[ulysses moore] il paese di ghiaccio vol 10 - 2010

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Carissimi lettori, vi scrivo, dopo un lungo periodo di silenzio, per cercare di sgombrare il campo da alcuni possibili equivoci. Per cominciare, mi stato chiesto quale sia stata la reazione di Ulysses Moore alla pubblicazione dei suoi diari: la risposta che non lo so, dato che non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo. Mi poi stato fatto notare che l'indirizzo della sede degli Incendiari, a Londra, non corrisponde al vero. Sappiano, questi precisini, che ne ho volutamente utilizzato uno fittizio, per owi motivi di sicurezza.Vorrei anche sottolineare che non abito, n ho mai abitato, nei luoghi di cui si parla nei precedenti libri. Di conseguenza, anche le descrizioni di un mio ipotetico incontro con la signora Bloom sono da considerarsi puramente letterarie. Infine, desidero approfittare di queste pagine per comunicare a Fred Dormiveglia che ha dimenticato a casa mia il suo pigiama e lo spazzolino da denti. pertanto invitato a presentarsi dove-lui-sa quanto prima, per recuperare i suoi effetti personali.

Il vostro afleezionato, Pierdomenico Baccalario

Capitolo 1

Il NAUFRAGO

C'era solo mare, a perdita d'occhio. Una distesa piatta, grigia e gelida come la lama di un coltello. Ma non altrettanto rigida. I1 mare oscillava con un andamento ritmico, senza fine. Su e gi, su e gi.. . La monotonia di quella scena venne rotta da un movimento rapido e improwiso. Qualcosa di bianco. U n gabbiano. I1 suo richiamo stridulo, le ali dispiegate a sfruttare le correnti d'aria. Poi un tonfo sordo: il gabbiano si era tuffato sotto il pelo dell'acqua per acchiappare un pesce 1 dai riflessi argentati. I cielo rimase immobile. Grigio e azzurro, la pallida luce diurna che filtrava da grossi squarci nella coltre di nuvole come attraverso le vetrate di una

cattedrale.Tommaso Ranieri Strambi impieg alcuni minuti per rendersi conto che non stava osservando quella scena dall'esterno. C'era immerso dentro. Nel mare grigio e gelido. Tra le onde, che lo cullavano lentamente, su e gi. Sent di nuovo quel grido stridulo, questa volta pi distante, e vide il gabbiano che si allontanava in volo con un pesce di traverso nel becco. Poi si riscosse bruscamente da quella specie di sogno ovattato e le immagini che lo circondavano si ruppero, come una lastra di ghiaccio frantumatasi all'improwiso. Tommaso si ritrov sott'acqua. Il cielo venne sostituito da una massa liquida di un intenso verde scuro. I vestiti fradici e pesanti lo stavano trascinando verso il basso. Come paralizzato dalla morsa di quel gelo liquido che gli premeva sulle tempie, sollev lo sguardo. E vide una serie di minuscole isole che galleggiavano sulla superficie del mare. Libri. Una valigia. Una sedia a dondolo. Un tavolino. Vide che si rimpicciolivano, mentre lui andava sempre pi a fondo. Un pesce guizz a pochi metri da lui e scese a picco nelle profondit dell'oceano. Solo che forse non era un pesce. Era troppo grosso per essere un pesce. Sembrava.. . un pianoforte a coda? In mezzo al mare?

L *

Il NAUFRAGO

I ricordi arrivarono uno dopo l'altro, come scosse elettriche. Tommaso rivide l'ondata di piena che lo travolgeva nella libreria di Calypso. Una montagna d'acqua che lo trascinava via. U n attimo prima stava cercando di convincere i Flint a non usare la chiave con l'impugnatura della balena. Inutilmente. Decise di provare a muovere le braccia. Con un colpo di reni riusc a risalire di mezzo metro verso la superficie. Gli oggetti che galleggiavano su quella sottile pellicola mobile sospesa sopra la sua testa smisero per un attimo di rimpicciolirsi. Fece un'altra bracciata e contemporaneamente spinse con le gambe. Ripet quel gesto, dapprima meccanicamente, poi in un movimento sempre pi fluido. Sentiva l'urgenza di riempire nuovamente i polmoni d'aria. Mentre nuotava, ricord che l'acqua lo aveva sollevato da terra e lo aveva fatto ribaltare su se stesso. Ricord un groviglio di mani e gambe, e ricord che non era solo in quel turbinio. C'erano anche i cugini Flint. E la ragazza che serviva al banco. Come si chiamava? Non aveva mai letto il suo nome sui libri di Ulysses Moore. Lentamente risal verso la superficie e vide i raggi del sole filtrare fino a lui, ma senza ancora percepirne il calore. I polmoni, adesso, gli bruciavano da morire e aveva gli occhi doloranti. Come ci era arrivato in mare aperto?

Poteva solo immaginarlo: l'ondata di piena doveva averlo trascinato per le strade di Kilmore Cove, insieme agli oggetti che vedeva galleggiare sopra di lui. A mano a mano che si avvicinava, riconobbe i tavolini della locanda sulla spiaggia, le sedie, gli ombrelloni. Ma anche cose pi bizzarre: alcuni ombrelli, una bombetta, due comodini, una lampada, carcasse di mobili, copertoni. Tommaso Ranieri Strambi sbuc in superficie emettendo qualcosa di simile a un grido. Spalanc la bocca e finalmente respir avidamente, con furia. Poi rimase a galleggiare con le braccia e le gambe larghe, la fronte rivolta al sole. Infine, quando fu sicuro di essere ancora vivo, scoppi a ridere. Si guard intorno e non vide altro che mare. Nessuna linea di costa, nemmeno una barca all'orizzonte, niente di niente. A pochi metri, per, scorse la massiccia valigia di pelle che galleggiava come una boa, un po' sopra e un po' sotto la superficie dell'acqua. Gli sembr di riconoscerla. Si ricord che, nel buio degli ultimi istanti, era rimasto awinghiato a qualcosa di morbido e solido al tempo stesso, che lo aveva protetto dagli urti e tenuto a galla quando tutte le forze attorno a lui avevano cercato di mandarlo a fondo. Fece un paio di bracciate e raggiunse l'oggetto che probabilmente gli aveva salvato la vita. Era grande pi o meno quanto lui. Ci si iss sopra. La valigia affond di

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Il NAUFRAGO

qualche centimetro e si assest nuovamente nell'acqua, sorreggendolo. Chedisastro))pensTommaso, contemplando la desolazione di relitti sparpagliati sulla superficie. Osservando il colore dell'acqua, riusc a stabilire da che parte dovesse essere la costa: dove era pi sporca e satura di roba alla deriva. Prov anche a capire che ore fossero dall'altezza del sole, come un perfetto boy-scout. M a senza riuscirci. Allora con la mente torn a tutto quello che gli era successo negli ultimi giorni. Rivolse un pensiero fugace ai suoi genitori, a Venezia, e immagin quanto potessero essere preoccupati. Poi pens ad Anita, dispersa da qualche parte sui Pirenei. E infine pens che Julia Covenant, la sorella gemella di Jason, era molto pi alta di come lui se l'era immaginata. Aspett che un attaccapanni transitasse accanto alla sua valigia-scialuppa, lo afferr e cominci a servirsene come se fosse un remo. Cerc di risalire la corrente, puntando verso la porzione di orizzonte in cui, secondo lui, doveva trovarsi la costa. Mentre remava goffamente, scopr che farlo in mare aperto era molto pi faticoso che nella laguna di Venezia. Se si fermava qualche secondo per riprendere fiato, ritornava al punto di partenza. Di tanto in tanto, si udivano dei tonfi sordi, ogni volta che qualcosa affondava sotto la superficie. Per un attimo

si chiese se quello che poco prima gli era sembrato un pianoforte da concerto che andava a fondo non potesse essere, in realt, una creatura marina. Una balena. O uno squalo. ((Nonci sono squali da queste parti))si disse. Ma poi ricord che il guardiano del faro di Kilmore Cove era stato attaccato da uno squalo proprio in quello stesso mare. Chiuse gli occhi e si scost dalla fronte i capelli appiccicati e incrostati di sabbia. Quindi torn a chinarsi sul suo remo improwisato e ricominci testardamente a pagaiare. And avanti per dieci minuti, un quarto d'ora al massimo, finch non si rese conto di essere completamente esausto. Sentiva la testa che gli scoppiava e le orecchie che gli fischiavano. I1 remo gli scivol in acqua. Cerc disperatamente di afferrarlo, ma era come se non riuscisse pi a dare ordini al proprio corpo. Si lasci scivolare sulla valigia, la abbracci per non finire in acqua e si disse: ((Soloun attimo. Mi riposo solo un attimo, e poi.. .o. Un attimo dopo perse i sensi, mentre veniva trasportato dalla corrente, aggrappato alla sua scialuppa di pelle nera.

Capitolo 2

I FIGLI del VENTO

Sei paia di gambe correvano velocissime lungo la strada costiera di Kilmore Cove. Pi in basso, all'altezza del porto del paese, il fiume di acqua e fango continuava a riversarsi in mare, dopo aver travolto ogni cosa avesse incontrato sulla sua strada. L'acqua era scaturita dal quartiere vecchio e da li era piombata gi fino alla strada principale, trasformandola nel letto di un torrente impetuoso. La piena, alta almeno due metri, lambiva ferocemente i piedi della statua di William V, in precario equilibrio sul suo basamento, al centro della piazza principale. Pi in l, gran parte degli edifici che affacciavano sul lungomare erano stati colpiti di striscio, mentre la locanda

sulla spiaggia era stata semplicemente spazzata via, con tavoli, tavolini e buona parte del porticato. Nella baia si vedevano solo imbarcazioni rovesciate, gomene strappate, reti sparpagliate sull'acqua e centinaia di altri relitti galleggianti. I sei corridori sulla scogliera non parlavano. Correvano con lo sguardo fisso su quella devastazione, mettendo nella corsa le loro ultime energie. In testa al gruppetto c'era Jason Covenant, con i capelli lunghi e spettinati e i vestiti sporchi e laceri a causa dei salti e delle cadute degli ultimi giorni. I suoi occhi erano glaciali e determinati, i suoi movimenti fluidi e perfetti, come quelli di un attore famoso. Dietro di lui correva Anita Bloom, la ragazza divenezia, con i lunghi capelli nerissimi che ondeggiavano al vento e gli occhi spalancati per la paura. Seguivano la sorella di Jason, Julia, con la sua figura slanciata e il passo sicuro, nonostante la febbre degli ultimi giorni, e Rick Banner, dalla luminosa chioma rossa, le labbra atteggiate in un perenne interrogativo e il fisico temprato di un corridore di bicicletta quasi professionista. Chiudeva il gruppetto una bizzarra accoppiata di uomini di mezza et, che arrancavano dietro i ragazzi pi perch costretti a farlo che per evidente volont. Solo due giorni prima i loro abiti erano stati eleganti e ben tagliati,

