trattato di teologia fondamentale

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MARCO MARTINI TRATTATO DI TEOLOGIA FONDAMENTALE EDIZIONI ISSUU.COM

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Questo saggio di teologia si presenta in forma di dispensa, con utilità prettamente didattica, ed è il manuale di teologia fondamentale, frutto dei miei appunti dell'anno accademico 2008/09, mentre frequentavo il primo anno di studi teologici. Ringrazio la Prof. ssa Federica Bergonzi, mia docente di teologia fondamentale. Il corso si articola in due parti e si concentra sui temi della rivelazione divina e della conseguente risposta umana alla rivelazione, ovvero la fede, ed intende quindi porre le basi della teologia.

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Page 1: Trattato di teologia fondamentale

MARCO MARTINI

TRATTATO DI

TEOLOGIA

FONDAMENTALE

EDIZIONI ISSUU.COM

Page 2: Trattato di teologia fondamentale

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CORSO DI TEOLOGIA FONDAMENTALE

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Page 3: Trattato di teologia fondamentale

PRESENTAZIONE

Nella 1° parte del corso ci chiederemo:

che cosa è la Rivelazione;

_ qua1i sono i contenuti essenziali del messaggio cristiano;

_ in cosa consiste la risposta della fede a Dio che è venuto a noi e ci ha parlato;

_ che cosa è la teologia in quanto scienza della fede e della·rivelazione.

Nella 2° parte, per fondare ragionevolmente la fede e la teologia, ci chiederemo se laRivelazione è una realtà, oppure un mito o una favola.

Concluderemo che la Rivelazione è un fenomeno storicamente celio: cioè Dio èveramente intervenuto nella nostra storia, con quella rivelazione, di cui la Chiesa è ladepositaria e autentica mediatrice per essere la nostra salvezza.

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PROGRAMMA

1) L'UOMO IN CERCA DI SALVEZZA

- Situazione dell 'uomo contemporaneo

- L'anelito alla salvezza è stato ed è universale

- Le religioni sono una risposta al bisogno di salvezza

- Il cristianesimo è la via particolare della "salvezza plenaria"

2) LA RIVELAZIONE

- Cosa è la rivelazione

-Etimologia e concetto

- Vie della rivelazione

- Fasi della rivelazione

- La Bibbia: libro sacro della rivelazione ebraico - cristiana

- Contenuto essenziale della rivelazione

- Rivelazione ancora aperta, oppure chiusa?

.3) LA FEDE, RISPOSTA DELL'UOMO ALLA RIVELAZIONE

- Cosa è la fede? Cosa significa credere?

-Come si arriva alla fede

-Progressi e regressi neI1a vita di fede

- Difficoltà a credere oggi

Page 5: Trattato di teologia fondamentale

- Fede e comunità

- Fede e azione

4) LA TEOLhGIA, APPROFONDIMENTO DELLA RIVELAZIONE EDELLA FEDE

- Etimologia

- Definizione

- Oggetto della teologia

- Su cosa si fonda e su cosa lavora la teologia

- Fondamenti perenni della teologia (parola di Dio scritta e Sacra Tradizione)

- Il contributo della ragione

- Divisione della teologia

5) LE FONTI: DOCUMENTI ANTICHI CHE PARLANO DI GESU'

- Fonti non cristiane

- Fonti cristiane non canoniche

- Fonti canoniche

- I vangeli: valore storico e attendibilità

- I segni che Cristo offre a noi, oggi, perché gli crediamo

Conclusioni:

Solo l'Amore, che è Dio stesso, può ridare all'umanità contemporanea, la speranza ela gioia.

Solo l'Amore, nell 'evento Gesù Cristo, è credibile.

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L'UOMO IN CERCA DI SALVEZZA

La Costituzione pastorale Gaudium e Spes (GS) espnme l'apertura dellaChiesa verso il mondo.

Con la GS viene superata la contrapposizione dualistica tra Chiesa e mondo.Dialogo e solidarietà costituiscono l'asse portante del documento conciliare.Al nA la GS mette in evidenza la condizione dell'uomo nel mondo

contemporaneo. Nel documento si afferma:1) che l'umanità vive un periodo nuovo caratterizzato da profonde trasformazioni

sociali e culturali che hanno portato riflessi anche nella vita religiosa;2) che c'è stato un progresso della scienza,dell'economia e della tecnica, tuttavia

una gran parte dell 'umanità è ancora oggi tormentata dalla fame, dalla miseriae dall'analfabetismo;

3) che si sono affermate nuove forme di schiavitù sociale e psichica e chepermangono gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici.Al n? 9 d) la G.S. afferma inoltre che il mondo si presenta potente e debole,

capace di operare il meglio o il peggio.In mezzo agli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo, rimane uno

squilibrio di fondo: lo squilibrio dell'uomo ed il problema della salvezza.La situazione, dalla celebrazione del Vaticano II ad oggi, si è aggravata

ulteriormente.Riflessioni nella vita religiosa: l'uomo ha sostituito il vero Dio con altri dei.,

che hanno illuso e promesso la felicità.In questi ultimi decenni stiamo assistendo a quello che viene definito il

"crepuscolo degli dei"Stanno infatti crollando e mettendo quindi in crisi l'uomo moderno, i "grandi

miti" o dei

Grandi Miti: benessere, progresso scientifico e tecnico, la libertà

• BENESSERE: il benessere non ha portato e non sta portando all 'uomo lafelicità che aveva promesso ed a cui ogni uomo aspira. Anzi, possiamo dire checon il crescere del benessere materiale è cresciuto il malessere spiritualedell 'uomo. (malessere fatto di solitudine, ansia, insoddisfazione) tanto che neipaesi in cui è maggiore il benessere è maggiore anche il ricorso al suicidio edalla droga.

• IL PROGRESSO: al progresso scientifico non ha corrisposto un progressoculturale e morale, infatti non siamo diventati né più umani né più fraterni, anziè cresciuto l'egoismo individuale e di gruppo. E' aumentata l'indifferenza e la

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chiusura ai bisogni degli altri ed alla sofferenza. La scienza ha certamenterisolto certi problemi, ma ne ha creato altri più gravi e terribili: spettro del1adistruzione totale dell'uomo e della vita, per mezzo delle armi atomiche.

• LA LIBERTA': la libertà assoluta, svincolata da ogni rapporto con Dio e lalegge moralt\ ha portato al libertinaggio che degenera nell ' egoismo enell'edonismo.

L'uomo di oggi, in questa situazione, è inquieto e disorientato: sente semprepiù impellente ed urgente il bisogno di essere salvato. E' come un naufrago inmezzo al mare che cerca di aggrapparsi a qualcosa che ]0 salvi. L'uomo potràtrovare la salvezza? Dove la troverà? Chi potrà offrirgliela?

Inoltre l'uomo non conosce più se stesso: non sa più rispondere alledomande fondamentali: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perché c'èil dolore e la morte?

Sono domande fondamentali, universali e costanti: sfuggire a questedomande significa rinunciare ad esistere.

Non si può vivere senza cercare e dare un senso alla propria vita.Da un'indagine risulta che in Italia, nel 60% dei casi, a tentare il suicidio

non siano malati di mente o depressi psichici, ma persone che hanno smarrito ilsenso della vita. •La nostra società inoltre, è tutta protesa a dare risposte su COME vivere, maè sorda e cieca sul PERCHE' vivere.

Alle domande di senso sono possibili 3 risposte:l) L'uomo è indifferente, vive alla giornata, si butta a capofitto nel lavoro, nello

studio, nello sport senza concedersi momenti di riflessione.2) Molti trovano il senso della propria vita nelle razionalità e nelle propria

esperienza: si impegnano per la conquista e la difesa dei grandi valori umani.C'è chi si dedica alla ricerca scientifica; chi al bene del prossimo; chi nellelotte politiche per la liberazione degli oppressi. Sono risposte IMMANENTI,cioè dentro il mondo.La storia però testimonia che, da sempre, alcuni uomini, in tutti i tempi, hannomirato più in alto trovando il senso della loro vita in una realtà TRASCEN-DENTE, cioè che supera la singola persona, il mondo, la storia.

3) Risposta religiosa: l'uomo, dopo aver constatato la propria finitezza, intuisce lapossibilità dell'esistenza di qualcosa o qualcuno che lo trascende e che dà unsenso alla vita.

La risposta al radicale bisogno di senso, è stata elaborata ed offerta dallereligioni

Nella dichiarazione conciliare Nostra Aetate (NA) al n.l leggiamo che lereligioni sono una risposta al bisogno di salvezza: sono tentativi di redenzione.

Al n.2 dello stesso documento si afferma che le religioni si sforzano disuperare l'inquietudine del cuore umano, proponendo vie.

Per gli uomini che non conoscono il cristianesimo, queste religioni restanol'unica via di salvezza: Dio continua ad offrire la salvezza mediante esse.

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,

Sebbene il Concilio riconosca in tutte le religioni un valore salvifico,tuttavia afferma che il CRISTIANESIMO E' LA VIA PARTICOLARE DELLASALVEZZA PLENARIA ( NA n.2 ).

Perché? Perché, diversamente dalle altre religioni, non parte dal basso, cioèdallo sforzo uman~ ma è RIVELAZIONE DIVINA: viene da DIO stesso, chescende e si china sull'uomo. L'uomo di oggi può quindi trovare la salvezza nelSuo Signore e Maestro, che è la chiave, il centro e il fine dell 'uomo nonché ditutta la storia, (GS n.l O)

."

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LA RlVELAZIONE

Cosa è la rivelazione?La rivelazione è la prima realtà del cristianesimo: il mistero che ci comunica

tutti gli altri misteiE' I'avvenimerito decisivo che ci fa conoscere la salvezza e i mezzi per

raggiungerla.E' la l" categoria su cui si fonda ogni ricerca teologica.La parola rivelazione deriva dal latino "retro velum dare" e dal greco

"apokaljptein" e significa "scoprire ciò che è nascosto" , "togliere il velo".In termini generali la rivelazione è la manifestazione di una realtà pnma

sconosciuta, oscura, nascosta.Può essere umana se avviene da uomo a uomo; divina se è Dio a manifestarsi.Per quanto riguarda la rivelazione divina, bisogna sempre tenere presente che,

anche quando Dio si rivela, resta comunque un MISTERO: un misteroinsondabile, da scoprire progressivamente, in una esperienza di fede che esigeun' adesione vitale.

La rivelazione divina è quindi, la manifestazione di Dio e dei suoi disegni chesono velati alla ragione umana e segreti perché misteriosi.IlMagistero della Chiesa dedica alla rivelazione divina un intero documento: la

Costituzione dogmatica DEI VERBUM. (DV).Il dettato conciliare e quello biblico sul quale si fonda il Magistero, descrivono

la Rivelazione con la categoria della parola anzi del dialogo amichevole.Già il PROEMIO della DV, facendo proprie le parole di S. Giovanni, contiene

in germe tutto ciò che il l? capitolo della Costituzione afferma sulla Rivelazione.Infatti troviamo in esso: l'oggetto, il modo, la trasmissione e la finalità.

I) L'oggetto: la vita eterna. E' Dio stesso che si apre agli uomini e si comunica adessi come Verità e Vita.

2) Ilmodo: la vita eterna di Dio si manifestò a noi in Cristo.3) La trasmissione: l'annuncio di S. Giovanni è una testimonianza e così è

l'annuncio della Chiesa.4) La finalità: la Koinonia, cioè la comunione con il Padre e il Figlio.

La D.V. al n.2 inizia a parlare della Rivelazione con la frase" Piacque a.Dio" :questa frase pone l'accento sulla libera e gratuita iniziativa di Dio. La Rivelazioneè GRAZIA.

Con questa attività personale, libera e gratuita, Dio viene a contatto con gliuomini per dialogare con loro e in vista di una precisa fmalità: la comunione divita.

La D.V. afferma qundi che l'attività rivelatrice di Dio include 3 aspettifondamentali: la manifestazione, l'appello, la comunicazione.

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MANIFESTAZIONE: Dio invisibile e nascosto, mosso dalla Sua bontà escedal suo mistero ed entra nella storia. Rompe il silenzio che lo avvolge e parlaall'uomo per comunicare ciò che Egli è e vuole essere per lui, secondo il suodisegno di salvezza.

