tregua di natale 1914 - comune di boretto · [ sic ] con le donne dei paesi neutrali e sollecitare...
TRANSCRIPT
Tregua di Natale 1914
La piccola pace nella Grande Guerra
IntroduzioneIl 3 agosto 1914, con la dichiarazione di guerra alla Francia, la Germania diede inizio alle
operazioni sul fronte occidentale. Seguendo le direttive del piano Schlieffen, le forze
teutoniche invasero il Belgio (stato neutrale), con lo scopo di aggirare le forze francesi e,
successivamente, puntare su Parigi. Dopo una serie di successi militari, conseguiti in
territorio belga (anche se con molti ritardi e rallentamenti rispetto alla tabella di marcia
prevista dal piano Schlieffen), le forze tedesche vennero fermate, con un'estrema resistenza
anglo-francese, lungo il fiume Marna (5/12 settembre 1914 – Prima Battaglia della Marna).
Analoga sorte toccò alla controffensiva anglo-francese con la Prima Battaglia dell'Aisne,
che si concluse con il ripiegamento delle forze francesi ed inglesi sulle posizioni di partenza.
Nel mese successivo (13 settembre – 19 ottobre) entrambi gli schieramenti cercarono di
aggirare il fianco del nemico che, a causa della rapida avanzata tedesca, non si era ancora
ben organizzato, dando inizio ad una serie di scontri e movimenti di truppe che prenderanno
il nome di “Corsa al Mare”, che si concluse, per entrambe le forze in gioco, con l'arrivo
sulle coste del Mare del Nord nella regione delle Fiandre. In questi mesi, data la necessità di
protezione dal fuoco nemico, comparvero i primi e rudimentali sistemi di trinceramenti posti
soprattutto nelle zone dove non erano in atto azioni militari e dove serviva soltanto
presidiare il fronte. Dopo la conclusione della Prima Battaglia di Ypres (novembre 1914), la
1
situazione giunse ad un punto di stallo. La guerra di movimento si era arrestata, divenendo
guerra di posizione ed il fronte si stabilizzò lungo una linea continua di trincee, postazioni di
artiglieria, forti e fortificazioni interrate, estesa dal Mare del Nord alla frontiera con la
Svizzera.
Con la nascita della guerra di posizione la situazione per i combattenti cambiò totalmente.
Dalle marce e dalle corse durante le battaglie si passò ad una guerra dove contava più la pala
che il fucile, più i sacchi di sabbia ed il filo spinato che il cannone. I fanti si ritrovarono a
doversi nascondere dentro le trincee, nel fango, in attesa di dare l'assalto alla trincea nemica.
Con la nuova guerra, che si presentò come la prima guerra industriale della storia, fu
devastante anche il numero dei caduti. Se fino al 1800, nelle battaglie più sanguinose, si
potevano contare 8.000/10.000 morti, ora la situazione era ben diversa. Le mitragliatrici,
con la loro capacità media di fuoco equivalente a circa 80-100 fucili, fermarono gli attacchi
di fanteria e cavalleria, tanto arditi, quanto disperati e senza alcuna possibilità di successo
lasciando sul terreno in poche ore un numero spaventosamente alto di caduti.
Un esempio su tutti gli Inglesi, durante il primo giorno dell'offensiva sulla Somme nel 1916,
persero circa 60.000 uomini falciati dalle scariche di mitragliatrice tedesche.
La tregua di nataleCon l'approssimarsi del Natale 1914, furono intraprese diverse iniziative a favore della pace.
Le condizioni dei soldati, le prime foto che arrivarono all'opinione pubblica raffiguranti il
bagno di sangue che le prime battaglie avevano portato, spinsero gli Alti Comandi a cercare
di trovare almeno le condizioni per una tregua invernale.
La prima azione fu una “Open Christmas Letter” (Lettera aperta di Natale) che fu
sottoscritta da un gruppo di 101 suffragette inglesi. La lettera indirizzata alle “donne di
Germania e Austria-Ungheria” recitava:
"Alcune di noi vogliono inviare una parola a questo triste Natale, anche se possiamo solo
parlare attraverso la stampa. Il messaggio di Natale sembra una derisione a un mondo in
guerra, ma quelle di noi che hanno desiderato e desiderano ancora la pace possono
sicuramente offrire un saluto solenne. […] Il peso della guerra moderna cade su non
combattenti e la coscienza del mondo non può sopportare questa vista. […] Non è la nostra
2
missione di preservare la vita? L'umanità e il buon senso ci impongono di unirsi alle mani
[ sic ] con le donne dei paesi neutrali e sollecitare i nostri governanti a rimandare ulteriori
spargimenti di sangue?[...]”.
