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Ufficio stampaIRENE RANDO338.7092780

Per informazioni338.3830222

FotografieFOTO GIUNTAANGELO POIDOMANIFRANCO CILIA

Traduzione testiM. G. CANNATA

Impaginazione e stampaArti Grafiche Mora - Ragusa

In copertinaL’INFINITODI CARMELO OTTAVIANOacrilico su telacm 100x120 - 2007

Retro copertinaNEL MARE DI KROYRacrilico su telacm 250x100 - 2007

www.francocilia.come-mail: [email protected]: [email protected]

MINISTERO PER I BENIE LE ATTIVITA’ CULTURALIDipartimento per i beni archivistici e librariDirezione Generale per i beni librari e gli istituti culturali

COMITATO NAZIONALECentenario della nascitadi Carmelo Ottaviano

REGIONE SICILIA

PROVINCIA REGIONALEdi RAGUSA

COMUNEdi MODICA

Camera di CommercioIndustriaArtigianatoe Agricoltura

di Ragusa In collaborazione con:

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TRA FINITO E INFINITOovvero del rapporto “sublime”

a cura di

FRANCESCO RANDO

FRANCO CILIA

Università Cattolicadel “Sacro Cuore” di Milano

21 - 22 giugno 2007

Università di Cataniaex Monastero dei Benedettini

25 - 26 ottobre 2007

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NEL MARE DI KROYRacrilico su tela

cm 250x100, 2007

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FRANCO CILIAfoto Angelo Poidomani2006

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Franco Cilia interprets Carmelo Ottaviano’s philosophy

Philosophers have always aspired to connecting thought andtruth and artists have always aspired to expressing the beautyof truth. Franco Cilia’s paintings clearly demonstrate theability to show the aesthetic dimension of Carmelo Ottaviano’sphilosophy in which the search for being is a search for thebeauty of things as they appear to us.I am delighted that the Università Cattolica del Sacro Cuore,for the National Conference on Carmelo Ottaviano’s philosophyon 21st and 22nd June 2007, is able to host a collection ofFranco Cilia’s paintings which will enable scholars and visitorsto appreciate his interpretations of space without limits, of theopening towards the infinite and of the chromatic elementswhich fill the cosmic flow of events.

Prof. Alessandro GhisalbertiHead of the Department of Philosophy,University of “Sacro Cuore” of Milan

Chairman of National Committee Carmelo Ottaviano

Franco Cilia interprete della Filosofia di Carmelo Ottaviano

L’aspirazione del Filosofo è sempre stata quella di congiungereil pensiero con la verità e l’artista aspira ad esprimere la bellezzadel vero. Nei quadri di Franco Cilia traspare la capacità di faremergere la dimensione estetica della filosofia di CarmeloOttaviano in cui la ricerca dell’essere è sempre intesa comericerca della bellezza delle cose che a noi si manifestano.Sono molto lieto che l’Università Cattolica del Sacro Cuore, inoccasione del Convegno Nazionale dedicato al pensiero diOttaviano nei giorni 21 e 22 giugno 2007, possa accogliereun’antologia dei quadri del Maestro Cilia atti a far conoscereagli studiosi e ai visitatori le sue interpretazioni dello spaziosenza limiti, dell’apertura all’infinito e degli elementi cromaticiche popolano il divenire cosmico.

Prof. Alessandro GhisalbertiDirettore del Dipartimento di Filosofia

dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di MilanoPresidente del Comitato Nazionale Carmelo Ottaviano

The Facoltà di Lettere e Filosofia of the University of Cataniais pleased to host an exhibition of the works of the artist FrancoCilia in the prestigious building of the ex-monastero deiBenedettini on 25th and 26th October 2007 during the nationalconference on Carmelo Ottaviano for the centenary of his birth.The paintings of the Hyblean artist Franco Cilia seem to dialoguewith Carmelo Ottaviano’s philosophical research and they arean integral part of the conference. Through the bright imagesand burning colours it is possible to imagine the tormentedand everlasting philosophical research of the author.The anxiety caused by the infinite, the mysterious atmosphere,the contemplative moments present in Franco Cilia’s paintingsremind us of some of the theoretical principles of CarmeloOttaviano’s aesthetics which were founded on the relationshipbetween the finite and the infinite.

Prof. Enrico IachelloDean of the Facoltà di Lettere e Filosofia

University of Catania

Prof. Enrico IachelloPreside della Facoltà di Lettere e Filosofia

Università degli Studi di Catania

La Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Cataniaè lieta di ospitare la mostra delle opere di Franco Cilia nellaprestigiosa sede dell'ex monastero dei Benedettini in occasione delConvegno nazionale organizzato nei giorni 25 e 26 ottobre 2007in memoria di Carmelo Ottaviano nel centenario della sua nascita.La produzione pittorica dell'artista ibleo sembra dialogare conla ricerca filosofica di Ottaviano e si inserisce così efficacementenel contesto del Convegno. Attraverso il gioco delle immaginiinondate di luce e dei colori infuocati sembra farsi immagine latormentata e incessante ricerca filosofica dell'autore. L'ansia diinfinito, l'atmosfera di mistero, gli abbandoni contemplativi da cuisono pervasi i dipinti di Franco Cilia richiamano inoltre alcuni deiprincipi teorici dell'estetica di Carmelo Ottaviano fondata appuntosul rapporto tra finito e infinito.

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L’infinito del filosofo Carmelo Ottaviano by the artist Franco Ciliais the beautiful painting which opens and gives the title to theexhibition about the philosopher Carmelo Ottaviano whichwill be held in June at the Università Cattolica del SacroCuore in Milan during the national conference on CarmeloOttaviano and in October at the equally prestigious Universityof Catania during a second conference.The mysterious and fascinating relationship between the finiteand the infinite is the main theme of Carmelo Ottaviano’sphilosophy. This philosopher from Modica and Franco Cilia,the artist from Ragusa are both pervaded (the former in hismonumental ideas, the latter with the use of pure and absolutecolours) by a tension towards the infinite, towards the “cosmicinfinite”. This was, appropriately, the title of the artist’sexhibition held in 2004 at the castle of Donnafugata.We are delighted and proud that the Università Cattolica andthe University of Catania will hold two conferences on ourillustrious fellow citizen and that scholars will come from allover Italy for these events about our nationally andinternationally well-known philosopher who is also called the“Philosopher of the fourth age” and who never forgot hisroots and wanted to be buried in his beloved Modica to whichhis thoughts always returned with nostalgia.Besides being a World Heritage Site, Modica has its own legacyof illustrious men: Placido Carrafa , Tommaso Campailla,Emmanuele Ciaceri, Pietro Floridia, Salvatore Quasimodo andof course, Carmelo Ottaviano.The citizens of this wonderful town must be, therefore, worthyheirs of this splendid heritage.

Pietro Torchi LuciforaThe mayor of the town of Modica

L’Infinito del filosofo Carmelo Ottaviano del Maestro Franco Ciliaè il bellissimo quadro che apre e dà il titolo alla Mostra, dedicataal Filosofo, che si terrà a giugno nella prestigiosa sededell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasionedel Convegno Nazionale di studi su Carmelo Ottaviano, e aottobre presso la sede, del pari prestigiosa, dell’Università diCatania, in occasione dell’altro Convegno.Il rapporto misterioso e affascinante tra finito e infinito è iltema centrale della speculazione ottavianea. Il filosofo modicanoe il pittore ragusano manifestano, attraverso un grandiosomonumento di idee l’uno e il canto del colore puro, assolutol’altro, una continua, struggente tensione verso l’infinito, verso“l’infinito cosmico”, titolo molto suggestivo della mostraantologica del Maestro, approntata nel 2004 nel Castello diDonnafugata.Siamo lieti e orgogliosi che l’Università Cattolica e l’Universitàdi Catania dedichino al nostro illustre Concittadino dueConvegni, che vedranno succedersi illustri studiosi di ogniparte d’Italia, a conferma dello spessore nazionale einternazionale del “Filosofo della quarta età”, che mai hadimenticato le sue radici e nella sua amatissima Modica, semprerievocata con infinita nostalgia, volle essere sepolto. Questanostra Città, oltre ad essere Patrimonio dell’umanità, annoveraanche un grande patrimonio di uomini illustri: Placido Carrafa,Tommaso Campailla, Emanuale Ciaceri, Pietro Floridia,Salvatore Quasimodo e, appunto, Carmelo Ottaviano.Su di noi e su questa meravigliosa Città grava il compito, nonfacile, di essere degni eredi di questo grande patrimonio.

Pietro Torchi LuciforaSindaco della Città di Modica

Carmelo Ottaviano

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Il territorio ibleo ha espresso, nel tempo, innumerevoli uominidi cultura, pensatori ed artisti di altissimo spessore che hannocontribuito, con le loro opere, ad accrescere ed a renderesempre più illustre il nostro patrimonio culturale.Carmelo Ottaviano, grande poeta e filosofo modicano, di cuiricorre il centenario della nascita, è senza dubbio un intellettualedi spicco della nostra terra che ha lasciato un segno indelebilenella formazione di parecchie generazioni di allievi, che hannoavuto occasione di venire a contatto con la sua ideologia e conla sua poetica.A pieno titolo, Carmelo Ottaviano è stato definito uno dei piùgrandi pensatori iblei, e non soltanto iblei, del Novecento eper tale motivo l’eredità che ci ha lasciato assume un valoreinestimabile.Sono perciò particolarmente orgoglioso che l’UniversitàCattolica del S. Cuore di Milano e l’Università di Cataniaospiteranno i due Convegni Nazionali di studio a Lui dedicati,così come sono lieto della mostra “tra finito ed infinito” che,nel contesto dei due Convegni, offrirà alla nostra ammirazionele opere dell’artista ragusano Franco Cilia.Le opere di Cilia, artista contemporaneo tra i più prestigiosi,ci descrivono la sua incessante ricerca sulla rappresentazionedell’infinito, in un gioco di colori e di luce sempre affascinantee coinvolgente.L’opera filosofica di Carmelo Ottaviano e la produzione pittoricadi Franco Cilia si incentrano nello stesso luogo e nello stessotempo per farci riflettere, con la mente e con lo sguardo, sulconfine del visibile, sul rapporto tra finito e infinito.È con viva soddisfazione che auguro quindi a questi importantieventi culturali il più ampio e meritato successo.

Giovanni Franco AntociPresidente della Provincia di Ragusa

The Hyblean area has had, during the centuries, numerousimportant men of great culture, intellectuals and artists whoby means of their works and ideas have contributed to ourcultural heritage and rendered it illustrious.Carmelo Ottaviano, the great philosopher and poet, whosecentenary we are remembering , was a leading intellectualfrom our area who strongly influenced the education of severalgenerations of pupils who came into contact with his ideologyand his poetics.Carmelo Ottaviano has rightly been defined one of the greatestHyblean and not only Hyblean, thinkers of the twentiethcentury and for this reason the legacy he has left us is priceless.I am, therefore, particularly proud that the Università Cattolicadel S.Cuore in Milan and the University of Catania will hosttwo national conferences on Carmelo Ottaviano. I am alsodelighted that in the course of these two conferences there willbe the exhibition : “Tra infinito e finito” during which it will bepossible to admire the works of the artist from Ragusa,Franco Cilia.The paintings by this prestigious contemporary artist areevidence of his continuous research into the representationof the infinite through a fascinating and enchanting use ofcolours and light.Carmelo Ottaviano’s philosophical works and Franco Cilia’spaintings are based on the same place and the same time tomake us reflect, with our mind and with our eyes, on the limitof what is visible and on the relationship between the finiteand the infinite.It is, therefore, with the utmost pleasure that I wish these twoimportant cultural events a huge and well-deserved success.

Giovanni Franco AntociPresident of the province of Ragusa

Franco Cilia

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L’INFINITOdi Carmelo Ottaviano

acrilico su telacm 100x120, 2007

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TRA FINITO E INFINITOovvero del rapporto “sublime”

FRANCO CILIA

FRANCESCO RANDO

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ACCADE CON I COLORI DELL’ALBAacrilico su telacm 50x50, 2006

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Tra finito e infinitoovvero del rapporto “sublime”

“…bellezza eterna, che mai non nasce e mai non muore né cresce né scema, mentre le altre bellezze nonsono che per partecipazione di lei” (Platone)

“…bellezza è l’anticamera di una felicità che non ha fine. Bellezza è immortalità”(Carmelo Ottaviano)

“…la partecipazione all’armonia estetica da parte del soggetto contemplante rappresenta un assaggiodell’immutabilità, una partecipazione dell’eternità, un affrancamento dal divenire e dalla mutazione, dalla

fuga del tempo” (Carmelo Ottaviano)“…breve stilla d’infiniti abissi” (Petrarca)

“ e il naufragar m’è dolce in questo mare” (Leopardi)

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DAS BITTENDE PRINZIPacrilico su telacm 50x50, 2006

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“Due cose riempiono l’animo di ammirazione evenerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso epiù a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellatosopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io nonho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come sefossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente, fuoridel mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connettoimmediatamente con la coscienza della mia esistenza”.

Se si vuole, seppur brevemente, riflettere sulmisterioso e affascinante rapporto tra finito e infinito e sulsublime, che è insito in questo particolare rapporto, non sipoteva non cominciare con queste stupende parole di Kant,poste nella conclusione della Critica della ragion pratica eincise opportunamente, nella forma abbreviata (“il cielostellato sopra di me e la legge morale in me”), sulla suatomba, anche perché il grande filosofo tedesco indagò a fondoil concetto del sublime.Nulla, poi, come l’immensità ed eternità del cielo stellato el’infima piccolezza e fragilità dell’atomo umano contemplanterappresenta il rapporto, “sublime”, tra infinito e finito, tral’essere totale e l’essere parziale. Tutti gli spiriti magni hannoavvertito questo ineliminabile confronto e lo hanno espressonel pensiero, nella poesia, nella pittura, nell’arte.

Il filosofo Carmelo Ottaviano ha dedicato l’intera suavita, il suo magistero educativo e la sua immensa operateoretica e storiografica all’approfondimento dei problemiprimi dell’uomo, in particolare al rapporto affascinante emisterioso, affascinante appunto perché avvolto nel mistero,tra finito e infinito, fra la tragica condizione dell’essere parziale( il suo capolavoro teoretico ha per titolo La metafisica dell’essereparziale), che tende inesorabilmente verso il nulla, e la gioiaimmensa della speranza nell’Essere Totale, principio e fonteinesauribile dell’essere.

Ha detto in una recente conversazione il MaestroFranco Cilia: “Io cerco l’infinito attraverso l’indefinito”; e inuna nota a commento della sua attuale Mostra a Saltum inDanimarca scrive: “…la mia pittura si nutre dello stesso loro( i pittori danesi Kroyer, Michael e Anna Ancher) mare e dellostesso cielo; soltanto che il loro mare-cielo conosce fino infondo la malinconia e la solitudine delle distese nordiche,mentre il mio mare-cielo conosce il clamore arroventato delsole dell’isola che fu cara a Teocrito, ma la loro pittura è lamia: la stessa ricerca sull’Infinito attraverso l’indefinito…Abbiamo aperto la mente a impensabili limiti, ma nonsappiamo più avere occhi e pensiero rivolti a interrogare la

maestosità del cielo e del mare. E’ come se il tempo, che c’èdato da vivere…avesse chiuso e oscurato per sempre le stanzedell’anima alla luce dell’Infinito. Il sentimento è morto? No,non è ancora così! Un filo rosso lega pensiero, poesia e colore.Un filo che difficilmente si spezzerà…Si può fermare ilpensiero, la poesia, la vastità del cielo e del mare?”