Parla alI 'uomo come farebbe un amico con degli amici ( dialogo amicale): Diovolendosi rivelare ha assunto il linguaggio umano dell' amicizia.

La manifestazione però, non è fine a se stessa: include un appello.APPELLO: Dio chiama, invita l'uomo a stringere un'alleanza d'Amore, una

comunione d'Amicizia con Lui Trinità.COMUNICAZIONE: L'attività rivelatrice termina con la comunicazione di

Dio, il quale "si dà" a quanti rispondono al suo appello e lo riconoscono come ilSignore e il Salvatore.

La Rivelazione è perciò un evento: un EVENTO DI SALVEZZA, nel quale ilDio Vivente si apre all'uomo per farlo partecipe della Sua stessa Vita.

VIE DELLA RIVELAZIONE

L'uomo può entrare in contatto con Dio e lo può conoscere vitalmente, allamaniera biblica, solo se Dio gli viene incontro e gli si manifesta in una formaumanamente e storicamente intelligibile.

Le vie sono 2:1) una NATURALE o COSMICA, cioè attraverso la testimonianza del mondo

creato: è rivolta a tutti gli uomini;2) una SOPRANNATURALE, Rivelazione propriamente detta, cioè attraverso la

rivelazione storica e personale.

LA RIVELAZIONE COSMICA

La Rivelazione e la creazione sono 2 realtà spesso accostate nella S. Scrittura,nei Padri della Chiesa e nei documenti del Magistero.

La creazione vi è presentata come un tipo di manifestazione divina e anchecome Parola di Dio. "

Nello studio dei rapporti tra creazione e rivelazione si devono considerare 3questioni: ~

l) Per quale via il popolo ebraico ha conosciuto il Dio Creatore: per le opere dellacreazione o per gli avvenimenti nella storia?

2) In che modo le opere della creazione sono manifestazione di Dio e quale è lanatura di questa manifestazione?

3) Quali sono i punti d'incontro e di divergenza tra la rivelazione naturale e quellasoprannaturale?

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1) DAL DIO DELLA STORIA AL DIO DELLA CREAZIONE

Nell' Antico Testamento noi troviamo che di fatto il popolo ebraico haconosciuto il Dio Creatore, non partendo dall'universo attraverso una riflessionemetafisica, ma attraverso gli interventi di Dio nella storia.

Dal Dio della storia è risalito al Dio della creazione.Cronologicamente il Dio dell'Alleanza è stato conosciuto prima del Dio della

Creazione.Dio si è rivelato al popolo innanzi tutto come il Dio Salvatore che libera il suo

popolo dalla schiavitù per fare Alleanza con Lui.Perciò l'idea di creazione sarà sempre associata a questa idea di salvezza e di

potenza. La creazione apparirà come la proiezione nel passato della potenza di Dioesercitata nella storia e come il l " atto della storia della salvezza.

La liberazione dall'Egitto e lo stabilirsi del popolo nella terra di Canaanpresuppongono che Dio sia padrone della natura e dei popoli della terra.

Soltanto in un 20 momento, attraverso la riflessione ispirata, il popolo hacompreso che, se Dio è padrone di tutto e dispone di tutto, è perché ha suscitatodal nulla tutte le cose.

E' perché Dio è creatore di tutte le cose, che agisce continuamente nella naturae dirige la storia di Israele.

Poiché, la creazione è stata compresa partendo dalla storia della salvezza,resterà sempre associata a questa storia e spiegata alla luce di questa storia,specialmente alla luce dell 'Esodo e dell'Alleanza.

L'origine del mondo è concepita come una specie di esodo preistorico, comeuna manifestazione della potenza di Dio e un pegno delle sue future vittorie.

CREAZIONE, ESODO e SALVEZZA ESCATOLOGICA costituiscono 3momenti di uno stesso trionfo di Dio e questi 3 momenti si illuminanoreciprocamente ( Is. 44,24-28).

Per Israele, dunque, la creazione è il I? capitolo della storia della salvezza.E' il Dio della storia che esso contempla nel Dio della creazione.La stessa cosa si può dire del cristiano che contempla nell 'univfrso l'opera del

Cristo, nel quale tutte le cose hanno essere e consistenza ( Col. 1,16).

2) LA CREAZIONE COME MANIFESTAZIONE DI DIO

Accanto a questa conoscenza di Dio Creatore partendo dal Dio della storia edella fede, il Magistero della Chiesa, sempre appoggiandosi sulla S. Scrittura parladi una manifestazione di Dio e di una conoscenza autentica di Dio al di fuori diogni rivelazione 'positiva.

La D.V. al n.3 distingue una duplice manifestazione di Dio basandosi sullaScrittura: Rom. 1, 19-20.

San Paolo nella lettera ai Rom. 1,19-20 afferma che la creazione è unamanifestazione permanente di Dio e delle Sue perfezioni.

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La conoscenza di Dio di cui parla Paolo non è il frutto della rivelazione ebraicao cristiana, ma si tratta di una conoscenza acquisita con il lume della ragione,riflettendo sulle opere della creazione.

Infatti Dio, prendendo personalmente l'iniziativa, ha manifestato agli uominiquanto si può conoscere di Lui, perché la creazione è come un libro aperto nelquale possiamo leggere continuamente le perfezioni di Dio.

L'intelligenza, partendo da ciò che ha sotto gli occhi, intuisce ciò che non vede,osservando il mondo, tutti gli uomini vi dovrebbero riconoscere la potenza e lamaestà del Suo Autore: se non ve la trovano sono inescusabili.

IL CONCETTO DI RIVELAZIONE NEL VATICANO I E NEL VATICANO II

I! Vaticano I nella Costituzione Dogmatica DEI FILIUS (D.F), distingue 2tipi di manifestazione divina e perciò 2 vie di accesso alla conoscenza di Dio.

La D.F" afferma:l) la possibilità, non la dimostrazione, della conoscenza di Dio con il lume della

ragione;2) la possibilità di tale conoscenza è radicata nella stessa natura dell 'uomo e non

viene mai meno, nemmeno quando l'uomo ha peccato;3) il mezzo che permette alla ragione di conoscere Dio con certezza è quello delle

creature.Solo in seguito la D.F. parla di rivelazione soprannaturale come di un

intervento libero e amoroso di Dio, che introduce l'uomo nell'iNtimità con Lui econ il Suo disegno.

I! Vaticano I difendeva la ragione, contro coloro che la umiliavanonegandole ogni possibilità di arrivare, per via ascendente, alla conoscenza di Dio.

Difendeva però la rivelazione soprannaturale contro coloro che accordavanoalla ragione piena autonomia e piena sufficienza, riducendo la rivelazione cristianaad una realtà puramente immanente all'uomo.

La prospettiva del Vaticano II nella D.V. è capovoltau parla subito dellarivelazione personale e storica di Dio culminante in Gesù Cristo (D.V. 2-4),nonché della fede come adeguata risposta alla rivelazione soprannaturale (D.V. 5);solo alla fme del capitolo l (D.V. 6) recupera il dato del Vaticano I sullarivelazione naturale e sulla possibilità dell'uomo di conoscere Dio. •

Un recupero importante per il nostro tempo, quando si pensi alla pretesascientifica dell' ateismo contemporaneo.

Dal confronto dei 2 testi conciliari emergono alcune differenze:1) " Piacque a Dio": nella D.F. il "Piacque a Dio" vuole sottolineare il contrasto

tra lo sforzo religioso dell'uomo alla ricerca di Dio ( At. 17,26-31) e il donoche Dio fa all'uomo rivelando se stesso in Cristo. Nella D.V. il " Piacque aDio" apre in assoluto il discorso sulla rivelazione e pone l'accento sulla liberae gratuita iniziativa di Dio nel suo atto di rivelarsi: la rivelazione è grazia;

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2) "Rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà": Circa l'oggettodella rivelazione, la D.V. segue la D.F. La rivelazione, prima di far conoscerequalcosa, ci mette di fronte a Qualcuno, il Dio Vivente in Gesù Cristo. Tuttaviala D.V. sostituisce la parola "decreti" con il termine paolino il "mistero dellasua volontà": si vuole con ciò evocare tutto intero il disegno salvifico svelato eattuato in Cristo ( carattere cristocentrico della rivelazione) e si vuolesottolineare l'unità tra rivelazione e salvezza, che viene espressa dallaproposizione "mediante il quale gli uomini hanno accesso al Padre e sono resipartecipi della natura divina";

3) "Parla agli uomini come ad amici": di ciò non c'è traccia nel Vaticano I .Alcuni Padri del Concilio Vaticano II fecero osservare che era forse eccessivodire che " Dio parla agli uomini come ad amici" e avrebbero preferitol'espressione" come a figli", ma la formula "come ad amici", ugualmentebiblica, rimase nel testo defmitivo. Essa esprime quella risonanzapersonalistica e amicale di tutta la rivelazione biblica, che la D.V. amariproporre anche nell 'ultimo capitolo (n.21).

4) RIVELAZIONE NATIJRALE E SOPRANNATIJRALE:

Basandosi sulla S. Scrittura e sul Magistero, i teologi distinguono unaduplice forma di rivelazione: una naturale, l'altra soprannaturale e propriamentedetta.

La conoscenza di Dio per mezzo del mondo è già rivelazione, perché è undono di Dio e comporta, da parte dell'uomo, un omaggio religioso.

Arriva alle soglie del mistero, ma non vi entra.La rivelazione soprannaturale invece, ha come principio l'avvicinarsi

benevolo e gratuito del Dio Uno e Trino ed ha un fme immediato: la fede.Questa rivelazione inaugura un dialogo, un'amicizia, una comunione ed una

partecipazione di bene tra Dio e la sua creatura. In defmitiva ciò che distingue le 2forme di rivelazione è che nella sola rivelazione soprannaturale si realizzano inpieno i concetti di parola e di testimonianza.

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LA RIVELAZIONE SOPRANNATIJRALE

E' la rivelazione propriamente detta.E' Dio in persona che, liberamente interviene in un dato punto della storia e

dello spazio, che agisce e che parla , che si abbassa fino a noi, adattandosi alnostro linguaggio, assumendo la nostra vita e perfino la nostra debolezza.

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Come noi siamo abituati a comunicare con gli altri mediante suoni articolatio mediante segni grafici o gesti significativi, così Dio, a più riprese, hacomunicato con gli uomini mediante parole ed eventi.

La rivelazione, afferma il Concilio nella D.V. 2 si è compiuta con EVENTIE PAROLE: Dio si è fatto conoscere attraverso l'esperienza storica della suapresenza.1) LE PAROLE: quelle che Dio ha detto direttamente ad Abramo, a Mosè, ai

profeti, agli apostoli, a persone suscitate, mosse ed ispirate da Lui, per esseregli interpreti nella storia dei Suoi gesti e dei Suoi voleri. Ognuna di quelleparole divine, sotto forma umana, non sono suoni vani, ma parole in azione. Laparola ( DABAR in ebraico) del Dio Vivente é sempre attiva: opera salvezzanella storia; svela il misterioso disegno di Dio nella vicenda storica e in essa faconoscere il Suo volto; impegna l'uomo, lo salva. ~

2) GLI EVENTI: Per comunicare con gli uomini a Dio non basta la paroladell' amicizia e dell' amore, Egli pone in atto una presenza operante: Dio rivelaagendo.(Gen. 1).

La D.V. al n02 afferma che "eventi" e "parole" , questi due modi dellarivelazione sono intimamente connessi: esiste una mutua interdipendenza, siintegrano e si illuminano a vicenda.

In altri termini, l'evento che è già in se stesso rivelatore, dona solidità econsistenza alla parola e, il senso degli eventi giunge a maturazione nelle parole.

Certamente l'uomo rivela se stesso attraverso i suoi gesti più che con le sueparole.

Le azioni umane sono ambigue, passibili cioè di molti sensi e molteinterpretazioni. Non siamo in grado di interpretare in termini sicuri i gesti altrui, iperché, le intenzioni, il senso di ciò che fanno.

