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LA RIVISTA DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI TORINO TORINO MEDICA anno XXIV numero 12 dicembre 2013 comunicazione informazione formazione Le direttive europee sulla circolazione dei professionisti della salute e dei malati pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale che il Sistema ECM deve soddisfare. Le direttive europee sulla circolazione dei professionisti della salute e dei malati pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale che il Sistema ECM deve soddisfare. UN SISTEMA ECM ADEGUATO ALLE SFIDE EUROPEE

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la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino

torino medica

anno XXIVnumero 12

dicembre 2013

comunicazioneinformazione

formazione

Le direttive europee sulla circolazione dei professionisti della salute e dei malati pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale che il Sistema ECM deve soddisfare.

Le direttive europee sulla circolazione dei professionisti della salute e dei malati pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale che il Sistema ECM deve soddisfare.

un sistema ecmadeguatoalle sfide europee

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3dicembre 2013

SaluteTELLME ProjectManlio M. Milano

Obesity Day a TorinoNicola Ferraro

cultura Gocce di sanità dall’isola MauritiusRinaldo Pellicano

Dagli Appennini alle AndeClaudio Mellana

La ricerca in ProvinciasifO: farmaci insieme alledimissioni, per risparmiareNicola Ferraro

Colchicina nella pericardite acutaMassimo Imazio

Le nostre radici La volpeGiuliano Maggi

dai congressiNeuropsichiatriadella coscienzaNicola Ferraro

rubrichein libreriaServizi dell’Ordinecomunicaticorsi e congressi in pillole

cOngreSSi

Direzione, Redazione,Corso Francia 8 - 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 [email protected]

PresidenteAmedeo Bianco

Vice PresidenteGuido GIUSTETTO

SegretarioIvana GARIONE

TesoriereGuido REGIS

ConsiglieriDomenico BERTEROTiziana BORSATTIEmilio CHIODORiccardo DELLAVALLEEzio GHIGOAnna Rita LEONCAVALLOElsa MARGARIAAldo MOZZONE

Renato TURRARoberto VENESIARosella ZERBIPatrizia BIANCUCCI (Od.)Gianluigi D’AGOSTINO (Od.)Bartolomeo GRIFFA (Od.)

Commissione OdontoiatriGianluigi D’AGOSTINO PresidentePatrizia BIANCUCCI

Claudio BRUCCOBartolomeo GRIFFAPaolo ROSATO

Revisori dei ContiRiccardo FALCETTA PresidenteCarlo FRANCOAngelica SALVADORIVincenzo MACRI’ Supplente

TORINO MEDICA

Direttore:

Amedeo Bianco

Direttore responsabile:

Mario Nejrotti

Caporedattore:

Nicola Ferraro

Aut. del Tribunale di Torino

n. 793 del 12-01-1953

4101314

17

2021

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prima pagina editorialeLo sciamanoMario Nejrotti

prima pagina TribunaBianco: la prossima sfida del sistema ECMè in EuropaNicola Ferraro

discutendo di odontostomatologiaLo strano caso del vecchio dentistascomparsoPatrizia Biancucci

il dedaloiperomocisteinemiae rischio cardiovascolareFranchi, Ferrero, Spinnler, Mengozzi

Prevenzione serenaapre al test hPvGuglielmo Ronco Nereo Segnan

Lo stetoscopioLa culturafa battere il cuoreCom. Stampa

E sono 2500!Com. Stampa

chi fa cosasi chiama EsDCom. Stampa

AsL TO 2: curedomiciliari a tutto sprint!Com. Stampa

La stanza del silenzio all’Ospedale Mauriziano di TorinoCom. Stampa

Sommarionumero 12dicembre 2013

la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino

torino medica

anno XXIVnumero 12

dicembre 2013

comunicazioneinformazione

formazione

Le direttive europee sulla circolazione dei professionisti della salute e dei malati pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale che il Sistema ECM deve soddisfare.

un sistema ecmadeguatoalle sfide europee

Non più accreditamento degli eventi ma dei Provider, introduzione definitiva del Dossier Formativo: queste le due novità operative più importanti del secondo triennio a regime del Sistema ECM, esaminate nel corso del Quinto Forum Nazionale a Roma.La libera circolazione in Europa di medici e malati è una questione complessa nella forma e nella sostanza. Serviranno infatti indicatori facilmente comprensibili e ragionevolmente comprensivi del profilo di competenze dei professionisti.

La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.

Pubblicità: SGI Srl via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.itProgetto e Realizzazione Grafica sGi srlStampa La Terra Promessa Onlus NOvARA

Chiuso in redazione il 28 novembre 2013

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dicembre 20134

prima pagina

editoriale

a cura diMario Nejrotti

Il fenomeno della contraffazione dei farmaci* è globale e tocca anche il nostro Paese. Si “tarocca” di tutto. Dagli anabolizzanti, ai prodotti contro la disfunzione erettile, passando per antidolorifici, antibiotici e arrivando persino agli antitumorali: tutti rigorosamente privi di principio attivo. L’AIFA da alcuni anni dedica particolare attenzione al tema della contraffazione farmaceutica, come testimoniato dalle diverse iniziative promosse nel tempo e oggi coordinate nell’ambito di una Unità Operativa dedicata.Trattandosi di un’attività “sotterranea” i dati relativi al fenomeno sono da considerarsi indicativi: secondo le stime ritenute più attendibili la percentuale di medicinali contraffatti sul mercato globale si attesterebbe intorno al 7 %, con punte significative che raggiungerebbero addirittura il 50% in alcuni paesi in Africa e in Asia.Le statistiche dell’Unione Europea indicano un incremento pari al 384% di falsi medicinali sequestrati nel 2006 rispetto a quanto avvenuto nel 2005 e, ancora, sempre secondo quanto riportato dall’UE, negli ultimi cinque anni sarebbero stati segnalati 27 casi di contraffazione nella catena legale e ben 170 nella rete illegale.Queste note che derivano da siti ufficiali (Aifa in primo luogo) danno per scontata una domanda agghiacciante: ma quanti saranno i morti ogni anno per questo traffico criminale?Il clima intimistico delle festività di fine d’anno avrebbe un sapore retorico e buonista se i professionisti della salute, in questa lieta occasione, dimenticassero il loro insostituibile ruolo di sorveglianza, denuncia e opposizione frontale ad ogni situazione internazionale capace di mettere in scacco qualsiasi progetto sanitario per la tutela della salute.Il racconto che segue, diviso in due parti, la seconda delle quali sarà pubblicata a gennaio, è una sollecitazione a riflettere e a ricordare ed è il nostro augurio di Buone Feste e di un Buon 2014 che speriamo possa essere davvero un anno nuovo.

La redazione di TM

*Di seguito tre codici QR per

accedere subito (con uno smartphone

abilitato) a link che arricchiscono le

informazioni sulla contraffazione farmaceutica.

Approfondimenti con QR codehttp://www.informasalus.ithttp://www.agenziafarmaco.gov.ithttp://www.iss.it Lo sciamano

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Capo I

il Nord del Kenya era una zona dimenticata da tutti. Oltre isiolo, dove si alzava la sbarra di confine tra Paese governato e territorio ingovernabile, la colonna di tre automezzi si arrestò davanti a tre soldati in tuta mimetica, alti tanto che Alberto pensava che per fermarne uno ci sarebbero voluti almeno cinque di loro cooperanti volontari, min-gherlini e anemici per definizione.Gli avvertimenti erano di rito e servivano a dire, in poche, semplici parole, che se oltrepassavano quella sbarra avrebbero dovuto arrangiarsi e che nessuno sarebbe venuto a cercarli, qualunque cosa fosse successa.Tra faide tribali di samburru, Turkana, Rendille e Olmolo, scaramucce al confine con l’Etiopia e predoni vari, che ti uccidevano per pochi sci-linghi, il governo non ne voleva sapere nulla di qualche medico volontario italiano.“ E poi – continuava molto irritato il sergente al posto di confine – che cosa ci andate a fare? Loro non hanno bisogno di voi! Nessuno qui ha biso-gno di europei che vengono a risolvere i propri problemi e non i nostri!”Aveva detto in un inglese stentato e mal pronun-ciato, ma per questo molto comprensibile, pen-sava Alberto, che con l’inglese ci aveva sempre litigato.“Altro che problemi – pensava Alberto, mentre quello finiva la sua filippica contro i volontari bianchi – sarà molto difficile superare la diffiden-za degli sciamani locali!La polvere si allontanava in piccoli turbini dietro le ruote dell’ultimo veicolo: una vecchia Land Ro-ver, passo lungo, comprata a Nairobi. La pista portava da isiolo verso Addis Abeba e non c’era tanto da scegliere.i soldi che avevano raccolto in sei mesi erano stati sufficienti a comprare le medicine, quell’auto per il carico e a coprire le spese di logistica per la spe-dizione e lo sdoganamento dei materiali sanitari, che era stata la cosa più difficile. Gli altri due mezzi li aveva messi a disposizione la missione dei Padri di Nanyuki, proprio alle pen-dici del monte Kenya, dove ci faceva un freddo porco al mattino, quando si erano trovati tutti lì per partire, che neanche in svizzera a novembre: altro che Africa! Pensava Alberto.Comunque adesso erano sull’altopiano e lo sguardo si perdeva per trecentosessanta gradi e non c’era niente, niente di niente: solo savana, rocce, i monti lontani, luce e vento. “Dio, sei grande!” Pensava Alberto. “Neanche John ford in Ombre Rosse era riuscito a tanto.”L’anno prima avevano saputo da un loro amico, che stava scrivendo una tesi di antropologia spe-rimentale, che un gruppo, appartenente ad una tribù del nord, viveva in condizioni igieniche disa-strose e la siccità aveva distrutto i pochi pascoli.il gruppo, di circa cinquemila persone era alla fame e in preda a ogni malattia infettiva, anche la più banale.Lo sciamano

di Mario Neyrotti

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dicembre 20136

prima pagina

editoriale

Quando aveva sentito la storia, aveva deciso che qualche cosa per aiutarli in un modo o nell’altro la doveva fare.Aveva cercato compagni, finanziatori, aveva raccolto soldi e aveva soprattutto smosso il parroco, l’ar-ciprete ed era arrivato anche in Curia.“santa Madre Chiesa, se si muove, riesce a smussarne di spigoli burocratici!”Pensava AlbertoE così era stato: loro erano ufficialmente cooperanti volontari, chiamati dal padre della missione, che si trovava proprio al centro di quell’area, che in italia non sapevano neanche che esistesse.Per le carte, mostrate alla polizia all’aeroporto e alla sbarra di isiolo, loro dovevano solo aiutare il padre e le suore nel loro lavoro sociale e di assistenza ai più deboli e malati, senza un vero obiettivo sanitario; che a quello certo provvedeva il governo locale con successo. Era poi scritto che avrebbero procurato ulteriori derrate alimentari, se necessarie per la sopravvivenza di quel gruppo. E questo giustificava i due Ranger Rover e la vecchia Land a passo lungo. La presenza costante dei Padri aveva smorzato le altre domande sul chi fossero veramente e che cosa avevano intenzione di fare, e sulla composizione del carico: molto sbilanciato sulle medicine, rispetto ai cibi a lunga conservazione.Oltre alle derrate alimentari, lui aveva fatto arrivare, infatti, antibiotici, medicinali “salva vita”e mate-riale sanitario che pensava di gestire insieme ad altri due colleghi e a due splendide infermiere.Tre mesi liberi: tanto un lavoro vero non lo aveva ancora trovato nessuno, e poi si vedrà! Pensava Alberto.

Capo II

Dopo alcune centinaia di chilometri e tre giorni di guida dalla capitale, si erano trovati in un grande villaggio ai piedi delle montagne laviche nell’area al confine con il distretto di Marsabit con il grande vulcano spento e il suo lago, nel deserto del Kaisut.Le condizioni della gente erano impressionanti e il cibo che avevano portato, diede loro solo un mo-mentaneo sollievo.il capo e gli anziani, che avevano saputo attraverso chissà quali vie, del loro arrivo, li aspettavano: lo sciamano era con loro.il padre era molto ben voluto e nonostante le occhiatacce dello stregone, ottennero il permesso di fermarsi e di installarsi lì.Alberto insieme agli altri, al padre e a qualche giovane murani si diedero da fare per costruire una grande capanna, che avrebbe dovuto funzionare da dispensario e anche da ricovero per i malati più gravi.Quei disgraziati avevano di tutto: dalle comuni infezioni polmonari, alle ferite infette, ai traumi. i tre medici erano poi molto preoccupati per alcune situazioni a rischio per una grave malattia spesso epidemica: il carbonchio, che li poteva contagiare dalle mucche infette, di cui, poveri com’erano, con-servavano la pelle per farne dei giacigli.“vergini come sono delle nostre medicine, però, guariranno benissimo, se dovesse succedere. Con i risultati che avremo, qui rischiamo davvero di fare la figura degli stregoni: evviva gli antibiotici!” Pensava Alberto.Non era tutto così semplice, però. fino a visitarli ci arrivavano abbastanza facilmente, ma a somministrargli le medicine trovavano molti più ostacoli.soprattutto i malati gravi chiedevano che il loro sciamano fosse presente e condividesse la diagnosi e partecipasse alla terapia. Ma lo sciamano, da quando il capo aveva acconsentito alla loro missione, non era più uscito dalla sua capanna e lo si sentiva cantilenare nenie dall’interno.“se gli parlo, mi ascolterà. io non ho niente contro di lui. Ma questa gente muore e deve prendere le medicine. Cazzo! Con la fatica che abbiamo fatto per averle dal grossista, che le ha chieste diret-tamente a casa madre al prezzo più basso possibile. Le multinazionali non sono mica Papà Natale e devono guadagnare, ma almeno questa volta si sono messi una mano sul cuore.” Pensava Alberto, mentre a grandi passi percorreva la spianata polverosa che lo separava dalla capanna dello sciamano.Tutto intorno odore di fumo, di latte bollito con il the e di sterco di camilo, come li chiamavano i Rendille i loro animali, anche se erano dromedari, a formare un unico odore, che non aveva niente di sgradevole, anzi: metteva appetito. Pensava Alberto, vergognandosene un po’.L’uomo scattò in piedi appena il giovane dottore entrò e gli puntò contro il suo bastone del comando. Non per colpirlo, ma per tenerlo a distanza.

“Altro che problemi – pensava Alberto, mentre quello finiva la sua filippica contro i volontari bianchi – sarà molto difficile superare la diffidenza degli sciamani locali!

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Gli occhi fiammeggiavano e la bocca era una smorfia: odio e rancore nei suoi pensieri.“Piccolo bianco arrogante, non sai nulla: non conosci il dolore, la morte che è sempre con noi. Arrivi con le tue scatolette colorate e credi di mettermi da parte. Pensi che io sia meno di te, non credi nella medicina. La mia maledizione ti distruggerà!”in piedi al centro della bassa capanna con la testa arrivava quasi al tetto di pali intrecciati, pelli e stuoie. Era imponente, mentre il suo petto nudo, lucido di grasso e rosso di ocra, coperto solo di collane di osso e frammenti di uova di struzzo, si sollevava per l’emozione e la collera che non riusciva a con-tenere.il fumo del fuoco acceso ai suoi piedi usciva da una apertura circolare alla sommità, da cui filtrava la luce.“Non c’è tempo per parlare: non capirebbe e non mi ascolterebbe!” Pensava Alberto. Uno sguardo e vide una panga piantata nel terreno, l’afferrò e si lanciò verso lo sciamano. Un fendente velocissimo, il fischio dell’aria, gli occhi impietriti dalla paura dell’uomo che non si aspet-tava quello scatto fulmineo dal ragazzino striminzito e bianco, che aveva disprezzato fin dal primo momento.Poi lo stupore: la testa del rettile gli colpisce la spalla, il corpo, che si contorce ancora, cade nella polvere accanto alle pietre del fuoco. il grosso serpente velenoso, che Alberto aveva visto tante volte su internet, mentre si preparava alla spedizione, disturbato dallo sciamano in piedi, stava per morderlo dai pali sopra la sua testa.il bello del loro animo, pensava l’indomani Alberto, è che non ci mettono nulla a capire che si sono sbagliati e che il nemico è un amico.infatti, dopo quell’episodio, Leisan, così si chiamava lo stregone, aveva incominciato a frequentare il dispensario e a farsi vedere contento, mentre accompagnava con i suoi segni e con le sue nenie, la somministrazione delle medicine e le medicazioni delle piaghe e delle ferite.

Capo III

Per qualche giorno le cose andarono bene. specie i murani che, con il loro mestiere di guerrieri e di pastori si procuravano lesioni di ogni tipo, reagivano bene al lavoro delle infermiere e guarivano solo che li pulissero e li disinfettassero. invece, quando i giovani “Dactari”, che qualcuno più entusiasta chiamava “Daktari ja mungu”, chiamando in causa un dio molto simile a quello dei padri, facevano diagnosi di malattie infettive e somministravano le terapie antibiotiche, tutto sembrava incepparsi. “Non è possibile che i bambini guariscano così lentamente: la febbre e i sintomi durano troppo…”Pensava Alberto.Quel lunedì successe quello che non avrebbe mai dovuto succedere.il figlio del capo si svegliò con la febbre altissima e una lesione bollosa, rotonda e piena di siero sull’a-vambraccio destro.A fare la diagnosi Alberto ci mise poco, ma decise di aspettare almeno un giorno l’evoluzione della malattia, controllando la temperatura e affidando alle infermiere le medicazioni di quella pustola che, anche se gli avevano detto che non si poteva chiamare maligna, aveva un aspetto schifoso.“Meglio che controlli che antibiotici abbiamo: nove su dieci è carbonchio.” Pensava Alberto.“E adesso mi toccherà anche far bruciare la pelle di mucca su cui dorme: Leisan mi aiuterà a farglielo capire.”Tre giorni erano passati. Aveva già cambiato due tipi di antibiotici, ma le condizioni generali del ra-gazzino peggioravano sempre. Anche gli altri malati di malattie infettive andavano male, chi più chi meno.il quarto giorno il padre li svegliò che era notte fonda.“fate piano i vostri sacchi, lasciate tutto il resto, non posso più garantire la vostra sicurezza qui. An-diamo via subito. Un quarto d’ora: ne va della nostra vita!”“siamo scappati come ladri e li abbiamo abbandonati.”Pensava Alberto, chiuso nella sua stanza alla missione, steso sul letto con le mani intrecciate dietro la nuca, senza dormire. “Merda! Non abbiamo potuto sbagliare tutte le diagnosi e le terapie, neanche fossimo studenti del terzo anno!”Pensava Alberto.Le dosi erano giuste, dopo le prime difficoltà, le avevano persino aumentate: e niente, come se fos-sero stati acqua fresca. Acqua fresca, acqua fresca…

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“Vergini come sono delle nostre medicine, però, guariranno benissimo, se dovesse succedere. Con i risultati che avremo, qui rischiamo davvero di fare la figura degli stregoni: evviva gli antibiotici!” Pensava Alberto.

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dicembre 20138

prima pagina

editoriale

Quel pensiero non gli usciva più dalla testa.Un famoso quotidiano aveva pubblicato qualche mese prima della loro mis-sione un’inchiesta che aveva fatto rumore. Le grandi multinazionali del far-maco, attraverso società controllate di facciata, esportavano nei paesi emer-genti farmaci scaduti o peggio inesistenti, che di originale avevano solo le confezioni o per rendere la truffa meno evidente, dentro di principio attivo ce ne mettevano magari un po’, ma molto meno del dovuto.Anche la televisione nazionale, ma solo su un canale, aveva ripreso la notizia e dedicato uno speciale d’inchiesta, che aveva dato risultati agghiaccianti, ma difficili da provare. Da 500.000 a un milione di persone ogni anno morivano per farmaci indegni di questo nome e i profitti delle multinazionali salivano alle stelle.Lui aveva pensato che fosse una infondata leggenda metropolitana. “Chi può solo pensare una cosa del genere, neanche i medici dei lager na-zisti!” Pensava Alberto.L’indomani correva da solo sulla Land verso Nairobi, per vedere un suo ami-co, che lavorava all’Università a farmacologia. Qualche scatola di antibiotici era rimasta nel cassone della passo lungo e lui glieli portava ad analizzare: non poteva andare avanti con quel dubbio che lo tormentava.“Non vorrà compromettersi, ma io devo sapere: altrimenti impazzisco.”Pensava Alberto.E invece Luigi, che, a suo tempo, aveva mandato a farsi benedire il suo Diret-tore e aveva accettato una cooperazione internazionale, pagata malissimo, pur di non rinunciare a quello in cui credeva, ci mise veramente poco, sma-nettando sul web con due suoi collaboratori, che con il computer e con la rete erano dei treni, a scoprire che la Global farmaceutici, grossista con sede a Modena, inscatolava di tutto per conto di una multinazionale planetaria, che faceva qualunque cosa, anche i lecca-lecca ecologici per i bambini con

Torino Medica augura...

disturbi di assorbimento intestinale e aveva rice-vuto recentemente un premio dall’OMs.Dopo sei ore la risposta del laboratorio. Ogni antibiotico testato conteneva il 10% del principio attivo dichiarato sulla confezione.Tornando alla missione, Alberto pensava alle ulti-me parole di Luigi. “sono dei figli di puttana, ma molto, molto pe-ricolosi. Tu non ci pensare neanche ad andargli contro: quelli ti sbriciolano e sarà tutto assoluta-mente legale. stai attento: tu all’Amministratore Delegato non ti avvicini neppure nel suo bel grat-tacielo a New York! Ti distruggono letteralmen-te: te, i tuoi colleghi e anche i Padri.”E poi, vedendo la sua faccia furiosa e avvilita, era stato un vero amico… Pensava Alberto.Trasportava il suo nuovo carico di antibiotici, comprato in un magazzino gestito da indiani, che loro ormai i farmaci li producevano a basso costo, anche se le multinazionali non volevano e facevano fuoco e fiamme.i soldi Luigi glieli aveva dati, pescandoli da un fondo, diciamo, un po’ elastico del suo istituto, che anche lì qualche sponsorizzazione arrivava in modo avventuroso e poco controllato.“Per una volta, non è il caso di fare i pignoli.”Pensava Alberto.

