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Tutti i colori della Chiesa Sinodo Ambrosiano “Chiesa dalle genti” IN QUESTO NUMERO La storia di Pepe finisce bene Ibrido uomo/pecora? Anno LXXXIX - Numero 3 - Marzo 2018

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Tutti i colori della ChiesaSinodo Ambrosiano “Chiesa dalle genti”

IN QUESTO NUMERO

La storia di Pepe finisce bene

Ibrido uomo/pecora?Anno LXXXIX -

Numero 3 - Marzo 2018

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TRA LE GUGLIE2

Da Facebook Da Twitter

MILANONella memoria di don Giussani unrichiamo a collaborare per l’unità nellapluralità della ChiesaMigliaia di fedeli all’Eucaristia presieduta dal-l’Arcivescovo nel 13° anniversario dellascomparsa del fondatore di Comunione e Li-berazione: «Vi ringrazio della vostra testi-monianza in tanti luoghi della nostra Diocesi»

1:57 PM – 27 Feb 18 #senzatetto morto per il

freddo a Milano: intervenire oltre l’emergenza

04:25 PM – 27 Feb 18 "Il desiderio di Dio è che

ciascuno produca il meglio in base alle capacità

che ha e alla sua specifica condizione. Il talento

non deve essere sotterrato" #Delpini #ugualidi-

segualiLIUC #LIUC

Scene di vita diocesana

La photogallery

La Quaresima come pellegrinaggio verso la Pasqua,non un percorso che chiama a esibire prestazionieroiche e opere grandiose. La Quaresima come

tempo di speranza, di Grazia e di conversione. L’Arci-vescovo ci invita, in questo tempo di Quaresima, adaprirci con fiducia, «ad accogliere la grazia che rendepossibile la trasfigurazione della morte nella vita». E que-sto anche se i tanti drammi della storia umana fannonascere il gemito e la rabbia nel cuore, come suggeri-sce la lettura del profeta Isaia. «C’è il tormento che fagemere perché è troppo il male, è troppo il soffrire:quando la carne è invasa da un male che è troppo male,quando la casa e i rapporti più cari sono travolti da una

cattiveria che è troppo cattiva, quando sul paese amatoe sul popolo che è il mio popolo si abbatte una trage-dia che è troppo tragica. Sento il gemito e lo strazio deltroppo soffrire» Ma non è il diluvio o il fulmine che som-mergono e distruggono a dare soluzione, è, al contra-rio, la convinzione di un Dio, che non abbandona mai,a dare speranza: «Dio vuole salvare, si rivela salvatore eredentore, indica le vie della salvezza e chiama a vivereil tempo come un pellegrinaggio verso la terra pro-messa. Il tempo di grazia in cui Dio sta con gli oppressie gli umiliati, è il tempo in cui la vita può assorbire lamorte».Continua su: www.incrocinews.it

Nella I domenica di Quaresima, in Duomo, l’Arcivescovo ha presieduto la Celebrazione eucaristica conil Rito dell’imposizione delle ceneri. «Affrontiamo seriamente i giorni che ci aspettano con carità,preghiera e silenzio»

Essere pieni di fiducia affrontando la tentazione con lafortezza che Dio genera in noi

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LA PAROLA DEL PARROCO3

La prima forma di amore è rendersi amabili

Stima previa e discrezione, due virtù per la Quaresima

Era proprio arrabbiata, la signora. In sa-crestia, dopo la Messa del sabatosera, entra come una furia: “Mario! Ma-rio! Il mio povero marito si chiamava

Mario e il lettore ha letto Maria! Tutti l’hanno sen-tito! Anche i miei parenti, che sono venuti ap-posta!”. Mentre mi tolgo i paramenti cerco dicapire. Anche i chierichetti sono ammutoliti.“Forse un errore di lettura, abbia pazienza, si-gnora: in effetti c’è scritto Mario, mi scuso anome del lettore. Ma è scritto così bene nel suocuore che il Signore l’ha sentito chiaro e for-te, lassù: proprio Mario”. “Ma qui in chiesa tut-ti, tuuutti hanno sentito Maria! Ma che lettoriavete?! Reverendo, voglio quelli che sanno leg-gere la prossima volta. Se ci sarà una prossi-ma volta! Glielo dico chiaro: perché io, quelloche ho qui (e indica il cuore) ce l’ho qui (e in-dica la bocca)!”. “Beh, dovrebbe farlo passa-re anche da qui” penso mentre mi gratto per-plesso la testa. La signora furiosa se ne va. Mario, non Maria:me lo ricorderò in futuro. Ma al presente mi ri-cordo di alcune parole scritte dal Consiglio pa-storale per far tesoro del Giubileo della Mise-ricordia. Mi piacerebbe farle conoscere anchealla signora: “Nella Chiesa siamo in tanti e di-versi. E l’altro è comunque tuo fratello. Questochiede lo stile della fiducia nella buona fede del-l’altro, la stima previa, l’apertura fraterna delcuore. Così non cresce la mala pianta delle re-criminazioni e delle lamentele inconcludenti.“Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, pernon essere giudicati” (Gc 5,9). Abbiamo im-parato che non ci porta da nessuna parte la dif-fidenza, l’arroccamento identitario, il rivanga-re storie passate e l’esasperazione delle anti-patie. Questo atteggiamento ci allontana gli unidagli altri. E dal Vangelo. Con lo stile della sti-

ma previa, invece, si apre la disponibilità a col-laborare tra diverse personalità e caratteri, tralaici e preti, tra diverse esperienze ecclesiali etra diverse generazioni. La prima forma di amo-re è rendersi amabili”.Mentre entro in casa, non so se divertito o ama-reggiato, spero di non trovare questo episodiodi vera tragedia raccontato su qualche socialbressese e veder descritta la parrocchia comeun covo di ignoranti che attentano al buonnome delle famiglie per bene. Cose che ac-cadono, in rete. Mi soccorrono ancora le rac-comandazioni di stile del nostro Consiglio: “Lostile della discrezione è la distanza dal pette-golezzo, dal girare il dito nella piaga delle fra-gilità altrui, dall’attribuire a qualcuno parole mainemmeno pensate. Dice bene la lettera di sanGiacomo: “Se uno non manca nel parlare, è unuomo perfetto, capace di tenere a freno anchetutto il corpo” (Gc 3,2). Ciò vale anche nell’usodei social e della rete. Girano sul web certi giu-dizi, espressi da gente che vedi in chiesa, piùtaglienti di una spada, rozzi, irresponsabili e chefanno molto male. La franchezza non è l’istin-tività, e necessita sempre di intelligenza e ca-rità. Sono certo che se c’è qualcosa da dirsitra fratelli sia meglio guardarsi negli occhi piut-tosto che affidarlo ai gruppi di WhatsApp, Fbo a e-mail inviate a indirizzi di persone che ma-gari risultano estranee le une alle altre”.La Quaresima ci invita a esercitare virtù di-messe, ma di spessore. Cercherò di viverequelle della stima previa e della discrezione. Elo raccomanderò ai miei parrocchiani. Insiemealla pazienza, tanta pazienza.

