico, fino a qualche anno fa, imposto
dalle normative per la sicurezza dell’utente. Si vedrà nel capitolo dedicato alle
Normative che in molti Stati il trasformatore non è più necessario. Questo è dovuto al
fatto che i pannelli fotovoltaici ,oggi giorno in commercio, sono prodotti in classe II di
isolamento e ciò permette di sviluppare un sistema di controllo elettronico che
supervisiona lo stato dell’isolamento del sistema, delle correnti di perdita e di guasto
garantendo così un grado di protezione per l’utente paragonabile ai livelli delle
topologie con trasformatore.
Si rende, perciò, necessario definire dei parametri con cui descrivere gli inverter
fotovoltaici e sui quali si effettueranno delle importanti considerazioni dal mercato. Si
definiscono le caratteristiche d’ingresso (lato DC), le caratteristiche d’uscita (lato AC)
e tutti quei parametri che descrivono le prestazioni di un inverter fotovoltaico in termini
di efficienza, di sicurezza ecc.
46
2.2 Caratteristiche di un inverter fotovoltaico.
2.2.1 Parametri d’ingresso (lato DC).
● Pnom_DC = Potenza nominale continua alla quale l’inverter lavora.
● max PV Power = Massima potenza del campo fotovoltaico da connettere
all’inverter, consigliata dal costruttore per operare in modo sicuro.
● VNOM_DC = Tensione continua nominale alla quale l’inverter normalmente
lavora.
● MPP range DC = Range di tensione all’ingresso nel quale l’inverter riesce a ricavare
l’MPP dal campo fotovoltaico.
● VMAX_DC = Massima tensione continua che può avere all’ingresso l’inverter.
Superata tale tensione l’unità può danneggiarsi.
● Vmin_for_Pnom= Minima tensione continua d’ingresso affinché l’inverter fornisca in
linea la potenza nominale.
● Inom_DC = Corrente nominale d’ingresso per l’inverter.
● IMAX_DC = Corrente d’ingresso massima.
● N° di connettori ingresso stringhe: Numero di stringhe che possono essere collegate
separatamente all’inverter.
● N° di MPPT (Maximum Power Point Tracking) = N° di circuiti MPPT presenti.
47
2.2.2 Parametri d’uscita (lato AC).
● Pnom_AC = Potenza nominale che l’inverter immette in linea in condizioni di pieno
carico.
● PMAX_AC = Massima potenza che l’inverter può immettere in rete per un periodo di
tempo limitato (es. 30 minuti). Dopo il tempo specificato la temperatura all’interno
dell’inverter è salita ad un livello tale che il circuito di controllo limita la potenza fornita
per far tornare la temperatura di lavoro entro i limiti stabiliti.
● Inom_AC = Corrente d’uscita nominale.
● IMAX_AC = Corrente d’uscita massima.
● THD (Total Harmonic Distorsion) = Distorsione armonica totale della corrente di
linea. Rappresenta l’entità della deformazione rispetto alla forma d’onda sinusoidale
ideale.
● N° fasi = Identifica la tipologia di applicazione.
2.2.3 Parametri di efficienza.
● Starts feeding-in at = Minima potenza fornita dal campo fotovoltaico affinché
l’inverter sia in grado di immettere potenza in linea.
● Standby Consumption = Consumo in modalità standby.
● Night Consumption = Consumo in modalità notturna.
● Maximum Efficiency = Massima efficienza dell’inverter.
48
● European Efficiency = Parametro di efficienza pesata. Tiene conto dell’ efficienza
nelle diverse condizioni operative.
%100%50%30%20%10%5 2.048.01.013.006.003.0 ηηηηηηη ⋅+⋅+⋅+⋅+⋅+⋅=EU (2.2.3.1)
dove %Xη rappresenta l’efficienza del convertitore rilevata durante il funzionamento
alla potenza X% rispetto alla nominale.
2.2.4 Parametri relativi alla tipologia costruttiva.
Le tipologie costruttive dell’inverter possono essere classificate come segue:
1) Tipologia con trasformatore a frequenza di linea (LF).
2) Tipologia con trasformatore ad alta frequenza (HF).
3) Tipologia senza trasformatore (TL).
2.2.5 Caratteristiche e funzionalità di sicurezza.
● Regolarazione dei parametri di disconnessione dalla rete: Questa funzionalità
permette di impostare i livelli dei parametri che causano la disconnessione dell’inverter
dalla rete. Utile quando si opera su linee problematiche.
● ENS (Einrichtung zur Netzurberwachung mit zugeodnetem Schaltogan) =
Equivalente tedesco di Grid Guard System. Indica che l’inverter ha al suo interno un
dispositivo ENS. E’ prescritto per motivi di sicurezza e impedisce l’immissione di
energia in una rete esterna se viene a mancare la rete pubblica.
● All pole sensitive RCM = Il dispositivo RCM (Residual Current Monotoring) esegue
il controllo delle correnti di guasto nelle apparecchiature senza trasformatore e deve
essere sensibile sia alla corrente continua che alternata.
49
● Isolation Monotoring = Funzionalità che supervisiona lo stato dell’isolamento del
campo fotovoltaico.
● Overload Behavior = Impostazione della modalità di funzionamento.
OPC (Operation Point Change) = L’inverter reagisce al sovraccarico
cambiando il suo punto di lavoro.
PL (Power Limitation) = L’inverter reagisce al sovraccarico limitando la
potenza d’uscita.
PR (Power Reduction) = L’inverter reagisce al sovraccarico riducendo la
potenza d’uscita.
SO (Switch Off) = L’inverter reagisce al sovraccarico spegnendosi.
CL (Current Limitation) = L’inverter reagisce al sovraccarico limitando la
corrente d’uscita.
● Internal Switch = Dispositivo di disconnessione automatica dal campo fotovoltaico.
Per gli inverter privi del dispositivo in oggetto l’eventuale disconnessione dal campo
fotovoltaico deve essere effettuata manualmente.
50
2.2.6 Caratteristiche Meccaniche.
● Classe di sicurezza = Indica la classe di sicurezza dell’inverter secondo la normativa
EN 60529.
● Ventilazione = Tipo di ventilazione interna.
2.2.7 Ambiente.
● Temperatura ambiente = Range della temperatura ambiente ammesso per il
funzionamento.
● TMAX_AT_Pnom = Massima temperatura ammessa per il funzionamento alla potenza
nominale.
● Umidità ambiente = Umidità ambiente alla quale l’inverter può operare.
2.2.8 Garanzia.
Anni di garanzia e possibilità di estensione.
51
2.3 Prodotti commerciali nel range 2kW - 4kW.
Per una azienda che vuole introdurre un nuovo prodotto risulta fondamentale una ricerca
di mercato atta ad identificare le tipologie dei prodotti presenti e la loro segmentazione
avvalendosi di strumenti idonei quali riviste specializzate, siti internet dei produttori,
fiere espositive ecc.
L’analisi di seguito riportata è stata eseguita facendo fede alle indicazioni della rivista
PHOTON INTERNATIONAL - THE PHOTOVOLTAIC MAGAZINE Aprile 2006,
che è di riferimento per il settore.
Lo scopo dell’analisi effettuata è quello di identificare le caratteristiche tipiche degli
inverter fotovoltaici nel range di potenza nominale 2kW-4kW.
Riportiamo qui di seguito in tabella 2.01 una serie di potenziali concorrenti.
N°
marca
Anno
MO
DE
LL
OP
nom _D
Cm
ax PV Pow
erV
NO
M_D
CM
PP Range
VM
AX
_DC
V
min_for_Pnom
Inom_D
CIM
AX
_DC
[kW]
[kW]
[V]
[V]
[V]
[A]
[A]
1A
IXC
ON
2002PS2500
2,52,9
-125-500
500-
1212
2A
IXC
ON
2003PT300
2,52,9
-125-500
500-
1212
3A
LPHA
-SO
LAR
IS 35003,8
--
96-200-
--
424
ASP
1996TC
G2500/6
2,53
9682-120
145-
2630
5A
SP1996
TCG
4000/64
4,596
82-120145
-41
466
ATER
SA2005
CIC
LO-3000
2,753
-250-550
550250
1212
7B
EAC
ON
2006M
4PLUS
4,65,4
4850-100
11057
68100
8B
EAC
ON
2006M
4 4,6
5,448
50-101110
5768
1009
CO
NER
GY
2004W
R3300
2,693,6
280150-400
500150
9,619
10C
ON
ERG
Y2006
IPG 4000
45
-220-750
800220
16,216,2
11C
ON
NEC
TE ENER
GY
2005C
E4003,3
462
55-77100
6253
6212
DELTA
ENER
GY
2003G
RID
FIT22002,45
-270
125-350400
1809,1
12,513
DELTA
ENER
GY
2005PV
I25002,75
-270
125-351400
18010,2
1414
DELTA
ENER
GY
2006SI3300
3,63-
270125-400
470180
14,524
15D
IEHL
2006PLA
TINU
M 3100S
2,73,1
400300-750
750320
7,89
16EA
I2005
SI3-05-G4,2
5-
600-750750
6006
7,517
EXEN
DIS
2003G
RID
FIT22002,44
2,64270
125-350400
1809
1218
EXEN
DIS
2005G
RID
FIT25002,75
3,3270
125-350400
15010,2
1819
FRO
NIU
S2004
IG2000
2,132,5
280150-400
500150
7,614,2
20FR
ON
IUS
2004IG
2500LV2,53
3280
150-400500
1509,05
16,8521
FRO
NIU
S2001
IG30
2,693,6
280150-400
500150
9,619,2
22FR
ON
IUS
2004IG
30002,88
3,3280
150-400500
15010,3
10,323
FRO
NIU
S2003
IG40 IN
DO
OR
3,765,5
280150-401
500150
13,4429,39
24FR
ON
IUS
2003IG
40 OU
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OR
3,765,5
280150-402
500150
13,4429,39
25FR
ON
IUS
2004IG
40004,26
5,4280
150-403500
15015,21
28,3726
G&
H2001
SB2500
2,53,1
-125-390
450150
1616
27G
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2005SB
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3,8-
200-390450
20016
1628
ING
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N 2.5
34
340125-450
450195
1616
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2.5TL3
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125-450450
19516
1630
ING
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45
340125-451
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SUN
3.3 4
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125-452450
19522
22
N° D
C connectors
N° M
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nom _A
CP
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C
Inom_A
CIM
AX
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50Hz
60Hz
max η
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UD
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][A
][A
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nni
3-
2,32,5
9,610,5
SIN
O95
93,5LF
2 OPT 5
1-
2,42,5
1011
SIN
O95
94,2TL
2 OPT 5
--
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14,6-
NO
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90,8-
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NO
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1-
3,53,5
1515
SIN
O94
92LF
23
12,75
2,7510,9
10,9SI
NO
96,2795,5
TL2 O
PT 3-53
14
7,534
65N
OSI
93,592
LF5
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AG
NETEK
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OLT
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-PV
Mate4000
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TEC2005
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WA
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OSI
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SUN
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Y B
OY
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-SK
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OO
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RW
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OO
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RW
OR
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OO
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OR
LD-
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TDO
OR
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RLD
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UTD
OO
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--
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2004PV
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IC2005
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AX
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IK2005
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AX
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AG
RID
2000SLAV
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2005STEC
AG
RID
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STER2,1
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SUN
SET2005
SUN
STRIN
G 4000
4-
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-30
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NSET
2005SU
N3G
RID
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--
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--
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TECH
NIC
S2003
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HN
ICS
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SIN
O94,5
93,2H
F5 O
PT 101
12,5
2,512
12N
OSI
93,9-
HF
51
12,5
2,510
10,4N
OSI
93,9-
HF
53
12,5
2,8510,9
12,4SI
NO
97,296,6
TL5 O
PT 103
13,5
415,3
17,4SI
NO
97,396,8
TL5 O
PT 103
-2,5
2,7511
12SI
NO
9795,5
TL5
31
3,83,8
1618
SIN
O95
93,6TL
53
14,18
4,1816
19SI
NO
9795,8
TL5
22
22
8,720
SIN
O95
92,6H
F5
22
22
8,720
SIN
O95
92,4H
F5
21
3,453,8
-16,5
SISI
94,593,3
HF
62
13,45
3,8-
16,5SI
SI95,7
94,8TL
55
12,5
2,6510,9
11,52SI
SI94,2
92,7H
F5 O
PT 102
13,4
3,814,8
16,5SI
NO
96,796
TL5 O
PT 10
104SU
NTEC
HN
ICS
2006STW
3400 C3,55
4-
220-750800
22016,2
16,2105
SUN
TECH
NIC
S2006
STW 3600
3,765
280150-400
500150
13,4429,39
106SU
NW
AY
S2003
SUN
WA
YS N
T 20062,3
2,75400
350-750850
3505,75
7107
SUN
WA
YS
2003SU
NW
AY
S NT 4000
3,44,125
400350-751
850350
8,510
108SU
NW
AY
S2005
SUN
WA
YS 5000
4,34,8
400350-752
850350
10,813
109TO
TAL EN
ERG
IE2003
GR
IDFIT 2200
2,453,06
270125-350
400200
9,112,5
110TO
TAL EN
ERG
IE2005
GR
IDFIT 2500
2,753,43
270125-351
400150
10,218
111X
AN
TREX
2005G
T 2.5DE
2,432,65
-195-550
600195
-14,1
112X
AN
TREX
2006G
T 2.8SP2,63
3-
195-551600
195-
15,7113
XA
NTR
EX2003
GT 3.0-240
3,3-
-195-552
600195
-16,6
114X
AN
TREX
2005G
T 3.8SP3,47
4-
195-553600
195-
21,3115
XA
NTR
EX2005
GT 3.8D
E3,7
4-
195-554600
195-
21,3
Legenda: - = Non dichiarato
LF = Tecnologia con trasformatore a frequenza di linea.
HF = Tecnologia con trasform
atore ad alta frequenza.TL = Tecnologia senza trasform
atore.
21
3,43,8
14,816,5
SIN
O96,7
96TL
5 OPT 10
51
3,54,1
15,2217,83
SISI
94,393,6
HF
5 OPT 10
21
2,22,2
9,612,08
SIN
O97
96,2TL
5 OPT 10
21
3,33,3
14,317,9
SIN
O97
96,4TL
5 OPT 10
21
44,2
17,422,8
SIN
O97
96,5TL
5 OPT 10
41
2,22,2
9,611,2
SIN
O93,5
90H
F5
41
2,52,5
10,912,8
SIN
O93,5
91H
F5
21
2,32,5
1012,5
SIN
O95
94H
F5 O
PT 102
12,5
2,810,89
14,3SI
NO
9594
HF
5 OPT 10
2-
33
12,514,2
NO
SI94,6
-H
F5 O
PT 102
13,3
3,814,35
19SI
NO
95,394,5
HF
5 OPT 10
21
3,53,8
15,2219
SIN
O95,3
94,5H
F5 O
PT 10
60
N° Modelli immessi sul mercato nei vari anni di tipo LF
0
1
2
3
4
5
6
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Anno immissione
N° M
odel
li
I dati rilevati sono di seguito visualizzati in forma grafica per meglio evidenziare i
confronti tra i prodotti presi in esame.
2.3.1 Tecnologie a confronto.
La prima informazione estrapolata riguarda il tipo di inverter immessi nel mercato nei
vari anni e ancora in produzione.
Fig. 2.06 – Modelli LF immessi nel mercato nei vari anni e ancora in commercio.
61
N° di Modelli immessi sul mercato nei vari anni di tipo HF
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Anno immissione
N° M
odel
li
N° Modelli immessi sul mercato nei vari anni di tipo TL
0
2
4
6
8
10
12
14
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Anno di immissione
N° M
odel
li
Fig. 2.07 – Modelli HF immessi nel mercato nei vari anni e ancora in commercio.
Fig. 2.08 – Modelli TL immessi nel mercato nei vari anni e ancora in commercio.
62
Da questi grafici si può dedurre che:
la tecnologia con trasformatore a bassa frequenza è la più vecchia che si trova in
commercio. Negli anni ha avuto un trend pressoché decrescente con punte negli anni
2001 e 2005 nettamente inferiori rispetto alle punte delle altre due tecnologie.
Sembra quindi essere un prodotto dedicato a particolari applicazioni ad esempio per
linee critiche dove la corrente continua immessa in linea deve essere nulla.
Diversamente avviene per le altre filosofie costruttive.
La soluzione con inverter ad alta frequenza sembra essere quella trainante nel settore,
con un trend crescente in maniera esponenziale.
Pertanto, per un’azienda che punta ad entrare nel settore fotovoltaico, è consigliato
proporsi con un inverter con trasformatore ad alta frequenza. Questo permette di
approcciare tutti i mercati, sia quelli dove l’isolamento galvanico per mezzo del
trasformatore è imposto dalla legge, sia nei mercati in cui il trasformatore non è
necessario, mantenendo un elevato grado di efficienza.
Infine, la tipologia costruttiva senza trasformatore presenta anch’essa un trend
crescente, ma il mercato sembra essere ancora un po’ titubante nei confronti di tale
tecnologia anche se alcuni costruttori la ritengono vincente per il futuro.
La titubanza del mercato nei confronti delle tecniche costruttive senza trasformatore può
essere dettata da falsi pregiudizi sul livello di sicurezza di queste soluzioni e dal fatto
che in alcuni paesi sono ancora in vigore norme che stabiliscono la necessità
dell’isolamento galvanico per tali apparecchiature chiudendo così il proprio mercato a
tali inverter. Non appena le normative permetteranno, anche in questi Stati,
l’eliminazione del trasformatore per la sicurezza elettrica, si aprirà maggiormente il
mercato per tali prodotti che risultano essere meno ingombranti e più efficienti.
63
Rendimento inverter con trasformatore a frequenza di linea
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento
Perc
entu
ale
di in
vert
er c
on u
n da
to re
nd_
2.3.2 Massima efficienza ed efficienza europea delle varie tipologie.
L’analisi prosegue mettendo in evidenza i rendimenti medi per tipo di applicazione. I
dati raccolti sono visualizzati negli istogrammi comparativi, che seguono:
Fig. 2.09 – Percentuale di inverter LF che hanno un rendimento compreso tra X%
e X+1%.
64
Rendimento inverter senza trasformatore
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
40,00%
45,00%
91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento
Perc
entu
ale
inve
rter
con
un
dato
rend
Rendimento inverter con trasformatore HF
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento
Perc
entu
ale
inve
rter
con
un
dato
rend
_
Fig. 2.10 – Percentuale di inverter HF che hanno un rendimento compreso tra X%
e X+1%. Fig. 2.11 – Percentuale di inverter LF che hanno un rendimento compreso tra X%
e X+1%.
65
I dati evidenziano che i rendimenti tipici per soluzione con trasformatore a frequenza di
linea si attestano a valori dal 94% al 95%.
Per quanto riguarda gli inverter con trasformatore ad alta frequenza si hanno rendimenti
medi sempre attorno al 94% con punte del 96%. Quindi la sostituzione di una
applicazione con un dispositivo dotato di trasformatore ad alta frequenza porta ad un
miglioramento di un 1% circa nell’efficienza globale.
Come previsto la tecnologia senza trasformatore risulta essere la più efficiente con
rendimenti tipici del 95%-96% con punte del 97%.
E’ evidente che tale scelta tecnologica risulta sicuramente promettente. Vi sono, infatti,
aspettative di rendimento dichiarati del 98%.
Per gli inverter si definisce anche un altro rendimento: il rendimento europeo. Tale
parametro tiene conto che l’inverter non opera sempre alla massima potenza durante
l’anno a causa delle varie intensità di radiazione che si hanno con le diverse stagioni.
66
Rendimento EU per inverter con trasformatore LF
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento Percentuale
Perc
entu
ale
di in
vert
er c
on u
n da
to re
ndim
Rendimenti EU per inverter con trasformatore HF
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
40,00%
45,00%
90% 91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento Percentuale
Perc
entu
ale
di in
vert
er c
on u
n da
to re
nd
Fig. 2.12– Percentuale di inverter LF che hanno un rendimento EU compreso tra X% e X+1%.
Fig. 2.13– Percentuale di inverter HF che hanno un rendimento EU compreso tra
X% e X+1%.
67
Rendimento EU per inverter senza trasformatore TL
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
91% 92% 93% 94% 95% 96% 97% 98%
Rendimento percentuali
Perc
entu
aled
i inv
erte
r con
un
dato
rend
Fig. 2.14– Percentuale di inverter TL che hanno un rendimento EU compreso tra
X% e X+1%.
