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Not preghiamo i nostri lettori, il cui t \^ÈÈmm*t m*àe col corrente mese , wWrto per M|RML««JWwe, o n d e ! ^ ^ j ^ y M e » ^ » . i ^ t r i t ò 4*1*
- La Concordia proseguirà nell'anno pronimo la sua via indipendente genia untare ne direzione, né tendenze politiche, nò formata, né preuo.
TORIIO 17 DfCEMBKE CAMERA DEI DEPUTATI
Seduta del 16 dicembre. Ieri ella Camera dei deputati comparvero i
noovi ministri. Fragorosi applausi li salutarono al loro apparire; e approvazioni meno passionate, ma «erto non,meno vive interruppero ai tratta più no-tatoli la lettura del loro-programma. Questo do-cumento, aspettato con tanta ansietà, è ora a co-gnizione di' molti che l'udirono dalla voce di GIOBERTI; e, noi ebbimo cara di diffonderlo col-l'organo del. nostro giornale, si che arrivasse non tirdo anche al popolo delle provinolo.
Ila questo programma due parti sostanziali. L'una riguarda la nazionalità italiana, che deve "da pin* ""* " l't"'A*~'-ì~mg «adotta in fatto e verità,
itte J*f»Mca i/itorna , j$$k Ift j r̂ee'nifl sviluppo delle iWtttiioni che abbiamo.
Il ministero Gioberti" ci vuole indipendenti dai dominio e dalla influenza straniera, mediante l'uso non dissennato ma franco dulie forze nazionali unite, e strette in una sola volontà. Questo su-premo principio annunziarono i Ministri esplicita-mente, ma nelle tre grandi quistioni che nascono dal medesimo, essi potevano ben segnare la di-rezione-, ma non già la linea precisa che vor-ranno tenere. Dissero rispetto alla guerra , che essi la vogliono; il quando non dissero, perocché entrati da poche ore nell'esercizio del potere, non hanno ancora sollevato quella sacra cortina, che finora ci tolse di vedere lo stato del nostro eser-cito e delle nostre finanze. Al Ministero cessalo noi noi) abbiamo mai detto : fate la guerra, ma il abbiam detto : senza guerra non si esce da questa agama ; dunque o fatela se potete , o lasciate ad altre mani più vigorose il farla.
Cosi al Ministero attuale pel motivo ch'egli ha la nostra simpatia e la nostra fiducia noi non saremo tanto soveri da pretendere che prenda una risoluzione piuttosto avventata che generosa, ed aspetteremo colla pazienza della ragione, ma con animo febbricitante che i ministri veggano in quale stalo sono le nostre cose militari. Ma abbiamo certezza anche nello slesso tempo che il solo annuncio del loro avvenimento, la parola da loro pronunziata: l'indipendenza italiana non può compiersi senta le armi, farà impallidire il nemico di là dal Ticino, come impallidì, come si ridusse ai castelli quando la Camera dei Depu-tati udì un voto aperto di biasimo alla politica inerte del ministero caduto, e si raccolse in co-mitato segreto per giudicarlo.
Intorno alla mediazione noi approviamo i mi-niali i perchè non abbiano espressa la volontà di romperla. La mediazione è ormai alla fine!, tron-carla sarebbe adunque o inutile, o dannoso., Ben
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U CONCORDIA. «fa-
Se il governo austriaco non seguirà l'esempio del prussiano collo sciogliere la Costitoente, si appiglierà ad altro espediente da esso già leniste con successo per renderla innocua. Essendo le* principali città terrorizzate dai dispotismo militare, e le
'campagne governale dagli organi del l ' an te burocrazia, che quasi tutti conservano ancora 1 loro posti, gli sarà facile d'indurre gii elettóri, come fece qui in Vienna, a dare voti di diffidenza ai deputati sospetti di radicalismo, che potrebbero frapporre ostacoli alle intenzioni del governo. Costringendo per tale modo questi deputati a rinunciare al loro mandato, esso si assicurerà unamaggioranza nell'Assemblea Costituente, il cui elaborato non riescirà migliore di quello che sarebbe se fosse opera del governo. È trista cosa l'insultare ai. vinti, ma è pur necessario far biasimo a quel tanti Viennesi, che per rendersi cari al soldato che li opprime s'accontentarono di rivolgere pubblica censura ai deputati scelti dalla loro confidenza, solo perchè i loro pensamenti non sono al governo gradili. Anderebbe però gravemente errato cbi volesse giudicare dalle attuali condizioni di Vienna da quanto ne scrivono i giornali locali. Altra voce non può qui elevarsi fuor di quella che accarezza l'assolutismo e vilipende il popolo. All'altra parte, tuttodì calunniala e trascinata nel fango, è forza soffriree tacere.
Le condizioni materiali sono innegabilmente migliorate dopo lo stato • d'assedio ; più animati i traffichi, ritornato il lusso col ritorno dell'aristocrazia, più del consueto operosi gli opifici già da molto tempo arrenati. Ma che il popolo non sia contento di questo stato di cose, che la forzosa quiete attuale non potrà èssere durevole, è prova la quantità d'armi che si sa essere tuttora nascosta malgrado gli ordini severissimi, è prova il giudizio statario abolito ai 24 di novembre e poi rimesso in vigore, è prova il reiteralo divieto di tenere discorsi eccitanti a rivolta nei luoghi di pubblico convegno. Per mantenere la tranquillità ed incutere un salutare terrore, il Windischgraetz fece costruire sui bastioni opere formidabili di difesa; palizzate, fosse e ponti volanti ostruiscono quel passeggio già tanto ai Viennesi gradito, e sinora vi furono collocali 71 pezzi tra cannoni, mortai ed obici, che in caso di sommossa terranno in freno città e sobborghi ad un tempo.
La formazione dei nuovo ministero, poi l'avvenimento al trono del nuovo imperatore aveano fatto concepire molte speranze ai più fiduciosi. Ma svanirono, e non poteva essere altrimenti. I ministri Schwarzemberg e Stadion, rappresentante l'uno per moltissimi anni della politica di Melternich all'estero, l'altro esecutore de' suoi ordini governando all'interno , non potevano mostrarsi dissimili dal loro maestro e modello. La loro prima dichiarazione si fu che essi si terranno fermamente sul terreno dei trattali; siamo dunque di bel nuovo al 1815 ! La loro politica è epilogata in queste poche parole. Dal mutamento di principe poi si attendeva ciò che è solito in queste occasioni, un'amnistia cioè per i reati politici, e la cessazione del governo militare in Vienna. Ma i giornali ufficiali e semiufficiali fecero comprendere bentosto quanto infondate fossero tali lusinghe; il governo è troppo occupato a punire per poter pensare al perdono, ed il giovane imperatore nel primo giorno del suo regno diresse parole di conforto al principe Windischgraetz per un suo dolore privalo, ma sinora non trovò ancora una frase per alleviare i palimenti de' suoi popoli.
Per la guerra contro l'Ungheria continuano sempre i preparativi; ingrossano ogni giorno le truppe stanziate al confine, che è chiuso ermeticamente ; le officine d'armi lavorano incessantemente, e lutto si dispone per tentare un grande colpo. La stagione favorisce le operazioni dell'armata continuando una temperatura straordinariamente mite per queste regioni. Ma frattanto neppure gli Ungheresi stanno oziosi, e nulla trascurano per fare una poderosa .resistenza. Si dice che non abbiano voluto riconoscere il nuovo re , e che a Pesth siasi proclamata la repubblica.