I FIGLI delVENTO

i mocassini lucidi, i visi sbarbati e profumati. Ora, invece, il biondino (che manteneva orgogliosamente un leggero vantaggio sull'altro) aveva le gote ricoperte da un velo di barbetta incolta, lunga e ispida, i pantaloni stracciati al ginocchio e le scarpe praticamente senza suola, mentre il ricciolino (che zompettava qualche passo pi indietro) aveva perduto la manica destra della giacca di sartoria e sulla sua testa ondeggiava una cesta di capelli ispidi che, per forma e volume, ricordava una matassa di zucchero filato. Sul bordo della strada i cespugli di rampicanti vibravano sferzati dal forte vento che flagellava la scogliera. A mano a mano che il gruppetto si avvicinava al paese, il rombo in sottofondo aumentava di volume e cominciavano a distinguersi anche le grida degli abitanti. Quando furono giunti all'ultimo tornante, Julia arrest bruscamente la sua corsa. - Ragazzi! Fermi! Aspettate un attimo! - supplic. Si appoggi al fusto di una pianta selvatica, cresciuta a lato della strada, respirando affannosamente. Pochi passi pi in l, i rododendri che salivano lungo il fianco della collina avevano lo stesso colore del mare ai piedi della scogliera. - Si pu sapere che c'? Siamo quasi arrivati! - esclam Jason con disappunto, rallentando a malincuore. Per tutta risposta, Julia si lasci cadere a terra e infil

la testa fra le ginocchia. - Mamma mia.. . - ansim. - Mi sembra di scoppiare! - Ma se abbiamo fatto solo un paio di tornanti! - polemizz subito il fratello. - S, ma io sono appena uscita da una pertosse! - replic Julia, stizzita, prima di essere interrotta da una serie di violenti colpi di tosse. Nello sguardo di Jason si leggeva un misto di delusione e perplessit. I1 gruppetto si dispose a semicerchio intorno a Julia, aspettando che fosse nuovamente in grado di proseguire. - Ehi! Lo sentite anche voi? - domand a un certo punto Rick. In lontananza, si udiva il suono di una campana. I rintocchi erano sempre pi frenetici e violenti, come a voler segnalare un pericolo incombente. - la chiesa di St. Jacobs.. . - mormor Jason. Poi, battendo le mani con impazienza, esclam: - Forza! Dobbiamo andare a vedere cosa succede! L'uomo con i ricciolini, per, fece il segno del "Time Out" e indic Julia. - Datti una calmata, ragazzo. Io sono d'accordo con tua sorella: prendiamoci un minuto di pausa. Jason lo squadr con gli occhi ridotti a una fessura. Anche se adesso facevano tanto gli amiconi, quei due

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I FIGLI delVENTO

rimanevano sempre degli incendiari. Owero dei potenziali nemici. Spalanc le braccia, impotente. La campana della chiesa continuava a suonare come impazzita. E il rombo dell'acqua per le strade non era calato di un solo decibel. - Io non ce la faccio ad aspettare. .. potrebbero aver bisogno di aiuto - ripet Jason awiandosi lungo la strada lucida d'asfalto. - Ci vediamo alla chiesa, Julia. Quando ce la fai. Per tutta risposta, la sorella toss una dozzina di volte. Rick si guard intorno, indeciso sul da farsi. Avrebbe voluto correre in paese anche lui, per assicurarsi che sua madre stesse bene. Poi guard Julia e pens che non poteva abbandonarla in quello stato. Dalla strada principale, sulla destra, partiva un vialetto. L'insegna dipinta a mano segnalava che si trattava di Humming Bird Alley, owero la stradina che conduceva al cottage del dottor Bowen. - Forse posso andare a chiamare il dottore.. . Julia gli lanci uno sguardo infuocato. - Non ho bisogno di un dottore! - protest tossendo. - Devo solo.. . riprendere fiato. E poi immagino che il dottore sia gi sceso in paese. - Forse invece non si accorto di nulla - replic Rick. - Ed per questo che padre Phoenix sta suonando le campane a raccolta! Julia toss,un'altra volta.

- In ogni caso, dato che siamo fermi qui, - aggiunse Rick

-non ci costa niente salire a chiamarlo -. Poi si rivolse ai due incendiari e ad Anita, ancora indecisa se seguire o no Jason. -Andate pure. Noi arriviamo tra un momento. Anita non se lo fece ripetere e si lanci all'inseguimento di Jason, mentre Rick e una contrariatissima Julia cominciarono a risalire la stradina che portava alla casa del dottore. Rimasti soli, i due incendiari si scambiarono una lunga occhiata preoccupata. - Ma chi ce lo fa fare? - si chiese il biondino. - Ci potrebbe essere il nostro capo sotto quella montagna d'acqua.. . - gli ricord il ricciolino. - Appunto. Se scopre cosa abbiamo fatto.. . - E soprattutto cosa non abbiamo fatto.. . Rimasero in silenzio per un po', mentre attorno i rododendri ondeggiavano piano. - Gi. Se lui ci domanda come facciamo a essere qui, visto che la nostra macchina ll'aeroporto di Londra e abbiamo preso un volo perTolosa, che gli diciamo? I1 ricciolino si gratt rumorosamente la testa. - Mrnmm.. . Credo che dovremo inventarci qualcosa di molto credibile. I1 che, date le circostanze, non esattamente una cosa semplice. - "Bisogna sempre recitare come se fosse la prima volta, le parole si devono ritrovare" - ribatt il biondino.

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I FIGLI delVENTO

L'incendiario dai capelli riccioli si mise immediatamente sull'attenti. -Aspetta, aspetta.. . Chi l'ha detta questa? Forse ce l'ho! un attore? I1 biondino si limit a sorridere e ricominci a strascicare i piedi sull'asfalto, in direzione del paese. - Un regista? Un compositore? Un jazzista? - continu l'altro zompettandogli dietro. Poco dopo raggiunsero delle scalette che scendevano verso quello che restava delle strade acciottolate di Kilmore Cove. Ai piedi della scala c'erano tre figure ricoperte di terra dalla testa ai piedi: una pareva incollata a un lampione, mentre le altre due erano abbracciate alla testiera di ottone di un letto, incastrata di traverso tra i paracarri stradali. - Guarda, guarda chi si vede ... - disse a un tratto il biondino, scrutando in quell'ammasso di fango. - Sbaglio o quelli sono i tre teppistelli che abbiamo incontrato qui l'ultima volta? - Ci sono! - esclam il ricciolino, che non lo stava nemmeno ascoltando. - L'ha detta Dario Fo, il premio Nobel. I1 biondino scosse il capo, divertito. - Era Shakespeare, - disse - che di premi Nobel, inspiegabilmente, non ne ha mai vinto nessuno.

Capitolo 3

QUALCUNO che REMA CONTRO

Nestor zoppic fino al cortile divilla Argo. La gamba gli faceva male come non mai, ma a malapena ci faceva caso: era a dir poco scioccato. E non per quanto stava succedendo in paese. I1 pensiero di cosa avesse causato l'inondazione o delle sue conseguenze non lo aveva sfiorato nemmeno per un secondo. Aveva attraversato il parco di alberi secolari sulla cima della scogliera senza mai lanciare neppure un'occhiata alla massa d'acqua che continuava a riversarsi in mare trascinando con s cose e persone. Muovendosi come un automa, era entrato nella dpendance, si era diretto al tavolo, ci aveva appoggiato sopra

la lettera di sua moglie e l'aveva letta una seconda volta, rimanendo in piedi, chino su di essa, con un'espressione di incredulit dipinta sul volto scavato. ((Viva?)) Aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita a portare fiori su una tomba che non aveva nessuna ragione di esistere. E a struggersi per una scomparsa ... che non si era mai verificata! Nestor si port istintivamente una mano alla bocca, cercando di non farsi travolgere da quella rivelazione talmente sconvolgente da lasciarlo senza fiato. Penelope, quella notte, non era.. . caduta dalla scogliera. Era scesa nella spaccatura che si apriva sotto Villa Argo, con un pallone aerostatico progettato da Peter, dopo essersi confessata con padre Phoenix. Entrambi sapevano e nessuno gli aveva detto niente. Perch? Qualcuno.. . che non era perfettamente allineato con il tuo progetto. Qualcuno che remava contro. Penelope gli stava dicendo, a distanza di anni, che sospettava che ci fosse un traditore fra gli amici della Grande Estate. Ma chi poteva essere? - E perch non me ne hai mai parlato? Perch? Ma Nestor conosceva la risposta. Si cerc una sedia e si sedette. I1 telefono di bachelite nera, alle sue spalle, prese a squillare furiosamente, ma lui nemmeno se ne accorse.

QUALCUNO che REMA CONTRO

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Non ti fidavi pi di me. Ero io che remavo contro il nostro progetto. I1 vecchio giardiniere tir fuori dalla tasca quattro chiavi: se le era fatte dare dai ragazzi, prima che loro scendessero in paese. ((Devocontrollare una cosa))aveva detto, anche se non era vero. L'unica cosa che voleva fare era aprire la Porta del Tempo divilla Argo e andare a cercare Penelope. Schier le quattro chiavi sul tavolo davanti a s: alligatore, picchio, rana e istrice. Con quelle chiavi, tanti anni prima, Nestor e suo padre avevano viaggiato fino alla Venezia del 17 5 1. Solo che non era il 175 1 della storia. Era una Venezia fuori dal tempo, una scintilla di bellezza immutabile e incorruttibile, che si era staccata dalla Venezia reale e non si era mai trasformata nella citt moderna, invasa da turisti maleducati, motoscafi e sacchetti di plastica che galleggiavano impertinenti sull'acqua verde dei canali. Era lavenezia perfetta, cos come Kilmore Cove era il perfetto paese di una Cornovaglia immaginata. Due luoghi impossibili da raggiungere per chi non aveva il coraggio sufficiente per mettersi in viaggio sui sentieri del sogno. In quellavenezia, Ulysses Moore si era innamorato della donna perfetta. L'aveva sposata e l'aveva portata con s. I due non avevano mai avuto figli, ma avevano viaggiato per tutto il mondo, riempiendovilla Argo di oggetti fantastici,-

provenienti da luoghi ancora pi fantastici. Avevano attraversato le Porte del Tempo un'infinit di volte, da soli o in compagnia dei loro amici. Erano gli amici di Ulysses, ma erano presto diventati anche gli amici di Penelope: l'indomabile Leonard, il rude Black, il geniale Peter e molti altri. Avevano formato, nei salotti divilla Argo, quel Club dei Viaggiatori Immaginari che a Londra era stato chiuso da suo nonno, tanti anni prima. ((L'immaginazione non per tutti))diceva sempre Penelope quando si riunivano per decidere un nuovo viaggio. E infatti non tutti gli amici erano rimasti, come loro, degli inguaribili sognatori: alcuni avevano preferito crescere, diventare adulti e responsabili e smetterla per sempre di fantasticare sulle meraviglie al di l delle Porte delTempo. Come padre Phoenix, che ora dirigeva la chiesa del paese, o le due sorelle Biggles, Cleopatra e Clitennestra, che avevano avuto figli e gatti a cui badare. I ricordi passarono rapidi davanti agli occhi di Nestor, ammantati di una dolorosa nostalgia. I1 vecchio giardiniere afferr la scatola che conteneva le altre chiavi del tempo e la sistem accanto alle quattro che aveva avuto dai ragazzi. Passandosi le chiavi tra le dita, si concentr sui dettagli della notte in cui aveva perduto sua moglie. Peter era da poco scappato a Venezia, mentre Black era partito nel tentativo di nascondere per sempre quella stessa scatola che ora si trovava l, al centro del tavolo.

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Leonard e Ulysses avevano avuto la loro ennesima discussione: Leonard insisteva nel voler tenere le porte aperte e continuare a indagare, mentre Ulysses voleva chiudere quella faccenda una volta per tutte. E Penelope non riusciva a farsi ascoltare. Nestor si prese il mento fra le mani. - Stupido, stupido che non sei altro.. . - mormor a se stesso. - Non hai saputo ascoltarla, e l'hai persa. Poi il ricordo del momento preciso in cui l'aveva vista per l'ultima volta gli arriv come un pugno in piena faccia. C'era una tempesta. Penelope aveva indossato un soprabito ed era uscita dalla cucina divilla Argo. Pioveva acqua gelata. I1 cielo notturno era rischiarato a intermittenza dai fulmini. Nestor non l'aveva seguita. Si era servito un bicchiere di brandy e aveva atteso che tornasse a casa. Le avrebbe chiesto scusa, perch aveva alzato troppo la voce. Non sopportava che lei continuasse a dare ragione a Leonard. Solo che Penelope non era tornata. Alla fine Nestor era uscito sul porticato davanti alla cucina, aveva chiamato il suo nome, pi e pi volte, ma gli aveva risposto solo lo scroscio incessante della pioggia. Sempre pi agitato, aveva telefonato agli altri. ((Avete visto Penelope?))(( passata da te?))G venuta forse a casa vostra, signora Bowen?))