Si evidenzia che il rendimento percentuale europeo è inferiore rispetto al rendimento
percentuale massimo.
Per gli inverter con trasformatore a frequenza di linea e quelli con trasformatore in alta
frequenza è mediamente del 93% contro il 94% di rendimento massimo. Per gli inverter
senza trasformatore è del 95% contro il 96% di rendimento massimo.
Quindi il rendimento EU, ηEU, è mediamente di un punto percentuale inferiore rispetto
al rendimento massimo dichiarato.
E’, comunque, da tenere in considerazione che per molti inverter commerciali
l’efficienza dipende dalla tensione d’ingresso. Come si può notare dalla figura 2.15
l’efficienza di un inverter che riceve in ingresso una stringa il cui punto di massima
potenza si trova per una tensione di 420V risulta più efficiente dell’1%-2% rispetto al
caso in cui tale punto si trovi ad una tensione di 250V.
68
Percentuale di inverter nel mercato distribuiti sul range 2kW-4kW
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
2-2,5 2,5-3 3-3,5 3,5-4
Range di potenza [kW]
Perc
entu
ale
prod
o
Fig. 2.15 – Andamento dell’efficienza in funzione della tensione di MPP.
2.3.3 Distribuzione delle varie tipologie.
Fig. 2.16 – Distribuzione degli inverter in funzione della potenza nominale AC immessa in linea.
69
Dall’analisi eseguita si nota, infine, che i livelli di potenza nominale sono
uniformemente distribuiti nel range 2kW-4kW e non risulta possibile identificare una
taglia di potenza predominante per il tipo di applicazione in esame.
2.3.4 Stadio d’ingresso e MPPT.
Per quanto riguarda lo stadio d’ingresso, mediamente si ha la possibilità di collegare 3 -
4 stringhe che vengono solitamente gestite da un solo inseguitore del punto di massima
potenza.
Il range di tensione all’ingresso del MPPT per il quale l’inverter riesce ad estrarre la
massima potenza è tipicamente 150V-400V, 200V-600V a seconda dei costruttori con
punte che si spingono fino a 750V. Generalmente non si superano i 600V in quanto
600V massimo 800V sono la massima tensione d’isolamento dei moduli fotovoltaico.
La tensione nominale DC d’ingresso si aggira sui 300V e la corrente nominale DC
d’ingresso vale mediamente 10A.
2.3.5 Tensione d’ingresso al MPPT e tensione massima.
Il range di tensione accettato in ingresso dal circuito inseguitore del punto di massima
potenza varia da costruttore a costruttore e generalmente è lo stesso per tutta la gamma
di prodotti del costruttore.
Un valore medio di range MPPT degli inverter in commercio è 125V – 500V.
La tensione massima continua collegabile in ingresso si aggira tra i 500 e i 700V.
2.3.6 Frequenza di funzionamento 50Hz e 60Hz.
Negli ultimi anni risultano essere immessi in commercio inverter che lavorano sia a
230Vrms - 50 Hz (tipico UE) che a 120Vrms - 60Hz (tipico USA) programmabili a
seconda delle rete, ma è una soluzione ancor poco diffusa. Diffusa invece è la,
distinzione tra prodotti destinati al mercato UE e prodotti destinati al mercato USA sia
per diversa tensione vAC in uscita, sia per le diverse normative da rispettare.
70
2.3.7 THD (Total Harmonic Distorsion).
La distorsione armonica totale è definita come:
rms
rmsrms
III
THD_1
2
_122 −
= (2.3.7.1)
dove Irms è la corrente di linea e I1rms è la componente alla frequenza fondamentale.
Per gli inverter fotovoltaici immessi in commercio è mediamente del 3% e per
normativa non può superare il 5%.
2.3.8 Garanzia.
Un inverter deve ovviamente essere garantito per un periodo di tempo minimo imposto
dalla legge e per un tempo che comunque può essere superiore.
Risulta diffuso tra i costruttori garantire per 5 anni il prodotto sul mercato europeo e per
7 anni sul mercato americano. Entrambe con la possibilità di estensione della garanzia a
10 anni o 20 anni.
Tale periodo di tempo non deve sembrare troppo elevato, ma è allineato al tempo medio
di vita dell’installazione, che si aggira intorno ai 20-30 anni, e al seguente
ammortamento del costo di impianto.
2.3.9 Struttura Master – Salve.
Gli inverter presenti in commercio presentano un’efficienza che varia in funzione delle
condizioni d’irraggiamento. In caso di basso irraggiamento, come per esempio all’alba o
al tramonto, l’efficienza dell’inverter è minore rispetto alle ore del giorno in cui la
potenza disponibile è più elevata.
Per far fronte a tale problema, alcuni inverter commerciali, realizzano una struttura
denominata Master – Slave la quale prevede l’utilizzo combinato di due stadi DC/AC di
potenza inferiore rispetto alla potenza massima gestita. In particolare, con irraggiamento
debole e/o parziale, la conversione della potenza è demandata al solo stadio master.
All’aumentare della potenza in ingresso, lo stadio slave viene immediatamente portato
71
in funzionamento. La struttura realizza, altresì, un sistema di tipo ridondate (guasti al
master vengono sopperiti temporaneamente dallo slave) che oltre ad aumentare
l’affidabilità complessiva del sistema, porta a massimizzare anche il ciclo di vita
dell’apparecchiatura, distribuendo alternativamente, tra gli stadi master e slave, gli
stress elettrici e termici dei vari componenti.
2.3.10 Sistemi di comunicazione.
Quasi tutti i produttori offrono, a corredo dell’’inverter, una serie di sistemi di
monitoraggio e comunicazione per rendere visibile tutte le informazioni sullo stato di
funzionamento dell’impianto fotovoltaico.
Molti inverter sono equipaggiati con interfacce RS232, RS485, e sistemi di
comunicazione via radio o via powerline e sfruttano la tecnologia Plug&Play per il
riconoscimento automatico dei vari dispositivi collegati.
A queste interfacce possono essere collegati diversi sistemi, tra cui:
- Sistemi d’allarme sonoro e visivo che avverte di un eventuale guasto
verificatosi.
- Sistemi di monitoraggio delle condizioni meteo, costituito da sensori di
temperatura ambiente, irradiazione e sensori eolici.
- Sistemi di visualizzazione e data logging per visualizzare e registrare
tutti i dati dell’inverter anche per lunghi periodi di tempo.
- Dispositivi di visualizzazione e memorizzazione dei dati che possono
essere collegati via ethernet o USB ad un PC. Un apposito software
progettato, provvederà poi alla visualizzazione dei dati anche su internet
tramite una applet Java. Il software normalmente è fornito gratuitamente
e scaricabile dal sito internet del produttore dove si possono trovare
sempre versioni più aggiornate.
72
- Schede di comunicazione di tipo Plug&Play che si occupano delle
comunicazioni di guasto e di sistema tramite email, SMS o fax. L’invio
di una email può essere effettuato in due modi: tramite il server SMTP o
ASMTP del provider del cliente o attraverso un opportuno dispositivo
elettronico opportunamente progettato che collega l’inverter alla propria
linea telefonica.
Internet
SMS/FAX
2.17 - Sistema di comunicazione Inverter - Utente.
Ovviamente tutti i sistemi di visualizzazione, allarme, monitoraggio, ecc. possono
ricevere informazioni da più inverter. Questo perché gli impianti di grosse dimensioni
vengono, generalmente, realizzati connettendo più stadi inverter in parallelo.
2.3.11 Design.
Si tenga presente che in molti casi l’inverter viene installato internamente in casa in un
ambiente visibile. Di conseguenza, forme, sistemi di visualizzazione con display grafici,
colori e accessori sono da considerarsi come elementi di valore aggiunto utili ad
aumentare l’appeal di un prodotto così tecnologico.
Campo
fotovoltaico
Inverter
Sistema
Visualizzazione
Sensori
Sistema Segnalazioni
allarme
PC
Sistema trasmissione dati
73
Capitolo 3 – Normative. 3.1 Premessa.
Il quadro normativo vigente nel settore fotovoltaico risulta complesso. Non esiste una
normativa internazionale di prodotto, ma ogni Paese ha la propria legislazione.
Alcuni organismi internazionali, quali IEEE ed IEC, hanno pubblicato negli ultimi anni
diversi articoli e proposto standard al riguardo. Hanno inoltre istituito apposite
commissioni per la stesura di nuove normative di prodotto.
● IEEE.
Nel 2000, la IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) ha pubblicato:”
Standard 929 IEEE – Reccomended Practice for Utility Interface of Photovoltaic (PV)
System up to 10kW”. Questo standard risulta l’aggiornamento della pubblicazione:”
IEEE Standard 929-1988” e in linea con lo standard americano UL1741: “Standard for
Static Inverters and Charge Controllers for Use in Photovoltaic Power Systems”.
Nel 2004 è stato pubblicato lo standard di interconnessione IEEE 1547 – IEEE
Standard for Interconnecting Distributed Resources with Electric Power Systems.
● IEC.
Nel 2000, la commissione IEC (International Electrotechnical Commission) ha formato
un gruppo di sviluppo per le normative sui sistemi di energia rinnovabile. Le linee guida
in fase di elaborazione sono:
a) IEC 61727: Characteristics of Utility Interface for Photovoltaic (PV) Systems.
Aggiornamento della IEC 61727 (1995-06) Characteristic of Utility Interface .
b) IEC 62109: Safety of Power Converters for Use in Photovoltaic Power Systems
– Part 1 – General Requirements.
c) IEC 60364-7-712 Electrical Installations of Buildings – Part 7 - 712 :
Requirements for Special Installations or Locations – Solar Photovoltaic (PV)
Power Supply Systems.
74
Le normative hanno una formulazione molto simile. Generalmente descrivono:
1) Requisiti Generali.
- REGOLAZIONE DI TENSIONE.
- REGOLAZIONE DI FREQUENZA.
- SINCRONIZZAZIONE.
- MONITORAGGIO.
- COLLEGAMENTO A TERRA.
- SBILANCIAMENTO DI TENSIONE.
- IMMUNITA’.
2) Requisiti di Sicurezza e Protezione.
- LIMITI AI DISTRURBI DI TENSIONE.
- LIMITI AI DISTURBI DI FREQUENZA.
- ISOLAMENTO.
- DISCONNESSIONE A SEGUITO DI ERRORE.
- RICONNESSIONE.
- DISPOSITIVI ANTI-ISLAND.
- PROTEZIONE CONTRO SURGE.
3) Qualità della Potenza.
- CONTENUTO ARMONICO.
- LIMITI CORRENTE CONTINUA INIETTABILE IN RETE.
- FLICKER.
- FATTORE DI POTENZA.
I gestori delle reti elettriche nazionali prendono in considerazione i vari standard, ed
emanano delle direttive e normative al riguardo, valide per la propria rete di
distribuzione.
75
3.2 Impianti fotovoltaici in Italia. Si consideri il quadro normativo vigente in Italia. La normativa di riferimento è la
norma CEI 11-20 alla quale si riferisce la direttiva ENEL DK 5940 entrata in vigore nel
giugno 2006 e che sostituisce la direttiva ENEL DK 5950 del marzo 2002.
3.2.1 Direttiva ENEL DK 5940. 3.2.1.1 Schema di collegamento di un impianto di produzione alla rete pubblica
dell’ENEL.
In figura 3.01 è riportato lo schema di collegamento di un impianto fotovoltaico alla rete
pubblica italiana.
I gruppi di generazione possono essere monofasi o trifasi. Per gli allacciamenti
monofase la potenza massima ammessa è di 6kW. Per il collegamento di generatori
trifase è ammesso collegare, fra una fase e il neutro, generatori monofase purché lo
squilibrio, fra la potenza installata sulla fase con più generazione e quella con meno
generazione, non superi i 6kW.
Generalmente, gli impianti di potenza nominale minore od uguale a 50kW vengono
allacciati alla rete bassa tensione dell’Enel, mentre gli impianti con potenza superiore a
75kW vengono connessi alla linea a media tensione.
Pertanto, un sistema da 3kW è monofase e collegato alla rete a bassa tensione per mezzo
di tre dispositivi:
1) Dispositivo Generale.
2) Dispositivo di Interfaccia.
3) Dispositivo di Generatore.
76
Dispositivo della rete ENEL Sbarra BT
cabina ENEL
Punto di consegna
Dispositivo Generale
Parte di rete utente
non abilitata al funzionamento
in isola
Dispositivo di Interfaccia
Parte di rete utente
abilitata al funzionamento
in isola. Dispositivo di Generatore
Figura 3.01 – Schema di collegamento di un impianto di produzione fotovoltaico alla rete ENEL come da direttiva DK 5940.
Inverter DC/AC
77
3.2.1.2 Dispositivo Generale.
Il dispositivo generale separa l’intero impianto privato dalla rete pubblica. Deve essere
costituito da un interruttore con sganciatori di massima corrente e deve soddisfare i
requisiti sul sezionamento della norma CEI 64-8.
3.2.1.3 Dispositivo di Interfaccia.
Il dispositivo di interfaccia ha il compito di svolgere la protezione di interfaccia,
separando i gruppi di generazione dalla rete elettrica pubblica. Deve essere un
dispositivo a “sicurezza intrinseca”, cioè dotato di una bobina di apertura a mancanza di
tensione. Tale bobina, alimentata in serie ai contatti di scatto delle protezioni, deve
provocare l’apertura del dispositivo in caso di corretto intervento, di guasto interno alle
protezioni e in mancanza di alimentazione ausiliaria.
Il dispositivo di interfaccia può trovarsi all’interno del convertitore statico DC/AC.
L’esecuzione del dispositivo di interfaccia deve soddisfare i requisiti sul sezionamento
della Norma CEI 64-8.
Pertanto, sono ammesse le seguenti tipologie:
● Interruttore automatico con bobina ausiliaria a mancanza di tensione.
● Contattore con bobina di apertura a mancanza di tensione, combinato con fusibile o
con interruttore automatico. Nel caso monofase, il contattore dovrà essere conforme alla
norma CEI EN 61095. Nel caso trifase, il contattore dovrà essere conforme alla norma
CEI EN 60947-4-1.
● Commutatore (inteso come Interruttore di manovra CEI EN 60947-3) accessoriato
con bobina di apertura a mancanza di tensione, combinato con fusibile o con interruttore
automatico.
78
Nel caso in cui il dispositivo di interfaccia si trovi all’interno dell’inverter, sono
ammesse tipologie diverse, ad esempio combinazioni di relé elettromeccanici, purché
siano certificate da un laboratorio accreditato. L’equivalenza alle topologie
precedentemente citate deve essere verificata per le seguenti caratteristiche:
a) Corrente e tensione nominale.
b) Potere nominale di chiusura, interruzione e relativi fattori di potenza.
c) Prestazioni in servizio.
d) Modalità di sezionamento e caratteristiche dei contatti principali.
e) Categoria di utilizzazione.
f) Sicurezza intrinseca.
g) Tensione d’isolamento e di tenuta.
In assenza di carichi del produttore, o se tutta la rete del produttore può funzionare in
isola, il dispositivo generale può svolgere le funzioni di dispositivo di interfaccia.
In tal caso il dispositivo deve essere equipaggiato con doppi circuiti di apertura
comandati rispettivamente da:
1) Sganciatori di massima corrente.
2) Bobina a mancanza di tensione.
Conformemente alle prescrizioni CEI 11-20, la funzione di dispositivo di interfaccia
deve essere svolta da un unico dispositivo, ovvero, qualora nell’impianto siano presenti
più protezioni di interfaccia associate a diversi generatori, queste dovranno comandare
un unico dispositivo di interfaccia che escluda tutti i generatori dalla rete pubblica.
In deroga, per impianti di produzione collegati a rete BT pubblica e di potenza
complessiva ≤ 20 kW, la funzione può essere svolta da più dispositivi distinti fino ad un
massimo di tre.
79
Sistema Monofase Trifase
Potenza
Tipo
< 6kW
< 20kW
>20kW
Impianti collegati tramite sistema di conversione
Interruttore automatico con bobina di apertura a mancanza di tensione. Contattore con bobina di apertura a mancanza di tensione, combinato con fusibile o con interruttore automatico. Commuttatore (inteso come interruttore di manovra CEI EN 60947-3 categoria AC-22A o AC-22B) con bobina di apertura a mancanza di tensione combinato con fusibile o interruttore automatico. Anche interno al sistema di conversione.
Interruttore automatico con bobina di apertura a mancanza di tensione. Contattore con bobina di apertura a mancanza di tensione, combinato con fusibile o con interruttore automatico. Esterno al sistema di conversione
Tabella 3.01 – Tipologie di dispositivo di interfaccia amesse.
3.2.1.4 Protezione di Interfaccia e taratura.
Le protezioni di interfaccia possono essere realizzate tramite:
1) Un dispositivo dedicato (relé).
2) Il sistema di controllo dell’inverter.
Le funzioni di protezione di interfaccia previste dalla Norma CEI 11-20 sono:
● Protezione di minima tensione.
● Protezione di massima tensione.
● Protezione di minima frequenza.
● Protezione di massima frequenza.
● Protezione a derivata di frequenza (richiesta dall’Enel in condizioni particolari di
rete).
Le tarature di tali protezioni sono elencate in tabella 3.02.
80
Protezione Esecuzione Valore di Taratura Tempo di InterventoMassima tensione unipolare/tripolare <1.2Vn < 0,1s
Minima tensione unipolare/tripolare >0.8Vn < 0,2s
Massima frequenza unipolare 50,3Hz o 51Hz(1) senza ritardo intenzionale
Minima frequenza unipolare 49 o 49,7Hz(1) senza ritardo intenzionale Derivata di
frequenza
( se richiesta)
unipolare 0,5 Hz/s senza ritardo intenzionale
(1) Le tarature di default sono 49.7Hz , 50.3Hz. Qualora le variazioni di frequenza, in normali condizioni di esercizio, siano
tali da provocare interventi intempestivi della protezione di massima/minima frequenza potranno, su indicazione del
personale ENEL, essere adottate le tarature 49Hz, 51Hz.
Tabella 3.02 – Funzioni delle protezioni di interfaccia e relative tarature.
3.2.1.5 Dispositivo di Generatore.
Dispositivo installato a valle dei terminali di ciascun gruppo generatore, tale da
escludere il singolo gruppo in condizioni di “aperto”.
Sono ammesse le seguenti tipologie di dispositivo di generatore:
● Interruttore automatico con sganciatore di apertura.
● Contattore combinato con fusibile o con interruttore automatico.
● Commutatore (inteso come interruttore di manovra CEI EN 60947-3), combinato con
fusibile o con interruttore automatico.
L’esecuzione del dispositivo di generatore deve soddisfare i requisiti della norma CEI
64-8.
Nel caso in cui l’impianto di produzione sia costituito da un solo generatore e non sia
previsto per il funzionamento in isola, il dispositivo del generatore può svolgere la
funzione di dispositivo di interfaccia.
81
3.2.1.6 Qualità dell’energia prodotta.
Il convertitore statico fornisce potenza elettrica alla rete pubblica. Deve rispettare i
limiti previsti dalle normative vigenti.
● Il dispositivo di conversione statica non deve essere in grado di sostenere
autonomamente la frequenza e la tensione della rete pubblica, ovvero, non si deve
comportare come generatore di tensione.
● Relativamente alle componenti armoniche della corrente immessa nella rete
pubblica, i convertitori devono soddisfare le prescrizioni CEI EN 61000-3-2 o CEI EN
61000-3-12 in base alla potenza dell’impianto.
Armoniche Dispari
h
Corrente armonica massima ammessa
[A]
3
5
7
9
11
13
15 < h < 39
2,3
1,14
0,77
0,4
0,33
0,21
0,15*(15/h)
Armoniche Pari
h
Corrente armonica massima ammessa
[A] 2
4
6
8 < h < 40
1,08
0,43
0,30
0,23*(8/h)
Tabella 3.03 – Limite delle armoniche di corrente tabulato nella norma CEI
61000-3-2.
82
● Per le fluttuazioni di tensione ed i flicker, si devono soddisfare le norme CEI EN
61000-3-3 o CEI EN 61000-3-11 in base alla potenza dell’impianto.
● La separazione metallica, fra la rete pubblica in AC e la parte in CC dei convertitori,
mediante trasformatore di isolamento a frequenza industriale, è obbligatoria per gli
impianti di potenza maggiore a 20kW. Per impianti di potenza complessiva minore o
uguale a 20 kW, tale separazione può essere sostituita da una protezione che interviene,
agendo sul dispositivo di generatore o interfaccia, quando la componente in corrente
continua della corrente immessa nella rete pubblica supera lo 0,5% della corrente
nominale d’uscita del convertitore stesso, distaccandolo dalla rete pubblica entro 0,1 s.