A me sembra che il tema ricorrente che accomuna ilfilosofo ibleo e il pittore, anch’egli ibleo, sia una incesssantetensione sentimentale, esistenziale, filosofica verso l’infinito:entrambi, come Il viandante di Friedrich, guardano versol’infinito. Caratteristica questa, come ognun sa, tipicamenteromantica, anzi la quintessenza del Romanticismo. Non èstrano allora, anzi è la conferma di quanto asserito sopra, cheentrambi si rifanno alla grande stagione romanticaottocentesca. Scrive, infatti, l’Ottaviano, nella prefazione allaquarta edizione de La Metafisica dell’essere parziale, del suosistema di pensiero: “Forse qualche lettore si chiederà conquale appellativo filosofico possa definirsi il corso dei pensieriesposti in questo libro…Potrebbe definirsi NuovoRomanticismo, nel senso indicato dalla mia teoria del divenirecome progressivo annullamento degli enti finiti, con ilconseguente richiamo alla malinconia delle cose, delle cosecioè che passano per non tornare mai più…In termini piùesatti, avrei dovuto parlare dell’Eterno Romanticismo, diquel motivo cioè che rappresenta indubbiamente la voce piùintima e profonda dell’animo umano, e quindi una dellecomponenti essenziali della storia stessa della spiritualitàdell’uomo. Il lamento e l’implorazione che ne nasconocostituiscono quello che uno dei più grandi e sensibili Spiritidell’umanità, Ludwig van Beethoven, chiamava <<dasbittende Prinzip>>, il <<Principio che prega e implora>>,contrapposto a <<das widerstrebende Prinzip>>, il<<Principio che si oppone>>, cioè l’inesorabile finire, la Morteche vuole trionfare sulla Vita. In altre parole, la <<finitezza>>delle cose tutte”.

Chi è che non veda e non avverta chiaramente intantissime tele di Franco Cilia gli echi romantici di paesaggiinfiniti, lontani, indefiniti di una natura squisitamenteromantica, in cui dominano la luce, il cielo, il mare, privi di“vestigia umane”: Constable, Friedrich, Turner. SoprattuttoTurner.L’approdo a Turner è stato per il nostro Pittore una vera epropria rinascita. Ci sono, a volte, nella nostra vita, incontri,spesso casuali, che ci sconvolgono, ci cambiano, ci fannoritrovare la “diritta via”. Dante racconta nel Convivio che

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NELLA STANZA DI BACONacrilico su tavola (particolare)cm 70x100, 1989

UN ISTANTE PRIMAolio su tela

cm 90x120, 1987

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l’incontro con il De consolatione philosophiae di Severino Boezioe il De amicizia di Cicerone lo fecero uscire dalla disperazione,in cui era sprofondato dopo la morte di Beatrice, e nedeterminarono la “conversione filosofica”.

Così è stato per Franco Cilia; ascoltiamone laconfessione poetica: “ Mi congedai…dalla questione che stavaa petto del mio malessere, con la voglia di rinascere. Ancoratoallo splendore della terra di Sicilia, nella solitudine estrema,cos’altro mi restava, se non dipingere il fuoco di questa isolacara agli dei? Potevo ripartire, cercare il filo rosso smarrito eritentare la mia avventura con la pittura…Ho guardato conaltri occhi il sole carico di carminio acceso naufragare nelleacque, è stato un ritorno alla vita, o meglio, alla cosa che piùconta nella vita di un pittore: il colore. A Mentana, nella luceaccogliente della casa di Federico Zeri, accennai al Maestro delmio vissuto; scoprii, uscendo da quell’incontro fortunato edeterminate, che avevo cercato Goya e avevo viaggiato conNolde, e che Turner, se solo fossi riuscito a frantumare leapparenze, poteva indicarmi la strada che mi avrebbe condottolontano dal labirinto della fonte Ciane per offrirmi nuove albedi vita”.

Gli è che Franco Cilia non è solo un grande pittore,ma anche poeta e filosofo.In questa continua, tormentosa, struggente tensione versol’infinito c’è, a mio avviso, un profondo senso di religiosità:esplicita o implicita.

Esplicita in Carmelo Ottaviano. Cuore, pathos e cardinedel suo pensiero sono “La tragicità del reale, ossia il doloremetafisico” e “L’Infinito”; scrive il filosofo: “ E’ questa l’essenzadell’ente che, in quanto è finito, è parziale…: la parzialità è latragicità della finitezza. Il passato non è più, il futuro non èancora e non sarà sempre, il presente sfugge irreparabilmente,fiume senza argini che dilaga nel nulla”; e ancora: “…la logicadel finito ci conduce alle soglie della logica dell’Infinito…Unavolta realizzatasi tale somma del finito all’Infinito, e viceversa,la finitezza del finito, cioè la persona finita, è scomparsa,assorbita e del tutto annullata come finitezza dalla quantitàinfinita sommatasi ad essa; ma il finito è conservato nell’Infinitoa cui si è sommato, per il fatto stesso che si è sommato adesso”. “Questo è il mistero della natura, dell’essere come entifiniti: guardato bene a fondo, esso mostra più l’ Infinito che ilfinito, più il Totale che il parziale…”. Carmelo Ottaviano cercòdi costruire una filosofia del finito in grado di darci, del finitostesso, un’interpretazione esauriente e, dell’infinito, unaesigenza assoluta e fondata criticamente: solo sullo sfondo

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NEL LABIRINTO DELLA FONTE CIANEolio su tela

cm 100x150, 1991

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UN DI SI VENNE A ME MALINCONIA...acrilico su telacm 100x70, 2004

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dell’ infinito si capisce il finito.Religiosità esplicita in Pascal, che in una lunga

riflessione ( il pensiero 233, della celebre “scommessa”, daltitolo Infinito. Nulla ) scrive, fra l’altro: “ Il finito si annulla difronte all’infinito, e diventa puro nulla. Così il nostro spiritodi fronte a Dio.” “Che cos’è – si chiede ancora Pascal nellostupendo pensiero 72 – un uomo nell’infinito?...che cos’è l’uomonella natura? Un nulla a confronto dell’infinito, un tutto aconfronto del nulla, una via di mezzo tra il nulla e il tutto.Infinitamente lontano dal comprendere questi estremi, la finedelle cose e il loro principio sono per lui invincibilmente celatiin un segreto impenetrabile; egualmente incapace di vedere ilnulla da cui è tratto, e l’infinito da cui viene inghiottito…Tuttele cose sono uscite dal nulla e sono portate fino all’infinito”.

Religiosità esplicita e profonda nel grande pittoreromantico Caspar David Friedrich, che, per esempio, nell’operaforse più intensa e suggestiva del romanticismo, Monaco sullaspiaggia, la esprime in modo superbo: quasi tutta la superficiedel quadro è occupata dal cielo plumbeo come plumbeo è ilmare, che si riduce ad una sottile striscia oscura; la figura,minuscola, appena percettibile del monaco, guarda, dialoga,tende verso l’infinito.

Religiosità implicita in Leopardi, Turner, Constable ein Franco Cilia.

A mio parere, ha avuto un felicissima e profondaintuizione Pippo Franco quando scrive all’amico Franco Cilia:“ Caro Franco…della pittura hai tutto ciò che è dato ad unapittura…vastità di cromatismi e di luci che danno il sensodell’infinito, dell’eternità…Il compito dell’artista, ed anche diun umorista, come me, è quello di mostrare l’invisibile e –perdonami l’audacia – la tua pittura è la visione dell’invisibile,una pittura che sembra essere indipendente da te, che sorgedalle tue mani e dall’animo senza che tu possa fermarla…latua pittura ha un segreto che qui mi permetto di svelare: se,in un attimo di quiete, tendi l’orecchio, la senti parlare e quandoriesci a distinguerne nitidamente le parole, vieni a sapere doveè nascosto il Dio che è dentro di noi e perché vale la penavivere”. Di più e di meglio non si poteva dire. E’ vero: seguardiamo, intensamente, in perfetta solitudine, e nel piùassoluto silenzio, la pittura di Franco Cilia, vediamo, quasi infiligrana, il “Deus absconditus” e, dai confini estremidell’infinito, giunge alle nostre orecchie attente la Sua flebilevoce.

L’infinito del giovane Leopardi ( aveva appena 21 anni)è la lirica che esprime, in modo insuperabile, in soli 15 versi

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“DEUS ABSCONDITUS”acrilico su tela

cm 100x120, 2003

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INTERMINATI SPAZIacrilico su telacm 120x80, 2007

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(un verso in più del sonetto, perché Leopardi pensava che lapoesia, la filosofia, la grande arte sono cose troppo serie persottostare al “gioco” della rima o dei numeri rigidi) il rapportoinfinito-finito. “ Sempre caro mi fu quest’ermo colle”: il finito,rappresentato da una “siepe” ( sembra un impedimento maè uno stimolo alla meditazione più profonda) e dal “vento”,che stormisce fra le piante, rimanda all’immensità dello spazioe all’eternità del tempo, all’infinito: “interminati spazi”,“sovrumani silenzi”, “profondissima quiete”, “infinitosilenzio”, “l’eterno”; “Così tra questa\\ immensità s’annegail pensier mio: \\ e il naufragar m’è dolce in questo mare”.Ha scritto C. Angelini: “ E’ uno dei luoghi più profondi ditutta la poesia italiana; il più profondo del Leopardi”; sidomanda il critico: “ <<E mi sovvien l’eterno>>, astratto disbalorditiva potenza. Dio? Forse…In questi quindici versiuna meditazione religiosa quale poteva farla Pascal, anzi ungreco”; e, infatti, chi non ricorda il pensiero pascaliano 206:“Il silenzio eterno di quegli spazi infiniti mi atterrisce”? Scriveancora G.A. Levi a proposito del Canto Notturno, “ un’operadi divina e impeccabile armonia”: “L’eterno e il caduco, ildestino ed il fine degli esseri, il rapporto fra noi e l’universo,sono il soggetto di questa poesia, e sono i misteri che lareligione illumina. Il sentimento profondissimo dell’eterno,e quello della piccolezza e miseria nostra, sono propri

dell’animo religioso; la meditazione profonda di questamateria è forse la maggiore via della ricerca di Dio. Dunquesi può dire senza retorica, che questa poesia è specchio diun’anima sommamente capace e sommamente bisognosa direligione, e già fornita riccamente dalla natura di alcune partiessenziali della vita religiosa”.

Si comprende agevolmente perché Carmelo Ottavianoebbe per Giacomo Leopardi (al quale dedicò molte paginenel suo Manuale di storia della filosofia) una straordinariaammirazione, ritenendolo anzi, contrariamente ai più, nonsolo sommo poeta, ma anche sommo filosofo (e questo uncinquantennio prima di Emanuele Severino!): “L’alta poesiadi Giacomo Leopardi è al contempo un’alta filosofia, inquanto è l’espressione di una visione universale dellavita…Contrariamente alla tesi di coloro i quali vedono nell’arteessenzialmente l’espressione dell’individuale e dellafantasia…l’altissima arte è al tempo stesso un’altissimafilosofia, e un poeta, uno scrittore, un pittore, un musicista,ecc. tanto più è grande, quanto più con autentico miracoloriesce a tradurre in immagini sensibili, in paesaggi, insentimenti, in stati d’animo quelle situazioni, che il filosofo,il matematico, il fisico esprimono in rigorosi procedimentirazionali e in leggi universali e necessarie. Unica è lapersonalità dell’uomo, ed essa – per così dire – risuona con

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MI SOVVIEN L’ETERNOacrilici su telacm 50x60x3, 2006

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due campane, la ragione e il sentimento, che in due manierediverse cantano ed esprimono la posizione della creaturafinita nell’universo…Non c’è grande arte, se ad essa nonsoggiace una grande filosofia, ossia una visione della vita edell’universo”.

Penso che Franco Cilia, come ogni grande artista, siriconosca in questa splendida e penetrante riflessioneottavianea. La sua Mostra a Bergamo, nella sala Manzù,leopardianamente e opportunamente intitolata “Lo sguardooltre l’orizzonte”, ha avuto come scopo, come è stato scritto,quello di “promuovere una riflessione sulle implicazioni piùprofonde del misterioso rapporto dell’uomo con la sferadell’infinito”.

Mi piace ritornare a L’infinito leopardiano perun’ulteriore riflessione, suscitata in me non solo dall’idilliodel poeta di Recanati, ma anche dall’opera e dal pensieroottavianei e da tantissime tele di Franco Cilia; riflessione eimpressioni che si possono sintetizzare nel verso di chiusuradel Leopardi: “ e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Unsolo verso, undici sillabe: una folgorante, geniale, felicissimaintuizione, che traduce, con le parole semplici del parlarequotidiano, un concetto elevatissimo, “sublime”, sul qualesi sono affaticati molte menti eccelse nel corso dei secoli: ilconcetto del Sublime. Il poeta lo aveva accennatosommessamente prima, scrivendo: “…ove per poco il cornon si spaura”; lo ripete ancor più chiaramente: “Così traquesta\\ immensità s’annega il pensier mio”; lo cantanell’ultimo verso di questa grandiosa sinfonia di immagini,sentimenti, concetti, musicalità. Paura e gioia, sgomento epiacere, senso della vertigine e compiacimento, terrore efascino, pianto e felicità o, meglio, pianto di gioia: ambivalenzaenigmatica del sentimento del Sublime.

Anche Francesco Petrarca, in Chiare, fresche e dolciacque, la sua poesia più bella, esprime lo stesso concetto;infatti, dopo la visione “sublime” di Laura immersa in unanatura paradisiaca, esclama “pien di spavento”: “Costei perfermo nacque in paradiso”.Punto di partenza per una breve riflessione sul Sublime è “ildivino Platone” (così lo definisce Carmelo Ottaviano), chenel Fedro scrive: “…colui che giunge alle porte della poesiasenza la mania delle Muse, pensando che potrà essere validopoeta in conseguenza dell’arte, rimane incompleto, e la poesiadi chi rimane in senno viene oscurata da quella di coloro chesono posseduti da mania…Queste…sono le opere belle diuna mania che proviene dagli dèi”. Come dire che la sola

abilità, senza il delirio delle Muse, non renderà mai un poeta,un filosofo, un pittore, insomma un artista un vero e grandeartista. E ancora: “…colui che…vede un volto di forma divinache imita bene la bellezza…dapprima sente i brividi equalcuna delle paure…penetra in lui. Poi, guardandolo, lovenera come un dio, e se non avesse timore di essere ritenutoin stato di eccessiva mania, offrirebbe sacrifici al suo amatocome ad una immagine sacra e ad un dio. Al vederlo, locoglie come una reazione che proviene dal brivido, e unsudore e un calore insolito”.

Come non avvertire l’eco della poesia “sublime”della divina Saffo, “la decima musa”?“ A me pare uguale agli Dèi\\ chi a te vicino così dolce\\suono ascolta, mentre tu parli\\ e ridi amorosamente. Subitoa me\\ il cuore si agita nel petto\\ solo che appena ti veda,e la voce\\ non esce e la lingua si lega.\\ Un fuoco sottilesale rapido alla pelle,\\ e ho buio negli occhi e il rombo\\del sangue alle orecchie.\\ E tutta in sudore e tremante\\come erba patita scoloro:\\ e morte non pare lontana\\ ame rapita di mente.” (trad. Salvatore Quasimodo, forse lapiù bella traduzione, preferibile anche a quella del Foscolo;e, infatti, Ottaviano, nel commentare questa poesia, hapreferito la traduzione del suo concittadino Quasimodo):felicità e tremore, gioia e dolore, rapimento estatico e pauradella morte: il sentimento del sublime.

E Dante, nel “ più bel verso d’amore che sia mai statoscritto” (Umberto Saba), verso “sublime”: “la bocca mi baciòtutto tremante”.

Un pari sentimento sorge quando si contempla ilcielo infinito; ci soccorre ancora Platone, che nel grande,“sublime”, discorso sul Demiurgo nel Timeo parladell’universo “in movimento e vivente”, immagine degli dèieterni, e del tempo, “immagine mobile dell’eternità”: “..iltempo fu prodotto insieme con il cielo, affinché, così comeerano nati insieme, si dissolvessero insieme, se mai dovesseavvenire una loro dissoluzione. E fu prodotto in base almodello della realtà eterna in modo che egli fosse al più altogrado simile nella misura del possibile. Infatti il modello èun essere per tutta l’eternità, mentre il cielo fino alla fine pertutto il tempo è stato generato, è e sarà…affinché il tempo sigenerasse, furono fatti il sole e la luna e cinque altri astri…”.

Questa stessa “divina follia” o ispirazione interioreè richiesta dall’anonimo Autore del celebre trattato Del Sublime,forse del I secolo d.C., il quale in un passo famoso scrive: “Il Sublime è risonanza di nobiltà d’anima, sicchè si ammira

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COSI’ TRA QUESTA IMMENSITA’...acrilico su tela

cm 150x100, 2005

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QUEL GIORNO PIU’ NON VI LEGGEMMO...tecnica mista su carta intelaiatacm 70x50, 1986/2004

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talvolta un pensiero semplice, senza voce, di per sé, perl’elevatezza del sentimento. Il silenzio di Ajace nella Nekyia èpiù grande e più nobile di ogni discorso”.