Il fatto umano resta ambiguo, a motivo della sua densità e unicità.Come si risolve l'ambiguità dell'agire?Il mezzo ordinario per risolvere l'ambiguità delle gesta umane (e divine) è la

parola che le interpreta.L'interpretazione dei fatti avviene nella rivelazione, come del resto nella vita e

nella storia degli uomini, mediante una PAROLA CHE PRECEDE IL FATTO emanifesta l'intenzione e il senso di ciò che uno si appresta a compiere, oppure unaPAROLA CHE SEGUE IL FATTO e lo interpreta nel suo siFificato conformeall'intenzione dell' agente.

Le PAROLE proclamano e spiegano il mistero contenuto nei fatti.Prendi un esempio dall'AT e dal NT.E' la P rola rivolta da Dio a Mosè che interpreta l'Esodo come la l ° tappa del

lungo cammi o verso la terra promessa."Dio qi fece uscire di là per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri

padri di dardf' (Dt .6,23) e non "perfarci morire difame nel deserto" (Es. 16,3).E' la ~arola di Pietro, al mattino di Pentecoste, che attesta che gli apostoli non

sono ubriac91' ma sotto l'effetto dello Spirito Santo (At. 2,15).///

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I FATTI, a loro volta, confermano la verità delle Parole.L'esodo conferma la promessa fatta da Dio a Mosè di voler salvare il suo

popolo.Lo Spirito Santo conferma la promessa fatta da Gesù agli apostoli di non volere

lasciarli soli.La struttura della rivelazione soprannaturale è SACRAMENTALE: fatti

spiegati per mezzo di una parola.La connessione tra evento e parola conduce alla saldatura tra rivelazione e

salvezza.L'intero capitolo l ? della D.V. collega intimamente la rivelazione e il suo

scopo: Dio si rivela allo scopo di unire a se l'uomo e comunicargli la sua stessa Vita,cioè allo scopo di salvarlo.

Parole ed eventi costituiscono insieme l'attuazione progressiva della salvezza.

LA STORIA: LUOGO DELLA RIVELAZIONE

La rivelazione, in quanto intreccio di eventi e parole, è storica.Il Dio dell' AT e NT è un Dio che fa irruzione nel campo della storia umana e

vi si manifesta con le grandi opere che vi compie.Gli Ebrei sono stati i primi a contrapporre ad una concezione ciclica del tempo,

una concezione lineare. Sono stati anche i primi a valorizzare la storia come Epifaniadi Dio.

E' in Israele che avviene per la I" volta l'incontro della rivelazione con lastoria.

Per Israele il tempo è lineare: ha un inizio e una [me. La salvezza si attua inuna storia temporale: è legata ad una successione di avvenimenti che si svolgonosecondo un piano divino e si incamminano verso un fatto unico: la morte e larisurrezione del Cristo.

Israele vive nella natura, ma il suo centro di attenzione è la storia.Ciò che conta non è tanto il ciclo annuale dove tutto ricomincia, ma ciò che Dio fa, hafatto e farà secondo le sue promesse.

Se Israele ha rotto con la concezione ciclica del tempo, è perché ha incontratoDio nella sua storia, che questo incontro ha avuto luogo un giorno e che ha rovesciatola sua esistenza.

La STORIA è dunque il LUOGO DELLA RIVELAZIONt.Il giudaismo, il cristianesimo e l'Islam sono le sole religioni che rivendicano

una rivelazione fondata sulla base della storia.Tale concezione di una rivelazione nella storia ha un duplice effetto:

l) Valorizzare l'a storia. Se Dio interviene nella storia per manifestare la suavolontà, gli stessi avvenimenti storici acquistano una nuova dimensione:diventano portatori delle intenzioni di Dio e danno alla storia un significato,una direzione;

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Page 16: Trattato di teologia fondamentale

2) L'idea di una rivelazione nella storia dà anche alla rivelazione un carattereintenso di attualizzazione. Dio è colui che in ogni momento può intervenire epuò cambiare il corso degli avvenimenti. Egli è vicino, è qui, imprevedibile neisuoi interventi come nei suoi effetti.Bisogna sempre attendersi la Sua venuta.Se la rivelazione avviene nella storia e attraverso la storia, allora vuol dire cheesiste una STORIA DELLA RIVELAZIONE.La D.V. afferma il carattere storico-progressivo della rivelazione biblica e nedescrive le tappe più salienti.

FASI DELLA RIVELAZIONE:

Sugli interventi di Dio nella storia noi non possiamo dire né predire nulla.Tutto dipende dalla Sua libera decisione. La rivelazione è un avvenimentolibero e gratuito.

Gli interventi di Dio si scaglionano nel corso di molti secoli.Dio non ha detto né fatto tutto in una sola volta: Egli è intervenuto nel

momento opportuno da Lui scelto.Contemporaneamente alla rivelazione cosmica, la prima manifestazione direttadi Dio, si ha con le ORIGINI della storia umana: Dio sul far della sera,scendeva nel paradiso terrestre a conversare familiarmente con gli uormm(Gen.3,8).

Sempre alle origini si ha un secondo intervento soprannaturale: Dio faintravedere ai primi uomini, che si erano ribellati a Lui ed erano infelici, lasperanza di una vittoria sul male che li affligge, con una promessa : Gen. 3,15 -questo versetto è chiamato proto-vangelo (= primo lieto annuncio dellasalvezza).

La TERZA TAPPA della rivelazione soprannaturale si ha dopo secoli esecoli, con la persona storica di ABRAMO (sec. XVIII a.C.), con il qualeDio apre il dialogo con l'umanità.

Dio lo sceglie, lo chiama, lo manda verso la terra di Canaan.L'incamminarsi di Abramo fu la "risposta" all'appello di Dio (Gen. 12,1).

Ad Abramo vecchio, Dio fa la promessa di una benedizione per tutte legenti nella sua discendenza.

La famiglia di Giacobbe si trasferisce da Cam\an in Egitto, dové il figlioGiuseppe è stato elevato ai fastigi della corte faraonica, allora guidata dagliHyksos di razza semita (doinazione Hyksos: dal 1720 a11552 s.C.).

Poi cala il silenzio, per diversi secoli. Talvolta la storia sembra fermarsi,specialmente quando tutto procede per ilmeglio.

Ma agli inizi del sec. XIII a.C. accade una crisi salutare. I nuoviFaraoni, non più semiti, condannano alla schiavitù gli stranieri discendentida Giacobbe.

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Ancora un "chiamato", di nome MOSE', riascolta nel deserto la voce delDIO dei PADRl, che riaccende in lui e nei fratelli ebrei perseguitati la setedella libertà.

Esodo fu quello di Abramo; ESODO è ancor più quello di Mosè, il qualeguida questa volta non un clan ma tutto il popolo sui sentieri della libertà.

Il Dio dei Padri ha rotto il suo silenzio e Mosè ne ha carpito il nome:Jahvé, che significa ((Colui che è là, che è presente" per agire e portare acompimento l'antica promessa (Es. 3,13)

Il Dio di Mosè è lo stesso Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe: Dio èpassato per salvare, Israele passa dalla schiavitù alla libertà. E' la primaPasqua, che significa passaggio.

Mosè guida i liberati attraverso il deserto fino al Sinai, dove Israele viveun'esperienza decisiva. Un popolo intero ode la voce di Dio (Dt. 4,33), chetramite Mosè lo convoca a stabilire un Patto, un'ALLEANZA (Es. 19-24).Dio vuole essere "il Dio d'Israele", per fare di Israele "il popolo di Do".

Con l'elezione e la vocazione di Israele, Dio entra sempre più nellastoria di questo popolo.

Egli lo educa pazientemente, lo istruisce, lo forma, insegnandogli ariconoscerlo come PADRE e ad aspettare la SALVEZZA.

Purtroppo non è facile per Israele restare fedele e allora Dio suscita iPROFETI, ai quali affida la Sua Parola.

Essi diventano i suoi inviati speciali.I Profeti guideranno il popolo di Dio attraverso l'esilio babilonese (587 -

538 a.C.) verso il suo rinnovamento.Terminato l'esilio, GIUNTA LA PIENEZZA DEI TEMPI, (Ga1.4,4)

arriva la Parola delle Parole, GESU', che in ebraico significa "ILSIGNORE SALVA".

Egli è il "si" definitivo alla Parola del Padre.Tutte le parole e i fatti dell' A.T. non avevano altro scopo che preparare

l'accadimento di questa Parola Unica, Totale.Gesù Cristo è l'ultima Parola della Rivelazione: Egli è tutta la

Rivelazione.Da Abramo a Gesù Cristo si traccia una linea, a poco a poco appare un

disegno che è il piano divino, l'economia della salvezza.Questo disegno, prima limitato a Israele, si allarga fino alle proporzioni

della intera umanità, poi, nella Chiesa tende ad incorporare gli uomini di tutti itempi. Cristo è il nuovo Adamo, il nuovb Mosè: tutto si compienell 'avvenimento unico del Cristo; tutto è detto nella Parola del Figlio.

L'incarnazione del Figlio fa precipitare il ritmo della storia: Dio si esprimein una sola volta e totalmente (Ebr. l, l).

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Page 18: Trattato di teologia fondamentale

RIVELAZIONE E SALVEZZA DEFINITIVE?

La storia della rivelazione è un'economia, un disegno, cammina cioè versoun punto culminante e definitivo che è Cristo e il N.T. nella sua interezza.

Ma in che senso va intesa questa defmitività della rivelazione?La D.V. al n° 4 afferma che in Cristo la storia della salvezza è pervenuta al

suo termine e, in senso stretto, anche la storia della salvezza è compiuta.Il N. T. non è semplicemente un Il? testamento, come dice il Concilio, ma è

alleanza nuova e definitiva.Si afferma perciò che non c'è da aspettarsi un'altra rivelazione pubblica,

anche se non esclude rivelazioni private. Il Concilio ha distinto la Rivelazionedefinitiva, fatta agli uomini nella loro condizione terrena e temporale, dallamanifestazione del Signore glorioso alla fme dei tempi, che è di natura diversaed è oggetto di attesa.

Detto questo, va però affermato che il carattere defmitivo della rivelazione-economia cristiana, comporta ed esige uno sviluppo di comprensione e diattuazione, come dice il cap, II della D.V. sulla Tradizione (DV n08b).

Il mistero di fristo è fecondo e non cessa di illuminare le situazioni sempremutevoli della storia degli uomini.

Anche se nel Cristo implicitamente ci venne tutto, la mente umana non puòtuttavia afferrare e comprendere totalmente il mistero.

Da qui nasce la riflessione amorosa della Chiesa per scoprire le inesauribiliricchezze del "deposito della rivelazione", per applicarle alle nuove situazioni,per ritradurla nel linguaggio della gente di ogni tempo: riflessione che avvienemediante l'assistenza dello Spirito Santo e porta un continuo SVILUPPODOGMATICO.

LA BIBBIA: LIBRO DELLA RIVELAZIONE EBRAICO - CRISTIANA

La Bibbia conserva e trasmette la rivelazione di Dio, destinata agli uominitutti i tempi. La Bibbia è "la messa in scritto della Bella notizia dellasalvezza" (DV, 7); è la parola amicale indirizzata da Dio agli uomini nellastoria e attraverso la storia, appunto contenuta ed espressa in modo speciale neilibri ispirati ( DV, 8 e Il).

La fede cristiana non si accontenta di affermare che la Bibbia contiene laRivelazione di Dio ma proclama che la sacra scrittura è Parola di Dio, inquanto scritta per ispirazione dello Spirito Santo (DV, 9).

L'ISPIRAZIONE:

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Page 19: Trattato di teologia fondamentale

L'intima connessione tra Spirito di Dio e Parola scritta appare in embrionein alcuni testi dell' A.T.

Secondo Is. 34,16 nel" libro di Jahvè", ossia nella parola profeti ca scritta,operano la bocca e lo Spirito di Jahvè.

Il N.T. eredita dall'A. T. il vincolo tra Parola di Dio anche scritta e lo Spirito diDio e lo applica agli scritti dell'antica alleanza.

Si dice (At. 4,25) che" Dio per mezzo dello Spirito Santo parlò per bocca diDavide ".