Il prevosto don AngeloP.S. Perché nessuno si senta offeso: i nomi diMario e Maria sono di fantasia. Il fatto, no, eravero.

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LA NOSTRA COMUNITÀ4

Legati del mese di marzo

1 ore 7 Famiglie RADICE e MENESCARGHI3 ore 9 CAPPELLETTI Luigi e CONSONNI Santina

12 ore 7 BERETTA Felice e ORIANI Maria Dolores14 ore 7 Famiglia. PAROZZI Pia, Angelo e figli17 ore 9 RECALCATI Augusto, Maria e Angelina24 ore 9 COLOMBO Ambrogio e Augusta28 ore 7 MAZZOLA Emanuela e Paolo

ore 9 LECCHI Enrico e Alessandra e figli

Legati del mese di aprile

13 ore 9 DONZELLI Gino e Carla14 ore 9 BERTASI Giuseppe e Maria Grazia18 ore 7 BORTOLETTO Antonio e CASAGRANDE Antonietta21 ore 18,30 CAVENAGO Mario e Peppino23 ore 9 MEANA Giuseppe, Nino e Giuditta, Maddalena e Giuseppe24 ore 7 LOVATI Carlo e SAVINO Claudia28 ore 18.30 LESMA Adelio30 ore 9 CAVENAGO Battista, Emilia e Rina

Per verificare il calendario 2018 dei legati i parenti - qualora non l’avesserogià fatto gli scorsi anni - passino in Segreteria Parrocchiale

(lun-ven h. 17.30-19.00).

Sposati nel Signore-----------

Rinati al fonte battesimaleCALDERARO Rebecca DE FELICE Guendalina DE VECCHI AnnaLACORTE Stella MESSINA Gioele ROSACI Alessandro

Riposano in CristoGARAVAGLIA Carlo di anni 83PIOVANOTTI Carla di anni 84STEFANI Teresa di anni 88BONOMI Gianpaolo di anni 76BELLINO Giuseppe di anni 78

BIANCHI Costante di anni 93CISISANO Lucia di anni 81CAMAGNI Bianca di anni 88LETTIERI Pierangelo di anni 42VERINI Delio di anni 85

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NOTIZIARIO5

Led in chiesaNel mese di febbraio è stato completato l’al-lestimento delle nuove luci all’interno dellachiesa parrocchiale, grazie a un mostruosoragno che ha occupato la chiesa per un’in-tera giornata. Ora ne godiamo i frutti. Unachiesa più luminosa significa una casa piùaccessibile alla preghiera, all’ascolto della Pa-rola e al silenzio contemplativo. Insomma unluogo dove Dio incontra il suo popolo e gliparla. È bello vedere, in ogni ora del giorno,persone che siedono pacate e guardano in

silenzio il tabernacolo, luogo della Presen-za di Dio. In questi giorni vedono anche i re-stauratori all’opera per la decorazione del-le parti più ammalorate delle lesene e del fre-gio che corre sotto la volta. Ma saranno pen-nellate delicate e silenziose, che non li di-sturberanno; e poi avremo terminato i lavori.Forse…

Un cammino che prosegueLa nostra Comunità Pastorale è lieta di an-nunciare che il prossimo novembre il nostro

parrocchiano Maurizio Roccellasarà ordinato diacono perma-nente per mano dell’ArcivescovoMario Delpini. E il prossimo mag-gio Paolo Annoni, in camminocome Maurizio verso il diaconato,riceverà il ministero dell’Accolita-to. Ringraziamo il Signore perqueste vocazioni e ci interroghia-mo tutti: come sto vivendo lachiamata di Dio per la mia vita?

Il percorso sul Vangelodi san GiovanniContinua il percorso sul Vangelodi san Giovanni con l’accompa-gnamento di don Saulo, al ve-nerdì mattina in oratorio SanGiuseppe alle 10. Il numeroampio di partecipanti confermala “fame della Parola” che c’è tranoi. Se a ciò si unisce il numerodi persone che cammina neiGruppi di ascolto della Parola diDio, e l’ampia partecipazioneavuta nella catechesi sui Salmiall’inizio dell’anno pastorale, ve-diamo la fecondità della direzionedi marcia che l’indimenticatocard. Carlo Maria Martini ha indi-cato alla Diocesi più di trent’annifa con la lettera “In principio laParola”.

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6NOTIZIARIO

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NOTIZIARIO7

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8NOTIZIARIO 3

aETÀ

Gruppo parrocchiale Terza EtàProgramma attività mese di Marzo

Giovedì 1: Giornata di ritiro: Ore 9 S. Messa in chiesaOre 11,30 in oratorio: Via CrucisOre 12,30 in oratorio: PranzoOre 13,30 in oratorio: Ricreativo

Giovedì 8: Ore 15 Incontro con il MedicoGiovedì 15: Ore 15 I nostri tesori storico - artisticiGiovedì 22: Ore 15 Ricreativo: Auguri di PasquaGiovedì 29: Giovedì Santo: Ore 17,30, oppure ore 21,00

celebrazioni in chiesa

Ogni mercoledì alle ore 15.00, si può partecipareai lavori a maglia e in stoffa a favore dei nostri missionari.

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9DARE CORPO ALLA FEDE

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10CONSIGLIO PASTORALE

La carità nei tempi nuovi

Un incisivo discernimento del Consiglio pastorale

Come attrezzarsi per una carità efficace e che non lascia solo nessuno

Cambiano i tempi, la carità nonpassa mai, ma cambiano i modi diesercitarla. Il Consiglio pastorale difebbraio ha messo a punto una ri-

flessione a partire da questo punto fermo.Infatti i segnali sociali indicano che – anchea Bresso – la fase acuta della crisi econo-mica è passata; ma le famiglie a basso red-dito e con lavori poco qualificati permangonoin una cronica condizione di precarietà. Chefare dunque? In concreto, abbiamo evi-denziato due domande guida per due areedi riflessione:Area 1 - Come educare costante-mente tutta la comunità, nelle suevarie declinazioni, a stili di vita solidalie sobri e a custodire il senso cristianodel “servire”?I partecipanti a quest’area partono da trepunti fermi:

1. Ogni esperienza concreta di aiuto può in-fluire positivamente nel contesto nel qualeè inserita e “fa cultura”. 2. Un progetto di solidarietà non ha solo unaspetto pratico-materiale ma uno umano espirituale. Questo è luogo privilegiato di in-contro fra persone, che fa nascere legamicon chi attraversa un momento difficile nel-la vita.3. Buone relazioni tra noi sono buone rela-zioni con chi vogliamo aiutare: è fonda-mentale la carità tra noi, vissuta nelle rela-zioni fraterne (ecclesiale, di comunità, tra as-sociazioni e gruppi) da cui nasce la vera ca-rità verso i poveri. Da qui:• Occorre una educazione umana e spiri-

tuale alla sobrietà, intesa come stile di vitacomplessivo e non solo come questio-ne economica. La sobrietà crea spazi nel-

la mente, nel cuore, nellavita, nella casa, nella co-munità dove si vive, eaprendosi agli altri ridi-mensiona l’importanzaeccessiva che diamo anoi stessi e ai nostri biso-gni. Solo chi è sobrio puòessere veramente solida-le. Siamo coscienti cheoccorre ripartire da unaverifica coraggiosa deglistili di vita che caratteriz-zano i vissuti personali, fa-miliari (e anche quelli co-

dalla segreteria del Consiglio pastorale

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11CONSIGLIO PASTORALE

munitari). Solo così si può vedere la sof-ferenza e il bisogno di chi vive ai margi-ni, e capire i motivi delle tante povertà.

• Le famiglie e i gruppi parrocchiali famiglie.In particolare l’esperienza dei gruppi fa-migliari. Si crede sia buona cosa inseri-re un percorso specifico di formazione allacarità, accanto alla sensibilizzazione su-gli stili di vita sobri e solidali, che può es-sere accompagnata da esperienze con-crete da vivere presso alcune strutturedella Caritas Ambrosiana.

• Cosa analoga può essere proposta an-che nell’itinerario al matrimonio cristiano,che di sua natura è una forma di servi-zio.

• Anche gli oratori sono interrogati dalla ca-rità: come coinvolgere i genitori dell’Ini-ziazione cristiana che lì sono accompa-gnati? Come coinvolgere i giovani e i ra-gazzi? All’interno dei loro percorsi l’edu-cazione-esperienza-incontro con la ca-rità è parte integrante ed essenziale.

• Liturgia. L’Eucarestia è il cuore della co-

munità: nelle preghiere dei fe-deli, nelle omelie, in alcuni mo-menti dell’anno pastorale si evi-denzi la grazia che è questoprogetto di “Adotta una Fami-glia”, vero dono ricevuto e dacoltivare. • La Caritas cittadina. La Ca-ritas non è riducibile al Centrodi Ascolto. Ci sono compiti chesono molteplici. Emerge la ne-cessità di un gruppo di laicimotivato e formato per il co-ordinamento tra le associa-zioni di carità e la funzione pe-dagogica (stili di vita, benecomune, stimolo alle Istituzio-ni, cultura della solidarietà…).Area 2 - Come ridefiniree aggiornare alcuni aspet-

ti del progetto “Adotta una Famiglia”per non cadere nell’assistenzialismoe senza lasciare solo nessuno? L’area 2 ha offerto questa sintesi. Ci siamomessi di fronte a tre possibili strade: • chiudere il progetto perché terminata

l’emergenza che l’ha fatto sorgere; • rimanere fedeli alle motivazioni di par-

tenza, demandando alle realtà caritativeparrocchiali i casi di cronicità;

• rivedere le coordinate di partenza e darenuova spinta al progetto, sostenendo an-che quelle famiglie che faticano a emer-gere dalla condizione di precarietà e in-digenza.

Tutti all’unanimità hanno consigliato di con-tinuare il progetto scegliendo la terza stra-da con questi accorgimenti: a- dare nuovo slancio alla raccolta fondi;b- continuare a incalzare l’istituzione pub-

blica perché collabori nel prendersi ca-rico almeno delle situazioni più “croniche”;

c- ma soprattutto potenziare l’ottimo lavo-ro del Centro d’ascolto.

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12VITA DELLA COMUNITÀ

Il sinodo ambrosianospiegato da un congolese

Sinodo “Chiesa dalle genti”

Raymond Bahati, congolese, da sedici anni in Italia, lavora a Pasturo alCoe di Barzio. Dopo aver fondato il coro multietnico Elikya, è membrodel Consiglio pastorale diocesano e fa parte della Commissione di co-ordinamento del Sinodo minore. «Il titolo, Chiesa dalle genti, focalizzal’attenzione sul popolo di Dio, sulla gente comune, come me e i mieifratelli, e questo mi dà gioia e speranza».

Raymond, ci racconta quando eco me è arrivato in Italia? Sono ar-rivato 16 anni fa, senza i miei fa-miliari, grazie al mio parroco. In que-

gli anni in Congo deside ravo entrare in Se-minario e attendevo la risposta di una con-gregazione belga, ma non fui scelto tra i can-didati (ogni anno ne sceglievanosolo due su un centinaio). Ama-reggiato, dovendo aspetta re unanno in più, accettai la propostadel mio parroco di venire in Italiaper un an no di formazione pres-so il Coe (Centro orientamentoeducativo), un organismo di vo-lontariato internazionale cristiano,che ha sede a Barzio, in Valsas-sina. Al ter mine della formazione,decisi di ripartire per il mio Pae-se. In seguito sono ritorna to in Italia per fre-quentare gli studi pres so l’Università Cattolicadi Milano e laurearmi in Psicologia.Come si è inserito nel nostro Paese? Mi sono inserito presso il Coe di Barzio, doveho trovato sia un ambiente familia re che miha sostenuto negli anni degli studi, sia, in se-guito, un luogo di lavoro. Infatti, dopo la lau-rea, ho iniziato a lavo rare in un centro diascolto psicologico per minori nel Magen-tino e dopo due anni so no ritornato al Coe

come educatore e psicologo di progetti in-terculturali presso le scuole, le carceri, i co-muni, affrontando le problematiche dei gio-vani di oggi e del la società.Quali le difficoltà incontrate allora? Sono state multiple e ineluttabili. In una so-cietà dove lo straniero viene conside rato il

male per antonomasia, dove il di- verso viene percepito come unveleno da estirpare, dove il ma-ligno offusca la men te di fratelli esorelle pur di seminare odio e di-visione, ecco, in una società delge nere, si riesce lo stesso a tro-vare gente che ha la luce del-l’Amore, capendo con luci ditàche l’altro è un bene. Un beneche può solo arricchirci, un beneche nutre an che la nostra fede.