J. Addison, riprendendo il testo e fraitentendolo, operòper primo la distinzione tra bello e sublime, tema divenutocentrale nell’Ottocento, quando fu analizzato soprattutto daE.Burke, che parlò di “orrore dilettevole”, e, dopo di lui, da E.Kant, che lo esplicò con un esempio: sono sublimi le querce ebelle le aiuole; la notte è sublime, il giorno è bello. Per il filosofotedesco il sentimento del sublime è un sentimento misto dipaura e di piacere, che è determinato dall’assolutamente grandee incommensurabile, come l’infinito del tempo e dello spazio( sublime matematico) o dallo spettacolo terrificante e affascinantenello stesso tempo di sconvolgimenti naturali ( tempeste,eruzioni vulcaniche, terremoti…), che suscitano un senso dipiccolezza, fragilità, finitezza ( sublime dinamico). Ma l’originalitàkantiana consiste, soprattutto, nell’aver individuato nel soggettocontemplante, nella “disposizione d’animo”, l’origine delsentimento del sublime, non nell’oggetto contemplato.

Mi piace concludere questo breve e incompletoexcursus sul sublime con l’idea di Schelling, di sicuraascendenza kantiana: il sublime è l’orma, il sigillo, la presenzadell’infinito nel finito e di Hegel che individuò proprio nelcontrasto tra finito e infinito il contrasto insito nel sublime; “IlSublime – egli scrive – è il tentativo di esprimere l’Infinitosenza trovare nel regno delle apparenze un oggetto che si prestia questa rappresentazione”; egli vide nel Sublime una formaspeciale dell’arte, in particolare l’arte simbolica; la sublimità,diversamente dall’idea kantiana della pura soggettività delsentimento, consiste nell’inesprimibilità e maestà della Sostanzaassoluta. Ma, per ritornare a Kant, è come se la “divina mania”platonica investisse anche il soggetto contemplante, anche sepiccolo, modesto, ma dotato di una certa sensibilità, attraversoil sentimento del sublime appunto.

Spesso il sublime ho incontrato; spesso il sentimentodel sublime ho provato; poesia, filosofia, pittura, scultura,architettura… paesaggi naturali spesso hanno suscitato in meil senso della vertigine, dell’ “orrore dilettevole”, del dilettoestetico che incute sgomento. Ultimo, in ordine di tempo,quando, invitato da Franco Cilia, mi recai in Via S.Vito 44 aRagusa.

La prima volta che incontrai l’artista fu qualche annofa, in occasione di una sua mostra nella splendida cornice delCastello di Donnafugata, gioiello incastonato nella campagnaiblea. Per chi non la conoscesse la campagna iblea ha un fascino

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LA “DIVINA MANIA” DI PLATONEacrilico su tela

cm 100x120, 2003

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I COLORI DEL GIORNO E DELLA NOTTEacrilici su telacm 45x45x6, 2005

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unico e discreto: è popolata di ulivi sacri, di maestosi carrubi,di mandorli, precoci nunzi di primavera e il cui frutto, lamandorla, è simbolo d’amore, alberi-numi tutelari degli Iblei;è ricamata dai caratteristici “mura a ssiccu” e punteggiata diville e masserie e modeste casette di contadini; è incorniciatada colline dolci e tondeggianti come seni femminili, chedegradano lentamente verso il mare, il mare degli antichi dèi;quel mare, da cui “vergine nacque Venere”, la dea della bellezzae dell’amore, la dea “eternamente sorridente”, la dea chedispensa mèilika dòra (anzi la stessa Afrodite è chiamata nel VIInno Omerico glykymèilochos, soave come il miele), doni dolcicome il miele, il miele delle “api iblee”. Ibla: parola fascinosae dolce come la dea Yblaia (onorata dagli indigeni Siculi comenessuna altra divinità), che ne ha originato l’antico nome,diventata con l’arrivo dei Greci Afrodite e dei Romani Venere:la Venere Ericina. Il suo tempio, a strapiombo sul mare dicobalto, e le sue sacre prostitute, le ierodule, sembrano attendereancora, a braccia aperte, le navi in arrivo, per offrire ai marinai,stanchi del lungo e insicuro viaggio, rifugio, ristoro, i mèilikadòra della prima dea: Yblaia-Afrodite-Venere.

Nell’ammirare più e più volte i quadri di Franco Cilia,esposti nel Castello, ebbi il senso della vertigine, dello stupore;mi affascinarono il colore assoluto, la luce, un oceano di luce,il mare, il cielo: avvertìi chiaramente una mistica tensione versol’infinito e un senso di religiosità nascosta. Pensai al “miracolo”,di cui parla Ottaviano, a proposito della trasfigurante virtùpoetica e pittorica; mi ritornò alla mente il verso leopardiano“e il naufragar m’è dolce in questo mare”, e mi sentìi naufragaredolcemente nel mare della luminosità mediterranea, nel maredei colori vivi, accesi, intensi, accecanti. La stessa sensazioneriprovai in Via S.Vito 44: casa, laboratorio, museo, labirinto,grotta di Calipso, antro della Sibilla. Ero circondato, avvolto,assalito, travolto, quasi inseguito da un’infinità di quadri, chenon lasciavano nessuno spazio vuoto; ebbi chiara la sensazionedi perdermi, di non sapere dove soffermare lo sguardo, perchèerano tante le cose da guardare. Consapevole del mio stupore,anzi del mio sgomento, Franco mi apprestò sorridendo il filod’Arianna per orientarmi in quel labirinto: il tema dell’infinito.

Anche se il tema sembrava più ristretto, i quadri eranotantissimi; mi limito ad una elencazione parziale e disordinatadi quadri, che spesso hanno un titolo e, a volte, solo numeri:La cadenza delle ore, I colori del giorno, I colori dell’alba, Albescenzedel risveglio, Tempesta, Dentro il mare, Il grande sole, Il grande cielo,Arcobaleno, Accade nel cielo, decine e decine di altri dipinti chehanno solo un numero progressivo; anch’io, come Federico

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IL SOGNO DEI MARINAI: LE IERODULEacrilici su tela (particolare)

cm 100x70, 2001

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IL GRANDE SOLEacrilico su telacm 220x160, 2005

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Zeri, “non saprei che titoli riferire a questi quadri; forse saràbene indicarli col numero progressivo della loro nascita”.

Colori, colori, colori sempre abbacinanti; mare, mare,mare mai monotono; cielo, cielo, cielo quasi mai sgombro dinubi, anzi; ha ragione Federico Zeri a proposito delle nuvole:“…ho la ferma convinzione che nelle nuvole esiste una sortadi intelligenza, arcana e nascosta, a noi incomunicabile edincomprensibile…Mi applicavo all’osservazione soprattuttonell’ora del tramonto, fotografando spesso le fiammeggiantimetamorfosi cromatiche in cui le nubi si fondono quando ilsole scende all’orizzonte. Il ricordo più vivo dei miei moltiviaggi nell’Oceano Atlantico è legato agli accordi arroventati,oppure freddi, dello spettacolo sempre nuovo, imprevedibilee stupefacente, talvolta persino terrificante, dell’unione diaria, luce ed acqua da cui l’orizzonte viene frantumato primache la notte chiuda su tutto il suo impenetrabile sipario. E’un’emozione che ora si rinnova davanti ai dipinti di FrancoCilia, sorretti da un tessuto cromatico di assoluta violenza,che, nell’annientarsi di qualsiasi riferimento tangibile emisurabile, invitano a naufragare verso la dissoluzionecontemplativa. Resto affascinato da questo percorso di mortee resurrezione”.Restiamo anche noi affascinati e, sia detto per inciso, io restoaffascinato anche dal verbo “naufragare” usato da FedericoZeri e, prima di lui, da Leopardi.

Forse questo verbo potrebbe assumersi per indicare,in modo esaustivo e sintetico, il sentimento del sublime.

Notte stellata del 2002, Il canto delle stelle del 2004, Il

respiro della notte del 2005 cantano uno stesso inno, affascinante,misterioso, armonioso; per commentarli è meglio utilizzareparole sublimi, a cominciare da quelle della Bibbia “Coelienarrant gloriam Dei” (Salmo 18), per continuare con i versidi Dante che chiudono le tre Cantiche: “ e quindi uscimmoa riveder le stelle” (Inferno); “ puro e disposto a salire allestelle” (Purgatorio) e “ l’amor che move il sole e l’altre stelle”,verso “sublime”, che in sole undici sillabe compendia filosofiagreca, creazionismo ebraico e l’essenza stessa delCristianesimo: “Deus charitas est”.

Come non ricordare questo plenilunio dantesco:“quale nei plenilunii sereni\\ Trivia ride fra le ninfe eterne”o questo notturno, puro e musicale, del Tasso: “Era la notte,e ‘l suo stellato\\ velo chiaro spiegava e senza nube alcuna;\\e già spargea rai luminosi e gelo\\ di vive perle la sorgenteluna”, i cui echi risuonano in Leopardi: “ Vaghe stelledell’Orsa, io non credea\\ tornar ancor per uso acontemplarvi\\ sul paterno giardino scintillanti,\\ e ragionarcon voi…” ( Le ricordanze ); “ Dolce e chiara è la notte e senzavento,\\ e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti\\ posa laluna, e di lontan rivela\\ serena ogni montagna” ( La seradel dì di festa ).

Ecco i tanti richiami che questi quadri di Franco Ciliasuggeriscono.

Pieno d’incanto il quadro, che significativamente ilMaestro ha intitolato L’infinito del 2004 (ma lo stesso tema èripetuto con varianti in Insieme del 2005, in Accade per amoren° 2 del 2006 e in Accade per amore n° 4 del 2006): due

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E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE (Inferno)acrilico su plastica intelaiata (particolare)

cm 140x30, 2001

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IL CANTO DELLE STELLEacrilico su telacm 220x160, 2004

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innamorati, teneramente e pudicamente abbracciati, hanno losguardo rivolto, direi perduto, verso il mare, il cielo, il sole,verso l’infinito appunto. I due innamorati sembrano posati suun’isoletta evanescente, anzi sospesi sul mare o sul raggio disole che bacia le onde del mare.

“Bellezza è immortalità”, ma anche “Amore èimmortalità”.

L’infinito di Franco Cilia, quadro romantico quantoaltri mai, mi ha suggerito una poesia, “sublime”, di Hölderlin,che riassume i temi più intensi e più affascinanti di tutto ilromanticismo: la fragilità umana e il destino dell’inesorabilefinire, l’ansia verso l’assoluto e l’infinito, la nitida coscienzache l’amore e la bellezza superano il destino di morte econsegnano l’esistenza umana all’eternità. Penso che soloquesta poesia, tanto perfetta che è impossibile togliere soloqualche verso, può commentare opportunamente il bellissimoquadro: “Dèi andavano un tempo fra gli uomini, le splendideMuse\\ e Apollo, l’adolescente, a guarire, a esaltare come tufai;\\ e tu sei per me come quelli, mi pare che uno dei beati\\mi abbia mandato nella vita e dove io vado l’immagine\\della mia eroina è con me che soffro e creo con amore\\ finoalla morte; poiché questo appresi, questo ho da lei.\\ Fa chenoi viviamo, o tu, con cui patisco, con cui\\ nell’intima fedefedele anelo a un tempo più bello.\\ Eppure noi già lo siamo!Sapessero di noi due\\ negli anni futuri quando il genio riavràil suo valore,\\ direbbero: Si crearono i solitari amando,\\solo dagli dèi conosciuto, il loro più segreto mondo.\\ Poichéil volgo, curandosi solo di ciò ch’è mortale\\ sprofondònell’Orco, ma essi trovarono la via degli dèi,\\ essi, a un intimoamore fedeli e al divino spirito,\\ sperando pazienti, e insilenzio, vincitori del destino.”. Gli amanti sono vincitori deldestino; “ E tu sei per me come quelli” (gli dèi): “ A me pareuguale agli dèi”: rispondenza celeste e sublime con l’anticapoetessa “dai capelli di viola”, che, esiliata con la sua famiglia,trovò rifugio nell’ospitale terra di Sicilia, cara alla divinaAfrodite; nel frammento 35 ella scrive che le sedi divine delladea sono Cipro, Pafo e Palermo: “Sia tua dimora Cipro e Pafo,e sia Palermo…”. E’ bello pensare che Saffo abbia soggiornatonella nostra isola.

Come non raccogliere, con tremore, questi distici,gemme rare, dall’elegia 15 del II libro del poeta augusteoProperzio, molto apprezzato da Petrarca, che fu il primo ariscoprirlo, e da Goethe? elegia che ha un meraviglioso incipit:un grido di gioia (pari al grido catulliano “Vivamus, meaLesbia, atque amemus”): “O me felicem! O nox mihi candida

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I MI SON PARGOLETTA...acrilico su tela (particolare)cm 80x100, 2005

GUIDO, I’ VORREI...acrilico su tavolacm 42x29, 2000

AMOR CHE MOVI TUA VIRTU’ DA CIELO...acrilico su cartone (particolare)

cm 85x50, 2004

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et o tu\\, lectule, deliciis facte beate meis”: O me felice! Onotte luminosa, sublime, e o tu letticciol reso beato dalledelizie d’amore; “…huius ero vivus, mortuus huius ero.\\Quod mihi si secum talis concedere noctes \\ illa velit, vitaelongus et annus erit. \\ Si dabit haec multas, fiam immortalisin illis: \\ nocte una quivis vel deus esse potest”: …sarò suo\\ finchè vivrò; morto sarò ancor suo! \\ S’ella poi mi vorràdonare ancora \\ notti simili a questa, un anno solo \\ saràper me la vita. E se le notti \\ saranno tante, diverròimmortale: \\ basta una notte per sentirsi un dio”: è l’aporialieta e drammatica del rapporto amoroso, un nesso intricato,misterioso e affascinante di gioia e dolore, di delizie e tormenti,di speranza e disperazione, di sogno e violenza.

Mi piace accostare questi versi a quelli di PabloNeruda, tratti dalla poesia “Due amanti felici fanno un solopane”: “Due amanti felici non hanno fine né morte,\\ nasconoe muoiono più volte vivendo,\\ hanno l’eternità della natura”.

Franco Cilia ha illustrato-interpretato, unendo inmodo mirabile Amore e Bellezza, alcune Rime dantesche,scegliendo il tema del viaggio, e del viaggio fantastico versoCitera, intorno all’amore; egli scrive: “Il tema del viaggio dame scelto per illustrare le Rime è un percorso che segueumilmente le piste indicate dal Poeta, dove il canto diventacolore, che frantuma la gabbia figurale per diventarearcobaleno di luce”. Vertice ed emblema del sogno e dell’amoreè, senza ombra di dubbio, il sonetto, certamente il più belloe perfetto di Dante assieme a Tanto gentile e tanto onesta pare,

Guido, io vorrei che tu e Lapo ed io. Ma non si possonoassolutamente tralasciare altre illustrazioni come Lo dolorosoamor che mi conduce, Io son venuto al punto de la rota, I’ mi sonpargoletta bella e nova, Amor che movi tua virtù da cielo…

E, infine, L’infinito di Carmelo Ottaviano: che dire, senon contemplare quell’infinito cielo, brulicante di infinitestelle? E, poi, che cosa rappresenta quella figura evanescente,con la veste bianca e i capelli d’oro, che spicca il volo versole stelle, verso l’infinito? Forse rappresenta l’anima? lo spirito?il pensiero? l’intuizione poetica? l’artista (poeta, filosofo,pittore, scultore, architetto, musicista, scienziato…), che, comel’albatros baudeleriano, signore dei cieli, si lancia versol’infinito? Forse, per usare una bella immagine ottavianea,rappresenta la farfalla che ha rotto l’involucro del finito perapprodare all’infinito: “L’uomo è come la farfalla chiusa nellacrisalide: è chiuso nella successione spazio-temporale; deverompere questa scorza per vedere la luce e assurgere allalibertà e alla gioia di vivere”. Farfalla, dunque, che si libranello spazio infinito, che raggiunge l’alto dei cieli. Ma perrestarci in eterno o per ritornare? Forse l’uno e l’altro.

“ O tu, Vento selvaggio occidentale – canta in unapoesia sublime Shelley - …compagno dei tuoivagabondaggi alti nei cieli”; “ Oh, Vento,\\ se vienel’Inverno, potrà la Primavera esser lontana?”

