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Un pentito Quel decennio del Signor B. Un'orgia di denaro speso per nulla 1 Aprile 2014

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Un pentito

Quel decennio del Signor B.

Un'orgia di denaro speso per nulla

1 Aprile 2014

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Meglio sbaglià’ co’ i’ propio cervello, che sbaglià’ co' quello dell’artri

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Si autorizza e si consiglia l’ampia diffusione gratuita e l’attenta lettura di questo testo. Rigorosamente vietata la vendita.

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Sommario - La scomparsa dei fatti pag. 6 - Piccolo mondo antico 7 - L'equivoco tra "sviluppo" e "progresso" 8 - Gli anni dell'"oro di Monterotondo" 9 - Lo sviluppo in provincia di Grosseto 13 - Illegittimità a catinelle 15 - L'Amministrazione comunale nella me ...lma 18 - Uno scandaloso finanziamento 22 - Il Principe 25 - Il cavallo di battaglia 28 - La mutazione genetica di Ecomilk 32 - Le pentole senza i coperchi 35 - Una SPA con i fanghi ... ma senza terme! 39 - Green Economy ... al sugo di cinghiale 43 - I conti senza l'oste 47 - Altro giro, altro spettacolo 51 - L'erba cattiva non muore mai 55 - Tiriamo le somme 60

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Dedicato a tutti coloro che amano legittimità, trasparenza, partecipazione; in sintesi democrazia reale.

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La scomparsa dei fatti

"C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo,

«c’è gente che pagherebbe per vendersi»".

Marco Travaglio (La scomparsa dei fatti, 2006)

Quando certe azioni si protraggono per oltre un decennio e dimostrano una precisa strategia, non si può più attribuirle a fenomeni estemporanei o casuali, ma assumono una consistenza ed una volontà non più trascurabile, e moralmente diviene obbligatorio denunciarle. 'Un si pole più passà pe' bischeri! Assume il valore di una denuncia portare alla luce fatti gravi e scomodi ad una intera comunità, benché risaputi, documentati e vissuti da numerose persone, loro malgrado. Condannare comportamenti illegittimi e atti prevaricatori verso gli interessi della popolazione, non è rivolto solo ai responsabili diretti, ma anche agli altri che, pur consapevoli di azioni disinvolte, hanno taciuto o, peggio, favorito questi fatti; segnatamente gli Enti locali di ogni ordine e grado, con autorizzazioni facili, omissioni di verifiche, o controlli "addomesticati". Quindi stigmatizzare, come obbligo morale, a fronte del pervasivo regime feudale instaurato e gestito disinvoltamente in un territorio tenuto in ostaggio con sistemi clientelari ben rodati a garanzia del consenso. Come afferma Sciascia, c'è il dovere morale di assumere il ruolo di testimone nella lotta contro la impostura e “... il passato, il suo errore, il suo male, non è mai passato: e dobbiamo continuamente viverlo e giudicarlo nel presente, se vogliamo essere davvero storicisti”1. Si intende evitare ulteriormente la mortificazione intellettiva e socioeconomica di una popolazione colpevole unicamente di natali in un territorio soggetto a mire di egemonia incondizionata da parte di predoni spregiudicati, sotto la copertura strumentale di partito. Semmai ci si deve interrogare sul paradosso che sollevava già Enzo Biagi: "Alla fine il reato più grave diventa quello di chi racconta certe cose, anziché di chi le fa. La colpa non è dello specchio, ma di chi ci sta davanti".

1 Citato in G. Traina, “Leonardo Sciascia”, Mondatori, Milano 1999, p. 212.

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Piccolo mondo antico

"Ho fatto un sogno all’incontrario in cui a Milano c’era una giunta di sinistra vera. Gli assessori facevano gli assessori, i geometri facevano

i geometri e i ladri facevano i ladri. Non come adesso in cui gli assessori fanno i ladri, i geometri fanno i ladri e i ladri che non sanno

più che cazzo fare perché fanno tutto i geometri e gli assessori!"

Paolo Rossi. Un paesino di 1300 anime dell'entroterra collinare maremmano, Monterotondo Marittimo. Un comune su di un areale al 100% riconosciuto montano e dichiarato ufficialmente a "Prevalente economia turistica"2, con prodotti agricoli locali di qualità (vino, olio, salumi, formaggi), numerose aziende biologiche ed altre in conversione, allevamento di bestiame vario, commercio di legna da ardere, e produzione elettrica di 5 centrali geotermiche. Potrebbe apparire un ottimo mix di consumo sostenibile di risorse locali e di condivisione energetica con la comunità provinciale, e comunque dovrebbe risultare evidente che l'identità rurale di base, pur con le magre opportunità di un territorio collinare maremmano, offre lavoro e prospettive per gli abitanti attuali e per i posteri. Quantomeno un accettabile livello di quel tanto auspicato "sviluppo sostenibile", dove l'introduzione di adeguate tecnologie agricole può garantire un valido livello di qualità della vita e l'offerta di prodotti tipici pregiati e richiesti dal mercato. In pratica l'uscita da una mera economia di sopravvivenza dei secoli scorsi per entrare nelle più soddisfacenti produzioni di nicchia di alto livello. Se a ciò si aggiunge anche il turismo naturalistico ed enogastronomico, è facile comprendere che il territorio possiede serie potenzialità e prospettive occupazionali e di richiamo, auspicando inoltre anche la riapertura e il rilancio dell'attività termale, un tempo qui attiva.3 Alla popolazione è affidata la tutela di questa "casa comune", evitando ogni iniziativa o trasformazione lesiva che ne depauperi valenze, attrattive, identità, o, peggio ancora, la salubrità; e in primis agli amministratori locali, chiamati a governare il territorio, sia con scelte oculate e garantiste, che con strategie orientate alla salvaguardia dell'esistente ed all'incentivazione di attività congruenti e valorizzanti. Malauguratamente un percorso di qualità che non è stato seguito a Monterotondo nei decenni scorsi, anzi, gli amministratori comunali dell'epoca hanno sempre ceduto a pressioni e lusinghe politiche/economiche per trasformare il territorio ad uso e consumo delle necessità altrui, con impiantistiche industriali impattanti, di elevato consumo di risorse, prive di ricadute e prospettive, oltre che squalificanti dell'identità rurale, nonostante l'appartenenza al "Primo distretto rurale d'Europa", quale è la provincia di Grosseto.

2 Decreto Giunta Regione Toscana 11 luglio 2002, n. 26/r 3 Valutazione socioeconomica e prospettive contenute nel documento di Nomisma - Il "Parco delle fonti energetiche rinnovabili" come opportunità di marketing e sviluppo territoriale: valutazioni preliminari di impatto - Maggio 2004, commissionato dall'Amministrazione Comunale di Monterotondo M.

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L'equivoco tra "sviluppo" e "progresso"

"Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi:

anzi, sono le parole chiave dei nostri discorsi. Queste due parole sono «sviluppo» e «progresso».

Sono due sinonimi?"4

Pier Paolo Pasolini Negli anni '90 il compianto Pier Paolo Pasolini gettava il sasso nello stagno su questo equivoco di fondo che ancora oggi sovente permane irrisolto e contrabbandato come sinonimo. E proseguiva nella disamina evidenziando la profonda differenza genetica tra i due concetti. Il primo, lo sviluppo, è intimamente connesso alla produzione industriale e di beni (per Pier Paolo solo "superflui") e comunque al mondo economico. Peraltro i consumatori di questi beni sono coinvolti in un processo, in parte irrazionale ed inconsapevole, di identificazione del possesso di questi beni come "... promozione sociale e liberazione, con conseguente abiura dei valori culturali che avevano loro fornito i modelli di «poveri», di «lavoratori», di «risparmiatori», di «soldati», di «credenti»". Per contro il progresso riguarda direttamente gli operai, i contadini e gli intellettuali di sinistra come bisogno di soddisfazione di interessi immediati e fondamentali. In conclusione "Il «progresso» è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico." Lo stesso Pasolini poi chiosa che, oggi come oggi, risulta arduo perseguire il progresso senza una base economica di sviluppo, tuttavia il progresso dovrebbe porsi come obiettivo principale ed operare di conseguenza per uno sviluppo orientato al progresso. Tuttavia proprio in quegli anni '90 già si faceva strada nei paesi più "sviluppati" un concetto che tendeva a limitare, o meglio mitigare, uno sviluppo illimitato. Era nato lo "sviluppo sostenibile". Più concretamente oggi, per "progresso sociale" si intende il miglioramento delle condizioni di vita per una parte crescente della popolazione. Ovvero un livello di "qualità della vita" ottimale e dignitoso per i singoli individui che compongono la società umana di un determinato territorio. E con il concetto "qualità di vita" si intende il "benessere" di uno o più individui, di un habitat, ambiente di lavoro, una comunità, città o nazione. Quando un territorio offre una buona qualità di vita, significa che la maggioranza della sua popolazione può fruire di una serie di vantaggi politici, economici, sociali e sanitari tali da permettere di sviluppare con discreta facilità le proprie potenzialità umane e condurre una vita relativamente sana, serena e soddisfatta per perseguire un concreto progresso sociale offrendo pari opportunità alle nuove generazioni. Infine va chiarito che lo sviluppo locale non può prescindere da una attenta analisi delle prospettive, vocazioni, risorse e ricerche di mercato, per pianificare, e successivamente progettare, iniziative coerenti e adeguate alle effettive potenzialità del territorio. Diversamente si rischia di realizzare le famigerate "cattedrali nel deserto", spesso solo occasioni per accedere a finanziamenti pubblici, in pratica funzionanti per qualche anno, ma che falliscono miseramente al primo confronto con il mercato e con i reali costi di gestione a fronte degli inesistenti ritorni economici.

4 “Sviluppo e progresso” Inedito, ora in Walter Siti, a cura di, Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società [Scritti corsari] ed. Meridiani Mondadori, Milano 1999

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Gli anni dell'"oro di Monterotondo"

"La nazione che distrugge il proprio suolo, distrugge se stessa"

(F.D. Roosevelt) Il quadro amministrativo del 1990 a Monterotondo, conseguente alle elezioni amministrative di quell'anno, vedeva una coalizione anomala e disomogenea tra PCI, PRI e PSDI, che consegnò l'incarico di sindaco a Giovanni Gennai. All'opposizione risultavano separatamente PSI e DC. Erano anni difficili sul piano economico del Comune, e l'Amministrazione precedente, con sindaco Boris Zazzeri, invece di provvedere ad una "spending review" (riduzione di spese), si era lanciata in varie iniziative onerose che stavano prosciugando le casse comunali: teleriscaldamento, palazzetto dello sport, depuratore, acquedotto, a cui si faceva fronte tramite l'accensione di sempre nuovi mutui. Iniziative non sospese né annullate dalla Giunta Gennai. Peraltro il 17/11/90 il sindaco inviò una comunicazione5 al Presidente della Giunta regionale ed al relativo assessore all'ambiente, in cui segnalava che, nel redigendo Piano Regolatore comunale, si stavano esaminando siti per una discarica di rifiuti solidi urbani, per sopperire alle necessità di conferimento di comuni e province confinanti. Si noti bene che di questa iniziativa non c'era traccia né nel programma elettorale, né tantomeno nei verbali dei Consigli Comunali svolti sino allora. Conseguente la posizione critica di alcuni consiglieri, sentitisi scavalcati e inoltre perplessi sulla natura dell'iniziativa, che chiesero chiarimenti pubblici e presentazione dei dati ufficiali. Nel gennaio 91 partiva un ulteriore progetto della società Geolat s.r.l., in collaborazione con COSVIG - ente di cui si dirà oltre - per un "Progetto innovativo integrato per la depurazione dei reflui dei caseifici delle province di Grosseto, Siena e Toscana in genere", presentato in Consiglio Comunale il 10/1, ma, senza attendere la necessaria approvazione del C.C., già in discussione a Grosseto il 19/1, nel salone delle Conferenze, alla presenza del Presidente della Provincia, del Presidente del Cosvig, dell'Amministratote di Geolat, Vicepresidente della Giunta Regionale, Assessori regionali ad Ambiente e Agricoltura, Direttore Generale del Ministero Ambiente. Anche di ciò, non vi era traccia nel Programma elettorale. Notizie di questo progetto apparvero con grande enfasi anche sui quotidiani6 locali, in cui già si indicava il costo del progetto in circa 28 miliardi e il coinvolgimento nei necessari finanziamenti di CEE, Regione Toscana e Ministero dell'Agricoltura. Già ai primi di marzo dello stesso anno si consumava l'esodo dalla maggioranza da parte di 3 consiglieri. Proprio le iniziative citate, ed i sotterfugi per realizzarle "alla zittina", avevano creato una spaccatura in Consiglio; dei 12 eletti di maggioranza, ne erano rimasti 9, in quanto Sodani e altri due colleghi, Mancini e Tarantino, tutti aderenti a Rifondazione Comunista, erano usciti, fondando il gruppo "Sviluppo e Ambiente" che, coerentemente alla denominazione, intendeva contrastare questi impattanti progetti e non cedere alle lusinghe delle sirene del guadagno facile. A questa presa di posizione seguirono immediate denunce ed esposti alla Procura della Repubblica da parte del nuovo gruppo consiliare, anche per l'individuazione di 2 documenti compromettenti del Comune e di Ecogest Srl su "Proposta preliminare per la costruzione e gestione di una discarica di RSU da realizzarsi nel Comune di Monterotondo M." con "Relazione descrittiva" e "Proposta economica"7, datati ai primi mesi del '91. Documenti allo scuro del Consiglio Comunale.

5 Protocollo 4046, a firma Giovanni Gennai, privo di oggetto e di alcun riferimento a delibere. 6 Il Tirreno, 23/4/1991, "Geolat: all'avanguardia nel segno dell'ecologia". 7 Proposta economica incompleta in quanto riepilogativa di tutti i costi, ma priva della valutazione dei ricavi, e quindi inutilizzabile per una corretta valutazione di fattibilità e gestibilità dell'iniziativa.

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Di queste vicende si ebbe notevole risonanza, non solo a Monterotondo, ma anche sui quotidiani provinciali e persino fuori provincia. "... per tutta Prato si parlava dell'oro di Monterotondo Marittimo. In quel lontano paesino di Maremma la costruzione di una discarica per i rifiuti pratesi, e toscani in genere, avrebbe ricoperto Sindaco ed abitanti di inattesa abbondanza e di inusitati agi.". Così l'incipit di Mauro Vaiani, ex consigliere comunale verde-civico di Prato, nel maggio 1991 in un suo apprezzato resoconto8 di una visita effettuata a Monterotondo per verificare il contesto socioeconomico ed ambientale di questa singolare iniziativa. Tuttavia, con grande responsabilità sociale, egli si pone il questito: "... Chi ha più voti vince. Allora è giusto che i 165.000 pratesi votino la distruzione di una parte del territorio di Monterotondo?" Tra l'altro si incontra con Giovanni Sodani, consigliere comunale di Monterotondo, che gli illustra la compagine del Consiglio comunale di allora e i luoghi ed i siti destinati a questa discarica. Ma in cosa consisteva quell'ipotesi così "meravigliosa"? Si trattava del conferimento di circa 1.300 tonnellate/giorno di rifiuti per 300 gg/a per 5 anni, per 2 milioni di mc9. Al valore del conferimento di rifiuti urbani dell'epoca, circa 300 lire/q, si arrivava alla cifra di oltre 1.170 milioni di lire/anno. Si fosse trattato anche solo della metà, è comprensibile che chiunque avrebbe fatto carte false pur di mettere le mani su questo improvviso e favoloso business! Sembra che l'autore di tutta questa iniziativa fosse il discusso COSVIG s.c.r.l., Consorzio per lo Sviluppo delle aree Geotermiche. Facendo seguito alla legge 896 del 1986 e ai contributi10 distribuiti, nel 1988 nacque questo ente su iniziativa dei Comuni dell’area geotermica, per promuovere iniziative di sviluppo socio economico sul territorio e facilitare tutti gli adempimenti tecnici e finanziari legati ai contributi derivanti dall’utilizzo della risorsa geotermica; operativo poi tramite il "Protocollo d'Intesa" sottoscritto con la Regione Toscana in data 23 Luglio 1992. Dal dicembre 1990 la Presidenza del Consiglio di Amministrazione del COSVIG venne coperta dal Dott. Sergio Chiacchella, laureato in Scienze Agrarie e Forestali. Vicepresidente era il sig. Simone Sorbi, funzionario della Segreteria alla Presidenza della giunta Regionale, mentre nel C.d.A. era presente anche Avio Bardelloni, assessore comunale di Monterotondo. Questo consorzio, operante con onerosi contributi 11 annuali da parte dei Comuni dell'area geotermica, fin dalla nascita ha svolto quasi esclusivamente la funzione di servizio cassa, tra Regione e Comuni, mentre l'auspicato sviluppo, finalità del suo statuto e ragione sociale, è sempre risultato marginale e scarsamente incisivo per la realtà socioeconomica locale. Situazione stigmatizzata da vari comuni12 in differenti occasioni e sedi, ma ancora oggi invariata.

8 http://modernamareprato.blogspot.it/1991_05_01_archive.html. 9 Fonte Ecogest - Proposta preliminare per la costruzione e gestione di una discarica per R.S.U. da realizzarsi nel comune di Monterotondo Marittimo, Firenze, 31/1/1991. 10 "Sono altresì dovuti, dall'ENEL ... Una lira per ogni kWh di energia elettrica prodotta nel campo geotermico, ai comuni in cui è compreso il campo geotermico coltivato, proporzionalmente all'area delimitata dal titolo o dall'insieme dei titoli di coltivazione, assicurando, comunque, ai comuni, sede di impianti, una quota non inferiore al 60 per cento". (art. 17, Canoni e contributi). 11 Risulta che all'epoca l'Amministrazione di Monterotondo versasse importi di circa 170 milioni di lire annui, mentre oggi sono di circa 40.000 euro/anno, escluse le competenze per qualsiasi specifico incarico affidato. 12 - Comunicato del Comune di Castelnuovo Val di Cecina del 6/5/2010 a firma del Sindaco e dell'Assessore alle attività produttive: "Il Comune di Castelnuovo ha espresso voto contrario al Conto Consuntivo 2009, come logica conseguenza di anni di critiche all’operato di questo organismo e per porre l’esigenza politica di attuare cambiamenti sostanziali nell’assetto e negli indirizzi strategici ed operativi del COSVIG. Questi cambiamenti traggono ragione proprio dai risultati e dall’attività svolta per lunghi anni dal consorzio e dalle forti riserve espresse a più riprese da molti soggetti di tutta la Val di Cecina. CO.SVI.G., in particolare, ha tradito molte attese ma, soprattutto, ha mancato l’obiettivo principale: diversificare l’occupazione e creare nuove opportunità di sviluppo nella zona geotermica." - Interrogazione a risposta scritta del Cons. Comunale di Monterotondo Marittimo n.39 del 2/7/2001. "Visto che il Comune di Monterotondo Marittimo insieme ad altri comuni geotermici, è associato al Consorzio COSVIG dall'anno 1988, visto che la quota associativa è pari al 10% dei contributi che il Comune riceve annualmente dalla Legge 896/86 (circa 50 milioni di lire annui), visto che oltre alla quota associativa è previsto pagare ogni prestazione o intervento che il COSVIG realizza sul nostro territorio (esempio: 40 milioni studio Terme del Bagnolo; circa 20 milioni depuratore; 6 milioni messa in funzione del depuratore ...); considerato i progetti attualmente proposti, curati e

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Sembra che la maggiore preoccupazione sia stata creare un po' di poltrone. Obiettivo assai più produttivo di consenso che la promozione di prodotti tipici locali o di sviluppo del turismo. Che quello sciagurato "progetto" per Monterotondo sia stato concepito effettivamente da COSVIG non si hanno prove certe, tuttavia esiste un documento di 34 cartelle dattiloscritte su carta intestata del consorzio, con logo e tutti gli estremi della società a piè di pagina, databile a fine '91, che propone, oltre ad altre 5 iniziative13, un "Insediamento integrato agro-industriale per trattamento siero di latte ed allevamento suini, da realizzare in zona geotermica Monterotondo Martittimo". Si tratta di una breve presentazione - 5 pagine, compresa copertina - che sintetizza attività, produzione e dettagli tecnici dell'impresa ipotizzata, fornendo anche il costo stimato dell'impianto di 21,5 miliardi di lire. Nonostante si dichiari lo "Stato di avanzamento: Progettazione di massima eseguita" non risulta alcun riferimento ad un Piano Industriale che supporti la valutazione del costo, dei 22 addetti previsti, ed altri dettagli, mentre si dichiara candidamente che per l'investimento "... si farà fronte con leggi di settore e mediante autofinanziamento da parte della società che realizzerà e gestirà l'impianto stesso.", evidentemente non ancora individuate. Un vero e proprio ossimoro rispetto alla "Progettazione di massima eseguita". Peraltro mancava un imprescindibile Studio di fattibilità, e relativa ricerca di mercato, per i prodotti finiti (10.000 suini/a e 27.000 q/a di siero essiccato), e per materie prime (600.000 q/a di siero). Ossia dove, in che quantitativo, ed a che costo è disponibile il siero? Esistono potenziali acquirenti dei suini vivi nel quantitativo prodotto, ed a che prezzo? Queste informazioni erano assenti. Sia dal resoconto di Vaiani, che da informazioni raccolte attualmente tra gli abitanti, risulta che nel programma elettorale del 1990 questo progetto era totalmente assente, sebbene fosse di proporzioni ed impatti tali da richiedere perlomeno la discussione con la popolazione, o, più adeguatamente, un referendum comunale. Ma in realtà tutto si era sviluppato fuori del Consiglio Comunale. Seppure si possa considerare lecito e apprezzabile da parte di COSVIG presentare un progetto di rilievo su molti aspetti, tuttavia risulta singolare e sospetto che il sindaco in carica nel '91, Giovanni Gennai e la sua giunta, fossero così subalterni al Consorzio, e disinvolti nell'amministrare, da operare sul destino del territorio e della popolazione in modo così antidemocratico ed opaco. D'altra parte si era nel 1991 e forse COSVIG intendeva replicare la gestione disinvolta, a dir poco, della discarica di Pitelli, a La Spezia, operativa dal 1979. Il sito è stato oggetto di indagini giudiziarie, da parte della Procura di Asti e di La Spezia, che nel 1994 hanno portato ad incriminare imprenditori, tecnici e amministratori locali e sequestrate le discariche14. Infatti fu solo il 27 Giugno 1996 che a Pitelli (poi riconosciuto "Sito di interesse nazionale" per la gravità e dimensioni degli impatti creati) scattarono le manette sui dirigenti, amministratori, e rappresentanti commerciali della ditta spezzina Sistemi Ambientali, della Ipodec e, tra i primi arrestati Orazio Duvia, iscritto alla loggia massonica “Mozart” di Genova. Dunque, nel 1991 la discarica di rifiuti di Pitelli appariva come una miniera d'oro, e ancora esente da qualsiasi problema giudiziario o sanitario. "Perché non imitarla?" avranno arguito i responsabili del COSVIG, ben intenzionati ad entrare nel business dei rifiuti dalla porta principale.

realizzati dal COSVIG, o con la partecipazione di COSVIG, nel nostro Comune e anche nei comuni limitrofi non hanno avuto uno sviluppo positivo, considerato che per pagare la quota associativa degli anni 96-99 il Comune ha dovuto accendere un mutuo di 180 milioni, considerato infine che il servizio fornito dal COSVIG sarebbe probabilmente ottenibile da qualsiasi studio professionale, i membri del Gruppo consiliare di minoranza "Monterotondo Fucini Ambiente Sviluppo" interrogano il Sindaco e la Giunta per sapere se continuano a ritenere proficuo far parte di tale consorzio. [omissis]". 13 Tra queste, una faraonica viabilità "trasversale delle aree geotermiche" che avrebbe dovuto collegare nientemeno il porto di Piombino con le aree di maggiore attività geotermica come Castelnuovo, Larderello e Radicondoli, con tanto di mappe e tracciati, ma di cui non si dichiarava né il chilometraggio, né la spesa prevista, sebbene già con un primo incredibile finanziamento assegnato di 100 milioni (Delibera Consiglio Regione Toscana n. 60 del 13/02/1990). 14 Sono stati sequestrati rifiuti pericolosi (diossine, silani, xilene, benzene, idrocarburi) rinvenuti persino al di sotto del piazzale della discarica, sotto la mensa ed altri uffici annessi all’impianto (come risultato dalle audizioni svolte nel corso della missione della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Liguria del 16 luglio 1997).

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O forse questo consorzio perseguiva le strategie autorevoli e incontestabili di Nunzio Perrella, fratello del boss Mario Perrella, che, diventato collaboratore di giustizia, ai magistrati di Napoli che lo interrogavano sul controllo del territorio e i traffici di droga, si espresse con la frase, ormai famosa: “La monnezza è oro”15, smentendo l'interesse verso la droga, più rischiosa e meno redditizia della gestione dei rifiuti. Qualcuno avrà ritenuto i monterotondini, prevalentemente occupati in miniere, acciaieria a Piombino, e boscaioli, non avere un naso talmente fino da lamentarsi per ulteriori olezzi oltre i soffioni, e con un livello di istruzione inadeguata ad opporsi a piani politicamente ben appoggiati! Tuttavia la discarica non fu realizzata; un vero peccato! I monterotondini avevano già pregustato l'orgoglio di potersi dichiarare fieri anfitrioni di una discarica di rifiuti; altro che la Cattedrale di Massa, il mare di Follonica, o il Morellino di Scansano! "Tutti i gusti son gusti" disse 'hello 'he ciucciàa un carzino sudicio! I motivi della mancata realizzazione sono controversi. Sicuramente le pressioni esercitate dal gruppo di opposizione "Sviluppo e Ambiente" di Monterotondo, e dalla popolazione contraria al progetto, avranno avuto un peso rilevante. Anche le interpellanze presentate al Consiglio regionale da parte di rappresentanti DC e Verdi avevano portato all'attenzione istituzionale e dei media aspetti di opacità e divergenza dalle pianificazioni vigenti. Altri indicano come causa la criticità del sito a rischio di esondazione di un torrente. Tuttavia non si può escludere che ulteriori motivazioni siano da individuare nella ricca torta in gioco, scatenante una elevata competizione con altri comuni interessati, magari meglio appoggiati politicamente in Regione, o con un più ampio bacino di voti. Non a caso qualche anno dopo fu inaugurata una megadiscarica a Peccioli (PI), 5.300 abitanti, di proprietà della società Belvedere Spa, costituita tra Comune (53%) e azionariato diffuso (500 soci). Quando il grosso polverone sollevato dal gruppo di Sodani, con gli esposti e denunce alla magistratura, cominciò a essere esaminato nella segreteria provinciale del PCI, persino il partito scaricò i responsabili di questa iniziativa. Diversamente ebbe un seguito l'ipotesi di trattamento del siero del latte residuo dei caseifici, ma con alcune modifiche riguardo al processo ed ai prodotti previsti. Difatti risulta che, non più Geolat, bensì COSVIG stesso abbia presentato una domanda in Regione il 19/11/92 (prot. 375/92 FI) di ammissibilità al contributo CEE per un costo complessivo di 9 miliardi di lire per un "Progetto integrato per la depurazione reflui di caseificio, riciclando utilmente scarti agro-industriali e residui surplus dell'agricoltura locale per produrre fertilizzanti organici, fitofarmaci anticlorosi naturali, concimi misto organici, lattosio in polvere e acido lattico". Progetto analogo a quello esposto in precedenza, dello stesso COSVIG, e di cui si dirà ampiamente nel seguito. Da tutta questa vicenda dell'oro di Monterotondo una cosa emerge chiara: ammettendo per assurdo la realizzazione della discarica, gli abitanti non si sarebbero arricchiti. Nella logica dell'arricchimento facile con questi mezzi, qualcosa non torna neppure a Civitella Paganico (GR) e relativa discarica di rifiuti urbani di Cannicci, nata intorno al 2002 e inserita a Piano dell'ATO provinciale. Nessun ritorno economico sulla popolazione nonostante siano passati oltre 10 anni! Non si può negare che l'iniziativa ipotizzata fosse un grosso business, sicuramente utile a ripianare i rilevanti buchi di bilancio dell'Amministrazione comunale di Monterotondo, ma, in questa logica di priorità economiche svendendo il territorio, tanto vale proporre un deposito nazionale per scorie nucleari, attualmente inesistente in Italia, necessario e richiesto a peso d'oro. Ma, ammesso che tutto ciò rappresentasse uno sviluppo sui generis, si può affermare che questo sarebbe stato progresso? Quanto a dichiarare un miglioramento della qualità della vita tramite una discarica di rifiuti urbani suona come un'offesa all'intelligenza di chiunque.