● La protezione di minima tensione può essere in esecuzione unipolare o tripolare ad
una soglia di intervento. La soglia non deve essere escludibile.
I campi di taratura previsti sono i seguenti:
Soglia : (0,5÷1)Vn regolabile con passo di 0,05Vn
Tempo di ritardo: (0,05÷1)s regolabile con passo di 0,05s
● La protezione di massima tensione può essere in esecuzione unipolare o tripolare
ad una soglia di intervento. La soglia non deve essere escludibile.
I campi di taratura previsti sono i seguenti:
Soglia: (1÷1,3)Vn regolabile con passo di 0,05Vn.
Tempo di ritardo: (0,05÷1)s regolabile con passo di 0,05s
● La protezione di minima frequenza deve essere in esecuzione unipolare a una
soglia di intervento. La soglia non deve essere escludibile.
I campi di taratura previsti sono i seguenti:
Soglia: (48,5 ÷ 49,8)Hz regolabile con passo di 0,1Hz.
Tempo di ritardo: (0,05÷1)s regolabile con passo di 0,05s.
83
La protezione deve essere insensibile a transitori di frequenza di durata minore o uguale
a 40ms. Deve funzionare correttamente nel campo di tensione in ingresso compreso tra
0,2Vn e 1,3Vn e deve inibirsi per tensioni in ingresso inferiori a 0,2Vn.
● La protezione di massima frequenza deve essere in esecuzione unipolare ad una
soglia di intervento. La soglia non deve essere escludibile.
I campi di taratura previsti sono i seguenti:
Soglia: (50 ÷ 51,5)Hz regolabile con passo di 0,1Hz.
Tempo di ritardo: (0,05÷1)s regolabile con passo di 0,05s.
La protezione deve essere insensibile a transitori di frequenza di durata minore o uguale
a 40ms. Deve funzionare correttamente nel campo di tensione in ingresso compreso tra
0,2Vn e 1,3Vn e deve inibirsi per tensioni in ingresso inferiori a 0,2Vn.
● La protezione a derivata di frequenza deve essere in esecuzione unipolare a una
soglia di intervento. La soglia deve essere escludibile.
I campi di taratura previsti sono i seguenti:
Soglia: (0,1÷1)Hz/s regolabile con passo di 0,1Hz/s.
Tempo di ritardo: (0,05÷1)s regolabile con passo di 0,05s.
● Sistema di regolazione del fattore di potenza.
Gli impianti di produzione collegati alla rete ENEL tramite dispositivi di conversione
statica, possono erogare energia attiva con fattore di potenza (riferito alla componente
fondamentale):
- Non inferiore a 0,8 in ritardo (cioè assorbimento di potenza reattiva) quando la
potenza attiva erogata è compresa tra il 20 % ed il 100 % della potenza complessiva
installata.
84
- In fase (cioè, costante pari ad 1).
- In anticipo, quando erogano una potenza reattiva complessiva non superiore al minor
valore tra 1kVAr e (0,05 + P/20) kVAr, dove P è la potenza complessiva installata
espressa in kW.
● Certificazioni.
Le prove di certificazione, dove previste e ad eccezione di quelle funzionali, dovranno
essere eseguite da laboratori accreditati presso l’European cooperation for Accreditation
(EA).
Le prove di funzionamento devono essere effettuate verificando che le seguenti
grandezze di influenza siano mantenute nelle condizioni di riferimento riportate qui di
seguito:
1) Prove di isolamento.
La norma di riferimento è la CEI EN 60146-1-1. Si tenga in considerazione che
la tensione di alimentazione sulla rete ENEL BT è conforme alla CEI EN
50160.
2) Verifica delle funzioni di protezione.
3) Verifica del fattore di potenza.
4) Verifica della componente continua della corrente di uscita.
5) Prove di compatibilità elettromagnetica (EMC).
Le prove di compatibilità elettromagnetica (immunità ed emissione) devono fare
riferimento alle seguenti norme ed a quelle da esse richiamate.
85
a) CEI EN 61000-2-2: " Compatibilità Elettromagnetica (EMC) – Parte
2-2: Ambiente – Livelli di compatibilità per disturbi condotti di bassa
frequenza e la trasmissione dei segnali sulle reti pubbliche di
alimentazione a bassa tensione.”
b) CEI EN 61000-3-2 e CEI EN 61000-3-12: Limiti di emissione
armoniche (classe A).
c) CEI EN 61000-3-3 e CEI EN 61000-3-11: Limiti di fluttuazioni di
tensione e flicker.
6) Nel caso in cui l’inverter realizzi anche le funzioni relative alla
“Protezione di interfaccia” le precedenti prove andranno integrate con le
seguenti:
a) Prove di isolamento (ENEL R EMC 01).
b) Rigidità dielettrica (GLI 02, livello di severità 3).
c) Prova ad impulso (GLI 01, livello di severità 3).
d) Misura della resistenza di isolamenti (GLI 03 livello di severità
3).
e) Prove climatiche (ENEL R CLI 01).
f) Verifica funzioni e misura delle precisioni (ENEL DV1501A e
DV1500).
g) Prove di compatibilità EMC CEI EN 61000-6-1 e CEI EN
61000-6-3.
h) Prove di sovraccaricabilità dei circuiti voltmetrici di misura.
- La sovraccaricabilità permanente deve essere superiore o
uguale a 1,3Vn;
- La sovraccaricabilità transitoria (1s) deve essere
superiore o uguale a 2Vn.
Per le prove del dispositivo di interfaccia integrato, che sono da eseguire
anche per l’inverter, dovranno essere considerate quelle più restrittive.
86
3.2.2 Normative IEC, EN, CEI per inverter
fotovoltaici.
IEC 61173 (EN 61173, CEI 82-4) – Protezione contro le sovratensioni dei sistemi
fotovoltaici (PV) per la produzione di energia – Guida.
La normativa IEC 61173 stabilisce le caratteristiche dei dispositivi di protezione contro
le sovratensioni. Tali dispositivi:
- Non devono degradarsi al si sotto delle caratteristiche minime durante la vita
utile.
- Devono limitare la tensione ai terminali protetti ad un livello di sicurezza.
- Non dovrebbero guastarsi durante i transitori previsti. In alcuni casi,
dovrebbero riportare le sovracorrenti a valori di sicurezza finché non
intervengono i dispositivi di sicurezza della linea posti a monte (fusibili).
- Non devono degradare la normale prestazione del sistema.
- Devono avere un impatto minimo sull’efficienza del sistema.
Il principio di funzionamento di un sistema di protezione consiste nell’inserimento, in
parallelo ai terminali da proteggere, di un elemento non lineare che commuti in uno
stato di bassa impedenza quando vengono superati i limiti di tensione.
Possibili dispositivi di protezione dell’inverter sono:
- Diodi.
- Varistori.
- Dispositivi spinterometrici e fusibili a scarica di gas.
- Trasformatori di isolamento.
- Fotoaccoppiatori.
87
IEC 61683 (EN 61683, CEI 82-20)– Sistemi fotovoltaici. Condizionatori di Potenza.
Procedure per misurare l’efficienza.
La normativa IEC 61683 descrive la procedura di misura dell’efficienza di un inverter
fotovoltaico.
- Sorgente DC.
La sorgente DC da collegare in ingresso ad un inverter fotovoltaico con MPPT può
essere un array fotovoltaico o un simulatore di array fotovoltaico.
- Temperatura.
La temperatura alla quale si effettuano le misure deve essere di 25°C + 2°C.
- Tensione d’uscita e frequenza.
La tensione d’uscita e la frequenza devono essere mantenute entro i valori nominali
dichiarati dal costruttore.
- Tensione d’ingresso.
Le misure devono essere effettuate in ognuna delle seguenti condizioni:
a) Con la tensione d’ingresso al minimo valore d’ingresso dichiarato dal
costruttore.
b) Con la tensione d’ingresso al valore nominale o al valore medio del range
d’ingresso.
c) Con la tensione d’ingresso pari al 90% del massimo valore d’ingresso dichiarato
dal costruttore.
88
- Calcolo dell’efficienza nominale d’uscita.
L’efficienza nominale è il rapporto tra la potenza d’uscita e d’ingresso quando l’inverter
sta erogando la potenza nominale d’uscita. Si calcola dai dati misurati con la seguente
relazione:
100⋅=i
O
PP
η (3.2.2.1)
dove:
η = efficienza nominale d’uscita.
PO = potenza nominale d’uscita (kW).
Pi = potenza d’ingresso (kW) quando la potenza d’uscita è quella nominale.
Nel computo della potenza nominale d’ingresso si deve considerare ogni potenza
ausiliaria d’ingresso come, per esempio, la potenza del sistema di controllo
dell’inverter (gate driver).
- Calcolo dell’efficienza parziale d’uscita.
L’efficienza parziale rappresenta il valore dell’efficienza dell’inverter al di sotto della
potenza nominale d’uscita. E’ calcolata dai dati misurati con la seguente relazione:
100⋅=iP
OPPAR P
Pη (3.2.2.2)
dove: ηPAR = efficienza parziale d’uscita.
POP = potenza parziale d’uscita (kW).
PiP = potenza parziale d’ingresso (kW).
Nel computo della potenza parziale d’ingresso si deve considerare ogni potenza
ausiliaria d’ingresso come, per esempio, la potenza del sistema di controllo
dell’inverter (gate driver).
89
- Tolleranza dell’efficienza.
Quando un valore di efficienza è garantito, la tolleranza è espressa dalla seguente
relazione:
( ) ηη ⋅−⋅− 12.0 (3.2.2.3)
- Circuito di test raccomandato.
Legenda: PS = Variable voltage-current dc power supply.
PC = Power Conditioner.
A1 = Amperometro DC.
A2 = Amperometro AC.
W1 = Wattmetro DC.
W2 = Wattmetro AC.
F = Frequenzimetro.
V1 = Voltmetro DC.
V2 = Voltmetro AC.
Figura 3.02 – Circuito raccomandato per la misura dell’efficienza.
- Procedura di misura.
a) L’efficienza è calcolata con l’espressione precedente. La potenza Pi può essere
misurata con il wattmetro W1 o determinata moltiplicando la lettura
dell’amperometro A1 con quella del voltmetro V1.
PS
A1 W1
V1
PC UnderTest
W2
V2
A2 PF
F
90
b) La tensione d’ingresso deve essere fatta variare finché la corrente d’uscita varia
dal valore minimo al valore nominale. La tensione d’ingresso è misurata con il
voltmetro V1, La corrente d’uscita con l’amperometro A2.
c) Il voltmetro DC e l’amperometro DC devono essere strumenti a valore medio.
Voltmetro AC e amperometro AC devono essere strumenti a vero rms.
d) Il fattore di potenza può essere misurato con un apposito strumento o essere
calcolato dalle letture di V2, A2, W2 con la seguente relazione:
( )
10022
2 ⋅⋅
=AV
WPF (3.2.2.4)
e) Ogni strumento può essere analogico o digitale. La precisione deve essere
inferiore al + 0,5% del valore di fondo scala per ogni misura di potenza.
f) In un inverter fotovoltaico con MPPT le variazioni di tensione devono essere
mediamente inferiori al 5% della tensione d’ingresso. Il periodo di osservazione
deve essere di almeno 30s.
91
IEC 61724 (EN61724, CEI 82-15) – Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici.
Linee guida per la misura, lo scambio e l’analisi dei dati.
La norma IEC 61724 descrive le procedure per il rilievo delle caratteristiche di un
sistema fotovoltaico. Scopo di queste procedure è quello di valutare le prestazioni
globali di sistemi fotovoltaici, configurati come autonomi o collegati alla rete di
distribuzione elettrica. Nelle tabelle seguenti sono elencati i parametri da misurare con
le relative unità di misura.
- Parametri metereologici.
Parametro Simbolo Unità di misura
Irraggiamento Totale Temperatura dell’aria in uno schermo contro le radiazioni Velocità del vento
GI
TAM
SW
W/m2
°C
m/s
Tabella 3.04 – Parametri metereologici. - Parametri dell’array fotovoltaico.
Parametro Simbolo Unità di misura
Tensione d’uscita Corrente d’uscita Potenza d’uscita Temperatura dei moduli Angolo di inclinazione dell’inseguitore Angolo azimutale dell’inseguitore
VA
IA
PA
TM
ФT
ФA
V
A
W
°C
gradi
gradi
Tabella 3.05 – Parametri del campo fotovoltaico.
92
- Parametri dell’energia immagazzinata.
Parametro Simbolo Unità di misura
Tensione di funzionamento Corrente verso il dispositivo di immagazzinamento Corrente dal dispositivo di immagginamento Potenza verso il dispositivo di immagazzinamento Potenza dal dispositivo di immaggazinamento
VS
ITS
IFS
PTS
PFS
V
A
A
W
W
Tabella 3.06 – Parametro dell’elemento di accumulo. - Parametri del carico.
Parametro Simbolo Unità di misura
Tensione del carico Corrente del carico Potenza del carico
VL
IL
PL
V
A
W
Tabella 3.07 – Parametri del carico.
93
- Parametri rete di distribuzione.
Parametro Simbolo Unità di misura
Tensione di rete Corrente verso la rete di distribuzione Corrente dalla linea di distribuzione Potenza verso la rete di distribuzione pubblica Potenza dalla rete di distribuzione pubblica
VU
ITU
IFU
PTU
PFU
V
A
A
kW
kW
Tabella 3.08 – Parametri della rete di distribuzione. - Parametri da misurare in tempo reale.
GI VA,IA VL , IL
PA PL TAM SW
ITS, PTS IFS, PFS IFU, PFU ITU,PTU
VBU, IBU PBU
Fig. 3.03 – Misura dei parametri in tempo reale.
Array Fotovoltaico
Condizionatore di potenza Carico
Generatori di supporto Rete di
distribuzione pubblica
Dispositivi di immagazzinamento
94
- Metodi di rilievo.
a) La precisione dei sensori di temperatura, compreso il condizionamento del
segnale, deve essere superiore a 1K.
b) La precisione dei sensori di velocità del vento deve essere migliore di 0,5m/s,
per velocità del vento uguali od inferiori a 5m/s, e migliore del 10% della lettura
per velocità superiori a 5m/s.
c) La precisione dei sensori di corrente e tensione (DC e AC), compreso il
condizionamento dei segnali, deve essere migliore dell’1% della lettura.
d) La potenza in corrente continua può essere calcolata in tempo reale, come il
prodotto della tensione e della corrente campionate, o essere misurata
direttamente con un sensore di potenza.
La potenza in corrente alternata deve essere misurata utilizzando un sensore di
potenza che tenga conto, in modo adeguato, del fattore di potenza e della
distorsione armonica. La precisione dei sensori di potenza, compreso il
condizionamento del segnale, deve essere migliore del 2% della lettura.
e) Per le grandezze che variano con l’irraggiamento, l’intervallo di campionamento
deve essere inferiore ad 1 minuto. Per parametri con elevate costanti di tempo,
l’intervallo di campionamento può essere compreso tra 1 minuto e 10 minuti.
Inoltre, la norma descrive le operazioni di elaborazione, memorizzazione dati e i
formati dei file per il loro trasferimento.
95
EN 50178 (CEI 22-15) – Apparecchiature elettroniche da utilizzare negli impianti
di potenza.
La norma EN 50178 (CEI 22-15) si applica all’uso di apparecchiature elettroniche (EE
– Electronic Equipment) in impianti di potenza, in cui è necessario mantenere un livello
tecnico uniforme di sicurezza ed affidabilità. La norma definisce i requisiti minimi di
progettazione e costruzione per la protezione dalla scossa elettrica, per la prova e
l’integrazione nei sistemi per installazioni di potenza.
Inoltre, si applica ad apparecchiature elettroniche per le quali non esiste una specifica
norma di prodotto.
La norma specifica:
a) Prescrizioni per l’intero sistema.
b) Prescrizioni di sicurezza.
c) Requisiti e condizioni ambientali.
d) Prescrizioni per l’apparecchiatura elettronica.
e) Prescrizioni per l’assemblaggio dell’apparecchiatura elettronica negli impianti di
potenza.
f) Prove per la conformità.
Le prove da effettuare per la conformità alla norma sono:
1) Esame a vista.
2) Prove ambientali e climatiche.
a) Prova a caldo secco.
b) Prova a caldo umido.
3) Prove meccaniche.
a) Prove di ribaltamento.
b) Prove di vibrazione.
c) Prove di tenuta stagna per apparecchiature raffreddate a liquido.
96
4) Prove meccaniche relative alla sicurezza.
a) Distanza di isolamento in aria e di scarica superficiale.
b) Prova di non accessibilità.
c) Prova dell’involucro.
d) Prove di idoneità della verniciatura o del rivestimento.
5) Prove elettriche (dielettriche) relative alla sicurezza.
a) Prove di tensione impulsiva.
b) Prove di tensione ca o cc.
c) Prove di scariche parziali.
d) Prova di resistenza di isolamento in impianti di potenza.
e) Impedenza di protezione, schermatura di protezione.
6) Prove elettriche ambientali.
a) Emissione di disturbi elettromagnetici.
b) Immunità dai disturbi elettromagnetici.
c) Tenuta al cortocircuito.
7) Prove sulle prestazioni.
Gli inverter commerciali fanno riferimento alla seguente normativa per le dichiarazioni
di sicurezza CE. Pertanto, merita particolare attenzione il paragrafo 5 a pag. 23. In
questa sezione la norma descrive gli accorgimenti da attuare per la protezione delle
persone e degli animali. Sono presenti numerosi flow-chart che permettono, al
progettista, una rapida identificazione delle caratteristiche costruttive.
97
IEC 60529 (EN 60529) - Gradi di protezione degli involucri (Codice IP). In Europa, il grado di protezione dell’involucro è indicato dal codice IP (International
Protection).
Il codice IP è strutturato nel seguente modo:
IP 2 3 C H
Lettere caratteristiche (International Protection)
Prima cifra caratteristica (cifra da 0 a 6, o letteraX)
Seconda cifra caratteristica (cifra da 0 a 8, o lettera X)
Lettera addizionale (opzionale) (lettere A, B, C, D)
Lettera supplementare (opzionale) (lettere H, M, S, W)
Nelle tabelle seguenti è riportata una breve descrizione degli elementi del codice IP.
Prima cifra caratteristica.
Cifra o
lettere
Significato per la protezione
dell’apparecchiattura
Significato per la protezione delle persone
0 1 2 3 4 5 6
Contro la penetrazione di corpi estranei: non protetto > 50mm di diametro > 12.5mm di diametro > 2.5mm di diametro > 1mm di diametro protetto contro la polvere totalmente protetto contro la polvere
Contro l’accesso a parti pericolose
con:
non protetto dorso della mano dito attrezzo filo filo filo
Tabella 3.09 – Significato della prima cifra caratteristica del codice IP.
98
Seconda cifra caratteristica.
Cifra o lettere Significato per la protezione
dell’apparecchiattura
0 1 2 3 4 5 6 7 8
Contro la penetrazione di acqua con effetti dannosi: non protetto caduta verticale caduta di gocce d’acqua pioggia spruzzi d’acqua getti d’acqua getti potenti immersione temporanea immersione continua
Tabella 3.10 – Significato della seconda cifra caratteristica del codice IP.
Lettera addizionale (opzionale).
Cifra o
lettere
Significato per la protezione delle persone
A B C D
Contro l’accesso a parti pericolose con: dorso della mano dito attrezzo filo
Tabella 3.11 – Significato della lettera addizionale del codice IP.
99
Lettera supplementare (opzionale).
Cifra o
lettere
Significato per la protezione
dell’apparecchiatura.
H M S W
Informazioni supplementari relative a: apparecchiature ad alta tensione prove con acqua con apparecchiatura in moto prova con acqua con apparecchiatura non in moto condizioni atmosferiche
Tabella 3.12 – Significato della lettera supplementare del codice IP.
100
3.3 Impianti fotovoltaici negli Stati Uniti. Le normative statunitensi da considerare sono:
a) Normativa NEC, National Electrical Code.
b) Normativa UL1741.
c) Normativa FCC per la compatibilità elettromagnetica.
3.3.1 Articolo NEC 690. L’articolo 690 del National Electrical Code classifica i sistemi fotovoltaici in:
1) Interactive System = Impianti connessi alla linea elettrica pubblica (Grid
connected).
