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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI UDINE __________________________________________ FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea in Conservazione dei Beni culturali

- Curriculum: Storia e tutela dei beni artistici e architettonici

Tesi di Laurea

ICONOGRAFIA DEGLI STECI BOSNIACI: INDAGINI E PROBLEMI INTERPRETATIVI

Relatore: Prof. Mino Gabriele

Laureando: Luka Kik

ANNO ACCADEMICO 2009-2010

INDICE 1. INTRODUZIONE 2. IL CONTESTO STORICO 2.1. Le origini della Bosnia e degli stati vicini 2.2. Da Kulin a Stefano II 2.3. Il regno di Bosnia 2.4. Decadenza e conquista ottomana 3. LA CHIESA BOSNIACA 3.1. Il quadro religioso 3.2. Leresia testimonianze storiche principali e dinamica degli eventi 3.3. Diffusione e struttura della Chiesa bosniaca 3.4. La teoria bogomila 3.4.1. Origini della teoria 3.4.2. Il bogomilismo 3.4.3. Affinit e incoerenze 3.5. Il dibattito contemporaneo 4. GLI STECI 4.1. Unintroduzione 4.2. Il nome 4.3. Storia 4.4. Caratteristiche morfologiche degli steci 4.5. Caratteristiche materiali e sociali delle necropoli 4.6. Modalit di collocazione: i risultati archeologici 4.7. Lavorazione 4.8. Numero e territorio di diffusione 4.9. Botteghe e maestri 4.10. Le iscrizioni 4.11. Gli ornamenti 4.12. Stato conservativo 5. LE DECORAZIONI ANALISI E INTERPRETAZIONE 5.1. Cenni storici e visione moderna 5.2. La problematica sullorigine 5.3. Alcune conclusioni generali 5.4. Caratteristiche materiali dellattivit artistica 5.5. Le maggiori distinzioni territoriali 5.6. Valore morfologico 5.7. I motivi vegetali e geometrici disposti in serie 5.8. I motivi vegetali e geometrici autonomi 5.9. Le decorazioni architettoniche 5.10. Gli animali 5.11. I motivi astrali sole, luna, stelle 5.12. Le croci 5.13. La mano 5.14. Armamenti e altri beni 5.15. Rappresentazioni di figure umane 5.16. Le rappresentazioni complesse la caccia, la danza, il torneo 5.16.1. La caccia 5.16.2. Il kolo 5.16.3. Il duello e il torneo 5.17. Donja Zgoa 2

6. RADIMLJA E HODOVO UN BREVE RESOCONTO 6.1. Radimlja 6.2. Hodovo 7. CONCLUSIONE 8. BIBLIOGRAFIA

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1. INTRODUZIONE

A fine XVIII e inizio XIX secolo cominciano a pervenire informazioni sullesistenza di unarte originale in Dalmazia e in Bosnia-Erzegovina. Queste prime notizie erano appunti di viaggio generali, privi di valore documentario o scientifico. Le nuove rivelazioni hanno un impatto debole nella cultura occidentale, presa in quellepoca da un gusto artistico completamente diverso. Larte bosniaca viene perci bollata come rozza e rustica, e le viene prestata poca attenzione1. I primi studiosi degli stecci, affascinati dalla esotica raffigurazione, erano tentati ad ascrivere le tombe perfino ad epoche preromane. Altri studiosi gli hanno ascriti allepoca degli Unni. 2

soltanto dopo le notizie pubblicate dal celebre archeologo Arthur Ewans in seguito al suo viaggio per i Balcani che nasce un interesse maggiore per queste opere e comincia a formarsi una fisionomia di studio pi precisa. Dopo loccupazione austroungarica della Bosnia a fine XIX secolo inizia un lavoro scientifico pi coerente e sistematico, correlato alla fondazione del Museo Nazionale a Sarajevo nel 1889 3. Dopo un periodo di stagnazione nel periodo interguerra, una nuova grande iniziativa alla ricerche viene organizzata a partire dagli anni 50, con ricognizioni sul terreno sistematiche e la pubblicazione di numerose monografie e ricerche minori, che formano oggi la base della nostra conoscenza sullargomento 4. Gli steci sono particolari monumenti tombali di pietra scolpiti tra il XIII e il XVI secolo, testimoni materiali di una societ medievale scomparsa, apprezzati artisticamente per i loro ornamenti originali e dal significato misterioso. Le loro molteplici propriet hanno interessato diversi rami della scienza, dallarcheologia alla paleografia.

Date le numerose caratteristiche di questo fenomeno, lanalisi iconografica soltanto uno delle tante possibili modalit di studio. In questo lavoro si proceduto per passi successivi, tutti necessari per avere una lettura corretta, fino al fulcro del tema analizzato: una rassegna storica generale, unindagine generale sul fenomeno della Chiesa bosniaca strettamente legato agli steci, la contenuta descrizione di tutto quello che essi rappresentano, una catalogazione sistematica dei motivi artistici su modello simile (ma non uguale) a quello fatto dalla maggior parte degli autori, esempi particolari e infine la descrizione di due necropoli rappresentative, visitate e studiate personalmente dall'autore. L'enormit del materiale bibliografico esistente ha comunque reso necessaria una selezione limitativa, con levidente rischio, dato il giudizio soggettivo, di aver tralasciato informazioni importanti presenti in articoli oscuri o poco riferiti. Nonostante il raggio circoscritto di questa tesi, la mancanza di simili1 2

Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967., p. 5. Belagi, ., Steci i njihova umjetnost, Sarajevo, Zavod za izdavanje udbenika, 1971, p. 92. 3 Benac, A., op. cit., pp. 5-6. 4 Belagi, ., Steci kataloko-topografski pregled, Veselin Maslea, Sarajevo, 1971, pp. 16-22.

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testi in lingua italiana su questo tema che riguarda, almeno in modo indiretto, la storia dellarte italiana, fa sperare che questo testo possa assolvere almeno il compito di una buona proposta a ricerche ulteriori nel campo, possibilmente correlate allo studio della storia di Venezia nellAdriatico orientale.

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2. IL CONTESTO STORICO Per capire gli steci, necessario partire con una breve rassegna dinquadramento storico-geografico riguardo le vicende dei territori che li hanno interessato, cio in modo particolarmente su quello che oggi la Bosnia-Erzegovina. Gli steci compaiono in maggior numero nei territori della Bosnia, dellHum, nella Serbia, nella Dalmazia centrale e meridionale, sul litorale della Repubblica di Ragusa (Dubrovnik) e nel sud-ovest della Zeta 5. Verr perci parlato di questi territori.

2.1. Le origini della Bosnia e degli stati vicini Come anche per la storia di moltri altri luoghi, non abbiamo molte notizie sui primi secoli di vita e sullorigine della Bosnia. Viene menzionata per la prima volta da Costantino Porfirogeneto nel X secolo come parte della Serbia bizantina retta dal conte aslav (931) 6. Ma questunica testimonianza non sufficiente per avere la certezza storica. Dubitabili sono anche le fonti che parlano del domino croato sulla Bosnia durante il regno di Pietro (Petar) Kreimir IV (1058 1073) 7. La Bosnia, comprendente ai primi tempi solo una frazione del territorio attuale, era governata da uno o pi bani (ban, banovi), allo stesso modo della Croazia 8.

La Croazia si formata come regno autonomo durante il IX secolo, anche se formalmente parte del regno franco. La cristianizzazione del regno procedette per mano del papato e dei franchi. Fino agli inizi del XII secolo la sua vita in buona parte indipendente, marcata dalle lotte contro bizantini, bulgari e ungheresi. Ma dopo la morte di Petar Kreimir IV nel 1073 lindebolimento del potere centrale permette agli ungheresi di invadere con successo il territorio croato e di negoziare nel 1102 ununione personale dei due regni, retti sotto la corona degli Arpad; un trattato mantenuto in forme diverse fino al 1918 9.

Pochi decenni dopo anche il bano bosniaco diventa vassallo della corona ungherese. Lesatta dinamica non conosciuta, abbiamo soltanto un documento dove si afferma che il re Bela II rex Ramae nel 1139, cio padrone di Rama, unantica regione bosniaca. Ma pu trattarsi di un falsificato. Il primo bano conosciuto Bori (1154 1164). Poco sappiamo della sua vita tranne che assiste i

Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, Veselin Maslea, Sarajevo, 1983., pp. 63-66. Dvornik, F., Gli Slavi. Storia e civilt dalle origini al secolo XIII, Liviana Editrice, Padova, 1974., pp. 113-116; orovi, V., , edizione digitale, Janus, Belgrado, 2001., pp. 79-82. 7 Klai, N., Srednjevjekovna Bosna, Eminex, Zagabria, 1994, pp. 10-19, pp. 10-12, pp. 26-28, pp. 30-31. 8 Eadem, p. 24, p. 27. 9 Dvornik, F., op. cit., pp. 104-108, pp. 111-116, p.131, pp. 240-241.6

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sovrani ungheresi nelle guerre contro i bizantini in funzione di alleato o vassallo, e per la sua fedelt viene ricompensato 10.

NellXI secolo si formano anche i principati serbi di Doclea (Duklja) e dellHum o Zahumlje, formalmente sudditi dellimpero bizantino. Il principe di Doclea, Costantino Bodin, tenta la conquista della Rascia (Raka), cio il territorio dellattuale Serbia centrale, favorito dai problemi dellimpero bizantino su altri fronti. Il suo successo si rivela di breve durata poich limperatore Alessio I, in seguito alla chiusura di altri fronti militari, si riprende la Rascia e vi pone un upan (principe) suo vassallo. La Doclea rimane autonoma, ma il centro del potere politico serbo si sposta nellentroterra11.

La Doclea o Zeta era un principato dallestensione territoriale corrispondente allodierno Montenegro. LHum invece era un principato esteso su un territorio pressapoco corrispondente a quello che l'odierna Erzegovina, la cui toponimia verr spiegata. Il nome Hum cade in disuso dopo loccupazione ottomana. Seppur rimasti autonomi anche durante le riconquiste bizantine del XII secolo, questi due principati mantengono vincoli famigliari con la Serbia-Rascia, e sono dunque vicini alla chiesa grecoortodossa 12.

Leffimera ripresa dellimpero bizantino durante il regno di Manuele Comneno crea una parentesi di dominio straniero (1143 1180), combattuta aspramente dai popoli slavi 13, entro la quale si inseriscono i primi anni di dominio del bano di Bosnia Kulin. In Serbia si afferma la figura del gran principe Stefano Nemanja. Di questi anni anche la fondazione della chiesa autonoma serba per iniziativa del figlio di Nemanja, il monaco Rastko, meglio noto come Santo Sava 14.

2.3. Da Kulin a Stefano II Il primo grande bano della Bosnia Kulin. Inizialmente vassallo dellimperatore bizantino Manuele Comneno, dopo la morte di costui, affiancato allUngheria e alla Serbia nella guerra di liberazione dallimpero (1181-82). Dopo la guerra Kulin diventa bano di Bosnia. Si consolidano i confini a nordovest tra la Sava e la Drina 15.

Il governo del bano Kulin permette un miglioramento della condizione economica del paese, avviato a un pieno processo di feudalizzazione. del 1189 la carta del bano Kulin (povelja kulina Bana), cio il permesso esclusivo dato alla citt di Ragusa di commerciare liberamente nel territorio del bano in10 11 12

Klai, N., op. cit., pp. 30-69. Dvornik, F., op. cit., pp. 242-245. Idem, pp. 113- 114. 13 Idem, p. 296. 14 orovi, V., op. cit., p. 109, p. 113, pp. 120-121. 15 Klai, N., op. cit., pp. 69-76.

