una fiaba dedicata all'ambiente

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una Fiaba per l’AMbiente

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Un progetto editoriale e sopratutto di educazione ambientale che ha visto protagonisti gli alunni/e delle scuole primarie marchigiane

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Page 1: Una Fiaba dedicata all'Ambiente

unaFiabaper

l’AMbiente

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www.spazioambiente.org

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Con il patrocinio di Con il contributo di

Con la collaborazione di

Ministero dell’IstruzioneUff. Scolastico Regione Marche

Regione Marche

Provincia di Macerata

Università di Macerata

Agenzia Regionaleper la Protezione Ambientale delle Marche

Legambiente Marche

Fondazione Carima

Scuolabooks

Promosso da

Marche

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“Gli uomini discutono, la natura agisce” Voltaire

Ambiente e Intercultura

Quest’anno il tema da affrontare era decisamente complesso: raccontare l’Ambiente!Una grande sfida raccolta da tantissimi ragazzi, oltre 1200 alunni delle scuole primarie marchigiane.

In questo libro troverete solo alcuni dei tanti lavori proposti. Tutti gli altri sono pubblicati sul nostro sito www.spazioambiente.org. La novità di quest’anno è la presenza di versioni in altre lingue delle fiabe, curate anche con la partecipazione dei propri familiari.

L’Ambiente è nel nostro immaginario sempre più uno spazio definito, con alberi ed animali da difendere e troppo spesso dipinto di verde, ma non è così! È l’insieme degli elementi che, nella complessità delle loro relazioni, costituisce il quadro, l’habitat e le condizioni di vita dell’uomo.

I nostri giovanissimi scrittori, autori di questo libro, hanno raccontato dei tanti colori della natura tante quante sono le identità culturali dei vari popoli. Gli uomini devono saper convivere e condividere l’Ambiente; osservando la natura apprezzerebbero la ricchezza ed il valore della diversità per divenire cittadini del mondo.

È in atto un cambiamento grazie ad una nuova generazione non solo di bambini! Lavoriamo quindi per una cultura ed una responsabilità ecologica senza dimenticare la solidarietà.

Robertino PerfettiPresidente dell’Associazione SpazioAmbiente

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Desidero innanzitutto complimentarmi con gli studenti che, numerosi come sempre, hanno partecipato a questa edizione del premio “C’era una foglia - una Fiaba dedicata all’ambiente”.

Questa è un’iniziativa capace di sensibilizzare i giovani sul tema dell’educazione ambientale, sul risparmio ener-getico e su tutti quegli argomenti inerenti la tutela e la valorizzazione dell’ambiente: acqua, aria, suolo, rifiuti e li educa a quel rispetto necessario ad assicurare un futuro a questa nostra Terra, di cui i giovani d’oggi saranno i custodi domani.

Proporre stili di vita più sostenibili è sicuramente una “mission” della politica e presentare, informare, pubbliciz-zare, educare e indirizzare il cittadino verso prodotti e servizi ecologici è un impegno costante che caratterizza il percorso di questa Amministrazione provinciale.

Mi complimento anche con gli organizzatori che con passione da sette anni sanno coinvolgere tante scuole primarie con questo bellissimo progetto.

Auguro il successo di questa edizione e rivolgo un cordiale saluto a tutti coloro che, leggendo questo libro, contribuiranno anche ad aiutare i bambini haitiani i quali, oggi più che mai, hanno necessità del nostro aiuto.

Franco CapponiPresidente della Provincia di Macerata

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Se guardiamo un’aula scolastica dal punto di vista dei banchi, della cattedra, delle carte geografiche alle pareti e così via, possiamo descrivere la struttura materiale di un ambiente educativo; se invece guardiamo alle lezioni o alle conoscenze che gli alunni acquisiscono, allora descriviamo la scuola partendo dal suo lato immateriale. Ognuno di questi artefatti, materiali e immateriali, incarna un progetto, un ideale.Tra gli artefatti va considerato anche il linguaggio, in quanto strumento che costruisce, stabilizza e delimita la nostra esperienza. Le connessioni che il linguaggio permette di fare tra le realtà più diverse svolgono un ruolo essenziale: ad esempio la possibilità di raccontare ci proietta sia nel passato, attingendo alle esperienze nostre e altrui, che nel futuro, fornendoci l’abilità di predire, immaginare e, quindi, di inventare. L’insieme di queste connessioni, quando sono socialmente condivise, forma ciò che va sotto il nome di cultura ed è questa che svolge un ruolo di guida per il nostro sistema di emozioni e di scopi. Ad esempio, il rapporto con la natura è il prodotto di una cultura che fa vedere l’ambiente come qualcosa da conquistare o da proteggere. Si può pensare alla terra come un terreno, sul quale, fatta questa operazione linguistica, è possibile costruire. Ma si può anche esaltare il sentimento del sublime che la natura suscita, creando una sorta di religione della natura incontaminata e facendone un oggetto di culto.I motivi-guida per cui si è chiesto a bambine e bambini, e ai loro docenti, di narrare storie che hanno come tema l’ambiente, è permettere di riflettere sulla cultura a nostra disposizione per guardare a esso e anche riformulare una cultura attenta all’ambiente e alle sue esigenze, pensando al fatto che come esseri umani ne facciamo parte integrante.

Paola NicoliniDocente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazioneUniversità degli studi di Macerata

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“C’era una volta…” così cominciavano un tempo ormai lontano le favole che le mamme e le nonne raccontavano alle bambine e ai bambini dopo una giornata dedicata al gioco e allo studio e loro sia addormentavano tranquilli e sereni perché si sentivano amati e protetti.“C’era un foglia…”, il titolo del concorso che l’Associazione Spazio Ambiente ha scelto per invitare le nostre bambine e i nostri bambini a diventare scrittori almeno per un giorno, è stato veramente felice.L’UNICEF ringrazia gli organizzatori e il loro Presidente, Robertino Perfetti, per aver scelto il nostro Comitato come sponsor dell’iniziativa veramente meritevole ed è lieto e onorato di aver concesso il patrocinio richiesto. Nel Manifesto “YES FOR CHILDREN” promosso dall’UNICEF in collaborazione con le maggiori organizzazioni non governative impegnate per i bambini in tutto il mondo, tra l’altro è detto:“Crescere sani e forti. Tutti i bambini, in ogni parte del mondo, devono godere della massima protezione attraverso cure mediche, corretta alimentazione, disponibilità di acqua potabile e di servizi sanitari adeguati, case accoglienti e un ambiente sano e sicuro.”“Proteggere il Pianeta. Ognuno di noi deve impegnarsi subito - insieme ai governi e agli enti pubblici - per garantire a tutti i bambini sicurezza e benessere, salvaguardando l’ambiente naturale in cui vivono.” Questo significa essere in sintonia con gli aspetti fondanti della nostra azione rivolta ad educare allo sviluppo e ai diritti.Questo testimonia l’alto valore educativo e formativo del progetto.I moltissimi lavori presentati, tutti ispirati al rispetto dell’ambiente e al dialogo interculturale, ci fanno veramente sperare in un futuro migliore in cui in cui l’uomo finalmente si svegli dal “sonno della ragione che genera mostri”.Grazie a tutti, specialmente a voi giovani scrittori, Vi auguriamo di crescere liberi, sani buoni insieme ai vostri genitori e alle persone che vi amano e che amate.Grazie anche dai bambini di Haiti ai quali avete voluto donare il ricavato del vostro lavoro.

Comitato Provinciale UNICEF di Macerata

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Ringraziamenti

Un ringraziamento personale a Maurizio Ferracuti, Umberto Perticarini, Donatella Ricci, Paola Consolati, Tamara Lapucci, Luisa Cherubini, Carlo Scheggia, Michele Togni ed Erica Tasso per la loro indispensabile collaborazione, grazie!

Un sentito ringraziamento rivolgo a Paola Nicolini, Lucia Tancredi, Marisa Strozzi e Ivonne Mesturini per la dispo-nibilità e la loro professionalità.

Grazie agli amici, illustratori e artisti, che con la loro disponibilità hanno permesso la realizzazione di questo libro:

Alfonsina Ciculi [email protected]

Aria PerfettiBeatrice Salutri [email protected]

Federica Ricci [email protected]

Gianluca Manciola [email protected]

Giulio Perfetti [email protected]

Laura Medei [email protected]

Maurizio Ferracuti [email protected]

Simonetta Palmucci [email protected]

Valeria Colonnella [email protected]

A tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che hanno regalato le loro emozioni e le loro storie, grazie!

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l’AMbiente

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Valeria Colonnella

Scuole PrimarieAncona

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Gigi era un bambino che non aveva nessun rispetto per la natura e l’ambiente.Quando andava a fare una passeggiata con gli amici nel parco, buttava lattine, carta, fazzoletti sporchi e tante altre cose per terra, invece di gettarle negli appo-siti contenitori. Se andava a fare un pic nic con i suoi genitori, ne approfittava per sporcare e imbrattare in giro; percorrendo la strada per andare a scuola, dopo aver bevuto il succo di frutta, si divertiva a prendere a calci la lattina, correndo a zig zag sul marciapiedi tra la gente, che lo osservava infastidita.Una notte tutti gli oggetti da lui abbandonati decisero di fargli una bella sorpresa; trasportati da uccellini, fogli di carta accartocciati, lattine abbandonate, cingomme spiaccicate, bottiglie vuote…si presentarono alla finestra della sua cameretta e ini-ziarono a danzare e a chiamarlo con insistenza a gran voce.Gigi incuriosito si affacciò e la lattina che l’uccellino aveva posato sul davanzale, iniziò a parlare: – Perché sei così cattivo con l’ambiente? Guarda che se tu ricicli, noi inquiniamo meno!Gigi rispose stizzito: Non sono mica un fiore o uno scoiattolo, perché dovrei preoc-cuparmi se i parchi diventano delle discariche?La lattina riprese: – L’inquinamento causa danni alle persone, agli animali e a tutto ciò che appartiene alla natura. La natura è buona con gli uomini, ma questi le de-vono portare rispetto, non devono fare azioni che la danneggiano, perché potrebbe stancarsi e ribellarsi ai danni che le procurano.Gigi, seccato, chiuse la finestra e andò a dormire, sognò che era diventato piccolis-simo come un fiorellino ed era circondato da rifiuti di tutti i generi tra cui anche la lattina calciata il giorno prima, che ad un tratto si trasformò in un mostro fiammeg-giante e gli ordinò di fare la raccolta differenziata, separando sempre vetro e lattine, plastica, carta, rifiuti organici…Gigi si svegliò di soprassalto e turbato da quel sogno decise di fare il bravo bam-bino: avrebbe buttato le lattine nei cassonetti, che trovava lungo la strada per la scuola e non avrebbe più sporcato il parco dove andava a giocare con i suoi amici.

gigi e la sua mitica classe

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La mattina seguente Gigi raccontò a scuola il suo sogno e le maestre Mariliana e Lilianella proposero alla classe di andare una volta al mese a ripulire insieme il grande giardino della scuola dalle cartacce e dai rifiuti abbandonati.I bambini accettarono con entusiasmo e scrissero al Sindaco della città una lettera per chiedere che in giardino venissero messi dei cestini per la raccolta differenziata e piantati cespugli fioriti. Alla maestra Lilianella venne allora un’altra idea fantastica: destinare una parte del giardino ad orto biologico.La classe di Gigi era frequentata da bambini provenienti da paesi diversi: Italia, Albania, India, Colombia, Afganistan. Così nell’orto decisero di piantare semi di frutta e verdura dei loro paesi d’origine, per vedere se riuscivano a far crescere la loro frutta e verdura nella nostra terra. Prepararono con cura il terreno, seminaro-no…tutti i giorni controllavano l’orto, togliendo le erbacce e innaffiando le giovani piantine; dopo alcuni mesi l’orto era davvero stupendo!Decisero che con i frutti e le verdure raccolti nel loro orto, con l’aiuto delle mamme, avrebbero preparato un mega pranzo, davvero speciale, utilizzando a modo loro gli ingredienti di tutto il mondo.Tutti i bambini della scuola avrebbero gustato i cibi da loro preparati; quando il giorno stabilito arrivò, fu una festa di colori e di sapori!Con le verdure rimaste nell’orto allestirono un mercatino nella piazza principale della loro città con tante bancarelle variopinte, così da far assaggiare a tutti la frutta e la verdura gustose e genuine, che essi avevano coltivato, senza concimi chimici e pesticidi, innaffiandole con tanto buon umore.Ora a scuola si stava proprio bene!Il giardino era così accogliente che spesso in primavera la maestra Mariliana ed i suoi alunni uscivano a lavorare all’aperto; si sedevano sotto l’ombra del grande pino, a volte un bambino leggeva una storia del suo paese d’origine, o scriveva ricordi di una parte della sua infanzia trascorsa in quel lontano paese, dove aveva trascorso momenti felici o momenti dolorosi.

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Scuola primaria “D. Savio” Classe IV C

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Luca e Maddalena s’incontrano al parco.Luca dice : – Dammi la tua bambola perché la voglio rompere!Maddalena risponde: – No, non te la do. Perché sei così arrabbiato?– Perché ho lasciato i miei amici in Romania! – dice Luca.– Anch’io ho lasciato le mie amiche in Moldavia, ma non sono arrabbiata. Vieni a giocare con me? – chiede Maddalena.– No, voglio andare a casa a rompere tutti i miei giochi! – risponde Luca.Arriva Hannah.– Anch’io ho lasciato le mie amiche nelle Filippine, ma in Italia ho trovato Pippo, questo cagnolino bellissimo.Arriva un bambino dai capelli blu. Ha in mano un sasso giallo, rosso, blu e verde.– Ciao, come ti chiami ? – gli chiedono Maddalena e Hannah.Il bambino risponde : – Mi chiamo Zich.Luca gli dice: - Dammi quel sasso! Lo voglio spaccare in mille pezzi!– Non te lo darò mai e poi mai! – risponde Zich.Arrivano tre bambine : Alessia, Roberta e Sara.– Che bel cagnolino! Possiamo giocare con voi?– Sì – dice Zich. Ma dove sono le vostre amiche?– Le miei amiche sono in Romania – risponde Alessia.– Anche le mie amiche sono in Romania – risponde Roberta.– Le mie amiche sono nelle Filippine – risponde Sara.– Allora giochiamo tutti insieme! – dice Maddalena.Nel parco ci sono cartacce, spazzatura, lattine vuote, piatti e bicchieri di plastica abbandonati, scritte sulle panchine.I bambini sono tristi perché non possono giocare in un parco così sporco.Zich dice: – Questo sasso è magico. Ha quattro poteri, uno per ogni colore: il giallo fa capire tutte le lingue, il rosso fa avere tanti amici, il blu aiuta il mare, il verde aiuta i prati e gli alberi.

gli amici dell’ambiente

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– A noi non servono questi poteri – rispondono gli altri – Studieremo e capiremo tutte le lingue così avremo tanti amici e tutti insieme puliremo il parco.– Questo è il vero potere del sasso! – dice Zich – Far capire quello che possiamo fare.I bambini vanno a scuola e studiano tanto. Si fanno tanti amici e insieme puliscono il parco. Sono tutti molto felici e Luca non vuole rompere più i giocattoli.Anche il cagnolino Pippo è felice.

