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DOSSIER UNA FOTOGRAFIA DELLA CASA DEI DIRITTI “DON GALLO” - MARZO 2015 - Casa dei diritti “Don Gallo” Via Nicolò Tommaseo, 91 35131 Padova (PD) - Italia https://www.facebook.com/casadeidirittidongallo DOSSIER – CASA DON GALLO – PAGINA 1

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DOSSIER

UNA FOTOGRAFIA DELLA

CASA DEI DIRITTI “DON GALLO”

- MARZO 2015 -

Casa dei diritti “Don Gallo”Via Nicolò Tommaseo, 91

35131 Padova (PD) - Italiahttps://www.facebook.com/casadeidirittidongallo

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INDICE

Cosa è la Casa dei diritti Don Gallo? 31. Breve storia di Casa Don Gallo 32. Premesse 33. Piantina approssimativa di Casa Don Gallo 44. Vista aerea di Casa Don Gallo 4

Gli e le abitanti di Casa dei diritti Don Gallo 51. Informazioni generali 5

1.1. Una larga maggioranza maschile 51.2. Una popolazione relativamente giovane 51.3. Undici nazionalità 5

2 . Permessi di soggiorno e statuto giuridico in Italia 62.1. “Emergenza Nord Africa” 62.2. Tipi di permesso di soggiorno 62.3. La residenza e l'accesso ai diritti 6

3. L'accesso all'assistenza sanitaria 7

4. Percorso anteriore a Casa Don Gallo 7

5. La ricerca di un lavoro 85.1. La precarietà lavorativa 85.2. Competenze e esperienza professionale 85.3. Borse lavoro 10

6. Rete e progetti di vita 116.1. Desiderio di rimanere in Italia 116.2. Persone isolate in Italia e in Europa 116.3. Cambiare di paese europeo 116.4. Il rientro nel paese di origine 12

Annuario di Casa Don Gallo 13

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Cosa è la Casa dei diritti Don Gallo?

1. Breve storia di Casa Don Gallo

La storia di Casa Don Gallo inizia nel 2012 quando, con la guerra in Libia, migliaia di persone provenienti soprattutto dall'Africa arrivano in Italia. La maggior parte erano migranti che lavoravano in Libia, che con l'inizio della guerra, sono stati imbarcati con la forza dal governo Libico verso l'Italia. Molti di loro sono stati minacciati, messi in prigione, prima di essere imbarcati. Data l'affluenza di persone, il governo italiano ha adottato il decreto detto "emergenza Nord Africa". L'obbiettivo di questo regolamento era di trovare una sistemazione per circa 20.000 persone arrivate in Italia in quel periodo, dividendole in gruppi per regione e poi per città.

A Padova, circa 260 persone sono arrivate in questo modo. Sono state accolte da cooperative sociali e da alberghi che ricevevano dal governo 48 € al giorno per ogni persona. Purtroppo però, e contrariamente a quello che era stato chiesto per ricevere i finanziamenti, sono state poche le strutture che hanno favorito l'inserimento sociale di queste persone e facilitato il loro accesso al lavoro e alla casa. Quindi, dopo circa due anni, con la fine dei finanziamenti statali, queste persone si sono trovate letteralmente per strada.

E' in questo contesto che abbiamo deciso di aprire le porte della nostra associazione. Abbiamo prima ospitato tra 60 e 70 persone nei nostri locali di Via Gradenigo. Ma essendo gli spazzi piccoli e avendo soltanto a disposizione un bagno, rischiavamo di trovarsi davanti ad una situazione sanitaria allarmante. Dopo aver tentato di trovare altre soluzioni, il 18 dicembre 2013 si è deciso di occupare lo stabile vuoto che oggi è conosciuto come Casa dei diritti Don Gallo.