Si dà per positivo, che il giovane imperatore si recherà a visitare questa capitale prima che spiri il corrente mese, per poi mettersi in persona alla testa dell'armata che va a soggiogare l'Ungheria.
Stampiamo una lettera diretta dal deputato Valerio al
Al signor Direttore del Risorgimento. Torino 17 novembre.
Il vostro giornale nel suo articolo posto in fronte al num. 300 discorrendo sulla seduta in cui ebbero luogo le interpellanze dei deputato Pellegrini, dice, che mentre la Camera prorompeva in applausi pll'esercito, io censurava intempestivamente ed aspramente quegli applausi: ecco le vostre parole.
, , .e (il miniliro Panelli) tendendo da ultimo giuste lodi al fermo e dignitoso contegno dei nostri soldati in quell'occorreiiia.siccome quelli che seppero resistere alle provocazioni di chi tentava tirarli all'inobbedienza ed alla indisciplina , fece prorompere la Cimerà in uno di quegli applausi che sono una vera ed indubitata manifestazione di ciò che è in fondo al cuore d'ognuno, che cioè Pesercito, dopo tanto accusare e sognare e urlare , è ancora il nostro sommo propugnacolo, il solo e naturai vindice della nostra tanto combattuta indipendenza. — Corto applaudivasi il ministro che tai parole pronunziava, ma più la causa per cui aveale pronunziate. Nondimeno (chi il crederebbe!) quegli applausi cosi veri, rosi legittimi, perchè strappati da un comuno ed ineluttabile bisogno, trovarono un intempestivo
ed aspro censore in quel Valerio, che «gli urli infiniti ed iniqui che vennero da una tola parte delle pubbliche gallorie contro i ministri e deputati della maggioranza, non seppe trovar mai una parola di biMroo. Seco in qual motto esercitano la giustizia certuni che sogliono atteggiar»! * campioni di libertà e vindici d'Indipendenza) Ed i óMenti questa volt» erano la maggior parte dei deputili.
In quello parole sono due menzogne ed una culunnia.
MENTE chi afferma avere io censurali gli applausi dati all' esercito. Io non ho presa la parola in quella seduta, se non se per censurare i rumori con cui tentava la maggioranza* di soffocare la voce dei deputalo di Genova che cercava difendersi dalle gravi accuse del ministro; e della verità della mia asserzione io non voglio altra prova se non se il resoconto pubblicato nello, stesso rtnm. del vostro, giornale. ' , . „,
Dopo alcune parole del deputato Pellegrini che il vostro reso-conto della seduta indica interrotte spesso da romori, grida di riprovazioni, clamori diversi, il vostro relatore narra come segue :
Quindi il parlatore in mezzo «I frastuono che copre tratlto tratto la sua voce, si fa a dire, come il popolo volendo un Ministero democratico, non potesse a tal'uopo valersi del diritto di petizione, ma bensì dovesse mandare l'espressione del ino desiderio al re, e che quindi la condotta dell'intendente generale che sì oppose a tale desiderio del popolo, fu veramente riprovevole (tu! termine del tuo ducono, i rumori della Camera ripigliano più forte e cuoprono intieramente la voce dell'oratore).
Valerio domanda che sia fatto un po' di silenzio e che quei deputati che prima si dolevano dei rumori della galloria non diano il malo esempio secondandoli essi ste
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tA CONCORDIA
il governo point cenoteere il nomerò e la portone degli ita rapitori esercenti, e li atticuri tino ad on carte ponto della loro probità ed intelligenza, al che mira la preterizioni d'ottenere il permei** di cui all'art. 1„ e quella dell'obbligo di un cono di ttudii, di cui noli'art."9 0» 1 j te non ohe ai vorrebbe che quella permiaiione non ai poleaii negare aalvo in ceti dalla legge determinati : come p. e. di condanne patite per frodi, fallila' eco e che lì aboliste il giuramento prescritto all'art, »., formalità al giorno d'oggi affatto ridicola. Dovette Inoltre considerare la vostra Commissione, come nella già più volte cilata legge 4 agoato 1829 siavi pure un eternemo contrario alla vera libertà di stampa, che è ono dei più iteri diritti della naaione. Diffullo (come à di già taccono recentemente fra dì noi), in alcune delle noitra città di provincia, non v'ha eli» on tolo stampatore, it qoale te non vuole o par proprie convinzioni, o per proprii interessi dare alle stampe od uno icritto, od aggiornale che non gli garbi ed insieme non garbi all' autorità governativa, non potendoti aprire an altra itamperia •enza un permeino, che secondo la detta legge è nell'arbitrio dell autorità il negarci rimana coti tolto o menomato il diritto della libere alampa all' autore che sarebbe rottretto ad andare in altre citta in cerca di un editore. — Meiitre invece (trattandoli apocialmente d'un giornale) potrebbe Io stesso direttore aprire una stamperia appetita, od almeno, col pericolo della concorrenza, togliere gii scrupoli al primitivo stampatori.
Quindi vi propone la vostia Commissione che vogliate inviare questa petizione al ministero degl'interni colle vostre raccomandazioni, onde studiata la materia vi aia quindi proposto un progetto di legge col quale :
1. Sin abrogala la legge 4 agosto 1829. 2. Sia sorvegliato l'esercizio delle stampe rio bensì, ma
tia pure consacrato il diritto ad ogni proba e tufficicnletnenle iitrutta persona di aprire ed esercire l'arte del tipografo.
(La Camera approva le ooncluaioni della Commiitione). Valerio. — Due vittime dei tenialÌTi dalla libertà del
1821, Stefano Foglietta, maggiore!nella real casa d'Asti, o Filippo della Lengneglia, maggiore nella medesima casa a cieco, hanno presentata una petizioue per ottenere un aumento di grado; siccome il ministero accettò il principio di aumentare di due gradi questi ufficiali, seeoudo la proposta di legge che io stesto aveva presentala nella trascorse sessione, la Commit'ione ha pensato non esservi più luogo a veruna discussione su questo propolito, ma bensì di trasmettere al ministro della guerra la petizione dei richiedenti, affinchè verifichi te loro tia già stata falla l'applicazione della legge, ed in caso negativo questa applicazione ubbia luogo immantinente.
(La Camera adotta le conclusioni della Commissione). Valerio. — Un egregio sacerdote, il teologo Sceve
rano,'con una sua petizione che porta il numero d'ordine 321, in data 20 luglio, ricordando come il Parlamento avesse soppressi gli ordini degli Oblati, e non dubitando che questa legge non venisse ad essere posta in esecuzione, chiederà che il vasto convento occupato dagli Oblati di Torino nel luogo così detto delia Consolata, venisse destinato a ricovero dei proti poveri e vecchi.
La proposta che vi vìen fatta dall'insigne sacerdote è generosa, equa e necessaria.
Chi di TOÌ non ebbe nel corso della vita a lamentare di vedere spesse volte sacerdoti canuti, mancanti del bisognevole, e astieni a dover stendere indecorosamente la mano per l'elemosina ? Il preparare ai sacerdoti un luogo condegno, ove essi possano onoratamente terminare la loro esistenza, farà sì che molti non avranno ricorso, come spesso accade, a mozzi ignobili, onde procacciarsi un patrimonio, e così avere mezzi di mssitlenza nella vecchiaia.