15 Atti della Commissione Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse, XIII Legislatura, seduta del 16 dicembre 1997.

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Lo sviluppo in provincia di Grosseto

"La rivalutazione del ruolo attivo delle aree rurali – e con essa la riscoperta della molteplicità delle

funzioni che può in tale contesto svolgere il settore agricolo– e la progressiva differenziazione

dei modelli di sviluppo nelle aree rurali, portano come logica conseguenza ad un altro

importante cambiamento, che riguarda l’attribuzione di un’autonoma capacità di

sopravvivenza e, anzi, di sviluppo alle aree rurali, per lungo tempo invece trascurata a causa

dell’attenzione dominante rivolta allo sviluppo del settore industriale nelle grandi aree urbane."

Alessandro Pacciani16

Va correttamente interpretata la meritoria volontà di promuovere lo sviluppo locale tramite opportunità di occupazione, benché spesso maldestramente inteso solo come omologazione a modelli industriali realizzati in altre aree vocate a ciò. Il Consiglio Provinciale di Grosseto ha ribadito nel 2011 "... i limiti di un’economia esclusivamente a vocazione agricolo-turistica-ambientale esistente nel nostro territorio, così come previsto da tutti gli strumenti e atti di governo del territorio Regionali, Provinciali e Comunali;"17 Posizione conseguente al riconoscimento del 2002 da parte delle Giunta Regionale della Toscana di tutta la provincia di Grosseto come Distretto Rurale, frutto del famoso studio "La Maremma Distretto Rurale" di Alessandro Pacciani, in cui proprio la "ruralità" assume il ruolo di identità e opportunità del territorio: "La ruralità: da marginalità a componente forte dello sviluppo locale"; dove per la prima volta si pianifica uno “sviluppo rurale di qualità”; dove si esaminano con attenzione "Le peculiarità della maremma come distretto rurale". Non solo un apologo al territorio provinciale grossetano, ma uno strumento di lavoro, una mappa di percorso, spesso ignorato e disatteso, se non considerato scomodo da molti amministratori pubblici proiettati solo alla poltrona o a fornire occasioni di business ad amici imprenditori. Le prospettive di sviluppo, e conseguenti opportunità, per Monterotondo Marittimo, a pieno diritto incluso nel Distretto Rurale per le sue peculiarità territoriali palesemente maremmane, vanno parimenti individuate nella "ruralità", declinata nell'ampio ventaglio di attività e prodotti realizzabili, fortemente connotati da una tipicità e tradizione locale. A conferma di ciò, nel 1998 si è svolto a Monterotondo un convegno18 su "Opportunità di sviluppo e lavoro nell'entroterra delle Colline Metallifere", organizzato da Cgil, Cisl e Uil, alla presenza dell'assessore provinciale Mariella Gennai, i Sindaci di Massa marittima, Montieri e Monterotondo, il presidente della Comunità Montana, rappresentanti di forze politiche ed esperti. In esso si è posto l'accento su aspetti chiave per lo sviluppo socioeconomico del territorio, quali: la tutela e valorizzazione dell'ambiente, dei centri e dei beni storici e culturali; la crescita del sistema agricolo-forestale; lo sviluppo della piccola e media impresa e della cooperazione; la crescita di attività

16 Alessandro Pacciani, La Maremma Distretto Rurale Ed. “il mio Amico”, Roccastrada 2003, I caratteri dello “sviluppo rurale di qualità”, p. 29 17 Documento del 28 luglio 2011, approvato all'unanimità dal Consiglio Provinciale di Grosseto. 18 Il Tirreno del 8/5/98 "Lo sviluppo passa dalle risorse locali".

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turistiche di qualità, dal termalismo all'agriturismo, dal turismo per la terza età a quello congressuale. In pratica una visione olistica del territorio fondata sulle peculiarità e potenzialità concrete. Posizione condivisa totalmente nel 2004 dallo studio di Nomisma19 sulle reali prospettive di sviluppo locale basate sul turismo, i prodotti tipici locali, il termalismo, degli incubatori di impresa, mentre valuta inadeguate ed inefficaci iniziative come il cosidetto "Parco delle energie rinnovabili" con impianti biomassa, eolici, etc. Analoghi indirizzi emergono dai risultati dell'attività di Agenda2120 sul territorio delle Colline Metallifere. Simili strategie di sviluppo sono auspicate dai Piani Pluriennali di Sviluppo Socioeconomico, elaborati dalla Comunità Montana Colline Metallifere dal 2001, in coerenza con PTC (Piano Territoriale di Coordinamento provinciale) ed altri Piani provinciali. Dunque, dalla convergenza dei risultati di tutti questi studi di professionisti accreditati si può affermare senza ombra di dubbio che sono destituite da qualsiasi credibilità e affidabilità altre ipotesi, spesso sbandierate da personaggi forniti di tessera di partito, ma privi delle minime competenze in materia. Ne deriva che le fantasiose proposte di industrializzazione forzosa a Monterotondo, oltre che infondate e velleitarie, risultano critiche per ritorni economici positivi e per sviluppi futuri certi. Peraltro va detto chiaramente che l'auspicata "occupazione", associata oltremodo a "sviluppo", non implica necessariamente una attività industriale, ma è perseguibile parimenti con imprese agricole, attività turistiche, commercio, terziario avanzato, ristorazione, etc, benché queste attività non offrano una bacino di voti clientelare, utile a posizioni amministrative locali. Tuttavia, come sostengono gli economisti, a parità di posti di lavoro, un certo numero di piccole imprese su vari comparti è più flessibile alla variabilità del mercato ed alle eventuali crisi economiche, rispetto ad una singola impresa industriale centrata su di una unica produzione. Da sottolineare che lo sviluppo industriale spesso ignora il concetto di "qualità della vita", diversamente da un strategia di imprese diversificate, coerenti con le vocazioni del territorio.

19 "Parco delle fonti energetiche rinnovabili" come opportunità di marketing e sviluppo territoriale: valutazioni preliminari di impatto - Maggio 2004, commissionato dall'Amministrazione Comunale di Monterotondo M. 20 "Analisi di sostenibilità del territorio della Comunità Montana Colline Metallifere" Relazione finale settembre 2004; "Verso il Piano di azione delle Colline Metallifere - Riflessioni e proposte per lo sviluppo sostenibile del territorio"

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Illegittimità a catinelle

"Ciò che colpisce l'osservatore dell'Italia dagli anni Ottanta sino ai primi anni Novanta è l'impressionante,

incontrastato dilagare dell'illegalità [...] La realtà italiana è sempre più caratterizzata

- e in ciò "unita" - da una illegalità diffusa e da un incredibile accettazione di comportamenti

a vario titolo illeciti."21

Lorenzo Ornaghi Se in precedenza abbiamo stigmatizzato alcuni comportamenti locali come "antidemocratici" ed altri come certamente "opachi", per non dire peggio, tuttavia si deve prendere atto che, agli occhi degli storici più accreditati, anche lo scenario della società italiana di quegli anni risulta totalmente assimilabile. Ciò non significa affatto una assoluzione per le azioni illegittime, ma certamente esisteva un diffuso modus operandi che trovava terreno fertile nella società; dalle pubbliche amministrazioni agli imprenditori, dalle banche alle istituzioni, dai nullatenenti ai miliardari. Già accreditati giornalisti dell'epoca stigmatizzavano l'anomala situazione; così Guadagni su l'Unità: "... la novità non è più il sommerso vitale, è l'illegale. Sud in mano alla criminalità [...] e tribunali ingolfati; soglia dell'impunità ormai prossima all'80% [...]. Il fungo velenoso cresce insieme al malcostume diffuso, all'evasione fiscale, alle piccole trasgressioni della legalità che ciascuno, nel suo piccolo, si consente."22 Insomma la "questione morale" propugnata da Berlinguer negli anni '70 era già obsoleta e scavalcata a pié pari senza alcuna remora, ed anzi corruttela e illegalità venivano correntemente interpretate come utili strumenti di sviluppo, anche da parte dei sedicenti "compagni". E' proprio per questo pesante e purulento coacervo sociale che nel 1991 prendeva vita il pool dei magistrati denominato "Mani pulite" che nel febbraio del 1992 darà luogo alla scoperta dei comitati d'affari della cosidetta "Tangentopoli". Il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese ed ottenne dal GIP un ordine di cattura per l'ing. Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese. La pentola del sistema tangentistico era ormai scoperchiata, e, benché politici, leader e imprenditori si impegnassero a smentire e minimizzare, tuttavia i procedimenti avviati furono ben 72 in tutta Italia. Le indagini fecero emergere anche l'esistenza di conti personali, dove venivano deviate le tangenti, utilizzate quindi non soltanto per sostenere i partiti. Ad esempio, Bettino Craxi utilizzò i fondi provenienti dalle mazzette oltre che per pagare «gli stipendi dei redattori dell'Avanti!», anche per impieghi squisitamente personali23. Tutto ciò fomentava clientelismo, illegalità diffusa, mafie, lobbies, assistenzialismo, cooptazione, familismo amorale, che non derivano solo da una politica nazionale verticistica, ma sono pienamente attribuibili anche alle responsabilità politiche e sociali dei governi locali. Non c'è da stupirsi che un simile contesto generi frutti mostruosi, tossici, contagiosi, e che nel clima generale di accesso facile al denaro, anche un COSVIG, forse nato con intenzioni serie, divenga presto solo un collettore di risorse pubbliche per supportare, da un lato improbabili progetti faraonici, privi di ricadute ma utili al consenso elettorale, e dall'altro l'esistenza del consorzio stesso

21 La virtù dei migliori, Lorenzo Ornaghi, Vittorio Emanuele Parsi, 1994 22 Italiani 1990, fuga dalla morale, A.M. Guadagni, in "l'Unità", 26 ottobre 1990. 23 Sentenza della Corte d'Appello di Milano del 26 ottobre 1999.

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come contenitore e "poltronificio" per personaggi ben introdotti nelle clientele del "partito" per antonomasia; il tutto avallato dagli enti locali. Che i progetti ipotizzati per Monterotondo fossero campati in aria è presto dimostrato. Per il progetto imprenditoriale del siero del latte - dichiarato da COSVIG di circa 22 miliardi di lire -, dove era il Business Plan, ossia le analisi24 di supporto che consentono di valutare la struttura economica e commerciale dell'impresa, e quindi la sua fattibilità concreta e funzionale? Mentre per la discarica si può giustamente obiettare che non prevede prodotti, (e quindi neppure Marketing e Vendite, Strategia di Marketing, Piano Vendite, Prodotti, Prodotti Futuri), ma almeno fosse necessario identificare la fonte del capitale da investire inizialmente nell'iniziativa e il gestore, e quantificare costi e ricavi, verificando la sostenibilità economica dell'impresa. Pertanto il cosiddetto "progetto" appare in realtà solo un canovaccio velleitario su cui discutere e pretendere di decidere senza gli strumenti essenziali di valutazione. Un vero salto nel buio! Metodo frequente a Monterotondo Marittimo, anche in tempi successivi. Ma tornando al comportamento di COSVIG, consorzio tra vari comuni, diversi aspetti risultano di dubbia legittimità, se non di palese illegalità. Questo ente può lecitamente programmare una iniziativa di tale portata economica ed impatto ambientale senza sottoporla alla preventiva analisi, ed approvazione, dell'Assemblea dei comuni aderenti? Dallo Statuto25 consortile risulta l'opposto! Verifica che non risulta realizzata, e quindi, a che titolo e con quale mandato questo ente aveva avanzato la proposta su Monterotondo? In altre parole, perché proprio Monterotondo poteva "beneficiare" di una discarica, in luogo di uno qualsiasi degli altri comuni aderenti al consorzio? Chi ha operato questa scelta? Sulla base di quali parametri si è orientata la decisione? Perché COSVIG non ha presentato ufficialmente la proposta perlomeno in Consiglio comunale, se non alla popolazione? Non sarebbe stato, oltre che opportuno, anche cogente? In un paese civile, dichiarato democratico, non è consentito che una società consortile, delegata da una Amministrazione comunale, tenga la popolazione all'oscuro di iniziative pesantemente impattanti sul territorio e che quest'ultima venga informata solo dai quotidiani a seguito di riunioni in Provincia. Il massimo dell'opacità! Per quale motivo? A che scopo? Inoltre nell'inconsistente testo del "progetto" della fine '91 si approfitta della carenza del Piano Regolatore Generale comunale (ancora in redazione da parte degli architetti Rossi e Pasquali) per trovare spazi all'interno di flessibili Piani di Fabbricazione per l'ubicazione e il tipo di attività. Ma quanto ad incoerenza con le pianificazioni la situazione era grave: totale asssenza nel Piano provinciale rifiuti di questa impiantistica a Monterotondo; neppure il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento provinciale) prevedeva questo trattamento rifiuti nel territorio comunale. Altrettanto dicasi per il Piano Regionale di Sviluppo e i Protocolli di Intesa della Conferenza di Programmazione per la Provincia di Grosseto; idem per il PIT (Piano Integrato del Territorio) e per il PISL (Piano Integrato di Sviluppo Locale). Appare come se l'aderenza alle pianificazioni all'epoca fosse considerata un accessorio optional. Leggerezza? Incompetenza? Abuso di potere? Forse tutti e tre i fattori entrarono in gioco; fatto sta che questo profilo fondamentale passò in cavalleria, e vedremo che i successivi sviluppi

24 Sinteticamente: Struttura della Società, Andamenti del Settore, Segmenti di Mercato, Concorrenza, Clienti, Strategia di Marketing, Piano Vendite, Prodotti, Prodotti Futuri, Piano di Sviluppo, Piano di Realizzazione, Scorte, Fabbisogno di Personale, Strutture, Management, Stato patrimoniale previsionale su base mensile per il primo anno, Conto economico previsionale per il primo anno, Previsione di cassa su base mensile per il primo anno, Stato patrimoniale previsionale su base mensile per il secondo anno, Conto economico previsionale per il secondo anno, Previsioni di cassa su base mensile per il secondo anno, Conto economico previsionale per i primi 5 anni, Stato patrimoniale previsionale per i primi 5 anni. 25 Statuto Cosvig "Art. 2 Finalità - [...] gli atti di programmazione della società comunque approvati dall'Assemblea dei Soci avranno pertanto l'efficacia e sostituiranno gli atti di programmazione locale concertati fra i comuni aderenti alla società."

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comporteranno delle sanatorie per i riscontrati abusi per l'impianto di trattamento reflui di caseifici. Parlare di illegittimità in questo caso è solo la punta dell'iceberg! E comunque, la realizzazione della discarica ipotizzata esulava dalle finalità consortili di COSVIG. L'Art. 2 del citato Statuto recitava: - Finalità "La società, [...] si propone, [...] di promuovere investimenti finalizzati al risparmio ed al recupero di energia, alla ricerca, promozione, produzione utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili, alle migliori utilizzazioni geotermiche, alla tutela ambientale dei territori interessati dagli insediamenti degli impianti [...]." Quanto alla tutela ambientale stendiamo un velo pietoso, ma innanzitutto non risultava alcun nesso tra un cogente utilizzo della geotermia, o fonti energetiche rinnovabili, e una discarica di rifiuti urbani. Pertanto l'iniziativa da parte del Consorzio risultava illegittima, se non abusiva, fino dalla sua formulazione. Ma, in ultima analisi, "... che ci azzecca ?", avrebbe detto l'allora PM Di Pietro, una discarica di rifiuti urbani alieni al territorio, stante le leggi nazionali sui rifiuti? Il suddetto Consorzio e l'Amministrazione comunale non potevano non conoscere le leggi nazionali di divieto di trasporto dei rifiuti urbani da fuori provincia! Quindi la proposta era formulata fin dalla nascita in evidente violazione delle leggi vigenti. Ciò combacia esattamente con una dichiarazione dell'assessore Bardelloni nell'assemblea del 21/2/92 in cui affermava che la Giunta si ritiene autorizzata ad operare al di fuori delle norme di legge perché lo fanno tutti e perché opera "nell'interesse dei cittadini"26! Per la serie: "... u' m'importa 'na sega!" delle leggi. Probabilmente l'assessore non si è reso conto della gravità della dichiarazione, in pubblico, e con tanti testimoni. Incoscienza o l'effetto dei vapori ... boraciferi? La ciliegina sulla torta di questo traballante progetto fu che, alla citata domanda di contributo CEE per 9 miliardi di lire per un impianto di trattamento di siero del latte, comunque la Regione diede seguito27 positivamente, prescindendo da tutte le inesistenti informazioni necessarie, quali ad esempio un Piano Industriale e una adeguata analisi SWOT28. Chi si assunse questa responsabilità in Regione? Perché? C'era di mezzo anche qui una tangente, o la Massoneria, o il pervasivo Partito? O più probabilmente lo zampino del funzionario della Segreteria alla Presidenza della giunta Regionale, Sorbi, inserito nel CDA di COSVIG? La posizione di COSVIG in questa vicenda suggerisce una affinità con il Grande Fratello - non la bischerata televisiva per strulli - ma quello vero, originale, il dittatore del romanzo "1984" di George Orwell. Lì si ipotizza un onnipotente Partito Unico, controllore di ogni aspetto della vita sociale, financo la sessualità, che usa martellanti slogan del genere: «la guerra è pace», «la libertà è schiavitù», «l'ignoranza è forza», «la menzogna diventa verità e passa alla storia», che la dicono lunga sull'opacità amministrativa ed il livello di plagio attuato sulla popolazione. Difficile non riscontrare le forti analogie con la situazione qui esaminata. Nel seguito ulteriori elementi in merito forniranno contributi utili per confermare, o meno, questa impressione. Sarebbe davvero interessante conoscere il nome di quella mente geniale che ha partorito il folle progetto di discarica al di fuori di tutte le pianificazioni e normative. Se questo caso è emblematico del livello di contributo di COSVIG allo sviluppo del territorio di Monterotondo, meglio abolire un ente così devastante.

26 Fonte: volantino contestato, ma non querelato, del 24/2/92 del Gruppo Consiliare "Sviluppo e Ambiente". 27 Deliberazione Regione Toscana Giunta Regionale n. 08273 del 13/9/1993. 28 L'analisi o matrice SWOT, è uno strumento di pianificazione strategica usato correntemente per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o in un'impresa. L'analisi può riguardare l'ambiente interno (analizzando punti di forza e debolezza) o esterno di un'organizzazione (analizzando minacce ed opportunità). E' considerato fondamentale per escludere rischi d'impresa.

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L'Amministrazione comunale nella me... lma

"Responsabilità innanzitutto dei partiti, che per pure convenienze elettorali hanno favorito in periferia la

nascita di piccole satrapie ai confini della decenza."29

Sergio Rizzo Per motivare l'intestazione scurrile di questo capitolo, solo apparentemente esagerata, basta considerare l'avvicendamento a Monterotondo di 4 sindaci in 4 anni, dal 1990 al 1994, per interventi della magistratura e condanne per illeciti. Una gestione spregiudicata e disinvolta! Come già accennato, alla fine degli anni '80 l'Amministrazione comunale si trovava in serie difficoltà di bilancio economico. Ciononostante con l'arrivo della legge 896, e dei contributi derivanti, nell'Amministrazione di Monterotondo si era scatenata una febbre di investimenti su opere che alla distanza dimostrarono inadeguatezza, o quantomeno corrività, di valutazione sui costi e sugli oneri conseguenti. Chissà, forse questi amministratori si reputavano i Cecchi Gori di Monterotondo, con pari aspirazioni imprenditoriali, ma poi subirono anche pari disgrazie giudiziarie. Infatti in seguito le iniziative risultarono arrischiate sul piano economico e non motivate né da urgenza di intervento, né tantomeno da priorità di pubblica utilità. Stiamo parlando del cosiddetto "Palazzetto dello Sport" e del "Teleriscaldamento" dell'abitato che prevedevano rispettivamente 1 miliardo ed 2,7 milardi di lire a carico del Comune, nelle intenzioni coperti da mutui contratti dall'Amministrazione comunale e da contributi richiesti al Ministero dell'Industria, anche se in pratica parzialmente scoperti. Peraltro mutui contratti senza una certificazione del bilancio del Comune e senza un rating (valutazione economica) che ne garantisse la solvibilità! Progetti molto ambiziosi e velleitari se rapportati a quelli più funzionali e allora necessari per la popolazione, riguardanti l'ormai obbligatorio, ma inesistente, depuratore comunale, e connesso impianto fognario, l'adeguamento dell'acquedotto, la riparazione dell'illuminazione pubblica fatiscente, la manutenzione della viabilità cittadina. Ma questi servizi pubblici primari passarono in secondo piano e fruirono di ben minore attenzione e di scarsi finanziamenti. Emblematica è la vicenda del Palazzetto, iniziata con un Bando di gara30 pubblicato a fine 1989 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione, per appaltare i lavori di costruzione che, nelle dichiarazioni della Giunta, avrebbe dovuto rappresentare un'iniziativa con significative ricadute socioeconomiche sulla comunità di Monterotondo, ma che, in pratica, si rivelò solamente un pozzo senza fondo in cui riversare buona parte di quelle preziose risorse economiche erogate dalla citata legge 896. In merito a questo impianto non risulta sia mai stato chiesto il parere, quantomeno consultivo, della popolazione; come altre volte la decisione era stata presa in Giunta, in barba a democrazia, trasparenza e partecipazione. Peraltro il completamento si è concluso intorno al 2008 a circa il doppio della spesa prevista. Questo periodo di quasi 20 anni in cui si è trascinata l'impresa, avrebbe dovuto convincere anche il più sprovveduto amministratore comunale che il gioco non valeva la candela, ossia che il bilancio tra costi finali e ricavi - assenti - era talmente passivo da escludere di proseguire nell'impresa.

29 Sergio Rizzo, Razza stracciona, pag. 193, Il Regno dei mediocri. 30 "Comune di Monterotondo Marittimo Provincia di Grosseto - Estratto di bando dì gara - Questa Amministrazione comunale intende appaltare i lavori di costruzione del Palazzetto dello sport mediante licitazione privata con il criterio di cui all' art 1 lett e) della legge 2/2/73 n 14. L'importo dei lavori è di L 886.674.138. Il Bando di gara è stato inviato in data 15/12/89 per la pubblicazione alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Gli interessati potranno essere invitati alla gara inviando entro il 13/1/1990 domanda di partecipazione cosi come previsto nel bando. Il Sindaco Boris Zazzeri."

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Per contro questo impianto è stato un ricorrente fiore all'occhiello dei programmi elettorali per tutti questi anni; ma quali sono le concrete ricadute di questa struttura a Monterotondo? Ad oggi è gestita da l'Unione Sportiva di Monterotondo ed utilizzata per rare iniziative a livello comunale. E' reale sviluppo, o progresso? Nessuna delle due categorie sembra applicabile a questo Palazzetto, né appare offrire alcun particolare appeal al territorio per un auspicato incremento di turismo locale. Problemi maggiori sorsero per l'impianto di teleriscaldamento dell'abitato, da vapore refluo di centrale geotermica, progettato e realizzato a Monterotondo. La Deliberazione n. 355 del 25/10/89 dava avvio a questa iniziativa nonostante la magistratura successivamente dichiarasse illegittima la deliberazione per la carenza assoluta di copertura finanziaria. In pratica le richieste di contributi avanzate al Ministero dell'Industria, furono riconosciute irregolari nel 1992 dalla Magistratura. Ciò portò alla condanna per falso ideologico di tutta la Giunta in carica nel 1990, confermata dalla sentenza definitiva del 2003 della Corte di Cassazione a cui avevano fatto ricorso i condannati. I lavori furono appaltati nel 1990 alla cooperativa reggiana di costruzioni Orion s.r.l. di Cavriago, ma ancora a maggio 1994 l'impianto non era entrato in funzione, mentre il costo era lievitato a 3,5 miliardi. Questo rapporto con Orion negli anni successivi ebbe dei pesanti strascichi giudiziari per mancati pagamenti da parte del Comune, culminanti poi con il pignoramento del Comune per 1 miliardo di lire. Situazione più che prevedibile, viste le premesse. Inoltre questo impianto si rivelò negli anni seguenti del tutto sottodimensionato rispetto alle effettive esigenze della popolazione e furono necessari costosi e ripetuti adeguamenti per soddisfare le reali necessità di riscaldamento delle utenze. Seppure per il teleriscaldamento si possa parlare di progresso, per gli evidenti risvolti di funzionalità, efficienza ed efficacia, tuttavia al termine dei lavori scompare l'effetto sviluppo/occupazione e pertanto le ricadute socioeconomiche risultano nulle, ancor più per l'appalto ad una società totalmente estranea al comune e provincia. Come si evince dalla datazione, le suddette iniziative furono deliberate dall'Amministrazione durante la legislatura del sindaco Boris Zazzeri. Dalle elezioni amministrative del 1990 a Monterotondo emerse vincente la coalizione PCI-PRI-PSDI e, nonostante il numero di preferenze indicasse vincente Mazzolli, costui rifiutò, e l'incarico di sindaco31 fu affidato a Giovanni Gennai che si assunse l'onere di proseguire i gravosi impegni precedenti. Durante questa legislatura arrivò la condanna32 di 4 anni con la condizionale a Gennai per reati, art. 81, cpv-323, I comma, per abuso di potere, falso ideologico, omissione di atti d'ufficio per la citata discarica. Da lui stesso fu riconosciuta la colpevolezza per pattegiare la pena. Le dimissioni di Gennai arrivarono il 2 dicembre 92. A seguito di ciò la Giunta entrò ufficialmente in crisi. Già il 4/12 il Partito Socialista di Monterotondo tirò le conclusioni della situazione e chiese di ricorrere al voto. Parimenti il 9/12 fu avanzata da parte di Sviluppo e Ambiente la richiesta di scioglimento della giunta e elezioni anticipate, peraltro ancora senza alcun seguito. Diversamente dalle sollecitazioni indicate, il 12/1/9333 il gruppo di maggioranza elesse sindaco Alessandro Giannetti che, resosi conto delle gravi responsabilità in gioco, rinunciò il 21/6/93. Il gruppo Sviluppo e Ambiente avanzò il 15/2/93 una nuova proposta di commissariamento prefettizio del Comune, ancora senza seguito in tal senso. Ulteriore tentativo di incarico fu assegnato il 7/8/9334 a Ezio Lenzi che diede le dimissioni il 27/11/93 per motivi interni alla maggioranza, ma poi fu parimenti condannato per la vicenda teleriscaldamento.

31 Delibera Consiglio Comunale n.82 del 21/5/1990. 32 Procura di Grosseto Procedimento Penale n. 456/92. 33 Delibera Consiglio Comunale n.2 del 12/1/1993. 34 Delibera Consiglio Comunale n.70 del 7/8/1993.

