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SOUND STORIES SOUND STORIES GUIDA PRATICA all'ESPERIENZA GUIDA PRATICA all'ESPERIENZA JAZZ & ALTRE JAZZ & ALTRE TITOLO TITOLO COSA COSA SOTTOTITOLO SOTTOTITOLO STORIE STORIE

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Page 1: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

SOUND STORIES

SOUND STORIES

GUIDA PRATICA all'ESPERIENZA

GUIDA PRATICA all'ESPERIENZA

JAZZ & ALTRE

JAZZ & ALTRE

TITOLO

TITOLO

COSA

COSA

SOTTOTITOLO

SOTTOTITOLO

STORIE

STORIE

Page 2: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Piano 01. SOUND & JAZZTerra LE ORIGINI Le Meccaniche Sonore

02. NOW LISTEN L’ERA ELETTRICA La Musica per Tutti

03. RADIO SOUNDS L’ETÀ DELLA RADIO Il Suono Trasmesso

04. JAZZ FIDELITY HI-FI & DESIGN Nuovi Suoni, Nuove Forme

05. R-EVOLUTION SOUND CENTER I Robot Musicali

06. ALL MUSIC LA MUSICA DIGITALE Dai Compact Disc agli MP3

Scale & 07. TRANSITIONPianerottoli COVER ART ‘N JAZZ LO SGUARDO DI REINHOLD KOHL

Secondo 08. VESUVIUS SOUNDPiano POMIGLIANO JAZZ

Mappa degli ambienti consultabile a pagina 47.

pg. 04

pg. 10

pg. 14

pg. 18

pg. 24

pg. 28

pg. 32

pg. 42

Sound Stories è un affascinante e suggestivo viaggio nella storia delle tecnologie per riprodurre e registrare la musica, ma anche un viaggio nella storia del Jazz, attraverso la proposta di brani su vari supporti, dall’analogico al digitale, video e foto, materiali e altri documenti legati a personaggi, aneddoti, frammenti storici.

Un percorso di ascolti che si snoda parallelamente al racconto dell’evoluzione delle macchine della musica: dal fonografo al grammofono, dagli strumenti meccanici all’era elettrica, con nuovi supporti di vari formati e velocità; dall’avvento del nastro magnetico – che segna una svolta persino nelle modalità di composizione – al “compact disc” e alla registrazione digitale, fino ai moderni MP3.L’allestimento delle Macchine della musica è seguito da una sintesi della grande mostra-in-costruzione – Cover Art ‘N Jazz e Lo Sguardo di Reinhold Kohl – che, arricchendosi di anno in anno, attinge all’archivio documentale e digitale della Fondazione Pomigliano Jazz per raccontare le inizia-tive più significative del festival, nato nel 1996.

Cover Art ‘N Jazz è una selezione di copertine originali realizzate da grandi artisti e fotografi per album jazz, in particolare degli anni ’60 e ’70. Una rassegna di immagini, colori e soggetti ispirati alle copertine di 33 giri; ma anche un viaggio tra la psicologia e le emozioni che stanno dietro le scelte artistiche e stilistiche.

Lo Sguardo di Reinhold Kohl è un estratto del lavoro fotografico – artistico e di documentazione – realizzato in occasione del festival 2005, che non si limita a riprendere concerti e musicisti, ma racconta con curiosità tutte le attività e la vita che ruota intorno a Pomigliano Jazz.Il festival e la sua città. Il festival che diventa identità di un luogo. Il festival spazio intergenerazionale e motore culturale di un territorio. Il festival che accoglie i bambini, con i suoi laboratori creativi. Il festival che non è mai autoreferenziale.

Un racconto che prende corpo a Pomigliano d’Arco, la città all’ombra del Vesuvio dove nel 1996 è cominciata la febbre del Jazz, che da oltre 26 anni porta in Campania i più grandi artisti della scena nazionale e internazionale, coinvolgendoli in un laboratorio culturale che continua-mente si contamina e si rinnova.

SOUND STORIESJAZZ & ALTRE STORIE

—03

Page 3: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Macchine in mostra:

SERINETTE Organettoa Cilindro Dentato (1882) THOMAS EDISON GEM Phonograph (1896)

THOMAS EDISON Home Phonograph (1910)

PATHÈ FRANCEGrammophone Horn (1924)

VICTOR Talking Machine Simphonie (1929)

PATHÈ FRANCEGrammophone Diamond (1931)

HIS MASTER VOICEGrammophone Horn (1937)

ACADEMY PortableGrammophone (1940)

COLUMBIA PORTABLE Grammophone (1946)

BELL SOUND Record-o-Fone RC-47 (1948)

SOUND & JAZZ

01.

LE ORIGINILe Meccaniche Sonore

Con l’invenzione del fonografo da parte di Thomas Edison inizia la storia della riproduzione del suono. È il 1878, e il celebre inventore americano mette a punto un sistema che trasforma le vibrazioni sonore in un solco inciso a spirale intorno a un cilindro.

Quasi dieci anni dopo, un tedesco emigrato negli Stati Uniti, Emile Berliner, inventa il grammofono, un apparecchio che utilizza lo stesso principio del fonografo, ma sostituisce il cilindro con un disco di bachelite.

In pochi decenni, attraverso successive modificazioni – col sostegno di imprenditori disposti a investire sul suo futuro – il grammofono, considerato inizialmente solo una curiosità, diventa una presenza diffusa nelle case e nelle abitudini dei ceti sociali più abbienti, e inizia lentamentea cambiare la loro percezione della musica.

Fonografo e grammofono segnano un punto di svoltafondamentale nella storia e nello sviluppo della musica.Fino ad allora, le versioni originali dei grandi compositori sono solo una “tradizione”. La musica è ovviamente fissata negli spartiti, talvolta anche con puntuali indicazioni; esistono resoconti, e anche testimonianze tramandate di generazione in generazione dagli allievi dei grandi maestri. Ma nessuno sa veramente come Mozart, Bach o Beethoven abbiano eseguito e interpretato la loro stessa musica.Con la diffusione dei nuovi mezzi di registrazione del suono, grandi compositori come Maurice Ravel e Claude Debussy incidono direttamente le loro opere, lasciando una testimo-nianza preziosa e irripetibile.

È una vera e propria rivoluzione.

In una scena de “La leggenda del pianista sull’Oceano” – il bel film di Giuseppe Tornatore tratto dal racconto di Alessandro Baricco – il bravissimo Novecento, virtuoso del pianoforte che passa tutta la vita su un transatlantico, è proprio alle prese con la registrazione di un disco, che potrebbe rendere immortale la sua musica (anche se lui non vuole).

LA MUSICA CAMBIA1.1

Sonatina,M. Ravel.