2) Impianti Ibridi = Impianti costituiti da vari tipi di sorgenti di energia
rinnovabile.
3) Impianti Stand Alone.
Fig. 3.04 – Sistemi fotovoltaici descritti nell’articolo NEC 690.
101
Fig. 3.05 – Diagramma semplificato di un sistema grid-connected.
In fig. 3.05 è riportato lo schema semplificato dei sistemi grid connected, riportato nella
norma NEC 690 che definisce:
“Inverter: Equipment that is used to change voltage level or waveform, or both, of
electrical energy. Commonly, an inverter [also know as a power conditioning unit
(PCU) or power conversion system (PCS)] is a device that changes dc input to an ac
output. Inverters may also functions as battery charges that use alternating current
from another source and convert it into direct current for charging batteries”.
(National Electrical Code Handbook – National Fire Association , Quincy, Massachusetts).
La parte più importante della normativa NEC, che impatta sulla progettazione e
costruzione dell’inverter, è rappresentata dalla connessione a terra imposta dall’articolo
102
690.41 System Grounding, per il lato DC, e dall’articolo 250.20B Alternating-Current
Systems to Be Grounded, per il lato AC.
L’articolo 690.41 afferma:
“ For a photovoltaic power source, one conductor of a two wire system with a
photovoltaic system voltage over 50 volts and the reference (center tap) conductor of a
bipolar system shall be solidly grounded or shall use methods that accomplish
equivalent system protection in accordance with 250.4(A) and that utilize equipment
listed and identified for the use”. (National Electrical Code Handbook – National Fire Association , Quincy, Massachusetts)
Pertanto, quando la tensione di stringa supera i 50V, un terminale deve essere connesso
a terra. Se la stringa è bipolare deve essere connesso a terra il punto centrale.
Si possono anche utilizzare dei sistemi di protezione equivalenti in accordo con
l’articolo 250.4(A) Grounded System, il quale afferma:
“ (1) Electrical System Grounding: Electrical System that are grounding shall be
connected to earth in a manner that limit the voltage imposed by lightning, line surge,
or unintentional contact with higher voltage lines and that will stabilize the voltage to
earth during normal operation.
(2) Grounding of Electrical Equipment: Non current carrying conductive materials
enclosing electrical conductors or equipment , or forming part of such equipment , shall
be connected to earth so as to limit the voltage to ground on these materials.
(3) Bonding of Electrical Equipment: Non current carrying conductive materials
enclosing electrical conductors or equipment , or forming part of such equipment , shall
be connected together and to electrical supply source in a manner that establishes an
effective ground fault current path.
103
(4) Bonding of Electrical Equipment: Electrical conductive materials that are likely
to become energized shall be connected together and to the electrical supply source in a
manner that establishes an effective ground fault current path.
(5) Effective Ground Fault current path: Electrical equipment and wiring and other
electrically conductive material likely to become energized shall be installed in a
manner that creates a permanent , low-impedance circuit facilitating the operation of
the overcurrent device or ground detector for high impedance grounded system. It shall
be capable of safety carrying the maximum ground fault may occur to the electrical
supply source. The earth shall not be considered as an effective ground fault current
path.”.
(National Electrical Code Handbook – National Fire Association , Quincy, Massachusetts).
Fig. 3.06 – Connessione a terra lato DC.
104
Per quanto riguarda il lato rete, l’articolo 250.20B impone la connessione a terra di un
terminale lato AC.
“Alternating-current systems of 50 volts to 1000 volts that supply premises wiring and
premises wiring systems shall be grounded under any of the following conditions:
(1) Where the system can be grounded so that the maximum voltage to ground on
the ungrounded conductors does not exceed 150 volts.
(2) Where the system is 3-phase, 4-wire, wye connected in which the neutral is used
as a circuit conductor.
(3) Where the system is 3-phase, 4-wire, delta connected in which the midpoint of
one phase winding is used as a circuit conductor”.
a) b) Fig. 3.07 – a) Connessione a terra di un tipico sistema monofase in accordo con l’articolo 250.20B.
b) Connessione a terra di un tipico sistema trifase in accordo con l’articolo 250.20B.
La necessità di connettere a terra un conduttore sul lato DC e uno sul lato AC, è noto
con il nome di dual grounding.
105
Tale imposizione si trasforma, di fatto, con la necessità di un trasformatore
d’isolamento all’interno dell’inverter.
3.3.1.1 Sistemi fotovoltaici con tensione superiore ai 600V.
Sistemi fotovoltaici, con una tensione massima superiore ai 600V, devono rispettare
l’articolo NEC 490 e tutti i requisiti imposti dalle installazioni con tensione superiore ai
600V.
L’articolo NEC 690 definisce come tensione massima, la somma delle tensioni di
circuito aperto dei moduli fotovoltaici connessi in serie. La tensione di circuito aperto
da prendere in considerazione, è quella alla minima temperatura ambiente che ci si
aspetta. Per i moduli in silicio monocristallino e policristallino, la tensione calcolata
deve essere moltiplicata per un opportuno coefficiente moltiplicativo come riportato
nella tabella 690.7 del National Electrical Code (Tabella 3.13).
Tabella 3.13 – Tabella 690.7 del NEC.
kVVn
iTOCMAX ⋅⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛= ∑
=1min_ (3.3.1.1.1)
106
3.3.2 Normativa UL1741.
La norma UL1741, Standard for Static Inverter and Charge Controllers for Use in
Photovoltaic Systems, definisce i requisiti elettrici e meccanici degli inverter e
convertitori di tipo stand-alone e grid connected.
● Regolazione della tensione: Il valore nominale della tensione è 120Vrms. Il sistema
deve intervenire nei tempi riportati in tabella 3.14 nel caso in cui il valore della tensione
prodotta non sia conforme ai valori stabiliti.
Tensione
Tempo massimo di intervento
N° di cicli massimo prima di intervenire
V < 0.5 Vn
0.5 Vn < V < 0.88 Vn
1.10 Vn < V < 1.37 Vn
1.37 Vn < V
0.1s 2s 2s (2/60)s
6 120 120 2
Tabella 3.14 – Risposta a condizioni anomale di tensione.
Dalla tabella 3.14 si può dedurre che il valore della tensione, in normali condizioni di
lavoro, deve essere:
nn VVV ⋅≤≤⋅ 10.189.0 (3.3.2.1)
107
● Regolazione di frequenza: La frequenza nominale è di 60Hz. Il sistema deve
disconnettersi dalla rete nei tempi indicati in tabella 3.15 qualora non rispetti i limiti
imposti.
Frequenza Tempo massimo di intervento
N° di cicli massimo prima di intervenire
f > 60.5Hz
f < 59.3Hz
0.1s
0.1s
6
6
Tabella 3.15 – Risposta a condizioni anomale di frequenza.
Pertanto, la frequenza deve essere compresa nel range:
HzfHz 5.603.59 ≤≤ (3.3.2.2)
La frequenza non può variare troppo velocemente. La norma stabilisce:
s
Hztf 5.0<∆∆ (3.3.2.3)
● Armoniche.
La distorsione armonica totale, THD (Total Harmonic Distorsion) del valore efficace
della corrente, deve essere inferiore al 5% della fondamentale a pieno carico. Le
armoniche pari e dispari devono rispettare i limiti riportati nelle tabelle 3.16 e 3.17.
108
Armoniche Pari
h
Massima distorsione Ammessa (%)
2 < h < 10
12 < h < 16
18 < h < 22
24 < h < 34
h > 36
1
0.5
0.375
0.15
0.075
Tabella 3.16 – Distorsione massima per le armoniche pari.
Armoniche Dispari
h
Massima distorsione Ammessa (%)
3 < h < 9
11 < h < 15
17 < h < 21
23 < h < 33
h > 33
4
2
1.5
0.6
0.3
Tabella 3.17 – Distorsione massima per le armoniche dispari.
109
● Corrente Continua immessa in linea.
La corrente continua immessa in linea non deve superare il 5% del valore della corrente
AC immessa in linea.
● Power Factor.
Il fattore di potenza deve essere maggiore di 0.85.
● Sistemi di interconnessione.
Per quanto riguarda i sistemi di interconnessione l’inverter deve essere conforme allo
standard IEEE 1547 e IEEE 1547.1.
● GFDI (Ground Fault Detector/Interrupter).
L’inverter deve essere equipaggiato con un sistema di rilevamento dell’errore di terra
(Ground - Fault). Il sistema deve essere in grado di rilevare il guasto e di segnalarlo
opportunamente, interrompere la circolazione della corrente di errore e isolare il campo
fotovoltaico o l’inverter per cessare l’esportazione di potenza.
Il valore massimo della corrente d’errore è riportato in tabella 3.18.
Potenza DC [kW] Massima corrente d’errore [A]
0-25
25-50
50-100
100-250
>250
1
2
3
4
5
Tabella 3.18 – Valore della corrente d’errore.
● Anti Island Protection.
L’inverter deve distaccarsi dalla rete entro due secondi dalla formazione dell’isola.
110
● Caratteristiche costruttive.
La norma UL1741 descrive, nella prima parte, le caratteristiche costruttive degli
involucri che contengono l’inverter fotovoltaico.
La norma descrive, ai paragrafi 4 e 5 (da pag. 13 a pag. 33), le caratteristiche degli
involucri metallici e non metallici, la realizzate delle aperture sull’involucro e le note
sul montaggio.
Si consideri, come esempio, le aperture del sistema di ventilazione che consente il
raffreddamento dell’elettronica di potenza dell’inverter.
Le aperture per la ventilazione sulla parte inferiore dell’involucro possono essere
realizzate come illustrato in figura 3.08.
Tali aperture permettono al materiale che cade dall’interno dell’inverter di depositarsi
sull’apposita locazione.
Figura 3.08 – Esempio di aperture inferiori.
Le aperture sulla parte superiore devono essere dimensionate e localizzate per
proteggere il circuito dall’introduzione di oggetti estranei. Le aperture realizzate sopra
parti non isolate:
a) Non devono superare i 4.7mm in ogni direzione.
b) Devono garantire la protezione contro l’introduzione di oggetti estranei.
111
Fig. 3.09Aperture per la ventilazione:
a) a) Aperture inclinate.
b) Aperture verticali.
b)
Le aperture realizzate nelle altre parti dell’involucro non devono superare i 305mm di
lunghezza e l’area non deve superare i 0.129m2.
● Protezione delle persone.
Al paragrafo 33, pag 80, la norma descrive le tecniche da attuare per la protezione delle
persone.
● Test.
Al paragrafo 47, pag. 94, la norma descrive i test dell’inverter in condizioni di
funzionamento anomalo.
a) Test di sovraccarico.
b) Test di cortocircuito.
c) Test di ventilazione.
d) Test dell’impedenza di terra.
e) Test di protezione contro la sovracorrente.
f) Test di sovratensione.
g) Test anti island.
h) Test di protezione contro gli spruzzi d’acqua.
112
● Marcatura.
Gli inverter grid-connected devono essere marcati: “ Utility-Interactive” o
“Interconnection System Equipment”.
Inoltre possono essere presenti altri marchi.
a) Direct Current Supply b) Alternating Current Supply c) Phase.
d) Equipment grounding Conductor e) On and Off.
Figura 3.10 – Esempio di marcature.
Tipo di Involucro Marchio Opzionale
1
3, 3S, 4, 4X, 6 o 6P
3R
4 o 4X
4X o 6P
2, 12, 12K o 13
3, 3S, 12, 12K o 13
“indoor use only”
“rainlight”
“rainproof”
“waterlight”
“corrosion resistance”
“drip tight”
“dust tight”
Tabella 3.19 – Marchi opzionali relative al tipo di involucro.
● Revisioni.
Alcuni punti della normativa UL1741 saranno revisionati il 7 maggio 2007.
113
3.4 Panoramica sugli altri Stati.
3.4.1 Germania.
In Germania, le norme di riferimento per le applicazioni fotovoltaiche sono imposte
dalla German Commision for Electrical, Electronic & Information Tecnologies of DIN
and VDE e sono direttive europee EN. Di seguito è presente l’elenco completo delle
normative EN da considerare per i sistemi fotovoltaici. Sono evidenziate con un
riquadro le norme relative agli inverter.
● DIN EN 60891:1996-10 – Procedures for temperature and irradiance corrections to
measured I-V characteristics of crystalline silicon photovoltaic devices.
● DIN EN 60904 – 1:1995-04 – Photovoltaic devices – Part 1 : Measurement of
photovoltaic current-voltage characteristics (IEC 60904-1 :1987).
● DIN EN 60904-2:1995-04 – Photovoltaic devices – Part 2 : Requirements for
reference solar cells (IEC 60904-2 :1989).
● DIN EN 60904-3:1995-04 – Photovoltaic devices – Part 3: Measurement principles
for terrestrial photovoltaic (PV) solar devices with reference spectral irradiance data
(IEC 60904-3:1989).
● DIN EN 60904-5:1996-12 – Photovoltaic devices – Part 5: Determination of the
equivalent cell temperature (ECT) of photovoltaic (PV) devices by the open – circuit
voltage method (IEC 60904-5:1993).
● DIN EN 60904-6:1996-02 – Photovoltaic devices – Part 6: Requirements for
reference solar modules (IEC 60904-6 :1994).
● DIN EN 60904-7:1998-11 – Photovoltaic devices – Part 7: Comptation of spectral
mismatch error introduced in the testing of a photovoltaic device (IEC 60904-7:1998).
114
● DIN EN 60904-8 :1998-11 – Photovoltaic devices – Part 8 : Measurement of spectral
responce of a photovoltaic (PV) devices (IEC 60904-8 :1998).
● DIN EN 60904-10 :1998-11 – Photovoltaic devices – Part 10 : Methpds of linearity
measurement (IEC 60904-10 :1998).
● DIN EN 61173 :1996-10 – Overvoltage protection for photovoltaic (PV) power
generating systems – Guide (IEC 61173 :1992).
● DIN EN 61194 :1996-12 – Characteristic parameters of stand-alone photovoltaic
(PV) systems.
● DIN EN 61215 :1996-10 – Crystalline silicon terrestrial photovoltaic (PV) modules –
Design qualification and type approval (IEC 61215 :1993).
● DIN EN 61277:1999-02 – Terrestrial photovoltaic (PV) power generatine system –
General and guide (IEC 61277:1995).
● DIN EN 61345:1998-11 – UV test of photovoltaic (PV) modules (IEC 61345:1998).
● DIN EN 61646:1998-03 –Thin-film terrestrial photovoltaic (PV) modules – Design
qualification and type approval (IEC 61646:1996).
● DIN EN 61683:2000-08 – Photovoltaic system – Power Conditioner – Procedure for
measuring efficiency (IEC 61683:1999).
● DIN EN 61701:2000-08 – Salt mist corrosion testing of photovoltaic (PV) modules
(IEC 61702:1995).
● DIN EN 61702:2000-08 – Rating of direct coupled photovoltaic (PV) pumping
systems (IEC 61702:1995).
115
● DIN EN 61724:1999-04 – Photovoltaic system performance monitoring – Guidelines
for measurement, data exchange and analysis (IEC 61724:1998).
● DIN EN 61725:1998-03 – Analytical expression for daily solar profiles (IEC
61725:1997).
● DIN EN 61727:1996-12 – Photovoltaic (PV) systems – Characteristics of the utility
interface (IEC 61727:1995).
● DIN EN 61721:2000-08 – Susceptibility of a photovoltaic (PV) module to accidental
impact damage (resistance to impact test), (IEC 61721:1995).
● DIN EN 61829:1999-02 – Crystalline silicon photovoltaic (PV) array – On site
measurement of I-V characteristics (IEC 61829:1995).
● DRAFT DIN VDE 0126 (VDE 0126):1999-04 with Authorization – Automatic
disconnecting facility for photovoltaic installations with a rated output = 4.6kVA and a
single- phase parallel feed by means of an inverter into the public low-voltage mains.
● DIN V VDE V 0126-17-1 (VDE V 0126 Part 17-1): 2004-06 – Solar Cells – Part
17-1 : Datasheet information and product data for crystalline silicon solar cells.
● IEC 60364-7-712:2002-05 – Electrical installations of buildings – Part 7-712:
Requirements for special installations or locations – Solar photovoltaic (PV) power
supply systems.
● IEC 60904-9:1995-09 – Photovoltaic Devices – Part 9: Solar simulator performance
requirements.
● DIN EN 50380:2003-09 – Datasheet and nameplate information for public modules.
116
● DIN EN 61427:2002-03 – Secondary cells and batteries for a solar photovoltaic
energy systems- General requirements and methods of test.
117
3.4.2 Spagna. La normativa vigente in Spagna è la Royal Decree 1663/2000. I punti principali sono:
● Connessione alla rete elettrica monofase fino ad una potenza di 5kW. Per
potenze superiori deve essere trifase.
● La connessione e disconnessione del sistema fotovoltaico non deve causare una
variazione di tensione superiore al 5% nel punto di consegna.
● Il fattore di potenza deve essere tenuto quanto più possibile vicino all’unità.
● Protezione di massima e minima frequenza. HzfHz 5149 ≤≤ .
● Protezione di massima e minima tensione. VnVVn ⋅≤≤⋅ 1.185.0 .
● All’articolo 12 la normativa impone la separazione galvanica:
“ The installation must have galvanic separation between the low voltage
network and the photovoltaic installation either by means of an insulation
transformer or any other means performing the same functions with a basis in
techno-logical development”.
● La connessione a terra del sistema fotovoltaico deve essere un collegamento
indipendente alla terra del neutro della compagnia elettrica.
Si conclude che in Spagna non sono ammessi inverter fotovoltaici senza trasformatore.
118
3.4.3 Australia.
In Australia sono in vigore le norme AS4777.
AS 4777.1-2005 : Grid connection of energy systems via inverters - Installation
requirements .
AS 4777.2-2005 : Grid connection of energy systems via inverters - Inverter
requirements .
AS 4777.3-2005 : Grid connection of energy systems via inverters - Grid protection
requirements .
119
3.5 Normative per la marcatura CE. Un inverter fotovoltaico deve essere dotato di marchio CE per poter essere immesso nel
mercato europeo.
Per ottenere la marcatura CE, bisogna rispettare le seguenti direttive e norme:
● Direttiva 73/23/EEC – Apparecchi elettrici. Direttiva basso voltaggio.
● Direttiva 89/336/EEC – Compatibilità Elettromagnetica.
● Direttiva 93/68/EEC – Marchio CE.
● Emissioni EMC: DIN EN 61000-6-3 (CEI 210-65)
DIN EN 61000-6-4 (CEI 210-66)
DIN EN 55022 (CEI 110-5)
DIN EN 61000-3-3 (CEI 110-28)
DIN EN 61000-3-2 (CEI 110-31)
● IMMUNITA’: DIN EN 61000-6-1 (CEI 210-64)
DIN EN 61000-6-2 (CEI 210-54)
● SICUREZZA: DIN EN 50178 (CEI 22-15)
120
3.6 Elenco Riassuntivo Norme IEC, EN, CEI per
inverter fotovoltaici.
3.6.1 Norme Generali.
IEC EN CEI STRUTTURA TITOLO SOMMARIO
---- ---- 11-20 11-20
11-20;V1
Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria.
La presente Norma definisce i criteri di installazione per gli impianti di produzione di energia elettrica diffusi, in corrente alternata, funzionanti in isola o in parallelo con sistemi di I e II categoria. La presente Norma considera anche i sistemi statici di continuità (UPS).
61173 61173 82-4
82-4
Anno 1998
Ed. Prima
I Protezione contro le sovratensioni dei sistemi fotovoltaici (FV) per la produzione di energia - Guida
La presente Norma fornisce una guida sulla protezione da sovratensioni per sistemi fotovoltaici, sia isolati che connessi in rete, per la produzione di energia. Si propone di identificare le fonti di pericolo derivanti da sovratensioni (incluse le fulminazioni) e definire i tipi di protezione quali messa a terra, schermatura, captazione di scariche atmosferiche e dispositivi di protezione. La presente Norma costituisce la ristampa senza modifiche, secondo il nuovo progetto di veste editoriale, della Norma pari numero ed edizione (Fascicolo 2605 E)
121
61724 61724 82-15 82-15
Anno 1999
Ed. Prima
Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici - Linee guida per la misura, lo scambio e l'analisi dei dati.