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Scuola primaria “A. Maggini” Gruppo Agorà

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Si Luca at Maddalena ay nagkasalubong sa parko.Sabi ni Luca: Ibigay mo sa akin ang iyong manika sapagkat gusto ko itong sirain.Sinagot ni Maddalena: Hindi, hindi ko ibibigay sa iyo. Bakit ka galit na galit.Kasi iniwan ko ang aking mga kaibigan sa Romania! Sabi ni Luca.Ako din iniwan ko ang aking mga kaibigan sa Moldavia, ngunit hindi galit. Pupunta ba kayo para makipaglaro sa akin? Pagtatanong ni Maddalena.Hindi, gusto kong pumunta sa bahay at sirain ang lahat kong mga laruan . Tugon Ni Luca.Parating si Hannah:Ako din ay iniwan ko ang mga kaibigan ko sa Pilipinas, ngunit, dito sa Italy ko natagpuan si Pippo. Itong magandang aso.Parating ang isang batang lalaki na may asul na buhok.Mayroon sa kamay ko na mga batong dilaw, pula asul at berde.Hello, anong pangalan mo? Tanong nina Maddalena at Hannah.Sagot ng isang batang lalaki: Ang pangalan ko ay ZichSabi ni Luca: Ibigay mo sa akin ang bato! Gusto ko itong hatiin ng pira-piraso.Hindi kailan man ibibigay, sabi ni Zich.Dumating ang tatlong batang babae: Sina Alessia, Roberta at Sara.Anong ganda ng asong ito! Maara ba naming laruin ?Tugon ni Zich: Oo, puede ninyong laruin pero nasaan ang inyong mga kaibigan?Sagot ni Alessia: Ang mga kaibigan ko ay nasa Romania.Sagot ni Roberta: Kahit ang mga kaibigan ko ay nasa Romania din.Sagot ni Sara: Ang mga kaibigan ko ay nasa Pilipinas.Ayon kay Maddalena: Maglaro tayong sama- sama!Ang mga bata ay malulungkot sapagkat di sila makapaglaro sa parko dahil madumi.Sa parko may mga basura, basurang walang laman, mga boteng walang laman, mga platong plastik, tasa at basong iniwanan na at may mga sulat pa ang mga upuan sa parko.

Kaibigan ng Kapaligiran

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Sabi ni Zich: Meron akong mga batong magik. Sila ay may apat na kapangyarihan, isa sa bawat kulay: Dilaw, upang maintindihan lahat ng mga wika. Pula, upang magkaroon ng maraming kaibigan, asul, tumutulong sa mga dagat at berde tumu-tulong para sa mga puno at damo.Sagot ng nakakarami: Hindi namin kailangan ang mga kapangyarihang ito. Pag- aaral ang kailangan para maintindihan lahat ng wika at magkaroon ng madaming kaibigan. Sama- sama silang naglinis ng parko.Ayon kay Zich: Ang tunay na kapangyarihan ng mga bato ay ang makatulong at makagawa sa mga tao ng kabutihan .Ang mga bata ay nagpunta sa iskwelahan at nag aral ng husay , Magkakasama silang naglinis ng parko at naglaro, lahat ay masasaya at si Luca ay ayaw ng sirain ang kanyang mga laruan.Pati ang aso na si Pippo ay masaya din.

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Scuola primaria “A. Maggini” Gruppo AgoràFilippino

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Luca si Madalina si intilnesc in parc.Luca spune: – Dami pàpusa ta ca vreau so rup!Màdàlina spune: – Nu, nutio dau. Dece esti asa suàrat?– Pentru cà am làsat amici miei in Romània! – zice Luca.Inca si eu am làsat prietenii in Moldova, dar nu sint inervatà. Vii sà te joci cumine? – Intreaba Madalina– Nu, vreau sà ma duc acasà sà rup toate jucariele mele! – Raspunde LucaVine Ana.– Inca si eu am lasat prietenele mele din Filipine, in Italia am gasit Pipo, acest cine frumos.Vine un baiat cu pàrul albastru. Are in mina o piatra galbana, rosu, albastru si verde.Buna cum te numesti? – Il intreaba Madalina si Ana.Copilul raspunse: – Ma numesc Zic.Luca zice: – Dami piatra cea! Doresc so distrug in mii de bucatele!Nutio dau si gata! – zice ZicVin trei fete: Alesia, Roberta e Sara.– Ce frumos catelus! Pot sa ma joc cu voi?– Da – spune Zic – Dar unde sint prietenele voastre ?– Prietenele mele sint in Romania – spune Alesia.– Inca si prietenele mele sint in Romania – spune Roberta.– Prietenele mele sint in Filipine – spune Sara.– Deci ne jucam in preuna ! – spune Madalina.– In parc sint hirtie, gunoi, sticle goale, farfurii si pahare de plastic lasate,Copii sint trinsti pentru ca nu pot sa se joace intrun parc asa murdar.Zic dice: – Piatra aceasta e magica. Are patru puteri, una pentru orice culoare: galbana face sa inteleaga toate limbele. rosu face sa ai multi prieteni, albastru ajuta marea, verde ajuta tufarii si copacii.

Pritenii din prejur

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– Dar noua nu ne trebuiesc aceste puteri – raspund altii – Invatam si intelegem toate limbele asa avem multi prieteni ca sa curazim parcul.– Aceasta este puterea adevarata a pietrei! – spune Zic – Fa ca sa intelegem cea ce putem face.Copii vin la scoala ca sa invete mult. Si isi fac multi prieteni si in preuna curata parcul. Sint foarte fericiti si Luca nu mai frea sa rupa jucarile.Inca si cinele Pipo e fericit.

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Scuola primaria “A. Maggini” Gruppo AgoràMoldavo

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Scuole PrimarieCamerinoMuccia

Alfonsina Ciculi

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Mandarinello era una bambino tutto fatto di buccia di mandarino. Era tutto arancio-ne, profumato e non si ammalava mai perché era pieno di vitamina C e di energia perché era nato in un ambiente sano dove l’aria era pulita, il terreno era adatto a far crescere bene e i raggi del sole e l’acqua gli avevano fatto visita nei momenti giusti. Frequentava una scuola dove c’erano alunni che venivano da ogni parte del mondo.Mandarinello col tempo diventò un gran pigrone: non usciva più perciò non veni-va più riscaldato dai raggi del sole, né l’acqua lo innaffiava e la mancanza di aria buona e fresca gli aveva fatto perdere il suo bel colore arancione e il suo profumo.Mandarinello marcì e la sua pelle diventò tutta marrone!Le poche volte che usciva tutti lo guardavano e lo prendevano in giro:– Che brutto che sei!– Che schifo!– Ma questo signore non si lava mai!– Forse è caduto nel fango!– No, secondo me, fa un lavoro sporco, una specie di spazzacamino!– Come sei sporco! Perché non ti lavi?– Sei forse malato? E che malattia è la tua?Nessuno si avvicinava più a lui e Mandarinello diventava, oltre che brutto, ogni giorno, sempre più triste e sofferente.Dopo un po’ di tempo i suoi amici sentirono la sua mancanza, lo andarono a tro-vare e lo videro così mal ridotto che pensarono di non offenderlo più e cercarono dei rimedi per aiutarlo a guarire.Volevano rivederlo bello, forte, allegro e sorridente come prima, così pensarono di fargli fare un pieno… no di benzina!Ma di vitamine!– Devi mangiare frutta di tanti colori e di tanti tipi provenienti da tutti i Paesi del mondo e vedrai che tornerai bello e profumato come prima.I suoi compagni italiani ordinarono una nave carica di kiwi e di fichi d’India dalla

La storia Di mandarinello

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Sardegna e dalla Sicilia, i suoi amici marocchini fecero venire dal Marocco i datteri, dalla Giordania arrivò un carico di fragole, l’ananas dal Messico, la noce di cocco dal Brasile, il mango dall’India.Una sua amica macedone ordinò un carico d’uva.Subito Mandarinello faceva i capricci perché non voleva più saperne di mangiare e faceva i capricci che fanno tanti bambini quando non vogliono mangiare.I suoi amici cercarono di convincerlo: qualcuno addirittura lo imboccava e qualcun altro pensò di distrarlo raccontandogli ciascuno le storie più conosciute dei loro Paesi d’origine.Pian piano Mandarinello cominciò a star meglio e tornò ad essere allegro e sorri-dente e così fu per tanti anni fino al giorno in cui, stanco di tanto lavoro, di addor-mentò all’aperto.Qualcuno lo coprì con della terra e si risvegliò trasformato in una mina di vitamine ed energia, capace di guarire ogni male e di diffondere pace, amicizia, amore.

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Scuola primaria “U. Betti” Classe I A - I B

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C’era un uomo sulla Terra che voleva distruggere tutte le varietà di alberi e con essi anche i popoli che vi abitavano, perché era convinto che agendo così sarebbe di-ventato l’unico uomo ricco e potente del Pianeta e che non avrebbe dovuto dividere con nessuno le sue ricchezze.Così un giorno mise in atto questo diabolico piano: portò nel suo laboratorio dei piccoli bruchi verdi e innocui trasformandoli in famelici mangiatori di alberi.In seguito andò nel parco nazionale del suo paese, dove viveva una vastissima va-rietà di alberi e lasciò i bruchi; questi in poche ore distrussero tutti gli alberi.Il giorno dopo la gente stupita e preoccupata di quanto era accaduto iniziò a scap-pare dalla città.Tra i presenti c’erano dei bambini curiosi e coraggiosi che volevano difendere il loro parco e scoprire la verità; infatti, essi pensavano che non poteva essere stata la natura da sola a compiere questo orrore,ma che fosse stato opera dell’uomo.Frettolosamente decisero di fare la guardia agli altri boschi perché erano convinti che il colpevole avrebbe agito di nuovo. Decisero di fare la guardia agli altri boschi per scoprire il colpevole.La notte seguente divisi in gruppi si nascosero dietro agli alberi.Quella notte,la nebbia avvolgeva tutto ma si distingueva una figura di un uomo con una bottiglietta in mano; un bambino riconobbe l’uomo colpevole di questa catastrofe. Era stato lui con la sua prepotenza e indifferenza a creare quei mostri e quell’orrore!I bambini,con un astuto tranello, presero l’uomo e lo portarono alla polizia.Fu denunciato per “tentata distruzione Pianeta” e lo condussero in un centro di educazione e recupero ambientale.Lì capì che aveva commesso un enorme sbaglio e si pentì e promise che avrebbe seminato tanti semi in tutto il mondo;comprese anche che tutti gli esseri viventi di diverse specie servono per la vita e per il benessere dell’ambiente.Tutti siamo chia-mati a rispettare le diversità e la natura e non pensare solo ai guadagni personali.

L’uomo che...

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Scuola primaria Muccia Classe III - I V

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Una bambina che si chiamava Manuela viveva in un paesino delle Marche.Stava sempre chiusa in casa a giocare con il computer e la play-station e la mamma la sgridava spesso perché lei e il papà volevano che uscisse con loro o che avesse amici.Un giorno Manuela incontrò un vicino di casa che veniva chiamato “lo straniero”: era un vecchio dall’aria dimessa, vestito con abiti assai modesti, arrivato da molti anni in Italia da un paese lontano, ma che non si era mai integrato nel paesino.La gente diceva che era strano e pericoloso, perché usciva di rado e parlava ancor più raramente.Il vecchio, quel giorno, aveva con sé un forcone poggiato sulle spalle e Manuela lo guardò intimorita,ma egli le fece un gran sorriso.Manuela ne fu incuriosita e lo seguì di nascosto fino alla sua modesta casetta di pietra, circondata da un giardino ben curato e da un piccolo orto rigoglioso.Prese coraggio e si avvicinò, chiedendo se potesse osservarlo nel suo lavoro, poi, in seguito, iniziò a lavorare con lui, ad aiutarlo nelle faccende di casa e si innamorò di quel luogo.Lì crescevano piante a lei sconosciute e gli ortaggi avevano colori insoliti e sapori paradisiaci. Conobbe la patata viola e i cavolini di Bruxelles, vide spuntare le tenere foglie della valeriana e gli enormi frutti della zucca. Era bellissimo poter piantare e veder crescere i frutti del proprio sudore.Un giornò arrivò un signore dall’aria distinta, vestito in giacca e cravatta, che disse senza tanti complimenti che avrebbero buttato giù la casa, poiché di lì sarebbe pas-sata la super veloce superstrada; ma in cambio il vecchio avrebbe avuto dei soldi, alloggio gratuito presso un moderno istituto e il progresso a portata di mano.Il vecchio si ammalò dal dispiacere.La bambina non sopportava l’idea di vederlo deperire e ancor meno che buttassero giù la casa e distruggessero il loro orto: voleva convincerlo ad opporsi, ma lui era certo che non l’avrebbero ascoltato.

Come cambiano le cose!

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Allora Manuela andò in comune e protestò, pianse, urlò finché non venne presa in considerazione.La storia fu pubblicata dapprima nei notiziari locali, poi dai giornali nazionali e furono usate parolone del tipo “Il coraggio della temeraria bambina” e “il povero vecchio extracomunitario emarginato”.Passato un po’ di tempo arrivò un altro signore dalla faccia gioviale che disse:– Non preoccupatevi, che la casa rimarrà qui, perché la coraggiosa bambina, – e diede una bella pacca sulle spalle a Manuela – con le sue proteste, è riuscita a far capire il bene che vuole al vecchietto! –E giù, una bella risata!Da quel giorno lo straniero non fu più un estraneo per nessuno e Manuela lo adottò come nonno: lo invitava a mangiare con la sua famiglia per le feste e lo andava a trovare spessissimo per vedere le sue verdure.Lui le aveva insegnato che le persone e le cose della natura non ci appartengono, non si comprano e contano molto di più di una strada veloce.

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Scuola primaria Muccia Classe V

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Scuole PrimarieCivitanova Marche

Alfonsina Ciculi

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Quanti colori ci sono in naturaanche il grigio il nero e il viola,sono colori scuri e poco apprezzati,ma se non ci fossero andrebbero inventati.Di tutti i colori è l’arcobalenoe viene sempre con il sereno.Tanti colori ci sono nel cielo:blu, turchese, grigio e nero.Turchese di giorno,nero di notte,si danno il cambiosenza fare a botte.Sono colorati i pesci del maree vivono insieme senza litigare.Bianchi, rossi, grandi e piccini,sono diversi come noi bambini;ma vivono in acqua tutti insieme,perché sanno accettarsi e volersi bene.