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cambio di unregalo, cio un tributo annuo e senza tassazioni ulteriori. In questo modo il tesoro delle ricche miniere bosniache, assieme ad altri prodotti, viene trasportato ovunque in Europa con lintermediazione di Ragusa, che diventa in questo modo la prima via di comunicazione della Bosnia con il resto del Mediterraneo e dellEuropa16. Oltre che con i ragusei, Kulin mantiene buoni rapporti con la dinastia del gran principe Stefano Nemanja, facendo sposare la sorella con il conte Miroslav di Hum, fratello di Stefano. Kulin muore nel 1204, lasciando una traccia profonda nella storia del suo paese17.

Il conte di Zeta Vukan, avverso a Kulin per motivi politici, denuncia al papa la presenza di uneresia in Bosnia, protetta dallo stesso bano. Questaccusa diventa un casus belli comodo per lUngheria, interessata ad avere un controllo pi forte sulla Bosnia, e si arriva a un passo dallinvasione militare del paese 18. Dopo Kulin, suo discendente Stefano (Stjepan) Kulini (1204 1232), fedele cattolico e strettamente legato allUngheria-Croazia. Diventa impopolare per le sue persecuzioni degli eretici e alla fine viene deposto con forza dal trono. Gli succede Matteo (Matej) Ninoslav, un nobile di famiglia eretica. Ci provoca grande collera alla corte papale e distrugge la relativa pace con il vicino nord-occidentale. Per evitare la catastrofe Matteo Ninoslav si converte allortodossia ma continua a governare con grosso opportunismo, il che non sfugge al papa 19.

Nel 1235 viene scatenata la crociata, che in tre anni di invasioni militare ottiene pochi successi. A guidarla il duca Colomanno (Klmn in ungherese, herceg Koloman in croato ). Al duca viene affidato il dominio di Slavonia, Croazia e Dalmazia, e conseguentemente della Bosnia. Dopo anni di battaglie inconclusive, linaspettata discesa dei Tartari nel 1241 costringe lUngheria a ritirarsi e a mandare le sue truppe altrove. In questo modo Matteo Ninoslav puo nuovamente esercitare pieni poteri sul suo territorio. LUngheria viene pesantemente sconfitta e depredata dai Tartari, e lo stesso Colomanno cade sul campo di battaglia. Ma linaspettata morte del khan tartaro blocca lavanzata a ovest, lasciando intoccata la Bosnia 20.

Malcolm, N., Storia della Bosnia dalle origini ai giorni nostri [d. italiana a cura di Maurizio Pagliano], Bompiani, Milano, 2000., pp. 38-39; Klai, N., op. cit., pp. 69-70, pp. 74-76. La traduzione italiana del testo di Malcolm, confrontata con le versioni in inglese e croataserba, presenta sporadici errori. 17 Klai, N., op. cit., p. 69. 18 orovi, V., op. cit., p. 114. 19 Idem, p. 124 20 Idem, pp. 124-126.

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Attorno al 1247 gli ungheresi creano il banato di Mava, comprendente Usora e Soli, i territori oggi bosniaci a sud della Sava. Invece la Bosnia centrale governata dal successore di Ninoslav, Prijezda I (1250 1287) 21.

Alla fine del XIII secolo scoppia la grande crisi dinastica ungherese. Nel 1290 muore Ladislao IV il Cumano, lultimo esponente maschile della famiglia regnante degli Arpad. Tra 1290 e 1301 regna Andrea III il Veneziano, ma costretto durante il suo breve regno a difendersi dalle pretese della famiglia Angi con cui gli Arpad sono imparentati. Non lascia discendenti e con lui si estingue la dinastia degli Arpad che aveva regnato dal 907 22. Indebolito a tal punto il potere centrale, il nobile e bano croato Paolo (Pavao) I ubi Bribirski pu in pratica governare i propri domini senza ingerenze dallalto. Si proclama dominus Bosne e affida a suo fratello Mladen i dominio di questultima. Ma in questo modo guasta i rapporti con la Serbia, poich il suo regnante Milutin, in vece dei suoi legami famigliari, ha diritto allUsora e a Soli. Mladen muore nel 1304 in un attentato organizzato forse dagli eretici, durante il tentativo di occupare militarmente il territorio 23. Nel 1311 si apre la possibilit di mettere sotto proprio controllo lintera Dalmazia. Zara si ribella al dominio veneziano in seguito alla scomunicazione della Repubblica per via delloccupazione di Ferrara. Gli zaratini chiamano in aiuto Paolo ubi. Egli entra acclamato nella citt, ma muore un anno dopo prima di poter consolidare il proprio potere. In mano ai conti Bribirski ubi stanno ora tutte le citt dalmate pi importanti (Spalato, Nona, Tra, Sebenico, Almissa) e la maggior parte del regno di Croazia, con tutti i castelli che proteggevano le vie dallAdriatico allUngheria. Successore di Paolo suo figlio, Mladen II ubi 24.

Il trono ungherese viene reclamato da un membro della famiglia Angi, Carlo Roberto. Anche se fortemente contestato dalla nobilt ungherese, riesce a proclamarsi re nel 1309. Deve per ancora cobattere a lungo con i serbi che mirano alle sue terre pannoniche e con lincontenibile nobilt croata per assicurarsi i domini adriatici oltre la pura formalit 25.

Mladen II si trova in una posizone non invidiabile, poich contrastato sia da Venezia che dal re angioino, oltre che dalle altre famiglie nobiliari croate. Venuto al governo, si accorda nel 1313 con Venezia che, in cambio di un tributo annuo, dava il permesso che il conte di Zara venga eletto tra gli esponenti della nobilt veneziana. Impossibilitato a controllare i domini in Bosnia, costretto poi aIdem, pp. 127-128. Klai, V. Povijest Hrvata od najstarijih vremena do svretka XIX stoljea, Nakladni zavod Matice Hrvatske [tisak Liburnija, Rijeka], Zagabria, 1988., vol. 1 pp. 298-313. 23 Klai, N., op. cit., p. 146-159. 24 Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 1 pp. 317-318, p. 324, vol. 2 pp. 14-24. 25 Idem, vol. 2 pp. 7-14, pp. 24-31.22 21

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lasciare il governo di questa al suo vasallo Stefano II della famiglia Kotromani (o Kotroman), interessato da canto suo a crearsi un regno proprio 26. Il re angioino appoggia questa larga coalizione di avversari che nel 1322 sconfigge Mladen II, il quale viene portato alla corte ungherese e imprigionato. In questa battaglia testimoniata per la prima volta la partecipazione dei Valacchi come mercenari di Mladen II. La sconfitta di Mladen II segna il tramonto della forza della famiglia ubi 27. Ma ora il potere unificante del signore croato era solo sostituito dal particolarismo feudale delle altre famiglie pi potenti. Venezia aveva in mano i punti pi importanti della costa adriatica, inclusa la citt di Ragusa. Numerose isole sono pure governate da Venezia, mentre in mano dei Frankopan (in italiano anche Frangipani) stanno solo Veglia (Krk) e il porto di Segna (Senj) 28. Approffitando della congiura ordita contro Mladen II, Stefano II Kotromani si allea a Carlo Roberto, che gli promette unalleanza. I suoi legami famigliari con la dinastia serba Nemanji gli permettono di tutelare i confini orientali. Formalmente al potere dal 1314, diventa praticamente indipendente in seguito alla sconfitta di Mladen II nel 1322. Favorevole gli anche la morte quasi contemporanea di Milutin (1321). Il matrimonio con una esponente della famiglia Subi gli garantisce i diritti sulla Croazia 29.

Durante il Regno di Stefano II si creano i presupposti per un regno di Bosnia indipendente. Legato sia ai Nemanji che ai ubi, si annette le regioni bosniache orientali Usora e Soli, con la benedizione di Carlo Roberto, suo supremo signore. Si intromette nelle lotte tra i nobili croati, cambiando alleanze a suo vantaggio in modo da guadagnarsi la fedelt del maggior numero possibile di citt in Dalmazia. Nel 1326, sostenuto da Ragusa, conqusta una parte delle terre serbe dellHum e la striscia costiera dalla foce della Cetina al delta della Narenta. Da quel momento il titolo di bano della Bosnia si estende anche alle terre delHum, formando ununit giuridica unificata. Ulteriori spinte verso sud-ovest gli fanno guadagnare alcune parti continentali della Zeta. Per non farsi compromettere dalla forze cattoliche, accetta i desideri del papa e permette larrivo e la predicazione dei domenicani a partire dal 1347. Da questo momento in poi la forza numerica e politica degli eretici comincia a declinare 30.

Dando sostegno finanziario alle guerre del successore di Milutin, Stefano Uro IV Duan, Ragusa acquista nel 1333 la penisola di Lesina (Peljeac) e Stagno(Ston) 31.

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Idem, vol. 2 pp. 32-43. Ibidem. Idem, vol. 2. pp. 43-50. 29 orovi, V., op. cit., pp. 145-147. 30 Malcolm, N., op. cit., pp. 41-42. 31 orovi, V., op. cit., pp. 158-159.

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La morte del potente nobile croato Ivan Nelipi (anche Giovanni Nelipac) nel 1344, l'agitatore principale nelle guerre intestine degli anni precedenti in Croazia e Dalmazia, permette al nuovo re ungherese, il figlio di Carlo Roberto, Luigi d'Angi (al trono dal 1342) di intraprendere la conquista dell'intera Dalmazia e di scacciare i veneziani con i quali suo padre aveva collaborato per mettere fuori di torno i ubi 32. Lennesima rivolta di Zara dal dominio veneziano diventa una buona opportunit per il regnante ungherese, ma Stefano II abbandona le sue postazioni e ritira il suo esercito in cambio di un compenso 33.

Occupato nelle grandi campagne di conquista intraprese dal re serbo Stefano Uro IV Duan, spintosi fino allAlbania e alla Grecia e proclamatosi zar, Stefano II coglie loccasione e nel 1349 decide la conquista totale dellHum. Nel 1350 Stefano Duan torna a nord con un esercito di gran lunga superiore, ma in due anni di guerra non riesce a venir capo della resistenza dei bosniaci, arroccati nelle dense foreste e sulle montagne difficilmente accessibili. Con la pace del 1352 Stefano II mantiene de facto tutti i territori conquistati. Il matrimonio di sua figlia Elisabetta col re Luigi gli rende grande prestigio e un rafforza i legami con la corona ungherese. Stefano II muore nel 1353 e viene seppellito nel monastero franescano di Visoko. Suo erede Tvrtko, figlio del fratello Vladislav, con il quale spartiva parte dei poteri fin dai primi giorni di governo. Tvrtko era il prodotto dellunione delle famiglie Subi e Kotoromani 34.

In seguito alla morte dello zar Stefano Uro IV nel 1355, limpero serbo si sfascia in despotati minori 35.

Luigi tenta di unire i due rami governanti della famiglia Angi, il napoletano e lungherese. Dopo due campagne infruttuose oltre adriatico, concentra i suoi sforzi contro Venezia. Nel 1358 li sconfigge duramente sulla terraferma gli e impone la pace di Zara, con la quale devono rinunciare a tutti i possedimenti sulla costa adriatica orientale. I ragusei approffittano della situazione e firmano un accordo separato con Luigi, guadagnandosi la tanto desiderata libert, tanto da considerare questa data la fondazione della Repubblica di Ragusa 36.

2.4. Il regno di Bosnia Per via dellinstabilit politica generale, sia in Ungheria che in Serbia, il nuovo bano bosniaco Tvrtko, nipote di Stefano II, pu intraprendere unambiziosa politica di conquista, coronata negli anni dal

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Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 2 pp. 75-83. Klai, N., op. cit., pp. 174-175. 34 orovi, V., op. cit., p. 171. 35 irkovi, S., op. cit., pp. 163-164. 36 orovi, V., op. cit., pp. 185-186.