No. No. E ancora no. Cos, troppo tardi, era andato a cercarla. La pioggia gli cadeva dritta e fredda sulla spina dorsale. I1 parco sembrava un dipinto diVan Gogh. Dove era finita Penelope? I1 sidecar era nel garage. Le biciclette anche. I1 cancello era ancora chiuso. Gli abbaini della soffitta di Villa Argo erano scuri. Restavano solo.. . Le scalette della scogliera. Nestor chiuse gli occhi. Ricordava ancora perfettamente il rumore del soprabito di Penelope che schioccava nel vento. Era rimasto impigliato a uno spuntone di roccia. I gradini delle scalette erano umidi e scivolosi per la pioggia. Scendendoli di corsa, Nestor aveva rischiato pi volte di cadere. Continuava a chiamare Penelope, ma gli rispondeva solo il nero mugghiante del mare. Quella notte Nestor non l'aveva trovata. I1 giorno dopo il dottor Bowen aveva scoperto le tracce di sangue sugli scogli. I1 giardiniere sollev il capo, di scatto. ((Qualcunoche rema contro))si disse. E usc dalla dpendance.

Capitolo 4

Un MARE di FANGO

Improwisa come era arrivata, la piena si ritir. Al diradarsi della corrente, la piazza della chiesa di St. Jacobs si trasform in un viavai di persone che arrancavano nel fango. La massa d'acqua che era scaturita dal quartiere vecchio aveva attraversato tutte le stradine che partivano dalla piazzetta su cui si affacciavano la libreria e l'ufficio postale e aveva colpito la fiancata sinistra della chiesa, impennandosi con gli spruzzi fin quasi al tetto. Poi era defluita lungo il corso principale, lasciando dietro di s uno strato limaccioso di terra, alghe e pesci guizzanti. Le pareti delle case erano come segnate da un gigantesco

colpo di pennello. I vasi, le persiane e tutto ci che si trovava al di sotto del primo piano erano stati portati via. Jason e Anita si fermarono a guardare, increduli. Il portone della chiesa era spalancato su un'enorme palude di fango ristagnante. Rivoli d'acqua sporca scendevano lentamente verso il mare, portando con s pagine strappate, ancore di legno e cocci di vasi. C'erano brandelli di libri ovunque: sulle porte delle case, appiccicati ai muri, sopra i terrazzi del secondo piano. -Vieni - disse Jason senza preavviso, mettendosi ad aggirare la piazza dal lato pi alto, in direzione della chiesa. Anita lo segui senza fiatare. In sottofondo, si udivano grida e lamenti, rumori improvvisi di portoni e finestre che si spalancavano, clacson e pneumatici che giravano a vuoto nel pantano. Nella parte alta della piazza il fango arrivava alle caviglie, in alcuni tratti perfino alle ginocchia. Anita si guardava in giro, preoccupata, cercando di riconoscere il volto di suo padre o quello diTommi tra le persone che si aggiravano come spettri in mezzo a quella devastazione. Entrarono nella chiesa dopo un'estenuante traversata. Sul pavimento c'era un dito d'acqua che alcune donne avevano gi cominciato a spazzare fuori con le scope di saggina. Padre Phoenix, intanto, dava ordini dall'altare. - In infermeria! Subito! Stiamo allestendo i letti alla

Un MARE di FANGO

clinica dall'altra parte del corso! - sbraitava a chiunque si avvicinasse. Chi si teneva un braccio, chi la fronte. Alcuni feriti pi gravi erano stati fatti sdraiare sui banchi della chiesa. U n coro di gemiti e lamenti saliva tra le navate. Nessuno sapeva dire con esattezza cosa fosse successo: venti minuti prima, dal nulla era scaturita una montagna d'acqua che aveva distrutto ogni cosa. - C' niente che possiamo fare? - domando Jason quando riusc ad attirare l'attenzione del prete. - Avete l'imbarazzo della scelta! Potete aiutarmi a spostare i banchi, andare alla clinica a vedere come se la cavano con i letti, oppure salire in paese a controllare che non ci sia qualcuno rimasto bloccato dal fango! Fate qualcosa, per! Detto questo, padre Phoenix si rimbocc le maniche della tunica e sollevo il banco della prima fila, spostandolo di lato come se fosse un giocattolo. Anita e Jason scelsero di andare a controllare la situazione nel paese vecchio, da dove era scaturita l'ondata di piena. Si inerpicarono per le stradicciole facendo attenzione a non scivolare, fino a quando non gli sembr di sentire delle grida, poco distanti. A dire il vero erano cos acute che sarebbe stato davvero impossibile ignorarle. I ragazzi si fecero largo tra i detriti trasportati dalla

corrente e raggiunsero il piccolo spiazzo su cui si affacciava la casa di legno della vecchia Miss Biggles. La furia delle acque non l'aveva certo risparmiata: il grande lampione era stato piegato come uno stecco di liquirizia e la ringhiera del terrazzo al primo piano era stata interamente strappata via. Le finestre al pianoterra avevano ceduto e l'acqua aveva invaso cucina e salotto, portando fuori pentole, piatti e perfino il grande divano a fiori, che era incastrato di traverso in fondo al vicolo. Miss Biggles si era arrampicata sul tetto, da dove stava strillando a pieni polmoni, circondata da un nugolo di gatti miagolanti. Jason prov a chiamarla e a farla ragionare, ma per quanto fiato sprecasse non c'era verso che l'anziana signora gli desse retta. - Di nuovo l'acqua! Di nuovo! - singhiozzava lei, disperata. Si soffi il naso e sobbalz, scivolando con il sedere lungo il tetto fin quasi al cornicione. U n paio di gatti saltarono tra le grondaie e annusarono diffidenti quanto restava del terrazzo sotto di loro. - Per tutti i numi, Ottaviano, torna subito qui! Marco Aurelio, no! Restate vicini a me! - Miss Biggles, adesso vengo a prenderla! - riprov Jason. - tutto finito. L'acqua se ne andata! - Se ne andata anche la mia casa! - piagnucol ancora la donna.

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Un MARE di FANGO

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In effetti, del pianterreno rimaneva ben poco, eccetto un mosaico di pagine di libri appiccicate un po' ovunque. Dal tetto una delle grondaie lanci un gemito preoccupante. - Resti l, Miss Biggles! - grid Jason. - Arrivo subito! Addentrarsi nel fango che aveva invaso l'intero pianoterra fu una vera e propria impresa, ma alla fine Anita e Jason salirono mano nella mano lungo la scala interna che conduceva al primo piano e, da l, fin sul solaio. Una volta arrivati all'abbaino, Jason usc sul tetto e, tra un soffiare di gatti inferociti, cerc di convincere Miss Biggles a raggiungerlo. Dopo alcuni interminabili minuti di trattative, l'anziana signora acconsent a rientrare in casa. - Benedetto ragazzo - sospir, mentre si faceva spingere di peso dentro l'abbaino e riaccompagnare gi per le scale. - Questa volta pensavo che l'acqua ci avrebbe portati tutti via. - Questa volta, signora? - le chiese Jason, mentre sudava le proverbiali sette camicie per portarla in salvo. - Oh, s! Tu sei giovane, ma gi successo! Nello stesso identico modo, per giunta: un attimo prima va tutto bene e quello successivo.. . arriva un fiume d'acqua sporca che si porta via ogni cosa! Barcollarono fuori, sotto il debole sole. I gatti li seguirono muovendosi a scatti nervosi, impiastricciati di fango fin sopra le orecchie.

di qui, signora Biggles.. . -. Anita e Jason fecero strada in direzione della clinica. - Oh, cielo! I1 mio bel sof! - Non si preoccupi, vedr che lo sistemeremo! - cerc di rincuorarla la ragazza, arrossendo un po' per quella piccola bugia. Camminarono nel fango come tre papere, schizzando ovunque e perdendo continuamente l'equilibrio, e finalmente giunsero in prossimit della clinica. Fuori dal portone si era gi radunato un sacco di gente. Un cartello poco rassicurante diceva:- Per

CLINICA PINKLE WIRE MEDICO VETERINARIOMa era l'unico spazio abbastanza ampio in cui allestire le brande per i feriti. - sicura che sia gi successo? - le domand di nuovo Anita, mentre l'accompagnava verso l'entrata. - Oh, sono passati tanti anni, ormai - ricord Miss Biggles lasciandosi guidare. - Solo che quella volta c'era molta meno acqua.. . e poi era domenica. Domenica sera. E praticamente non se ne accorse nessuno fino al giorno dopo. Io e i miei gatti s, a dire il vero, ma.. . a noi nessuno d mai retta! -. Poi, indicando una casa che si affacciava sul corso, aggiunse: -Anzi, vedete laggi?Quella domenica

Un MARE di FANGO

il signor Thompson fece colazione e usc di casa come se niente fosse, senza neppure accorgersi di avere i pesci che gli nuotavano tra le ginocchia! - Pesci? - Pesci grandi cos! - ribad Miss Biggles, spalancando le braccia e liberandosi dei due ragazzi. - Faccia attenzione, Miss Biggles! - la supplic Jason, recuperandola un attimo prima che finisse a gambe all'aria nella melma. Poi, per, come fulminato da un'idea improvvisa, intinse la mano in uno dei rivoli d'acqua e se la port alle labbra. - Cavolo - esclam. - salata.

Capitolo 5

Il DOTTORE di KILMORE COVE

In piedi davanti al cancello di legno dipinto di azzurro della casa del dottor Bowen, Rick e Julia attesero un paio di minuti che qualcuno rispondesse al campanello. Poi, notando che il cancello era socchiuso, lo spinsero ed entrarono. Sfilarono senza dire una parola davanti all'immobile corteo di nanetti da giardino e bussarono alla porta d'ingresso. - Ora verr la moglie e ci far mettere le ciabattine.. . mormor Julia, ricordandosi dell'ultima volta che avevano fatto visita ai Bowen. Invece non venne nessuno. - Forse non sono in casa - ipotizz Rick.

Scampanellarono un paio di volte. - Mi sa che hai ragione - decise Julia. - Probabilmente il dottore gi sceso in paese. - E magari sua moglie lo ha accompagnato. Fecero un paio di passi all'indietro e Julia guard in alto, verso le finestre del primo piano. Le sembr di scorgere qualcosa che si muoveva dietro le tende. Poi, quando credette di distinguere una figura vestita di nero che li stava osservando da lass, ebbe un sussulto. -Aspetta un attimo.. . - mormor tornando alla porta d'ingresso. La spinse: era aperta. - Dottor Bowen? - domand la ragazza sporgendosi oltre la soglia. --Signora Edna? L'interno della casa dei Bowen era come se lo ricordava: pareti di un bianco abbagliante e un parquet di legno tirato a lucido. Ovunque regnava una gelida pulizia, fatta eccezione, questa volta, per una fila di impronte fangose che dalla porta conducevano all'interno. - Le vedi? - domand Julia, incredula. - E come faccio a non vederle? -Non normale. Non da loro. Sai benissimo quanto sono maniaci dell'ordine! - S, ma c' appena stata un'inondazione - obiett il ragazzo. - E ovvio che ci sia del ... Ehi, ma si pu sapere che fai?