I colori della natura

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Basta vivere in armonia,e non dire mai: “questa città è mia!”Nel mondo c’è posto per ciascunosia che tu sia biondo, castano o bruno.Se parli cinese, francese o spagnolo,non devi mai restare solo;basta giocare tutti insiemee vedrai come ci intendiamo bene.Siamo diversi,ma possiamo stare vicini,abbracciamoci fortesiamo tutti BAMBINI. 33

Scuola primaria “S. Zavatti” Classe IIA - IIB

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Aria Perfetti

Scuole PrimarieCorridonia

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Tanti, tanti anni fa, nel mondo gli uomini non si spostavano e vivevano sempre nel posto dove erano nati. C’era chi viveva nelle grandi città, chi in paesini sperduti, chi tra i ghiacci, chi vicino alle grandi foreste, chi dove faceva molto freddo, oppure dove faceva molto caldo.Un giorno il mago dell’Amicizia decise di invitare nel suo immenso palazzo tutti gli uomini, le donne e i bambini del mondo per farli conoscere tra loro.Così in molti arrivarono da ogni parte e ognuno portò dei doni dal proprio Paese: i cinesi portarono le bacchette per mangiare il riso e alcuni vestiti tipici; gli africani portarono le collane fatte con le perline, le spezie per cucinare e alcuni strumenti musicali; i russi portarono una grande Matrioska e dei dolci. Gli abitanti di San Claudio arrivarono senza alcun dono materiale; portarono con sé solo l’aria pulita, i campi coltivati, l’acqua limpida del fiume Chienti, il sole splendente, la frutta squi-sita, l’allegria dei bambini, la pace e la tranquillità tipiche del luogo in cui vivevano.Tutti i doni furono ammirati e messi alla prova; quelli degli abitanti di San Claudio riscossero più successo di tutti gli altri. Ognuno avrebbe voluto portare con sé al-meno un pezzetto di quel tesoro.Il Mago della Discordia, che da lontano osservava la scena, pensava:“Se riuscissi a rubare quei doni preziosi, il mio Paese sarebbe il più bello e il più felice del mondo. Potrei portare l’aria pulita e il sole splendente sopra il mio palaz-zo così io vivrei protetto dall’inquinamento; dai campi coltivati potrei raccogliere il cibo per organizzare le mie feste e potrei offrire ai miei ospiti anche quella splendi-da frutta, che dovrebbe essere squisita, nell’acqua limpida del fiume Chienti potrei bagnarmi insieme alla mia corte; per il resto, l’allegria dei bambini, la pace e la tranquillità potrei buttarle in fondo al pozzo che c’è nel mio palazzo. Sono cose che proprio non mi piacciono! Io voglio solo seminare la discordia tra tutti gli uomini e quel mago mi ha offerto l’occasione giusta. Gli uomini, se riuscirò a rubare la tranquillità, la pace e l’allegria dei bambini saranno finalmente tristi e litigheranno tra loro!”.

Perché a San Claudio vivono bambini Di Diverse nazionalità

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Così la notte seguente, mentre tutti dormivano, egli, senza farsi notare, entrò nel palazzo del mago dell’Amicizia e rubò tutti i doni di San Claudio.Al mattino, disperato, il mago dell’Amicizia si accorse subito del fatto che i doni di San Claudio erano spariti: i bambini erano tristi, ognuno aveva voglia solo di liti-gare con gli altri; l’aria si era fatta pesante e tutti respiravano a fatica. Egli propose però agli uomini di ritrovare quei doni che tanto avevano ammirato e che ora non avevano più. I bambini convinsero gli adulti che non c’eraaltra soluzione: tutti dovevano mettersi al lavoro per ritrovare ciò che si era perso. Iniziarono a frugare dappertutto, ma ... nulla, i doni di San Claudio non si tro-vavano.Alcuni volontari, appartenenti a diversi paesi, decisero di andarli a cercare.Scalarono montagne, salparono mari e alla fine riuscirono a scovare il cattivo Mago che aveva ammucchiato quei doni in ogni angolo del suo palazzo.Un uomo cinese propose:“Voi distraetelo ed io prenderò i doni”.Un africano aggiunse:“Io catturerò il mago e lo legherò”.Quando si ritrovarono nel’atrio del palazzo si accorsero che mancavano la tranquil-lità, l’allegria dei bambini e la pace. Avevan ocercato in ogni luogo, ma nessuno aveva pensato di guardare nel pozzo. Un bambino, che li aveva seguiti per tutto il viaggio, ebbe l’idea di cercare proprio lì dentro e finalmente tutti i doni furono recuperati e messi al sicuro in un grande sacco tenuto stretto da quei coraggiosi uomini.Alcuni di loro ebbero l’idea di andare a San Claudio per riportare i doni ai proprie-tari. Percorsero molta strada, ma, arrivati in quella piccola frazione rimasero colpiti dalle bellezze del luogo, dalla natura splendida e dalla cordialità degli abitanti. Decisero di fermarsi un po’ di tempo lì per godere di quella pace. Da quel giorno, però, non se ne andarono più.

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Anzi, ognuno di loro portò una parte di una canzoncina che, oggi, a San Claudio, gli abitanti cantano come se fosse un inno:RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Dalla Cina mi avete visto arrivare/ e io l’italiano voglio imparare;/io invece a scuola studio già l’inglese,/ ma tu mi insegni anche il cinese?RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Io sono musulmano, tu sei cristiano,/ in nome dell’amore prendiamoci per mano/ e facciamo un girotondo/ che unisca tutto il mondo.RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Io vengo da un posto dove c’è la guerra/ che distrugge tutta la Terra;/ un po’ di pace vorrei trovare!/ Qui tra voi lo potrò fare!RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Io con la roulotte il mondo ho girato/ e tante bellezze, ogni volta, ho ammirato,/ ma qui mi vorrei fermare/ e qualche amico poter trovare.RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Abbiamo scoperto che la diversità/ è una grande opportunità:/ ognuno qui il suo contributo apporta/e dei pregiudizi abbattiamo la porta.RIT: Noi siamo diversi, ma che ci importa/ insieme abbattiamo ogni porta!Allora ragazzi, forza andiamo/ e il mondo convinciamo/ che se nessuno è uguale all’altro/ si ottiene un gran vantaggioEcco perché a San Claudio vivono persone che provengono da diverse nazioni e tutti gli abitanti formano una comunità felice.

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DAL DIARIO DI...… SANTAL

25/08/09Caro diario,mi chiamo Santal e sono un bambino russo. Sono sempre allegro, cordiale e di-sponibile ad aiutare gli altri. Ho deciso di scrivere queste pagine, perché mi devo sfogare con qualcuno. Mio padre mi ha appena dato una notizia terribile: tra qual-che giorno dobbiamo partire per l’Italia e lasciare per sempre la nostra bella città, perché qui non c’è lavoro. Sono sbigottito! Mi affaccio alla finestra della mia cucina e penso che non vedrò più questo magnifico paesaggio!!!! Chiudo la finestra, mi tuffo sul letto e piango disperato. Il mio cuore si sta spezzando. Devo lasciare i miei amici e i miei pochi giocattoli perché sull’aereo dobbiamo portare solo le cose indispensabili.Stringo il cuscino ed urlo forte: che cosa mi aspetterà, come sarà la mia vita????? Caro diario, ci rivedremo presto, non mi abbandonare anche tu. Santal

1/10/09Caro diario,scusa se in questi giorni non ti ho scritto, ma ho avuto molti impegni. Sono arrivato da pochi giorni a San Claudio, a Corridonia, in una nuova casa e sto andando a scuola. Sono molto preoccupato perchè non conosco per niente l’ italiano; come farò a farmi degli amici? É vero che a scuola ho incontrato molti bambini, tra cui Ilaria, che fin dai primi giorni di scuola mi è stata molto vicino e mi ha aiutato a superare la mia malinconia. Inoltre, gli insegnanti hanno detto che sabato prossimo faremo, nel piazzale davanti alla scuola di San Claudio, una festa per trascorrere una giornata in allegria e per conoscerci meglio. Io farò vedere a tutti alcuni oggetti tipici russi e la mamma mi preparerà alcuni dolcetti tipici. Speriamo bene! Santal

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dal Diario Di...

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… SHAKIRA

31/08/09Caro diario,mi chiamo Shakira e ho deciso di scrivere questo diario, perché sono appena ar-rivata a San Claudio, a Corridonia. Non conosco ancora nessuno e mi sento tanto sola. Ora mi presento, così potrai conoscermi e diventeremo amici. Ho nove anni e da qualche giorno indosso sempre lo stessovestitino: ha dei fiorellini fucsia sullo sfondo blu e non voglio toglierlo, perché lo ha cucito la mia nonna, prima che io partissi. Lei è rimasta in un paesino sperduto del Marocco. Ho delle treccine, anch’esse fatte dalla nonna. Quanto ha pianto, mentre mi pettinava! La mia carnagione è piuttosto scura, ho gli occhi allungati neri come il carbone, dolcissimi e straordinariamente espressivi. Ho una bocca carnosa sempre aperta alle risate, ma da molti giorni non rido più; da quando, cioè, il mio papà mi ha detto che dobbiamo andare via da questo paese e che andremo in Italia, dove ci sono alcuni nostri parenti e forse troverà un lavoro. Io ho provato a dire che non voglio andare via dal Marocco, ma lui mi ha risposto che dispiace anche a lui, ma dobbiamo andare. Ha aggiunto che troverò dei nuovi amici, ma io sono sicura di no! In camera mia, ho pianto tutta la notte. Il mattino seguente, molto presto, la mamma mi ha svegliato e siamo partiti: io, il papà, la mamma e la mia sorellina siamo saliti su una sgangherata corriera che ci ha portato al porto. Durante il viag-gio ho cercato di stampare nella mia mente le bellezze del paesaggio. Ciao caro diario, Shakira

05/10/09Caro diario,è passato poco più di un mese dal mio arrivo a San Claudio e sono felice. I primi giorni mi sentivo molto a disagio, soprattutto quando gli altri bambini mi chiedeva-

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no qualcosa e io non rispondevo perchè non capivo. Ero davvero disperata e sarei voluta tornare nella mia scuola. Ora, invece, comincio a capirli. Tutti loro mi voglio-no bene, mi aiutano nei momenti difficili e i maestri mi comprendono. La natura è bellissima qui, ci sono tanta pace e tranquillità. Ieri pomeriggio sono stata a giocare a casa di un’amichetta e per oggi i maestri hanno organizzato una festa. Io porterò il cus cus, delle collanine e degli strumenti musicali. Poi ti racconterò. Shakira.

… ALESSANDRO

01/10/09Caro diario,mi chiamo Alessandro Tang e sono un bambino cinese. Frequento la classe 4° a San Claudio. Sono arrivato da pochi giorni e in questo posto tutto è nuovo per me: la lingua, i compagni, gli insegnanti. Ricordo quando sono entrato il primo gior-no: ero rosso come un peperone. Dalle porte socchiuse i bambini mi guardavano stranamente. Volevo fuggire e ritornarmene a casa. Ad un tratto il mio sguardo è caduto su un alunno, era anche lui straniero e io mi sono seduto vicino a lui. Gli insegnanti mi hanno spiegato che sabato 5 ci sarà, nel cortile della scuola, una festa. Ti racconterò! Ciao, Alessandro

… CLASSE DEI BAMBINI DELLA IV

05/10/2009Caro diario,il giorno tanto atteso è arrivato, è una giornata bellissima, il sole manda ancora i suoi raggi caldi sulla terra e si ode il cinguettio degli uccellini. Gli alberi hanno indossato una parrucca colorata. Nel cielo si rincorrono le nuvole che, via via, as-sumono forme diverse.

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dal Diario Di...

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Stasera ti racconteremo come è andata...… Tutto è stato bellissimo oggi! Noi bambini stranieri abbiamo insegnato ai nostri compagni di scuola italiani dei giochi tipici dei nostri paesi di origine, loro hanno ammirato gli oggetti che ciascuno di noi ha portato e abbiamo mangiato a volontà. I dolci erano tutti buonissimi. Abbiamo anche cantato tutti insieme una filastrocca, che avevamo inventato in classe: Che bello stare insieme/ e con tutti poter giocare/ organizzare il nascondino/ e rincorrersi in giardino/ giocare a passaparola/ una mattina che non c’è scuola/ o schiamazzare per la via/ tutti insieme in armonia./ Oggi noi lo abbiamo imparato/ ma a tutto il mondo va annunciato:/ insieme si dà un calcio allanoia/ e si fa spazio alla gioia;/ si raddoppia la fantasia/ se si sta in compagnia/ e si vive più felici/ se si hanno tanti amici. Siamo tutti molto contenti di poter vivere a San Claudio. Ciao, i bambini di classe IV.

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Salve a tutti,sono la Terra. Non mi fermo un attimo… giro… giro… da miliardi di anni, da quella lontana esplosione. E da allora… freddo… caldo… eruzioni vulcaniche… terremoti… inondazioni… povera me quante ne ho viste!Con il tempo sono molto cambiata, la pioggia, il vento, l’acqua… hanno trasfor-mato il mio aspetto… chissà come sarò in futuro! Speriamo ancora più bella ed accogliente! Sì, accogliente… ho sempre amato le creature che sono vissute su di me. Pensate… all’inizio erano piccole piccole, quasi microscopiche, poi più grandi, in seguito gigantesche e tutto questo prima che comparisse l’uomo. A dir la verità i primi assomigliavano tanto alle scimmie, ma lentamente sono diventati più alti, eretti, chiacchieroni, simpatici e divertenti. Sono stati i secoli più belli della mia vita, tra di noi c’era feeling, rispetto, ammirazione... Io davo agli uomini quello di cui avevano bisogno.Se avevano freddo tagliavano gli alberi, li bruciavano, si riscaldavano e ne ripian-tavano di nuovi.Se avevano fame raccoglievano frutti, seminavano, preparavano ciò che serviva per mangiare… e gli avanzi… ma che avanzi… servivano per nutrire gli animali!Se avevano sete c’era l’acqua dei ruscelli, era limpida, trasparente… che buona!Se dovevano spostarsi? Una bella passeggiata non faceva certo male, serviva per respirare l’aria frizzante e pura del giorno. Vedevo le mie creature tranquille, lavora-vano sì, tanto, ma senza fretta, rispettando i miei tempi e i ritmi delle stagioni che si susseguivano ben felici di contribuire al benessere di uomini e donne. E i bambini? Mi ricordo che giocavano tanto, non avevano giocattoli strani e costosi, ma con terra, sabbia e poco altro inventavano mondi meravigliosi e si divertivano. Ricordo anche che le persone avevano la pelle di colori diversi e modi vari per mettersi in contatto con le divinità e questo era unico e meraviglioso.Ecco, mi sta uscendo una lacrimuccia, ah … i vecchietti piangono sempre quando ricordano i momenti belli della loro vita! E poi che cosa è successo, direte voi?

La terra si raccontaUna catena...per la salvezza

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Scuola primaria “S. Claudio” Classe V

Nemmeno io lo so di preciso perché non è facile capire cosa c’è dentro il cuore e la mente di alcune persone, ma ci sono state guerre, distruzioni, violenze, cattiverie, prepotenze…In particolare ve ne racconto una che conosco bene. Guardatemi, guardate attenta-mente i miei colori. Ora l’azzurro dei miei fiumi, dei mari, dei laghi è opaco, spento, tendente al verdognolo, se non al nero, a volte! E il verde acceso dei miei prati e delle mie colline? Faccio fatico a scorgerlo traun pullulare di costruzioni. Io adoro il bianco delle nevi perenni, ma anche quelle si stanno sciogliendo…Respiro male, ho tanto caldo, non credo che siano solo gli anni che passano, sono le creature che io tanto amo che forse non mi ricambiano più con la stessa intensità…Sono numerosissime, corrono… corrono… sono eleganti, hanno belle case… auto veloci… studiano tanto…Ma allora perché non si fermano un attimo e pensano anche a me? Non conto più nulla? Non capiscono che siamo importanti l’uno per l’altro? Perché mi riempiono di rifiuti, non comprendendo che danneggiano loro stessi? Ascolto spesso i loro discorsi e non posso dire che non parlano di questi ar-gomenti. Tengono riunioni negli abissi marini, nelle cime dei monti, in tante città… parlano… parlano… promettono… si impegnano… ma io sto sempre peggio. Non voglio che vadano via, magari su Pandora, come ho sentito in giro. Devono stare qui “nessuno deve sentirsi esentato dal ricercare modi e strumenti per contenere le emissioni dei gas che provocano tanti danni.”Visto che so usare anche io parole difficili!Speravo che i grandi che si erano riuniti a Copenaghen si impegnassero un po’ di più. Mah!Non so proprio cosa pensare!....Chi è che mi ronza intorno? Ciao satellite, è da un po’ che non ti vedevo! Ma scusa, mi puoi fare un favore? Senti, i grandi della terra mi hanno deluso, mi puoi dare una mano tu? Oh, grazie, senti… pensavo… puoi trasmettere in TV, mandare per SMS e per e-mail questo messaggio? Dici di sì,

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La terra si raccontaUna catena...per la salvezzagrazie. Ecco… Bambini di tutto il mondo, mi rivolgo a voi… fate subito qualcosa per me. Siete voi la mia speranza, il mio futuro, la mia sopravvivenza. Parlate dei miei problemi a scuola, a casa, ovunque… mettete in atto piccole azioni concrete e coinvolgete anche i vostri genitori, le persone più importanti del vostro paese, della vostra città. Solo così, stringendoci in una grande catena, posso sperare nella mia salvezza.Grazie satellite, fai presto… aspetterò con ansia le risposte dei bimbi.Ma quando arriveranno?... Ecco il satellite, sta tornando… finalmente ci sono noti-zie per me!