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successo. In conseguenza dellabile dominio di Stefano II, prende in eredit un regno stabile, bene amministrato e relativamente ricco, con un esercito ben armato 37. Con il pretesto di combattere leresia, nel 1363 Luigi I dUngheria muove guerra contro Tvrtko, il quale per riesce a respingere con successo due eserciti. Durante questa crisi le case nobiliari eretiche con il sostegno del clero riescono a deporlo e lo costringono nel 1366 a fuggire dal paese. Ma gi un anno dopo, prescelto da Luigi come il vassallo pi adatto per la Bosnia, torna al governo. In seguito conduce una diplomazia accorta e intelligente per evitare scontri ulteriori con lUngheria38. Nel 1373 fa un patto con il despota serbo Lazzaro (Lazar) Hrebljanovi, assieme muovono guerra contro il despota Nicola (Nikola) Altomanovi e si spartiscono le sue terre. Tvrtko conquista la costa ovest della Drina e le terre della valle del fiume Lim. Nel 1377 conquista Trebigne e le Bocche si Cattaro 39. Nel 1382 muore Lodovico I, lasciando lUngheria in una nuova crisi dinastica. Calata la pressione del potente vicino, Tvrtko si azzarda a ulteriori espansioni verso ovest. Stipula unalleanza con i nobili croati in Dalmazia contro la figlia di Lodovico, la regina Maria e il suo consorte Sigismondo di Lussemburgo, regnanti effettivi dellUngheria ma non accettati dalla nobilt. La sua partecipazione alla Battaglia del Cossovo nel 1389 lo trattiene per un anno dalla completa affermazione in Dalmazia, ma gi nel 1390 tutte le citt dalmate tranne Zara lo riconoscono suo signore, a nord fino a Segna 40.

Nello stesso anno si incorona ad Arnautovii (Visoko), in vece dei suoi legami famigliari, re di Serbia, Bosnia, Hum, Dalmazia e Croazia e fonda il regno di Bosnia, con stemma ufficiale il giglio francese angioino, tuttora simbolo noto anche se non ufficiale della Bosnia. Durante questo periodo la Bosnia raggiunge lapice della sua potenza ed estensione 41.

Dopo le incursioni degli ottomani nel 1386 e nel 1388 si rende conto del pericolo turco e corre in aiuto del principe serbo Lazar. Fa parte dellampia coalizione di truppe che confrontano lesercito del sultano Murad nella battaglia della Piana dei Merli (battaglia del Cossovo) nel 1389. Il distaccamento bosniaco subisce poche perdite e proclama la vittoria, ma diffatto una vittoria pirrica per i cristiani. I turchi infatti si annettono i territori di Lazzaro, morto in battaglia, diventando cos i primi vicini dei bosniaci. Tvrtko muore due anni dopo, nel 139142.

Il titolare al trono ungherese, Ladislao I di Napoli, non in posizione di reclamare effettivamente la corona di Santo Stefano. Per questa ragione nel 1409 con il trattato di Zara cede facilmente a Venezia i37 38 39

Malcolm, N., op. cit., p. 43. orovi, V., op. cit., pp. 194-197. irkovi, S., op. cit., p. 168. 40 Klai, V., Poviest Bosne do propasti kraljevstva, Zagabria, 1882., pp. 142-195. 41 Ibidem. 42 orovi, V., op. cit., p. 216; Malcolm, N., op. cit., p. 45.

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suoi diritti sulla costa adriatica orientale 43. Sigismondo di Lussemburgo riesce invece a domare le rivolte nobiliari, specialmente quelle dei croati, e a imporre un governo stabile in Ungheria. Il regno di Croazia, assieme dunque alla Dalmazia diventa parte del Sacro Romano Impero. Ma lorientamento continentale del regno, tutto focalizzato alla repressione dellhussitismo, da mani libere a Venezia, che fino al 1433 pone il suo stendardo su quasi tutta la costa adriatica, tranne Ragusa e lisola di Veglia (Krk) 44.

Sigismondo organizza una crociata contro i turchi nel 1395. Con un numeroso esercito, rafforzato dalla cavalleria francese, spera di scacciare dallEuropa gli infedeli. Ma a Nicopoli subisce una disastrosa sconfitta, la prima delle numerose che si susseguono, tanto da rendere precario il futuro del regno 45.

2.5. Decadenza e conquista ottomana I nobili bosniaci scelgono come succesore di Tvrtko il vecchio e debole Stefano Dabia. Egli costretto dalla nobilt a riconosce Sigismondo come suo re e a rinunciare ai possedimenti in Croazia e Dalmazia in suo favore. Nel 1395 alla sua morte la nobilt elegge a regina sua moglie Jelena (1395 1398) e disconosce Sigismondo, che in quel momento si preparava per la battaglia di Nicopoli e non poteva intervenire 46.

Ma il potere effettivo nelle mani delle maggiori famiglie nobiliari. Tre sono le figure magiori: Hrvoje Vuki Hrvatini, Sandalj Hrani e Paolo (Pavao) Radinovi. Questi grandi feudatari si spartiscono buona parte del regno fondato da Tvrtko, mettendo fuori di mezzo le altre maggiori famiglie nobili come i Radi Sankovi e spartendosi il loro domino. Sostenitore di Ladislao, Hrvoje Vuki raggiunge una tale forza e autorit da poter decidere a propria volont chi mettere al trono bosniaco47.

in questo modo che sale al potere nel 1398 il figlio minore di Tvrtko, Stefano Ostoja I. Egli conduce una campagna militare contro Ragusa nel 1403-04 ma senza alcun successo. Il contrasto tra Sigismondo e Ladislao per la corona ungherese, riflesso nelle sanguinose dispute tra i nobili bosniaci, sostenitori sia delluna che dellaltra fazione, gli interessi di Venezia, di Ragusa e degli Ottomani, rendono completamente caotica la situazione nel regno.

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orovi, V., op. cit., p. 238. Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 2 pp. 308-317, pp. 326-333. 45 Idem, vol. 2 pp. 274-280. 46 orovi, V., op. cit., pp. 224-225, 228-229. 47 Ibidem.

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Stefano Ostoja, caduto in disfavore, viene cacciato e al suo posto sale Tvrtko II, figlio maggiore di Tvrtko I. Ostoja fugge in Ungheria e con laiuto di Sigismondo riesce a riottenere la corona nel 1408. Hrvoje Vuki scaltro abbastanza da fare la pace col re ungherese 48. Negli anni successivi si fanno sempre pi stretti i contatti tra le famiglie nobiliari bosniache e il sultano, tanto che egli pu intervenire direttamente negli affari bosniaci favoreggiando chi gli conviene di pi. Le truppe ottomane intervengono per la prima volta nel 1414 su chiamata di Hrvoje Vuki, decidendo le sorti di una delle tante sanguinose rappresaglie tra i feudatari. Un anno dopo in una congiura di palazzo Sandalj uccide Paolo Radinovi, sostenitore di Tvrtko II. I figli di Paolo, per potersi difendere e contrattacare, provocano nuovamente lintervento turco. Allo stesso tempo i mercenari turchi sconfiggono un grande esercito ungherese mandato a ristabilire lordine. I signori bosniaci diventano in questo modo, spahi (in croato spahije), cio cavalieri feudali sottomessial sultano 49.

Grazie allaiuto turco Tvrtko II ritorna al potere nel 1421, dopo il breve regno di Stefano Ostoji, figlio di Ostoja, (1418-1421). I Ragusei acquistano Valle dei Canali (Konavle) e il suo vicinato come riscatto per alcuni debiti di guerra intercorsi dai nobili bosniaci. Venezia ottiene in questi anni il governo di Brazza e tre altre isole. Tvrtko II governa per oltre 20 anni grazie principalmente al sostegno degli ottomani. Essi sono ormai stabilmente localizzati nel territorio e anno dopo anno strappano nuove citt e nuove terre dal re 50.

Sigismondo muore nel 1437, dopo 50 anni di governo. In pochi giorni viene deciso che il nuovo re dUngheria sar suo cognato Alberto dAsburgo. Da questo momento in poi la dinastia asburgica determiner la storia della Croazia continentale per i prossimi 5 secoli, mentre la Dalmazia sempre in maggior misura disputata tra la Serenissima e gli ottomani. La pressione maggiore nella difesa dei confini meridionali europei gravava sullUngheria sin dagli inizi del governo di Sigismondo. Ma le limitazioni che imponeva la nobilt, guidata solo da interessi a breve raggio, rendevano difatto molto limitate le capacit organizzative dellesercito ungherese. Sia Venezia che gli Asburgo erano preoccupati dellavanzata ottomana, ma un forte regno di Ungheria era visto come pericolo altrettanto grande e preferivano perci aiutare le singole famiglie nobiliari croate piuttosto che la casa regnante. Il condottiero Giovanni (Jnos, Janko) Hunyadi si afferma in modo inaspettato grazie a una serie di inaspettate e brillanti vittorie contro il turco. Negli anni 40 sconfigge ripetutamente il sultano Murad II in Serbia e Valachia, aiutato anche dalle truppe di migliaia di crociati giunti su incitamento del

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Idem, pp. 235-238. Klai, V., Poviest Bosne, op. cit., pp. 244-249; Malcolm, N., op. cit., pp 80-81. 50 Klai, V., Poviest Bosne, op. cit., pp. 258-283.

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francescano Giovanni da Capestrano. Leredit di Hunyadi, dopo la morte per epidemia sul campo di battaglia n1l 1457, viene raccolta da suo figlio minore Mattia Corvino.51

Nel 1443, dopo la morte di Tvrtko II, al trono sale Stefano Toma, figlio illeggittimo del re Ostoja. Conscio dellimminente invasione ottomana chiede disperatamente laiuto delle forze cristiane e del papa , che gli impone per di fare i conti con la Chiesa bosniaca. Il successore di Sandalj Hrani, leretico Stefano Vuki Kosaa rifiuta inizialmente di accettare Stefano Toma come suo sovrano e accoglie tutti gli eretici espulsi dalle terre del re, ma in seguito, per quietare le tensioni, da la mano di sua figlia Katarina (Caterina) al re. Nel 1448 Kosaa si proclama Herceg di Santo Sava, poich nella sua terra sepolto il santo serbo. Da qui la provenienza del nome dellodierna Erzegovina, mantenuto dagli ottomani fino allet moderna 52.

In seguito alla battaglia del Cossovo viene istituita una nuova entit, il despotato di Serbia, stato vassallo degli ottomani. Ma anchesso viene completamente eliminato in seguito allavanzata ottomana della met del 400 e la caduta finale della fortezza di Smederevo sul Danubio nel 145953.

Lultimo re bosniaco Stefano Tomaevi chiama anchegli invano laiuto delle potenze cristiane ma non ottiene alcuna risposta concreta. Il mancato pagamento nel 1462 del tributo al sultano rompe la fragile pace. Lesercito del sultano muove in offensiva e con poco impegno distrugge le deboli difese. Il re viene catturato nella fortezza di Klju e decapitato. Il regno di Bosnia cessa di esistere, e viene istituito leyalet, o provincia 54.

Con una serie vittoriosa di offensive il sovrano ungherese e imperatore dellImpero germanico Mattia Corvino libera temporaneamente tra il 1458 e il 1464 alcuni territori della Bosnia centrale e lherceg Kosaa decide di allearsi alle forze cristiane. Ma in seguito nel 1465 gli ottomani si annettono gran parte dei suoi possedimenti mentre Venezia si annette il litorale dalla Cetina alla Narenta. Nuovi conflitti sui confini settentrionali dellImpero non permettono il consolidamento di questi successi 55.

Mattia Corvino riesce mediante laiuto della media nobilt minore a imporre un potere forte e a smontare parte dei privilegi dellalta nobilt, ottenendo cos un forte aumento delle entrate statali con le quali viene finanziato un esercito stabile e la promozione della cultura umanistica e rinascimentale sul suo trono 56.

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Idem, p. 279; Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 3 pp. 330-339. orovi, V., op. cit., pp. 267-292. Idem, p. 285. 54 Idem, pp. 287-292 ; Malcolm, N., op. cit., pp. 83-84. 55 Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 59-87. 56 orovi, V., op. cit., pp. 313-314; Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 188-189.