Malgrado che il ministero abbia trascurata la legge in forza della quale gli oblati dovettero lasciare quel locale, la Commissione, commendando il progetto del teologo Scluverano, conchiuse per la trasmistione al cousiglio dei ministri, affinchè sia tratta dalla polvere degli scaffali quella legge, e venga eseguito il volere già espresso dal Parlamento, e sia tenuta in gran conto Ja proposta del lacerdoto Sclaverano, non potendo realmente darsi a quel locale una destinazione più civile e più utile alla nazione.
Pinelli. — Doniatido la parola per fare un'osservazione sopra la relazione di questa petizione. Non è per oppormi per nulla a che sia presa in considerazione, perchè quatto certamente débb'essere volo comune, come tulli quelli che tendono a volgere le istituzioni non più consentanee eoi tempi a beneficio degl" indigenti , ma sibbene per protestare contro quanto si venne dicendo, che il Ministero avesse troncato una legge già slata votata dal Parlamento.
La legge, tutti sanno, fu votata unicamente dalla Camera dei depntati, ma non dal Senato, a cui non bastò il tempo per venire a questa discussione. Per conseguenza non vi era legge portata dal Parlamento perchè il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato. Il Ministero trovò la legge imperfetta, e non ha credulo di poter con uu alto portare per urgenza le sue disposizioni sopra questo punto; ti limitò soltanto a legittimare, a legalizzare i fatti compiuti, quello cioè che era statuito dell'esclusione dei Gesuiti da tutto lo stato.
Credo pertanto che il sig. relatore non abbia ad avere nessuna difficoltà per accordarci questa rettificazione nella sua relazione.
Valerio. — Poiché l'onorevole deputato Pinelli non combatte le conclusioni della Commistione, io dirò alcun che in difesa ili quanto esposi nello svolgerle, parole di cui io assumo tutta la responsabilità.
L'onorevole deputato Pinelli insegna che la Camera non forma tutto il Parlamento, e che la legge relativa all'abolizione de' Gesuiti non era stata consentila dal Senato. Egli dice cose note a tolti o che io certamente non ignorava ; ma io sapeva ancora, e lutti sanno con me che il Ministero aveva poteri straordinari di cui panni si sia valso assai largamente. E poiché valevasi di que.ti poteri straordinari relativamente ai Gesuiti, relativamente alle dame del Sacio Cuoie, ragion voleva che venisse anche in questa parte rispettato il sentimento della Camera relativamente agli Oblati. Del resto questa è upinione mia personale, e nun vorrei che per nulla tornasse a danno della petizione che io ora incaricato di riferire.
Pinelli. — Co che è vero, egli è che quella legge non fu votata dal Parlamento.
Valerio. — Quando parlo alla Camera dei deputati, io dimentico che vi siano altri poteri (rumori al centro). Io mi nlei lieo alle dottrine costituzionali dei paesi retti a libertà da ben più lungo tempo che noi non siamo. Membro della Camera dei deputati, debbo credere che quello che fa la Camera dei deputati è buono e retto. Credo pure che il Ministero dee volere quello che vuole il popolo, ed oseguire quello che la Camera ha sanzionato. Se egli si è servito in modo cosi ampio dei poteri straordinari oiid' eia rivestijo ,. doveva anche applicarli a quesla legge. Che poi gli Oblati non siauo troppo amati dal popolo, o che molli siano i voli perchè vengano allontanali, ce lo prova uu' altra petizione, num. 282, in data 14 luglio, che ne chiede la soppressione. La Commissiono vi propone che sia anch'essa rimandala al Ministero.
Presidente. — Metto ai voti le conclusioni della Commissione intorno alla petizione num. 321.
Sono approvale. •Valerio. — Petizione num. 282. Questa petizione, in
dirizzataci da altro sacerdote, rafforza gli argomenti che por,' an;i presentava alla Camera contro cotlesto vespaio di G: suiti, che dieesi congregations degli Oblati; sono parole del sacerdote petizionario.
La Commissione non potè a meno di prendere le conclusioni medesime che prete sulla petizione num. 321,
proponendovi cioè di mandarla al Contiglio dei Ministri. Pescatori. — Dalla discussone che ebbe loogo tra 11
tignor Relatore delle petizioni e l'onorevole deputato Pinelli,. appare che la legge già volata qui, non sia ancora stala discuti! dal Senno.
Ora in quella legge è già decretala dalla Cumera la toppreitìone degi Oblati, mentre la legge promulgata poi dal Minittero non la porta. Altre dnferenie ancora essenziali ti tcorgoun tra la legge votata di questa Camera e quella provvisoria promulgata dal minittero Pinelli. tua ad etempio è quella che concerne le proprietà dei beni delle corporazioni soppresso.
Nella legge già votata in quetta Camera quatti beni debbono essere devolati allo italo ; ma nella legge del cenato Minittero non trovo altro, fuorché l'amminlatraaione di quatti beni concetta alle finanze : quella è una differenza etienziale.
Adunque ritenendo la mozione che egli non volle funzionare la legge già approvata da questa Camera, io credo ettere opportuno che la legge già discussa fra noi faccia il tuo corto, affinchè està ottenga quell'effetto; ed oltre ai gesuiti tiano aoppreste tutte le altre corporaaioni in quella legge espresse ; che i loro beni tiano dichiarali epreisamenle di proprietà dello italo, e tia deciso dal nottro parlamento sa debba concederti ai membri delle corporazioni soppresse quella pensione che ba loro accordalo il cenato Minittero; insomma tiano decise tutte le questioni che sono ancora da diiculerii dal aenalo,
Non mi sembra dunque il caso di tratmettere qneita petizione; ma piuttosto pirmi doverti ìntiilere affinchè il Ministero inetta in corto quella legge che resta ancora a discutersi dal Sanalo.
Proporrei un ordine del giorno pel quale la Camera, considerando che a quello riguardo è già in cono una legge, pasta all' ordine del giorno.
Valerio. — Non come relatore, ma come membro della Commistione mi aggiungo al voto del tignor Pescatore.
Dtpretis e Pernigotti ti astooiano alla proposta Pescatore. Pmelli e Berchet la combattono, dicendola inopportuna. Dopo diteussione a cui pigliano parte i deputati Fra
schìnx, lìtrehet, Monltumolo e Valerio, il deputato Ptieatore formola il teguente ordine del giorno; il quale è approvato dalla Camera.
• La Camera, considerando che il Ministero li farà pre• mura di promuovere l'approvaaione del Senato e la • tanzione reale dei progetto di legge già dalla Camera • itetsa votato in ordine ai gesuiti, agli oblati ed altre • corporazioni religiose, col che sarà provveduto all'og• getto della petizione, pasta ali' ordine del giorno. • '
Valerio. — Il comune di Lerici in una tua petizione 8 luglio 1848 chiede l'abolizione dell'art. 107.... dell'editto 4 giugno 1816, che obbliga tutti i legni, che approdano per forza di mare in un porto diverto da quello della loro destinazione, ad un pagamento di lire tette.
La Commissione, riconoscendo in massima la giuitizia di abolire tutti i moltiplici gravami che paiano tul commercio marittimo e sulla navigazione, propone di trasmettere il ricorso di cui ti tratta ai Ministri della marina e del commercio.