Clair de lune,A.C. Debussy.

La leggenda del pianista sull'ocea-no, G. Tornatore.

—05

Page 4: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Quando il trombettista Max Tooney – l’altro protagonista del film “La leggenda del pianista sull’oceano” – improvvisa un pezzo per convincere gli ufficiali a prenderlo a bordo del grande transatlantico, gli chiedono tra gli applausi che musica ha suonato. Lui non lo sa. Ma la risposta è: “Quando non sai cos’è, allora è jazz”.

Come genere musicale, il jazz affonda le sue radici nella storia, non certo felice, degli schiavi afro-americani. I neri trovarono infatti nella musica l’energia per sopportareil lavoro massacrante di miniere e piantagioni.

IL JAZZ1.2

La leggenda del pianista sull'ocea-no, G. Tornatore.

—06

Foto diPino Miraglia.

Nei canti religiosi “spiritual” e “gospel” dei giorni festa,ma soprattutto nei “work-songs”, nei canti di lavoro coni quali si davano letteralmente il ritmo, per sentire meno la fatica. Nel film “Prendi i soldi e scappa”, un giovanissimo Woody Allen, condannato ai lavori forzati, si lascia simpati-camente trasportare proprio dal ritmo del canto di un suo malcapitato compagno di lavoro.

Nell’America del primo Novecento, per definizione “melting pot”, calderone di popoli e di culture, i caratteri musicali dei neri africani si incrociano e si fondono con molteplici altri stimoli ed esperienze.L’andamento lento e triste delle canzoni Blues, i cui testi improvvisati raccontano spesso vicende di cronaca, incon-trano il ritmo sincopato del Rag-time, in cui si appunta tutto il virtuosismo di grandi strumentisti come il pianista Scott Joplin.

Nasce così il Jazz, un genere che può avere molte sfumature, ma il cui carattere fondamentale resterà l’improvvisazione. Uno dei più importanti centri di diffusione di questa nuova musica è inizialmente New-Orleans. Ma il fenomeno si allarga a macchia d’olio, da Kansas City a New York, e ben presto anche oltreoceano, in Europa, sul ritmo dello Swing che si fonde con nuovi incontri ed esperienze. Ognuno che si lascia conquistare da questo nuovo modo di fare musica, con la sua bravura e con l’imprevedibilità dell’improvvisazione, dà qualcosa al Jazz.

Prendi i soldi e scappa, W. Allen.

Maple Leaf Rag, S. Joplin.

Page 5: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Louis Armstrong, oltre ad essere stato uno dei piùgrandi trombettisti di tutti i tempi, è stato uno dei primia sviluppare l’improvvisazione partendo dal tema musicale principale; e resta un personaggio fondamentale per la sua grande popolarità, che lo portò ad essere una sorta di “ambasciatore” del Jazz in tutto il mondo (in Italia fu anche ospite al festival di Sanremo).

Duke Ellington è invece un artista fondamentale nella storia del Jazz per aver elevato il genere, inizialmente popolare – per quanto fatto da eccezionali interpreti ed improvvisatori – al livello della “musica colta”, componen-do dei veri e propri concerti sinfonici.

Ain't misbehavin, L. Armstrong.

A concert of sacred music,D. Ellington.

It don’t mean a thing, D. Ellington.

—07

Foto diPino Miraglia.

—08

Page 6: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Macchine in mostra:

BRIONVEGA RM302Registratore a bobine (1962)

CASTELLI S.P.A.Magnetofono a bobine (1964)

TESLA supraphon ge 071 Koffer-Plattenspieler (1967)

BRIONVEGA FV1016Giradischi Portatile Zanuso (1968)

AKT PHILIPS STEREO GF 410 Giradischi portatile a valigetta (1970)

TELEFUNKEN Mister Hit 2000 Giradischi Kultig (1971)

GRUNDIG PHONO BOY 45 mangiadischi di M. Bellini (1972)

STEREORAMA SR-2000Reader’s Digest Giradischi Stereo (1972)

NOW LISTENL’ERA ELETTRICAper Tutti

La Musica

VOXSON Riproduttore cassette a nastro Stereo 8 (1972)

POP SOUND Fonovaligia giradischi a batteria UK (1972)

PHILIPS Ufo age space (red/blue/grey) – Record player di P.Pompon (1973)

ITT OCEANIC Portable Lux Turntable (1974)

BRAUN PS358 HiFiPlattenspieler Turntable (1976)

BANG & OLUFSENBEOGRAM 2200 Turntable (1977)

SONY WALKMAN FM/AM Riproduttore cassette stereo 7 (1980)

02.

L’evoluzione delle tecniche di trattamento e diffusione del suono vanno nella direzione di una migliore qualità e di una maggiore economicità dei sistemi. Queste caratteristiche hanno una straordinaria ricaduta sia sulla circolazione di fonografi e grammofoni, sia sulla loro versatilità di utilizzo.Accanto alle soluzioni che integrano gli apparecchi nell’ar-redamento domestico, fin dagli anni Trenta si sviluppa anche la tendenza a produrre apparecchi, elettrificati o a batteria, che consentono un utilizzo al di fuori delle abita-zioni. A questa categoria – che in un primo tempo non ri-guarda le radio ma solo i riproduttori di dischi – apparten-gono i grammofoni portatili, le fonovaligie e i giradischi, con supporti in vinile a 78 e 45 giri, primi straordinari esempi di miniaturizzazione nel campo della riproduzione del suono.

Nel 1927 esce in America il primo film sonoro della storia. Si intitola “The jazz singer” e contiene ben nove canzoni interpretate dal protagonista Jack, un ebreo bianco che si tinge la faccia di nero per inseguire il suo sogno, che è quello di diventare un cantante di Jazz.

Nel 1929 il film riscuote un certo successo in Italia, anche se i tempi non sono ancora maturi. Come gran parte delle altre influenze culturali straniere, infatti, il Jazz è censurato dal Regime Fascista, che punta tutto sull’orgoglio nazionalista.

Come per il “proibizionismo” americano, tuttavia, il risul-tato è contrario alle aspettative. I generi artistici vietati finiscono per sfidare la trasgressione e soprattutto per stimolare la curiosità. E, per ironia della sorte, gli stessi figli di Mussolini sviluppano passioni proibite: Vittorio per il cinema americano, e Romano per la musica jazz.

Bisogna però aspettare lo sbarco degli Alleati, che nel settembre del 1943 vengono a liberare l’Italia dall’occupa-zione nazi-fascista, per vedere effettivamente diffondersi la musica Jazz, che entra in Italia con i “V-disc”, i “Victory disc” portati dai militari americani. Una serie di 78 giri prodotti dal governo statunitense in accordo con varie aziende (principalmente RCA e Columbia Record) con i grandi successi di quegli anni.