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Dai conti Frankopan strappa la citt di Segna e in essa vi fonda il Capitanato omonimo, la prima entit territoriale organizzata in funzione militare difensiva per respingere la dirompente avanzata ottomana, ma anche per avere una base stabile sullAdriatico per fronteggiare le pretese di Venezia. In seguito alle sue pretese sullisola di Veglia (Krk), i Frankopan preferiscono cederla ai veneziani. Dal 1480 lisola fa parte dei domini della Serenissima, che ottengono cosi il controllo quasi totale su tutto il bacino adriatico orientale 57. Durante il suo regno lavanzata ottomana viene temporaneamente bloccata, principalmente grazie alle sue eccezionali capacit militari. Ma in seguito alla pace del 1483 con i turchi volge le sue mire sullAustria e sulla corona tedesca, trascurando in questo modo le difese sudorientali 58.

Dopo la morte del Corvino, avvenuta nel 1490, tutte le riforme attuate nellepoca precedente vengono rovesciate. Il nuovo re Ladislao II non ha neanche da vicino le possibilit e le capacit governative del suo predecessore. Gli ottomani riprendono loffensiva e in pochi anni la maggior parte dellUngheria viene conquistata 59.

Figura 1. Distribuzione delle necropoli e degli steci sul territorio (fonte: Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, op. cit., appendice).

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Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 97-106, pp. 137-145. Idem, vol. 4 pp. 168-175 . 59 orovi, V., op. cit., pp. 315-316, p. 324.

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3. LA CHIESA BOSNIACA

3.1. Il quadro religioso Il cristianesimo in Bosnia compare per la prima volta nel I secolo d.C. durante la dominazione romana. A quel tempo questi territori facevano parte delle provincie di Dalmazia, Illira e Pannonia 60. In seguito alle invasioni barbariche del V-VI sec. e alla discesa nei Balcani delle trib dei croati e dei serbi nel VII secolo, il cristianesimo viene rinvigorito mediante liniziativa dei Franchi, della chiesa di Roma e dei Bizantini 61. A differenza delle vicende nelle altre regioni slave, contese tra il papato e la chiesa bizantina, non sappiamo molto dellattivit missionaria in Bosnia durante lalto medioevo. La Bosnia era posta sui territori che delimitavano i confini tra le antiche provincie, sulla linea di confine tra gli imperi romano doccidente e doriente, approssimativamente definiti dal Danubio e dalla Drina 62.

La Bosnia, mira ambita dallUngheria dopo il 1120, lega le proprie vicende religiose in maggior parte al mondo cattolico occidentale. Linstaurazione della Doclea e dellHum durante lXI secolo, i legami susseguenti di essi con la Rascia continentale, ancorano le due regioni, di cui la seconda oggi bosniaca, alle vicende confessionali della Serbia. Soltanto la citt libera di Ragusa rimane saldamente legata alla chiesa di Roma 63.

Nonostante le contingenze politiche abbiano in certi momenti avvicinato la Serbia al cattolicesimo, la cultura bizantina e la forza tradizionalista della chiesa serba hanno prevalso su queste iniziative. Nel Hum, attorno a Ragusa e nella Zeta erano attive chiese e monasteri vincolati sia alla chiesa orientale che a quella occidentale, frequentate in modo ambivalente dalla popolazione64.

Alla fine del XII secolo le fonti storiche attestano la comparsa di uneresia nei territori governati dal bano Kulin di Bosnia 65. Se queste fonti sono attendibili 66, la comparsa delleresia sicuramente precedente ad esse, contemporanea al movimento cataro nella Francia meridionale 67 e al periodo quando il bogomilismo bulgaro-orientale ancora forte 68.

Malcolm, op. cit., pp. 24-25. Dvornik, F., op. cit., pp. 29-33, pp. 49-66, pp.73-85. 62 Malcolm, op. cit., p. 27, p. 32, p. 35; Krlea, M. (a cura di), Opa Enciklopedija Jugoslavenskog leksikografskog zavoda, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1989., vol. 3 p. 570, vol 5. p. 456, vol. 6 p. 290, vol. 63 Malcolm, op. cit., p. 35. 64 Raki, F., Bogomili i patareni, a cura di F. anjek, Tehnika knjiga, Zagabria, 2003., p. 58, p. 85, p. 88. 65 anjek, F., Bosansko-humski krstjani u povijesnim vrelima (13.-15. st.), Barbat, Zagabria, 2003., p. 10, pp. 70-71. 66 Come verr spiegato pi in avanti, esistono grandi controversie riguardo l'interpretazione delle fonti storiche, per cui nella vasta bibliografia sul tema troviamo tra gli storici molte posizioni divergenti e contrastanti. 67 Craveri, M., Leresia. Dagli gnostici a Lefevbre, il lato oscuro del cristianesimo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996., pp. 118124, pp.130-145. 68 Angelov, D., Il bogomilismo, uneresia medievale bulgara [traduzione italiana di Vardarina Spasova], Bulzoni editore, Roma, 1979., pp. 379, pp. 392-404, pp. 425-446.61

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Tutte le fonti concordano che questi eretici si autodefinivano col nome krstjani. Questo vocabolo significava cristiani nella lingua popolare di quei tempi. Oggi per krstjani si intendono espressamente gli eretici bosniaci, distinti dai krani o dai hriani, cio i cristiani ordinari, rispettivamente nelle varianti croata e serba 69.

3.2. Leresia - testimonianze storiche principali e dinamica degli eventi Il primo documento che menziona lesistenza di uneresia in Bosnia del 1199: il conte Vuk di Zeta, re di Dalmazia e Doclea, figlio minore del gran principe Stefano Nemanja, manda una lettera al papa Innocenzo III nella quale lo informa dello sviluppo in terra di Bosnia di uneresia di grandi proporzioni, tale da aver adescato lo stesso bano Kulin e la sua famiglia, portando nellerrore oltre diecimila cristiani. Ma non viene menzionato il nome delleresia70. Indicativamente, questa lettera segue di pochi anni la corrispondenza tra il predecessore di Vuk, Miroslav, fratello di Stefano Nemanja e papa Alessandro III riguardante alcune tensioni esistenti nel suo regno tra la chiesa latina e quella greca71.

Immediata la reazione del papa: contatta il re dUngheria Emerico e lo avverte del pericolo, denominando patarena leresia in Bosnia. Poich la Bosnia si trova formalmente sotto il dominio ungherese, Emerico deve in primo luogo avvertire il suo vassallo, il bano Kulin, di non insistere nelleresia e se necessario di deporlo dal governo usando tutti i mezzi disponibili. Chiamato in accusa dal re Emerico, Kulin si giustifica direttamente al papa dichiarando di non aver inteso la presenza di uneresia circolante tra i patareni nel suo regno e si mostra pronto a mandare alcuni loro rappresentanti a Roma perch la curia possa valutarli. In questo modo allontana il pericolo imminente di un intervento militare. In seguito, con la mediazione dellarcidiacono di Ragusa Marino, chiede al papa di mandare un suo inviato in Bosnia perch possa valutare la condotta religiosa e se necessario attuare provvedimenti 72. Per questo compito vengono mandati larcivescovo di Spalato Bernardo e il legato Giovanni de Casamaris, investito di ampi poteri (sul modello inquisitorio degli inviati in Provenza). Bernardo, avuta la carica nel 1200, deve fare da subito i conti con alcuni predicatori eretici residenti nella sua citt; de Casamaris era gi da prima inviato papale in Doclea e Serbia 73. Tra 1202 e 1203 il cappellano de Casamaris risiede alla corte del bano Kulin, mentre non c traccia di Bernardo. Lindagine condotta, in base ai documenti pervenutici, assolve il bano, ma trova delle discrepanze nellinsegnamento dei krstjani rispetto alla posizione cattolica. Ne testimonianza il69 70 71

anjek, F., op. cit., pp. XXXIX-XLI, p. 2, pp. 33-35, p. 47. Idem, p. 10, pp. 70-71. Raki, F., op. cit., pp. 58-59. 72 anjek, F., op. cit., p. XXXIX, p. 3, p. 11, pp. 72-77. 73 Raki, F., op. cit., p. 61, pp. 65-66; Mui, I., Vjera Crkve bosanske, Muzej hrvatskih arheolokih spomenika, Spalato, 2008., p. 60, p. 67.

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famoso Atto di abiurazione dell8 aprile 1203, una dichiarazione firmata e giurata dai capi (priores) bosniaci a Bolino Pojilo (Bolino Pojilo presso Visoko o Bilino Polje, Zenica), in presenza dellarcidiacono Marino e del bano Kulin, entrambi testimoni e firmatori. Linterpretazione precisa del testo originale rimane comunque ambigua 74. Raggiunto lo scopo preposto, il legato papale si dirige in Ungheria accompagnato dal figlio del bano Kulin e da due capi eretici, Ljubin e Brageta. Essi ripetono il giuramento dato in precedenza di fronte al re ungherese, ai nobili e allarcivescovo di Kalocza, confermando gli obblighi assunti. La missione papale appare dunque un successo, ottenuto senza resistenze e spargimenti di sangue 75. In seguito per avvenimenti pi sconvolgenti tengono lontana lattenzione del mondo cattolico dalla Bosnia: la conquista crociata di Costantinopoli nel 1203 e il massacro dei catari e degli albigensi nella crociata bandita nel 120976.

Fino agli anni 30 del 200 la chiesa bosniaca si rafforza ulteriormente. Nel 1232 sale al trono bosniaco Matteo (Matej) Ninoslav, di famiglia eretica. Affiancato dalla maggior parte della nobilt e dai krstjani, depone il fedele cristiano Stefano Kulini. Oltre a questa ragione, il papato si infuria per la conversione del vescovo di Bosnia alleresia (il nome rimasto ignoto) 77. Lindagine condotta dal legato papale Jacopo Pecorari conferma che in Bosnia il vescovo maggiore, posto in carica dalla metropolia ragusea, andato in eresia, ma non intenzionalmente (ex simplicitate asserit se peccasse). Durante questindagine viene aiutato dai domenicani, segnando in questoccasione (1247) lentrata del giovane ordine in Bosnia78.

Vista levidente pessima comunicazione con larcidiocesi ragusea, alla quale era legata la diocesi bosniaca, essa viene assegnata invece allarcivescovo di Kalocza (latto viene confermato nel 1247 da papa Innocenzo IV). probabile che i ragusei non hanno voluto intromettersi troppo nelle questioni religiose per non guastare i propri interessi commerciali 79.

Formalmente convertitosi al cattolicesimo, Matteo Ninoslav dimostra una continua dislealt verso il papa e la corona ungherese. Nel 1235 infine la situazione degenera e viene chiamato lherceg (dux o vicer) croato-ungherese Koloman a condurre una crociata per sradicare leretico. Linvasione militare non ottiene successi duraturi. Fino al 1238 la Bosnia e lHum sono conquistati, a prezzo di numerosi roghi e sanguinose battaglie, nelle quali partecipe, secondo alcuni documenti, lintera popolazione. Ma gi dopo il 1240 i documenti ragusei attestano nuove contrattazioni dirette

Raki, F., op. cit., pp. 10-12, pp. 79-83. L'ubicazione del luogo dove stato tenuto il giuramento viene disputata in Mui, I.,op. cit., pp. 61-62. 75 Raki, F., op. cit., pp. 68-69. 76 Craveri, M., op. cit., p. 138. 77 Raki, F., op. cit., p. 71, pp. 73-74; Brandt, M., Izvori zla, August Cesarec, Zagabria, 1989., pp. 66-103. 78 Raki, F., op. cit., p. 74; Mui, I., op. cit., p. 69. 79 Brandt, M., op. cit. pp. 150-181.

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con Matteo Ninoslav, segno che la sua autorit era ancora forte. Nel 1241 le orde mongole invadono lUngheria. I mongoli distruggono lesercito ungherese e Koloman trova la morte sul campo di battaglia. Questo evento inaspettato costringe forse gli ungheresi a ritirarsi dalla Bosnia80. Nel 1248 in Francia cade lultima roccaforte catara, Montsgur; un anno dopo muore il pi potente protettore delleresia, Raimondo VII da Tolosa 81.