Si tratta di due palazzine di circa 800 metri quadrati che erano di proprietà di una banca. Le palazzine erano vuote ed erano spesso messe all'asta. Davanti all'inazione degli attori pubblici e al disimpegno dei loro obblighi in termini di garanzia e rispetto di diritti umani, ci è sembrato giusto utilizzare questo spazio per dare alloggio a queste persone e riaffermare insieme a loro uno dei diritti fondamentale riconosciuto dai testi internazionali: il diritto ad avere una casa.

2. Premesse

Una fotografiaCasa Don Gallo è caratterizzata dal movimento delle persone che ci abitano in modo più o meno stabile. Alcuni/e ci abitano sin dall'inizio, altri/e invece sono arrivati/e da poco. Alcuni/e si fermano per molti mesi; altri/e invece per qualche giorno. In questo va e viene di persone è quindi difficile dare un'immagine completa di chi abita a Casa Don Gallo. In questo report, ci limitiamo a dare una fotografia degli/le abitanti/e della casa in un momento preciso, cioè ad inizio marzo 2015.

Sulla parzialità delle intervisteLe informazioni che trovate in questo report sono state raccolte dai/le volontari/e dell'associazione Razzismo Stop. Hanno intervistato in varie occasioni le persone che abitano nella casa seguendo uno schema predefinito. Per i tempi ristretti, la difficoltà di condividere l'obbiettivo delle interviste, o semplicemente per difficoltà di comprensione legate alla lingua1, è possibile che alcune delle persone intervistate non abbiano dato tutte le informazioni richieste o ne abbiano dato soltanto una parte. Siamo quindi consci dei limiti di questa raccolta d'informazione.

3. Piantina approssimativa di Casa Don Gallo

1 Alcune persone non parlano né italiano né inglese ed è stato quindi necessario chiedere ad un connazionale di aiutare nella traduzione.

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4. Vista aerea di Casa Don Gallo

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Gli e le abitanti di Casa dei diritti Don Gallo

1. Informazioni generaliAd inizio marzo 2015, Casa dei diritti Don Gallo alloggiava circa una ottantina di persone. I volontari e le volontarie hanno intervistato 67 persone che erano presenti in quel periodo nella casa. Circa l'80% delle persone intervistate abitavano nella palazzina A, mentre 14 persone vivevano nella palazzina B. In molti casi, le persone si sono installate insieme a persone della loro stessa nazionalità, ma esistono anche varie stanze multinazionali. Troviamo varie stanze dove coabitano Nigeriane o Nigeriani con Ghanesi, una stanza condivisa tra Somali e Bengalesi e una stanza con persone originarie da 5 paesi diversi dell'Africa Sub Sahariana occidentale.

1.1. Una larga maggioranza maschileNel momento nel quale si è avviata questa ricerca, sulla settantina di persone che abitavano Casa dei diritti Don Gallo, c'erano soltanto due donne che ci vivevano stabilmente. Una di loro coabitava insieme al suo ragazzo in una delle stanzette del palazzo principale. L'altra invece era da sola.

1.2. Una popolazione relativamente giovaneA marzo del 2015, le persone più giovani della casa avevano 21 anni mentre la più anziana ne aveva 53. La metà delle persone intervistate aveva meno di 30 anni, il gruppo dei 25-29 anni essendo quello più grande all'interno della casa (38%). 21% dei intervistati aveva un'età compresa tra i 30 e 34 anni, 10% avevano tra 35 e 39 anni e 19% avevano più di 40 anni.

Meno di 25 anniTra 25 e 29 anniTra 30 e 34 anniTra 35 e 39 anniTra 40 e 44 anni45 anni e più

1.3. Undici nazionalitàA Casa Don Gallo coabitano persone originarie di 11 paesi. Circa la metà delle persone sono originarie del Ghana (49%), 10 persone intervistate sono originarie dal Nigeria (15%), mentre altre 14 persone sono originarie da altri paesi di Africa Sub-sahariana occidentale (22%) - come il Mali (6%), il Togo (4%), il Niger e il Burkina Faso (tutte e due 3%), il Costa d'Avorio, il Senegal e il Camerun (tutte e tre 1%). I somali rappresentano 8% delle persone intervistate. Da notare anche la presenza di un piccolo gruppo originario dal Bangladesh (4%).