In 2 scritti del N.T. si parla esplicitamente dell'azione dello Spirito di Dio nellaParola scritta.

- 2 Pietro l, 19-21:I profeti parlavano da parte di Dio, perché mossi dallo Spirito Santo.Conseguentemente la loro profezia, 'nel suo aspetto esteriore è solo parolaumana, ma nella sua intima natura è Parola di Dio. Per questo la parola deiprofeti, che è Parola di Dio non consente un'Interpretazione privata,arbitraria.- 2 Timoteo 3, 14-17:Il N.T. si pronuncia sull'ispirazione divina della Sacra Scrittura, eroesull' origine divina non solo del contenuto dei libri della Bibbia, larivelazione di Dio, ma anche dello strumento privilegiato che la conserva ela trasmette.La D.V. n? Il afferma: La Bibbia è ispirata da Dio e Dio ne è l'autoreprincipale, per cui lo Spirito Santo si dà premura che sia veramente laParola di Dio ad essere espressa dallo scrittore sacro.La Bibbia è Parola di Dio in parole umane.Come dobbiamo raffigurarci l'ispirazione della Bibbia?La D.V. Il conserva l'idea di strumentalità applicata agli scrittori sacri(agendo Egli in essi e per loro mezzo) nel senso che Dio, per comunicare ilsuo messaggio di salvezza agli uomini, si serve dei suoi intermediari chesono gli scrittori sacri.Tuttavia non chiama gli agiografi "strum~nti" bensì "veri autori", persignificare che l'ispirazione non elimina né sostituisce la piena, libera,consapevole attività dell'autore umano, quindi non si risolve in unasemplice "dettatura" da parte di Dio.Gli agiografi non sono strumenti inerti e passivi nelle mani di Dio,conoscono la fatica dello scrivere.

LA VERITA' DELLA SACRA SCRITTURA:

Una delle conseguenze primarie dell'ispirazione è la Verità dellaScrittura.

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Page 20: Trattato di teologia fondamentale

Solo in virtù dell'ispirazione i libri sacri della Bibbia sono per noi Paroladi Dio in linguaggio umano e offrono all'uomo la verità senza errore che loguida alla salvezza.

La I" e vera contestazione del principio della verità della Scritturaavviene in epoca moderna con il caso Galilei.

Con il far girare la terra attorno al sole, Galileo , a parere dei suoigiudici, attribuiva un errore alla Bibbia che sembrava affermare il contrario o

(Giosuè lO, 12-14).In verità Galileo affermava:

o~ ('-. 00"0,i - ..----D"apo a:ver-riPortato~1e p'aròIe di S. Agostino (v .5.) secondo il quale «lo~- -- 0_ J

rito diEo che_~~gt.rgY~.Jg>_B..lL.~:~.;,~l"_non~~~:y'~!~.!9 insegnare !agli ucminioocQ~e._ç_he_oJlQ.tL_;;i!l.~P.1:>~!..9.._~t~t~sU,,~nè~una utilità per la loro sal- }

I~~~t~,ndo più alnostro P,,,::01::-:,~:t:per n'IT,mfloaconseguenza, che non avendo voluto lo Spirito Santo insegnarci se il cielo simuova o stia fermo, n~ se la sua figura sia in forma di sfera o di disco o distesain piano, né se la terra sia contenuta nel centro di essa o da una banda, nonavrà manco avuta intenzione di renderei certi di altre conclusioni dell'istesso

, genere, e collegate in maniera con le pur ora nominate, che senza la detertninazione .J di esse non se ne 'può asserire questa o quella parte; quali sono il determinar delo moto e delia quiete di essa Terra e del Sole. E se l'istesso Spirito Santo ha pre-" termesso d'insegnarci simili proposizioni, come nulla attinenti alla sua intenzio-ne, ciò è alla nostra salute, come si potrà adesso affermare, che il tener in esse tquesta parte, e non quella, sia tanto necessario che l'una sia de Fide, e l'altra lerronea? Potrà dunque essere un'opinione eretica, e nulla concernente alla salu- \I te delle anime? o potrà dirsi, aver lo Spirito Santo voluto non insegnarci cosa '"f )'

\ concernente alla. salute?_lQ__gui di~i que~e intesi da pe~na eCcleSiastiCa]\ in eminentissimo grado (il ~), ciQ}~teqzlOne dello Spiritg San-00 to essere d'inseg~arci come si vadia al cielo, e non cornevìiaiail~~--~- '00'" • o • , •

, 'E, a proposito de~rmati o~sole» di Gs 10,12014: Galileo scriveva: o ~« ..oPerché le sue (di Giosuè) parolè'-erano ascoltate da gente che forse non ave-

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va altra cognizione de' movimenti celesti che di questo massimo e comunissimoda levante a ponente, accomodandosi alla capacità loro, e non avendo intenaioned'insegnargli la costituzione delle sfere, ma solo che comprendessero la grandez-za del miracolo fatto nell'allungamento del giorno, parlò conforme all'inten-dimento 10ro».13

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Il problema dell 'inerranza della Bibbia divenne ancora più acuto nelXIX sec. Con il progresso delle scienze. (teoria evoluzionistica di Darwin).La D.V. Il afferma che, tramite gli scrittori sacri, Dio vuole comunicarci laSua VERlTA' SALVIFICA, in modo che i libri della Scrittura lacontengano "fermamente, fedelmente e senza errore".

" In vista della nostra salvezza" della D.V. Il costituisce il PRINCIPIOFORMALE secondo cui va giudicato quello che Dio intende comunicare equello che l'agiografo vuole esprimere,

Con tale principio formale, si possono e si debbono risolvere le difficoltàdelle inesattezze geografiche e cronologiche della Bibbia.

Comunicare la "verità salvifica" è l'oggetto formale permanente dellaScrittura. Non si va alla Scrittura semplicemente perché essa non sbaglia,ma perché in essa ci è dato incontrare il "Verbum salutis" ,cioè la "PAROLA DELLA SALVEZZA".

Il Vaticano II ha reso un servizio storico alla fede dei cristiani con il"Nostrae salutis causa" . (D.V.ll).

Il cristiano che crede nell'ispirazione e nella verità del messaggiobiblico, deve saper rendere ragione oggi di questa sua fede .

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Un contenuto importante della rivelazione è l'ESCATOLOGIA, una voltachiamati i 4 NUOVISSIMI: morte, giudizio, paradiso, inferno.

PERCHE' C'E'LA MORTE?

La morte corporale è naturale, ma per la fede è (salario) del peccato.

Come conseguenza del peccato originale, la morte è entrata nel mondo(Gen.3,19).

Sebbene l'uomo possedesse una natura mortale, Dio lo aveva destinato anon monre.

La morte era contraria ai disegni di Dio Creatore.

Perciò la morte è l'ultimo nemico dell'uomo a dover essere sconfitto.

Anche Gesù ha subito la morte, propria della condizione umana, ma lasua obbedienza ha trasformato la maledizione della morte in benedizione.

Con la Sua morte ha sconfitto la morte, aprendo a tutti la possibilitàdella salvezza.

La morte può essere vinta da chi, come Gesù, vince il peccato. Quindiproclamiamo la morte dopo aver annunciato la speranza della resurrezione.

COS'E' LA MORTE?

E' la fme del pellegrinaggio terreno dell'uomo. E' la fine del tempo digrazia e di misericordia che Dio offre all'uomo, affinché realizzi la suavocazione e il suo destino ultimo.

La morte pone fme alla vita dell'uomo come tempo •apertoall'accoglienza o al rifiuto della grazia divina rivelata in Cristo (Qo 12,1-7).

Quando è finito l'unico corso della nostra vita terrena, noi nonritorniamo' più a vivere altre vite terrene.

In Ebr. 9,27: non c'è reincarnazione. La carne è il cardine della salvezza.Noi crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne

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COSA SUCCEDE DOPO LA MORTE?

Con la morte l'anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezionefinale, Dio, nella sua onnipotenza e in forza della risurrezione di Cristo,tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendoloalla nostra anima.

Questa è la nostra fede: il credo cristiano culmina con laproclamazione nella resurrezione dei morti e nella vita eterna.

Noi crediamo e speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti evive per sempre, così i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre conCristo che li risusciterà nell'ultimo giorno.

In 1 Cor. 15, 22 Cristo, primizia di coloro che sono morti.

La resurrezione dei morti è stata RIVELATA da Dio al suo popoloprogressivamente.

La speranza nella resurrezione corporea dei morti si è imposta comeconseguenza della fede in un Dio Creatore dell'uomo tutto intero ( anima ecorpo).

Inoltre il Creatore del cielo e della terra è anche Colui che è fedele allasua alleanza con Abramo e con la sua discendenza. In questa dupliceprospettiva comincerà ad esprimersi la fede nella risurrezione dei morti.

Nell'Antico Testamento i martiri Maccabei nelle loro prove confessanoquesta fede (2 Mac. 7,9-14 e 2 Mac. 9,9)

Nel nuovo Testamento Gesù insegna ai farisei che speravano nellarisurrezione. Ai Sadducei che la negavano Gesù dice che sono in errore,perché Dio non è un Dio dei morti, ma dei vivi (Mt. 22,32). Inoltre Gesùlega la fede della resurrezione alla sua stessa Persona. (Gv. 11,25): lo sonola Resurrezione e la Vita.

Noi risusciteremo come Lui, con Lui eper mezzo di Lui.

CHI RISUSClTERA' (Gv. 5,28-29)

Tutti gli uomini che sono morti, quanti fecero il bene per unarisurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

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COME RISORGEREMO? (lCor. 15,44)

Il come supera le possibilità della nostra intelligenza e della nostraimmaginazione, è accessibile solo nella fede. Cristo è risorto con il propriocorpo, ma non è ritornato ad una vita terrena. Allo stesso modo, tuttirisorgeremo con un corpo glorioso.

QUANDO? Cl Tes. 4,14)

Defmitivamente nell 'ultimo giorno alla fme del mondo. L a risurrezionedi morti è associata alla Parusia.

QUALE E' LA CONDIZIONE DEI DEFUNTI TRA LA MORTE E LARISURREZIONE UNIVERSALE?

Per questo problema è intervenuta, nel 1979, la Congregazione per ladottrina della fede.

Ogni uomo, fmo al momento della sua morte, riceve nella sua ANIMAIMMORTALE la RETRIBUZIONE ETERNA m un GIUDIZIOPARTICOLARE: per cui o passerà attraverso una purificazione, o entreràimmediatamente nella beatitudine del cielo o si dannerà immediatamente.

L'essenziale perciò si compie subito.

Questo GIUDIZIO PARTICOLARE su cosa si baserà?

A CIascuno il frutto delleSan Giovanni della Croce, scnve

giudicati sul! 'amore" .

sue aZlO111 CMt. 25,31)."Alla sera della vita, saremo

Tra la morte individuale e la risurrezione universale, si parla di un veroe proprio STADIO INTERMEDIO COSCIENTE, non di pura attesa nelsonno, ma neppure di completezza, sia perché Cristo non si è ancoramanifestato gloriosamente, sia perché l'uomo non è intero.

SENTENZA IMMEDIATA - COMPIMENTO FUTURO

Non si può stabilire di quale proporzione e qualità sarà il completamentoche le caratterizzerà con la parusia e il giudizio fmale.

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Page 25: Trattato di teologia fondamentale

IL GIUDIZIO PARTICOLARE

IL CIELO: Coloro che muoiono in grazia e che sono purificati vivonoper sempre con Cristo.

Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedano così come egli è, facciaa faccia ( 1 Giov.3.2).

Il cielo, cioè questa comunione di amore con Dio è il fine ultimodell 'uomo, è lo stato di felicità suprema e definitiva.

Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sonoin Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione.

La Scrittura ce ne parla con immagini (Gen. 3,2; Coro 18,4 ; Le. 23,43 ;Ap.2,7)

LA PURIFICAZIONE FINALE O PURGATORIO

Coloro che muoiono nella grazia e nell' amicizia di Dio, ma non sonoperfettamente purificati, sebbene siamo certi della loro salvezza eterna,vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine diottenere la santità necessaria per entrare nella grazia del Cielo.

La Chiesa chiama PURGATORIO questa purificazione fmale degli eletti.