La situazione politica si fa pi calma nei decenni seguenti. La guerra condotta dagli ungheresi contro lAustria e la lacerante crisi dinastica di fine secolo favoriscono lautonomia della Bosnia e loperato della Chiesa bosniaca 82. La sede della diocesi bosniaca viene trasferita nel 1250 da Ban Brdo a akovo, oltre il fiume Sava e profondamente in territorio ungherese 83. Nel 1245 papa Innocenzo III scomunica un eresiarca che i Bosniaci chiamano papa 84.

In base a due ordini emanati, il primo da Nicola IV e il seguente da Bonifacio VIII, lofficium inquisitionis per la Bosnia passa tra 1291 e 1298 dai domenicani ai francescani 85. Ma anche negli anni successivi la forza dei krstjani grande. Lo prova luccisione suppositamente per loro mano di Mladen ubi Bribirski nel 1304, intento a porre sotto controllo militare la Bosnia. In seguito neanche il successore Mladen II, durante il suo burrascoso governo, capace di mantenere il territorio86. L'avvento di Stefano (Stjepan) II Kotromani II muta radicalmente la situazione politica e religiosa nella Bosnia. Alle sue conquiste militari nellHum e nella Dalmazia seguono le preoccupanti notizie della comparsa delleresia nelle citt dalmate e di capitali provvedimenti adottati per sopprimerla. Il bano, personalmente legato alla fede ortodossa, insiste invece, a suo interesse, su una linea di tolleranza religiosa volta a favorire il consolidamento dei suoi domini. 87 Si difende dalle accuse di proteggere gli eretici dicendo che se inizava a perseguirli rischiava la guerra con gli scismatici, cio con la Serbia greco-ortodossa (chiara dunque la distinzione tra greco-ortodossi ed eretici). Le notizie di questi anni ripetono frequentemente che per via della diffusione delleresia molte chiese sono state abbandonate o demolite. Chiede ulteriormente il permesso di sistemare i neofiti convertiti dai francescani nei monasteri perch possano essere istruiti alla lettera latina e alla dottrina cattolica 88. Ragusa, con lacquisto dellintera penisola di Sabbioncello (Peljeac) e di tutte le sue localit nel 1333, conduce una politica di conversione forzata della popolazione ortodossa locale e delle comunit

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Ibidem. Craveri, M., op. cit., p. 138. 82 Brandt, M., op. cit. p. 164; Raki, op. cit., p. 80, p. 84. 83 Raki, F., op. cit., p. 87; anjek, F., op. cit., p. 19, p. 160. 84 Mui, I., op. cit., p. 91. 85 Raki, F., op. cit., p. 86. 86 Klai, N., op. cit., pp. 146-163. 87 Eadem, pp. 181-182. 88 Raki, F., op. cit., p.87, pp. 90-93.

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patarene per mano dei francescani . Lo stesso procedimento viene usato nel 1399 e nel 1419-20, dopo lacquisto di Konavle e di altri lembi di costa89. Nel periodo del governo di Stefano Tvrtko Kotromani, il pi splendido della storia medievale bosniaca, i patareni godono della protezione reale e hanno i diritti civili e religiosi equiparati a quelli dei cattolici e degli ortodossi. Ma spesso, per via della scarsa educazione del clero, gli ecclesiatici ortodossi e quelli cattolici hanno scarsa conoscenza della dottrina e non si differenziano per niente. Il re Tvrtko si converte al cattolicesimo negli ultimi anni della sua vita90. Nel 1385 esistono solo 4 monasteri francescani in territorio boniaco: Kraljeva Sutjeska, Olovo, Visoko, Lasva 91. In seguito alla morte di Tvrtko e al disgregamento del suo regno nellanarchia feudale, molti notevoli feudatari sono di fede eretica: Hrvoje Vuki Hrvatini, Sandalj Hrani e Stjepan Vuki Kosaa92. Lo scisma dOccidente prima e leresia hussita poi bloccano ogni seria iniziativa per rimediare alla situazione bosniaca. Lhussitismo forte specialmente nella regione dellex Sirmio romano (ora Srijem), subito a nord della Bosnia. Proprio con lintento di combattere leresia bosniaca, nel 1229 veniva ripristinata lantica diocesi di Sirmio. Ora, in questa regione le due eresie trovavano territorio comune 93. Per voce delleminente domenicano Giovanni di Ragusa (Ivan Stojkovi), viene discusso sulleresia bosniaca al Concilio di Firenze del 1431-39 94.

Negli anni successivi la pressione ottomana si fa sempre pi grande, mentre i regnanti bosniaci hanno sempre minor potere. Per questo motivo Tvrtko II costretto, per ottenere il supporto dellUngheria, a dare pieni poteri all'ordine francescano per la predicazione del cattolicesimo 95.

Anche il suo successore Stefano Toma ha le mani legate. Egli inoltre di famiglia eretica e da giovane sposa in modo illeggittimo una donna di ceto popolare secondo lusanza bosniaca. In seguito per si appoggia alla Chiesa di Roma e si converte al cattolicesimo. Prende per seconda moglie Caterina (Katarina) Kosaa, figlia del potente feudatario eretico Stefano Vuki Kosaa, in modo da guadagnarsi la sua fedelt. Anche Caterina si converte al cattolicesimo in modo da poter formare un matrimonio leggittimo, che viene riconosciuto da papa Eugenio IV 96. Come ulteriore segno

Idem, p. 94, p. 103. Idem, p. 96, pp. 99-100. 91 Malcolm, N., op. cit., p. 43. 92 Raki, F., op. cit., pp. 100-101. 93 Idem, p. 76, pp. 102-103; Brandt, M., op. cit. pp. 66-103. 94 Raki, F., op. cit., p. 104. 95 Idem, p. 105. 96 Idem, pp. 99-100, pp. 107-109.90

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di buona volont, Stefano Toma manda a Roma tre nobili eretici, i quali vengono sottoposti allindagine del cardinale Juan de Torquemada 97.

I francescani per, non soddisfatti dal successo ottenuto, spingono il re alla resa dei conti con gli eretici e alla loro completa eliminazione. in questo periodo che lordine cattolico subentra al vertice diplomatico e destituisce i djedovi patareni 98. Le successive azioni volte al sradicamento delleterodossia, motivate forse anche dal loro defettismo ai turchi, li costringono a trasferirsi nellHum protetti dal Kosaa, ormai completamente indipendente e dal 1454 alleato di Maometto II. Si creano in questo modo grandi frizioni con il papato e con la corona bosniaca. Nel 1459 infine viene imposta la forzata conversione dei rimanenti eretici pena lesilio. Oltre 40.000 eretici si rifugiano per tal motivo nellHum 99.

Nella primavera del 1463 lesercito ottomano infuria nella Bosnia, trovando scarsa opposizione. Le citt e molte famiglie nobiliari si arrendono immediatamente al potere del sultano. Si interrompe cos in modo brusco levoluzione dello stato bosniaco e le numerose contraddizioni religiose si appiatiscono sotto lombrello del multiconfessionale impero turco 100.

3.3. Diffusione e struttura della Chiesa bosniaca Gli autori che considerano la chiesa dei cristiani di Bosnia e di Hum unimportazione bulgara, suppongono come punti dentrata di comunit straniere il corso del fiume Drina e del Lim a sud-est e le montagne dellAlbania e il lago di Scutari (Skadar) a sud-ovest, da cui si passa nellHum serbo 101. Vie dapprodo ulteriori sono la Dalmazia e lAdriatico, specialmente per i dualisti dei paesi occidentali 102. La chiesa trova il sostegno principale nei territori centrali controllati dai bani e poi re di Bosnia103. Siccome durante i secoli lestensione di questo regno varia e aumenta, gli eretici hanno potuto operare liberamente per molto tempo anche nellHum e nella Dalmazia, fino ai retroterra immediati di Spalato, Tra e Ragusa.

anjek, F., op. cit., pp. 124 (A, B, C, D, E, F, G, H), pp. 294-305. La validit di questo interrogatorio stata disputata da Mui, I., op. cit., pp. 74-75, riferendosi anche alle conclusioni di altri autori. Secondo lui, Torquemada aveva preparato il testo in anticipo, non aveva interrogato personalmente gli eretici e inoltre non era in alcun modo informato della situazione religiosa bosniaca. 98 Raki, F., op. cit., pp. 110-113. 99 Mui, I., op. cit., pp. 97-99. In questo e in altri testi la cifra viene fortemente contestata. 100 Malcolm, N., op. cit., pp. 82-83. 101 Raki, F., op. cit., p. 47, pp. 56-57. 102 anjek, F., op. cit., pp. 4-10. 103 Idem, p. 1.

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Gli eretici si autodefiniscono cristiani o buoni uomini, cos come facevano i bogomili e i catari. A capo della gerarchia sta il djed nonnus in latino. I frati superiori vengono chiamati gosti, quelli di minor grado starci (anziani); entrambi vengono anche appellati con il nome di strojnici. I gosti si occupano della predica, mentre gli starci stanno a capo delle comunit religiose, chiamate hie (case) 104. stato rilevato da alcuni autori che i titoli che si sono assegnati i krstjani, incluso quello di krstjani, possono corrispondere a quelli presenti negli ordini monastici antichi 105.

Il termine hie generico, e si suppone che indichi sia semplici case che monasteri, dove si svolta certamente unintensa attivit economica e sociale anche di tipo laico (i risultati degli scavi archeologici condotti sulle fondamenta delle chiese altomedievali hanno dato informazioni contradittorie). In esse coabitavano uomini e donne, fonte di grande scandalo106. possibile tuttavia che questusanza non di origine bogomila ma che si tratta di un relitto paleocristiano caratteristico dei monasteri orientali prebasiliani. In seguito allapplicazione della regola di San Basilio Magno, vengono proibiti nuovi monasteri misti, ma non vengono chiusi quelli gi esistenti 107. In base alla lettura dei testi e delle iscrizioni sugli steci, chiaro che i dignitari della chiesa bosniaca riescono ad affermarsi al vertice della vita sociale e politica del regno. Diventano consiglieri e rappresentanti diplomatici dei bani, dei principi e della nobilt. I documenti dellarchivio di Ragusa confermano le franchigie dei patareni, come lius asyli, per il quale chi veniva accolto in casa di un patareno non veniva perseguito dallautorit statale. Nella documentazione ragusea scrive spesso che i krstjani fanno da intermediari nelle dispute tra la repubblica e la nobilt bosniaca 108. accertato inoltre che abbiano raccolto ingenti ricchezze materiali mobili e immobili, specialmente nel XV secolo 109. Questo processo stato interpretato anche come lorigine della decadenza del movimento, facendo un paragone con levoluzione dei bogomili110.

I patareni bosniaci seguivano quei passi del Vecchio testamento che venivano confermati nel Nuovo, a differenza dei bogomili e dei catari, che lo rifiutavano completamente. Come i bogomili, nella liturgia e nei testi dottrinari usavano la lingua popolare. Non veniva negata la resurrezione di Ges , anche se in base ai documenti contradittori non chiaro se credevano alla resurrezione del corpo111.