“ Forse s’avess’io l’ale\\ da volar su le nubi,\\e noverar le stelle ad una ad una\\ o come il tuono

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LO DOLOROSO AMOR CHE MI CONDUCE...acrilico su cartonecm 86x56, 2004

IO SON VENUTO AL PUNTO DE LA ROTAacrilico su tela

cm 104x74, 2004

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L’INFINITOacrilico su telacm 220x160, 2004

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errar di giogo in giogo…” ecco la continua aspirazioneleopardiana verso l’infinito, magari “a noverar le stellead una ad una”: immagine sublime, che rispecchia “ilcielo stellato” di Kant.

O forse quella figura eterea rappresenta il geniopoetico, che, dotato di grandi ali, vola fra le stelle perritornare sulla terra e portare, come ha intuito FrancescoPetrarca nel verso sublime del sonetto 339 una “brevestilla d’infiniti abissi”. Rapiscono i filosofi un’idea ordinata dall’Apeironcaotico e informe; rapiscono i poeti un raggio dell’eternaluce; rapiscono i pittori i colori dell’infinito cielo; rapisconoi musicisti una melodia dell’armonia eterna delle sferecelesti; rapiscono i grandi artisti una scintilla del fuocodivino di Zeus, per farne dono, benefici prometei, a noicomuni e mediocri mortali, spesso abbrutiti da irrazionalipulsioni e da meschini interessi; per farne dono a noi,marinai ubriachi, che ricopriamo spesso di scherno “ilprincipe dei nembi, che pratica la tempesta”, il re dellenuvole, il viaggiatore alato. Ma essi, albatri dalle grandiali candide, ritornano sulla terra, anzi devono ritornare,come vuole Platone nel mito della caverna, incastonatonel VII libro della Repubblica, per aiutare i loro simili aliberarsi, a migliorarsi; per fare assaporare una stilla delnettare divino; per comunicare le Idee sublimi del Bene,del Bello, del Giusto, che hanno contemplato lassù davicino.

Consapevoli di questo raro e prezioso dono,dovremmo essere grati a questi alati principi dei cieli,grati anche a Franco Cilia e a Carmelo Ottaviano. Si racconta che Carlo V, il potente imperatore, sulcui impero non tramontava mai il sole, si sia chinato perraccogliere a terra un pennello caduto di mano a Tiziano;si racconta che Alessandro, che pur era pronto all’ira,quando si recava nello studio di Apelle, sopportava anchei benevoli rimproveri del suo pittore prediletto.L’ammirazione e l’ossequio di Alessandro per Apellefurono tali che gli donò Pancaspe, la sua amante prediletta.Racconta, infatti, Plinio che Alessandro, ammirato dellastraordinaria bellezza di Pancaspe, ordinò ad Apelle didipingerla nuda; il pittore, mentre la fanciulla posava, se

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VOLO FRA LE STELLE (Omaggio a Carmelo Ottaviano)acrilico su tela (particolare)

cm 100x120, 2007

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PURGATORIO CANTO IVacrilico su tela (particolare)cm 150x100, 2001

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ne innamorò e la chiese ad Alessandro che, appunto,gliela donò.

Pancaspe fece da modella ad Apelle per la sua,lodatissima nell’antichità, Afrodite Anadiomene: nellegrandi feste eleusinie e posidonie Pancaspe (o Frine,l’amante di Prassitele ), davanti a tutti i greci, deponevatutte le vesti, si scioglieva le chiome fluenti e scendevain mare; poi usciva, anzi emergeva lentamente, sublimea vedersi, dal mare ( anadiomene appunto), strizzavai capelli, con gesto misurato e sensuale, per liberarlidalla schiuma del mare: fu così che Apelle e, dopo dilui, tantissimi pittori e scultori, rappresentò AfroditeAnadiomene!

Nel cuore del Museo Archeologico Paolo Orsidi Siracusa, si può, anzi si deve, ammirare un’incantevoleAfrodite Anadiomene marmorea, che incantò Guy deMaupassant, il quale, alla fine dell’Ottocento, venne,seppur malato, da Parigi per ammirarla, quasi persciogliere il suo ultimo voto alla bellezza; le suesuggestive impressione riempiono pagine e pagine.

Il gesto-simbolo e il gesto-metafora di Carlo V e diAlessandro Magno indicano chiaramente che la grandezzapolitica, la potenza economica, il fasto, l’opulenza riconoscono,consapevolmente o inconsapevolmente, una grandezzasuperiore e ad essa si inchinano, forse perché questi uominiavvertono che le prime sono caduche ed effimere, affidatecome sono alla volubile ruota della fortuna, mentre la secondaha lo straordinario potere di rendere eterni i fiori di primavera,di immortalare l’effimero: “Bellezza è immortalità”.

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PANCASPEpastello su carta intelaiata (particolare)cm 60x50, 1988

PANCASPE NEL MARE-OCEANO DI SALTUMacrilico su tela (particolare)

cm 30x30, 2006

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E IL NAUFRAGAR M’E’ DOLCE IN QUESTO MARE...acrilico su telacm 100x100, 2007

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THE FINITE AND THE INFINITEor in other words the “sublime” relationship

“…eternal beauty which is neither born nor dies nor grows nor diminishes, while other beauties existonly thanks to it”(Plato)

“...beauty is the antechamber of everlasting happiness. Beauty is immortality(Carmelo Ottaviano)

“…participating in aesthetic harmony by a contemplating subject represents a taste of immortality, away of being part of eternity, a way of freeing oneself of the becoming and of changes, of escaping

time”(Carmelo Ottaviano)“…a small drop of infinite abysses”(Petrarch)

“...it’s pleasant to be shipwrecked in this sea”(Leopardi)

FRANCO CILIA

FRANCESCO RANDO

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“Two things which fill my soul with admiration andveneration and which increase and renew themselves thelonger I reflect upon them : the starry sky above me and themoral law in me. I do not need to look for these two thingsnor do I need to simply imagine them shrouded in darknessor present in the transcendent, beyond my horizon: I can seethem in front of me and I immediately connect them withthe consciousness of my existence”. In order to reflect, even if only briefly, on the mysteriousand fascinating relationship between the finite and the infiniteand on the sublime which is implicit in this particularrelationship, one has to start with these wonderful words of Kant’s which can be found in the conclusion of his work:Critique of pure reason and which are also engraved on histomb in the abbreviated form: “the starry sky above me andthe moral law in me” as this great German philosopher deeplyanalysed the concept of the sublime.Nothing better than the immensity and the eternity of thestarry sky and the smallness and frailty of contemplatingmankind can represent the “sublime” relationship betweenthe infinite and the finite, between the total being and thepartial being. All the great minds have felt this contrast andthey have expressed it in thoughts, poetry, paintings and art. The philosopher Carmelo Ottaviano devoted his wholelife, his teaching and his immense theoretical and historicalwork to the study in depth of mankind’s fundamentalproblems and in particular to the fascinating and mysteriousrelationship, fascinating because shrouded in mystery,between the finite and the infinite, between the tragic conditionof the partial being (his theoretical masterpiece is entitled:“La metafisica dell’essere parziale”)which tends inexorablytowards nothingness and the immense joy of hope in theTotal Being, origin and endless source of life. The artist Franco Cilia has recently said: “I’m looking forthe infinite through the indefinite” and in a comment on hisexhibition at Saltum, in Denmark he has written:“my art is inspired by the same sea and sky as theirs (referringto the Danish artists:Kroyer, Michael and Anna Ancher). However, their sea-skydeeply reflects the melancholy and the loneliness of northernlands, while my sea-sky reflects the burning clamour of thesun of the island beloved by Theocritus .Their art is mine:the same search for the Infinite through the indefinite……… We have opened our minds to unthinkable limits but, weno longer have the eyes and the mind to wonder about the

majesty of the sea and the sky. It is as if the time we areallowed to live … had closed down and darkened foreverthe chambers of our souls to the light of the Infinite. Arefeelings dead? No, they are not. This has not happened yet!A red thread links ideas, poetry and colours. A thread whichwill not break easily..Can ideas, poetry , the expanse of the sea and the sky bestopped?” I think that the leit-motiv which the philosopher CarmeloOttaviano and the artist Franco Cilia, both from the Hybleanarea of Sicily, have in common is an endless sentimental,existential, philosophical tension towards the Infinite: theyboth, like Friederich’s The wanderer, look towards the infinite.This is a well-known and typical romantic feature, or evenbetter, it is the quintessence of Romanticism.Therefore it is not unusual or better still it is a confirmationof what has been said above that both of them have drawnon 19th century romanticism. In the preface to thefourth edition of La metafisica dell’essere parziale CarmeloOttaviano wrote in fact about his philosophical system :“Perhaps some readers will wonder about whichphilosophical epithet could be used to define the flow ofideas contained in this book…It could be defined NewRomanticism because my theory of the becoming canbe seen as a continuous nullifying of the finite beings witha reminder of the melancholy of things which pass and neverreturn….To be more precise I shouldhave spoken of Eternal Romanticism, of that reason which,without any doubt, represents the most private and thedeepest part of the human soul and therefore oneof the essential components of the history of mankind’sspirituality. The lamentation and the supplication which ariseis what one of the greatest spirits of mankind, Ludwig vanBeethoven, called <<das bittende Prinzip>>,the <<principlewhich prays and implores>> in contrast with <<daswiderstrebende Prinzip>>,the <<principle which opposes>>,which is the inexorable end, when death wants to triumphover life. In other words the <<finiteness>> of all things”. In many of Franco Cilia’s paintings the echoes of infinite,distant, indefinite and above all romantic landscapes areclearly evident and the light ,the sky and the sea which arefreeof human traces, predominate. There are echoes of Constable,Friederich, Turner. Especially Turner. The discovery of Turner was for the artist, Franco Cilia,

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DA UN CONCERTO DI KAARE NORGEacrilico su tela

cm 50x40, 2007

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INFERNO CANTO IX, VERSI 37-46acrilico su telacm 120x100, 1998

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like being born again. In our life, there are sometimes encounterswhich are often casual but, which upset us, change our lifeand which help us find “the right way” .In the Convivio Dantenarrates how the encounter with the work “De consolationephilosophiae” by Severinus Boethius and with the “De amicitia”by Cicero helped him to rid himself of the desperation in whichhe had fallen after Beatrice’s death and how these two worksbrought about his “philosophical conversion” . This is what happened to Franco Cilia. This is his poeticalconfession: “I abandoned... the issue which was the cause ofmy unhappiness with a desire to be re-born. Anchored to thesplendour of the land of Sicily in extreme solitude, what elsecould I do but, paint the fire of this island loved by the gods?I could have started again, I could have looked for the lost redthread and restarted my adventure by painting….Throughdifferent eyes I watched the live red sun sinking in the waters,it was like coming back to life, or better still, like coming backto what is the most important thing in an artist’s life: colour.At Mentana in the friendly atmosphere of Federico Zeri’shome I talked to the artist about my life; I discovered, at theend of that fortunate and important encounter that I had lookedfor Goya and I had travelled with Nolde and that if I couldonly shatter appearances, Turner could show me the way whichcould lead me far from the labyrinth of the source of the riverCiane and offer me a new life”. It is really true that Franco Cilia is a great artist but, he isalso a poet and a philosopher. In my opinion in this continuous,tormented, yearning tension towards the infinite there is aprofound religiosity which is explicit or implicit. It’s explicit in Carmelo Ottaviano. “The tragic nature ofreality, or in other words metaphysical pain” and the “Infinite”are the core, the pathos and the foundation of his ideas. Thisphilosopher wrote in fact: “This is the essence of being whichis partial because it is finite…partiality is the tragic nature offiniteness. The past is no longer with us, the future has not yetcome and will not exist forever, the present slips awayirretrievably like a river without banks which disappears intonothingness”. He also wrote: “the logic of the finite leads usup to the threshold of the logic of the infinite. Once the finitehas been summed to the Infinite and viceversa, the finitenessof the finite, which is the finite person, has disappeared, it hasbeen absorbed and completely nullified as finiteness by theinfinite quantity to which it has been summed; however thefinite is retained in the Infinite to which it has been summedbecause it has been summed to it”. “This is the mystery of

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THE TRAGIC NATURE OF REALITY (of Carmelo Ottaviano)olio su tela

cm 112x162, 1988

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nature, of life as finite entities: if you observe well, it showsthe Infinite more than the finite, more the Total than thepartial…”. Carmelo Ottaviano tried to create a philosophy of thefinite which could give an exhaustive interpretation of the finiteand of the infinite: an absolute and critically established needbased on the idea that only through the infinite can the finitebe understood. Explicit religiosity is present in Pascal who in the longconsideration (thought 233 part of the famous “bet” entitled:“Infinite, Nothingness”) among many things wrote: “ the finiteis nullified in front of the infinite and it becomes a purenothingness. This is what happens to our spirit in the presenceof God”. In the splendid thought 72 Pascal asks himself: “Whatis a man in the infinite?.. What is mankind in nature? Nothingcompared to the infinite, everything compared withnothingness, halfway between nothingness and everything.As it is very difficult to understand these extremes, the endand the origin of things are, according to him, invincibly hiddenin an incomprehensible secret; he is equally unable to see thenothingness from which he has derived and the infinite inwhich he disappears…All things have come from nothingnessand lead towards the infinite”. Explicit and profound religiosity exists in the great romanticartist Caspar David Friederich. In what is probably the mostintense and evocative work of Romanticism, The Monk on thebeach he expresses religiosity wonderfully: nearly all the surfaceof the painting is covered by a leaden sky; the sea, representedby a thin dark line, is leaden too and the tiny figure of themonk which can hardly be seen, looks at, speaks to, tendstowards the infinite. Implicit religiosity is present in Leopardi, Turner, Constableand in Franco Cilia.In my opinion, Pippo Franco had a very profound inspirationwhen he wrote to his friend: Franco Cilia and said: “DearFranco… you have got everything from art which can bepresent in a painting….immensity of colour and light whichgive the idea of the infinite ,of eternity…The task of the artistand of the comedian, like me, is to show the invisible and -hoping you will excuse my boldness-your art is the vision ofthe invisible, it seems to be independent from you, it comesout of you hands and your soul and you are not able to stopit …your art contains a secret which I’m going to reveal: if ,ina moment of silence, you strain your ears you will be able tohear it speaking and when you can distinguish the wordsclearly, you will learn where, the God who is within us, is

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DI DONNE IO VIDI...acrilico su tela (particolare)cm 100x70, 2004

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PER AMOREacrilico su tela

cm 50x50, 2006

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“INFINITE SILENCE”acrilico su telacm 100x100, 2007

