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domeniche in dimora tra palazzi, ville e giardini della Campania 26.0126.04.2020 26.01.2020 Centro Storico di Napoli Palazzo Ricca / Palazzo Albertini, Principe di Cimitile / Palazzo Donn’Anna / Casa Museo Sergio Ragni, Villa Belvedere Provincia di Napoli Villa Tufarelli / Masseria Astapiana Villa Giusso / Palazzo Niglio Jadicicco / Palazzo Nucci – giardino

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Page 1: tra palazzi, 26.01 26.04.2020 domeniche in dimora...ottimamente ad eventi musicali, rappresentazioni teatrali, presentazioni e spettacoli all’aria aperta. Il primo, più ampio e

1 Centro Storico di Napoli

domeniche in dimora

tra palazzi, ville e giardini della Campania

26.01—26.04.2020

26.01.2020Centro Storico di Napoli–Palazzo Ricca / Palazzo Albertini, Principe di Cimitile / Palazzo Donn’Anna / Casa Museo Sergio Ragni, Villa Belvedere

Provincia di Napoli–Villa Tufarelli / Masseria Astapiana Villa Giusso / Palazzo Niglio Jadicicco / Palazzo Nucci – giardino

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2 Centro Storico di Napoli

26.01.2020Centro Storico di Napoli–Palazzo Ricca / Palazzo Albertini, Principe di Cimitile / Palazzo Donn’Anna / Casa Museo Sergio Ragni, Villa Belvedere

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3 Centro Storico di Napoli

Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli insieme all’attiguo Palazzo Cuomo, è un maestoso palazzo cinquecentesco nel cuore del centro storico di Napoli. Percorrendo il decumano maggiore, si giunge all’ampio cortile rettangolare circondato dalla sua imponente struttura, che vanta la presenza delle settecentesche scale a rampe disgiunte realizzate da Ferdinando Sanfelice. Antica sede del Sacro Monte e Banco dei Poveri, Palazzo Ricca mantiene ancora oggi un’importanza storica particolare, in quanto sede dell’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli, il più grande Archivio storico bancario del mondo, nonché del suo museo ilCartastorie. Precedentemente il palazzo patronale appartenente alla

famiglia Ricca presentava tutte le caratteristiche dei palazzi monofamiliari del XVI secolo. Una delle prime trasformazioni, effettuate nell’edificio al momento dell’insediamento del Monte, fu la realizzazione dell’oratorio, simbolo tangibile della vocazione degli istituti pii. Si venne così a creare una conformazione edilizia tipica napoletana, con cortile profondo e oratorio in vista, propria degli edifici che affiancavano all’attività di tipo caritatevole una funzione civile. Alcuni numeri danno un’idea dell’imponenza di ciò che vi è custodito: scritture dal 1539, 14mila metri quadri, 80 chilometri di carte, 17 milioni di nomi, 450 anni di Storia e di storie. L’Archivio è custodito in 330 stanze del Palazzo, colme dei suoi antichi faldoni, che raccontano, attraverso

Palazzo Ricca (Sec. XVI)Museo dell’Archivio Storico Banco di NapoliVia dei Tribunali, 214 – Napoli–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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dettagliate causali di pagamento registrate dagli antichi banchi pubblici, la storia di Napoli e del meridione d’Italia. Ad aumentare il fascino dell’atmosfera d’Archivio, il percorso multimediale permanente Kaleidos, cuore de ilCartastorie, con la sua esperienza sensoriale fatta di immagini, suoni e luci. Gli ambienti labirintici e suggestivi dell’Archivio lasciano poi spazio alle sale che ospitano la Fondazione e, da sempre, la sua attività istituzionale e filantropica. Tra queste ultime la Sala Marrama, la Sala San Gennaro e la Sala del Consiglio di Amministrazione perfette per convegni, dibattiti, presentazioni, premiazioni, seminari. Altri due ambienti che arricchiscono questo prezioso gioiello architettonico sono i cortili di Palazzo Ricca e di Palazzo Cuomo che si prestano

ottimamente ad eventi musicali, rappresentazioni teatrali, presentazioni e spettacoli all’aria aperta. Il primo, più ampio e istituzionale, e il secondo, più raccolto ed intimo, hanno il vantaggio di essere al centro della città, ma all’interno di una struttura che rende lo spazio quasi insonorizzato rispetto all’esterno.

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Eseguito su progetto dell’architetto Giuseppe Astarita intorno alla metà del secolo XVIII, il palazzo fu acquistato dal principe di Cimitile nel 1774. In seguito l’edificio fu restaurato da Niccolò Carletti e Giuseppe Fulchignoni, sotto la direzione di Carlo Vanvitelli. L’apertura di via Santa Teresa degli Scalzi, inaugurata nel 1810, con il conseguente abbassamento del piano stradale, resero necessari alcuni adeguamenti e la realizzazione di un basamento. Il principe di Cimitile, Fabio Albertini, volle inserire nell’appartamento una ricca biblioteca e una collezione di quadri. La proprietà passò in seguito dagli Albertini ai Marulli d’Ascoli, per poi essere acquistata dal senatore Giacomo Calabria, di cui è ancora visibile lo stemma restaurato nel 1970.