La Camera approva. Valerio, relatore. — Solari Giovanni di Genova , con
tua petizione, num. 320, in data del 20 di luglio, plaudendo al concorso prestato dalla Camera, onde fornire i mezzi di guerra contro il barbaro, chiede primo che tia riformato il regolamento di leva: secondo che tia tolta l'esclusione dei seminaristi dalla leva; ed in appoggio
'di questa proposta, entra nelle seguenti savie counderaz oni :
• Ma un inconveniente ben più grande ti pretenta > coll'applicazinne dell'art. 228 dello ttejso regolamento, • con cui sono esenti dal concorrere alla formazione dei • contingente i giovani in carriera ecclesiastica. Qualora • questo principio continui ad estere mantenuto in vigore, « nonv'ha dubbio che fra breve avremo le città popo« late di preti. — Didatti, negli tcorsi anni una gran > parte di giovani vestivano l'abito chiericale appunto « per toltiarsi al pericolo della vita cui sarebbero esposti « ove loro toccasse di partire, ovvero per risparmiare • vittose somme a farsi surrogare. Egli è ben vero che i • giovani in carriera ecclesiattica, onde nel venir am• me«ii all'esenzione, dovranno poi estere iscritti nella • lista alfabetica della classe seguente, per essere quindi • posti in capo lilla d'estrazione, e saranno così chiamati • nelle successive classi sino a che abbiano comprovata ■ la loro ammessione agli ordini maggiori o d'aver com» pilo l'eia d'anni 30 : siffatta disposizione però non to• glie che verificandoti il caio in cui taluno, abbando• nando la carriera ecclesiàstica, e venendo per conse« guenza chiamato a far parie della leva, non abbia « tuttavia recato un pregiudizio a colui cui toccò prece• dentemente partire in vece sua.
• Al presente poi, ove taluni vestissero l'abito clericale • per esimersi da questa leva, recherebbero assai mag< giori danni ad altre famiglie che sarebbero in obbligo • ìli privarsi esse della loro prole a causa della classe • privilegiata degli addetti alla carriera ecclesiastica. Per » questi motivi io imploro dell'E. V. perchè voglia de« gnarsi di promuovere un toTrano decreto con cui de• rogando al disposto dall'art. 288 alin. 1° del regola• mento generale tulli levi militare annetto al regio • editto 16 dicembre 1837, tia dichiarato che dovranno • concorrere nella formazione del contingente a sommi« nistrarti, tanto sulla classe del 1848 quanto tu quelle • del 1825, 1826 e 1827, tutti quei giovani addetti alla « carriera ecclesiastica, i quali non avranno conseguilo « gli ordini maggiori. •
La Commissione vi propone di passare all'ordine del giorno sulla prima parte, perchè venne già provveduto per ciò che riguarda l'ammessione alla leva degli acattolici, dei protestanti e degli ebrei; vi propone poi il deposito negli archivi della Camera per la parte riguardante i seminaristi; affinchè qualora qualcuno dei deputati, valendoli del suo diritto d'iniziativa, proponesse una legge consimile, trovi in qnesta petizione quegli schiarimenti, e quelle notizie di falto che possono estere utili.
Le conclusioni tono approvate. Valerio. I 'cittadini di l'orino ricorderanno come poco
prima che le riforme rischiarassero alquanto il nostro orizzonte, da cabala secreta venissero cacciate, da gno degli istituti educativi principali della città di Torino, chiamalo del Soccorso, le maestre che da lungo tempo reggavano quell' istituto, e loro venissero sostituite repentinamente le dame del Sacro Cuore. Ora il notaio Giovanni Maria Carutli riclamu appunto contro quella usurpazione per parte delle dame del Sacro tluore, e chiede che le maestre già cacciate siano reintegrate nel loro posto.
La Commissione vi propone l'invio della petizione al ministro dell'interno ed alla Commissione incaricata di esaminare la condotta dell'opera di S. Paolo, di cui la Camera chiese varie volte conto, ma non l'ottenne mai. allineile anche ciò serva d'incitamento alla Commissione, onde procada più rapidamente nelle tue ricerche, e ti provveda ad uno certamente dei più tentjti bisogni della città di Torino. Sicuramente te lo vistosissime rendile di cui gode l'opera di S. Paolo fossero meglio distribuite, la città di Torino non vedrebbe tutte le sue vie ingombre di mendici (orano).
Pinelli. — Domando la parola relativamente ad uno dei punti della relazione del signor relatore, cioè in quanto dine che non aveva avuto alcun riscontro intorno alla commissione stata ordinala per esaminare i fondi dell'amministrazione di S. Paolo. Ricorderà la Camera, che a questo riguardo, in occasione dì un' altra petizione, ebbi
già ad osservare ohe ai era {brinata quatta commissione, mi che il minittero non 'aveva ancora potuto provvedere. Mi venne poscia fatto di chiedere a quitta commissione a che punto ti trovassero i snoi lavori ; mi fu ritposlo che »i era il dubbio ae la commistione dovetti; etinre presieduta dall'intendente generale della dìviiione, come Intendente generale, oppure te l'incarico fotte dato alla pertona ; rltpoti che era dito all'intendente generale, e che ciò non doveva in nessun modo intralciare i latori di quella commilitone.
Poi mi ai fece on'altra interrogatione intorno alla natura della operazioni, alle quali doveste procedere; mi ai chiese cioè te dovesse unicamente occuparsi di rivedere ed esaminare l'amminitlrazione dei fondi della compagnia di 8. Paolo ; oppure «e dovette entrare nello spirilo che animaste il governo di quell' amministrazione. Mi ti oaaervava che qualora ti fotte realmente limitato il potere della commiitione ad esaminare i conti, e l'ammlnittrazione della compagnia, cioè oltre a produrre un granditlimo lavoro, non avrebbe dato il voluto risultato. Imperocché non ti dubitava dalla commiitione eoe i conti fonerò ia regola, quanto alla tenuta dei libri ; {siccome poi i proventi tono dittribuiti a ciascuno degli amministratori della compagnia, che ne diapongono come meglio credono, appariva anche impostibile il determinare qual uso ne avessero fatto; te poi dovette la commissione entrare nello spirito che governane questa rompagnia, allora mi ti affacciava qualche difficoltà nei termini del mandato della commiitione.
Io credo che la commiitione aveste per mistione non tolo l'esaminare la tenuta dei conti di quella compagnia, ma bans) che dovesse anche entrare nello spìrito della sua composizione: e in questo senio risposi, perchè mi ti richiedeva un'autentica e formale interpretazione del mandato dato a quella commissione , e che era partito dal minittero. Dopo di ciò io non conosco altri risultati di quatta commitsitfne ; io però che di ena fanno parte alcuni membii della Camera, fra gli altri l'attuale ministro dell' interno. Dì modo che egli sarà nel caso di dire alla Camera in che punto ti trovino le operazioni della commiitione.