Idem, pp. 35-38, p. 47. Unesame dettagliato dellintera terminologia del monachesimo paleocristiano data in Mileti, M., I krstjani di Bosnia alla luce dei loro monumenti di pietra, Pont. Institutum Orientalium Studiorum, Roma, 1957., pp. 49-66. 106 Malcolm, N., op. cit., p. 66; Mui, I., op. cit., pp. 84-85. 107 Mileti, M., op. cit., pp. 55-56. 108 Raki, F., op. cit., pp. 100-103; anjek, F., op. cit., pp. 38-39. 109 Mui, I., op. cit., p. 93. 110 Angelov, D., Il bogomilismo, uneresia medievale bulgara [traduzione italiana di Vardarina Spasova], Bulzoni editore, Roma, 1979., pp. 483-486, pp. 492-507. 111 Mui, I., op. cit., p. 88, pp. 145-149; Raki, F., op. cit., pp. 177-179.105

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Una peculiarit descritta dai testi latini che i patareni prendevano moglie a patto che esse siano buone, e con il diritto di lasciarle. Prova di questo sono le testimonianze dei primi matrimoni con le mogli di pi nobili eretici (Hrvoje Vuki Kosaa, Sandalj Hrani e altri) e dello stesso re Stefano Toma. Oltre alla domenica, si festeggiava anche il venerd 112. iro Truhelka, eminente custode del Museo Nazionale della Bosnia-Erzegovina durante il periodo austriaco, in base alle scoperte archeologiche fatte sul terreno, si man mano allontanato dalle conclusioni puramente di direzione bogomila di Raki, supponendo invece che la chiesa bosniaca, divisasi da quella cattolica, ha formato una chiesa nazionale separata, similemente a quelle copta, armena e abissina. Rimane aperto per quanto diversa era per usi e per rito, o se difatto era eretica113.

Riguardo le altre caratteristiche proprie dei membri, i testi moderni si rimandano alle testimonianze latine, specialmente quelle del XV secolo, le pi abbondanti. In questo modo non fanno che correlare la loro condotta generale a quella dei bogomili e dei catari. I testi in lingua volgare invece non ci offrono alcun dettaglio sicuro 114.

Due frammenti di pergamena, rinvenuti gi a fine XIX secolo nellabbazia di S.Giacomo della Marca a Monteprandone, scritti in cirillico bosniaco, sono di tema religioso. Seppure frammentari, i testi forniscono informazioni sufficienti a interpretarli come una disputa religiosa tra due autori, uno cattolico e laltro un krstjan bosniaco. Nei due testi, denominati A e B, proprio quello secondo, leretico, a essere il pi lacunare. In esso viene trattato sul tema della morte e della resurrezione, e in base ad alcune affermazioni isolate nel frammento, sembra proprio che B tratta su una posizione bogomila riguardo al tema. Lo studio della lingua usata (un dialetto vicino a quello slavo-dalmata) e la presenza di alcuni termini latini indicano lorigine dalmata o bosniaca in un periodo di rapporti pi intensi tra le due regioni. Anche nella citazione della Bibbia il testo bosniaco segue la versione latina. Viene pure citato San Bernardo, la cui nototiet a quel tempo poteva essere collegata alla sua reputazione di aspro combattente delle eresie francesi 115.

Fuori da come esattamente era organizzata questa chiesa, evidente che i rappresentanti delle alte gerarchie erano una minoranza assoluta di perfecti rispetto alla massa della popolazione. La maggioranza dei seguaci erano certamente laici con unaderenza parziale alla dottrina, dualistica o canonica che sia. Il numero reale di questi rappresenta la domanda reale: si trattava della maggioranza della popolazione o di un gruppo ristretto? Poich solo lesistenza di un gran numero di krstjani

Raki, F., op. cit., pp. 99-100, p. 168. Mileti, M., op. cit., p. 20. 114 anjek, F., op. cit., pp. 47-51. 115 Graciotti, S., I frammenti bosniaci di Monteprandone. Edizione e interpretazione, in Ricerche Slavistiche, XLII, Roma, 1995., pp. 125-181.113

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rendeva possibile la costituzione un forte elemento sociale. Molti sono i documenti che parlano di decine di migliaia di eretici mentre i censimenti ottomani (defteri) del XVI secolo attestano il nome kristian per questi eretici, distinto da infedele per indicare cattolici e ortodossi; ma si tratta soltanto di poche decine di case di fronte a villaggi interi. Questi e altri dati pi antichi sembrano dimostrare che alla met del XV secolo gli eretici erano una ristretta minoranza 116.

3.4. La teoria bogomila

3.4.1. Origini della teoria Il problema riguardo la natura della Chiesa bosniaca stato, a partire dal XIX secolo, ed tuttora, uno dei temi pi discussi dalla storiografia di ambito ex-jugoslavo. Lesistenza di una chiesa in qualche modo eretica sia rispetto al cattolicesimo che allortodossia orientale, unita alla presenza misteriosa degli steci e alla composizione etnico-religiosa assai eterodossa della Bosnia, ha stimolato limmaginazione degli studiosi, portandoli spesso oltre i limiti del rigore scientifico. Il tema inoltre aveva (ed ha tuttoria in buona parte) connotazioni politiche importanti, poich il riallacciamento con un passato interrotto dalloccupazione ottomana aveva il compito di legittimare le varie aspirazioni nazionalistiche di serbi e croati, volte al controllo politico della regione. Determinare la religione e la cultura degli abitanti della Bosnia funzionale a definirli etnicamente. Questo spiega sia la vastit della letteratura, sia le forti divergenze nei risultati117. Fondatore della moderna ricerca storica sul tema stato lillustre storico croato Franjo Raki. Laureatosi in teologia a Segna, successivamente approfondisce gli studi a Vienna. Risiede a Roma e brevemente a Napoli tra il 1857 e il 1860, dove studia intensamente gli archivi vaticani e si interessa di paleografia. Fervente panslavista, cerca e scopre numerosi testi inediti riguardanti la storia dei paesi slavi meridionali. Tornato a Segna nel 1861, inizia la carriera politica come deputato del Sabor croato ma si concentra particolarmente sullattivit editoriale e culturale. Il suo lavoro, Bogomili i patareni, uscito in parti tra 1869 e 1870 nei Lavori della JAZU (Accademia jugoslava di scienze e arti), rappresenta la base degli studi futuri sulla chiesa bosniaca118. In esso, Raki dice che la Chiesa bosniaca stata una diramazione della chiesa eretica dei bogomili, una setta dualistica comparsa in Bulgaria e poi diffusasi in Bosnia. Esaminando numerosi testi medievali, latini, bulgari, greci, serbi e bosniaci scoperti durante gli anni a Roma, a Venezia e a Ragusa, dimostra la correlanza tra bogomilismo e chiesa bosniaca in numerosi punti, dovendo a suoMui, I., op. cit., pp. 94-99. Malcolm, N., op. cit., p. 54. 118 Poli, M., Pristup Franje Rakoga povijesnoj znanosti in Problemi sjevernog Jadrana, 9 (2008), Fiume, pp. 53-54, pp. 58-59, pp. 61-64, pp. 69-70, p. 76.117 116

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malgrado ammettere che risulta difficile accordare le fonti latine-internazionali scritte in polemica, con i genuini documenti scritti in ambito locale. Un anno prima esce a Zara anche il lavoro dello storico serbo Boidar Petranovi, Crkva bosanska i krstjani, il quale afferma che la Chiesa bosniaca stata una diramazione autocefala della chiesa orientale ortodossa e che ha accettato alcune idee eretiche. Il lavoro di Raki ha avuto grande impatto nei decenni successivi, influenzando le successive generazioni di storici che hanno cercato sulla scia del bogomilismo ulteriori prove di conferma. Questa teoria stata accettata universalmente dalla storiografia internazionale. Il termine bogomili per non si trova in nessuna testimonianza storica, e questo termine comincia ad esser usato sotto linfluenza del lavoro di Raki 119.

3.4.2. Il bogomilsimo Il bogomilismo uneresia apparsa nel regno medievale di Bulgaria intorno alla met del X secolo120. Suo fondatore presumibilmente un prete (pop) di nome Bogumil, ma non si sicuri della sua effetiva esistenza. Oppure, il nome di questeresia sarebbe da far risalire alla voce bogu mil, cio caro a Dio 121. Leresia bogomila una derivazione del dualismo manicheo, trasmesso attraverso la pi antica setta eretica dei pauliciani, diffusa in Asia Minore e sulla sponda europea di Bisanzio122.

Il manicheismo una religione nata in Mesopotamia nella met del III secolo d.C. Suo fondatore Mani, nobile persiano. Egli in contatto con alcune sette giudaico-cristiane, mentre nel suo paese affermato il mazdeismo o zoroastrismo. Crea una dottrina sincretica, fondendo le tradizioni dualistiche, il buddismo e le novit del cristianesimo. Secondo il manicheismo, alla base delluniverso stanno due principi opposti, il bene e il male, coesistenti ed eterni, signori di due regni distinti: il regno della Luce e il regno della Materia. Gli uomini e tutta la natura abitano in questultimo, dominio del male e della sofferenza, ma le anime di tutti gli esseri viventi sono consce della luce e aspirano a raggiungerla. E qu che il principio del bene manda una serie di suoi inviati, identificati con i maggiori profeti storici (Budda, Abramo, No, Zoroastro, Ges e per ultimo Mani stesso), con a capo Adamo. Essi vogliono agire sulle anime terrestri e risvegliarle dal letargo dei sensi, per darle la possibilit di liberarsi dal mondo delle Tenebre. Il processo di liberazione individuale consiste nel praticare una vita ascetica, cio il pi possibile libera dalla materia: preghiera, digiuno, non-violenza, astensione sessuale, amore e rispetto. Quelli che pi si avvicinano a questo ideale vengono considerati eletti e compongono il sacerdozio manicheo, mentre al

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Poli, M., op. cit., pp. 69-70; anjek, F., op. cit., p. XIII. Bogomili in Enciclopedia cattolica, Ente per lenciclopedia cattolica e per il libro cattolico, Citt del Vaticano 1948-1954., p. 1759. 121 Angelov, op. cit., pp. 120-123, p. 131. 122 Enciclopedia cattolica, p. 1759.

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resto dei credenti viene permesso di condurre una vita pi rilassata, in modo anche da poter sostenere materialmente i primi. La nuova religione viene accettata da larghe masse popolari, poich offriva una spiegazione dellorigine delle sofferenze, delle disuguaglianze sociali, della corruzione dei potenti e allo stesso tempo mandava un messaggio damore e di rispetto per tutte le creature. Promette infine una speranza di salvezza attraverso lesercizio dellascetismo e del pacifismo 123.

Le concezioni manichee vengono riprese nel VII secolo dalla setta dei pauliciani, fondata nellArmenia bizantina, presso i confini con limpero arabo. Essi sostengono pure il dualismo assoluto (completa equivalenza di potere tra i due mondi e i due creatori), rifiutano la struttura ecclesiastica e il monachesimo, rinnegano i sacramenti. Avendo una visione del mondo assolutamente estranea alla dottrina cristiana professata ed elaborata lungo i secoli, si riferiscono soltanto alla lettura diretta dei Vangeli e guardano con sospetto il Vecchio Testamento. Accettando la predicazione manichea per il rispetto di tutte le creature, aspirano a restaurare il cristianesimo antico con le sue comunit democratiche. Durante il perido iconoclasta vengono protetti dalla corte imperiale e riescono a diffondersi su gran parte dellimpero.124 I bulgari si convertono ufficialmente al cristianesimo nell865, ma per molti anni i sentimenti pagani rimangono assai forti nella mentalit del popolo. Numerosi predicatori greci e latini, molti musulmani ed ebrei vanno a predicare nelle terre bulgare. Probabilmente tra questi predicatori ci sono anche dei pauliciani, assai numerosi a Costantinopoli e in Asia Minore 125. Tra il 988 e il 989 limperatore bizantino Basilio II, per ragioni militari, trasferisce sul confine bulgaro migliaia di coloni armeni, dei quali una parte sicuramente aderente al paulicianesimo 126.