La lettera era un messaggio di pace fra le opposte nazioni e lasciava intravedere la speranza
di una tregue dal conflitto durante il periodo di Natale. Molte donne speravano che in questa
ipotetica tregua gli uomini al fronte sarebbero potuti tornare a casa in licenza, come era
capitato in alcune guerre passate; questo desiderio poteva solo che dimostrare che il popolo
non aveva ancora ben compreso quale tipo di guerra fosse in atto.
Per far recapitare la lettera in Germania e in Austria, le donne inglesi firmatarie decisero di
inviarla negli Stati Uniti, stato neutrale, per aggirare il blocco delle comunicazioni dirette fra
Gran Bretagna e Germania-Austria. La lettera cadde nel vuoto anche perché i rapporti fra
Stati Uniti e Germania erano tutt'altro che amichevoli e, comunque, la lettera fu vista dal
mondo politico come una infantile richiesta dal contentuo inattuabile a livello pratico.
Il 7 dicembre 1914, Papa Benedetto XV avanzò la proposta di sottoscrivere una tregua
natalizia tra i governi belligeranti, chiedendo che "i cannoni possano tacere almeno nella
notte in cui gli angeli cantano"; anche questa richiesta, che si univa ad altre avanzate da
varie associazioni, cadde nel vuoto.
Nonostante la guerra i Comandi Militari non ignorarono del tutto che si stava avvicinando il
Natale e vennero impartite alcune particolari disposizioni. Entrambi gli schieramenti
decisero di non intraprendere azioni di attacco, anche per evitare il brutto tempo previsto
(banchi di nebbia, neve, nevischio, gelo) che avrebbe potuto condizionare negativamente
eventuali azioni. Il periodo natalizio fu visto, da entrambe le parti in conflitto, come il
momento ideale per far riposare i soldati e permettere una disposizione più efficace delle
unità, che avrebbero potuto essere ricomposte e rinforzate con tranquillità. Come
disposizioni speciali il Comando Inglese fece distribuire maggiori rifornimenti di viveri,
mentre il Comando Tedesco ebbe la “bella” idea di spedire al fronte alberi di natale, da
posizionare uno ogni 10/15 metri, tra la perplessità degli ufficiali locali che si trovarono le
trincee occupate di alberelli decorati.
Nei giorni precedenti al 24 dicembre, le nevicate, più o meno consistenti, le gelate ed i
banchi di nebbia, bloccarono le operazioni, abbassando il livello di combattività dei soldati.
Il 24 dicembre 1914 fu una giornata come tante fra le trincee fino a dopo il tramonto quando
3
qualcosa cambiò. I primi episodi di tregua spontanei ebbero luogo durante la notte della
vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre le decorazioni natalizie e gli alberi di
natale pervenuti dal comando sopra le trincee nella zona di Ypres, attirando l'interesse dei
soldati inglesi e francesi presenti in zona. Bruce Bairnsfather, famoso disegnatore di
vignette britannico, arruolato come capitano di una unità di mitraglieri del Royal
Warwickshire Regiment, descrisse l'episodio:
“i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle
vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte,
i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell'uno e
dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la
controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e
berretti”.
La stessa scena si ripeté in molti punti del fronte con altre tregue spontanee.
Nei primi momenti i soldati furono abbastanza sospettosi e prudenti. I tedeschi furono più
amichevoli, superando per primi i timori e spingendosi verso il centro della terra di nessuno.
I primi scambi di cortesie furono caratterizzati da una sorta di competizione canora fra le
truppe, con i soldati che cantavano ognuno le proprie tradizionali canzoni natalizie. La
competizione canora venne favorita dalla presenza massiccia fra i soldati di armoniche da
bocca e da cornamuse, che nelle ore precedenti la tregua spontanea, in particolare all'ora di
cena, divennero padrone delle trincee.
