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Tracce di storia VI Quaderni guidizzolesi

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Tracce di storiaVI

Quaderni guidizzolesi

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Con il patrocinio

Amministrazione Comunale Guidizzolo

Il “Quaderno” è stato realizzato grazie al contributo:Amministrazione Comunale di Guidizzolo e “Calzificio BBF” di Gambetti.

Ringraziamenti

L’Editore intende ringraziare quanti hanno agevolato con piena disponibilità il suo compito, fornendoutili indicazioni e suggerimenti, in particolare l’autore dei testi Prof. Massimo Marocchi, il curatore del“quaderno” e autore delle fotografie Andrea Dal Prato, i preziosi collaboratori Graziano Pelizzaro,Francesca Cargnoni, Maria D’Arconte, Anselmino Salandini, Anna Maria Cresci, Antonio Malaguti,Maurizio Bottoli, Luigi Grassi, Silvio Froldi, Vinicio Paganini, Adelio Zampolli, Gianfranco Ruffoni.

Le fotografie dei “cimeli” custoditi nei musei, sono state eseguite grazie al permessodella “Società Solferino e San Martino”, Ente Morale costituito con R.D il 20 aprile 1871,deputato a conservare e onorare la memoria dei caduti e gli ideali del Risorgimentoitaliano.

Riproduzione vietata

Provincia di Mantova AssociazioneColline Moreniche del Garda

SocietàSolferino e San Martino

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Sono trascorsi quasi centocinquantanni dalla battaglia di “Solferino e San Martino”, eppurel'evento continua a far parte della nostra quotidianità, della nostra vita.

Non è raro imbattersi in qualcosa che ce lo riporti in qualche modo all'attenzione, mentre disolito siamo tanto avvezzi a conviverci, che nemmeno ce ne accorgiamo.

Ma qualcosa è sempre rimasto, di irrisolto, di non mai sufficientemente chiarito. Qualcosa disospeso tra la memoria ed il bisogno di ridisegnare una certa verità storica.

Da sempre si è definita quella storica battaglia come battaglia di “Solferino e San Martino”:quelle località infatti assunsero a simbolo perché attorno ad esse si svolsero le fasi decisive, quelleche fecero volgere l'esito a favore dei franco-piemontesi.

Ma è altrettanto noto che nei diversi momenti della battaglia tanti altri furono i paesi, le bor-gate, le contrade ove aspro infuriò lo scontro tra gli opposti eserciti, come molte furono le genti che sitrovarono, poi, a prestare soccorso ai feriti o a raccogliere i caduti, per dar loro una pietosa sepoltura.

Naturale quindi che in qualcuno potesse maturare il desiderio di rivalutare, in chiave storica,quanto avvenuto in questa o quella località.

E' ciò che, da tempo, si stava pensando, in particolare per Rebecco.Progetto ardito, ma non singolare. In momenti ed ambienti diversi, l'idea iniziava a prender

corpo.Ed è così che nasce questo “quaderno”, con l'obiettivo di contribuire a dare la giusta eviden-

za a quanto avvenne a Rebecco e dintorni, con l'apporto di quanti ne hanno in vario modo cullatol'idea, dal Centro Culturale San Lorenzo, alla Biblioteca Comunale, all'Associazione Amici di Rebecco.

Rovistando tra documenti e testimonianze dell'epoca, si sopre così che tre furono i “fronti”della battaglia: Solferino, al centro, poi San Martino a nord e Rebecco, sul fronte sud.

Si scopre poi che i caduti nel territorio di Guidizzolo furono appena inferiori a quelli raccoltialtrove.

Tant'è che nelle giornate immediatamente successive il Comune di Guidizzolo si trovò a dis-porre apposito servizio per la raccolta e la sepoltura degli innumerevoli cadaveri.

E le lapidi, quante ce ne sono in giro, sparse nella campagna tra Rebecco e le colline?E forse lo stesso Henri Dunant, mentre si portava verso Brescia, non ebbe il primo impatto

con quella cruda realtà appena uscito da Guidizzolo?Forse questo non sarà sufficiente per riscrivere, o completare alcune pagine di storia, altri

approfondimenti sararebbero necessari. Nemmeno ne varrebbe la pena, ma quantomeno anche se nonpotremo chiamarla “Battaglia di Solferino, San Martino e Rebecco”, avremo la consapevolezza di avercontribuito a perpetuare la memoria di eventi che hanno reso i nostri paesi protagonisti di quellepagine della storia italiana.

Graziano Pelizzaro

VI-3Presentazione

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Con il Congresso di Vienna (1814-1815) iregnanti d’Europa ristabiliscono gli ordinamentipolitici precedenti alla rivoluzione francese e aldominio napoleonico.

Anche in Italia viene riassestata la situa-zione anteriore alle guerre napoleoniche, piùforte però si riafferma sulla penisola l’egemoniadell’Austria che è compensata della perdita deiPaesi Bassi dall’acquisto del Veneto. Questaregione viene unita alla Lombardia (già sotto l’autorità dell’Austria con i trattati di Utrecht eRastadt del 1713-1714) nel Regno Lombardo-Veneto.

L’equilibrio che i governanti hanno cerca-to di garantire con il Congresso è però particolar-mente instabile: i moti del 1820 e del 1821 (orga-nizzati perlopiú in forme clandestine dai complot-ti delle società segrete, fra cui la celebreCarboneria) coinvolgono quasi tutti i paesi euro-pei dove si verificano, a danno del potere costitui-to, insurrezioni, energiche ma non risolutive, chehanno in comune la richiesta di libertà politichee di democrazia. Le stesse istanze motivano lesommosse degli anni ’30: in questo periodo l’iniziativa rivoluzionaria è incoraggiata, a livelloeuropeo, dall’insurrezione popolare che, a Parigi,nel luglio 1830, costringe il re alla fuga e portaall’affermazione di una monarchia orientata ad unmoderato liberalismo.

Anche in Italia settentrionale scoppiano

delle rivolte che però sono stroncate dall’inter-vento austriaco. La sconfitta dei moti del ’31 favo-risce l’opera di Giuseppe Mazzini: il suo pensieroè incentrato sul raggiungimento dell’indipenden-za dell’Italia (che deve darsi una forma di governorepubblicana) da conseguirsi non più mediantecospirazioni settarie ma attraverso un’autenticalotta di popolo. Accanto a questo orientamento,nel corso degli anni ’40, emergono indirizzi politi-ci più moderati (quelli sostenuti ad esempio daVincenzo Gioberti, Massimo D’Azeglio e CarloCattaneo) che comunque hanno come obiettivol’indipendenza e l’unità nazionale.

Proprio per liberarsi dall’ingerenza degliaustriaci, nel marzo 1848, il re di Sardegna CarloAlberto, in un momento in cui diversi moti rivolu-zionari scuotono la Francia, l’Impero asburgico, laConfederazione germanica e la stessa penisolaitaliana (a Venezia è stata proclamata la repubbli-ca, a Milano, dopo “cinque giornate” di insurrezio-ne, si è costituito un governo provvisorio) dichia-ra guerra all’Austria, ottenendo il sostegno del redelle due Sicilie, del granduca di Toscana e delpapa, che di lì a poco però, consapevoli del realeobiettivo di Carlo Alberto, cioè l’annessione delLombardo-Veneto, ritirano il loro appoggio.

Anche per la scarsa risolutezza delle ope-razioni militari Carlo Alberto è sconfitto a Custoza(luglio 1848): fallisce così la guerra piemonteseche si è trasformata nel primo tentativo di indi-

VI-5La II guerra d’indipendenza nel Risorgimento Italiano

Tracce di storia

Moneta da 5 lire in argento del “Governo provvisorio diLombardia”, in corso legale all’epoca della Battaglia

Moneta da 5 lire in argento del “Regno di Sardegna ePiemonte”, in corso legale all’epoca della Battaglia

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Tracce di storia

pendenza nazionale.Il Piemonte è di nuovo protagonista della

guerra contro l’Austria una decina d’anni dopo:Cavour riesce ad ottenere l’appoggio diNapoleone III che stringe con il presidente delConsiglio piemontese un accordo (Patti diPlombières). L’alleanza militare franco-piemonte-se (1858) è la premessa che porterà alla II guerrad’indipendenza e alla cacciata degli austriacidalla Lombardia.

La Battaglia di Solferino e S. Martino:il culmine delle azioni belliche

I precedenti

L’alleanza franco-piemontese ha uncarattere difensivo e quindi è necessario che sial’Austria ad attaccare. Dal momento dell’accordoquindi Cavour comincia a preparare la guerra e apunzecchiare l’Austria con la formazione di corpiarmati di volontari, le continue manovre di trup-pe lungo il Ticino, l’intensificarsi delle scherma-glie diplomatiche.

Il confronto militare fra gli austriaci e glialleati franco-piemontesi prende avvio il 29 aprile1859 quando il comandante delle truppe austria-che Giulay, convinto di poter battere i piemontesiprima dell’arrivo dei francesi, invade il Piemontesuperando il Ticino. Nel frattempo un contingen-te di truppe francesi riesce, a metà maggio, a col-legarsi all’armata piemontese.

L’offensiva alleata investe gli austriaci il20 maggio a Montebello e il 30 maggio questisubiscono un’altra sconfitta a Palestro. Gli eserci-ti franco-piemontesi battono poi ancora quelloaustriaco a Magenta (4 giugno) e lo costringonoad abbandonare Milano. Intanto vengono liberatele zone prealpine da Varese a Brescia grazie all’a-zione dei Cacciatori delle Alpi, un corpo volonta-rio guidato da Garibaldi.

Scossi dagli insuccessi delle ultime bat-taglie gli austriaci si ritirano progressivamentedalla Lombardia con l’intenzione di concentrarela resistenza attorno alle fortezze del Quadrilatero(Mantova, Peschiera, Verona, Legnago) .

La battaglia del 24 giugno

Poiché gli austriaci si sono ritirati al di làdel Mincio le truppe franco-piemontesi (un eser-cito di 150.000 uomini, come riferisce HenriDunant), per costringere di nuovo a battaglia gliavversari (circa 170.000), non possono fare altroche attraversare il Chiese e seguire il nemico oltreil Mincio.

A seguito di un ripensamento tatticoperò gli austriaci, durante la giornata del 23 giu-gno, ripassano il Mincio e occupano la linea cheva da San Martino per Pozzolengo, Solferino,Cavriana, Guidizzolo, Medole fino a CastelGoffredo. Gli alleati si dispongono invece sullalinea di Mezzane, Carpenedolo, Castiglione,

Moneta dell’Impero Austriaco in corso legale all’epocadella Battaglia

Moneta dell’Impero Austriaco in corso legale all’epocadella Battaglia

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Tracce di storia

Esenta, Lonato, Desenzano.La mattina del 24 l’imperatore Francesco

Giuseppe, che ha destituito il Giulay e ha assun-to personalmente il comando dell’esercito, dàordine di lasciare la linea occupata e di spostarsiverso Lonato, Castiglione e Carpenedolo; i solda-ti franco-piemontesi occupano invece la lineaPozzolengo, Solferino, Guidizzolo. Si profila quin-di uno scontro inevitabile e inatteso da entrambela parti. All’alba avvengono i primi combattimen-ti fra le avanguardie franco-piemontesi e gliavamposti austriaci: è l’inizio di un’immane bat-taglia. A questo punto la prospettiva dello scon-tro si allarga e diventa tre battaglie in una.