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La ragazza si era sfilata rapidamente le scarpe ed era entrata in casa. - Non puoi comportarti cos! - sibil Rick, sempre fermo sulla soglia. - Non casa tua! - Do solo un'occhiata! - rispose Julia, seccata. - E poi magari gli sto facendo un favore, ai Bowen. Forse un ladro si intrufolato in casa loro dopo che sono usciti! -Ah, beh! E se davvero c' un ladro cosa pensi di fare in proposito? - Oh, ma quanto sei diventato noioso, Rick! Una volta non eri cos! Rick si sent awampare. - Accidentaccio a voi Covenant! - esclam alla fine, sfilandosi le scarpe per raggiungere quel tormento di ragazza. Seguirono le impronte fangose dentro casa, oltrepassando gli orrendi mobili dei Bowen: le sedie di legno massiccio lavorate a fiori, i tavoli di cristallo e alluminio, i faretti bianchi che spuntavano come funghi dagli angoli del soffitto, la poltroncina tirolese del dottore, con le parole crociate ripiegate sotto gli occhiali. Arrivati alle scale, le impronte si facevano confuse: alcune salivano e scendevano i gradini che portavano al piano di sopra, altre arrivavano fino alla porta della cantina. -. Che si fa? - domand Julia. - Si esce e si raggiungono gli altri alla chiesa! - rispose

Rick. - Cos, magari, riesco a scoprire se mia madre sta bene e.. . Dove stai andando? Julia gli fece cenno di stare zitto. Aveva iniziato a salire i gradini della scala, quasi in punta di piedi. Rick scosse la testa e la segu, rassegnato. Una volta giunti alla fine della rampa, si acquattarono sugli ultimi due gradini e sbirciarono il corridoio del primo piano. - E terribile - fu il commento di Rick. - Che cosa terribile? I1 corridoio con gli angioletti o questo rumore inquietante in sottofondo? - Entrambi - decise il ragazzo dai capelli rossi. I1 primo piano del cottage dei Bowen aveva mantenuto la stessa glaciale atmosfera del pianterreno, tranne che per una fila di angioletti di legno appesi alle pareti a mo' di luminaria e un lento, ma sonoro, russare, che proveniva da una delle camere. Le impronte fangose andavano e tornavano proprio da l. - Io vado a dare un'occhiata - decise Julia. E, prima che Rick potesse fermarla, la ragazza si era gi tirata in piedi e camminava spalle al muro, lungo la parete destra del corridoio. Lui la raggiunse. - Bisogna proprio essere ammattiti per introdursi come dei ladri in casa di qualcuno.. . che per giunta sta dormendo!

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sia entrato qui dentro con quelle scarpe sussurr Julia indicando le impronte - ha fatto la stessa cosa. - S, ma anche ammesso che non siano dello stesso dottor Bowen, non vedo perch.. . Ma Julia, tanto per cambiare, non lo stava pi ascoltando ed era ormai giunta alla porta della stanza da cui sembrava provenisse quel forte russare. - E salito, arrivato a questa porta ... E poi e tornato gi - mormor studiando il disegno delle impronte sul pavimento. Poi si accorse che c'era fango anche sulla maniglia. Guard Rick, che le era arrivato di fianco, come se si aspettasse che facesse qualcosa. - Beh? - disse il ragazzo. - Aprila. Rick fece per protestare, ma poi alz gli occhi al cielo, appoggi il palmo sulla maniglia e la abbass lentamente. La porta si socchiuse con meticolosa precisione, scorrendo liscia sui cardini ben oliati. - Oh, cavolo. - Ma che cosa.. . sta facendo? Edna Bowen era distesa sul letto, seminascosta dietro 1 una complicata apparecchiatura. I viso della donna era coperto da una specie di maschera che amplificava il rumore del suo respiro. Indossava una vestaglia da camera, con una manica tirata su. I1 braccio esposto era avvolto

- Chiunque

in una serie di garze da cui partivano dei tubicini che andavano a finire nello strano macchinario. Julia impieg qualche secondo a riprendersi da quella visione scioccante. Guard Rick e indic il lungo cappotto nero appeso dietro il letto, a ridosso della finestra: doveva essere quello che dal giardino, poco prima, aveva scambiato per una persona in carne e ossa. Poi ci fu un rumore secco, come di una porta che viene spalancata. Un colpo di vento fece ondeggiare il cappotto e, nello stesso momento, la signora Edna emise il suo gemito pi potente. A quel punto, Rick stratton Julia, facendole segno che dovevano andarsene di l. Scesero rapidamente le scale, ma quando arrivarono al pianoterra videro che c'era un uomo fermo sulla porta d'ingresso. Indossava un lungo impermeabile e un cappello scuro che gli nascondeva il volto. In una mano reggeva le loro scarpe, nell'altra un lungo coltello. Trovandoselo davanti all'improwiso, Julia lanci un grido e cerc inutilmente di fermare il proprio slancio, ma le calze cominciarono a scivolare sul parquet lucido. La reazione di Rick, per, fu rapidissima: con una mano si afferr alla ringhiera delle scale e con l'altra recuper l'amica, tirandola verso di s. - Ehi! - grid l'uomo sulla porta. - Che cosa ci fate voi qui?

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Rick era talmente terrorizzato che nemmeno sollev lo sguardo. Spinse Julia dalla parte opposta, verso la porta della cantina. L'attimo successivo l'avevano aperta e si erano lanciati gi dalle scale. - Chi era quell'uomo? - domand Julia con il fiato corto. Stavano scendendo i gradini a due a due, nel buio pi completo. -Non lo so! - le rispose Rick. - Ma non ho intenzione di domandarglielo ora. Un fiotto di luce improwiso illumin la cantina: Rick not alcuni scatoloni allineati sul pavimento, una rastrelliera di vini appoggiata alla parete di fronte, per met vuota, e una fila di salami appesi a delle cordicelle che oscillavano dal soffitto. E una porta, aperta, dal lato opposto a quello da cui erano scesi. La cantina aveva spesse pareti di pietra. E c'erano impronte di fango dappertutto. - Di l! - grid Julia, lanciandosi con un balzo verso la porta aperta. Probabilmente conduceva al garage, o a una seconda stanza, e una volta di l.. . - FERM1,VOI DUE! - grid l'uomo con l'impermeabile, che era arrivato a met della scala della cantina. Lasci cadere a terra il coltello. - NON POTETE! Di tutte le cose che l'uomo avrebbe potuto gridare, quella era forse la pi sorprendente. Ma non bast a far

cambiare loro idea. I due ragazzi attraversarono velocissimi lo spazio che li separava dalla porta ed entrarono. Solo quando ebbero varcato la soglia cominciarono a pensare di essersi sbagliati: la porta era insolitamente massiccia, come se fosse blindata. E non aveva nessun senso mettere una porta blindata per dividere la cantina dal garage. Quindi.. . dov'erano entrati? - LO AVETE VOLUTO VOI! - grid ancora il loro inseguitore. Piomb sulla porta blindata come un falco e la spinse con entrambe le mani. Rick si guard intorno. Si ferm. Si volt. - Dottor Bowen? - sussurr, incredulo, quando cominci a capire. Fece appena in tempo a vedere, attraverso lo spiraglio ancora aperto della porta, il volto del dottore illuminato dalla luce della cantina. Poi lo spiraglio si assottigli, fino a sparire. -ADESSO RIMANETECI! - senti gridare prima che la porta si chiudesse del tutto con un boato. Erano finiti dentro una minuscola stanzina. In trappola.

Capitolo 6

I DATORI di LAVORO

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Io vi conosco.. . - mormor il piccolo Flint sbattendo le palpebre pi volte. Mise a fuoco un viso riccioluto e spettinato. Poi un secondo, dai capelli biondi e slavati. -Voi siete.. . quelli con la Aston Martin DB7 del.. . '97. - L'anno giusto il 1994, ragazzo. Comunque s, siamo noi. I1 ragazzino fece per tirarsi in piedi e awert subito un dolore acutissimo alle costole. - Ouch! - esclam cercando di riprendere fiato. - Ma.. . che cosa successo? - Questo speravamo che ce lo spiegassi tu - rispose il biondino.

- T i abbiamo appena tirato gi da quel lampione aggiunse il ricciolino. I1 piccolo Flint si tast le costole doloranti. Non sembrava che ci fosse niente di rotto, anche se aveva un unico gigantesco livido che gli correva dalla base del collo fino all'ombelico. - MALISSIMO! - url qualcuno a pochi passi da lui. - MI FA MALISSIMO! - Stai fermo, razza di frignone! - rispose una seconda voce. - solo un graffio! -NON VERO, ROTTO! NON LO SENTO PI! - Ma che rotto! Si sar addormentato a stare tutto questo tempo sotto il tuo panzone! Il piccolo Flint sbirci allibito attraverso le gambe dei suoi soccorritori. A pochi passi, due statue di fango (una un po' pi grande dell'altra) battibeccavano immerse fino alla vita in una pozzanghera grigio-marrone, schizzando melma in tutte le direzioni. Non c'erano dubbi: erano i suoi cugini. - Sembra che si stiano riprendendo.. . - comment il ricciolino con una risatina. -Tu ce la fai a muoverti? - Credo di s, grazie. - E ti ricordi come siete finiti qui? Il piccolo Flint si strapp di dosso una pagina del libro Le piccole donne crescono. - Certo che me lo ricordo. Stavamo lavorando per voi alla libreria.

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I DATORI di LAVORO

I due uomini si scambiarono un'occhiata perplessa. - Lavorando per noi? - Ci avete detto di seguire i Covenant, e noi l'abbiamo fatto. Abbiamo scoperto che. .. -. I1 ragazzino si tast le tasche. - Oh, accidenti! Devo averla persz. - Perso cosa? - Come cosa? La chiave della balena! I Fratelli Forbice lo guardarono con aria interrogativa: evidentemente non avevano la minima idea di cosa stesse parlando. - Ok, se avete un po' di pazienza vi spiego tutto. Per prima dovreste mostrarmi dov' parcheggiata la vostra Aston Martin da sballo. - E adesso cosa c'entra la Aston Martin? - domand allibito il ricciolino. - Io non dimentico gli accordi. I1 patto era: informazioni in cambio di giri in macchina. -Ah, cos? -. I1 biondino si stava spazientendo. - Beh, allora ti toccher seguirci fino all'aeroporto di Londra, perch l che l'abbiamo parcheggiata! - E comunque, - chios il ricciolino - se pensavi che ti avremmo fatto salire conciato in quel modo, ti sbagliavi di grosso! I1 piccolo Flint, visibilmente deluso dalla notizia, rivolse ai due "datori di lavoro" uno sguardo sprezzante. - Non mi pare che voi siate messi meglio. Cosa vi capitato?

Per caso avete attraversato la giungla con i finestrini abbassati? - Molto spiritoso, ragazzo - replic il biondino seccatissimo. - Ma adesso che ci siamo chiariti, ti dispiacerebbe dirci cosa cavolo successo qui? -Ti riferisci all'inondazione? -. I1 piccolo Flint si guard intorno. Poi, senza fare una piega, punt il dito verso il cugino di mezza taglia e disse: - stato lui. A quelle parole, il Flint di mezzo, che si stava massaggiando un ginocchio dolorante, sollev la testa di scatto. - Non vero! Non sono stato io! - Invece s che sei stato tu! - lo rimbecc immediatamente il grande Flint, a cui non pareva vero di avere un'occasione per dargli contro. - Sei stato tu! Sei stato tu! - Fatela finita! - li zitt bruscamente il ricciolino. Poi, ricomponendosi, aggiunse con voce calma: - E come avrebbe fatto, se posso chiederlo? - La chiave della balena - rispose semplicemente il piccolo Flint. - L'ha usata per aprire la porta dietro la libreria. - Ah, gi. Allora sono stato io -. I1 Flint di mezzo si rabbui di colpo. - E io che avevo detto! - ringhi soddisfatto alle sue spalle il grande Flint, scuotendosi l'acqua di dosso come un mostro primordiale. Al termine della procedura torn a guardarsi sconsolato il braccio destro.

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I DATORI di LAVORO

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I due incendiari si grattarono la testa, pensierosi. Poi il biondino prese la parola: - Facciamo cos: se il vostro cugino grasso non ha nulla di rotto, dite che potremmo andare a vedere questa libreria di cui parlate? Dopo essersi consultati con alcune occhiate dubbiose e un paio di scrollate di spalle, i tre Flint decisero che poteva andare. Cos si incamminarono tutti su per la strada che portava al paese vecchio. -Abbiamo parlato con il vostro capo - disse a un certo punto il piccolo Flint. - I1 signor Voynich? - chiese stupito il ricciolino. - E dove? - In paese, davanti alla Windy-Inn. Poco prima che.. . Oh, cavolo. Si erano fermati in un punto da cui, per la prima volta, potevano vedere chiaramente 1a.distruzionedel porto e la piazza di Kilmore Cove. Rimasero tutti senza fiato. Poi il piccolo Flint sollev un braccio per indicare il tratto di strada costiera spazzato via dall'acqua e disse: - Ecco, era proprio l. C'erano i tavolini e lui si era seduto a parlare con altri due del paese. La sua macchina nera era parcheggiata in quel punto, dove adesso c' quella voragine. .. I due incendiari seguirono lo sguardo del ragazzo. L dove c'era la Windy-Inn ora si vedeva un edificio sbilenco, piegato dall'urto dell'acqua e circondato da una massa

di fango e detriti. E al posto della strada c'era uno smottamento di terra e asfalto. - Mmmm.. . Cambio di programma, ragazzi - disse il biondino, contemplando quella devastazione. - Prima di andare alla libreria, credo che dovremmo cercare notizie del nostro capo. Dovunque rivolgessero lo sguardo, infatti, non c'era traccia di Malarius Voynich, degli uomini con cui stava parlando o della sua macchina nera.