Successivamente alla competizione canora a distanza i soldati di entrambi gli schieramenti
lasciarono la trincea e si ritrovarono al centro della terra di nessuno. Dopo alcuni momenti
di silenzio incominciarono a stringersi le mani, in segno di saluto ed a scambiarsi sigarette e
alcolici di vario tipo. Rapidamente caddero tutti i dubbi e i soldati si trovarono seduti a bere
e fumare insieme. Le barriere linguistiche non furono un grande problema e rapidamente il
silenzio venne rotto da una serie di chiacchierate fra soldati, che si incentrarono sul numero
di colpi che si potevano sparate in una giornata, sulle prestazioni delle varie armi in
dotazioni, sulle particolarità della vita in trincea e sulla vita prima della guerra.
Alle conversazioni seguì, probabilmente, il momento più commovente della serata: i soldati
si mostrarono l'un l'altro le foto dei propri cari lontani. La Grande Guerra fu il primo
conflitto in cui la maggior parte della massa dei soldati aveva con se foto di parenti e dei
4
compagni originari della propria unità. Rapidamente le conversazioni si spostarono sulle
foto che ritraevano mogli, figli, genitori, fratelli, sorelle e compagni. Dalle lettere dei fanti
scopriamo che fu molta la commozione durante le chiacchiere sulle foto, anche perché le
storie erano simili fra i soldati dei due schieramenti, partiti lasciando a casa genitori e
moglie, figli piccoli, fratelli, sorelle parenti ed amici. Le foto furono anche il motivo ideale
per prendersi un po' in giro. I soldati più anziani, ovviamente, si scambiarono battutine sul
matrimonio e sui problemi di convivenza con le “lagnose mogli”, per poi prendere un po' in
giro i soldati più giovani. I ragazzi con le foto delle fidanzate e dei genitori erano un
bersaglio fin troppo ovvio. Le battute servirono a superare la nostalgia e la tristezza per
essere lontano da casa la Notte di Natale.
La serata si chiuse in molti postazioni con messe improvvisate nelle terra di nessuno o sulle
barricate delle trincee. Finite le funzioni, che in molti casi furono più veglie di preghiere che
vere e proprie messe, i soldati si fumarono l'ultima sigaretta in compagnia e si diedero la
buona notte ritirandosi nelle proprie postazioni. In alcuni casi vennero lanciati alcuni razzi
illuminanti per dare colore alla serata.
Gli episodi di fraternizzazione, in qualche situazione, proseguirono anche la mattina di
Natale, grazie anche ad una forte gelata che indurì il terreno e disperse l'odore di
putrefazione dei cadaveri insepolti. La tregua fornì poi l'occasione per recuperare i caduti
rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura. Durante questa fase, furono
organizzate anche funzioni religiose comuni per onorare tutti i caduti. Approfittando della
luce del giorno diversi gruppi di soldati si incontrarono per scattare foto ricordo, di quella
breve interruzione delle ostilità che prenderà il nome di “Piccola Pace nella Grande Guerra”.
Nei settori del fronte interessati dalla tregua l'artiglieria rimase muta e, tranne piccoli
incidenti, non si verificarono combattimenti significativi per tutto il periodo natalizio.
Nella maggior parte dei settori interessati la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in
alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno. Bruce Bairnsfather in merito scrisse:
“Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un
ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che
avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]... Presi la mia tronchesina e,
con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due
dei miei bottoni in cambio. Da ultimo vidi uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile era
5
una sorta di barbiere amatoriale, intento a tagliare i capelli innaturalmente lunghi di un
docile "Boche", che rimase pazientemente inginocchiato a terra mentre la macchinetta si
insinuava dietro il suo collo”.
Il tenente tedesco Johannes Niemann descrisse così quelle ore:
“afferrato il binocolo e scrutato con cautela oltre il parapetto, ebbi la vista incredibile dei
nostri soldati che scambiavano sigarette, grappa e cioccolato con il nemico”.
Un altro testimone britannico, il capitano Sir Edward Hulse Bart, riferì che “
se l'avessi vista in una pellicola cinematografica avrei giurato che fosse una messa in
scena!”
da tanto inverosimile era la scena che avevano dinnanzi .
La tregua non fu un fatto organizzato, né uniformemente diffuso: in diverse zone del fronte i
combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri i due schieramenti
negoziarono solo tregue momentanee per seppellire i caduti.