Si combatte tenacemente tra Medole eGuidizzolo (la battaglia è particolarmente cruentafra Ca’ Nova, Le Baite e Rebecco) , al centro, nellecampagne e presso il borgo di Solferino doveNapoleone III, vista la tenuta degli austriaci aSud, decide di concentrare l’azione dell’armatafrancese e di sferrare l’attacco decisivo, a Nordsulle colline di S. Martino. Qui, in serata, i pie-montesi hanno ragione degli avversari che, difronte alla strenua resistenza dei francesi, hannogià iniziato, nel tardo pomeriggio, la loro ritirataverso il Mincio.

Gli austriaci sono stati quindi definitiva-mente sconfitti sia dai francesi nella piana e suicolli alto mantovani, che dai piemontesi a S.Martino ma l’esito della battaglia è per tutti estre-mamente doloroso: la sera del 24 giugno, quasi40.000 uomini, tra morti e feriti, giacciono nellecampagne e nei paesi coinvolti dalla battaglia.

Gli abitanti soccorrono i feriti senza faredistinzioni di nazionalità: è proprio questa situa-zione a colpire la sensibilità dello svizzero HenriDunant che ha l’idea di creare un organismointernazionale di assistenza, composto da volon-tari, che possa intervenire, durante le guerre, inaiuto dei colpiti. Sulla scia della conferenza da luipromossa a Ginevra nel 1864 nasce la CroceRossa Internazionale.

Dopo la battaglia

In questa situazione, estremamente favo-revole dal punto di vista militare, Napoleone IIIdecide unilateralmente di interrompere la campa-gna e propone agli austriaci un armistizio, cheviene firmato, l’11 luglio, a Villafranca. Con que-sto accordo l’Impero asburgico rinuncia allaLombardia e la cede alla Francia (che l’avrebbepoi consegnata al Piemonte) mantenendo ilVeneto e le fortezze di Mantova e Peschiera.

Nonostante l’esito della II guerra d’indi-pendenza lo Stato sabaudo si avvia ormai a diven-tare uno Stato nazionale: nel corso del 1860 i ple-bisciti svoltisi in Emilia, Romagna e Toscana san-ciscono l’annessione di queste regioni alPiemonte; il Mezzogiorno è liberato dalla domi-nazione della dinastia borbonica grazie alle spe-dizioni militari di Garibaldi (inaugurate dall’im-presa dei Mille) che cederà però la responsabilitàdel governo delle province liberate ai piemontesi.

Nel 1861 Vittorio Emanuele II è procla-mato re d’Italia; nel 1866 (III guerra d’indipenden-za) l’alleanza con il cancelliere Bismarck control’Austria e la vittoria prussiana consente alPiemonte l’acquisto del Veneto. Resta in sospesosolamente la questione di Roma. Nel 1870 con lacaduta del regime napoleonico, difensore fino aquel momento dell’autonomia dello Stato ponti-ficio, il governo italiano, conquista Roma che, conil Lazio, è annessa al Regno d’Italia: l’unità dellapenisola è completata.

Francesca Cargnoni

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Per gli Austriaci la scelta di dare batta-glia al nemico sul terreno collinare compreso trail Mincio e il Chiese non era frutto delle circo-stanze che avevano messo in quel determinatomomento i due eserciti uno di fronte all’altro.Essi conoscevano bene l’importanza di controlla-re quel territorio situato alla confluenza delle viedi comunicazione pedemontane che attraversanola pianura padana con le vie che scendono dalTirolo costeggiando il lago di Garda.

Più volte nel passato essi si erano misu-rati, proprio su queste terre, con il nemico diturno: nel 1848 con i Piemontesi a Curtatone eMontanara, a Goito, a Volta, a Pastrengo, aCustoza; e ancora prima, nel 1796, con i Francesidel giovane generale Bonaparte a Lonato e aCastiglione. In quest’ultima località, il 5 agosto1796, si era combattuta una battaglia dall’anda-mento molto simile a quella del 24 giugno 1859.Gli Austriaci del Würmser erano schierati attornoa Solferino: l’ala sinistra al monte Medolano, ilcentro sulle colline con la Rocca alle spalle, l’aladestra a nord di Staffolo. Napoleone, che duegiorni prima aveva occupato Castiglione, mosse isuoi uomini contro il nemico: Masséna all’alasinistra lungo la strada di Barche, Augereau alcentro, la cavalleria di Kilmaine nella piana diMedole; Fiorella era incaricato di compiere unmovimento avvolgente per aggirare le posizioniavversarie. Attaccato da tutte le parti, il Würmserfu respinto sulle alture di Pozzo Catena, perse laRocca di Solferino e, vistosi a mal partito, ordinòla ritirata verso il Mincio.

L’analogia tra la battaglia di Castiglionee quella di Solferino era veramente singolare enon passò inosservata. Un giornalista del Journalpour tous scrisse all’indomani della battaglia diSolferino: “La giornata di Castiglione avrebbepotuto prendere il nome di Solferino come la bat-taglia che abbiamo vinto alcuni giorni fa. Questadenominazione sarebbe stata anzi più appropria-ta perché non è a Castiglione (di cui ci eravamo

impadroniti due giorni prima a seguito di un san-guinoso combattimento condotto da Augereau)che ebbe luogo lo scontro, ma su quella serie dicolline scoscese di cui Solferino è la principale, esi è visto in effetti che il maggiore sforzo dellabattaglia fu diretto su quella altura oramai cosìcelebre, punto centrale della battaglia e chiavedella posizione.

E’ veramente sorprendente l’analogia traqueste due battaglie vinte a 63 anni di distanza.Nel 1859 come nel 1796, noi occupiamoCastiglione da dove partiamo per attaccare e vin-cere il nemico appostato su quegli ultimi contraf-forti delle Alpi tirolesi che costeggiano la rivadestra del Mincio e si chiamano Cavriana,Solferino, San Cassiano, Pozzolengo. Nel pianodella prima battaglia di Castiglione si vede tuttol’esercito austriaco raccolto attorno a Solferino,che esso contrasta invano all’irresistibile attaccodi Augereau, e nella seconda, malgrado l’immen-sa linea della battaglia, è sempre questo stessopunto e questa stessa collina che servono, percosì dire, da punto di raccolta, da obiettivo, comesi dice in linguaggio tecnico, l’occupazione delquale decide la sorte dell’intera giornata.

Le posizioni erano le stesse, come iden-tica è stata la direzione della battaglia. L’esito,sappiamo qual è stato, e quanto alle conseguen-ze della sconfitta, la prima è stata per l’esercitoaustriaco l’obbligo di ripassare precipitosamenteil Mincio proprio come ha fatto, e nello stessopunto, la sera del 5 agosto 1796”.

Nell’intervallo tra la 1a e la 2a guerrad’indipendenza gli Austriaci si erano preparati adaffrontare un nuovo conflitto in questa zona stra-tegica. Le opere di difesa erano state potenziate,il terreno studiato a palmo a palmo ed ogni annovi si erano effettuate delle esercitazioni militari.Ma un conto era una battaglia simulata, che sivince sempre, un altro misurarsi con un nemicovero, animoso e coriaceo come pochi.

VI-9La battaglia di Solferino e San Martino

Tracce di storia

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I due eserciti si scontrarono su un frontedi 18-20 chilometri, la distanza che separa lasponda meridionale del lago di Garda da CastelGoffredo. Un’estensione dalle insolite proporzio-ni, che si spiega con la presenza sul campo dioltre 300.000 uomini.

Il terreno su cui si svolse la battagliaoffre un aspetto molto variegato. L’elemento piùcaratteristico del paesaggio è rappresentato daun anfiteatro morenico che si sviluppa in ampisemicerchi concentrici a sud del lago. Le collinesono appena pronunciate nella cerchia più inter-na e crescono progressivamente in altitudine finoa raggiungere punte di 200 metri nella cerchia piùesposta. Sulle ultime propaggini di queste alturesi trovano Castiglione delle Stiviere, Solferino,Cavriana, Volta Mantovana.

A mezzogiorno di questa zona collinaresi estende una vasta pianura che degrada dolce-mente verso il Po seguendo il Mincio e il Chiese.Guidizzolo, Rebecco, Medole e Castel Goffredosono i maggiori centri abitati di questa plaga,attorno ai quali divampò lo scontro.

Le colline (nella toponomastica localechiamate monti) presentano dei pendii general-mente dolci, eccezion fatta per quelle attorno aSolferino che si innalzano bruscamente anche diun centinaio di metri dal piano. Sulla collina piùalta siede la rocca di Solferino, detta la Spiad’Italia perché dalla sua sommità la vista spaziafino ad un lontano orizzonte dove sfumano lecime delle Prealpi da un lato, degli Appenninidall’altro.

La zona collinare è quasi del tutto privad’acqua se si eccettua il corso del Redone, pocopiù che un fosso, e alcune torbiere nelle depres-sioni intermoreniche. I versanti settentrionali, altempo della battaglia, erano coperti di vegetazio-ne autoctona spontanea, quelli meridionali quasiinteramente spogli o coltivati a vigneti. Anche lacollina della rocca di Solferino, oggi coperta dauna fitta vegetazione, era molto brulla, fregiata

solo da un boschetto di cipressi che tuttora svet-ta sullo sperone chiamato la collina dei Cipressi,tragicamente famoso per il sangue che vi fucopiosamente versato.

Il terreno, arido e sassoso, era coltivato acereali e a prati nelle parti più umide, a vigneti ea gelsi in quelle più asciutte. Solo la terra oltreMedole e Guidizzolo, per la presenza di canalid’irrigazione, era più generosa di frutti.

La rete viaria era discretamente svilup-pata. La strada più importante era quella pede-collinare che da Brescia, per Castiglione eGuidizzolo, portava a Mantova; su questa, aGuidizzolo, si innestava la strada che provenivada Carpenedolo, per Medole e Rebecco.

Più a nord, lungo la sponda del lago, sisnodava la strada da Lonato a Peschiera, attra-verso Desenzano e Rivoltella.

Parallelamente a questa correva la ferro-via.

Altre strade minori intersecavano quelleprincipali e univano fra di loro le varie località.

Lo schieramento delle forze era dispostoda nord a sud, in senso verticale rispetto all’arcocollinare.

Le divisioni sarde, che presidiavano lazona adiacente al lago di Garda, costituivano l’alasinistra dell’esercito alleato; il 1° corpo francesee il 2° occupavano il centro; il 4° e il 3°, distesinella pianura, l’ala destra.

Di fronte a loro l’esercito imperiale eracosì disposto:

2ª armataAll’ala destra l’8° corpo Benedek fronteg-

giava i Piemontesi;il 5° corpo Stadion stava nei dintorni di Solferinocon avanguardie verso Barche di Castiglione,Grole e Fontane, alle porte di Castiglione;il 1° Clam-Gallas tra Cavriana e San Cassiano;il 7° Zobel tra Volta e Foresto.La divisione di cavalleria Mensdorff tra Volta

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Mantovana e Cavriana.Il quartier generale era a Volta Mantovana.

1ª armataIl 9° corpo Schaffgotsche tra Guidizzolo eRebecco;il 3° a nord di Guidizzolo;l’11° a Castelgrimaldo e a Cerlongo;il 2° nei dintorni di Marcaria;il 10° era fuori portata.La divisione di cavalleria Zedtwitz era in parteverso Marcaria, in parte ad est di Medole.Il quartier generale dell’armata si era stabilito aCereta, il comando supremo a Valeggio (successi-vamente a Cavriana).