Capitolo 7

La TELEFONATA

Nestor stava zoppicando versovilla Argo quando la porta che dava sul giardino si spalanc di colpo per far uscire la signora Covenant, allarmatissima. - Oh, Nestor! Meno male che qui! U n istante dopo il telefono prese a squillare furiosamente. - Sto scendendo in paese per vedere cosa successo. Non riesco a trovare mio marito e sono cos preoccupata! - E non crede possa essere lui che la sta chiamando? replic il vecchio giardiniere, burbero come al solito. A quelle parole, la signora Covenant fece un rapido

dietrofront e gli grid di entrare, mentre correva a rispondere al telefono: - Pronto? La donna rimase un attimo in ascolto, poi rispose: -No, sono la signora Covenant. Ma glielo passo subito: qui, accanto a me. Si gir verso Nestor e gli porse la cornetta di bachelite nera. - per lei. - Per me? - si stup lui. - E perch mi chiamano qui? - Non l'avranno trovata dall'altra parte! - esclam la signora Covenant allargando le braccia. - Io vado a tirare fuori la macchina dal garage. Pensi lei a chiudere tutte le porte! Nestor la lasci passare awampando. Sentiva il peso delle quattro chiavi nelle tasche. Non voleva affatto chiudere le porte: voleva aprirle. Poi awicin dubbioso il ricevitore all'orecchio. - Pronto? - disse. - Nestor? Impieg un secondo a riconoscere la voce all'altro capo del telefono. Era quella del dottor Bowen, rotta dal fiatone. Una voce carica di tensione. - Che ti succede, dottore? - Come sarebbe a dire che mi succede? Non hai visto niente da lass? C'e stata un'inondazione! - Ah, s. Quella. - Come fai a essere cos tranquillo? Ho appena parlato

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La TELEFONATA

con padre Phoenix. C' bisogno di aiuto, Nestor. Ci sono dei feriti, e almeno una ventina di dispersi. C'.. . - Io non posso scendere adesso - lo interruppe Nestor bruscamente. Senti con l'altro orecchio la signora Covenant che metteva in moto la macchina e cominciava a fare manovra. -Alla clinica non ce la faccio da solo -. La voce di Bowen, ora, era quasi implorante. - Non c7la Pinklewire? - Nestor, ti prego.. . - Dawero, Bowen, - lo interruppe di nuovo il vecchio giardiniere, avvertendo una punta di senso di colpa - scender non appena avr finito qui. I1 dottore rimase in silenzio per un po', poi aggiunse: - Mi hanno appena portato Black. Qualcosa si blocc nello stomaco di Nestor. - Che vuoi dire? - E vivo, ma potrebbe non esserlo ancora per molto. Credo che gli farebbe piacere vedere un vecchio amico. Nestor strinse il pugno, con rabbia. Quello che gli stava chiedendo Bowen aveva senso, naturalmente. Aveva senso ed era giusto. Si trattava di Black, il compagno di mille awenture.. . Attraverso i vetri della finestra che dava sul parco, Nestor vide che la signora Covenant apriva la portiera e scendeva dalla macchina.

La segu con lo sguardo fino alla portafinestra della cucina. - Nestor? Pensi lei ai ragazzi, ok? - disse la donna facendo capolino nel corridoio. - Julia dovrebbe essere in camera. Mentre Jason, per fortuna, ancora in gita scolastica! - Signora Covenant, mi aspetti un attimo! - le grid dietro Nestor. Poi riprese a parlare nel ricevitore: -Vengo subito. Dove ti trovo? - Grazie. Abbiamo allestito l'infermeria nella clinica veterinaria. Se non mi trovi fra i letti, sono nel mio ufficio, al piano superiore. O in farmacia. - Cinque minuti. Nestor chiuse la comunicazione. Poi, sforzandosi di non pensare alle quattro chiavi che portava in tasca e al fatto che l'unica cosa che davvero avrebbe voluto fare in quel momento era aprire la Porta delTempo e andare in cerca di Penelope, zoppic fino a raggiungere la signora Covenant, ferma accanto all'auto accesa. -Vengo gi con lei - le disse soltanto. - Ma.. . e i ragazzi? - I ragazzi sanno cavarsela benissimo da soli. Mi dia un momento. I1 vecchio giardiniere entr nella sua dpendance, afferr un borsone da cacciatore e ci ficc dentro la scatola con le altre chiavi del tempo.

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La TELEFONATA

((Dopoquello che successo con la chiave della balena, meglio non correre il rischio che qualche altro ragazzetto viziato si faccia venire strane idee in testa)) pens, poi chiuse comunque la porta con tutte le mandate e torn nel parco. - H a chiuso anche casa? - gli domand la signora Covenant, mentre Nestor si sedeva accanto a lei, sul sedile del passeggero. - Ci tiriamo dietro il cancello - rispose lui, piuttosto sgarbato. - E in ogni caso non c' pi niente di realmente importante da rubare a Villa Argo.

Capitolo 8

ATTRAVERSO i MURI

Rick perlustr a tentoni le pareti della stanzetta in cui erano stati rinchiusi finch trov l'interruttore della luce. Dopo averlo premuto ed essersi guardato intorno, venne preso dallo sconforto. - Non ci sono altre uscite - mormor. - Siamo finiti in una specie di prigione. Julia scosse il capo, infilandosi le dita tra i capelli. La luce al neon ronzava kedda e gelida. Cerc con lo sguardo una sedia e ci si butt sopra, avvilita. A giudicare dalla pittura relativamente fresca sulle pareti, si trovavano in una vecchia stanza risistemata di recente. C'erano un impianto di depurazione dell'aria e una bocca di lupo alta una decina di centimetri che dava

sul prato davanti alla casa. Ma anche quella feritoia era chiusa ermeticamente da una lastra di vetro. Julia fece fare un mezzo giro alla sedia su cui era sprofondata. - Dove accidenti siamo capitati, Rick? Anche Rick se lo stava chiedendo. Si ricordava che il dottore aveva costruito il suo atroce cottage di legno sopra una casa pi antica, risalente ai tempi di Napoleone, che aveva fatto abbattere. Evidentemente, per, ne aveva conservato le fondamenta. E alcune stanze come quella. - La famiglia Bowen vecchia del paese.. . - disse. - T i ricordi di Thos Bowen? Julia annu. - quel tizio che ha disegnato la mappa delle Porte delTempo che abbiamo cercato di recuperare in Egitto, giusto? - Esatto. Comincio a pensare che non fosse un caso se la mappa si trovava proprio qui.. . - Che vuoi dire? - Abbiamo sempre dato per scontato che nessuno in paese, a parte noi e gli amici di Nestor, fosse al corrente dell'esistenza delle porte. E se invece non fosse cos? Forse anche il dottor Bowen sapeva qualcosa. Rick si era avvicinato a una lavagnetta di sughero appesa a una parete della cella sotterranea: c'erano attaccati, l'uno accanto all'altro, centinaia di fogliettini gialli densi di scritte, con puntine dello stesso colore. La calligrafia era cos regolare e monotona da sembrare stampata. Su

ogni foglietto le parole erano disposte su cinque righe; alcune erano sottolineate con un tratto di penna semplice, altre con due. Julia si alz dalla sedia e raggiunse l'amico alla lavagnetta. - Mi mette i brividi.. . - mormor, sfiorandone la superficie con le punte delle dita. Poi not che sotto ciascun foglietto ce n'erano degli altri. Ne lesse uno a caso. - Parla di Kilmore Cove.. . Cominci a scorrere con lo sguardo anche gli altri foglietti, finch non incontr una parola familiare, sottolineata due volte. - C' il mio nome, qui! - Gi - mormor Rick. - E qui c' il mio. Un momento.. . Sotto c' l'elenco di tutte le malattie che ho fatto e le ossa che mi sono rotto da quando sono nato! Julia era sbalordita. - Ci sono i miei.. . voti di scuola. Ma perch? - Questo sulle sorelle Biggles - continu a leggere Rick. Passarono rapidamente in rassegna i foglietti che riguardavano buona parte degli abitanti di Kilmore Cove. Sembrava che il dottore avesse costituito un archivio di informazioni su ciascuno di loro, incrociando curriculum scolastico, condizioni di salute, hobby, attivit. Di tutte le persone che, per qualche motivo, avevano attirato la curiosit del dottore, per, l'ossessione pi recente pareva essere Fred Dormiveglia.

I foglietti che lo riguardavano erano ancora pi fitti di sottolineature. Sembrava che Fred non avesse mai frequentato le scuole del paese. Prima dell'impiego in comune, alla macchina anagrafica, non aveva lavorato un solo giorno della sua vita. Stranamente, per, era in perfetta sintonia con quell'aggeggio infernale. Forse perch era stato costruito con materiale di riciclo, preso dall'officina del cugino. - Guarda guarda ... - mormor Rick scorrendo gli ultimi appunti. - Sembrerebbe che il dottore qualcosa lo sappia dawero. - Perch? Cosa c' scritto? - Fred Dormiveglia non pu avere la Prima Chiave. Controllare. Chiamare Ulysses Moore. Chiedere ad Agarthi. - E chi sarebbe questa Agarthi? - Credo sia un errore - rispose Rick. - La Agarthi che conosco io non una persona, ma una citt nascosta da qualche parte fra le montagne dell'Himalaya. A quel punto, Julia si ricordo dove aveva gi sentito quel nome: l'aveva letto sui taccuini di Ulysses Moore. Era abbinato a una delle Porte delTempo del paese, quella che si apriva con la chiave del drago. - Accanto c' un'altra parola - continu il ragazzo con i capelli rossi. - I1 dottore l'ha sottolineata tre volte: "risposte". Forse pensava di trovarle ad Agarthi.. . - E lui come pensa di andarci, fino a.. . -. Julia sent

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ATTRAVERSO i MURI

un lungo brivido correrle lungo la schiena. ((No)) disse. si ((Nonpu essere!)) - MI SENTITE? - gracchi in quel preciso istante una voce metallica, facendo gridare Julia per lo spavento. - S!T i sentiamo! Chi parla? - url Rick, guardandosi intorno per capire da quale angolo della stanza provenisse. - Facci uscire! - disse invece Julia. - Silenzio! - esclam la voce dall'altoparlante. - State buoni e zitti, e non vi succeder niente. La mano di Julia cerc quella di Rick e la strinse forte. - Non so per quale motivo siate entrati in casa mia, ma so che ve la siete cercata voi. Non si deve mai ficcare il naso nelle faccende altrui! - Dottor Bowen! - esclam a quel punto Rick. - Sono io, Rick! C' stato un malinteso! L'altoparlante gracchi alcune parole incomprensibili. - Non volevamo ficcare il naso da nessuna parte - continu il ragazzo. - La stavamo solo cercando! Julia ha una brutta influenza e.. . c' stato un disastro, gi in paese. Ci fu un'altra sequenza di suoni indecifrabili, seguita da un sibilo assordante. - Ci venga ad aprire, la prego! - lo supplic Julia. La voce disturbata si modul, a poco a poco, tornando

a essere comprensibile: - Mi dispiace, ma non posso farvi uscire, per il momento. C' un piccolo frigorifero nella stanza. Dentro ci sono alcune medicine di base. Se Julia sta male, fagliele prendere, Banner. Puoi anche regolare la temperatura della stanza, se ha freddo. Falla bere molto. E importante. - Perch non vuole aprirci? - State buoni l sotto, ragazzi, e vi prometto che non vi succeder niente. Rick alz un pugno minaccioso contro la porta blindata. - Perch? Cosa ci dovrebbe succedere, dottor Bowen? -Vi hanno coinvolto in questa storia senza chiedervelo. Lo so. Ma state l, e io ve ne tirer fuori! - LEI N O N SA QUELLO C H E DICE! - grid Julia, fuori di s. Rick prov a calmarla, ma la ragazza di Londra sembrava dawero furiosa. - Non rimarremo chiusi qui dentro ancora a lungo! I nostri amici verranno a prenderci! E allora dovr darci una montagna di spiegazioni! - I vostri ... amicz? -. Dall'altoparlante risuon una secca risata. - E chi sarebbero i vostri "amici"? L'assassino che ha spinto sua moglie gi dalla scogliera quando lei cominciava a intralciare i suoi piani? O quel contrabbandiere di tesori del guardiano del faro? Oppure.. .Aspettate, non ditemelo: i vostri "amici" potrebbero includere quel criminale di Black Vulcano, che ha lasciato morire sua