Le reazioni alla treguaLa reazione degli Alti Ufficiali non fu positiva. Le prime notizie sulle varie tregue che si
crearono lungo il fronte arrivarono ai Comandi tramite la posta. Le lettere dei soldati
venivano sottoposte a controllo da parte della censura, principalmente per evitare che
tramite le lettere dal fronte partissero informazioni sensibili o riservate e durante i controlli
gli addetti trovarono le considerazioni scritte dei fanti su questi incontri nella terra di
nessuno.
Nonostante i Comandi, in particolare quello Francese e quello Tedesco, ritenessero la
Tregua di Natale un episodio estremamente pericoloso non vennero adottate misure penali
eccessive: non furono ordinate fucilazioni o attivate corti penali, anche se il governo
francese spingeva per la decimazione. Come azione repressiva molti soldati vennero
trasferiti ad altri reparti e furono presi provvedimenti punitivi contro alcuni Comandanti, che
vennero degradati o trasferiti a mansioni d'ufficio. I Comandi Tedeschi furono i più attivi
nell'azione di trasferimento con interi reparti inviati dall'altra parte dell'Europa, sul fronte
russo. Entrambi gli schieramenti decisero di predisporre una serie di rotazioni con lo scopo
di limitare la fraternizzazione con il nemico.
6
Gli eventi della tregua del 1914 non furono riportati dai media per giorni, in una sorta di
autocensura non ufficiale rotta, infine, il 31 dicembre 1914 dal “The New York Times”, che,
riportando alcune voci raccolte dai suoi inviati in Europa, anticipò di circa 24 ore i giornali
europei. In Europa il primo a portare alla ribalta i fatti accaduti fu la lettera di un anonimo
ufficiale della London Rifle Brigade, che venne pubblicata dal Times il 1° gennaio 1915
nella quale si parlava di una partita di calcio giocata tra “noi e loro” nella terra di nessuno. I
giornali britannici rimasero sorpresi dalle lettere inviate alle famiglie, nonché dagli editoriali
che commentavano l'episodio "una delle più grandi sorprese di una guerra sorprendente".
Il tono generale degli articoli fu fortemente a favore dell'evento, con il Times che approvò
la "mancanza di cattiveria" diffusa tra entrambe le parti e il Mirror che deplorò "l'assurdità
e la tragedia" che sarebbe ripresa dopo la tregua. Dall'8 gennaio 1915 iniziarono ad essere
pubblicate le prime fotografie degli eventi, in particolare dai quotidiani Daily Mirror e Daily
Sketch.
La copertura dell'evento in Germania fu più smorzata, con molti giornali che espressero
critiche nei confronti dei soldati partecipanti alla tregua e nessuna immagine dell'evento fu
pubblicata. In Francia, la forte censura assicurò che l'unico resoconto degli eventi venisse
soltanto dai racconti dei soldati al fronte o da quelli feriti negli ospedali. Alle tante voci che
si diffusero i giornali francesi risposero ristampando un precedente avviso del governo
secondo cui fraternizzare con il nemico costituiva tradimento. Da metà gennaio 1915 furono
pubblicate le prime dichiarazioni ufficiali sulla Tregua di Natale, che dovevano servire a
minimizzare la portata e la diffusione degli eventi.
Quando il pallone fermò la morteGermania-Scozia: 3-2 – Germania-Inghilterra: 3-2 – Quando il Belgio batté tutti
Nell'antichità le guerre venivano fermate durante lo svolgimento degli antichi giochi
olimpici, ma, negli anni delle olimpiadi moderne, la tregua olimpica non è mai stata
rispettata completamente, anzi i giochi diventarono motivo di scontro, con boicottaggi
incrociati o, in alcuni casi, vennero macchiati di sangue, in nome dell'odio razziale e della
guerra politica.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale, con i soldati immersi nel fango, nel sangue e nella
7
paura, è veramente difficile pensare a momenti di svago legati allo sport ed è quasi
impossibile immaginare qualcosa che somigli ad una tregua olimpica, sul tipo di quella
dell'antichità. Ma durante quelle brevi sospensioni del conflitto fra le truppe, accadde
l'inimmaginabile : una palla divenne più potente di cannoni e fucili.
La prima notizia riportata di una partita di calcio fra le linee del fronte ci viene, come
abbiamo detto, dall'articolo del 1° gennaio 1915 del Times che recava la testimonianza di un
anonimo medico ufficiale della London Rifle Brigade, che raccontava di una partita di
calcio fra “Noi e Loro”.