La battaglia

1° momento (dalle 3 alle 6)All’ora stabilita gli eserciti alleati si met-

tono in movimento, avanzando verso le posizioniassegnate. Senza saperlo, possono contare su unimportante elemento a loro favore: la sorpresa. Aquell’ora è ancora buio e il campo austriaco èimmerso nel sonno perché l’ordine di marcia pre-vede la partenza per le ore 9. Nella bruma mattu-tina, che i primi raggi del sole non tarderanno adissipare, si ode improvvisamente uno sparo, poiun altro. I colpi di fucile, dapprima rari, si fannosempre più frequenti e si propagano di balza inbalza su tutta la linea del fronte. Gli avampostidei due eserciti sono entrati in contatto.

Negli accampamenti austriaci suona l’al-larme, le schiere si formano rapidamente, mamanca il tempo per ordinare le idee e per com-piere importanti operazioni, come consumare ilrancio e schierarsi in ordine di battaglia.

L’iniziativa resta al nemico.

Le avanscoperte delle colonne franco-sarde non tardano ad imbattersi negli avamposti

nemici su tutta la linea del fronte.All’ala destra il 4° corpo Niel incontra dei

plotoni di cavalleggeri austriaci poco prima diMedole e li costringe a ripiegare sul paese.

Il 3° corpo Canrobert attraversaAcquafredda e si avvicina a Castel Goffredo chetrova occupato dal nemico. Il 9° corpoSchaffgotsche, all’approssimarsi dei Francesi,lascia il bivacco di Guidizzolo e avanza versoMedole e Ca’ Morino.

Il 2° corpo Mac-Mahon, in marcia sullastrada di Mantova, incontra gli Austriaci a Ca’Morino. Le prime cannonate squarciano la quie-te antelucana.

Il 1° corpo Baraguey d’Hilliers urta con-tro le colonne avversarie appena fuori Castiglionee le obbliga a ritirarsi da Monte Rosso e daFontane sulle colline attorno a Grole che sonooccupate dagli avamposti del 5° corpo Stadion.

All’ala sinistra, la 1a divisione Durando,diretta a Pozzolengo, entra in contatto col nemi-co a Madonna della Scoperta. Anche la 3ª divisio-ne Mollard e la 5ª Cucchiari, che hanno il compi-to di esplorare il terreno tra il lago di Garda ePozzolengo, non tarderanno ad ingaggiare batta-glia.

2° momento (dalle 6 alle 8)Verso le 6 e 30 il Canrobert giunge in

vista di Castel Goffredo. Un contadino, interroga-to da un ufficiale, riferisce che il paese è presidia-to dalla cavalleria austriaca e che tutte le portedella cinta muraria sono chiuse, tranne quella diMantova.

Il Canrobert ordina al generale Renaultdi occupare Castel Goffredo. Un battaglione dellabrigata Jannin è incaricato di entrare dalla portadi Mantova, un altro è diretto alla porta diAcquafredda. I guastatori del genio, aiutati daalcuni abitanti del posto, abbattono quest’ultimaporta a colpi d’ascia e consentono ai soldati fran-cesi di penetrare nel paese. Lo scontro è breve

VI-11

Tracce di storia

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ma sanguinoso. Gli Austriaci, inferiori in numero,lasciano nelle strade alcuni morti e feriti; i super-stiti si ritirano precipitosamente verso la porta diMantova, ma qui si imbattono nell’altro batta-glione e, nel tentativo di aprirsi un varco, sub-iscono nuove perdite.

Dalla vicina Medole si sente tuonare ilcannone. E’ la divisione Luzy del 4° corpo che staper investire il paese. Un fuoco violento dell’arti-glieria prepara l’azione. Una campana, colpita dauna palla di cannone, precipita dal campanilegettando lo scompiglio tra i soldati che vi sonoappostati. Quando suona la carica, le colonnebalzano in avanti; gli Austriaci le ricevono connutrite scariche di piombo, ma non sanno resi-stere agli assalitori che li prendono tra due fuochie alla fine li costringono a ritirarsi non senza averlasciato indietro morti, feriti, parecchi prigionierie due cannoni.

Il 9° corpo Schaffgotsche si porta inavanti per opporsi all’avanzata del Niel. La briga-ta Wimpffen si dispone sulla strada di Ceresara,la brigata Benedek occupa Rebecco, la divisioneCrenneville si dispiega ai lati della strada diMantova, all’altezza della cascina Casa Nuova.

Intanto il Mac-Mahon si è portato sullapiccola altura di Monte Medolano vicino a Ca’Morino e da lassù vede attraverso la bruma mat-tutina numerose colonne nemiche che avanzanonella pianura. Alla sua sinistra il Baragueyd’Hilliers è seriamente impegnato a Solferino edha bisogno di aiuto, ma il Mac-Mahon non si arri-schia a lasciare le sue posizioni per non creare unvuoto entro cui si può incuneare il nemico. Inviaun emissario al Niel per informarlo delle sueintenzioni. Il generale risponde che eseguirà lacongiunzione non appena giungerà il Canrobert acoprirgli a sua volta il fianco destro.

Al centro, le divisioni Forey e Ladmiraultdel 1° corpo costringono gli Austriaci a ritirarsiprogressivamente dalle alture di Grole e di Monte

Fenile. Su quest’ultima collina, che si eleva difronte a Solferino, si installa una batteria france-se che risponde al fuoco nemico. Il 5° corpo delgenerale Stadion regge a fatica l’attacco deiTransalpini; in suo soccorso sono chiamati il 1° eil 7° corpo (Clam-Gallas e Zobel).

La 1ª divisione sarda è alle prese con labrigata Gaal a Madonna della Scoperta; senten-dosi minacciata sulla destra da una colonnaaustriaca, ripiega su Fenil Vecchio.

L’avanguardia della 5ª divisioneCucchiari entra in contatto con gli avampostidell’8° corpo austriaco (Benedek) alla cascinaPonticello ed apre il fuoco. La 3ª divisioneMollard si precipita in suo aiuto, ma le truppenemiche si ingrossano sempre di più e iPiemontesi si ritirano verso le alture di SanMartino.

La 2ª divisione Fanti è a San Polo diLonato, lontana dal teatro delle operazioni.

La divisione Cialdini (4ª) è del tutto fuorigioco, trovandosi a Salò, sulla riva occidentaledel lago di Garda, a presidiare, con i cacciatoridelle Alpi, le vie di comunicazione con il Tirolo.

3° momento (dalle 8 alle 10,30)Dopo aver occupato Medole, la divisione

Luzy segue gli Austriaci in ritirata, ma si deve fer-mare davanti a Rebecco, che trova fortementepresidiato. Attorno al villaggio si ingaggia unalotta durissima; le case sono contese con alternafortuna e con molto spargimento di sangue.

Il generale de Luzy rischia di esseresopraffatto da forze preponderanti e chiede rin-forzi al generale Niel.

L’arrivo di truppe fresche e di alcuni pezzid’artiglieria ristabiliscono le sorti dello scontroche resta molto equilibrato. Tra Rebecco il borgodelle Baite e la cascina Casa Nuova le schiere siaffrontano a piede fermo in una lotta ostinata elogorante.

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Frattanto il maresciallo Canrobert è arri-vato a Medole e qui riceve un messaggio dell’im-peratore che lo mette in guardia contro il possi-bile attacco di un corpo austriaco proveniente daMantova. (La sera prima Napoleone aveva ricevu-to una lettera da una persona di Asola, taleAndrea Fergi, che lo informava di avere notiziecerte circa l’avvicinarsi di un corpo austriaco di20–30.000 uomini uscito da Mantova con direzio-ne Marcaria e Acquanegra).

Il maresciallo decide di mantenere laposizione per non sguarnire l’ala destra dell’ar-mata, tuttavia ordina alla brigata Jannin di avan-zare in appoggio al 4° corpo.

Le divisioni di cavalleria Partouneaux eDesvaux si dispiegano nella piana a coprire l’in-tervallo tra il 2° e il 4° corpo.

Il Mac-Mahon si è insediato saldamenteattorno a Ca’ Morino. Davanti a lui stanno lemasse austriache con l’artiglieria sulla linea delfronte. Le batterie danno inizio ad un fuoco mici-diale a cui rispondono colpo su colpo i cannoniavversari. Il generale d’artiglieria Auger è raggiun-to da una palla nemica che gli porta via il bracciosinistro. Un reggimento di ussari tenta di aggira-re sulla sinistra il 2° corpo ma è prontamenterespinto.

Anche su questo settore del fronte loscontro si inasprisce senza che nessuno dei duecontendenti riesca a prevalere sull’altro.

La notizia di quanto stava accadendogiunge a Montichiari verso le 5 mentre gli ufficia-li del quartier generale stanno assistendo alleesequie del generale de Cotte, aiutante di campodell’imperatore , morto la notte precedente di uncolpo apoplettico.

L’inviato chiede di essere condottoimmediatamente alla presenza dell’imperatore,che è ancora nella sua camera da letto. Appenainformato, il sovrano reagisce con una smorfia di

incredulità, ma alla fine deve arrendersi all’evi-denza; ordina alla Guardia di anticipare la parten-za, inizialmente prevista per le 9, ed egli stesso sireca subito a Castiglione. Dall’alto della torre delcastello scorge una buona parte del campo dibattaglia e si rende conto che le sue truppe sonoimpegnate in una battaglia generale. Monta acavallo e raggiunge il Mac-Mahon a Ca’ Morino,giusto il tempo per assicurarsi che il 2° e il 4°corpo sono in grado di tener testa al nemico.Quindi si porta sul Monte Fenile, da dove ilBaraguey d’Hilliers dirige le operazioni controSolferino.

Il maresciallo è di pessimo umore. Lesue truppe sono inchiodate ai piedi dei colli esubiscono pesanti perdite. Egli se la prende contutti, in particolare con i Piemontesi che, a suodire, non assecondano la sua azione.

Il 1° corpo ha effettivamente un compitomolto arduo, affrontare un avversario che dominail terreno dall’alto delle colline. La brigata Bilsoccupa saldamente il monte Cornal e la CostaMezzana; la brigata Puchner presidia la contradadi Pozzo Catena ed ha come riserva alle spalle labrigata Festetics, appoggiata alla rocca e alcastello. Più in basso, lungo il Redone, la brigataKoller si dispiega tra la Possessione e la Sarasina.

La brigata Dieu dirige l’attacco dalladestra, la divisione Ladmirault da sinistra, lungola valle del Redone. Le colonne avanzano a faticasotto un fuoco micidiale che piomba dall’alto eprovoca ampi squarci nei ranghi. Il generale Dieuè gravemente ferito da un proiettile; ilLadmirault, ferito due volte, lascia il comando algenerale Négrier.

Il Baraguey d’Hilliers fa avanzare la divi-sione Bazaine. Il 1° reggimento zuavi, assieme al34° e 37° di linea, affronta i ripidi pendii pagandoun alto prezzo di vite umane. Dai colli della rocca,dei Cipressi, del Monte Alto, delle Pellegrine, ilfuoco incrociato degli austriaci si abbatte impla-cabile sugli assalitori che sono costretti ad avan-

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zare racchiusi entro gli spazi ristretti delle vallet-te.

Gli artiglieri francesi riescono ad issaredei cannoni sui colli dirimpetto a Solferino e da lìbersagliano con precisione le schiere avversarie.