La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio neiConcilii di Firenze e di Trento, rifacendosi alle Scritture ( 1 Cor. 3,15; Me12,31-32)

Questo insegnamento poggia anche sulla pratica delle preghiere per idefunti di culla Scrittura parla (2 Mac. 12,41)

La Chiesa ha onorato, fin dai primi tempi, la memoria dei defunti e haofferto per loro SUFFRAGI, in particolare il sacrificio eucaristico.

La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze, le opere dipenitenza a favore dei defunti.

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Page 26: Trattato di teologia fondamentale

L'INFERNO: LA MORTE ETERNA

Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente diamarl.o.

Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui,contro il nostro prossimo o contro noi stessi (l Gv. 3.15)

Morire in peccato mortale senza essere pentiti e senza accogliere l'amoremisericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da Lui per unanostra libera scelta.

Questo stato di defmitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio sichiama inferno.

Gesù parla ripetutamente della Geenna, del fuoco (ML 25,41)

La Chiesa afferma l'esistenza dell'inferno e della sua eternità.

Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno, questa è laconseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cuisi persiste sino alla fine.

IL GIUDIZIO FINALE

La risurrezione di tutti i morti (dei giusti e degli ingiusti), precederà ilgiudizio finale.

Allora ci sarà la separazione (M!. 25,31)

In Gv. 5,28-29 il giudizio finale manifesterà il bene che ognuno avràcompiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena.

Il giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo.

Solo il Padre ne conosce l'ora e il giorno (M!. 24,35)

Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristoglorificati in corpo e anima e lo stesso universo sarà rinnovato.

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Page 27: Trattato di teologia fondamentale

Questo misterioso rinnovamento che trasformerà l'umanità e il mondo,dalla Sacra Scrittura è definito con l'espressione ''NUOVI CIELI e unaterra nuova" (2Pt. 3,13)

In questo nuovo universo, Dio dimorerà in mezzo agli uommi (Ap.21,4)

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Page 28: Trattato di teologia fondamentale

LA FEDE, RISPOSTA DELL'UOMO ALLA RIVELAZIONE

Alla rivelazione, all'automanifestazione di Dio per noi e per la nostra salvezza,l'uomo risponde con l'adesione e la sottomissione di sé, con l'accettazione cioè di unnuovo rapporto personale, di cui inizio e radice è la FEDE.

CHE COSA E' LA FEDE? COSA SIGNIFICA CREDERE?

La fede è, prima di tutto, un DONO di Dio interamente GRATIJITO.San Paolo insiste molto su questo carattere gratuito della fede.n Concilio Vaticano II nella DV. n. 5 parla della fede cosi': "A Dio che si rivela è

dovuta 1'obbedienza della fede, con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutto interoliberamente, prestandogli il pieno ossequio dell' intelletto, della volontà eacconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui".

Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene esoccorre, ci vogliono gli aiuti interiori dello S.Santo, che muova il cuore e lo volga aDio, che apra gli occhi della mente.

Il Concilio mira ad una fede matura, perfetta, di cui mette in risalto con insistenzail carattere profondamente PERSONALE, LIBERO e TOTALE.

Secondo la DV. la rivelazione non è solo un complesso di verità e di norme, ma èDio stesso che entra nella storia, perché vuole stringerei in comunione con Sé.

La fede vuole la risposta adeguata a questo Dio che ci parla e ci manifesta il suoprogetto.

La fede, quindi, non è semplice accettazione passiva di un complesso di verità, maessa è, prima di tutto, l'INCONTRO con una PERSONA presente, che mi invita e miattrae.

E' mettersi davanti a Lui, è riconoscerlo, con l'aiuto della sua grazia comel'ALTRO al quale l'uomo è unito e che costituisce la sorgente e il fine del nostrodestino personale.

La fede è perciò riconoscimento, stima, relazione personale, dialogo e quindiascolto amoroso, scelta, adesione.

Senza dubbio è anche credere un complesso di contenuti, ma la fede è soprattuttoaccoglienza di una Persona vivente, accettazione di Cristo, unico Salvatore. .

CREDERE è vedere in Cristo che mi viene incontro Colui che mi completa, chemi realizza, che mi appaga.

La fede è il "SI" di Abramo, il "SI" di Mosè, il "SI" di Giuseppe, il "FIAT" diMaria."SI" che vuole dire '''credere in Dio", ossia darsi, affidarsi e abbandonarsi totalmentea Lui, come il bambino si abbandona nelle braccia della mamma e si lascia portaredove vuole lei, perché si sente al sicuro.

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Page 29: Trattato di teologia fondamentale

Il Concilio parla di OBBEDIENZA: ossia il darsi a Dio della persone tutta intera(intelletto, volontà, cuore, corpo, presente e avvenire, in maniera radicale, assoluta,definitiva).

Nella fede quindi ci sono due aspetti complementari:un aspetto negativo di spoliazione, di abbandono, di umiltà

- un aspetto positivo di fiducia, di dono, di impegno totale.Come ogni dono di Dio, la fede esige che l'uomo cessi di contare su sé stesso.

Credere significa non contare più su di sé per contare solo su Dio.

Nel momento in cui l'uomo si affida al Signore e si fida di Lui totalmente eciecamente,la fede diventa ALLEANZA o comunione d'Amore, fusione cioè di due volontà:della miavolontà con la volontà di Dio, cosi' ad arrivare ad avere il cuore di Cristo, a vederetutto e tutti con gli occhi e il cuore di Gesù.

Nella misura in cui la fede diventa effettiva fusione con il Signore, essa è anchepartecipazione della sua potenza. "Tutto è possibile a chi crede" (Mc. 9,22-23).

COME SI ARRIVA ALLA FEDE?

La fede, adesione personale e totale a Lui e al suo messaggio, è quindiaccettazione del MISTERO, che, per la sua troppo lumin-osità, abbaglia la miaintelligenza ed è incapace a recepirlo da sola. Da qui l'oscurità che è unacaratteristica essenziale della fede.

In questa situazione l'intelligenza, per arrivare a dire di "si" ha bisogno dellabuona volontà che l'aiuti e la spinga.

La VOLONTA' ha dunque una parte essenziale nella genesi e nella conservazionedella fede, la quale è perciò LIBERA.

Dio che ha creato l'uomo libero, vuole un assenso e un amore volontario e libero.La libertà nell'atto di fede è stata affermata anche dal Vaticano II nella

"Dichiarazione sulla libertà religiosa" ("Dignitatis Humanae" n. lO).INTELLIGENZA APERTA e VOLONTA' LIBERA e ben disposta non bastano perarrivare alla fede.

Questa non è il risultato della semplice attività umana: è il FRUTTO dell'azionecombinata di Dio e dell 'uomo, più di Dio che dell 'uomo (DV n. 5).

E' lo S. Santo che dà a TUTTI la gioia di aderire alla Parola di Dio e di viverla.Se solo sotto l'influsso della Grazia si può giungere alla fede, l'aver fede non deve

essere il vanto di nessuno.24

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I fedeli non possono ritenersi una specie di "club degli eletti" che guardano consufficienza e giudicano chi non è fedele.

PROGRESSI E REGRESSI NELLA VITA DI FEDE

Dio non si limita a concedere la grazia della fede, ma la perfeziona mediante i suoidoni continui, perché giunga anche all'eroismo della fede, come i martiri.

In tutto questo processo di sviluppo Dio lascia sempre libero l'uomo: di qui lanecessità della corrispondenza alla grazia di Dio.

La fede, al suo sorgere, è qualcosa di embrionale, che deve diventare cosciente,adulta, matura, responsabile.

La fede nel suo evolversi passa attraverso diverse fasi: può arrivare ad essere unostato solidamente acquisito, può risolversi in un continuo combattimento fino aspegnersi.

Purtroppo la fede si può anche perdere. Certi regressi nella fede sino a perderla,non sono sicuramente da attribuire a Dio.

Quando uno perde la fede, ciò avviene per sua iniziativa.Il Signore da parte sua, non può lasciare incompiuto il proprio piano: Dio non

abbandona, se prima non è abbandonato.Lo S. Santo offre a tutti, o prima o poi, i suoi doni, in modo non solo da aiutarci a

conservare la fede, ma da condurci ad un progresso nella penetrazione dellarivelazione e nell'adesione ad essa.

Tutto questo però si realizzerà se VORREMO: occorrerà cioè la nostracooperazione all'azione dello S. Santo.

DIFFICOLTA' A CREDERE OGGI

Le cause permanenti del! 'incredulità sono:l'IGNORANZA" in genere e quella religiosa in particolare, dovuta alla mancanzadi istruzione o di educazione della propria fede.

_ L'IRRIFLESSIONE totale, caratterizzata dalla superficialità, dalla esteriorità,dalla mancanza di silenzio interiore e preghiera.

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Page 31: Trattato di teologia fondamentale

La SUPERBIA: credere significa riconoscersi creature, ammettere i propri limiti,all' opposto del superbo, che tende invece all' autosufficienza, all' assolutaautonomia.

- Lo SCANDALO DEI CREDENTI, soprattutto di coloro che dovrebbero essere le"guide" degli altri.Le cattive DISPOSIZIONI della VOLONTA', determinato dalle paSSIOnInondomate e in particolare dalla concupiscenza.

L'indifferenza religiosa e l'ateismo, caratteristici del nostro secolo, si estendonosempre più.

L'ateismo, che oggi è per il credente una continua tentazione, potrebbe tuttaviaessere anche l'occasione per un risveglio della propria fede.

Eliminate quelle che Buber chiama "le scimmie di Dio", ossia le immagini e leconcezioni indegne di Lui, l'uomo raggiungerà la maturità e ritroverà il Dio di GesùCristo.

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FEDE ANCHE TRA I NON CREDENTI?

Contrariamente alle apparenze, ci può essere una fede rudimentale anche fra i noncredenti e i non praticanti.

Dio, volendo sinceramente TUTTI salvi, dà a tutti le grazie necessarie e sufficientiperché arrivino, se vogliono, almeno a credere " che Egli esiste e che dà laricompensa a quelli che lo cercano".

Ci potrebbe essere un barlume di fede perfmo tra coloro che si professano atei,poiché spesso essi negano non il vero Dio, ma una caricatura di Dio, un idolo.

LA CRESCITA DELLA FEDE

La fede va conservata e deve crescere. In che modo?La crescita della fede può avvenire per tre vie:

l) la VIA SACRAMENTALE che, aumentando la grazia, aumenta anche le virtùinfuse

2) la VIA della PREGHIERA3) la VIA degli ATTI PROPRI DELLA FEDE, cioè la libera accettazione della verità

rivelata e soprattutto l'abbandono totale a Dio.Importante per la crescita della fede è anche lo STUDIO delle cose sacre, purchèumile, serio, onesto e soprattutto la MEDITAZIONE della Bibbia.

Page 32: Trattato di teologia fondamentale

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La Parola di Dio sostiene e dà vigore alla chiesa e, per i figli della chiesa, dàsaldezza della fede. (DV.n.21).

Perciò tutta la chiesa deve stare" in religioso ascolto della Parola di Dio e, primofra tutti, il Magistero della chiesa, il quale non è superiore alla Parola di Dio, mabensi' al suo servizio". (DV.n.lO).

FEDE E COMUNITA'

Con l'ascolto della Parola, urto dei mezzi per la conservazione e lo sviluppo dellafede, è la comunione con la fede della comunità.

La fede, che è essenzialmente personale, non è una vita solitaria: è un bene dellacomunità a cui partecipano gli individui.

Non si incontra Dio se si pretende di andare a Lui separandosi dagli altri,estraniandosi dalla Comunità.

Se è la fede che fa la comunità, è altrettanto vero che è la comunità che fa la fede.Più una comunità sarà credente, viva, impegnata e più dalla ricchezza attingeranno

i singoli.La comunità ecclesiale è il "luogo normale" della fede: il cristiano è un "uomo di

Chiesa".La Chiesa è il terreno che ci sostiene.