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hidden and why life is worth living”. He could not have saidit or explained it better. It is true if, in perfect solitude andin complete silence, we look at Franco Cilia’s paintings ,wecan see, through a sort of filigree, the “Deus absconditus”and from the distant boundaries of the infinite we will beable to hear His faint voice. “L’infinito” composed by the young Leopardi (he wasonly twenty-one years old) is the poem which wonderfullyexpresses the relationship between the infinite and the finite.It contains only fifteen lines(one line more than a sonnetbecause Leopardi thought that poetry, philosophy and greatart were too serious to have to obey the rules of rhyme or ofrigid numbers). “I was always fond of this secluded hill”:the finite represented by a “ hedge”(it seems to be an obstaclebut, it is a stimulus to meditate more profoundly) and by the“wind” which rustles through the trees make us think of theimmensity of space and of the eternity of time, as also do thefollowing words: “interminable spaces”, “silences beyondthe human grasp”, “stillness so profound”, “infinite silence”,“ the eternal”; “In such immensity my thought is drowned”and “ it is pleasant to be shipwrecked in this sea”. C.Angelinihas written: “It is one of the profoundest pieces of Italianpoetry, the profoundest in Leopardi”, the critic wonders ifthe line: “And I recall to my mind the eternal” which is anabstract concept of extraordinary strength could be God?Maybe….In these fifteen lines there is a religious meditationwhich could have been carried out by Pascal or by a Greek”;and how can one not recall Pascal’s thought 206: “The eternalsilence of those infinite spaces frightens me”? G.A.Leviwrote about: Canto Notturno…..and he defined it: “ a workof divine and faultless harmony”. “The eternal and thetransitory, the destiny and the end of all beings, therelationship between us and the universe, are the themes ofthis poem and are the mysteries which religion illuminates.The profound feeling of eternity and of human smallnessand misery belong to a religious soul; the profound meditationon this issue is probably the most important way to seekGod. It is, therefore, possible to say, without soundingrhetorical, that this poem is the reflection of an extremelyable soul which is in extreme need of religion and which hasbeen already provided by nature with some of the essentialfeatures of religious life”. It is easy to understand why Carmelo Ottaviano admiredGiacomo Leopardi so much (he devoted many pages to himin his work:“Manuale di storia della filosofia”). On the contrary

to many others he considered Leopardi not only a great poet, but also a great philosopher (and all this happened fiftyyears before Emanuele Severino!): “Giacomo Leopardi’s greatpoetry is at the same time a great philosophy because it isthe expression of an universal vision of life…In contrast tothose who consider art essentially the expression of anindividual and of fantasy…great art is at the same time greatphilosophy and poets, writers, painters, musicians aregreat when they are able, like in an authentic miracle, totransform into tangible images, landscapes, feelings andmoods situations which philosophers, mathematicians,physicists express in rigid and rational procedures and inuniversal and essential laws. Man’s personality is uniqueand it can be said that it speaks as if with two bells: senseand sensibility which in two different ways praise and expressthe position of finite creatures in the universe…Great artcannot exist, if it is not based on a great philosophy or inother words on a vision of life and of the universe”. I think that Franco Cilia, like any other great artist, cansee himself in the splendid and incisive words of CarmeloOttaviano’s. His exhibition in Bergamo in the Manzù room,entitled: “Lo sguardo oltre l’orizzonte”, which was inspiredby Leopardi, was aimed ,as has been written, at “promotinga reflection on the profoundest implications of the mysteriousrelationship between man and the sphere of the infinite”. Now I’d like to return to Leopardi’s poem L’infinito toreflect further. This is due not only to the poem written bythe poet from Recanati ,but also to Carmelo Ottaviano’sworks and thoughts and to many of Franco Cilia’s paintings.These reflections and impressions can be summed up in thelast line of Leopardi’s poem: “and it is pleasant to beshipwrecked in this sea”. One line, eleven syllables: a striking,genial, happy intuition which translates in everyday languagethe noble concept of the “sublime” on which many greatminds have reflected during the centuries. The poet hadhumbly mentioned it before with the words: “that my heartis almost frightened”; and then he repeats it even more clearly:“In such immensity my thought is drowned”; he celebratesit in the last line of this magnificent symphony of images,emotions, concepts and musicality. Fear and joy, consternationand pleasure, feelings of dizziness and enjoyment, terror andcharm, grief and happiness or better still a cry of joy : anenigmatic ambivalence of the emotion of the sublime. In “Chiare, fresche, dolci acque” which is his most beautifulpoem, Petrarch expresses the same concept; after the

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“sublime” vision of Laura, surrounded by heavenly nature,he, in fact, exclaims: “full of fear”: “She was certainly bornin paradise”. In order to reflect briefly on the sublime it is necessary torecall to one’s mind the “divine Plato”(this is how CarmeloOttaviano defined him).In Phaedrus Plato wrote: “…He whoreaches the doors of poetry without the mania of the Muses,thinking that he will be a valid poet thanks to art, is incompleteand the poetry of those who are still sane will be shadowedby those possessed by a mania… These…are the beautifulworks of a mania which comes from the gods”. This meansthat ability alone, without the delirium of the Muses willnever make a poet, a philosopher, a painter or in other wordsan artist, a real and great artist. And Plato also said: “…Hewho sees a face with a divine shape which imitates beautywell…first will shiver and then some fears will enter withinhim. Then, looking at it, he will venerate it like a god and ifhe was not afraid of being judged insane, he would offersacrifices to his beloved as to a sacred image or to a god.Seeing it he will start shivering and sweating and he will beenveloped in an unusual sort of heat”. How can one nothear the echoes of the “sublime” poetry of the divine Sappho, the “tenth muse”?“It seems to me to be equal to the gods he who, near you,listens to, this so sweet sound, as you speak and laughlovingly .My heart suddenly trembles in my breast as soonas I see you and my voice does not come out and my tongueis tied. A fire rapidly heats my skin. My eyes darken andblood roars in my ears. And sweating and trembling, likefaded grass, I go pale and death is not far from me with mymind enchanted”. Salvatore Quasimodo’s translation isprobably the best, better even than Foscolo’s ; when Ottavianocomments on this poem he prefers the translation of the poetfrom his own town, (Quasimodo):happiness and trepidation,joy and pain, ecstasy and fear of death: emotion of the sublime. And Dante, in “the most beautiful line ever written onlove”(Umberto Saba),which is a “sublime”line, says: “Andtrembling he kissed my mouth”. A similar emotion arises when one looks at the immensesky; Plato can help us at this point. In the great, sublimediscussion about the Demiurgos in the Timaeus he speaksabout the “moving and living” universe, image of the eternalgods and about time, “mobile image of eternity” and hesays: “time was produced with the sky because , as they hadbeen born together, they would dissolve together if their

dissolution were ever to take place. And it was produced onthe basis of the model of eternal reality in order to make himat the highest level as similar as possible. The model is foreternity, while the sky till the end of the time for which itwas generated, is and will be… the sun, the moon and fiveother stars were made so time will generate itself…”. This “divine folly” or interior inspiration is present in theanonymous author of the work Del sublime which probablydates back to the 1st century A.D. In a famous passage hewrote: the “sublime” is an echo of the nobility of the soulbecause a simple thought is sometimes admired, withoutbeing voiced, but just for itself, for the greatness of theemotion. The silence of Ajax in the Nekyia is greater andnobler than any speech”. Reading the text and misunderstanding it , J. Addisonwas the first to distinguish between beautiful and sublime.This was a main theme in the 19th century when it wasanalyzed above all by E. Burke who spoke of “delightfulhorror”. Afterwards Kant explained this theme with anexample : oaks are sublime and flower beds are beautiful;night-time is sublime and daytime is beautiful. According tothe German philosopher the emotion of the sublime is amixture of fear and pleasure which is determined by whatis absolutely great and immeasurable, like the infinite of timeand space (mathematical sublime) or by the terrifying andat the same time fascinating spectacle of naturalc a t a s t ro p h e s ( s t o r m s , v o l c a n i c e ru p t i o n s a n dearthquakes)which make us feel small, frail, finite, (dynamicsublime). However Kant’s originality consists, above all, inhaving discovered not in the contemplated object but, in thecontemplating subject and in the “frame of mood”, the originof the emotion of the sublime. I would like to conclude this short and incompletediscussion about the sublime with the following idea ofSchelling’s which was certainly inspired by Kant: the sublimeis the footprint, the seal, the presence of the infinite in thefinite and by a thought of Hegel’s who discovered in thecontrast between the finite and the infinite the contrast presentwithin the sublime. He wrote: “the sublime is the attempt toexpress the Infinite without finding in the reign of appearancesan object which can represent it”; in the sublime he saw aspecial form of art and in particular of symbolical art; thestate of being sublime, in contrast to Kant’s idea about thepure subjectivity of the emotion consists in the inexpressibilityand in the majesty of the absolute substance. However, going

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NEI LUOGHI DI DANTEacrilico su tela

cm 80x80, 1999

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INFERNO CANTO Vacrilico su tela (particolare)cm 150x100, 2002

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back to Kant, it is as if the "“divine platonic mania” involveseven the contemplating subject which, even if small, has acertain sensitivity thanks to the emotion of the sublime. I have often encountered the sublime. I have felt theemotion of the sublime; poetry, philosophy, painting,sculpture, architecture.. ,natural landscapes have often givenme a feeling of dizziness, of “delightful horror”, of aestheticpleasure which causes consternation. My latest experiencewas ,when invited by Franco Cilia, I went to 44,Via S.Vito inRagusa. I met this artist , a few years ago, during an exhibition ofhis, in the magnificent surroundings of the castle ofDonnafugata, a jewel set in the unique Hyblean countryside.It is full of sacred olive trees, majestic carob trees and almondtrees which every year announce the beginning of springand whose fruit: the almond is a symbol of love. All thesetrees are like gods protecting the Hyblean countryside which,like in an embroidery, is criss-crossed by dry-stone wallsand is dotted here and there by villas, farmhouses and farmers’cottages. It is framed by sweet hills which rounded like awoman’s breast slope down to the sea. This is the sea of theancient gods, the sea in which the “birth of the virgin Venus”took place. Venus, is the goddess of beauty and of love, the“eternally smiling” goddess who generously gives the mèilikadòra, the sweet presents like the honey from the Hybleanbees.(In the sixth Homeric hymn Aphrodite is calledglykmèilochos, sweet like honey). Hybla is a fascinating andsweet word like the goddess Yblaia (adored by the nativeSiculians more than any other god or goddess) and fromwhich the ancient name derived and which with the Greeksbecame Aphrodite and with the Romans: Venus: the so-called Venus Erycina. Her temple, overlooking the cobaltblue sea and her sacred prostitutes, the ierodule, seem to stillbe waiting for the ships to offer the tired sailors a refuge, aplace to rest, the mèilika dòra of the ancient goddess: Yblaia,Aphrodite, Venus. As I admired Franco Cilia’s paintings at the exhibition inthe castle I had a feeling of a sort of dizziness, of amazement. I was struck by the colours, the light, an ocean of light, thesea and the sky. I clearly felt a mystic tension towards theinfinite and a feeling of hidden religiosity. I thought of the“miracle” mentioned by Carmelo Ottaviano regarding thepoetical and pictorial virtue of transformation . I recalled tomy mind the line in Leopardi’s poem: “it is pleasant to beshipwrecked in this sea” and I felt as if I were being

shipwrecked in a sea full of Mediterranean light, in a sea of bright, intense and blinding colours. I had the same feelingswhen I went to 44,Via S.Vito: this is a house, a laboratory, amuseum, a labyrinth, Calypso’s cave, Sibylla’s cavern. I wassurrounded, enveloped, assaulted, overwhelmed, nearlypersecuted by an infinite number of paintings which coveredeverything and did not leave any space free; I felt lost, I didnot know where to look first because there were so manythings to look at. Aware of my amazement and of mybewilderment, Franco Cilia gave me the thread: the themeof the infinite, so like Arianna, I could find my way in thatlabyrinth. Even if the theme seemed limited there were numerouspaintings. I will give a partial and incomplete list of paintingswhich often have a title and which often have only a number:La cadenza delle ore, I colori del giorno, I colori dell’alba, Albescenzeal risveglio, Tempesta, Dentro il mare, Il grande sole, Il grandecielo, Arcobaleno, Accade nel cielo. There were dozens anddozens of other paintings which have only a progressivenumber and like Federico Zeri, I: “am not able to tell whichtitles these paintings have; perhaps it’s better to refer to themwith the progressive number of when they were painted”. Colours and colours and blinding colours; the sea and thesea which is never monotonous: the sky and the sky whichis usually never without clouds. Federico Zeri is right aboutthe clouds:”… I am strongly convinced that in the cloudsthere is a sort of secret and hidden intelligence which wecannot hear nor understand…I often observe the sky at sunsetand I take photographs of chromatic flaming metamorphosesin which the clouds merge when the sun sets over the horizon.The most vivid memory I have of my many voyages in theAtlantic Ocean is connected to the red-hot or cold harmoniesof an ever-changing, unforeseeable and amazing, sometimeseven terrifying spectacle of the merging of air, light andwater which shatters the horizon before the night bringsdown its impenetrable curtain. This emotion reappears inthe presence of Franco Cilia’s paintings which sustained bytheir chromatic background of absolute violence and nullifyingany possible tangible and measurable reference, invite us tobe shipwrecked and sink towards contemplating dissolution.I am amazed by this journey of death and resurrection”.We also are fascinated and incidentally I am also attractedby the verb: “shipwrecked” used by Federico Zeri and beforehim, by Leopardi. Maybe this verb could be used to indicate the emotion of

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the sublime in a concise and in an exhaustive way.The paintings :Notte stellata(2002), Il Canto delle stelle(2004),Il respiro della notte(2005), all sing the same fascinating,mysterious,harmonious hymn.In order to comment them sublime words have to be used,for example the words from the Bible: “Coeli enarrant gloriamDei” (Psalm 18),and the words from the final lines of each ofDante’s three canticas in The Divine Comedy; “and then wecame forth to see again the stars”(Hell); “pure and preparedto rise up to the stars”(Purgatory) and “love that turns thesun and the other stars”(Paradise),sublime line which inonly eleven syllables summarizes Greek philosophy, Hebrewcreationism and the essence of Christianity: “Deus charitasest”. How can we not think of the full moon in Dante’s lines:“in the serene nights of full moon Trivia laughs among theeternal nymphs” or the pure and musical nightly atmospherein Tasso: “It was night and the starry sky like a clear veilopened without clouds and the moon gave out bright andicy rays like pearls”, and the same atmosphere is also presentin Leopardi’s lines: “ O wandering stars of the Plough, I neverbelieved I would come back to contemplate you, o shiningstars, in my father’s garden and to reason with you..”(Lericordanze); “Sweet and clear is the night without wind andsilent over the roofs and in the gardens the moon slides andfrom far reveals serene the mountains”(La sera del dì festa).

This is what these paintings of Franco Cilia recall to ourminds.

The painting meaninfully entitled L’infinito (2004) isenchanting .However the same theme with variations isrepeated in Insieme(2005), Accade per amore n.2(2006), Accadeper amore n.4(2006) : two lovers, affectionately and modestlyembraced are looking towards the sea, the sky, the sun, inother words towards the infinite. The two lovers are on anindistinct island, they seem to be hanging above the sea oron the ray of sunshine which is lightly touching the waves. “Beauty is immortality” but also: “Love is immortality”. The painting of Franco Cilia L’infinito which is an extremelyromantic work has made me think of a “sublime” poem byHolderlin which sums up the most intense and fascinatingthemes of Romanticism: human frailty, the destiny of theinexorable end, the anxiety about the absolute and the infinite,the clear knowledge that love and beauty overcome death

and they make mankind eternal. I think that only this poem,which is so perfect that no line can be taken out, can commenton this very beautiful painting: “ Once gods walked amonghumans, the splendid Muses and youthful Apollo inspiredand healed us, just like you. And you are to me as if one ofthe Holy Ones had sent me forth into life, and the image ofmy beloved goes with me, and wherever I stay and whateverI learn, I learned and gained it from her, with a love that lastsuntil death. Then let us live, you with whom I suffer andinwardly strive towards better times in faith and loyalty. Forwe are the ones. And if people should remember us both inyears to come, when Spirit again prevails, they’d say thatthese lonely ones lovingly created a secret world, known tothe gods alone. The earth will take back those concernedwith impermanent things: others climb higher to etherealLight who have been faithful to the love inside themselves,and to the spirit of the gods. Thus they master Fate in patience,hope and quietness”. The lovers master their fate;

“And you are ,for me, like them (the gods): “ You seem equalto the gods”: heavenly and sublime correspondence with theancient poetess “with purple hair” who exiled with her family,took refuge in the hospitable land of Sicily, beloved by thedivine Aphrodite: in fragment 35 she wrote that the goddessresides in Cyprus, Pafos and Palermo: “Your seats are Cyprusand Pafos and Palermo….”. It’s fascinating to think thatSappho stayed on our island. One must recall with a certain trepidation the preciouscouplets from elegy 15 in the second book of the Augusteanpoet Properthius who was appreciated by Goethe and byPetrarch who was the first to discover him. This elegy beginswith a cry of joy (similar to Catullus’s cry: “Vivamus,meaLesbia, atque amemus”): “O me felicem ! O nox mihi candidaet o tu,lectule, deliciis facte beate meis”,- “O happy me! Obright, sublime night and you, o little bed! blessed by thedelights of love”- “..huius ero vivus, mortuus huius ero.Quod mihi si secum talis concedere nocted illa velit,vitaelongus et annus erit.Si dabit haec multas,fiam immortalis inillis:nocte una quivis vel deus esse potest”- “I will be yourstill I live; when I am dead I will still be yours. If then she willwant to give me more nights like this one, a single year willbe for me like a whole life. And if the nights are many I willbecome immortal: one night is enough to feel like a god”: itis the happy and dramatic aporia of a relationship of love,a complicated ,mysterious and fascinating mixture of joy and