La presente Norma fornisce linee guida generali per il rilievo e l'analisi delle prestazioni elettriche di sistemi fotovoltaici (FV). Essa non descrive le prestazioni dei singoli componenti, ma si focalizza sulla valutazione delle prestazioni di una schiera di moduli in quanto parte di un sistema FV. Lo scopo dell'analisi dei dati è quello di fornire un sommario delle prestazioni adatto per paragonare impianti FV di differenti dimensioni, che funzionano in climi diversi e che forniscono energia per usi diversi, così da rendere evidente la validità relativa a progetti e procedure di funzionamento diversi. Vengono incluse anche linee guida per il formato dei file da utilizzare per lo scambio dei dati rilevati tra diverse organizzazioni. La presente Norma può non essere applicabile a sistemi autonomi di piccole dimensioni a causa dei costi relativamente elevati degli apparecchi di misura
122
61683 61683 82-20 82-20
Anno 2001
Ed. Prima
Sistemi fotovoltaici - Condizionatori di potenza - Procedura per misurare l'efficienza
La presente descrive una procedura per misurare l’efficienza dei condizionatori di potenza usati nei sistemi fotovoltaici, sia isolati che connessi alla rete elettrica , nel caso in cui l’uscita del del condizionatore di potenza sia una tensione alternata a frequenza costante o una tensione continua stabile. L’efficienza viene calcolata a partire da una misura diretta della potenza di entrata e di uscita nell’impianto. La presente norma viene pubblicata dal CEI nella sola lingua originale inglese, a causa della sua limitata utilizzazione , particolarmente mirata a settori specialistici.
---- 50178 22-15 22-15
Anno 1999
Ed. Prima
Apparecchiature elettroniche da utilizzare negli impianti di potenza
Lo scopo della presente norma consiste nel definire i requisiti minimi di progettazione e costruzione delle apparecchiature elettroniche, ai fini della protezione contro la scossa elettrica, della prova e dell’integrazione negli impianti di potenza. L’inserimento dell’apparecchiatura in impianti di potenza rende particolarmente importante il far ricorso a prescrizioni minime, così da poter garantire che tutte le apparecchiature integrate nell’impianto mantengano un livello tecnico uniforme di sicurezza ed affidabilità. A parte le esclusioni dal campo di applicazioni elencate nel seguito, la norma si applica d ogni tipo di apparecchiatura elettronica prevista per
123
l’utilizzo in impianti di potenza. La norma è però anche applicabile a tutte quelle apparecchiature elettroniche per le quali non esista una specifica norma di prodotto, indipendentemente dal loro inserimento o meno in impianti di potenza. L’apparecchiatura elettronica è in generale qualunque apparecchiatura elettrica la cui funzione principale viene svolta da componenti elettronici, e comprende perciò apparecchiature elettroniche di potenza. Sono esclusi dal campo di applicazione: - Accessori e apparecchi elettrici per uso domestico. - Apparecchiature Medicali. - Apparecchiature elettriche per impianti ferroviari. - Elaborazione dati senza controllo di sistemi e di processi. - Apparecchiature e reti di telecomunicazioni e radiocomunicazione non industriali pubbliche e private. - Relè di protezione. - Dispositivi differenziali di protezione. - Sistemi di continuità. - Apparecchiature di illuminazione. - Apparecchiature pubbliche di ricarica di veicoli elettrici.
60529
60529
70-1
Gradi di protezione degli involucri (Codice IP)
124
3.6.2 Normative CE.
● Emissioni EMC.
IEC EN CEI TITOLO SOMMARIO
61000-6-3 61000-6-3 210-15 Compatibilità elettromagnetica (EMC) Parte 6-3: Norme generiche - Emissione per gli ambienti residenziali, commerciali e dell’industria
La presente Norma, relativa alle prescrizioni sull'emissione di disturbi elettromagnetici compresi nella gamma di frequenze da 0 Hz a 400 GHz, si applica alle apparecchiature elettriche ed elettroniche previste per essere usate in ambienti residenziali, commerciali e dell'industria leggera, per le quali non esistono Norme di emissione di prodotto o di famiglie di prodotti. La presente Norma si applica alle apparecchiature previste per essere collegate direttamente alla rete pubblica di alimentazione a bassa tensione o a una particolare sorgente in c.c. che funga da interfaccia tra l'apparecchiatura e la rete pubblica di alimentazione a bassa tensione. Le apparecchiature progettate per irradiare energia elettromagnetica nel campo delle radiocomunicazioni sono escluse dalla norma.
61000-6-4 61000-6-4 Compatilità elettromagnetica (EMC) Parte 6-4: Norme generiche - Emissione per gli ambienti industriali
La presente Norma ha lo scopo di definire i limiti e i metodi di prova per le apparecchiature elettriche ed elettroniche da utilizzare negli ambienti industriali, in relazione alle emissioni elettromagnetiche, che possono causare interferenze ad altre apparecchiature, nella gamma di frequenze da 0 a 400 GHz e per le quali non esistono norme sull'emissione riferite al prodotto o a famiglie di prodotti. Quando esiste una norma di compatibilità elettromagnetica specifica relativa all'emissione specifica per un prodotto o per una famiglia di prodotti, questa prevale su tutti gli aspetti della presente Norma generica. Gli ambienti considerati sono quelli industriali, sia interni che esterni. Le apparecchiature considerate sono previste per essere connesse ad una
125
rete di potenza, derivata da un trasformatore di media o alta tensione dedicato, che alimenta una installazione per la distribuzione ad impianti manifatturieri o simili e il cui funzionamento è previsto in ambienti industriali o in prossimità di essi. Le apparecchiature progettate per irradiare energia elettromagnetica nel campo delle radiocomunicazioni sono escluse dalla presente norma.
55022 55022 110-5
110-5; V1
110-5;V2
110-5;V3
Apparecchi per la tecnologia dell'informazione - Caratteristiche di radiodisturbo Limiti e metodi di misura.
CEI 110-5 La presente Norma si applica agli apparecchi per la tecnologia dell'informazione (ITE). Sono indicati i metodi di misura dei livelli dei segnali spuri generati dagli ITE; inoltre sono specificati i limiti nel campo di frequenza da 9 kHz a 400 GHz per gli apparecchi di Classe A e di Classe B, ma soltanto in bande di frequenza ristrette. L'oggetto è stabilire requisiti uniformi per il livello di radiodisturbo degli apparecchi che rientrano nel campo di applicazione, fissare limiti di disturbo, descrivere metodi di misura e normalizzare condizioni di funzionamento ed interpretazione dei risultati CEI 110-5; V1 La presente Variante modifica alcuni paragrafi della Norma base CEI EN 55022, soprattutto quello relativo all’allestimento della configurazione di prova, allo scopo di rendere le misure più riproducibili. Considera anche un Errata Corrige CEI 110-5; V2 La presente Variante estende il campo di applicazione della Norma base agli apparecchi multifunzione CEI 110-5; V3 Questa Variante recepisce il Corrigendum CENELEC del marzo 2005 alla EN 55022 (1993) e il Corrigendum del settembre 2005 ai suoi Amendment A1 (2000) e A2 (2003). Detti Corrigenda introducono le seguenti modifiche:
126
- Corrigendum del marzo 2005: cambia la dow della Norma di base, modifica l'ultima frase dell'articolo 8.2 e aggiunge una nota all'Allegato ZA, in relazione alla ISO/IEC 11801. - Corrigendum del settembre 2005: cambia la dow degli Amendment A1 e A2
61000-3-3 61000-3-3 CEI 110-28
V1 e V2
Compatibilità elettromagnetica (EMC) Parte 3-3: Limiti - Limitazione delle fluttuazioni di tensione e del flicker in sistemi di alimentazione in bassa tensione per apparecchiature con corrente nominale <= 16 A e non soggette ad allacciamento su condizione
CEI 110-28; V1
Questa Variante alla CEI EN 61000-3-3 introduce importanti modifiche e c aggiornamenti al campo di applicazione, alle definizioni, ai limiti, alle procedure di prova e alle Appendici A e B che definiscono rispettivamente i limiti e le condizioni di prova per specifiche apparecchiature e le condizioni di prova e le procedure per la misura delle variazioni di tensione massime provocate da commutazioni manuali CEI 110-28;V2 Compatibilità elettromagnetica (EMC) Parte 3-3: Limiti - Limitazione delle fluttuazioni di tensione e del flicker in sistemi di alimentazione in bassa tensione per apparecchiature con corrente nominale <= 16 A e non soggette ad allacciamento su condizione
61000-3-2 61000-3-2 110-31
Compatibilità elettromagnetica (EMC) Parte 3-2: Limiti - Limiti per le emissioni di corrente armonica (apparecchiature con corrente di ingresso <= 16 A per fase)
La presente Norma definisce i limiti, in condizioni specifiche di prova, delle correnti armoniche immesse nella rete pubblica di distribuzione a bassa tensione dagli apparecchi elettrici ed elettronici, comprese le apparecchiature per saldatura ad arco non professionali, con corrente assorbita inferiore o uguale a 16 A per fase. La Norma non è applicabile alle apparecchiature per saldatura ad arco professionali, che possono essere soggette a restrizioni di installazione, come indicato nella IEC 61000-3-4. Rispetto alla precedente edizione i cambiamenti sono abbastanza modesti, in quanto tale precedente edizione era basata sulle norme CENELEC che già avevano introdotto, in anticipo rispetto alla IEC, le importanti modifiche sulla
127
classificazione delle apparecchiature. Questa nuova edizione consolidata, basata sulla nuova normativa CENELEC/IEC, finalmente allineate, comprende il testo delle Norme europee EN 61000-3-2:2000 (già Norma CEI 110-31, seconda edizione) e sua Modifica A2:2005.
● Immunità EMC.
IEC EN CEI TITOLO SOMMARIO
61000-6-1 61000-6-1 210-64 Compatibilità elettromagnetica (EMC). Parte 6-1: Norme generiche - Immunità per gli ambienti residenziali, commerciali e dell'industria leggera
La presente Norma, relativa alle prescrizioni sull'immunità ai disturbi elettromagnetici compresi nella gamma di frequenze da 0 Hz a 400 GHz, si applica alle apparecchiature elettriche ed elettroniche previste per essere usate in ambienti residenziali, commerciali e dell'industria leggera, per le quali non esistono Norme di immunità di prodotto o di famiglie di prodotti. La presente Norma si applica alle apparecchiature previste per essere collegate direttamente alla rete pubblica di alimentazione a bassa tensione o a una particolare sorgente in c.c. che funga da interfaccia tra l'apparecchiatura e la rete pubblica di alimentazione a bassa tensione. Essa si applica anche alle apparecchiature funzionanti a batteria o alimentate da un sistema di distribuzione dell'energia a bassa tensione non pubblico, ma non industriale, e previste per gli ambienti sopraccitati
61000-6-2 61000-6-2 210-54 Compatibilità elettromagnetica (EM Parte 6-2: Norme generiche - Immunità per gli ambienti industriali C).
La presente Norma si applica alle apparecchiature elettriche ed elettroniche da utilizzare negli ambienti industriali, per i quali non esistono Norme sull'immunità riferite al prodotto o a famiglie di prodotti. Riguarda le prescrizioni di immunità comprese nella banda
128
di frequenze da 0 Hz a 400 GHz. Quando esiste una Norma di compatibilità elettromagnetica specifica relativa all'immunità per un prodotto o per una famiglia di prodotti, questa prevale su tutti gli aspetti della presente Norma generica. Gli ambienti considerati sono quelli industriali, sia interni che esterni. Le apparecchiature considerate sono previste per essere connesse ad una rete di potenza, derivata da un trasformatore di media o alta tensione dedicato, che alimenta una installazione per la distribuzione ad impianti manifatturieri o simili e il cui funzionamento è previsto in ambienti industriali o in prossimità di essi. La presente Norma riporta il testo in inglese e italiano della EN 61000-6-2; rispetto al precedente fascicolo n. 8027E di dicembre 2005, essa contiene la traduzione completa della EN sopra indicata e, in aggiunta, il Foglio di Interpretazione CENELEC, pubblicato nel marzo 2006 come Variante 1 alla CEI 210-54
● Sicurezza.
IEC EN CEI TITOLO SOMMARIO
---- 50178 22-15
Anno
1999
Ed. Prima
Apparecchiature elettroniche da utilizzare negli impianti di potenza
Lo scopo della presente norma consiste nel definire i requisiti minimi di progettazione e costruzione delle apparecchiature elettroniche, ai fini della protezione contro la scossa elettrica, della prova e dell’integrazione negli impianti di potenza. L’inserimento dell’apparecchiatura in impianti di potenza rende particolarmente importante il far ricorso a prescrizioni minime, così da poter garantire che tutte le apparecchiature integrate nell’impianto mantengano un livello tecnico uniforme di sicurezza ed affidabilità. A parte le esclusioni dal campo di applicazioni elencate nel seguito, la
129
norma si applica d ogni tipo di apparecchiatura elettronica prevista per l’utilizzo in impianti di potenza. La norma è però anche applicabile a tutte quelle apparecchiature elettroniche per le quali non esista una specifica norma di prodotto, indipendentemente dal loro inserimento o meno in impianti di potenza. L’apparecchiatura elettronica è in generale qualunque apparecchiatura elettrica la cui funzione principale viene svolta da componenti elettronici, e comprende perciò apparecchiature elettroniche di potenza. Sono esclusi dal campo di applicazione: - Accessori e apparecchi elettrici per uso domestico. - Apparecchiature Medicali. - Apparecchiature elettriche per impianti ferroviari. - Elaborazione dati senza controllo di sistemi e di processi. - Apparecchiature e reti di telecomunicazioni e radiocomunicazione non industriali pubbliche e private. - Relè di protezione. - Dispositivi differenziali di protezione. - Sistemi di continuità. - Apparecchiature di illuminazione.- Apparecchiature pubbliche di ricarica di veicoli elettrici.
130
3.6.3 Norme Stati Uniti.
UL1741 Anno
1999
Ed. 1.0
Revisioni:
1) 17/01/2005
2) 11/07/2006
Titolo: Standard for Inverters, Converters, Controllers and Interconnection System equipment for Use With Distributed Energy Resources
The revisions dated November 7, 2005 include a revised title. The previous title, Inverters, Converters, and Controllers for Use in Independent Power Systems, has been revised to Inverters, Converters, Controllers and Interconnection System Equipment for Use With Distributed Energy Resources. In addition, the revisions dated November 7, 2005 were issued to incorporate the following revised requirements:
1. Clarification of the Inclusion of Interconnection Equipment for Stand-Alone and Utility-Connected Systems
2. Clarification of Grounding Requirements
3. Clarification of Converter Requirements
4. Clarification of Ground-Fault Detector/Interrupter (GFDI) Requirements for Photovoltaic Equipment, Including Revisions in Accordance with the NEC.
5. Revisions in Accordance with the NEC Including a Clarification of Screw Engagement, Markings for Conductor Temperature Limitations, and the Deletion of "Natural" from "Natural Gray"
6. Replacement of the Utility-Interconnection Requirements and Tests with References to the Standard for Interconnecting Distributed Resources with Electric Power Systems, IEEE 1547, and the Standard for Conformance Test Procedures for Equipment Interconnecting Distributed Resources with Electric Power Systems, IEEE 1547.1.
NEC Anno
2005
---- Articolo 690
Solar
Photovoltaic
The provision of this article apply to solar photovoltaic systems, including the array circuit(s), controller(s) for such systems. Solar photovoltaic systems covered by this article may be interactive with other electrical power production
131
System source or stand alone, with or without electrical energy storage such as battery. These systems may have ac or dc output for utilization.
3.6.4 Norme per l’Australia.
AS Anno Revisioni Titolo Sommario
AS4777.1 2005 ---- Grid connection of energy systems via inverters - Installation requirements.
This Standard specifies the electrical installation requirements for inverter energy systems and grid protection devices with ratings up to 10 kVA for single phase units, or up to 30 kVA for three-phase units, for the injection of electric power through an electrical installation to the electricity distribution network. Although this Standard does not apply to larger systems, similar principles can be used for the installation of such systems. This Standard does not cover detailed installation requirements for the energy source(s) and its associated wiring
AS4777.2 2005 ---- Grid connection of energy systems via inverters - Inverter requirements.
This Standard specifies the requirements for inverters, with ratings up to 10 kVA for single-phase units or up to 30 kVA for three-phase units, for the injection of electric power through an electrical installation to the electricity distribution network. Although this Standard does not apply to larger systems, similar principles can be used for the design of such systems. Although this Standard is written on the basis that the renewable energy is from a d.c. source (e.g. photovoltaic array), this Standard may be used for systems where the energy is from a variable a.c. source (e.g. wind turbine or micro-hydro system) by appropriate changes to the tests. This Standard does not include EMC requirements. These are mandated by the Australian Communications Authority (ACA). Users attention is drawn to Australian Communication Authority’s document ‘Electromagnetic Compatibility-Information for suppliers of electrical and electronic products in Australia and New Zealand’ for guidance.
132
AS4777.3 2005 ---- Grid connection of energy systems via inverters - Grid protection requirements
This Standard specifies the requirements for grid protection devices intended to be used in inverter energy systems, with ratings up to 10 kVA for single-phase units, or up to 30 kVA for three-phase units, and for the injection of electric power through an electrical installation to the electricity distribution network. Although this Standard does not apply to larger systems, similar principles can be used for the grid protection of such systems. These devices do not replace devices used for protection and/or isolation as required in AS/NZS 3000. Although this Standard is written on the basis that the renewable energy is from a d.c. source (e.g. photovoltaic array), this Standard may be used for systems where the energy is from a variable a.c. source (e.g. wind turbine or micro-hydro system) by appropriate changes to the tests. This Standard does not include EMC requirements. These requirements are mandated by the Australian Communications Authority (ACA). Users attention is drawn to Australian Communications Authority’s document ‘Electromagnetic Compatibility - Information for suppliers of electrical and electronic products in Australia and New Zealand’ for guidance.
133
Capitolo 4 – Topologie elettroniche.
4.1 Premessa. L’inverter fotovoltaico denominato anche modulo di conversione o sistema di
condizionamento della potenza (PCS – Power Conditioner System) può essere
realizzato in molti modi diversi, ma deve, in ogni caso, garantire quanto segue:
a) Presentare una elevata efficienza, tipicamente dell’ordine del 94%.
b) Contenere un elemento di accumulo, capacitivo o induttivo, per la gestione dello
sbilanciamento di potenza.
c) Garantire l’isolamento galvanico tra la sorgente DC e la rete elettrica pubblica,
se richiesto dalle normative vigenti.
d) Estrarre dal campo fotovoltaico la massima potenza disponibile.
e) Iniettare potenza in rete rispettando tutte le normative vigenti.
Le prime caratteristiche influenzano notevolmente la topologia elettronica del sistema di
conversione. Per garantire un’elevata efficienza sono state studiate soluzioni a singolo
stadio, dato che, teoricamente offrono la possibilità di minimizzare ingombri,
complessità, dissipazioni e costi.
Tuttavia, nei sistemi monofase, tutte le tipologie a singolo stadio devono essere
dimensionate per una potenza istantanea doppia rispetto a quella media erogata dal
campo fotovoltaico. Per questi motivi, le soluzioni a singolo stadio, illustrate in figura
4.1, vengono realizzate per applicazioni di bassa potenza, dell’ordine delle centinaia di
watt (50W – 400W).
134
a) b)
c) d)
e)
Fig. 4.1 – Soluzioni circuitali a singolo stadio. a) Buck con trasformatore a
frequenza di rete. b) ed c) Buck-boost a quattro interruttori. d) Boost a quattro
interruttori. e) Buck-boost risonante a quattro interruttori.
135
136
In figura 4.2 è illustrato lo schema di controllo tipico di un inverter a singolo stadio.
Il sistema produce il riferimento di corrente a partire dalle misure di tensione e corrente
del campo fotovoltaico (figura 4.3).
Fig. 4.3 – Parte del sistema di controllo delle topologie a singolo stadio.
L’uscita dell’MPPT è il riferimento di corrente AC, il quale viene moltiplicato per il
sinθ catturato dal circuito PLL (Phase-Looked-Loop) per produrre il riferimento della
corrente d’uscita Iref, sincronizzato con la tensione di rete.
La variabile d’uscita dell’algoritmo MPPT è comunque il riferimento di tensione
continua V*PV come illustrato in figura 4.4. Un regolatore PI è usato per stabilizzare
l’anello di tensione. L’uscita del controllo di tensione è il riferimento dell’ampiezza di
corrente ^
refI .
Fig. 4.4 – Parte del sistema di controllo delle topologie a singolo stadio.
Infine, con un controllo feed-forward della potenza d’ingresso è possibile migliorare la
dinamica del sistema fotovoltaico in quanto l’MPPT è piuttosto lento, ottenendo lo
schema di controllo completo illustrato precedentemente.