Oggi si sente integrato? Mi sento figlio della Chiesa ambrosiana, cheè cattolica e quindi universale. La Chiesa miha ricordato che non ho biso gno di inte-grarmi, ma di essere amato e di amare; solocosì, come conseguenza logica, si può par-lare di integrazione. Chi l’ha aiutata a inserirsi nella Chie sa di Mi-lano? In questi anni, tramite il coro Elikya, di cuisono direttore, ho avuto la grazia di entra-

di Ylenia Spinelli, tratto da La Fiaccola, febbraio 2018

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13VITA DELLA COMUNITÀ

re in contatto, conoscere e apprezzaremons. Mario Delpini, un Padre che mi ha aiu-tato a crescere nella fede e a conosce re lanostra Chiesa ambrosiana. Da qui la suascelta di convocarmi come membro delConsiglio pastorale diocesano, e ora comemembro della Commissione per il Sino do mi-nore. Mi sento ono rato di poter far parte inmodo operativo della Chiesa ambrosiana, dicui mi sento figlio. Che cosa pensa di questo Sinodo? Quando l’Arcivescovo ha annunciato, du ran-te il Consiglio pastorale diocesano, l’in ten-zione di indire un Sinodo minore de dicato allecomunità cristiane delle terre ambrosiane af-finché diventino la «tenda di Dio con gli uo-mini di ogni provenienza», ho provato in-credulità, gioia e spe ranza. Incredulità per-ché è un mio gran de desiderio quello di po-ter condividere tra fratelli e sorelle, stranie-ri e italiani, i dif ferenti modi di vivere la fede,ma le oc casioni sono sempre poche e limi-tate. Il titolo, Chiesa dalle genti, focalizza l’at-ten zione sul popolo di Dio, sulla gente co-mune, come me e i miei fratelli, e questo midà gioia e speranza. La vedo come unamossa suscitata dallo Spirito, che vuole dareinizio a un cammino di cambiamento.Cosa si aspetta da questa iniziativa? Trovo questa un’iniziativa “profetica”. Pen- so che questo Sinodo possa cambiare laChiesa, non soltanto quella di Milano, maquella universale. Il Sinodo, come lo ha pro-posto il nostro Vescovo, non è un in siemedi riunioni per concludere con un documentoche accontenti tutti, è l’occasione per aprir-si, invece di restare chiusi nelle proprie abi-tudini e tradizioni, perché la Chiesa possadiventare “unum”. Le fatiche dell’integrazione riguardano an-che il modo di vivere la fede?Faccio un esempio. La Messa nei Paesi sub-sahariani africani è molto diversa da quelladel mondo occidentale e qui in Italia i miei

fratelli si lamentano sempre. Preferiscono vi-vere un rito secondo le proprie tradizioni, rin-chiudendosi in un ghetto nostalgico. Certo,diventa un nido dove ci si sente accolti e ca-piti, perché fuori c’è resistenza e pregiudi-zio, ma non aiuta per niente l’integrazionein una Chiesa e in una società che ci ha ac-colto. Noi dobbiamo trovare il modo di viverele nostre diversità di fede all’interno dellaChiesa, cattolica, universale.Pensa che questo Sinodo pastorale avrà ri-cadute nel mondo civile?Sicuramente! Anche se la società civile e po-litica faticano ancora a capire che l’Italia ècambiata e cambierà ancora, penso che laChiesa di Milano possa dare il via a un pro-cesso di consapevolizzazione e di cambia-mento. La storia dell’umanità ci ha sempreinsegnato che ogni volta che il mondo po-litico ha deciso di spegnersi, la Chiesa hasempre trascinato il cambiamento, a voltesbagliando, a volte compiendo una veraconversione. Il coro Elikya è stato importante dal punto divista dell’integrazione?L’esperienza del coro Elikya, a cui ho datoinizio nel 2010, è nata dal desiderio di crea-re un luogo dove le culture differenti potes-sero convivere e dove ciascuno potesse sen-tirsi a casa. Come in un mosaico, le differentipotenzialità e peculiarità dei coristi si sonoaffiancate le une alle altre: dalle differenze et-niche (sono presenti sedici nazionalità) aquelle religiose (cattolici, evangelici, musul-mani, animisti, non credenti...), dalle diffe-renze culturali a quelle più personali. Elikya,che in lingua lingala del Congo significa “spe-ranza”, esprime proprio questo concetto:che dalla diversità può scaturire l’armonia;le diversità sono ricchezze da coglierecome doni. E noi ci proponiamo di diffonderee testimoniare questo messaggio di spe-ranza, di cui la società in cui viviamo ha estre-mo bisogno.

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14COLORI DEGLI ORATORI

Non ci ardeva forse il cuore nel petto?

Due momenti forti in Oratorio: la settimana con Gesù e Assisi

di Sofia Riccardi

Non ci ardeva forse il cuore nelpetto?” Con questa certezza i di-scepoli di Emmaus tornano a Ge-rusalemme per raccontare a tutti

ciò che hanno incontrato: un Signore che stacon loro, che con loro divide il cammino, lapreghiera e il cibo e che è pronto a rispon-dere ai loro dubbi. E allora anche noi ado-lescenti, diciotto-diaciannovenni e giovanisiamo stati chiamati, come quei due, a pas-sare del tempo con Gesù: una settimana se-condo il suo stile.La preghiera dunque, innanzitutto: tra lodi,vespri, compieta, messa del giovedì e ado-razione del venerdì non sono mancate le oc-casioni per approfondire la nostra relazionecon Dio. Senza dimenticare il mangiare as-sieme, perché anche le colazioni e le ceneinsieme sono stati momenti importanti dicondivisione.E infine, soprattutto, le testimonianze sera-

li. Dallo spettacolo sui due di Emmaus, cheponeva l’accento sulla libertà dell’uomo direagire davanti a eventi così grandi e sucome possiamo incontrare Gesù in ogniuomo, alla presentazione sul ruolo del te-stimone nell’arte, attraverso quattro artisti fa-mosi di vari secoli; dalla lettura biblica di SuorKatia Roncalli, contro le tentazioni di su-perficialità, autosufficienza e scetticismo, allaconversazione via Skype con MariachiaraAngelon, che ci ha raccontato la sua espe-rienza di fede come ostetrica in Burundi: inogni serata c’erano spunti di riflessione in-teressanti.Dire che hanno dato risposta alle nostre in-certezze, forse è esagerato: ma certo sonostate ricche di provocazioni e non ci hannolasciati mai indifferenti. Anche a noi, ascol-tando le loro parole, “ardeva il cuore nel pet-to”: è ora compito nostro continuare a col-tivare questo sentimento e testimoniarlo!