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VISIONEacrilico su tela

cm 120x100, 2006

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pain, of delight and torment, of hope and desperation, ofdreams and of violence. I’d like to connect these lines with those of Pablo Nerudafrom the poem: “Two happy lovers are like a loaf of bread”:“Two happy lovers do not either end nor die, they are bornand they die many times by living, they have the eternity ofnature”. Franco Cilia has illustrated and interpreted, uniting Loveand Beauty splendidly, some of Dante’s Rime by choosingthe theme of the journey and of the imaginary journey towardsCytherea, based on love. He writes: “ The theme of the journeychosen by me to illustrate Dante’s Rime is a path whichhumbly follows in the Poet’s footsteps, in which celebrationbecomes colour which destroys the figurative cage to becomea rainbow of light”. Peak and emblem of dreams and of loveis, without any doubt, the sonnet; certainly the most beautifuland the most perfect of Dante’s with Tanto gentile e tantoonesta pare, Guido ,io vorrei che tu e Lapo ed io. However one must not forget other examples such as Lodoloroso amor che mi conduce,Io son venuto al punto de larota, I’ mi son pargoletta bella e nuova, Amor che movi tuavirtù da cielo… And, finally, L’infinito of Carmelo Ottaviano: what elsecan be said, the only thing is to contemplate the infinte skywith a million stars? And then, what does that vanishingfigure with a robe and golden hair represent which is aboutto fly into the sky towards the stars? Maybe it represents asoul or a spirit or a thought or poetical intuition or an artist(a poet, a philosopher, a painter, a sculptor, an architect, amusician, a scientist..)who like Baudelaire’ s albatross, lordof the skies flies towards the infinite? Maybe, to use a beautifulexpression of Carmelo Ottaviano, it represents a butterflywhich has broken the cover of the finite to arrive at theinfinite: “man is like a butterfly closed in a chrysalis : he isentrapped within a spatial-temporal sequence: he has tobreak this cover to see the light and to rise to freedom andto the joy of life”. Therefore, he is a butterfly which flies inthe infinite space and which reaches the highest point in theskies: to stay there forever or to come back? Probably both. In a sublime poem Shelley says: “O wild west wind-thecomrade of thy wanderings over heaven”; “O, wind, if wintercomes, can Spring be far behind?” “If I had wings to fly over the clouds to count the starsone by one or if like thunder I could wander from one passto another..”, this is Leopardi’s continuous aspiration towards

the infinite. “Wishing to count the stars one by one” is asublime image which reflects Kant’s starry sky. Or maybethat heavenly being represents poetical genius which withgreat wings flies among the stars to return to earth and tobring back , as F. Petrarch in sonnet 339 said: “ a small dropof infinite abysses”. This is another sublime line. Philosophers capture an orderly idea of the chaotic andshapeless Apeiron; poets capture a ray of eternal light; artistscapture the colours of the infinite sky; musicians capture themelody of the eternal harmony of the heavenly spheres; thegreat artists capture a spark of the divine fire of Zeus to giveit, like one of Prometheus’s gifts, to us, immortal and mediocrebeings who are often made brutish by irrational instincts andmean interests and who often, like drunken sailors, mock“the prince of the clouds and of storms”, the king of theclouds, the winged traveller. However like huge albatrosses,with candid white wings, they come back to earth. They haveto come back, like Plato said in the myth of the cave in theseventeenth book of The Republic, to help their fellow mento free themselves, to improve themselves, to let them tastethe divine nectar, to communicate the sublime ideas ofgoodness, beauty, justice which they have been able tocontemplate above . As we are aware of this precious and rare gift, we shouldbe grateful to these winged princes of the skies; we shouldbe grateful to Franco Cilia and Carmelo Ottaviano. According to a legend Charles V, the powerful emperoron whose empire the sun never set, bent down to pick up apaint-brush which Titian had dropped. Another story is aboutAlexander The Great who was often angry, but put up withthe reproaches from his favourite artist, Apelles when hevisited his studio. Alexander admired and respected Apellesso much that he gave him Pancaspe, his favourite lover. Plinysaid that Alexander was so taken by Pancaspe’s beauty thathe ordered him to paint her nude; the artist fell in love withthe girl as she was posing and he asked Alexander to giveher to him and Alexander did so.Pancaspe was Apelles’s model for his statue, loved in ancienttimes, of Aphrodite Anadyomene. In the famous festivals ofEleusinia and Poseidonia Pancaspe (or Phryne, Prassiteles’s lover) in the presence of all the Greeks took her clothes off,untied her hair and went into the sea; then she came out ofthe sea slowly (in other words: anadyomene),which was asublime spectacle and she wrung her hair out slowly andsensually to get rid of the sea foam. This is how Apelles and

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after him, many other painters and sculptors have representedAphrodite Anadyomene. In the heart of the archaeological museum “Paolo Orsi” inSyracuse, one can, or better still, one must, see the enchantingmarble statue of Aphrodite Anadyomene which was so greatlyadmired by Guy de Maupassant who, at the end of the 19thcentury, even if he was ill, came all the way from Paris to seethis statue as if he wanted to release himself from a vow tobeauty. He devoted many pages to his evocative impressions.The symbolical gesture and the metaphorical gesture of CharlesV and of Alexander the Great clearly show how that politicalgreatness, economical power and wealth, recognise eitherconsciously or unconsciously a superior greatness and howthey bow to it , maybe because these men realize that theformer are transient and ephemeral because they depend onluck, while the latter form of greatness has the power to renderspring flowers immortal and to immortalize what is ephemeral:“Beauty is immortality”.

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PLATONE: LA GRAN LUCE FUORI DALLA CAVERNAacrilico su tela (particolare)cm 100x70, 1994

PANCASPEtecnica mista su carta intelaiata

cm 50x70, 1990

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I COLORI DEL GIORNO N. 1acrilico su telacm 100x70, 2001-2007

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I COLORI DEL GIORNO N. 2acrilico su tela

cm 100x70, 2003

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LE ORE DEL GIORNO N. 3acrilico su telacm 50x50, 2006

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CONTEPLAZIONEacrilico su tela

cm 50x50, 2005

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IL CANTO DEL MAREacrilico su telacm 50x40, 2005

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DAI LUOGHI DI TURNERacrilico su tela

cm 50x40, 1999

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ALBESCENZE DEL RISVEGLIOacrilico su telacm 100x100, 2007

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LE ORE DEL GIORNO N. 4acrilico su tela

cm 45x45, 2006

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LE ORE DEL GIORNO N. 5acrilico su telacm 220x160, 2005

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LE ORE DEL GIORNO N. 6acrilico su tela

cm 220x160, 2005

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IMBRUNIREacrilico su telacm 100x100, 2006-2007

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ATTESAacrilico su tela

cm 120x100, 2004-2007

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VORTICE NEL CIELOacrilico su telacm 150x100, 2004

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PRIMA DELLA NOTTEacrilico su tela

cm 150x100, 2003-2006

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L’ONDA DEI PENSIERIacrilico su telacm 100x100, 2006

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LE SCINTILLE DI ZEUSacrilico su tela

cm 45x45 2003

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E SE LE NOTTIacrilico su telacm 120x100 2004

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QUANDO LE STELLE CHIAMANOacrilico su tela

cm 50x40 2006

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NEVE SUL MAREacrilico su telacm 45x45 2001

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NOTE BIOGRAFICHEFrancesco RandoCarmelo OttavianoFranco Cilia

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FRANCESCO RANDOvisto da Franco Cilia2007

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Francesco Rando (pirandellianamente chiamato Francoo Francuzzu o Cicciu o Ciccu o Ciccinu o, da sua madre e,quindi, il più gradito, Ciccinieddu) è nato a Modica, sotto unalbero di carrubo lambito dalle acque di una sorgente, durantela Seconda Guerra Mondiale; ma non se n’ è accorto e,soprattutto, non ne ha serbato ricordo alcuno, tranne la vogliadi vivere en plein air o trovare rifugio, come già usava spessoil nonno di cui porta il nome, in una bellissima grotta solitariae nascosta nella campagna iblea.

Contrariamente alla sua volontà, è stato costretto (ma,da grande, lo ha considerato una grande fortuna e un raroprivilegio) a entrare in una scuola, che, suo malgrado, non sitrovava, né si trova, sotto un albero di carrubo; inopinatamentesi è addirittura laureato in una materia, di cui non conoscevaneppure il nome: la Filosofia.

Ma, stranamente, ha insegnato Lettere nelle ScuoleSecondarie Superiori e, ancor più stranamente, si è innamoratoe della Scuola e dell’Insegnamento e dei Giovani, a cui hasempre voluto bene, abbondantemente ricambiato.

Non ha scritto niente; e non capisce perché qualcheamico gli chieda di fare quello che non sa fare: scrivere.

Non è storico; non è letterato; non è poeta; non èfilosofo, ma soltanto un “dilettante”, nel senso che si diletta distoria, di filosofia, di poesia, di arte, stravaccato all’ombraamica di un carrubo.

Non essendo nessuno, ha avuto la bizzarra idea didisseppellire dall’oblio profondo, dove “l’odio filosofico” (sonoparole di Ottaviano), ideologico e politico (o, forse, l’invidiao, forse, l’uno e l’altra) lo avevano sotterrato, il filosofo ibleoCarmelo Ottaviano, uno dei più grandi filosofi del Novecento(a dirlo non è lui, ma Autorità Accademiche che giudicano sineira et studio, come è doveroso che sia, ma raramente è),dimenticato (anzi neppur conosciuto) anche dai suoi concittadiniforse perché non è stato né un calciatore né un urlatore, masoltanto un filosofo cattolico, assolutamente indipendente, e,quindi, scomodo, un Maestro e un Educatore morale e civile.

Pare che questo “quisque de populo”, cioè un signornessuno, ci sia riuscito, a costo di non pochi sacrifici e graziealla collaborazione di rare e pure Intelligenze, che è riuscito acoinvolgere.Di ciò è umilmente orgoglioso. Gli è grata soltanto la sua coscienza e tanto gli bastae avanza.

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Francesco Rando (or in a Pirandellian way Franco or Francuzzuor Cicciu o Ciccu or Ciccinu or by his mother, and therefore inthe best way, Ciccinieddu) was born in Modica under a carobtree near a spring during the Second World War; but he didnot notice this and he does not remember this, but he does likeliving outdoors and finding refuge as did his grandfather(whose name he bears) before him in a solitary and hiddencave in the Hyblean countryside. Against his will he was obliged (as he grew up he consideredit a rare privilege) to go to school which was not and is notunder a carob tree; unexpectedly he graduated in a subjectwhose name he did not know: Philosophy. Strangely, he taught Humanities in secondary schools andeven more strangely he fell in love with school, with teachingand with young people whom he has always liked and whohave fully reciprocated his feelings. He has not written anything and he cannot understand whysome friends of his ask him to do what he cannot do: write. He is not a historian; he is not a man of letters; he is not apoet; he is not a philosopher but only an amateur which meanshe takes delight in history, philosophy, poetry, art, in the shadeof a friendly carob tree. As he is no-one, he has had the bizarre idea of digging outof profound oblivion where “philosophical hatred”(these areCarmelo Ottaviano’s own words) or ideological or politicalhatred (or envy or perhaps both) had buried him, the Hybleanphilosopher Carmelo Ottaviano, one of the greatestphilosophers of the twentieth century. These are not his wordsbut they belong to the academic authorities which judge sineira et studio as they should do but rarely do. Carmelo Ottavianowas forgotten and probably not even known by his fellowcitizens probably because he was neither a football player norsomeone who shouted but just a completely independentcatholic philosopher and, therefore, a difficult Teacher andmoral and civil Educator. It seems that this “quisque de populo”, in other words ano-one, has been able to do this, even with quite a few sacrificesand thanks to the collaboration of rare and pure intelligentpeople whom he has managed to involve.He is humbly proud of this. Only his conscience is grateful and this is enough for him.

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CARMELO OTTAVIANO: IL FILOSOFO DELLA TRAGICITA’ DEL REALE

Il 18 gennaio 1906 nacque a Modica, “nell’angolo più meridionale dellaSicilia, a pochi chilometri dalla greca Siracusa, in quella zona che Platone amò edove far filosofia è altrettanto naturale che respirare” (così Egli scrive nel Manualedi storia della filosofia) Carmelo Ottaviano, il “filosofo della quarta età della Filosofia”,come amava definirsi, di quell’età della filosofia che viene dopo il pensiero antico,medievale e moderno. Si dichiarava anticonformista e antimoderno, poiché esseremoderni significava essere o idealisti o materialisti ed Egli polemizzò aspramente,con assoluto rigore logico, con gli uni e con gli altri.

Fu, insomma, un uomo e un filosofo sempre scomodo e “controcorrente”,come Socrate, che, accusato di “corrompere i giovani”, dovette bere la cicuta. Eun’amarissima cicuta di persecuzioni, di attacchi feroci, di odio ideologico epolitico, e, per finire, di condanna all’oblio dovette bere Carmelo Ottaviano:“sofferenza ingiusta che non piaga né piega lo spirito” e che “ il balsamo delladolcezza cristiana aiuta a dimenticare e a cancellare”, scrive. Come Socrate ebbesacro il senso del dovere; e come Socrate amò per tutta la vita la filosofia e i giovani:“Ragazzi, domani parleremo di Socrate”: queste furono le ultime parole di Ottavianomorente.

Nacque e trascorse la sua fanciullezza all’ombra della Chiesa di SanGiorgio, stupendo capolavoro del Barocco siciliano, e all’ombra di questo grandiosomonumento, in cui c’è la tomba del filosofo Tommaso Campailla, tanto amato daOttaviano, ebbe, studente quindicenne di liceo, la prima intuizione del suo“gigantesco” (l’aggettivo è di uno storico della filosofia) sistema filosofico.Della terra iblea porterà sempre nel cuore il ricordo: le sue campagne, Frigintinisoprattutto, dove ritornava d’estate per un breve periodo di riposo, il mare e ilLiceo classico; e nella sua terra volle essere sepolto. Dopo gli studi liceali, seguìdal 1923 presso l’Università di Roma le lezioni di Bonaiuti e Varisco; nel 1925 sitrasferì alla Cattolica di Milano, ove si laureò nel 1927.

A ventiquattro anni fu professore di filosofia nei licei, dopo aver vinto,primo in tutta Italia, il relativo concorso. Nel 1939 superò il concorso per la cattedrauniversitaria di Storia della filosofia; insegnò prima a Cagliari, poi a Napoli e, dal1944 al 1976, a Catania, dove fondò e diresse, per un decennio, l’Istituto Universitariodi Magistero, ora Facoltà di Scienze della Formazione, nel cui atrio è posta questalapide: IN HAC ACADEMIA FUIT DOCTOR INSIGNIS AC VALIDUS RECTORBIBLIOTECAM CONDIDIT AC REXIT CARMELUS OTTAVIANO MCMVI - MCMLXXX QUARTAE AETATIS PHILOSOPHUS – AMICI RECTORE B.PANVINI POSUERUNT - MCMLXXX.

L’opera filosofica, sia storiografica che teoretica, di Carmelo Ottavianofu vastissima: oltre 80 titoli, fra cui la celebre Critica dell’Idealismo, tradotta anchein tedesco,e Il Manuale di storia della Filosofia, in tre volumi e due redazioni, laprima per gli studenti e la seconda per i professori (è noto il giudizio di P. Messineosu “Civiltà Cattolica”: “Mai opera consimile ha raggiunto tale altezza”). La mortegli impedì di portare a termine una terza redazione di circa 12 volumi (aveva giàapprontato migliaia di schede), che avrebbe superato, almeno per la filosofiaantica, quella monumentale dello Zeller.La fama di Ottaviano come medievalista e scopritore di testi medievali ha varcatoi confini nazionali.

L’opera teoretica maggiore è la Metafisica dell’essere parziale in due volumi

(“Un capolavoro che resterà patrimonio imperituro della cultura italiana” scrisseF. D’Ambrosio), ridotta e sintetizzata in un solo volume dal titolo La tragicità delreale ovvero la malinconia delle cose. Carmelo Ottaviano fondò nel 1933 e diresse, peroltre un quarantennio, la rivista internazionale di filosofia SOPHIA, “una dellepiù importanti riviste filosofiche e non solo italiane del Novecento”, ristampata,in parte, recentemente in Olanda.

Nel 1979, pochi mesi prima della morte (avvenuta a Terni il 23 gennaio1980), Ottaviano scrisse una stupenda e profetica Lettera Aperta a S.S. GiovanniPaolo II: il Filosofo intuì e previde quegli straordinari avvenimenti che, un decenniodopo, sarebbero diventati realtà e storia.