137
Le soluzioni maggiormente utilizzate in commercio, per potenze di qualche kW, sono
soluzioni a doppio stadio, isolate e non isolate.
Un primo stadio DC/DC consente l’innalzamento della tensione continua d’ingresso,
evitando così l’installazione problematica di lunghe stringhe di moduli connessi in serie.
L’uscita del convertitore DC/DC è un bus o link in corrente continua dove è allocato
l’elemento di accumulo. Questo stadio svolge inoltre la funzione di inseguitore del
punto di massima potenza (MPPT), e dove richiesto, viene realizzato con soluzioni
isolate basate su trasformatore ad alta frequenza.
In cascata allo stadio DC/DC si connette uno stadio DC/AC che si occupa
dell’interfacciamento con la rete elettrica e controlla il livello della tensione del bus.
Inoltre, la struttura a doppio stadio si adatta bene alla realizzazione di topologie
multistringhe.
Quando si connettono in cascata due convertitori di potenza, come illustrato in figura
4.5, la funzione di trasferimento del sistema vale:
+ + uIN uOUT - - ZOUT1 ZIN2
Fig. 4.5– Connessione in cascata di due convertitori.
( ) ( )
2
1
21
1IN
OUTIN
OUT
ZZ
sWsWu
u
+
⋅= (4.1.1)
W1(s)
W2(s)
138
dove:
- ZOUT1 è l’impedenza d’uscita del primo convertitore, considerando l’effetto della
sorgente.
- ZIN2 è l’impedenza d’ingresso del secondo convertitore, considerando l’effetto
del carico.
In figura 4.7 è illustrato un tipico sistema di controllo per inverter a due stadi,
attualmente utilizzato dall’industria e in figura 4.8 una sua possibile implementazione.
In tale sistema di controllo, l’uscita dell’algoritmo MPPT è una funzione duty cycle.
Essendo la tensione del bus controllata dallo stadio inverter, le variazioni del duty cycle
cambieranno la tensione all’uscita dei moduli fotovoltaici secondo la relazione:
δ−
⋅=1
FVBUS
VkV (4.1.2)
dove la costante k tiene conto della configurazione utilizzata per la realizzazione dello
stadio DC/DC innalzatore.
L’inverter DC/AC è solitamente un inverter a tensione impressa con controllo di
corrente e l’implementazione di tale sistema di controllo necessita della comunicazione
tra i due stadi.
Pertanto, come si può notare in figura 4.6, per l’analisi delle topologie elettroniche a due
stadi saranno presi in considerazione i convertitori DC/DC e gli inverter DC/AC
tenendo presente che l’uscita del primo stadio è un generatore di tensione costante VBUS,
controllato dal sistema di supervisione del secondo stadio. Per lo stadio inverter la
tensione costante VBUS costituisce, invece, il segnale d’ingresso.
+ + VBUS VBUS LINE -
Fig. 4.6 - Schema a blocchi semplificato per l’analisi dei convertitori a due stadi.
DC/DC
DC/AC
139
140
141
4.2 Topologie elettroniche a doppio stadio.
4.2.1 Configurazione non isolata: Boost – Full Bridge.
In figura 4.9 è rappresentata una topologia non isolata realizzata con la cascata di un
convertitore Boost e un inverter a ponte intero. In figura 4.10 è ridisegnato lo schema
del convertitore Boost.
Fig. 4.9 – Inverter fotovoltaico non isolato a doppio stadio: boost più ponte intero. L D + + vL - + VIN S C V0 - -
Fig. 4.10 – Convertitore boost. Supponendo che il convertitore Boost lavori in modo CCM (Continuos Conduction
Mode), la corrente nell’induttore non si annulla mai. Chiudendo lo switch S si ha:
INL Vv = (4.2.1.1)
La corrente nell’induttanza cresce linearmente, dal suo valore iniziale, secondo la
seguente relazione:
142
( ) ONScon 1
00 =⋅+= ∫
t
INLL dtVL
Iti (4.2.1.2)
All’istante t = tON si apre l’interruttore. Ai capi dell’induttanza si presenta una
differenza di potenziale pari a:
0<−= OINL VVv (4.2.1.3)
Pertanto, la corrente nell’induttanza decresce linearmente dal valore massimo raggiunto
all’istante t = tON secondo la relazione:
( ) ( ) ( )∫ >=⋅−+=t
tINONLL
ON
dtVVL
titi ON0 tper t OFFScon 1 (4.2.1.4)
S
t vL VIN t VIN –V0 iL
IL
δ Ts Ts t
iS
t iD ID=I0 t
Fig. 4.11 – Forme d’onda del convertitore boost.
143
A regime, l’integrale di tensione ai capi dell’induttore deve essere nullo.
( )
( ) ( )
( )δ
δδδ
δδ
−⋅=
=⋅+−⋅−+⋅
=⋅−⋅−+⋅⋅
=⋅−+⋅
1
0
01
0
0
00
0
0
VV
VVVVV
TVVTV
tVVtV
IN
INININ
SINSIN
OFFINONIN
δ−=
110
INVV
(4.2.1.5)
La tensione d’uscita è mantenuta costante al valore VBUS dallo stadio DC/AC in cascata
e la caratteristica potenza tensione della sorgente d’ingresso è illustrata in figura 4.12.
P[W]
U [V]
Fig. 4.12 – Diversi punti di lavoro del modulo fotovoltaico.
Modulando opportunamente il duty cycle del convertitore Boost si controlla il valor
medio della corrente iL sull’induttanza L, che coincide con la corrente DC fornita dal
campo fotovoltaico IFV. Controllando il valor medio della corrente iL, si controlla la
144
posizione del punto di lavoro sulla caratteristica potenza-tensione. Quando il
convertitore Boost assorbe una corrente di valor medio Im, il sistema sta lavorando
nell’MPP e la relazione 4.2.1.5 diventa:
δ−
==1
10
m
BUS
IN VU
VV
(4.2.1.6)
Se il punto di lavoro è situato nei punti 1 o 2 di figura 4.12, il sistema di controllo
ridurrà il duty – cycle in modo da avvicinarsi all’MPP. Viceversa, se il punto di lavoro è
situato in 3 o 4 il controllo incrementa il duty-cycle.
Lo schema del convertitore Boost è completato in figura 4.13 con l’aggiunta di un
condensatore d’ingresso CIN.
iL L D IFV + vL - + + iC CIN VIN S C V0 = UBUS - -
Fig. - 4.13 – Stadio DC/DC boost. La funzione del condensatore d’ingresso è quella di eliminare il ripple di corrente
assorbito dall’induttanza d’ingresso (che dipende anche dall’impedenza d’uscita del
modulo fotovoltaico). In questo modo si estrae dal campo fotovoltaico solo una
componente continua IFV (figura 4.14).
145
iL
IL =IFV
δ Ts Ts t
iC_IN
t
IFV
t
VIN
t
Fig. 4.14 – Andamento delle correnti d’ingresso.
Lo stadio DC/AC in cascata è realizzato da un inverter a ponte intero a tensione
impressa controllato con la tecnica della modulazione PWM (Pulse With Modulation)
come rappresentato in figura 4.15.
+
S1 S2
VBUS +
vOUT vLINE
S3 S4
-
Fig. 4.15 – Stadio DC/AC
146
4.2.1.1 Modulazione PWM bipolare.
Per ottenere una forma d’onda sinusoidale, un segnale di controllo sinusoidale con la
frequenza desiderata e sincronizzato con la rete elettrica è confrontato con un’onda
triangolare, come illustrato in figura 4.16.
vTR
t
vcontrollo
Fig. 4.16 – Segnale di controllo e segnale portante per la modulazione PWM.
La frequenza dell’onda triangolare stabilisce la frequenza di commutazione degli
interruttori fS ed è chiamata frequenza portante (di solito mantenuta costante assieme
alla sua ampiezza vTR_MAX). Il segnale di controllo vcontrollo è usato per modulare il duty
cycle dell’interruttore e ha la frequenza fRETE, che è la frequenza desiderata per la prima
armonica della tensione d’uscita (fRETE è chiamata anche frequenza modulante e nel
nostro caso è uguale alla frequenza della rete elettrica).
Si definisce:
a) Rapporto di modulazione di ampiezza ma:
MAXTR
MAXcoontrolloa v
vm
_
_= (4.2.1.1.1)
dove:
MAXcoontrollov _ = ampiezza del segnale di controllo.
MAXTRv _ = ampiezza del segnale triangolare.
a) Rapporto di modulazione di frequenza mf:
RETE
Sf f
fm = (4.2.1.1.2)
147
Se la portante è minore della modulante, si chiudono gli switch S1 e S4 generando in
uscita un livello di tensione pari a VBUS. Se la portante è maggiore della modulante si
chiudono gli interruttori S2 e S3 generando in uscita una tensione - VBUS.
Così facendo, si genera all’uscita dell’inverter la forma d’onda a frequenza fissa e duty
cycle variabile illustrata in figura 4.17.
vOUT
t
Fig. 4.17 – Forma d’onda d’uscita e valore medio.
Il valor medio della forma d’onda d’uscita è la tensione sinusoidale desiderata. Lo
spettro del segnale d’uscita è illustrato in figura 4.18.
vOUT_h / UBUS
h
Fig. 4.18 – Spettro della forma d’onda d’uscita.
Dallo spettro della forma d’onda d’uscita si nota che il segnale è costituito dalla
componente fondamentale (h=1), che ha ampiezza pari a BUSa Um ⋅ , e da componenti ad
alta frequenza che si trovano a frequenze mf volte la frequenza fondamentale.
In figura 4.19 è illustrata la relazione tra il coefficiente di modulazione d’ampiezza e la
componente fondamentale.
+UBUS
-UBUS
148
vOUT_1/UBUS
Fig. 4.19 – Ampiezza della tensione d’uscita in funzione di ma.
Finchè il rapporto di modulazione d’ampiezza è minore di uno, il legame tra l’ampiezza
della prima armonica e il coefficiente di modulazione è lineare. Infatti:
( )tUmv BUSaOUT ωsin1_ ⋅⋅= per 0 < ma < 1. (4.2.1.1.3)
La distanza tra le righe spettrali facilita la realizzazione del filtro e permette
l’immissione in rete di una tensione con forma d’onda a basso contenuto armonico.
Lo stadio DC/AC è equipaggiato con un sistema di controllo di corrente, in questo
modo la corrente iniettata in rete è in fase con la tensione e il fattore di potenza è
unitario.
149
4.2.1.2 Modulazione PWM unipolare.
Alcuni costruttori di inverter utilizzano per lo stadio DC/AC una modulazione PWM
con tensione unipolare. Gli interruttori dei due rami non sono comandati
contemporaneamente, come nella tecnica PWM precedente. I rami A e B dell’inverter
sono comandati separatamente. Il ramo A viene comandato confrontando il segnale
portante vTR con il modulante vcontrollo, mentre il ramo B confrontando la stessa portante
con –vcontrollo.
S1 S2
UBUS A
B vOUT
S3 S4
Gamba A N Gamba B
Fig. 4.19 – Stadio DC/AC a ponte intero.
⎩⎨⎧
==<==>
0 e S e S
4
1
ANTRcontrollo
BUSANTRcontrollo
vONvvUvONvv
e⎩⎨⎧
==<−==>−
0 e S e S
3
2
BNTRcontrollo
BUSBNTRcontrollo
vONvvUvONvv
La tensione d’uscita varia tra 0 e +UBUS o tra 0 e –UBUS e per questo motivo è chiamata
modulazione unipolare.
Questa seconda tecnica di modulazione PWM ha il vantaggio di “raddoppiare” la
frequenza di commutazione. Analizzando lo spettro della forma d’onda d’uscita si nota
che oltre alla fondamentale, le righe sono centrate solo sui multipli pari del rapporto di
modulazione di frequenza. Inoltre, le variazioni della tensione d’uscita in ogni
commutazione sono ridotte a UBUS rispetto al valore 2UBUS del caso bipolare.
150
- vcontrollo
vTR
t
vAN vcontrollo
UBUS
vBN t
UBUS
vOUT= vAN - vBN t
UBUS
t
-UBUS
Fig. 4.20 – Segnali di controllo e d’uscita dell’inverter con modulazione unipolare.
vOUT_h/UBUS
h
Fig. 4.21– Spettro segnale PWM unipolare.
151
4.2.2 Configurazione multistringa non isolata: Boost - Half Bridge .
La struttura Boost - Inverter è utilizzata commercialmente per la realizzazione di
inverter multistringa. La soluzione diffusamente utilizzata in commercio è illustrata in
figura 4.22.
Fig. 4.22 – Struttura multistringa. Ogni stringa fotovoltaica ha il proprio convertitore DC/DC dedicato a svolgere la
funzione di MPPT, le uscite sono connesse in parallelo su un bus DC e la tensione del
bus è controllata dal sistema di controllo dello stadio DC/AC.
La tensione del bus DC è applicata ad un partitore capacitivo C1-C2 che produce due
livelli di tensione, +UBUS/2 e –UBUS/2, rispetto al riferimento.
Mediante la modulazione PWM si costruisce una forma d’onda a due livelli (+UBUS/2 e
–UBUS/2), di frequenza fissa e duty cycle variabile il cui valor medio è uguale alla forma
d’onda desiderata.
+ + C1 S1
UBUS/2
UBUS
+ C2 S2
UBUS/2
152
vOUT
t
Fig. 4.23 – Forma d’onda generata dal convertitore a mezzo ponte.
Mediante un filtro d’uscita si eliminano, successivamente, le componenti armoniche in
alta frequenza iniettando in rete una tensione sinusoidale.
Chiaramente, anche in questa applicazione, lo stadio inverter è dotato di un controllo di
corrente.
+UBUS/2
-UBUS/2
153
4.2.3 Configurazione isolata: Boost – Full Bridge.
La struttura Boost – Full Bridge viene anche utilizzata per la realizzazione di inverter
fotovoltaici isolati con trasformatore a frequenza di rete.
Fig. 4.24 – Inverter con trasformatore a frequenza di rete.
La topologia funziona in maniera analoga a quella descritta precedentemente. L’unica
variante è la presenza del trasformatore a frequenza di rete. La presenza del
trasformatore garantisce:
a) L’isolamento galvanico tra la sorgente fotovoltaica e la rete.
b) L’eliminazione della componente DC della corrente iniettata in linea.
Per contro:
a) Il trasformatore a frequenza di rete è ingombrante e pesante.
b) L’efficienza del sistema si riduce a causa delle perdite del trasformatore.
Tale struttura sembra essere sempre meno utilizzata per applicazioni grid – connected
da 3 kW e viene ancora utilizzata, invece, per inverter di taglia superiore a 20kW dove
la presenza del trasformatore a frequenza di rete è imposta dalle normative.
154
4.2.4 Configurazione isolata: Flyback – Full Bridge. Le configurazioni isolate vengono realizzate principalmente con un trasformatore ad
alta frequenza inserito sul convertitore DC/DC, pertanto lo stadio DC/DC è un
convertitore DC/DC di tipo isolato.
In figura 4.25 è illustrata una realizzazione di un inverter fotovoltaico con una struttura
Flyback seguita da uno stadio a ponte intero. In figura 4.26 è stato ridisegnato lo stadio
DC/DC d’interfaccia con il campo fotovoltaico.
A livello elementare, la struttura Flyback è quella che presenta il minor numero di
componenti tra tutti i convertitori DC/DC di tipo isolato e prevede l’utilizzo di un
mutuo induttore realizzato su un nucleo magnetico con un traferro in grado di
immagazzinare l’energia richiesta.
●
●
Fig. 4.25 – Inverter fotovoltaico isolato a doppio stadio: flyback più ponte intero.
Fig. 4.26 – Stadio isolato DC/DC Flyback.
+ ● + + v1 v2 + - ● - CIN vIN C0 VBUS
- S D -
155
v1
vIN
t
-VBUS (N1/N2)
i1
IFV
δ TS TS t
Fig. 4.27 - Forme d’onda al primario del mutuo induttore.
Quando si chiude l’interruttore S , al primario del mutuo induttore è applicata la tensione
d’ingresso VIN e la corrente i1 cresce linearmente dal suo valore minimo (figura 4.27). A
secondario il diodo risulta contropolarizzato e l’energia necessaria è fornita dal
condensatore di uscita C0.
All’istante t = tON = δTS l’interruttore viene aperto e al secondario risulta applicata la
tensione –VBUS in quanto il diodo è forzato in conduzione dalla corrente magnetizzante
che si è trasferita al secondario.
All’avvolgimento primario risulta applicata una tensione pari a – VBUS(N1/N2).
A regime, l’integrale di tensione sul trasformatore deve essere nullo. Pertanto, si ricava
la relazione tra tensione d’ingresso VIN e tensione d’uscita VBUS:
(4.2.4.1)
1
2
1 NN
VV
MIN
BUS
δδ−
== (4.2.4.2)
La presenza di un trasformatore d’isolamento, oltre a garantire l’isolamento galvanico,
permette di adattare il livello di tensione utilizzando il rapporto spire del trasformatore.
Il sistema di controllo aggiusterà, quindi, il duty cycle in modo da prelevare dal campo
fotovoltaico la massima potenza disponibile.
Lo stadio DC/AC in cascata è realizzato ancora una volta da un convertitore a ponte
intero come nel caso precedentemente analizzato.
( ) SBUSSIN TNN
VTV ⋅−⋅⋅=⋅⋅ δδ 12
1
156
4.2.5 Configurazione isolata: Push Pull – Inverter a corrente impressa.
In figura 4.28 è illustrato un inverter fotovoltaico a due stadi realizzato con la cascata di
uno stadio push-pull e un inverter a corrente impressa a frequenza di rete.
L0
Fig. 4.28 – Inverter fotovoltaico isolato a doppio stadio: push-pull più ponte intero.
Fig. 4.29 – Stadio isolato DC/DC push-pull.
In figura 4.29 è illustrato lo stadio DC/DC. Chiudendo lo switch S2 si applica al
primario del trasformatore una tensione +VFV. Viceversa, chiudendo l’interruttore S1 si
applica –VFV. Con tutti e due gli interruttori aperti, la corrente magnetizzante si
trasferisce al secondario. Il ponte di Graetz diventa un cortocircuito e la tensione al
secondario, e quindi al primario, risulta nulla. L’andamento della tensione al primario è
illustrato in figura 4.30.
V1
+VFV
t
- VFV
Fig. 4.30 – Forma d’onda della tensione sul primario.
●
N1 ● N2 + ● N1 V2 VFV
- S1 S2
157
La tensione v1 si riflette al secondario secondo la ben nota relazione:
1
212
2
1
2
1
NN
vvNN
vv
=⇒= (4.2.5.1)
v2
1
2
NN
VFV ⋅
t
1
2
NN
VFV ⋅−
Fig. 4.31 – Forma d’onda di tensione al secondario.
La tensione v2 viene raddrizzata dal raddrizzatore a doppia semionda e applicata
all’induttanza L0.
vR2
1
2
NN
VFV ⋅
t
v2
Andamento di vGRID su un t
periodo di commutazione
Fig. 4.32 – Tensione all’uscita del ponte di Graetz.
L’induttanza L0 si trova quindi sottoposto ad una differenza di potenziale che vale:
gridL vvv −= 2 (4.2.5.2)
158
Essendo la frequenza di commutazione molto maggiore della frequenza di rete, durante
un periodo di commutazione la tensione di rete può essere considerata costante come
illustrato in figura 4.32.
Con questa ipotesi, quando |v2| > |vGRID| la corrente iL0 cresce linearmente. Viceversa,
se |v2| < |vGRID| la corrente iL0 decresce linearmente.
Il duty cycle viene modulato opportunamente in modo tale che il valor medio della
corrente sull’induttore iL0 sia una sinusoide raddrizzata a frequenza di rete.
0Li
t
a)
iL0(t)
0Li
t
b)
Fig. 4.33 – a) Valor medio della corrente sull’induttanza L0. b) Valor medio e
istantaneo della corrente nell’induttanza.
Facendo commutare gli interruttori del ponte intero d’uscita a 50Hz si inetta in rete
durante un semiperiodo la semionda positiva e durante il semiperiodo successivo la
semionda negativa.
159
iOUT
t
Fig. 4.34 – Corrente d’uscita.
Uno degli svantaggi di questa configurazione consiste nella tensione inversa che devono
sopportare gli interruttori al primario. Infatti, quando uno switch è chiuso la tensione
applicata ad uno dei due avvolgimenti primari si riflette anche sull’altro avvolgimento.