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Infine, per esaurimento di persone in lista, l'incarico fu assegnato ad Avio Bardelloni il 16/1/199435 che proseguì sino alle elezioni del 1995. In pratica una Amministrazione comunale allo sbando per 4 anni a seguito di gravi errori gestionali, e di relative condanne della magistratura, ma che, ciononostante, non ritenne fosse il caso di andare ad elezioni anticipate per dare alla popolazione l'opportunità di valutazione e di scelta, benché sollecitata in tal senso dai gruppi di minoranza. Per la serie: "Ave' la testa come un aratro da seme." Ma come si fa a non sottoporre al giudizio degli amministrati simili amministratori incapaci? Questa è democrazia o un regime bulgaro? Parlare di inadeguatezza di questa Amministrazione comunale, sia nella gestione interna, che nei rapporti esterni con le ditte appaltate, è veramente dire poco! Si è dimostrata una colpevole superficialità decisionale ed una incompetenza a 360 gradi. Una chiara spiegazione dei fatti sinora illustrati, relativi a scelte improvvide e molto critiche sul piano economico dell'amministrazione comunale, deriva dal livello di istruzione inadeguato dei componenti dei Consigli Comunali di Monterotondo. Dai dati ufficiali regionali36 risulta che, ahinoi, dal 1985 ad oggi, si registrano solamente 3 differenti laureati, presenti in tutto per 4 legislature. Peraltro statisticamente si rileva una preponderante presenza di consiglieri con titolo di scuola media inferiore e casi di licenza elementare persino tra i sindaci e vicesindaci! Come dice Sergio Rizzo in Razza stracciona: "Il Regno dei mediocri." Quando in una Giunta comunale mancano specifiche competenze, è necessario affidarsi a consulenti esterni professionisti, ad evitare errori che, alla distanza, risultano di gran lunga più onerosi e impattanti dei costi delle consulenze; in questo caso consulenze mai considerate necessarie, né effettuate. Evidentemente da parte di questi personaggi non esisteva né la coscienza dei propri limiti, né la capacità di valutare la competenza necessaria per governare una amministrazione comunale nella legalità normativa e nella correttezza e prudenza economica. E' anche vero che "Chi ha il mestolo in mano fa la minestra a modo suo", ma Monterotondo non gode di extraterritorialità rispetto allo stato italiano, dove vigono leggi e norme specifiche, e le conseguenze le pagano anche gli incolpevoli amministrati! Quale era la strategia a monte delle citate iniziative fallimentari? Oltre che oscura, appare contraddittoria rispetto alle martellanti richieste di sviluppo e occupazione delle campagne elettorali. Come pure per il singolare ricorso alla cooperativa reggiana Orion, della Legacoop, invece dell'utilizzo dell'autoctona Cooperativa Produzione Lavoro e Trasporti s.r.l. di Monterotondo; ma si sa, gli ordini del partito non si discutono, anche se in contraddizione con gli interessi locali. Allo stato dei fatti le scelte errate si devono ascrivere solo ad una allucinante improvvisazione, a velleitarismo partitico, ad una interpretazione sui generis di sviluppo che nulla ha di sostenibile, ma lo millanta e ne trae fonte di finanziamento pubblico, da distribuire a sodali e clientele. Uno sviluppo drogato, parassitario e clientelare, fondato su contributi pubblici, pari alla famigerata Cassa del Mezzogiorno ed alle conseguenti "cattedrali nel deserto", benché nel passato proprio le sinistre siano state fortemente critiche col governo nazionale verso queste tipologie di misure economiche. Un vero paradosso! Gli avvenimenti qui sopra riportati presentano notevoli analogie con altri, svoltisi sempre a Monterotondo, ma nel 1887. La cosidetta "Società del fiasco"! Una vicenda all'origine del famoso detto locale: "Non fare come gli anarchici di Monterotondo, che consumarono tutto il vino, ma lasciarono vuota la cassetta dei soldi"!

35 Delibera Consiglio Comunale n.2 del 16/1/1994. 36 Fonte: al 1/3/2013 dal sito: http://monterotondomarittimo.luoghi.testitecnici.it/Content/Details/h.aspx

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I fatti, riportati da una interessante ricerca storica di Clara Ghirlandini37, sono ufficialmente confermati dai verbali d'epoca dei Carabinieri della Sezione di Massa Marittima, da cui risulta che: "Detti soci prendono il vino e i liquori all'ingrosso e tengono una cassa ove depositano volta per volta il denaro che pagano ogni individuo che beve e perde nel gioco, calcolando un tanto il litro a ragione di compra il vino e liquori acquistati e più pagano ogni socio due soldi al mese per pigione di casa e consumo d'arnesi e lume senza che si abbia guadagno alcuno dei soci né altre persone. [...] Lo scopo di detta società è per non pagare il dazio di consumo e per essere liberi dalla vigilanza della forza pubblica per giocare a quei giochi che più gli piace e così si trattengono come ho detto in detta casa sino ad ora tarda di notte." 38 Stessa irresponsabile presunzione di superiorità rispetto alle leggi vigenti, stessa volontà di avvantaggiare un gruppo ristretto, stessa impudenza, stessa ipotetica furbizia, stessa irresponsabilità! Evidentemente a Monterotondo "I’ llupo perde i’ ppelo, ma non i’ vvizio!" Nel frattempo il quadro politico italiano aveva avuto uno scossone nella sinistra. Il PCI si sciolse il 3 febbraio 1991, con la svolta della Bolognina del segretario Achille Occhetto al XX Congresso Nazionale, e la costituzione del Partito Democratico della Sinistra (PDS) aderente all'Internazionale Socialista. Fenomeno conseguente alla fine della guerra fredda ed alla caduta del muro di Berlino (1989). Contestualmente dalle frange contestatarie della mozione di Occhetto nacque il Partito della Rifondazione Comunista che aveva inglobato anche Democrazia Proletaria. I riflessi di questo quadro politico italiano si fecero sentire anche a Monterotondo.

37 Clara Ghirlandini, La Società del fiasco, La Comunità di Pomarance, Anno XIX, n.1, 2006. 38 Protocollo n. 315, Divisione III, Giugno 1887, Carabinieri della Sezione di Massa Marittima, Legione di Siena.

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Uno scandaloso finanziamento

"Molti fanno mercato delle illusioni e dei falsi miracoli, così ingannando le stupide moltitudini."

(Leonardo da Vinci)

Sull'onda dei citati significativi insuccessi si diede il via anche alla vicenda Ecomilk che occuperà molte pagine seguenti, oltre ad avere occupato un lasso di tempo che si trascina sino ai giorni nostri. Come detto in precedenza, nel gennaio 91 fu presentato in Provincia di Grosseto un progetto della società Geolat s.r.l., in collaborazione con l'onnipresente COSVIG, per un "Progetto innovativo integrato per la depurazione dei reflui dei caseifici delle province di Grosseto, Siena e Toscana in genere", che tuttavia non ebbe seguito in questa formulazione, ma che vide solamente l'uscita della società Geolat dall'ipotesi realizzativa. Ciò spinse in primo piano COSVIG a trovare un nuovo partner e ad una rilevante attività di pressione su Regione, Provincia e Comune per spianare la strada a questa iniziativa. Abbiamo già citato la Richiesta di Ammissibilità al contributo CEE del 19/11/1992, in cui si definisce l'attività ed i processi dell'impianto da realizzare. Si badi bene che si tratta di finanziamenti a fondo perduto, non di prestiti agevolati! Seguono i primi documenti di variante al Piano di Fabbricazione comunale a dicembre 1992, in cui si definiscono tutti gli estremi necessari all'insediamento industriale in località Carboli, ossia ubicazione, planimetrie, dimensioni, parametri costruttivi, tipologia attività, etc. Inoltre il Consiglio Comunale del 5/2/93, con delibera n. 9, approvava il progetto presentato da Calbiotech, nuovo partner di COSVIG, per l'impianto di trattamento dei reflui di caseifici con finanziamenti per ben 11,5 miliardi di lire, tra pubblici e privati, e con una garanzia di solo 17 occupati. Infine all'8/11/1993 risale l'atto di costituzione di "Monterotondo Eco Milk S.r.l." - citata più semplicemente come "Ecomilk" - che "... ha per oggetto la progettazione, costruzione e gestione di un impianto integrato per la depurazione dei reflui di caseificio nonché per l'utilizzazione di scarti agro industriali e residui/surplus dell'agricoltura; per la commercializzazione di sostanze destinate al settore agricolo/alimentare/farmaceutico ..." con un capitale sociale di 20 milioni versati dai soci: Cooperativa Lavoro e Servizi LA.SER. S.r.l. di Monterotondo 8%; Calbiotech S.r.l. di Ravenna 38%; CO.SVI.G. S.r.l. 54%. Il coronamento di tutti gli sforzi di COSVIG fu l’Accordo di Programma39 sottoscritto tra Regione Toscana, Provincia di Grosseto e Comune di Monterotondo M. in data 27/04/1994. L'obiettivo dichiarato da questo atto era "... la riconversione delle attività minerarie e la promozione di attività economiche alternative" conseguente al Protocollo di Intesa40 del 26/7/93 tra Regione, Provincia e comuni di Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada e Scarlino, per l'attivazione di accordi di programma per superare la crisi occupazionale "... che ha investito il comparto chimico-minerario dell'Area Nord della Provincia di Grosseto (Colline Metallifere), a concorrere e quindi a procedere alla conclusione di Accordi di programma, distinti e relativi a specifici interventi, oppure a ciascun ambito territoriale comunale, sulla base delle situazioni già in essere o già attivate dai Comuni;". In pratica una sorta di ammortizzatore sociale mascherato da iniziativa imprenditoriale, benché discutibile e infondata. 39Approvato dal Consiglio Comunale il 20/5/94, e dalla Presidenza della Giunta Regionale con decreto n. 501 del 15/06/1994 e pubblicato sul BURT n. 44 del 29/06/1994. 40 BURT n.53 del 25/8/1993

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Sebbene questa operazione preveda finanziamenti pubblici, tuttavia nel testo dell'Accordo del '94 i riferimenti agli investimenti necessari risultano reticenti. Si dichiara la necessità di urgenza di approvazione degli atti relativi ad evitare il rischio di "... decadenza dai finanziamenti previsti ..." e che " ... La regione Toscana si impegna a finanziare lo svolgimento di corsi di formazione e riqualificazione professionale ...". Ma, in violazione alla normativa41, nulla è esplicitato in termini di cifre sull'impegno economico da parte della pubblica amministrazione, né per l'anno corrente, né come investimenti negli anni successivi, sia in denaro liquido che di superfici demaniali concesse in uso a tempo indeterminato. E ciò avviene nonostante siano già stati approvati dal 13/9/1993 i citati contributi regionali da fondi CEE per 9 miliardi di lire e sia dichiarata la necessità di costituire un diritto di superficie sulle aree demaniali regionali destinate all'impianto. Tra l'altro contributi concessi in data anteriore alla costituzione della società Ecomilk ed all'Accordo di Programma! E regolare tutto ciò? Singolarità e anomalie talmente gravi da escludere possibili svarioni casuali, ma che influiranno sensibilmente sullo sviluppo dell'iniziativa di COSVIG a Monterotondo. Inoltre nell'Accordo di Programma per le attività previste a Monterotondo si millantavano 100 posti di lavoro complessivi, ma in particolare per Ecomilk solo 40 occupati, e, come vedremo nel seguito, cifra ridimensionata numerose volte, e infine inferiore alla decina nella realtà dei fatti. Pertanto, da un rapido calcolo, risulta che ciascun posto di lavoro ipotizzato sarebbe costato ben 225 milioni a testa, nella migliore delle ipotesi, senza considerare il valore dei terreni regionali in pratica regalati. Uno vero sproposito! Tuttavia sappiamo dai dati della citata delibera comunale n.9 del 5/2/93, che i finanziamenti necessari ad Ecomilk ammontino a ben 11,5 miliardi di lire e che gli occupati previsti siano solo 17. Ossia siamo ad un costo di oltre 676 milioni per occupato!!! Uno schiaffo all'intelligenza dei cittadini e alla corretta gestione di fondi pubblici e privati. Nel seguito vedremo che la realtà sarà ben peggiore di quanto mostrato sin qui. Proprio il 1994 è un anno fondamentale per il progetto Ecomilk, in quanto in questo periodo si perfezionano gli atti pubblici che danno vita concretamente a questa impresa, con la prima concessione edilizia e la Convenzione con il Comune. Peraltro risulta che COSVIG promuovesse in tutti i modi e mezzi questo impianto presso Amministrazione comunale e popolazione, millantando ricadute e opportunità occupazionali. Il livello di plagio operato sull'Amministrazione comunale da parte di COSVIG emerge evidente nel Consiglio Comunale del 20/5/94 per la ratifica dell'Accordo di Programma, ed innesca una accesa reazione da parte dei rappresentanti del gruppo Sviluppo e Ambiente, Sodani e Tarantino, facendo volare parole pesanti da ambo le parti e creando momenti di contestazione elevata, tali da non consentire neppure la corretta verbalizzazione degli interventi. Il neo Sindaco Avio Bardelloni (PDS) - guarda caso consigliere nel CDA di COSVIG - a fronte delle forti perplessità sotto il profilo programmatico e ambientale espresse dal consigliere Sodani, ma non solo, si schiera in una intransigente posizione e: "... si dichiara addolorato e inorridito in conseguenza di quanto dichiarato dal Consigliere Sodani, ha parole di biasimo nei suoi confronti perché respinge in un periodo di crisi una grossa opportunità a beneficio di tutti per giocare la carta della sopravvivenza essendo previsti anche soltanto 40 posti di lavoro."42 Pur sapendo che in realtà i posti garantiti erano solo 17, come evidenziato in precedenza. Il Sindaco non poteva che avvalorare e magnificare le tesi di COSVIG; ma quale migliore occasione per rispondere agli attacchi con un Piano Industriale e uno Studio di Fattibilità43 a sostegno attendibile dei millantati posti di lavoro, veri specchietti per le allodole di abili imbonitori? Se nulla di tutto ciò venne presentato fu perché inesistente o dai contenuti impresentabili. Nell'Accordo ratificato dal Consiglio risultavano ben 36 diversi documenti tra Piano di Edificazione 41 L'art. 27 della L. 142/1990, Accordi di Programma, recita tra l'altro: "... determinarne i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento." 42 Verbale Consiglio Comunale di Monterotondo M. del 20/5/94. 43 Quelli indicati sono gli strumenti minimi per valutare una iniziativa.

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e Urbanizzazione, Variante al P.D.F., Opere di Urbanizzazione, ma neppure una traccia dell'indispensabile Business Plan o di un adeguato Studio di Fattibilità. Ossia alla descrizione del progetto imprenditoriale mancano le fondamentali risposte alle famose domande: cosa, dove, come, quando, ma soprattutto, perché? Elementi cruciali per la valutazione economica della solidità e credibilità di una impresa da avviare. Tuttavia tutto si risolse con l'approvazione a maggioranza. Triplo salto mortale senza rete! Pare che all'epoca qualcuno abbia commentato: "Tra bischeri s'annusano!" Di questa vicenda un aspetto risulta drammatico. Se il progetto si fosse basato su iniziativa e capitale privato, e con occupati reperiti normalmente sul mercato, il rischio d'impresa avrebbe potuto anche comprendere l'assenza di un Business Plan; per la serie: "contento lui ...!". Diversamente, l'obiettivo dichiarato dall'Accordo di Programma, firmato dalle P.A., era di "... superare la situazione di crisi economico-occupazionale ..." del territorio, tramite iniziative alternative sovvenzionate con denaro pubblico. Ossia, un'opera strategica la cui fattibilità e certezza di solidità economica avrebbero dovuto essere totali, per escludere il rischio di sperpero di risorse pubbliche e di rimettere gli occupati nuovamente in mezzo alla strada. In altre parole, se si voleva salvare questi naufraghi gettandogli una zattera, non è accettabile che questa fosse Luna Rossa della America's Cup, ma priva dei tappi di sentina! Di questi aspetti basilari avrebbero dovuto farsi garanti gli Enti locali stipulanti: Regione, Provincia e Comune, ed in particolare l'Amministrazione di quest'ultimo, sede dell'impianto da realizzare. Come è facile comprendere da quanto sinora esposto, è rilevante il grado di approssimazione e superficialità con cui si è proceduto in assenza degli strumenti di analisi economica e di mercato utili a garantire la solidità dell'impresa. Le responsabilità sono evidenti e le gravi conseguenze, esposte nel seguito, erano più che prevedibili. Il tutto avallato dal PDS comunale e provinciale, evidentemente interessati più al consenso elettorale, che ad una reale risoluzione duratura del problema occupazionale locale tramite serie iniziative affidabili. Come mai non è intervenuta la Corte dei Conti per censurare un finanziamento pubblico con uno scandaloso rapporto costo/occupato di 676 milioni, esorbitante in rapporto alle più rosee previsioni di ricadute socioeconomiche connesse ad un impianto privo di Piano Industriale e palesemente inconsistente? Tra l'altro inspiegabilmente un finanziamento a fondo perduto, invece che un prestito a tasso agevolato! Cos'è Monterotondo, il paese di Bengodi? E i sindacati si sono resi conto di avere collaborato alla costruzione di una bomba a orologeria?

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Il Principe

"Qui non ti narrerò, benigno lettore, il giudicio di Paris, non il ratto di Elena, non l’incendio di Troia,

non il passaggio d’Enea in Italia, non i longhi errori di Ulisse, non le magiche operazioni di Circe, non la distruzione di Cartagine,

non l’esercito di Serse, non le prove di Alessandro, non la fortezza di Pirro, non i trionfi di Mario,

non le laute mense di Lucullo, non i magni fatti di Scipione, non le vittorie di Cesare, non la fortuna di Ottaviano,

poiché di simil fatti le istorie ne danno a chi legge piena contezza; ma bene t’appresento innanzi un villano brutto e mostruoso

sì, ma accorto e astuto, e di sottilissimo ingegno;"

Giulio Cesare Croce44

Ebbene sì! Volenti o nolenti il signor B. ed il suo ventennio sono passati alla storia nazionale. Ma non è detto che di signor B. ce ne sia stato uno solo. In particolare qui tratteremo di uno meno noto, totalmente trascurato dai media nazionali, ma non per questo ritenuto, anche da molti abitanti di Monterotondo di differenti tendenze politiche, meno pervasivo, autoritario, disinvolto, fazioso, pernicioso per la comunità locale e il territorio. Un paradosso emblematico agli antipodi della strategia di Adriano Olivetti. Seppure sia vero che un conto è parlare del campo d'azione di un imprenditore privato, altra cosa è il margine operativo di un amministratore pubblico. Tuttavia il personaggio di cui ci interessiamo nel seguito, pur essendo un sindaco, si è comportato, nel bene e nel male, alla stregua di un privato imprenditore, e vedremo le varie iniziative sviluppate non esattamente trasparenti, anzi. Niccolò Machiavelli nel 1513 tracciava con Il Principe le strategie dei principati e dei metodi per mantenerli. Opera da sempre ritenuta fondamentale per un governo mirato a gestire saldamente il potere nelle mani del signore. A quanto pare il "nostro" sembra essersi ispirato proprio a quest'opera di Machiavelli, in particolare alle qualità raccomandate per un "principe" ideale, tra cui la capacità di essere "simulatore e gran dissimulatore" e quella di mostrare la necessità di un governo per "il benessere del popolo". Una cosa è l'ispirazione, ben diversa è l'attuazione, in particolare quando non si è compresa la profondità dell'opera, e quando non si può aspirare che a molto meno. Infatti è fuori di dubbio che per oltre un decennio il governo di Monterotondo M. sia stato una baronia sui generis, o una "satrapia", come dice Sergio Rizzo. Lo dimostra la gestione disinvolta e spregiudicata di tutti gli aspetti socioeconomici, coerente alla massima machiavellica: "Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati". Stiamo parlando del periodo compreso tra il 1994 ed il 2009, in cui il nostro signor B. ha governato inizialmente come primo cittadino, e dal 2004, come "grande vecchio", tramite un uomo schermo. Le vicende di condanne e dimissioni dei primi anni '90 a Monterotondo avevano portato all'elezione del nuovo sindaco nella persona del signor Avio Bardelloni, da molti anni ben introdotto nella sezione locale del PCI fin dal 1985. Benché parimenti condannato, aveva approfittato dell'eliminazione dei suoi sodali per accedere alla carica di primo cittadino, essendo stato meno esposto dei sindaci precedenti e in attesa degli esiti dei ricorsi che si concluderanno nel 2003.

44 Giulio Cesare Croce, Le sottilissime astuzie di Bertoldo, Proemio

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Il più forte impegno a partire dal 1993, nonostante non ancora sindaco, andò all'iniziativa Ecomilk. Quindi dal 16/1/1994 era divenuto sindaco, in quanto superstite tra gli aderenti alla lista del 1990, tenuto conto: dell'uscita dalla coalizione di Sodani, Mancini e Tarantino, delle dimissioni di Gennai, Mazzolli, Giannetti e Lenzi, e dei rifiuti di Fidanzi, Martignoni, Marchi e Comparini. In pratica era rimasto solo lui! E ciò, nonostante le vibrate proteste della minoranza che giustamente chiedeva il ricorso alle elezioni, visto i pessimi risultati delle iniziative della coalizione, con condanne della magistratura, una montagna di debiti accollati al Comune, e posti di lavoro mai visti. E da subito il signor B. mostrava il suo carattere nella citata seduta consiliare del 20/5/94 in cui si procedette alla ratifica dell'Accordo di Programma mirato alla riconversione delle attività minerarie e la promozione di attività economiche alternative, quantomeno nelle intenzioni. Quando nel 1994 ottenne l'incarico di primo cittadino, toccò il cielo con un dito e le elezioni del 1995 furono per lui una conferma di validità della linea politica spregiudicata ed uno stimolo a maggiormente promuovere e facilitare il progetto Ecomilk. La Campagna elettorale del 1995 puntò principalmente proprio sul progetto Ecomilk, proposto come una panacea risolutiva di tutti i mali, sia per l'amministrazione che per gli abitanti. Ma altro tema toccato dalla intensa propaganda elettorale fu la promessa di rapido completamento del teleriscaldamento, problema davanti agli occhi di tutti gli abitanti per il grave disagio dei lavori in corso nelle strade del paese messe sottosopra. Anche per il Palazzetto dello sport furono sciorinate promesse ulteriori di ultimazione a breve, nonostante i continui rinvii e problemi. Nascondendo tuttavia che già si evidenziavano severi problemi di bilancio per coprire queste spese, come negli anni seguenti fu palese a tutti. Tuttavia in quegli stessi anni a Monterotondo si consumava la vicenda delle Terme del Bagnolo di cui venne dichiarato il fallimento a settembre del 1992, dopo che la società privata proprietaria era incappata in alcune disavventure giudiziarie. Questa realtà locale rappresentava una importante presenza imprenditoriale nel comune. L'impianto delle Terme del Bagnolo e lo Sporting club, erano costituiti da due strutture alberghiere e un attrezzato impianto termale, una piscina e campi da tennis; oltre al movimento turistico connesso ciò significava circa una cinquantina di lavoratori tra occupati ed indotto. Alla fine del 1994, venne indetta la prima asta, partendo da una valutazione di poco superiore ai sei miliardi. Nonostante tutte queste persone a spasso, l'amministrazione rifuggì dalle richieste della minoranza di discutere il problema in Consiglio comunale e nelle pubbliche assemblee. Men che meno se ne interessarono i sindacati; evidentemente si trattava di "lavoratori di serie B", di cui non era previsto di curarsi. La strategia dell’Amministrazione comunale appare contradditoria in merito a ciò. Infatti risulta che commissionò a COSVIG uno studio apposito, pagato 40 milioni di lire, per un'analisi di sviluppo di questa struttura termale. Come al solito non furono resi pubblici i risultati, né informato il Consiglio comunale. Comunque se ne interessò l'onnipresente COSVIG che presentò un progetto in Provincia di Grosseto in data 29 aprile 1997 per l'ammissione ad un contributo previsto dal Patto Territoriale. In data 7 ottobre ‘97 avvenne la vendita all’asta con l’acquisto da parte della Ornocchi snc di Prato per 1,7 miliardi. Pertanto COSVIG il 5 dicembre precisava che il titolare del progetto, ossia il “beneficiario” del contributo previsto dal Patto Territoriale, diventava la società Ornocchi snc di Prato; tuttavia la successiva erogazione di 1,362 miliardi da Patto Territoriale per l’acquisto e la ristrutturazione delle “Terme di Bagnolo” andò ad una terza società denominata Aqualife. Singolari passaggi di titolarità che sollevarono non poche eccezioni in consiglio provinciale per sospette illegittimità su reale proprietà, statuti sociali, oltre alle dichiarazioni iniziali di COSVIG di partecipazione nell'iniziativa e successiva retromarcia. Singolare che, a fronte del crollo del valore della proprietà ad un importo appetibile, il Comune non abbia deciso di partecipare direttamente, magari con una cordata tra più amministrazioni e un azionariato diffuso, per questa struttura cruciale per i destini del paese. In realtà, da questo momento, l'argomento terme è stato sempre visto come fumo negli occhi. Ossia, mentre altrove il termalismo offre opportunità di sviluppo sostenibile e di tutela ambientale contro impiantistica inquinante ed impattante, qui si capovolge l'approccio e le terme vanno evitate per lasciare campo

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libero a iniziative industriali critiche, improbabili e prive di prospettive. Nel 1995 i risultati delle elezioni amministrative decretarono la vincita dell'Unità Democratica con il 76,5% di voti e l'elezione da sindaco di Avio Bardelloni. Vicesindaco, non di origine elettiva, fu scelto Guerriero Catiello. Ma chi era il signor B. di Monterotondo? Nato a Monterotondo il 15/06/1950. Grado di istruzione: diploma professionale post media inferiore - Consigliere comunale già dal 1985. Assessore dal 4/12/92. Dipendente ENEL con mansione operaio meccanico nella Centrale geotermica del lago; consigliere COSVIG; consigliere in Comunità Montana, consigliere COSECA. Risulta già in lista nella tornata elettorale del 1990 in cui ottenne 59 voti nella coalizione tra PCI, PRI e PSDI, e in carica come assessore fino al 93. Appare come un asso pigliatutto, con la sindrome comune a molti altri italiani di presenza in più consigli di amministrazione di vari enti. Oltretutto ciò fa sorgere il sospetto di conflitto di interesse, come esamineremo nel seguito. Il periodo in esame singolarmente coincide con la "discesa in campo" - del 1993 - dell'altro ben più autorevole a livello nazionale signor B., dal cognome di notevole assonanza con questo; quel Silvio da cui il nostro, prescindendo dalle millantate posizioni ideologiche, sembra abbia tratto consistenti suggestioni strategiche: verticismo esasperato, personalizzazione estrema, assenza di modello di riferimento, paura di una democrazia reale, gestione a colpi di slogan inconsistenti, persistente clima di campagna elettorale. Un esempio eclatante della spregiudicatezza del signor B. è già nei primi passi della vicenda Ecomilk. L'atto di Convenzione del 25/8/1994 è stipulato tra Comune di Monterotondo ed Ecomilk circa il Piano di Edificazione ed Urbanizzazione per 6 ettari in località Carboli su terreni già dichiarati all'epoca a disposizione della società, ma il cui reale Diritto di Superficie sarà concesso dalla Regione Toscana solo nel 1997. Questa Convenzione, firmata pagina per pagina dal Sindaco Bardelloni, sanciva l'obbligo di Ecomilk a realizzare le opere di urbanizzazione: strade; aree di sosta e parcheggio; rete idrica; fognatura bianca e nera e impianto di depurazione; pubblica illuminazione con rete Enel, compresa cabina di trasformazione; rete telefonica; spazi verdi attrezzati. L'aspetto cogente di queste opere di urbanizzazione era che "... l'Amministrazione Comunale non potrà rilasciare il certificato di abilità o agibilità delle strutture già costruite, qualora le urbanizzazioni e la sistemazione di ogni spazio pubblico, ivi comprese le aree a verde, non risultino già ultimate e perfettamente agibili e fruibili dalla collettività." (art. 5). Ed inoltre che: "La parte lottizzante si obbliga per se e per i suoi aventi diritto a cedere al Comune di Monterotondo Marittimo le aree e le opere di urbanizzazione primaria indicate in perfetto stato di manutenzione entro la data di completamento dell'intera area, e comunque non oltre il decimo anno dalla sottoscrizione della presente convenzione, garantendone il pubblico uso sin dalla loro realizzazione." (art. 7). Obblighi ancor oggi in vigore, non soddisfatti neppure parzialmente, neanche dalla società acquirente Solemme, con danno patrimoniale per il Comune, che peraltro negli anni successivi concesse irresponsabilmente i certificati di abilità e agibilità. L'autore di quelle firme, foglio per foglio, fu il primo a violare l'impegno non esigendo la consegna delle opere, ma dando la certificazione di agibilità!

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Il cavallo di battaglia

"Nel paese della bugia, la verità è una malattia."