Suntem copiii din Romania.Avem multii purificatori, asia apa dele fluvi este mai curata si aerul mai sanatos.Esame lietuvos vaikaj.Renkame ir diferncijuojame atliekas, tuoj busi gražesnis!

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Scuola primaria “S. Claudio” Classe V

We are children from the United States. The word “sustainable development” got into everybody’s life and actions. Do not worry Earth, we’ll still have a lot of nature when we grow up! I almost forgot: electric cars are the most used here!

Nous sommes les enfants de L Afrique : du Congo et de la forêt Amazonique pour la précision. Nous avons renvoyées chez eux les caterpillars qui voulaient détruire nos arbres, ainsi vous pouvez respirer de l`air propre. Bonne respiration !!

Imi femijet e maqedonies.Ke shteti jon tahejne ushtojm dilin,eren ene ujtin kshtone krejt natura osht e paster.

Quanti messaggi! Da tutte le parti… in tutte le lingue! I bambini dicono che stanno risolvendo i miei problemi… In Africa è salva la foresta amazzonica, in America via libera alle auto elettriche e si lavora per rendermi più pulita e salubre. In Macedo-nia sono sorte tante fonti energetiche alternative. In Lituania, invece, praticano la raccolta differenziata.In Cina c’è più rispetto per i diritti umani e meno CO2 nell’ aria.I bambini del Marocco mi dicono che da loro l’acqua è al sicuro e in Romania sono stati sistemati tanti depuratori. Satellite, fammi un favore, manda questo nuovo messaggio ai piccoli:grazie, siete dei veri amici! Ora mi sento più sicura e fiduciosa nel domani.Posso riposare un po’ certa del vostro amore! Ciao a tutti !

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Scuole PrimarieFermo

Maurizio Ferracuti

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C’era una volta un bambino di nome Tomi che veniva da lontano, da un’isola ma-gnifica dell’Africa chiamata Madagascar. Tomi aveva 8 anni, era molto alto per la sua età, di carnagione scurissima, con grandi occhi lucidi e neri come il carbone, capelli corti e riccioluti, vestiva quasi sempre con abiti dai colori sgargianti. Il bimbo venne ad abitare in Italia, in un paese sopra una collina, chiamato Borgo Verde, insieme ai suoi genitori, a due fratelli più piccoli e una bianca e simpatica capretta chiamata Molly. La sua nuova abitazione era in campagna, un po’ distante dal pae-se, vicina alla casa di un vecchio contadino di nome Giuseppe.Il contadino era un vecchio burbero che da anni viveva solo. Di corporatura ro-busta, aveva gli occhi azzurri come il cielo, la barba lunga e bianca come la neve. Era sempre taciturno, non dava confidenza a nessuno, ma era instancabile nel prendersi cura del suo orto-giardino. Il giardino immenso, tutto recintato con una rete metallica e con una alta siepe d’alloro. Ormai era primavera e Tomi dalla sua casa vedeva benissimo un enorme e alto ciliegio, con i rami svettanti, la chioma frondosa e piena di fiori. Invece, quando si accosta alla rete, dalle fessure poteva intravvedere appena i cespugli di lavanda, di lamponi, di more, i fiori di ogni gene-re e colore e le pianticelle di pomodori, zucchine e melanzane.Un giorno Tomi seduto sulla sua parte di giardino mentre osserva il ciliegio e sente le foglie vibrare mosse dal vento, ripensa alla sua terra, all’Africa, quando il vento caldo soffia e solleva la polvere della terra, le donne cantano e danzano al battito dei tamburi.Lasciando da parte i ricordi, il bambino torna a osservare il giardino, prende corag-gio e si avvicina a parlare con il vecchio. Gli chiede se lo può andare nel coltivare le pianticelle, ma l’anziano contadino risponde bruscamente di no. Tomi, facendosi di nuovo coraggio, racconta a Giuseppe che nel suo lontano paese, quando usciva da scuola aiutava suo padre e suo nonno a coltivare i campi e che lo concimavano na-turalmente, con lo stallatico, nel rispetto della terra. Tomi inoltre dice che a scuola, qui in Italia, con le maestre, ha imparato a mettere da parte in un secchio le foglie

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Il giardino del ciliegio

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secche autunnali per utilizzarle, come fertilizzante della terra. Il bambino vuole sapere da Giuseppe se lui usa concimi chimici, perché gli hanno insegnato che potrebbero far morire tutta la varietà di insetti che vivono nel giardino, comprese le utilissime api che ci regalano il miele, le stupende farfalle che volano sui cavolfiori, alle coccinelle che si posano sulle fave, ma sono nocivi anche ad altri animali come i lombrichi, le lumache, così pure le lucertole, gli scarabei e leformiche. Quei concimi, a poco a poco, avrebbero finito per avvelenare Giuseppe che mangia gli ortaggi che trattengono residui chimici, e avrebbero potuto seccare anche le radici del suo splendido ciliegio.Il vecchio, anche se non risponde fa capire che li usa. Giorno dopo giorno, comin-cia ad ascoltare con attenzione le parole del bambino, toglie il lucchetto alla catena del cancello, lo apre e invita il bambino a entrare nel suo orto-giardino e accetta il suo aiuto. Da quel momento Tomi va ogni pomeriggio da Giuseppe, gli dà una mano a muovere la terra, a concimarla con lo stallatico e le foglie secche, a piantare, a innaffiare, a mettere le canne a sostegno delle pianticelle e, infine, vedono pure maturare i primi frutti. Da quel giorno Giuseppe aspettava il bambino a quel tacito appuntamento pomeridiano.Un giorno il bambino, presa più confidenza col vecchio, gli racconta che per avere più concime naturale, il comune di Borgo Verde raccomanda alle famiglie di rac-cogliere l’umido in appositi sacchetti che vanno poi messi nel contenitore con la scritta “organico”. All’inizio qualcuno si sbagliava, ma ora in famiglia sono bravi e lo fanno sempre. Tomi assicura che da questa raccolta si ricaverà ottimo compost. Il vecchio si sente sempre più preso dalla spontaneità dei racconti del bambino e vuole anche lui provare a produrre il suo compost. Proprio un bambino venuto da tanto lontano lo aiuta a cambiare.Giunta l’estate, il ciliegio carico di frutti attrae il bambino e così che il vecchio chia-ma Tomi, lo fa sedere sulle sue ginocchia e gli racconta la storia dell’albero. Narra di aver piantato l’albero lui stesso il giorno in cui suo figlio Luigi mortì a causa di un

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incidente. Quel periodo di tempo, breve ma intenso, che Tomi e il vecchio hanno trascorso insieme fu un’occasione preziosa di conoscenza e crescita per entrambi. Giuseppe, dopo aver raccontato la sua storia, decide di togliere il recinto, che non aveva più senso di essere e chiede a Tomi di invitare tutti i bambini della sua scuo-la, le maestre e tutti gli abitanti del paese a mangiare le squisite ciliegie, che fino ad allora gustava solo lui e qualche cornacchia che giungeva richiamata da i frutti rossi e succosi.Il vecchio, all’insaputa del bambino, invita anche il sindaco alla festa, perché aveva deciso di donare il giardino a tutti gli abitanti del paese e a quelli che sarebbero venuti in futuro, quale luogo di incontro, amicizia e conoscenza tra generazioni, persone diverse, piante e animali, della comune casa: la Terra. Durante questa gior-nata festosa, il viso del bimbo era radioso, i suoi occhi vispi sprizzavano di gioia e ripensa alle feste colorate in Madagascar, in una natura diversa e a lui cara, alle donne indaffarate, ai compagni lasciati, agli anziani del suo villaggio. A questo pun-to della festa arriva la mamma di Tomi con una meravigliosa torta su cui spiccava una grande, grossa e rossa ciliegia. La torta era stata preparata da lei secondo una ricetta del Madagascar con latte della loro amata capretta e marmellata di ciliegie di una mamma di un compagno di classe di suo figlio.Venne stabilito che ogni anno si facesse quella festa dell’amicizia e che ognuno prendesse l’impegno di curare il giardino del ciliegio.

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Il giardino del ciliegio

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Habia una vez un niño que se llamaba Tomi y venia de muy lejos, de una isla ma-gnifica de Africa llamada Madagascar. Tomi tenia 8 anos era muy alto para su etad, su piel era oscurisima, con grandes ojos lucidos y negros como el carbòn, pelo corto y risado, se vestìa casi siempre con ropas de colores vistosos. El niño viene a vivir en Italia, en un pueblo arriva de una colina, llamada Borgo Verde, con sus padres, dos hermanos màs pequeños y una blanca y simpàtica chivita de nombre Molly. La nueva habitaciòn era en el campo un poco lejos del pueblo, cerca de la casa de un viejo campesino de nombre Josè.El campesino era un viejo peleòn que vivia solo desde tantos años. Su constitu-ciòn era fuerte, tenìa los ojos azules como el cielo, la barba larga y blanca como la nieve. Era siempre callado no le daba confianza a nadie, pero era incasable con los cuidados de su huerto jardìn. El jardìn era enorme todo cercado con una red metàlica y con una alta fila de àrboles de laurel. Era casi primavera y Tomi desde su casa veìa muy bien un enorme y alto cerezo, con ramas que se movìan al ritmo del viento, el àrbol frondoso era lleno de flores. En vez, cuando se arrecuesta a la cerca, podìa mirar a travèz de los pequeños espacios las planticas de lavanda, de frambuesas, de moras, y flores de todos tipos y colores y la planticas de tomate, calabaza y berejena.Un dìa Tomi sentado en la parte suya del jardìn observa el cerezo y siente las hojas vibrar movidas del viento, piensa a su tierra, a Africa, cuando el viento caliente bate y alza el polvo de la tierra, las mujeres cantan y danzan al batido de los tambores.Dejando de una parte los recuerdos, el niño comienza a mirar el jardìn, coje coraje y se acerca a hablar con el viejo. Le pregunta si puede andar a cultivar las planticas, pero el anciano campesino responde toscamente de no. Tomi, haciendose de nue-vo valor, le cuenta a Josè que en el su lejano paìs, cuando salìa de escuela ayudaba a su padre y a su abuelo a cultivar los campos y que fertilizaban naturalmente, con el estierol en el respeto de la tierra. Tomi le dice tambièn que en la escuela, aquì en Italia, con las maestras ha aprendido a meter de una parte en un cubo las hojas

El jardìn de la cereza

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El jardìn de la cerezasecas otoñales para utilizarla como fertilizante de la tierra. El niño quiere saber de Josè si el usa fertilizante quimicos, porque le han enseñado que pueden hacer morir a toda la variedad de insectos que viven en el jardìn, contando las utilizimas abejas que nos regalan la miel, las estupendas mariposas que vuelan arriva de las coles, las margaritas que se posan arriva de las fabadas, pero que son nosivas para otros animales como lombrices caracoles de tierra, tambien las lucièrnagas los esca-rabajos y las hormigas. Esos fertilizantes, poco a poco terminarìan por envenenar a Josè que come las verduras que tienen restos quimicos, y tambièn podrìan secar las raices del esplendido cerezo.El viejo aunque si no responde, da a entender que los usa. Dìa por dìa empieza a sentir con atenciòn las palabras del niño, quita el candado a la cadena del portòn, lo abre y invita al niño a entrar en su huerto jardìn y acepta su ayuda. Desde ese momento Tomi va todas las tardes a ver a Josè, le da una mano a mover la tierra, a fertilizarla con estiercol y las hojas secas, a plantar, a regar y a meter los palos que sostengono las planticasy, finalmente, ven madurar los primeros frutos. Desde aquel dìa Josè espera al niño a aquel calmo encuentro de cada tarde.Un dìa el niño, con mas confianza con el anciano le cuenta que para obtener màs fertilizzante naturale, el municipio de Borgo Verde recomienda a las familias de recojer el ùmedo en especìficas bolsas que despuès seràn puestas en contenedores que tengan escrito afuera òrgànico. Al principio algunos se confundìan, pero ahora en las familias son iteligentes y lo hacen siempre. Tomi asegura que de esta recojida se obtendrà un òbtìmo compuesto. El viejo se siente siempre màs complice de la espontaniedad de las anètdòtas del niño y quiere provar el tambièn a producir su compuesto. Proprio un niño que viene de tan lejos lo ayuda a cambiar.Llega el verano, el cerezo lleno de frutos atrae el niño, y asì el viejo llama a Tomi, lo hace sentarse arriva de sus rodillas y le cuenta la historia del àrbol. Narra que habìa sembrado el àrbol el mismo, el dìa en que su hijo Luis muere por culpa de un accidente. Ese perìodo de tiempo corto pero intenso, que Tomi y el viejo han

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recorrido fue una ocaciòn preciosa de enseñamiento y crecida para cada uno. Josè, despuès de haberle contado la historia suya, decide de quitar la cerca, que no tenia màs sentido dejarla puesta y le pide a Tomi de invitar a todos los niños de la escue-la, las maestras y todos los habitantes del pueblo a comer las esquisitas cerezas, que hasta este momento provaba solo el y algùn pajarraco que se acercaba al àrbol llamada de los frutos rojos y jugosos.El viejo, sin decirle nada al niño, invita al primer ciudadano a la fiesta, porque habìa decidido de donar el jardìn a todos los habitantes del pueblo y a aquellos que lle-garan en futuro, lugar de encuentro, amistad y cociencia tra generaciones, personas diversas, plantas y animales, de la casa comùn: la tierra. Durante esta jornada de fiesta, la casa del niño era iluminada, sus ojos despiertos y alegres eran llenos de felicidas y recuerda las fiestas coloradas en Madagascar, en una naturalezza diversa y a el muy preciosa, a las mujeres llenas de trabajos, a los amigos dejados, a los an-cianos de su pequeno pueblo. A este punto de la fiesta llega una maravillosa torta de la cual sobresalìa una grande, enorme y roja cereza. La torta la habìà preparada ella segùn una receta de Madagascar con leche de la chivita tanto amada de ellos y mermelada de cerezas de la madre de un compañero de clase de su hijo. He estado acordado que cada año se hiciera la fiesta de la amistad y que cada uno se empeñara en mantener el jardin del cerezo.