Collin — Come membro della Commiitione di cui ai tratta, debbo osservare alla Camera che aebbene la ipiegazione ora data dall'onorevole deputato Pinelli riguardante il ritardo che la Commistione pose nel 'compire il tuo mandato, litponda già a sufficienza alle otservazioni mosse in proposito, io aggiungerò tuttavia che non v'ha ragione di meravigliarsi ch'essa non sia più innoltrala nei tuoi lavori, qualora si consideri alla importanza e moltiplicità delle incombenze che deve fare, in esecuzione del suo mandato. Rinettati che l'amministrazione dell'opera di S. Paolo è assai complicata e multiforme, con infiniti,contratti, e ditpoiizioni testamentarie ed obblighi di varia natura e condizioni moltiplici, cui sono legati i lasciti che le si fecero. K lo acquistare piena cognizione di tutto ciò non è cosa sì facile, né sì pronta, che possa io breye spazio di tempo tpedirii.
Adunque dopo che la Commistione ebbe dal Minittro degl' Interni gli schiarimenti desiderati sulla vera indole e sull'estensione delle tue attribuzioni, non mancò d'occuparsi, ed ora non tara più lungo tempo in ritardo nel presentare al Ministro degl'interni le conclutioni desi
' derate. Circa le conclusioni del signor relatore, sul tratmet
tere la petizione di cui si tratta alla Commissione in discorso, non pare siano da approvarti. Poiché la Commiitione dipende dal Ministro degl'Interni.
A questo adunque si dee trasmettere; il Ministro degli interni penserà a farla pervenire alla Commissione , la quale ne prenderà conoscenza e le darà evasione.
Valerio. — In risposta alle osservazioni testé fatte, ricorderò solo, che nei primi giorni, in cui li apri il Parlamento Piemontese, in uno dei primi momenti in cui auonò finalmente libera la parola dei rappresentanti del popolo, fu su questa tribuna manifettato vivamente il desiderio, desiderio che trovò eco in tutto il Parlamento, che quell'istituzione venisse esaminata e riformata. Ricorderò che ben tre ministeri li teambiarono tul banco «linislrriale, e che al male ronoiciuto nessun rimedio si è posto. Ora io ho creduto utile, che fosse richiamala di nuovo l'attenzione del potere, qualunque tia, su questo importante istituto e tulle riforme di cui è cosi grande il bisogno.
Inoltre osservo che l'etame da me chiotto torna anche |, utile all'istituto stesso.
Quando occorrono sospetti, quando questi sospetti vengono portati alla tribuna, dico che è bene ne venga riconosciuta la realtà.
Drspints. — le dois faire observer que c'ett l'adminiatralion ellememo de l'reuvre de SaintPaul qui a domande la Commission alìn que la plus grauda clarté possible pùt ótre obtenue sur son travail.
Collin. — Siccome il massimo degli interessi è quello della giustizia e delia verità, così non* sarà mai da rimproverarsi quella Commistione, la quale ponga tutto il tempo necessario per condurre con maturità a compimento l'affidatole ufficio, principalmente quando ti tratto di cosa coti importante e ad un tempo coti delicata.
Valirio. Conviene conciliare la giustizia colla necessaria prontezza. Del reato io seno relatore della Commissione, riferisco quanto vuole la Commissione, é non vedo ebe faccia alcun danno che la petizione sia anche mandata alla Commissione.
Presidente. — Metto ai voli le conclusioni della Commissione, dividendole in due parti. In primo luogo chiedo alla Camera se voglia che quella petizione sia traimesta al Ministero degli Interni.
Si approva. In secondo luogo, se voglia che sia trasmessa alla Com
missione incaricata di riferirà intorno all'Opera di S. Paolo. Chi approva anche questa seconda parte si alzi. Non è approvato. Valerio. — Chiedo la controprova.
La Camera decide nuovamente che non sia trasmetta. Valerio riferisce su altre petizioni, sulle quali la Ca
mera adotta le conclusioni della cominitsione. Mellana relatore. — Petizione n. 317. Il sindaco della
città di Albenga dietio il voto unanime emesso da quel consiglio, ricorre al parlamento chiedendo che la sede del magistrato di prima cognizione di quella provincia , ora posta in Final Borgo, sia trasportala in quella loro città.
La commissione opinando si debba sempre cercare l'utile degli amministrati,f.redè giuste le ragioni addotte dai petizionari per trasmettere la petizione alti sig. ministri di grazia e giustìzia, e degl'interni, onde riconoscano, la cosa, e veggano se sia il caso di prontamente provvedere.
Dopo una discussione tra il deputato Messoa, il deputato boria Dolceaqua ed il relatore, le conclusioni della commissione sono adottate.
Mellana relatori. — Petizione n. 518. Sono numero 08 particolari e capi di casa della parocchia di Andoro, provincia di Albenga, i quali chiedono venga allontanato il loro parroco. Essi appoggiano la loro domanda sopra 21 capi di accusa ; ed ogni accusa è appoggiata dalla firma di testimonii deponenti. I fatti ai quali s' accenna sono di tale vituperevole laidezza che io credo indecoroso per me e per la Camera il damo lettura.
Varie voci. — Bone, bene. Mellana. — Questi polizionarii , fattamente opinando
ohe l'incruento sacrificio della messa non sia egualmente meritorio, ove consumato da un sacerdote creduto indegno di quel santo ministero, narrano che essi, e molli altri , ti trovano astretti , con grave loro disagio , a portarsi ad altre lontane parecchie per compire ai loro religiosi doveri.
L» committione opinava oh* quali possano ewer* le leggi d'inamovibilità dei parroci, avendo l i nailon» td etti accordati tutti I diritti di cittadini, può otta naatofie ove ne avvenga il caio, allontanare un pnrniciolo eli dino, e propone aia mandata la petizione «Ili signori rainiitri di graxia e giuitizia e degl'interni, onde ricatti > teano della verità dell' «posto , ed ove dei olio provedano, estendo ciò anche nell'interesse della religione.
Barbarous dice osterai prete dal minittero con venienti risoluzioni, ed il parroco essere già italo allontanato.
Mette a voti le conclutioni della commissione, «ite tono approvate. ,
Miììtma relatori. — Numero 68 olttadlnl di BrM*fl«o fino dalla teoria estate ricorrevano il parlamento a fine di ottenere venisse riaperto quel seminario chioso arbitrariamente dal veicovo, e perchè in avvenire l'iatrOlioB» a compartirti non fotte più nello spirito gesoillco. l'na lettera tcrittà al nottro illustre Gioberti e segnata da cinque sacerdoti, accenna ai medesimi mali, e chiede gli , eguali rimedi!. Or poi aono alcuni giorni giungeva altri, petizione segnata da molti alunni di quel seminarlo* fi quali dichiarano estere progressiva e consentanea ai toppi I istruzione che loro ai offre, e dimandano perciò non venga prete in considerazione l'antecedente ricorso Otto dai cittadini di Brugnnto, Io non osserverò so questa domanda degli alunni, di quel seminario posta essere sfata fatta sotto l'influenza di quei profesiori che appunto ti trovano acculali, Faccio però otservare , che non in qOel aolo seminario, ma forte in molli altri può esservi motto ad operare in quella materia. Non dobbiamo, o signori, dimenticare che quella ietta limosa la quale aspirando di essere a capo d'una generale teocrazia armava i popoli contro i principi, riconoioiuto che io i popoli abborrtyano dal dispotismo, non erano perciò disposti a divenire mancipio di frati, ti strinse ai troni non per appoggiarli, ma per farti appoggiare ; qnesta setta, o signori," te e lungi da noi di corpo, essa ha lasciate qui tali tradizioni che forse non basterà una generazione ad estirpare.