Gianni Rodari

Ma i fatti indicati furono solo un preludio. Nonostante le più rosee previsioni del sindaco e la sua "protezione" quale angelo custode dell'impresa, molti nodi al pettine si presentarono sulla strada del progetto Ecomilk. La prima licenza edilizia concessa era del 07/09/1994 n. 8, per la realizzazione delle "opere di urbanizzazione primaria", previste nell'Accordo di Programma e Convenzione stipulata pochi giorni prima. Non è mai stata divulgata la documentazione del progetto dell'impianto, di cui, a posteriori, si dubita della completezza e accuratezza, per i rilevanti problemi poi emersi. Alla prima licenza seguirono quelle del 13/10/1995 n. 20, del 25/07/1996 n. 6, oltre a 2 varianti edilizie, sempre del 1996. C'è da sottolineare che tutti questi lavori edilizi in corso vengono realizzati da parte di Ecomilk su terreni che ancora risultano intestati alla Regione, poiché ancora non è stato concesso il "diritto di superficie" previsto dall'Accordo di Programma. Fosse stato un privato qualsiasi, sarebbero intervenute le denunce per costruzione abusiva. E' proprio in questo periodo che vengono stipulati i primi tre contratti45 di Ecomilk con S.E.T. Srl per la realizzazione degli impianti per la produzione di lattosio, lattulosio e biofertilizzanti, fondamentali per la società e per dare seguito all'Accordo di Programma. Nel Settembre '96 il cantiere fu interessato da una grossa frana che provocò un costo aggiuntivo di circa 500 milioni ed un prolungamento dell'attività di cantiere valutabile in 7-8 mesi, per la realizzazione di una imponente palificazione in calcestruzzo armato realizzata a monte dell'impianto. Viene spontaneo domandarsi se nel progetto dell'impianto fosse compresa la relazione geologica46; è molto probabile che fosse assente non essendo stato richiesto alcun risarcimento danni ad alcuno. Il 23/12/1996 è stipulato il quarto contratto con S.E.T. Srl, sempre per l'impianto di lattulosio. A seguito di richieste della locale stazione dei Carabinieri, il cantiere è stato interessato da sequestri cautelativi in agosto e ottobre 97 per alcuni giorni consecutivi e dal 20/12/1997 al 14/9/98 per sequestro parziale della piattaforma di stoccaggio.47 Tutti problemi connessi a irregolarità esecutive, di cui fu chiesta la sanatoria, rilevate sia dalla Procura della Repubblica, che dall'Ufficio Tecnico comunale. Con Decreto n. 1811 del 4/4/1997 la Giunta regionale approvava l'erogazione di L. 2.713.095.000 per la realizzazione dei lavori relativi al progetto di Ecomilk. Una boccata di ossigeno! Al 28/5/97 la Calbiotech srl, azionista di Ecomilk, viene messa in liquidazione dal Tribunale di Ravenna48, pertanto restarono azionisti COSVIG e Cooperativa Lavoro e Servizi di Monterotondo. Finalmente in data 21/7/97 la Regione Toscana concede il "diritto di superficie" ad Ecomilk, specificamente destinato "... per la costruzione di un impianto per recupero e trattamento siero di latte sui terreni di proprietà regionale ...", e non per altri "troiai"! Ma ciononostante fermentavano le polemiche sull'impianto che appariva ormai a tutti come una tela di Penelope senza fine. A settembre '97 il sindaco, interpellato in proposito49, affermava che la 45 Contratti del 16/4/1995, 28/5/1995, 25/6/1995, con S.E.T. - Safe Environmental Tecnologies Srl, Firenze, Piazza del mercato nuovo, 1. 46 Una ulteriore frana, verificatasi nei primi mesi del 2014, all'interno dell'area dell'impianto, avvalora l'ipotesi avanzata di assenza dell'indagine geologica del sito, per contro cogente nel progetto. 47 Comune di Monterotondo Marittimo, prot. 1460, 10/3/99, "Situazione all'1/3/99 Impianto integrato loc. Carboli" 48 Sentenza 3632A del 28/5/97 Tribunale di Ravenna. 49 La Nazione, 21/9/97, Edizione di Grosseto, "Carboli, ancora un rinvio - Polemica sulle assunzioni: chi ha fatto i corsi non ha garanzie"

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sezione relativa al compostaggio "... dovrebbe partire a giorni ...", ma, quanto agli addetti, il Comune non se la sente di garantire le assunzioni a nessuno. Una vera doccia scozzese a quanti avevano creduto alle promesse elettorali dei millantati 40 occupati! Nel Consiglio comunale di Monterotondo del 20/11/1997, con Delibera n. 45, veniva approvata la dismissione della strada vicinale di Carboli in prossimità della variante adiacente all’area industriale di Carboli, per m 550, per accatastamento della nuova via alternativa50, con Delibera di Variante Urbanistica di rettifica dell’area di Carboli; il tutto si rese necessario per sanare uno sconfinamento nella realizzazione dell'impianto Ecomilk. Nel 1997 la società Ecomilk, resasi conto di non avere le competenze adeguate alla realizzazione dell'impianto, né al proprio interno, ne tantomeno negli azionisti COSVIG e Cooperativa Lavori, fu costretta a reperirle altrove, affidando a P&I S.r.l. Servizi ed Ingegneria per l’Ambiente (FI) lo studio di compatibilità ambientale, la direzione di commessa ed assistenza tecnica, la progettazione esecutiva, costruttiva e direzione lavori, delega all’espletamento delle pratiche e delle relative prestazioni tecniche ai fini NIP (Nuovi Insediamenti Produttivi), autorizzazione allo scarico, autorizzazione alle immissioni in atmosfera, esame progetto, autorizzazione all’esercizio, etc. Non è mai stato reso pubblico il contratto relativo né il costo dell'operazione. Conseguentemente, nel mese di dicembre del 1997 Ecomilk presentava il conto al Comune di Monterotondo: una richiesta di intervento economico straordinario per 2 miliardi al fine di sopperire alle sopraggiunte difficoltà economiche nella realizzazione dell'impianto. Tuttavia, come da tradizione, a Natale si usano i regali, e la munifica Giunta comunale omaggiò la popolazione di Monterotondo di una affollata assemblea di cui si parlò anche sui quotidiani locali51. Intervenne oltre al Sindaco, il presidente di Ecomilk, Chiacchella, ed il rappresentante di Argofin, Guerrini, società subentrata in Ecomilk. I chiarimenti vertirono principalmente sui ritardi accumulati nella realizzazione dell'impianto, in parte causati da quanto detto in precedenza. Chiacchella promise che la produzione di compost avrebbe potuto iniziare a gennaio entrante, mentre per il lattulosio se ne doveva parlare a febbraio. Un punto caldo fu quello relativo agli aspetti economici e contabili di Ecomilk, sollecitati già in passato dalla minoranza consiliare, anche per la presenza degli specifici finanziamenti CEE. Su questi aspetti il signor B. si dimostrò intransigente dichiarando che mai e poi mai avrebbe fornito informazioni sulla contabilità di Ecomilk in quanto "impresa privata" (sic). E' del 26/02/1998 il primo atto pubblico della Provincia in cui risulta il progetto Ecomilk. Con Delibera della Giunta Provinciale viene autorizzato in sanatoria a realizzare in loc. Carboli un impianto per il riciclaggio di siero di caseificio e di altri scarti e surplus agricoli per produrre biofertilizzanti naturali, concime misto e lattulosio. La sanatoria si riferisce al rilievo che è "... accertato che la costruzione dell'impianto alla data odierna risulta già iniziata pur in mancanza della prescritta autorizzazione ai sensi delle vigenti norme di legge;". Ma è pretendere troppo un procedimento contro questo abuso? Importante evidenziare che "... l'approvazione del presente progetto da parte di questa Amministrazione, sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di competenza di organi regionali, provinciali e comunali, costituisce ove occorra, variante allo strumento Urbanistico generale e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori;" 52 ossia, con un colpo di spugna cancella tutte le violazioni alle pianificazioni citate in precedenza. Tuttavia, a questo stadio, l'impianto prevede di trattare solamente materiali di origine agricola, e non rifiuti urbani o speciali quali i fanghi di depuratori.

50 Vedasi anche frazionamento allegato alla stipula del Diritto di Superficie del 19/03/1998. 51 La Nazione, 27/12/97, Edizione di Grosseto, "Carboli, a gennaio il via". 52 Deliberazione n. 74 26/2/1998, Giunta Provinciale di Grosseto, Approvazione in sanatoria Progetto per la realizzazione impianto riciclaggio siero di caseificio ed altri scarti/surplus agricoli ed agroindustriali per produrre biofertilizzanti naturali, concime misto organico e lattulosio. Paragrafo 7.

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Intanto nuova tegola si abbatte sull'Amministrazione comunale ai primi mesi del 1998, quando arriva la sentenza del tribunale sulla causa intentata da Orion Scrl al Comune di Monterotondo per i lavori svolti, ma non pagati. Si tratta di 1,35 miliardi di lire da versare alla ditta, conseguenti al contenzioso aperto dal 1995. Ma, nonostante questo rilevante debito ormai ineludibile, pochi giorni dopo, il 23/03/1998, con Delibera n.10, il Consiglio Comunale approvò la partecipazione al capitale di Monterotondo Eco Milk srl per l'importo di lire 2 miliardi, di cui 30 milioni di capitale sociale e 1.970.000.000 di lire quale sovraprezzo quote, con voto contrario dell'opposizione conseguente a interventi e documenti fortemente critici su questa scelta. Nuove promesse furono espresse circa il prossimo completamento dei lavori di costruzione dell'impianto. Tuttavia questa decisione non era mai stata prospettata alla popolazione, benché pesantemente impattante rispetto ad altri interventi pubblici comunali. E' noto che Ecomilk per l'occasione esibì una sorta di Business Plan sui generis, fin troppo sintetico, ma privo completamente di indicazioni dell'estensore, di firma e della data di riferimento, come da consolidata tradizione locale. Più che un serio bilancio preventivo di una società, appare invece come un "conto della serva" per il calcolo del ricavo; è impressionante che in questo sedicente "bilancio" tra le varie voci non compaiano affatto da nessuna parte i costi delle strutture e delle impiantistiche, e i relativi ammortamenti! Nelle intenzioni doveva rappresentare la foglia di fico per coprire le vergogne, mentre in realtà traspariva tutto! Ma nessuno si indignò per la scandalosa presa per i fondelli! L'unica cosa valida in questo documento è la lista dei debiti derivanti dai vari investitori pubblici e privati; assommavano a 16 miliardi tondi tondi. Maremma maiala! 'O tutti 'odesti soldi ci si rifaceva nove le terme! A questo punto è necessaria una riflessione sull'assetto societario di Ecomilk e le implicazioni conseguenti agli ultimi eventi citati. L'atto costitutivo della società del 1993 mostrava il 54% del capitale di COSVIG, di cui peraltro il Comune di Monterotondo era partecipe; la Cooperativa Lavoro e Servizi partecipava ad Ecomilk solo per l'8%; Calbiotech deteneva il 38% del capitale sociale. La messa in liquidazione di quest'ultima aveva scompaginato le quote sociali, probabilmente ridistribuite tra COSVIG, Cooperativa Lavoro e Servizi e la subentrata Argofin S.r.l.. Il quadro esatto della nuova situazione risulta sia dal verbale53 dell'Assemblea straordinaria Ecomilk del 01/04/1998, che dall'esposto alla Corte dei Conti del gruppo di minoranza. In pratica l'assetto societario al 1998 vedeva il capitale sociale ammontare a 4.566.666.666 di lire, tra quote e sovrapprezzi, con la presenza maggioritaria di Argofin Srl per 2.538.000.000 di lire, seguita dal Comune di Monterotondo per 2 miliardi, da Fidi Toscana Spa54 per 2 miliardi e Agenzia Regione Recupero Risorse Spa55 per 466.666.666 lire. Evidente il diretto coinvolgimento economico comunale nel futuro dell'impresa, come in precedenza non era. E ciò anche per la presenza nel Consiglio di Amministrazione di Ecomilk di Rita Gherardini, consigliere comunale di maggioranza, e di Monica Rossi, della sezione DC di Monterotondo. Peraltro ciò comportava anche inquietanti intrecci tra ente pubblico e società controllata. La presenza massiccia del Comune nel capitale sociale, sia diretta, che indiretta attraverso COSVIG, trasformava Ecomilk in una vera e propria "società partecipata", sebbene mai dichiarata

53 Repertorio 35789, Raccolta 7703, notaio Alessandro Marzocchi, Grosseto, 1 aprile 1998 - Odg: Aumento di capitale sociale; Modifica sede legale; Integrazione dello Statuto. 54 Fidi Toscana è nata nel 1975 per iniziativa della Regione Toscana e delle principali banche operanti nella regione con l'obiettivo di agevolare l'accesso al credito alle piccole e medie imprese che presentano valide prospettive di crescita ma non sono dotate di adeguate garanzie. Azionisti principali: Regione Toscana 49,53%; BMPS 25,80%; CR Firenze 7,85%. 55 L'Agenzia Regionale Recupero Risorse S.p.A., è una società avente caratteristiche in house della Regione Toscana che svolge servizi strumentali all'attività del socio unico. La società è disciplinata dalla LR 87/2009 che ne ha ridisegnato la compagine societaria chiamandola a svolgere un importante ruolo di assistenza e supporto all'attività della Regione Toscana in ambito della gestione dei rifiuti e della bonifica dei siti inquinati.

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tale. Tuttavia si deve tenere presente che l'Accordo di Programma del 1994 già sanciva la responsabilità del Comune, oltre a Provincia e Regione, circa la realizzazione dell'impianto di Monterotondo, e all'art. 7 richiamava il comma 6 dell'art 27 della Legge 142 del 8/6/1990: "6. La vigilanza sull'esecuzione dell'accordo di programma e gli eventuali interventi sostitutivi sono svolti da un collegio presieduto dal presidente della regione o dal presidente della provincia o dal sindaco e composto da rappresentanti degli enti locali interessati, nonche' dal commissario del Governo nella regione o dal prefetto nella provincia interessata se all'accordo partecipano amministrazioni statali o enti pubblici nazionali." dichiarando poi esplicitamente la responsabilità dell'assessore alla provincia di Grosseto, Rossano Teglielli, e il Sindaco di Monterotondo, Avio Bardelloni, quest'ultimo in rappresentanza sia dell'ente Provincia oltre che del Comune stesso. Il lupo a guardia del gregge! Risulta palese un assurdo conflitto tra un ente pubblico incaricato di vigilanza sul buon fine di un accordo di programma centrato su di una società, di cui in realtà partecipa nel capitale per quasi il 50%, e quindi nelle scelte e destini. Impossibile per chiunque uscire da questa situazione di cane che si morde la coda, in cui controllore e controllato sono in gran parte coincidenti. Un conflitto di interesse non sanzionato, né stigmatizzato, da alcuna pubblica autorità, ma che determinò non poche gravi conseguenze. Scenario che aumentò la sfera di potere del signor B., ormai decisore del bello e cattivo tempo a Monterotondo. Qualcuno insinuò che un non meglio identificato uomo politico del partito, in una telefonata avesse chiesto al sindaco: "Abbiamo una società?"56, ma sono sicuramente maldicenze.

56 Il riferimento è alla celebre espressione "Abbiamo una banca?" usata da Piero Fassino, parlando al telefono con l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte.

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La mutazione genetica di Ecomilk

"Mi piacciono le favole dei filosofi, rido di quelle dei bambini,

odio quelle degli impostori."

Voltaire

Fu proprio per la situazione anomala esposta in precedenza, e per altre evidenze di gestione economica corriva dei finanziamenti pubblici, ormai oltre 9 miliardi di lire, che il gruppo di minoranza "Sinistra Unita" in data 19/8/98 inviò un circostanziato Esposto alla Corte dei Conti in cui segnalava gli aspetti poco trasparenti della vicenda Ecomilk e della forte esposizione comunale invece di impegno su altre esigenze più necessarie alla comunità di Monterotondo. Nonostante il rilevante convegno, di cui si è parlato in precedenza, tenutosi a giugno '98 a Monterotondo organizzato dai sindacati sulle opportunità di sviluppo locale da individuare nelle peculiarità e potenzialità concrete del territorio, tuttavia le spese da parte del Comune sull'iniziativa Ecomilk proseguivano indisturbate. Parole al vento! Nel Consiglio Comunale n. 36 del 29/6/98 fu deliberata la classificazione della nuova via di collegamento, utile ad Ecomilk, tra la strada provinciale Monterotondo-Frassine e la strada statale Val di Cornia n. 398 quale strada comunale extraurbana denominata "di Carboli", con adeguamento a carico del Comune, di cui solo in seguito si venne a conoscenza della spesa di 150 milioni. Tra l'altro questa deliberazione è totalmente illegittima, in quanto le classificazioni di strade comunali sono di esclusiva competenza regionale. Tuttavia già il 29/8/98, il Consiglio Comunale chiese alla provincia la classificazione della stessa strada come provinciale, benché priva delle caratteristiche essenziali57; in realtà una vicinale asfaltata, con larghezza totale mediamente 3,5 m, tracciato tortuoso con curve a gomito, presenza in banchina di rocce sporgenti ed alberi secolari. Sempre nel 1998 furono affidati a P&I nuovi incarichi da parte di Ecomilk: Redazione del Piano di Protezione Ambientale; Redazione del Piano Provvisorio per la Sicurezza Fisica dei Lavoratori; Avviamento, Conduzione e Manutenzione dell’impianto di depurazione biologica a fanghi attivi e dell’impianto di fitodepurazione. In altre parole nuove spese! Intanto qualcosa di strano ed imprevisto si stava muovendo intorno ad Ecomilk. L'8/7/98 veniva costituita la società "Carboli Fertilizzanti Srl" con sede in Monterotondo Marittimo, località Carboli, con rogito notaio Claudio Barnini di Firenze del 18/6/98, che prende in affitto da Ecomilk la branca di azienda della sezione biofetilizzante, nonché quella degli impianti di depurazione dei reflui liquidi dell'impianto Ecomilk. Sembra che finalmente al 31/08/1998 almeno la sezione dell'impianto Ecomilk inerente la produzione di biofertilizzante fosse funzionante. Difatti a tale data il Presidente della soc. Ecomilk, Sergio Chiacchella, presentò alla Provincia istanza per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio dell'attività della sezione di produzione di biofertilizzante. Peraltro la neonata Carboli Fertilizzanti risulta essere una controllata al 100% della P&I che sino allora aveva svolto molte attività per Ecomilk, e aveva colto una possibilità di business autonomo rispetto a quest'ultima. Nessuna notizia in merito venne data alla popolazione, né la decisione era stata esaminata in Consiglio Comunale. Tuttavia la vicenda del non risolto contenzioso con Orion, per i lavori del teleriscaldamento, venne ad una drammatica svolta al 26 gennaio del 1999, quando fu eseguito il pignoramento del Comune per 1 miliardo di lire, conseguente ai crediti riconosciuti dal lodo arbitrale del febbraio 1998. Immediato il ricorso dell'Amministrazione in Corte d'Appello, ma nessuna comunicazione ufficiale 57 Il Decreto Ministeriale 5/11/2001, concernente "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade" fissa per questa categoria C2 una larghezza minima della singola corsia di marcia di mt 3,50.

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venne data alla popolazione, e la notizia trapelò solo tramite il consigliere di minoranza Sodani. Sull'altro fronte, dopo pochi giorni, il gruppo di minoranza sollecitò nuovamente la Giunta a dare risposte certe e non evasive a quella che venne definita la "Telenovela Ecomilk" la cui conclusione appariva sempre rinviata a nuova puntata. E ciò anche alla luce degli investimenti effettuati da quasi un anno dall'Amministrazione proprio nella società Ecomilk, che tuttavia non avevano prodotto alcun posto di lavoro. Un vero fulmine a ciel sereno può esser considerata l'autorizzazione58 della Provincia ad Ecomilk in data 25/02/1999 al trattamento di materiali imprevisti e mai discussi, che nulla avevano a che fare con la scotta dei caseifici e gli scarti agricoli, fino allora citati in tutti gli atti, dall'Accordo di Programma, ai finanziamenti, allo stesso Diritto di Superficie. Venne autorizzato il trattamento di 41 codici CER (Codice Europeo Rifiuti), tra cui rifiuti speciali quali i fanghi da acque reflue urbane e ceneri di combustione. Autorizzazione per l’esercizio provvisorio (per 6 mesi per 1.660 t) dell’attività della sezione di produzione di biofertilizzante. Da qui inizia la "mutazione genetica" dell'impianto Ecomilk per il trattamento di rifiuti urbani e rifiuti speciali. Cambiamento non discusso in Consiglio Comunale, né sottoposto a VIA e comunque difforme dai finanziamenti, dall'oggetto sociale di Ecomilk e persino dalla precedente autorizzazione della stessa Provincia. Ma l'Amministrazione comunale, evidentemente complice a dir poco, non fece una piega e si guardò bene dall'informare la popolazione dell'importante e pericolosa svolta. Grave, gravissima omissione, sulla pelle di una ignara popolazione. Chissa, forse il sindaco avrà pensato di rilanciare le Terme del Bagnolo partendo ... dai fanghi! In merito ad Ecomilk, a marzo del '99 si fece vivo sulla stampa locale59 persino il consigliere provinciale di Alleanza Nazionale, Juri Di Massa, denunciando una situazione di irregolarità, iniziata con l'attività di compostaggio, autorizzata in sanatoria solo a seguito di sua denuncia, e proseguita con il trattamento di ceneri che, dalle analisi della USL25 Val di Cornia, dimostravano una presenza di metalli pesanti oltre i livelli di norma. Ma le illegittimità già perpetrate non erano ritenute sufficienti. Il 17/3/1999 l'Ufficio Tecnico comunale dichiarava60 "parzialmente agibili" le opere già esistenti, realizzate da Monterotondo Ecomilk sr1, relative alla sezione di compostaggio. Agibilità illegittima in quanto in assenza della consegna delle aree pubbliche e opere di urbanizzazione al Comune, come invece previsto dalla Convenzione, con grave danno patrimoniale al Comune. All'ulteriore nuovo sollecito di Sinistra Unita di avere notizie e risposte di chiarimenti su Ecomilk, una Nota del Sindaco del 10 marzo riassume le vicende relativa alla costruzione dell'impianto di trattamento della scotta e dichiara che: "L'impegno è completare i montaggi e avviare l'impianto entro il 30/4/99." Mentre l'impianto di compostaggio è stato completato nel 1998 ed è già stata inoltrata richiesta in Provincia per l'autorizzazione all'esercizio. Su questa linea risultano operare già 4 addetti, ma solo 2 si sono potuti prendere tra i partecipanti al corso di formazione in quanto le altre 2 posizioni richiedevano professionalità adeguate non esistenti tra le persone selezionate. Ma in questa comunicazione del primo cittadino appare davvero singolare l'assenza di qualsiasi riferimento alla nascita di Carboli Fertilizzanti Srl. e dell'autorizzazione al trattamento di fanghi da depuratori urbani. Sicuramente argomenti troppo pericolosi per parlarne in prossimità della tornata elettorale. Meglio tacere! Nell'ultima seduta della legislatura del Consiglio Comunale venne presentato il Piano Strutturale, forse per tirare la volata alle elezioni ai primi di giugno. Ma fu un vero fiasco! Conteneva numerose informazioni obsolete sulla situazione del paese, e ciò fu verbalizzato dal Segretario Comunale. Come ben noto, in Italia tutte le energie e tempo vengono assorbiti dalla campagna elettorale. A Monterotondo nel 1999 erano in lizza "Unità Democratica per Monterotondo" con candidato Avio 58 Provincia di Grosseto Decreto Dirigenziale n. 234/TR del 25/2/99 ai sensi dell’art. 28 del D. Lgs. 22/97. 59 La Nazione, 12/3/1999, Edizione di Grosseto, "Compostaggio: impianto irregolare". 60 Fonte risposta del Comune alla Corte dei Conti del 18/1/2010, prot. 332.

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Bardelloni e la nuova lista civica "Monterotondo Fucini Ambiente sviluppo" con candidato Andrea Vannoni. L'esito del 13 giugno, nonostante tutti i problemi evidenziati e la perdurante mancata partenza di Ecomilk, decretò la vittoria dell'Unità Democratica con il 75,8% e il rinnovo della carica di primo cittadino a Bardelloni. Come dire: "Continuiamo così: facciamoci ancora del male"! Dopo tutti questi anni di attesa e polemiche di vario genere, l'inaugurazione ufficiale dell'impianto di Ecomilk, avrebbe dovuto essere presentata con notevole risalto e sottolineatura, sia da parte del Comune che dell'impresa. Così non fu. Il 19/7/99 risulta61 l'avvio dell'attività, ma in sottotono, forse per l'abbinamento all'inaugurazione delle 2 nuove centrali geotermiche Enel limitrofe, di ben maggiore portata anche di immagine. Presenti, oltre al sindaco e vertici Ecomilk, il presidente di Enel, Chicco Testa, e l'assessore regionale all'industria. Questa stranezza di Ecomilk fa sospettare qualcosa da occultare, nonostante venissero dichiarati 4 dipendenti. Forse proprio questa modestissima ricaduta occupazionale spinse a non enfatizzare l'evento, se rapportata alle promesse fin dall'Accordo di Programma. Nei giorni seguenti, il 24/7/1999, il Sindaco Bardelloni replica62 alla ulteriore richiesta della minoranza di delucidazioni riguardo alle voci di ampliamento e ottimizzazione dell'impianto industriale di Carboli con: "Solo un'ipotesi paventata in una riunione dei capigruppo consiliari". Detto impianto, da poco in funzione, si ventilava che avrebbe potuto estrarre il grasso dalle pelli animali smaltendolo nell'impianto di compostaggio. Ma alla minoranza l'ipotesi sembrò quantomeno prematura, visto che lo stabilimento, non ancora a completo regime, doveva dimostrare la propria produttività nella trasformazione del siero del latte in lattosio e lattulosio; solo in seguito si sarebbe potuto parlare di una sua possibile ottimizzazione, evitando però attività con rifiuti speciali, tossici e nocivi. Diversa la posizione del capogruppo di Unità Democratica, Giorgio Frequenti, che replicò: "Nessuna proposta invece sarà esclusa a priori dalla maggioranza." Ma a smentite le dichiarazioni del sindaco, ed avvalorare quelle di Frequenti, già il 17/09/1999 venne rilasciata ad Ecomilk l'autorizzazione63 della Provincia per l’esercizio dell’attività della sezione di produzione di biofertilizzante per 36 codici CER di rifiuti urbani e speciali quali i fanghi da acque reflue urbane, feci animali, urine e letami, per 15.000 t/a, fino al 31/08/2004. Per la serie: Mentire sapendo di mentire! Che fine hanno fatto le buone intenzioni dell'Accordo di Programma per attività connesse ai reflui di caseifici? Ed i finanziamenti CEE, su misure per il trattamento delle acque di lavorazione da agricoltura, avevano ancora legittimità ad essere usati per rifiuti urbani e speciali? E il Diritto di Superficie, rilasciato "... per la costruzione di un impianto per recupero e trattamento siero di latte ..." è ancora applicabile? E l'atto di costituzione di Ecomilk, per la "... costruzione e gestione di un impianto integrato per la depurazione dei reflui di caseificio nonché per l'utilizzazione di scarti agro industriali e residui/surplus dell'agricoltura;" era divenuto carta straccia? Le intenzioni iniziali di attività ambientalmente sostenibili, connesse con l'agricoltura e dedicate a problematiche territoriali, sono state tradite da conferimenti di materiali inquinanti, di provenienza ignota, per quantitativi in crescendo, con evidenti impatti deleteri anche sul turismo locale. Come non indignarsi a fronte di un vergognoso stravolgimento delle ipotesi iniziali realizzato alla zittina, senza alcuna consultazione popolare, né informazione a posteriori su quanto realizzato! Ma chi ha voluto e consentito ciò? Le mani in pasta le aveva COSVIG e il signor B. Verissimo che in un feudo si fa quello che stabilisce il principe, ma qui sembra che si esageri. Laddove sono tutti servi della gleba, il voto da un lato garantisce il consenso desiderato, e dall'altro offre posti clientelari in enti pubblici, parapubblici, partecipate o associate (es. Enel), o contratti alle imprese per le numerose, fin troppe, iniziative comunali. Poi le favole, ben raccontate, fanno il resto. Così il dissenso qui non è di casa! 61 Il Tirreno, Sezione Grosseto, 20/7/1999 "Energia geotermica ok - Inaugurate due nuove centrali a Carboli". 62 La Nazione, Edizione di Grosseto, 24/7/1999, "L'ipotesi Carboli". 63 Decreto Dirigenziale n. 1193/TR del 17/09/1999.