E’ significativo, oltre che di straordinaria attualità, il messaggio di CarmeloOttaviano: “Una rigida morale dell’onestà pereat mundus è lo scopo del presentelibro” (scrive nella Introduzione alla Metafisica dell’essere parziale); Il problema moralecome fondamento del problema politico è il titolo di un suo Saggio del 1952; “Palestradi intelligenza, libertà e onestà” definisce la rivista SOPHIA.

Si può dire, poi, che Carmelo Ottaviano, dopo Hegel, sia stato il solo adindagare l’intero ambito della problematica filosofica e a tentare di darne unasoluzione, legata ad un unico principio: la Sinetericità ovvero la “connessionenecessaria fra diversi”, una sorta di “concordia discors”: principio logico, metafisico,scientifico, estetico…

Egli fu, o, almeno, volle essere, come Francesco Orestano, suo riconosciutoMaestro, che colloca a conclusione del suo monumentale Manuale di storia dellafilosofia e di cui tratteggiò questo breve ritratto che è un autoritratto: “…studiosodi vastissima e precisa cultura, conoscitore profondo dell’intero ambito della Storiadella Filosofia, esperto delle principali lingue moderne…indagò l’intero ambitodella problematica filosofica…Uomo di grande dirittura morale, di squisita umanitàe di profonda bontà, rispettoso dell’altrui autonomia, non imponeva mai nulla aisuoi discepoli e lasciava la più ampia libertà di pensiero e di espressione…vissecon modeste risorse e morì in assoluta povertà”.

A 25 anni dalla morte, Carmelo Ottaviano, un uomo scomodo ma di unabontà e di un candore straordinari, un Filosofo coerente e assolutamenteindipendente, meriterebbe, se non un “risarcimento” intellettuale e morale, almenoun ricordo “sine ira et studio”.

(Scheda a cura del Prof. Francesco Rando)

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CARMELO OTTAVIANOvisto da Piero Guccionepastello su carta 2005

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A SHORT BIOGRAPHY OF CARMELO OTTAVIANO: THE PHILOSOPHEROF THE TRAGICAL NATURE OF REALITY

Carmelo Ottaviano was born on 18th

January 1906 in Modica , “ in thesouthernmost corner of Sicily, not far from the ancient Greek city of Syracuse inthe area which Plato loved and where philosophizing is as natural as breathing”.This is what Carmelo Ottaviano, the philosopher wrote in his work : “Manuale distoria della filosofia”. He defined himself : “the philosopher of the fourth age”. Inother words he belonged to the philosophy which comes after the ancient, medievaland modern philosophies.He declared himself an anti-conformist and an anti-modern because being modernmeant being idealists or materialists and he bitterly quarrelled with both withabsolute logical rigour. He was, therefore, always a difficult man and philosopher and he went againstthe mainstream, like Socrates who accused of “corrupting youth” had to drinkhemlock. And Carmelo Ottaviano had also to drink poison represented bypersecutions, fierce attacks, ideological and political hatred and finally oblivion.He wrote about this experience and about: “unjust suffering which does not injureor bend the spirit” and “the balsam of Christian sweetness which helps to forgetand to cancel”. Like Socrates, he strongly believed in the sense of duty and likeSocrates, he loved philosophy and young people all his life: “ Tomorrow we willtalk about Socrates”, these were the last words spoken by Carmelo Ottavianobefore dying. He was born and he spent his childhood in the area of Modica near the churchof San Giorgio, fine example of Sicilian baroque . In the shadow of this magnificentbuilding which contains the tomb of the much admired philosopher TommasoCampailla, he had, as a fifteen-year-old school boy his first intuition about his“gigantic” philosophical system. “Gigantic” is the word he used to describe it.He always had sweet memories of the Hyblean area: the countryside,especiallynear Frigintini where he used to spend his summer holidays, the nearby sea, hisschool: the Liceo Classico and for this reason he wanted to be buried in his hometown. After his secondary school studies in 1923 he attended Bonaiuti and Varisco’slessons at Rome University and in 1925 he went to the Università Cattolica inMilan where he graduated in 1927. At the age of twenty-four he taught philosophy in Italian secondary schoolsafter coming first in Italy in the public competition for this subject. In 1939 he wonthe public competition for university professors of History of philosophy andthen he taught at the universities of Cagliari and Naples. From 1944 to 1976 hetaught at Catania university where he founded and directed for ten years theIstituto Universitario di Magistero, now called Facoltà di Scienze della Formazioneand in the hall of this building there is now a plaque with the following words:IN HAC ACADEMIA FUIT DOCTOR INSIGNIS AC VALIDUS RECTORBIBLIOTECAM CONDIDIT AC REXIT CARMELUS OTTAVIANO MCMVI - MCMLXXX QUARTAE AETATIS PHILOSOPHUS – AMICI RECTORE B.PANVINI POSUERUNT - MCMLXXX. Carmelo Ottaviano wrote more than eighty historical and theoretical philosophicalworks among which the famous Critica dell’Idealismo which has also been translatedinto German and Il Manuale di storia della Filosofia, in three volumes and in twoeditions: one for students and one for teachers. (P. Messineo wrote about this in

“Civiltà Cattolica”and said: “A similar work has never reached such heights”).Carmelo Ottaviano’s death did not allow him to complete the third edition inabout 12 volumes, (he had already prepared thousands of reference cards ),whichwould have exceeded, at least regarding ancient philosophy, Zeller’s monumentalwork.Carmelo Ottaviano is also internationally well-known as an expert on the MiddleAges and as a discoverer of Medieval texts. His most important theoretical work is Metafisica dell’essere parziale in twovolumes. F.D’Ambrosio described this as “ a masterpiece which will be an eternallegacy of Italian culture”. This work has been reduced to only one volume with the title : La tragicità del reale ovvero la maliconia delle cose. In 1933 Carmelo Ottavianofounded and directed for more than forty years the international journal ofphilosophy : SOPHIA, “one of the most important philosophical journals and notonly Italian journals of the twentieth century” which has recently been partiallyre-printed in Holland. In 1979 a few months before his death which took place in Terni on 23

rd

January 1980, Carmelo Ottaviano wrote a prophetical and magnificent Open Letterto His Holiness Pope John Paul II: the philosopher sensed and predicted thoseextraordinary events which ten years later would become part of reality andhistory. Carmelo Ottaviano’s message is meaningful and extraordinarily topical: “ Rigid morals of honesty pereat mundus are the aim of this book”(this is what he wrotein the Introduction to Metafisica dell’essere parziale); Il problema morale come fondamentodel problema politico is the title of one of his essays dated 1952; he defines the journalSOPHIA “a gymnasium of intelligence, freedom and honesty”. It can be said that after Hegel, Carmelo Ottaviano has been the only person toinvestigate the whole sphere of philosophical problems and to try to find a solution which is linked to the main principle of : Sinetericità or in other words “ thenecessary connection between what is different”, a sort of “Concordia discors”:a logical, metaphysical, scientific, aesthetic principle. He was, or at least he tried to be like Francesco Orestano, his teacher, who ispresent at the end of his monumental work: Manuale di storia della filosofia andwhom he described in the following way: “a scholar with a vast and preciseculture, an expert in the whole sphere of philosophy, an expert in the main modernlanguages of the world … he investigated the whole sphere of philosophicalproblems …. A man of great moral correctness, a humane and extremely goodman who respected the autonomy of others, who never imposed anything on hispupils and who left them free to think and to express themselves… he lived ona modest income and he died in poverty”. After more than twenty-five years after his death Carmelo Ottaviano, who wasa difficult man but a good and extraordinarily innocent person, and a coherentand a completely independent philosopher, would deserve, even if intellectualand moral “compensation” is not possible, at least to be remembered “sine ira etstudio”.

(written by Prof. Franceso Rando)

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Nasce in Sicilia, a Ragusa nel 1940. La sua ricerca fin dagli anni '60 ha affrontato latematica della frantumazione dell'Io e del rapporto dell'uomo con il suo doppio, cercandociò che si muove dietro il visibile nel tratto immaginativo di Turner. Successivamente,negli anni '70, i suoi interessi si sono polarizzati sulla ricerca intorno alle pitture nere diGoya e ai suoi rapporti con i labirinti della psiche, esplorando sul piano linguistico lepossibilità di simbiosi tra informale e figurativo. Negli stessi anni sviluppa i suoi interessiper la scultura, svelando il mistero antropomorfo delle pietre della terra iblea, comeespressione profonda e sotterranea dell'anima siciliana. Gli anni '80 si sono caratterizzatiper il ciclo della "trasfigurazione allusiva", che ha trovato consensi nei vari punti attividella vita artistica internazionale, passando da Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen,da Istanbul a São Paulo del Brasile a Città del Messico, da Campinas a Brasilia, perchiudersi ad Oporto, Colonia e Weimar, con il ciclo di opere centrate sulla morte dell’autore,"Cilia ist Tot". Dal 1992 la sua ricerca formale si è indirizzata alla risoluzione della figurain elementi cromatici e dinamici del divenire sociale (cfr. il ciclo Nuovi Confini d'Europa),cosmico (cfr. Il ciclo dell' Apocalisse) e psichico (cfr. il confronto con Fortunato Pasqualinonegli "Orecchini di Platone smarriti durante la danza del filosofo" e con Gianni BagetBozzo e Totò Stella a proposito di "Via S. Vito 44"). Dalla metà degli anni ’90 si apre unnuovo ciclo di opere, su traccia di Federico Zeri e Mario Luzi, che vedono protagonistail cielo e i suoi dinamismi di luce, fino alla dissolvenza delle forme e al prevalere delcolore puro in una full immersion nella luce cosmica, come è stato rilevato, da diverseangolazioni critiche. L'uso contemporaneo di diversi registri evidenzia una inquietudinedi ricerca che impedisce la fissazione della sua pittura in moduli ripetitivi, in forte eideologico contrasto con l'arte come decorazione o puro sperimentalismo e lungo il temadi fondo di un'arte intesa come strumento di conoscenza. Ha scritto e realizzato con lasua regia il dramma "È ancora Natale?", a Chiaramonte Gulfi, nella settecentesca chiesadi S. Giuseppe, e a Clermont de L'Oise, nella cattedrale di Saint Samson Tra le opere dinarrativa pubblicate, vanno citate, tra l'altro, "Innocenza" (Cultura Duemila Editore,1995), "Oltremare" (Libroitaliano, 1997) e "Ritratto post - mortem" (Zangara Editrice,1999), mentre sono in via di pubblicazione due nuovi racconti: Elena, centrato sui misteridella psicologia femminile, e, in edizione trilingue, Il viaggio dell’anima, una storiad’amore che attraversa gli oceani e unisce i continenti. Svolge correntemente una intensaattività di pubblicista come critico d’arte e di costume su varie riviste e periodici.Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private, fra cui: "Museo d'Arte" di SãoPaulo "Masp", Brasile; Robert Morton, designer Vogue, New York; Sala Europa, DirezioneGenerale Scambi Culturali P. I., Roma; Cattedrale Saint Samson, Clermont de l'Oise,Francia; Giardini di Piazzale Lepanto, Siracusa; Museo all'aperto di Castagno di Piteccio,Pistoia; Museo Nazionale, Dubrovnjk, Croazia; Josè Maria Pasqual, Collezione privata,Parigi; Carlo Digrandi, Londra; Museo dantesco Fortunato Bellonzi, Torre de' Passeri,Pescara; Pinacoteca Comunale di Sulmona; Museo d’Arte delle Generazioni italiane del900 “G. Bargellini”, Pieve di Cento; Comune di Ragusa, Municipio; Comune di VittoriaMunicipio; Comune di Pozzallo, Municipio; Casa Museo Saverio Avveduto, Ispica;Serafino Iacono, Miami Beach (Florida); Miguel De La Campa, Madrid; Thies Axel,Düsseldorf; Andrè Vantomme, Clermont de l’Oise; Museum, Bagheria.Fondazione Umberto Mastroianni, Arpino.

ENNIO CALABRIA: FRANCO CILIAMATTATORE DEL BUIOacrilico su telacm 70x100, 2003

FRANCO CILIA

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Born in Ragusa, Sicily, in 1940. His artistic research until the 60s faced the crushing of the Self andthe relationship of Man with his double, searching what is behind the visible in the imaginativetrait of Turner. During the 70s Cilia’s interests were polarised between the black paintings of Goyaand their relationship with the labyrinths of the psyche, exploring the possibilities of symbiosisbetween the informal and the figurative at linguistic level. At the same time Cilia develops hisinterests for sculpture, revealing the anthropomorphic mystery of the stones on the Iblea land, asa deep and intimate expression of the Sicilian soul. The 80s were characterised by the cycle of the“allusive transfiguration”, which experienced a consensus in the different active centres of theinternational artistic life, from Madrid to Paris, from Lisbon to Copenhagen, from Istanbul to SãoPaulo, Mexico City, Campinas and Brasília, closing the circle at Oporto, Cologne and Weimar, withthe cycle of artworks centred on the “death of the author”, “Cilia ist Tot”. From 1992 the formalresearch shifted towards the resolution of the figure in chromatic and dynamic elements of thesocial (e.g. the cycle Nuovi Confini d’Europa – New Boarders of Europe), cosmic (e.g. Il Ciclodell’Apocalisse – The Cycle of the Apocalypse) and psychic transformation (e.g. the comparisonwith Fortunato Pasqualino in “Orecchini di Platone Smarriti Durante la Danza del Filosofo” – “Plato’sEarrings Lost During the Philosopher’s Dance” and with Gianni Baget Bozzo and Totò Stellaconcerning “Via San Vito 44”). In the mid 90s the author opens a new cycle of artworks on thetraces of Federico Zeri and Mario Luzi, having as protagonist the sky and its dynamisms of light,until the dissolution of the shapes and the prevalence of the pure colour in a full immersion inthe cosmic light, as highlighted, from an array of critic angles. The contemporary use of different records emphasises a restlessness of research that preventsthe fixation of his paintings in repetitive modules, in a strong and ideological contrast with theart as decoration or pure experimentalism, along a background theme of an intense art as instrumentfor knowledge. Cilia wrote and produced under his direction the drama “È Ancora Natale?” (“IsIt Still Christmas?”), in Chiaramonte Gulfi, at the XVIIth century Church of Saint Joseph and inClermont de L’Oise, at the Cathedral of Saint Samson. The novelistic works published are “Innocenza”(“Innocence”, Cultura Duemila Editore, 1995), "Oltremare" (“Overseas”, Libroitaliano, 1997) and"Ritratto post - mortem" (“Post-Mortem Portrait”, Zangara Editrice, 1999) .Two essays are being printed: Elena, centred around the mysteries of the feminine psychologyand, in a trilingual edition, Il Viaggio dell’Anima (The Trip of the Soul), a love story that crossesoceans and unites continents. Cilia is currently immersed in intense publicist activities as an artcritic for many magazines and newspapers. His works are hosted in a series of museums andprivate houses, of which is worth mentioning: Arts Museum of São Paulo – MASP, Brazil; RobertMorton, designer Vogue, New York; Europa room, Direzione Generale Scambi Culturali P.I., Roma;Saint Simon’s Cathedral, Clermont dell’Oise, France; Piazzale Lepanto Gardens, Siracusa, Italy;Open-Air Museum of Castagno di Piteccio, Pistoia, Italy; National Museum, Dubrovnjk, Croatia;Josè Maria Pasqual, private collection, Paris; Carlo Digrandi, London; Dantesc Museum FortunatoBellonzi, Torre de’ Passeri, Pescara, Italy; Pinacoteca Comunale di Sulmona, Italy; Arts Museumof Italian Generation of the 1900 “G. Bargellini”, Pieve di Cento, Italy; Ragusa City Hall, Italy;Vittoria City Hall, Italy; Pozzallo City Hall, Italy; Casa Museo Saverio Avveduto, Ispica, Italy;Serafino Iacono, Florida, US; Miguel De La Campa, Madrid; Thies Axel, Düsseldorf, Germany;André Vantomme, Clermont de l’Oise, France; Gallery of Modern Art, Bagheria.Fondazione Umberto Mastroianni, Arpino.