Considerando la commissioni importare attaisiimo vanga invigilata l'educatone data nei laminarli ove sì devono formare non solo dei sacerdoti ma dei cittadini, invia queste petizioni alti signori ministri della pubblica instruzìone e di grazia e giustizia onde energicamente provedano. Il sacerdote deve etsere evangelicamente a capo del progreaio sociale, e non estere rimorchiato ; perei» deve essere educato a questa unta missione.
Messi a vali li conclusioni, usi sono adottate. Mellana relatóre — Quindici petizioni coperte da cen
tinaia di firme nel moie di giugno acorto chiedevano al nottro parlamento fotse prontamente lancilo il principio della Costituente ed il voto di fusiflÉ| col Lombardoveneto. La Commissione opina sieno mandate quotle petizioni negli archivi! della Camera, onde reatino a testimonianza che il nostro parlamento solennemente votando l'atto d'unione, secondava il più caro desiderio dille nostre popolazioni (oravo, bravo)
Mette a' voti le conclusioni, sono accettate. Mellana relatori — La petizione N. 72 è di un foto
negoziante di Torino, il quale ammetterebbe beni! il principio della Costituente, OTO prima però fosse garantito ■ Torino jl diritto d'essere capitale del nuovo regno. La Commissione opina ti pani all'ordine del giorno, lo voglio però prendere occatione per dichiarare dall'alto di quieta tribuna che coloro che furono caldi zelatori di quell'atto, non credevano di porre in campo alcuna questione di capitale, soltanto volevano venisse dichiarato che spellava alla Coatìtueute il definire a qual potere toccherebbe in appresso il fissare, ove dovesse sedere la sedia del governo (òrato). Insto tu ciò perchè pur troppo quella falsa apprensione ci fu fatale, e forse sema quello errore oggi Tonno invece di vedere le sue vi? percorse da migliaia dì esuli, le vedrebbe popolate di liberi cittadini delle eittà torelle qui convenuti a porre le bati dal nuovo regno (bene bene ).
Messe a voti le conclusioni, esse tono adottate. « Mellana relatori — Un avvocato ricorre al parlamento,
onde tia levato un doppio diritto d'entrata ai generi di consumo, di cui tono aggravati gli oggetti, che aortono dal Borgo Dora per entrare in città. La Camera opina tia questa petizione mandata al ministro degl'interni. Mandandosi però a scancellare l'epiteto di regia dato alla nostra Camera. Questa tignar avvocato doveva sapere che la Camera è uno dei poteri della monarchia costituzionale, ma è indipendente, e solo emana dal popolo (bene, bine). '
Cavour opina sia anche mandata alla Commissione della finanze.
Mellana acconsente. Mette a' voti le conclusioni, etse tono adottate. Mellana relatore. — ll.sig. fìogiani capitano nella guar
dia nazionale mobilizzala espone d'aver acquietalo nelle armate napoleoniche il grado di tergente e delle onorevoli distinzioni. Dopo la caduta dell'impero, ritornato, non fu aggregalo alla nojtra armata. La rivoluzionedel 1821 lo trovò ancora coli'antico tuo grado di tergente, e il governo in allora ttabilito gli conferì quello di sottotenente; vinta la rivoluziena, doTetta eaulare.
Avendo ora la Camera alabilito pia dato uo compente a coloro, che toffertero danno nella loro carriera militare per aver preso parte a quel moto liberale, il petizionario ricorse al Ministero per essere anch'etto compreso in quell'atto di giustizia. Ma gli fu risposto, che non facendo esso parte dell'armata prima della rivoluzione, non si credeva avesse diritto al disposto di quella legge. La Commissione opinando che anche questo petizionario potsa elitre compreto fra coloro ebe hanno patito per la reintegrazione colle austriache baionette del governo dispotico, opina tia mandato al tignor minittro di guerra e marina.
Mane ai voti, sono le conclutioni adottate.' La teduta è levata alle ore S.
Ordini del giorno di domani 18. Continua l'ordine del giorno di ieri.
NOTIZIE DIVERSE Pare proprio che la democrazia voglia infiltrarsi in tutte
le istituzioni,■ una riprova ne sia il rivolgimento operatosi nell'accademia filarmonica, la quale modificandosi aecondo i tempi, non credette di rimettere per nulla del suo decoro aprendo le splendide tue sale per una serata musicale consacrata a soccorrere un grande infortunio, Noi ce ne rallegriamo coi toci nuovi e vecchi, ed applaudiamo al gentile pensiero. L'accademia nexi'ftipigraxione italiana fu eletta pel numero degli eJÉ^gtwletUnti che vi presero parie. Noii sappiamo se la gTiiIta lore modestia ci permetterebbe di tributar loro parlitamente i ben meritati encomii, ma ci perdonino se non possiamo tacere delle signore Carissimi, iuva, Ferraris, Trorapeo e Cerruti; ette fecero bella e lungamente memorabile questa serata; tanto più ch'essa era preceduta da un giórno che forte l'Italia ricorderà fra i più lieti.
— Ieri ebbe luogo nel salone della Rocca il banchetto democratico secondo la c'incoiare indiretta alle provìncia pel circolo politico federativo di Torino, Il numero dei convenuti fu quale appena poteva capire in quel locale. Le provincie vi furono in gran parte e degnamente rappresentate. Il nuovo ministero democratico v'aveva trasfusa un' aura fin dal tuo principio di vera gioia e di grandi speranze, e fu per etto un lungo e glorioso trionfo. Broflerio , Jacquemoud di Moùtien, Cirutti, Bargnani, Parola e varii altri distinti oratori fecero risuonare qtìélla sala d'immensi democratici applausi, ma il discorto di Jacquemoud batterebbe etto tolo per rendere memoranda tale adunanza. In etto profondità di vedute , enlutinniu
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Ik CONCORDIA
e religione, in etto ! bitogni, i diritti, e la fede della democrazia energicamente e lapientiiaimamente scolpiti. A voei unanimi ae ne chiete la itampa. f urà tin prealoto dono all'Italia. (Riprodurremo domani quatto ditcorto, non potendolo oggi per troppi abbondami di materia).
Dai banchetto, e dopo che • salutare le speranze Iella democrazia arati in deputazione recala la guardi* national* , mone 1* folla veno piazza Gattello e tolto il balcone del minittero fra le grida di vìva Gioberti, viva (a Costituente, viva ti ministero demoiratico, la dimostrazione divenne in pochi istanti lolenne, ed allora compariva sul balcone il ministro Sineo, il quale con brevi e fori! parole diceva al popolo come finalmente ti potette dir sciolto il problema del connubio aìncero indestruttibile della democrazia colla monarchia. L" avvenire sia giudice, e noi fiduciosamente aspetteremo.
Intanto a' abbiano una parola d'affetto e di ringraziamento le provinole che ceti sollecite e generote corritposero all'invito della rapitale.
— Una numerata deputaiione di Cuneo giunte tabbato (Ira a Torino, per rappresentare quella città al banchetto democratico del Circolo federativo, e questi generosi che vennero alla capitale per appoggiar la domanda d'un ministero democratico furono lietissimi di trovarlo già composto, e coti bene comnoito. .