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Le pentole senza i coperchi

"... mi pare che i particolari guai del nostro Paese, nascano tutti da una inveterata e continua doppiezza,

da un vasto e inesauribile gioco della doppia verità [...] Mai c'è stata un'epoca in cui come oggi quello

che si dice ha più importanza di quello che si fa. Basta che uno della retroguardia dica di essere per

l'avanguardia ed è un avanguardista, che un reazionario dica di esser per la rivoluzione ed è un rivoluzionario,

che un mascalzone dica di essere per l'onestà ed è onesto."

Leonardo Sciascia, Nero su nero, 1979 Fin dall'Accordo di Programma, e in numerosi atti e dichiarazioni successive, si era promossa l'iniziativa a Monterotondo allo scopo "... di superare la situazione di crisi economico-occupazionale ..." creatasi per la chiusura del comparto chimico-minerario del territorio. Dunque l'aspetto occupazionale risultava prioritario rispetto ad altri e se ne auspicavano persino i numeri. Come detto in precedenza, inizialmente per Ecomilk si parlava di 40 occupati; in seguito Calbiotech parlò di 17 occupati garantiti, benché il sindaco si ostinasse ancora a vaneggiarne 40. Nel luglio del '99 il presidente Chiacchella aveva promesso 24 occupati. Ma venendo alla realtà dei fatti ne risultano dichiarati ufficialmente dal Comune64 solo 4 al 10/3/1999. Come detto, il 19/7/1999 ci fu l'inaugurazione, di cui tuttavia non è noto l'organico. Ma dalla stampa, risulta che il 20/11/1999, i 15 lavoratori di Ecomilk erano stati messi in Cassa Integrazione fino al 20/8/2001. Notizia, come al solito, mai annunciata ufficialmente dal Comune o da Ecomilk, ma conosciuta solo alcuni mesi dopo, tramite gli organi di stampa. Un vero scandalo, non tanto e non solo per la situazione occupazionale, quanto per la Cassa Integrazione di 21 mesi contro solo 4 lavorati. E' mancato solo che gli dessero la pensione! Pur dando per dubbia l'entità dei lavoratori, si resta esterrefatti dell'esiguità numerica, inferiore persino alle stime prudenti di Calbiotech. La sintesi del quadro è: sono stati investiti 16 miliardi di lire tra pubblico e privato, più altre spese per strada, terreni regalati e corsi di formazione, per costruire un impianto che tratta materiali ben diversi e più inquinanti di quanto concordato, che ha fatto lavorare 15 persone per 4 mesi e poi li ha messi a carico dello stato per 21 mesi! Siamo ad un costo di circa 1,5 miliardi per occupato che sta a casa senza lavorare. Dove sono gli organi di controllo statale? E questa sarebbe l'occupazione promessa? Si rinnova l'ipotesi che Monterotondo sia il Paese del Bengodi, dove regnano sovrane illegittimità ed abuso. Quanto detto sopra riguarda principalmente l'aspetto occupazionale della vicenda, mentre esistono anche aspetti di legalità che lasciano perplessi. Il capitale sociale di Ecomilk era composto fin dalla creazione da finanziamenti regionali, da COSVIG, consorzio tra enti pubblici locali, a cui si aggiunse poi Fidi Toscana Spa, Agenzia Regione Recupero Risorse Spa e il Comune di Monterotondo. Pertanto, benché Ecomilk risultasse una S.r.l., il suo capitale era principalmente di fonte pubblica. Dunque è regolare che il bilancio annuale non fosse reso di pubblico dominio? E perché il sindaco si ostinava a non volere divulgare informazioni economiche se non vi era nulla da nascondere? E perché non rendicontare gli impieghi delle continue iniezioni di denaro? E su quale base si facevano le stime di nuove esigenze economiche? Come si può ben capire è uno scenario molto opaco che lascia stupiti sulla superficialità con cui si

64 Comune di Monterotondo prot. 1460 del 10/3/99 risposta al Capogruppo Consiliare Angelo Tarantino.

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procedeva a sempre nuove iniezioni di capitali senza la presentazione di un bilancio quantomeno consuntivo. Non trattandosi di una impresa a maggioranza di capitale privato, checché ne dicesse il sindaco, esisteva il dovere di documentare la corretta gestione del denaro pubblico di quel "Pantalone" poi chiamato in soccorso con la Cassa Integrazione. Chi avrebbe dovuto vigilare su questa corretta gestione? In Ecomilk risulta che erano stati eletti dei Sindaci revisori, e quindi in prima battuta competeva a loro la verifica. Peraltro è di normale gestione che i soci titolari di capitale di una qualsiasi società si tengano informati dell'andamento di bilancio, non fosse altro per salvaguardare il capitale investito. E 2 rappresentanti del Comune erano nel Consiglio di Amministrazione di Ecomilk: Rita Gherardini, consigliere comunale di maggioranza, e Monica Rossi, che avrebbero dovuto vigilare. Pare invece di arguire un loro totale disinteresse, se non copertura, degli evidenti errori gestionali che comportavano perdite economiche e nessun progresso. Non è chiaro se tutto ciò fosse riconducibile ad incompetenza sotto tutti i profili, o ad altri motivi. Fatto sta che non venivano individuate né cause, né responsabili, né tantomeno azioni risolutive. Si era ormai alla fine 1999 e tuttavia l'impianto di Ecomilk non era ancora in funzione, peggio, era abortito sul nascere, spedendo a casa i lavoratori proprio in prossimità del nuovo secolo e millennio. Il gruppo consiliare di minoranza "Fucini Monterotondo Ambiente e Sviluppo" già ai primi di gennaio del 2000 lanciava un nuovo allarme65 sulla situazione di stallo dell'impianto che continua a macinare capitali, ma non produceva nulla e privo di dipendenti. A fronte di questo muro di gomma, il gruppo di minoranza ruppe gli indugi e agli inizi di marzo scrisse una circostanziata lettera aperta, ripresa dalla stampa66, al presidente della Regione, Vannino Chiti, ed al presidente della Provincia, Lio Scheggi, denunciando l'insostenibile situazione di rinvio alle calende greche dell'inizio dell'attività di Ecomilk, nonostante le continue nuove promesse da parte dei responsabili, costantemente sbugiardate dai fatti. Tra l'altro non erano note le motivazioni dei ritardi mentre gli occupati, si fa per dire, erano in realtà in Cassa Integrazione. Probabilmente questa ultima iniziativa creò qualche mal di pancia ai destinatari, e non solo, se ad agosto - un classico per le operazioni top secret - del 2000 si decise il cambiamento al vertice di Ecomilk, con le dimissioni di Chiacchella. Lo sostituì il ragioniere commercialista Roberto Vanni, già presidente del collegio dei Sindaci revisori della stessa società. In pratica si stavano solo spostando le carte in tavola sperando di ottenere risultati diversi. L'impressione è di un Chiacchella pari a Schettino, che, dopo aver mandato la nave sugli scogli, l'abbandonò prima dell'affondamento. Ma le nuove figure al vertice riuscirono solo a sintetizzare il quadro economico, evidenziando la necessità di reperire ulteriori 8 miliardi di lire per terminare la costruzione ed andare in produzione67. In paese sembrò di sentire un coro: "O bischero, tu t’ha’ perso tutt’i quattrini e ora tulli vorresti ancora? Eh po’erino, per me tutt’attacchi a’ i’ tramme!” La situazione di Ecomilk, da grave, stava diventando drammatica e fuori controllo. Ai primi di dicembre 2000 si tenne a Monterotondo una assemblea,68 organizzata da CGIL, alla presenza del presidente provinciale Lio Scheggi e del consigliere regionale Valentini, con grande ed attenta partecipazione degli abitanti, in cui il neopresidente Vanni mise a fuoco la situazione dichiarata ormai di crisi; parlò della ulteriore necessità di reperire almeno 2 miliardi per completare i lavori, ma che restavano buchi di bilancio connessi ai debiti; in relazione alle responsabilità dei ritardi, puntò inspiegabilmente il dito su Argofin. L'intervento del capogruppo della lista "Monterotondo Fucini Ambiente sviluppo", Sofia Bertucci, fu incentrato sulla condanna della passività dei due rappresentanti comunali nel consiglio di Ecomilk, e sulla necessità di istituire un comitato di vigilanza, come previsto dall'Accordo di Programma.

65 La Nazione, Edizione di Grosseto, 28/1/2000, "Promesse da marinaio - Il lattulosio non si produce". 66 La Nazione, Edizione di Grosseto, 11/3/2000, "L'impianto di Carboli è ancora fermo". Il Tirreno, 22/3/2000 - Il caso "L'Ecomilk tarda ad aprire". 67 La Nazione, Edizione di Grosseto, 8/9/2000, "Alla Ecomilk servono altri 8 miliardi". 68 La Nazione, Edizione di Grosseto, 19/12/2000, "Ecomilk, una crisi infinita".

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Nuovamente Sodani intervenne stigmatizzando l'ignavia degli enti pubblici coinvolti in questa vicenda, in particolare la Regione che, già da lui avvertita negli anni precedenti della grave situazione, aveva risposto sempre con frasi rassicuranti, evasive, senza verificare nulla. Ma, secondo il sindaco, la situazione era ancora recuperabile tramite l'intervento della società Solvay Spa, interpellata da Ecomilk per una eventuale partecipazione societaria, o compravendita. In sostanza, altre parole e promesse, ma nessuna novità conclusiva oltre la dichiarazione ufficiale di crisi. Sorprendente che nessuno avente titolo chiedesse i danni alla citata SET, società realizzatrice dell'impiantistica, responsabile del mancato completamento entro i tempi scaduti da molto. Differente destino era capitato alla sezione di compostaggio, realizzata nel 1996 da DVD Impianti S.r.l., Grottaferrata (Roma), già completata e resa operativa. Ma da documenti di DVD risulta a suo carico nel 1996 anche la "Progettazione impianto automazione per recupero lattulosio da siero del latte". Molto probabile che SET abbia subappaltato a DVD queste attività specifiche. Tuttavia insospettisce che nessuno abbia mai parlato delle fatture nei bilanci contabili di fine anno di Ecomilk, firmati dai consiglieri di amministrazione delegati dal Comune in Ecomilk. A fine 2000 il bilancio societario dichiarava un passivo di 14 miliardi69. Questi consiglieri sapevano cosa stavano firmando, o qualcuno li aveva "consigliati" di fare come le tre scimmie sagge (pur essendo in questo caso solo due): non vedo, non sento, non parlo? Un silenzio omertoso era sceso su queste società, reali responsabili dei ritardi nella progettazione e messa in opera delle necessarie apparecchiature per produrre l'auspicato lattulosio. Impossibile non farsi una domanda. Cosa c'era dietro a questo strano atteggiamento di passività? Nel frattempo si stava trascinando anche la vicenda giudiziaria con Orion, la società che vantava crediti per la realizzazione dell'impianto di teleriscaldamento comunale. A febbraio 2000 la Corte d'Appello di Firenze aveva dichiarato70 l'inammissibilità del ricorso del Comune circa la richiesta di dichiarare nullo il lodo arbitrale che lo vedeva debitore per 1,8 miliardi, con condanna a pagare il miliardo ancora scoperto oltre a 31 milioni di spese processuali. Da parte del Comune si decise di ricorrere alla Corte di Cassazione per evitare questi ingenti oneri. Immediato l'intervento del gruppo di minoranza "Monterotondo Fucini Ambiente sviluppo" di richiesta71 di chiarimenti, da effettuare in Consiglio Comunale, su vari aspetti poco chiari e contraddittori della vicenda che, invece di risolversi, si trascinava nel tempo con rilevante aggravio di spese per l'Amministrazione, senza informare la popolazione del peso sui bilanci comunali. Tornando ad Ecomilk e implicazioni relative, su "Provincia di Grosseto Informa" di marzo 2001, apparve la seguente inaspettata dichiarazione di Avio Bardelloni. "L'Amministrazione comunale di Monterotondo ha seriamente creduto e continua a credere in questo progetto nel quale insieme ad altri enti ha investito in modo massiccio. Lo stabilimento Ecomilk può avere una ricaduta occupazionale di quaranta lavoratori tra quelli impiegati direttamente e quelli impiegati nell'indotto. Il Comune di Monterotondo è pronto a fare la sua parte per far sì che la Ecomilk entri finalmente in produzione. E' però necessario che tutti i protagonisti del progetto Ecomilk siano pronti a trovare le soluzioni idonee per far sì che ciò possa avvenire. Le più recenti ricerche di mercato hanno intanto confermato la bontà della scelta di realizzare questo impianto vista l'elevata richiesta a livello internazionale di lattulosio." Perfetto esercizio di politichese, in cui si parla a iosa, ma non si dice nulla di concreto! Non una parola sui problemi, sui ritardi, sui lavoratori in cassa integrazione, sul disastro economico. Dopo qualche mese Berlusconi rispondeva a tono, promettendo72 1,5 milioni di occupati, poi mai visti, come i 40 del sindaco. Una bella sfida tra contaballe!

69 La Nazione, Edizione di Grosseto, 28/3/2002, "Una Solemme salvatrice" 70 Corte Appello Firenze, Sentenza n. 175, 7/2/2000. 71 La Nazione, Edizione di Grosseto, 1/7/2000, "La minoranza interroga il sindaco sulla vicenda giudiziaria tra Orion e Comune". 72 13/5/2001 “Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione, con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro”. Fonti: Rai.it, La Voce.info, Radio Radicale.

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Era scontato che le esternazioni evasive del sindaco avrebbero spinto le opposizioni a reagire. A marzo 2001 il gruppo consiliare di Forza Italia presentò73 un'interrogazione al presidente della Regione Toscana, Martini, in cui gli si chiedevano spiegazioni sulla grave situazione di Ecomilk, mai entrata in produzione, sui 16 miliardi dei vari investitori, sui debiti risultanti al 1999 per 8 miliardi e a fine 2000 quasi raddoppiati, e sui lavoratori ancora in cassa integrazione. Inoltre si chiedeva quali provvedimenti la Regione intendesse prendere, come il più volte richiesto Collegio di Vigilanza, e come intendesse intervenire operativamente. Non è nota la risposta, se mai ci fu, tuttavia, dalle dichiarazioni testuali74 dello stesso sindaco, risulta che fu perlomeno messo sotto pressione, costringendolo, (poerino!) "... per tre giorni consecutivi ad andare in Regione, con cui i vertici della società (Ecomilk), stanno cercando una soluzione economica, mentre sono risolti i problemi tecnici." Vedremo qui di seguito l'inesistente livello di affidabilità di queste dichiarazioni. Inoltre, sempre ad aprile 2001, veniva prorogata per altri 3 mesi la cassa integrazione concessa in precedenza per 21 mesi. Se già prima risultava scandalosa questa misura sui 4 mesi lavorati, ora 24 su 4 sono una indecenza intollerabile, realizzabile solo in una certa Italia in cui certi partiti governano sulle istituzioni. Denaro pubblico gettato al vento, sulle spalle dei contribuenti! Peraltro tra marzo ed aprile 2001 nuovamente a Monterotondo si discuteva per l'ipotesi di una discarica di rifiuti75, in questo caso di cemento amianto, ossia Eternit, derivante da un piano provinciale di cui sembra che il sindaco fosse al corrente, se non consenziente. La resistenza dell'opposizione e di PRC, anche a livello provinciale, fecero sì che la cosa non avesse seguito, ma è sintomatica la tendenza ad ulteriore disponibilità di questo genere. Nei mesi successivi del 2001 e 2002 si alternarono notizie su Ecomilk che accendevano speranze di soluzione, ed altre che le spegnevano. Si parlò di interventi di Monte dei Paschi, e rinuncia di Solvay dopo svariati sopralluoghi, di eventuali proroghe ulteriori di cassa integrazione e di un piano finanziario visto positivamente in Regione, di interrogazioni in Provincia e di fantomatici acquirenti interessati all'impianto. Molti interventi furono fatti dall'opposizione in Consiglio Comunale e fuori per avere informazioni su ipotesi di risoluzioni e spingere gli enti locali ad impegnarsi in merito. Ma la realtà nuda e cruda fu che l'impianto continuò ancora a non produrre nulla ed i lavoratori, terminata la cassa integrazione, si erano trovati in gran parte un'altra occupazione più sicura. Il malato Ecomilk, nonostante il massaggio cardiaco e l'ossigeno, e un'ultima trasfusione in sala rianimazione di 529.000 unità di euro nel 2001, da parte della Regione con causale "Recupero e valorizzazione delle risorse naturali ambientali: per il progetto Eco-Milk per la produzione di lattulosio e biofertilizzante [...]", dopo lunga e penosa malattia il 4/7/2002 spirò serenamente alla presenza dei suoi interessati responsabili, senza aver mai prodotto 1 solo grammo di lattulosio. La liquidazione di Monterotondo Ecomilk è stata decretata76 presso il notaio di Firenze; erano presenti Avio Bardelloni, in qualità di sindaco del Comune e Guerriero Catiello, in qualità di vicesindaco e consigliere di Ecomilk. Catiello viene nominato tra i liquidatori; ulteriore perverso e assurdo conflitto di interesse. Nessuna comunicazione ufficiale dell'Amministrazione seguì questo grave evento, sebbene il rilevante investimento del Comune nella società Ecomilk. Neppure COSVIG, promotore e finanziatore, emise un lamento e neppure un necessario comunicato di avere sbagliato tutto. Alcuni paesani, informati mesi dopo del fatto dai quotidiani, stigmatizzarono sinteticamente: Chi piscia contro vento, si bagna la ‘amicia.

73 La Nazione, Edizione di Grosseto, 28/3/2001, "Ecomilk, la Regione ci vuol vedere chiaro". 74 La Nazione, Edizione di Grosseto, 3/4/2001, "Ai lavoratori Ecomilk concessi altri tre mesi di cassa integrazione". 75 La Nazione, Edizione di Grosseto, 6/4/2001, "Discarica, le divisioni rimangono". 76 Verbale Notaio Vincenzo Gunnella, Firenze, raccolta 10.482, repertorio 27.811.

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Una SPA con i fanghi ... ma senza terme!

"Non sempre quello che viene dopo è progresso."

Alessandro Manzoni

Si era concluso un ciclo con risultati catastrofici sotto tutti i profili. Palate di miliardi pubblici buttati al vento senza aver prodotto nulla da commercializzare, né l'occupazione fin troppo sbandierata, né indotto locale, in quanto le ditte appaltate erano tutte estranee a provincia e regione. Inoltre l'immagine di COSVIG e Amministrazione comunale non era mai scesa così in basso, sia per le eccessive promesse mai concretizzate, che per l'evidente incapacità di governo dell'iniziativa, a loro dire, di rilievo per il territorio e per le ricadute socioeconomiche. Il livello di trasparenza e comunicazione nella gestione era stato assolutamente assente ed ai limiti dell'illecito, trattandosi di enti pubblici tenuti a informare gli amministrati. Ecomilk era stata messa in liquidazione per non farla fallire, ma l'iniziativa era stata fallimentare fin dalla nascita per la mancanza di presupposti di analisi di mercato e delle esigenze tecniche. Ci si augurava che la lezione, benché gravosa, fosse servita a cambiare sistema, ma i responsabili di tutto ciò erano rimasti tranquillamente ai loro posti, senza neppure la recita di un "mea culpa", dunque non avevano capito nulla. Per la serie: Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire! Fortunatamente già nei primi mesi del 2002 si parlava77 di una coalizione di tre società interessate a rilevare gli impianti e l'attività della abortita Ecomilk: EmmePi di Verona, Icet di Poggibonsi e Solmar di Scarlino avevano costituito l'11/2/2002 la società Solemme Srl, con sede legale a Monterotondo Marittimo in località Carboli. Tuttavia a quella data non erano ancora stati perfezionati gli atti e le modalità di acquisizione della vecchia società. Da chiarire anche i crediti vantati da fornitori e banche, oltre alla posizione degli enti pubblici investitori nel capitale sociale. Tra l'altro il sindacato stava sollecitando tutti i responsabili per ottenere in tempi rapidi la liquidazione delle competenze spettanti agli ex lavoratori Ecomilk, sembra per un totale di 500 milioni di lire. E tutti questi non sono affatto aspetti secondari, in particolare se si vuole partire in maniera seria, legittima e priva di pregiudizievoli situazioni pregresse. Tuttavia a ferragosto dello stesso anno non risultava78 ancora completato l'iter burocratico per il passaggio alla nuova società, né esistevano comunicazioni ufficiali in merito. Con il settembre qualcosa si mosse. Al 20 settembre venne finalmente saldato il debito con i lavoratori e trapelarono alcune notizie79 sui probabili investimenti per 10 miliardi di lire e banche interessate. Il 16/09/2002 venne stipulato un contratto80 di affitto di ramo di azienda da parte di Ecomilk a favore di Solemme srl.. Tale operazione aveva lo scopo di consentire interventi preliminari da parte di Solemme e per prendere visione concretamente della situazione e delle necessità. Ai primi del 2003 fu affidato a Soluzione Ambiente di Grosseto la gestione degli aspetti tecnici e autorizzativi per la riattivazione81 dell’impianto esistente. 77 La Nazione, Edizione di Grosseto, 28/3/2002, "Una Solemme salvatrice". 78 Corriere di Maremma, 18/8/2002, "Notte fonda sull'impianto di lattulosio". 79 Il Tirreno, Edizione di Grosseto, 27/9/2002, "Ecomilk, ci sono tre aziende per la ripresa della produzione". 80 Atto del notaio Sergio Graziosi registrato a Massa Marittima il 17/12/2002 al n. 332 serie 2. 81 -Ricostruzione dello stato di fatto, sia tecnico che autorizzativo; -armonizzazione esigenze progettuali con stato di fatto, verifica della congruenza tecnica; -gestione volturazione dell’Autorizzazione provinciale in essere; -redazione e inoltro di variante sostanziale (artt. 27 e 28 D.Lgs. 22/97), con redazione dei documenti ed elaborati necessari; -gestione pratiche accessorie (NIP, autorizzazione comunale, ecc.); -redazione piani di monitoraggio e gestione del documento di valutazione del rischio.

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Tutti questi ritardi, non motivati in alcun modo, spinsero la sezione del PRC di Monterotondo a prendere posizione e a febbraio del 2003 fare un volantinaggio82 in cui si chiedevano esplicitamente le dimissioni del sindaco a fronte dei numerosi errori collezionati dall'Amministrazione in relazione alla vicenda Ecomilk. Si stigmatizzavano innanzitutto l'opacità sul piano informativo, la scelta della Giunta di investire 2 miliardi nella società senza consultazione popolare, la presenza nel consiglio di amministrazione di 2 rappresentanti del Comune del tutto inadeguati, ed il silenzio su trattative ignote; un quadro che avrebbe motivato chiaramente questo passo indietro del sindaco. Ma quando la faccia di bronzo è anche ossidata, non si può pretendere che abbia più questa sensibilità e rispetto del ruolo, oltre che dei suoi amministrati. L'ufficializzazione di ciò che stava bollendo in pentola venne il 18/03/2003 con il Consiglio Comunale aperto n. 11 avente oggetto la presentazione dei progetti della società Solemme. Presero parte anche il Presidente della Provincia Lio Scheggi, il consigliere regionale Loriano Valentini, il responsabile provinciale della CGIL Silvano Polvani ed i rappresentanti delle tre società che avevano dato vita a SOLEMME s.r.l. Presenti inoltre Catiello e Gherardini. Questo passaggio in Consiglio Comunale si rese necessario, oltre che per dare una informativa alla popolazione, soprattutto perché l'amministrazione era socia di Ecomilk e quindi compartecipe dei suoi destini e capitali. Tuttavia è utile sottolineare alcune dichiarazioni83 rilasciate in questa occasione, dai contenuti molto significativi, oltre a quelle scontate e trionfalistiche del sindaco. Di tutto il lungo intervento di quest'ultimo, solo una cosa è di rilievo, che " ... l'impianto è stato inserito nel piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti, in quanto una parte della struttura è finalizzata al compostaggio degli scarti organici per la produzione di concimi naturali". L'Ing. Ottorino Lolini, presidente di Solemme, chiarisce che la società in questione intende acquisire, ristrutturare ed ampliare le strutture di Ecomilk, con una ristrutturazione profonda dell'impianto di compostaggio per il rilancio di questa sezione che a regime darà lavoro a 8 persone. Inoltre si prevede in seguito la produzione di concime organico ed in questa sezione si prevede l'impiego di 4 persone. Per la sezione relativa alla produzione di lattulosio ritiene " ... improbabile mantenere come obiettivo questo tipo di produzione che ha usi limitati all'industria farmaceutica" e quindi si sta studiando di convertire la produzione verso il settore zootecnico. Inoltre "... esprime preoccupazione per la difficoltà dei collegamenti evidenziando la necessità che le Amministrazioni competenti programmino la realizzazione degli interventi necessari per il potenziamento delle infrastrutture viarie." Il Presidente della Provincia, Lio Scheggi, oltre alle parole di rito e di compiacimento per l'iniziativa, "... conferma l'impegno della Provincia in merito al miglioramento delle infrastrutture viarie ...". Un ulteriore aspetto non secondario è quanto dichiarato dal Rag. Vanni, quale liquidatore di Ecomilk. Egli indicò la società SET come principale responsabile delle vicende negative di Ecomilk ed inoltre affermò che EmmePi risulta tra i creditori di Ecomilk (non è dato sapere come e perché) e perciò si è proposta come socia di Solemme. Invece non una sola parola sul ruolo totalmente passivo di COSVIG, benché fondatore e socio di Ecomilk. Naturalmente ci furono altri interventi a favore, ed altri critici, con domande e risposte dei responsabili di Solemme che chiarirono ulteriormente il quadro. Ma ciò che si intende sottolineare è che il responsabile di Solemme parlò di un totale di 12 occupati, contro i 40 sempre millantati dal sindaco, e l'inutilità del lattulosio di cui il sindaco aveva dichiarato "... l'elevata richiesta a livello internazionale...". Una smentita totale e da fonte autorevole. Inoltre già allora esisteva la richiesta e promessa di adeguamento della strada provinciale di Carboli, da parte di tecnici responsabili e in tempi non sospetti, giudicata inadeguata al traffico previsto. Anche stavolta niente Business Plan, niente analisi di mercato! Per la serie: Fidatevi, noi di queste cose ce ne intendiamo! Comunque con la benedizione entusiasta del signor B. e degli amministratori provinciali e sindacati. 82 Corriere di Maremma, 7/2/2003, "Per la vicenda Ecomilk il sindaco si dimetta". 83 Verbale Consiglio Comunale aperto n. 11 del 18/03/2003.