Così facendo, ai capi dello switch aperto è applicata una tensione inversa pari al doppio
della tensione d’ingresso.
Se la stringa ha un valore di tensione intorno ai 400V, ciò implica che gli interruttori
devono sopportare una tensione inversa di 800V il che comporta l’utilizzo di switches a
tensione elevata i quali presentano perdite in conduzione e commutazione non
trascurabili. Tutto ciò, conseguentemente, degrada l’efficienza del sistema rispetto a
soluzioni che utilizzano componentistica a 600V, molto più performante in termini di
perdite in conduzione e velocità di commutazione.
160
4.2.6 Configurazione isolata: Full Bridge – Inverter a corrente impressa.
Una soluzione simile alla precedente realizzata da alcuni costruttori è illustrata in figura
4.35.
L0
iL0
Fig. 4.35 – Inverter fotovoltaico a doppio ponte intero.
Il principio di funzionamento è lo stesso della cascata Push Pull - Inverter
precedentemente illustrata. Lo stadio DC/DC è realizzato con un convertitore a ponte
intero in grado di generare una forma d’onda a tre livelli (-VFV, 0 , +VFV). Modulando
opportunamente la tensione ai capi dell’induttanza L0 si ottiene una corrente sinusoidale
raddrizzata.
Un secondo full bridge a frequenza di rete inietta in rete alternativamente la semionda
positiva e negativa della corrente iL0, generando così la sinusoide raddrizzata.
Rispetto alla configurazione con Push Pull si ha la presenza di un trasformatore con un
solo avvolgimento primario.
In letteratura sono presenti soluzioni alternative a questa soluzione. Le soluzioni
proposte utilizzano un trasformatore a presa centrale con un raddrizzatore a singola
semionda.
Fig. 4.36 – Raddrizzatore a singola
semionda
In questa soluzione la corrente che scorre sul secondario circola su un solo diodo
anziché due come nel caso del ponte di Graetz, diminuendo così le perdite sui diodi. Per
161
contro, la realizzazione di due semi-avvolgimenti secondari risulta più complessa. In
conclusione, tale soluzione risulta vantaggiosa per applicazioni ad elevate correnti e
basse tensioni d’uscita, mentre per applicazioni fotovoltaiche risulta più vantaggiosa la
prima soluzione proposta.
162
4.3 Topologie elettroniche proposte in letteratura.
4.3.1 Topologia GCC (Generation Control Circuit).
4.3.1.1 Introduzione alla topologia GCC.
Il sistema di generazione fotovoltaico è organizzato, normalmente, con una o più
stringhe di moduli connesse in parallelo.
Ogni stringa fotovoltaica è realizzata con la connessione in serie di più moduli, in modo
da ottenere una tensione sufficientemente elevata alla realizzazione di un sistema ad
elevato rendimento.
Il collegamento in serie di più moduli presenta seri inconvenienti qualora anche solo
uno dei pannelli fotovoltaici sia parzialmente ombreggiato.
Infatti, la corrente di stringa è imposta dal modulo meno illuminato, la cui corrente è, a
sua volta, imposta dalla cella meno illuminata (ogni modulo è realizzato con la
connessione in serie di più celle).
Si consideri, per esempio, le caratteristiche potenza-tensione di tre moduli fotovoltaici
connessi in serie sottoposti a diverso irraggiamento (figura 4.37).
La caratteristica potenza-tensione della stringa è rappresentata in figura 4.38.
Dalla figura risultano due inconvenienti:
a) Esistono due picchi di potenza A e B.
b) Si può verificare sperimentalmente che il picco di potenza è inferiore al picco di
potenza teorico che si otterrebbe con una connessione in parallelo dei tre moduli.
Pertanto, non solo si estrae meno potenza di quella disponibile, ma l’algoritmo MPPT
può fallire. Infatti, l’esistenza del secondo punto di massimo, B, potrebbe ingannare
l’algoritmo di MPPT e portare il sistema a funzionare in tale punto con ulteriore perdita
di potenza, rispetto a quella realmente disponibile.
163
Per far fronte a questo inconveniente sono stati studiati dei sistemi di controllo
denominati GCC (Generation Control Circuit).
Pannelli non oscurati Pannello ombreggiato Fig. 4.37 – Caratteristica Potenza-Tensione di tre moduli fotovoltaici sottoposti a diverse condizioni di irraggiamento.
Fig. 4.38 – Caratteristica Potenza – Tensione della serie dei tre pannelli
A
B
164
4.3.1.2 Principio di funzionamento del circuito GCC.
In figura 4.39 è illustrato il principio di funzionamento di due circuiti GCC, nei quali m
moduli fotovoltaici sono connessi in serie.
Im IOUT IOUT
+
+ IC +
V1 I1 X1 V1 I1 X1
- -
+ + V2 I2 X2 VOUT V2 I2 X2 - - + + Vm Im Xm Vm Im Xm - -
- a) GCC tipo A. b) GCC tipo B.
Fig. 4.39 – Principio di funzionamento circuito GCC. a) Tipo A, b) Tipo B. I circuiti GCC presentano una sorgente di tensione multipla, X1, X2,…., Xm , connessa in
parallelo ai moduli fotovoltaici PV1, PV2,…., PVm rispettivamente.
La tensione di uscita VOUT è pari alla somma delle tensioni di uscita dei singoli moduli.
∑=
=m
iiOUT VV
1 (4.3.1.2.1)
165
Si consideri la tipologia A. Il circuito GCC è alimentato dalla potenza d’uscita. Si
assuma che le correnti dei moduli fotovoltaici valgano:
121 ........ IIIII imm >>>>>> − (4.3.1.2.2)
Ne consegue che, la differenza tra la corrente Im e la corrente Ii sarà fornita dalla
sorgente Xi permettendo al modulo fotovoltaico PVi di mantenere ai suoi capi una
differenza di potenziale pari a Vi.
Pertanto, le potenze d’ingresso e d’uscita al circuito sono espresse dalle seguenti
relazioni:
COUTIN IVP ⋅= (4.3.1.2.3)
( )∑=
−⋅=m
iimiOUT IIVP
1 (4.3.1.2.4)
dove IC è il valore della corrente entrante nel circuito GCC.
Assumendo che le perdite del GCC siano trascurabili, vale la relazione:
OUTIN PP = (4.3.1.2.5)
da cui si ottiene:
( )∑=
−⋅=⋅m
iimiCOUT IIVIV
1 (4.3.1.2.6)
Essendo la corrente d’uscita espressa dalla seguente relazione:
166
( )
=⎥⎦
⎤⎢⎣
⎡⋅−⋅⋅−=
=⎥⎦
⎤⎢⎣
⎡⋅−⋅⋅−=
=−⋅
−=
=−=
∑
∑∑
∑
=
==
=
m
iiimOUT
OUTm
m
iii
m
imi
OUTm
m
i OUT
imim
CmOUT
IVIVV
I
IVIVV
I
VIIV
I
III
1
11
1
1
1
∑=
⋅⋅=m
iii
OUTOUT IV
V I
1
1 (4.3.1.2.7)
si ottiene, per la potenza d’uscita, la seguente relazione:
∑=
⋅=⋅=m
iiiOUTOUTOUT IVIVP
1 (4.3.1.2.8)
L’equazione (4.3.1.2.8) dimostra come ogni modulo fotovoltaico generi
indipendentemente la propria potenza massima, sebbene la propria corrente non
coincida con quella degli altri moduli estraendo così la massima potenza disponibile
anche dalla stringa sebbene uno o più moduli sia sottoposto a parziale ombreggiamento.
Nella realizzazione B, la potenza d’ingresso è nulla, PIN = 0. Quindi, la corrente d’uscita
vale:
00 =⇒=⋅= CCOUTIN IIVP
mCmOUT IIII =−= (4.3.1.2.9)
167
Il flusso di potenza sarà dalla sorgente Xi al modulo PVi, quando la differenza tra IOUT e
Ii è positiva e viceversa quando la differenza è negativa. La somma delle potenze delle
sorgenti Xi deve essere nulla, dunque:
( )∑=
=−⋅m
iiOUTi IIV
10 (4.3.1.2.10)
Per la corrente d’uscita vale:
∑=
⋅⋅=m
iii
OUTOUT IV
VI
1
1 (4.3.1.2.11)
di conseguenza, come per il caso precedente, la potenza d’uscita è data da:
∑=
⋅=⋅=m
iiiOUTOUTOUT IVIVP
1 (4.3.1.2.12)
ottenendo, ancora una volta, l’estrazione della massima potenza disponibile da ogni
singolo modulo, e perciò dalla stringa.
4.3.1.3 Realizzazione pratica del circuito GCC.
Le figure 4.40 e 4.41 rappresentano le soluzioni circuitali proposte da Shimizu in [32].
Nella realizzazione di tipo A, la tensione d’uscita dei singoli convertitori DC/DC è
controllata a VOUT / m, quando il numero delle sorgenti è m. Si nota che, le tensioni
d’uscita V1, V2,…, Vm non possono essere controllate individualmente e perciò la
gestione non risulta ottimale. In ogni caso, il circuito garantisce una parziale limitazione
nella perdita di potenza dovuta alla riduzione dell’irraggiamento.
168
IOUT L1 IC + V1
L2 S1 S2
V2 VI VOUT
S3 S4
Lm-1
Vm
-
Fig. 4.40 – Configurazione circuitale GCC tipo A.
La seconda soluzione è realizzata con una tipologia a chopper multistadio, come
illustrato in figura 4.41. Comandando gli interruttori con i segnali di gate illustrati in
figura 4.42, si ottiene che:
i
m
iiOUT II ⋅= ∑
=
−
1δ (4.3.1.3.1)
dove:
SW
OFFii T
T )(=δ (4.3.1.3.2)
Ti(OFF) = tempo di spegnimento dello switch.
TSW = Periodo di commutazione.
169
+ V1 S1 L1 V2 S2 VOUT L2 Lm-1 Vm Sm - Fig. 4.41 – Configurazione circuitale GCC tipo B. Circuito basato su Chopper multistadio. S1 T1(OFF) S2 T2(OFF) S3 T3(OFF) Sm Tm(OFF) TSW
Fig. 4.42 – Segnali di abilitazione del chopper multistadio per il circuito GCC.
170
In questo caso è possibile controllare ogni tensione generata Vi, ottenendo la gestione
ottimale di ogni singolo elemento della stringa.
4.3.1.4 Analisi del circuito GCC realizzato con chopper a due stadi.
Si consideri il circuito chopper a due stadi e i relativi segnali di figura 4.43 .
+
S1
V1 I0
+ vL -
V0 LOAD
V2 S2
-
S1
t
S2 δ1 TS TS
t
vL
V1
t
-V2
Fig. 4.43 – Andamento temporale dei segnali di gate e della tensione sull’induttore.
171
Chiudendo lo switch S1 la tensione ai capi dell’induttanza vale –V1, chiudendo S2 vale
V2. Gli interruttori chiaramente non dovranno mai essere contemporaneamente chiusi,
onde evitare il cortocircuito ai capi della sorgente di alimentazione fotovoltaica.
A regime, l’integrale di tensione sull’induttore deve essere nullo. Pertanto:
( ) SS TVTV ⋅−⋅=⋅⋅ 1211 1 δδ (4.3.1.4.1)
Si indichi ( ) SS TT ⋅=⋅− 111 δδ e si noti che:
( ) SSS TTT ⋅=⋅−=⋅ 221 1 δδδ (4.3.1.4.2)
Sostituendo l’ espressione (4.3.1.4.2) nella (4.3.1.4.1), si ottiene:
SS TVTV ⋅⋅=⋅⋅ 1221 δδ
2
1
2
1
δδ
=VV (4.3.1.4.3)
dove, 121 =+δδ .
Per calcolare l’espressione della corrente d’ingresso si faccia l’ipotesi che la potenza
totale d’uscita sia la somma delle potenze d’uscita dei singoli moduli fotovoltaici.
La potenza d’uscita vale perciò:
OUT
OUTOUTOUTOUTOUT V
PIIVP =⇒⋅= (4.3.1.4.4)
172
dove:
2211 IVIVPOUT ⋅+⋅= e 21 VVVOUT += (4.3.1.4.5)
Considerando che 121 =+δδ , sostituendo si ottiene:
( )
=+
⋅+⋅=
=⋅+⋅
⋅+⋅⋅
=
=+⋅
⋅+⋅⋅=
=+
⋅+⋅==
21
2211
2
2221
2
22112
22
12
2212
12
21
2211
δδδδ
δδδ
δδδ
δδ
δδ
II
VV
IIV
VV
IVIV
VVIVIV
VP
IOUT
OUTOUT
2211 IIIOUT ⋅+⋅= δδ (4.3.1.4.6)
Pertanto, la potenza totale d’uscita può essere espressa con la seguente relazione:
2211210 IVIVPPP ⋅+⋅=+=
0220110 VIVIP ⋅⋅+⋅⋅= δδ (4.3.1.4.7)
173
4.3.1.5 Caratteristica Potenza-Tensione.
La corrente generata da ogni modulo fotovoltaico dipende, come noto, dalla
caratteristica corrente-tensione. Quindi, come illustrato in [32]:
0<∂∂
⋅OUT
ii V
Iδ (4.3.1.5.1)
Tenendo costante l’intervallo ( ) SS TT ⋅=⋅− 111 δδ , la derivata seconda della potenza
d’uscita rispetto alla tensione d’uscita può essere espressa come:
022
2
21
2
20
2
<∂
∂+
∂
∂=
∂
∂
OUTOUTOUT VP
VP
VP
(4.3.1.5.2)
Questo risultato conferma che la caratteristica potenza-tensione di un circuito GCC ha
un solo punto di massimo, come illustrato nella curva b) di figura 4.44.
Fig. 4.44 – Esempio di caratteristica P-V ottenuta sperimentalmente con un circuito GCC. Non solo la caratteristica potenza-tensione presenta un solo punto di massimo, ma si
può verificare sperimentalmente che la potenza massima estraibile aumenta.
174
In conclusione, nella soluzione GCC di tipo B:
a) Il punto di lavoro di ogni modulo fotovoltaico può essere controllato
indipendentemente.
b) Per un dato tempo di spegnimento, si può osservare un solo punto di massimo
nella curva potenza-tensione, così facendo, lo stadio successivo che realizza la
funzione MPPT può gestire correttamente la stringa.
c) Ogni modulo opera nel suo punto di massima potenza.
d) La potenza sul carico è pari alla somma delle massime potenze d’uscita di tutti i
moduli fotovoltaici.
e) L’analisi fatta per il circuito a due stadi può essere iterata per m stadi ottenendo:
∑=
⋅=m
iii II
10 δ (4.3.1.5.3)
∑=
⋅=m
iii IVP
10 (4.3.1.5.4)
4.3.1.6 Conclusioni.
La configurazione GCC non è utilizzata, attualmente, da nessun costruttore di inverter
fotovoltaici. Pertanto, rappresenterebbe una evoluzione tecnologica che permetterebbe
di differenziarsi dai prodotti attualmente in commercio. Per contro, resta da verificare
l’effettivo aumento di rendimento ottenibile. Il circuito GCC permette, in caso di
ombreggiamento, di aumentare la potenza estratta e di avere una caratteristica potenza-
tensione con un solo massimo. Per contro, rappresenta un ulteriore stadio di potenza con
aumento dei costi e delle perdite.
175
4.3.2 Topologia risonante Multicella.
4.3.2.1 Introduzione alla topologia multicella.
Una delle caratteristiche fondamentali di un inverter fotovoltaico è quella di presentare
una efficienza elevata.
Per migliorare l’efficienza di un inverter fotovoltaico a due stadi, quindi, si può
utilizzare un convertitore DC/DC risonante. Tale convertitore, commutando a tensione
e/o corrente nulla, riduce e/o elimina le perdite di commutazione aumentandone così la
sua efficienza globale.
I convertitori risonanti DC/DC si suddividono in:
1) Convertitori con risonanza lato carico (load – resonant)
a) Convertitori a tensione impressa con risonanza di tipo serie.
(SRL – Series Loaded Resonant, PRL – Parallel Loaded Resonant, Ibridi)
b) Convertitori a corrente impressa con risonanza di tipo parallelo.
c) Convertitori risonanti in classe E e sottoclasse E.
2) Convertitori con risonanza sull’interruttore ( resonant – switch).
a) Convertitori con commutazione a corrente nulla (ZCS – Zero Current
Switching).
b) Convertitori con commutazione a tensione nulla (ZVS – Zero Voltage
Switching).
c) Convertitori con commutazione a tensione zero e con tensione limitata (ZVS-
CV Zero Voltage Switching Clamped Voltage).
3) Convertitori con rinonanza lato DC.
Un esempio di inverter fotovoltaico a due stadi, realizzato con convertitore DC-DC
risonante, è descritto in [39] e verrà di seguito analizzato.
176
4.3.2.2 Analisi convertitore Multicella.
DC/DC risonante
Fig. 4.45 – Inverter fotovoltaico con tecnologia multicella.
In figura 4.45 è rappresentato l’inverter fotovoltaico proposto in [39].
Il sistema è realizzato usando una topologia multicella isolata dove la potenza totale
d’uscita è fornita dalla connessione in serie di convertitori a ponte intero. Il bus DC dei
convertitori a ponte intero è alimentato dai singoli stadi isolati DC/DC connessi in
parallelo al campo fotovoltaico.
In figura 4.46 è riproposto lo schema di uno dei convertitori DC/DC risonanti.
S+ D+
U1 S- D-
Fig. 4.46 – Stadio DC/DC del convertitore multicella.
177
Al convertitore DC/DC corrispondono i circuiti equivalenti di figura 4.47 a) e b). i2 U1/2 S+ D+ L C U2 U1/2 S- D-
a) L C u1 u2
b)
Fig. 4.47 – Circuiti equivalenti al convertitore DC/DC. Si consideri il circuito di figura 4.47 b) dove ui = u1-u2 è la differenza di potenziale ai
capi del circuito risonante serie. Si analizza il circuito considerando la risposta ad un
gradino di ampiezza U1, condizione che si verifica quando il sistema commuta da –U1/2
a +U1/2.
Le equazioni che governano il circuito sono:
⎪⎪⎩
⎪⎪⎨
⎧
⋅==
+⋅=+=
dtdv
Cii
vdt
diLvvu
CCL
CL
CLi (4.3.2.2.1)
Risolvendo il sistema con l’ausilio della trasformata di Laplace e considerando IL0 e VC0
le condizioni iniziali delle variabili di stato iL e vC all’istante t = 0, si ottiene:
178
( )[ ] ( )
( ) ( )[ ]⎪⎪
⎩
⎪⎪
⎨
⎧
−⋅⋅=
+−⋅⋅=
0
0
CCL
CLLi
VsVsCsI
sVIsIsLs
U
(4.3.2.2.2)
Sostituendo la seconda equazione del sistema (4.3.2.2.2) nella prima, si ricava
l’espressione di VC(s).
( )( )[ ]
( ) [ ]
( ) [ ]11
1
)(
200
2
2
00
002
00
+⋅⋅⋅+⋅⋅+⋅⋅⋅
=+⋅⋅
⋅+⋅⋅⋅+=
⋅+⋅⋅⋅+=+⋅⋅⋅
+−⋅−⋅⋅⋅⋅=
CLssUILsVCLs
CLs
ILVCLss
U
sV
ILVCLss
UCLssV
sVIVCsVCssLs
U
iLCLC
i
C
LCi
C
CLCCi
( )⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +⋅
⋅+⋅+⋅
=
LCss
CLU
CI
sVssV
iLC
C 12
00
2
(4.3.2.2.3)
Per ricavare l’espressione nel dominio del tempo si esegue la trasformata inversa di
Laplace:
( )
LCs
DsBsA
LCss
CLU
CI
sVssV
iLC
C 11 22
00
2
+
+⋅+=
⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +⋅
⋅+⋅+⋅
= (4.3.2.2.4)
da cui si ottiene:
179
⎪⎪
⎩
⎪⎪
⎨
⎧
=
−==
CI
D
UVBUA
L
iC
i
0
0 (4.3.2.2.5)
( )( )
( )
( ) 022
0
2
0
20
2
00
11
1
11
1
LiCi
L
iCi
LiC
iC
ICLC
LCs
LC
LCs
sUVs
U
LCs
CI
LCs
sUVs
U
LCs
CI
UVs
sU
sV
⋅⋅+
++
⋅−+=
=+
++
⋅−+=
=
⎥⎦⎤
⎢⎣⎡ +
+−⋅+=
( ) ( ) 0020
20
20
20 LiCi
C IZss
sUVs
U s V ⋅⋅
++
+⋅−+=
ωω
ω (4.3.2.2.6)
dove:
risonanza di pulsazione 10 ==
LCω (4.3.2.2.7)
ticacaratteris impedenza 0 ==CLZ (4.3.2.2.8)
Antitrasformando l’ultima espressione si ricava:
( ) ( ) ( ) ( )tIZtUVUtv LiCiC ⋅⋅⋅+⋅⋅−+= 00000 sincos ωω (4.3.2.2.9)
180
Eseguendo lo stesso procedimento per iL si ricava l’andamento descritto dalla seguente
espressione:
( ) ( ) ( )tZ
VUtIti Ci
LL ⋅⋅−
+⋅= 00
000 sincos ωω (4.3.2.2.10)
Il verso della corrente iL determina se la tensione u2 è positiva o negativa, mentre è il
sistema di controllo ad imporre la polarità di u1. Ad ogni commutazione, il sistema
reagisce, perciò, con una risposta al gradino descrivibile dalle equazioni
precedentemente ricavate, partendo dalle condizioni iniziali IL0 e VC0, ovvero il valore
della corrente dell’induttanza e della tensione ai capi del condensatore, all’istante in cui
si verifica la commutazione da +ui a -ui o viceversa.