Gli Austriaci sono in difficoltà e si ritira-no al riparo del castello, della rocca e del cimite-ro, preventivamente fortificati per una difesa adoltranza.

Prima di lanciare l’attacco, il Baragueyd’Hilliers ordina all’artiglieria di aprire larghebrecce nelle mura.

All’ala sinistra, il generale Durando cercadi strappare agli Austriaci la posizione diMadonna della Scoperta per stabilire il collega-mento col 1° corpo francese impegnato aSolferino. Nel tentativo di aggirare le forze avver-sarie, egli fa avanzare due battaglioni di granatie-ri da Fenil Vecchio verso il monte della Guea e lacascina Pioppa, ma alla cascina Civetta urtanocontro le colonne austriache che li costringonoalla ritirata.

Le cose non vanno bene nemmeno per ilgenerale Mollard che a San Martino cerca invanodi impadronirsi delle alture fortemente presidia-te dal nemico.

I reggimenti della brigata Cuneo, appog-giati dall’artiglieria e dalle cariche dei cavallegge-ri di Monferrato, si lanciano lungo i pendii in furi-bondi assalti alla baionetta; per due volte rag-giungono la cima delle alture ma per altrettantesono respinte e alla fine si ritirano dietro la ferro-via per potersi riorganizzare.

Il ripiegamento è protetto dalla divisioneCucchiari che in quel momento giunge sul luogodella battaglia.

Il generale Fanti è ancora a San Polo.

4° momento (dalle 10,30 alle 13,30)Napoleone è sempre al suo posto d’os-

servazione sul monte Fenile. In sella al suo caval-

lo Buckingham dirige le operazioni con freddezza,incurante dei proiettili nemici che si smorzano lìvicino. Alcuni ufficiali dello stato maggiore nota-no che dalla sua divisa manca una spallina e pen-sano che sia stato sfiorato da una pallottola; inrealtà l’aveva persa qualche ora prima urtando irami di un albero.

L’andamento dello scontro non cessa dipreoccupare il sovrano. La battaglia infuria già dadiverse ore e le schiere si stanno logorando senzaottenere risultati apprezzabili. I soldati sono allostremo delle forze, disfatti dal caldo, dalla sete,dalla fame, dalla fatica di sostenere una lottadurissima, di arrampicarsi su per impervie collinecoronate da divise nemiche che scaricano su diloro un fuoco implacabile.

Napoleone comprende che non può con-seguire la vittoria finché gli Austriaci occupano lecolline di Solferino, da dove possono minacciaresia l’ala sinistra, sia l’ala destra dello schieramen-to alleato e decide di conseguenza di concentra-re gli sforzi sul centro.

La brigata d’Alton avanza sulla destradella collina della rocca, ma il suo slancio è fer-mato dal fuoco che piomba dall’alto.

L’imperatore richiama allora le divisionidella Guardia che sono rimaste di riserva.

La brigata Picard si dirige sulla collina disinistra, mentre la brigata Manèque affronta ilnemico che è sceso dalle case del Monte ed occu-pa le alture della Forca, delle Pellegrine e delleFeline. Deposti gli zaini, i battaglioni si lancianoall’assalto con la foga consueta e costringono gliAustriaci a retrocedere.

Il battaglione dei cacciatori dellaGuardia abborda Solferino dal lato meridionale esi spinge fino alle prime case del paese.

Il generale Forey, ricevuto il rinforzo didue battaglioni di volteggiatori, riprende l’offen-siva e lancia i suoi uomini all’assalto della colli-na dei Cipressi. Due batterie d’artiglieria sosten-gono l’azione con un fuoco preciso e martellante.

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Il compito degli assalitori è dei più ardui; in quelpunto la collina è particolarmente ripida, tantoche per scalarla bisogna aiutarsi con le mani. Ilterreno si copre presto di feriti e di cadaveri maalla fine i Francesi dilagano sulle alture deiCipressi e del vicino Monte Alto ed il nemico ècostretto a ritirarsi anche dalla collina dellarocca.

Poco discosto, sulla sinistra, l’artiglieriaè riuscita ad aprire larghe brecce nelle mura delcimitero, consentendo al generale Bazaine di lan-ciare i suoi uomini all’assalto. Anche qui l’offen-siva risulta irresistibile; i soldati attaccano damonte Cornal e da Staffolo, irrompono di slancionel cimitero e riescono a sopraffare e a metterein fuga i difensori. Fra i primi ad entrare è ilcolonnello Brincourt del 1° zuavi che, ferito aduna spalla, si fa trasportare a braccia da quattrosoldati per trascinare i suoi uomini con la suapresenza.

A questo punto anche i soldati austriacia difesa del castello, presi fra due fuochi, sonocostretti ad abbandonare la posizione.

Intanto nella piana il Mac-Mahon, rassi-curato dal Niel che sarà in grado di coprire il fian-co destro, incarica il generale La Motterouge dipiegare verso Solferino per operare la congiun-zione con la Guardia.

Il generale Niel continua ad essere dura-mente impegnato a Rebecco. La divisione Vinoy èriuscita ad occupare Casa Nuova dopo una lottasanguinosa e a farne un solido punto d’appoggiocontro i rabbiosi ritorni offensivi dei corpiaustriaci, il 3° e il 9°, ai quali si è aggiunto l’11°,appena giunto sul campo di battaglia.

Con l’appoggio di due brigate della divi-sione Renault (3° corpo), il generale de Luzy puòconcentrare gli sforzi su Rebecco dove si consu-mano continue offensive e controffensive chemietono vittime a non finire.

Poco distante la brigata O’ Farrell riescead impadronirsi della borgata Baite e a difender-la dai ripetuti attacchi del nemico.

Per mantenere queste posizioni, il Nielha dovuto gettare nella mischia tutti i suoi uomi-ni e sa di non poter mantenere a lungo i vantaggiacquisiti. Sollecita quindi con insistenti richiesteil maresciallo Canrobert ad inviargli dei soccorsie questi ordina finalmente al generale Trochu diavanzare con la brigata Bataille da Medole versoRebecco.

All’ala sinistra le divisioni piemontesinon riescono a trovare unità d’azione e, operandodisgiuntamente, sono tenute in scacco da forzesuperiori.

Alla cascina Civetta il generale Durandolancia i suoi battaglioni contro gli Austriaci mastenta a contenerne l’avanzata e rischia di essereaccerchiato.

Da Solferino il generale Forgeot, checomanda l’artiglieria del 1° corpo, si accorge delpericolo e dirige il fuoco sugli Austriaci che sonocostretti a fermarsi.

Intanto a San Martino è giunto il genera-le Cucchiari a dar man forte al Mollard. Mentre la3ª divisione cerca di sloggiare il nemico da alcu-ne cascine dove si è fortemente insediato, ilCucchiari lancia le brigate Casale e Acqui all’as-salto di San Martino. In un primo momento l’a-zione è coronata dal successo; i Piemontesi siimpadroniscono della chiesa e della cascinaContracania, ma, quando gli Austriaci riprendonol’offensiva, sono costretti a retrocedere sotto unapioggia di piombo letale.

Anche la divisione Mollard è ricacciatadalle sue posizioni.

Dietro sollecitazione dello stessoNapoleone, alle 11 Vittorio Emanuele chiama incausa finalmente la divisione Fanti, ancora inatti-va, e le ordina di appoggiare i Francesi versoSolferino e Cavriana, ma, dopo un’ora e mezza di

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marcia, giudica più opportuno portare soccorsoalle sue divisioni in serie difficoltà a San Martinoe dispone diversamente: la brigata Aosta volgeverso sinistra in appoggio della 3ª e 5ª divisioneimpegnate a San Martino, la brigata Piemonteverso Pozzolengo in aiuto della 1a divisione.

5° momento (dalle 13,30 alle 16)Perso Solferino, gli Austriaci si ritirano

sulle colline retrostanti in direzione di Cavrianaad occupare posizioni altrettanto forti di quelleche hanno abbandonato. I volteggiatori e i grana-tieri della Guardia sono incaricati di incalzarli. Ibattaglioni del generale Manèque hanno lameglio sulla resistenza degli avversari e li caccia-no dalle case del Monte.

In quel momento le colonne del Mac-Mahon giungono in vista di San Cassiano.Preparato dal fuoco dell’artiglieria, l’attacco ècondotto dai fucilieri algerini che, di slancio, siimpadroniscono del villaggio e della vicina casci-na Malpetti. I turcos inseguono il nemico fino almonte Fontana che riescono per un momento adoccupare ma che devono presto abbandonare peril sopraggiungere di nuove truppe austriache dirincalzo.

Il Mac-Mahon impegna entrambe le suedivisioni contro l’estremo baluardo di monteFontana. Gli Austriaci oppongono una resistenzadisperata ma cedono inesorabilmente terreno eretrocedono fino a Cavriana e oltre. Le perdite daentrambe le parti sono ingenti.

All’ala destra francese continua la duralotta contro un nemico coriaceo. Il generale Vinoyfatica non poco a mantenersi attorno a CasaNuova. A Rebecco il generale de Luzy è costrettoa cedere qualche posizione agli Austriaci, cheriesce però a riconquistare grazie al soccorso dialcuni battaglioni del generale Renault.

Il generale Niel, informato che le truppedella divisione Trochu si stanno avvicinando, fa

intervenire le sue ultime riserve con le quali ilgenerale de Luzy riesce a respingere il nemicofino alle porte di Guidizzolo. Qui urta però controforze superiori che lo costringono a ritirarsi sulborgo Baite.

Nel frattempo è giunto sul campo di bat-taglia il generale Trochu del 3° corpo con i rinfor-zi tanto attesi.

Le cose vanno male per gli Austriaci, mal’imperatore Francesco Giuseppe, che è giunto aCavriana con il suo quartier generale, spera anco-ra di capovolgere le sorti della battaglia.

Il nemico ha sfondato il centro, ma all’a-la sinistra i Piemontesi sono alle corde e alladestra i Francesi sono tenuti in scacco.Un’energica offensiva in quest’ultima direzione,se coronata dal successo, potrebbe mettere inseria difficoltà i franco-sardi e obbligarli a ripie-gare anche al centro per non essere accerchiati.

L’imperatore ordina al generaleWimpffen, comandante della 1a armata, di sferra-re un attacco vigoroso con tutte le forze, riservecomprese, del 3°, 9° e 11° corpo.

Le masse austriache sono sospinte adondate successive contro le posizioni occupatedai Francesi. Tra Rebecco e Casa Nuova la lottadivampa ostinata, rude, cruenta. Sul campo siconsumano innumerevoli sacrifici di vite umane.

I Francesi respingono a denti stretti i rei-terati assalti del nemico che perdono progressi-vamente vigore.

A Madonna della Scoperta e a SanMartino lo scontro conosce un momento dipausa. Gli Austriaci non approfittano delle diffi-coltà in cui si trova l’avversario e rinunciano adincalzarli, limitandosi ad occupare le forti posi-zioni in cui sono saldamente insediati. IPiemontesi ne approfittano per riorganizzarsi, inattesa di ricevere i rinforzi della divisione Fanti edi riprendere l’offensiva.

Vittorio Emanuele, dall’alto di un colle

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nei pressi di Castel Venzago, assiste inquieto allosvolgimento della battaglia, di cui non riesce adavere una chiara visione d’insieme. Le notizie chegli giungono non sono rassicuranti. Quando loinformano che la divisione Cucchiari si è ritirata aRivoltella, sbotta:- “Anche Cucchiari! lo stessocome quello là [Durando], che spara delle canno-nate come un bastimento in pericolo e nonmuove mai.