Scuola primaria “S. Claudio” Classe IIISpagnolo

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Scuole PrimarieMacerata

Beatrice Salustri

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C’era una volta una grande quercia che viveva in un prato abbandonato.La pianta era circondata da erba alta e secca;l’ortica fastidiosa gli dava il prurito.Nel prato non crescevano più fiori profumati, non venivano più gli uccellini a fare il nido e da tanto tempo non si sentivano più le grida dei bambini festosi.La quercia, perciò, si sentiva sola, tanto sola, e triste. Quanto desiderava avere in-torno a sé l’allegria e la compagnia!Però non sapeva che davanti a lei, poco lontano, c’era un condominio, alto e spor-co, tutto grigio per lo smog; lì vivevano alcuni bambini stranieri, da poco arrivati in Italia.Erano: Usema, veniva dal Marocco; Nertilla dall’Albania; Jorfi da Santo Domingo; Ye Xian dalla Cina; Madu dal Senegal; Alexia dalla Francia; James dall’Inghilterra; Radimer dalla Russia; Catia e Matteo, gli unici italiani.Questi bambini non avevano modo di conoscersi, perché i loro genitori non si fidavano.– Quelli sono cinesi, chissà cosa mangiano!– Quello ha la pelle scura! Non ci giocare!– Quelli vestono diversamente da noi!La mattina, quando uscivano di casa, si incontravano per le scale o davanti alla porta dell’ascensore, ma non potevano nemmeno salutarsi.Anche questi bambini erano tanto soli e tristi, come la quercia: a scuola nessuno li invitava a giocare, di pomeriggio stavano in casa a guardare la TV, ma quanto si annoiavano! Desideravano tanto conoscersi.Un giorno Jorfi uscì per buttare l’immondizia e per le scale incontrò Usema; in-sieme andarono verso i cassonetti che si trovavano dietro al palazzo, dove c’era il prato abbandonato.Finalmente poterono conoscersi e giocare insieme per un po’- tanto i loro genitori non c’erano!-.– Ci rivediamo domani? – propose Usema.

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Il prato segreto

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– Va bene, qui, in questo prato – rispose Jorfi.Il giorno dopo incontrarono Madu, Ye Xian e James, anche loro andavano a buttare l’immondizia.– Ciao, dove andate? – chiesero i tre bambini.– Andiamo a giocare, qua, dietro al palazzo, c’è un grande prato. Peccato che ci sia l’ortica e che sia pieno di erbacce. Venite anche voi!– Volentieri, ma i nostri genitori non vogliono.– Anche i nostri non vogliono – rispose Usema – ma io e Jorfi abbiamo giocato insieme lo stesso…e non è successo niente!– Questo prato potrebbe essere il nostro “luogo” segreto – continuò Jorfi – po-tremmo costruire una capanna sulla grande quercia che si trova lì e poi potremmo rendere il prato bellissimo.I tre bambini si convinsero e tutti insieme si divertirono un mondo: strapparono le erbacce, anche l’ortica con i guanti da giardiniere di James.Nei giorni seguenti si unirono al gruppo anche gli altri: Alexia, Nertilla. Catia, Mat-teo e Radimer.Tutti insieme costruirono la capanna, giocarono al “giro giro tondo”, a rotolarsi sul prato, a rincorrersi; quando erano stanchi, si sedevano in cerchio e parlavano di tante cose.Finalmente erano felici e non più tristi.E la grande quercia?Anche lei non era più sola: muoveva i rami per le risate, perché i bambini le face-vano il solletico quando stavano nella capanna.Pian piano iniziarono a spuntare foglie più lucenti, gli uccellini tornarono a cin-guettare e a fare i nidi e nel prato crebbero di nuovo fiori profumati e coloratissimi.

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Convitto Nazionale “G. Leopardi” Classe II

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Había una vez un grande árbol que vivía en un gran prado abandonado. El árbol era rodeado de yerba alta y seca y de una ortiga molesta que daba comezón y picazón. En el prado no crecían más flores perfumadas, no venían más los pajaritos para ha-cer nidos y hacía mucho tiempo que no sentían más los gritos de los niños alegres.El árbol, en consecuencia se sentía solo y triste. Deseaba tanto haber alrededor alegría y compañía. Pero no sabía que delante a él cerca había un edificio alto y sucio, todo gris por el smog. Ahí vivían algunos niños extranjeros. Era poco tiempo que habían llegado a Italia. Eran: Usema, venía de Marruecos; Nertilla de Albanía; Jorfi de la República Dominicana; Ye Xian de China; Madu de Senegal; Alexia de la Francia; James de Inglaterra; Radimer de la Russia; Catia y Matteo, los únicos niños Italianos. Estos niños no tenían manera de conocerce porque los padres no se confiaban. – ¡Ésos son Chinos quien sabe que comen!– ¡Ésos tiene la piel negra: no juegues con ellos!– ¡Ésos visten diferente de nosotrosPor la mañana, cuando salían de casa se encontraban por las escaleras o delante la puerta del ascensor pero no podían ni siquiera saludarse. También esos niños estaban tan solos y tristes, como el árbol: en la escuela ninguno les invitaba a jugar. Por la tarde estaban en casa mirando la televisión pero se aburrían tanto y desea-ban mucho conocerce. Un día Jorfi salió a botar la basura y por las escaleras encontró Usema. Se fueron juntos hacía los contenedores que se encontraban detrás del edificio, donde estaba el árbol abandonado. Por fin pudieron conocerce y jugar juntos por un buen tiempo porque los padres no estaban. – ¿Nos vemos mañana? – dijo Usema– ¡Está bien! Aquí en este prado – respondió Jorfi

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El prado secreto

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El día después encontraron a Madu, Ya Xian y James: ellos también iban a botar la basura.– ¡Hola! ¿Donde vais? – preguntaron los tres niños – Vamos a jugar aquí detrás del edificio: hay un gran prado! Lástima que haya ortiga y que sea lleno de yerba... ¡Vengan también ustedes!– ¡Con mucho gusto! Pero mis padres no quieren...– También los nuestros no quieren – respondió Usema – pero yo y Jorfi hemos ju gado tanto lo mismo... ¡Y no pasó nada!– Este prado podría ser nuestro “lugar” secreto – continuó Jorfi – ¡Podemos con-struir una casa de caña arriba del árbol que está ahí y después podemos poner el prado mejor!Los tres niños se convencieron y todos juntos se divertieron un mundo: quitaron la yerba, también la ortiga con los guantes de jardinero de James. En los días siguien-tes se unieron al grupo también los otros: Alexia, Nertilla, Catia, Matteo y Radimer.Todos juntos construyeron la casita del árbol, jugaron a “giro giro redondo”, a arra-strarse en el prado, a perseguirse. Cuando estaban cansados se sentaban formando un circulo y hablaban de tantas cosas. Por fin estaban felices y no estaban más tri-stes. El grande árbol también ahora no se sentía más solo: movía las ramas de risa, porque los niños le hacían cosquillas cuando estaban en la casita. Paso a paso comenzaron a salir las hojas más brillosas, los pajaritos volvieron a cantar y a hacer nidos y en el prado crecieron de nuevo flores perfumadas y muy colorida.

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Convitto Nazionale “G. Leopardi” Classe II

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Siamo nel 2050, nella città di Macerata, precisamente in corso Cairoli e Nadia, una bambina di 10 anni sta passeggiando con la sua nonna sul marciapiede, respirando l’aria pulita profumata di una giornata primaverile.La bambina esclama: “Ah,che aria!!!” E la nonna dice: “Già non come ai miei tem-pi!” “Perché?” chiede Nadia: “Sai, nipotina, quando ero piccola ma abbastanza grande da capire cosa vuol dire inquinamento, più o meno nel 2010, la nostra città era molto inquinata. Se passavi per queste vie c’era un viavai terribile di macchi-ne, non si riusciva ad attraversare la strada, nessuno ti faceva passare sulle strisce pedonali e dovevi tentare la fortuna facendo slalom tra le macchine per arrivare a destinazione.Al mattino, soprattutto nelle ore di punta, una nuvola grigia copriva la città: non era certo un temporale in arrivo ma smog prodotto dai tubi di scappamento delle macchine in circolazione. Pensa, io andavo a scuola a piedi ed ero costretta a re-spirare tutta quell’aria puzzolente,credevo addirittura che qualcuno avesse vietato di respirare aria pulita”. “Nooooo, non ci credo,dici davvero?!Adesso andiamo quasi tutti a piedi e c’è così tanta gente che, se ti fermi a parlare, rischi di essere spinto sulla strada e di farti travolgere dalle macchine elettriche che passano” “Si, è vero” afferma la nonna.“Ma adesso almeno non ci sono tutti quei rifiuti per la strada come una volta!” Na-dia guarda la nonna sorpresa e chiede: ”Perché , non conferivate i rifiuti nei diversi cassonetti con la family card? In questo modo adesso possiamo avere una riduzione sulle tasse che dobbiamo pagare.“Quando ero piccola, camminando per strada vedevi tanti rifiuti per terra, sigarette, pezzi di carta, gomme masticate, lattine, tovaglioli. Quando uscivo con le amiche vedevo che accanto ai cassonetti c’erano sacchetti di immondizia appoggiati lì per-ché non entravano nei cassonetti troppo pieni. Immagina di notte quanti animali randagi andavano a frugare nei sacchetti e spargevano i rifiuti alla ricerca di cibo!” Nadia, con la faccia “schifita” dice “Ma dai!” E la nonna”.

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2050

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E pensar che la tua bisnonna, cioè mia madre, lavorava al Cosmari. “ La nipote, cu-riosa, chiede “Ma nonna, che cos’è il Cosmari, che cosa si fa?” “Sai Nadia, il Cosmari è uno stabilimento dove si lavorano i rifiuti, si trova a Tolentino.Qui, vengono bruciati e macinati per poi diventare terra. Molte persone vengono a prendere la terra da utilizzare nei loro orti, nei giardini e per i vasi del balcone.Questo per evitare di riempire le discariche e riciclare quanto più possibile.Con l’orto biologico ci guadagniamo in salute perché coltiviamo i nostri prodotti ed evitiamo di importarli da altre regioni e addirittura da altri stati.Vedi quanti pannelli ci sono sopra i tetti?Ora tutti hanno capito l’importanza dell’energia solare, mentre, quando avevo la tua età non tutti nefacevano uso. E c’era un elevato consumo di energia elettrica”.Alla fine della loro passeggiata, sulla strada del ritorno, Nadia pensa a quanto sia fortunata a vivere in un mondo in cui l’uomo ha finalmente capito come deve ri-spettare l’ambiente.

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Scuola primaria “G. Mameli” Classe III

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Scuola primaria “G. Mameli” Classe IIIAfgano

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Afgano

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2050 Scuola primaria “G. Mameli” Classe III

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Una foglia di una rosa, ormai molto malata, decise un giorno di partire e di farsi trasportare dal vento del deserto verso un paese lontano, al di là del Mediterraneo.Aveva sentito dire che in Italia nei giardini delle case l’aria era più fresca e dolce, così aveva chiesto di essere ospitata nel roseto di Alice.Appena arrivata la foglia Jasmine raccontò alle sue compagne che laggiù gli uomini le avvelenavano tutti i giorni con delle sostanze velenose per farle più belle.Quegli uomini non avevano ancora capito che il loro comportamento stava dan-neggiando la terra che li ospitava, l’acqua dei mari e l’aria del cielo perché erano troppo presi a guadagnare i soldi che ricavavano dalla vendita dei fiori avvelenati.Così, un giorno, Jasmine ormai guarita, tornò al suo paese e convinse tutte le foglie e tutti i petali delle rose a staccarsi per partire per il roseto di Alice che da quel dì divenne il giardino più bello del mondo.68

La foglia e la rosa

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Scuola primaria “S. Pertini” Classe II AArabo

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Il lombrico salva terraQuesta è la storia del lombrico Enricoche pur essendo brutto è un nostro grande amico.Le sue funzioni sono tante:rimuove la terra, la fa arieggiaree con i suoi rifiuti organici anche concimare.È un miracolo di verme: ricicla senza puzzare,l’ambiente non fa inquinaree l’atmosfera surriscaldare.

C’era una volta il contadino Pieroche coltivava un campo intero.Una mattina andò al mercatoe da qualcosa rimase turbato:enormi zucchine e peperonistavano in bella vista sopra i banconi.“Sicuramente dei concimi strepitosihanno dato risultati prodigiosi”.Decise anche lui di provarequella sostanza che gli ortaggi faceva lievitare.Il lombrico Enrico quasi intossicatoinsieme agli insetti era scappatoe uno sciopero aveva organizzato.Il vermicello smise di scavareper rimuovere la terra e farla arieggiaree così tutte le piante fece seccare.Piero disperatosi rese conto del guaio combinato.

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Il lombrico salva terra

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Gli animaletti risentiti dissero:“Se insetticidi e concimi chimici userai,noi come aiutanti tu non avraie prodotti dell’orto senza sapore otterrai”.Piero dispiaciuto si scusòe l’esercito di animaletti a lavorare tornò.La notizia si diffuse in tutto il mondoe da quel giorno,non solo Enrico,ma ogni lombrico,col suo humus la terra concimava,i rifiuti smaltivae l’effetto serra così diminuiva.A Nord e a Sud, ad Est e ad Ovest,non più sacchetti maleodoranti,ma solo vermicomposting per fertilizzantiche ricoprirono la Terra di prati lussureggianti,dove le genti di ogni razza e culturasi unirono per amore della Natura.

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Scuola primaria “S. Pertini” Classe III A - III B

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Esta es la historia de Enrique el gusanogran amigo nuestro si bien es un espanto.Muchas son sus funciones:remueve la tierra, la hace aireary con sus desechos orgànicos también abonar.Es un milagro de oruga: recicla sin apestar,el ambiente no hace contaminarni la atmosfera recalentar.

Había una vez el labriego Pedroque cultivaba un campo entero.Una mañana fué al mercadoy de una cosa quedó trastornado:enormes zapallitos y pimientossobres los mostradores estaban expuestos.“Seguramente fertilizantes estrepitososhan dado resultados prodigiosos”.Decide también él probaresas sustancias que las hortalizas hacía leudar.El gusano Enrique casi intoxicadojunto a otros insectos decidiò escapary una huelga organizar.El gusanillo interrumpió el socavarremover la tierra para hacerla aireary así todas las plantas hizo secar.Pedro desesperadose dió cuenta del problema ocasionado.Los animalillos resentidos dijeron:

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El gusano salvatierra

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“Si insecticidas y fertilizantes químicos usarásnosotros como tus ayudantes no tendrásy productos de la huerta sin sabor obtendrás”.Pedro dolido se tuvo que excusary el ejército de animalitos volvió a trabajar.En todo el mundo se difundió la notiziay desde aquel día,no solamente Enrique,sino también cada gusanocon su humus la tierra bonificabalos desechos proveíay el efecto sierra así disminuiba.De Norte a Sur, de Este a Oesteno más bolsitas olorientas,solamente vermicomposting para fertilizar,así la tierra y prados estupendos cubrieron,donde la gente de cada raza y culturapor amor de la naturaleza se unieron.

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Scuola primaria “S. Pertini” Classe III A - III BSpagnolo

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Kjo èshtè historia e krimbit teè dheut EnricoDhe pse èshtè i shèmtuar èshtè miku ynè.Funksionet e tij janè shumè:zhvendos tokèn, e ajros,dhe me mbetjet organike edhe e plehèron.Eshtè njè mrekulli e krimbave:riciklon pa erè,ambientin nuk e ndotdhe atmosferèn nuk e mbingroh.