4.3.2.3 Forme d’onda.
Il sistema proposto opera con una frequenza di commutazione superiore alla frequenza
di risonanza ( )LCf π210 = .
In figura 4.48 sono illustrati gli andamenti della corrente e della tensione ottenuti da una
simulazione con il software PSpice.
181
iL
0 t
vC
0 t
0 t
t0 t1 t2 t3 t4
Fig. 4.48 - Forme d’onda ottenute con simulazione PSpice del convertitore
risonante.
182
All’istante t0, momento in cui la corrente nell’induttore è nulla , inizia a condurre
l’interruttore S+. All’istante t1, prima che finisca il semiperiodo di oscillazione della
corrente, l’interruttore S+ è forzato ad aprirsi con corrente non nulla, obbligando così la
corrente positiva iL a passare attraverso il diodo D-.
Poiché al circuito oscillante, è ora applicata una tensione negativa (-u1-u2) e la corrente
nel diodo viene condotta a zero rapidamente, nell’intervallo di tempo t ∈ [t1, t2].
Non appena D- entra in conduzione, S- è chiuso a tensione e corrente nulla e inizia a
condurre non appena il verso della corrente si inverte.
Prima che termini il semiperiodo di oscillazione, lo switch S- è forzato ad aprirsi con
corrente non nulla, istante t4. A questo punto entra in conduzione D+ e lo switch S+ può
essere chiuso a tensione e corrente nulla in modo da iniziare a condurre non appena il
verso della corrente iL si inverte.
La corrente i2 è la corrente iL raddrizzata. Il suo andamento è illustrato in figura 4.49.
i2
0 t
Fig. 4.49 – Forma d’onda della corrente i2. In figura 4.50 è illustrato l’andamento della tensione d’uscita al variare della frequenza
per frequenze al di sopra del valore di risonanza.
183
I2
U2
1 ω S/ω0
Fig. 4.50 – Caratteristica d’uscita del convertitore risonante.
Quindi per una data tensione d’ingresso e per un determinato carico, la tensione U2 può
essere regolata controllando la frequenza di commutazione fS del convertitore come
illustrato in figura 4.51.
VDC_REF ε fS VDC
+
-
Fig. 4.51 – Schema di controllo stadio DC/DC risonante.
Guadagno +
compensazione VCO
Voltage Controlled Oscillator
Convertitore DC-DC
SLR
184
4.3.3 Topologie multilivello.
4.3.3.1 Premessa.
I convertitori multilivello presentati in [40] e [56] permettono di generare una forma
d’onda sinusoidale con una bassa distorsione armonica. Dovuto all’elevato numero di
interruttori da utilizzare, resta comunque da verificare la possibilità di ottenere
rendimenti elevati, dell’ordine del 94%, cosa indispensabile per un inverter
commerciale.
4.3.3.2 Convertitore Multilivello Half – Bridge Diode Calmped (HBDC).
S1
VPV1 S2 + S3 vOUT vLINE VPV2 - S4
Fig. 4.52 – Convertitore Multilivello HBDC. In figura 4.52 è illustrato un convertitore HBDC di tipo three-level. I tre possibili valori
della tensione d’uscita sono:
⎪⎪⎪
⎩
⎪⎪⎪
⎨
⎧
==−=
===
===
ONS e ON S se
ONS e ON S se 0
ONS e ON S se
432
32
211
PVOUT
OUT
PVOUT
Vv
v
Vv
(4.3.3.2.1)
185
In questa configurazione circuitale, non essendoci uno stadio elevatore, la tensione di
stringa deve essere più alta del picco della tensione di rete, per poter garantire
l’iniezione di potenza in linea. La struttura three-level può essere modulata per ottenere
topologie multilivello a cinque o più livelli. In figura 4.53 è illustrato lo schema di un
convertitore HBDC a cinque livelli.
Fig. 4.53 - HBDC a cinque livelli. Questa topologia costruttiva presenta il vantaggio di effettuare la doppia connessione a
terra, moduli fotovoltaici e rete, permettendo così l’eliminazione delle correnti
capacitive di dispersione verso terra. Inoltre, la distorsione armonica è assai contenuta.
Per contro, l’elevato numero di switch e la complessità del sistema di controllo ne ha,
finora, pregiudicato l’utilizzo in applicazioni commerciali.
186
4.3.3.3 Convertitore Cascaded H-Bridge.
In figura 4.55 è illustrato lo schema della topologia multivello Cascaded H- Bridge. In
particolare, è illustrata la connessione in serie di due moduli full-bridge, dove ogni
ponte può generare in uscita una tensione a tre livelli.
Si consideri, come effettuato in [56], p il numero di convertitori a ponte intero connessi
in serie, allora, il numero di livelli nV della tensione d’uscita può essere calcolato come
segue:
(4.3.3.3.1)
Con p=2, per esempio, si ottengono 5 livelli. Selezionando diversi valori di tensione DC
per i vari moduli fotovoltaici si può utilizzare la ridondanza della struttura al fine di
incrementare il numero di livelli della tensione d’uscita con la riduzione della
distorsione armonica
Fig. 4.54 – Inverter multilivello di tipo Cascaded H-Bridge.
( )123 −⋅+= pnV
187
4.3.3.4 Configurazione Multilivello Isolata. In figura 4.55 è illustrata una topologia Multilivello Isolata realizzata con la
connessione di tre inverter a ponte intero. La struttura è ovviamente modulare e può
essere realizzata con p stadi di tipo full bridge.
In generale, come proposto in [56], collegando p stadi di tipo full bridge, come
illustrato, si ottiene in uscita una forma d’onda a:
livelli. 3 p
Vn = (4.3.3.4.1) Nell’esempio di figura 4.55, il numero di stadi è p=3, il che produce una tensione
d’uscita a 27 livelli.
Il vantaggio di questa topologia è sicuramente l’alto numero di livelli per la tensione
d’uscita che permette di ottenere una bassissima distorsione armonica. Per contro, l’alto
numero di interruttori e l’utilizzo di n trasformatori ha pregiudicato il suo utilizzo in
applicazioni commerciali.
Fig. 4.55 – Topologia multilivello isolata.
4.3.3.5 Conclusioni.
Le configurazioni multilivello sono proposte in letteratura per la loro modularità e per la
generazione di forme d’onda con bassissima distorsione armonica. L’elevato numero di
componenti, con conseguente aumento dei costi, e le buone prestazioni in fatto di
distorsione armonica delle configurazioni a due stadi, non ne giustifica, attualmente,
l’applicazione in ambito fotovoltaico grid-connected.
188
4.4 Algoritmi MPPT.
4.4.1 MPPT Perturbe and Observe (P&O).
L’algoritmo di inseguimento del punto di massima potenza, più diffuso e utilizzato negli
inverter commerciali, è il metodo Perturba e Osserva. La sua larga diffusione è dovuta
soprattutto alla sua semplice implementazione. Tale algoritmo si basa sull’analisi della
caratteristica potenza – tensione di una stringa fotovoltaica.
Perturbando la tensione di lavoro in una data direzione, se si rileva che 0>dVdP allora
significa che il punto di lavoro si sta muovendo verso il punto di massima potenza
(MPP). L’algoritmo continuerà a perturbare in tale direzione finché non si otterrà
0<dVdP .
Quando 0<dVdP , il punto di lavoro si sta allontanando dal Maximum Power Point e
l’algoritmo comincerà, quindi, a perturbare il campo fotovoltaico nella direzione
opposta per riportare il sistema verso il punto di massimo.
P
Semipiano Sinistro Semipiano Destro V
Fig. 4.56 – Andamento della caratteristica P-V.
L’algoritmo per prima cosa provvede alla misurazione della tensione e della corrente
della stringa fotovoltaica e successivamente calcola la potenza e la sua variazione
rispetto al campione precedentemente memorizzato. Dalle variazioni di potenza e
tensione, l’algoritmo identifica se il sistema si trova ad operare nel semipiano alla destra
189
∆p >= 0
o nel semipiano alla sinistra del punto di massima potenza e provvede quindi a sommare
o sottrarre l’incremento di perturbazione VINC in modo da spostare il punto di lavoro a
tensione più alta o più bassa, ovvero verso il punto di massima potenza.
In fig. 4.57 è rappresentato un flow-chart di una possibile implementazione del metodo
P&O.
Sì No
Si No Si No
Fig. 4.57– Flow Chart dell’algoritmo P&O (Perturb and Observe)
START
Misurare v(n), i(n)
∆p >= 0
VREF = VREF + VINC VREF = VREF - VINC VREF = VREF - VINC VREF = VREF + VINC
RETURN
Calcolare p(n)=v(n)*i(n)
Calcolare ∆v(n)=v(n)-v(n-1) ∆p=p(n)-p(n-1)
∆v >= 0
190
Un limite di questa semplice implementazione, consiste nella continua oscillazione del
punto di lavoro attorno all’MPP.
P
A B V
Fig. 4.58 – Oscillazione del punto di lavoro nella caratteristica P-V per un algoritmo P&O.
L’entità dell’oscillazione può essere ridotta riducendo il passo di perturbazione. Avere
un passo di perturbazione breve porta ad avere un MPPT lento. Per risolvere questo
inconveniente si può effettuare un incremento variabile che diventa sempre più piccolo
a mano a mano che ci si avvicina al punto di massima potenza.
Questo algoritmo può fallire in caso di rapide variazioni delle condizioni atmosferiche.
P C
P2 A P1 B V
Fig. 4.59 – Fallimento dell’algoritmo P&O.
191
Si consideri la situazione illustrata in figura 4.59. Il punto di lavoro è collocato nel
punto A che corrisponde ad una tensione VA della stringa. L’algoritmo incrementerà il
riferimento di tensione in modo da spostare il punto a tensione VA + ∆V. Se all’interno
dell’intervallo di campionamento, le condizioni atmosferiche cambiano rapidamente, in
modo da passare dalla curva di potenza P1 alla curva di potenza P2, il sistema non si
porterà nel punto di lavoro B, ma si porterà in C. Così facendo si registra un incremento
della potenza d’uscita e si mantiene la stessa direzione di perturbazione, con il
conseguente allontanamento dall’MPP. Pertanto, se la radiazione incrementa
costantemente, il punto di lavoro tende a divergere, provocando il fallimento
dell’algoritmo stesso.
192
4.4.2 MPPT Incremental Conductance (ICT).
Un altro esempio di algoritmo utilizzato dall’industria fotovoltaica è basato sul metodo
della conduttanza incrementale. Questo metodo si basa sul fatto che la pendenza della
curva dP/dV, di un campo fotovoltaico, vale:
⎪⎪⎪⎪⎪
⎩
⎪⎪⎪⎪⎪
⎨
⎧
<
>
=
MPP.dell' destra a 0
MPP.dell' sinistra a 0
MPP. nell' 0
dVdP
dVdP
dVdP
(4.4.2.1)
Si esprima dP/dV in funzione dei valori istantanei di tensione e corrente. La relazione
precedente diventa, perciò:
( )VIVI
dVdIVI
dVIVd
dVdP
∆∆
⋅+≅⋅+=⋅⋅
= (4.4.2.2)
La condizione di massima potenza vale:
VIVI
VIVI
dVdP
∆∆
⋅−=
=∆∆
⋅+
=
0
0
VI
VI
−=∆∆ (4.4.2.3)
193
Il sistema può essere descritto, di conseguenza, nel seguente modo:
⎪⎪⎪⎪⎪
⎩
⎪⎪⎪⎪⎪
⎨
⎧
−<∆∆
−>∆∆
−=∆∆
MPP.dell' destra a
MPP.dell' sinistra a
MPP. nell'
VI
VI
VI
VI
VI
VI
(4.4.2.4)
La direzione di perturbazione successiva, ottenuta sommando o sottraendo un valore di
riferimento VINC, è ricavata dal semplice confronto tra la conduttanza istantanea I/V e
la conduttanza incrementale ∆I/∆V.
In caso di variazioni rapide delle condizioni atmosferiche l’algoritmo insegue bene il
punto di massima potenza, a differenza del metodo P&O. Però, la sua implementazione
richiede una capacità elaborativi superiore realizzabile con un DSP. Nelle applicazioni
grid-connected questo ultimo aspetto non risulta problematico in quanto i sistemi di
controllo degli stadi DC/AC vengono realizzati con DSP.
Pertanto, tale algoritmo sembra preferibile al precedente.
Si riporta, di seguito, il diagramma di flusso relativo al funzionamento dell’algoritmo
sopra descritto.
194
∆I = 0 ∆I/∆V = - I/V
∆I > 0 ∆I/∆V > - I/V
No Sì Sì Sì No No Sì No No Sì
Fig. 4.60 – Flow Chart dell’algoritmo ICT (Incremental Conductance)
START
Misurare v(n), i(n)
VREF = VREF + VINC VREF = VREF - VINC VREF = VREF - VINC VREF = VREF + VINC
RETURN
∆v = 0
195
4.4.3 MPPT Costant Voltage (CV).
Il metodo CV si basa sull’esistenza di una relazione di proporzionalità tra la tensione a
vuoto del campo fotovoltaico e la tensione nel punto di massima potenza Vm. Tale
relazione è espressa da:
OCm VkV ⋅= 1 (4.4.3.1)
dove k1 ha valori compresi tra 0.71 e 0.78.
Dopo una determinazione sperimentale della costante k1, fatta sul campo fotovoltaico,
l’algoritmo imposta momentaneamente a zero la corrente della stringa fotovoltaica e
misura la tensione a vuoto. A questo punto, il controllore MPPT imposterà i parametri
di controllo del convertitore DC/DC in modo che la tensione nel punto di lavoro sia il
71%-78% del valore misurato.
Fig. 4.61 – Flow Chart dell’algoritmo CV (Costant Voltage)
START
Misurare VOC
Vm = k1 VOC
Imposto δ
RETURN
196
Questo algoritmo non sembra idoneo ad applicazioni fotovoltaiche grid-connected. La
costante k1 deve essere determinata per ogni campo fotovoltaico e il suo valore
inevitabilmente cambia nel tempo. Quindi, si realizzerebbe un sistema in cui il punto di
lavoro non sarebbe il punto di massima potenza, ma una sua stima con conseguente
perdita di potenza utile.
197
4.4.4 MPPT Short Circuit Current (SC).
Il metodo SC si basa sul fatto che esiste una relazione di proporzionalità tra la corrente
nel punto di massima potenza Im e la corrente di cortocircuito del campo fotovoltaico,
ovvero:
SCm IkI ⋅= 2 (4.4.4.1)
dove k2 ha valori compresi tra 0.78 e 0.92 e viene determinata con metodi sperimentali.
L’algoritmo misura la corrente di cortocircuito e imposta i parametri del convertitore in
modo tale che la corrente fornita dal campo fotovoltaico sia pari a Im.
Il grosso limite di questo metodo, sta nel dover rilevare la corrente di cortocircuito ISC
durante il funzionamento del sistema e per questo motivo non è quasi mai usato nella
pratica.
Fig. 4.62 – Flow Chart dell’ algoritmo SC (Short Circuit Current).
START
Misurare ISC
Im = k2 ISC
Imposto δ
RETURN
198
199
Conclusioni.
Gli inverter fotovoltaici presenti attualmente in commercio sono riconducibili a tre
topologie costruttive:
1) Inverter con trasformatore a frequenza di rete.
2) Inverter con trasformatore ad alta frequenza.
3) Inverter senza trasformatore.
In alcuni Stati le normative impongono l’isolamento galvanico o il dual grounding che
si traduce nella necessità di una struttura dotata di un trasformatore d’isolamento. Per
questo motivo, attualmente, le topologie isolate sono quelle maggiormente utilizzate.
L’ingresso dell’inverter è solitamente predisposto per collegare più stringhe distinte, ma
nella maggior parte dei casi vengono connesse in parallelo all’interno dell’inverter
stesso e quindi collegate ad un unico circuito MPPT, pertanto, non si è in presenza di
una reale gestione multistringa e gli inverter vengono così definiti “centrali”.
Recentemente sono stati immessi sul mercato i primi inverter multistringa realizzati con
uno stadio MPPT per ogni stringa e un convertitore DC/AC che processa la totale
potenza DC d’ingresso, aumentando quindi le prestazioni globali del sistema.
Attualmente non esiste una norma di prodotto per gli inverter fotovoltaici, ma ogni
Paese e ogni rete elettrica ha la propria legislazione. Un inverter deve rispettare le
direttive emanate dalle compagnie elettriche del Paese nel quale viene commercializzato
e attenersi a tutte le norme di apparecchiatura elettronica di potenza vigenti.
In ogni caso gli enti internazionali IEEE ed IEC stanno lavorando per l’emanazione di
standard. Nel 2000 la IEEE ha pubblicato :” Standard 929 IEEE – Reccomended
Practice for Utility Interface of Photovoltaic (PV) System up to 10kW” e nel 2004:
“IEEE 1547 – IEEE Standard for Interconnecting Distributed Resources with Electric
Power Systems”.
La IEC ha in fase di elaborazione le seguenti norme:
a) IEC 61727: “Characteristics of Utility Interface for Photovoltaic (PV) Systems.
Aggiornamento della IEC 61727 (1995-06) Characteristic of Utility Interface”.
b) IEC 62109: “Safety of Power Converters for Use in Photovoltaic Power
Systems – Part 1 – General Requirements”.
200
c) IEC 60364-7-712 “Electrical Installations of Buildings – Part 7 - 712 :
Requirements for Special Installations or Locations – Solar Photovoltaic (PV)
Power Supply Systems”.
Dalle analisi effettuate si ricava che la struttura tipica, sia per le soluzioni centrali che
per quelle multistringa, è una configurazione a due stadi realizzata con uno stadio
DC/DC innalzatore, che svolge anche la funzione di MPPT, e uno stadio DC/AC che
inietta potenza in rete nel rispetto delle normative vigenti.
I due stadi sono collegati per mezzo di un bus o DC link sul quale si trova l’elemento di
accumulo, capacitivo o induttivo e dove la tensione del bus è mantenuta costante dal
sistema di controllo dell’inverter.
Un’analisi più approffondita merita la configurazione GCC proposta in letteratura in
quanto si presta a ridurre e/o risolvere i problemi legati all’ombreggiamento parziale
delle stringhe, ma attualmente non risulta ancora applicata ad inverter fotovoltaici grid-
connected di potenze dell’ordine del kW.
201
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IMPIANTI DI PRODUZIONE ALLA RETE BT DI ENEL DISTRIBUZIONE.
[7] CEI EN 50178 – Apparecchiature elettroniche da utilizzare negli impianti di
potenza.
[8] CEI EN 61000-6-1 – Norme Generiche – Immunità per gli ambienti residenziali,
commerciali e dell’industria leggera.
[9] CEI EN 61000-6-2 – Norme Generiche – Immunità per gli ambienti industriali.
[10] CEI EN 61000-6-3 – Norme Generiche – Emissione per gli ambienti
residenziali, commerciali e dell’industria leggera.
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[11] CEI EN 61000-6-4 – Norme Generiche – Emissione per gli ambienti industriali.
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[13] CEI EN 61683 – Sistemi fotovoltaici - Condizionatori di potenza – Procedura
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[24] Presentazioni del corso Elettronica per l’Energia – Prof. Luigi Malsani –
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