(continua sul prossimo numero)

...Buone Feste di Fine Anno

e uno splendido 2014!

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dicembre 201310

prima pagina

Tribuna

a cura diNicola Ferraro

Bianco:la prossima

sfida del sistema ecm È in europa

Presidente, quello che si è appena concluso è stato il primo triennio “a regime”, dopo tante proroghe, del Programma nazionale ECM. Con quali risultati?il triennio trascorso, del quale la Quinta Conferenza nazionale Ecm costitu-isce una sorta di bilancio consuntivo, si è caratterizzato per grandi trasfor-mazioni del sistema.Due su tutte: il passaggio da accreditamento dell’evento ad accreditamen-to del provider, e il lungo lavoro preparatorio per introdurre in modo stabile il Dossier formativo.Come tutte le fasi di transizione, il passaggio all’accreditamento dei pro-vider ha comportato, in un primo tempo, una calo dell’offerta, come una sorta di prezzo che il sistema Ecm ha consapevolmente pagato all’obiettivo della Qualità e della stabilità del sistema stesso.soprattutto negli anni 2009 e 2010, si era registrata una riduzione delle partecipazioni e dei crediti attribuiti. Gli ultimi dati ci dicono, invece, che questi indicatori sono in netta ripresa.

E i medici quanto sono “virtuosi” nell’aggiornarsi?i medici e gli Odontoiatri corrispondono all’obbligo Ecm con percentuali elevate, potendo oggi godere anche di una più vasta e articolata offerta formativa. Ma mi preme ricordare che il sistema è rivolto a tutti i pro-fessionisti della salute: la cifra dei risultati dobbiamo misurarla in questa dimensione.

A partire dal 2014, i sanitari che non si aggiornano dovrebbero es-sere sanzionati ma il sistema di sanzioni non sembra ancora ben definito dalla Legge. Il mancato aggiornamento è comunque un ille-cito disciplinare. Forse, in materia, potrebbe anche essere investito il nuovo Codice Deontologico attualmente in fase di revisione?su questo aspetto, continuo a ritenere che un sistema che preveda solo sanzioni sia profondamente inadeguato a cogliere l’obiettivo vero della questione.in altre parole, mi permetto di osservare che quello che prioritariamente manca oggi è, in positivo, il riconoscimento a coloro che correttamente corrispondono all’obbligo formativo.

N. Ferraro Da un’intervista di Simona Dainotto pubblicata sul portale

FNOMCeO (www.fnomceo.it)

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dicembre 2013 11

Il passaggio dall’Accreditamento degli Eventi a quello dei Provider e l’introduzione definitiva del Dossier Formativo*, vale a dire lo strumento di programmazione, di rendiconto e di verifica attraverso il quale il professionista determina in libertà e autonomia il proprio percorso di aggiornamento: sono questi i due fulcri della “Rivoluzione copernicana” del Sistema di Educazione Continua in Medicina, che, iniziata già dal 2007, è entrato a regime nel triennio che si sta concludendo.Ma quali saranno i prossimi obiettivi del Sistema a poche settimane dall’inizio del secondo triennio (2014-2016) a regime? A poche ore dell’inizio della Quinta Conferenza nazionale ECM, l’Ufficio Stampa della FNOMCeO lo ha chiesto ad Amedeo Bianco - presidente della FNOMCeO oltre che vicepresidente della Commissione nazionale ECM del Ministero della Salute: Amedeo Bianco, tra l’altro, lunedì 4 novembre ha aperto i lavori e il giorno successivo ha chiuso l’evento tirandone le conclusioni**.

* Il “Dossier formativo” nel Sistema ECM corrisponde in estrema sintesi al piano di aggiornamento professionale.È lo strumento ufficiale di programmazione triennale (sta per iniziare, a gennaio 2014 il secondo triennio a regime) del percorso formativo del singolo operatore o del gruppo di cui fa parte, ad esempio l’équipe o il network professionale in cui esercita la professione sanitaria. Non è però un semplice catalogo delle competenze svolte o che si intendono compiere nel triennio successivo, ma non può che essere correlato al profilo professionale del professionista operante in Sanità. Il dossier esprime le necessità formative da soddisfare con il Sistema ECM, la somma delle specificità individuali e degli interessi generali. È la pianificazione ufficiale del proprio aggiornamento che tiene conto anche delle esigenze particolari (programmazione aziendale o sviluppo individuale del singolo operatore sanitario) e di quelle più generali di tutela della salute (obiettivi sanitari nazionali, regionali e aziendali). In altre parole, attraverso questo strumento, i gestori del Sistema ECM auspicano che ogni operatore sanitario non si aggiorni mai soltanto per soddisfare esigenze o curiosità personali, ma per aumentare il livello d’integrazione nel sistema-salute di cui quel professionista è parte.

** Sulla Quinta Conferenza nazionale ECM tenutasi all’inizio di novembre a Roma è consultabile sul portale dell’OMCeO di Torino (www.torinomedica.com) un contributo con link anche a servizi audiovisivi realizzati sempre dalla redazione nelle precedenti edizioni della Conferenza, tenutasi a Villa Erba a Cernobbio

Può spiegarci meglio?stiamo parlando di professionisti, medici e sanitari, che avvertono l’esigenza di un miglioramento e un affinamento continuo delle loro competenze: è un sentire deontologico, a cui naturalmente tali professionisti cercano risposte.Dobbiamo metterli in condizione di poter soddisfare questi bisogni che, come dicevo, avvertono in primo luogo come professionisti singoli, ma che si rispecchiano anche nelle necessità delle organizzazioni sanitarie in cui operano. Entrambi, professionisti e organizzazioni, sono sollecitati a grandi cambiamenti, ma contemporaneamente poco supportati a compierli e ad attuarli.L’eventuale rilievo disciplinare può solo ragionevolmente essere valutato in un contesto nel quale è garantita la piena accessibilità alle attività formative, e la loro coerenza ai bisogni individuali e a quelli delle organizzazioni in cui operano. se vengono meno questi riferimenti, tutto il sistema rischia di pre-cipitare in un’arida prospettiva burocratica.

E come sarà articolata l’offerta formativa? Quali cambiamenti auspi-cate poi per il nuovo triennio 2014-2016? E quali altri, guardando an-cora più lontano?La sfida più grande per il prossimo triennio ritengo sia il “Dossier formativo”, così come viene prospettato. Non si tratta, infatti, di accumulare crediti per raggiungere un “premio” – o, più precisamente, per evitare delle sanzioni – ma di individuare nelle organizzazioni sanitarie, e di personalizzare secondo le specifiche competenze dei professionisti, quelle attività formative in grado di migliorare gli uni e le altre.Credo che – e non solo nel panorama europeo - questa prospettiva sia pres-soché unica, e richiederà grandi sforzi a tutti i soggetti coinvolti.

In questo sistema in trasformazione, si modificheranno anche i ruoli degli Ordini e dei Collegi?Mi concedo una sola affermazione: non credo di peccare di orgoglio se dico che, senza una tenace e responsabile presenza degli Ordini e dei Collegi nel sistema Ecm, oggi non disporremmo di quelle straordinarie potenzialità che tale sistema, nonostante grandi difficoltà di ordinamenti, regolamenti, e una erodente crisi di risorse, continua a mantenere. u

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dicembre 201312

prima pagina

Tribuna

Entro la fine dell’anno entrerà in vigore la direttiva europea sull’assistenza transfrontaliera: lei come pensa che si possa unificare, a livello europeo, il riconoscimento del percorso for-mativo dei professionisti?Le direttive europee in materia di circolazione dei professionisti e dei pazienti, tra le tante, pongono anche una questione di certificazione della Qualità professionale.E si tratta di una questione complessa - nella forma e nella sostanza - presupponendo l’individuazione di indicatori facilmente comprensibili e ragionevolmente comprensivi del profilo di competenze dei professionisti.

Può entrare più nel dettaglio?Nello specifico, andranno armonizzati, a livello europeo, i criteri identificativi dei crediti Ecm, che non sono esclusivamente i parametri connessi al rapporto tout court tra tempo dedicato e crediti (un’ora = un credito), ma consistono anche nei criteri legati alla qualità delle attività formative, alla loro perti-nenza con il profilo di competenze scelto, alla trasparenza dei contenuti scevri da conflitti di interesse.Con una certa fierezza, posso affermare che il nostro sistema sta, da tempo, camminando su questa strada. ¢

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dicembre 2013 13

discutendo di odontostomatologia

lo strano caso del VeccHio

dentistascomparso

Franco Tosco

FARE IL DENTISTA è UN’IMPRESA SUGGERIMENTI DI SOLUZIONI PER LA GESTIONE DELLO STUDIO ODONTOIATRICO

Tueor Servizi

Pagine 178, € 60,00

“Lo studio odontoiatrico è un’azienda. La segreteria: funzione centrale dell’azienda odontoiatrica. il controllo di gestione nell’azienda odontoiatrica. L’azienda odontoiatrica e l’analisi finanziaria. Marke-ting e organizzazione”. Questi sono alcuni dei capitoli del libro che, come scrive franco Tosco nell’in-troduzione, non vuole essere né un trattato, né un manuale organico, ma“deve permetter al lettore di avere un quadro di ciò che è indispensabile conoscere per gestire la propria struttura”. il vecchio dentista è ormai quasi scomparso e il dentista di oggi non ha niente a che spartire con il suo predecessore: essere un grande tecnico e un eccellente clinico non basta più! Occorre una formazione a tutto tondo che includa discipline spesso assenti nei corsi universitari, come psicologia, psicologia dei gruppi, leadership, comunicazione, linguistica e meta-linguistica, sociologia e, dati gli spostamenti mondiali in atto, anche l’antropologia culturale. Ma non è tutto: l’odontoiatra serio, bravo, capace è pressoché obbligato a considerare la sua strut-tura come un’azienda e dunque verificarne l’efficienza organizzativa, economica e finanziaria, dopo essersi dotato di strumenti sia concettuali sia tecnici; e infine deve tenere sotto controllo costi e ricavi e i corrispondenti incassi e pagamenti, attivando le opportune consulenze. E così il vecchio dentista è scomparso e ha lasciato il posto al nuovo dentista che, suo malgrado, è anche imprenditore, evita l’errore di non stare al passo con i cambiamenti e non rischia di essere fuori mercato.insomma, come sostiene franco Tosco, “Il medico deve fare il medico perché quello è il suo mestiere e quello è ciò che gli utenti gli chiedono. Però deve sapere di chi e di che cosa ha bisogno per poterlo fare al meglio“.Eh sì; fare il dentista è…un’impresa! ¢

Patrizia BiancucciComponente CAO Torino

La Rubrica “NOTE A MARGINE”

è lo spazio dedicato all’attività della

Commissione Albo Odontoiatri, che non si limita al controllo

di comportamenti professionali

incongrui eventualmente

sanzionabili, ma è principalmente quella

di INFORMARE: la storia dell’Ordine dei Medici e degli

Odontoiatri di Torino dimostra tra l’altro

che la maggior parte dei comportamenti

scorretti deriva dalla non conoscenza delle

regole.Questa volta partiamo

da un libro scritto ad uso e consumo di noi odontoiatri

per cercare insieme qualche utile spunto

di riflessione sul contesto lavorativo

che affrontiamo quotidianamente e sull’evoluzione del nostro profilo

professionale. Questa rubrica nasce infatti

dalla convinzione che dare INFORMAZIONI

UTILI equivale sempre a migliorare la nostra

professionalità.

In questo numero parleremo dello

“Strano caso… del vecchio dentista

scomparso”.

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dicembre 201314

il dedalo

Negli ultimi due decenni molti studi clinici hanno cercato di fare chiarezza sulle contraddizioni emerse in letteratura, circa il possibile ruolo dell’Omocisteina (hcy) come fattore di rischio cardiovascolare e sulle possibilità terapeutiche dell’incremento di apporto di vitamine del gruppo B, somministrate allo scopo di ridurre la concentrazione ematica di hcy.Com’è noto le malattie cardiovascolari costituiscono la princi-pale causa di morte nei paesi Occidentali. Questi eventi sono l’esito clinico di un substrato patologico detto aterosclerosi che inizia molti anni prima della manifestazione dei sintomi.È altrettanto noto che lo sviluppo di aterosclerosi è associato in modo inequivocabile ad una serie di fattori predisponenti detti fattori di Rischio Cardiovascolare (fRCv), quali l’età, il sesso maschile, la razza, la familiarità, il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, le dislipidemie, l’obesità, a seden-tarietà.A queste note condizioni predisponenti si sono aggiunte negli ultimi anni altre variabili che sono state ritenute responsabili potenziali di sviluppo precoce e/o accelerato di aterosclerosi, questi vengono detti nuovi fRCv e comprendo i livelli di fibri-nogeno, di lipoproteina Lp(a), indici di funzione fibrinolitica e di flogosi (PCR), la leptina e, appunto l’hcy. L’hcy, isolata per la prima volta nel 1933, è un derivato am-minoacidico che si forma attraverso il passaggio a s-adeno-silmetionina e a s-adenosil omocisteina. La sua produzione è regolata da enzimi e da alcune vitamine, come l’ acido folico o vitamina B9, piridossina o vitamina B6 e ciancobalamina o vitamina B12.il passaggio da hcy a metionina è reversibile; il 20% circa dell’ hcy è libera, sia in forma ossidata che ridotta, mentre l’80% si lega a proteine. La forma ridotta, che è particolarmente dan-nosa per gli endoteli vascolari, è circa il 2% dellahcy totale. in alcune condizioni patologiche l’equilibrio è spostato verso un aumento dell’ hcy circolante. Nella maggior parte dei casi la condizione patologica ha un eziologia di tipo genetico: è nota la mutazione MThfR (me-tilentetraidrofolato-reduttasi), che ostacola il processo di tra-sformazione. La mutazione è piuttosto frequente e la variante allelica (polimorfismo C677T) è stimata intorno allo 0,5% nella popolazione italiana. Esiste anche un danno metabolico causa-to dal difetto dell’enzima cistationina-b-sintetasi, che provaca un aumento della hcy nelle urine (omocisteinuria).

iperomocisteinemiae riscHiocardioVascolare

Ivana Franchi*° Antonio Ferrero*^

Maria Teresa Spinnler^, Giulio Mengozzi°

*CdL Magistrale in Tecniche Diagnostiche Università di Torino

^SC Cardiologia ASLTO5

°A.O.Città della Salute e della ScienzaDip. Medicina di Laboratorio

SC Biochimica Clinica

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dicembre 2013 15

IPEROMOCISTEINEMIA E RISChIO CARDIOvASCOLARE

Una possibile impicazione dell’hcy nella patogenesi delle malattie cardiova-scolari (CvD) è stato ipotizzato fin dal 1969 quando Mc Cully osservò la presenza di aterosclerosi prematura diffusa in due bambini affetti da ipe-romocisteinuria, e formulò l’ipotesi di un rapporto diretto tra hhcy, lesioni aterosclerotiche diffuse e fenomeni di tromboembolismo arterioso e venoso.Gli studi osservazionali , a partire dalla fine degli anni ’80, sono stati orien-tati verso l’identificazione di questa relazione e le possibilità di prevenzione primaria e secondaria con supplementi di acido folico, con o senza vitamina B6 e B12.i primi studi osservazionali svolti nei vent’anni successivi alla prima evidenza, avevano, di fatto, validato l’ipotesi identificando l’hcy come un fattore indi-pendente di rischio cardiovascolare indicando che un aumento di 5 μmol/L del livello di hcy rispetto ai valori normali, è associato ad un aumento del 20% del rischio di eventi coronarici, indipendentemente dagli altri fattori di rischio.A fronte di primi risultati, che sembravano attribuire alla supplementazione con acido folico una diminuzione del rischio di ictus del 19% e di ischemia cardiaca dell’11%, gli studi e le revisioni sistematiche più recenti non hanno confermato che tali integrazioni , pur riducendo i livelli di hcy plasmatica, siano in grado di ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari e au-mentare la sopravvivenza.Dato che l’importanza dell’hhcy come fattore di rischio per CvD è stata in passato sovrastimata, in conseguenza di limitazioni metodologiche degli stu-di è attualmente auspicabile arrivare ad una corretta interpretazione dell’im-portanza e del ruolo rivestito dal metabolita

Valori normaliSono molte le variabili che influenzano la

concentrazione di Hcy nel plasma: età, sesso, etnia, gravidanza, menopausa, fumo, stato nutrizionale,

funzione renale, farmaci, fortificazione dei cibi con folati.

La letteratura indica come range di normalità per

Hcy plasmatica quello compreso tra 5 e 17μmol/L.

Mentre l’OMS ha indicato i seguenti valori:

- Uomini fino a 13 μmol/L- Donne fino a 10.1 μmol/L

- Ragazzi fino a 14 anni 11.3 μmol/LUn documento di consenso pubblicato nel 2003 ha

definito l’iperomocisteinemia (HHcy):

- Moderata da 15-30 μmol/L- Intermedia da 30-100 μmol/L

- Severa > 100 μmol/LAttualmente la determinazione dell’Hcy plasmatica

può avere tre indicazioni cliniche:

1. Diagnosi di iper omocisteinuria

2. Rilevazione di carenze nutrizionali di vitamine

B6, B9 e B12

3. Valutazione di Hcy come fattore di rischio

cardiovascolare in soggetti con familiarità per

aterosclerosi precoce, in presenza o assenza di

FRCV convenzionali

sono disponibili due recenti pubblicazioni (2013), particolarmente significative, selezionate in base al tipo di studio (meta-analisi e/o analisi trasversale) allo scopo di fare il punto sullo stato dell’arte. La review pubblicata in “The Cochra-ne Library” ad inizio 2013, eseguita allo scopo di valutare gli effetti della riduzione di hcy come prevenzione di eventi CvD, considerando come esiti primari l’ infarto del miocardio e ictus ed esiti secondari angina pectoris, insufficienza car-diaca, morte per altre cause e seri eventi avversi. in questa recensione sono stati inclusi 12 RCT, con un periodo di follow-up di almeno un anno, per un totale di 47.429 partecipanti. Non è sta-ta trovata alcuna prova che la riduzione di hcy mediante somministrazione divitamine B6, B9 o B12, da sole o in combinazione, a qualsiasi do-saggio rispetto al placebo, riduca il rischio di in-farto del miocardio; di ictus o riduca la mortalità totale, nei partecipanti a rischio o con malattie cardiovascolari conclamate.inoltre interventi di riduzione di hcy rispetto al placebo non hanno alcuna influenza su eventi avversi gravi quali l’ insorgenza del cancro. u

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dicembre 201316

il dedalo

Depone viceversa a favore del ruolo dell’hcy, quale marker predit-tivo, un lavoro pubblicato, sempre nel 2013, su Stroke. in questo studio è stata esaminata l’associazione tra hcy totale e morfologia e superficie della placca carotidea in una coorte multietnica. di 1.327 soggetti senza precedenti episodi di ictus, di età compresa tra i 57 e i 75 anni, caratterizzati da hhcy totale plasmatica. Dall’analisi, emerge che valori elevati di hcy totale supportano l’ipotesi di un suo coinvol-gimento nel rischio aterogenico in particolare, alti valori di hcy sono positivamente ed indipendentemente correlati sia all’estensione della superficie della placca che alla presenza di placche ecolucenti a bassa densità e bassa calcificazione, e di placche ecodense considerate fattori di rischio per l’ictus.