In ciò dire il Re stendeva il braccio versoMadonna della Scoperta…

- E Mollard esiste ancora? Allora gli dicache i Francesi hanno preso Solferino e che a qua-lunque costo non dobbiamo far topica noi…Ripeto che a qualunque costo dobbiamo prende-re la posizione al nemico”. Non si accontentava disconfiggere gli Austriaci, voleva a tutti i costi lasua quota di merito nella vittoria che si andavadelineando.

6° momento (dalle 16 al calar della sera)Il soccorso della divisione Trochu è prov-

videnziale per le truppe del 4° corpo che combat-tono senza sosta da parecchie ore sotto un soleimplacabile. Attraversata la linea di battaglia, ilgenerale incalza gli Austriaci che si ritirano versoGuidizzolo.

A Cavriana i volteggiatori della Guardia ei turcos hanno avuto la meglio sugli ultimi foco-lai di resistenza. L’imperatore FrancescoGiuseppe, che vi aveva insediato il suo quartiergenerale, lascia precipitosamente il paese men-tre i Francesi già invadono le vie.

In mezzo al gruppo di ufficiali che cerca-vano di aprire un varco ai loro generali, qualcunocredette di riconoscere l’imperatore FrancescoGiuseppe. Si disse anche che Napoleone, giuntovicino ad una batteria che bersagliava i fuggitivi econsiderando il pericolo corso dal suo sfortunatoavversario, abbia cavallerescamente ordinato dicessare il fuoco.

Francesco Giuseppe prese atto che la

battaglia era irrimediabilmente persa ed ordinòla ritirata su tutta la linea.

Sono circa le 4 del pomeriggio quando iltempo cambia improvvisamente. Al termine diuna giornata di calura opprimente, grosse nuvolecariche di pioggia, sospinte da un vento impetuo-so che spazza la campagna, irrompono sul campodi battaglia sollevando un turbine di polvere e dirami divelti. Il cielo si oscura, i lampi e i tuoni simescolano al bagliore e al rombo delle armi dafuoco. Una pioggia torrenziale si abbatte sui bel-ligeranti, una pioggia molesta, sferzante, chetoglie il respiro e che fa sbollire anche gli ardoripiù accesi. I campi si trasformano rapidamente inacquitrini, dalle alture scendono a riempire i fossicopiosi rivoli d’acqua arrossati dal sangue di cuiil terreno è imbevuto.

Il fortunale è di breve durata, ma iltempo basta agli Austriaci per sganciarsi dalnemico e iniziare la ritirata.

Dei forti presidi occupano Guidizzolo e lecolline dietro Cavriana per proteggere le colonneche si dirigono in disordine verso i ponti sulMincio.

Le strade verso il fiume sono ingombredi vetture, di bagagli, di convogli di feriti, di sol-dati allo sbando che si urtano, che si accalcanoall’imbocco dei ponti. Gli ufficiali non riescono adominare il caos, il panico dilaga; si paventa l’ar-rivo del nemico che avrebbe facile gioco nel farescempio di un esercito in rotta pressato contro ilfiume.

Ma questo non avviene; le truppe france-si, duramente provate da una lotta durata 12 ore,non sono in grado di infliggere il colpo di grazia.Solo gli ultimi colpi d’artiglieria, indirizzati controle retroguardie, cadenzano la marcia a ritrosodegli sconfitti.

A San Martino l’8° corpo del Benedek èraggiunto dall’ordine di ritirata mentre il genera-

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le Mollard, ricevuto il sostegno della brigataAosta, si prepara a sferrare un nuovo attacco. Algenerale austriaco ripugna di abbandonare ilcampo di battaglia che ha dominato per tutta lagiornata e respinge orgogliosamente l’offensivamentre infuria il temporale. Alla fine però nonpuò far altro che eseguire le disposizioni ricevuteed abbandona il campo con calma e in buon ordi-ne rintuzzando gli attacchi dei Sardi che lo incal-zano.

I Piemontesi riescono finalmente asopraffare gli ultimi battaglioni austriaci checoprono la ritirata e ad insediarsi sul colle di SanMartino.

Anche a Madonna della Scoperta la riti-rata delle brigate nemiche agevola il compito algenerale Durando che, padrone oramai dellaposizione, lancia la brigata Piemonte, appenagiunta sul posto, sulla traccia delle colonneaustriache, peraltro senza inquietarle eccessiva-mente.

Le voci dei protagonisti

L’eco della battaglia di Solferino risuonòin tutta Europa ed anche oltre Atlantico, ed ineffetti fu una delle più grandi battaglie di tutti itempi, vuoi per l’impressionante numero diuomini a confronto, vuoi per la durezza delloscontro e per lo stuolo di morti e di feriti lasciatisul campo.

Molto fu scritto sull’argomento, soprat-tutto in Francia, dove la vittoria del 24 giugno fuannoverata fra le glorie dell’esercito nazionale,alla pari con le memorabili imprese militari delprimo Napoleone.

Per descrivere le fasi e gli episodi salien-ti della battaglia abbiamo utilizzato le relazioniufficiali delle tre armate e i molti studi militariche hanno visto la luce nei decenni successivi.

Una volta assolto questo doveroso com-pito, passiamo la parola a chi allo scontro preseparte come protagonista o come spettatore. Sonostralci di lettere familiari, di corrispondenzeinviate ai giornali, di memorie scritte a distanzadi anni, punti di vista parziali, resoconti affidatialla carta ancora sotto l’effetto di violente emo-zioni, tante storie particolari, insignificanti serapportate allo sconfinato dramma di cui eranoparte, ma pervase da accenti autentici e coinvol-genti.

Medole e Rebecco. Dal bivacco il 27 giugno, unsergente di fureria scrisse al Sentinelle du Jura:“Ricevemmo l’ordine di portarci su un piccolo villaggio adue tiri di fucile sulla nostra destra e di sloggiare un corpodi ulani che poteva tagliare la brigata.

Già si vedevano i primi tetti di un villaggio vigo-rosamente attaccato dal 2° reggimento di linea.

Era Medole.Ottomila Croati come minimo lo difendevano.Il 2° di linea, con un ardore ed una foga incredi-

bili, si avventò per tre volte alla baionetta nell’unica via chedivide in due il paese. Tre volte giunse alla piazza principa-

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Napoleone III passò la notte nella villa Pastore di Cavriana.La sorte volle che occupasse la stessa camera che la notteprima aveva occupato l'Imperatore austriaco.La sera della battaglia alle ore 9 spedì un dispaccioall'Imperatrice così concepito: “Grande battaglia e grandevittoria...” La zecca di Parigi coniò subito la medaglia percelebrare la “Vittoria di Cavriana”. Solo il 27 giugno venne stabilito che la battaglia del 24 giu-gno porterà il nome di “Battaglia di Solferino”

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le; tre volte i Croati, trincerati nella chiesa e appostati nellecase, li ricacciarono con scariche micidiali.

Il nostro arrivo fu decisivo per il successo.- Resistete! - gridavano i nostri uomini, - stiamo

arrivando!- Non abbiamo bisogno di voi! - risposero gli

ufficiali. - A noi, soldati del 2°! Avanti, ragazzi! - urlava-no, - alla baionetta!

E in effetti, il nostro arrivo, la sicurezza di esseresostenuti, la voglia di vincere da soli, elettrizzò a tal puntoquel valoroso reggimento, che si lanciò come un torrenteimpetuoso nella via principale, tutta disseminata di cada-veri. In un batter d’occhio il fuoco dei nemici tacque, lebaionette francesi penetrarono nelle case e, come noi aMontebello, il 2° restò padrone del campo...

Quando tutto finì, entrammo nel paese. Nonavevo mai visto, in uno spazio così ristretto, tanti cadaveriammucchiati... Davanti ad ogni porta si urtavano deicadaveri distesi; quelli, fra i nostri, che avevano trovato lamorte, erano colpiti da una palla in mezzo al petto; i Croatiinvece erano tutti finiti con la baionetta: un largo foro rossoin mezzo al petto. I più avevano la testa fracassata per esse-re stati gettati dalle finestre.

Dopo la vittoria e malgrado la scarsa simpatiache ci avevano riservato gli abitanti durante il combatti-mento, Medole fu rispettata.

Quale sacrificio maggiore si potrebbe chiedere adun soldato eccitato dalla lotta, dal sangue, dalla polvere dasparo?”

Il colonnello Fix, della brigata dei lancieri delladivisione Partouneaux:

“La cascina Casa Nuova diventa uno dei cardi-ni della battaglia e l’oggetto di una lotta accanita; le forzedella divisione Vinoy stanno per essere sopraffatte da quel-le austriache che continuano ad aumentare...

La nostra divisione ricevette l’ordine di interveni-re a cariche successive, il 2° ussari si mise rapidamente inmoto, seguito dalle nostre acclamazioni; eravamo sicuri cheavrebbe travolto il nemico. Ma presto vedemmo ritornare,in un turbine di polvere, dei cavalli senza cavalieri e questitutti scompigliati e in disordine, come avviene ad ogni

cavalleria quando ritorna da una carica, anche se condot-ta a termine con successo. Alle cariche del 2° succedetteroquelle del 7°, eseguite sulla sinistra di Casa Nuova, su ter-reni molto scoperti. Quando venne il nostro turno, la voceforte e ferma del generale Labarreyre e gli ordini degli uffi-ciali si fanno sentire; le trombe suonano, le lance si abbas-sano. E’ un momento di forti emozioni.

I tre squadroni dovevano avanzare ad ondatesuccessive, ma si lanciarono all’assalto in ordine sparso…Il terreno era molto sfavorevole; gli alberi erano legati confili di ferro che sostenevano i tralci delle viti. Attraverso ilcrepitio dei rami spezzati dai proiettili, il rumore assordan-te delle scariche e l’aria offuscata dalla polvere da sparo chestendeva come una cappa sul campo di battaglia, il nostroslancio fece precipitosamente retrocedere quei fucilieri nemi-ci che non erano stati travolti. Alla fine dell’incursioneritornammo a fianco della nostra fanteria…

Venticinque uomini a cavallo, su centoventi ocentotrenta, risposero all’appello. Gli altri erano dispersi,disarcionati, feriti o morti. E’ vero che parecchi furono ritro-vati, ma il colpo incassato aveva lasciato il segno”.

De Molènes, ufficiale d’ordinanza di Canrobert:“Verso le 9 e mezza della mattina il maresciallo

Canrobert giunge a Medole con i primi battaglioni delladivisione Renault che formava la sua testa di colonna. Unsole di fuoco dardeggiava sulla piazza della chiesa; l’ombradei cavalli si stagliava nitida sulle grandi chiazze di luce cheil sole accendeva sulla terra biancastra. In questo fulgoreabbacinante, il paese aveva un aspetto lugubre; tutte lecase erano chiuse tranne una, molto vasta, trasformata inambulanza. All’angolo di una strada vidi il cadavere di unAustriaco. Quei luoghi, a quell’ora, erano animati solo dalterribile fervore della guerra. Sotto quel cielo d’estate non vierano che esseri viventi pronti a morire.