Na ishte njèherè fshatari PieroQè koltivonte njè fushè tè tèrèNjè mèngjes shkoi ne PazarDhe nga diçka mbeti i turbulluar:kunguj dhe speca te mèdhaishin mbi banak.“Me siguri plehèra tè miraKanè dhènè rezultate tè rralla:vendosi dhe ai tè provontelèndèn qè perimet i frynte.Krimbi Enrico pothujse i helmuarBashkè me insektet u larguaDhe njè greve kishte organizuarKrimbi ndaloi sè germuariPèr tè zhvendosur tokèn e pèr ta ajrosurDhe kèshtu tè gjitha bimèt i thau.Piero I dèshpèruarE kuptoi gabimin e bèrèKafshèt e vogla tè prekura thanè

Nè qoftè se insekticide e plehèrakimike do tè pèrdorèshNe si ndihmès nuk do tè na keshDhe prodhimet e kopshtit pa shije do tè kesh!Piero I dèshpèruar kèrkoi faljeDhe ushtria e kafshève tè vogla u kthye.Lajmi u pèrhap nè gjithè botènDhe nga ajo ditè,jo vetèm Enrico,por çdo krimb dheu,me humusin e tij plehèronte tokèn,mbetjet bluantedhe efekti serra kèshtu zvogèlohej.Nè Veri e Jug, nè Lindje e Perèndim,Jo mè qeska me erè te keqe,Por vetèm mbetje krimbash pèr plehra,Qè mbuluan Tokèn me livadhe tè harlisura,Ku njerèz tè çdo rraze dhe kultureU bashkuan pèr dashurinè e natyrès.

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Krimbi i dheut Albanese

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Dies ist die geschichte von Enrico der wurm.Obwohl schlecht ist unser guter freund.Seine aufgaben sind vielfaltig,er beseitigte die erde so das sie miene.Und mit seine personal apfall auch dungen.Ist ein wunder wurm recycle und kein geruchkeine di umwelt verschmutzenund die atmosphare nicht uberhitzen

Es wahr einmal ein bauer PieroEr anbaut ein ganzes feld.Eines morgens ging er an marktund etwas hat er gestort:Riesige zucchinen und paprikabefinden sich auf verkaufstand.Sie haben gute ergebnisso volte sich entscheiden zu versuchen.Dies nahrwert das die gemuse aufgehen machen.Der wurm Enrico fast vergiftetund mit die andere insekte laufen sie wegund ein streik organisiert.Der wurm hat graben aufgehortund so alle pflanzen werden austrocken.Piero verzweitiltmerkte das chaos zusammen.Die tieren argerte sagten:wenn mit pestiziden und chemischen dungmitteln benutzenwir werden nicht dein helfer sein

und von garden ohne geschmack erzeugnis hast.Piero entschuldigte sie leidund die armee der tiere wider zu arbeiten.Die nachricht verbeitet in die ganze weltund von diesen,nicht nur Enrico,aber alle wurme,mit seinem humus die erde dungte,die apfall verbrauchtetund treibhauseffekt verminderte so.Von nord und sud, est und ovest,nicht mehr unmenge aber deodorant,nur vurmcomposting fur dungemittel,so bedecken sie die erde und rasen ein luxus,wo die person jeder rasse und kultur,sich zusammenschliessen fur liebe und natur.

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der schutz erde regenvurm Tedesco

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Scuole PrimarieMorrovalle

Laura Medei

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Lu- Kayu se ne stava seduta tutta sola sotto il cipresso. Guardava in alto gli uccelli volare nel cielo azzurro: avevano piume diverse, nere, marroni, rossastre…, ma giocavano ugualmente insieme, felici e liberi, ed insieme toccavano terra, beccando qua e là il cibo, senza bisticciare. Erano liberi di volare, di giocare, di cinguettare, di vivere insieme sullo stesso albero così grande da contenere il nido di tutti. Il cipresso non si curava delle differenze, accoglieva tutti senza distinzioni. – La terra dovrebbe fare altrettanto. – pensò Lu- Kayu – Tutti dovrebbero avere un nido su questa terra.Ma fra pochi giorni lei e la sua famiglia non lo avrebbero avuto più: sei persone in mezzo ad una strada, sfrattate dalla loro casa perché il papà, per la crisi economica e il suo carattere, aveva perduto il lavoro e non era più riuscito a trovarne un altro per pagare l’affitto. Il suo papà era diverso da tutti gli altri: non aveva accettato le regole del suo clan di connazionali, in particolare non voleva negare l’infanzia ai suoi figli facendoli lavorare notte e giorno come gli altri, quasi fossero bestie da soma. Lu- Kayu pensò al suo amico Yo-Shin: aveva solo dieci anni, ma veniva costretto per venti miseri euro al mese a tagliare con una enorme trancia le toma-ie, notte e giorno. Subiva in silenzio, come la loro cultura imponeva, quel lavoro pericolosissimo, nonostante la scuola da frequentare. Così, gli accadeva spesso di addormentarsi in aula, non svolgeva mai i compiti a casa e la maestra, ignara della sua tribolata vita, non faceva altro che punirlo, con votacci, note e rimproveri. La Grande Muraglia spesso è dentro e fuori di noi.Lu-Kayu sapeva che il suo papà aveva rischiato molto a causa delle proprie scelte, ritenute dagli altri troppo “occidentali”.Ne andava fiera, anche se temeva per lui. Infatti, le minacce e le percosse non erano mancate, ma suo padre era stato irre-movibile: le figlie dovevano studiare, non lavorare! Di conseguenza, la comunità cinese lo aveva messo al bando: nessuno lo salutava più e nessuno, d’ora in poi, gli avrebbe dato aiuto in caso di bisogno.Ormai erano davvero soli, contro tutto e tutti, soli in un Paese libero che però non

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La voce del silenzio

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sapeva ancora cogliere la loro immensa voglia di libertà. Pensò al grande cipresso, ne ascoltò l’allegro fruscio, tra un batter d’ali e un crepitio di foglie. Sapeva che esso, purtroppo, non avrebbe mai potuto ospitare lei, le sue tre sorelle e i loro amati genitori. Eppure era felice di ascoltare la sua viva voce, capace di dare ai suoi silenzi di bambina immigrata un suono nuovo: l’armonia della speranza Le tornò in mente la sua terra, così magica ebella, tanto popolosa quanto inquinata, pericolosa soprattutto per il suo silenzio, figlio della dittatura, capace rendere mute la paura, la violenza, l’oppressione, l’in-giustizia… Ricordò Piazza Tiananmen, il sangue versato da chi, come suo padre, aveva cercato di tutelare i diritti di adulti e bambini.Lu-Kayu abbassò gli occhi e una lacrima sfuggì all’impassibilità del suo volto, rag-giungendo fulminea il terreno bruno. La ragazzina ne osservò il percorso da dietro le sue lunghe ciglia nere, sentì persino il rumore leggero della caduta e il suono amorevole della terra che l’accolse. Accarezzò quel suolo ospitale, poi prese in mano un pugno di terriccio e iniziò a dare parola ai suoi sogni e ai suoi segni:

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Scuola primaria “Via Piave” Classe IV A

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“Non c’è altra terra per me: il mondo è la mia casa. Lo sento nel mio cuore, Nel mio sangue scorre la linfa della vita. Io sono albero, foglia, vento, fuoco e acqua. Io sono figlio, padre, madre, sorella, fratello, uomo, donna, animale…essere amico e nemico, misera grande cosa, posata tra le tue zolle, rinata.”La terra le rispose:“Ho brontolato a lungo all’uomo adulto, ho mosso mari e monti poiché da quando egli è giunto, dopo la notte dei tempi, gli ho dato vita, doni e calda accoglienza; ho rinchiuso nella mia pancia il fuoco e sciolto il ghiaccio con cui per milioni di anni avevo ricoperto il mio gelido cuore. Ma, nonostante questo, l’uomo non ha ancora compreso che la Terra è Amore, patrimonio da tutelare come un bambino, che dà i frutti del suo sorriso solo a chi ne rispetta i diritti.Voi siete il seme della mia speranza. Il vostro futuro sarà il mio futuro. Non tacere! Dai voce alla tua voglia di volare! Vedrai… qualcuno, prima o poi, ti saprà ascol-tare”.Lu-Kayu sentì ad un tratto il calore di una mano sulle sue spalle. Stupita si voltò: era Lisa, la sua compagna di banco. Con un luminoso sorriso, le chiese:– Perché tu e le tue sorelline non venite a casa mia, oggi pomeriggio, a fare i com-piti e a giocare ?Lu-Kayu ,prendendola per mano, rispose:– Volentieri! Siamo libere e pronte per volare con te!

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La voce del silenzio

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Scuola primaria “Via Piave” Classe IV A

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Ciao, mi chiamo Clementina, per gli amici Tina!Fino a poco tempo fa abitavo in Libia; poi una notte è iniziata la mia avventura…È notte fonda, la luna piena illumina con la sua luce pallida l`immenso frutteto. Nell’aria il profumo delicato degli agrumi si mescola magicamente con quello in-tenso della salsedine. I raggi della luna si specchiano sul mare piatto, calmo, tran-quillo, che sembra russare lievemente nel sonno.Io sono lì, beata, ammiro questa notte surreale, quando all’ improvviso delle voci …– Sono arrivati? –– No, non ancora! –– Ma quanto ci mettono? Fa presto ad arrivare l’alba! –– Cadija hai preso tutto per il viaggio? –– No, non avevo niente da portare con me, solo la speranza...– Sì, ma la pancia brontola, ho fame, mamma –– Alì, senti questo profumo? Sono arance, raccogliamone un po ! –– Ahi! Che male!- All`improvviso una piccola mano mi strappa dal mio ramo, insie-me al frutto, in un attimo, prima che mi renda conto di quello che sta accadendo, mi ritrovo nella tasca di Alì... Qualcuno grida sottovoce– Eccoli, sono arrivati, sbrighiamoci! – Alì si mette a correre ed io mi sento come sulle montagne russe. Ho il cuore in gola, mi si e gelata la “linfa” nelle vene.Alì cade e finiamo a bagno, io sto per annegare … Aiutooo!!!– Omar, prendi nostro figlio, presto! –– Ecco fatto stai tranquilla, Cadija, la nostra famiglia sarà presto in Italia! E tutto questo sarà solo un brutto ricordo. – Sbrigatevi, la nave non aspetta, salite in fretta! – Ora è di nuovo tutto calmo, ma il viaggio è tutt altro che piacevole: sono bagnata fradicia, tremo dal freddo e mi sento schiacciata come da un masso, non riesco a muovermi ed ho tanta nostalgia del mio albero… Qualcuno grida:– on lamentatevi, siete clandestini! – Senza saperlo, e senza volerlo, sono diventata una foglia clandestina, ma che vorrà dire?

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Le avventure di Clementina

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Sta sorgendo il sole tutti stanno sonnecchiando, tranne Omar che veglia sulla sua famiglia e sugli altri passeggeri. Ma cos è questo suono assordante?– La guardia costiera! Svegliatevi!!! – Grida Omar. Da un megafono si sente una voce metallica che ordina: – Fermatevi, spegnete i motori vi scortiamo noi fino alla costa Siciliana! – Siamo nel panico più totale: c è chi urla, chi piange, chi si butta in mare per fuggire… Cadija sussurra all`orecchio di Omar: – Ci hanno scoperti, che fine faremo? Non abbiamo scampo! – Omar la stringe a sé insieme ad Alì e li rassicura – Non preoccupatevi andrà tutto bene non perdiamo la fiducia qualcuno ci aiuterà! – Stiamo scendendo dalla nave la terraferma mi fa sentire più sicura.Ora Omar, Cadija e Alì sono seduti su una branda, una signora si avvicina con delle coperte e del tè.Insieme a lei c è un bambino con delle barrette di cioccolato che sorride ad Alì:– Ciao come ti chiami? Parli Italiano? Hai fame? –– Marco non lo aggredire con tutte queste domande! Dagli un po di cioccolato! – lo rimprovera unasignora.Marco sorride ad Alì e gli passa la cioccolata, Alì gli sorride dicendo – Grazie –– Che bello, parli la mia lingua! –– Un po…–Alì mette in tasca la cioccolata e finalmente si ricorda dell`arancia a cui io sono ancora attaccatacon tutte le mie forze!Era ora, mi ero stancata di stare chiusa in quella tasca!Alì mi tira fuori e mi regala a Marco insieme all’arancia …Così, dopo un viaggio avventuroso, ho visto nascere una grande amicizia!Se lo sapessero le mie amiche diventerebbero “verdi” dall’invidia. Ma che dico… siamo foglie,siamo già verdi!

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Scuola primaria “Via Piave” Classe V A

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Scuola primaria “Via Piave” Classe V A Arabo

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Le avventure di Clementina

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Scuole PrimarieRecanati

Simonetta Palmucci

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C’era una volta, molto tempo d.C., una fogliolina di nome Sofia.Viveva serena e protetta come un neonato nella sua culla, infatti era nata e cresciuta su un albero, che con tanti altri, formava un bosco, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il bosco esteso, cambiava colore con le stagioni, il verde lussu-reggiante predominava in Primavera, mentre in Autunno si colorava di tutte le sfu-mature dell’arancio, del giallo, del rosso, del marrone, sembrava una calda, magica, incantevole coperta.Da sempre le stagioni si succedevano regolarmente, nell’aria fresca e purificante della Primavera germogliavano foglioline e giovani piante; l’Estate era piacevol-mente tiepida, mai afosa; fortunatamente l’Autunno portava abbondanti piogge e talvolta misteriose nebbie avvolgevano il bosco; infine l’Inverno si presentava con festosi coriandoli soffici, candidi e gelati che presto trasformavano il bosco in una torta di panna montata, questa coperta gelata permetteva a tutti un caldo riposo.Tutto ciò Madre Natura l’aveva tramandato di generazione in generazione, e quindi, ora, anche Sofia e le sue coetanee ne erano a conoscenza.Da qualche tempo, tuttavia, accadevano fatti strani …L’ Inverno precedente la neve non era caduta e ancora prima, in Autunno, le piogge erano state scarse, addirittura qualche tempo prima la fioritura era avvenuta prima del tempo.In una bella giornata di sole, Sofia e le sue amiche, stavano giocando a nascondino, spinte da un simpatico vento giocherellone, quando all’ improvviso …Le foglie furono aggredite, assalite e scaraventate in tutte le direzioni, che cosa era successo al loro amico vento?Era sparito.Il cielo si oscurò, quel nuovo vento malvagio cominciò a vorticare su se stesso, sempre più velocemente.Sofia, insieme a tutte le altre foglie del bosco, con violenza, fu alzata in volo.Allora si vide una gigantesca trottola multicolore volare sopra il bosco e dirigersi

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ambasciatrice della naturaSofia,

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lontano verso una grande città. Imprigionate dal vortice Sofia e le sue amiche, era-no terrorizzate. Dopo un po’ però, incuriosite da quella nuova visione, si interessa-rono al paesaggio, così diverso dal loro ambiente naturale.Cos’erano quelle strane formiche, scarabei che correvano rilasciando un denso fumo nero, che macchiava il cielo e soffocava l’aria?Per fortuna il vortice proseguì il suo volo.Poco dopo sorvolarono un’immensa radura in cui i fili d’erba si muovevano esage-ratamente, alzandosi ed abbassandosi ritmicamente.Poteva veramente essere una radura? Non se ne vedeva la fine, inoltre il colore non corrispondeva: blu, azzurro, turchese, niente fiori!Comunque era meravigliosa.Osservando meglio notarono bottiglie di vetro, sacchetti di plastica sparsi qua e là, proprio come, seppure raramente, qualche umano maleducato, abbandonava nel loro bosco, dopo averci passeggiato.A poco a poco un’orribile macchia nera stava mangiando le sfumature celesti fino ad occupare tutto lo spazio.Sopra quella distesa, ormai oscura, galleggiavano poveri esseri in fin di vita.“Che tristezza …” pensarono le foglioline.A quel punto il vortice cambiò direzione e in un attimo cambiò anche il paesaggio.Verde, verde, verde!Finalmente, dopo tante stranezze, qualcosa di familiare.Non credevano ai loro occhi … sotto di loro milioni di alberi, agitando i rami le salutavano.Non erano simili agli alberi del bosco dove erano cresciute, ma vederli le fece sen-tire più sollevate.Le piante erano alte e fitte, circondate da una cappa umida e afosa, i rami lunghi e flessuosi, si intrecciavano fra loro.In mezzo si aggiravano curiosi animali, molto diversi da quelli che conoscevano.