FRANCO CILIA

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Lidia AlfonsiAvelino Sotelo AlvarezGabriela AlvarezFranca AntociGiovanni Francesco AntociGuadalupe AppendiniCarmelo ArezzoMimmo ArezzoEnzo ArganteSaverio AvvedutoMichelangelo BarbagalloPietro Maria BardiGiovanni BattagliaPiero BargelliniBeatrice BasileSalvatore BasileUmberto BassiValerio BettoniSilvio BiazzoEnnio BispuriAlfe BoeFelice BonalunniLuigina BortolattoRossana BossagliaLuigi BoveGianni Baget BozzoMarisa BaldiMichelangelo BarbagalloGaetano BuccelloGesualdo BufalinoPaolo BugialliIgnazio ButtittaEnnio CalabriaDomenico CalabròRiccardo CampaSabino CampoSalvatore CannataAlberto CappiGiovanni CapuzzoRoberto CarnevaleCarlo Fabrizio CarliPippo CascioGiorgio ChessariCinzia CiavirellaRenato CivelloJewere ClaudeJosella ConstandradeRafael ConteCarmelo ContiSanti CorrentiAlessandro Cortese de BosisAntonello DatoSebastiano D'AvolaFloriano De SantiPedro Luis DeaguinagaFebo Delfi

Daniele De JoannonFrancesca Di BiagioGiorgio Di GenovaRosa Di IulioAngelo Di NataleSilvia Di PaolaAlessio Di RuggieroGiorgio di SimoneGiada DrockerRenato FedericiAlfredo FerruzzaAna Carla Fonseca ReisOrazio FrancicanavaPippo FrancoSalvatore FratantonioGiovannella GallianoFrancesco GalloJoão Candido GalvãoGaetano GangiAlessandro GhisalbertiSandra GiannattasioGugliemo GigliottiLaura GigliottiGiovanna GiordanoAntonio GiulianoCorrado GizziAndrea GuastellaGiorgio G. GuastellaEnrico IachelloCarmen LarreraGisela KroesbikLuigi La RosaSilvio LoffredoGraziella LombardoMario LuziDanilo MaestosiSalvatore MaiorcaAngelo ManentiRaffaella MauceriDomenico MarinoGiangiacomo MarinoMaurizio MariniAnna MasalaBarbara MazzoleniCarmelo MezzasalmaFaustina MorganteDavid Robert MortonNino MuccioliOttavio MulasBelkis MultuCarlo MunariLuciano NicastroFernando NorisGiovanni OcchipintiGiovanni OrfanelloRuggero Orlando

Mario PadovanDaniele PalazzoTommaso PalosciaGianni PapaMario PapaJosé Maria PascualFortunato PasqualinoEnzo PerronePorfirio Alves PiresDonatella Polizzi PiazzaWalter PintoToman QuinozSilvia RagusaFrancesco RandoLuciano RegoloLuis ReisLino RicciPaolo RizzoMarcois Rizzoli Tecla RondiSante RossettoStefania SabatiniSandro SaffenisErika SaggioratoAlelin SaltunerElvira Salvi CassaUmberto ScapagniniLeonardo SciasciaEmanuele SchembariRossella SchembriMichele SchioppaGiuseppe ServelloDoris SchreiberBritta SchultzGioia SgarlataSalvatore SignorelliGiorgio SparacinoAntonino SolarinoLuciano SpiazziTotò StellaGiorgio StracquadanioClaudio StrinatiMassimo StruffiPiero TorchiFiore TorrisiRodolfo ValentiniAndrè VantommeAnnibale VasileChristiane VielhaberVincenzo Maria VitaGiovanni VivianiGiuseppe ZagarrioFederico ZeriCarla ZironeTeresa Zumino

Hanno scritto …

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MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006

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Personali (sintesi)

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MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006

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Mostre collettive (sintesi)

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Ragusa, Galleria La Ruota, 1969Ragusa, Galleria Ponte 2, 1970Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1972Firenze, Arte incontro La Saletta,1975Firenze, Mostra Internazionale sulla Resistenza, Palazzo dei Congressi, 1976Pistoia, Museo all'aperto di Castagno di Piteccio, 1977Milano, Galleria Renzo Cortina, 1978Paris, Chambre de Commerce Italienne, 1978Milano, Galleria Schettini, 1980Mantova, Galleria Civica “Mantova Mantova”, 1981Brescia, Galleria S. Michele, 1982Milano, Galleria Schettini, 1983Firenze, Galleria Il Magnifico, 1985Modica, Biennale Gran Premio Ibla Mediterraneo, 1987Roma, Galleria Studio 5, 1988 - 1989Könl, Art Cologne, 1991Messina, Galleria Mosaico Arte Contemporanea, 1992Roma, Galleria Studio 5, 1992Könl, Arte cologne, 1992Messina, Galleria Mosaico Arte Contemporanea, 1993Roma, Palazzo delle Esposizioni Arte Roma Itinerans, 1994Cortina, Museo Casa delle Regole, 1995Venezia, Ateneo S. Basso, Basilica San Marco, 1995Spoleto, Rocca dei Perugini, 1995Orvieto, Chiesa di San Giovanni, 1995Pescara, Casa Gabriele D'Annunzio, 1995Stra, Villa Pisani “Il vestito come metafora”, 1996Amburgo, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1996Köln, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1996Monaco, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1996Francoforte, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1996Treviso, Casa dei Carrares, Le Venezie, 1996Taormina, Palazzo Duca di S. Stefano, 1997Stuttkart, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1997Berlino, Istituto Italiano di Cultura, Il vestito come metafora, 1997Wolfsburg, Il vestito come metafora, 1997Dubrovnjk, Galleria d'Arte Moderna, Seconda biennale internazionale, 1997Messina, Galleria il Sagittario, 1997Vittoria, Galleria il Cavalletto, 1997Weimar, Galeria Weimar, 1997Ragusa, Palazzo della Provincia, 1997Treviso, Municipio di Villorba, Le Venezie: Giacomo Casanova, Histoire de ma vie, 1998Zagabria, Istituto Italiano di Cultura, 1998Roma, Galleria Lazzari, 1999Wien, Istituto italiano di Cultura, Le Venezie: Giacomo Casanova, Histoire de ma vie, 1999Wien, Istituto "Le Tre Venezie", Die Dante Alighieri-Gesellschaft Spittal a. d. Drau, Giacomo

Casanova, Histoire de ma vie, 1999Seregno, Biblioteca Civica, 1999Messina, Galleria il Sagittario, 2000Slovenia - Kranj 2000 - Festival Mondiale dell'arte sulla carta, 2000Roma, Galleria Giulia, Epifania 2001, 2001Messina, Galleria il Sagittario, Scilla e Cariddi, 2001Palermo, Galleria d'Arte Moderna Dante, 2001Messina, Galleria Il Sagittario, 2002Roma, Galleria Giulia, 2002Sulmona, Monastero di S. Chiara, Premio Sulmona, 2002Treviso, Le Venezie, Villa Letizia, 2002Sulmona, Monastero di S. Chiara, Premio Sulmona, 2003Maddaloni (Caserta), Galleria Il Castello, 2003Pieve di Cento, Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del 900 “G.. Bargellini”,2004Messina, Galleria “Il Sagittario”, 2004Maddaloni, Galleria “Il Castello”, 2004Sulmona, Monastero di S. Chiara, Premio Sulmona 2004Torre de’ Passeri, Museo Dantesco “F. Bellonzi”, 2004Sulmona, Monastero di S. Chiara, Premio Sulmona 2005Catania, Galleria d’Arte Moderna “Le Ciminiere”, 2005Sulmona, Monastero di S. Chiara, Premio Sulmona 2006Treviso, Le Venezie, Villa Letizia, 2006Healdsburg, Arches Gallery, CA, USA, 2007Treviso, Le Venezie, Villa Letizia, 2007

Altro (sintesi)

Video clip “Ways to Weimar - invito di Bernard Kauffman, 1992Performances recitativa “Cm. 10 x 15 – Ritratto post mortem”, Atelier EnnioCalabria, Roma, 2002Performances recitativa “Cm. 10 x 15 – Ritratto post mortem”, ITIS “Majorana”,Ragusa, 2003Incontro con Neruda, Istituto Butterfly, Ragusa, 2003Cortometraggio, “Dalle pietre antropomorfe al canto delle stelle”, Produzione Tele NovaRagusa, 2007 (in collaborazione con Le Venezie di Treviso)Processo a Cilia: drammatizzazione teatrale (prima nazionale) Treviso Le Venezie 2007

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MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006

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MUSEO DEL VITTORIANOPresentazione mostra colori per Federico Zerida sinistra: Claudio Strinati, Franco Cilia e Cristina NicosiaRoma, 2006

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INDICE DELLE TAVOLE

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NEL MARE DI KROYRacrilico su telacm 250x100, 2007pag. 4 - 5

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FRANCO CILIAfoto Angelo Poidomani2006pag. 6

L’INFINITOdi Carmelo Ottavianoacrilico su telacm 100x120, 2007pag. 10

ACCADE CON I COLORI DELL’ALBAacrilico su telacm 50x50, 2006pag. 12

DAS BITTENDE PRINZIPacrilico su telacm 50x50, 2006pag. 14

NELLA STANZA DI BACONacrilico su tavola (particolare)cm 70x100, 1989pag. 16

UN ISTANTE PRIMAolio su telacm 90x120, 1987pag. 16

NEL LABIRINTO DELLA FONTE CIANEolio su telacm 100x150, 1991pag. 17

UN DI SI VENNE A ME MALINCONIA...acrilico su telacm 100x70, 2004pag. 18

“DEUS ABSCONDITUS”acrilico su telacm 100x120, 2003pag. 19

INTERMINATI SPAZIacrilico su telacm 120x80, 2007pag. 20

MI SOVVIEN L’ETERNOacrilici su telacm 50x60x3, 2006pag. 21

COSI’ TRA QUESTA IMMENSITA’...acrilico su telacm 150x100, 2005pag. 23

QUEL GIORNO PIU’ NON VI LEGGEMMO...tecnica mista su carta intelaiatacm 70x50, 1986/2004pag. 24

LA “DIVINA MANIA” DI PLATONEacrilico su telacm 100x120, 2003pag. 25

I COLORI DEL GIORNO E DELLA NOTTEacrilici su telacm 45x45x6, 2005pag. 26

IL SOGNO DEI MARINAI: LE IERODULEacrilici su tela (particolare)cm 100x70, 2001pag. 27

IL GRANDE SOLEacrilico su telacm 220x160, 2005pag. 28

E QUINDI USCIMMO ARIVEDER LE STELLE (Inferno)acrilico su plastica intelaiata (particolare)cm 140x30, 2001pag. 29

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IL CANTO DELLE STELLEacrilico su telacm 220x160, 2004pag. 30-31 I MI SON PARGOLETTA...

acrilico su tela (particolare)cm 80x100, 2005 - pag. 32

GUIDO, I’ VORREI...acrilico su tavolacm 42x29, 2000 - pag. 32

AMOR CHE MOVI TUA VIRTU’ DA CIELO...acrilico su cartone (particolare)cm 85x50, 2004 - pag. 32

LO DOLOROSO AMOR CHE MI CONDUCE...acrilico su cartonecm 86x56, 2004pag. 33

IO SON VENUTO AL PUNTO DE LA ROTAacrilico su telacm 104x74, 2004pag. 33

L’INFINITOacrilico su telacm 220x160, 2004pag. 34

VOLO FRA LE STELLE(Omaggio a Carmelo Ottaviano)acrilico su tela (particolare)cm 100x120, 2007pag. 35

PURGATORIO CANTO IVacrilico su tela (particolare)cm 150x100, 2001pag. 36

PANCASPEpastello su carta intelaiata (particolare)cm 60x50, 1988pag. 37

PANCASPE NEL MARE-OCEANO DI SALTUMacrilico su tela (particolare)cm 30x30, 2006pag. 37

E IL NAUFRAGAR M’E’DOLCE IN QUESTO MARE...acrilico su telacm 100x100, 2007pag. 38

DA UN CONCERTO DI KAARE NORGEacrilico su telacm 50x40, 2007pag. 41

INFERNO CANTO IX, VERSI 37-46acrilico su telacm 120x100, 1998pag. 42

THE TRAGIC NATURE OF REALITY(of Carmelo Ottaviano)olio su telacm 112x162, 1988pag. 43

DI DONNE IO VIDI...acrilico su tela (particolare)cm 100x70, 2004pag. 44

PER AMOREacrilico su telacm 50x50, 2006pag. 45

“INFINITE SILENCE”acrilico su telacm 100x100, 2007pag. 46

NEI LUOGHI DI DANTEacrilico su telacm 80x80, 1999pag. 49

INFERNO CANTO Vacrilico su tela (particolare)cm 150x100, 2002pag. 50

VISIONEacrilico su telacm 120x100, 2006pag. 53

PLATONE: LA GRAN LUCEFUORI DALLA CAVERNAacrilico su tela (particolare)cm 100x70, 1994 - pag. 55

PANCASPEacrilico su carta intelaiatacm 50x70, 1990pag. 55

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LE ORE DEL GIORNO N. 6acrilico su telacm 220x160, 2005pag. 65

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I COLORI DEL GIORNO N. 1acrilico su telacm 100x70, 2001-2007pag. 56

I COLORI DEL GIORNO N. 2acrilico su telacm 100x70, 2003pag. 57

LE ORE DEL GIORNO N. 3acrilico su telacm 50x50, 2006pag. 58

CONTEPLAZIONEacrilico su telacm 50x50, 2005pag. 59

IL CANTO DEL MAREacrilico su telacm 50x40, 2005pag. 60

DAI LUOGHI DI TURNERacrilico su telacm 50x40, 1999pag. 61

ALBESCENZE DEL RISVEGLIOacrilico su telacm 100x100, 2007pag. 62

LE ORE DEL GIORNO N. 4acrilico su telacm 45x45, 2006pag. 63

LE ORE DEL GIORNO N. 5acrilico su telacm 220x160, 2005pag. 64

IMBRUNIREacrilico su telacm 100x100, 2006-2007pag. 66

ATTESAacrilico su telacm 120x100, 2004-2007pag. 67

VORTICE NEL CIELOacrilico su telacm 150x100, 2004pag. 68

PRIMA DELLA NOTTEacrilico su telacm 150x100, 2003-2006pag. 69

L’ONDA DEI PENSIERIacrilico su telacm 100x100, 2006pag. 70

LE SCINTILLE DI ZEUSacrilico su telacm 45x45 2003pag. 71

E SE LE NOTTIacrilico su telacm 120x100 2004pag. 72

QUANDO LE STELLE CHIAMANOacrilico su telacm 50x40 2006pag. 73

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NEVE SUL MAREacrilico su telacm 45x45 2001pag. 74

FRANCESCO RANDOvisto da Franco Cilia2007pag. 76

CARMELO OTTAVIANOvisto da Piero Guccionepastello su carta 2005pag. 78 - 79

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ENNIO CALABRIA: FRANCO CILIAMATTATORE DEL BUIOacrilico su telacm 70x100, 2003pag. 80

FRANCO CILIAvisto da Carlo Giunta2006pag. 94

MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006pag. 83

MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006pag. 85

MUSEO DEL VITTORIANORoma, 2006pag. 87

MUSEO DEL VITTORIANOPresentazione mostra coloriper Federico Zerida sinistra: Claudio Strinati,Franco Cilia e Cristina NicosiaRoma, 2006pag. 88

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FRANCO CILIAvisto da Carlo Giunta2006

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PresentazioneProf. Alessandro GhisalbertiDirettore del Dipartimento di Filosofiadell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di MilanoPresidente del Comitato NazionaleCarmelo Ottaviano pag. 07

Prof. Enrico IachelloPreside della Facoltà di Lettere e FilosofiaUniversità degli Studi di Catania pag. 07

PresentazionePietro Torchi Lucifora, Sindaco di Modica pag. 08

On. Giovanni Franco Antoci,Presidente Prov. di Ragusa pag. 09

Prefazione (Italiano)Prof. Francesco RandoSegretario Comitato NazionaleCarmelo Ottaviano pag. 11

Prefazione (Inglese)Prof. Francesco Rando pag. 39

INDICE GENERALE

Note Biografiche pag. 75

Francesco Rando pag. 76 -77

Carmelo Ottaviano pag. 78-79

Franco Cilia pag. 80-81

Hanno scritto pag. 82

Personali pag. 84

Mostre collettive pag. 86

Indice delle tavole pag. 89

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Finito di stamparenel mese di giugno del 2007

dalle Arti Grafiche Mora - Ragusa