Bangladesh Burkina FasoCamerun Costa d'AvorioGhana MaliNiger NigeriaSenegal SomaliaTogo

2 . Permessi di soggiorno e statuto giuridico in Italia

2.1. “Emergenza Nord Africa”La grande maggioranza di persone che abitavano a Casa Don Gallo a marzo del 2015 hanno

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dichiarato di essere rientrate nel piano governativo “Emergenza Nord Africa” del 2011, rappresentando circa il 72% delle persone intervistate. Tra quelli che non rientrano nel piano, alcuni hanno dichiarato di vivere in Italia da più di 10 anni (4%) o da più di 5 anni (altri 4%). Invece, vi sono anche alcune persone arrivate in Italia nel 2014 (2% delle persone intervistate).Tra le persone che rientrano nel piano “Emergenza Nord Africa”, la grande maggioranza (80% di queste persone) hanno ottenuto un permesso per motivi umanitari, l'asilo politico (10%) o la protezione sussidiaria (10%).

2.2. Tipi di permesso di soggiornoAd inizio marzo 2015, la maggioranza delle persone che abitavano a Casa Don Gallo rientravano nel marco della protezione internazionale (83%), sia perché avevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari (60%), sia perché avevano un permesso per asilo politico (10%) o perché beneficiavano della protezione sussidiaria (12%).Le altre persone da una parte non rientravano nel piano “Emergenza Nord Africa” è avevano permessi vari, principalmente il permesso di soggiorno per lavoro subordinato (4%), per attesa occupazione (3%) o un permesso con la dizione “unico per lavoro” (3%).

Motivi umanitari Asilo politicoProtezione sussidiaria Motivi umanitari/Lavoro

subordinatoLavoro subordinato Attesa occupazionePermesso unico per lavoro Soggiorno di lungo periodoCarta di soggiorno non definita

Non si sa

E' da notare che molte persone sono in attesa di rinnovo del loro permesso di soggiorno, incluse 21 persone che dovrebbero beneficiare di protezione internazionale. E' da notare che soltanto 7 persone hanno un permesso di soggiorno -per motivi lavorativi o per protezione internazionale- che garantisca una stabilità oltre la fine del 2015. Questo significa che la maggioranza delle persone che abitano a Casa Don Gallo sono sottomesse allo stress psicologico che rappresenta la instabilità giuridica e, più particolarmente, il dover andare in questura con frequenza per rinnovare i permessi, il fatto di non sapere se i permessi verranno rinnovati o meno.

2.3. La residenza e l'accesso ai dirittiIl 52% delle persone intervistate hanno dato un indirizzo di residenza. Inversamente, circa la metà delle persone non ha dato nessun indirizzo, facendoci dedurre che sia fortemente probabile che non abbiano la residenza in nessun posto. Da una parte, questa situazione comporta delle conseguenze in materia di accesso ai diritti basilari, visto che molti di essi sono condizionati all'ottenimento della residenza. Da un'altra parte, gli indirizzi che sono stati dati da parte delle persone che hanno la residenza sono in molti casi al di fuori del comune di Padova -40% delle persone con residenza-. Autorizzare la residenza in case occupate come Casa Don Gallo faciliterebbe le loro procedure amministrative e il loro accesso ai diritti.