Palazzo Albertini, Principi di Cimitile (Sec. XVIII)Via Santa Teresa degli Scalzi, 76 – Napoli–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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Palazzo Donn’Anna venne costruito a partire dal 1642 per volontà di donna Anna Carafa (1607- 1644), principessa di Stigliano, moglie del duca di Medina don Ramiro Núñez de Guzmán (1600-1668), nominato vicerè da Filippo IV. Il progetto per la realizzazione del monumentale edificio vicereale fu affidato all’Arch. Cosimo Fanzago, che si ispirò ad alcune delle architetture che si affacciano sul Canal Grande di Venezia. Palazzo Donn’Anna sorge su di uno scoglio tufaceo sul mare del golfo di Napoli, che lo bagna da tre lati. Il Teatro, che guarda il mare da tre grandi arcate, è scavato nel tufo e si sviluppa a galleria, offrendo una straordinaria veduta del Golfo di Napoli con il Vesuvio, la penisola sorrentina e Capri. Il Fanzago non riuscì a completare l’opera. I lavori si fermarono per il rientro

in patria del vicerè e per la morte di Anna Carafa l’anno successivo. L’edificio, rimasto incompiuto, ha assunto lo spettacolare fascino di una rovina antica confusa fra i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale di Posillipo, diventando nel tempo una vera e propria icona della città di Napoli e delle sue vicende storiche.

Palazzo Donn’Anna (Sec. XVII)Piazza Donn’Anna, 9 – Posillipo, Napoli–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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La Casa Museo Sergio Ragni, all’interno della seicentesca Villa Belvedere, ospita una delle più ricche collezioni sulla figura e l’opera di Gioacchino Rossini. Il compositore pesarese, noto per capolavori come Il barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri ed il Guglielmo Tell, soggiornò a Napoli dal 1815 al 1822, anni in cui diresse il prestigioso teatro San Carlo. Esiste dunque un filo diretto tra Rossini e Napoli, che il collezionista e musicofilo Sergio Ragni ha ricostruito attraverso la collezione di manufatti rossiniani: spartiti autografi e partiture, contratti per la composizione di opere, mandati di pagamento e quasi tutta la corrispondenza indirizzata al musicista da impresari ed editori musicali. Ma fondamentale è lo spazio riservato al vissuto personale del compositore. La Casa-Museo, infatti, ospita

il fondo epistolare rossiniano con oltre 15 lettere, scritte dall’autore e per lo più indirizzate al padre, le quali consentono di tracciare un profilo biografico dell’autore. Un ambiente è dedicato alla prima moglie, Isabella Colbran, con la riproduzione della sua stanza da letto. In un angolo della stanza ci sono anche un paio di scarpe appartenute a Maria Callas. Disegni, stampe e mezzo busti completano la raccolta e danno una visione d’insieme e il profilo storico del tempo.

Casa Museo Sergio Ragni, Villa Belvedere (Sec. XVII)Via Aniello Falcone, 56 – Napoli–Partenza visita ore 10.30 e 12.30

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26.01.2020Provincia di Napoli–Villa Tufarelli / Masseria Astapiana Villa Giusso / Palazzo Niglio Jadicicco / Palazzo Nucci – giardino

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La Villa, costruita all’inizio del Cinquecento come complesso rustico organizzato intorno ad una corte centrale, subisce una radicale trasformazione nei due secoli successivi divenendo una lussuosa residenza. Nel Settecento entra a far parte delle proprietà dei conti Tufarelli che la destinano a casino di caccia, luogo di incontro e svago dei nobili della corte borbonica. Dalla metà del ‘900 viene eletta a dimora stabile dalla famiglia Tufarelli. A distanza di 350 anni la Villa appare intatta ed in perfetto stato di conservazione sia negli ambienti esterni, con la sobria architettura in pietra grigia vesuviana, i loggiati, le balaustre e le arcate, che all’interno, con i sontuosi salotti di rappresentanza affrescati con grillages, finte architetture e scene di caccia, tipiche decorazioni settecentesche

delle ville vesuviane erette lungo il Miglio d’oro, l’antica strada regia di Carlo di Borbone.