Il gruppo dei preadolescenti bressesi

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15GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

A Lourdes è ufficiale il 70° miracolo

Durante un pellegrinaggio al Santuario nel 2008

La guarigione scientificamente inspiegabile riguarda una suora francese costretta su una sedia a rotelle

Perché io? Perché mi ha fatto un attodi misericordia?, continua a chie-dersi dal luglio 2008 suor Berna-dette Moriau, 78 anni, francescana

francese dallo sguardo gioviale e discreto,dopo aver vissuto interminabili pianti per lagioia di non poter dare una risposta alla “gra-zia” ricevuta: «È il mistero di Dio». Domeni-ca il suo volto e il suo modo delicato di espri-mersi sono divenuti di colpo familiari a mi-lioni di francesi e non solo, nella giornata incui monsignor Jacques Benoît-Gonnin, ve-scovo di Beauvais, ha riconosciuto il carat-tere «prodigioso-miracoloso» della guarigionesubitanea della religiosa, sopraggiunta pro-prio un decennio fa, di ritorno da un pelle-grinaggio a Lourdes compiuto per la ricor-renza giubilare dei 150 anni dalle apparizionia santa Bernadette Soubirous. Dopo aver ispirato a san Giovanni Paolo IIla data della Giornata mondiale dei malati,Lourdes ha dunque celebrato domenicaquesta ricorrenza e i 160 anni dagli eventidi Massabielle accogliendo la notiziadella 70ª guarigione ufficiale che haraggiunto proprio una persona alservizio dei malati: un’infermiera del-l’estremo Nord francese, primogenitadi una famiglia operaia numerosa, di-venuta religiosa a soli 19 anni, primadi vivere un calvario personale lun-go un quarantennio dovuto al ma-nifestarsi della dolorosissima “sin-drome della cauda equina”. Un tun-nel clinico degenerativo senza ritor-

no, avevano sempre pronosticato i medici,dopo 4 operazioni vane, le dosi quotidianedi morfina, la sedia a rotelle, un piede dive-nuto deforme. In un sobrio filmato di unadozzina di minuti, accessibile sul sito Inter-net della diocesi di Beauvais (a Nord di Pa-rigi), suor Bernadette spiega la sua storia finoalla sua disponibilità, dopo la guarigione, atornare al servizio dei malati. Nonostante l’età, vuole «testimoniare lemeraviglie di Dio» vissute nel profondo del-le proprie membra. All’inizio di luglio del2008, su suggerimento amichevole di unmedico e dopo lunga riflessione, suor Ber-nadette decide di tornare a Lourdes, que-sta volta come malata fra i malati. Di frontealla Grotta di Massabielle, resta colpita dal-la «presenza misteriosa di Maria e della pic-cola Bernadette». Poi, durante la benedi-zione dei malati nella Basilica sotterranea SanPio X, prova intensamente la sensazione in-teriore della «presenza di Gesù». Tratto da Avvenire, 13 febbraio 2018

di Daniele Zappalà, Parigi

suor Bernadette Moriau

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16GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

Seminario di vita nuova

Un cammino di avvio e di approfondimento della fede

Lasciarsi abitare dallo Spirito di Cristo

“Nel fare il tuo volere è tutta la mia gioia” Desideri per te qualcosa di più? Haiuna sete inappagata? Ti senti affaticato e insoddisfatto e desideri risollevarti?Ti senti bloccato e ti sembra di girare a vuoto? Allora il Seminario di vita nuovanello Spirito Santo è un invito rivolto a te.

Il gruppo di Rinnovamento nello Spirito (RnS) offre un cammino di preghiera e di insegna-menti per ricevere la preghiera per una nuova effusione dello Spirito Santo.“La prima effusione dello Spirito Santo è quella sacramentale dell’iniziazione cristiana”… Mauna persona in cui lo Spirito Santo già dimora può ricevere un nuovo invio dello Spirito, cheinizia a produrre nuovi effetti nella sua anima...“Tante persone hanno scoperto che il Signore Gesù vuole effondere il suo Spirito non soloattraverso i sacramenti, ma anche in risposta alla preghiera di semplici fedeli, nell’eserciziodel loro ‘sacerdozio comune’, ricordato dal Concilio Vaticano II”. “Da un precedente stato digrazia a un nuovo stato di grazia … Avviene qualcosa che fa avanzare la persona in unnuovo stato di grazia (San Tommaso d’Aquino)” (da F.A. Sullivan SJ). Nel Vangelo di Luca,Gesù dice che il Padre darà “lo Spirito Santo” a coloro che glielo chiederanno.

Che cosa chiediamo per fare insieme questo cammino?Un incontro settimanale di due ore, per sette settimane. Un tempo giornaliero individuale,

di 15-30 minuti, per meditare la Parola e pregare.———————————————

Nell’incontro settimanale ci sarà un insegnamento guidato da fratelli del RnS o da nostrisacerdoti, cui seguirà la condivisione in piccoli gruppi.

Iscrizioni entro Pasqua: Anna Laura: 335 6827416 – [email protected]

di Anna Laura Dillon

Primo incontro, 5 aprile: oratorio san Giuseppe, via Galliano, 6

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17APPROFONDIAMO

Creato embrione pecora-uomo per trapianto di organi

Grandi domande etiche

Per la prima volta è stato creato in laboratorio un embrione ibridouomo-pecora, in cui una cellula su 10.000 è umana. Un anno fa circaera stato realizzato un embrione di uomo e maiale

Ricorda lo xenotrapianto, ma è assaipiù simile alla chimera. La notizia dif-fusa dalla Stanford University, e resanota dal quotidiano inglese

Guardian, sa di già sentito ma ha elementidi novità sui quali è bene fare qualche pri-ma considerazione evitando facili entusiasmi(già dilaganti nelle prime reazioni italiane) ecensure preventive.I fatti: un’équipe americana ha sviluppatoembrioni di pecora contenenti cellule uma-ne, in un rapporto di una a 10mila, allo sco-po di far crescere organi compatibili con l’uo-mo all’interno di animali. L’obiettivo è otte-nere una “fabbrica” potenzialmente illimita-ta di pezzi di ricambio personalizzati e dun-que senza pericolo di rigetto. Si tratta di unat ecnica che ricorda il principio degli xeno-trapianti, ovvero l’uso per l’uomo di organianimali (in particola-re da suini), ma se nedifferenzia per l’in-crocio tra cellule edunque tra patrimo-ni genetici dell’uomoe dell’animale (la pe-cora, nel caso diStanford). La tecnicapiù vicina a questonuovo esperimento,che ha dato luogo aembrioni misti uomo-ovino fatti svilupparefino al 28esimo gior-

no, un’estensione di tempo che dovrebbeessere sufficiente a verificare la formazionedi organi destinati al trapianto sull’uomo, an-che perché sinora pare che non vi sia trac-cia di ciò che si immaginava di trovare.L’esperimento del gruppo di ricerca guida-to dal giapponese Hiro Nakauchi, che daanni conduce studi sulla medicina rigene-rativa e le cellule staminali, punta a ottene-re nell’animale un pancreas efficiente che ga-rantisca al paziente diabetico dal qualeprovengono le cellule per la creazione del-l’ibrido la soluzione della sua patologia. «Ab-biamo già creato un pancreas di topo nei rat-ti – ha dichiarato Nakauchi al quotidiano bri-tannico – e poi lo abbiamo trapiantato in unesemplare di topo diabetico curandoloquasi completamente».La strada intrapresa a Stanford ricorda gli