Attualmente le numerose evidenze sperimentali ed epidemiologiche hanno indotto l’OMs a inserire l’hhcy tra i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di CvD, malattie cerebrovascolari e vascolari periferiche. Come fattore di rischio l’hhcy plasmatica è associata a ipertensione arteriosa, diabete mellito, elevati livelli di colesterolo, fumo.il dosaggio dell’hcy può quindi essere utilizzato per valutare il rischio CvD in associazione ad altri parametri quali il profilo lipidico o nel caso in cui siano presenti altri fattori di rischio quali la familiarità per cardiopatie.il dato dell’hcy plasmatica non può essere impiegato ai fini di scree-ning come avviene invece per altri esami quali il profilo lipidico. L’hcy può essere valutata anche in relazione ad un eventuale deficit di vi-tamina B12 e folati: come talora accade in pazienti malnutriti, negli anziani, negli alcolisti e in soggetti che fanno uso di droghe.valori molto al di sopra del limite di riferimento possono essere os-servati in bambini affetti da iper omocisteinuria; in questo caso ul-teriori accertamenti sono necessari per identificare la causa di tale incremento.indagini ulteriori hanno messo in evidenza una correlazione tra in-cremento dell’hcy ed esito infausto in gravidanza (alterazioni per la vascolarizzazione della placenta e quindi diminuita funzionalità: aborto, nascita sottopeso del neonato, presenza di difetti del tubo neurale).Altrettanto interessanti le indagini relative all’associazione fra hhcy e la sindrome di Alzheimer. ¢

BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

- Elevated homocysteine and carotid plaque area and densitometry in the Northern Manhattan Study. SaraAlsulaimani, MD; Hannah Gardener, ScD; Mitchell S.V. Elkind, MD; Ken Cheung, PhD; Ralph L. Sacco, MD;Tatjana Rundek, MD. Stroke AHA, 2013 Feb; 44(2):457-61.- Homocysteine-lovering interventions for preventing cardiovascolar events. A.J.M. Carvajal et all. The Cochrane Collaboration. The Cochrane Library 2013, Issue I- Elevated plasma Homocysteine level is not primarily related to Alzheimer’s disease. Nilsson K. Et all. Dementia and Geritric Cognitive Disorders 2012- Homocysteine-Lowering by B Vitamins Slows the Rate of Accelerated Brain Atrophy in Mild Cognitive Impairment: A Randomized Controlled Trial. Smith AD, Smith SM, de Jager CA, Whitbread P, Johnston C, et al.PLoS ONE. Trials VITACOG, 2010 ISRCTN 94410159 University Oxford News- WHO (World Health Organisation). The word health report: reproducing risks, promoting healthy life.Htpp://www.who.int/whr/2002/en/whr02_en.pdf- Facts and recommendations about total homocysteine determinations: an expert opinion. Refsum H. et all. Clin Chem 2004;50:3-32- DACH-LIGA homocystein (German Austrian and Swiss homocysteine society): consensus paper on the rational clinical use of homocysteine, folic acid and B-vitamins in cardiovascular and thrombotic disease: guidelines and recommendations. Stanger O. et all. Clin Chem Lab Med 2003;41:1392-403- Vascular pathology of homocysteinemia: implications for the pathogenesis of arteriosclerosis. Mc Cully KS. Am JPathol 1969;53:111-28

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dicembre 2013 17

preVenZioneserena apreal test HpV

passi aVanti nello screening del cancrodel collo dell’utero

Guglielmo Ronco Nereo Segnan

Unità di Epidemiologia dei

Tumori 2, CPO Piemonte,

Città della Salute e della Scienza di

Torino

Lo screening con test HPV nelle donne tra i 30 e i 35 anni permette di ridurre del 60%-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con Pap test. Lo dimostra uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, con il titolo “Efficacy of HPV-based Screening for Preventing invasive Cervical Cancer: follow-up of European randomised controlled trials”. Lo studio è opera di un’équipe internazionale di ricercatori guidata dal torinese Guglielmo Ronco, del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO Piemonte).L’articolo che segue è un contributo originale su questo argomento scritto appositamente per Torino Medica; l’accesso all’articolo citato di Lancet è possibile digitando la parola chiave “Ronco” nell’apposito spazio di ricerca del portale dell’OMCeO di Torino, www.torinomedica.com o tramite un smartphone utilizzando il codice Qr che segue.

N. Ferraro

scopo dello screening del cancro del collo dell’utero è identificare le neoplasie intraepiteliali cervicali (CiN) di alto grado, che possono progredire a cancro invasivo e trattarle prima della progressione. Lo screening basato sul Pap-test (esame citologico delle cellule di sfaldamento della cervice uterina) è stato certamente uno dei successi della prevenzione dei tumori. L’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (iARC) ha stimato che programmi di popolazione di buona qualità basati sul Pap-test ridu-cono il rischio di tumore del 70% o più tra le donne che fanno lo screening. Dalla fine degli anni ’90 una serie di studi ha dimostrato che il test per la presenza di DNA di alcuni tipi di papilloma virus umano (hPv) è in grado di trovare CiN di alto grado che la citologia non è in grado di identificare. Questo peraltro non era sufficiente perché è noto che solo una parte delle CiN di alto grado diventa cancro invasivo (1/3 in 30 anni di quelle trovate con il Pap-test) e molte guari-scono spontaneamente. Era quindi teoricamente possibile che tutte o quasi le CiN aggiuntive trovate con l’hPv fossero spontaneamente regressive. finora quattro studi randomizzati, condotti in svezia, inghilterra Olanda e italia (quest’ultimo coordinato dal CPO Piemonte e condotto all’interno di sei programmi organizzati di screening, tra cui Torino) hanno pubblicato i dati su due round di screening, mostrando che al primo round di screening nel braccio che ha fatto il test hPv si erano trovate più CiN di alto grado che nel braccio che ha fatto citologia ed al secondo round meno. Questo prova che il test hPv permette di identificare (e quindi trattare) CiN di alto grado persistenti prima della citologia e quindi plausibilmente di ridurre il numero di CiN che progrediscono a cancro prima del trattamento. u

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dicembre 201318

il dedalo

LO STUDIO TORINESE PUbbLICATO DA ThE LANCET

A partire dal 2010 si sono avviati in italia diversi programmi pilota con il test hPv, tra cui uno a Torino nel 2010, in cui metà delle donne, secondo l’anno di nascita, veniva invitata a fare lo screening con test hPv e l’altra metà la con citologia (Pap-test). intanto è stato pubblicato un rapporto di health Technology Assessment per la situazione italiana, che concludeva che, se vengono usati protocolli appropriati, lo screening con hPv è più protettivo che quello con citologia senza aumentare gli effetti collaterali e, tra l’altro, stimava che il costo dello screening con hPv ogni cinque anni fosse inferiore a quello dello screening con citologia ogni tre. il Ministero della salute nella primavera di quest’anno ha rilasciato un documento di indirizzo alle Regioni in cui si raccomanda il passaggio allo screening basato sul test hPv. sono stati appena pubblicati (Ronco et al. Lancet 2013; DOi pii: s0140-6736(13)62218-7. 10.1016/s0140-6736(13)62218-7) i risultati del follow-up congiunto dei quattro trial (oltre 175.000 donne seguite mediamente per 6,5 anni). Esso ha permesso di stimare che lo screening basato sul test hPv consente di ridurre ulteriormente del 60-70% il rischio di tumori invasivi della cervice rispetto allo screening con la citologia (una riduzione significativa era già stata osservata nello studio italiano ma il numero ridotto di tumori non aveva consentito una stima dell’entità). inoltre lo studio ha permesso di verificare direttamente che:

– Lo screening con test hPv ogni cinque anni è più protettivo dello screening con citologia ogni tre. – inviare direttamente in colposcopia tutte le donne positive aumenta di molto il numero di biopsie

rispetto allo screening con citologia (e possibilmente anche il rischio di trattamenti inutili) mentre la procedura normalmente indicata come “triage citologico” e descritta oltre non comporta nessun aumento di biopsie pur mantenendo la stessa protezione che l’invio diretto

– Lo stesso vale per il fatto di utilizzare il solo test hPv come test primario (fatto a tutte le donne) rispetto al doppio test (citologia + hPv)

– in base ai dati disponibili l’età ottimale per iniziare il test hPv pare essere 30 anni.

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dicembre 2013 19

COSA CAMbIA PER LO SCREENING DELLE CIN IN PIEMONTE

La Regione Piemonte ha ora deciso l’estensione progressiva all’intera Regione e come pratica stan-dard dello screening del cancro del collo dell’utero basato sul test hPv. il programma, coordinato sempre dal CPO, adotta il protocollo raccomandato dal rapporto hTA e dalle linee guida nazionali e perfettamente coerente con i risultati dello studio appena pubblicato su Lancet. Le donne verranno invitate a fare un prelievo in fase liquida di cellule cervicali che sarà utilizzato per eseguite un test per il DNA dei tipi “ad alto rischio” di hPv (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59 e 68). se il test risulterà negativo la donna verrà invitata per un nuovo round di screening dopo cinque anni. se, invece, il test risulterà positivo verrà preparato dallo stesso prelievo (quindi senza richiamare la donna) un vetrino per l’esame citologico in strato sottile. se la citologia mostrerà anomalie (atipie cellulari di incerto significato: AsC-Us o più grave) la donna verrà inviata immediata-mente in colposcopia. se invece l’esame citologico non mostrerà anomalie la donna verrà invitata a ripetere il test hPv dopo un anno. se quest’ultimo mostrerà ancora la presenza di hPv verrà inviata in colposcopia, altrimenti sarà re-invitata dopo cinque anni. Questa procedura, indicata come “triage citologico” è riassunta nella figura. Le donne verranno invitate a fare il test hPv a partire dai 30 anni di età. Quelle più giovani saranno invitate a fare la citologia: il Pap Test).

UN NUOvO PROTOCOLLO vALIDATO SCIENTIFICAMENTE

Questo protocollo è stato definito sulla base di forti prove scientifiche (tra cui quelle dirette fornite dall’articolo appena pubblicato su Lancet) al fine di evitare procedure inutilmente aggressive pur mantenendo il massimo di protezione. L’utilizzo di protocolli inappropriati può causare, oltre al costo ed al disturbo per le donne di procedure diagnostiche inutili e di test troppo ravvicinati, trattamenti inutili con possibili effetti indesiderati quali il rischi di complicazioni in gravidanza dopo trattamenti inutili. Di fatto, l’inizio dell’uso del test hPv in età troppo giovane, intervalli di screening troppo brevi e l’invio diretto in colposcopia di tutte le donne positive al test hPv aumentano la probabilità di indi-viduare infezioni da hPv transitorie non associate a CiN e di diagnosticare CiN destinate a regredire spontaneamente. È quindi importante che in particolare i medici di Medicina Generale, a cui le donne si rivolgono spes-so per consigli, raccomandino di seguire il protocollo che è stato individuato anche nelle situazioni in cui la donna può essere tentata di abbandonare il programma organizzato per approcci più aggres-sivi, come .nel caso donne con test hPv positivo e citologia normale (a cui viene indicato di ripetere il test hPv dopo un anno).Uno dei punti di forza di Prevenzione serena è sempre stato l’adozione di attività di promozione della qualità e di monitoraggio delle performance di ogni fase dello screening. Questa esigenza è partico-larmente rilevante per lo screening basato sul test hPv. Lo studio randomizzato NTCC ed programma pilota attivo nella Città di Torino hanno permesso di mettere a punto gli aspetti tecnici e organizzativi e di sviluppare competenze avanzate sia riguardo all’esecuzione del test che alla lettura della citologia di triage. La centralizzazione di entrambi in un unico Centro (mentre i prelievi verranno comunque eseguiti nell’ampia Rete di centri diffusa sul territorio) rappresenta una garanzia in questo senso.L’attività del progetto pilota verrà progressivamente ampliata a tutta la popolazione della città di Tori-no mentre l’attivazione nei dipartimenti di screening di ivrea e della valle di susa dovrebbe cominciare nella primavera del 2014. Non sarà possibile passare immediatamente al test hPv per tutte le donne, anche perché è necessario tenere conto del cambiamento di intervallo di screening. Alcune donne sopra i 30 anni di età verranno invitate a fare la citologia ancora una volta nel corso dei prossimi tre anni ma verranno invitate a fare il test hPv tre anni dopo. inoltre gli inviti verranno programmati in modo che nessuna donna esca dall’età di screening senza avere fatto almeno un test hPv.È importante che le donne che sono invitate alla citologia continuino ad approfittare della protezione e qualità fornite dallo screening organizzato piemontese. ¢

È importante che in particolare i medici di Medicina Generale, a cui le donne si rivolgono spesso per consigli, raccomandino di seguire il protocollo che è stato individuato anche nelle situazioni in cui la donna può essere tentata di abbandonare il programma organizzato per approcci più aggressivi, come .nel caso donne con test HPV positivo e citologia normale (a cui viene indicato di ripetere il test HPV dopo un anno).

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dicembre 201320

Lo stetoscopio

la culturafa Battere il cuore

Ni.Fe.Da materialestampadella Regione Piemonte

in italia circa 60.000 persone ogni anno sono colpite da arresto cardiaco improvviso. È un evento im-prevedibile e in un’alta percentuale di casi è causato da aritmia ventricolare che può essere interrotta da uno shock elettrico. Come dimostrato dalla letteratura scientifica, le manovre salvavita e la defibril-lazione precoce possono arrivare a triplicare la sopravvivenza degli infortunati.La nostra Regione, per perseguire l’obiettivo di diffondere in modo capillare l’uso dei defibrillatori tra la popolazione, ha approvato il Programma per l’acquisto ed i criteri di diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni. Le finalità di questa iniziativa sono state presentate all’inizio del novembre scorso nella sede della fondazione Circolo dei Lettori, alla presenza degli assessori regionali alla sanità, Ugo Cavallera, alla Cultura e Politiche Giovanili, Michele Coppola, del Direttore del Dipartimento 118, Danilo Bono e del cardiologo della Città della salute, sebastiano Marra.La Regione ha pianificato il programma di distribuzione delle apparecchiature per la defibrillazione tenendo conto di alcuni principi basilari: ◊ capillarità territoriale (dando una copertura il più possibile omogenea sul territorio), ◊ scelta di luoghi di maggiore afflusso di persone; ◊ scelta di luoghi in cui il target di affluenza possa interpretare al meglio le finalità perseguite dal

progetto.Con i fondi stanziati per il progetto- che ha un finanziamento ministeriale- sono stati acquistati 280 defibrillatori: ◊ 20 defibrillatori per luoghi di interesse culturale;◊ 130 defibrillatori per i Comuni (in collaborazione con l’ ANCi Piemonte) di cui: 9 per la città di Tori-

no, 21 per gli altri comuni capoluogo (3 per ogni comune), 100 per gli altri piccoli comuni;◊ 62 defibrillatori per associazioni di volontariato ( in collaborazione con Associazioni di volontariato

e Croce Rossa);◊ 40 defibrillatori per forze armate, vigili del fuoco, Polizia, Guardia di finanza (in collaborazione con

la Questura e i vari Comandi regionali);◊ 28 per la continuità assistenziale (ancora da destinare).

PERChé NEI LUOGhI DELLA CULTURA

La Regione Piemonte ha volutamente inserito anche i luoghi di interesse culturale, iniziando a destina-re 20 defibrillatori ad una prima selezione di enti a cominciare dal Circolo dei Lettori che ogni giorno richiama nella propria sede un afflusso costante di persone di ogni età. si ritiene infatti che i luoghi di interesse culturale per la loro forte affluenza di pubblico, rappresentino un punto strategico per collocare defibrillatori e proprio la cultura è un canale importante per la trasmissione di messaggi di informazione e servizio al cittadino, come in questo caso di vitale importanza. L’Assessorato regionale alla sanità ha anche predisposto le attività per la formazione: sono stati ac-creditati 25 enti e tra questi le principali istituzioni culturali piemontesi. Da giugno ad oggi, sono già state formate oltre 1.800 persone. È stata anche predisposta una campagna informativa con lo slogan Anche tu puoi far battere un cuore. Queste informazioni si possono trovare nel link http://www.regione.piemonte.it/sanita/cms/campagne-di-comunicazione/anche-tu-puoi-far-battere-un-cuore.html“Abbiamo avviato un progetto – ha dichiarato l’Assessore Ugo Cavallera - il cui obiettivo è promuovere la cultura della prevenzione tra i cittadini. Con la diffusione dei defibrillatori, intendiamo ulteriormente rafforzare il sistema dell’emergenza-urgenza che è uno dei migliori a livello nazionale, con il Diparti-mento 118 e la rete ospedaliera per le cure delle malattie cardiache. È oltremodo significativo che la presentazione si sia svolta in uno luogo come il Circolo dei Lettori. Ora proseguiremo coinvolgendo gli altri destinatari del progetto, i Comuni, le organizzazioni del volontariato e le Forze dell’Ordine”.Per l’assessore Coppola “La cultura in Piemonte è parte del DNA della nostra regione per il ruolo stra-tegico che ricopre. La cultura è infatti il miglior alleato del lavoro, dello sport e della salute. Proprio con l’Assessorato alla Sanità in questi mesi abbiamo avviato diverse collaborazioni che vedono la cultura protagonista negli ospedali, come il Sant’Anna e il Regina Margherita, attraverso la lettura e l’arte. Mancava un tassello, l’operazione defibrillatori, per mettere a disposizione uno strumento di pronto intervento nei luoghi di cultura che hanno un’affluenza di pubblico significativa. La cultura fa battere il cuore: questo è il messaggio che vogliamo sottolineare”. ¢

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dicembre 2013 21

Lo stetoscopio

e sono 2500!

il centro trapianti di fegato delle molinette È da record

Ni.Fe.Da un comunicato stampa di Pierpaolo Berra

il 26 agosto scorso è stato tagliato lo storico tra-guardo dei 2.500 trapianti di fegato all’Ospedale Molinette della Città della salute e della scienza di Torino. Un record europeo. il Centro Trapianto di fegato “sergio Curtoni”, diretto dal professor Mauro salizzoni, è ora al vertice in Europa per numero di trapianti effettuati e per dati di sopravvivenza. sono stati scavalcati i centri inglesi fino a poco tempo fa al top europeo. il 26 agosto 2013 è stata trapiantata un giovane donna affetta da una malattia rara, l’amiloidosi, che ha ricevuto la parte destra (split destro) di un fegato prelevato ad una giovane donna deceduta per emorra-gia cerebrale all’ospedale Maria vittoria di Torino. La parte sinistra del fegato (split sinistro) è stato trapiantato dall’equipe di Palermo su un bambino di due anni affetto da atresia delle vie biliari. Anche gli altri organi, prelevati grazie al gesto di altruismo e solidarietà, sono stati trapiantati con successo: i polmoni dall’equipe del professor Mauro Rinaldi della Cardiochirurgia delle Molinette di Torino ad una giovane donna in attesa di trapianto a causa di un’altra malattia rara, la fibroelastosi idiopatica. il rene destro è andato al Policlinico di Milano ad un donna in attesa da più di 10 anni con cui era presente una somiglianza genetica particolare; mentre il rene sinistro è stato trapiantato dall’équipe del dottor Piero Bretto del Centro Molinette di Torino ad una giovane donna che era stata precedentemente sottoposta ad un raro trattamento per rimuovere anticorpi anti-tessuto che avevano finora impedito il trapianto, procedura questa in uso in italia solo nel centro di Torino per i trapianti di rene da donatore deceduto. Una donazione questa, coordinata dal Centro Regionale Trapianti piemontese, particolare anche per le destinazioni degli organi, ricevuti prevalentemente da giovani donne, ognuna con una storia clinica grave e particolare.

23 ANNI DI ATTIvITà

il primo trapianto di fegato venne eseguito a Torino il 10 ottobre del 1990 dall’equipe del professor salizzoni. Dei 2.500 trapianti: – 120 sono stati di un solo segmento del fegato (o trapianti split), per favori-re il trapianto in pazienti pediatrici o giovani adulti, e consentire il trapianto a più pazienti,

– 45 trapianti sono stati eseguiti in combinazione anche con il rene, – 2 in combinazione con il pancreas, – 1 assieme al polmone, – 6 trapianti tipo domino*.

i trapianti di fegato possono essere eccezional-mente eseguiti da donatore vivente: il centro di Torino ne ha eseguiti 14, ed è uno dei pochi centri autorizzati dal Ministero per questo tipo di tra-pianto. se è vero che la patologia epatica colpi-sce prevalentemente soggetti adulti, esistono pur sempre rare malattie congenite o dell’infanzia, per le quali il trapianto rappresenta l’unica alternativa. 133 bambini hanno beneficiato in questi anni di trapianti pediatrici, alcuni dei quali da donatore adulto (cadavere o vivente) tramite la tecnica del-la resezione di parte del fegato. Molti di loro han-no ricevuto il trapianto a pochi mesi dalla nascita. Ad oggi l’età media dei pazienti trapiantati è di 56 anni ed il 73% di loro e di sesso maschile.

EFFICACIA A DISTANZA DEL TRAPIANTO DI FEGATO

Come sempre, anche nel caso dei trapianti i nu-meri non sono tutto, occorre chiedersi che bene-ficio comporti questa terapia ai pazienti che la ricevono. Certo, questi pazienti al momento del trapianto presentano malattie che hanno deter-minato un danno del fegato non altrimenti cu-rabile: di solito con un’aspettativa di vita di pochi mesi. Una misurazione dell’efficacia del trapian-to è data dalla sopravvivenza dei pazienti dopo trapianto. il Centro di Torino, che occupa la pri-ma posizione per numero di trapianti, dimostra risultati ottimali anche dal punto di vista della sopravvivenza: il 92% dei pazienti adulti è vivo ad un anno dal trapianto, e circa l’80% a cinque anni. Nel caso dei bambini, la sopravvivenza ad un anno è pari a 97,5%. il tempo di attesa medio prima del trapianto è di circa due mesi. in questo momento sono 56 i pazienti in lista di attesa. La maggior parte dei pazienti che viene inserita in lista riceve quindi in breve tempo il trapianto e ciò rende le liste di attesa contenute. sono questi risultati eccellenti, nell’ambito di un settore sanitario di particolare valore in tutta la nazione, che colloca l’italia ed in particolare il Centro delle Molinette ai vertici europei. E se ci si confronta con l’Europa, il centro di Torino condi-vide una posizione leader soltanto con ungruppo ristrettissimo di altri Centri: Birmingham, Londra e Cambridge nel Regno Unito (ma in questa nazio-ne tutti i trapianti sono convogliati in pochi centri) e quello di hannover in Germania. Globalmente, l’esito del trapianto di fegato nel centro piemontese si dimostra superiore se con-frontato con i dati dei migliori centri mondiali.Questo rende l’attività del Centro trapianti di Tori-no un punto di eccellenza e di riferimento di valo-re mondiale per questo tipo di chirurgia.