Villa Tufarelli (Sec. XVI)Via Tufarelli, 45 – San Giorgio a Cremano–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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Astapiana viene ricordata per la prima volta (con l’antico nome di Astichiano) nel 1578 da Monsignor Sacra, il quale, in una sua relazione apostolica, lamenta lo stato di rovina in cui versa l’antica chiesetta di S. Maria in Jerusalem, di probabile origine angioino-aragonese.All’inizio del secolo XVII, la zona di Vico Equense viene scelta per l’erezione di un monastero camaldolese e nel 1604, su pressante invito del principe di Conca e signore di Vico Equense, Matteo di Capua, e grazie al generoso lascito di un certo Cesare Zaffarano, vennero iniziati i lavori, terminati tre anni più tardi. Furono costruite dodici celle per i monaci e due foresterie, una delle quali di notevoli dimensioni e pregio per la cucina maiolicata. Inoltre, venne realizzata una doppia cinta muraria su cui spiccavano

due torrette. Mancava soltanto una chiesa degna del complesso religioso, divenuto intanto sede di priorato. Vi fu posto rimedio in due successive occasioni: inizialmente nel 1641, quando sul luogo dell’antica chiesetta ne sorse un’altra, consacrata a S. Maria in Jerusalem e a S. Romualdo, fondatore dell’ordine camaldolese; un secolo più tardi si procedette ad un rinnovamento della costruzione rifacendola fin dalle fondamenta.La nuova chiesa, terminata nel 1774, a navata unica e quattro cappelle laterali, venne abbellita da cinque altari (particolarmente notevole quello principale, che ebbe in seguito vicissitudini singolari) e da tre grandi tele commissionate a Nicola Cacciapuoti: la Natività, come pala d’altare e, per i muri della navata, la Salita

Masseria Astapiana Villa Giusso (Sec. XVII)Via Camaldoli, 51 – Vico Equense–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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al Calvario e la Crocifissione. Tale splendore, tuttavia, durò poco: nel 1807, durante la dominazione napoleonica, gli enti ecclesiastici vennero aboliti e gli ordini monastici sciolti. I monaci dovettero abbandonare il convento, incamerato dal regio demanio, e l’intero complesso versò in stato di abbandono. In particolare andarono dispersi i volumi della biblioteca e la chiesa venne spogliata, l’altare maggiore fu portato a S. Marcellino a Napoli e nel Duomo di Sorrento poi (ove attualmente occupa il posto d’onore, pur se ormai smembrato).Nella foresteria maggiore trovò rifugio nel 1815 Gioacchino Murat, in fuga dopo la sconfitta militare.L’ex monastero, divenuto Sito Reale dopo il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli, venne quindi ceduto al duca

Luigi Giusso che vi impiantò una produzione sperimentale per il regno: la bachicoltura. Essa ebbe un ottimo avvio, ma dopo alcuni decenni dovette essere abbandonata, in seguito ad un’epidemia che decimò i bachi da seta e che eliminò questo tipo di coltura dalla penisola sorrentina. Il Duca rinunciò quindi ai suoi propositi innovativi e trasformò la foresteria in dimora di campagna, funzione che ha rivestito per tutto il Novecento. Da allora, il sito ha acquisito la denominazione attuale, Astapiana Villa Giusso. Varie generazioni della famiglia Giusso si sono ormai avvicendate e le attuali discendenti si occupano direttamente della tenuta, costituita da numerosi corpi di fabbrica e circondata da circa quattordici ettari di terreno.

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Nel centro storico di Frattamaggiore, affacciato sull’antica via Atellana, sorge Palazzo Niglio Jadicicco, uno dei pochi palazzi della provincia partenopea ancora abitato dalla famiglia, che lo ha fatto costruire nella seconda metà del XVII secolo.Nel 1780 il proprietario Michele Niglio, ufficiale della guardia personale di Ferdinando IV di Borbone e poeta, decide di ristrutturarlo e rivoluzionarlo nel suo assetto originario, seguendo il canone stilistico tardo barocco, pervaso da quel clima raffinato e aristocratico sviluppatosi ai tempi della dinastia borbonica nel Regno di Napoli. Numerose, inoltre, sono le influenze dovute all’edificazione della vicina Reggia di Caserta e di Napoli, ma soprattutto al fascino delle antichità che emergono dai primi scavi delle città di Pompei ed

Ercolano sommerse dall’eruzione del 79 d. C. Per i suoi attuali proprietari la dimora storica è luogo di memoria; forte è dunque sentito l’obbligo morale alla tutela e alla conservazione, tanto che li ha naturalmente indotti, come spiega Bianca Iadicicco de Notaristefani di Vastogirardi, ad affrontare un restauro durato circa due anni, il cui fine è quello di trasmettere il bene alle future generazioni.

Palazzo Niglio Jadicicco(Sec. XVII)Via Atellana, 36 – Frattamaggiore–Partenza visita:ore 10.30 e 12.30

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26.01.2020Centro Storico di NapoliProvincia di Napoli –Ingresso con visita (prenotazione consigliata) – 5 €Ridotto possessori campania>artecard per singola dimora – 3 € Gratuito fino a 18 anni non compiuti Capienza visite guidate e bus: 40 persone per visita