Al sorgere del bogomilismo, esso viene definito dai suoi nemici un insieme di manicheismo e paulicianesimo 127. E infatti, buona parte di esso una riedizione di temi dualistici pi antichi. Come nel manicheismo, nella dottrina bogomila si assegna a Dio la creazione di tutto quello che buono, spirituale ed eterno, mentre il Diavolo creatore della Terra, del corpo umano e delle cose materiali128. Ma il dualismo bogomilo (tranne che per la comunit di Dragovizza) non assoluto; viene creato un patrimonio ideologico nuovo e in parte originale. Il Dio buono creatore primo di tutte le cose, mentre Satana (o Satanaele) viene creato da Dio per diventare il suo primo aiutante. Egli per si ribella a Dio assieme a una parte degli angeli, ma senza successo. Viene espulso dal regno celeste e precipitato sulla terra. Mantiene per la sua forza creativa e con essa decide di modellare la terra, formandovi il suo regno viene dunque rifiutata la Genesi.123 124 125

Craveri, M., op. cit., pp. 38-41. Angelov, D., op. cit., pp. 99-101. Raki, F., op. cit., pp. 38-40. 126 Angelov, D, op. cit., p. 113. 127 Idem, p. 120. 128 Enciclopedia cattolica; p. 1760

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Satanaele vuole creare anche luomo, ma ha bisogno dellaiuto di Dio per infondergli lanima e renderlo vivente. Dio acconsente ed emana il soffio divino nel corpo umano 129. Gli uomini, seppure cogenerati da Dio, sono costretti a vivere sotto il regno incondizionato di Satana fino allarrivo di Cristo. Dio sprigiona dal suo cuore il Verbo (logos), cio Ges Cristo, con la missione di salvare lanima delluomo. Cristo sconfigge il diavolo dopo essere stato crocefisso e resuscitato, e torna in cielo. Satana per ritorna sulla terra e continua il suo crudele dominio, aiutato da tutti i re e padroni che governano sul mondo. Si prospetta infine, lUltimo Giudizio, quando Satana sar sconfitto per sempre e i giusti della terra saliranno in cielo a incontrare Dio 130. Partendo da questo corpus mistico, una diramazione da religioni pi antiche, i bogomili elaborano una propria dottrina unificata, adatta al mondo contemporaneo medievale, e perci in parte originale. Iniziano poi a predicare per tutta la Bulgaria, nella Grecia e a Bisanzio, spesso in buoni rapporti con i pauliciani 131.

Nella ricerca della vera fede, i bogomili attingono direttamente dai Vangeli, ma rifiutano il Vecchio Testamento e i Concili ecumenici storici della Chiesa. Riconoscono come auterevoli alcuni vangeli apocrifi 132. Poich il mondo prima di Ges era sotto lassoluto dominio del diavolo, i profeti pi antichi sono dei falsi e servitori del male. Ritengono che ogni uomo deve studiare la Bibbia per s e che di conseguenza non ha bisogno di una casta di uomini distinta che lo indirizzasse alla salvezza 133.

Il mondo materiale viene categoricamente condannato e rifiutato in tutte le sue molteplici espressioni. La via della salvezza dunque, come per le altre eresie dualistiche, il ripudio del mondo dei sensi, creazione di Satana. La liberazione viene ottenuta mediante rigide pratiche ascetiche e grandi sacrifici corporei. I bogomili predicano ai fedeli di abbandonare ogni ricchezza terrena e di condurre una vita povera e modesta, in accordanza con i principi del Nuovo Testamento, ponendo i beni materiali in comune, come nelle prime comunit cristiane. Essi stessi vogliono dare lesempio maggiore mediante la propria condotta 134. La negazione del mondo materiale porta a considerare malvagie tutte le forme di potere. Siccome il mondo creazione del Male, tutti i potenti della terra sono in pratica servi del sommo principe. I bogomili insegnano dunque a non rispettare le gerarchie, a non piegarsi ai doveri feudali e canonici. Partendo da pi basi, viene similmente condannata anche la religione ufficiale e la sua gerarchia: dal punto di vista ideologico, la Chiesa seguiva delle dottrine non compatibili con il credo bogomilo e129 130 131

Angelov, D., op. cit., pp. 145-158. Idem, pp. 159-165. Krlea, M. (a cura di), op. cit., ia, 1989., vol. 1 p. 579. 132 Angelov, D., op. cit., pp. 202-209. 133 Idem, p. 214. 134 Angelov, D., op. cit., pp. 259-242.

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inoltre si era allontanata dalla comunit cristiana delle origini; dal punto di vista sociale i bogomili si opponevano allorganizzazione ecclesiastica, ritenendola inutile e deviante per i fedeli; infine, dal punto di vista materialista, ledificazione di chiese e laccumulazione di beni materiali era indice di corruzione e falsit della chiesa, del suo asservimento alle forze del male e agli stessi potenti sulla terra 135. Ponendosi in questo modo verso il resto della societ, le persecuzioni non tardano a soppraggiungere.

Come vengono rifiutati gli edifici di culto ufficiali, anche la venerazione delle icone, della croce e delle reliquie considerato un peccato. In base anche a tradizioni iconoclastiche precedenti, i bogomili intendono larte religiosa, come entit materiale, unadorazione alla pari di quella degli antichi idoli pagani. E la croce, simbolo della sofferenza di Ges, appare a loro come una beffa diabolica, messa in atto dal Maligno 136. Ignorate le arti visuali, la maggior testimonianza culturale e artistica rimane nelle numerose opere di tipo letterario: gli apocrifi e le storie popolari 137.

Tra se, i bogomili si distinguevano in due gruppi principali: i semplici seguaci e i perfetti. I primi formano la stragrande maggioranza degli eretici, e si tratta in pratica di persone che non seguivano fino in fondo le raccomandazioni di fede. Tra essi, una parte desiderava raggiungere contatti pi stretti con i predicatori e per questo motivo decide di condurre una vita pi moderata e conforme. I perfetti poi, passato un certo periodo di tempo, introducono i nuovi membri nella comunit mediante un secondo battesimo, fatto per senzacqua e definito perci spirituale. I perfetti (o dedeci in bulgaro )infine erano le autorit somme della chiesa bogomila. Conducevano una vita esemplare e si astenevano da ogni lavoro fisico. Venivano mantenuti dalla comunit dei credenti e loro unico lavoro era il predicare e linsegnare incessantemente. Il loro grado di perfezione era assai arduo da raggiungere, e solo pochi si decidevano a compiere questo passo. Quelli che vi riuscivano, lo facevano dopo anni di vita rigorosa e di studio delle Sacre Scritture. Venivano valutati alla fine da un gruppo di perfetti e, dopo un breve rituale, elevati alla pari dei maestri. Questusanza ricalcava assai fedelmente il rituale degli ordini monastici ortodossi 138.

Ogni regione aveva un maestro, di solito il pi anziano della comunit, aiutato da 12 apostoli, predicatori perfetti 139. Le ecclesie funzionavano in modo autonomo una dallaltra, e avevano a volte delle differenze anche in materia religiosa140.

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Idem, pp. 209-220, p. 252. Idem, pp. 230-235. Idem, pp. 188-189. 138 Idem, pp. 297-315. 139 Comnena, A., L'Alessiade [traduzione italiana di Giuseppe Rossi], vol. 2, Stamperia di Paolo Andrea Molina, Milano, 1848., p. 573. 140 Angelov, D., op. cit., pp. 315-317.

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I bogomili si definiscono tra s cristiani o veri cristiani, in opposizione ai credenti ortodossi. Respingono la maggior parte dei sacramenti, non ammettovano lesistenza di santi, accettano anche le donne con diritti pari (esistevano dei perfetti donne). Si confessano tra di se di fronte a tutta la comunit. Le riunioni vengono organizzate allaperto o in case private141; permangono elementi dellantica religione slava, la quale non conosce un clero distinto dai credenti e predilige il culto di luoghi e alberi sacri 142.

Dalla sua comparsa nel X secolo nel territorio della Bulgaria e nella regione della Macedonia settentrionale, abitata da popolazioni slave-bulgare, il bogomilismo supera i confini nazionali e si fa conoscere in Grecia e a Bisanzio. Ma gi pochi anni dopo i bizantini assoggettano pezzo per pezzo lintero territorio bulgaro e nel 1018 lo annettono alla propria corona. Durante il XI secolo, in seguito alla pesanti condizioni di vita del popolo, cresce il malcontento e con esso anche i movimenti eretici. Comincia ad apparire il nome bogomili nelle testimonianze documentarie. I due centri propulsori delleresia sono la Macedonia e la Tracia, con rispettivamente le citt di Ocrida e Filippopoli (Plovdiv) 143. Degli inizi del XII il famoso processo al bogomilo Basilio, descritto nellopera di Anna Comnena 144. In questo periodo il bogomilismo si infiltra negli ordini monastici, arrivando perfino a compromettere il patriarca di Costantinopoli, Cosimo Attico145. Per venire meno alle continue persecuzioni, i bogomili spesso celano il proprio dissenso e nascondono la loro dottrina dal popolo: fingono di essere credenti comuni andando in chiesa e prendendo leucarestia. Inoltre adottano la strategia di rivelarsi progressivamente agli uditori, mantenendo allinizio una linea ortodossa 146. I documenti occidentali menzionano eresie patarine in Bosnia, mentre in Francia tra il 1100 e il 1200 si sviluppa con intensit il movimento cataro. Esso, seppure un movimento autoctono e originale, trova molte somiglianze col bogomilismo. Le due eresie sono assai affini e i dignitari bulgari sono ben visti in occidente. In questo periodo i contatti tra i dualisti orientali e occidentali assai intenso, e numerose persone transitano attraverso i Balcani per raggiungere lItalia e la Francia, o si stabiliscono in paesi stranieri per diffondere la fede 147. I bogomili che si insediano in Serbia vengono per ferocemente repressi durante il regno dal gran principe (upan) Stefano Nemanja (1168-1196) 148. In Russia e Ucraina le storie bogomile verranno ricordate come favole bulgare149. Nel 1186 scoppia una nuova rivolta in Bulgaria, guidata dai fratelli Asen e Pietro, e dopo un anno viene riconquistata la libert dai bizantini. Nel 1204 invece la quinta crociata arriva a Costantinopoli,141 Cro. A., Bogomili in Enciclopedia italiana Treccani, Istituto della Biblioteca italiana fondata da Giovanni Treccani, vol. 7, Roma, 1948, p.277. 142 Angelov D., op. cit., p. 86. 143 Idem, pp. 125-129. 144 Comnena, A., op. cit., pp. 573-588. 145 Raki, F., op. cit., pp. 51-52. 146 Angelov, D., op. cit., pp. 300-303. 147 Craveri, M., op. cit., pp. 118-124. 148 orovi, V., op. cit., pp. 120-121. 149 Angelov, D., op. cit., pp. 423.