* A volte, sulla stampa, il termine viene usato in modo non corretto. Una situazione operativa utiliz-zata dal Centro Regionale Trapianti (CRT) della Sicilia chiarisce in modo perfetto il corretto uso del termine: “In un trapianto di polmone può essere necessario, per motivi chirurgici, trapiantare il blocco completo di cuore e polmoni di un donatore, per cui il cuore sano prelevato dal ricevente può essere donato ad un’altra persona” ¢

il Professor Mauro salizzoni

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dicembre 201322

chi fa cosa

si cHiamaesd

È giapponese e rimuoVei tumori rispettando

i tessuti sani

Ni.Fe.Da materiale

stampapredisposto daSilvana PatritoUfficio Stampa

ASL TO 2

Tecnica mini-invasiva applicata nell’asportazione di un tumore, purché lo-calizzato a livello superficiale; rimozione del tumore conservando l’organo che ne è portatore; nessuna conseguenza di carattere alimentare o digesti-vo per malato e tre notti di degenza ospedaliera contro le dieci previste per l’asportazione chirurgica: questi i principali vantaggi della nuova metodica endoscopica rispetto alla chirurgia tradizionale, nel trattamento dei tumori del tratto gastrointestinale in stadio non avanzato.franco Coppola, specialista appositamente addestrato, con l’approvazione della Direzione Generale AsL TO 2, nell’autunno 2012 con uno stage di sei settimane presso la showa University di Yokohama, dove ha approfondito gli aspetti tecnici e organizzativi legati all’esecuzione di questi interventi endoscopici innovativi, nell’ultimo mese all’Ospedale san Giovanni Bosco dell’AsL TO 2 ha eseguito tre EsD del colon e tre EsD gastriche, con suc-cesso terapeutico e senza complicanze.Le procedure, eseguite su tre malati di sesso maschile e tre di sesso fem-minile, di età compresa tra i 58 e i 66 anni, hanno avuto una durata di circa tre ore ciascuna. i pazienti con tumore gastrico superficiale sono sta-ti sottoposti ad anestesia generale in sala operatoria perché le procedure operative del tratto esofago-gastrico sono meno tollerate rispetto a quelle coliche e necessitano pertanto di narcosi eseguita dall’anestesista in am-biente protetto.

DIFFERENZE TRA PROCEDURA ChIRURGICA TRADIZIONALE E MININvASIvA

“La nuova procedura prevede l’uso di accessori differenti rispetto a quelli normalmente utilizzati dagli endoscopisti, veri e propri bisturi in miniatura, con cui si ‘scollano’ le lesioni gastrointestinali dalla parete e si coagulano i vasi per prevenire il sanguinamento – spiega franco Coppola, Gastro-

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Procedura mininvasiva, minori effetti collaterali e meno giorni di ricovero.È la “Dissezione Endoscopica Sottomucosa” (ESD), la procedura inventata in Giappone nei primi anni 2000 per rimuovere tumori non avanzati dello stomaco, successivamente applicata anche nell’esofago e nel colon, introdotta quest’estate all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, con la quale la Gastroenterologia diretta da Serafino Recchia si pone all’avanguardia nel trattamento delle lesioni superficiali del tratto gastroenterico, per le quali le tecniche endoscopiche standard non sono applicabili.

Da sinistra i dottoriserafino Recchia e franco Coppolacon lo strumento per la EsD

enterologo del san Giovanni Bosco specializzato nella metodica – prima dell’introduzione di questa tecnica, o dove questa non viene utilizzata, per i pazienti non c’era che la rimozione chirurgica della lesione, con perdita dell’organo e degenze non inferiori ai 9-10 giorni”.“Abbiamo importato questa procedura endoscopica dal Giappone, dove è stata applicata in prima istanza nei tumori gastrici e nel tipo più frequente di tumore esofageo, il carcinoma squamoso. L’incidenza del tumore gastri-co in Giappone, circa 2,5 volte più elevato rispetto all’italia, ha dato modo agli specialisti giapponesi di sviluppare un’ampia esperienza su questa pa-tologia e di essere all’avanguardia rispetto al resto del mondo – spiega. serafino Recchia, Direttore della Gastroenterologia del san Giovanni Bo-sco – elaborando un percorso diagnostico- terapeutico che consente sia di diagnosticare i tumori in una fase molto precoce, mediante sofisticati apparecchi endoscopici, ancora poco diffusi nei paesi occidentali, sia di rimuovere le lesioni precoci con un trattamento mini- invasivo che con-sente la preservazione dell’organo interessato. Questa tecnica negli ultimi anni comincia ad essere applicata anche in Occidente e, se per il colon in molti casi possono essere utilizzate procedure meno complesse, come la mucosectomia, per l’esofago e lo stomaco la EsD è l’unica tecnica endo-scopica che si può mettere in atto in alternativa alla chirurgia, a causa delle differenti caratteristiche anatomiche che i tumori esofago-gastrici hanno rispetti a quelli del colon”.L’esecuzione dell’EsD è particolarmente difficile perché il gesto endoscopi-co è più complesso rispetto a quello usualmente messo in atto dall’endo-scopista, che per rimuovere i polipi utilizza varie tipologie di anse: queste sono specie di cappi che, fatti scorrere nel canale operativo dello strumen-to endoscopico, vengono aperti al di sopra della lesione e chiusi intorno alla base. il passaggio di corrente ne determina quindi il distacco. Poiché

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i tumori da rimuovere con EsD sono tendenzialmente piatti, le anse non servono e al loro posto si utilizzano mini bisturi endoscopici che “scollano” poco per volta il tumore dalla sua base, dopo averlo solleva-to mediante infusione di liquidi che vengono iniettati tra la parete del tumore e la parete del viscere sottostante. La difficoltà della procedura è determinata dal fatto che sono necessarie più tipologie di movimenti nei vari piani spaziali, utilizzando un solo accesso invece di due o più come avviene nella chirurgia.“Per fare un esempio comprensibile – spiega franco Coppola – imma-giniamo di avere un’arancia incollata su una superficie (così come è in-collato il tumore alla parete dell’organo) e di doverla sbucciare usando un coltello affilato, ma con una sola mano e senza l’aiuto del pollice in opposizione al coltello. Non sarà una procedura rapida e dovremo avere molta pazienza per portarla a termine senza danneggiare l’aran-cia prima di averla sbucciata. Quindi occorrono differenti procedure e differenti accessori rispetto ad ogni altra pratica endoscopica”.“Pertanto è fondamentale avere personale appositamente addestrato – conclude serafino Recchia – la procedura può durare fino a tre ore e la profondità con cui la dissezione scava nello spessore della parete per rimuovere le lesioni da trattare è molto maggiore rispetto a quella di altre tecniche endoscopiche, analoghe ma meno complesse come la polipectomia e la mucosectomia; l’abilità tecnica dell’operatore riveste dunque un ruolo determinante, anche per la riparazione immediata di eventuali complicanze e per scongiurare una conversione chirurgica della dissezione EsD”.

IL POST INTERvENTO

A buon esito della procedura e dopo la degenza minima richiesta, il paziente dovrà essere sottoposto periodicamente a endoscopie di con-trollo, per prevenire il rischio che l’organo colpito e conservato possa sviluppare nel tempo un secondo tumore.in base ai dati del Centro di Prevenzione Oncologica della Regione Pie-monte sono stati accertati 1.331 casi di tumore gastrico nella nostra re-gione nel 2011, di cui la maggior parte diagnosticata in fase avanzata.il numero previsto di candidati all’utilizzo della nuova metodica è at-tualmente di circa 200 l’anno in Piemonte (15 - 20% della totalità dei casi) numero destinato ad aumentare con il perfezionamento dell’accu-ratezza diagnostica delle lesioni in fase precoce. ¢

Dall’alto:tumore superficiale;inizio dissezione;dissezione avanzata;parete gastrica dopo EsD.

chi fa cosa

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Gli spostamenti del personale dedicato alle Cure Domiciliari AsL TO 2, nella sede di via Botticelli 130, da quest’estate sono diventate ecosostenibili, anti-stress e all’insegna del fitness!Merito della nuova dotazione di biciclette, acquistate grazie alla donazione dei famigliari della signora Rosa B. e del signor Luigi M., entrambi seguiti a casa dall’ “Equipe di Domiciliarità AsL TO 2”.Le cure domiciliari sono organizzate in quattro gruppi sul territorio, uno per ciascun distretto della AsL TO 2: Corso Toscana 108, via Asinari di Bernezzo 98, Lungo Dora savona 24 e via Botticelli 130.Quest’ultimo gruppo, per raggiungere il domicilio degli assistiti, si trova a cir-colare in quartieri tranquilli e dotati di molte piste ciclabili, ma affollati ugual-mente di auto, quindi adatti alla percorrenza in bicicletta. Questo spartano e sempre più utilizzato mezzo di locomozione consente di risolvere l’annoso problema del parcheggio; non c’è confronto con l’auto in quanto a rapidità di spostamento, economicità, discrezione, silenziosità e rispetto per l’am-biente. in questo modo il Personale dell’AsL TO 2 offre il proprio contributo alla rivalorizzazione dell’ambiente urbano e al miglioramento della qualità della città, con un occhio di riguardo anche alla propria salute, trasformando i tragitti in una sana attività fisica quotidiana.“i nostri gruppi di Cure Domiciliari spesso ricevono dei premi di ringrazia-mento da parte dei Pazienti seguiti o dai loro familiari – commenta la Dott.ssa Daniela Bodda, Direttore s.C. Cure Domiciliari e Disabilità AsL TO 2 – pre-mi dei quali siamo molto grati alle famiglie e orgogliosi per l’apprezzamento che essi significano. Grazie a queste donazioni possiamo dotarci di utili ac-cessori per le attrezzature di lavoro, e nel tempo infatti le abbiamo investite in zainetti, giacche a vento, un’auto e adesso in tre biciclette e altrettanti caschi di protezione”. ¢

il 12 settembre scorso all’Ospedale Mauriziano di Torino è stata inau-gurata LA sTANZA DEL siLENZiO (stanza 12 - Corridoio Rosselli).La stanza del silenzio, nelle intenzioni dell’Azienda Ospedaliera, vuole essere un luogo accogliente ma sobrio, dove la persona possa fermarsi, raccogliersi, riflettere, lasciar sedimentare notizie, prendere distacco dal serrato ritmo di lavoro, pregare, ciascuno secondo la sua fede. Nel rispetto di tutte le diverse fedi e di chi si considera non cre-dente, non vi si trovano simboli religiosi.Come ha sostenuto Dag hammarskjöld*, segretario delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961: “Ciascuno di noi ha dentro di sé un centro di quiete avvolto nel silenzio. [...] L’obiettivo è creare in questa piccola stanza un luogo le cui porte possano essere aperte agli spazi infiniti della preghiera. Qui si incontreranno persone di fedi diverse e per questa ragione non si poteva usare nessuno dei simboli cui siamo abituati nella nostra meditazione. [...] Un antico detto ricorda che il senso di un recipiente non sta nel guscio ma nel vuoto. Così è di questa stanza. È per quanti vengono qui per riempire il vuoto con ciò che trovano nel proprio centro di quiete”.Per questi motivi hammarskjöld aveva voluto una “stanza della quie-te” all’ingresso del palazzo dell’ONU. ¢

* Come si può leggere in articolo pubblicato in Rete sul “Post” a firma di Giovanni Zagni: “Il 18 settembre 1961 l’ae-reo che trasportava l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Dag Hammarskjöld e altre quindici persone si schian-tò vicino a Ndola, una delle città più grandi della Rhodesia del Nord (oggi Zambia). Lo svedese Dag Hammarskjöld fu il secondo segretario delle Nazioni Unite, in carica per due mandati consecutivi dal 1953 al 1961. Il suo operato come uomo politico, le circostanze sospette dell’incidente aereo in cui morì e la sua profonda spiritualità, che divenne nota al grande pubblico solo dopo la sua morte, lo resero una figura molto conosciuta e un simbolo dell’uomo di Stato che si mette al servizio totale della comunità fino alla morte”.Il personaggio pubblico in pochi anni rivoluzionò la vita inter-na e i compiti istituzionali dell’Onu.Come scrive Zegni: “Negoziò di persona il rilascio di prigio-nieri statunitensi durante la guerra di Corea, inviò per la pri-ma volta nella storia dell’organizzazione forze dell’ONU con funzioni di peacekeeping per impedire che degenerasse la crisi di Suez (1956) e intervenne anche nella crisi unghere-se. Quanto alle decisioni politiche, Hammarskjöld sostenne i diritti delle piccole nazioni che cercavano l’indipendenza, anche a costo di contrapporsi alle grandi potenze, e appog-giò il processo di decolonizzazione: in questo modo si attirò molte critiche da parte dei paesi occidentali.

Qualche datoLe CURE DOMICILIARI ASL TO 2, che erogano

interventi sia in lungo-assistenza sia in post

acuzie, hanno un’equipe di 50 infermieri.

Nell’anno 2012, sono stati trattati in totale

13863 casi, di cui:

3542 Lungoassistenza

6496 ADP

2001 SID

1327 ADI

497 Cure palliative, in collaborazione

con il Servizio di Cure Palliative ASL TO 2

(Responsabile dott. Ezio Nigra)

Da sinistra, gli infermieri siria Tomasicchio, Mara Paggiarin, Margherita Peloso, Maria Teresa Paone,

Luca Guion, Antonella Taccucci, Paola Bianco, Gabriella Macripò e Miriam Petti

asl to 2: curedomiciliaria tutto sprint!

la stanZa del silenZio all’ospedale mauriZiano di torinoNi.Fe. Da un comunicato stampa di Tiziana Bertero

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dicembre 201326

Salute

tellme (transparent communication in epidemics: learning lessons from experience, delivering effective messages, providing evidence) è un progetto europeo della durata di

36 mesi che prevede la collaborazione internazionale di diversi enti pubblici e privati, attivi nell’ambito della prevenzione e della comunicazione sanitaria. L’idea di fondo consiste

nell’impiegare in maniera produttiva le conoscenze interdisciplinari derivanti da ambiti diversi – salute, scienze sociali, umane e politiche, diritto, etica, comunicazione e media – al fine di raccogliere e integrare elementi informativi “evidence based” utili all’elaborazione di

modelli efficienti per una migliore comunicazione del rischio nel corso di crisi sanitarie legate alla diffusione di agenti patogeni infettivi su vasta scala.

Nel corso di epidemie e pandemie, uno dei problemi di maggior rilevanza è sempre stato quello di comunicare efficacemente con la popolazione, al fine di indirizzarne il comportamento per

ridurre la diffusione della malattia e, contemporaneamente, evitare il panico. Un approccio fallimentare in questo senso ha comportato significativi problemi di comunicazione oltre ad

intuibili conseguenze socio-economiche, generando falsi allarmi e complicando il compito degli operatori sanitari a qualsiasi livello, come la pandemia di influenza H1N1 del 2009 ha palesato

in maniera quanto mai evidente.

IL TEAM OPERATIvO DI TELLME

il Team operativo di TELLME si compone e si avvale della collabora-zione di numerosi centri di ricerca e comunicazione: tre di essi sono italiani – il Centre for science, society and Citizenship (CssC), il Na-tional Centre for Epidemiology, surveillance and health Promotion (CNEsPs) e Zadig s.r.l. (leader nazionale nell’ambito della formazio-ne sanitaria a distanza) – e collaborano fianco a fianco con la school of Public health at the University of haifa (israele), il Centre for Rese-arch in social simulation, il British Medical Journal Publishing Group Ltd., la CEDARthree Ltd. (Regno Unito), il Latvian Centre for human Rights (Latvia), il vrije Universiteit Brussel (Belgio), vitamib (francia), la European Union of General Practitioners (UEMO) e la National Disaster Life support foundation (UsA).TELLME prevede il perseguimento di precisi obiettivi, che definiscono i princìpi generali della ricerca e i metodi da utilizzare per produrre contributi validi nell’ambito della comunicazione del rischio in caso di emergenze sanitarie:a) raccogliere e valutare le evidenze scientifiche in relazione alla tipo-logia di risposta della popolazione in caso di epidemia e le modalità in cui diverse tipologie di comunicazione ne influenzano il compor-tamento;b) individuare nuovi metodi e strategie di comunicazione in caso di eventi epidemico-pandemici;c) produrre linee guida per gli operatori sanitari e gli enti pubblici che si trovino ad affrontare eventuali gruppi vaccino-resistenti;d) progettare, costruire e testare un prototipo di metodo computa-zionale che simuli le azioni e le interazioni individuali all’interno di un ambiente virtuale nel corso di un’epidemia, osservandone gli effetti a livello macrosociale (Agent-Based social simulation);e) sviluppare un sistema di comunicazione (TELLME Communication Kit) integrato e condiviso, creando una rete di progetti analoghi a livello internazionale, onde offrire un nuovo modello di comunica-zione partecipativa in caso di pandemia.

Per perseguire tali obiettivi, il Team di TELLME ha elaborato un approccio metodologico specifico, conducendo revisioni sistematiche nell’ambito di database come MEDLiNE, EMBAsE e CiNAhL, nell’ottica di un’attenta comparazione epide-miologica tra le popolazioni europee e quella statunitense. in questo senso, sono stati presi in esame elementi statistici di rilievo con particolare riferimento all’analisi di alcuni casi-studio occorsi negli ultimi anni (soprattutto la crisi pandemica del virus h1N1 del 2009). inoltre, sono state condotte un’attenta analisi delle diverse tipolo-gie di rischio e una puntuale revisione sistemati-ca sia dei siti anti-vaccinazione (incentrata sulle reti di comunicazione e sui contenuti dei loro siti Web) sia degli articoli di settore e non, volte a in-dividuare le migliori strategie per la promozione della vaccinazione. Dai primi risultati ottenuti dagli esperti di TEL-LME, sono stati enucleati elementi di rilievo intermedi, utili al proseguimento del progetto. inoltre, è stata redatta una prima bozza delle li-nee guida da utilizzare per la comunicazione nel corso delle emergenze sanitarie.

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tellme projectla comunicaZione efficace in caso di eVenti pandemici

http://TELLMEproject.eu

Manlio M. MilanoMedico Chirurgo

Specialista in Medicina Legale

Perfezionamento in Psichiatria Forense

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dicembre 201328

Salute

UN’ESPERIENZA NEGATIvA: IL vIRUS h1N1

Come già anticipato, particolare attenzione è stata rivolta alla comunicazione nel corso di uno degli ultimi casi di patologia infettiva di interesse globale: la pandemia di influenza h1N1 occorsa nel 2009. L’eccessivo senso di allarme indotto da diversi errori di comunicazione ha rappresentato, infatti, un esempio di come una crisi pandemica non dovrebbe essere gestita dalle autorità sani-tarie. Tali errori hanno portato a crescenti livelli di sfiducia: la campagna di promozione vaccinale rivolta alle popolazioni vulnerabili è stata perce-pita da molti come eccessiva o addirittura come un’emergenza indotta artificiosamente per in-crementare le vendite dei vaccini. La gravità del livello di sospetto ingenerato dalla cattiva ge-stione dell’informazione e della comunicazione ha frantumato l’attendibilità delle istituzioni che avevano il compito di pianificare efficaci misure preventive. sulla base di tale esperienza negativa, TELLME ha proceduto ad analizzare le recenti strategie adottate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMs) e dal Centre for Disease Control (CDC) in caso di pandemia. in buona sostanza, il Team di ricerca ha concluso che sono stati fat-ti numerosi progressi in tale ambito, con riferi-mento al coordinamento tra le diverse autorità competenti e tra Paesi differenti. Tuttavia, le interazioni tra i ministeri, gli operatori sanitari e il pubblico all’interno di ogni Paese necessitano ancora di un significativo miglioramento.TELLME ha inoltre effettuato un’analisi peculiare del fenomeno sotto il profilo del flusso di infor-mazioni tra le diverse parti coinvolte. La maggior parte della strategia comunicativa utilizzata nelle relazioni a qualsiasi livello ha individuato una ti-pologia di approccio verticale, dall’alto verso il basso (top-down); tale tipo di approccio risulta invariabilmente fallimentare, come dimostrano esperienze analoghe in altri settori (basti citare l’emergenza nucleare di fukushima nel 2011). va sottolineato che tale errata tipologia di co-municazione si è concretizzata nonostante l’im-piego di diversi canali di comunicazione, tra cui i social media. Nel corso della crisi del 2009, que-sti ultimi hanno offerto la possibilità di un diver-so approccio, più capillare (bottom-up, dal basso verso l’alto). Esso ha consentito l’integrazione del flusso informativo proveniente dalla popo-lazione con un conseguente “effetto feedback” utile a un adattamento dinamico delle informa-zioni fornite dalle autorità. Gli esperti di TELLME, in questo senso, hanno quindi individuato un primo elemento di fondamentale importanza: utilizzare un’adeguata strategia di comunicazio-ne a due vie, proprio in considerazione del valore intrinseco che tale elemento riveste.

UN CASO INTERESSANTE: IL vIRUS h7N9

Un elemento innovativo nell’ambito della metodologia di ricerca impiegato da TELLME è il monitoraggio dei social media e la diffusione delle in-formazioni all’interno di tale circuito, che rappresenta evidentemente una strategia di comunicazione all’avanguardia. Un esempio è lo studio condot-to sulla comunicazione via Twitter relativa al virus influenzale A (h7N9), recentemente diffusosi in Cina. Nel momento in cui tale emergenza pan-demica esplose, nessun caso di trasmissione interumana era stato riportato dall’OMs. Tuttavia, particolare attenzione al problema fu espressa dal “po-polo di internet”, soprattutto sui social media. Lo studio condotto da TELLME, basato sugli hashtag di Twitter, ha rivelato che, nel periodo compreso tra il 2 e il 22 Aprile, il contenuto informativo ed emotivo dei tweet su h7N9 poteva essere suddiviso in cinque categorie: neutrale (messaggi che diffondevano informazioni, in genere con link ad articoli e statistiche), di allarme (messaggi che esprimevano forte emotività e paura), di rassicurazione (messaggi tesi a contrastare possibili reazioni di panico mediante rassicurazione e consigli pratici), di complotto (con riferi-mento a teorie cospirazioniste) e di sfiducia (nei confronti delle autorità e degli esperti, a causa delle contrastanti informazioni che venivano fornite).Tali elementi di rilievo statistico rendono conto della difformità derivante da una situazione sostanzialmente disomogenea rispetto alle informazioni fornite dai Ministeri della salute di Paesi diversi. L’OMs e molti ministeri diffusero notizie caratterizzate da una notevole insistenza nel mantenere misure igieniche di tipo alimentare, genericamente raccomandabili, ma non strettamente inerenti alla trasmissione dei virus influenzali come h7N9. Nel momento in cui tali notizie venivano pubblicate, le modalità di trasmissione del virus non erano ancora note. Un analogo equivoco che comportò rica-dute socio-economiche derivanti dal calo delle vendite di carne di maiale, si osservò nel corso della pandemia di h1N1 nel 2009. Più prudentemente, il CDC di Atlanta redasse un documento esteso, in cui venivano fornite indicazioni da seguire in caso di viaggi in Cina. Ancor più cauto si dimostrò il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) che si limitò a sottolineare come, allo stato delle cose, vi fossero ben poche certezze.