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Come è facile comprendere, a questa data avvenne la svolta definitiva da un progetto dedicato al trattamento di reflui dei caseifici ad un impianto di compostaggio di rifiuti vari inserito nel Piano Provinciale Rifiuti. Era profondamente cambiato in peggio quanto ipotizzato e sovvenzionato dall'Accordo di Programma in poi. Con il beneplacito di tutti gli Enti locali, dei sindacati, di COSVIG, dell'onnipresente PDS, e di quello che Trilussa chiama "popolo coglione", abbindolato da un venditore di pentole che persisteva a raccontare di agire nell'interesse del popolo. A questi palesi cambiamenti di ragione sociale e di produzione anche la Provincia intervenne il 03/07/2003, con la sospensione84 dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto in oggetto scadente al 31/08/2004, “... fino a quando non sarà presentato ed approvato il progetto di ristrutturazione dell’impianto e, successivamente, provveduto al sopralluogo per verificare la conformità delle opere realizzate al progetto approvato”. Conseguentemente il 29/07/2003 la società Solemme s.r.l. inoltrava istanza, con prot. 68904, alla Provincia per l'autorizzazione all'esercizio relativa al progetto di ampliamento e modifica all'impianto della sezione di compostaggio nell'impianto sito in loc. Carboli nel Comune di Monterotondo Marittimo. Ed il 25/09/2003 si riunì la Conferenza Provinciale per la Gestione dei Rifiuti che esaminò l'istanza di Solemme s.r.l.. A luglio successivo fu perfezionata la compravendita Solemme/Ecomilk. Il 30/9/2003, davanti al notaio, fu ratificato l'acquisto 85 di Ecomilk da parte di Solemme S.r.l. per un ammontare complessivo di euro 4.338.238,00. L'acquirente si è fatto carico dei residui di mutui ipotecari con Istituto Nazionale Credito Agrario di Firenze per 849.591,96 euro e con Cassa di Risparmio di Firenze per 597.216,82. Tuttavia i debiti e crediti furono attribuiti a Ecomilk. Oltre a tutte le strutture e beni mobili ed immobili è stato acquistato anche il diritto di superficie per 6.97.58 ha. Del tutto singolare la posizione dell'Ufficio Urbanistica del Comune di Monterotondo, responsabile Ing. Guerrini, che, rispondendo il 9/4/2008 ad una lettera di un privato cittadino, dichiara: "Il Comune di Monterotondo non ha direttamente acconsentito alla cessione Ecomilk-Solemme,..." tuttavia smentito in ciò dall'atto di compravendita del 30/9/2003 Rep. 23691, in cui i delegati alla compravendita risultano autorizzati anche dal Comune. Incredibile che l'Amministrazione comunale non abbia richiesto il risarcimento della sua quota di partecipazione per 2 miliardi di lire! Perché tale omissione? A che scopo? Un evento di rilievo per tutta la provincia di Grosseto si svolse il 3 ottobre 2003. I presidenti della Provincia di Grosseto, Lio Scheggi, e della Regione Toscana, Claudio Martini, si sono incontrati a Grosseto per sottoscrivere il Protocollo d'Intesa e dare inizio alla fase sperimentale del Patto per lo Sviluppo Locale. Il Protocollo d'Intesa nasce dalla convinzione che il territorio della Maremma, fino a qualche tempo fa area di crisi, sia ormai, per molti aspetti, modello di sviluppo sostenibile connotandosi come la provincia più dinamica della Toscana. Provincia e Regione saranno quindi impegnate nella realizzazione di un nuovo modello di programmazione per lo sviluppo locale che vede nell'innovazione, nella qualità e nella sostenibilità ambientale i criteri cui ispirare l'azione delle pubbliche amministrazioni e degli operatori privati. Ma è soprattutto il Distretto Rurale a rappresentare una politica qualitativa di utilizzo e sviluppo del territorio con cui si intende massimizzare i risultati economici nel rispetto e nella tutela dell'ambiente. Attraverso l'applicazione al territorio dei principi del Distretto (concertazione delle azioni, concertazione e convergenza delle risorse, trasferibilità delle esperienze nei termini di una interdisciplinarietà condivisa, transnazionalità delle iniziative, ecc.), la Provincia di Grosseto interverrà favorendo lo sviluppo delle attività agricole, agroindustriali e rurali, rafforzandone la qualità dei processi, dei prodotti da essi derivati e della vita dei singoli cittadini. L'obiettivo primario del Distretto Rurale, infatti, è la 84 Determinazione n. 1873 del 3/7/2003 di sospensione dell' autorizzazione rilasciata con D.D. 17/09/1999 n. 1193/TR. 85 Repertorio 23691, Raccolta 9559, notaio Sergio Graziosi in Follonica, "Cessione di ramo di azienda e vendita di immobili", 30/9/2003.

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creazione di un sistema territoriale di qualità tramite i due concetti chiave di sostenibilità e innovazione. Alla base di tale politica, c'è la presenza di un'agricoltura sempre più qualificata e di un comparto agroalimentare in forte crescita il cui incremento nel 2002 è del + 4,3 per cento. L'export, in particolare verso i mercati cosiddetti "minori", rappresenta il 17 per cento delle esportazioni provinciali, mentre le aziende artigiane alimentari segnano un incremento del 3,6 per cento rispetto al precedente anno 2001. Al 21/10/2003 venne rilasciata dalla Provincia la Determinazione Dirigenziale n. 2653 di approvazione del progetto Solemme per “... ampliamento e modifiche dell'impianto relativo alla sezione di compostaggio stabilimento sito in loc. Carboli ...". Inoltre contiene anche la voltura dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto già rilasciata alla Soc. Monterotondo Ecomilk S.r.l., a favore della Soc. Solemme S.r.l.. Quindi Solemme presentò in Comune il progetto di ristrutturazione dell'impianto Ecomilk ed in data 22/10/2003 vennero rilasciate le Concessioni edilizie n. 19, 20, 21 a Solemme per costruzione di fabbricati industriali in Carboli. Al 08/06/2004 la società Solemme Srl era stata trasformata in S.p.a.. Terminati gli interventi per rendere l'impianto Solemme operativo, al 9/7/2004 venne rilasciata dalla Provincia la prima Autorizzazione86 all'esercizio dell'impianto. E' ben evidente, come detto in precedenza, la deviazione verso il trattamento di materiali particolarmente inquinanti. Si autorizza il trattamento per 6 mesi di 46 codici CER di vario genere, tra cui spiccano fanghi da trattamento di acque reflue urbane ed industriali, ceneri pesanti e leggere di caldaia, scarti di tessuti animali, feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti raccolti separatamente e trattati fuori sito. Da sottolineare che la capacità massima complessiva di trattamento annua dell’impianto è pari a ton. 26.100, di cui ton. 22.150 rappresentano la capacità massima di trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi mentre ton. 3950 rappresentano la capacità massima di trattamento dei rifiuti urbani. Ossia siamo in presenza di un impianto che tratta oltre il 90% di rifiuti speciali particolarmente inquinanti e meno del 10% di rifiuti urbani! Come noto, per legge i rifiuti speciali possono provenire da tutta Italia, mentre gli urbani dalla sola provincia. Con buona pace dei finanziamenti CEE e Diritto di Superficie della Regione destinati a tutt'altro genere di attività! E questo sarebbe un impianto a servizio del territorio e di pubblica utilità in un Distretto Rurale? Naturalmente neppure una riga di commento da parte dell'Amministrazione Comunale! A chiusura dell'anno contabile 2003, tutti i partecipanti all'avventura Ecomilk, rimasti con un pugno di mosche in mano, dovettero inserire le perdite e motivarle in qualche modo. Ad esempio Fidi Toscana Spa dichiara: "Monterotondo Eco Milk Srl, acquisita nel giugno 1998 mediante sottoscrizione di aumento del capitale sociale. La partecipazione, già iscritta in bilancio per un valore comprensivo del sovrapprezzo delle quote acquisite, pari a 1.032.913,80 euro e rappresentata da n° 30.000 quote del valore nominale di 0,52 euro cadauna, è stata svalutata in quanto è in atto la liquidazione volontaria e non è prevedibile alcun recupero;" Tanto paga Pantalone!

86 Determinazione n. 1972, 9/7/2004, SOLEMME S.R.L. – Autorizzazione all’esercizio dell’impianto di compostaggio e produzione di biofertilizzante, ubicato in loc. Carboli nel Comune di Monterotondo M.mo (Gr).

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Green Economy ... al sugo di cinghiale

"Al mondo c'è più bischeri che persone intelligenti!"

Beppe Bigazzi

Sì, proprio green economy, che in italiano risulta più semplicemente "economia verde", o "economia ecologica"! Ma fa tanta scena la citazione in inglese; fa apparire introdotti nell'alta finanza, nella politica economica, anche se poi se ne ignorano persino le basi. Tuttavia la versione monterotondina è ben più estemporanea e banale degli stornelli in ottava rima. Si tratta di un ulteriore tentativo di installazione di impiantistica di produzione elettrica sull'onda delle iniziative cosiddette "verdi" che millantano di ridurre l'anidride carbonica in atmosfera, tanto care al PDS nazionale, a Legambiente e suoi accoliti. Un'utopia pari allo svuotare l'oceano col secchiello e comunque utile a intercettare voti di pseudoambientalisti poco informati. Per ora, a livello nazionale, ha svuotato solo le tasche degli utenti elettrici con aggravi alle tariffe per incentivi a queste tecnologie e assimilate, ossia scarti petroliferi. Nell'agosto 2003, sul periodico comunale "il Comune è", apparve una intervista al Sindaco Bardelloni, che anticipava una iniziativa a Monterotondo non ancora discussa in Consiglio Comunale - ma ciò rientra nella tradizione locale - circa un realizzando Parco delle Energie Rinnovabili che, nelle sue intenzioni "... ha lo scopo di caratterizzare Monterotondo M. come il centro di riferimento per l'energia pulita in provincia di Grosseto ed in Toscana." Dall'articolo si apprende che "Sorgeranno nel territorio comunale un impianto eolico per la produzione di energia elettrica, un piccolo impianto a biomasse (3,5 MW), un impianto sperimentale fotovoltaico, un altro impianto sperimentale miniidrico.". A fine anno 2003 si era ormai in vista delle elezioni comunali del 2004 e quindi niente di meglio che tirare la volata con progetti e atti di sensibile risonanza presso la popolazione. Così a Monterotondo l'Amministrazione comunale intendeva realizzare un impianto eolico sulla collina prospiciente il paese, sulla visuale del golfo di Follonica. Ciò, nell'intenzione dei proponenti, sarebbe stato un richiamo turistico (sic), oltre a produrre energia elettrica da fonte rinnovabile. Scontata la spaccatura della popolazione tra i favorevoli alle linee dell'Amministrazione, ed i contrari che sottolineavano la pesante invasività nel paesaggio, a scapito del turismo e senza alcuna ricaduta occupazionale, oltre ad una esigua producibilità per la dimostrata scarsa ventosità locale. La diatriba procedette sino al punto di formalizzazione nel Consiglio comunale n. 80 del 11/12/2003, in realtà con all'Ordine Del Giorno l'Adozione del Piano Strutturale comunale, ma nel testo adottato risultò poi solamente che: "9. L’interazione tra le trasformazioni previste, le opere di riqualificazione e le caratteristiche paesaggistiche di contorno devono tendere alla realizzazione di una sorta di “parco dell’energia rinnovabile”."87 Quindi tutt'altro rispetto all'iniziativa citata. Da notare che la presentazione ufficiale del Piano sarà solo il 13/1/2004; ulteriore tradizione per cui, prima si prendono le decisioni, e in seguito si presentano al popolo bue! Il Piano fu adottato, ma le polemiche rimasero, anche se la maggioranza assunse una posizione interlocutoria, alla luce delle incombenti elezioni comunali. Tuttavia sul quotidiano 'La Nazione' di Siena dell'8 aprile 2004 a pag. 18 si leggeva una dichiarazione del sindaco: "Un Parco delle energie rinnovabili nel territorio comunale di Monterotondo Marittimo costruito con il concorso della Regione, della Provincia, della Cosvig e naturalmente del Comune boracifero. Il progetto, per un costo complessivo di 2.305.000 euro, prenderà l'avvio entro la prossima estate per concludersi nell'arco di 36 mesi…" da cui 87 Piano Strutturale di Monterotondo Marittimo, Articolo 11 Risorsa geotermica e le altre fonti di energia rinnovabile.

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sembrerebbero già individuati sia i titolari e finanziatori dell'opera, che le date di inizio e termine, quindi con progetti approvati e gare d'appalto avviate. Niente di tutto ciò in realtà. Ma è una vera e propria Maggiolata quella che il 13 Maggio del 2004 presenta il "Parco Energie Rinnovabili" a Monterotondo, alla presenza di: Presidente della Provincia di Grosseto, Lio Scheggi, Vice Presidente, Giancarlo Bastianini, Assessore all'Ambiente, Annarita Bramerini, Presidente III Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale Toscano, Loriano Valentini, Componente di Giunta della C.C.I.A.A., Claudio Martellini, Presidente COSVIG. S.r.l., Sergio Chiacchella, Enel GreenPower, Roberto Parri, Nomisma S.p.A., Stefano Stanzani, ed ovviamente il Sindaco e Giunta. Presentazione molto animata in quanto, oltre ai relatori indicati che magnificarono il progetto, presero la parola numerosi cittadini preoccupati principalmente per l'impianto biomassa che avrebbe dovuto bruciare sansa vergine, ma che, dai dati del Business Plan presentato, bruciava sansa esausta, ossia contenente sostanze chimiche potenzialemente cancerogene. Solo una "piccola differenza"! In pratica si intendevano bruciare circa 150 tonnellate al giorno per 365 l'anno di materiali vegetali, principalmente sanse e cippato, convertendo solo 1/5 dell'energia prodotta in 5,5 MW al giorno di elettricità, ma gettando letteralmente al vento 22 MW termici con un sistema di raffreddamento ad aria (fonte ASTER). Dunque, energia sperperata per l'assenza di industrie in grado di utilizzarla, o di abitati da riscaldare. Complimenti! Davvero un progetto ecoefficiente! Ma anche il tanto decantato impianto fotovoltaico sollevava più che validi dubbi sulla collocazione. Si era scelto di illuminare artificialmente il sito naturalistico delle Biancane, di elevato interesse ambientale per gli esclusivi biotopi; ossia, un ecosistema da salvaguardare e sottoporre a vincoli ed accurate ricerche universitarie sarebbe stato violentato da un impianto di illuminazione artificiale con pali alimentati da pannelli fotovoltaici. Tra l'altro appariva arduo reperire turisti nottambuli per questa realtà frequentata correntemente dai cinghiali! Molte osservazioni in questo senso furono esposte da parte di angosciati cittadini, operatori locali ed esperti giunti per l'occasione da varie parti d'Italia; vennero evidenziati i grossi rischi di questa scelta, rovinosa per alcuni imprenditori locali titolari di caseifici, di allevamenti ovini e bovini, di agriturismi, produttori di vini DOC, di olio IGP, di salumi pregiati. Una volta nota la presenza di un inceneritore sul territorio, i loro prodotti e la loro immagine sarebbero svalutati, da un mercato aperto alla tracciabilità. I danni su questa economia potrebbero rivelarsi fatali. Di opposta posizione l'intervento di Loriano Valentini, che illustrò i problemi in merito all'emergenza rifiuti e, pur apprezzando l'impegno già esistente (Solemme) di Monterotondo nell'effettuare il trattamento di una enorme quantità di fanghi da depuratori e di impiegarli ad uso di fertilizzanti, praticamente lanciò un appello per il trattamento anche dei rifiuti speciali. In parole povere, trasformiamo definitivamente Monterotondo nella pattumiera della Provincia, o meglio della Regione, e qualcuno ne renderà merito! Per l'occasione il COSVIG distribuì un documento di 4 pagine (come da tradizione senza data e firma) in cui esordisce con: "Nasce il PER (Parco Energie Rinnovabili) - Dalle paure del declino industriale allo sviluppo turistico. [...] Avremo così un impianto a biomasse, una fattoria eolica, una centralina idroelettrica di piccola portata da realizzare per scopi dimostrativi e una installazione fotovoltaica". Ossia, secondo COSVIG, il cosiddetto PER avrebbe costituito un volano di attrattiva turistica! Francamente ci si domanda perché mai i turisti avrebbero dovuto visitare questi impianti invece di altri analoghi presenti abbondantemente in tutta Italia. E il parere del sindaco Bardelloni, riportato nel testo, è: "Abbiamo affidato a Nomisma uno studio e un piano di marketing per rilanciare il nostro territorio. E' ora auspicabile che le linee programmatiche del progetto di parco vengano recepite dai cittadini che da questa iniziativa potranno trarre soltanto benefci. L'intero mix di azioni sono finalizzate alla promozione del comune di Monterotondo Marittimo che si dovrà riconoscere per le sue caratteristiche di rinnovabilità delle risorse e di offerta di innovazione tecnologica (parco). Si aspettano in tempi brevi risultati per lo sviluppo turistico della zona e per l'occupazione indotta dalle nuove strutture (soprattutto in termini di occupati nell'impianto di cogenerazione), In misura minore sono previste entrate per le

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casse comunali derivanti dalle royalties per l'energia prodotta dai nuovi impianti.". Ed il "contrasto" a questa maggiolata istituzionale venne proprio da Nomisma, in prosa, più che in ottava rima. Gli auspicati obiettivi comunali, del sindaco e di COSVIG, vennero smentiti dal documento "Il Parco delle Fonti Energetiche Rinnovabili come opportunità di marketing e sviluppo territoriale: valutazioni preliminari di impatto", commissionato per l'occasione a Nomisma dall'Amministrazione comunale con un spesa di 25.000 euro + IVA. Dal testo 88 si evince che "[...] gli impianti progettati (eolici, termovalorizzatore biomasse, miniidrico, fotovoltaico) non risultano sufficienti a caratterizzare il territorio e ad innescare i meccanismi economici e promozionali per consentire al territorio il balzo qualitativo atteso. Invece, che migliori opportunità per lo sviluppo dell'area derivino dall'integrazione con un linea strategica fondata su sviluppo agricoltura in serra, caratterizzazione delle terme su base innovativa, forte caratterizzazione biologica del comune, incubatore d'imprese." In sostanza una "bocciatura", se non totale, quantomeno relativa agli strumenti ipotizzati per creare sviluppo. Che fosse una trombatura del progetto, lo dimostrò chiaramente l'Amministrazione committente, che, nonostante la presentazione ufficiale ed i soldi spesi, abbandonò il documento di Nomisma in un cassetto e non utilizzò mai i suggerimenti professionali dello studio per iniziative coerenti. Ulteriore sperpero di denaro pubblico! Inoltre, ancora una volta, a questo ipotizzato "progetto" mancavano informazioni basilari quali: "progetto di massima"; studio di fattibilità; perimetrazioni, fabbricati, infrastrutture, strumenti divulgativi, organizzazione, etc.; bilancio economico previsionale; gestore e modalità; accordi economici ed organizzativi con i gestori degli impianti; assetto proprietario: ragione sociale, capitale, quote, titolari, etc.; risorse finanziarie; dipendenti e contratti. Un altro salto nel buio! Ma già l'8/6/2004 venne presentata in Consiglio Regionale una Interrogazione a risposta urgente da parte di Giovanni Barbagli, capo gruppo regionale di PRC su "Iniziativa della Amministrazione comunale di Monterotondo (GR) per la realizzazione del "Parco delle Energie Rinnovabili", parere dell'ARPAT sui rischi ambientali e informazioni da parte della società ITI-ASTER sui costi e benefici del progetto" in cui paventava i rischi per la salute degli abitanti, oltre ai danni paesaggistici ed ambientali e chiedeva l'intervento regionale di chiarimenti in merito. Tra l'altro si scoprì che dietro alla facciata di questa faraonica iniziativa esisteva un finanziamento specifico, richiesto dal Comune in Regione, inserito nel PISL (Progetti Integrati di Sviluppo Locale) della Provincia per la programmazione dei fondi strutturali regionali, DOCUP ob. 2, di cui, tuttavia nessuno aveva detto nulla, né si conosceva l'entità e tantomeno la modalità di erogazione. Evviva la trasparenza! Ci si domanda se il signor B. abbia mai letto una sola riga del testo di Pacciani, La Maremma Distretto Rurale89, o, pur avendolo letto, ne abbia compreso il senso. L'autore afferma che il "... mito industrialista e il modello di sviluppo ad esso legato è in fase critica." e l'unica concessione all'industria è in chiave di "... Distretto agricolo per produzioni di qualità, come fondamento per un nuovo sviluppo agro-industriale-ambientale". Ossia viene rilanciata la potenzialità intrinseca delle aree rurali nel concetto fondante di “sviluppo rurale di qualità”, analogo e percorribile come lo sviluppo industriale, con pari risvolti occupazionali e di ricadute sul territorio. Qualora, invece, tutto ciò sia noto e compreso dal signor B., evidentemente devono esistere interessi di altro genere per preferire un modello di sviluppo impattante, divergente persino dalle strategie dell'amministrazione provinciale. In questo territorio comunale non bastano 5 (leggasi cinque) centrali geotermoelettriche con circa 15 Km di tubiere, cosiddette "vapordotti", e circa 70 piazzali di testa di pozzo geotermico? E la presenza di 4 (leggasi quattro) cave di inerti ad uso quasi totale dei comuni limitrofi non conta? E

88 6.4 Valutazione degli scenari, pag. 63 89 Alessandro Pacciani, La Maremma Distretto Rurale Ed. “il mio Amico”, Roccastrada 2003

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l'impianto Solemme? Il pesante impatto paesaggistico e ambientale di questa impiantistica non è palese, anche ad un non vedente? Come si concilia tutto ciò con l'inserimento di Monterotondo nell’elenco regionale dei ‘Comuni ad economia prevalentemente turistica’90? In occasione della III Conferenza sulla Storia della Geotermia, svoltasi a Radicondoli (SI) il 18/6/2005, un esponente del Comitato GEO di Monterotondo chiese chiarimenti all'Assessore Artusa circa la posizione della Regione per l'ipotizzata realizzazione a Monterotondo di una centrale a biomassa ed un gruppo di generatori eolici. L'Assessore esordì con: "No, no, Monterotondo ha già dato!" e quindi chiarì che la Regione intende sostenere l'uso di biomasse ed eolico laddove non esista l'energia geotermica e risultino coerenti queste alternative; poi ribadì che non è giustificato concentrare la produzione di tutta l'elettricità richiesta su un unico territorio, diversamente troppo penalizzato. Una voce nel deserto! Peraltro si deve considerare che all'epoca era prossima la scadenza del mandato elettorale ed il cosiddetto Parco delle Energie Rinnovabili era inserito come cavallo di battaglia nel programma elettorale della coalizione tra PDS, Margherita, SDI e Comunisti Italiani. In esso, con una correzione dell'ultimo minuto a seguito dei fatti citati, veniva detto che: "L'impianto di biomasse, che sorgerà nella zona industriale di Carboli, sarà vincolato in fase autorizzativa al solo recupero da biomasse vergini [...] I produttori di elettricità inseriti all'interno del "Parco delle Energie Rinnovabili" dovranno impegnarsi nei confronti dell'Amministrazione Comunale per la cessione dell'energia necessaria ai bisogni del territorio (civili abitazioni ed attività produttive) a prezzi agevolati, nelle forme previste dalla normativa sulla liberalizzazione del mercato dell'energia. In via transitoria dovranno impegnarsi a versare all'Amministrazione Comunale delle Royalties pari a 0,11 eurocent/KWh prodotto oltre ad un contributo annuo indicizzato di 100.000 euro ripartito pro-quota fra i produttori. [...]". Pura fantasia in quanto i contratti dei produttori non consentono tariffe elettriche agevolate dedicate agli abitanti di un comune. Tuttavia si dava per certo il Parco, nonostante la posizione contraria di almeno metà della popolazione. Sull'onda della protesta contro il megaprogetto, sorse il comitato "GEO - Ambiente e Territorio" rivendicante una posizione ambientalista nella gestione comunale di Monterotondo, più coerente con le sue caratteristiche e potenzialità. Questo comitato spontaneo produsse nel settembre 2004 il documento di 53 pagine "Energie rinnovabili e sviluppo sostenibile - Valutazioni, alternative e proposte per il territorio di Monterotondo Marittimo", che ebbe una certa risonanza anche sui quotidiani locali per la precisa documentazione e le argomentazioni offerte. Comitato che si impegnò molto, non solo contro il paventato Parco, sottolineando la mancanza di un progetto ufficiale e del referendum con cui il sindaco aveva promesso di radiografare la volontà popolare, ma che ritenne necessario partecipare alle elezioni amministrative con una propria lista civica, "Voltar Pagina", per intervenire direttamente nel governo del municipio, almeno nel Consiglio comunale. La tornata elettorale risentì sensibilmente degli eventi citati, e fu interpretata quasi come il referendum non realizzato, pro o contro l'impianto biomassa. Il candidato sindaco per la coalizione di sinistra "Unità Democratica per Monterotondo" fu Giorgio Frequenti, in quanto Avio Bardelloni aveva già svolto questo ruolo per oltre 2 legislature, mentre si presentarono altre 2 liste: "Voltar Pagina" con candidato Graziano Bianchi, e Rifondazione Comunista con candidato Daniele Marchi. I risultati elettorali, del 2004 videro l'affermazione della coalizione di sinistra con un risicato 52,4%, una perdita del 23,4% rispetto alle precedenti elezioni del 1999 in cui la stessa coalizione di sinistra aveva ottenuto il 75,8%. La neonata lista civica Voltar Pagina ottenne il 26,8% e Rifondazione Comunista il 20,8. Eletto sindaco Giorgio Frequenti e vicesindaco Roberto Creatini. Avio Bardelloni restava come consigliere, o come "consigliore", come maliziosamente asserì qualcuno.

90 Decreto giunta regionale 11 luglio 2002, n. 26/r.

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I conti senza l'oste

"Torniamo all'antico e sarà un progresso."

Giuseppe Verdi A volte le cose sembrano più semplici di quanto sono in realtà. Con la nascita di Solemme e la nuova Amministrazione comunale sembravano risolti alcuni problemi locali di non poco conto. Diversamente non fu così. Alla presentazione ufficiale del Piano Strutturale Comunale del 13/1/2004 apparve evidente che alcuni obiettivi e vincoli stabiliti per l'area industriale di Carboli cozzavano con le attività da parte di Solemme. Benché il documento fosse stato redatto da 4 apprezzati professionisti esterni, più il tecnico comunale Ing. Guerrini, sembrava non avessero colto la realtà dei fatti. Se si deve ritenere legittima l'autorizzazione rilasciata ad Ecomilk dalla Provincia in data 25/02/1999, citata in precedenza, allora il Piano Strutturale doveva adeguarsi a ciò e specificare questo tipo di attività consentito nell'area industriale di Carboli. Diversamente il Piano Strutturale prevede nell'area industriale diCarboli come obiettivi91: "Il potenziamento delle attività produttive legate allo sfruttamento della risorsa geotermica e di altre fonti energetiche rinnovabili nei loro molteplici aspetti, dalla produzione di energia all’utilizzo del calore per usi plurimi, nel rispetto degli assetti ambientali; la conservazione del patrimonio boschivo limitrofo in una corretta interazione tra area insediata ed ambiente circostante." Niente a che vedere con la gestione rifiuti, invece esistente. Peraltro questa attività industriale è classificata come "Attività insalubre di I classe" dalle normative vigenti che la escludono dalle zone agricole di produzioni pregiate come DOC, IGP, biologiche, e in presenza di agriturismi, oltre che dalle aree montane. Il comune di Monterotondo Marittimo è qualificato come "area montana" al 100% del suo territorio ed ospita le produzioni di qualità suddette e 12 agriturismi; Il PTC non prevede questa attività a Monterotondo. Pertanto questo impianto risulta illegittimo. Quindi ci si trova in presenza di una doppia anomalia: un impianto funzionante inserito in un territorio in cui non dovrebbe essere presente; un Piano Strutturale redatto a posteriori di questo impianto che non recepisce questa presenza. Dire che è un paradosso è dire poco. Questa antinomia non è mai stata risolta, neppure ad oggi! Tuttavia, a dimostrare che a Monterotondo fosse possibile un modello di sviluppo diverso da impianti industriali impattanti ed estranei al contesto rurale, nei primi mesi del 2004 nacque un caseificio che utilizza il calore geotermico per la lavorazione del latte di pecora. "Paterno" è il nome dell'azienda agricola ed i suoi prodotti molto assortiti si affermeranno con premiazioni negli anni seguenti per l'elevato livello qualitativo. Iniziativa analoga al precedente caseificio "San Martino", anch'esso per la trasformazione del latte di pecora, e con prodotti apprezzati non solo localmente. Imprese totalmente private, più che sostenibili in rapporto ad ambiente e paesaggio, costituenti un presidio sul territorio tramite allevamenti ovini semibradi. Imprenditori che hanno assunto sulle loro spalle il rischio di impresa e che hanno determinato comunque ricadute di occupazione (circa una dozzina tra ambedue) e indotto di commercio. Numeri modesti, ma proporzionali alle dimensioni aziendali, mai sbandierati con numeri di pura fantasia, e che non incidono sui bilanci pubblici, anzi. La vera attività dell'impianto Solemme inizia dal 19/7/2004, ma non si hanno notizie né della consistenza numerica degli occupati, e nemmeno quanti di questi fossero ex lavoratori di Ecomilk.