3. L'accesso all'assistenza sanitariaIn termine di copertura sanitaria, 72% delle persone intervistate ha detto di essere in possesso di una tessera sanitaria. Invece, 19 persone - 27% degli intervistati - hanno dichiarato di non avere tessera sanitaria. Tra queste, 4 persone hanno detto che la loro tessera sanitaria è scaduta, una persona ha detto di averla persa e un'altra persona ha spiegato non avere tessera sanitaria ma avere una tessera provvisoria della Caritas. Quasi l'80% delle persone che non hanno tessera sanitaria non hanno neanche una residenza. Da questo punto di vista sono quindi doppiamente a rischio di non

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avere accesso ai diritti e alla salute.Varie delle persone che non hanno tessera sanitaria sono in possesso di un permesso di soggiorno di relativamente lungo termine, che va oltre la fine del 2015. Due persone hanno problemi di salute grave: una persona in possesso di una tessera della Caritas ha un pacemaker; un'altra persona in possesso di una tessera sanitaria dichiara di dover essere operata ma di non avere i soldi per farlo.Queste ultime osservazioni, ci spingono a pensare che manchino informazioni riguardo all'accesso alla salute. In questo senso, sarebbe utile facilitare l'accesso delle persone che non hanno tessera sanitaria alle tessere provvisorie della Caritas ed informare l'insieme degli e delle abitante di Casa Don Gallo sui servizi sanitari ai quali hanno il diritto di accedere.

4. Percorso anteriore a Casa Don GalloUna delle domande fatte alle persone intervistate riguardava il loro percorso all'interno di strutture convenzionate con gli enti pubblici - come cooperative o alberghi che avrebbero potuto ricevere delle rate diarie per garantire il loro sostegno fisico e un accompagnamento sociale - dal loro ingresso in Italia fino all'arrivo a Casa Don Gallo. La domanda non è stato sempre capita e per molti degli intervistati la nozione di struttura convenzionata non era chiara. Ciononostante le risposte che sono state date ci danno qualche informazione.Almeno 13 delle persone intervistate hanno detto avere vissuto in “Casa a Colori” gestita dalla cooperativa sociale Città Solare e presente a Padova, a Mira e a Dolo. Altre persone invece hanno menzionato il numero civico 2 di via Giolitti a Padova, indirizzo al quale si trova il Centro Civico Gabelli. Tra le strutture precedenti nelle quali hanno vissuto sono state menzionate altre cooperative in provincia di Padova, di Verona, di Venezia e anche in provincia di Bari. Sono stati evocati anche la Croce Rossa a Jesolo e degli alberghi privati. Tutte queste persone rientrano nel piano “Emergenza Nord Africa” e hanno un permesso di soggiorno sia per motivi umanitari, sia per asilo politico.Alcune persone hanno indicato che anteriormente abitavano sia da amici, sia da familiari.Quasi la metà delle persone che abitano a Casa Don Gallo hanno vissuto prima nella sede dell'associazione Razzismo Stop, Via Gradenigo numero 8 a Padova.

Ha vissuto Via GradenigoNon ha vissuto Via GradenigoNon sa / Non risponde

5. La ricerca di un lavoro

5.1. La precarietà lavorativaLa situazione lavorativa delle e degli abitanti di Casa Don Gallo è caratterizzata dalla precarietà. Su 67 persone intervistate, soltanto due hanno detto di lavorare in questo periodo. Tutte le altre persone hanno dato delle indicazioni sulle strategie che utilizzano per riuscire a procurarsi o un po' di soldi o, almeno, qualcosa da mangiare.Circa la metà delle persone intervistate ha dichiarato di mangiare alle cucine popolari e 18 persone hanno detto di dipendere esclusivamente dai buoni pasto della Caritas. Almeno cinque persone sono aiutate da amici o familiare ma alcune hanno precisato che questo sostegno non è regolare (“quando riescono”).Le attività che svolgono le e gli abitanti di Casa Don Gallo per procurarsi un po' di guadagno sono multiple e possono essere combinate tra loro, cioè alcune persone svolgono contemporaneamente diverse attività. L'occupazione più diffusa sembra essere quella di raccogliere vestiti, in alcuni casi

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per venderli. Dopo di questo, segue la vendita di ombrelli, fiori o oggetti, attività che viene svolta da circa sei persone. Almeno tre persone riescono ad avere degli introiti lavorando davanti ai supermercati, aiutando a portare la spesa e avvicinando i carrelli. Altri invece hanno spiegato che chiedono l'elemosina.In parallelo, varie persone eseguono attività varie che permettono loro di avere delle entrate puntuali. Alcuni lavorano occasionalmente come Dj, altri come meccanici, giardinieri o barbieri - tagliano i capelli e si fanno pagare per questo. Infine, due persone hanno detto lavorare puntualmente come “domestici”.