Monitoraggio dell’Opinione Pubblica: caso studio basato sulla diffusione delle informazioni attraverso Twitter in occasione dell’epidemia del virus h7N9 del 2013 (fonte: Progetto TELLME)

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Nonostante tali iniziali problemi, gli esperti di TELLME valutarono positivamente la risposta delle autorità, che dimostrarono di saper sfrut-tare le potenzialità offerte dalle nuove tecno-logie nella comunicazione del rischio. L’OMs, per esempio, aveva esplicitamente privilegiato Twitter come strumento per l’aggiornamento del numero di nuovi casi. Questa scelta evi-tò allarmismi da un lato e, dall’altro, garantì trasparenza di comunicazione. in tal modo, l’OMs riuscì anche nell’intento di tenere sotto controllo le accuse cospirazioniste che in questi casi non tardano a farsi sentire. in tal senso, le voci che ebbero maggior eco mediatica furo-no quelle legate a un colonnello dell’aeronau-tica cinese, Dai Xu, molto noto nel suo Paese proprio per le sue forti dichiarazioni. Quando vennero alla luce i primi casi di infezione da virus h7N9 a shangai, l’ufficiale insinuò che l’infezione fosse stata introdotta volontaria-mente in Cina dagli stati Uniti. Utilizzando il canale Weibo – il social network che in Cina sostituisce Twitter – tali affermazioni vinsero la censura che in un primo momento cercava di controllare la diffusione delle notizie. il post fu rilanciato da oltre 30mila followers, invitando i connazionali alla calma per non fare il gioco degli stati Uniti, che secondo Dai Xu avevano già effettuato un analogo tentativo nel 2003 con il coronavirus della sARs.Lo studio condotto da TELLME ha quindi con-cluso che la risposta delle autorità sanitarie nel caso di h7N9 è stata più adeguata ed effica-ce rispetto a quanto accaduto nel 2009 con h1N1. È emerso con evidenza che per tutti gli enti coinvolti nella diffusione delle informazio-ni in caso di eventi epidemici, una rapida e si-gnificativa presenza sui principali social media è quanto mai auspicabile, poiché garantisce una posizione condivisa e una comune linea di condotta da parte delle autorità sanitarie coin-volte. Grazie ai social media, infatti ci si rivol-ge direttamente al lettore con messaggi brevi (140 caratteri al massimo) che vengono facil-mente compresi, memorizzati e quindi rapi-damente “viralizzati”. È importante, secondo gli esperti di TELLME «…non ignorare il flusso di informazioni che scorre attraverso i social media e che può influenzare i comportamenti della popolazione, condizionando così anche l’andamento dell’epidemia». Tuttavia, «I piani di comunicazione che riguardano gli opera-tori sanitari avrebbero dovuto essere stabiliti già da tempo e le istituzioni sarebbero dovute essere già attive sui principali social media, in modo da poter riferire e spiegare fatti anche a livello nazionale, evitando così di lasciar spazio a congetture e sospetti, e al tempo stesso mo-nitorando ciò che avviene sulla blogosfera».

UN PRIMO DECALOGO OPERATIvO

sulla scorta di tali rilievi preliminari, il team di TELLME ha redatto un primo decalogo operativo, in cui vengono tracciate le linee guida per una comuni-cazione efficace in caso di pandemia. Le modalità di comunicazione devono prevedere un approccio a due vie (top-down e bottom-up) all’insegna della massima flessibilità possibile, sia per evitare fraintendimenti, sia per potersi adattare a quelle esigenze specifiche che diverse sottoculture sociali e varia-bilità intrinseca degli stadi della malattia possono comportare.

IMPARARE DAL PASSATO:DIECI PUNTI PER UNA COMUNICAZIONE EFFICACE

IN CASO DI PANDEMIA

1. Addestrare gli operatori sanitari, fornendo loro una chiara compren-sione di cosa è necessario dire alla popolazione in caso di pandemia.

2. Non censurare o “ammorbidire” le informazioni: è solo questione di tempo prima che le censure vengano smascherate. in tal caso, aumentano sospetti e discredito.

3. Essere flessibili e pronti a correggere qualsiasi informazione se e quando la situazione dovesse cambiare.

4. Pianificare la comunicazione in modo da seguire in sincronìa i diversi stadi della pandemia.

5. fare attenzione ai termini usati, in modo da evitare possibili stigma-tizzazioni sociali.

6. Evitare gli annunci contradditori da parte di esperti e rappresentanti delle istituzioni sanitarie pubbliche.

7. Evitare atteggiamenti distaccati quando ci si confronta con miti e leggende urbane che riguardano pandemie e vaccini.

8. Adattare i registri comunicativi in base ai diversi destinatari.9. sottolineare l’esistenza di una componente di incertezza quando si

tratta di cercare di predire l’evoluzione di una pandemia.10. stabilire una leadership della comunicazione molto prima che la

pandemia abbia inizio.u

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dicembre 201330

Salute

L’IMPORTANZA DEI vACCINI

Uno degli aspetti più rilevanti presi in esame da TELLME, è quello svolto dai vaccini, che rivestono un ruolo significativo nell’ambito delle emergenze sanitarie legate a patologie infettive. il Team ha sottolineato come l’educazione sanitaria tesa alla promozione dei vaccini dovrebbe iniziare già nel corso della formazione professionale. i curricula professionali di tutti gli operatori sanitari dovrebbero includere uno specifico riferimento alla preparazione clinica inerente all’immunizzazione. Dovrebbe essere inoltre richiesta e verificata l’effettiva comprensione dell’importanza delle vaccinazioni, nonché delle implicazioni per la salute individuale e pubblica. il Team di TELLME, inoltre, propone di incrementare la collaborazione tra gli enti preposti alla salute pubblica e i medici mediante letteratura specifica, che andrebbe promossa con maggior attenzione da parte degli ordini professionali. Un altro importante aspetto consisterebbe nel proporre corsi specifici all’interno del programma di Educazione Continua in Medicina (ECM), progetto la cui fattibilità è stata ben dimostrata nel corso di TELLME (TELLME WP2). Tali accorgimenti consentirebbero di sviluppare un programma informativo più efficiente – auspicabilmente attraverso una revisione della letteratura di settore con standard più elevati – che ridurrebbe i casi in cui professionisti sanitari disinformati (o male informati) forniscono raccomandazioni erronee sulle campagne vaccinali.Nel 2012, unitamente all’analisi dell’effetto delle indicazioni fornite dai medici nell’ambito delle cam-pagne vaccinali, TELLME ha analizzato ulteriori elementi di rilievo statistico, in occasione della cam-pagna stagionale per il vaccino anti-influenzale. Nell’Ottobre dello scorso anno, diversi Paesi Europei (tra cui l’italia) annunciarono il ritiro repentino di cinque diverse tipologie di vaccino prodotte dalle case farmaceutiche Crucell e Novartis per via di un “potenziale pericolo” per la salute. Nonostante il Ministero della salute avesse rassicurato la popolazione confermando che non vi erano rischi, dato che nessuna dose di vaccino era ancora stata immessa nella rete sanitaria, tale notizia determinò un significativo grado di allarme nella popolazione. in quell’occasione, TELLME commissionò un sondag-gio rapido per appurare quale fosse stato l’impatto che tali notizie avevano determinato sulla propen-sione delle persone a vaccinarsi contro la sindrome influenzale. Lo studio fu condotto su un campione di 802 persone, rappresentativo della popolazione italiana adulta, attraverso un’intervista telefonica computerizzata (CATi system, Computer Assisted Telephone interview). i risultati di tale studio evi-denziarono come il 20% circa del campione preso in esame dimostrasse una crescente sfiducia nei confronti del vaccino anti-influenzale, dichiarandosi contrario alla vaccinazione nonostante i comuni-cati e le rassicurazioni fornite dall’Agenzia italiana del farmaco (AifA) e dall’istituto superiore di sanità (iss). in questo modo, il Team di TELLME ha potuto analizzare in maniera approfondita l’interazione dei diversi fattori connessi al ritiro del vaccino sotto il profilo della comunicazione: i dati clinici, l’infor-mazione istituzionale, la campagna vaccinale e i relativi effetti sull’opinione pubblica, oltre alle con-seguenze legate al malfunzionamento dell’apparato informativo. Questo genere di studio costituisce uno dei pilastri portanti del progetto TELLME, poiché consente di comprendere le effettive dinamiche dell’informazione in caso di emergenza sanitaria, individuandone punti di forza ed elementi deboli. Ancor più, consente di identificarne eventuali criticità, creando quindi le basi conoscitive necessarie per poter apportare modifiche in senso migliorativo.

importanza ed effetto delle informazioni fornite dai medici nell’ambito di una

campagna sanitaria per un vaccino anti-

influenzale (2012)(fonte: isPO. sondaggio

commissionato da CssC – Centre for

science, society and Citizenship nell’ambito

del Progetto TELLME)

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dicembre 2013 31

CONCLUSIONI PROvvISORIE

i primi risultati ottenuti da TELLME hanno quindi fornito un valido supporto alle attività di tutti gli atto-ri coinvolti in caso di eventi epidemico-pandemici al fine di migliorarne le strategie di comunicazione. La creazione di linee guida per i professionisti e gli enti pubblici, unitamente alla previsione di corsi di formazione per il personale di assistenza primaria hanno lo scopo di favorire una migliore prepa-razione per la gestione di un evento epidemico. Tali operatori, adeguatamente formati e preparati, potrebbero rappresentare la prima barriera di arresto per un ipotetico agente infettivo, in particolar modo se connessi alla creazione di gruppi di popolazione adeguatamente vaccinati. Attualmente, il Progetto TELLME ha davanti a sé ancora più di un anno, un arco di tempo significativa-mente lungo per poter portare a termine gli obiettivi prefissati. Nel corso dei prossimi mesi è prevista la realizzazione di un modello di simulazione che, insieme al Kit di Comunicazione, fornirà un prezioso strumento per gli operatori sanitari, oltre che per i politici e i comunicatori del rischio in generale. L’obiettivo principale consisterà nell’elaborare una strategia di comunicazione alternativa, integrata e ad alta efficienza in caso di eventi pandemici, con particolare riferimento agli eventi influenzali su vasta scala. il progetto inizierà con un ricerca cartacea contraddistinta da un numero issN (disponibile sul sito Web del Progetto) e integrerà una funzione dedicata alla pubblicazione dei principali risultati ottenuti, consultabili nella forma di documentazione di ricerca. L’idea fondamentale consiste nello sfruttare le conoscenze dei principali centri di ricerca mondiali impegnati nell’elaborazione di nuove regole per una più efficace “comunicazione pandemica” e integrarle tra loro in maniera funzionale. Un’attività di comunicazione che rappresenta la chiave del progetto sarà, infine, l’organizzazione di un ciclo di conferenze dedicate a un pubblico più ampio (non limitate, quindi, agli operatori sanitari), nel corso del quale i partner di TELLME presenteranno i risultati del progetto, coinvolgendo tutte le parti interessante in un dibattito sui principali problemi evidenziati nel corso della ricerca. in questo modo, verranno conseguiti gli obiettivi iniziali prefissati dal Team e verranno pubblicati i risultati utili per garantire un’efficace preparazione nel caso di un prossimo ipotetico focolaio epidemico-pande-mico di interesse globale. ¢

Effetto della comunicazione sanitaria

a seguito del ritiro dei vaccini anti-influenzali

(2012):il 19% degli intervistati

è negativamente stato influenzato dalle notizie fornite (fonte:

isPO. sondaggio commissione da CssC

– Centre for science, society and Citizenship

nell’ambito del Progetto TELLME)

L’idea fondamentale consiste nello sfruttare le conoscenze dei principali centri di ricerca mondiali impegnati nell’elaborazione di nuove regole per una più efficace “comunicazione pandemica” e integrarle tra loro in maniera funzionale.

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dicembre 201332

Salute

che cOS’è L’ObeSiTàil sovrappeso è definito come l’eccesso di peso compreso tra il massimo del normale e l’inizio dell’obesità (indice di massa corporea = 25-30) e l’obesità è definita come indice di massa corporea oltre il limite massimo del sovrappe-so (indice di massa corporea >30). L’obesità è un importante problema di salute pubblica perché:• è frequente• è in aumento non solo nell’adulto ma an-

che in età infanto-giovanile • ha un pesante impatto sulla qualità e sulla

durata della vita. Aumenta il rischio cardiovascolare (infarto, scompenso cardiaco, ictus, arteriopatie con amputazione arti inferiori) e si associa ad un eccesso di: diabete, insufficienza respiratoria, calcoli colecisti, tutti i tumori (ma soprattutto mammella e utero), artrosi da carico (anca, gi-nocchio e caviglia).

L’ObeSiTà è “TAnTA”nello studio effettuato ad Asti (Simona bo e Paolo cavallo Perin), la prevalenza di obesità nel 2001-2003 (età 45-64 anni) è risultata del 19% e la prevalenza di sovrappeso 39%. Quindi la preva-lenza di sovrappeso+obesità nella popolazione adulta è del 58% (più di 1 cittadino su 2, oltre la metà della popolazione).nella popolazione adulta di casale monferrato (graziella bruno, Paolo cavallo Perin) nel 2010 sovrappeso/obesità centrale (addominale, quel-la più sfavorevole per rischio cardiovascolare e aumento mortalità) ha una prevalenza del 34%, come dire che ne è affetto un cittadino su tre. Purtroppo i dati sono preoccupanti anche in età infanto-giovanile. Prevalenza di sovrappeso/obe-sità nei bambini residenti in Torino che frequen-tano la classe prima media è del 16.5% (Studio Obesità giovanile a Torino; Simona bo, Paolo ca-vallo Perin). il dato, sebbene inferiore a quello medio italiano, è tuttavia preoccupante.

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Ni.Fe.Da materiale

stampa raccolto e diffuso da

Pierpalo Berra e Silvana Patrito

ObeSiTY And reLATed

diSeASeS

L’11 e il 12 ottobre scorso, presso il

Centro Congressi Torino Incontra

a Torino, si è tenuto il congresso

internazionale “Obesity and related

diseases”, organizzato e presieduto dal professor Paolo Cavallo Perin

(direttore di Medicina universitaria della Città della Salute e della Scienza di

Torino).

oBesity day a torinoLe Dietologie di Torino il 10 ottobre scorso sono scese in piazza per celebra-re l’Obesity Day, la Campagna di sensibilizzazione Nazionale su sovrappeso e salute, promossa dall’ADi (Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica).in questa occasione, Medici e Dietisti delle strutture di Dietetica e Nutri-zione Clinica dell’area torinese, provenienti dagli ospedali san Giovanni Bosco, Maria vittoria, Mauriziano, Molinette, infantile Regina Margherita e san Luigi di Orbassano, affiancati da infermieri volontari della Croce Rossa, con il supporto logistico della CRi stessa, hanno sostato in Piazza san Carlo Non si sono effettuate visite individuali, ma è stata offerta un’attività di informazione e valutazione di alcuni parametri antropometrici, quali peso, altezza e circonferenza vita per definire il livello di normopeso, sovrappeso e obesità e il conseguente rischio di sindrome metabolica. sono state date anche semplici informazioni di tipo igienico-sanitario che hanno colpito non soltanto il pubblico ma anche i media: ad esempio che l’elevata tem-peratura delle nostre case favorisce l’obesità L’obesità ha assunto i caratteri di una vera e propria epidemia mondiale e preoccupa non solo il mondo medico scientifico ma anche i responsabili della salute pubblica.secondo le rilevazioni dell’OMs sovrappeso e obesità sono responsabili in Europa dell’80% dei casi di diabete tipo 2, del 35% dei casi di malattie ischemiche cardiache e del 55% di malattie ipertensive.A questi si aggiungono i pesanti costi economici e sociali: il 2-8% dei costi sanitari e il 10-13% dei decessi. Ma già un calo ponderale, anche solo del 5-10%, è associato a una riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare, a un’aumentata longevità e a un miglioramento del profilo glicemico, della pressione arteriosa, della concentrazione delle lipoproteine a elevata densi-tà, della funzione respiratoria e del sonno.Pertanto la prevenzione e il trattamento dell’obesità e delle patologie a essa correlate rappresentano uno dei più importanti obiettivi di sanità pubblica.Le strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica della Regione Piemonte (sOCDNC) sono strutture specialistiche che operano per il mantenimento o il raggiungimento di un adeguato stato di nutrizione, attraverso inter-venti preventivi, diagnostici e terapeutici, con la prerogativa di prevenire e correggere le alterazioni metaboliche nelle patologie responsive alla dieta.Le sOCDNC garantiscono che l’intervento specialistico si svolga in modo tempestivo, efficiente e sicuro, sia a livello ospedaliero sia ambulatoriale e territoriale.Le sOCDNC, 13 strutture per adulti e due per pazienti pediatrici, costitu-iscono la Rete delle strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica che, attiva informalmente dal 2000, è stata istituita ufficialmente con DGR 18-13672 del 29/3/2010.La Rete condivide obiettivi e procedure garantendo eguali prestazioni spe-cialistiche ai pazienti piemontesi sia in ospedale sia sul territorio, con la stretta collaborazione dei MMG, dei distretti, dell’assistenza domiciliare e delle cure palliative. u

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Salute

QuAL è LA cAuSAdeLL’ObeSiTà?

La causa dell’obesità è nota solo in un piccolo numero di casi (in meno del 5% dei casi la causa è genetica, endocrina, psi-chiatrica). Nella maggior parte dei casi, l’obesità è multifattoriale: c’è una predisposizione familiare cui si aggiungono altri fattori fa-vorenti (eccesso di calorie alimentari in rapporto al fabbisogno del soggetto, ridotta attività fisica). Lo stile di vita è dettato dalle abitudini della famiglia ed è purtroppo influenzato dalla pubblicità e dalle abitudini dominanti nella popolazione (me-rendine, fast food, giochi sedentari). Un soggetto predisposto che mangia troppo e si muove poco, prima o poi, diventa sovrappeso o obeso.Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica in-ternazionale International Journal of Obesity, condotto nella popolazione adulta (Simona Bo, Paolo Cavallo Perin) ha indivi-duato anche un altro fattore: l’elevata temperatura delle abita-zioni (20-21 gradi invece che 19 gradi) contribuisce a ridurre la spesa energetica favorendo l’obesità; la quantità di calorie che il soggetto spende per mantenere la temperatura corporea a 37 gradi si riduce se la temperatura ambiente è più elevata. Un altro studio condotto nel 2012 a Torino negli adolescenti (simona Bo, Paolo Cavallo Perin) indica che il sovrappeso/obe-sità (17%) non è di per sé associato all’assunzione di snack: è presente in chi consuma più di tre snack al giorno ma anche nei non-snackers. Però chi fa più di 3 snack al giorno è an-che risultato più sedentario. in altre parole, l’obesità dipende dalle calorie totali e non dal numero dei pasti; come dire che gli snack non devono essere criminalizzati nell’adolescente, ma essere inseriti nella vita in modo armonico, tenendo conto delle calorie alimentari totali e dell’attività fisica di ciascuno.

In uno studio condotto nel 2008 (Simona Bo, Paolo

Cavallo Perin) sulla popolazione adulta,

i nuovi casi di obesità (incidenza)

sono risultati dell’8.1% nell’arco

di 5 anni, dato che fa prevedere

un raddoppio della prevalenza

dell’obesità nell’arco di 10

anni.

L’obesità fa male alla salute

Negli anni ’70 i medici hanno imparato dagli assicuratori degli USA

che i soggetti obesi hanno una ridotta

aspettativa di vita (tabelle della Metropolitan Life Insurances).

Successivamente il dato è stato quantificato in varie popolazioni: in Italia l’obesità riduce l’aspettativa di vita di

17 anni ed è la seconda causa di morte dopo il fumo. La mortalità

cardiovascolare aumenta del 90%.

Anche la qualità di vita è peggiore. L’obesità

non è quasi mai da sola: uno studio condotto nel 2010 nella popolazione

di Casale Monferrato (Graziella Bruno,

Paolo Cavallo Perin) ha evidenziato che il sovrappeso/obesità è

associato a ipertensione e dislipidemia (90% dei casi) con raddoppio del

rischio di avere un evento cardiovascolare. Lo

studio di Brunico (Enzo Bonora, Università di

Verona) ha documentato che sovrappeso/obesità

aumentano di circa 10 volte il rischio di

sviluppare diabete (dal 5% al 50%): 1 adulto

sovrappeso/obeso su 2 ha il diabete.

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dicembre 2013 35

POSSIbILI RIMEDI

sebbene la chirurgia bariatrica (intervento sul canale alimentare per ridurre assunzione o assorbimento nutrien-ti) abbia ottimi risultati in mani esperte questa è confinata ad un ristretto numero di casi di obesità grave associata ad altre patologie. L’intervento sullo stile di vita costituisce il cardine della prevenzione e della terapia, ma in assoluto il più difficile da attuare e con risultati difficili da mantenere nel tempo nel singolo soggetto.L’informazione sull’importanza delle abitudini alimentari e dell’attività fisica deve essere diffusa nella popola-zione a partire dall’età giovanile. L’intervento del medico ha un’utilità limitata se non è sostenuto da altri attori (educatori, insegnanti, allenatori sportivi). A Torino e provincia il messaggio è stato diffuso nella scuola Media, nella popolazione generale e nella popolazione adulta ed anziana con il rilievo su abitudini di vita non corrette ed incoraggiamento all’attività fisica, quest’ultimo sostenuto dall’impegno e disponibilità organizzativa del campione olimpionico di marcia Maurizio Damilano (simona Bo, Graziella Bruno, Paolo Cavallo Perin). ¢

1 miliardo e 200 milioni di persone in tutto il mondo hanno problemi di peso

Viene definita una ’epidemia globale’ perché interessa oltre il 50% della popolazione adulta delle civiltà industrializzate

in America: il 55% della popolazione è in sovrappeso

il 23% della popolazione è obesa

23 miliardi di dollari è la spesa sanitaria annua per i

soggetti con BMI > 29

6 miliardi per i normopeso

in italia: il 33,1% della popolazione è in sovrappeso (41%

degli uomini e 25,7% delle donne)

il 9,7% della popolazione è obesa (9,5% degli

uomini e 9,9% delle donne)

il 24% degli uomini e il 37% delle donne tentano di

dimagrire

Il 57% degli uomini in sovrappeso si vedono normali.