di Francesco Ognibene

Bruno Dallapiccola

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18APPROFONDIAMO

esperimenti condotti al King’s College di Lon-dra nel 2007 dall’équipe guidata da StephenMinger, che creò chimere con patrimonio ge-netico bovino e umano grazie all’autorizza-zione concessa dall’autorità inglese per gliembrioni Hfea. Di quel tentativo, assai en-fatizzato mediaticamente proprio comenuova frontiera per ottenere organi da tra-piantare negli umani, si sono perse le trac-ce per il semplice motivo che ci si trovò difronte a un vicolo cieco mentre altre e as-sai più promettenti strade si andavanoaprendo (è il caso delle cellule staminali adul-te riprogrammate scoperte da un altrogiapponese, Shinya Yamanaka, che gli val-sero il Nobel per la medicina nel 2012).L’esperimento in cui è stato creato un em-brione ibrido pecora-uomo, oltre a solleva-re dubbi etici, non ha applicazioni a breve ter-mine: è il parere espresso dal direttorescientifico dell’Ospedale pediatrico Bambi-no Gesù di Roma Bruno Dallapiccola.“La mia considerazione, al di là dei proble-mi etici che derivano dall’aver creato un og-getto che è così contro natura, è che nonvedo l’utilità di questi esperimenti – sottoli-nea il genetista –. Se l’idea è far funzionarequesto metodo in funzione dei trapianti, sesi ha una cellula umana insieme a una ani-male non si risolve il problema del rigetto. Iricercatori sostengonoche attraverso le tecni-che di ‘gene editing’,tra cui il ‘famoso’Crispr, riusciranno a ri-muovere anche que-sto problema togliendoi geni, ma io ho fortiperplessità”.La tecnica Crispr, ri-corda Dallapiccola, èancora nelle prime fasidi sviluppo, e non dàgaranzie. “Ne parlanotutti, e nonostante i mi-

glioramenti continui, alcuni anche grazie allaricerca italiana, ancora ci sono molti problemida risolvere, il primo dei quali è che la tec-nica corregge il Dna da una parte, ma puòprodurre errori da un’altra. È tutto molto lon-tano dal trasferimento al paziente”.Quel che intanto pare certo è che l’ibrida-zione di ovini con patrimonio genetico uma-no dà origine a embrioni di una nuova spe-cie inesistente in natura e dalle caratteristi-che ignote. Lo stesso fatto che si sia limi-tato lo sviluppo a 28 giorni, immaginandoun’estensione a 70 per ottenere qualche ri-sultato concreto, è il segnale che non si sacosa potrebbe succedere dopo questo limitedi tempo.E come sempre nella ricerca scientifica, l’uni-co metodo noto è far nascere la creatura ge-nerata interspecie, qualunque cosa sia,con conseguenze del tutto imprevedibili sequesta creatura da laboratorio dovesse poitrasmettere il suo Dna alla progenie. Una pro-spettiva che certamente l’équipe america-na non contempla, ma che una volta aper-ta la strada difficilmente potrà essere scon-giurata. La domanda di organi è elevatissi-ma e drammatica (il Guardian parla di 460inglesi morti nel 2016 in attesa di trapianto)ma non ogni strada si giustifica per questo.Tratto da Avvenire del 19 febbraio 2018

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19OLTRE IL CAMPANILE

La Polonia ci interroga

Per tutti noi, un problema con cui misurarsi

Una nuova legge sanziona chi associ i polacchi agli eccidi avvenuti nei campi di sterminio nazista in Polonia. Proteste di Israele

Non ha fatto passi indietro il Parla-mento polacco, approvando il pri-mo febbraio la legge che sanzio-na penalmente chi associ i polac-

chi agli eccidi avvenuti nei campi di stermi-nio nazista sul suolo patrio. E questa non èdecisamente una buona notizia per Israele.Ha tutta l’aria, infatti, di essere una vicendadestinata a lasciare strascichi pesanti la po-lemica che ormai da giorni vede contrappostisul tema delicatissimo della memoria dellaShoah i politici dei due Paesi, intenti entrambia cavalcare le proprie opinioni pubbliche.È una vicenda che merita uno sguardo unpo’ più ampio quella sulla corretta definizionedei campi di sterminio realizzati dai nazisti en-tro i confini della Polonia. Partendo da unpro-memoria psicologico: insieme a quellocon la Germania, il rapporto con la Poloniaè fin dalla fondazione un nervo scoperto perIsraele. Perché un Paese nato dopo laShoah e con al suo interno migliaia di so-pravvissuti che laggiù - nell’orrore deicampi, ma anche nelle violenze di pogromcome quello di Kielce (4 luglio 1946) - han-no lasciato famiglie intere uccise, case, ri-cordi, anche dopo generazioni qualsiasinotizia arrivi da quella terra sarà guarda-ta sempre con un’istintiva dose di diffi-denza. Se poi un Parlamento - sullaspinta di un vento nazionalista - arriva avotare una legge che per «difendere ilnome della Polonia» cancella le zone gri-

gie di una pagina di storia complessa, inIsraele non può non suonare un allarme ros-so. E quanto questo allarme sia giustifica-to lo prova il comunicato giunto dall’amba-sciata israeliana a Varsavia, che racconta diessere sommersa in queste ore di insulti an-tisemiti in arrivo con ogni mezzo di comu-nicazione.Ma fermarsi qui non basta: il nodo vero chequesta vicenda sta portando a galla è pro-prio il senso più generale della memoria del-la Shoah. Non solo in Polonia, ma ovunque;anche dentro Israele. Perché il rigurgito na-zionalista di Varsavia alla fine assomiglia mol-to a uno specchio che ci dice: che cosa stia-mo davvero ricordando della follia nazistacon il suo massacro dei sei milioni di ebrei?Più passa il tempo e più la memoria non èun esame di coscienza collettivo ma un’epo-pea nazionale. Continuiamo a raccontare