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occupandola. Il successore al trono, Kalojan, sfrutta loccasione per annettersi nuovi territori, negoziando unalleanza con i bizantini contro i latini. Durante il regno di Boril (1207-1218) documentata una forte iniziativa per lo sradicamento dei bogomili, che per non ha successo. Il rovesciamento di Boril porta Giovanni Asen (1218 1241) al trono, e durante il suo regno la Bulgaria raggiunge la sua massima espansione e stabilit150. Si instaura una politica di tolleranza religiosa che indebolisce il carattere rivoluzionario del bogomilismo, il quale comincia lentamente a declinare. A occidente si consuma la crociata contro i catari della Francia meridionale151. Il movimento bogomilo continua il suo declino durante i secoli XII e XIV secolo, scomparendo del tutto in seguito alla conquista ottomana della Bulgaria nel 1376.152

3.4.3. Affinit e incoerenze La teoria bogomila ha avuto grande fortuna perch forniva una soluzione comoda agli altri due misteri della Bosnia: la presenza degli steci e l'islamizzazione di massa della popolazione, caso unico nei Balcani eccetto lAlbania153. Per quanto riguarda lislamizzazione, lo stesso Raki affermava che ai patareni bosniaci piaceva il Turco 154. La scomparsa dei bogomili e l'apparizione in massa dell'islam venivano spiegate con la massiccia conversione volontaria degli eretici, che hanno preferito convertirsi piuttosto che rimanere fedeli a una chiesa che li tormentava da secoli. Le due fedi, secondo questa teoria, presentavano parziali affinit: lastensione dalla carne, la preghiera rituale pi volte al giorno, ecc 155. Laltro grande mistero, quello degli steci, offre pure coincidenze particolarmente marcanti. Il territorio di diffusione di questi corrisponde approssimativamente al territorio dazione della Chiesa bosniaca, ed apparso perci naturale collegare i due fenomeni. Inoltre, alcuni degli steci sono invero luogo di sepoltura di importanti dignitari patarini 156. Gli storici dellarte hanno perci tentato di interpretare la presenza dei monumenti funebri, le scritture e le figurazioni scolpite su di essi come espressione dellideologia dualistica. Ma questo approccio, come verr avanti descritto pi in dettaglio, si rivelato infruttuoso e difficilmente sostenibile. Daltro canto non possibile collegare lislamizzazione della Bosnia con la presenza degli krstjani, poich la conversione avvenuta in modo diverso e in un periodo pi tardo. Paradossalmente, questa supposizione ormai storicamente abbandonata stata ripresa negli ultimi anni da una parte dalla cultura musulmana bosniaca, come pretesto per legittimare la propria peculiarit nazionale, non come una debolezza (il complesso storico della conversione), ma come valore genuino e originale 157.150 151

Idem, pp. 425-446. Craveri, M., op. cit., pp. 130-139. 152 Raki, F., op. cit., pp. 124-131. 153 Malcolm, N., op. cit., p. 57. 154 Raki, F., op. cit., p. 123. 155 Malcolm, N., op. cit., p. 57, p. 92. 156 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 95. 157 Malcolm, N., op. cit., p. 57.

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Una possibile causa logica collegata ai rivolgimenti religiosi dopo la conquista ottomana stata proprio la presenza nella regione di tre istituzioni religiose distinte (Chiesa bosniaca, cattolica e ortodossa), che hanno spesso combattuto tra di loro piuttosto che opporsi allo straniero158.

3.5. Il dibattito contemporaneo Le decisione di porre maggiore rilievo alla veridicit delle fonti latine di ambito cattolico-papale e greco-ortodosse o rispettivamente a quelle poche bosniache locali porta a conclusioni assai divergenti da autore ad autore 159. Diversa inoltre la lettura e linterpretazione dei singoli testi slavi (ad esempio le fonti serbe del XIII secolo distinguono nettamente i babuni, eretici provenienti dalla Bulgaria, dai jeretici Bos'nci i Hl'm'sccii). Anche la corrispondenza tra bosniaci e ragusei, nonostante alcune specificit, contiene sempre le solite formule d'invocazione Padre, Figlio e Spirito Santo 160. Su questo gioco di letture disparate vertono tutti i maggiori testi e le pubblicazioni scientifiche, fino a quelli pi recenti. La presenza territoriale discontinua dei Valacchi (in italiano chiamati anche Morlacchi), il ruolo che hanno avuto nel complesso della societ medievale bosniaca e le loro affinit religiose rimangono tuttora in parte sconosciuti 161. Sulla scia del lavoro di Petranovi, numerosi autori serbi di fine 800 e degli inizi del 900 vedono nella Chiesa bosniaca una propaggine dellortodossia orientale che, deviando nella fede, accoglie alcune idee eretiche. Questo punto di vista, comodo a quel nazionalismo serbo che voleva legittimare le sue pretese in Bosnia, stato in maggior parte abbandonato dalla disciplina attuale 162.

La questione religiosa continua a suscitare grande interesse nella prima met del XX secolo. Alcuni studiosi cattolici affermano in linea di opposizione che la Chiesa bosniaca stata la discendente dei benedettini croati di formazione glagolitica, perseguitati dalla chiesa cattolica e in seguito caduti in eresia 163. La semplice perpetuazione nelluso della lingua slava per le liturgie eccelsiastiche e la tradizione glagolitica croata, ereditate dallepoca di Cirillo e Metodio, hanno potuto rappresentare una trasgressione aperta delle direttive di Roma e laccusa di eresia164.

I molteplici tentativi di interpretazione delle ambigue e scarse fonti storiche che si sono susseguiti durante gli anni dimostrano limpossibilit di determinare con sicurezza il numero reale di ereticiIdem, pp. 92-95. Mui, I., op. cit., p. 11, pp. 27-28. 160 anjek, F., op. cit., pp. 309-311; Mui, I., op. cit., p. 81. 161 Sulla storia dei nomadi valacchi dei Balcani, un panorama generale dato in: Mirdita, Z., Vlasi: starobalkanski narod, Hrvatski institut za povijest, Zagabria, 2009. 162 Malcolm, N., op. cit., p. 56. 163 Mui, I., op. cit., pp. 14-15. Si fa riferimento a una raccolta di testi scritti da L. Petrovi. 164 Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967., p. 24; Mileti, M., op .cit., p. 20.159 158

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rispetto alla popolazione complessiva, o di confermare la supposizione che si sia trattato di un singolo tipo di eresia. Infatti, la decisione del bano Kulin e dei regnanti successivi di tollerare la comparsa di eresie, ha potuto creare una specie di rifugio religioso per tutti gli eretici europei, i quali hanno potuto trovare in Bosnia pace e relativa sicurezza, ognuno con le proprie credenze. Questo tipo di interpretazione suppone perci che i vari testi di epoca medievale si riferiscono singolarmente a gruppi separati di eretici in periodi diversi 165. Legato al fenomeno dellaccoglienza e della tolleranza degli eretici, Ivan Mui ad es. afferma che buona parte della popolazione in Bosnia sia rimasta pagana fino agli albori del XIII secolo, e perci bollata come eretica dalle testimonianze storiche166. Le analisi genetiche condotte sugli abitanti della Bosnia negli ultimi anni hanno confermato la sopravvivenza di buona parte della popolazione preistorica sul territorio anche successivamente alle migrazioni slave del VII secolo 167. La posizione geografica isolata della regione, la persistenza di credenze antiche e la mancanza per molti secoli di un potere centrale vicino o di un dominio straniero diretto, hanno reso impossibile una cristianizzazione di massa. In questo caso, sono stati i pagani, cristianizzati da recente, a trovare maggior vantaggio e minor resistenza alla conversione allislam 168. Su questa linea comune di presunta isolazione e remotezza del territorio, Maja Mileti suppone che in Bosnia sia sopravissuta unistituzione cristiana arcaica, probabilmente monastica, di epoca preconciliare. Questa ecclesia si sviluppata in modo autonomo, creando strutture proprie sul modello antico-cristiano ed rimasta immutata fino al tardo medioevo, differenziandosi di conseguenza notevolmente dalle chiese di Roma e Costantinopoli, trovandosi a un certo punto in conflitto con entrambe 169.

In conclusione, possibile scartare con sicurezza la tesi che la Chiesa bosniaca stata una semplice esponente diretta del bogomilismo bulgaro, ma daltra parte il problema si complica e assume molteplici sfacettature. Incerti sono pure i rapporti con i movimenti eretici italiani e francesi. Il problema di accertare con esattezza cos stata la Chiesa bosniaca rimane aperto.

4. GLI STECI

4.1. Unintroduzione Gli steci sono monumenti funerari di pietra di dimensioni varie ma sempre considerevoli, edificati tra il XIII e il XVI secolo su un territorio corrispondente approssimativamente al regno medievale di

165 166

Mui, I., op. cit., p. 18, pp. 66-68; anjek, F., op. cit., p. XXXIX, pp. 3-8. Idem, p. 29. 167 Marjanovi, D., Primorac, D., Hadiselimovi, R., Naseljavanje Bosne i Hercegovine in Muzi, I., op. cit., 2008., pp. 115-119. 168 Mui, I., op. cit., p. 28, p. 38, p. 42, p. 102. 169 Mileti, M., op. cit.

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Bosnia e ai territori confinati ad esso 170. Si tratta in prevalenza di blocchi di pietra solo basamente lavorati pi una minoranza di opere recanti iscrizioni e decorate artisticamente con livelli di qualit diversi. Sono un prodotto culturale unico, specifico della zona e non trovato in nessun altro luogo 171. La loro diffusione di massa durante un periodo di tre secoli li ha resi la testimonianza storica e artistica pi importante e originale di questa parte dei Balcani. Gli steci non hanno subito il destino di quella chiesa a cui sono stati affiancati in qualche modo: mentre sono scomparse quasi tutte le testimonianze dellesistenza della Chiesa bosniaca, i monumenti tombali del medioevo bosniaco hanno sopravissuto il rigore dei tempi e oggi hanno ottenuto lo status di monumento culturale di primo grado 172.

4.2. Il nome Il termine steci, singolare steak (va letto stettsi e stetak 173), veniva usato in passato dai contadini erzegovesi per distinguere le antiche pietre tombali dalle comuni lastre usate per le sepolture attuali. Poi questo termine stato introdotto nella comunit scientifica e il suo uso diventato generale 174. Il nome deriva dalla corruzione dallaggettivo stojei, che significa in piedi, similmente allitaliano eretto - erto. Le popolazioni dei villaggi posti in prossimit alle tombe usano ancora altri nomi: frequenti sono i termini mramorovi (marmi), grka groblja (cimiteri greci, forse un ricordo lontano della civilt bizantina), usaenici (piantati) 175, ecc. Propriamente sulle tombe compaiono i termini biljeg (o bilig) e kam (cio pietra, come venivano chiamati anche i monumenti irlandesi e scandinavi 176), ma in nessun luogo documentato l'uso di monumenti bogomili 177. Il problema di definire lo steak con esattezza per motivi catalografici e operativi viene posto negli anni 50 durante le attivit sistematiche di catalogazione. Fino a quel momento cerano nella letteratura sostanziali fluttuazioni nelluso del termine; molti autori non tenevano conto di quelle opere in stato di rudere, facevano delle distinzioni incoerenti in base alla forma oppure includevano anche i monumenti musulmani di et moderna 178. 4.3. Storia Lesatto momento in cui sono comparsi gli steci e la loro evoluzione iniziale non sono conosciuti. Si tratta in origine di lastre calcaree amorfe o rozzamente lavorate, prive di iscrizioni o decorazioni, il che rende impossibile una datazione corretta. In base a una lastra con iscrizione trovata vicino a Trebigne (Trebinje), si stabilita la loro comparsa nellultimo quarto del XII secolo. Oltre a questa lastra, lo170 171

Krlea, M. (a cura di), op. cit., vol. 7 p. 667. Radoji S., Lasareff, V., Frova, A., Slavi centri e correnti in Enciclopedia universale dellarte, vol. 12, Casa editrice G. C. Sansoni, Firenze, 1958., p. 634. 172 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 66, pp. 70-72. 173 L'espressione qui indicata stata derivata usando l'alfabeto fonetico internazionale. 174 Wenzel, M., Ornamental motifs on tombstones from medieval Bosnia and surrounding regions, Veselin Maslea, Sarajevo, 1965., p. 13. 175 Purgari-Kui, B., Dosadanja istraivanja o stecima, in Radovi Zavod za hrvatsku povijest, 28 (1995), Zagabria, p. 243. 176 Mileti, M., op. cit., pp. 27-28. 177 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 20-21. 178 Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 34-35.

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steak del kaznac (assessore regale alle finanze) Nespin, morto nel 1241, la seconda data certa su cui fissare la cronologia. In seguito alla considerevole crescita economica del XIV e XV secolo, alimentata dallestrazione di metalli preziosi, anche gli steci diventano molto pi consueti ed elaborati. Verso la met del XIV secolo le forme diventano pi massiccie, raffinate e si sviluppano in direzioni distinte e diversificate. Questarte, cresciuta lentamente durante un secolo e mezzo, raggiunge la piena maturit nellarco del XV secolo, per poi decadere rapidamente a inizio XVI secolo forse in seguito ai grandi sconvolgimenti politici 179.

Dopo la conquista ottomana perde impulso labitudine di marcare le tombe e il rituale funebre scompare comple