FEDE, SPERANZA E CARITA'

Anima della fede è il desiderio di arrivare alla pace con Dio e all'unioneimmediata con Lui nella vita eterna, esse, quindi non può esistere separata dallasperanza e dalla fiducia.La fede è autenticamente tale nella carità verso Dio e verso gli uomini. Solo nellacarità la fede raggiunge la sua pienezza.

FEDE E AZIONE

Le opere non sono semplicemente un segno, una manifestazione della fede, masolo la RISPOSTA stessa della fede.

"La fede senza le opere è morta" (Giac. 2,17)Credere oggi significa partecipare fmo in fondo alla crisi e alla ricerca dell'uomo

contemporaneo, condividere la sua passione di giustizia e di fratellanza, non solo

Page 33: Trattato di teologia fondamentale

attraverso la testimonianza di un impegno personale, ma anche attraverso lo sforzocomunitario per trasformare le strutture della società, in modo da preparare un futuroautenticamente umano e più conforme al piano divino della salvezza.La salvezza da procurare all 'uomo non è salvezza spirituale, ma è salvezza di tuttol'uomo, anche del corpo, di tutti gli uomini, anche della società: è liberazione totale.Nella G.S. n° 43, il Concilio ricorda" Il cristiano che trascurasse i suoi impegnitemporali, trascurerebbe i suoi doveri verso Dio e verso il prossimo e metterebbe apericolo la propria salvezza eterna".

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TEOLOGIA,APPROFONDIMENTO DELLA RIVELAZIONE E DELLA FEDE

La fede non va solo conservata, ma pure approfondita. Se è adesione al mistero, èanche ricerca.

Lo scopo della teologia è approfondire metodicamente e scientificamente ilcontenuto della fede.

ETIMOLOGIA E DEFINIZIONE:

La parola Teologia significa discorso intorno alla divinità, discorso su Dio.Oggi per Teologia si intende la scienza che tratta di Dio e di tutto ciò che dice

rapporto a Lui come al suo principio e al suo fine.Ogni disciplina che possiede un oggetto e un metodo proprio e conduca ad una sintesicomunicabile si indica con il nome di SCIENZA.Quindi la TEOLOGIA è una scienza: essa ha infatti il suo oggetto, il suo metodo, lasua unità e la sua sistematizzazione.La differenza fra la scienza teologica e le altre scienze sta nel fatto che la Teologia haper oggetto DATI SOPRANNATURALI, conoscibili solo mediante la fede ( laragione si mette al servizio della fede), mentre le scienze umane studiano DATIconoscibili naturalmente con la ragione.- Di Dio e del divino si può parlare fondandoci solo sulla ragione e su ciò che essa

può arrivare a conoscere di Lui attraverso il creato. In questo caso avremo laTEOLOGIA NATURALE o TEODICEA, che è la vetta più alta della filosofia.

- Di Dio, dell 'uomo e del mondo si può parlare alla luce della fede e quindi dellarivelazione e allora abbiamo la TEOLOGIA SOPRANNATURALE, che si puòdefinire" la scienza della rivelazione", cioè la scienza di ciò che Dio ci ha rivelatocon gesti e parole e che noi dobbiamo credere.

- A costituire la Teologia concorrono due elementi:- il carattere scientifico- il dato rivelato, che ne è l'oggetto e la luce, sotto la quale ci si muove.

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OGGETTO DELLA TEOLOGIA:

l) L'oggetto materiale della teologia è quello stesso della fede: è il contenuto dellarivelazione, cioè Dio.La fede lo considera come "credibile", mentre la teologia in quanto "intellegibile",cioè in quanto avente senso e valore al1a luce della fede e della ragione.

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2) L'oggetto formale quod, cioè l'aspetto particolare sotto il quale lo si considera è ilDio Vivente. Il Dio di cui parla la teologia non è un concetto astratto, né un Diomuto, ma il Dio Vivente, le cui parole e i cui gesti riempiono i Due Testamenti.Quindi l'oggetto formale della teologia è il Dio della salvezza, il Dio che ci salvaper mezzo del Cristo.

SU COSA SI FONDA E SU COSA LAVORA LA TEOLOGIA?

La Teologia si fonda e lavora sui cosi detti "DATI della RlVELAZIONE".La Teologia è infatti la scienza della fede e quindi della Rivelazione.Il dato rivelato costituisce l'oggetto della teologia.Fare della teologia vuole dire mettersi alla scuola della Parola di Dio, per renderei

conto del piano di salvezza, per ricercare alla sua luce la soluzione dei fondamentaliproblemi umani.1) La PAROLA DI DIO è e deve essere il FONDAMENTO PERENNE della

teologia.Il teologo parla di Dio, dell'uomo e del mondo, ma secondo quello che Dio stessoha detto. La Teologia non può mai diventare una scienza autonoma, ma devesempre servire umilmente la Parola di Dio. Per questo la Teologia èessenzialmente" soprannaturale".La D.V. n? 21: riafferma l'importanza fondamentale della Scrittura per la teologia.

2) La PAROLA DI DIO è inoltre per la teologia FORZA di RINGIOVANIMENTO.La Parola di Dio è sempre viva e feconda, perciò tuffarsi in essa è ringiovaniresempre.

3) La PAROLA DI DIO è l'ANIMA della teologia. Come l'anima è il principio diunità e di vita dell' organismo, cosi' la Parola di Dio deve fornire la trama a tutta lateologia, che abbia le stesse fmalità della Rivelazione, cioè la nostra salvezza.

La Rivelazione è contenuta nella Bibbia (parola di Dio scritta) e nella Tradizione(Parola di Dio tramandata).

L'una e l'altra costituiscono assieme il cosidetto " DEPOSITO DELLARIVELAZIONE", che in Cristo ha la sua fonte e la sua scaturigine.

Fra Bibbia e Tradizione non c'è contrasto e non si tratta neppure di due fontiparallele: tutto quello che è nella Bibbia è incluso anche nella Tradizione.Gesù non ha scritto nulla: il suo insegnamento lo ha consegnato, a viva voce: agliapostoli i quali lo hanno, a loro volta, tramandato per scritto e a voce.

Parola scritta e tramandata sono state consegnate alla Chiesa, il cui compito èquello di conservare integralmente, interpretare fedelmente e difendere il "DEPOSITO" ricevuto.

Il Magistero è l'organo di trasmissione della Parola di Dio." La Teologia, insegna il Concilio, si basa, come su fondamento perenne sulla Paroladi Dio scritta unitamente alla Sacra Tradizione" (D.V. n. 24).

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Assolutamente no.Cristo non ha consegnato il suo messaggio di salvezza ai singoli uomini credenti,

lasciati liberi di interpretarlo e di viverlo a piacimento; lo ha affidato agli Il, a Pietroe agli altri apostoli, costituiti da Cristo stesso PASTORI della comunità dei credenti.

Questo servizio non si esaurisce con la morte degli apostoli, ma continua.La Teologia PROTESTANTE, che non riconosce nella Chiesa e nei suoi pastori

dei "maestri" ed è ancorata alla "sola Scrittura", non tiene conto né della Tradizione,né del magistero ecclesiastico. La "sola Scrittura" e il "libero esame" di essa, sonodue linee fondamentali.

La Teologia ORTODOSSA, che riconosce anche la Tradizione, ammette solo unmagistero infallibile legato ai Concili ecumenici ( per gli ortodossi solo i primi setteconcili sono ecumenici). Non riconosce nel Papa un primato di giurisdizione su tuttala Chiesa e la prerogativa della infallibilità.

21La Teologia CATTOLICA, riconosce come Rivelazione la Bibbia e la Tradizione

e nel Papa da solo e nei Vescovi uniti al Papa un Magistero sempre autentico e, acerte condizioni, infallibile.

PUO' LA TEOLOGIA CATTOLICA FARE A MENO DEL MAGISTEROECCLESIASTICO?

QUALE CONTRIBUTO PUO' OFFRIRE LA RAGIONE ALLA TEOLOGIA?

La teologia lavora sul dato della Rivelazione, alla luce dell'insegnamento delmagistero ecclesiastico, da cui non si può prescindere.

Ma la ragione non può essere estranea alla teologia. La teologia la fa l'uomo el'uomo, per definizione, è un essere ragionevole.

I principali contributi della ragione sono:

1) Fornisce alla teologia concetti e termini, che però devono essere epurati all~ lucedella rivelazione. Concetti e termini che, applicati dalle creature a Dio, hanno unvalore non univoco, né equivoco, ma analogico.Non univoco, perché Dio è infinito e la creatura è finita.Non equivoco, perché altrimenti non potrei conoscere nulla di Dio o quello checonosco e affermo è falso.Valore analogico, cioè in parte coincidente e in parte no. Quando dico che Dio è"persona", questo termine è analogico: in parte coincide e in parte no, con il

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Page 37: Trattato di teologia fondamentale

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concetto di persona applicato all'uomo.2) Aiuta non a dimostrare i misteri, ma a mettere in risalto la non-assurdità di essi.

Qui per "mistero" si intende una verità o una realtà che supera la capacitàconoscitiva e dimostrativa della ragione umana: per es. la Trinità, l'Incarnazione.Si tratta di realtà superiori alla capacità umana per un eccesso di luce, non perchéirrazionali o assurde.

3) Offre i motivi di credibilità della Rivelazione e del cristianesimo, in modo chela federisulti "ragionevole ossequio".

LA TEOLOGIA HA CONOSCIUTO UN PROGRESSO?

Certamente la teologia ha conosciuto, in questi duemila anni, un progresso.Si può paragonare al seme che diventa germoglio, alberello, pianta con rami e

fronde.La fede rimane quella, la Rivelazione resta identica, è l'approfondimento

cosciente e sistematico della fede e della Rivelazione che progredisce.Si può parlare quindi di "evoluzione" teologica, ma non si tratta di evoluzione

eterogenea, bensi' di evoluzione omogenea.L'evoluzione eterogenea presuppone un cambiamento essenziale della fede,

mentre quella omogenea suppone un mantenimento essenziale della fede.La verità, se è verità, si può approfondire, si possono in esse scoprire dimensioni o

aspetti sconosciuti o dimenticati, ma non può cambiare in se stessa.Lo sviluppo della teologia si opera sotto due spinte: quella dello spirito umano che

vuole approfondire la verità e quella della necessità di togliere gli errori e leminacce contro l'ortodossia.(= retta credenza conforme ai dogmi ufficialmenteinsegnati).

Sono da tenere presenti anche la cultura, i segni dei tempi e la sensibilità dellacomunità cristiana.

In determinati ambienti, in determinate culture, possono essere avvertitideterminati problemi, di cui la teologia deve tener conto.

Ecco perché oggi abbiamo la teologia della pace, della speranza, della liberazione,del lavoro ecc ..

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•CHE RAPPORTO ESISTE FRA TEOLOGIA E CULTURA?

Certamente un rapporto ci deve essere. Se la teologia è fatta per la salvezzadell'uomo e siccome l'uomo è immerso in una cultura, occorre che la teologia siincontri con essa.Consapevole che la rivelazione cristiana è indirizzata a tutti gli uomini di ogni tempoe di ogni luogo, il teologo deve essere pronto a ritradurla ed esprimerla in qualsiasiciviltà.

Il ponte fra fede e cultura non può però essere gettato a danno della fede ,scardinando iprincipi fondamentali di essa, perché sarebbe un tradire la verità.

E' stato il tentativo degli gnostici dei primi secoli e dei modemisti, agli inizi diquesto secolo.

DIVISIONE DELLA TEOLOGIA

La Teologia è una scienza unica perché ha un unico oggetto formale: la Rivelazione.La Teologia è insieme teorica e pratica: è la contemplazione dei misteri della salvezzaed edificazione di Cristo in noi.Per comodità, siamo soliti dividere i due aspetti teorico e pratico in due materiedistinte che sono la TEOLOGIA DOGMATICA e la TEOLOGIA MORALE.

r La Teologia dogmatica studia i dogmi ( = verità formalmente rivelate da Dio e cometali proposte a credere solennemente dal Magistero della chiesa) della fede, nei suoivari trattati.La Teologia morale, sempre fondata sulla rivelazione, presenta i principi cristiani che

j devono regolare la vita dell'uomo. Quindi la teologia morale risponde alla domanda:che cosa il cristiano deve fare?La TEOLOGIA DOGMATICA o sistematica, quanto alla materia, si può suddividerein diverse discipline, che sono:

la teologia biblica, che consiste nel tornare, per approfondirlo, al Kerigma dellafede ( = primo annuncio).