ATTRAVERSO i MURI

figlia in mare aperto? O l'eterno bambino, Peter Dedalus, che pensa di manovrare le persone come se fossero meccanismi e poi alla fine tradisce tutti coloro che non si muovono secondo le sue previsioni? Sarebbero loro i vostri "amici"? Buona fortuna, allora! Buona fortuna, dawero! La comunicazione dell'altoparlante si interruppe bruscamente, lasciando nell'aria una scarica di ronzii che si spensero a poco a poco. Julia e Rick si abbracciarono, tenendosi stretti sotto la luce implacabile del neon. -Non c' niente di vero in quello che ha detto.. . - mormor Rick. Ma intanto le parole del dottore gli si erano conficcate dentro, come punti interrogativi acuminati. Assassino? Ladro? Criminale? Traditore? Poi, da sopra le loro teste, giunse un rumore di passi, seguito da quello di una portiera che sbatteva, dal rombo di un motore che veniva messo in moto e infine dallo sfrigolio, sempre pi lontano, degli pneumatici sulla ghiaia. - Che cosa sta succedendo, Rick? - mormor Julia quando il rumore si spense del tutto. - Non lo so, non ci capisco pi niente. Davvero - rispose lui accarezzandole i capelli.

Nelle ultime ore una successione di eventi inimmaginabili aveva spazzato via ogni loro convinzione, con la stessa rapidit e la stessa furia con cui l'ondata di piena aveva travolto Kilmore Cove: il capo degli Incendiari aveva aiutato Rick e Jason a risolvere l'enigma del Labirinto, mentre due dei suoi assistenti avevano salvato loro la vita. Penelope, che tutti credevano morta, aveva soltanto fatto perdere le proprie tracce, accennando a un traditore all'interno del gruppo della Grande Estate.. . E, come se non bastasse, il dottore di Kilmore Cove li aveva imprigionati in una cella sotterranea, sostenendo che Nestor era un assassino, Leonard un ladro e Peter un bambino egoista. - So solo che dobbiamo trovare il modo di uscire da qui - concluse Rick.

Capitolo 9

BUONI e CATTIVI

Anita e Jason lasciarono Miss Biggles alle cure di un'improwisata infermiera, con cui l'anziana signora entr subito in confidenza (anche perch si ricord che una volta aveva badato ai suoi gatti). Perci non fu difficile convincerla a distendersi su uno dei lettini preparati al pianoterra della clinica veterinaria: non appena appoggi la testa al cuscino, si addorment praticamente di colpo. I due ragazzi ne approfittarono per fare un rapido giro della sala, alla ricerca dei loro amici e parenti che, al momento del disastro, dovevano trovarsi in paese: il pap di Anita, quello di Jason, Tommaso, Black.. . Per quanto si

guardassero intorno, per, non videro volti conosciuti e preferirono pensare che fosse una buona notizia. In compenso, furono in grado di raccogliere le prime voci sull'accaduto: qualcuno parlava di una tubatura rotta, altri di una falla nell'acquedotto, altri ancora di una sorgente sotterranea improwisamente sgorgata in superficie. La versione pi attendibile era che fosse esplosa la fontana di May Square, la piazzetta su cui si affacciavano la libreria di Calypso e l'ufficio postale, e che l'acqua, da l, si fosse riversata nei vicoli. Nessuno, per, lo sapeva con certezza. Poi, mentre passava tra i lettini, Jason sent qualcuno sfiorargli la mano con dita leggere e si volt istintivamente per vedere chi fosse. - Cindy? -. Aveva riconosciuto in quel viso tumefatto una delle amiche di sua sorella. Una ragazza bionda e perennemente sorridente. - Cindy, sei tu? - Sono stati i Flint ... - mormor lei con un filo di voce. - I Flint? E.. . come? - Sono venuti alla libreria.. . con una strana chiave.. . I1 ragazzo spalanc gli occhi. - ...e hanno aperto la porta sul retro. L'acqua.. . arrivata da l. ((Laporta sul retro della libreria.. .)) ripet mentalmente Jason. E all'improwiso ogni cosa gli fu chiara. Ecco da

BUONI e CATTIVI

dove proveniva tutta quell'acqua! Dalla Porta delTempo della libreria di Calypso, una delle porte che non dovevano mai essere aperte. E la chiave di cui parlava Cindy doveva essere per forza la chiave della balena. Ma come facevano ad averla.. . i Flint? - Jason? - domand proprio in quel momento una voce familiare alle sue spalle. I1 ragazzo si volt e vide la mamma di Rick, in piedi dalla parte opposta della clinica con un vassoio di bicchieri di t caldo, che guardava nella sua direzione. ((Oh,cavolo.)) - Dobbiamo andarcene. Guai in vista! - sibil ad Anita, afferrandola per un braccio e strattonandola fuori dalla clinica. - Chi era? - domand la ragazza quando si fermarono al riparo di un portone per controllare di non essere seguiti. - La mamma di Rick - rispose Jason guardandosi intorno con aria preoccupata. - Ci siamo dimenticati che i nostri genitori ci credono ancora in gita scolastica! Anita scosse la testa. - Intendevo quella povera ragazza.. . Cindy. Sbaglio o ha detto che l'acqua arrivata dalla porta sul retro della libreria? Com' possibile? Giusto. L'incontro con la madre di Rick aveva quasi fatto dimenticare a Jason quella improwisa rivelazione. Se Cindy aveva ragione, la faccenda si faceva ancora pi

preoccupante e intricata di quanto gi non fosse. I1 giovane Covenant si sforz di non pensare al rischio rappresentato dai cugini Flint che maneggiavano a proprio piacimento le chiavi del tempo (con i risultati che si erano appena visti) e formul mentalmente un piano d'azione. - Dobbiamo tornare subito alla chiesa e parlarne con gli altri - disse poi serio ad Anita. - Qui stanno succedendo troppe cose strane ... E poi devo awertire Rick che sua mamma sta bene e che.. . presto gli toccher dare un po' di spiegazioni! La ragazza gli restitu lo sguardo e annu convinta; ma avevano fatto appena pochi passi fuori dal loro rifugio quando Jason si arrest bruscamente. Aveva visto sopraggiungere, dal fondo della strada, la familiare figura del dottor Bowen. I1 dottore e farmacista del paese procedeva a passo spedito, tenendosi in equilibrio sulle assi che qualcuno aveva avuto il buon senso di gettare a terra a mo' di passerella, per permettere di muoversi sul terreno limaccioso. - Dottor Bowen! - grid Jason correndogli incontro. L'uomo alz lo sguardo nella sua direzione, ma un attimo dopo torn ad abbassarlo sulla passerella e prosegu come se non lo avesse visto. - Ehi! Dottor Bowen! - insistette Jason rincorrendolo. - Sono Jason! I1 dottore finalmente si volt e nel suo sguardo il ragazzo

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lesse un misto di preoccupazione e di fastidio che lo fece rallentare istintivamente. - Jason Covenant? un pezzo che non ci si vede.. . disse Bowen alla fine con un sorriso tirato. - Gi - replic il ragazzo quando era ormai giunto a pochi passi da lui. - Per caso ha visto Julia? I1 dottore sembr sbiancare per un momento. -Vuoi dire.. . tua sorella? N-no, perch, avrei dovuto? - rispose evasivo. - Lei e Rick Banner sono passati a cercarla a casa, Julia si sentiva poco bene.. . - Beh, come puoi immaginare, c' un po' di gente che si sente poco bene oggi! - replic secco il dottore, come se si fosse improwisamente irritato per qualcosa. - Anzi, ora, se vuoi scusarmi, stavo appunto correndo alla clinica.. . - Ma.. . dottore? - insistette Jason. - Sa se mio padre sta bene? E BlackVulcano.. .? A quelle parole, Bowen sembr infuriarsi definitivamente. - No, non so niente dei vostri "amichetti", va bene? - sbrait con lo sguardo carico di disprezzo. - E, se vuoi un consiglio, faresti bene anche tu a stare alla larga da certe persone e dalla loro mania di ficcarsi nei guai.. . Guarda dove ci ha portati! E detto questo si volt di scatto e si awi verso la clinica con passo ancora pi spedito di prima. Jason,

che nel frattempo era stato raggiunto da Anita, la quale aveva assistito a quella scena da lontano, rimase a guardarlo incredulo mentre si allontanava barcollando sulla passerella e spariva definitivamente alla vista inghiottito dalle ombre dell'edificio. -Ti stavo aspettando! - esclam il dottor Bowen qualche minuto dopo. Nestor era appena arrivato in paese e si era gi seduto nello studio improwisato del dottore, al piano alto della clinica veterinaria. Bowen attravers maldestramente la stanza, cercando di sistemarsi i capelli sulla fronte imperlata di sudore. - Ero passato da Phoenix per vedere com' la situazione dei dispersi! Un disastro, Nestor, un tale disastro! - Dov' Black? Bowen si lav rapidamente le mani sotto il rubinetto, le sfreg con il sapone e poi le asciug premendo con forza l'asciugamano sulle dita. - Dammi un secondo per rifiatare, ok? Come avrai notato, c' una certa confusione. Mancano ancora i Peackock, ma forse sono andati a Zennor a trovare la figlia.. . - Mi hai detto che Black era conciato male. - Gi -. Bowen scosse la testa, come colto da una stanchezza improwisa. - E non l'unico, purtroppo -. Fece qualche passo attraverso la stanza e sprofond sulla

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poltrona dall'altra parte della scrivania, chiudendo gli occhi e premendosi le dita contro le palpebre. Nestor rimase a guardarlo in silenzio. - Dunque, dicevamo ... - sospir alla fine il dottore quando, dopo qualche secondo, sembr essersi ripreso. Si sistem per l'ennesima volta una ciocca di capelli ribelle e controll uno dei fogli sul piano di lavoro. - Black. Gi. I1 buon vecchio Black Vulcano.. . -. Quindi appoggi le mani sulle ginocchia e si tir su a fatica con un gesto teatrale. - Andiamo da lui, forza. I1 vecchio giardiniere segu Bowen nel corridoio, dove l'aria era impregnata del pungente e dolce aroma dei medicinali. ((Unodore in grado di far ammalare anche uno sano come un pesce))pens Nestor arricciando il naso, infastidito. Abbass lo sguardo sui pantaloni e le scarpe intrisi di fango del dottore, che lasciavano una scia di gocce grigio scuro sul pavimento. - Non scendiamo in clinica? - chiese poi, quando vide che il dottore puntava dalla parte opposta. Bowen nemmeno gli rispose. - Edna con te? - domand allora zoppicandogli dietro. Questa volta, Bowen replic: - No. E a casa, poverina. Ha avuto una crisi. Le ho dato un calmante e l'ho intubata. Ora, se tutto va bene, riposa tranquilla. Nestor sapeva che Edna Bowen aveva una malattia

dal nome impronunciabile che la costringeva a passare lunghissimi periodi a letto, imbottita di medicinali. Una specie di asma ansiosa, per con sintomi mille volte pi gravi. ((Poverettaopenso, ma non essendo di quel genere di persone che amano parlare di medicine, operazioni e malattie, si limit a scuotere la testa pensieroso. - Non come l'altra volta, per - butt l il dottore senza smettere di camminare. - Scusa? - Questa volta stato molto pi forte. Non sapendo bene a cosa Bowen stesse alludendo, se a sua moglie, alle condizioni di Black o all'inondazione del paese, Nestor continu a seguirlo in silenzio, finch il dottore si ferm davanti a una porta con un grande vetro smerigliato, proprio in fondo al corridoio. La targhetta sul legno smaltato diceva:

ARCHIVIOBowen tir fuori una chiave e la infil nella serratura. Poi si blocc, come colto da un pensiero improwiso, e si volt a guardare negli occhi il vecchio giardiniere. -Ti sei mai fermato a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni, Nestor? Anche di un gesto apparentemente innocuo, come aprire una porta, per esempio.