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Scuola primaria “Le Grazie” Classe IV B

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Dalla foresta proveniva un’aria cristallina, quei milioni di piante stavano producen-do ossigeno, quella sostanza così necessaria a tutti gli altri esseri viventi, compresi gli umani.Quegli sciocchi animali giganteschi, spelacchiati, senza coda, che si credono cer-velloni, superiori a tutti, e che invece, come avevano potuto vedere durante il loro spericolato viaggio, stavano distruggendo il pianeta.L’unico che avevano!Infatti, “Guardate laggiù!” gridò Sofia alle compagne.Un gruppo di incoscienti stavano abbattendo alberi, come fossero birilli, ad un ritmo scatenato.“Basta, hanno superato ogni limite! Questo è troppo. Dobbiamo fare qualcosa” esclamò Sofia.Convinsero il vento, che non era proprio così cattivo, ma soprattutto non era stu-pido, ad aiutarle a formare una scritta nel cielo, spostandole nel modo desiderato.In un attimo composero questa filastrocca:

RIPULITE!NON SPRECATE!DIFFERENZIATE!FORSE VI SALVATEVI CONVIENE, SE CI PENSATE!

Girarono in questa formazione l’intero pianeta, cambiando lingua ogni volta che era necessario.Era impossibile non vederla, perché i loro vivaci colori autunnali.

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ambasciatrice della naturaSofia,

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Scuola primaria “Le Grazie” Classe IV B

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Gianluca Manciola

Scuole PrimarieSan Benedettodel Tronto

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Tanti Io = NoiLe foglie belle e spensierateora, in autunno, sono a terra, disorientate.Con il vento , il freddo e la pioggerellala vita non è più bella!Parlano, si chiedono cosa accadràperché non sanno della novità.Ora si sente un gran rumore...arriva un trattore guidato da un signore!Dietro di esso c’è un aratroche scombina tutto il prato.Scompaiono dalla superficie le foglieed affiorano le zolle.Dentro la terra scura scurale foglie hanno tanta paura.Ma un lombrico indaffarato e intelligentespiega che niente accade per niente.Avverrà una trasformazione con il tempoed il seme di grano, (gettato), sarà contento.Lombrico e foglie si fanno compagniaper rendere la terra più fertile che ci sia.Da tanti UNUSora sono diventati HUMUS!Insieme scaldano e nutronola nuova piantaperché solo così la vita continua e canta!In natura si uniscono gli elementisperiamo che così faccian anche le genti:

impariamo a vivere insiemeper il comune bene.Solo così l’umano caloreriempirà il mondo d’amore.

MESSAGGIOTANTE FOGLIE + IL TEMPO =TERRA FERTILE PER GLI ALTRI

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da unus a humus

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Scuola primaria “B. Piacentini” Classe II APolacco

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C’era una volta un regno stupendo, luminoso e pulito dove il sole ogni giorno ri-splendeva con i suoi raggi luminosi: era il regno del re Ecologino. Nel regno tutti vivevano in armonia: le piante, gli amici animali e le persone si rispettavano e davano una mano a chi ne aveva bisogno.Un giorno nel cielo comparve una nube scura e nera come la pece che si avvicinava lentamente alla terra: era arrivata la strega Inquinella.Cominciarono i problemi: Inquinella si divertiva infatti a sporcare tutto ciò che toccava.Quando camminava lanciava oggetti dappertutto riempiendo le strade con cumuli di sporcizia, ma la cosa peggiore era il suo alito: quando respirava immetteva in aria grosse nubi puzzolenti cariche di CO2 che giorno dopo giorno cominciarono a coprire il Sole.Era diventato quasi impossibile vivere nello stupendo regno di re Ecologino: la natura stava diventando una enorme discarica ed anche l’armonia tra i vari esseri viventi si era rotta.Alcune persone infatti vedendo che in giro era tutto sporco, si sentivano autoriz-zate a lasciare nell’ambiente ogni genere di rifiuti. Così incominciarono anche le tensioni e i litigi: tutti diventavano intolleranti, chi dava la colpa ai vicini, chi agli stranieri… La situazione stava diventando davvero irreparabile così Madre Natura chiamò a rapporto le sue tre inseparabili amiche: la signora Acqua, la fatina Aria e Madre Terra.Le tre, che erano davvero disperate, si lamentarono molto e Madre Natura consigliò loro di andare da re Ecologino per metterlo a conoscenza della grave situazione in cui imperversava il suo regno.Quando furono al suo cospetto gli spiegarono i loro problemi.Iniziò la signora Acqua dicendo che per lei stava diventando quasi impossibile vivere, le falde acquifere e le sorgenti erano inquinate, nelle acque del mare proli-feravano miriadi di alghe e i poveri pesciolini morivano.

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Impegno e volontàper un ambiente Di qualità

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Proseguì poi la fatina Aria affermando che lei stava diventando irrespirabile con tutta quella anidride carbonica che Inquinella si divertiva a spargere con il suo alito puzzolente. Le piante morivano, le povere foglioline diventavano gialle e soprattut-to si stava formando una coltre sempre più spessa che impediva ai raggi solari di disperdersi nell’atmosfera surriscaldata.La ciliegina sulla torta la mise Madre Terra informando Re Ecologino del suo stato: montagne di spazzatura coprivano il terreno e stavano inquinando gli strati più profondi.Udite quelle parole Re Ecologino pensò che non ci fosse un minuto da perdere, così chiamò a rapporto tutti gli ambasciatori del suo regno e, dopo averli messi al corrente della grave situazione, ordinò loro di trovare una soluzione per fermare la strega e le sue malefatte.Gli ambasciatori si misero subito all’opera: c’era chi proponeva di chiamare un po-tente mago per fermarla; chi diceva di imprigionarla… Insomma di chiacchiere ne facevano tante ma di fatti…ben pochi. I giorni passavano e la strega continuava a sporcare l’ambiente e si divertiva molto quando vedeva che la gente seguiva il suo esempio tanto che quando andava in giro canticchiava pure una canzoncina“Sporcare di qua, sporcare di làTanto divertimento mi dà.”Le foglioline degli alberi vedendo che la situazione peggiorava sempre più, un giorno gridarono:– Madre Natura, aiutaci tu!Così Madre Natura impietosita, fece sollevare minuscoli granelli di polvere magi-ca che posandosi sulle foglioline le trasformò in mille bambini di razze diverse: bianchi , neri, gialli…I bambini si guardarono negli occhi, anche se erano diversi avevano uno scopo comune e così, tenendosi per mano, si avviarono verso la corte di re Ecologino e una volta di fronte agli inconcludenti ambasciatori gridarono tutti in coro:

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Scuola primaria “B. Piacentini” Classe VI A - IV B

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– Basta, non è con le inutili parole che fermerete la strega! Non occorre nessuna po-tente magia perché la magia più grande che possa fermarla è solo quella dell’Amo-re. Solo l’AMORE per la NATURA e l’AMBIENTE potrà fermarla.Gli ambasciatori udite quelle parole capirono che i bambini avevano ragione e de-cisero di far loro diffondere il messaggio di Amore e di Rispetto per l’ambiente tra gli abitanti del regno. Giunti tra la gente i bimbi spiegavano, incitavano e cantavano:“IMPEGNO E VOLONTA’PER UN AMBIENTE DI QUALITA’!”Se Inquinella si divertiva a inquinare, loro contrastavano gli effetti con compor-tamenti opposti. Tutti insieme si mettevano a raccogliere, separare e riutilizzare i rifiuti dando loro nuova vita.Se Inquinella lanciava in aria nubi di CO2, dovevano fare in modo di riempire l’aria di ossigeno, piantando sempre più alberi nei viali, nei boschi…All’inizio per le persone fu un compito difficile ma per i bambini diventò un bellis-simo gioco trovando ogni giorno nuovi piccoli rimedi che nel tempo diventarono buone pratiche per salvare l’acqua, l’aria, la terra.Arrivò finalmente il momento in cui la strega non provava più alcun divertimento nel suo gioco dello “sporcare di qua, inquinare di là.” Decise così di smetterla e andò da re Ecologino a chiedergli se anche lei poteva essere trasformata come tutti i rifiuti che lasciava in giro.Re Ecologino ci pensò su, ma poi pensò che era meglio avere una nuova alleata nella cura dell’ambiente: trasformò la strega nella fatina Riciclella che dalla sera alla mattina lavorava per rendere l’ambiente pulito e divertente.Quando nel regno tornò ordine, armonia, pulizia e rispetto, i bambini levarono nell’alto del cielo un gioioso grido:“MISSIONE COMPIUTA!VIVA LA NATURA PULITA!”Tornarono ad essere così tante verdi foglioline cullate dal vento.

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Impegno e volontàper un ambiente Di qualità

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Scuola primaria “B. Piacentini” Classe VI A - IV B

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Scuole PrimarieSan Ginesio

Alfonsina Ciculi

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Era da poco iniziata la scuola, l’aula della classe prima era spoglia, le maestre non avevano ancora appeso i disegni dei bambini e le pareti erano nude e anche un po’ scrostate: una vera tristezza!!!Un giorno arrivò in classe fata Federica, lei abitava nella casa del Parco e portava in un cesto tanti rami con le foglie colorate: rosse,gialle, arancioni, marroni e verdi.Cominciò a sospenderli nell’aria con fili invisibili: erano sculture di foglie!Ora l’aula sembrava un bosco incantato.Isabella se ne stava seduta sul banco e le osservava affascinata, quando vide , tra le foglie marroni, un essere piccolo piccolo e tutto peloso che le stava rosicchian-do: – Sono l’orco Bertolino… mmmmm come mi piacciono le cose marroni!!! Me le mangio tutte!!!Poi fissò lo sguardo su di Isabella. Per sua sfortuna quel giorno la mamma le aveva fatto indossare un paio di pantaloni marroni e una maglietta dello stesso colore…Impaurita per lo sguardo avido di quell’essere, Isabella cominciò a scappare, ma più correva più sentiva che quel mostro le si avvicinava.Per fortuna comparve fata Federica, che capì subito cosa stava accadendo e in un battibaleno trasformò l’orco in una formica.Fece cadere da un ramo un’enorme foglia marrone che la imprigionò.L’orco-formica non riusciva a liberarsi e capì che si era comportato male, allora chiese perdono per il suo comportamento.Fata Federica gli restituì il suo aspetto, ma lo minacciò di farlo ritornare ad essere formica se si fosse comportato male. L’orco promise che non avrebbe mai più rin-corso le bambine vestite di marrone.Isabella,ormai rassicurata, non aveva più paura di lui e…tornò ad ascoltare la voce della maestra:Allora, bambini.. se unisco il regolo rosso con il regolo verde scuro, cosa ottengo?Il regolo marrone!!!Isabella si aspettava che da un momento all’altro, saltasse fuori l’orco… ma non

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L’orco e le foglie marroni

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successe niente.Guardò tra i rami e vide l’essere pelosetto che le strizzava l’occhio, ma continuava tranquillo a rosicchiare foglie marroni, gli sorrise e continuò a lavorare con i regoli.

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Scuola primaria “Via Roma” Classe I

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Scuole PrimarieSassoferrato

Federica Ricci

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C’era una volta una bambina molto povera ma estremamente gentile con tutto e tutti, non faceva male neanche ad una foglia e non calpestava nemmeno ad un lombrico. Nel paese dove viveva Sara si diceva che vivesse uno stregone; altro non era che la trasformazione di un bambino sporcaccione che non amava la natura, tutte le volte che faceva merenda lasciava in giro cartacce, lattine e bottigliette di plastica. Quando il bimbo diventò grande, la Natura lo punì e lo trasformò in un orribile stregone.Un giorno Sara mentre passeggiava nel bosco alle pendici del Monte Strega, incon-tra lo stregone e appena lo vede gli chiede: – Sei tu lo stregone di cui si parla in paese? – E allora? – rispose un po’ scocciato lo stregone; – Senti, ma perché butti tutte le cartacce, bottiglie, gomme, stecchi di gelato in terra, guarda questo bosco è ridotto una pattumiera… guarda questi sentieri sono così accoglienti, se solo fossero puliti, guarda quante piantine…e quanti passerotti… – disse garbatamente Sara.Lo stregone all’inizio risponde urlando: – Che vuoi, tornatene al paese! Ma poi col-pito dall’ educazione della bambina, si ferma a pensare e dice: – Io non rispetto la natura perché mio padre non me l’ha insegnato, lui odiava l’ambiente e devastava tutto ciò che incontrava ogni volta che era arrabbiato per qualcosa, soprattutto la sera quando tornava stanco dal lavoro, quindi io non so come si rispetta la natura è per questo che mi sono rifugiato quassù, per non sentire più i rimproveri delle persone del paese.Allora Sara risponde: – Non preoccuparti, ti insegno io a rispettare la natura! E così lo prende per mano e camminando insieme nel sentiero, inizia a raccontare: – Vedi, nel mondo noi siamo una grande famiglia, le piante e gli animali sono nostri fratelli, dobbiamo volergli bene! Non comportarti come tuo padre, rispetta la natura e vedrai che ti saprà dimostrare il bene che ti vuole.– Ma io sono uno stregone, la natura vuole bene agli stregoni? Risponde quasi

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La Bambina Gentile

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stupito. – Certo, la natura è come una mamma! Fece la bambina. – Se tu la rispetti come facciamo noi bambini, lei ti amerà e si vestirà di pulito per essere ancora più bella per te. Tu devi imparare come si tratta la natura, se la lasci pulita lei ti darà tanti doni: l’aria pulita da respirare, un riparo dal sole e dalla pioggia, un prato soffice per fare un pic-nic e posti magnifici in cui poter giocare. – Cosa dici, gli stregoni non giocano! Io non potrò mai avere questi doni! E poi or-mai sono grande non mi va di rimettermi sui libri! Esclamò con rabbia e prese una corda per legare la bambina e poi la rapì; quando fece buio la portò da suo padre giù in paese che la nascose nella sua cantina.Sara aveva paura e si lamentava, ma dopo poco nella via, passò un bambino bo-sniaco di nome Samuele che sentì quei lamenti, riconosce la voce di Sara e capì che proveniva dalla cantina, con un sasso Samuele rompe il vetro della finestra e riesce ad entrare in cantina e porta in salvo Sara, che gli racconta tutto quello che era successo. Samuele sapeva che sul Monte Strega si nascondeva un drago che si mostrava soltanto al suono del fischio, allora i due decisero di andare lassù e di fischiare al Drago, gli raccontarono come stavano le cose e gli chiedono di dargli una mano per dare una lezione allo stregone.Mentre i due bambini si erano nascosti vicino ad un frassino per vedere la scena, il drago sputò dalle narici un vortice di vento gelido, gelido ma così gelido che in un momento tutte le foglie si staccarono dagli alberi creando una bufera di foglie, arbusti e terriccio che fecero starnutire e piangere per giorni e giorni lo stregone. Sara vedendolo piangere continuamente, si avvicina e gli dice: – La natura offre sempre dei doni: a volte graditi a volte meno graditi, dipende dal tuo comporta-mento, se la tratti male, ti farà ammalare, se la tratti bene ti farà gioire. Smetti di piangere, prova a voler bene alle persone, ad essere gentile con le pianti-ne e a curare gli animali, siamo fratelli di una grande famiglia: il mondo !VOGLIAMOCI BENE!