LA MUSICA CAMBIAANCHE IN ITALIA2.1

—11

The jazz singer, A. Crosland.

La pelle,L. Cavani.

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Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, la vita ricomincia. A partire dal 1948, con l’uscita dei nuovi dischi a 33 giri che aumentano la lunghezza delle registrazioni, ma soprattutto con i piccoli 45 giri, che permettono una migliore qualità di riproduzione, è una vera e propria rivoluzione.

La musica arriva a tutti. Un concerto non è più riservato solamente ai pochi che possono permettersi di andare a teatro. Col benessere del “boom” economico che avanza, sempre più persone possono ascoltare ogni genere di mu-sica comodamente seduti a casa, o addirittura attraverso apparecchi portatili.

In America, dopo aver conquistato negli anni Trenta la Carnegie Hall, tempio della musica classica, lo Swing sembra ormai ripetersi stancamente. Ma nel secondo dopoguerra, spinto da nuove pressioni sociali e culturali, un gruppo di giovani jazzisti afroamericani taglia il cordone ombelicale con la tradizione, spingendo su una musica più innovativa, che rivoluziona il modo di comporre e lo stile degli assoli.

Nasce così quel nuovo stile definito poi Be-Bop, tra i cui innovatori ci sono eccezionali strumentisti come il trom-bettista Dizzy Gillespie e il sassofonista Charlie Parker, soprannominato “Bird”.

Accanto agli altri generi musicali certamente più popolari, negli anni del “boom” il Jazz si diffonde anche in Italia, sia col mercato sempre più ampio dei dischi americani, sia attraverso le orchestrine che suonano dal vivo, animando i locali e i night della “dolce vita”.

Ma il jazz è soprattutto l’elemento di rottura che imprime una nuova svolta alla tradizione melodica italiana. A partire dagli anni Cinquanta autori come Bruno Martino, Renato Carosone, Fred Buscaglione, inaugurano un nuovo stile, un diverso modo di suonare e di cantare, in cui sono evidenti le tracce della musica della grande scena jazz americana dominata da Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Ella Fitzgerald, Duke Ellington.

LA MUSICA PER TUTTI2.2

Bird,C. Eastwood.

La dolce vita,F. Fellini.

The mastertakes, C. Parker.

—12

Mambo italiano,R. Carosone.

Manteca,D. Gillespie.

Cos'hai trovato in lui, B. Martino.

It don't mean a thing, E. Fitzge-rald, D. Ellington.

Piccola,F. Buscaglione.

—13

Foto diKai Pilger.

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Macchine in mostra:

PHILCO Valve Radio OM Frequency (1931)

PHILIPS Valve Radio AM sintonizzatore(1932)

BUSH Valve Radio AM/OM Frequency (1939)

BRAUN Transistor 2 Koffer Radio MW, LW (1959)

BRIONVEGA RR 121 Radioa valvole (1962)

BRIONVEGA Radio Cubo Ts.502 di Sapper, Zanuso (1964)

MINERVA FD 75 filodiffusio-ne di Bellini, Zanuso (1971)

SABA DE retrò radioStarck Design (1980)

RADIO SOUNDS L’ETÀDELLA RADIOTrasmesso

Il Suono

THOMSON LALALA FM radio by P. Starck (1984)

TELEFUNKEN KRK 101 Sintonizzatore (1985)

THOMPSON RR50 – radio sveglia – Starck (1986)

SHARP GF 4646 Ghetto Blaster Cassette (1990)

AIWA CS 200 – 4 BandStereo Cassette Deck (1991)

BOOTS CRTV 50 Television Radio Recorder & Cassette Player (1997)

SONY TJ707 Combo Digital Multiband (2009)

03.

Negli stessi anni in cui si sviluppa la riproduzione del suo-no, si gettano le basi per la sua trasmissione a distanza. Guglielmo Marconi intuisce che le onde elettromagnetiche possono essere utilizzate per trasmettere musica al di là di ogni ostacolo e senza fili di collegamento.Questa intuizione getta le basi, non solo per lo sviluppo della radio, ma anche per la costruzione dell’attuale sistema di telecomunicazioni.

Si comincia a considerare la radio come uno strumento di uso domestico, un prodotto commerciale per un sempre più ampio mercato di consumatori: il primo mezzo di comu-nicazione che ha tutte le carte in regola per poter essere definito a pieno titolo “di massa”. Un nuovo elettrodomestico che acquista una rilevanza determinante per la diffusione della musica, e in particolar modo del Jazz.

Da dispositivo di telecomunicazione, la radio diviene ben presto anche un formidabile strumento di informazione e di intrattenimento. Insieme a bollettini e notiziari, diffonde nelle case di milioni di famiglie, in tutto il mondo, anche la musica che prima di allora solo in pochi potevano permet-tersi di ascoltare a teatro.Intorno ai centri di trasmissione, nascono veri e propri studi di registrazione, come quello di Varsavia in cui lavora, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, la cui storia ha ispirato il film “Il pianista” di Roman Polansky.

Lo sviluppo di grandi emittenti radiofoniche, sia private che pubbliche, come in Italia l’EIAR, “Ente per le Audizioni Radiofoniche”, permette di trasmettere concerti di intere orchestre che suonano dal vivo.

Mentre in Italia le trasmissioni saranno a lungo gestite dal pubblico, attraverso la RAI che controlla programmi e pa-linsesti, in America la radio (così come la televisione) non è solamente la “voce istituzionale”, ma un grande strumento di dibattiti accesi e scontri per i diritti.

RADIO E LIBERTÀ3.2

LA MUSICA NELLE CASE3.1

Il pianista,R. Polansky.

Radio italiana anno XVI, EIAR.

La radio dall’URI, all’EIAR, alla RAI.

—15

Page 9: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Come la battaglia contro i metodi anti-democratici del senatore Joseph McCharty, ingaggiata nei primi anniCinquanta da Edward Murrow, famoso anchorman della CBS, raccontata nel film “Good Night, and Good Luck”,in cui le sferzanti critiche giornalistiche sono intervallate dal jazz dei grandi musicisti di quegli anni.

Ma le vere grandi battaglie a cui si lega il Jazz sono lerivendicazioni dei diritti civili degli afroamericani. Uno spaccato ben raccontato nel film “Green Book”, ispirato alla storia del pianista Don Shirley, alla prese conuna tournee che mette a nudo le assurde discriminazionirazziali ingiustamente riservate ai neri nella modernae “civilissima” America.