Il maresciallo Canrobert prese una strada allasua destra, dove alcuni proiettili incominciavano a fischia-re. La strada, piatta e fiancheggiata d’alberi, non mi con-sentiva di vedere nulla; ma, dal rumore crescente che ci cir-condava, sentivo che stavamo entrando in uno spazio dovecozzavano delle vite umane, che stavamo penetrando nel-l’alveo di una grande battaglia…

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Le palle eseguivano attorno a noi le loro danzebrutali su un terreno in cui l’erba dei campi, falciata al paridegli uomini, si abbatteva a terra accanto a coloro che siaddormentavano nella morte…

Cavalcando all’estremità di un sentiero, vidid’un tratto quello che non avevo ancora visto, gli enormispazi in cui si svolgeva l’azione di quella giornata decisiva.Una nuvola di fumo, diradandosi, mi lasciò intravedere,come un reame luminoso, la regione di rumori e di fuochiin cui il nostro esercito compiva prodigi. Mi apparve in lon-tananza quella catena infuocata di alture su cui gliAustriaci avevano il diritto di credersi invincibili, Cavrianae la montagna predestinata, la montagna gloriosa chedoveva essere il piedistallo della nostra vittoria, quel piccoscosceso, ardito, slanciato, su cui svetta la torre diSolferino. Ignoro la storia di quella torre, non ne conoscol’origine, ma essa mi ha confermato nella convinzione, datempo familiare al mio spirito, che Dio marca ogni oggettodi questo mondo, inanimato o vivente, con un carattere inarmonia col ruolo che gli ha destinato. Non è il caso che haassegnato quel posto né dato quella forma a quello spettrodi pietra, testimone lugubre per questi, trionfale per quelli,di una così lunga e titanica lotta…”

La battaglia giunge finalmente al termine “Ilmaresciallo Canrobert volle coricarsi in mezzo alle sue trup-pe nel villaggio di Rebecco. Il nostro stato maggiore si inse-diò dunque, a notte inoltrata, nella chiesa di questa borga-ta, già occupata dal generale Renault. Fra quelle supremefantasie della guerra, così ricolme di una cupa e seducentegrandiosità, non dimenticherò mai l’aspetto della chiesa diRebecco adibita a dormitorio. Mi ricordo in particolare ilcorpo carbonizzato di un fuciliere, bruciato in un angolodove si era trincerato con altri commilitoni. L’interno dellachiesa era rischiarato da alcuni ceri che ci aveva fornito lasagrestia. I banchi, accostati gli uni agli altri e ricoperti difieno, formavano dei letti da campo. Il marescialloCanrobert si gettò su uno di quei giacigli improvvisati enon tardò a piombare in un sonno profondo. Io presi pos-sesso del solo spazio che restava libero, un gradino dell’al-tare. I miei occhi, prima di chiudersi, scrutarono per un po’lo strano luogo in cui mi accingevo a riposare. Una largapiaga che si apriva nella volta della chiesa attirava la mia

attenzione: era un largo buco fatto da una granata cheaveva disseminato i detriti sul pavimento. Mi addormentaiosservando la ferita di quelle auguste pietre”.

Testimonianza di un biografo di Canrobert“Il maresciallo Canrobert si diresse verso la chie-

sa di Rebecco, dove doveva passare la notte.I soldati della divisione Renault occupavano il

paese che essi avevano conquistato e le cui strade adessoerano deserte. Non si vedevano che cadaveri; le luci ad alcu-ne finestre indicavano che all’interno i chirurghi eranoall’opera.

Ai tigli del sagrato della chiesa erano legati deicavalli; i loro cavalieri dormivano per terra, mescolati aimorti.

Al fioco chiarore delle stelle, la chiesa, col suocampanile e il portico a cupola, sembrava una moscheaportata qui dall’Oriente.

Le porte erano aperte, il maresciallo entrò.Alcuni ceri dissipavano a tratti l’oscurità; sulla destra, deiferiti erano distesi sulla paglia. In fondo all’abside, sperdu-to nel buio, un tremulo lumicino rischiarava il basamentodell’altare e sui gradini, accovacciato e con la testa china, ilgenerale Renault scriveva.

In una cappella, a destra, alla luce di due cande-le, si vedevano dei banchi accostati e coperti di fieno, giàoccupati da militari che dormivano. Era il giaciglio dellostato maggiore.

Il generale Niel aspettava il marescialloCanrobert. I due parlarono a lungo, poi si coricarono. Nelcorso della notte furono svegliati diverse volte. Verso l’una ilgenerale Niel uscì e rientrò che era già mattina”.

Massimo Marocchi

VI-20

Tracce di storia

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VI-21Le immagini raccontano

Dalla Rocca di Solferino una vista di quello che fu il campo di battaglia verso Rebecco

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VI-22

Dalla Rocca di Solferino una vista di quello che fu il campo di battaglia verso Medole, Rebecco e Guidizzolo.Da Rebecco una vista verso Casa Nuova e sullo sfondo la Rocca di Solferino, con indicato il luogo dei monumentiriprodotti a pagina 25 e pagina 26

Casa Nuova

Monumento dipag. 25

Monumento dipag. 26

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VI-23

Dalla rocca di Solferino la pianura verso San Martino, sullo sfondo il lago di Garda e le Alpi.Casa Nuova, presso Rebecco. Ingresso della casa verso Solferino. Sul portone una lapide, messa dall’AmministrazioneProvinciale di Mantova, a ricordo del Principe austriaco Windisch Graetz, deceduto nella battaglia

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Il borgo delle Baite, ove il 25 giugno 2005 verrà posato un cippo a memoria.Casa Nuova, presso Rebecco. La casa, attorno alla quale, il 24 giugno 1859, si svolsero fasi cruente e cruciali della bat-taglia. Testi sui monumenti collocati nei pressi della Casa Nuova

ADMELL TONNELIERCAPITAINE AU 6 B. DL

CHASSEUR A PIED24 JUIN 1859

DEM AM 24 TEN JUNE 1859HIER HELDENMU EING GEFALLENEN

OBERSTEN CARL FURSTENWINDISCH GRATZ

VON SEINEN BRUDERN

Testo inciso sul basamento del monumento (pagina 25)posto nella località Casa Nuova

Testo inciso sul basamento del monumento (pagina 26)posto nella località Casa Nuova

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Casa Nuova, presso Rebecco.Monumento a ricordo del capitano francese Tonnelier (il testo è trascritto a pagina 24)

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Casa Nuova, presso Rebecco.Monumento a ricordo del Principe austriaco Windisch Graetz (il testo è trascritto a pagina 24)

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Il borgo delle Baite, oggi.Lapide a ricordo del francese Alphonse De Casabianca, posta in fregio alla strada comunale, nei pressi del borgo Baite

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1980. Il borgo delle Baite

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Lapide a ricordo del capitano Demaide Roquefeuille, sullo sfondo Cavriana, luogo dove si concluse la battaglia.Un cippo posato sulla via Goitese nel 1959 in occasione del centenario della Battaglia, sullo sfondo la Casa Nuova

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La chiesa di Rebecco ove ricevettero i primi soccorsi i feriti. La popolazione si prodigò in questo atto umanitario senzaalcuna differenza nel soccorso ai feriti dei due eserciti nemici

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Dalla Rocca, veduta della chiesa di San Pietro in Vincoli oggi chiamato “L’Ossario” perchè conserva i resti di 7430caduti nella battaglia del 1859

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La torre di San Martino dedicata al Re Vittorio Emanuele II, sede della Società “Solferino e San Martino” Ente Moralericonosciuto con R.D. 20 aprile 1871

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Solferino. Interno dell’Ossario e di una stanza della Rocca di Solferino. I restri dei soldati francesi e austriaci riposano vicini in segno di fratellanza

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Sciabola per sottoufficiale austriaco con fodero.Due fucili dell’esercito (fanteria) piemontese (Museo di Solferino)

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Capsule di “fulminato di mercurio”, spolete a tempo dell’esercito francese, utensili per la manutenzione dei fucili,proiettili per fucili a canna rigata, particolare di fucile francese e piemontese (Museo di Solferino)

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Fregio dell’Aquila bicipite del casato Asburgico, tromba austriaca, elsa di spadino di funzionario austriaco, daga confodero francese, daga con lama a sega e fodero, sciabola per truppa della fanteria piemontese (1843). (Museo diSolferino)

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Cannone dell’esercito piemontese (Museo di San Martino). Proiettili di calibro diverso per obice e cannone, “racchetta”o razzo da combattimento degli eserciti austriaco e francese, pistola della cavalleria francese, borraccia in legno(austriaca) ed in ferro (francese), zaino da Bersagliere (Museo di Solferino)

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VI-38 Atti e documentazioni

Riassunto delle perdite in vite umane

Un giorno, 10.000 mortiE praticamente impossibile calcolare con esattezza il numero dei morti, feriti e dispersi nella

battaglia del 1859: troppo tempo è passato, troppo scarsi, frammentari e imprecisi sono i documentirimasti. Una delle statistiche più recenti e rigorose in merito fornisce peraltro dei dati che possiamoritenere i più vicini possibile al vero. In tale statistica si parla di ben 9511 vittime causate dai combat-timenti del 24 giugno 1859, vittime cosi suddivise:

MORTI IN COMBATTIMENTO

CAVRIANA 1923SAN MART1NO 1117MEDOLE 358GROLE 54POZZOLENGO 259MADONNA DELLA SCOPERTA 320GUIDIZZOLO 1807SOLFERINO 2339VOLTA MANTOVANA E PONTI 7

Totale 8184

Morti negli Ospedali di BresciaFrancesi 653Italiani 389Austriaci 231

Totale 1273

Morti a Castiglione delle StiviereIn seguito a ferite 24In seguito a malattia 11

Totale 35

Morti nelle case di privatiFrancesi 9Italiani 7Austriaci 3

Totale 19

Nel complesso morirono 9511 persone.

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Lettera del comando del 3° Corpo d’Armata d’Italia, redatto il 25 giugno 1859 a Guidizzolo, dove si segnalaun movimento di truppe nemiche (Museo di Solferino)

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Delibera del Consiglio Comunale di Guidizzolo del 4 luglio 1860, che autorizza il pagamento per la sepoltura dei cadaveri della battaglia di Solferino

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VI-41

Trascrizione del Verbale riprodotto alla pagina precedente

Provincia di BresciaCircondario di CastiglioneCOMUNE DI GUIDIZZOLON. 23Lì 4 luglio 1860

Verbale della straordinaria seduta del Consiglio Comunale di Guidizzolo

Oggetto: Sulla domanda di Ugolini Gio.nni per compenso dell'opera sua prestata quall'assistente edirettore al seppellimento dei cadaveri dopo la Battaglia di Solferino.Allegati: uno

Nell'anno milleottocentosettanta ed allì quattro del mese di luglio nella Sala comunale della seduta.Previo esaurimento delle formalità prescritte dalla legge 25 ottobre 1859 convocato il ConsiglioComunale sono intervenuti li signori:1. Ghiroldi Dr. Gio.nni Sindaco 7. Perani Cirillo2. Zoli Don Vincenzo 8. Bonfiglio Giacomo3. Scalori Luigi 9. Madonini Angelo4. Bettini Luigi 10. Cappa Francesco5. Montecchi Eugenio 11. Scalori Giacomo6. Berri Eliseo

Riportandosi alla cosa edotta dall'antecedente odierno P.N. N. 686.6.28 sulla regolarità della seduta, èdichiarata aperta, il Sindaco sottopone il quarto oggetto cioè: Sulla domanda di Ugolini Giovanni per compenso nella direzione nel seppellimento dei cadaveri dopola battaglia di Solferino nel 1859. Fattasi lettura al Consiglio dell'istanza dell'Ugolini, colla quale chiede il pagamento di italiane £. 72per competenze dovutegli qual direttore degli operai impiegati nella tumulazione dei cadaveri sparsinei campi dopo la battaglia di Solferino 1859,ConsiderandoLa tardanza frapposta dal sig. Ugolini nella presentazione della sua istanza per competenza a terminidiversi a tutto il 25 settembre U.S. anno, contando dopo la Battaglia del 24 giugno 1859, e confidandopoi come … dice il sig. Ugolini nella sua istanza che quantunque verbalmente eccitato fosse più voltedall'ultima cessata rappresentanza comunale a dover produrre una specifica di competenze dovutegliper servizi prestati come dalla specifica allegata, tuttavia per semplice trascuratezza non ebbe a pre-sentarla.Il Consiglio delibera che in argomento delle competenze dell'Ugolini siano sentiti i cessati deputatiper riconoscere le opere effettivamente prestate dall'Ugolini, ed il loro merito, anche in concorso alme-no di due cessati deputati e cioè i signori Mutti Francesco e Guglielmo procedere alla liquidazione eciò a cura della Giunta Municipale la quale dovrà col proprio parere sottoporre a deliberazione consi-liare nella sezione d'autunno. Passata ai voti per alzata, la proposta venne ammessa con voti favorevoli n. 11, negativi nessuno.Letto, confermato e sottoscritto.