Di questo episodio abbiamo una narrazione più precisa da parte tedesca, attraverso le parole
del tenente Johannes Niemann del 133° Reggimento Reale Sassone che riferisee i dettagli
dell'episodio. Tutto nacque quasi per caso. Durante le ore di pausa, il 25 dicembre, ad un
certo punto, uno scozzese comparve dalla trincea inglese con un pallone sotto braccio, con
“l'aria di una persona che stava facendo la cosa più normale e più sensata al mondo” in
quel momento e in quella circostanza. Tutti si guardarono e quasi senza dire nulla, in modo
assolutamente normale e spontaneo, si formarono due squadre: da una parte gli scozzesi
dello Scottish Seaforth Highlanders, dall'altra i tedeschi del Reggimento Reale Sassone. Con
una tranquillità totale alcuni soldati segnarono il terreno, vennero posti quattro elmetti per
delimitare le porte e sui sacchetti delle trincee si accomodarono i soldati che diedero subito
inizio ad un tifo da stadio e la partita ebbe inizio.
“Era difficile giocare sul terreno ghiacciato, ma continuammo rispettando quanto più
possibile le regole del gioco, tranne per il fatto di giocare solo un'ora (due tempi da 30
minuti [con un piccolo intervallo per bere tè caldo] e senza che nessuno arbitrasse”.
Le testimonianze ci ricordano una partita intensamente combattuta, ma con altrettanto
spirito sportivo, che si chiuse con la vittoria tedesca per 3-2.
Un'altra partita si tenne nella terra di nessuno: i Tedeschi si confrontarono con una squadra
di Inglesi. Questa partita venne giocata non con un pallone ma con un barattolo di conserva
vuoto, al posto del pallone e, questa volta, con l'ausilio di un arbitro. La partita si chiuse 3 a
2 per i tedeschi, anche se alcune fonti non concordano sulla fine: per alcuni la terze rete
tedesca venne annullata per un “evidente” fuorigioco dell'attaccante tedesco, mentre per
altre fonti la partita fu interrotta, sul 3 a 2 per i tedeschi, per problemi a giocare fra le buche
della bombe e il filo spinato, ma con gli inglesi che “sicuramente” avrebbero pareggiato.
8
La testimonianza del fuciliere Erni Williams racconta: “Costruimmo delle specie di porte,
due ragazzi vi ci misero, e cominciarono tutti a correre dietro il pallone” e “Uno di noi
aveva una macchina fotografica. Allora i calciatori delle due squadre si ordinarono
rapidamente in gruppo, sempre a file allegramente multicolori, con il pallone al centro”.
Lungo il fronte si tennero tante altre partite improvvisate fra i militari di Francia, Germania,
Gran Bretagna e Belgio.
Nella zona a nord di Ypres, al momento della tregua, erano di servizio da una parte i soldati
tedeschi e dall'altra una unione di soldati francesi, belgi e inglesi. Anche qui comparve un
pallone e tutti seppero subito cosa farne. Poche sono le notizie su questo primo avvenimento
calcistico internazionale ma, dalle informazioni che abbiamo, possiamo ricostruire
all'incirca i fatti. I fanti formarono quattro squadre: Belgio, Francia, Germania e Gran
Bretagna (con soldati di Scozia e Inghilterra). Le squadre si sarebbero incontrate come in un
girone, per poi affrontarsi nelle semifinali (probabilmente 1° contro 4° e 2° contro 3° - ma
non è chiaro) e le vincenti in una finale. Le partite furono probabilmente partitelle di
minutaggio (45 minuti – un'ora) limitato e il torneo si sarebbe effettuato fra la mattina del 25
dicembre alla mattina/pomeriggio del 26 dicembre. Del giorno sappiamo quasi nulla ma le
semifinali furono Francia-Belgio e Germania-Inghilterra; la finale fu Belgio-Germania con i
belgi che vinsero 2-0 sui tedeschi e, da alcune lettere tedesche, si parla di un secondo gol di
grande bellezza, in una sorta di mezza rovesciata. Può creare non poche perplessità il fatto
di trovare palloni nelle trincee e più ancora che i soldati, nella terra di nessuno, pensassero
di giocare a calcio, ma prima di tutto, va ricordato che il calcio in Inghilterra e in Scozia era
già uno sport ampiamente giocato e seguito, sia a livello di primi campionati, che a livello di
campetto di periferia fra amici. In Italia e in Francia era uno sport in ascesa e in Germania
era uno sport che stava conoscendo i primi successi di pubblico. Non è così strano che,
come gli americani arrivarono con le mazze da baseball, i soldati europei partissero con i
palloni nello zaino.