Nel 1961 l’album “Free Jazz” del sassofonista OrnetteColeman segna la nascita di un nuovo genere, in cui lamusica fa propria la protesta politica di quegli anni.Battaglia ripresa e portata avanti da Archie Shepp,che promuove una campagna per l’accettazione del jazz come “musica classica nera”. E sulle fondamenta gettate da Coleman e Shepp cresce il mito di un terzo grandesassofonista che è John Coltrane.

Mentre in America il Jazz fa da colonna sonora alle battaglie di diritti degli afroamericani, negli anni Sessanta in Italia la radio insegue ancora la spensieratezza del “boom” economi-co, puntando a conquistare un pubblico sempre più giovane.

Dal 1965 sul secondo canale RAI va in onda “Bandiera Gial-la”, una trasmissione dedicata alle novità musicali interna-zionali, condotta da Gianni Buoncompagni e Renzo Arbore. È un vero e proprio fenomeno di costume, che ispira la cosiddetta “generazione beat”, il cui successo è continuato negli anni Settanta dalla trasmissione “Alto Gradimento”.

Anche grazie alla radio, quello a cavallo tra gli anni Sessan-ta e Settanta è il periodo di grande sviluppo della musica leggera, in cui fioriscono una lunga serie di cantanti e musicisti, tra cui Lucio Battisti, considerato uno dei più importanti cantautori italiani.

RADIO ITALIA3.3

Good Night, Good Luck, G. Clooney.

Green Book,P. Farrelly.

Sì, viaggiare,Deidda, Castiglio-ne, Bisogno, Gu-glielmi, Vigorito& La Pusata.

—16

A metà degli anni Settanta, con la “liberalizzazione dell’e-tere”, finisce l’era del monopolio radiofonico della RAI. Nascono anche in Italia decine di radio libere, attraverso le quali viene veicolata inizialmente anche la protesta politica di quel periodo. Come la “Radio Aut” messa su da Peppino Impastato a Cinisi, in Sicilia, per dire alla Mafia che è “una montagna di merda”.

Le nuove radio libere, dalle nazionali alle locali, tendono a concentrarsi su determinati generi, dedicando i propri palinsesti a precise fasce di ascoltatori. E col passare degli anni diminuiscono le emittenti specializzate in tematiche sociali e politiche, mentre si sviluppano sempre di più le radio dedicate a determinati generi musicali, dalla leggera italiana alle proposte internazionali, dal pop al rock.Rispetto all’attuale “liberalizzazione totale”, dovuta all’e-splosione del web come luogo di circolazione incontrollata di ogni genere di musica, l’importanza fondamentale della radio resta quella di prevedere una figura esperta – un disc-jokey o direttore artistico – che dovrebbe seleziona-re i brani con coerenza, garantendone il livello di qualità e tutte le informazioni che ne completano l’ascolto.

Proprio grazie alla grande circolazione della musica attra-verso la radio, negli ultimi cinquant’anni il Jazz si è diffuso in tutto il mondo. E i musicisti di tutto il mondo, attraver-so infinite contaminazioni, hanno contribuito a sviluppare il genere. Moltiplicandone le sfumature: dal Jazz Funk di Herbie Hancock al il Jazz Folk di Keith Jarrett, dal Latin Jazz di Chick Corea alle influenze cubane di Roy Hargrove e Gonzalo Rubalcaba.

RADIO TOTALE3.4

I cento passi,M.T. Giordana.

Strasbourg St. Denis, R. Hargrove.

Country,K. Jarrett.

Tutt’ nata storia,G. Rubalcaba.

Return to forever, C. Corea.

Children of the Night, W. Shorter.

Foto di Pino Miraglia.

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Macchine in mostra:

BRAUN TG 1000 Registra-tore a Bobine di D. Rams (1967)

NAKAMICHI 700 Tape 7 Recorder Dual Tracer (1977)

YAMAHA TC 800L Cassette Deck – M. Bellini (1977)

PHILIPS N2521 Hifi Cassette Deck Rarität aus (1978)

HARMAN KARDON HK 725 Vorverstärker Preamplifi-catore (1979)

HARMAN KARDON HK 720 Vorverstärker Amplificatore Stereo (1979)

MERIDIAN Hi-Fi System C565 Comms Intercon-necting (1980)

JAZZ FIDELITY HI-FI & DESIGNForme

Nuovi Suoni, Nuove

MERIDIAN 562v2 Digital Controller Dolby 5.1 (1980)

AUDIO INNOVATIONSSYSTEM – Alto Preamplifer (1981)

AUDIO INNOVATIONSSYSTEM CD Player (1981)

MERIDIAN M2 DigitalSpeaker Active Control (1981)

ARISTON AUDIO RD 40 Special Edition turntable (1981)

BLUE SKY ACTIVE Dolby Surround 5.1 (1998)

PROJECT Esprit III Carbon – Blue Turntable (2009)

SCANDYNA Front Speakers -Black colour (2012)

04.

La seconda metà del Novecento sviluppa ulteriormente le tendenze dei decenni precedenti. L’evoluzione tecnologica, da una parte influisce sulla qualità dei sistemi di definizione del suono, dall’altra mette a disposizione forme dal fascino moderno per un pubblico sempre più ampio e a costi sem-pre più bassi.

Nel campo della riproduzione sonora, la nascita del micro-solco, della stereofonia e del concetto di alta fedeltà sono tappe fondamentali; almeno quanto, in campo radiofonico,è essenziale l’invenzione del transistor, l’elemento in minia-tura che sostituisce la valvola e permette la costruzione di apparecchi più economici e di dimensioni ridotte.Contemporaneamente si affaccia sul mercato un’altra risorsa tecnologica: la registrazione magnetica su nastro; con le bobine e le cassette, così versatili da trovare im-piego sia in ambito professionale che amatoriale.

A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, nel pieno “boom economico”, lo sviluppo delle nuove tecnologie sono una rivoluzione anche per l’ascolto della musica. Grazie ai siste-mi di riproduzione Hi-Fi (abbreviazione di “High-Fidelity”), infatti, si ha per la prima volta la sensazione di trovarsi in prima fila ad un concerto dal vivo.

L’ALTA FEDELTÀ ALLA4.1PORTATA DI TUTTI

—19

Foto diPino Miraglia.

Page 11: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Uno degli oggetti simbolo di questa rivoluzione è certamente lo “Stereorama 2000 De Luxe”, in produzione fin dagli anni Sessanta, che nel 1974 diviene accessibile alle famiglie italia-ne grazie alla rivista “Selezione” del “Reader’s Digest”. È un giradischi stereo/mono dall’aspetto moderno, con amplifi-catore integrato, per l’ascolto di 33, 45 e 78 giri, che si può acquistare con l’abbonamento alla rivista, in 12 rate da 3.500 lire. Sebbene non sia un top di gamma, dà l’impressione di un “vero” impianto stereo, alla portata di tutte le tasche.