Nel 3% addirittura magri

Il 10% delle donne con peso normale si vede grassa

Solo il 5% degli obesi si rivolge ad un medico

Il 95% degli obesi si affida ai consigli dietetici dei media e della pubblicità

L’obesità è una malattia riconducibile per il 50% a fattori genetici e per il 50% a fattori ambientali.

40 sono i geni coinvolti nell’obesità

Più del 50% degli ipertesi è in sovrappeso

L’85% dei diabetici di tipo 2 è obeso

L’80% dei soggetti con malattie cardiovascolari è in sovrappeso oppure obeso

5-10% del peso iniziale è la perdita sufficiente per ridurre i fattori di rischio e una riduzione del 20% della mortalità totale

Da 1,5 a 2 è l’aumento del rischio cardiovascolare per ogni fattore di rischio rispetto al soggetto con assenza di questi (es. fumo, dislipidemia, intolleranza glucidica, iperinsulinemia, diabete, ipertensione) 2x2x2 è il rischio di patologia cardiovascolare di un soggetto con 3 fattori di rischio

L’obesità riduce l’aspettativa di vita di 17 anni ed è la seconda causa di morte dopo il fumo.

In 9 anni l’obesità infantile è passata dal 6,1% al 13,6% nell’Italia nord-occidentale

A 11 anni i bambini con problemi di peso sono più del doppio di quelli di 6 anni

Il 30-60% dei bambini obesi sarà un adulto obeso

1000 kcal è la riduzione del consumo energetico giornaliero imposta dallo stile di vita della società moderna

Solo il 35% della popolazione si dedica a un’attività fisico-sportiva

Perdere 7 kg per un obeso significa risparmiare 380 euro per anno in farmaci antipertensivi e antidiabetici

L’obesità costa quasi 750 euro l’anno per persona

inoltre in italia: 500.000 persone soffrono di disturbi del

comportamento alimentare

65.000 persone soffrono di Bulimia e Anoressia

8.500 sono i nuovi casi di Anoressia e Bulimia ogni

anno

L’Italia è il paese europeo con la percentuale più bassa di

persone obese e sovrappeso.

QuALche cifrA

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dicembre 201336

cultura

Nel settembre di quest’anno mi sono recato con la famigliola all’isola di Mauritius, terra di origine di mia moglie. Nelle righe che seguono il lettore potrà cogliere, goccia su goccia, l’immagine di un paradiso delle vacanze, colta non con l’ottica del turista, bensì con quella del medico. Di quel mio soggiorno tre sono gli aspetti che vorrei rappresentare: il sistema sanitario locale, i pazienti e dei giornali.

gocce disanitÀ

dall’isola mauritius

Rinaldo PellicanoDirigente Medico S.C.GastroenterologiaEpatologia U. Azienda Ospedaliero Universitaria San Giovanni Battista (Molinette)

IL SISTEMA SANITARIO LOCALE

Quello mauriziano è sicuramente uno tra i migliori sistemi sanitari dell’Afri-ca. Lo conferma il fatto che la durata media della vita di maschi e femmine si attesta rispettivamente a 70 e 77 anni, come riportato dall’Organizza-zione Mondiale della sanità nel 2012 (www.unfpa.org). Un ruolo cruciale ha avuto l’abbattimento del tasso di malattie trasmissibili che ha notevol-mente ridotto la mortalità. Per tale ragione, non vi sono in genere obblighi vaccinali per i viaggiatori che si recano nell’isola. i medici di Mauritius partono da un grande vantaggio: sono tutti bi-lingui se non multi-lingui, poiché già dall’infanzia qui si studia inglese e francese, oltre alla lingua legata all’etnia d’origine (nel Paese sono rappresentate, in uno spazio limitato, quasi tutte le principali etnie del mondo con preva-lenza indo-mauriziana). frequente vedere adolescenti in grado di discutere un argomento in due-tre lingue contemporaneamente. Per tale ragione i candidati alla facoltà di medicina o ad una specializzazione post-laurea possono colloquiare con persone di ogni Paese e spostarsi ovunque.sabato 15 settembre, ho incontrato husmon sonah e sua moglie, shanti sonah. Lui é un radiologo in pensione, che ha lavorato per la struttu-ra pubblica 43 anni, lei presta assistenza medica domiciliare agli anziani non trasportabili o giovani con handicap. Mi raccontano che a Mauritius il ssN prevede una serie di consultori-dispensari distribuiti sul territorio, ove chiunque può rivolgersi gratuitamente per problemi “minori”, tipo diagnosi e trattamento di diabete, ipertensione arteriosa, problemi psi-chiatrici e altri quadri clinici gestibili ambulatorialmente. in tali sedi si ef-fettuano visite mediche e prelievi ematici. se il problema é “maggiore” i pazienti devono rivolgersi all’ospedale. Chiunque può comunque recarsi direttamente all’ospedale, dove trova un medico “generalista” che decide se prescrivere esami e/o trattamento e dimettere il paziente. Oppure, se inviarlo dallo specialista. il quale imposta il successivo iter, optando per la richiesta di esami di secondo livello o per il ricovero.Medici di famiglia “all’italiana” non esistono, o almeno non in ambito pubblico, mentre privatamente ce ne sono parecchi., Molti i laureati in Europa, Australia, Canada, UsA e india. i farmaci, sovente generici, pro-dotti in india, Pakistan o altri Paesi asiatici, sono consegnati al paziente già all’interno della struttura pubblica. Le farmacie che svolgono solo atti-vità commerciale privata, dispongono di prodotti di ogni tipo, con ampia prevalenza di parafarmaci pubblicizzati in ogni ambito (dalla prevenzione dell’invecchiamento, all’ausilio per la memoria nei bambini, soprattutto prima degli esami scolastici). Occasionalmente arrivano a Mauritius specialisti indiani, o asiatici in gene-re, per operare nelle strutture pubbliche o in private, organizzate, queste ultime, secondo un modello che prevede consulti diretti con gli specialisti,

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dicembre 2013 3737

che decidono immediatamente l’iter, permettendo il salto del triage del “ge-neralista” in vigore nella struttura pubblica. sorseggiando una tazza di te (sono le 16), sonah sottolinea che chi ha biso-gno di cure all`estero può avere dallo stato 500.000 rupie (l’equivalente di 12.500 euro) e spese di viaggio pagate. La maggior parte di coloro che ot-tengono tale cifra per motivi di sostenibilità economica opta e con crescente soddisfazione, per l’india, Pakistan e singapore.La popolazione di tutti i livelli sociali (compresi molti medici) crede nella me-dicina alternativa ma chi ha studiato all’estero, come sonah, laureato all’uni-versità di Cardiff, sostiene quella tradizionale.visto con gli occhi del medico europeo, che vive quotidianamente nell’ospe-dale di eccellenza, tale sistema appare eccezionale per la qualità di vita e il rispetto verso i medici (roba d’altri tempi per noi!) ma presenta anche svan-taggi organizzativi. i pazienti, per esempio, non hanno con sé esami o referti medici relativi alla struttura pubblica. Quindi, qualora decidano di rivolgersi ad altri o ad un altro ospedale o consultorio, questo, con alta probabilità, ripeterà parte di esami già effettuati con costi incalcolabili. Da ciò si evince da un lato la difficoltà alla mobilità sanitaria di coloro che sono alla ricerca di un riferimento. E dall’altro il caos indotto da coloro che insoddisfatti dalle prestazioni, ruotano su più strutture. Dai progressi infor-matici colti finora, in un futuro non lontano la crescente e rapida informatiz-zazione dell’isola (quasi tutti gli adolescenti hanno ormai accessi ad internet) sarà lo strumento-chiave per superare queste difficoltà.

I PAZIENTI

Durante un pranzo presso amici mi è capitato di sentire questa storia. sa-pendo della mia professione, la padrona di casa, 52 anni, mi ha raccontato di essere stata operata circa un anno fa, che le avevano tolto due metri di intestino, in tre interventi successivi. Quando le ho chiesto il perché, oltre a dirmi che aveva dolori addominali, altro non ha saputo aggiungere, sotto-lineandomi che non si deve chiedere troppo ai medici dell’ospedale. Dopo un anno ha dolori addominali diffusi, in qualche occasione vomito fecaloide e recentemente rettorragie, né ha mai fatto una colonscopia ma delle TC. Come tutti, non ha documenti con sé.

I GIORNALI

Per abitudine, ogni giorno dedicavo parte del tempo alla lettura dei quotidiani locali. Come accade sui nostri, quotidianamente si potevano leggere argomenti inerenti la salute, con sogget-ti spazianti da presunti casi di malfunzionamen-to della sanità, ad argomenti come l’istruzione sanitaria, alimentare, il trattamento (in via pri-vata) dell’infertilità fino alla promozione della settimana internazionale per la prevenzione del suicidio.Era anche frequente veder pubblicizzata la pro-mozione di seminari per il pubblico, destinati ad insegnare la prevenzione delle malattie croniche degenerative (tipo l’arteriosclerosi). Un tema molto vicino a noi é quello dei problemi sanitari legati alla tossicodipendenza. Ben 5.000 per-sone (su 1.3 milioni di abitanti) sono registrate come tossicodipendenti e assumono metadone. Non solo loro. Alcuni confessano di assumerlo come supporto all’uso di droga. Altro argomen-to da sottolineare è l’elevato tasso di consumo di alcolici tra i giovani, che induce spesso a com-portamenti violenti nonché ad incidenti stradali. Molto pericolosa, inoltre, é la tendenza alla fal-sificazione di farmaci, combinata con la penuria di medicine negli ospedali pubblici, dovuta più a disguidi amministrativi che non a ragioni eco-nomiche (Mauritius ha avuto nel 2012 un PiL di 5 volte più elevato del nostro) che innesca una serie di rischi per la salute. Una notizia mi ha fat-to molto riflettere: un paziente affetto da epa-tite C chiedeva, attraverso un quotidiano, che fosse organizzata una colletta perché doveva comprarsi l’interferone non finanziato dal ssN. Da noi, pur in epoca di grave crisi economica, è stata approvata, triplice terapia antivirale, com-pletamente a carico dello stato per chi è affetto dal genotipo 1 di hCv.

IL RIENTRO

Mentre sorvoliamo l’Oceano indiano nel volo di rientro, ripenso alle meraviglie di Mauritius e alla gentilezza della sua gente, ispiratrici di fiducia e ottimismo. Modello di convivenza in tutto l’Oce-ano indiano, quest’isola in futuro lo rappresen-terà anche per la sanità. ¢

Nella foto, Rinaldo Pellicano,il radiologo husmon sonah e sua moglie, shanti sonah

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dicembre 201338

cultura

dalle andeagli appennini

Il concetto di salute diventa sempre più articolato e quindi più complesso: la semplice

assenza di malattia continua ad essere, ovviamente, una condizione fondamentale

ma non è più esclusiva. Il completo stato di benessere fisico, psichico e sociale considerato necessario dall’OMS per poter parlare di salute

è oggi sempre più difficile da raggiungere perché sempre più fattori entrano in gioco:

oggi può costituire una minaccia per la salute anche non aver accesso alla cultura, all’arte,

al turismo. Non a caso la Sociologia definisce “nuove povertà” tutte le difficoltà di accesso

ad un benessere che non ha più soltanto una semplice dimensione economica.

E così anche il multiculturalismo oggi ha una valenza medico-sanitaria: ne è la

prova l’esistenza nelle strutture sanitarie di figure nuove come quella del mediatore

culturale. Il multiculturalismo è un fenomeno relativamente nuovo per l’Italia e che ha

assunto una sempre maggiore rilevanza da quando il nostro Paese è diventato meta (a

volte finale, più spesso intermedia) di flussi migratori provenienti da luoghi del mondo più

poveri del nostro.L’articolo che segue è per questi motivi un

pezzo di Medicina e di Sanità a tutti gli effetti, anche se non parla di cellule, sindromi e

ospedali. Parla, in “punta di matita” soltanto di vita: lo stesso dominio culturale frequentato

dalla Medicina e dalla Sanità per difenderla, fin quando è umanamente possibile e consentito.

Nicola Ferraro

Claudio Mellana

siamo stati a lungo un popolo di emigranti. Attualmente, nel mon-do, esistono circa 80 milioni di oriundi italiani e quattro milioni di italiani vivono e lavorano fuori dai confini del nostro stivale.Poi, diventata l’ottava (oggi la nona) nazione maggiormente industrializzata abbiamo assistito al feno-meno inverso e oggi circa cinque milioni di stranieri vivono in italia.sappiamo che questo secondo momento ha fatto emergere, drammaticamente, insieme ad innegabili problemi altrettanto innegabili istinti retrivi in una parte degli italiani. E spesso gli stessi che piange-vano calde lacrime leggendo il racconto “Dagli Appennini alle Ande” contenuto nel libro Cuore di Edmondo De Amici, davanti ai drammi causati dalla attuale fase di immigrazione hanno dimostrato un cuore di pietra. Le terribili peripezie a cui viene sottoposto, nel libro di De Amicis, il piccolo Marco valesini che si imbarca clandestinamente per andare in Argentina alla ricerca della madre emigrata, sembrerebbero dunque infinitamente più spaventose di quelle a cui sono sottoposto i piccoli immigrati oggi.

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dicembre 2013 39

Purtroppo non è così. La criminalità organizzata, che un tempo non si occupava dei fenomeni mi-gratori, oggi specula anche sui bambini, oltre che sugli adulti costretti ad emigrare. E in forme spa-ventose.

UNA MOSTRA CORAGGIOSA, COME ChI LASCIA LA PROPRIA CASA

Per questo la Onlus international help (www.internationalhelp.it) a ottobre ha organizzato una mo-stra di vignette umoristiche, ma di un umorismo inevitabilmente amaro, dal titolo paradigmatico “Dalle Ande agli Appennini”, nella quale la migrazione è stata colta attraverso gli occhi dei bambini.Dalla Germania all’Argentina, dalla slovenia al Montenegro e naturalmente da tutta italia, generosi professionisti della satira e della caricatura hanno offerto le loro opere per questa iniziativa nata per raccogliere fondi al fine di contribuire a continuare a finanziare le diverse attività che international help sostiene, in particolare quella di contrasto in Guatemala alla tratta di esseri umani.Le tavole sono state realizzate da professionisti e da studenti dell’Accademia Albertina di Torino: 24 disegnatori professionisti e venti studenti hanno collaborato per essere a fianco dei migranti nella loro avventura, spesso drammatica e sempre dolorosaLe opere esposte dal 16 al 29 ottobre e sono state raccolte in un catalogo, 300 copie del quale sono state acquistate dalla Compagnia di san Paolo che ha così contribuito al successo dell’iniziativa.La mostra è stata anche un concorso: le migliori realizzazioni sono state scelte da una giuria coordi-nata da Claudio Mellana, ideatore dell’evento insieme a Dino Aloi. il primo premio è stato assegnato al montenegrino Darko Drljevìc per la sezione professionisti (foto 4), e agli studenti dell’Accademia Albertina Clarissa Corradin e Paolo Naretto Rosso, partecipanti ad una selezione coordinata da Pier Paolo Rovero, docente di “Arte del fumetto”.Dalle opere in mostra è stato realizzato un catalogo che è in vendita a 15,00 €. ¢

foto 4

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dicembre 201340

La ricerca in Provincia

LO STUDIO

L’analisi è partita da una rigorosa analisi dei costi della distribuzione diretta (DD*) e da una stima del costo che si sarebbe avuto se fossero stati adottati altri sistemi di distribuzione. Per alcune categorie di medicinali può essere utilizzata an-che la Distribuzione per Conto (DPC*), che con-siste nel ritiro dei medicinali presso le farmacie private che forniscono essenzialmente un servi-zio di dispensazione del medicinale precedente-mente acquistato dall’AsL. infine, il caso in cui il paziente può ritirare i medicinali nelle farmacie con la ricetta ssN del proprio medico curante: Distribuzione Convenzionata (DC*).Lo studio è stato condotto dal Prof, Claudio Jom-mi, Professore Associato presso l’Università del Piemonte Orientale e Responsabile dell’Osserva-torio farmaci del Cergas Bocconi.Nella DD e in quella DPC il costo del farmaco si assume sia lo stesso, perché in entrambi i casi l’acquisto avviene da parte di un Ente pubblico (l’Ospedale oppure una AsL, in questo caso quel-la di Asti). Quello che si è voluto analizzare con questa ricerca è il mero costo della distribuzione.L’analisi si è basata sulla raccolta di dati aziendali strutturati e ha evidenziato come il costo orga-nizzativo della DD per confezione distribuita ha un valore di poco superiore ai 2 Euro, decisamen-te inferiore a quello della DPC, anche conside-rano la quota fissa prevista per ogni confezione dispensata dal farmacista che dall’ultimo accor-do regionale risulta intorno ai 6 Euro (il fee for service riconosciuto per la prestazione professio-nale). La distribuzione in regime convenzionale avrebbe avuto un costo medio per confezione decisamente più elevato.

sifo: farmaciinsieme alle

dimissioni, per risparmiare

Una valutazione di costo, frutto della collaborazione tra i farmacisti ospedalieri SIFO ed economisti esperti nel settore farmaceutico, è stata condotta all’Ospedale Molinette di Torino, principale presidio ospedaliero della Città della Salute e della Scienza, la più grande azienda ospedaliera italiana.Lo studio ha messo in luce come la distribuzione dei farmaci che il paziente dovrà utilizzare presso il proprio domicilio costa di meno se fatta direttamente in ospedale (distribuzione diretta). È quanto è emerso durante l’evento dal titolo “La dispensazione al farmaco in ospedale e territorio: il valore aggiunto del farmacista” organizzato dalla sezione regionale SIFO Piemonte-Valle d’Aosta nel maggio scorso.

Ni.Fe.Da materiale elaborato dall’Ufficio Stampa SIFOa cura di Chiara Gabriele

(DD*) Distribuzione Diretta La distribuzione diretta è intesa come la dispen-sazione, tramite le strutture sanitarie, di medici-nali a pazienti per la somministrazione al proprio domicilio. La distribuzione diretta consiste nell’e-rogazione del farmaco al paziente attraverso le strutture dell’Azienda sanitaria (distribuzione di-retta propriamente detta): in tal caso, le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere acquistano i farmaci, secondo le condizioni di norma previste per il servizio sanitario Nazionale, e li distribui-scono, mediante le proprie strutture, direttamen-te ai pazienti per il consumo al proprio domicilio.

(DPC*) Distribuzione Per Contoil secondo modello si basa, invece, su un accor-do tra Regione/AsL e distributori (grossista e/o farmacia) per la distribuzione del farmaco al pa-ziente (distribuzione per conto): in tal caso i far-maci vengono acquistati dalla AsL/Regione ma distribuiti al paziente, per loro conto, dalle far-macie territoriali aperte al pubblico, che ricevono un compenso fisso per ogni ricetta, concordato sulla base di accordi con AsL/Regione.

(DC*) Distribuzione ConvenzionataÈ il sistema tradizionale di erogazione dei me-dicinali a carico del servizio sanitario Nazionale da parte delle farmacie aperte al pubblico. La dispensazione avviene previa presentazione della prescrizione medica su ricettario del servizio sa-nitario Nazionale (ssN).

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DA TORINO ALL’ITALIA

Questi dati non possono però essere auto-maticamente traslati alla realtà nazionale, dovendo tener presenti le variabilità regio-nali legislative e quelle dei costi dei sistemi distributivi.siamo molto soddisfatti di questo studio – ha dichiarato Laura fabrizio – Presidente sifo - società italiana di farmacia Ospeda-liera - poiché la realtà analizzata è significa-tiva a livello nazionale e per la prima volta ci troviamo di fronte alla possibilità di ipotiz-zare con delle simulazioni molto accurate, soluzioni che aiutano il ssN ad effettuare dei risparmi a livello di spesa farmaceuti-ca. Come sifo, riteniamo l’argomento così importante da aver avviato uno studio più ampio, che vada a verificare a livello glo-bale la migliore soluzione distributiva dei farmaci in italia”. ¢

DISTRIbUZIONE DEI FARMACI ALLE MOLINETTE

Nel 2012 presso il Presidio Ospedaliero san Giovanni Battista di Torino (Molinette), sono stati spesi circa dieci milioni di € per l’acquisto di farmaci distribuiti attraver-so la Distribuzione Diretta a cui devono essere aggiunti 190.000 € per le spese relative ai costi del servizio di distribuzione (sono state dispensate quasi 69.000 con-fezioni di farmaci).i medicinali che impattano maggiormente sui costi sono: i farmaci biologici (es. fattori di crescita), i farmaci oncologici orali (antitumorali), gli antivirali (es. anti Epa-tite C) e gli immunosoppressori (es. farmaci indicati per l’artrite reumatoide).“il progetto che abbiamo avviato ha lo scopo di chiarire, attraverso uno studio indipendente, quale possa essere il reale peso economico delle varie modalità distributive dei medicinali attualmente disponibili.” – ha dichiarato il francesco Cattel - segretario Regionale sifO Piemonte e val d’Aosta e farmacista Dirigente, presso l’Azienda Ospedaliera Città della salute e della scienza di Torino.“i primi risultati ottenuti sono promettenti anche se limitati a una singola realtà locale. Lo scopo finale di questo progetto sarà quello di comprendere il reale im-patto economico della DD rispetto alla DPC nell’intera regione”. Queste le parole di silvana stecca, Responsa-bile della farmacia nella stessa struttura, che sottolinea anche come “Le peculiari competenze del farmacista ospedaliero, professionista della salute altamente qua-lificato, rappresentano un importante valore aggiunto al servizio di distribuzione diretta rispetto alle altre vie di distribuzione dei medicinali”.