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Cartina topografica del 1859, con il dislocamento delle truppe durante le fasi 1 e 2 della battaglia � Posizione degli eserciti francese e piemontese. � Posizione dell’esercito austriaco

1

2

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Cartina topografica del 1859, con il dislocamento delle truppe durante la fase 3 .� Posizione degli eserciti francese e piemontese. � Posizione dell’esercito austriaco

1° Momento dalle 3 alle 6Prima della battaglia, l'esercito austriaco è schierato attorno a Medole, Guidizzolo, Castelgrimaldo,Cavriana, San Cassiano e Solferino, fino a Grole.L'esercito francese si trova schierato tra San Vigilio, Gozzolina e Fontane di Castiglione.

2° Momento dalle 6 alle 8L'esercito francese raggiunge Medole, il monte Medolano, verso Cà Morino, e le Grole, avanzandoverso Solferino. L'esercito austriaco si schiera a difesa di Rebecco e Guidizzolo, oltre che a Cavriana.La linea del fronte va da Medole a Cà Morino, alla zona tra Grole e Solferino.

3° Momento dalle 8 alle 10,30Due le linee del fronte più significative: una che tocca Rebecco, le Baite, Casa Nuova e Crocevia, congli austriaci ancora schierati a difesa di Rebecco e Guidizzolo. L'altra che insiste su Pozzo Catena, sotto Solferino, ancora in mano agli austriaci.

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Cartina topografica del 1859, con il dislocamento delle truppe durante le fasi 4 e 5 della battaglia � Posizione degli eserciti francese e piemontese. � Posizione dell’esercito austriaco

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Cartina topografica del 1859, con il dislocamento delle truppe durante la fase 6 della battaglia � Posizione degli eserciti francese e piemontese. � Posizione dell’esercito austriaco

4° Momento dalle 10,30 alle 13,30La battaglia attorno a Rebecco, le Baite, Casa Nuova continua cruenta.Le truppe francesi si avvicinano a Solferino e San Cassiano, avviandosi a conquistarle.

5° Momento dalle 13,30 alle 16Mentre i francesi avanzano, conquistando Solferino e San Cassiano, e gli austriaci si ritirano versoCavriana, la battaglia infuria ancora a Rebecco, ma soprattutto attorno a Casa Nuova, dove gli austria-ci resistono strenuamente e dove tanti, tantissimi saranno i caduti, da entrambe le parti.

6° Momento dalle 16 al calar della seraMentre le truppe francesi avanzano su tutti i fronti, da Rebecco a Cavriana, gli austriaci battono in riti-rata. Le loro truppe superstititi che si trovavano a difendere Rebecco e Guidizzolo si ritirano verso VoltaMantovana e Cerlongo e verso Selvarizzo, per la strada dei Fienili Malpaga.

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Tutti fratelliVI-46

A te che leggi i miei versi voglio raccontare l'orrore di un giorno lontano.Ricorda l'amore e il dolore di chi non e più, di chi ha dato tanto, di chi troppo ha pianto.

Un dì partii per la guerra, partii soldato. Disse il nostro Sovrano: “Alle armi per la nostra Patria!"

Nel cuore la paura e la nostalgia, nostalgia di casa mia. La voglia di abbracciare mia madre, di passare una mano nei suoi bianchi capelli, di sentire il suo respiro sulla fronte, di ricevere una volta ancora la sua benedizione... ...e non partire più.

Un rombo di cannone mi ricorda che sono ancora in guerra. Un mio compagno muore, altri invocano la morte.Mi lancio nel combattimento con gran coraggio.La baionetta, mia unica difesa, trapassa centocorpi togliendogli la vita, tanti altri ne ferisce. Moriamo cento a cento. La furia della guerra passa, lascia una scia di morte e di disperazione.

Oh, mia sorte! Quanti rimpianti! Mai più vedrò la mia amata terra, la mia cara e stanca madre che ignara sta pregando per un soldato che non farà ritorno. Dai suoi occhi sgorgano lacrime di un nuovo dolore, una muta speranza, non vuole arrendersi ad un presagio crudete.

Davanti all'uscio il mio fedele cane sonnecchia,improvvisamente abbaia, lui sa: chi e partito più non tornerà! E' morto!!! E' morto a Solferino il ventiquattro giugno milleottocentocinquantanove

Ora vorrai sapere chi e questo soldato: E' austriaco, francese, ungherese o piemontese? E' croato, algerino, cecoslovacco o marocchino? Io non mi presento, sono morto! Sono morto anche per te! Giaccio nella nuda terra, su me crescono erbe e fiori,

passano le stagioni, passano gli anni, nessuno più mi ricorda. Ricordami tu!Ti prego, portami un fiore,una preghiera e la luce di una candela.

Ricorda, undicimila uomini,morti lontano dalla terra natiae ventinovemila feriti, nella desolazione.Per loro a Solferino un uomo in bianco è arrivato. Dio un incarico gli ha dato. “Ricorda, siete tutti fratelli!" Oggi, nel dolore, è un giorno di festa,da Solferino un grande esempio d'amoreè nata una gloriosa bandiera: una Croce rossa in mezzo ad un drappo bianco. Oggi, anche nella guerra, c'è un angolo sicurodove puoi curare ferite e dolore.

Croce Rossa: una storia che cominciò quando fini la mia. “Tutti fratelli" e una frase soave che arriva al cuore di chi sa ascoltare, di chi sa donare, di chi sa trovare il proprio fratellonegli occhi di chi ti chiede aiuto.

Ricorda quanto ho raccontato. Una preghiera, un fiore e la luce di una candelaper un soldato senza nome. Vuoi sapere chi io sia? Cercami nel tuo cuore, chiudi gli occhi, ora mi vedi? Chiunque io sia sono tuo fratello. Sono un grido di pace affidato al vento e che vaga nell'aria cercando chi sa ascoltare, un suono di campane, un canto di bimbo, una parola gentile, un fremito d'ali.

La brezza del vento passa tra le fronde degli alberi, tra i fili d'erba e i fiori che crescono su me e si posa infine sul viso di una giovane donna che non ho potuto amare. Adesso tutto è passato. Tutto sa di pace.

Anna Maria Cresci

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Jean Henri Dunant

Jean Henri Dunant nasce a Ginevra(Svizzera) l'8 maggio 1828, muore ad Heiden(Svizzera) il 30 ottobre 1910.

Dunant appartiene ad una famiglia agia-ta, il padre è un commerciante ed inoltre è consi-gliere alla Camera delle Tutele per la sorveglian-za e protezione degli orfani. Nella formazionedella sua personalità è la figura della madre cheha un peso determinante, gli trasmette sensibili-tà d'animo, profondità di sentimenti e grandeattenzione alla condizione di vita della gente.

Durante il viaggio in Italia, in Lombardiae precisamente a Castiglione e Solferino nel 1859venne “rapito” dalla convinzione che la sua ideafosse quella giusta. Realizza un progetto a cuiaveva pensato da quando ragazzino, veniva porta-to dai genitori a visitare le prigioni: scrivere unlibro per scuotere le coscienze.

L'unico obiettivo del libro è convincere ipotenti della Terra dell'utilità di costituire socie-tà di soccorso il cui scopo fosse quello di adde-strare, in tempo di pace, personale volontario perintervenire in tempo di guerra a fianco dei repar-ti di sanità degli eserciti (verificatisi inadeguatiproprio a Solferino).

Le Società di Soccorso dovranno rispet-tare semplici norme, un codice di intervento cheessendo uguale per tutti, sia anche garanzia per isoldati feriti e fatti prigionieri

Due sono i concetti innovativi, la neutra-lità del ferito e del personale volontario e l'impar-zialità del soccorso.

Un chiaro riferimento a quello che di lì abreve sarà scritto nella I Convenzione di Ginevranel 1864 lo si trova nella proposta di convocareun congresso nel quale si possa “formulare qual-che principio internazionale, convenzionale esacro, che una volta accordato e ratificato servi-rebbe da base alle Società di Soccorso per i feritinei diversi paesi d'Europa “.

Altra tappa importante nella vita diDunant è nel 1872 a Plymouth (Inghilterra ) dove

presenta una sua relazione sulla condizione e iltrattamento dei prigionieri di guerra (che sarà poisoggetto della III Convenzione di Ginevra nel1929).

L'ultima apparizione in pubblico perHenri Dunant sarà a Londra il 1° febbraio 1875 (a47 anni) durante il congresso internazionale con-vocato da una associazione da lui stesso fondata5 anni prima, il cui scopo è “l'abolizione comple-ta e definitiva della tratta dei negri e del commer-cio degli schiavi”.

A Castiglione delle Stiviere nel 1959, periniziativa di Enzo Boletti, fu allestito il MuseoInternazionale della Croce Rossa, a testimonian-za del fatto che cent'anni prima proprio a in que-ste terre mantovane, grazie alla sensibilità di ungiovane uomo d'affari ginevrino, Henri Dunant,nacque l'idea di quello che oggi é il più importan-te sodalizio umanitario diffuso nel mondo.

In questo Museo non solo si possonoosservare documenti, strumenti chirurgici, letti-ghe e attrezzature da campo che testimonianol'attività passata e presente della Croce Rossa,ma si coglie un messaggio. E' il messaggio disolidarietà e fratellanza che la popolazione, difronte allo straziante macello umano di cui sitrovò spettatore all'indomani della battaglia diSolferino del 1859, trasmise senza saperlo a coluiche avrebbe fondato la grande Associazione.

Tracce di storia 2

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Tracce di storia

Dai rapporti dei comandanti dei tre eserciti

Dai rapporti finali della battaglia, airispettivi comandi, pubblichiamo la parte piùsignificativa relativa al campo d’azione diGuidizzolo.

Il testo completo dei rapporti è disponi-bile per chi lo desidera.

Rapporto a S.M. il re diSardegna

Nel 24 giugno, mentre le truppe francesi sotto gliordini del signor maresciallo Baraguey d'Hilliers procede-vano sopra Solferino, tre divisioni dell'armata piemon-tese si avanzavano nella direzione di Peschiera, Pozzolengoe Madonna della Scoperta. Esse erano precedute da duedistaccamenti, i quali dovevano servire di guida alla loromarcia e riconoscere il terreno.