Gli impianti stereo portano, per la prima volta, in tutte le case suoni potenti come quelli di un concerto dal vivo. Con l’alta fedeltà il suono trova infatti un nuovo potente spessore, permettendo alla la musica rock – con le sue caratteristiche di “groove” forte, di potenza di decibel – di emozionare l’ascoltatore quasi come davanti ad una esibizione dal vivo. La differenza è evidente, se si ascolta, ad esempio, una jazz-band su un vecchio 78 giri, oppure “Smoke on the Water” dei Deep Purple.

La spinta propulsiva che ha avuto il jazz nel periodo degli anni Cinquanta-Sessanta, sembra cedere il passo a nuovi generi musicali più vicini alla sensibilità dei giovani. Un’onda lunga scuote tutto il mondo. Le nuove generazioni guardano al rock come alla musica che meglio interpreta le esigenze di libertà espresse tanto in America che in Europa.

Mogador - Fox-trot, Jazz Band del Grammofono.

Smoke on the wa-ter, Deep Purple.

NUOVE GENERAZIONI4.2

—20

Foto diPino Miraglia.

Una necessità avvertita anche nell’universo del Jazz, anche da musicisti storici, che iniziano a utilizzare gli strumenti del rock, chitarre elettriche e sintetizzatori, conferendo alla grammatica classica una potente innovazione, al passo con i tumulti sociali.

L’eco della musica world inizia a fare capolino nella ricerca dei musicisti. Rendendo il jazz, di per sé musica meticcia, un terreno fecondo per il confronto tra culture diverse e distanti. Musicali ma anche culturali. Anche se spopola il rock, il jazz ne incamera la forza e nascono generi come il jazz-rock, il free-jazz, la fusion, il funky-jazz, acid-jazz, ecc.

Tra i protagonisti di questa ulteriore evoluzione dell’universo Jazz ci sono certamente musicisti come Ornette Coleman e Archie Shepp, che hanno dato il via al cosiddetto Free-Jazz, rivendicando il valore culturale e politico della musica; e Miles Davis, che consente al Jazz di aprirsi a nuovi orizzonti.

Nella musica di Ornette Colemann, la rottura con i modelli armonici e strutturali diventa un manifesto dove affermare i diritti civili degli afroamericani, in linea coni pensieri di Martin Luther King e Malcom X.

Archie Shepp si impone non solo come musicista, ma interviene con forza nel dibattito culturale, in particolare contro il concetto di “Arte per l’arte”. Per lui «La morte di tre bambine e il crollo di una chiesa non possono non lasciare una traccia nella vostra esperienza culturale.Ecco che cosa intendo per avanguardia».

Miles Davis diviene famoso sia come strumentista – dalle inconfondibili sonorità languide e melodiche – sia per il suo atteggiamento innovatore. Usa strumenti elettronici e abbandona la tradizionale “forma canzone”, aprendosi alla più libera improvvisazione. «Quello che suonammo per Bitches Brew – dice in un’intervista – sarebbe impossibile scriverlo e farlo suonare ad un'orchestra, ed è per questo che non lo scrissi... tutto».

Free Jazz:A Collective Improvisation,O. Coleman.

Bitches Brew,M. Davis.

POLITICA, CULTURA,4.3INNOVAZIONE

—21

Page 12: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Davis è uno dei pochi jazz-man in grado di realizzare anche commercialmente il proprio potenziale artistico, e forse l’ultimo ad avere un profilo da star dell'industria musicale. In una sua famosa intervista spiega: «Cominciai a capire che i musicisti rock non sapevano niente della musica.Non la studiavano, non potevano studiare stili differenti,e di leggerla non se ne parlava nemmeno. Ma eranopopolari e vendevano un mucchio di dischi perché davano al pubblico un certo sound e quello che voleva ascoltare. Così cominciai a pensare che se loro potevano raggiun-gere tutta questa gente e vendere tutti quei dischi senza nemmeno sapere che cosa stessero facendo, bene, potevo farlo anch'io e per di più meglio».

L’evoluzione tecnica e stilistica degli anni Sessanta e Set-tanta, con l’avvicinamento di molti musicisti al rock e al folk, è certamente anche un modo per proporre una serie di messaggi e contenuti sociali, culturali, politici, ad un pubblico sempre più ampio.

Song for Che, C. Haden & Liberation Music Orchestra.

—22

Foto di Florencia Viadana.

Page 13: TITOLO SOUND STORIES SOTTOTITOLO JAZZ & ALTRE STORIE

Macchine in mostra:

BRIONVEGA Radio Fono-grafo RR126 di A. Castiglioni (1967)

BRIONVEGA TOTEM RR130 DI M. Bellini (1970)

WEGA 3204 HIFI Kompak-tanlage (1972)

BRAUN Audio 300 Musik Centre (1974)

WELTRON 2005 Stereo8 Home Entertrainment (1975)

BANG AND OLUFSENBeocenter 2800 (1976)

ITT SCHAUB-LORENZ Ste-reo 3600 HIFI - Sintoamp(1976)

GRUNDIG Audiorama 9000 Hi Fi System Ball Speaker (1978)

R-EVOLUTION SOUNDCENTER I Robot Musicali

PIONEER C 600 Compact Sound System White (1979)

JOYSEVEN 220 Tape 8 Cassette Recorder (1979)

SIARE sfere sonoreenceinte boule hi-fi (1982)

INNO HIT Home/Car Stereo cassette & FM radio (1985)

JVC Recorder Radio Tv Cassette modello 3060 (1998)

CANTON 510 Karat Diffu-sori acustici a 3 vie (1999)

ROADSTAR JEEP Kompact KIT Car Music (2001)

05.

Un gioco modulare per la configurazione, di volta in volta, della funzione corrispondente alla prestazione richiesta: giradischi (a varie velocità) - sintonizzatore (modulazione FM e AM) - registratore (cassette stereo7 o stereo8) per l'ascolto in stereofonia, con i diffusori acustici che vengono agganciati sui lati opposti del mobile di base.

Il Music Center è un vero e proprio laboratorio musicale versatile ed efficiente, sia per i vari supporti fonograficisia per l'ascolto radio. La sintesi di queste caratteristiche è il Radiofonografo stereofonico Brionvega RR126,progettato da Achille Castiglioni, mobile e componibile “robot musicale di espressione fisiognomica”, che conosce un eccezionale successo – per la facilità d'uso, la giocosa sobrietà di forme e il rigore dei dettagli – divenendo un’i-cona del pop design degli anni Sessanta.