di Giorgio Bernardelli

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20OLTRE IL CAMPANILE

quanto fossero crudeli i nazisti, raccontiamo- come è giusto che sia - le storie di tutte levittime, guardiamo film che ci narrano spac-cati struggenti, ma tendiamo sempre più afar sparire un ultimo aspetto: la riflessione suquanto queste derive siano qualcosa di pe-ricolosamente vicino al cuore di ciascuno dinoi. La Giornata della Memoria doveva ser-vire a non farci dimenticare; alla fine sta aven-do un effetto opposto: mitizzando il male lostiamo allontanando da noi. E allora se Au-schwitz oggi è l’icona dell’orrore contro cuitutti puntiamo comodamente il dito senzametterci più in discussione, è così strano cheun Paese come la Polonia, che fu anche vit-tima del nazismo, cerchi di chiamarsi fuori?L’unica strada per uscirne è ritrovare davverola lezione universale della Shoah. Accettandodi mettere in discussione tutte le zone gri-gie. In Polonia, certamente, ma non solo.Perché ad esempio verrebbe da chiedere:è cominciata la settimana scorsa a Varsa-via l’ondata nazionalista? Ed era un altroPaese quello che, poco più di un mese fa,il governo israeliano esaltava perché all’Onu,nella fatale risoluzione dell’Assemblea ge-nerale sulla questione di Gerusalemme ca-pitale, insieme agli altri Paesi dell’Europa del-l’Est ha scelto di astenersi svicolando, innome di un’alle-anza politica, laquestione del vol-to plurale dellaCittà Santa? Oera un’altra Polo-nia quella delle re-sistenze alla redi-stribuzione dei mi-granti in Europa?Eppure BenjaminNetanyahu (figliodi un ebreo po-lacco che di co-gnome a Varsaviafaceva Mileikow-

sky) nel luglio scorso, da Budapest insiemeai premier di Ungheria, Croazia e Slovenia,la indicava ugualmente a modello; oppo-nendola a quell’altra Europa «che si ostinaa tirare sempre dentro la questione del pro-cesso di pace nei rapporti economici traUnione Europea e Israele». Con questa Po-lonia l’attuale governo israeliano (che oggifa la faccia feroce) fino a poche ore fa flirtavaal punto da dover annullare in fretta e furiala visita del segretario del Consiglio di dife-sa polacco, prevista proprio in questi gior-ni. Non ci vuole molto a capire perché ve-niva a Gerusalemme: senza la polemica suicampi di sterminio i nuovi armamenti madein Israel glieli avrebbero venduti senza pro-blemi?Il punto allora è: che cosa vuol dire oggi ri-cordare davvero? E come si traduce in scel-te politiche il «mai più» ripetuto ogni anno da-vanti ai campi di sterminio? Lo scontro fraPolonia e Israele arriva a ricordarci in manieramolto cruda quale ruolo abbiano avuto gli in-teressi nazionali nel creare e nel diffonderela «banalità del male». Sarebbe il caso di ri-pensarci, con l’aria che tira anche in tanti al-tri Paesi oggi.http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p10588/La-Polonia-ci-interroga

I primi ebrei catturati dalle SS, donne, anziani e bambini,vengono fatti uscire dal ghetto per essere inoltrati alcampo di sterminio di Treblinka

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21CIVICA

Ora Pepe è finalmente a casa

Una storia bressese finita bene

Possiamo dire di aver restituito un futuro possibile a un giovane che si era perso.Coltivare il senso di umanità genera soluzioni efficaci.

Ci è stato chiesto di raccontarecome un gruppo di cittadini bres-sesi si è organizzato in rete con leautorità competenti per cercare di

risolvere una situazione di grave degrado cheha suscitato controverse reazioni, sul terri-torio bressese. Stiamo parlando di Pepe, unragazzo senegalese che ha soggiornato percirca quattro mesi dallo scorso ottobre, gior-

no e notte, nella galleria dell’Esselunga, invia XXV Aprile. Siamo un po’ restii a scrivere di questa vi-cenda per noi lunga, difficile, faticosa, ma nelsuo complesso certamente bella e arric-chente per quello che ci ha insegnato. Te-miamo, con i tempi che corrono, possa es-

sere strumentalizzata negativamente e sciu-pata nella sua bellezza e positività; ci di-spiacerebbe molto, preferiremmo allora te-nere il ricordo solo per noi. Faremo qualcheaccenno, impossibile raccontare il susse-guirsi di tante cose fatte e tentativi provatiin quattro mesi, come ad esempio aver ac-compagnato Pepe a fare una serie di inda-gini mediche o come il tentativo di portarlo

in un dormitorio pubbli-co.Pepe, a noi come a tan-ti altri, è apparso subitonon come il solito extra-comunitario che stazionain giro chiedendo qual-che spicciolo o il senzadimora che occupa ilsuolo pubblico, ma restainvisibile, come nelle vielimitrofe al centro di Mi-lano o anche a Bresso. Ildegrado fisico e il disagiopsicologico di Pepe era-no ormai a un livello noncompatibile con una pur

minima vita dignitosa, la sua vita era desti-nata quasi certamente a una infausta con-clusione.Tante persone hanno aiutato Pepe, ognu-no come poteva o si sentiva, alcuni hannodeciso, dopo qualche comune riflessione, dicoordinarsi in un gruppo WhatsApp e SMS;

dal Gruppo per Pepe

Alla partenza dal-l’Italia con unamico del Gruppoper Pepe

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22CIVICA

all’inizio anche solo per scambiare infor-mazioni tipo: quale cibo, bevande calde, ve-stiti, coperte ciascuno portava, a qualeora, quali necessità sorgevano.Contemporaneamente è stato subito chia-ro che occorreva una regia più autorevole ecompetente, perciò abbiamo chiesto, e ot-tenuto subito, un incontro con l’Assessoreai Servizi Sociali, il quale, avendo già con-tattato le forze dell’ordine e la Prefettura, ave-va già ricostruito la storia di Pepe in Italia.Via via molti soggetti sono stati contattati esi sono avvicendati per aiutare Pepe, ognu-no con le proprie competenze, sempre instretta collaborazione l’uno con l’altro: le as-sociazioni Caritas, Acli, Centro Incontro, SanVincenzo, quelle che storicamente si occu-pano dei senzatetto, S. Egidio, Cavalieri diMalta, la CRI unità mobile, un primario dipronto soccorso e infine, rivelandosi poi fon-damentali per la soluzione di questa vicen-da, alcuni connazionali di Pepe residenti aBresso e il Consolato Senegalese. Grazie a

questi ultimi abbiamo potuto rintracciare la fa-miglia di Pepe: pensavano fosse morto, maquando hanno saputo che il loro figlio era aBresso, non sapevano come fare per poter-lo ricondurre a casa con loro.Oggi, guardando indietro, il percorso è chia-ro e lineare, ma non è sempre stato così, nonè facile aiutare una persona in difficoltà e an-cor più difficile saper far bene del bene.Pepe sarebbe potuto tornare nel suo paesecon un rientro assistito, gestito dal Consolatodel Senegal, ma nel momento in cui ci sia-mo resi conto che i tempi burocratici, se-condo le disposizioni di legge, erano troppolunghi abbiamo deciso di velocizzare il rien-tro, acquistando un biglietto d’aereo con unacolletta. I soldi raccolti sono stati molti di piùdel necessario, i restanti verranno consegnatialla Caritas, la generosità per Pepe aiuterà al-tri nel bisogno.Non sappiamo se possiamo dire di aver fat-to scelte giuste al meglio delle nostre possi-bilità, ma guardando ora le foto di Pepe conla sua mamma, il suo papà e il fratello in Se-negal, possiamo dire di aver restituito un fu-turo possibile a un giovane che si era perso.