...Gli avamposti austriaci, vigorosamente attac-cati e abbattuti verso le ore sette del mattino furono bentosto sostenuti da forze imponenti dinanzi alle quali fud'uopo ripiegare.

… Il nemico alla fine della giornata era statoscacciato da tutte le posizioni. Cinque pezzi di cannonerimasero in nostro potere qual trofeo di questa sanguinosavittoria, in cui le nostre truppe ebbero a lottare contro forzesuperiori. Le forze del nemico secondo ogni verisimiglianzapossono calcolarsi a 12 brigate, perché furono fattiprigionieri appartenenti a tutti questi corpi.

L'armata austriaca aveva spiegato tutte le sueforze che si elevavano a circa 200.000 uomini.Riprendendo l'offensiva essa aveva ripassato il Mincio edoccupate le posizioni di Pozzolengo e Solferino, e stendendola sua sinistra nella pianura di Guidizzolo, ma alla sera sututti i punti di quel vasto campo di battaglia dovetteripiegarsi, e porre tra essa e il vittorioso esercito alleato labandiera del Mincio e le sue fortezze.

Il capo di Stato MaggioreL. G. Della Rocca

Monzambano 28 giugno 1859

Bollettino ufficiale delcomando francese

…Giusto l'ordine dato dall'Imperatore nel 23giugno alla sera, l'armata del Re doveva portarsi sopra aPozzolengo, il maresciallo Baraguey d'Hilliers sopraSolferino, il maresciallo duca di Magenta sopra Cavriana,il generale Niel sopra Guidizzolo, e il maresciallo Canrobertsopra Medole…

…Quindi le due armate, che marciavano unacontro l'altra, si incontrarono inaspettatamente. Imarescialli Baraguey d'Hilliers e de Mac Mahon avevanoappena oltrepassato Castiglione che si trovarono a fronte diconsiderevoli forze che si disputavano il terreno. …

Siccome allora tutti i corpi dell'esercito alleatoerano in marcia ad una grande distanza gli uni dagli altri,così l'Imperatore si occupò anzitutto a congiungerli affinchépotessero reciprocamente sostenersi…

Mentre il corpo del maresciallo Baragueyd'Hilliers sosteneva la lotta a Solferino, il corpo del duca diMagenta erasi spiegato nella pianura di Guidizzolo al di làdel podere di Casa Morino e la sua linea di battaglia,tagliando la strada di Mantova dirigeva la sua destra versoMedole. A nove ore del mattino esso fu attaccato da unaforte colonna austriaca preceduta da numerosa artiglieria,che andò a porsi in batteria a 1000 o 1200 metri sullanostra fronte

…In questo momento una terribile tempesta, chescoppiò sopra le due armate oscurò il cielo e sospese il com-battimento; ma, cessato l'uragano, le nostre truppe ripre-sero l'opera cominciata e scacciarono il nemico da tutte lealture che dominano il villaggio. Non andò molto che ilfuoco dell'artiglieria della guardia cangiò la ritirata degliAustriaci in una fuga precipitosa.

…La divisione Vinoy, che seguitava la divisio-ne de Luzy, uscendo da Medole, si portò nella direzione diuna casa isolata chiamata Casanova, situata nella pianu-ra sulla strada di Mantova a due chilometri da Guidizzolo.Il nemico si trovava in forze considerevoli da questo lato,s'impegnò un accanito combattimento mentre la divisionede Luzy marciava verso Ceresara da una parte e verso

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Rebecco dall'altra.In questo momento il nemico tentò di girare la

sinistra della divisione Vinoy per lo spazio vuoto lasciato trail secondo ed il quarto corpo. Esso si avvicinò sino a 200metri di fronte alle nostre truppe, ma venne allora arresta-to dal fuoco di 42 pezzi di artiglieria diretti dal generaleSoleille. Il cannone del nemico venne tosto a prender partenella lotta e la sostenne per gran parte della giornata,benché con manifesta inferiorità.

Giunse la divisione de Failly, ed il generale Niel,riservando la seconda brigata di questa divisione, portò laprima tra Casanova e Rebecco verso il borghetto di Baiteper congiungere il generale de Luzy col generale Vinoy. Ilgenerale Niel mirava a recarsi verso Guidizzolo, tosto che ilDuca di Magenta si fosse impadronito di Cavriana, e spe-rava tagliare così al nemico la strada di Volta e Goito, maper eseguire questo piano era d'uopo che le truppe del mare-sciallo Canrobert andassero a sostituire a Rebecco quelle delgenerale de Luzy….

Nondimeno verso le due dopo mezzogiorno ilmaresciallo Canrobert, rassicurato sulla sua destra edavendo riconosciuta la posizione del generale Niel, feceappoggiare la divisione Renault sopra Rebecco e diede ordi-ne al generale Trochu di portare la sua brigata traCasanova e Baite sul punto cui si volgevano i più formida-bili attacchi del nemico. Tale rinforzo di truppe freschepermise al generale Niel di lanciare nelle direzioni diGuidizzolo una parte delle divisioni de Luzy e de Failly.Questa colonna si avanzò fino alle prime case del villaggio;ma, trovando a fronte forze superiori stabilite in buonaposizione, fu obbligata ad arrestarsi.

Il generale Trochu tolse al nemico una compa-gnia di fanteria e due pezzi di cannone, ed era già arri-vato a mezza distanza da Casanova a Guidizzolo allor-quando scoppiò l'uragano il quale venne a por fine a taleterribile lotta, che il concorso del 3° e del 4° corpo minac-ciava di rendere sì funesta al nemico.

In mezzo alle peripezie di questo combattimentodi dodici ore, la cavalleria fu di possente soccorso per arre-stare gli sforzi del nemico dal lato della Casanova. A piùriprese le divisioni Partouneaux e Desvaux caricavano lafanteria austriaca e ruppero i suoi carrès.

Ma particolarmente la nostra nuova artiglieriaprodusse sul nemico i più terribili effetti.

Essa lo colpiva a distanza cui non potevanogiungere i più grossi calibri, e seminava il terreno dicadaveri.

Quartier generale di Cavriana, 28 giugno 1859

Rapporto delquartier generale austriaco

28 giugno 1859

"L'imperiale regia armata aveva occupato, nelgiorno 21 le posizioni ad essa assegnate dietro il Mincio.L'8° corpo d'armata si trovava all'estremità dell'ala destrafra Peschiera e Casa Nova; il 5° fra Brentina e Salionze; il1° ed il 7° di riserva presso Quaderni e San Zenone diMozzo; la riserva di cavalleria a Rosegaferro vicino aVillafranca, dove era stato trasferito sino al 20 giugno ilquartier generale di S. M. l'Imperatore.

… Questa divisione di cavalleria, appoggiata dadistaccamenti del 9° corpo d'armata, si avanzò fino aMedole; il 3° ed il 9° corpo d'armata si accamparono intor-no a Guidizzolo, e l'11° corpo, come riserva presso CastelGrimaldo.

…Laonde, mentre il grosso dell'esercito austria-co aveva preso nella sera del 23 una posizione daPozzolengo fino a Guidizzolo, onde poi operare concentrata-mente nella direzione del Chiese, ed attaccare l'esercitonemico nelle sue posizioni principali presso Carpenedolo eMontechiaro, il nemico, o informato delle nostre intenzioniod eseguendo un piano già stabilito, aveva, nel frattempo,intrapreso ugualmente un avanzamento generale e rag-giunto nel 23 con tutta l'armata Piemontese ed alcuni dis-taccamenti francesi (60 in 70 000 uomini) i luoghi diEsenta, Desenzano e Rivoltella, non che le posizioni diCastel Venzago e San Martino, mentre il grosso dell'

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Tracce di storia

esercito francese occupò fortemente Castiglione delleStiviere, Carpenedolo e Montechiaro, ed avanzò alcunidistaccamenti verso Solferino e Medole.

…I due eserciti si incontrarono.L'attacco nemico si sviluppò presto con impor-

tante superiorità di forze su tutta la line del 5° corpo d'ar-mata.

…Sull'ala sinistra, i distaccamenti della primaarmata, già spinti a Medole, nella sera del 23, cioè duebattaglioni del reggimento di fanteria Arciduca FrancescoCarlo, furono allo spuntare del giorno violentemente attac-cati, e dopo ostinato combattimento, furono respinti versoGuidizzolo.

Il nemico, che l'inseguiva, s'impadronì del villag-gio di Rebecco, situato tra Guidizzolo e Medole, e vi si sta-bilì con forze imponenti.

Il 9° ed il 3° corpo d'armata avanzò però daGuidizzolo. L'ultimo, spintosi sulla strada maestra finoalla quagliara, non poté andar oltre quel punto, perché,malgrado ogni sforzo, non era riuscito al 9° corpo d'arma-ta di sloggiare il nemico da Rebecco. Per molte ore durò ilcombattimento intorno a questo luogo ove venivanoinviate al nemico di Medole sempre riserve fresche…

Dopo che la brigata Greschke, dell'11° corpo d'e-sercito, si era prima avanzata a Guidizzolo, onde raccoglie-re le parti già scosse del proprio e del 9° corpo, furono fatteuscire le due ultime batterie di riserva protette da due bat-taglioni e da due divisioni di cavalleria, onde colpire lacavalleria nemica, mentre, sperando sempre di essere soste-nute dalla cavalleria di riserva, le truppe dovevano unitescagliarsi un'altra volta sul nemico. Ma invano. Sempregagliardamente strette sul fianco sinistro, quelle truppenemmeno questa volta poterono ottenere favorevolirisultati.

...Avendo così il centro retroceduto da Solferino aCavriana, e non potendo l'ala sinistra più farsi strada, alle4 pom. venne decisa la generale ritirata.

Essa fu protetta all'ala sinistra con grande bra-vura dei due battaglioni intatti del reggimento di fanteriaArciduca Giuseppe e dal prode 10° battaglione di cac-ciatori personalmente guidato dal comandante il corpod'armata tenente feld-maresciallo Weigl, ed il luogo di

Guidizzolo non fu abbandonato che alle ore 10 pom. dopoche tutte le truppe avevano sgombrato quel luogo, dopo cheerano stati trasportati i feriti e dopo che le batterie furonocondotte al sicuro…

…L'esercito austriaco sta intiero anelante allabattaglia nelle posizioni ad esso assegnate dal suo ducesupremo. Se anche questa volta, per la superiorità delnemico e pel concorso di contrarie circostanze gli fu tolta lapalma della vittoria, e perciò incoraggiato e sollevato dallacoscienza non solo di aver dato all'orgoglioso assalitoreripetute prove del proprio valore e costanza, ma eziandiodi avergli arrecato in questo scontro gravi perdite daavere essenzialmente scosso la sua forza, o di aver pertal modo, almeno in parte, contribuito a raggiungere ilsuccesso finale.

Quartier generale AustriacoVillafranca, 28 giugno 1859

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Presentazione 3

La II guerra d’indipendenza del Risorgimento Italiano 5

La battaglia di Solferino e San Martino 9

Le immagini raccontano 21

Atti e documentazioni 38

Tutti fratelli 46

Jean Henri Dunant 47

Dai rapporti dei comandanti dei tre eserciti 48

Indice

Finito di stampare nel mese di giugno 2005 presso GVM - Volta Mantovana

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