Di segno completamente opposto – piccolo, maneggevo-le, “personale” – è invece l’oggetto che alla fine degli anni Settanta chiude idealmente un’epoca: il walkman, lanciato dalla Sony nel 1979, che permette di avere la propria musica preferita sempre a portata di mano, a casa come passeg-giando per strada.

A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, se il Jazz si apre a nuove sperimentazioni tecniche e stilistiche sulla sciadel grande successo del Rock, accade anche che nel mondodel Rock dei gruppi di avanguardia cominciano a sviluppare delle forme sempre più “colte” come il Rock-progressivee il Rock-sinfonico.

È una rivoluzione. La “forma-canzone” inizia a perdere la sua forma tradizionale, la rigida di struttura basatasu strofa e ritornello. Arrangiamenti e progressioniarmoniche diventano sempre più complessi. Il ritmo perde la monotonia dello stesso Groove ripetuto a ogni battuta, evolvendosi verso una improvvisazione poliritmica, sempre più ricca di spostamenti di accenti. Il tradizionale tempodi 4/4 cede il passo a metriche diverse, difficilmente usate in precedenza, come 5/4, 9/8, 7/8, 11/8.Le band più sperimentali sono spesso composte da musici-sti che hanno alle spalle solidi studi musicali, grazie ai quali riescono a riproporre in versione rock anche i capolavori della musica classica.

RIVOLUZIONE MUSICALE5.1

Mississippi ad-venture, W. Hill.

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Come, ad esempio, il gruppo inglese Emerson, Lake & Pal-mer, che nel 1970 riprende in chiave jazz-rock i “Quadri di una esposizione” di Musorgskij; oppure la band rock-progressive italiana dei New Trolls, che qualche anno dopo esce con l’album “Concerto Grosso”, con brani strutturatie scritti con gli andamenti tipici della musica classica, dall’Allegro all’Adagio. Così come faranno Le Orme nell’album “Uomo di pezza”, che si apre con la reinterpretazione di un brano di Bach.

L’evoluzione qualitativa dei generi musicali, con lo nascita di forme sempre più “colte”, non è un fenomeno che riguarda solo il Jazz e il Rock. Anche nel campo della musica legge-ra, infatti, fioriscono nuove generazioni di cantautori che si liberano dell’etichetta frivola di “musica di compagnia” o di intrattenimento, sviluppando brani di grande valore, sia musicale che letterario, ai confini con la poesia. Avvalendosi, spesso, anche di bravi arrangiatori che realizzano raffinate orchestrazioni con archi, ottoni, legni.

Pictures at an ex-hibition, Emerson, Lake & Palmer.

Concerto Grossoper i New Trolls.

Uomo di pezza, Le Orme.

The sound of silence, Simon & Garfunkel.

Il pescatore,F. De Andrè& PFM.

Foto diPino Miraglia.

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Macchine in mostra:

APPLE iMAC G3 Desktop Indigo M5521 (2000)

APPLE iMAC G3 Desktop Ciano M5521 (2000)

APPLE iMAC G3 Desktop Green M5521 (2000)

APPLE iMAC G3 Desktop Blue M5521 (2000)

APPLE eMAC G3 Desktop white M5521 (2001)

APPLE Pro Speakers Laut-sprecher Paar pair Original Harmon Kardon (2002)

BOWER & WILKINS Zeppelin x Ipod Audio System (2008)

BANG & OLUFSENBeocenter 2300 CD Player (2009)

ALL MUSIC LA MUSICADIGITALE Dai Compact Discagli MP3

BANG & OLUFSEN 4000 Active speakers (2009)

SCANDYNA Cinepod /Center - Lautsprecher, White colour (2012)

LOEWE Concertos Sound by Bose Lautsprecher (2013)

BLUEDIO US SpeakerBluetooth 4.1 PortatileAltoparlante Wireless (2014)

HARMAN KARDON Blue-tooth Sounstick 2.1 (2015)

AKG K 240 MK II Cu e ad auricolare chiuso (2015)

APPLE iMac Desktop Retina (2017)

06.

A un secolo dalla sua nascita, il disco di plastica che porta incisa la traccia delle vibrazioni sonore conclude la sua storia. Nel corso degli anni Ottanta, si assiste infatti alla rapida sostituzione del vecchio disco in vinile con un supporto del tutto nuovo: il Compact Disc, che adotta un sistema di memorizzazione ottica e una rivoluzionaria modalità di registrazione basata sulla tecnologia digitale.

Il nuovo sistema, in realtà, non è legato a un solo tipo di supporto: per sua natura, il suono digitalizzato è memo-rizzabile su diversi supporti ottici, ma può soprattutto essere trasmesso utilizzando la rete web, attraverso computer, iPod, telefoni cellulari. In questo modo, come ovvia conclusione di un processo durato più cento anni, le funzioni legate alla riproduzione e alla trasmissione del suono, un tempo riservate ad ambiti ristretti e separati, sono ora realmente a disposizione di tutti.

La svolta elettronica attuata da Miles Davis e l’apertura delle frontiere legata a gruppi come Weather Report apre a territori ampi e inesplorati. Ognuno si sente libero di assecondare la propria creatività, pescando a piene mani da tutto ciò che lo circonda. Sia in maniera formale, guar-dando indietro al vocabolario classico dei vari linguaggi, sia in maniera informale facendo diventare il jazz la fucina nella quale interpretare il contemporaneo o trasformare, talvolta giocando altre assecondando, la tradizione. Se il jazz è una musica che coniuga elementi della tradizione folklorica a una grammatica musicale ben precisa, alloraè possibile fare jazz con qualsiasi cosa.

Negli anni Novanta, con la nascita e la straordinaria diffusio-ne del formato digitale MP3 – che permette di comprimere i “dati” mantenendo una buona qualità del suono – attraver-so la rete di Internet, qualsiasi musica diviene accessibile a chiunque, in tutto il mondo. Non esistono più confini.

JAZZ SENZA CONFINI6.1

UNA RIVOLUZIONE6.2GLOBALE

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Sul web in pochi secondi è possibile ascoltare i più disparati generi musicali, di ogni epoca e di qualsiasi parte del mondo. Per sviluppare nuovi “standard” Jazz non è più necessario attingere solo al tradizionale repertorio – cristallizzato nel musical americano – ma ci si può confrontare con musiche popolari, così come spaziare nella pop-music inglese dei Beatles e di Elton John, o nella canzone d’autore italiana.

Grazie a questa “rivoluzione globale”, una lunga serie di nuove sonorità influenza la sensibilità degli artisti, molti dei quali si cimentano spesso nella rilettura di capolavori della musica popolare di tantissimi paesi.Come l’argentino Gato Barbieri, ad esempio, che nella sua lunga carriera ha spaziato dalla “Milonga triste” dedicata alla rivoluzione messicana di Zapata.