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Nestor lo guard confuso: che cos'era quello? U n messaggio in codice? Sbuff, indispettito. - Senti, Bowen, tu e io ... -Tu e io - lo interruppe il dottore - siamo della stessa leva: 1956. Una leva gloriosa e felice. E viviamo nello stesso piccolo paese della Cornovaglia. M a ... a parte questo, non abbiamo molto in comune, giusto?Tu hai la tua vita. Io la mia. - Non capisco proprio dove vuoi arrivare.. . -Allora te lo dico molto chiaramente. L'ultima volta che stata aperta quella porta (e sai bene a quale porta mi riferisco), allagando mezza citt, ne siete usciti tu e Leonard, pesti da far paura. Quella domenica.. . te la ricordi? Penelope mi port Leonard perch provassi a salvargli un occhio, mentre tu, tu.. . testardo come un mulo, ti tenesti la tua ferita a costo di zoppicare come un vecchio storpio per il resto della tua vita, come infatti adesso sei costretto a fare. E perch? Perch non volevi che ti facessi domande a cui non avevi nessuna voglia di rispondere! Che non ti chiedessi come avevi fatto a procurati una ferita da tridente nei boschi di Kilmore Cove, o come avesse fatto Leonard a venire morso da uno squalo! - Bowen, adesso basta. Stai esagerando. - Sei tu che hai esagerato, con i tuoi ridicoli segreti! -. I1 dottore sostenne il suo sguardo per alcuni interminabili secondi. Poi torno ad abbassare gli occhi sulla chiave e

fece scattare la serratura dell'archivio. - Adesso entra, per favore. Nestor gli ubbid meccanicamente. Accese la luce e solo allora vide BlackVulcano e il signor Bloom addormentati e imbavagliati su due barelle. Si volt di scatto. - Ma che accidenti sta succedendo qui dentro? - Succede che sono stufo dei tuoi segreti! U n istante dopo Nestor sent una leggera puntura sul braccio. I1 dottore ritrasse una piccola siringa e la alz perch la sua vittima potesse vedere le tracce del liquido color zafferano in essa contenuto. - Non ti devi preoccupare: una pozione del sonno del tutto naturale. La fabbricano in uno dei mondi che ti piacciono tanto. Non voglio farvi alcun male. Voglio solo che questa storia finisca, una volta per tutte. - Bowen, io.. . I1 mondo intorno a Nestor cominci a vorticare, le immagini a sfumarsi. L'ex proprietario di Villa Argo si sent improvvisamente debole e fiacco. Barcoll per lo stanzino, cercando un appiglio per rimanere in piedi, ma non lo trov. Alla fine si aggrapp a qualcosa che gli cadde addosso: cartelline, fascicoli. Si sent soffocare dalla carta che lo sommergeva, mentre, sempre pi distante, la voce del dottore continuava a parlare, a parlare.. . - Non hai la pi pallida idea di quanto ci abbia sofferto,

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io, per i tuoi segreti. E le tue esclusioni. Quando vi riunivate al parco, te lo ricordi? Avevamo dieci anni. Dieci anni! Ed eri gi la stessa persona crudele che sei adesso! - Roger.. . - Allora te lo ricordi ancora il mio nome! Nestor si lev i fascicoli dalla faccia e guard da terra il dottor Bowen che torreggiava sopra di lui. - Ma durante quell'estate il mio nome non ti veniva mai in mente, non cos? Forse perch non mi volevi tra i piedi, avevi paura che disturbassi i vostri giochi, le vostre.. . esplorazioni! Ancora una volta Nestor ritorn col pensiero alla Grande Estate, a quando lui e gli altri si erano divisi per la prima volta le chiavi del tempo. Roger Bowen non c'era, perch i suoi genitori non lo lasciavano uscire. Per questo motivo era stato emarginato dal gruppo. Perch non poteva mai fare niente insieme agli altri. - Roger, ma cosa stai.. . dicendo.. . tu non.. . - E la cosa continuata, sempre nello stesso, identico modo. Per tutti questi anni, UZysses. Sempre il solito giochetto di non scendere mai in paese e tenere il tuo club ristretto su, allavilla. U n salotto esclusivo dove non sono mai stato invitato. Mai una sola volta in tutta la mia vita! Nestor cominci a spingersi con i gomiti lungo il pavimento, ma ormai le forze lo avevano abbandonato. Le risposte che avrebbe voluto dare a Bowen gli giravano nel

cervello senza riuscire ad arrivare alle labbra. Roger non era mai stato invitato aVilla Argo perch Penelope non poteva sopportare sua moglie e tutte le critiche che sicuramente le avrebbe fatto per come teneva la casa. Roger stesso non aveva mai fatto intendere di voler partecipare. Ma come poteva.. . sapere? E cosa intendeva fare adesso esattamente? - venuto il momento di chiudere i conti, vecchio mio. Avete superato ogni limite. Coinvolgere una nuova generazione di ragazzini londinesi, che tengono il segreto chiuso a chiave nei loro cassetti.. . E perch non mia figlia? O Cindy? O il giovane Pinklewire, con i suoi denti storti? Oh, no, UZysses Moore ha deciso diversamente: i gemelli di Londra e Rick Banner. Che cos'hanno loro che li rende tanto migliori degli altri bambini del paese? Chi sei tu per decidere chi deve usare le chiavi del tempo e chi no? Nestor gir la faccia verso il soffitto, nel tentativo di respirare. Vedeva tutti i colori virare sul viola, e dal viola al grigio. - Non sono io che.. . decido.. . - rantol. - Chi vuoi ingannare ancora? Rispondimi, se hai il coraggio: perch non mia figlia? Per qualche strano motivo, a Nestor venne da sogghignare: ricord che la figlia dei Bowen era scappata a Londra non appena aveva potuto. E da allora non era mai pi tornata a trovare i suoi genitori a Kilmore Cove. La capiva. La capiva perfettamente.

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Si sent strattonare, sollevare, e infine si ritrov il viso di Roger Bowen a pochi centimetri dal suo. -Vuoi ridere, Nestor Moore, prima di finire nel mondo dei sogni?Vuoi che ti faccia ridere? O magari preferisci un bell'incubo, cotto a puntino per te? Allora pensa a questo: io so dov' tua moglie. L'ho sempre saputo. E so anche perch non pi tornata da te. O forse ti sei dimenticato di quando hai provato a ucciderla, spingendola gi dalla scogliera? Nestor avvert una fitta al cuore, lancinante, una ferita profonda e dolorosa, uno squarcio nero che lo inghiott, divorandolo dal di dentro. L'ultima cosa che percep fu la voce del dottore che gli sputava in faccia: - Buoni incubi, Moore. Poi divent tutto buio. Nestor scivol nel sonno. E fu molto peggio di prima.

Capitolo 10

RIMEDI da FARMACISTA

Che fine avranno fatto tutti? - domand preoccupata Anita. Dopo lo strano incontro con il dottor Bowen, lei e Jason erano tornati di corsa alla chiesa per vedere se Rick e Julia, nel frattempo, li stavano aspettando l. Ma di loro non c'era traccia. Sembravano spariti nel nulla, proprio come il pap di Anita,Tommaso, BlackVulcano.. . Avevano anche provato a mettersi in contatto con Julia attraverso il carnet di Morice Moreau, ma senza risultati. In quel momento stavano costeggiando un capannone e il suo disordinatissimo cortile cintato, indecisi sul da-

farsi. Un cane abbaiava furiosamente ai gabbiani appollaiati sul tetto. Jason cominci a camminare avanti e indietro furiosamente. - Gli successo qualcosa, me lo sento! Anita si appoggi alla grata di ferro che proteggeva il cortile e cerc con lo sguardo una porzione di cielo azzurro sopra i tetti del paese. - Come fai a esserne sicuro? Jason si ferm. - Non lo sono - rispose accigliato. - Ma da quando siamo tornati a Kilmore Cove stanno succedendo troppe cose strane. Prima l'inondazione, poi Cindy che accusa i Flint di averla provocata aprendo la Porta del Tempo della libreria di Calypso, e adesso ci si mettono anche Rick e Julia a cercare di farci credere che siano stati rapiti dagli alieni! Anita senti il cuore batterle pi velocemente. - L'ultima volta che li abbiamo visti c'erano i Fratelli Forbice con loro. Tu credi che.. . Jason la fiss. Poi scosse la testa, decisamente. - No, lo escludo. Quei due non farebbero del male a una mosca. Anita si morse il labbro. - E che mi dici del dottor Bowen? Rick e Julia stavano andando proprio da lui, e quando lo abbiamo incontrato sembrava molto.. . agitato. - Gi - rispose Jason, pensieroso. - Non sembrava affatto contento di vedermi e ho avuto la netta impressione che cercasse di evitare di rispondere alla mie domande. E poi.. . quello che ha detto a proposito dei nostri

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t"amichetti".. . Immagino si riferisse a Black. Era come se.. . come se sapesse qualcosa. - Che cosa sai di lui? Jason cerc di riordinare le idee. - Niente, a parte che un pacioccone che vive con una moglie maniaca della pulizia e dei nanetti da giardino. Lui, invece, adora le parole crociate, come tutti i vecchietti che vogliono tenere il cervello in funzione. anche il farmacista del paese. La sua farmacia sul corso principale e, se non stata travolta dalla piena, dovrebbe essere ancora laggi. Lo conoscono tutti e... -. Jason si blocc. - Aspetta. Forse una cosa c'. - Owero? - Nel suo cottage, in cucina, ha una mappa disegnata da un suo antenato, un certo Thos Bowen.. . Una mappa di Kilmore Cove, del 1800 o gi di l. Noi la stavamo cercando, perch pensavamo che su quella mappa fossero disegnate tutte le Porte del Tempo. Anita lo guard con gli occhi sgranati. -Vuoi dire che in casa del dottor Bowen c'e una mappa delle Porte del Tempo di Kilmore Cove? Jason scosse la testa, divertito. - Oh, no, no! un po' pi complicato di cos. Sulla mappa del dottor Bowen non sono segnate le Porte del Tempo. Sono state aggiunte in un secondo momento, da Penelope. Anita storse la bocca. Sembrava confusa. - Quindi,

vediamo se ho capito bene. Mi stai dicendo che Bowen ha in cucina una vecchia mappa di Kilmore Cove che qualcuno gli ha preso per farci sopra degli scarabocchi? - Pi o meno. S. - Beh, direi che un po' poco per sospettare di lui, non ti pare? Jason alz gli occhi al cielo e sbuff per la frustrazione. - Lo so! - mugugn deluso. - Ma l'unico appiglio che abbiamo. Insomma.. . tutta questa situazione dawero pazzesca! Comincio a non capirci pi niente, mi sembra di brancolare nel buio e non per niente una bella sensazione! Anita sorrise, coniprensiva. Poi si sporse dall'angolo del magazzino per guardare in strada e, qualche secondo dopo, disse: - Pensi sempre che il dottor Bowen abbia qualcosa di sospetto? - S - conferm Jason. - Lo penso eccome. - Allora non dobbiamo fare altro che seguirlo. - Che vuoi dire? - chiese Jason, confuso, e si sporse anche lui a guardare. Anita gli indic un tizio in impermeabile e cappello che transitava sulle passerelle di legno. - Ecco10 l: di nuovo uscito dalla clinica. I1 dottor Bowen fece il giro dell'isolato, risal la via parallela alla strada principale, super il palazzo che ospitava

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la clinica veterinaria e raggiunse l'ingresso posteriore della sua farmacia. Tir fuori dall'impermeabile un mazzo di chiavi e apr la porta. Ma non entr subito. Si lanci prima una lunga occhiata intorno, come per essere sicuro che nessuno lo stesse guardando. Anita e Jason riuscirono a nascondersi per un pelo nell'ombra di un vicolo. Poi, quando finalmente il dottore spar dentro la farmacia, camminarono carponi fino a raggiungere la porta sul retro. A poca distanza c'era una minuscola finestrella. Con la massima cautela, Jason si sporse a dare una sbirciatina. Rest alcuni secondi l, poi si riabbass di scatto. - Cosa hai visto? - chiese Anita, impaziente. - Non riesco a capire. Sta trafficando ... con uno zaino. La ragazza scosse il capo. - Forse stiamo solo diventando paranoici. Poi, per, fu lei a sporgersi alla finestrella per dare un'altra occhiata. - salito su una scaletta - raccont - e sta rovistando tra i barattoli sugli scaffali pi alti. - Io entro - propose Jason. - E cosa pensi di ottenere? -- Qualcosa di meglio che restandomene qui fuori. Anita ci pens su un momento. - No. Aspetta. Forse ho un'idea.