- La teologia spirituale, che è lo studio della pienezza della vita teologale del,cristiano e dei mezzi per raggiungerla

- La teologia pastorale, che studia i principi teologici che devono guidare l'azioneconcreta pastorale della chiesa e che indica i mezzi per un apostolato efficace

- La teologia missionaria, quella ecumenica,ecc.Alla teologia dogmatica detta "speciale" si fa precedere la TEOLOGIAFONDAMENTALE, che ha l'importante compito di presentare la credibilità dellafede cattolica, di giustificare di fronte al credente e al non credente l'atto di fede, inmodo che risulti un "ragionevole ossequio".

Page 39: Trattato di teologia fondamentale

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Il compito quindi della teologia fondamentale è giustificativo e difensivo(apologetico ).Il metodo preferito è quello "positivo", che invece di essere "deduttivo", come ilmetodo scolastico tradizionale (un trattato, varie tesi, ogni tesi sistematicamentedimostrata), è preferenzialmente "induttivo" (ricerca nelle fonti della verità e poi,in ultimo, presentazione sistematica). r

• QUALI DISPOSIZIONI SI DEBBONO AVERE NELLA RICERCATEOLOGICA?

Giovanni Paolo II, nel discorso tenuto in S.Pietro nel Nov. 79 ai docenti ed alunnidegli Istituti ecclesiastici romani, in occasione dell'apertura dell'anno accademico,dava queste indicazioni, sempre valide:l) La ricerca teologica, più che essere una ricerca fredda ed intelletualistiéa, deve

essere una ascensione verso la verità suprema di Dio, rivelatasi in Gesù Cristo.2) I requisiti perché sia vera ascensione sono: l'UMILTA'. Il teologo, di fronte a

Dio deve stare in atteggiamento di ascolto. E' Dio che ha preso l'iniziativa dicomunicare la sua parola all 'uomo, affinchè questa Parola sia criterio dicomportamento; sia annunciata, approfondita; sia testimoniata con unacondotta coerente e fedele. Questa, secondo il Papa è la vocazione del Teologo.

3) L'umiltà apre la strada alla fede: Alla iniziativa di Dio segue la rispostadell'uomo. La fede integra l'intelligenza. Per questo i grandi teologi ( S.Tommaso) hanno costruito le loro opere più pregando che dissertando. Ilteologo non può non essere un uomo di preghiera. Il Papa dice: " un autenticoimpegno teologico non può né cominciare ne concludersi, se non inginocchio" .

4) Il dialogo di comunione il teologo lo deve coltivare con la Chiesa.,·

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-LE FONTI

La Rivelazione ha avuto veramente luogo? Il Cristo della nostra fede corrisponde al

Cristo della storia?Queste domande si possono risolvere rifacendoci alle FONTI, cioè ai documenti antichi

che ci parlano di Gesù.Le FONTI che riguardano la vita di Gesù si dividono in:FONTI NON CRISTIANE eFONTI CRISTIANE

Le Fonti non cristiane si suddividono in:- Fonti giudaiche e

Fonti pagane.

'35

Le Fonti cristiane si suddividono in:Fonti apocrife eFonti canoniche.

LE FONTI NON CRISTIANE:

Fonti giudaiche

1) IL TALMUD

Con la distruzione di Gerusalemme e dello Stato Giudaico, avvenuta nel 70 d.C .. la vitadel giudaismo palestinese rimase rappresentata dalla corrente dei farisei, che sidedicarono a raccogliere e perpetuare la tradizione orale che,' insieme con la Bibbia,formava l'unico patrimonio del giudaismo.

I dottori farisei che si dedicarono a questo lavoro lungo i secoli I e III, furono chiamatiTannaiti.

Dopo di loro vennero gli Amorei che continuarono l'opera fino alla fine del secolo V.Ai Tannaiti si deve il codice della MISHNA' (= ripetizione) , che una raccolta di

tradizioni.Agli Amorei si deve il commento alla Mishnà , che si chiama GHEMARA' (=

completamento).Dall'unione della Mishnà e delle Ghemarà è nato il TALMUD, di cui esistono due testi:

uno palestinese e l'altro babilonese.Il Talmud ci offre quindi un insieme di sentenze, di decisioni, di fatti che risalgono al

periodo maccabaico.Questi testi presentano leggende e calunnie su Gesù.

2) GIUSEPPE FLA.VIO

E' uno storico ebreo. Egli nomina Gesù e i cristiani solo in tre passi del suo libro su leAntichità giudaiche, composto intorno all'anno 93- 94

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Le fonti pagane storiche

1) PLINIO IL GIOVANE

E' un uomo politico. Il più antico testo latino in cui si trova menzionato Cristo, è la"Lettera-rapporto" inviata verso il 112 all'imperatore Traiano dal nipote del naturalista,

allora proconsole in Bitinia. . .Plinio il Giovane domanda come si deve comportare con i cristiani, assai numerosi in

• tutta la provincia.

2) TACITO

E' uno storico romano. Negli" Annali" incolpa i cristiani ( il cui nome proveniva loro daCristo) dell'incendio di Roma, avvenuto nel 64 d.C.

3) SVETONIO

E' uno storico romano. Nella sua "Vita dei primi dodici Cesari", composta nel 120, alcapitolo 16 dove parla della vita di Nerone, accenna ai cristiani martirizzati da questo

imperatore e alla nuova ""superstizione".

4) ADRIANO

Imperatore dal 117 al 138, chiude la serle delle testimonianze maggiori con due

rescritti.

LE FONTI CRISTIANE NON CANONICHE

1) I VANGELI APOCRIFI

I vangeli apocrifi (= nascosto) si chiamano cosi' perché il loro vero autore è rimastosegreto o perché sotto il velo della storia nascondono spesso favole o errori. Essi si

distinguono in tre classi:

a) GNOSTICI (sec. Il)b) DEVOZIONALI (sec. II-V)c) PSEUDO-CANONICI

2) GLI AGRAPHA

Gli agrapha (= 'non scritti) sono massime, parole di Cristo non raccolte nei nostri libricanonici. Le loro origini si fanno risalire al Il secolo.

3{

Page 42: Trattato di teologia fondamentale

LE FONTI CRISTIANE CANONICHE

Sono gli scritti inseriti nel "CANONE", cioè nell'elenco dei libri che la chiesa ritiene"ispirati", PAROLA DI DIO.

1) LE LETIERE DI SAN PAOLO

San Paolo non si è prefisso di narrare la vita di Gesù. Le sue lettere, scritte tra il 51-66,sono indirizzate a cristiani già istruiti al Vangelo, tuttavia da esse si possono ricavare i datipiù importanti della vita di Gesù.

2) GLI ATI I DEGLI APOSTOLI

In questo libro ( scritto intorno il 63 da Luca), che è un diario della prima comunitàcristiana, è riportato lo schema del "Kerigma", cioè del primo annuncio ai non cristiani, laproclamazione pubblica della salvezza che si ha in Cristo crocifisso e risorto e dellanecessità della fede in LUI."

3) I VANGELI

Nella " Dei Verbum, "5,18 si legge che i Vangeli sono la principale testimonianzarelativa alla vita e alla dottrina di Gesù.

La tradizione cristiana ne ha riconosciuti autentici solo quattro e precisamente quelli diMatteo, di Marco, di Luca e di Giovanni.

COSA SIGNIFICA IL TERMINE VANGELO?

Il termini deriva dal greco evanghelion che significa BUONA NOTIZIA, LIETOANNUNCIO.

Tale termine nella cultura greca, indica un lieto annuncio relativo ad eventi di caratterepubblico decisivi per la vita di una persone, o della collettività. (es: una vittoria militare).

Il termine vangelo fu usato, più tardi, anche per designare ogni buona notiziariguardante la casa imperiale. Un fatto della vita dell'imperatore era considerato un lietoannuncio per gli uomini. '

Per noi cristiani, il lieto annuncio è una PERSONA: Gesù, il Figlio di Dio, il Messia, ilSalvatore.

TAPPE DI FORMAZIONE DEI VANGELI

1) Ci furono i FATII: Gesù con la sua vita, la sua predicazione, la sua morte e la suarisurrezione.Gesù non ha lasciato nessun scritto e nemmeno si è preoccupato di incaricarequalcuno di scrivere la sua vita. L'unica raccomandazione che aveva fatto ai suoidiscepoli era quella di andare ad annunciare a tutti il suo messaggio.

2) Segui' la PREOICAZIONE ORALE dei discepoli. Dal primo annuncio (Kerigma) sipassò ad una catechesi più strutturata.

Page 43: Trattato di teologia fondamentale

3) LE TRADIZIONI: Cominciarono a circolare le prime raccolte scritte dei DETTI di Gesù,cioè le parole più significative pronunciate da Gesù.

PERCHE' FURONO SCRITTI I VANGELI?

4) REDAZIONE dei vangeli quali noi li possediamo oggi e che la tradizione attribuisce aMatteo, Marco, Luca e Giovanni.Per REDAZIONE intendiamo un lavoro di raccolta, di scelta, di organizzazione e distesura finale del materiale orale e scritto presente nella comunità cristiane ad operadei singoli evangelisti. ( DEI VERBUM n 19).

Con l'andare degli anni, una redazione del messaggio di Gesù si era resa necessaria:1) per il venir meno dei testimoni oculari2) per soddisfare alle esigenze delle nuove comunità nate fuori della palestina,

bisognose di riferirsi a documenti scritti oltre che alla predicazione orale.3) per dare un resoconto ordinato degli avvenimenti accaduti4) per trasmettere la fede ed edificare la chiesa, secondo il comando di Gesù.

CHE COSA HANNO VOLUTO SCRIVERE?

La materia dei vangeli proviene dalla tradizione precedente orale e scritta. GliEvangelisti non hanno inteso riportarla tutta, ma hanno voluto solo scrivere dei prontuaricatechistici. Non hanno quindi scritto una biografia di Cristo. I Vangeli sono dei sommaridella predicazione primitiva, di una predicazione atta a suscitare la fede e ad orientare lavita morale.

C'E' DA FIDARSI DEI VANGELI?(ATTENDIBILITA' E CREDIBILITA' STORICA DEI VANGELI)

Non è un aspetto di secondaria importanza sapere se i vangeli sono credibili, cioè sequanto affermano sia fondato e documentabile.

A favore della validità e della credibilità dei vangeli ci sono alcuni fatti:1) i vangeli ricostruiscono l'ambiente storico, geografico, politico, culturale del tempo di

Gesù. I luoghi, i personaggi, le usanze, il modo do vivere descritto dai vangelicorrisponde con esattezza alla realtà della Palestina nel 10 secolo d.C ..

2) Le scoperte archeologiche ( piscina di Siloe, Cafarnao) confermano come esatte lericostruzioni operate dai vangeli.

3) La scoperta dei manoscritti a Qumran sul Mar Morto nel 1947 attesta che al tempo diGesù esistevano e si contrapponevano alcune correnti religiose, proprio come narranoi vangeli.

4) I testimoni della vicenda di Gesù ( gli evangelisti) non avrebbero potuto raccontare fattilontani dalla realtà, perchè sarebbero stati smentiti subito da altri testimoni oculari.

Page 44: Trattato di teologia fondamentale

3)

Quindi possiamo concludere che i vangeli sono FONTI ATIENDIBILI, AUTENTICHE,- FONDATE su precisi fatti storici.

Gli Apostoli e la Chiesa nascente non hanno falsato Gesù. La testimonianza deglievangelisti e di quanti hanno contribuito alla formazione dei vangeli è meritevole di fiduciaperché oggettivamente fondata, mentre non lo è il pregiudizio sistematico di sospetto.

Contro gli errori di ieri e di oggi, il Concilio Vaticano Il nella DEI VERBUM al n. 19afferma che i Vangeli trasmettono fedelmente quanto Gesù, Figlio di Dio operò e insegnòper la salvezza eterna di tutti.