Il calcio presentava anche il vantaggio della facilità di gioco. Per giocare le partite della
Tregua bastarono un terreno piatto e libero da ostacoli, come la terra di nessuno, e di elmetti
e zaini, o pali di legno, per segnare le porte.
Da ricordare che la Grande Guerra fu combattuta da molti giocatori di calcio effettivi. In
Italia le squadre che diedero il maggiore contributo furono Inter e Juventus (che subirono
9
anche gravissime perdite) ma anche Genova, ProVercelli e tante altre. In Inghilterra e
Scozia, nel settore calcio, quasi tutte le squadre contarono tanti morti e, in Germania, il
Bayern Monaco pagò un alto prezzo in termini di caduti fra i giocatori delle proprie fila.
Sportività, emotività e risultati a parte, da queste partite possiamo trarre una conclusione.
Quindici anni prima dell'istituzione della prima Coppa del Mondo, all'epoca chiamata
Coppa Rimet, e poco meno di cinquant'anni prima della nascita del primo campionato
europeo, bastò un pallone o, in caso, un barattolo, a fermare, almeno per un giorno la più
Grande Guerra mai combattuta. Sicuramente nella terra di nessuno si creò uno strano
fairplay: chi era abituato a spararsi addosso, improvvisamente cambiò e, quando qualcuno
cadeva a terra, cosa facile dato la difficoltà di giocare in “modo elegante” con divisa e
stivali militari, l'avversario, che in questo caso era anche il nemico, sportivamente l'aiutava a
rialzarsi e a riprendere il gioco. Altra forma di fairplay fu il fatto che le partite vennero
giocate quasi senza arbitri o con arbitri che chiaramente erano soldati di una delle parti in
guerra, ma, a parte il caso del gol in fuorigioco fra tedeschi e inglesi, non ci furono
contestazioni e tutte le partite si chiusero senza discussioni, cosa quasi impossibile nelle
“normali” odierne partite di calcio.
Tale atteggiamento, in un simile contesto, rivela un profondo senso di lealtà, di correttezza,
di rispetto per “l'uomo” sia esso avversario nel gioco o nemico in situazioni di guerra.
Le altre tregueNei mesi seguenti il Natale 1914 si segnalarono altri sporadici tentativi ci instaurare tregue
non ufficiali tra i soldati delle due parti. Durante la Pasqua 1915 soldati tedeschi lasciarono
le loro trincee sotto bandiera bianca per cercare di stipulare tregue con i britannici, che però
respinsero le proposte; anche nel novembre del 1915 tentativi fra tedeschi e britannici
fallirono. Memori degli eventi del 1914, nel dicembre del 1915 gli Alti Comandi di entrambi
gli schieramenti emisero espliciti ordini per impedire qualsiasi tentativo di instaurare una
tregua: alcune unità furono incoraggiate a compiere incursioni contro le linee nemiche ed a
molestarne continuamente le postazioni, mentre, per scoraggiare qualsiasi comunicazione
tra i soldati, furono organizzati sbarramenti di artiglieria lungo tutta la linea del fronte per
l'intera giornata di Natale. Queste misure si dimostrarono non del tutto efficaci e, anche
10
durante il giorno di Natale del 1915, si verificarono piccole e brevi tregue tra i belligeranti,
sebbene in proporzioni minori rispetto al 1914.
Prove di una tregua natalizia nel 1916, da poco riscoperte dagli storici, vengono riportate da
soldati che raccontano alcune tregue fra canadesi e tedeschi nel settore di Vimy. In generale
tuttavia ogni sforzo fu fatto per impedire che episodi come quelli del 1914 potessero
ripetersi: bombardamenti d'artiglieria vennero organizzati per la notte della vigilia e le
truppe furono fatte ruotare periodicamente tra vari settori in modo che non potessero creare
legami con le loro controparti.