La espose rapidamente a Jason, che sbott subito: -Ma per te e troppo rischioso! - pi rischiosa la tua parte - obiett la ragazza. - E poi io non corro il pericolo di essere scoperta. Lui non sa chi sono. Non sospetter nulla. Jason sembrava dubbioso. - D'accordo - mormor alla fine. - Facciamo come vuoi tu: quando ti sento bussare, entro. Si scambiarono un frettoloso abbraccio e, dopo qualche indecisione, anche un rapidissimo bacio, che gli scott le labbra e lasci le loro guance del colore del fuoco. Anita corse per la strada a tutta velocit. Fece il giro dell'isolato e risali il corso principale, superando la clinica veterinaria e gli altri negozi parzialmente allagati. Salt agilmente sulle passerelle e schiv le persone, scusandosi per la fretta, e alla fine si ferm, ansimante, davanti all'ingresso principale della Farmacia Bowen, dal 1862. La piena d'acqua, al suo culmine, aveva raggiunto e sommerso la vetrina della bottega, che per aveva retto all'urto, cavandosela con una bella strisciata di fango e qualche pagina di libro appiccicata sopra. La porta d'ingresso, naturalmente, era chiusa. Anita cominci a picchiare con i palmi delle mani sul vetro, poi trov un campanello d'ottone, su cui era scritto: PER LE URGENZE, e lo suon senza tregua.

RIMEDI da FARMACISTA

Dottor Bowen! Dottor Bowen! - cominci a chiamare. - Dottor Bowen, per favore! I1 fracasso fu sufficiente a far venire il dottore alla porta. Anita lo vide scostare di alcuni centimetri il panno nero che copriva il doppio vetro e not il disappunto nel suo sguardo. Gli sorrise candidamente, indicando qualcosa che si trovava al di l della strada, ma che il dottore, dalla sua posizione, non poteva vedere. - Apra, la prego! un'emergenza! Bowen le mimo un paio di volte che non poteva aprirle, perch la porta si era gonfiata per la piena, ma Anita si dimostr irremovibile. Alla fine, rassegnato, gir la chiave nella serratura e tir a s la porta, che, dopo tre violenti strattoni, finalmente si socchiuse con un orrendo gemito. - Si pu sapere che accidenti vuoi, ragazzina? - sbrait, rosso in viso come u n ladruncolo sorpreso a rubare le offerte per la parrocchia. Anita riusc a infilare la mano nella fessura della porta e ad afferrare la manica dell'impermeabile del dottore, strattonandolo fuori. -Venga, dottore, la prego! - grid. - Mio padre caduto in mare! Mio padre caduto in mare! Lui si liber con uno scatto molto brusco. - E allora? rispose secco. -Non posso venire a soccorrere ogni persona che caduta in mare! Portalo alla clinica, in quel portone-

laggi, vedi?Verr da lui appena ho fatto rifornimento di medicine! E adesso, se permetti.. . I1 dottor Bowen si appoggi con tutto il proprio peso contro la porta della farmacia e riusc a chiuderla al secondo tentativo. Quindi gir il cartello con i caratteri dorati che spiccava nel riquadro superiore del vetro, sul quale adesso si poteva leggere:

SPIACENTI, SIAMO CHIUSI. PER LE URGENZE RIVOLGERSIA PADRE PHOENIX CHIESA DI S T JACOBS DALL'ALTRO LATO DELLA STRADA.Anita rimase ancora qualche istante a fissare il cartello, prima di defilarsi lungo le passerelle. - E tutto tuo, Jason - mormor.

Capitolo 1 1

Una MEDICINA nell'OMBRA

Immobile nello sgabuzzino delle scope e degli stracci della farmacia, Jason Covenant trattenne il fiato. Si era intrufolato dalla porta sul retro, nel momento esatto in cui il dottor Bowen aveva tentato di aprire quella sul corso principale. Una volta dentro, si era infilato in quel pertugio, protetto a malapena da una tendina a righe azzurre e crema. Era miracolosamente riuscito a non mandare all'aria tutte le scope e i secchielli vuoti che conteneva, e si era messo a origliare, appena in tempo per sentire il dottore girare il cartello sulla porta principale e borbottare un paio di insulti in direzione di Anita. Poi aveva atteso senza fiatare nel suo nascondiglio,

fino a quando il rumore di uno sgabello strisciato sul pavimento non gli aveva confermato che Bowen si era rimesso all'opera. Jason deglut, prima di sporgere la testa oltre la tendina. La farmacia dei Bowen aveva mantenuto tutti i vecchi arredi originali: l'antico pavimento in noce, un'enorme cassettiera a binario, che serviva a contenere i diversi medicinali, e gli scaffali di legno nero, lisciati da anni di utilizzo e incurvati sotto il peso di un numero infinito di barattoli di varie dimensioni, di porcellana bianca e blu, per le erbe officinali. Sul soffitto, un grande specchio dalla cornice dorata rifletteva il bancone e la luce del lampadario a boccia di vetro soffiato. I1 dottore si era tolto le scarpe infangate ed era salito sopra uno sgabello foderato di stoffa a quadretti. In equilibrio sulle punte dei piedi, stava recuperando tre barattoli dallo scaffale pi alto, che poi alline sul bancone. Infine, sbuffando come una locomotiva, ridiscese dallo sgabello. Jason ritir la testa nello sgabuzzino. - Dunque, allora.. . - brontol il dottore, aprendo e chiudendo i vari barattoli. - Dove ti ho messo? Le sue mani frugarono impazienti, facendo frusciare carte e foglioline, e finalmente individuarono un pacchetto sfrigolante.

Una MEDICINA nell'OMBRA

qua - comment il dottore. - Direi che ci siamo. .. Perfetto. Un po' di questo ... Jason sent un rumore di metallo che sfregava contro altro metallo. Un cucchiaino in un bicchiere di stagno? Un peso sopra una bilancia di precisione? Poi un cassetto che si apriva e si richiudeva, e di nuovo la carta che sfrigolava e le mani che frugavano in un contenitore di foglie secche. - E naturalmente anche un po' di questo. Meglio essere previdenti. I1 dottore ripieg la carta dentro i barattoli, li richiuse e sal di nuovo sullo sgabello, per rimetterli al loro posto. Jason si concesse una seconda sbirciata, per essere sicuro di riuscire, se necessario, a riconoscerli tra gli altri mille che affollavano gli scaffali della farmacia. Poi l'occhio gli cadde sul fagotto appoggiato al centro del bancone. Jason sent il cuore salirgli in gola: avrebbe scommesso un braccio che quello era lo zaino di Nestor! Ma che ci faceva li? I suoi sospetti su Bowen stavano diventando sempre pi concreti. Lo scricchiolio del pavimento gli segnal che il dottore era di nuovo smontato dallo sgabello, ma i rumori successivi furono piuttosto misteriosi, cos Jason decise di scostare di un millimetro la tenda e di arrischiare un'altra sbirciatina.

- Ecco

I1 dottore era in piedi dietro il bancone e dava la schiena all'ingresso principale. Aveva scostato il quadro con il ritratto del medico che aveva fondato la farmacia, svelando una piccola cassaforte incastonata nel muro. Senza preavviso, Bowen si lanci un'occhiata furtiva dietro le spalle e Jason si ritrasse istintivamente dentro il suo nascondiglio. Sent il dottore fischiettare, mentre girava e rigirava la manopola della combinazione. ((Conta gli scatti, Jason ... Contali!))si disse, ma non riusc a memorizzare altro che una serie indefinita di ti-ti-tlick. Poi riconobbe il suono della cassaforte che si apriva e ud la voce del dottor Bowen che diceva: - Ora, belle mie, vi metto al sicuro. Jason si sporse ancora una volta e intravide nelle mani del dottore degli oggetti metallici che passavano rapidamente dallo zaino di Nestor alla cassaforte. Quasi grid quando riconobbe la chiave con l'impugnatura dell'istrice. Com'era possibile? Attese con il cuore in gola che quell'ignobile furto si concludesse, poi osserv Bowen tirare fuori dalla cassaforte un oggetto awolto in un panno scuro. - Ed ecco l'occorrente per lo scontro finale -mormor il dottore, soddisfatto. Stringeva tra le dita una pistola dalla lunga canna lucida e nera. Jason la riconobbe al

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volo: era una vecchia Luger, come quella impugnata dall'arcinemico del Dottor Mesmero, il suo personaggio dei fumetti preferito. Una pistola a Kilmore Cove! Cercando di scomparire nel suo rifugio tra scope e solventi, sent il dottor Bowen richiudere la cassaforte.. . ti-ti-tlick, ti-ti-tlick.. . e borbottare qualcosa di incomprensibile. I suoi passi risuonarono sul legno vecchio, sempre pi vicini, sempre pi vicini, e infine si fermarono. Proprio davanti allo sgabuzzino delle scope. Jason era sicuro che, da quella distanza, chiunque sarebbe stato in grado di sentire l'assurdo battito del suo cuore. - Ma guarda che disastro ho combinato! - esclam il dottore dall'altra parte della tenda. - Se Edna vedesse tutto questo fango per terra, mi ucciderebbe. ((Oh,no. No, dottor Bowen, no. Se ne infischi, per una volta, del fango!)) - Forse proprio il caso di dare un pulita. Quando la tenda si scost di colpo, Jason si paralizz nell'ombra, come una statua di sale. I1 dottore era a trenta centimetri da lui, con in mano la tenda dello sgabuzzino, intento a guardarsi i piedi e a controllare il pavimento. Jason fu sicuro di distinguere il rigonfiamento della pistola sotto il suo impermeabile. Poi, proprio quando ormai il ragazzo si aspettava l'inevitabile, si verific l'imprevedibile: il dottore fu scosso da

un risata gutturale, di pancia, e richiuse la tenda senza pensare. - Ma chi se ne importa! - decise allontanandosi dallo sgabuzzino. Pochi istanti dopo, Jason lo sent uscire dalla porta sul retro della vecchia farmacia. Una volta solo, si lasci scivolare contro la parete dello sgabuzzino e fin per sedersi dentro il secchio per le pulizie. Ci vollero vari colpetti sull'uscio perch si riscuotesse a sufficienza per andare ad aprire ad Anita. - Finalmente! Allora, come andata? - gli sorrise lei. -Tutto bene? Che cosa ci fai con un secchio attaccato al sedere? Jason guard rapidamente in strada: il cielo era ammantato di una cupa luce grigia e i