Pepe con il suo papà

Pepe con la mamma e il fratelloall’aeroporto di Dakar

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RECENSIONI23

Atre anni dal successo de La mafia uc-cide solo d’estate, Pierfrancesco Di-liberto, in arte Pif, mette in scena un

altro capitolo di storia italiana. Seguendo levicende di gente comune, il regista dipingeun quadro del nostro Paese negli ultimi annidella seconda guerra mondiale. Pif sfoglia lepagine di una realtà scomoda, dimenticatadai libri di storia, denunciando con delica-ta comicità il potere della mafia in Italia e ol-treoceano, e il vergognoso ruolo che essaricoprì durante il conflitto e che portò al suoconsolidamento. Le vicende dei protagoni-sti lasciano lo spazio a riflessioni che smuo-vono la coscienza. La leggerezza con cui rie-sce a trattare lamateria e la de-nuncia sociale, lofa parlare ad ognigenerazione. Sin-cere e divertentianche le interpre-tazioni di tutto ilsicilianissimo castdi attori, che ren-dono il prodottouna confezionegodibile e piace-vole, in grado digestire un argomento serio con incredibiledelicatezza, senza mai sminuirne il peso ocadendo nella banalità. Un’imperdibile oc-casione di meditare su valori come legalità,coraggio e lealtà senza rinunciare al sorriso.

In guerra per amoreCinema San Giuseppe Giovedì 15 marzo, ore 21

Come Nasce il Duomo di Milano? Qualiinteressi religiosi, politici ed esistenzialisi nascondono nelle sue massicce

fondamenta? Ce lo racconta Paolo Grillo, pro-fessore di storia medievale di Milano. 1386: iniziano i lavori della “Cattedrale del si-gnore” Gian Galeazzo Visconti o “del po-polo”? Il Duomo di Milano è sia dei Visconti che deimilanesi. Gian Galeazzo vuole affermareconcretamente la sua signoria. Il popolo e l’ar-civescovo vogliono fare un tempio che te-stimoni la religiosità, ma anche l’orgoglio cit-

tadino.Cosa, ha rappre-sentato la co-struzione delDuomo per Mila-no?“Una rivendica-zione di orgoglioe di senso civico.Una testimonian-za della forza del-la città. La co-struzione di unprimato: il Duo-

mo, con la sua imponenza, avrebbe messoin ombra le altre chiese della regione”.Il Duomo fu costruito abbattendo edifici sa-cri antichi. Oggi si griderebbe al sacrilegio…“A quell’epoca non c’era una mentalità con-servativa, si trattava, pur sempre di procla-mare la gloria del Signore”.

Paolo GrilloNascita di una cattedraleMondadori

Un racconto che stupisce sempre

Quel Duomo caricodi fede e di storia

Vicenda storica di vergognaraccontata con levità

In guerra per amoredi Sarah Rosignoli, CineCircolo

di Carlo Faricciotti, da Famiglia Cristiana n 3, 2018

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24CALENDARIO LITURGICO

MARZO 2018

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25FARMACIE DI TURNO

GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30DEL GIORNO SUCCESSIVO

MARZO 2018 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

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GiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledì

BAIO - BressoCOMUNALE N ° 5 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 4 - Bresso MORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 2 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 3 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 5 - Bresso MORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 1 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 5 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 5 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 4 - Bresso

Via Vittorio Veneto, 5/DVia Vittorio Veneto, 26 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Papa Giovanni XXIII, 43 V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Vittorio Veneto, 26 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Ambrogio Strada, 56 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Piave, 23 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Vittorio Veneto,26V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Roma, 87 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Vittorio Veneto, 26 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Vittorio Veneto, 26 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Papa Giovanni XXIII, 43

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PAROLE D’AUTORE26

... E Maria stava ai piedi della crocemuta nel suo dolore, troppo grandeda poter rivelare con parole:guardava il Figlio .

. Egli era appeso al legno della croce,egli, innocente eppure condannato,ma quel suo corpo misero e straziatodominava la terra.

E quella croce, no, non fu d’infamiama diventò per lui segno di gloria,perché partì di lì la sua vittoria:vittoria sulla morte.

Poi le sue labbra dischiudendo in pena,proferì le parole di perdonoche sono la speranza d’ogni uomoche in lui confida .

... E piangeva Maria sotto la croce.Ma dal pianto nasceva un nuovo amore,e di Giovanni fu chiamata Madree della Chiesa.

Da quel giorno Ella guida i nostri passicome guidava il Figlio da bambino,perché ogni croce porti alla certezzadella resurrezione.

di Mina Belloli

Stabat Mater

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DISTRAZIONI27

Tratto da Famiglia Cristiana n 8 – febbraio 2018

La redazione de “La Squilla”augura a tutti i suoi lettori

una serena e

Santa Pasqua

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Page 28: Tutti i colori della Chiesa - Madonna del PilastrelloMentre mi tolgo i paramenti cerco di capire. Anche i chierichetti sono ammutoliti. “Forse un errore di lettura, abbia pazienza,

28I NUMERI DELLA COMUNITÀ

Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina VillaDario Landreani - Francesco Boso

Foto: Autori vari Copertina: P.B

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

Direttore: ANGELO ZORLONI

Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 8.45 - 9.30sabato: ore 16-19

Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

Numeri utiliPrevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19don Saulo MontiOratorio - don Andrea CarrozzoCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

02 610 08 82

380 49 13 98702 610 17 6802 610 89 51

11502 610 73 68

11802 34567

02 614 55102 614 554 00

02 5799.102 66 50 10 72

02 610 72 3602 614 00 95

02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

366 489234302 66 50 24 94

02 614 26 6002 610 09 96

Orari delle SS. Messe in BressoSS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 7.30 - 9 - 10.15 - 11.30

Santuario della Madonna del Pilastrellotutti i giorni ore 17 S. Rosario

SAN CARLO - feriali: ore 8 - 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10.30 - 19

MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.15festivi: ore 10 - 17.30

Chiesa di San Francesco - feriali: ore 9 (escluso il sabato)sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 11.15

Squilla marzo 2018 stampab_La Squilla ottobre 2017 06/03/18 10.21 Pagina 28