“i dati dello studio rilevano come la distribuzione diret-ta, abbia avuto nel 2012 dei costi organizzativi piuttosto contenuti; la simulazione evidenzia anche che qualora gli stessi farmaci fossero stati distribuiti per conto o in regime convenzionale, questo avrebbe generato un au-mento della spesa pubblica. – osserva Claudio Jommi - vanno tuttavia considerati che la riforma del sistema di remunerazione delle farmacie aperte al pubblico, po-trebbe modificare in futuro il giudizio di convenienza della distribuzione diretta e che i costi a carico del ssN non possono rappresentare l’unico driver delle scelte strategiche aziendali: l’accesso, l’appropriatezza, i costi non sostenuti dal ssN, il giudizio di convenienza relativa rispetto alle più generali relazioni con i portatori di in-teresse (dalle imprese, alle farmacie aperte al pubblico, ai pazienti) sono altri fattori da non trascurare in tali scelte e rispetto ai quali è rilevante valutare in termini comparativi le diverse scelte distributive. Tuttavia avere delle stime solide di costo comparativo è fondamentale, così come è importante che tali dati vengano analizzati e discussi per poter prendere decisioni più razionali, so-stenibili e che valorizzino le diverse professioni nel ssN”.La DD sarebbe quindi la soluzione distributiva più con-veniente considerando anche che essa viene effettua-ta da personale ospedaliero altamente qualificato, in grado di fornire al paziente tutta una serie di consigli sulla modalità migliore per assumere i farmaci a un co-sto però inferiore rispetto alla distribuzione per conto (DPC) e decisamente inferiore rispetto alla distribuzione in convenzione.

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dicembre 201342

La ricerca in Provincia

colcHicina nella pericardite acutaun trial randomiZZato

Massimo ImazioCardiologia Ospedale Maria VittoriaASL TO2

* A Randomized Trial of Colchicine for Acute Pericarditisimazio M, Brucato A, Cemin R, ferrua s, Maggiolini s, Beqaraj f, Demarie D,forno D, ferro s, Maestroni s, Belli R, Trinchero R, spodick Dh, Adler Y; theiCAP investigators. A Randomized Trial of Colchicine for Acute Pericarditis. NEngl J Med. 2013 Aug 31. [Epub ahead of print] PubMed PMiD: 23992557.http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1208536

www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa1208536

La colchicina è impiegata da secoli per il trattamento e la prevenzione degli attacchi di gotta ma più recentemente è stata impiegata per il trattamento e la prevenzione delle sierositi in pazienti con febbre fa-miliare Mediterranea (1). inoltre dati preliminari osservazionali hanno suggerito una sua possibile indicazione per il trattamento della pericar-dite. Alla dose di 0.5-1.0 mg/die il farmaco si è dimostrato efficace nel trattamento dei pazienti con prima recidiva di pericardite (2).La pericardite acuta è una patologia di non infrequente riscontro nella pratica clinica. il trattamento convenzionale si basa sull’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei (salicilici, ibuprofene, indometacina). Uno dei maggiori problemi clinici è rappresentato dalle recidive che colpiscono circa il 20-30% dei pazienti dopo un primo episodio di pe-ricardite acuta (3,4).in uno studio multicentrico* randomizzato (5) promosso dalla Cardio-logia dell’Ospedale Maria vittoria diretta da Riccardo Belli e sponsoriz-zato come studio spontaneo dall’ex-Azienda sanitaria AsLTO3 di To-rino (AsLTO2) (ClinicalTrials.gov number, NCT00128453) la colchicina si è dimostrata efficace e sicura nel trattamento del primo episodio di pericardite acuta.Lo studio coordinato da Massimo imazio della Cardiologia dell’ospe-dale Maria vittoria è stato recentemente presentato al Congresso Eu-ropeo di Cardiologia svoltosi ad Amsterdam il primo settembre 2013 ed è stato pubblicato contemporaneamente sul New England Journal of Medicine (http://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa1208536) con uno smartphone abilitato, si può accedere direttamente all’artico-lo originale inquadrando il codice Qr riprodotto più avanti.

I PRINCIPALI RISULTATI DELLO STUDIO

in uno studio multicentrico, randomizzato ed in doppio cieco 240 pa-zienti consecutivi affetti da pericardite acuta sono stati randomizzati a ricevere un trattamento convenzionale con salicilici o ibuprofene e colchicina (0.5 mg x 2/die se peso >70Kg e dosi dimezzate di 0.5mg/die se di peso inferiore) o trattamento convenzionale e placebo. il trat-tamento sperimentale è stato somministrato per tre mesi. Ad un fol-low-up medio di 22 mesi (minimo 18 mesi), la colchicina ha ridotto del 56% il rischio di pericardite ricorrente ed incessante (eventi registrati in 45 pazienti [37.5%] nel gruppo placebo e 20 pazienti [16.7%] del gruppo trattato con colchicina; p<0.001). Pertanto è necessario tratta-re 4 pazienti con pericardite acuta per prevenire una ricorrenza od un decorso incessante della malattia (ossia senza risoluzione completa dei sintomi entro sei settimane).

LE IMPLICAZIONI CLINIChE DELLO STUDIO

Gran parte dei trattamenti della pericardite sono empirici mentre per la colchicina abbiamo ormai evidenze più solide basate su due trial ran-domizzati (2,5) e due meta-analisi (6,7) che ne supportano l’impiego clinico nei pazienti con pericardite acuta e prima recidiva (2,5).

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A lato,la Gloriosa Superba,pianta che sintetizza naturalmentela colchicina.

bibliografia1. Imazio M, Brucato A, Trinchero R,

Spodick D, Adler Y. Colchicine for pericarditis: hype or hope? Eur Heart J 2009; 30:532-9.

2. Imazio M, Brucato A, Cemin R, et al. Colchicine for recurrent pericarditis (CORP): a randomized trial. Ann Intern Med 2011;155:409-14.

3. Imazio M, Bobbio M, Cecchi E, et al. Colchicine in addition to conventional therapy for acute pericarditis: results of the COlchicine for acute PEricarditis (COPE) trial. Circulation 2005;112: 2012-6.

4. Imazio M. Contemporary management of pericardial diseases. Curr Opin Cardiol 2012;27:308-17.

5. Imazio M, Brucato A, Cemin R, et al the ICAP Investigators. A Randomized Trial of Colchicine for Acute Pericarditis. N Engl J Med. 2013 Aug 31. [Epub ahead of print].

6. Lotrionte M, Biondi-Zoccai G, Imazio M, et al. International collaborative systematic review of controlled clinical trials on pharmacologic treatments for acute pericarditis and its recurrences. Am Heart J. 2010 Oct;160(4):662-70.

7. Imazio M, Brucato A, Forno D, et al. Efficacy and safety of colchicine for pericarditis prevention: systematic review and meta-analysis. Heart 2012;98:1078-82.

LE LIMITAZIONI DELLO STUDIO

Lo studio ha definito specifici criteri di esclusione eliminando potenziali con-troindicazioni all’uso del farmaco od aumentato rischio di effetti collaterali (allergia alla colchicina, insufficienza renale con creatinina >2.5mg/dl, epato-patia cronica grave od elevazione delle transaminasi, concomitante miocardi-te con elevazione della troponina, miopatie, malattie infiammatorie croniche intestinali, donne in gravidanza od allattamento). sono stati esclusi i bambini per cui lo studio ed i risultati sono applicabili ad una popolazione adulta. sono stati anche esclusi i pazienti con eziologia batterica o tumorale della pericardite. il farmaco ha perciò specifiche indicazioni e controindicazioni. L’uso del farmaco è inoltre off-label per questa indicazione in italia, Europa e Nord America. ¢

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Le nostre radici

la Volpe Prof. Giuliano Maggi

il 1944 fu l’anno più terribile della mia infanzia: facevo la seconda media e non si trovavano più olio e farina, mancavano anche il sale da cucina e il sapone.Abitavamo a Cuorgnè nel Canavese ove mio padre era il chirurgo dell’ospedale. in città vi era una caserma occupata da militari tedeschi e della Repubblica di salò, mentre i partigiani erano nascosti sulle colline e montagne circostanti; ogni tanto vi erano degli scontri a fuoco e mio padre doveva curare i feriti di entrambe le parti. Le strade di accesso alla città avevano posti di blocco con reticolati e sacchetti di sabbia; di notte vi era il coprifuoco, ma i partigiani riuscivano a sgattaiolare attraverso i boschi e i campi e a portare i loro feriti in ospedale. Mio padre li operava, scrivendo diagnosi false sulle cartelle e facendo sparire le radiografie che mostravano le pallottole perché ogni tanto Tedeschi e Repubblichini facevano ispezioni in ospedale.Una notte i partigiani portarono uno dei loro in gravi condizioni con ferite all’addome e agli arti inferiori; mio padre fu svegliato, si recò in ospedale (aveva un bracciale bianco con la croce rossa per le ronde) e dovette operarlo subito. finì che era ormai giorno. Mentre usciva dalla sala operatoria lo avvisarono che era arrivata l’ispezione tedesca. L’operato era ancora in fase di risveglio e aveva diverse medicazioni sul corpo e sulle gambe: non era possibile farlo passare per un operato per ernia o appendicite; pertanto mio padre lo fece portare in sala parto, ove le suore gli misero un cuscino sulla pancia sotto alla coperta e una cuffietta da donna in testa.L’ispezione era condotta da un anziano medico tedesco che sembrava più un nonno che un guerriero, accompagnato da due giovani soldati con tanto di elmetto e fucile. Mio padre fece loro da guida nelle camere di degenza, spiegando a parole e a gesti la patologia di ogni paziente.Giunti davanti alla sala parto, mio padre fece il segno del pancione e disse: “Ostetrik!”. il medico tedesco assentì, fece per proseguire, poi cambiò idea e fece segno a mio padre di voler entrare anche in sala parto, dicendo ai due soldati di aspettare in corridoio. Nella stanza vide “la partoriente” sul lettino; si avvicinò e notò che aveva un accenno di barba (non avevano fatto in tempo a rasarlo); tirò giù la coperta e non ci mise molto a capire che la “gravida” era un uomo

con ferite multiple appena operato, ancora in fase di risveglio e...con un cuscino sulla pancia! Mio padre fece la faccia desolata del bambino pescato con le dita nella marmellata, mentre

pensava: adesso questo mi farà arrestare e chissà cosa succederà a me e al partigiano operato. invece il

medico tedesco scoppiò in una gran risata e, puntando il dito verso mio padre, con il suo italiano stentato, continuando a ridere, escla-mò: “Tu molto volpe!”; poi si portò il dito da-vanti alla bocca e fece: “sssst!”.

Uscirono dalla sala parto, il medico tedesco non disse parola ai due soldati e terminarono l’i-

spezione come se nulla fosse.A pranzo mio padre ci raccontò l’episodio

e commentò: “ho avuto una gran paura, ma per fortuna quello si è talmente diver-tito ad aver scoperto il trucchetto della finta partoriente che si è accontentato di darmi del volpone”.Alla fine della guerra mio padre fu accu-sato di “Collaborazionismo col nemico nazi-fascista”per aver operato anche militari tedeschi e deferito al Tribunale per l’Epurazione, presieduto da un colonnello inglese. Questi gli chiese che rapporti aveva avuto coi tedeschi e mio padre gli rac-contò questa storiella: l’inglese volle stringergli la mano e fu assolto.Dopo la sua morte il comune gli in-titolò una piazza vicino all’ospedale per la sua opera durante il periodo bellico.¢

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dicembre 2013 47

neuropsicHiatriadella coscienZa

venerdì 28 giugno 2013 nell’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di To-rino in via Po 18 si è tenuta una relazione su “Neuropsichiatria della coscien-za”. Relatore il professor Andrea Eugenio Cavanna, professore onorario di Neuropsichiatria dell’Aston University di Birmingham e anche firma di Torino Medica.il mistero delle basi biologiche del pensiero e del comportamento hanno affa-scinato l’uomo da secoli, tuttavia lo studio scientifico della relazione tra cer-vello e comportamento ha origini relativamente recenti. Dalle pionieristiche e controverse ricerche di franz Joseph Gall (padre della frenologia) in Germania e Cesare Lombroso (teorizzatore del criminale atavico) in italia, alle affasci-nanti ed accurate descrizioni dei casi clinici di Aleksandr Lurija (indagatore della mente che non sa dimenticare) e Oliver sacks (autore di ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’), molta strada è stata percorsa.

LA NASCITA DELLE NEURSCIENZE

Nel corso degli ultimi decenni si è quindi assistito ad una vera e propria ri-nascita di questo settore delle neuroscienze, grazie ad entusiasmanti sco-perte che si sono tradotte in significativi passi avanti nella comprensione e nella cura delle patologie neuropsichiatriche. Discipline come la neurologia del comportamento e la neuropsichiatria clinica si avvalgono delle moderne tecniche di indagine dell’attività cerebrale (neuroimaging in vivo) per giun-gere ad una migliore comprensione dei disturbi comportamentali in corso di patologie del sistema nervoso centrale.

vECChIE PATOLOGIE E NUOvE RICERChE

Tra queste figurano i disturbi del movimento come la malattia di Parkinson e la sindrome di Tourette, in cui tremore e tic sono frequentemente associati a discontrollo degli impulsi e comportamenti compulsivi, che si traducono a loro volta in quadri clinici di valenza sociale come il gioco d’azzardo patologi-co ed i rituali di natura ossessiva. L’epilessia, infine, è oggi riconosciuta come una vera e propria finestra sul-le basi cerebrali delle alterazioni della coscienza. Lo studio in tempo reale dell’attività cerebrale durante le crisi ha infatti consentito di identificare sia le

aree che si disattivano per la durata del ‘black-out’ sia i meccanismi responsabili dei sintomi psichici (allucinazioni, ma anche stati sognanti) riportati dai pazienti affetti da alcune forme di epilessia del lobo temporale. sulla scorta di questi dati sono state sviluppate nuove tecniche terapeutiche come la stimo-lazione cerebrale profonda, finalizzate a pre-venire la perdita di coscienza in corso di crisi, laddove non sia possibile controllare l’epilessia. Con l’indagine dei cosiddetti ‘correlati neurali della coscienza’, per la prima volta nella storia il mistero ultimo dell’esistenza - il ‘conosci te stesso’ dell’oracolo delfico - sembra essere alla portata dell’uomo.

OLTRE LA MEDICINA

La rilevanza di queste scoperte va chiaramente al di là della scienza medica, dal momento che le implicazioni sul piano etico, legale e filosofico influenzano la società occidentale al punto da giustificare il recente conio di un nuovo termi-ne destinato ad entrare nel linguaggio comune delle generazioni future: ‘neurocultura’. ¢

Ni.Fe.Da un comunicato stampa di Pierpaolo BerraAccademia di Medicina di Torino

dai congressi

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rubriche

lorenzo bracco

anoressia.i veri colpevoli

booksprint edizioni, 2012

Pagine 222Euro 14,60

claudia migliozzigiuseppe scarso

il modello narrativo in psichiatria

aracne editrice, 2013

Pagine 192Euro 13.00

in LibreriA

innoVatiVoPremio Cesare Pavese 2013, Medici scrittori saggistica, “Anoressia. i veri colpevoli” di Lorenzo Bracco, medico e psicoterapeuta. “Lorenzo Bracco fa un’approfondita ricerca dei veri colpevoli e indica nuove prospettive per conoscere e curare un profondo males-sere esistenziale.Conosco bene questo libro sull’anoressia, argomento che tanto interesse desta og-gigiorno, e a quanto detto sui suoi meriti scientifici posso aggiungere che è scritto con una spiccata verve narrativa, alla doctor House per intenderci, tanto da essere un’av-vincente lettura fruibile da tutti, di possibile amplissima diffusione”.(Dario voltolini)

un saggio di ricerca

Letto da Rosa RevellinoAncora una volta le pagine di Torino Medica presentano l’opera di un medico scrittore di successo perché innanzitutto rigoroso e trasparente fino all’osso nella pratica della scrittura. Giuseppe scarso, firma di questa rivista, che più volte abbiamo visto citato come autore di racconti, propone invece un libro a quattro mani che ha il taglio del sag-gio di ricerca. il libro, come leggiamo nelle considerazioni conclusive, si inscrive in un più ampio progetto di ricerca volto ad in-dagare i rapporti tra espressività psichiatrica ed espressività letteraria. inoltre lo sforzo di ricostruire con metodo alcune esperienze

Letto da RTMUna ricerca di taglio scientifico quella di L. Bracco che secondo, l’autore, è destinata ad innovare la prospettiva di studio sul di-sturbo alimentare, ancora oggi però tema scottante del dibattito medico, psicologico e culturale su cui studiosi di fama interna-zionale non hanno ancora trovato un punto fermo. L’autore non dà certezze, né tanto meno ricette. Propone invece una teoria, cioè la relazione tra disturbo alimentare e gruppo sanguigno, ancora da verificare, va-lidare e discutere ma che certamente può rappresentare una tematica su cui interro-garsi. forse un libro coraggioso che sfida le grandi questioni aperte e insolubili sui DCA. Un libro che propone infatti una risposta ad una domanda che sembra per molti rimane-re insoluta. Lorenzo Bracco va oltre e cerca i colpevoli: una medical series (come si legge in Quarta di copertina) che nulla ha da invi-diare alle più avvincenti fiction americane.

di narrazioni in ambito sanitario restituisce al lettore una sensazione di verità che non è così frequente nell’incontro tra medicina e letteratura, ancor meno tra psichiatria e letteratura. Nel libro non si teorizza infatti sulla narra-zione come strumento terapeutico, perché argomento già ampiamente dibattuto nella letteratura scientifica, ma si fa narrazione ricucendo insieme storie, sintomi, casi let-terari e interpretazioni. Gli autori, entrambi psichiatri, vestono quindi quel ruolo di ar-cheologi del sapere che si attaglierebbe per-fettamente alla rinascita dell’Umanesimo in Medicina e non alle ormai logorate medical humanities.Un testo da leggere e da studiare con serietà e impegno.

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dicembre 2013 49

luciano peironeelena girardi

la saggeZZa d’argento. filosofia di vita e psicologia della salute per una attiva terZa etÀ

edizioni anthropos, 2012edizione fuori commercio: anthropos è una “rete” informativa, un progetto di ricerca e intervento incentrato su salute, cultura, psicologia e benessere psico-fisico.

Pagine: XII+115

la cultura ti aiuterÀ

Letto da RTM

La saggezza che emerge dalla storia dell’umanità, nel suo amore per il sapere e per la cultura. L’apporto scientifico della attuale psicologia della salute. Ecco i pilastri per capire il senso della odierna terza età e di un invecchiamento che sappia essere equilibrato, positivo, felice. in questo libro viene proposto un pro-getto esistenziale fondato sulle parole-chiave “cultura e salute”: un ventaglio di istruzioni per l’uso per organizzare la quotidianità di chi sta vivendo (o sta per cominciare a vivere) gli anni della terza età (e anche oltre…). “Per cominciare… Non isolarti. stai con gli altri. Cerca di conoscerti, con i tuoi problemi. Leggi molto, pensa molto. La memoria conta. Non fermarti mai, an-che se sei deluso. Partecipa alle cose che accadono. Cerca di realizzarti, anche assieme agli altri. Punta molto sulla cultura. Ti aiuterà. Non invidiare e non temere i giovani. se puoi, programma per tempo la vecchiaia. Non avere l’os-sessione della morte”. Queste sono soltanto alcune delle voci dell’indice di un libro che dà già l’idea di un manuale di buone pratiche per una vita felice, anche quando “l’argento dei capelli” testimonia il tempo passato e forse la saggezza acquisita. La terza età: questo il focus del testo di Peirone - Girardi. Una tematica difficile, a rischio di banalità e banalizzazioni. Ma qui, tra le righe del volume, fa la diffe-renza il modo e il tono con cui viene affrontata la questione. in altre parole un tatto che qui diventa...stile. L’edizione cartacea del libro 2012 fuori commercio viene riservata al Proget-to denominato Ánthropos: l’Essere Umano fra invecchiamento attivo e dialo-go intergenerazionale, iniziativa che confluisce nel quadro generale tracciato dall’Unione Europea, denominato EY2012: European Year for Active Ageing and Intergenerational Solidarity e coordinato da AGE Platform Europe (Europe-an Older People’s Platform).

Gli autoriLuciano Peirone e Elena Gerardi, psicologi psicoterapeuti, lavorano a Torino. Professori a contratto di Psicologia Clinica e della salute nel Ciclo di vita all’Uni-versità degli studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, hanno creato Anthropos, una “rete” informativa, un progetto di ricerca e intervento incentrato su salute, Cultura, Psicologia e Benessere Psico-fisico. Autori di libri e di numerosi articoli sia scientifici sia divulgativi, hanno organizzato numerosi convegni, svolgendo inoltre attività di conferenzieri. si occupano di psicologia clinica, psicologia della salute, psicoanalisi, sessualità, vita di coppia, training autogeno, psicosomatica, anoressia, processi culturali nella terza età.