91 Piano Strutturale di Monterotondo, Art. 48, 2a/b.

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Ma già il 12/11/2004 Solemme richiede92 di aumentare la capacità massima di trattamento annua dei rifiuti urbani dagli autorizzati 3.950 tonnellate a 9.000 riducendo della stessa quantità le 22.150 ton./anno come capacità massima di trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi attestando inoltre che l’impianto garantirà il trattamento dei rifiuti urbani fino ad un massimo di 9.800 ton/anno provenienti da raccolta differenziata e nell’eventualità di mancanza di tale rifiuto integrerà con pari quantità il conferimento dei rifiuti speciali così che la modifica non costruirà variante sostanziale rimanendo nell’ambito della quantità complessiva autorizzata. Prontamente il 29/11/2004 giunge la Proroga di autorizzazione 93 provvisoria all’esercizio dell’impianto di compostaggio fino al 15/1/2005 e "... la capacità complessiva di trattamento annua dell’impianto è pari a tonnellate 26.100 di cui 16.300 rappresentano la capacità massima di trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi, mentre tonnellate 9.800 rappresentano la capacità massima di trattamento di rifiuti urbani;". Una prima modifica a questa autorizzazione viene rilasciata il 14/01/2005 con la determinazione94 all'esercizio provvisorio dell'impianto Solemme fino al 08/07/2009 e una capacità complessiva di trattamento annua di 26.100 tonnellate (16.300 di rifiuti speciali non pericolosi e 9.800 di rifiuti urbani). Il tutto a partire da 43 codici CER in quanto si stabilisce di escludere dall’elenco dei rifiuti trattabili nell’impianto le seguenti tipologie: “Scarti di tessuto animale”; “Carniccio e frammenti di calce”. Tra l'altro è dichiarato siano state ormai realizzate e funzionanti le linee “Lavorazione Torba umificata” e “Impianto di cubettatura e confezionamento prodotto finito” che consentiranno la commercializzazione del prodotto al mercato del dettaglio. Risulta che nel frattempo, tra 2004 e 2005, sia entrata a partecipare del pacchetto azionario di Solemme il fondo Centroinvest95 acquisendone il 30% del capitale sociale. Il 21/09/2005 si riunì la Giunta Comunale per deliberare su modifiche ed integrazioni alle controdeduzioni della Conferenza dei servizi del 16/04/2005 sul Piano Strutturale comunale adottato il 11/12/2003. Si decise che la localizzazione del previsto impianto eolico veniva stralciata dal Piano e rinviata ad un Accordo di Pianificazione tra Regione, Provincia e Comune. Inoltre che la realizzazione dell'impianto biomassa potesse avvenire solo dopo una specifica consultazione popolare. Evidentemente la contestazione popolare, dell'opposizione, del comitato GEO, e dei singoli operatori economici, con le osservazioni presentate, aveva determinato oltre a riflessioni sui progetti, anche più approfondite valutazioni in relazione allo sconfortante risultato elettorale. Un fatto davvero scandaloso, ed emblematico, è l'approvazione il 24/09/2005 dell'assegnazione dei contributi del secondo Patto Territoriale provinciale a Solemme per 1.947.590 euro. Ciò è scandaloso, non solo perché questa ditta risulta96 quella maggiormente gratificata a fronte delle altre 26 aziende tutte agricole, ma perché illegittimo per l'attività svolta da Solemme. Difatti il contributo deve soddisfare le finalità indicate nel punto 3.1. della deliberazione C.I.P.E. 21/3/1997, ossia essere "... caratterizzato da obiettivi di promozione dello sviluppo locale in ambito subregionale compatibili con uno sviluppo ecosostenibile". E per quanto esposto in precedenza sui materiali trattati in detto impianto, particolarmente inquinanti ed a rischio, non si può certo affermare che si tratti di sviluppo "ecosostenibile". E se il solo ragionamento non bastasse a dimostrare l'illecito, in appoggio a questa tesi viene la Delibera del Consiglio Provinciale di Grosseto n. 17 del 30/03/2006, in cui il sito di Carboli viene inserito nell’elenco delle aree inquinate della provincia (Schede allegate al Piano Provinciale di Bonifica dei Siti Inquinati).

92 Nota n. 22, pervenuta al protocollo dell’Amministrazione Provinciale in data 15/11/2004, n. 128419. 93 Determinazione n. 4148 della Provincia. 94 Determinazione n. 84 della Provincia del 14/01/2005. 95 Il fondo Centroinvest è gestito da Sici, una società partecipata dalla Fidi Toscana al 31%, da Mps Banca per l’impresa (29%), dalla Banca Cr Firenze (15%), CariPrato e Cassa di San Miniato (10%) e Banca popolare dell’Etruria (5%). 96 Il Tirreno, Edizione di Grosseto, 24/9/2005, "Nove milioni per ventisette aziende".

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Dunque denaro pubblico regalato illecitamente ad una impresa che inquina e per farla inquinare ancora di più! E dall'Amministrazione Comunale silenzio totale. Ulteriore finanziamento a Solemme è del 14/06/2006. Con decreto97 della Regione, tramite fondi DOCUP, viene erogato per realizzare l'acquedotto industriale di Carboli al 60% dell'importo, pari a € 297.071,00. I restanti 215.000 euro erano a carico del Comune. Inoltre nel 2006 anche Fidi Toscana erogò98 319.688 più 159.844 euro a Solemme. Intanto, dai primi mesi del 2005, era avvenuta l'immissione sul mercato del prodotto di Solemme in sacchi da 25 chili di ammendante compostato misto etichettato "Naturalmar Plus", Prodotto e confezionato da : Solemme S.p.A. Sede Legale e Stabilimento: Loc. Carboli, 58025 Monterotondo M.mo (GR). Gli abitanti di Monterotondo, rivenditore e clienti, ricordano molto bene questo articolo, consistente in un pellettato sulla cui confezione erano riportati i dati della composizione, stranamente corrispondente in maniera "fotocopia" ai dati previsti dal Ministero per questi prodotti. Sulla confezione era presente l'analisi ponderale dei componenti, ma oltre all'azoto, non compariva neppure una riga sulle percentuali di fosforo e potassio, che invece normalmente in agricoltura sono indispensabili per valutare le quantità di prodotto da distribuire a seconda delle colture. Altra cosa anomala era un odore nauseabondo ed acre, ben diverso da prodotti similari presenti sul mercato che, benché non profumati, tuttavia "a naso" mostrano una genesi diversa. Il problema era riconducibile ai componenti usati nella miscelazione, peraltro autorizzati dalla Provincia, ma ben lontani da quella "naturalità" che ci si aspetterebbe da un "ammendante compostato misto". E' evidente che, tra ceneri pesanti e leggere di caldaia, fanghi di depuratori urbani ed industriali, scarti di tessuti animali, feci animali, urine e letame, usati al 65%, rispetto ad un 35% di rifiuto umido urbano, il risultato era ben lontano dalla media dei compost in commercio. Questi due aspetti critici crearono da subito difficoltà di smercio del prodotto e le conseguenze furono che in breve tempo si determinò una forte giacenza di prodotto finito invenduto, tale da costringere Solemme a stoccare grossi quantitativi su pedane all'aperto, su di un terrapieno esterno all'impianto costruito ad hoc. E' noto che il sindaco Frequenti all'epoca dedicasse molto del suo orario di lavoro per reclamizzare il prodotto ovunque ed in ogni modo, persino con interviste promozionali a Radio Piombino, tanto che qualcuno lo soprannominò ironicamente "il rappresentante di Solemme". Ciononostante non si riuscì ad inserire il prodotto nel mercato, sebbene con un eloquente prezzo stracciato; meno della metà della concorrenza. Furono tentati accordi anche con altre ditte del settore, senza risultati. La situazione, già critica nel 2005, sfociò il 13/9/2006 nella sospensione della produzione di Solemme e gli 11 dipendenti vennero mandati a casa. Game over! Il sindaco Frequenti era in lacrime e non nascose il suo sconforto anche alla stampa99. Tuttavia nulla di costruttivo venne fatto dall'Amministrazione comunale. L'ex sindaco Bardelloni, grande padrino di questa iniziativa, non esternò neppure una riga di commento. La Provincia non degnò il fatto di una sola parola. Stavolta i sindacati si chiusero in un mutismo totale né mossero un dito. Persino la società Solemme non emise alcun comunicato ufficiale. Solo i dipendenti inviperiti, tra cui alcuni ex Ecomilk, esplosero con: "Aritonfa! Si 'ambia il nome della ditta, ma poi ni' culo lo pigliamo sempre noi". Sembra che l'unica attività sopravvissuta fosse quella relativa a Carboli Fertilizzanti, che nel 2006 iniziò lo spandimento di fanghi da depuratori urbani sui terreni di Monterotondo dell’Az. Agr. “Sant’Ottaviano” e dell’Az. Agr. "Castellacce", ed altre aziende in provincia di Pisa. Attività quanto mai inquinante e rischiosa per i contenuti nei fanghi di metalli pesanti, idrocarburi, tensioattivi, diossine e PCB. Ma anche in questo caso l'Amministrazione comunale se ne lavò le mani. 97 Decreto 2880, del 14/06/2006, su Docup 2000 - 2006 Ob. 2 Misura 2.4 Azioni 2.4.1 e 2.4.2. 98 Esercizio 2006, Relazione sulla gestione, Bilancio, http://www.fiditoscana.it/comunic/bilanci/bil2006.pdf 99 La Nazione, Edizione di Grosseto, 20/9/2006, "Chiusa la Solemme, il sindaco suona l'allarme".

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Come chiosare l'esito della tanto sbandierata iniziativa Solemme naufragata in breve tempo? Per dichiarazione dello stesso sindaco gli occupati erano stati al massimo 11, contro i sempre millantati 25, se non 40, e non era mai stata effettuata alcuna lavorazione del siero del latte. Dunque un ulteriore progetto azzardato, senza i necessari studi preliminari, proposto da incompetenti ad altri incompetenti, completamente estraneo alla realtà di mercato. Accettato dagli Amministratori locali a scatola chiusa e visto come la panacea a causa della loro totale impreparazione e inadeguatezza. Il solito andazzo con il solito risultato fallimentare. La credibilità dell'Amministrazione, e la sua immagine, erano scese ad infimi livelli. Ma anche nella migliore delle ipotesi di prosecuzione dell'attività, questo millantato sviluppo, alla luce dell'accertato inquinamento, era effettivamente un progresso? E la qualità della vita? Su binari opposti viaggiava intanto la Provincia di Grosseto, almeno nelle intenzioni, se non in pratica. Un comunicato Stampa dell'11 ottobre 2006 della Provincia di Grosseto annunciava che: "La provincia di Grosseto è il primo Distretto Rurale in Toscana e in Europa, è un’esperienza pilota coordinata dall’amministrazione provinciale alla quale la Regione farà riferimento, un apripista per la definizione di tutti gli altri distretti rurali del territorio regionale”. Così l’assessore allo Sviluppo Rurale della Regione, Tito Barbini, ha dato la notizia del riconoscimento che la Regione ha attribuito alla provincia di Grosseto, con una delibera di Giunta approvata lunedì scorso. “Il modello toscano di sviluppo rurale – continua – si basa su tre elementi: qualità, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare, tutti riconoscibili nel modello maremmano di sviluppo. Ora si tratta di far convergere le forze nell’aprirsi ai mercati nazionali ed internazionali, non solo di prodotti, ma anche di immagine. [...] Si tratta di uno strumento consegnato a tutto il territorio che oltretutto potrà consentire di captare ulteriori risorse per la provincia di Grosseto”. Ma a Monterotondo, parlare di Distretto Rurale e ruralità del territorio, è una bestemmia!

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Altro giro, altro spettacolo

"Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose, o chissà quali grandi uomini.

Abbiamo solo bisogno di più gente onesta."

Benedetto Croce A Monterotondo si percepiva il silenzio di tomba di tutti i partecipanti all'ulteriore disastro industriale in Carboli; nessuno voleva rompere il ghiaccio anche con una sola parola in merito. Vigeva un muto accordo sul più assoluto riserbo. Troppo scandaloso per ricordarlo, stimolando eventualmente la popolazione a riflettere sulle precise responsabilità, secondo le competenze. Nessun errore dichiarato, nessun responsabile reo confesso o imputato, nessuna dimissione, nessun rimborso, non fu dichiarato neppure il fallimento di Solemme, ... tanto col tempo l'oblio sommerge tutto! Una dimostrazione esemplare di trasparenza e buon governo del territorio?! In realtà una occasione persa da parte dell'Amministrazione per fare autocritica e dimostrare di metterci la faccia non solo nei successi, ma anche nei fallimenti, e offrire quell'immagine di serietà e responsabilità coerente col ruolo delegato dalla popolazione. Evidentemente a questi sedicenti amministratori è mancata anche questa capacità! Comprensibile che fin dalle prime difficoltà di Solemme, evidenti a fine 2005, il sindaco Frequenti, oltre a fare da sponsor dell'ammendante, tentasse di distrarre l'attenzione pubblica con diverse iniziative di risonanza. A marzo del 2006 furono deliberati alcuni finanziamenti del Comune per la realizzazione del nuovo parcheggio dell'Aiuccia per 263.000 euro, la ristrutturazione del Teatro del ciliegio per 442.000 euro, l'ulteriore intervento al Palazzetto dello Sport per 33.000 euro. In paese se ne parlò molto in quanto alcuni lavori erano attesi da parecchio tempo, come l'agibilità del Palazzetto, e l'uso del teatro locale, da oltre 30 anni fuori uso. Quanto al parcheggio montò la polemica per la critica ubicazione, con implicazioni gravi. Realizzato sul fianco di una collina, in forte pendenza, quindi inagibile col ghiaccio, inutilizzabile dai fornitori dei negozianti locali in quanto privo di sbocco, inadeguato per gli eventuali mezzi di soccorso, e in violazione delle norme per l'abbattimento delle barriere architettoniche. In altre località, con problematiche simili di centro storico abbarbicato su di una collina, la soluzione è sempre stata la realizzazione di parcheggi alla base e scale mobili o ascensori per consentire la mobilità pedonale. Ancora una volta una decisione piovuta dalla Giunta senza consultazione popolare, e inadeguata alle necessità. Gli attacchi dell'opposizione fioccarono e finirono anche sui quotidiani locali per i tempi biblici di realizzazione. Ma anche altre cose bollivano in pentola, e da molto. Seppure in apparenza fosse seppellito l'improbabile Parco delle Energie Rinnovabili, tuttavia i suoi fantasmi continuavano ad aleggiare su Monterotondo. Non è mai stato chiarito se effettivamente la Regione avesse ritirato il previsto finanziamento, o fossero arrivati a scadenza i termini per usufruirne, o la Giunta comunale si fosse convinta a non insistere alla luce dell'opposizione riscontrata dal calo dei voti delle ultime e elezioni, fatto sta che il Parco non era mai stato più riproposto. Tuttavia i nostri machiavellici amministratori non avevano rinunciato a quanto da loro progettato, ma senza il contenitore del Parco. Ossia portare avanti le singole iniziative, alla spicciolata, ed ottenere lo stesso risultato senza tanta enfasi e pubblicità.

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Ecco così che in data 14/06/2006, con decreto100 della Regione, tramite fondi DOCUP, 2.4.2, viene erogato un contributo di 300.000 euro con causale "CO.SVI.G. Centro Ricerca Monterotondo". Nella presentazione del Parco, a maggio 2004, COSVIG aveva illustrato "... un centro di ricerca applicata ...", commentato anche dal signor B. come grande opportunità occupazionale per i giovani di Monterotondo con una rilevante ricaduta socioeconomica locale. In realtà senza progetto né studio di fattibilità, come al solito, ma i cui obiettivi dichiarati101 sarebbero stati, a dire dei proponenti, "... lo sviluppo ed ottimizzazione di innovativi sistemi per tutte le tecnologie connesse alle energie rinnovabili da parte di ricercatori qualificati"; in ciò grande ruolo sarebbe stato svolto nientemeno da quattro Università: Pisa, Firenze, Siena e Grosseto. Apparve subito evidente che neppure il finanziamento di 2.305.000 euro per l'intero Parco (così le dichiarazioni del signor B. sul quotidiano citato), avrebbe potuto avviare un serio centro di ricerca. Infatti nel documento realizzato in seguito dal comitato GEO, citato in precedenza, venne contestato questo assurdo "Centro di ricerca avanzato". Un simile ente avrebbe richiesto investimenti tali da non potere essere sostenuti dagli enti locali, Regione, Provincia, Comune e l'immancabile COSVIG, non tanto per la realizzazione, quanto per la gestione. Non ne parliamo poi per la necessità di ricercatori di alto profilo, sicuramente non colmabile con quei pochi neo laureati di Monterotondo per discipline differenti. Il finanziamento arrivato a giugno 2006 in realtà era destinato alla ristrutturazione di un fabbricato e pertinenze, denominato "Fattoria del Lago", destinato ad ospitare la sede del CITT, "Centro Internazionale per il Trasferimento dell’Innovazione Tecnologica", un ente comunque dalle intenzioni molto ambiziose, ma certamente già più realistico delle inconsistenti previsioni dichiarate per il Centro di ricerca, e meno esigente di risorse economiche e di personale. Il CITT nacque come Associazione Temporanea di Scopo fra: COSVIG. (capofila); Consiglio Nazionale delle Ricerche - Dipartimento Energia e Trasporti; Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S.Anna; Provincia di Grosseto; Comune di Monterotondo Marittimo. Dalla sua descrizione risulta che: " ... risponde all’esigenza di diffondere e trasferire competenze e metodologie tecnologiche innovative per agevolare la diffusione delle energie rinnovabili. Il CITT intende promuovere lo sviluppo e la diffusione di innovazioni, affinché esse divengano pratica d’uso, favorendo il trasferimento di nuovi metodi agli attori che entrano nella filiera a vario titolo." Peraltro nel 2006 l'investimento per questo edificio ebbe seguito, e si iniziarono i lavori di ristrutturazione, mentre dell'attività di CITT parleremo nel seguito. Sempre con la strategia dei progetti separati, il 4/4/2007 COSVIG pubblicò un Bando di Gara internazionale per la realizzazione di un impianto eolico a Monterotondo Marittimo, per 5 torri eoliche da 100 m di altezza, posizionate sul poggio alle spalle del paese, con un finanziamento a fondo perduto per oltre 3 milioni di euro. Nulla in merito fu avvisato alla popolazione, neppure ai proprietari più prossimi all'ubicazione dei basamenti delle pale. Ruppe il silenzio omertoso solo un comunicato del comitato GEO, tramite locandina affissa sui muri in data 27/4/2007, ossia appena venuti a conoscenza dei fatti e verificata la notizia. Ecco dunque che anche l'impianto eolico può nascere a prescindere dal Parco. E nel seguito vedremo che anche il caldeggiato impianto biomassa troverà possibilità di realizzazione nel 2008, con la complicità della nuova proprietà di Solemme. Dunque il quadro era completo, e gli impianti progettati, privati dell'etichetta "Parco", erano in dirittura di arrivo. Il tutto senza un passaggio in Consiglio Comunale, né una assemblea in merito. Evviva la trasparenza e la democrazia partecipata! Complimenti a questi Amministratori poco democratici, benché del Partito ... Democratico! Nel 2007 arrivarono a conclusione anche le pendenze della vicenda Ecomilk. Il 29/4/2007 si realizzò una transazione tra Ecomilk, con i liquidatori Vanni e Catiello, e la società SET in merito al contenzioso economico e le richieste di risarcimento, con rinunzia totale da ambo le parti.

100 Decreto 2880, del 14/06/2006, su Docup 2000 - 2006 Ob. 2 Misura 2.4 Azioni 2.4.1 e 2.4.2. 101 La Nazione, edizione di Siena, 8 aprile 2004, pag. 18.

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Non appare affatto convincente questo atto102 in quanto Set vantava un credito di 605.583 euro non ancora saldato per una parte dei lavori dell'impianto per la produzione di lattulosio. A seguito di ricorso al Tribunale, in quanto l'importo non veniva pagato, SET otteneva la condanna di Ecomilk al pagamento, ed in seguito anche l'ingiunzione di pagamento. Tuttavia Ecomilk aveva fatto ricorso ritenendo i lavori non completati ed eseguiti senza la necessaria attenzione con grave inadempienza contrattuale, e pertanto chiedendo 8 milioni quale risarcimento danni. Con questo atto le parti rinunciano a tutto, pur essendo evidenti le ragioni di Ecomilk per un impianto mai entrato in funzione. Questa posizione rinunciataria appare alquanto sospetta. Il 12/10/2007 avviene anche la cancellazione della società Monterotondo EcoMilk s.r.l. dal registro delle imprese presso la Camera di Commercio di Grosseto. Tra fine 2006 e metà 2007 si verificò anche un fatto che, se non fosse scandaloso, si potrebbe ritenere solo paradossale. Ancora una volta i protagonisti sono COSVIG e l'Amministrazione comunale con evidenti illegittimità da ambo le parti. In pratica il 3/11/2006 la Provincia di Grosseto con un Comunicato Stampa informa di avere firmato il giorno precedente una Convenzione103 con il COSVIG per la redazione del Piano Energetico Provinciale e che sarà concluso entro un anno. L'evento appare subito "strano" in quanto l'ente Provincia ha al suo interno risorse umane qualificate per realizzare adeguatamente tale documento di pianificazione, come presso tutte le altre Province italiane. In sostanza appare un atto di sfiducia verso i suoi funzionari. Ma sorvolando su questi aspetti, riguardanti solo l'ente pubblico provinciale, le cose si complicarono pochi mesi dopo. Come già detto in precedenza, il 4 aprile 2007 COSVIG pubblicò un Bando di gara internazionale per la costruzione di 2 impianti eolici, uno a Montecatini Val Di Cecina (PI), e l'altro a Monterotondo Marittimo con un contributo a fondo perduto regionale per oltre 3 milioni di euro. E fino a qui si può eccepire solo l'inopportunità della scelta. Tuttavia dal Bando si evince che "... 3. L’impianto, a seguito della costruzione, sarà di proprietà della COSVIG.". Quindi questo ente diventerà proprietario/gestore di un impianto mai discusso nel Consiglio Comunale di Monterotondo, tra l'altro in un sito, per il quale nel Piano Strutturale comunale104 sono previste destinazioni e discipline di protezione, tutela, salvaguardia, e in particolare di invarianza della superficie boschiva e della viabilità esistente, ossia di preclusione assoluta ad impianti industriali. Riassumendo, mentre COSVIG stava redigendo il Piano Provinciale Energetico per la Provincia di Grosseto, nel contempo istruiva un Bando di gara per la costruzione, in violazione di norme locali, di un impianto eolico di produzione elettrica che resterà di sua proprietà. Da notare che la redazione di Piani per enti pubblici non rientrava tra le attività previste dallo Statuto di COSVIG, e che in provincia di Grosseto oltre il 90% dell'energia elettrica prodotta deriva da geotermia, quella di interesse di COSVIG. In tale situazione, è più che sicuro che dal Piano sarebbe emersa l'estrema necessità di impianti eolici e geotermici in particolare a Monterotondo. Tanto valeva affidare la redazione del Piano ad Enel! Un conflitto di interesse ben più scandaloso di quello di Berlusconi, trattandosi di un consorzio di enti pubblici, che dovrebbe avere la legittimità come filo conduttore delle sue azioni. Il comitato GEO già da giugno sparò a zero contro questo progetto di impianto eolico, ma l'Amministrazione comunale restò muta come un pesce, anche dopo l'interrogazione scritta della minoranza "Voltar Pagina" del 22/11/2007, in cui si chiedeva di render conto anche della avvenuta sottoscrizione del contratto di appalto da parte di COSVIG prevedendone l'ultimazione entro il prossimo 2008, il tutto in pendenza della approvazione del progetto preliminare da parte degli Organi competenti. Approvazione che, come prevede la legge sui lavori pubblici, in realtà

102 Transazione redatta a Grosseto il 29/4/2007 tra i liquidatori di Ecomilk Vanni e Catiello ed il rappresentante di SET Ing. Stefano Guerrini. 103 Convenzione seguita il 15/3/2007 da uno specifico Contratto d'appalto tra Provincia e COSVIG per 135.000 euro. 104 Piano Strutturale Monterotondo Marittimo, Art. 38 "Sub-sistema R1.1.1. L’anfiteatro alto-collinare".

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costituisce atto essenziale e propedeutico allo svolgimento della gara, pena la decadenza della stessa. Siamo pertanto al conclamato abuso di potere, oltre all'illegittimità dell'operazione ed al conflitto di interesse. Ma, contrariamente alla posizione collusa dell'Amministrazione comunale, la Regione constatò che "... la documentazione presentata dal proponente è risultata in parte inadeguata e sono emerse esigenze di approfondimento ...". E sorprendentemente poi anche "... la Provincia segnala la significatività dell’impatto sull’area boscata, riguardo al quale non risulterebbe proposta alcuna misura compensativa o di minimizzazione dell’impatto, né risultano studiate alternative...". In conclusione COSVIG fu costretto a chiedere una proroga per la presentazione della documentazione integrativa. Ma nonostante il materiale fornito, la Giunta regionale della Toscana con decreto 5620 del 2007, decise di "... sottoporre il progetto dell’impianto proposto da Cosvig alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ..." per gli evidenti contrasti con normative e impatti ambientali non valutati adeguatamente. Una bocciatura anticipata! Siamo alle solite: progetti privi di analisi adeguate sotto tutti i profili. Una tradizione da rispettare per COSVIG! Così iniziò la procedura di VIA che andò a conclusione105 al 27/12/2011 con pronuncia negativa di compatibilità ambientale per conflitto con norme comunali, provinciali e impatti ambientali vari. Peraltro si deve pure riconoscere alcuni aspetti positivi realizzati dal Comune di Monterotondo ai primi del 2008. Il parcheggio inaugurato il 22 marzo, ed il 27 aprile il Teatro. Del primo si è detto già abbastanza in precedenza della scarsa funzionalità, del secondo è necessario ricordare i costi di realizzazione per singolo posto maggiori di quelli della Scala di Milano. Difatti l'opposizione PRC a maggio contestò106 le spese esorbitanti per cui da una cifra iniziale di 400.000 euro, con i costi aggiuntivi per il completamento si era arrivati a 581.000 (+ 45%). In conclusione circa 5.000 euro a singolo posto. Davvero cari per una struttura molto sobria e priva di orpelli! Ma finalmente il 7/3/2008 avvenne l'attesa inaugurazione del CITT, questo sedicente centro "internazionale" che avrebbe dovuto attrarre centinaia di tecnici interessati al trasferimento delle tecnologie sulle energie rinnovabili. Dalla stampa107 locale risultava che tra: "... le attività che in concreto il CITT intende svolgere, sono state individuate le priorità all'interno delle seguenti linee progettuali: sviluppo dell'innovazione e trasferimento tecnologico per le FER con riguardo a: Solare fotovoltaico e termico; Mini e microelico; Biomasse e Cogenerazione diffusa; applicazioni dell'uso del vettore energetico idrogeno." Di questo ente non si è mai stato reso di pubblico dominio l'organico, salvo il responsabile, e quindi è ignoto il numero di occupati, anche se da informazioni ufficiose si parla di numeri contenuti in una mano. Cosi pure il bilancio economico resta un mistero.

105 BURT n.2 11/1/2012, pag. 3, Deliberazione 27 dicembre 2011, n. 1206. 106 La Nazione, Edizione di Grosseto, 15/5/2008, "Moterotondo Teatro, spese poco chiare". 107 Periodico di informazione "Il Comune Monterotondo Marittimo", Gennaio 2009.