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Scuola primaria “Brillarelli” Classe III B

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Bila jednom jedna djevojcica siromasna ali jako ljubazna prema svemu i prema svima, toliko da nebi naudila niti jednom listu od drveta i nebi zgazila ni glistu. U mjestu gdje je zivjela Sara, govorilo se da je zivio jedan vjestak koji nije bio nista drugo nego transformacija jednog djecaka koji nije volio prirodu.Svaki put kad bi nesto pojeo bacao bi karte okolo, konzerve i plasticne flase. Kada je djecak odra-stao Priroda ga je kaznila i pretvorila u strasnog vjestaka.Jednog dana Sara dok je setala padinama Vjesticine Planine susrela je vjestaka i cim ga je ugledala upita ga:”Jesi li ti vjestak o kom se prica u mjestu?”– “I onda?” odgovori vjestak nervozno.– “Cujes, zasto bacas sve ove papire, flase, gume,stapice od sladoleda. Gledaj ovu sumu, postala je kanta za smece… gledaj ove staze kako bi bile gostoljubive da su samo ciste, gledaj ove biljke i koliko vrabaca… rece odlucno djevojcica.Vjestak na pocetku odgovori ljutno: “Sta hoces. Vrati se kuci!”, ali kasnije pogodjen lijepim ponasanjem djevojcice, zaustavi se misleci i nastavi:” ja nepostujem Prirodu zato sto moj otac me nije naucio da je postujem. On je mrzio ambijent i unistavao je sve pred sobom svaki put kad je bio ljutzbog necega pogotovu navecer kada se vracao umoran sa posla. Eto zasto ja ne postujem Prirodu i zato sam se sakrio ovdje da neslusam vise predike ljudi iz mesta.Tada Sara odgovori:”ne brini se, ja cu te naucitida postujes prirodu! I tako uzevsi ga za ruku, setajuci stazom porcela mu je objasnjavati:”Vidis mi na svijetu smo jedna velika porodica. Biljke i zivotinje su nasa bracai moramo ih voliti.Nemoj se ponasati kao tvoj otac, postuj prirodu i vidjeces da ce ona znati da pokaze koliko te voli.– “Ali ja sam vjestak, zar priroda voli vjestake?” odgovori djecak zacudjeno.– “Naravno, priroda je kao mama” rece djevojcica, “ako je budes postovao, kao mi djeca, ona ce te voliti i obuci ce cistu odjecuda bude jos ljepsa za tebe. Ti moras naucitida se ponasas prema prirodi, jer ako je ostavis cistomona ce znati da ti zah-vali raznim poklonima: cistim zrakom koji dises, zastitom od kise i sunca, mekom travom na kojoj mozes graviti pik-nik i predivnim mjestima na kojima se mozes

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Ljubazna djevojcica

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igrati. – “Ma sta kazes, vjestaci se neigraju! Ja necu moci nikad dobiti sve te pok-lone! I osim toga ja sam previse odrastao da pocnem ponevo uciti!” rece razljucen i uze konopac sa kojim zaveza djevojcicu. Kada se smracilo odveo je djevojcicu u kucu svog oca i sakrio ju je u podrum. Sara je bila prestrasena i plakala je. Nakon izvjesnog vremena cestom blizu te kuce prodje djecak cije ime je Samuele i zacu plac od Sarei odmah je shvatio da dolazi iz podruma. Kamenom je razbio prozor i oslobodio Saru koja mu je potom ispricala sve sta se desilo.Samuele je znao da na Vjesticinoj Planinise krije zmaj koji se odjavljuje samo na zvizduki tako odlucise da odu gore i da zazvizde zmaju.Ispricali su mu sve sta se desilo i pitali su ga da im pomogne da dadnu lekciju vjestaku.Dok su Sara i Samuele bili sakriveni iza jednog zbina i posmatrali scenu, zmaj je iz svijih snaznih nozdrva pustio ledeni vjetar, toliko hladanda su se istog momenta otkinuli svi listovi sa drveca praveci oluju od listava, grancica i prasine provocirajuci kihanje i plakanje vjestaka danima.Videci ga koliko place Sara se priblizila i rece mu:”Priroda uvijek daje poklone: nekada lijepe a nekada manje lijepe zavisi od tvog ponasanja. Ako se ruzno po-nasas prema njoj ucini da se razbolis a ako se lijepo ponasas prema njoj ucini da uzivas u njoj.Prestani da places i pokusaj da volis ostale osobe, brini se o biljkama i zivotinjama. Mi smo svi braca jhedne velike porodice:SVIJET VOLIMO SE!

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Scuola primaria “Brillarelli” Classe III BBosniaco

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Scuole PrimarieTolentino

Maurizio Ferracuti

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Una tenera bambinatanto buffa e birichina,passeggiava in mezzo al boscosorridendo a più non posso.

Un bel giorno accadde un fatto:incontrò un enorme gattoche era magico, sapete?Lui del bosco era il custode!

Il micione era arrabbiatoper il gran torto subito!L’uomo ormai aveva traditola natura ed il creato.

La bambina non capivama il suo cuore già soffriva.Tutto intorno era rifiuti,resti di uomini insensati.

Sugli abeti e sopra i pratitanti piatti sparpagliati;la corteccia di alti faggicome buchi nei formaggi.

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La bambina e il gattone

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La bambina allor sorrisee un’idea ebbe veloce.Al gattone tanto astutola piccina chiese aiuto.

Con un sacco e tanta vogliadanno inizio alla raccoltae in meno di un secondoripuliscono tutto intorno.

Da quel giorno il bel gattonefece molta più attenzioneai turisti spensieratiche i rifiuti avevan lasciati.

La bambina dolcementeiniziò a educar la gente:il rispetto per la naturaè di vita garanzia sicura.

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Scuola primaria “Don Bosco” Classe I C

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Un giorno la maestra Emanuela è entrata in classe con uno strano oggetto accar-tocciato in mano. “Maestra cos’è quell’oggetto?” chiede Matilde. La maestra con delicatezza cerca di dare una forma a quello strano involucro. “Ma è una bottiglia di aranciata!” esclamano in coro i bambini. “Stamattina ho trovato questa bottiglia davanti alla porta di casa, stavo per buttarla via quando una fievole vocina mi ha fermato: era la bottiglia, roba da matti!” risponde la maestra. “La bottiglia mi ha chiesto di non farle del male e mi ha raccontato la sua storia.” “La racconti anche a noi?” interviene Federico. “Ascoltate”. “Mi chiamo Chicca, ero felice da piccola nella mia grande casa e vivevo con tanti fratellini. Un giorno mi hanno messa in una strana macchina che mi ha fatto diventare grande. Ho indossato un vestitino colorato, riempita di un liquido dolce dolce e avvolta da una cassetta di cartone. Mi sono trovata dopo un lungo viaggio in una grande casa piena di luce e accanto a me c’erano tanti fratellini vestiti allo stesso modo. Che felicità! Quante luci!Quanti bimbi sorridenti! Un bel giorno sono stata afferrata da una piccola mano che mi ha messa nel carrello. Ho pensato: avrò una famiglia! Che famiglia! Mi hanno pre-so, privato del mio dolce liquido, schiacciato con forza e gettato per strada. Sniff, non avrei mai voluto fare una fine simile. Quando ero piccola ricordo che la mia mamma mi raccontava di una casa tutta nostra dove potevamo essere riciclati e diventare tante cose nuove: bottiglie, tazze, bicchieri, piatti…., ma io ho sempre so-gnato di diventare PILE! Credo proprio che questo mio sogno non si avvererà mai”. “Maestra, perché il sogno della bottiglia non si può avverare?” dice Alessandro. “Il bimbo che l’ha abbandonata non è stato attento all’ambiente, ma noi qui a scuola possiamo rimediare: la metteremo nell’apposito contenitore”. “Così potrà venirci a trovare anche come maglia di pile”. Risponde Elenia. In coro “siii”!! E tutti noi ab-biamo accompagnato la bottiglia nell’apposita casetta.

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Il sogno di Chicca

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Scuola primaria “Don Bosco” Classe III D

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“Che bella la Terra!”Questo hanno detto i primi uomini che sono giunti quassù il 21 luglio 1969.Ed è la verità! Guardarla è uno spettacolo meraviglioso!Sullo sfondo nero punteggiato di stelle appare questa palla azzurra con pennella-te di bianco che si muovono in continuazione assumendo tante forme differenti. Sembra che si chiamino “nuvole” e che ci siano solo sulla Terra. Quante volte ho sognato insieme a queste strane figure! Quante volte ho desiderato avere tutte quelle cose straordinarie che possiede la Terra! Purtroppo io non ho né aria, né acqua ma solamente montagne, rocce e crateri, e nessun essere vivente potrebbe sopravvivere qui. Ma anch’io ho il mio fascino, infatti gli uomini mi guardano da tanto, tanto tempo con i loro lunghi “cannoni”, sempre più grandi e potenti; poi studiano, discutono, progettano, costruiscono e io intanto mi faccio ammirare in tutte le posizioni che conosco e… aspetto che tornino a trovarmi.È così bello avere qualcuno che ti fa compagnia!Nel frattempo mi godo lo spettacolo. Gli uomini non immaginano quante cose riesco a vedere; sono piuttosto distante ma ho la vista buona e, anche se quel pre-potente del Sole talvolta mi fa scomparire con la sua luce accecante, io sono sempre lì, attenta e riservata. Tanto non ho nient’altro da fare!Ho scoperto che la Terra possiede tanta acqua, raccolta in grandissimi contenitori e distribuita su tutta la sua superficie; in essa è apparsa la vita per la prima volta e continua da milioni di anni a ospitare tantissimi animali e vegetali che non potreb-bero vivere altrove. Il resto della sua superficie è così vario e ricco che è difficile anche solo da immaginare qualcosa di più bello: verdissime foreste popolate da uc-celli coloratissimi, immense distese di sabbia bruciate dal Sole dove sopravvivono solamente piccolissimi esseri viventi, montagne altissime e pianure di ghiaccio, ma anche dolci colline, vulcani terrificanti e poi isole più o meno grandi che spuntano dall’acqua come funghi… Insomma una meraviglia tale non è mai esistita nel Si-stema Solare! E poi ci sono gli uomini: quei piccoli esseri viventi a cui tutta questa

La luna ci guarda

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Scuola primaria “Don Bosco” Classe IV C

meraviglia è stata affidata! Non è mica da tanto tempo che sono arrivati, solo quat-tro milioni di anni fa; eppure sono riusciti a combinare più guai di tutti i meteoriti che mi hanno colpito dalla nascita fino ad oggi!All’inizio non è stato semplice per loro sopravvivere; hanno dovuto imparare tante cose ma poi, quando sono diventati più “intelligenti”, hanno cominciato ad essere anche più egoisti e prepotenti ed allora sono scoppiate guerre terribili che in poco tempo distruggevano tutto quello che avevano costruito con tanta fatica.Durante la loro esistenza continuano ad utilizzare e a trasformare senza limiti tutte le ricchezze che la Terra possiede. La loro sete di supremazia e di conquista non ha mai fine e così ora li vedo soffocare nello smog delle loro metropoli, affogare nei rifiuti che hanno prodotto, consumare le ultime risorse per circondarsi di cose inutili, sterminare gli animali, distruggere le foreste…Chissà se hanno mai pensato che su quel pianeta sono solo ospiti e non padroni, e che sono così fragili e delicati da scomparire in un attimo se le forze naturali della Terra si scatenano!A volte vorrei gridare: “Ehi! Laggiù! Smettetela! Mettete la testa a posto e datevi da fare perché io non voglio ritrovarmi a girare attorno ad un sasso grigio e polveroso come me! Ce ne sono tanti così nell’Universo!” E ancora: “Piantate nuovi alberi, non sprecate quelle ricchezze che vi sono state donate, imparate a vivere più semplice-mente e soprattutto a condividere!” Ultimamente però ho notato che alcuni uomini costruiscono grandi “pale” che si muovono quando soffia il vento o degli “specchi” giganti che catturano i raggi del Sole così producono energia pulita, altri riutilizza-no i rifiuti dopo averli trasformati o ne ricavano fertilizzanti, altri ancora inventano prodotti che non sporcano oppure creano luoghi dove gli animali possono vivere tranquillamente…Che geni questi uomini quando si mettono a discutere in pace e a lavorare insieme per il bene di tutti! Lo dico sempre alle stelle e alle comete di passaggio: “Gli uo-mini sono gli esseri più in gamba che io conosca se decidono di usare il cervello!”

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Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Robertino Perfetti - Presidente dell’Associazione SpazioAmbienteFranco Capponi - Presidente della Provincia di MacerataPaola Nicolini - Docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione - Universià degli Studi di Macerata Comitato Provinciale UNICEF di Macerata

Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ancona - Scuola Primaria “D. Savio” Gigi e la sua mitica classe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ancona - Scuola Primaria “A. Maggini” - Gruppo Agorà Gli amici dell’Ambiente*. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Camerino - Scuola Primaria “U. Betti” La storia di Mandarinello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Muccia - Scuola Primaria L’uomo che ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Come cambiano le cose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Civitanova Marche - Scuola Primaria “S. Zavatti” I colori della natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Corridonia - Scuola Primaria “S. Claudio” Perchè a S. Claudio vivono bambini di diverse nazionalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Dal diario di... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

La terra si racconta... una catena... per la salvezza* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fermo - Scuola Primaria “S. Claudio” Il giardino del ciliegio* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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*Tradotta in altre lingue

Macerata - Con.Naz. “G.Leopardi” - Scuola Primaria “G. Mameli” - Scuola Primaria “S. Pertini” Il prato segreto* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2050* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

La foglia rosa* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Il lombrico salva la terra* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Morrovalle - Scuola Primaria “Via Piave” La voce del silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Le avventure di Clementina* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Recanati - Scuola Primaria “Le Grazie” Sofia ambasciatrice della natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

S. Benedetto del Tronto - Scuola Primaria “B. Piacentini” Da unus a humus* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Impegno e volontà per un ambiente di qualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

S. Ginesio - Scuola Primaria “Via Roma” L’Orco e le foglie marroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Sassoferrato - Scuola Primaria “Brillarelli” La bambina gentile* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tolentino - Scuola Primaria “Don Bosco” La bambina e il gattone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Il sogno di Chicca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

La luna ci guarda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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