A chi è rivoltostudenti delle Università della Terza Età, studenti delle Università degli studi, operatori e ricercatori del settore multidisciplinare psicologia-sociologia-medici-na, in particolare scienze umane e psicologia della salute.

L’eventuale ricavato, mediante donazione verrà interamente devoluto alla Associazione non-profit Anthropos. Il libro si può trovare direttamente in sede di associazione via Pastrengo n. 16. 0115184386.

Brossura filo refe Pagine XII+115 Formato 17x24 cm Edizione fuori commercio ISBN 88-88274-31-6 IL LIBRO La saggezza che emerge dalla storia dell’umanità, nel suo amore per il sapere e per la cultura. L’apporto scientifico della attuale psicologia della salute. Ecco i pilastri per capire il senso della odierna terza età e di un invecchiamento che sappia essere equilibrato, positivo, felice. In questo libro viene proposto un “progetto esistenziale” fondato sulle parole-chiave “cultura e salute”: un ventaglio di “istruzioni per l’uso” per organizzare la quotidianità di chi sta vivendo (o sta per cominciare a vivere) gli anni della terza età (e anche oltre…). Cultura “per” la terza età vuol dire informazione, sensibilizzazione, prevenzione e salute: ecco gli strumenti per dispiegare la “forza argentata” che si cela in ognuno di noi. In particolare, si cerca di raggiungere alcuni obiettivi di primaria importanza: stimolare profonde riflessioni per star bene durante la terza età e per prepararsi all’invecchiamento successivo; sottolineare le grandi potenzialità interiori (non di rado inespresse), perché in questa fase della vita il sapere può svolgere un ruolo benefico e determinante sia per questa generazione sia per tutte le altre (figli e nipoti; genitori e nonni; bambini, adolescenti, giovani, adulti, anziani e vecchi); costruire un percorso finalizzato a conseguire gli scopi fondamentali della terza età: conoscenza, partecipazione, socializzazione, saggezza, salute, benessere, serenità. L’argento dei capelli, quindi, a testimoniare esperienza e saggezza. Argento: simbolo e fonte di solidità e preziosità per il senior quale soggetto attivo.

Seniorship, per un nuovo significato di “terza età”: come vivere un tempo senza età,

arricchito di cultura, saggezza e salute

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dicembre 201350

luigi sena

arte e tiroidei goZZuti nelle scene

di nativitÀ e nei presepi

aracne editrice, 2013

Pagine 69 Euro 10,00

In copertina: Pastore Napoletano

dell’Ottocento,autore non identificato.

rubrichein LibreriA

accatteteVillo!Letto Nicola Ferraro

Un libro colto, documentato, che anche al semplice sfogliarlo comunica, sensibilità acuta, serietà, passione, competenza arti-stica e non soltanto medica. Quest’ultima caratura infatti non stupisce, dal momento che il prof. Luigi Massimino sena è profes-sore emerito dell’Università di Torino dopo essere stato Ordinario di Patologia Generale e Patologia Clinica e Direttore delle rispetti-ve scuole di specializzazione.Con tutta evidenza la passione culturale per fisiopatologia tiroidea nasce e si consolida col passare degli anni nell’autore da uno dei suoi ambiti di ricerca. Questo libro però denota anche la capacità di declinare le co-noscenze medico-sanitarie in un ambito cul-turale molto più vasto e in apparenza molto distante da microscopi, centrifughe, provet-te e altra vetreria da laboratorio. L’autore in realtà è anche un competente e appassiona-to cultore dell’arte in molte sue manifesta-zioni: da quella figurativa alla lirica.Questo agevole ma ricchissimo libro di qual-che decina di pagine è in qualche modo un punto di arrivo, un distillato elegante e per nulla noioso di documentate conoscenze e di passioni che collegano in forma davvero originale Medicina, Arte figurativa, Religione, storia e storia della Medicina: la parte intro-duttiva, sull’iconografia del gozzo, ad esem-pio, è davvero una cavalcata veloce ma non superficiale ai quattro angoli del mondo.

Un terzo delle pagine è dedicato al Presepe Napoletano: un’evenienza quasi scontata, tenendo conto dell’origine dell’autore e dell’importanza crescente di una raffinata forma di arte che è la quintessenza di una cultura popolare e antica che sarebbe una bestemmia considerare folklore. La rivaluta-zione del Presepe Napoletano è poi anche una riscoperta che ha fatto e farà la fortuna di antiquari e mercanti d’arte e la felicità di quanti semplicemente amano la bellezza.Ma l’aspetto, soltanto in apparenza, più sorprendente del libro è l’acuta e nobile sensibilità dell’autore che, da un punto di vista umano, siamo abituati a considerare un arguto e simpaticissimo “prodotto na-poletano DOCG”. Arguzia e simpatia, come in tutti i napoletani veraci, galleggiano però sui sentimenti più nobili originati dalla più pura e classica cultura greca che ha fondato e plasmato questa straordinaria città.“il Natale –scrive il prof. sena- fa risplendere di luce divina anche gli uomini portatori di un disagio fisico e in particolare quelli che soffrono di una minorazione intellettuale, i quali gioiscono di essere cristiani perché so-prattutto per loro Dio si è degnato di diven-tare uomo come tutti gli altri…Tra quest’umana sofferenza vi sono anche i gozzuti, deformi nel corpo e ritardati nella mente, caratteristiche che hanno fatto loro attribuire nel recente passato l’epiteto di cretini, vale a dire poveri cristi”. “Accattetevillo”!!!

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rubriche

dicembre 201352

i servizi dell’Ordine

CASELLE PECL’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC), attivate nel 2010.

Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti.

PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected]

PORTALE WEB

www.torinomedica.com

Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino.

Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati,interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi.

Non tutte le notizie, ma notizie per tutti!

ATTRIBUZIONE CODICE PIN Per la compilazione del certificato di malattia on line.

Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PINa favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati) per la compilazione della certificazione di malattia on line.

Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111

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53

www.torinomedica.comLe più importanti notizie di aggiornamentomedico-scientifico con accesso diretto alle fonti

www.videomedica.org

www.omceotorinoservizi.com

La nostra rivista audiovisica con servizi,inchieste e interviste

www.omceo.to.itTutto ciò che occorre sapere sull’Ordinead iniziare dall’Albo degli iscritti

Il portale dedicato alle Associazioni riconosciutedall’Ordine ed ai servizi erogati

NewsletterIscrivetevi da torinomedica.comper riceverla gratuitamente sulla vostra mail

www.facebook.com/omceo

Web area

dicembre 2013

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dicembre 201354

rubricheServizi dell’Ordine

cASeLLe Pec

L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POsTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC), attivate nel 2010.il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da parte degli iscritti.PER iNfORMAZiONi: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected]

La Redazione di Torino Medica (RTM)

Agli iscritti

La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa

della risoluzione dei problemi economico-

sociali dei medici, farmacisti, veterinari

che godono di una pensione e dei loro

famigliari.Per maggiori

informazioni o per accedere ai

servizi dell’Ente, si può telefonare

alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475,

Presidente provinciale

dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli,

348/6703250, Presidente regionale.

(RTM)

cOmunicAZiOne OrAriO uffici

Lunedì 8.30-13.30 14.00-17.30Martedì 8.30-13.30 14.00-17.30Mercoledì 8.30-13.30 14.00-17.30Giovedì 8.30-13.30 14.00-17.30venerdì 8.30-13.30 14.00-17.30

si comunica anche che l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam), per motivi orga-nizzativi, osserva il seguente orario:

Lunedì 8.30-13.30 Martedì 8.30-13.30 Mercoledì 8.30-13.30 Giovedì 8.30-13.30 venerdì 8.30-12.30

il segretario dell’OMCeO della provincia di TorinoD.ssa ivana Garione

nuOVA SedeSi comunica che da martedì 4 dicembre 2012 è operativa la nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 a Torino.

I numeri di telefono e gli indirizzi e-mail dei diversi uffici sono invariati.

La prestigiosa Villa Raby, oggetto di un completo restauro conservativo che ha anche permesso la scoperta e il recupero di molti affreschi di pregio, è ora a disposizione di tutti gli iscritti e pronta a diventare “la casa dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Torino”.

Il Segretario dell’OMCeO della provincia di TorinoD.ssa Ivana Garione

Per comunicare un cambio di indirizzo

si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbliga-toriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’in-dirizzo:www.omceo.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo variazione indirizzo

Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo [email protected]

o inviato tramite fax al numero 011505323

inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrati-va eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica.

La Redazione di Torino Medica (RTM)

PRESENTA IL CORSO ECM/FAD

GOVERNO CLINICO Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Governo Clinico“: questa volta parliamo di “innovazione, gestione delle performance e formazione“, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odon-toiatrico ed in generale sanitario.

Il corso gratuito eroga 20 crediti ECM

La versione “blended“ del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale

“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 1/2013”

All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 20 crediti ECM.In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla

Federazione Nazionale Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121

La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al Suo indirizzo copia del numero speciale.

Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411208

Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi dall’invio del fax.

Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da

FNOMCeO(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)

è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected]

Trimestrale della Federazione Nazionale

degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

n. 1/speciale FAD settembre 2013

Anno XIV

GOVERNO CLINICO

INNOVAZIONI, MONITORAGGIO

PERFORMANCE CLINICHE, FORMAZIONE

Corso di formazione accreditato con

20 crediti formativi

1 . MMXIII

QUADERNI FAD/ECM de

LA PROFESSIONE

MEDICINA, SCIENZA, ETICA E SOCIETÀ

Corso finanziato

dal Ministero della Salute

in collaborazione con il

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dicembre 2013 55

PRESENTA IL CORSO ECM/FAD

GOVERNO CLINICO Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Governo Clinico“: questa volta parliamo di “innovazione, gestione delle performance e formazione“, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odon-toiatrico ed in generale sanitario.

Il corso gratuito eroga 20 crediti ECM

La versione “blended“ del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale

“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 1/2013”

All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 20 crediti ECM.In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla

Federazione Nazionale Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121

La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al Suo indirizzo copia del numero speciale.

Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411208

Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi dall’invio del fax.

Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da

FNOMCeO(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)

è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected]

Trimestrale della Federazione Nazionale

degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

n. 1/speciale FAD settembre 2013

Anno XIV

GOVERNO CLINICO

INNOVAZIONI, MONITORAGGIO

PERFORMANCE CLINICHE, FORMAZIONE

Corso di formazione accreditato con

20 crediti formativi

1 . MMXIII

QUADERNI FAD/ECM de

LA PROFESSIONE

MEDICINA, SCIENZA, ETICA E SOCIETÀ

Corso finanziato

dal Ministero della Salute

in collaborazione con il

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dicembre 201356

rubrichecomunicati

laspending

reVieWnon

riguardagli

ordiniRiproduciamo in forma fotografica e sintetica la prima pagina della Comunicazione FNOMCeO 84/2013, che in originale contiene tutta la documentazione normativa e il carteggio tra Federazione e Presidenza del Consiglio dei Ministri –Dipartimento della Funzione Pubblica, con la quale si conferma l’estraneità degli Ordini professionali al sistema di finanza pubblica e la differenziazione degli stessi rispetto agli altri Enti pubblici.

NF

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dicembre 2013 57dicembre 2013

rubriche

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dicembre 201358

rubrichecomunicati

AVViSO di SeLeZiOne Per TuTOr VALuTATOri Per LO SVOLgimenTO deLLA PrOVA PrATicA dei LAureATi cAndidATi ALL’eSAme di STATO AbiLiTAnTe

ALL’eSerciZiO deLLA PrOfeSSiOne di medicO-chirurgO

L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Torino ha sottoscritto una Convenzione con l’Universi-tà di Torino per gli adempimenti previsti dal Regolamento concernente gli esami di stato di abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo modificato con decreto n. 445 del 19 ottobre 2001 e pubblicato sulla G.U. n. 299 del 27 dicembre 2001 e reso applicativo dall’Ordinanza ministeriale del 23 febbraio 2004.Le sopra citate norme prevedono che l’esame di stato di abilitazione alla professione consista in una prova pratica e in una prova scritta. Alla prova scritta si accede solo dopo il superamento di una prova pratica a carattere continuativo con-sistente in una prova clinica pratica della durata complessiva di tre mesi articolati in un mese svolto presso un reparto di medicina, un mese presso un reparto di chirurgia e per un mese presso un medico di medicina generale convenzionato con il servizio sanitario nazionale e realizzati, dopo il conseguimento della laurea (art. 1 DM 19.10.2001, n. 445).in forza alla Convenzione con l’Università, il Consiglio Direttivo dell’Ordine è tenuto a predisporre un elenco di medici operanti in qualità di dirigente medico in reparti di medicina generale, medicina d’urgenza o geriatria, medici operanti in qualità di dirigente medico in reparti di chirurgia generale, chirurgia d’urgenza, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia o ginecologia e medici di medicina generale convenzionati con il ssN, che possano dichiarare, sotto la propria responsa-bilità, di possedere i requisiti minimi di seguito elencati per ciascuna categoria.

Medici operanti in qualità di dirigente medico in reparto di medicina generale e chirurgia generale1. essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino2. assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della profes-

sione nei dodici mesi precedenti3. possedere almeno cinque anni di anzianità di servizio in un reparto ospedaliero o universitario di medicina o chirurgia 4. svolgere normalmente sia attività di reparto che ambulatoriale5. avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno6. impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto

Medici di medicina generale convenzionati con il SSN1. essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino2. assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della profes-

sione nei dodici mesi precedenti3. possedere almeno dieci anni di anzianità di convenzione per la Medicina Generale con il ssN4. avere in carico al momento della domanda un numero di scelte superiore a 7505. disporre di un sistema informativo adeguato6. avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno7. impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto

L’elenco così costituito, formato da tutti gli aspiranti alla attività di Tutore in possesso dei requisiti minimi, verrà sottoposto alla Commissione Paritetica composta dai membri dell’Università e dell’Ordine per l’individuazione dei Tutori.La Commissione Paritetica Ordine-Università, preso atto dell’elenco dei Medici che sono in possesso dei requisiti minimi, dovrà procedere alla formazione di un elenco che verrà trasmesso alla Regione (combinato art.1, comma 2 Tirocinio, DM n. 445 del 19 ottobre 2001 e art. 27, comma 3, DL n. 368 del 17 agosto 1999)

Per la validità della domanda farà fede la data di protocollo della stessa, che può essere inoltrata o per lettera raccoman-data (C.so francia 8 – cap.10143) o per raccomandata a mano direttamente agli uffici dell’Ordine o per fax al numero 011- 505323 o per e-mail [email protected] candidato dovrà consegnare la domanda, come da modelli allegati, attestante il possesso dei requisiti minimi.

Torino, 8/7/2013

Il Presidente dell’Omceo della provincia di TorinoDr. Amedeo Bianco

I modelli per le domande sono scaricabili dal sito www.omceo.to.it

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dicembre 2013 59

AVViSO Ai medici in POSSeSSO di diPLOmA di fOrmAZiOne SPecificA in medicinA generALe

i Medici che hanno conseguito il diploma di formazione specifica in Me-dicina Generale possono darne comunicazione alla segreteria dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino: il titolo sarà inserito nell’Albo dei Medici Chirurghi analogamente a quanto avviene per i titoli di specializzazione. L’attestato potrà essere inviato anche via mail al seguente indirizzo:[email protected],it o via fax al numero: 011/505323.

Il Segretario OMCeO Dr.ssa Ivana Garione

PrOgrAmmA nAZiOnALe eSiTinuOVO cOrSO ecm AgenAS/fnOmceO

Dal 23 settembre è attivo il corso on line ECM sul Programma Nazionale Esiti (PNE) realizzato da Agenas e fNOMCeO con il coinvolgimento della federazione iPAsvi.

Per accedere al corso è necessario connettersi alla homepage del sito web del Programma Nazionale Esiti (PNE) tramite link presenti sui siti internet di Agenas, fNOMCeO, Ministero della salute, iPAsvi.

Attraverso le attività di PNE, il Ministero della salute si avvale di AGE-NAs per lo svolgimento delle funzioni di valutazione dei risultati (outco-mes) delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del servizio sanitario nazionale.

Obiettivi del corso sono la diffusione delle competenze necessarie a una corretta lettura e interpretazione dei contenuti di PNE, attraverso l’ap-prendimento di alcuni fondamenti di metodologia epidemiologica appli-cata alla valutazione comparativa di esito.

Crediti: il corso, del tutto gratuito, eroga 12 crediti ECM (Codice ECM 69597). L’attestazione dei crediti, una volta superato il corso, è disponi-bile nella “situazione crediti” in alto a destra, appena entrati sulla piat-taforma.Le professioni accreditate sono: medico, odontoiatra, infermiere, in-fermiere pediatrico, assistente sanitario.

Accesso: a chi si è registrato per i precedenti corsi ricordiamo che è ne-cessario passare dal sito fNOMCEO o iPAsvi per accedere ai corsi; E’ necessario passare dal sito della propria federazione per il controllo ogni anno.

ATTENZIONE: il sistema è basato su sessioni di lavoro; qualora si riman-ga inattivi per più di 20 minuti la sessione scade e si deve quindi effettua-re nuovamente l’accesso con iD e PiN.

cOrSO fAd APPrOPriATeZZA 2013 - 2014

n° eVenTO 2603 - 79138

si comunica che la validità del corso è stata prorogata fino al 18/11/2014 (salvo diverse di-sposizioni che saranno comunicate).si ricorda che questo corso ECM può essere seguito soltanto in modalità on line.

il servizio hELP DEsK, erogato direttamente da fNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 tel. 011/5815110 – fax 011/7432113 – e-mail: [email protected] ricordiamo che è necessario passare sito fNOMCEO o iPAsvi può accedere ai corsi; È necessario passare dal sito della propria fe-derazione per il controllo ogni anno.

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dicembre 2013 61

rubriche

corsi e congressi in pillole

quando

1 febbraio 2014 dove

TORINO -Hotel AmbasciatoriC.so V. Emanuele, 104

dAY SurgerY in urOLOgiAEvento organizzato da Associazione Day surgery italia, in collaborazio-ne con L’Unità Operativa di Urologia della Clinica s. Luca di TorinoPresidenti: Dott. Paolo Calvi e Dott. Marco Laudi

u

quando dal 22 gennaio 2014

al dicembre 2014dove

TORINO - Dipartimento di NeuroscienzeVia Cherasco 15

mASTer uniVerSiTAriO di ii LiVeLLO SuLLe demenZe SeniLiscadenza iscrizioni 26 gennaio 2014

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quando

24 febbraio 2014 - gennaio 2015 dove

TORINO Dipartimento di NeuroscienzeVia Cherasco 15

mASTer uniVerSiTAriO di ii LiVeLLOSuLLe cefALee

uscadenza iscrizioni 26 gennaio 2014

quando

9 gennaio 2014 dove

TORINO - Aula Magna Fulvio Croce Palazzo di Giustizia “Bruno Caccia”

Corso Vittorio Emanuele II n. 130

“Legge n. 6 deL9 gennAiO 2004 - 9 gennAiO 2014: dieci Anni di AmminiSTrAZiOne di SOSTegnO”Segreteria Scientifica ed Organizzativa: ufficio Salute mentale regione Piemonte

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Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione: - data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato.

Page 56: torino Torino Medica al mondo/Torino Medica R… · fa battere il cuore Com. Stampa E sono 2500! Com. Stampa chi fa cosa si chiama EsD Com. Stampa AsL TO 2: cure domiciliari a tutto

cong

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dicembre 201362

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i Torino, 14 dicembre 2014

Palazzina Raby Corso Francia 8 Ordine dei Medici di Torino

Seminarioambiente e Salute

ISDE - Sezione Torino

Programma

9,00 saluto delle Autorità

9,45 Ernesto Burgio: la transizione epidemiologica del XXi secolo e la rivoluzione epigenetica

10,00Claudia Galassi: effetti a lungo termine sulla salutedell’inquinamento da particolato aerodisperso

10,45 break

11,00Ernesto Burgio: transizione epidemiologica: l’incre-mento delle malattie endocrino-metaboliche, del neuro -sviluppo, neurodegenerative e tumorali

11,45Domande dal pubblico

I partecipanti riceveranno copia della monografia di Ernesto Burgio “Ambiente e salute” che non è disponibile in commercio

infOrmAZiOne imPOrTAnTeCari lettori,molti iscritti certamente sanno che questa ri-vista da anni non rappresenta un peso per il bilancio del nostro Ordine in quanto i costi più onerosi di composizione, stampa e spe-dizione sono sostenuti direttamente dalla so-cietà editoriale SGI (Società Generale dell’Im-magine).Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali costi. La crisi economica che ha colpito tutti i settori e che tutti viviamo in prima persona ha deter-minato però uno squilibrio in questo bilancio di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumen-to dei costi di carta, stampa e spedizione si è verificata una diminuzione della raccolta delle inserzioni pubblicitarie.In queste condizioni non sarebbe pertanto possibile, per Torino Medica, proseguire la pubblicazione e la propria missione istituzio-nale a costo zero come da noi desiderato.Tra le tante soluzioni possibili, quella meno gravosa e più praticabile è apparsa la riduzio-ne del numero di pagine della rivista, realizza-ta pur senza rinunciare ai contenuti.Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei convegni e degli eventi sul giornale e sul sito Web saranno pubblicati a titolo oneroso.La documentazione di questi eventi, una vol-ta decisa la loro pubblicabilità, unita alla ri-chiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla concessionaria SGI che provvederà ad indi-care l’ammontare del costo in relazione alla dimensione dello spazio richiesto. Per informazioni preliminari sulle condizioni economiche gli inserzionisti possono rivolger-si direttamente alla dottoressa Daniela Cazza-ro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tem-pi migliori possano consentire di poter tor-nare a fornire questo servizio gratuitamente agli organizzatori dei convegni e degli eventi formativi.

Il Presidente dell’OMCeO della provincia di Torino

Amedeo Bianco