LavoraE' a iutato da amici o parenti

Vende ombrel l i , fiori o a l troChiede l 'e lemos ina

0

2

4

6

8

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20

5.2. Competenze e esperienza professionale

Le persone che abitano a Casa Don Gallo hanno esperienze lavorative e competenze in ambiti variegati. Queste esperienze le hanno avute sia nel paese di origine, sia in un primo paese di immigrazione (come la Libia), sia in Italia. Sono solo 4 le persone ha non avere indicato nessun tipo di esperienza professionale anteriore al momento dell'intervista.Più di un terzo delle persone intervistate ha già avuto esperienze nell'ambito della costruzione e dell'edilizia, sia come muratore, piastrellista, imbianchino, sia occupandosi della costruzione di strade, sia lavorando in cantieri utilizzando mezzi di sfondamento. Due persone hanno un diploma o hanno fatto una scuola edilizia. (vedi Annuario: 1)

Molte altre persone intervistate hanno dichiarato invece di avere esperienza in officina, lavorando come meccanico, saldatore o elettrauto. Un numero più ridotto di persone ha esperienza lavorando come artigiano in ferramenta, come falegname o come idraulico. Da notare il fatto che una persona ha avuto esperienza in Italia, lavorando come tirocinante per 4 mesi presso Giallo SNC. (Vedi Annuario: 2).

Varie delle persone che hanno dato informazioni lavoravano nel loro paese di origine come agricoltori. Alcune persone hanno anche avuto esperienze nell'ambito dell'agricoltura in Italia. Ad esempio, un intervistato ha indicato di aver lavorato in Italia nell'ambito dell'agricoltura biologica. (Vedi Annuario: 3).

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Il maggior numero di persone ad avere esperienze in Italia ha lavorato sia come volontario, sia come tirocinante nell'ambito della manutenzione degli spazi pubblici o verdi. Questo include lavori come netturbino o pulizia di strada, e anche lavori come giardiniere e manutenzione del verde. (Vedi Annuario: 4).

Tre persone hanno esperienza nell'ambito della ristorazione, più particolarmente come cuochi. (Vedi Annuario: 5).

Alcune persone hanno lavorato in fabbrica, come operai comuni o come magazzinieri. Una persona ha un'esperienza più specializzata in Italia come bollatore in una azienda che fabbrica borse. (Vedi Annuario: 6).

Infine, troviamo tutta una serie di altri mestiere: 3 persone hanno esperienza come parrucchieri; 4 persone lavoravano sia in Libia, sia nel paese di origine come commercianti; 1 persona lavorava come autista e un'altra nell'ambito della sicurezza. Due ultime professione e esperienze sono da notare: 1 persona lavorava in passato come postino e un'altra come insegnante in Ghana. (Vedi Annuario: 7).

5.3. Borse lavoroE' stato difficile determinare quante persone hanno già usufruito della borsa lavoro. Alcuni degli intervistati hanno indicato aver lavorato presso cooperative ma non sapevano dire se questa attività era stata svolta nell'ambito delle borse lavoro o no.Riteniamo che sia probabile che 18 delle persone intervistate abbiano già ricevuto una borsa lavoro per periodi di 3 mesi o più.

AgricolturaAree verdi

EventiIdraulico

NetturbinoRistorazione/Cuoco

N / D

0

1

2

3

4

5

6

7

8

Circa un terzo di queste persone ha avuto una esperienza nell'ambito della manutenzione delle aree verdi, mentre due persone sembrano avere ricevuto una borsa per lavorare presso cooperative agricole. Altri invece hanno avuto esperienze come idraulico, netturbino, cuoco o nell'ambito dell'organizzazione di eventi. Molti degli intervistati che sembrano avere usufruito di borse non hanno indicato presso che struttura si è svolto il loro tirocinio.