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L'erba cattiva non muore mai

"Chi vuole, invece, il «progresso»? Lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati

da soddisfare, appunto, attraverso il «progresso»: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra." 108

Pier Paolo Pasolini

Si può bene immaginare che i proprietari di Solemme non siano rimasti con le mani in mano, benché l'impianto fosse fermo e gli operai a spasso (non è mai stato comunicato se in CIG o licenziati), ma abbiano cercato in qualche modo di recuperare perlomeno il capitale investito, o parte. Dal settembre 2006 al 2008 erano di sicuro in corso contatti con imprenditori interessati a rilevare l'impresa, in quanto da parte loro avevano abbandonato l'idea di proseguire a causa delle difficoltà riscontrate in un comparto industriale a loro ignoto ed ostile. Di tutto ciò ovviamente non è possibile avere documentazione in quanto in questi casi vige la massima riservatezza, tuttavia dagli sviluppi si può immaginare contatti tramite gli industriali grossetani di cui Solmar è un valido esponente, comunque sempre nel settore dei rifiuti, in cui opera Solbat, controllata da Solmar. E' probabile che già ai primi mesi del 2008 un qualche accordo e progetto doveva essere stato realizzato in quanto ad aprile risulta la procedura di azzeramento del capitale sociale e la ricostituzione. Difatti il 19 giugno l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato rilascia il nullaosta109 circa l'esclusione di una posizione dominante sul mercato di acquisizione di Solemme Spa da parte di Acquaser Srl, controllata da Acea Spa. Il 06/08/2008 con prot. n. 2008/40, la Soc. Solemme S.p.A. ha comunicato che “[…] con atto in data 10 luglio 2008 del Notaio Paolo Silvestro di Roma n. 86618 di rep. La Società Acquaser s.r.l. – via dei Sarti 15 Volterra -, controllata da Acea S.p.A., ha acquistato l’intero pacchetto azionario della Solemme s.p.a […]”, mentre la nomina del nuovo CDA è del 8/10/2008. Stranissimo passaggio di proprietà. Ecomilk a suo tempo aveva venduto a Solemme per 6.97.58 ha di diritto di superficie. Ora dalla visura catastale la nuova proprietà risulta titolare per 10.73.70 ha. Come ha fatto a "lievitare" la superficie venduta? E sempre nel silenzio assordante dell'Amministrazione comunale, pur trattandosi di aree demaniali all'interno del Comune! Tuttavia già a luglio le notizie corsero veloci e, oltre a diventare di pubblico dominio il nuovo proprietario, si sparse la voce anche sulla stampa110 di un probabile inceneritore di fanghi reflui. E la nuova proprietà proseguì a tappe forzate, poiché a fine luglio si era già tenuta una assemblea pubblica a Monterotondo, alla presenza degli assessori regionale e provinciale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini e Giancarlo Farnetani, in cui era stato presentato il progetto di un sistema integrato di recupero e valorizzazione energetica da fanghi essiccati e fonti alternative. Un cosiddetto termovalorizzatore. In questa occasione sia il sindaco che il signor B. si erano spesi molto per dimostrare, a parole, che quello proposto era il miglior impianto possibile al mondo e che questa iniziativa era una occasione eccezionale per Monterotondo per le ricadute socioeconomiche, non meglio chiarite, e per l'occupazione prevista di 30 posti di lavoro. Insomma, secondo loro, la nuova Solemme era la "salvatrice della patria" e andava ringraziata per avere gratificato Monterotondo di questo inceneritore. Immediata la presa di posizione contraria delle opposizioni, PRC, e lista civica Voltar Pagina, che dichiaravano essere questa una svolta grave rispetto alle autorizzazioni precedenti a Solemme, sempre relative a compostaggio; ora si passava spudoratamente all'incenerimento.

108 P.P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società [Scritti corsari], ed. Meridiani Mondadori, Milano 1999 109 A.G.C.O.M. Provvedimento n. 18537, 19 giugno 2008. 110 La Nazione, Edizione di Grosseto, 4/7/2008, "L'Acea acquista l'impianto di Carboli".

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Ma è solo del 08/08/2008 la presentazione111 dello Studio di Impatto Ambientale da parte di Solemme Spa per la Valutazione di Impatto Ambientale di un "Progetto per la realizzazione di un sistema integrato di recupero e valorizzazione energetica da fonti alternative, nel Comune di Monterotondo Marittimo"; una perifrasi per non dichiarare apertamente un inceneritore, ma per progettarlo nella pratica. E di lì a pochi giorni la documentazione del SIA (Studio di Impatto Ambientale) del progetto era già consegnata all’Amministrazione provinciale di Grosseto per ottenere le autorizzazioni necessarie. Secondo la nuova società le emissioni previste erano, come al solito, a norma e mitigate significativamente. Tuttavia il referendum popolare, promesso in campagna elettorale del 2004 per questa tipologia di impianti, non trovava attuazione. Pertanto a Monterotondo la reazione popolare a questo progetto fu notevole e diffusa. In passato già si era combattuto per evitare un impianto biomassa dai dubbi materiali combustibili, ed ora si riproponeva un altro bruciatore di sostanze inquinanti e incontrollabili nonostante il Piano Strutturale comunale avesse previsto clausole di cautela quali il referendum popolare ora bellamente ignorato. Ma soprattutto appariva evidente che l'obiettivo principale dell'impianto era, ed è tuttora, lo smaltimento dei fanghi di ACEA provenienti112 dal Lazio, non trovando capienza in quella regione. Anche le due opposizioni si erano schierate contro e non mancavano di esternare questa avversione in ogni occasione. Tra l'altro chiedevano a gran voce la realizzazione del referendum. A settembre 2008 si era avviata la fase di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) di questo progetto e si stava pertanto svolgendo la presentazione delle osservazioni. Oltre a quelle di numerosi cittadini, indignati per il mancato referendum e preoccupati per i rischi sanitari, quelle del Comune, a priori favorevole al progetto, approvate a maggioranza in Consiglio Comunale e centrate su misure di controllo e di mitigazione. Quelle del comitato GEO mettevano a nudo vari aspetti critici del progetto: contrasto con la pianificazione del PTC e del PSC, sperpero di energia termica in assenza di utilizzo, indagine geologica limitata alla sezione di essiccamento fanghi, impossibilità di controllo della provenienza e contenuto dei fanghi, facilità di sforamento dei livelli di emissioni aeriformi, presenza nel contesto di 5 centrali geotermiche, perdita della qualifica di "biologico" per i produttori agricoli locali, perdita di valore di terreni ed immobili limitrofi, etc. Furono prodotte osservazioni negative anche da Italia Nostra, WWF e Coordinamento Comitati ambientali della provincia di Grosseto. A novembre 2008 si svolse un convegno113, intitolato "Fanghi, da problema a risorsa", organizzato specificamente da Aquaser alla presenza dei massimi vertici di Solemme, Ing. Filippi, e Claudio Ceroni, che magnificarono l'iniziativa a loro dire utile ed interessante, nonostante dal pubblico si fossero manifestate diverse perplessità. In particolare persisteva il dubbio che i fanghi fossero problema e risorsa unicamente per Solemme, senza alcuna ricaduta particolare per Monterotondo, anche in prospettiva, se non eventuali e mai riscontrati posti di lavoro. Poi si mosse persino la minoranza del Consiglio provinciale. La capogruppo Laura Cutini presentò 114 un’interrogazione al presidente Scheggi e all’assessore all’Ambiente, Giancarlo Farnetani, sul progetto Solemme di Monterotondo. In particolare chiese “... quale seria motivazione imponga l’installazione di tale impianto nei pressi del centro abitato (3 chilometri) e all’interno di un tessuto socioeconomico rappresentato da due allevamenti di pecore e relativi premiati caseifici, un allevamento biologico di cinta senese e relativo salumificio, due aziende vinicole di produzione di Monteregio, dieci agriturismi e varie aziende agricole con apprezzate produzioni di olio extravergine e castagne, mettendo a rischio l’economia e l’occupazione. Il tutto in un territorio rurale percorso dalla Strada del vino e dei sapori, con rilevanti vestigia archeologiche medievali,

111 La Nazione, Edizione di Grosseto, 8/8/2008, "Richiesta di giudizio di compatibilità ambientale". 112 Solemme, Prot. 2009/333, Destinatario Amm.ne Provinciale Grosseto, Dip. del Territorio Amb. Sostenibilità, "Comunicazione integrazione impianti di provenienza dei fanghi da conferire presso l'impianto Solemme". Impianti ACEA ATO2 Spa. 113 Corriere di Maremma, 28/11/2008, "I fanghi producono energia elettrica: presentato l'impianto di Carboli". 114 Corriere di Maremma, 11/1/2009, “La Provincia non autorizzi l’impianto per bruciare fanghi”.

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che attiva un costante turismo enogastronomico e culturale”. Ed inoltre chiese che la Provincia non rilasci l’autorizzazione all’incenerimento dei fanghi, perché “tale impianto creerebbe due tipi di svantaggi al territorio interessato: economico e sanitario”. La risposta115 della Provincia all'interrogazione in sostanza ripercorreva tutto l'iter dell'impianto dando solo risposte evasive alle criticità evidenziate da Cutini e poneva come unica giustificazione la necessità di smaltimento dei fanghi dell'Acquedotto del Fiora, motivo decisamente marginale rispetto alle vere esigenze di ACEA per i depuratori del Lazio. Non si può trascurare di citare un fatto di emblematica portata, conseguente a quanto sinora trattato. Il 10/07/2008 venne adottata, ed in seguito approvata, una variante al Piano Strutturale che, tra altre cose, nel "... subsistema R1.1.3 “Le colline del Milia”, prevede, in base alla vocazione paesaggistica ed ambientale di tale sub-sistema, la realizzazione di una attività turistico–ricettiva. Il tipo di intervento è la trasformazione. La dimensione massima totale per tale attività è di 70 posti letto." 116 Ossia una Residenza Turistico Alberghiera (RTA) a fronte di una richiesta di un imprenditore privato che aveva già avanzato un progetto e che entro pochi mesi ottenne la concessione edilizia dell'Ufficio Tecnico comunale. Questa interessante iniziativa avrebbe certamente portato ad un indotto occupazionale di personale addetto ai vari servizi, perlomeno una decina, e ad una ricaduta economica in paese per le necessità di consumi primari. Malauguratamente, il persistere dell'attività di Solemme di trattamento di rifiuti, con relative emissioni ed inquinamenti, e la distanza di solo 1 Km dell'insediamento previsto, costrinsero nel 2012 il titolare dell'iniziativa dell'RTA a desistere, rimettendoci le spese per il terreno, per lo studio del progetto e per le concessioni. Questa è la dimostrazione provata che l'attività di Solemme, oltre a produrre impatti ambientali certi, uccide le opportunità di sviluppo in altri settori ben più sostenibili ed auspicabili, in un territorio rurale e con prospettive e potenzialità turistiche, di cui si tende a trascurarne il rilievo. Ma, tornando al nostro fil-rouge, già da qualche mese si era verificata una inversione ad U della maggioranza comunale che aveva trovato cavilli burocratici per non effettuare il previsto referendum, da lei stessa promesso, tanto che la popolazione decise di tenere un referendum autogestito, guidata in ciò dal PRC locale. Nonostante un tentativo in extremis dell'Amministrazione comunale con una nota alla Provincia in cui dichiarava di non essere più interessata al progetto di Solemme, il 18 e 19 aprile 2009 si tenne l'auspicato referendum autogestito. Il risultato fu un plebiscito: 570 voti contrari all'impianto, 17 favorevoli. Un campanello di allarme non recepito per le successive elezioni amministrative. La campagna per questa tornata elettorale del 6-7 giugno 2009 a Monterotondo fu infuocata. Da un lato il sindaco uscente Giorgio Frequenti e candidato di "Unità Democratica", e dall'altro una nuova ed inedita coalizione delle precedenti due opposizioni nella lista civica "Insieme per Monterotondo", con candidato Alessandro Giannetti. E' evidente che, al di là degli aspetti gestionali del comune, era in ballo anche il tema scottante dell'inceneritore, appoggiato apertamente dall'Amministrazione uscente e inviso alla controparte. La lista civica Insieme per Monterotondo presentò un programma concreto e fondato solo su promesse realizzabili. Fu proposto di intervenire adeguatamente su informazione, ambiente e controllo del territorio, integrazione dei migranti, cultura, salute e sociale, associazioni e comitati, lavoro, agricoltura tipica e di qualità, turismo e terme. Tutti aspetti fondamentali, spesso sollecitati dalla popolazione in alternativa ai faraonici progetti industriali delle amministrazioni precedenti che avevano sperperato miliardi di lire senza alcuna ricaduta sul piano socioeconomico del paese. Vuoi per la maggiore credibilità di questa nuova lista, vuoi per i risultati deludenti della legislatura 115 Provincia di Grosseto, prot. 23305 del 9/2/2009 a firma Scheggi con allegato prot. 18875 del 2/2/2009 dell'Assessorato Ciclo dei rifiuti, a firma Farnetani. 116 Piano Strutturale Monterotondo Marittimo, variante 10/07/2008, Art. 36, 8.

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Frequenti, le urne decretarono: 418 voti Alessandro Giannetti, 415 Giorgio Frequenti, su 863 votanti, con 26 schede bianche e 10 nulle. Dunque vittoria per 3 voti, subito decretata per la lista "Insieme per Monterotondo", anche se per 2 giorni il quotidiano Il Tirreno117, chissà perché, continuò a diffondere la falsa notizia che si dovevano ricontare le schede, e poi che era in corso la verifica, per poi accettare la nuda verità. Dunque un giro di boa notevole rispetto ad una cinquantennale tradizione di guida del PCI e consociati. D'altronde, quale fiducia si poteva ancora dare a rappresentanti politici comunali che avevano collezionato un tale numero di gravi errori gestionali da entrare nel Guinness dei primati? Ma grosse nubi nere si erano già addensate sull'impianto Solemme ed i suoi gestori. Il 15/4/2009 la ASL9 di Grosseto, in una verifica118 congiunta con ARPAT, NOE e carabinieri di Monterotondo, riscontra uno smaltimento illecito di reflui ottenuti dal trattamento anaerobico di rifiuti di origine animale e vegetale con parametri superiori ai limiti previsti, sversandoli in un fosso non impermeabilizzato con conseguente inquinamento delle acque pubbliche e pertanto avevano denunciato due responsabili per tale azione in concorso tra loro. Ciò determinò una procedura penale con citazione a giudizio119 di Stefano Viali Presidente del CDA di Solemme, Alessandro Filippi CD di Solemme e Piero Bartalucci AD di Acque Industriali Srl.. Per questo evento si era fatta sentire sulla stampa120 persino Legambiente, circolo Val di Cornia "Un impianto calato dall’alto, senza il coinvolgimento della popolazione che vive su quel territorio, è destinato a creare problemi. Per noi questa vicenda assume un significato particolare per il modo in cui si è concretizzata. Per l’esperienza ormai maturata, le scelte territoriali dovrebbero essere condivise e convissute dalle varie articolazioni della società, essere trasparenti nella progettazione e gestione, inserite nell’economia locale, senza stravolgerne le peculiarità e le vocazioni, anzi coinvolgendo attori economici già presenti". Il procedimento penale del Tribunale di Grossseto si concluderà il 23/06/2010 con la conferma dell'inquinamento, e l'estinzione del reato col pagamento di una oblazione di 13.000 euro per ciascuno dei 3 indagati. Inoltre ad agosto del 2009 si erano verificati insostenibli emissioni di miasmi dall'impianto Solemme, a fronte delle quali il sindaco aveva sollecitato la Provincia ad intervenire per ottenere la rapida risoluzione dei problemi. Con sorprendente velocità in data 28/8/2009 la Provincia emise una diffida121 a Solemme di provvedere entro 10 giorni ad "... adottare tutti quegli interventi idonei ad evitare emissioni odorigene in particolare durante la fase di scarico dei fanghi di depurazione e comunque ad eliminare gli inconvenienti lamentati;". Interventi mai attuati in quanto poi in attesa di realizzare un nuovo impianto. Ma nonostante questo quadro ben poco accettabile sul fronte di inquinamento, tuttavia i miasmi venivano coperti dal profumo di ulteriori finanziamenti pubblici. In data 09 settembre 2010 la Provincia di Grosseto emise un comunicato stampa sulle dichiarazioni dell'assessore provinciale all'Ambiente Patrizia Siveri, in cui si tentava di rassicurare rispetto alle criticità di paventati inquinamenti e nel contempo proponeva la "carota" di "... un finanziamento di circa 2 milioni di euro del Patto territoriale, legato all'impegno della società di assumere almeno 20 lavoratori." e concludendo che questa, per un'area come quella di Monterotondo, costituiva un'occasione importante soprattutto per i giovani in cerca di un'occupazione. Difatti, da un sondaggio di Pagnoncelli, risulta che ragazzi e ragazze di Monterotondo ambiscono tutti di lavorare in un impianto puzzolente di trattamento di rifiuti inquinanti. Occupazione molto salutare, gratificante, qualificante, e di grandi prospettive!!

117 Il Tirreno, Edizione di Grosseto, 10/6/2009, "A Monterotondo si ricontano le schede". 118 Verbale prot. 954 del 24/4/2009 a firma del tecnico Iseppi e del responsabile Spagnesi. 119 Imputati dei reati di cui agli artt. ll0, e 674 c.p., e 256. lett. a), d.lgs.3 aprile 2006 n. l52. 120 La Nazione, Edizione di Grosseto, 29/5/2009, "Monterotondo Un impianto impopolare". 121 Provincia di Grosseto, Area Territorio Ambiente Sostenibilità, Determinazione 3105, 28/8/2009, Diffida.

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Comunque nuovamente in violazione della norma, già illustrata, che impone l'erogazione dei finanziamenti di questo genere a fronte di iniziative ecosostenibili, ben diverse da quelle di un impianto denunciato per inquinamento. Ma ... illecito più, illecito meno, ... non stiamo a guardare il pelo nell'uovo! Quanto allo sbandierato CITT, ed attività connesse, la domanda nasce spontanea: "CITT, chi era costui?" Infatti, dalla nascita di questo ente, poco si era saputo di risultati concreti, salvo conferenze, presentazioni, convegni, viaggi di studio in Italia ed estero, e simili iniziative. Come già detto non fu mai pubblicizzato l'organico, salvo la dirigente Dott.ssa Torsello, e tantomeno i bilanci economici annuali, né realizzazioni concrete. Dalla scarsa documentazione122 disponibile a febbraio 2008 si apprende che "Il CITT dovrà svolgere attività varie legate al trasferimento di tecnologia innovativa. La sua missione fondamentale è quella di sviluppare progetti e lo scambio di esperienze fra soggetti che fanno ricerca applicata e imprese che si occupano della diffusione di impianti di energia rinnovabile. [...] Si tratta pertanto di una serie articolata di funzioni che serviranno allo sviluppo socio economico del territorio di Monterotondo Marittimo e, più in generale, di tutta l'area geotermica tradizionale." Ad oggi, 6 anni di distanza, francamente non risulta nel territorio neppure una realtà di sviluppo locale derivante dall'attività del CITT. Ulteriore prodotto di COSVIG che ha consumato sensibili quantità di denaro pubblico, ma che non ha prodotto affatto i frutti pianificati! Dal 2012 CITT non esiste più, in quanto assorbito nella Società ENERGEA, composta da COSVIG, Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna e Università di Pisa con offerta di servizi multidisciplinari nei settori di: produzione energetica da rinnovabili; miglioramento dell’efficienza energetica dei sistemi residenziali, urbani, produttivi; sostenibilità ambientale delle scelte, in particolare delle energetiche. Ormai l'obiettivo dello sviluppo locale è solo un lontano ricordo! Ma altra vicenda emblematica di malgoverno, a dir poco, fu l'ipotizzata eliminazione del servizio di Guardia Medica locale. In pratica, da una comunicazione123 del 2009 della AUSL al Comune, si venne a sapere che l'Amministrazione comunale guidata da Frequenti già al settembre 2008 aveva accettato l'abolizione del servizio di Guardia Medica di Monterotondo, al momento dell'entrata in funzione della piazzola dell'elisoccorso. E ciò in totale contraddizione con il Programma elettorale del 2004 presentato da "Unità Democratica per Monterotondo", la lista della Giunta Frequenti, in cui risulta: "Una guardia medica continuativa, una piazzola per l'atterraggio diurno e notturno dell'elicottero, l'istituzione di una emergenza medica territoriale garantiranno la gestione dell'emergenza - urgenza nel nostro Comune."124 Un-ciò miha scritto giohondo!: a me mi sa che tu ha 'ambia’o le 'arte in ta’ola. Era stato tradito il mandato elettorale a fronte delle linee programmatiche dichiarate, ed inoltre si stava creando una situazione di gravissimo disagio per tutta la popolazione. E' incredibile un comportamento così cinico in relazione ad un servizio essenziale per la comunità. Ancora una volta tutto ciò era passato sulla testa degli ignari abitanti, in quanto nulla in merito era stato discusso in Consiglio Comunale, né presentato in una assemblea. Trasparenza e democrazia erano risultati vocaboli inesistenti nel dizionario della Giunta Frequenti, oltre a quelle precedenti. Toccò alla nuova Giunta comunale, eletta nel 2009, prendersi cura di questa grave criticità e fare una trattativa con la AUSL per ottenere la conservazione della Guardia Medica che, per un piccolo paese come Monterotondo, rappresenta un presidio ed una garanzia. 122 Periodico d'informazione istituzionale del Comune "Colline Metallifere", Febbraio 2008. 123 Prot. 28 (bis) del 31/3/2009, AUSL n.9, Grosseto. 124 2004 - Programma Unità Democratica per Monterotondo Marittimo, Tutela della Salute, p. 2.

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Tiriamo le somme

“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”.

Bertold Brecht

Con i risultati elettorali del 2009 e la formazione della nuova Giunta terminava la gestione del signor B., e dei suoi sodali. Verrebbe da dire "Qui finisce l'avventura del signor B...onaventura", parafrasando il motto del famoso personaggio dei fumetti dei primi decenni del 1900 disegnato da Sergio Tofano, che ad ogni puntata di vicende fortunose, comunque se la cavava ed intascava il proverbiale "Milione". Abbiamo evidenziato operazioni di tutti i generi, spericolate, spregiudicate, con salto mortale o striscianti, palesi od occulte, illegittime o abusive, paradossali o tragiche, con denaro dell'amministrazione o altrui, con creditori insoluti o rimborsi non rivendicati, ma sempre in spregio della trasparenza e di una reale democrazia. Fatti che resteranno sempre come una macchia indelebile sui nomi dei responsabili di questa gestione fuorilegge. Una gestione lontana mille miglia da quel livello manageriale richiesto per questi ruoli. Lo scenario fin qui illustrato del periodo dal 1990 al 2009 è catastrofico. Per chiarire, una volta per tutte, le entità in gioco, a fronte di quelle sempre propalate, qui di seguito un quadro riassuntivo. - Finanziamenti Da quanto esposto in precedenza risulta che i finanziamenti erogati per Ecomilk-Solemme, da fonte pubblica e privata in vari modi e momenti, relativi a varie misure ed interventi, ammontano ad un totale di circa 15 milioni di euro. Questo capitale, investito invece nelle Terme, avrebbe rilanciato una attività locale trainante nel settore turistico con una rilevante occupazione, come peraltro caldeggiato da Nomisma e studi citati in precedenza, senza gli inquinamenti e degrado provocato invece da Solemme. - Occupazione Riferendosi al documento del Comune di Monterotondo, prot. 4433 del 30/7/2008 a firma del sindaco Giorgio Frequenti, di risposta alle richieste della Corte dei Conti, viene ufficializzato un progressivo decremento delle previsioni degli occupati nell'impianto Ecomilk. Si passa dagli iniziali 40 addetti previsti nell'Accordo di Programma, ai 25 previsti dal Piano Pluriennale del 98, per arrivare a 18 previsti da Ecomilk, e quindi di 30 previsti da Solemme nel 2008, ed ai 20 previsti dai Patti territoriali del 2010. Ma nella realtà ne risultano 4 al 10/3/1999, e 11 in Cassa Integrazione al 20/11/1999, di cui è molto dubbio che tutti abbiano realmente lavorato per 4 mesi. Inoltre dalla visura alla Camera di Commercio di Grosseto risulta che gli addetti di Solemme al 2008 erano variabili da 1 (luglio), a 7 (novembre e dicembre). Infine, dalla bocca dell'Ing. Filippi, risulta che nel 2011 in Solemme vi erano 7 occupati. Ad oggi risulta che il personale effettivo si conta su di una mano, mentre l'indotto è pari a zero. - Degrado ambientale e socioeconomico L'impatto dell'impianto Solemme sul territorio è sensibile ed ha comportato varie forme di degrado che condizionano pesantemente sia le attività turistiche, come le iniziative di rilancio del termalismo e recupero edilizio di edifici rurali. Incidono in maniera rilevante i miasmi emessi dall'impianto e le restrizioni poste da ARPAT125 di diniego di abitabilità entro 500 m dal sito. Risulta anche una svalutazione dei beni immobili del circondario, in alcuni casi ormai azzerati.

125 Contributo istruttorio alla Conferenza dei Servizi del 22/2/2010, pag. 12 C/1.

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Ma, facendo il "conto della serva", il costo di questa operazione per posto di lavoro raggiunge la spaventosa cifra di 3 milioni di euro!!! Corte dei Conti, se ci sei, batti un colpo! Dunque, l'Accordo di Programma, e le altre iniziative messe in opera, non hanno raggiunto quegli obiettivi di occupazione e sviluppo socioeconomico per cui erano stati progettati. Invece sono state realizzate impiantistiche industriali squalificanti l'identità rurale del territorio, con inquinamenti riconosciuti e sanzionati, oltre a serie criticità per abitanti e ambiente. Il tutto in un crescendo di violazioni di leggi, norme, pianificazioni, democrazia e partecipazione; un mix di comportamenti con vari profili di illegittimità, neppure motivati da concreti risultati. Ossia, oltre venti anni di chiacchiere spudorate non hanno innescato quei "... meccanismi economici e promozionali per consentire al territorio il balzo qualitativo atteso", come detto da Nomisma. Difatti sviluppo e progresso non sono di casa qui! E le millantate ricadute sul territorio, e l'indotto, chi li ha visti? E la qualità della vita non è migliorata, anzi! E quali sono le prospettive dell'impiantistica realizzata? Ciò coincide col Distretto Rurale e la tutela ambientale? Ma soprattutto, i responsabili di questo scenario fallimentare sono ancora a piede libero e operativi! Nessuno è chiamato a rispondere? La Magistratura è latitante? Le gravissime criticità sin qui illustrate sono dipese da persone spregiudicate e arroganti che hanno usato la copertura di un partito per fare i loro sporchi giochi sfruttando capitali pubblici; un contribuito emblematico all'attuale catastrofe economica italiana. Un machiavellismo in cui la rincorsa del consenso ad ogni costo, anche con azioni censurabili, ha condannato il paese di Monterotondo al sacrificio consapevole di risorse senza alcun beneficio. Malauguratamente siamo in presenza di un personaggio "... accorto e astuto, e di sottilissimo ingegno", laureato in Scienze della Disinformazione, che, in un incesto mostruoso con COSVIG, ha manovrato ogni possibile attività ed iniziativa in Monterotondo per puro interesse personale. Il paragone con "Il grande fratello" non risulta eccessivo! E mentre si pensa di abolire il CNEL, ente di apprezzabile caratura, ha senso mantenere in vita questo COSVIG, nonostante gli evidenti danni e la totale incompetenza ed inefficacia dimostrate? Ma, a favorire questo quadro anomalo, una popolazione comunale con una generale scarsa istruzione che ostacola, o impedisce totalmente, un interesse ai principali temi socioeconomici su cui, invece, proprio la popolazione dovrebbe intervenire e decidere. In altre parole la partecipazione è ridottissima, e perlopiù pilotata da un verticismo partitocratico intollerante verso critiche, dubbi o alternative. L'opposto di una partecipazione costruttiva. Appare evidente che: i catastrofici risultati siano dipesi da inadeguati rappresentanti di partiti; che è ora di delegare il governo del territorio a persone capaci e responsabili che possano fare la differenza rispetto al passato, svincolati dai partiti. Possibile che a Monterotondo sia presente gente così sprovveduta e ingenua da credere ancora alle fandonie raccontate dagli insegnanti di Wanna Marchi? Questa popolazione non si rende conto di essere stata usata e raggirata da ciarlatani spudorati e fuorilegge? Dietro a questa accondiscendenza a farsi manovrare, ed accettare qualsiasi scelta, seppure grave ed improvvida, c'è solamente inesperienza, superficialità, incompetenza, pigrizia, o c'è altro? Vorremmo escludere altri motivi, ma siamo in Italia e ... le vie del signor B. sono infinite!

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed

essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico."

Enrico Berlinguer, da un'intervista a la Repubblica del 28 luglio 1981