Un brano tradizionale argentino come “Alfonsina y el mar”, ad esempio, può essere interpretato da Eugenio Bennato o dall’israeliano Avishai Cohen; dagli States, Charlie Haden può rileggere la musica popolare cubana; il brasilianoEgberto Gismondi comporre un capolavoro come “Loro”;e l’argentino Gato Barbieri spaziare dal canto della rivolu-zione messicana di Zapata al Bolero di Ravel.

Alfonsina y el mar, A. Cohen.

Alfonsina y el mar, E. Bennato.

Nocturne,C. Haden.

7aneis,E. Gismonti.

Milonga triste,G. Barbieri.

Bolero,G. Barbieri.

—30

Foto

di T

hom

as M

illot

.

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L’allestimento delle Macchine della musica è seguito dauna sintesi della grande “mostra-in-costruzione” che, arricchendosi di anno in anno, attinge all’archivio docu-mentale e digitale della Fondazione Pomigliano Jazz per raccontare le iniziative più significative del festival, nato nel 1996.

Una selezione di copertine originali realizzate da grandi fotografi per album jazz (in particolare degli anni ’60 e ’70, ma non solo) con opere di famosi creativi come Warhol, Stone Martin, Dalì, Turner, Crepax, Turner, Atkins, Naito, Holmgren e tanti altri. Non sono pochi, i grandi artisti che hanno trovato nella “Cover-Art” uno spazio di sperimenta-zione e promozione.

Designed byDavid Stone Martin.

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07. TRANSITION

COVER ART ‘N JAZZ

Il packaging artistico (arrivato quasi quarant’anni dopo la nascita del disco, alla fine degli anni ’30) esplode con un’in-ventiva straordinaria dopo la seconda guerra mondiale, con l’avvento degli LP a 33 giri. Ed è il jazz – prima ancora del rock anni ’60 – ad ispirare ed alimentare il fenomeno, trascinando tutto il resto dell’industria musicale e con-segnando alla storia dell’arte un filone ancora da tutto da esplorare.

La copertina di un album è spesso un suggestivo racconto: dei musicisti e del loro sound, innanzitutto; ma anche di ciò che hanno saputo rappresentare in determinati contesti storici, e del legame emozionale che sono riusciti a creare con chi li ha ascoltati o ha assistito ai loro concerti. E nel realizzare le cover, gli artisti più bravi sono stati capaci di fondere tutti questi elementi, in illustrazioni – talvolta oniriche – che hanno saputo dare un’immagine alla musica, creando spesso delle icone indimenticabili.

Designed byGilbert Moreau.

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Cover art & jazz si svela attraverso diversi linguaggicreativi: dalla pittura alla fotografia.

Una rassegna di immagini, colori e soggetti ispirati alle copertine di 33 e 45 giri (e non solo); ma anche un viaggio tra la psicologia e le emozioni che stanno dietro le scelte artistiche e stilistiche – tra filosofie estetiche e consumi-smo – di quelle stesse forme, simboli e colori.

Designed byGary Panter.

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Designed byCorky McCoy.

Autoritratto diJoni Mitchell.

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Le foto di Reinhold Kohl sono tratte dal grande lavoro – artistico e di documentazione – realizzato in occasionedel festival 2005, che non si limita a riprendere concertie musicisti, ma racconta con curiosità tutte le attività,e la vita, che ruota intorno a Pomigliano Jazz.

Il festival e la sua città. Il festival che diventa identità di un luogo. Il festival spazio intergenerazionale. Motore culturale di un territorio. Il festival che accoglie i bambini, con i suoi laboratori creativi. Il festival che non è mai autoreferenziale.

Le foto di Reinhold Kohl rendono bene l’idea meticcia del Pomigliano Jazz in Campania. Uno sguardo oltre i concerti sul palco. Oltre cioè il prodotto finale, quello che ognuno di noi attende e poi vive. Un dietro le quinte che è testimone di un lavoro partecipato, frutto di una rete di relazioni co-struite negli anni. Il festival che arriva tra la gente, che non atterra come un'astronave aliena. Ma anzi si nutre della partecipazione di tutti, creando identità e prospettive.

LO SGUARDO DI REINHOLDKOHL

Foto di Reinhold Kohl. Palco Cen-trale @PJ 2005.

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Gli scatti selezionati, appartengono a un meticoloso lavoro di documentazione, che il famoso fotografo realizzò nel 2005 con l'intento proprio di raccontare l'aspetto meno visibile del Pomigliano Jazz in Campania. Quell’aspetto che riassume il valore di investimento culturale, sia in termi-ni di crescita che di sviluppo. Attraverso il confronto tra musicisti internazionali, musicisti locali e la gente; attra-verso le guide all'ascolto, che preparano il pubblico alla comprensione di una musica nata lontana da noi, ma così vicina al nostro sentire. E poi c’è il marketing, l'allestimen-to, il lavoro di tanti alla gestione dell'evento. Un’esperienza necessaria, che alimenta di entusiasmo dei tanti che vi lavorano e dei molti che la vivono.

Foto di Reinhold Kohl. LaboratoriCreativi @PJ 2005.

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REINHOLD KOHL inizia la sua attività di fotografo nel 1981 collaborando con varie testate ed agenzie giornali-stiche, pubblicando i propri lavori su quotidiani e riviste nazionali ed estere. Negli stessi anni inizia a collaborare anche con Giorgio Gaber, Fabrizio De André e produce foto per manifesti, cartoline e copertine di dischi di vari autori: Enzo Jannacci, Fabrizio De Andrè, Tempi Duri,Massimo Bubola, Giorgio Gaber, PFM. Dal 1988 inizia a frequentare artisti e scultori, promuovendo mostree realizzando fotografie per cataloghi d’arte. Si occupa inoltre di still life e foto pubblicitaria, realizzando foto-grafie per uso pubblicitario per diverse aziende.

Foto di Reinhold Kohl. Banchetto Staff @PJ 2005.

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Foto di Reinhold Kohl. Mitchell, Moye, Tedesco & Zurzolo(Prove Samsara) @PJ 2005.

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Tra le tante Sound Stories che si possono raccontare ce n’è una che fa tappa all’ombra del Vesuvio. Quella di Pomigliano Jazz è davvero una storia sorprendente. Un festival nato nella terra delle tammorre e delle lotte operaie, che daoltre 25 anni porta in Campania i più grandi artisti dellascena nazionale e internazionale, coinvolgendoli in unlaboratorio culturale che continuamente si contaminae si rinnova. Arrivando letteralmente a sfidare e a scalare il vulcano più bello e famoso del mondo. Per uscire dall’om-bra, e continuare a suonare, anche sull’orlo del più terribile dei crateri. Un suono di speranza. Del mondo che non può finire. E della vita che resiste.