Il settore italianoNel settore italiano non si segnalarono mai tregue su vasca scala come quelle del Fronte
Occidentale. La tipologia del fronte, che non presentava grandi spazi piani, ma continue
salite e discese, con sassi e buche, rendeva impossibile incontri di massa a metà strada fra le
due linee di trincee; inoltre le trincee italiane e quelle austriache erano più irregolari a
diverse distanza fra loro, a differenza del Fronte Occidentale con impianto più regolare e
con le trincee relativamente più vicine. Sul Fronte Italiano comunque si segnalarono piccoli
episodi di tregue non organizzate, anche se non si arrivò mai ad un contatto diretto con il
nemico.
Solitamente le tregue italiane servirono per recuperare i morti lasciati nella terra di nessuno,
per dare loro una degna sepoltura e per svolgere funzioni religiose particolari in occasione
delle festività più significative.
Rispetto agli altri front, però, i si creò un altra forma di contatto col nemico. Lungo le
trincee italiane divenne prassi scambiarsi “al volo” pacchi, o meglio sacchi, con il nemico.
Gli italiani riempivano sacchi con pane e scatolette di carne che venivano lanciati oltre la
terra di nessuno verso la trincea austriaca; dalla trincea austriaca restituivano il sacco con
tabacco, sigarette o vestiti pesanti. Durante i periodi natalizi non mancavano i piccoli doni
ed altri oggetti di prima necessità venivano recapitati insieme alle vettovaglie. Quando non
era possibile raggiungere la trincea nemica con un unico lancio ci si arrangiava con bastoni
o con funi per allungare il tiro. In casi eccezionali non mancarono gli scambi diretti al centro
della terra di nessuno, dopo che erano state stabilite delle tregue momentanee.
11
Questi scambi non furono mai incoraggiati ma neppure si provò mai a fermarli. Vittorio
Emanuele III, informato della possibilità di scambi di vettovaglie col nemico, pur non
approvando in linea di principio non fece mai pressione per fermare i passaggi. Unica regola
era quella di non fare gli scambi in presenza di un ufficiale, usando il principio “occhio non
vede, cuore non duole”.
La Tregua di Natale nella parole di un testimone"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle
loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi
avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non
l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia
cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui
nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe
le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle
trincee ad aspettare. Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice
d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo
alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni
giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con
pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e
sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e
poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto questo, non potevamo fare a
meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli
stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano [sic..] nello stesso fango. E la loro trincea è
solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le
parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo
quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di
avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la
vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con
gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di
fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il
12
nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma
non ci contavamo. <<Soldati che fraternizzano fuori dalle trincee>>. Di colpo un
camerata mi scuote e mi grida: <<Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!>>
Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i
sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più
commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a
sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto:
<<alberi di Natale!>>. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di
fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci
che si levavano in una canzone: 'Stille nacht, heilige nacht'. Il canto in Inghilterra non lo
conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'. Non ho mai
sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il
canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che
applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui:
'the first nowell the angel did say'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i
tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne
hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum'. A cui noi abbiamo risposto: 'o
come all ye faithful'. E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone,
ma in latino: 'adeste fideles'. Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di
nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è
stato di più. <<Inglesi, uscite fuori!>>, li abbiamo sentiti gridare, <<voi non spara, noi
non spara!>>. Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato
per scherzo: <<venite fuori voi!>>. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi
dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha
detto: <<Manda ufficiale per parlamentare>>. Ho visto uno dei nostri con il fucile
puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato <<non
sparate!>>. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a
mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un
sigaro tedesco in bocca. Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e
venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella
terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore
13
prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio.
Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio
di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto
come mai. Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra, ha risposto. <<Prima di questo sono
stato cameriere all'Hotel Cecil>>. <<Forse ho servito alla tua tavola!>> <<Forse!>>, ho
risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha
interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: <<non ti preoccupare, prima di
Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla>>. Si è messo a ridere, poi mi ha
chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco
è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che
sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari
con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci
siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto
col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel
ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle
corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. <<Va
bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri>>. E' chiaro che gli raccontano delle
balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano
la verità. Questi non sono i barbari selvaggi di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con
case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi.
Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato
insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti
dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci
l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio.
E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i
combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici,
ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro
esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare
a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle
nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i
nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti?
14