Etti per tanzionare la loro fede politica con un atto generoso, fecero prima di partire una colletta a favore di Venezia, perchè la loro città portasse pure il suo obolo alla grande mendica. In un aolo giorno raccolsero più di 700 lire denate da tutti gli ordini dei cittadini cuneesi, e dagli impiegati stessi che ti mostrarono larghi verso la grande propugnatrice dell'indipendenza italiana.
Onore alla città di Cuneo, che ai uni con molle altre aobalpìno nel soccorrere Venezia!
Noi aspetteremo da etti una conferma della sua fede democratica, quando avrà a nominare un nuovo rappreaentante al parlamento nazionale.
— Oggi la guardia nazionale ti radunava tutta nella piazza Vittorio Emanuele per atsister* alla distribuzione di una medaglia al valor militari donata a! lenente Ma
fnone per un alto di coraggio nella guerra 'di Lombardia, ermi nata la funzione, percorse tutta la via di Po e venne a sfilare sotto il balcone del Re. Grandissima era la folla in piazza Castello accorta per applaudire il Re che avea dato al paeto un ministero democratico. Appeoa Carlo Alberto apparve al balcone, uno tcoppio d'applausi, ed un vivissimo grido di Viva il Re si fece udire per tutta la piazza, e m modo, che egli ha potuto vedere come ben diverso sia stato oggi il contegno del popolo torinese da quello con cui l'accolte l'ultima volta , che si lasciò vedere per passare iiyjajsegna l'artiglieria lombarda. Allora una cupezza ed ufir sorda irritazione per la già troppo lunga dominazione dell'antipopolare ed antinazionale minittero Pinelli : oggi una gioia e molto tperanze pel nuovo ministero Gioberti, in cui tutti i buoni ripongono la mai' •imi fiducia.
Sfilarono tutte le legioni al colpetto del Re , che ri•pondeva al saluto ed al grido che ciascuna compagnia innalzava al suo nome; e quando, terminato lo sfilare , il Re era in sul ritirarsi, nuove grida e nuovi applausi sorsero dal numerosissimo popolo; Carlo Alberto salutò con affetto il popolo che lo festeggiava, ed accompagnava col gesto della tua destra il saluto che mandava a tutti. Quella destra , o Re , dovrà quanto prima ricorrere alla spada, e tu, sguainandola, ricordati che avrai teco tutto il popolo italiano. Unico sostegno rimani alla grande cauta, e l'Italia confida in te, e molto più ora che i contigli di Vincente Gioberti terviranno non poco al bene della patria.
CRONACA POLITICA. ITALIA
REGNO ITALICO Ginova, 16 dicembre. — La quiete non è più stata me
nomamente turbata. Alla tola guardia nazionale è affidata la tutela dell' ordine pubblico ; essa adempie a questo dovere con un zelo degno d'ogni encomio. Quattro battaglioni tono giornalmente comandati in guisa che il ser
• vizio riesce assai gravoso ; pure le compagnie non si videro mai così numerote come al presente. Ieri prima dì •era due battaglioni di milizia cittadina, recandosi al picchetto del palazzo ducale s'ebbero un clamoroso evviva da un numero grande di soldati d' ogni arma, Indi, at
i tesi i due battaglioni smontati, gli accompagnarono alle rispettive sezioni fra le più affettuose acclamazioni. • Soldati l sciamava un di que' militi, stringiamoci tutti in un sol volere; non trascorriamo ad atti intubordmali, conferviamoci uniti e concordi, e facciamo a chi meglio ami e
i serva l'Italia per renderla indipendente, libera ed unita. 11 nostro grido aia adunque viva l'Italia , viva t'indipendenza'. » 1 soldati ripeterono quel grido e gittando in aria i bonetti in segno d'allegria s'avviarono a' loro quartieri.
— La notizia d'un ministero GIOBERTI ha qui ridestato la confidenza ed ha diradato quei densi nugoloni che minacciavano un' imminente procella. (carteggio)
j; A/eiiandria 16 dicembre — Ti trasmetto il proclama ' all'esercito pubblicato ieri .dal generale Bava.
Soldati ! ' Ho percorso i vostri accantonamenti, mi tono aggirato
per le voilre file, ho visitato i vostri quartieri e vidi clapertutto l'impronta di quell'ordine che tanto dislingue il soldato valoroso: dappertutto ho dovuto ammirare il vostro marziale contegno.
|i Soldati! io sono contento di voi e vado glorioso di co' mandare un'armata, in cui se ebbi già alcuna cosa a la
mentare , veggo ora rapidamente progredire la vera diI scipliua e quella acculata istruzione che sempre distinsero
l'esercito nostro. ilo dovuto anche convincermi che molto si è già fatto
I pei servizi speciali: e se resta alcuna cosa a desiderare }ii nel personale e ne! matonaie dell'esercito, io ne attendo : un immancabile e pronto compimento dell'attività che . spiegano tutti i auperiori. Se ne abbiano essi perciò le . i debite Iodi. [j Soldati! il vostro Generale, cresciuto con voi, ti gloria II di portarvi tutto il suo affetto, e di attcstarvi ora la todg. . disfazione che gli avete inspirata. 11 Stringetevi tutti più fortemente intorno al tricolore vesf lillo sotto cui militate. Pensate che non vi è difficoltà in! ' superabile per chi sente amor della gloria. 1 valorosi non Ì, conoscono pericoli, e se li conoscono li sprezzano e sanno ; ' superarli. Pensata< ebjfc|«Asfgi e le fatiche, non lo mol'■' lezze ed il riposo, costuuìWb in tutti i tempi quelle ono| ' rate falangi che rienipironoMl mondo del loro nóme. " ' Tutta Italia tiene ora gli occhi in voi rivolti: e voi pro'< vate all'Italia che siete degni di lei: in voi riposano le ; più nobili e generose speranze dejla nazione: in vei la } fiducia del Uè. Mostratevi uniti, pazienti e disciplinati, e ;[ ' la vittoria tornei a a coronare lo vostre imprese. (| Alessandria, li 15 dicembre 1848. ':■ Il Generale comandante in capo dell'Elenito f ■ BAVA. I Modena, Il dicembre. — Ci scrivono: I Qui non crebbero le forze nemiche, ma si fauno confi tinue perquisizioni e saccheggi : nelle quali opere vamla
fiche va del pari la brutalità de' soldati italiani del duca e quella de'Croati dell'Austria. (Alba)
STATI ROMANI. Un grand'atto s' è dunque compiuti) in Roma; atto che
tuteiterà mille contrarie passioni li a le potenze straniere, ma che per l'Italia, costretta veramente a far da sé, può avere i più felici riluttati.
naie, e il modo e il tempo in cui quel potere venne a mancare esigevano misure piene, non.transitorie, I voti del popolo, il timore dell'anarchia tpimero infine le Camere ed il Minittero a spiegare una politici decisiva. — Era stata istituita una Commissione la quale esaminate i biiogni del paeae e anneriste ì modi di mantener t'ordina e di non fallire nel tempo istetto ali* canta nazionale. — i l giorno 11 quella Commiitione pretentò al Consiglio dei deputati la tegnente legge :
Contiderando che gli Stati Romani lì reggono a governo reppreaehlativo e godono dei diritti e delle guarentigie di uno statuto costituzionale.
Che lo statuto ha per tuo fondamento la distinzione e insieme la connessione di tre poteri, e che ove uno di essi faccia difetto il reggimento costituzionale è monco e non può adempire i tuoi fini.