AUTENTICITA' DEI TESTI

Dal momento che è passato tanto tempo dalla stesura dei primi documenti evangelici edagli scritti del Nuovo Testamento, non è sbagliato chiedersi se i libri che possiamoleggere oggi siano fedeli agli originali Non è possibile che, con il passare degli anni,abbiano subito alterazioni e cambiamenti?

Purtroppo non possediamo più la prima stesura manoscritta fatta dai rispettivi astori, acausa soprattutto della materia poco resistente ( il papiro) sulla quale furono scritti. Però, .ciò nonostante, il materiale rimasto, sia per il tempo a cui risale, sia per l'abbondanza nellaquale è giunto fino a noi, ci offre la piena sicurezza storica che il testo in nostro possessocorrisponde sostanzialmente a quello uscito dalla mani dei loro autori.

1) Dal punto di vista dell'antichità il materiale si può dividere in tre gruppi: codici, papiri,citazioni.Attraverso i codici in pergamena possiamo risalire fino al secolo IV. Pur consentendocidi ritornare molto indietro nel tempo, i codici non ci danno molta sicurezza: dai piùantichi alla data di composizione dei Vangeli rimane infatti un intervallo di circa 300anni.Più indietro ancora è possibile ascendere per mezzo dei Q.illilil. Fra essi ricordiamo: ipapiri RYLANDS e BODMER, che traggono il loro nome da quello degli studiosi che lihanno esaminati e risalgono agli anni tra il 110 e il 150 d.C. Essi riportano brani delvangelo di Giovanni, scritto pochissimi anni prima. Nel papiro BOOMER il vangelo diGiovanni è riportato quasi integralmente. Attraverso i papiri possiamo dunquerisalire fino a pochi decenni dall'originale.Sempre molto indietro possiamo andare anche attraverso un'altra strada: le citazionidel Vangelo, che si trovano negli antichi scritti cristiani e nei testi liturgici dei primisecoli.

.2) A questo materiale disponibile va aggiunta un'altra considerazione: l'abbondanza di

esso, cioè delle copie pervenute a noi.

3) Per nessuna opera classica abbiamo documenti cosi' antichi e cosi' numerosi comeper il testo dei vangeli. Se si ammette l'integrità delle opere classiche, bisogna alloraammettere anche e soprattutto l'integrità per i Vangeli.

Dunque si deve ritenere che il testo evangelico, da nOI posseduto, corrispondesostanzialmente a quello uscito dalle mani dei loro autori.

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Alcune informazioni e testimonianze sulla vita di Gesù dalle fonti non bib i-che: il Talmud 'Babilonese (le parole in parentesi tonde sono contenute soloin alcuni manoscritti).

Viene tramandato: Alla. vigilia ,(del shabbat [= sabato L~) .deila pasqua siappese [= si crocifisse] Jeshu [= abbreviazione di Jeshua = Gesù] (har:-nosri = il nazareno). Un banditore per quaranta giorni andò gridandonei suoi confronti: «Egli (Jeshu han-nosri) esce per essere lapidato, per-ché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque co-nosca qualcosa a sua discolpa, venga e l'arrechi per lui». Ma non trova-rono per lui alcuna discolpa, e lo appesero [alla croce] alla vigilia ( delshabbat e) della pasqua. . ,Ulla [un rabbino del IV secolo] disse «Credi tu che egli Cleshu ha-nosri)sia stato 'uno, per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Eglifu _invece un mesit [= uno che conduce all 'idolatria] e il Misericordiosoha detto: Tu non devi avere' misericordia e coprire la sua colpa [cf. D:13,9] [». Con Jeshu fu diverso, poiché egli stava vicino al regno [= mal-kut]. (sanhedrin 43a).

1<..PENNA, L'ambiente storico-culturale delle origini cristiane, EDB, Bologna 21986, p. 244.

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Page 46: Trattato di teologia fondamentale

Alcuni scienziati laici, che quindinon sono stati motivati dalla fedein Gesù, hanno accertato quantosegue:

• Gesù è veramente esistito, dal-l'anno 6 a.C. all'anno 30 d.Cr;• in questo periodo governò reErode il Grande (25 a.C. - 4 a.C.);o in questi anni, prima Quirino epoi Ponzio Pilato erano governa-tori della Palestina.

Svetonio, uno storico ro-mano del II secolo chericostruì la vita dell'im-peratore Claudio, scrissein un suo documento:

«Claudio espulseda Roma i Giudeiin continua agitazionea causa di Cristo».

(Vita di Claudio XJ0I, 4) I

r~i:~~c~~~~~:-nascita di Gesù e, ancora oggi,tutto il mondo occidentaleutilizza questa numerazione chespecifica gli anni e i secoli avantiCristo (a.C.) e dopo Cristo (d.C.).Anche la Cina (nel 1911), e laRussia (nel 1919) hanno stabilitodi adottare tale calendario.

.;=-~L

Giuseppe Flavio, storicoromano di origine ebraica,nell'anno 93 d.C. scrisse:

«Cifu in quel tempo -:Gesù, uomo sapiente, sesi può chiamarlo uomo.Fu infatti operatoredi cose straordinarie,maestro degli uominiche accolgono con gioiala verità».

(Annchità Vl1rlakh!?, XX!IT, 3)

Plinio il Giovane, nel 112 d.C. scrisseuna lettera all'imperatore Traiano:

«I cristiani erano solitiradunarsi in un giornostabilito, al! alba perlodare Cristo».

«L'imperatore Nerone dettela colpa dell'incendio diRoma ai "cristiani". Il loronome deriva da. Cristo».

(Cornelio Tacito, Annali xv, 44)

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Page 47: Trattato di teologia fondamentale

r-I Crocefissior.I San Pietro, I

I quadro dipiI da CaravagI nel 1601.

Capitolo 12 -I cristiani; una comunità di nuovi,

5.1 L'esile traccia nelle carte imperiali di Roma...

Il testo più antico è in una lettera (10,96) indirizzata da Plinio il Gio-vane, allora governatore in Bitinia (l'attuale Turchia nord-occidenta-le) all'imperatore Traiano. Siamo nel 111-113 d.C. Plinio chiede co-me comportarsi nei confronti di un movimento di grande «pertinaciae inflessibile ostinazione», quello appunto dei cristiani, accusati diturbativa dell'ordine pubblico. Essisi riunivano «in un giorno stabilitoprima dell'alba» (forse la domenica) e proclamavano un «canto a Cri-sto come a un Dio, vincolandosi al giuramento di non compiere mal-vagità».

Famoso è poi il passo degli Annales di Tacito, storico romano vis-suto tra il 55 e il 125 circa d.C., il quale, intorno al 115-120, evocan-do l'incendio di Roma del 64 annotava che «Nerone chiamò colpe-voli e condannò ai tormenti più atroci, coloro che il volgo chiamavacristiani. .. che prendevano nome da Cristo, condannato a morte aopera del procuratore Ponzio Pilato, sottol'impero di Tiberio.» (15,44).

Un altro storico Svetonio, nella sua Vitadi Claudio (intorno al 121 d.C.) ricordavache «i giudei, che tumultuavano continua-mente per istigazione di Cristo, furono cac-ciati da Roma» (n. 25).

Può darsi che Svetonio attribuisca a Cri-sto in modo anacronistico e sbrigativo la re-sponsabilità delle tensioni causate dai cristia-ni, da lui confusi con gli ebrei della città.

5.2 ... e nei documenti giudaici

Giuseppe Flavio, storico filoromano, vissutotra il 37 e il 100 d.C. offre un ritratto di Ge-sù, noto come Testimonium F1avianum:

Gesù fu uomo saggio, se pur conviene chiamarlo uomo. Infatti eglicompiva opere straordinarie, ammaestrava gli uomini che con gioia ac-colgono lo verità e convinse molti giudei e greci. tgli era il Cristo. Dopoche Pilato, dietro accusa dei maggiori responsabili del nostro popolo, locondannò alla croce, non vennero meno coloro che fin dall'inizio lo ave-vano amato. Apparve loro il terzo giorno di nuovo vivo, avendo i profetidi Dio detto queste cose di lui e moltissime altre meraviglie. Ancora finoad oggi non è scomparsa lo tribù dei cristiani che da lu.prende nome.

18,63-6411

Una traccia esile, certo: sufficiente per stabilire che un tale Gesùdetto Cristo è nato verso il 750 dalla fondazione di Roma, è vissuto inuna lontana e turbolenta regione dell'Impero Romano, la Palestina,ed è morto come un malfattore ai tempi dell'imperatore Tiberio.PMa per un'indagine storica sulla vita di Gesù che non si limiti a qual-che vaga notizia, non ci resta che utilizzare, con l'aiuto di tutti glistrumenti della critica letteraria, i testi cristiani che parlano di Lui.

11. Vedi G. F.vasi, La Buonavelia, Monda,Milano.12. Si tenga c'che dello st.Cesare Auguprimo imperaromano, conoma l'esistenzada 4 autori: Piico, Tacito, Svnio e Appianoscrivono da l120 anni dopsua morte.

L·7-r -

Page 48: Trattato di teologia fondamentale

Sezione 4 - 1/ Dio di Gesù, .

PJ Le testimonianze cristiane~ .

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In ordine cronologico le testimonianze cristiane sono:- le lettere di San Paolo, composte tra il 56 e il 6S d.C.;- il Vangelo di Marco, composto, probabilmente a Roma, verso la finedegli anni 60 d.C.;

- il Vangelo di Matteo, degli an-ni 70-80 d.C., redatto all'in-terno di comunità ebree con-vertite, probabilmente de II'A-sia Minore;

- il Vangelo di Luca, della stessaepoca di quello di Matteo,scritto in comunità di paganiconvertiti di cultura ellenista;

- il Vangelo di Giovanni è moltopiù tardivo; fu scritto, proba-bilmente a Efeso, sul finire delprimo secolo: siamo ormai allaterza generazione cristiana; èricco di preziosi dati storici checompletano i primi tre Vangeli.Meno numerosi e importanti sono i dati storici su Gesù contenuti

nelle altre lettere del Nuovo Testamento, negli Atti degli Apostoli, e nel-l'Apocalisse.

I::~~······························:~~~·molto simili; vengono chiamati sinottici (dal grecosynoptik6s, che significa "con una sola occhiata"),perché nell'antichità spesso venivano scritti su trecolonne affiancate per permettere di verificare lesomiglianze. È Marco l'inventore di questo nuovogenere letterario, il Vangelo, un genere che verràpoi ripreso anche dagli altri evangelisti. Matteo eLuca utilizzano il materiale di Marco e altre fonti,spesso comuni a tutti e due. Il Vangelo di Giovan-ni, scritto dopo la morte degli apostoli nella co-munità cristiana dove era ancora viva la predica-zione dell'apostolo Giovanni, è volutamente un'o-pera di completamento e di riflessione teologica..•..........•••...•.......•......•......

-,San Pietro e San I

Paoloin un Irilievo su pietro Idel V secolo . I

6.1 Non cronache, ma "testimonianze/l

Questi testi non sono mai una cronaca degli avvenimenti della vita diGesù. Sono piuttosto l'esposizione ordinata di una raccolta di testi-monianze credibili, realizzata da alcune comunità cristiane che, sti-

molate da problemi della loro vi-ta comunitaria di fede, ripescanonella loro memoria storica di Ge-sù proprio gli avvenimenti chepossono costituire una rispostaalle loro difficoltà.

L'unico modo di ricostruirestoricamente la figura di Gesùè quello di accettare questi li-miti, anzi di farli diventare deipunti di forza. Si tratta di vede-re Gesù non direttamente, inuna pretesa obiettività storica 13,

ma attraverso gli occhi degliapostoli, attraverso la vita delleprime comunità cristiane: è

un'impresa possibile e che ha dato risultati estremamente positivinella ricerca storiografica del dopoguerra.

13. L'obbiettivitàstorica non esistemai: da un testi-mone storico pos-siamo pretenderesoltanto la possibi-lità per noi di rag-giugere la veritàdei dati, non unaimpossibile ogget-tività dello "sguar-do" sui dati. Infondo è più obiet-tivo un testimonedi cui è evidente emisurabile la "par-zialità", che unoche si proclami"imparziale" tautcoutt.