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6. Rete e progetti di vita

6.1. Desiderio di rimanere in ItaliaLa grande maggioranza di persone desidera rimanere in Italia e più particolarmente a Padova, ma sottolinea anche il desiderio di trovare un lavoro e di avere i documenti in regola.Una persona ha indicato esplicitamente di volere fare una formazione per imparare a fare le calzature e andare a scuola.Solo due persone hanno indicato di volere cambiare di paese a causa della mancanza di lavoro. Indicano di volere andare in Germania e a Malta, dove pensano di trovare più facilmente un'occupazione.

6.2. Persone isolate in Italia e in EuropaLe e gli abitanti di Casa Don Gallo si trovano per lo più da soli in Italia e in Europa. Più dell'80% delle persone intervistate non ha parenti né in Italia né in Europa. Sei persone hanno parenti in Europa ma non in Italia. Altre sei persone hanno parenti in Italia, ma due di loro hanno detto di non essere in contatto con questa rete. Rimangono quindi soltanto quattro persone che dicono di avere familiari presenti sul territorio: in due casi si tratta della sorella e nei due ultimi casi si tratta del marito o della moglie – in gravidanza.

Invece, circa il 20% delle persone intervistate ha amici in Italia con abitazione, ma sono spesso amici che sono in famiglia o che abitano in altre città (Brescia, Bologna). Vari hanno indicato che non pensano che queste persone possano dargli ospitalità.

6.3. Cambiare di paese europeoCirca un terzo delle persone intervistate (32%) considerano positivamente la possibilità di cambiare di paese in Europa. Molti di loro condizionano però questo cambio al fatto di trovare un lavoro: “Cambio di paese, se c'è lavoro” (16% degli intervistati). Altri condizionano una nuova migrazione al fatto di avere i documenti o i soldi sufficienti per viaggiare.Due delle persone che hanno indicato desiderare cambiare di paese europeo hanno famiglia all'estero e potrebbero quindi eventualmente raggiungere i familiari in quei paesi (Regno Unito, Belgio, Germania).La maggioranza degli intervistati non desidera cambiare di paese (64%). In alcuni casi, le persone hanno già avuto esperienze infruttuose in altri paesi europei ed è per questo motivo che preferiscono rimanere in Italia.

6.4. Il rientro nel paese di origineLa grande maggioranza degli intervistati (67%) non desidera tornare nel paese di origine. Tre

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Ha parenti in Italia con cui è in contattoHa parenti in Italia ma non è in contattoHa parenti in Europa ma non in ItaliaNon ha parenti né in Italia né in EuropaNon risponde

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persone hanno però indicato di volerci tornare ma di non poterlo fare per via della guerra o di problemi personali. Alcuni vorrebbero tornare per vedere famiglia e amici ma non vogliono viverci.

Circa il 10% ha indicato volere tornare nel paese di origine però sono persone che hanno dichiarato allo stesso tempo di volere rimanere in Italia. Solo una persona ha indicato voler migrare nuovamente nel paese di origine ma solo se non trova lavoro in Italia e due persone hanno detto di considerare la possibilità di tornare in un futuro.

Non vuole tornare Vorrebbe ma non le è possibile

Solo in vacanza Forse in futuroSolo se davvero non trova lavoro

Si

Non risponde

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Annuario di Casa Don Gallo

1. COSTRUZIONE / EDILIZIA2. OFFICINA / ARTIGIANATO3. AGRICOLTURA4. MANUTENZIONE SPAZI PUBBLICI5. RISTORAZIONE6. LAVORO IN FABBRICA7. ALTRI LAVORI8. ALTRE PERSONE DISPONIBILI

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