Negli anni ’90 Pomigliano, città dell’ex-Alfasud, è uno dei simboli della grande industria meridionale in crisi. Un pez-zo di storia che sta per finire. Ma le storie non finiscono mai veramente. L’energia non si crea e non si distrugge.E tutta l’energia del fuoco, delle macchine e degli aerei, delle battaglie politiche e sindacali, del mondo che si è incontrato su una catena di montaggio, a Pomigliano si trasforma. Diviene contaminazione, di tutto il mondo cheè passato da qui. Diviene arrangiamento e improvvisazione. In una parola, diviene Jazz.

VESUVIUS SOUND08.POMIGLIANO JAZZ

VESUVIAN SOUNDUna Musica per Ricominciare

Foto di Titti Fabozzi. Fresu & Bonaventura @Cratere del Vesu-vio PJ 2017.

Pomigliano Jazz è un successo fin dalla prima edizione.Nasce con l’idea di un “festival per tutti”. Da Perugia arriva Herbie Hancock, per un battesimo di eccezione, insieme al sax di Dave Holland e il piano di Craig Handy.

I primi concerti si tengono ai margini dell’area industriale, in un’arena all’aperto di tremila posti. È un successo di critica e di pubblico, grazie ai prezzi popolari dei concertie alle due serate gratis in cartellone. Pomigliano Jazzdiviene in pochi anni la festa di una città.

Nel 1999 è la volta dell’Art Ensemble Of Chicago, che interagisce anche col gruppo operaio de ’E Zezi. E l’anno seguente il festival si sposta nel nuovo Parco cittadino all’ombra del Vesuvio, dove nel 2001 arriva Chick Corea: 15mila persone rispondono in coro alle note di “Spain”. Pomigliano Jazz non è più solo la festa di una città.

JAZZ FEVER Non SoloPomigliano

Foto di Titti Fabozzi.Rava, De Vito & Taufic@Cratere del Vesuvio PJ 2015.

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Nel 2002 Pomigliano ospita due leggende viventi del Jazz: Roy Haynes e McCoy Tyner. L’anno seguente ritornano gli Art Ensemble of Chicago e nel 2004 è la volta della leggen-daria Liberation Music Orchestra di Charlie Haden e Carla Bley, accolti da 15mila spettatori. Nel 2006 arriva Paolo Fresu, e l’anno dopo Giorgio Gaslini; e poi ancora Gil Evans Orchestra (2008) e Archie Sheep quartet (2010).

Pomigliano Jazz non è solo concerti: in centinaia parteci-pano alle “guide all’ascolto”, durante le quali musicistie critici presentano artisti, album, libri, pezzi di storiadel jazz. Anche i bambini vengono coinvolti in colorati laboratori, costruendo strumenti musicali dai materiali di scarto, ritmando a tempo di jazz, oppure creando sulle orme di Borges animali fantastici al ritmo dell’improvvisa-zione musicale. Tanti giovani ogni anno animano il festival, e per alcuni la musica diventa una professione.

Dal 2011 Pomigliano Jazz diventa itinerante: in migliaia partecipano agli itinerari turistici ed enogastronomici tra i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio e del Parco Natura-le del Partenio, i palazzi e i borghi medioevali di Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia, i siti archeologici di Castellammare di Stabia, Cimitile, Pollena Trocchia, Somma Vesuviana, Avella.

Nel 2011 è ospite del festival Stefano Bollani; l’anno seguen-te all’anfiteatro di Avella c’è Mario Biondi, mentre Vinicio Capossela è alla Basiliche Paleocristiane di Cimitile. Nel 2012, in-vece, ad Avella c’è Ludovico Einaudi, mentre al Par-co pubblico di Pomigliano ritorna Archie Sheep. In inverno, Enrico Pieranunzi suona nel monumentale complesso napo-letano di San Domenico Maggiore, mentre l’anno seguente ad Avella arriva la leggendaria chitarra di George Benson.

THE GIANTS I Grandi del Jazz

VESUVIUS Jazz in Campania

RETURN WAVE La Musicache Resta

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L’orchestra napoletana di jazz è uno dei frutti più maturi del Pomigliano Jazz: una formazione che riunisce alcuni fra i migliori talenti della scena jazzistica campana, nata da un’idea del direttore artistico Onofrio Piccolo, e diretta dal 2007 da Mario Raja. Il primo concerto si tiene a Napoli durante la “notte bianca” del 2005; e l’anno dopo, durante il Pomigliano Jazz tiene un concerto speciale con i cameristi del San Carlo di Napoli. L’orchestra ha un ricco repertorio di riletture di classici della tradizione partenopea – inter-pretati, tra gli altri, con special guest come Richard Galliano e Raiz – brani della canzone partenopea contemporanea, standard jazz e composizioni originali. Ogni anno si arric-chisce di nuove collaborazioni.

NAPOLITANS L'OrchestraNapoletana di Jazz

Vesuvius Jazz.

Foto di Titti Fabozzi.Herbert, Rava & Guidi @Pollena PJ 2017.

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a cura diCarmine D’OnofrioOnofrio Piccolo

in collaborazione conFrancesco NastroGiuseppe Pesce

organizzazioneFondazione Pomigliano JazzAssociazione Spazio Musica

coordinamentoorganizzativoSalvatore SiestoIleana Sodano

coordinamento guideall’ascolto & workshopFrancesco Nastro

catalogazione reperti& supporti fonograficiFrancesco Di BlasioFrancesca Napolitano

ufficio stampaUmberto Di Micco

progetto grafico& motion design17studio

supporto tecnico& organizzativoPiero De AsmundisManuela De FalcoIvano D'UvaAniello EspositoAugusto Maria Pacchiano

allestimentoZè Design

Mostra realizzata conmateriali ecosostenibili.

dal 25 Novembre2021

al 30 Gennaio2022

Palazzodell’Orologio—Pomigliano d’Arco

www.pomiglianojazz.com

Piano Terra

01.02.03.04.05.06.

SECONDO PIANO

PIANOTERRA

SOUND & JAZZNOW LISTENRADIO SOUNDSJAZZ FIDELITYR-EVOLUTIONALL MUSIC

Scale & Pianerottoli

07.

Secondo Piano

08.

TRANSITION

VESUVIUS SOUND

SCALE& PIANEROTTOLI

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Una nota può essere piccola come uno spilloo grande comeil mondo: dipende dalla tua immagi-nazione.

—Thelonious Monk

Tratto da 101 microlezioni di Jazz, a cura di F. Bianchi e P.P. Pitacco.