Che nella notte del 24 novembre scorto il ponleGo* ti è.allontanato da Roma e non ha lasciato alcuno a teiere le tue veci.
Che il foglin dato in Gaeta il 27 novembre, in cai ti nomina una Commiitione governativa manca delle donile forme costituzionali, le quali servono anche a garantire l'inviolabilità del principe.
Che la Commissione governativa nel sopradetto foglio nominata non ha palesato la tua accettazione in mun modo, e per niuna parte ha esercitata la tua funzione, e neppure ti è costituita di fatto.
Che i due consigli deliberanti d'accordo col Ministero e Municipio hanno procacciato di riparare a tanta pertuibazione col mandare messaggi al principe, chiedendogli instantaiieameute di ritornare a reggere la cosa pubblica.
Cho i messaggi tiessi non «Diamente non furono ammessi nello Stato Napoletano, ma invano adoperarono pratiche pretto il principe, e che altre pratiche più recenti, e altri offici compiti appresso di lui tono riusciti affatto frustranei.
Che egli dimorando in terra non sua, ove ti vieta l'ingresso per ordine superiore a. qualalaai Deputazione a lui indirizzata, ■•'—'' ' ! J !
La mancanza del terzo potere in uno alato costilnzio controt'invMÌone francete, e dichiara che con ognii fono verrà impedita la violazione del territorio nazionale, perocché cesi operando Intende difender* non solo l'onore degli alati romani, ma quello ditali* tutta.
Queste generosissime parol* dirette al generale Cavai
5nac, aleno bastevole garanzia a tutte le corti straniero el modo col qoale l'Italia intende la propria autonomia. Che te etto limiteranno le loro otlilità a non riconoicere il governo provvisorio romano , e a non distaccare dalla persona del Papa ì loro rapprctentanti, tia pure. Jl governoromano e l'Italia non saranno, men forti per questo, né men risoluti dì voler essere liberi ed indipendenti.
Del retto la solenne e collante tranquillità del popolo romano tono la più efficace protetta contro ogni arbitrio straniero. Ora quel generoso popolo vuol eator tranquillo perchè conosce che deve easerfo, e né le mene de suoi nemici né l'entusiasmo valgono a mutarne il proposito.
Gli apparecchi per la guerra dell'indipendenza camminano di pari passo cogli altri provvedimenti. Il giorno 12 giunto colà il Garibaldi, e vi fu accolto con gioia e festeggiato. Noi aliamo attendendo coll'ansietà bene naturale in chi ha un cuore italiano gli atti di Roma , e ne svilupperemo l'importanza ai. lettori della Concordia con quella toilecitudine che il desiderio univenale esige in quelli giorni.
NAPOLI 9 dicembre. — Pare potilivo i! cangiamento ministe
riale. La cagione sarebbe la volontà espressa dal governo inglese, di voler trattare con i due poteri riuniti, il legislativo ed esecutivo, e con un ministero uu poco più conciliatore che non è l'attuale. La combinazione ministeriale che ti atsicura dalle persone meglio informate, sarebbe :
Filangieri — Presidenza e guerra. Cianciulli — Interno. Ciardulli — Lavori pubblici. Spinelli — Affari esteri. Falcone — Giustizia,
'Fortunato — Finanze. Il luddetto ministero emetterebbe un programma non
progressista, ma non . reazionario ; etto tarebbe decitamente conservatore.
Fra ì principali punti vi è quello della conservazione completa delle franchigie del 10 febbraio.
Piena legalità Ed apertura dalle Camere il 2 gennaio. Dopo l'arrivo della ttaffella rqtsa avvenuta ieri l'altro,
sono slati dati degli ordini alla nostra squadra di tenerti allestita come per entrare in campagna.
Diceti ancora che i ministri Tempie e Rayneval tiene andati a Baia per conferire coi rispettivi ammiragli.
— L'altro 'ieri mattina alle 6 antim. è giunto in 10 giorni di viaggio da Rustia il corriere Lungo con dispacci .importantissimi. Alle 3 pomerid., il detto corriere, unitamente al direttore degli affari esteri, partì in gran fretta per Gaota dove si trova il Re col Papa.
— / / dicembre. Il re, la regina e tutti i loro figli e numeroso seguito sono ancora in Gaeta.
Il generale Filangieri è tuttoia qui, e vuoisi con certezza che attenda il ritorno del re, a fine di porre mano unitamente ai ministri ed ammiragli francesi ed inglesi alla quistione siciliana, intorno alla .quale qui molto si parla. Nulla di positivo ha qui traspirato sul merito , nò si è pubblicato officlalmente. Sono più particolarmente
tzata, togliendosi così ai deputati un diritto espresso nello Statuto fondamentale, rimane inceno so egli sia in grado di godere della piena libertà e spontaneità dello sue azioni, e giovarsi d'imparziali e benevoli consigli.
Né potendo qualunque stato o citlà rimanere senza compiuto governo , e le proprietà e ■ diritti dei cittadini senza tutela.
Dovendosi per ogni guisa e con ogni apediente rimuovere I' imminente pericolo dell'anarchia e di civile discordia e mantenere l'ordine pubblico.
Dovendoti conservale intatto lo Statuto fondamentale, il principato ed i tuoi diritti costituzionali.
1 due contigli deliberanti consci de' loro doveri, e obbedendo eziandio all'assoluta necessità di provvedere in guisa alcuna regolare all' urgènza estrema dei casi, con atto deliberato da ciascuno di essi in seno del proprio contiglio :
OKCBKTAftO I. È costituita una provvisoria e suprema Giunta di
Stato. II. Ella è composta di tre persone scelte fuori del
consiglio dei deputati, nominate a maggioranza assoluta di schede dal consiglio dei deputali stessi, e approvate dall'alto consiglio.
Iti. La Giunta a nome del principe e a maggioranza di suffragi eserciterà tutti gli uffici pertinenti al capo del potere esecutivo, nei termini dello Statuto e secondo le norme ed i principii del diritto costituzionale.
IV. La Giunta cesserà immediatamente le sue funzioni al ritorno del pontefice , o qualora esso deputi con alto vestito della piena legatila persona a tener le sue veci ed adempiere gli uffici, e questa assuma di fulto l'esercizio di delle funzioni. —
La legge fu in generale accolta con favore. Sorsero però taluni del partito democratico a combatterne qualche punto manifestamente troppo favorevole allo sleale sovrano, e Uonapnrle sopra tutti impugnò il diritto lasciato al pontefice di scioglierò il nuovo governo, o riassumendolo egli, o delegandovi altri; chiose anche che questo nuovo governo fosse eletto dal popolo. — Ma l'urgenza ed il bisogno d'unione in que' momenti decisivi persuase anche ai più liberali una ragionevole transazione, e la legge fu adottala quale l'ebbe proposta la Commissione.
Frattanto una folla dì popolo per la gran parte operai s'era portala iunanzi al Parlamento per conoscere il risultato? — E quando seppe che un governo provvisorio era ittituito, e che a comporlo erano chiamati il principe Corsini, il senatore di Bologna ed il confalomere d'Ancona, manifestò la propria soddisfazione con applausi, e partissi di là spargendosi per lo vie gridando : Viva il Governo Provvisorio, abbasso il Pap